Rivista italiana di paleontologia e stratigrafia

Anno I. 128 Febbraio 189o Fascicolo I. 

ybB 1 11303 

IVISTA ITALIANA 

DI 

PALEONTOLOGIA 

CARLO FORNASINI I 

I. Rassegna delle pubblicazioni italiane. 

(Bonarelli, Capellini, Carapezza e Ta- 

glierini, Clerici, De Amieis, De Angelis, 

De Franeliis, De Stefani, Di Stefano, 

Foresti, Fornasini, Meli, Parona, Sacco, 

Simonelli, Trabucco). 

II. Annunzi e recensioni di lavori esteri. 

(Almera e Bofill, Andrews, Baltzer, 

Bòhm, Cayeux, Clioffat, Crane, De An- 

gelis, Depe'ret, Frech, Harle', Headley, 

REDATTORI 

VITTORIO 

SOiaU ARIO 

- BOLOGNA 

SIMONELLI 

Hng, R. Jones, Newton, Oppenheim, 

Posselt, Rauflf, C. Reed, Renault, Sa- 

lomon, Sandberger, Schlosser, Seeley, 

Suess , Wahuer, Williamson e Scott , 

S. Woodward). 

III. C. Emery. Note su vertebrati fossili. 

IV. E. Tedeschi. I radiolari della marna 

DI Aecevia. 

Notizie varie. — Personalia. 

TIPOGRAFIA GAMBERINI E PARMEGGIANI 

1895

La RIVISTA si pubblica bimestralmente, in fascicoli 

di non meno di 16 pagine in 8° gr. 

Abbonamento annuale Lire 5 — Un fascicolo sepa- 

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Gli autori di note originali inserite nella « Rivista » 

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Rivista italiana di Paleontologia, Via Zamboni 65, Bologna. 

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RIVISTA ITALIANA 

DI 

PALEONTOLOGIA


DI 

PALEONTOLOGIA 


REDATTORI 

VITTORIO 

COLLABORATORI 

SIMONELLI 

Emilio Bòse — Alessandro Coggi 

G. De Angelis d'Ossat — Carlo Emery — Lucio Gabelli 

Antonio Neviani — Paolo Oppenheim — Dante Pantanelli 

Alessandro Portis — Ettore Tedeschi 

Volume I. Anno 1895. 

BOLOGNA 

TIPOGRAFIA GAMBEEINI E PARMEGGIANI 

1895

INDICE DEL VOLUME I. 

ARTICOLI ORIGINALI 

E, Tedeschi I radiolari delle marne mioceniche di Arcevia . . pag. 39 

D. Pantanelli Sulle radiolarie mioceniche dell'Appennino 80 

A. Neviani Nuovo genere e nuove specie di briozoi fossili (con figure) 82 

P. Oppenheim Ancora intorno all' isola di Capri 152 

A. Neviani Nuova specie fossile di Stichoporina (con figure) . . . 247 

G. De Angelis d'Ossat. Addizioni alla ittiofauna del Blonte Titano (con figure). 260 

e. Emery 

A. Coggi . . . 

P. Oppenheim. 

ARTICOLI COMPILATIVI 

Un rappresentante devoniano dei ciclostomi (con figura) . pag. 36 

Gli zeuglodonti d'Egitto, e le affinità zoologiche degli archeoceti 37 

Intorno alla morfologia dei cladodonti 38 

Note sull'evoluzione dei crostacei (con figura) 156 

Kicerche di H. Potonié sulle pretese alghe fossili 162 

Kicerche di M. Blankenhorn sul pliocene di Siria 257 

Aldrieh pag. 185 

Almera 19 

Amalitsky 185 

Andrews 19, 57 

Andrussow 186 

Arcangeli. 169 

Baldacoi 49 

RECENSIONI 

I. Autori dei quali furono recensiti i lavori. 

Baltzer pag. 20 

Bassani 89, 170 

Bittner 57, 138, 141, 188 

Blanchard 189 

Boehm 228 

Bofill 19 

Bonarelli 3, 49, 102, 217

Boule pag. 189 

Bukowski 141 

Capellini 4 

Carapezza 4 

Cayeux 21 

Chapman 58, 142, 190 

Choffat 21 

Clerici 5, 50, ] 71 

Cocco 218, 219 

Cope 191 

Cortese 172 

Coasmann . 

' 

liNDICE DEL VOLUME Ì. 

193 

Crane 22 

Crema 133 

De Alessandri 134, 219 

De Amicis 5, 90 

De Angelis 6, 22, 50, 136, 172, 229, 230 

De Franchis 7, 173 

De Gasparis 51 

De Gregorio' 93, 94 

De Lorenzo 51 

Depéret 23, 194, 230, 232 

Dervieux 

' 

De Stefani 8 

. 175, 176, 220 

Diener 142, 232, 233 

Di Stefano 8, 91 

Dolio 234 

Donald .107 

Dreger 143 

Durand de Gres 194 

Egger 144 

Emery 109 

Flores 220, 224 

Foresti 10, 176 

Fornasini. . . . 11, 12, 52, 223, 224 

Fraas 235, 236 

Fuchs 58, 196 

Fucini 95 

Greco 101 

Gregory 59, 199 

Harlé 59 

Harris 200 

Hoernes 236 

Johnston Lavis 224 

Keilhack 201 

Koby 60 

Koken 145 

Korn 202 

Lioy 53 

Loriol 61 

Lotti pag. 177 

Maas 236 

Makowsky 238 

Malfatti 53 

Marchesetti 177 

Marinelli 136 

Martin 202 

Mayer Eymar 203 

Meli 13, 14, 178 

Mojsisovics 238 

Neuring 239, 240 

Neviani 54, 179 

Newton E. T 240 

Newton R. B 25 

Oppenheim 26, 112, 114 

Parona 14, 102, 225 

Paquier 62 

Feda 137, 179 

Pergens 65, 66, 113 

Philippson 66, 114 

Pompeckj 145 

Reed 27 

Renault 28, 204 

Reuier 204 

Rhumbler 116, 119 

Ristori 102 

Rovereto 105 

Rupert Jones 28, 24, 201 

Rzehak 204 

Sacco 16, 106, 180 

Salomon 29 

Sandberger 147, 148 

Schlosser. 31 

Sehroeder 208 

Scott . . 84, 71, 210 

Scudder 120 

Seeley 32, 66 

Siemiradzki 69 

Silvestri 187 

Simonelli 17, 182, 227 

Storms 70 

Suess 38 

Taglierini 4 

Taramelli 106 

Tommasi 55, 183 

Tornciuist 70, 71 

Trabucco. ... 17, 18, 55, 183, 184 

Tuccimei 66, 107, 184 

Turner 209 

Vaillaut 209

Vinassa pag. 137 

Viola 49 

Waters 241 

Weber 209 

INDICA DEI, VOLUME I. 

Wethered pag. 120 

Williamson 34, 71, 210 

Woodward 34, 35 

Zeiller 241 

II. Fossili dei quali principalmente si tratta nei lavori recensiti. 

Piante pag. 6, 34, 51, 71, 120, 137, 169, 171, 179, 201, 210, 241 

Bacterii 28, 204 

Foramiuiferi 5, 11, 12, 52, 58, 90, 116, 119, 137, 142, 144, 175, 176, 190, 201, 202 

204, 220, 223, 224, 225 

Nummullti 17, 66, 112, 136, 177, 184 

Spongiari 21, 53 

Corallari 6, 22, 60, 61, 136, 199, 227 

Ecliinodeimi 93 

Briozoi 51, 55, 59, 65, 66, 113, 179, 230, 241 

Anellidi 105 

Crostacei 24, 27, 93, 94, 133, 134, 141 

Insetti 109, 120 

Braehiopodi 22, 57, 96, 226 

Molluschi 5. 26, 55, 61, 115, 138, 141, 148, 178, 182, 183, 185, 187. 188, 20], 236, 237 

Lamellibrauchi 7, 10, 97, 106, 138, 143, 147, 173, 176, 185, 203 

Gasterorodi 13, 14, 15, 19, 93, 93, 108, 145, 174, 181, 193, 203, 219, 228, 231, 2.^2 

Cefalopodi . . 3, 20, 21, 49, 52, 69, 70, 71, 100, 102, 142, 145, 217, 233, 238 

Pesci 34, 35, 70, 89, 170, 219, 234, 235 

Rettili 16, 20, 32, 33, 57, 66, 102, 106, 194, 209, 232, 233, 236 

Mammiferi 5, 14, 21, 23, 50, 59, 107, 172, 177, 178, 194, 195, 204, 208, 221,-^224, 

231, 232, 238, 239 

Cetacei 62, 192 

Pithecanthropus 184, 202, 209 

Homo 238, 239, 240 

Fossili diversi 8, 25, 33, 197 

Fossili diversi secondari 9, 29, 30, 31, 51, 91, 92, 95, 102 

Fossili diversi terziari 13, 18, 56, 183 

Fossili controversi 4, 58 

III. Terreni dei quali prinoipalmente si tratta nei lavori recensiti. 

Paleozoico pag. 6, 21, 24, 27, .35, 136, 169, 229 

Permo-carbouifero 20, 28, 34, 66, 71, 107, 185, 210, 241 

Mesozoico 9, 21, 31, 190 

Trias ... 29, 32, 49, 51, 55, 57, 92, 139, 141, 142, 145, 183, 228, 233, 238 

Ketico 14.5, 190 

Lias 8, 5, 14, 15, 20, 49, 95, 106, 218, 235 

Giura 57, 59, CO, 61, 69, 70, 71, 101, 102, 225, 236 

Creta 34, 35, 58, 65, 66, 201, 236

vili INDICE DEL VOLUME I. 

Terziario pag. 6, 102, 115, 135, 136, 181, 188, 204, 219 

Eocene. . . 16, 17, 26, 66, 89, 94, 112, 136, 141, 177, 183, 184, 185, 201, 230 

Oligocene. 13, 70, 106, 203 

Neocene 105, 134, 142, 170, 175, 186, 203, 221, 231 

Miocene. 19, 55, 63, 64, 120, 133, 138, 148, 182, 191, 193, 194, 220, 232, 236 

Pliocene 5, 10, 11, 12, 22, 52, 53, 56, 90, 107, 137, 144, 171, 176, 179, 219, 223 

224, 227, 230 

Quaternario 14, 23, 50,60, 172, 177, 178, 201, 202, 204, 208, 221, 224, 238, 239, 240 

Postpliocene 7, 13, 21, 93, 173, 178, 179, 184, 241 

Terreni diversi . . 4, 8, 24, 25, 33, 52, 59, 111, 171, 197, 200 

NOTIZIARIO 

Annunzi di pubblicazioni estere pag. 19, 75, 121, 148, 210, 242 

11 Pitbecanthropus erectus . . . . ' 44, 

85, 214 

La cavia fossile nel quaternario italiano 46 

Tecnica microscopica 

Comunicazioni scientifiche 46, 216 

Nuove pubblicazioni 47, 85, 86, 127, 215, 259 

Personalia 47, 87, 129, 164, 261 

Necrologie: Gaston de Saporta 47 

Pietro Doderlein 87 

James D. Dana 129 

Karl Vogt 

Pellegrino Strobel 131 

Angelo Manzoni 

Thomas Huxley 

Giulio A. Piroua 261 

Ludwig Rutimeyer 

Pag. 109 linea 37 invece di : elevata leggasi : deserta 

» 

127 

130 

164 

167 

268

FEB 1 1899 

Anno I. 2S FeLbi'aio 1895 Fascicolo T. 

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiniiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiL 

RIVISTA ITALIANA DI PALEONTOLOGIA 

-*#a§4- 

i-v opportunità del modesto periodico che oggi inauguriamo 

ci par dimostrata dal favore che accolse, in Italia ed all'estero, il 

primo annuncio della sua prossima pubblicaiione. E crediamo, ad 

un tempo, garantita da quel favore anche la sua vitalità ; poiché 

le adesioni che, numerose oltre ogni nostra speranza, ci pervennero 

da maestri venerandi e da operosi colleghi, assicurano all'opera 

dei redattori contributo efficace di consigli e di aiuti e conforto di 

larghe simpatie. 

Confermando il primo e già noto disegno nostro, prendiamo 

coi lettori un impegno solo : quello di offrir loro, con la « Rivista y>, 

un rendiconto fedele, completo e sollecito della produzione paleon- 

tologica italiana. Compito che ci lusinghiamo non debba parere 

troppo sproporzionato alle forê ed ai meni onde potremo disporre; 

specialmente quando si consideri, che da una rassegna bibliografica, 

come quella che noi ci siamo proposta, s'intendono esclusi gli 

apprezzamenti e la critica. 

Anche ci è consentito di sperare che la « Rivista » senza pre- 

tendere di sostituirsi ad alcuna fra le consorelle, possa utilmente 

contribuire alla conoscenza e alla diffusione, se non di tutti, almeno 

dei più importanti fra i lavori paleontologici che si pubblicheranno


fuori d' Italia. Per questa parte ci promettono attiva collaborazione 

parecchi e valenti colleghi stranieri ; e materiali preziosi, di con- 

tinuo affluenti dai centri maggiori d' attività scientifica, ci vengono 

offerti qui nelV Istituto geologico di Bologna, graiie alla cortesia 

dell' illustre uomo che lo dirige. 

Agli scritti originali — eccettuate le così dette note preventive, 

purché sian brevi e non esigano corredo iconografico troppo di- 

spendioso — non potremo, almeno per ora, far posto. Il perchè 

V indovineranno agevolmente i lettori, sopratutto quelli italiani. — 

Non sarà del resto gran danno se non aggiungeremo un arteriu\\a 

nuova alla rete, complicata anche troppo, per la quale va circo- 

lando, e magari sperdendosi il prodotto dell'attività scientifca 

nazionale. Si conteranno in Italia, a dir poco, trentacinque periodici, 

fra bullettini, annuari, memorie e rendiconti di società e d'acca- 

demie, aperti ai cinquanta (se pur son tanti) naturalisti italiani 

che si occupano di fossili. Ed a quei periodici si è rivolta V accusa 

piuttosto di eccessiva larghezza che di soverchio rigore nella cernita 

degli scritti ammessi alla stampa ; e mai si è sentito dire che per 

contesa ospitalità abbiano ritardato i progressi della scienza. 

'

DI PALEONTOLOGIA 

RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ITALIANE C) 

BoNARELLi (G.) — Contribuzione alla conoscenza del giura-lias 

lombardo — Atti Accad. Se. Torino., voi. XXX, pag. 63-78. 

Torino 1895. 

Durante il marzo 189 1 l' A. visitava la parte meridionale del 

mesozoico brianteo, vi raccoglieva un certo numero di fossili e 

faceva alcune osservazioni di geologia stratigrafica. Le ricerche 

paleontologiche originali possono riassumersi come segue. Salendo 

il corso del torrentello che dal Colle Turati scende verso Erba, 

negli strati del charmoutiano inferiore (lias medio) l'A. ha rinve- 

nuto un esemplare di Deroceras Davoei Sow., specie caratteristica 

di quel piano, e più oltre, numerosi avanzi di altre ammonidee 

caratteristiche del charmoutiano superiore: Plijdloceras Meneghinii 

Gemm., RhacophjUites lariensìs (ìsì^^h.) ^ Arieticeras retrorsicosta 

(Opp.), A. algovianum (Opp.), Harpoceras ? boscense (Reyn.) tee. 

Neil' istituire confronti, 1' A. ricorda che a Montecolo (Brescia) 

il Salmojraghi ha trovato di recente pure nel charmoutiano inferiore, 

un Platypleuroceras per il quale il Par on a propone un 

nuovo nome specifico {PI. Salmojraghii). 

Infine, lungo la stradetta che conduce da Givate a Snello, nei 

calcari dell' aleniano (lias superiore) TA. ha raccolto un esemplare 

di Eryxites fallax (Ben.), e a Val Geppelline, un frammento di 

Phylloceras tatricutn (Pusch) e un esemplare di Hammatoceras 

subinsigne (Opp.). F. 

(^) Visto il numero limitato delle puhijl'cazioni da aaalizzare, crediamo 

che basti ordinarle alfabeticamente. — Un indice pei' materie sarà dato iu 

fiu d'anno. — Se nella rassegna dei lavori fossimo caduti in qualche omis- 

sione, saremo grati ai cortesi lettori che vorranno indicarcela, perchè si 

possa riparare nel numero prcssimo.

RIVISTA irALIANA 

Capellini (G.) — Di alcuni fossili controversi riferiti a crinoidi, 

foraminiferi, vermi e corallarii — Rend. Acc. Lìncei., serie 5*, 

voi. Ili, pag. 3(^2-365. Roma 1895. 

In una nota pubblicata nel marzo 1894 1' A. ha identificato un 

supposto crinoide del miocene bolognese, il Rhì-{ocrinus Santa- 

gatai Mgh., con un fossile delle colline di Torino, studiato dal 

prof. Andreae e illustrato dal prof. Sacco nel 1893, e da essi 

riferito ai foraminiferi (genere Bathysiphon). Ora, essendo stata di 

recente pubblicata una memoria del dott. De Angelis sui coral- 

larii della collezione Miche lot ti, T A. non esita a identificare col 

fossile di Torino descritto dal Sacco anche la Pavonaria Portisi 

del De Angelis, la quale in realtà ha nulla di comune colle 

Funiculina, genere di corallarii al quale oggidì si riferiscono le 

Pavonaria. L' A. inoltre crede opportuno di ricordare che di questi 

fossili ebbe pure a far menzione nel 1883 il prof. De Stefani, 

che ritenne parimente potessero avere rapporto coi corallarii (genere 

Virgularia). Infine, per ciò che concerne V opinione propria su tali 

fossili controversi, 1' A. continua a mantenere intatte le conclusioni 

esposte nella nota del marzo 1894, che sono le seguenti: i" il Rhi- 

iôcriniis ? Santagatai Mgh. è da identificarsi col Bathysiphon fili- 

formis Sars (secondo Andreae) e col B. taurinensis Sacco ; 2° quanto al 

B. apenninicus Sacco, date le condizioni di resti identici nell'arenaria 

di Corvella presso Torretta, rimane il dubbio che essa abbia appar- 

tenuto a vermi piuttostochè a rizopodi; 3° i tubuli ancora più sot- 

tili di Corvella, una volta si fosse dimostrato che hanno appar- 

tenuto a rizopodi anziché a vermi, meglio che come Bathysiphon 

sarebbero da considerarsi come Rhabdamminae; 4° senza elementi 

sufficienti per eliminare ogni incertezza riguardo alla classe cui si 

debbono riferire questi fossili, non è lecito di proporre per essi 

denominazioni specifiche. F. 

Carapezza (E.) e Taglierini (F. P.) — Sopra talune nuove specie 

di fossili provenienti dal calcare bianco cristallino della 

montagna del Casale presso Busambra in provincia di Palermo 

— Boll. Soc. Se. Nat. Econ. Palermo., n. Ili, anno 1894, 

IO pag., tav. I. Palermo 1895. 

Ricerche eseguite dagli A. nella località sopra indicata hanno 

condotto alla scoperta di venti specie di molluschi, la cui conoscenza 

viene ad arricchire quella che, per opera del prof. Gemmellaro, 

già si aveva intorno alla fauna importantissima del


calcare del Casale e di Bellampo (lias inferiore). Tali specie, tutte 

nuove, sono: Chemnit\ìa {Pscudomelania) elongata^ Cìi. (Pseiido- 

melania) paludinaeformis ^ Ch. (Ps.) varicosa, Ch. (Ps.) Melii, Ch. 

(Ps.) Di-Stefanoi, Ch. (Ps.) oonoides , Ch. (Oonia) Di-Blasii, Ch. 

(O.) pupoidea, Ch. (O.) gratiosa., Ch. (0.) crassa., Ch. (O.) Schopeni, 

Ch. (O.) gradata, Ch. (Microschiia) pulcherrima, Cerithinella an- 

tigradata, C. sinistrorsa, C. lineolata, Crossostoma crystallinum , 

Turbo Buccai, Avicula Gcmmellaroi , Astarte casalensis. 

Si tratta dunque di diciotto specie di gasteropodi e due di lamel- 

libranchi, di ciascuna delle quali gli A. danno figura, dimensioni, 

descrizione e caratteri differenziali. F. 

Clerici (E.) — Sul ritrovamento del castoro nelle ligniti di 

Spoleto — Boll. Soc. Geol. Ital, voi. XllI, pag. 199-202, 

con 2 fig. Roma 1895. 

Si tratta di quattro molari di castoro, tutti superiori e di sini- 

stra, inclusi in un campioncino di lignite pliocenica. Essi hanno, 

secondo l'A., grande somiglianza coi molari del Castor fiber L., 

senza però che si possa dimostrare l'identità della spècie. F. 

Clerici (E.) — Ulteriori notizie sopra il rinvenimento di alcuni 

mammiferi fossili — Boll. Soc. Geol. Ital. , voi. XIII, 

pag. 97-105. Roma 1895. 

Seguita con questa nota la controversia fra l'A. ed il dott. Tuccimei, 

circa il rinvenimento del Castor fiber e dQlV Elephas me- 

ridionalis nei dintorni di Roma. S. 

De Amicis (G. A.) — Astrorhizidae e Ramulininae fossili del 

pliocene inferiore italiano — Boll. Soc. Geol. Ital., voi. XIII, 

pag. 106-110. Roma 1895. 

Condotto quasi a termine lo studio della fauna a foraminiferi 

delle marne bianche plioceniche di Bonfornello presso Termini 

Imerese, 1' A, ha osservato negli ultimi detriti presi in esame al- 

cune forme di Astrorhi{idae e di Ramulininae. Passate in rassegna 

le specie di Ramulina viventi e fossili illustrate da varii rizopodisti, 

ed esaminati gli esemplari originali delle specie istituite da Wright 

e da Rzehak, r A. ha dovuto persuadersi che le Ramulinae di Bon- 

fornello sono da riferirsi alla globuli/era di Brady, specie che egli 

annuncia di avere trovata più recentemente anche nelle argille


plioceniche di Zinola presso Savona. Quanto alle Astì'orhì^ldae di 

Bonfornello, esse sarebbero riferibili con dubbio alla Rhabdammina 

abyssorum M. Sars. — Con questa nota preventiva viene segnalata 

per la prima volta 1' esistenza del genere Ramulina allo stato fos- 

sile in Italia, e si accrescono le cognizioni scarse ed incerte che si 

hanno intorno alle Astrorhiîdae fossili. F. 

De Angelis (G.) — Sopra il primo fossile vegetale trovato negli 

schisti carboniosi paleozoici dell' Elba orientale — Boll. 

Soc. Geol. Ital., voi. XIII, fase. 2, 3 pag. Roma 1895. 

Dopo r adunanza generale della Società Geologica Italiana, 

tenuta a Massa Marittima nel settembre 1894, si fece un' escursione 

all' Elba. E in essa 1' A. trovò, negli schisti ardesiaci di Vìgneria 

presso Rio Marina, un frammento di ramo, lungo 30 mm. e largo 

IO, molto mal conservato, e quindi di difficile, se non impossibile, 

specificazione. Sembra però che alcune figure di Asterophyllites 

rìgìdus Stbg. , date da Heer e da Eichwald, corrispondano ab- 

bastanza all' esemplare di Vigneria. Ad ogni modo, la incerta deter- 

minazione del fossile non permette di venire a conclusioni soddi- 

sfacenti sulla età di quegli schisti. F. 

De Angelis (G.) — Studio paleozoologico — I corallari fossili 

dei terreni terziarii — Collezione del Gabinetto di Storia 

Naturale — R. Istituto tecnico di Udine — Appendice in- 

torno ad una Hydrocorallina fossile — Riv. It. di Se. Nat., 

anno XV. Siena 1895, 19 pag., con 4 fig. intercalate. 

Le specie_di antozoi enumerate dal De Angelis in questo 

lavoro sommano in tutto ad 85. Provengono talune dall'eocene 

medio e superiore, dall' oligocene e dal bartoniano del Veneto, 

altre dal tongriano, dallo stampiano, dall' elveziano, dal tortoniano 

e dal piacenziano del Piemonte e della Liguria. Una pìccola parte di 

questo materiale si trova da parecchi anni nel gabinetto di Storia 

Naturale dell' Istituto tecnico di Udine ed è stata determinata dal 

Michelotti; la parte più considerevole venne raccolta e do- 

nata di recente al gabinetto medesimo dal prof. A. Te 11 ini. Alla 

citazione di alcune sp2cie fanno seguito cenni descrittivi e figure. 

Così vien data la sezione trasversa della Litharea Michelottii (Mgh. 

in sch.) De Ang. , del Deltocyatìius cylindricus Micht. , del Tro- 

chocyathus Reuss del T. protensus Micht. Vien riprodotta la de-


scrizione deìV Astrocoenia Almerai De Ang. , (che avevamo già vista 

in un altro lavoro recentissimo dello stesso A.) risultando questa 

nuova forma comune all' elveziano del Piemonte e al piacenziano 

della Catalogna. 

L' « Appendice » è dedicata ad un cenno storico intorno al 

genere d' Idrocoralline Stylaster Gray, e ad alcune osservazioni 

sopra lo Styl. antiqiius Micht. , rappresentato da cattivi esemplari 

nella collezione udinese. S. 

De Franxhis (F.) — Descrizione comparativa dei molluschi 

postpliocenici del bacino di Galatina — Bull. d. Soc. Ma- 

lacologica It., vol. XIX, pag. 7-103. Pisa 1895, 

Questo voluminoso lavoro è dedicato alla illustrazione dei mol- 

luschi che l'autore ha raccolto nelle panchine, nelle argille e nei 

tufi postpliocenici del bacino di Galatina in Terra d'Otranto. La 

parte fin qui pubblicata comprende una ricca bibliografia malaco- 

logica dei terreni postpliocenici, e la enumerazione di 40 specie di 

molluschi lamellibranchi, dal gen. Ostrea al g. Liicinopsìs ; senza 

contare un brachiopode, la Terebratula Scìllae Seg., che è in testa 

del catalogo descrittivo. Per tutte le specie sono indicati gli autori 

che le citarono d' altri giacimenti postpliocenici, come anche si ac- 

cenna la distribuzione nello spazio e nel tempo. Di alcune forme 

si parla più a lungo, discutendo interessanti quistioni di sinoni- 

mia, o istituendo paragoni fra gli esemplari leccesi e quelli di altre 

provenienze. Così vengon presi in esame i pareri contradiltorì emessi 

dai malacologi intorno ai rapporti fra il Pecten inflexiis Poli ed il P. 

septemradiatiis Mtill. (P. pes-liitâe L.); venendo a concludere col De 

Gregorio e con gli autori antichi, che queste due specie non si pos- 

sono distinguere in modo troppo assoluto. « Solo agli estremi, dice 

l'A., possono stare distinti due tipi, ma di mezzo vi è un numero di 

esemplari che non si sa come determinare; tutt' al più si possono di- 

stinguere varietà o forme, comuni tutte al Mediterraneo e all'Atlan- 

tico. » Per VArca dìluvii Lam., l'A. s'accorda col Weinkau ff e 

col Bucquoy nel riunire alla vivente la forma fossile, che taluni 

distinguono col nome di A. Polii Mayer; della Cardila aculeata Poli 

accenna le molte analogie con la pliocenica C. riidista Lam., da 

cui ritiene derivi. Il Cardium echinatiim Lin. ed il C. niucronatum 

Poli son mantenuti specifi:amente distinti, benché l'A. riconosca 

r esistenza di forme di passaggio che li collegano. Dodici pagine 

intiere son dedicate alla Cyprina islandica. La Cj^prina dei ter-


reni pliocenici superiori o postpli'ocenici d' Italia , è proprio la 

C. islandica o V aequalis Sow. ? Dimostrato che i rapporti diame- 

trali non possono fornire dati positivi per distinguere le due specie, 

determinati i caratteri che veramente le differenziano, l'A. esprime 

nettamente la sua opinione: nel crag corallino d'Inghilterra si ri- 

scontra la C. aequalis Sow; mentre nel postpliocene d'Italia non 

è stata mai trovala la C. aequalis^ bensì solo la C. islandica L. 

Ad altre considerazioni danno motivo la Isocardia cor L , e 

V Artemis lincia Pult. Gli esemplari postpliocenici e viventi dell' /. 

cor si scostano da quelli pliocenici per avere la forma generale 

più tondeggiante, la conchiglia meno spessa, il cardine più delicato, 

le impressioni muscolari meno profonde. L' Artemis linda non può 

venir confusa con VA. lupinus Poli, differendo notevolmente da 

questa pei solchi d' arresto più pronunziati, per la cerniera più massiccia, 

e sopra tutto per lo spessore della conchiglia e per la forma 

del seno palleale. S. 

De Stefani (G.) — Sulla età delle serpentine appenniniche — 

Boll. Soc. Geol. Ital., voi. XIII, pag. 63-67. Roma 1895. 

Esponendo brevemente la sua opinione attuale sulle serpentine 

appenniniche, in risposta al prof. Sacco, l'A. fa cenno di parecchi 

fossili ritenuti cretacei, mettendone spesso in evidenza l'incertezza 

della età o della originaria giacitura. Tali: i Nemertilites ^ i Palaeodictj'-on, 

i Chondrites , i Gleiconophjrcus ^ i Bathjrsiphon , le Cycadeoidea, 

ecc., ecc., e perfino 1' Ichtyosaurus campylodon di Gombola 

(specie neocomiana), per il quale non si conosce la situazione degli 

strati donde proviene. F. 

Di Stefano (G.) — Osservazioni sulla geologia del M. Bulgheria 

in provincia di Salerno — Boll. Soc. Geol. Ital. , voi. XIII, 

pag. 191-198. Roma 1895. 

In occasione del rilevamento della carta geologica del Salerni- 

tano eseguito dall' ing. Baldacci, 1' A., durante una gita di pochi 

giorni al M. Bulgheria, ha potuto fare importanti osservazioni. 

Nei calcari compatti grigio-chiari, che nel lato S-E del monte 

vanno dal mare verso la marina di Caraerota e capo Palinuro, ha 

trovato rari nidi di calcare cristallino, costituito quasi interamente 

dall' accumulo di esemplari di una Rhj-nchonellina costata, che 

corrispondono, salvo che per la loro piccolezza, alla Rh. Seguenâe 

Gemm. L'A. propone per essi il nome di Rh. Seguen:{ae, var, minor


Skuphos, qualora sia provato che la Rh. jiivavica Bittn. è identica 

alla Rh. Seguenâe Gemm.; nel caso contrario propone il nome 

di var. bulgara. L'appartenenza delia Rh. Segueniae al lias infe- 

riore è ormai un fatto certo, e sebbene il Bittner abbia creduto 

proveniente dal dachsteinkalk la sua Rh. Juravica (identica, secondo 

il Bòse alla Rh. Segueniaé)., il fatto della presenza di que- 

st' ultima nel trias superiore rimane controverso. Tutte le presunzioni 

parlano in tavore del riferimento dei calcari con Rhyncho- 

nellina del M. Bulgheria al lias inferiore : non fu dato all' A. di 

ritrovare la Evinospongia vesiculosa del trias supcriore citata dal 

De Giorgi. 

Sugli strati con Rhynchonellina stanno dei calcari a crinoidi 

con noduli di selce, e in essi, un po' al disopra della Torre Spi- 

nosa, si notano frequenti accumuli di Rhjrnchonellae, per lo più 

deformate. Fra esse predomina la Rh. Clesiana Leps. (secondo i 

tipi rappresentati dal Meneghini), che si presenta in tutti gli stadii 

di accrescimento. Salendo verso 1' altura detta la Picotta, si nota 

che i- calcari a crinoidi e Rhynchonellae alternano con marne: ivi 

diminuisce in quantità la Rh. Clesiana e abbonda un' altra specie, 

del tipo della Rh. plìcatissima duenst., ma ben distinta. Inoltre, i 

calcari offrono bellissimi esemplari di Pentacrinus jurensis Quenst., 

e le marne, esemplari di Hildoceras bifrons (Brug.) e di H. Levisoni 

(Simps.). I banchi più abbondanti di Rhynchonellae del M. 

Bulgheria, che sono dei veri « strati a Rhynchonellae » come quelli 

del Tirolo, del Veronese e di Sicilia, appartengono al lias supe- 

riore. Mancano finora gli elementi paleontologici per provare l'esi- 

stenza del lias medio. 

Sul lias superiore giace trasgressivamente la massa dei calcari 

grigi (contenenti molte Ellipsactìniae ed esemplari di Sphaeruli- 

tes), che passano ad altri con resti di rudiste. Nella parte supe- 

riore di questi strati si è trovato qualche esemplare di Sphaeruli- 

tes cfr. Sauvagesi d' Hombre Firmas (turoniano ?). I calcari con 

Ellipsactìniae del M. Bulgheria furono già dall'Oppenheim e dal 

Can a vari aggregati al titonico. Ora, sebbene sia fuori dubbio che 

buona parte dei calcari con Ellipsactìniae appartengono al giura 

superiore , bisogna però esser cauti nel crederli titonici tutti. 

Se da un lato, è necessario un riesame dei gasteropodi di Ca- 

pri figurati dall'Oppenheim come titonici (la Nerinea bìplìcata 

Opp. è la Itieria bidentata Gemm. dell' urgoniano di Sicilia ; la 

It. austrìaca sec. Opp. non sembra la specie dello Zittel, ecc.), 

dall' altro i calcari con Ellipsact. cllipsoidca Steinm. del M, Bui-

10 RIVISTA ITALIANA 

gheria hanno fornito un esemplare di vera Sphaerulites. Non è 

dunque escluso il sospetto che quei calcari possano rappresentare 

Ja parte inferiore del cretaceo, poiché vere Sphaerulites non sono 

mai state trovate nel giurese. Con ciò, la discussione sull' età dei 

calcari con Ellipsactìniae è tutt' altro che chiusa. F. 

FoRKSTi (L.) — Enumerazione dei brachiopodi e dei molluschi 

pliocenici dei dintorni di Bologna - Parte II — Bull, della 

Soc. Malacologìca Ital., voi. XVIII, pag. 185-240. Pisa 1895. 

Il dott. Foresti continua quella che chiama modestamente 

« Enumerazione » dei brachiopodi e dei molluschi pliocenici del 

bolognese, illustrando questa volta i pelccipodi dibranchiati ed una 

parte dei tetrabranchiati. Egli si dichiara, in principio, avverso alla 

« smania di voler fare eccessivamente, non solo delle specie e delle 

varietà, ma anche delle sottospecie, delle sotto-varietà e delle così 

dette mutazioni «. E nega che certi caratteri, come un funicolo di 

più o di meno, un tubercolo più o meno sporgente, un guscio ora 

più grosso, ora più sottile, sebbene degni di nota pei possibili rap- 

porti loro con circostanze di tempo o di ambiente, si possano pren- 

dere in considerazione come distintivi di varietà. 

Sommano a 42 le specie enumerate dal Foresti nella nota 

che analizziamo. Interessante fra gli altri il gruppo delle Verticor- 

dia, rappresentato da 5 specie (V. acutìcostata Phil, sp., V. arenosa 

Rayn. sp., V. sp. ind., V. Bertii Foresti, V. (Pecchiolia) argentea 

Mariti sp.) che tutte provengono dal giacimento ormai classico del 

Ponticello in Val di Savena. Dalla stessa località l'A. ebbe anche 

la Solenomya Doderleini Mayer, fino ad oggi citata nel pliocene 

una sola volta, e dubitativamente, dall' Appelius. Nuove per il 

pliocene dell' Italia centrale son pure la Xjdophaga dorsalis Turt. 

sp., trovata di recente al Ponticello, e la Pholadidea Heberti Font., 

delle argille sabbiose di Mongardino. 

Fra le specie che l'A. descrive come nuove notiamo per prima 

la Verticordia Bertii^ somigliantissima per 1' ornamentazione alla 

V. quadrata Smith, ma suborbicolare, un poco allungata trasver- 

salmente, tumida, e fornita posteriormente di una depressione limitata 

da due angolarità costiformi, che scende dall' umbone al mar- 

gine, dove si allarga. Nuova è anche la Lucina (Dentilucina) lamel- 

losa , forma variabilissima che ricorda la L. borealis (L.) giovane, 

per certi caratteri, e per certi altri la L. Bronni May., pur distin- 

guendosene sempre per le lamelle trasversali meno numerose, più 

*

DI PALEONTOLOGIA 11 

irregolari e più prominenti. La Saxicava arctica (L.), oltre al tipo 

ed alle forme rugosa (L.) ed elongata (Br.), che dall'A. vengono 

considerate come varietà, offre una varietà nuova, glj'cjnneroides , 

la quale, a prima giunta, si potrebbe scambiare con una giovanis- 

sima Glj'cymeris. 

Per una malattia toccata al suo disegnatore, il Foresti non 

ha potuto accompagnare le descrizioni col necessario corredo di 

tavole ; ma lascia sperare che quanto prima saranno pubblicate 

anche queste. 

FoRNASiNi (C.) — Foraminiferi delle marne messinesi che fanno 

parte della collezione O. G. Costa esistente nel Museo 

Geologico della R. Università di Napoli (continuazione e 

fine) — Mem. Acc. Se. 1st. Bologna, serie 5''', voi. V, pag. 1-20, 

tav. IV, V. Bologna 1895. 

Il prof. Bassa ni ebbe la fortuna di rinvenire nel Museo di 

Napoli il materiale relativo alla seconda parte della memoria di 

Costa sui foraminiferi neogenici di Messina, materiale di cui 

l'A. aveva deplorata la mancanza, allorché, lo scorso anno, pub- 

blicava un lavoro di revisione dei foraminiferi messinesi della col- 

lezione Costa. Da questa memoria, che ha per scopo di illustrare 

il materiale del secondo invio fatto dal prof. Bassani, appare 

chiaramente che ora sono ridotte a pochissime le specie citate e le 

figure non descritte nel lavoro di Costa, che non si trovino rap- 

presentate nella collezione e che quindi non siano rivedute. 

Costa propone di distinguere le frondicularie in quattro 

gruppi, secondo la disposizione dei segmenti: equilaterali, alternanti, 

unilaterali e trasversali. Ora, le equilaterali e le alternanti sono 

delle vere Frondieiilarìae\ eccetto una, la elongata., che è una in- 

teressante Flabellina ; le unilaterali sono delle vere Cristellariae, 

e le trasversali non hanno ragion d' essere. Fra le prime merita 

menzione speciale una varietà, che rappresenta un termine di passaggio 

dalla Fr. alata alla rhomboidalis, e che va distinta col nome 

costiano di Fr. dentìculata. Oltre queste tre vai^stà, esistono in 

collezione gli esemplari della Fr. inaeqiialis, specie tuttora vi- 

vente, istituita da Costa, conservata e illustrata da Brady; e vi 

esistono pure la Fr. spathulata, altra buona specie costiana, e la Fr. 

sculpta Karrer. La Fr. dentieulata presenta splendidi esempi di 

dimorfismo iniziale. Un ricco materiale è poi offerto dalla colle- 

zione Costa per lo studio di un gruppo di cristellarie spianate e 

S.


costate, i cui estremi sono rappresentati da due forme apparente- 

mente assai diverse, la Cristellaria cj-uiba (d'Orb.) e la Crist, au- 

ris (Sold.), collegate fra loro da una serie di forme che in parte 

conviene di designare con altra denominazione, quella cioè di 

Cr. lanceolata d'Orb. Ne risulta, che quest'ultima è da riguardarsi 

come varietà costata della Cr. elongata (Montf.), la Cr. auris., come 

varietà dilatata, e la Cr. cymba, come varietà ristretta della Cr. 

lanceolata. 

Del secondo invio del prof. Bassa ni facevano parte altre spe- 

cie di foraminiferi , alcune delle quali rappresentate dagli stessi 

esemplari che servirono alla prima parte della memoria di Costa. 

Tali la Pleurostoniella alternans Schw. (figurata ma non descritta 

da Costa), la Vaginulina legumen (= V. italica e V. lens C), la 

Vag. clavata e la Cristellaria sulcata (due buone varietà costiane). 

Di tutte le specie sopra citate, e di parecchie altre meno im- 

portanti che Costa aveva semplicemente determinate nella colle- 

zione, l'A. ha creduto utile di dare le figure a contorni, ponendo 

a confronto la propria colla determinazione costiana; e dopo aver© 

aggiunta una interpretazione delle figure contenute nelle tre tavole 

della memoria di Costa, basata sull'esame della collezione rela- 

tiva, l'A. presenta un indice delle specie costiane citate nelle due 

parti del proprio lavoro, mettendo in evidenza quali fra esse specie 

sono da riguardarsi come sinonimi. Sopra 121 determinazioni spe- 

cifiche, iS soltanto, secondo l'A., sarebbero da conservarsi. F. 

FoRNASiNi (C.) — Cristellaria Clericii n. f. — Bologna 1895. Tip. 

Gamberini e Parmeggiani. Una pagina con figura. 

Piuttostochè di una vera specie, si tratta di una varietà della 

Crist, serpens (Seg.), la quale a sua volta avrebbe maggiore affinità, 

secondo l'A., colla Crist, obtiisa (Rss.) di quello che colla Crist, 

vortex (F. e M.), come vorrebbe Brady. — La Crist. Clericii fu 

raccolta dal dott. Clerici nell' argilla con Pecten hjstrix dei 

dintorni di Palidoro (prov. di Roma). F. 

FoRNASiNi (C) — Lagena elongata Ehr. sp.? — Bologna 1895. 

Tip. Gamberini e Parmeggiani. Una pagina con figura. 

Ristudiando alcuni esemplari di Lagena, fossili nell'argilla con 

Pecten hystrix del Ponticello di Sàvena presso Bologna, da esso 

già riferiti alla L. gracillima (Seg.), l'A. trova ora preferibile di

ì)l PALEONTOLOGIA 13 

separarli da questa, rimanendogli però il dubbio se siano o no da 

identificarsi colla forma di Ehrenberg, alla quale gli autori in- 

glesi hanno data un' interpretazione molto ampia. F. 

Meli (R.) — Paragone fra gli strati sabbiosi a Cyprina aequalis 

Bronn, del Monte Mario nei dintorni di Roma, e quelli 

di Ficarazzi presso Palermo, racchiudenti la medesima 

specie. Boll. Soc. Geol. Ital, voi. XIII, pag. 162-J66. 

I giacimenti posti a confronto hanno un grandissimo numero 

di forme a comune; ma in quello del M. Mario mancano quasi 

completamente le forme artiche di molluschi riscontrate a Fica- 

razzi, ed inoltre si nota una maggior proporzione di specie, o emi- 

grate nei mari caldi , o ritenute estinte. Da ciò l'A. inferisce che 

le sabbie del M. Mario sian più antiche di quelle di Ficarazzi e 

spettino al pliocene anziché al post-pliocene. In appoggio di questa 

sua opinione, che s' accorderebbe pienamente coi fatti stratigrafici, 

egli cita, oltre i molluschi, anche Y Echìnolampas hemisphaerìcus 

Lamk., rinvenuto al M. Mario in strati superiori alle sabbie clas- 

siche, il bel rostro di zifioide {Dìoplodon JFarnesinae) illustrato 

pochi anni fa dal Capellini, i molari di Elephas merìdìonalìs 

Nesti e di Equus Stenonis Cocchi, estratti pure dalle sabbie gros- 

solane sovrastanti al giacimento fossilifero in questione. 

Quanto alla specie di Cyprina., che col nome di C. ìslandica 

(L.) tante volte fu citata, anche come prova di post-pliocenicità, 

per il deposito di M. Mario, l'A. ritiene si tratti invece della C 

aequalis di Bronn. S. 

Meli (R.) — Sopra due esemplari di Neptunea sinistrorsa 

Desh. (Fusus), pescati sulla costa d'Algeri — Ibid., pa- 

gine 166-169. 

Scopo di questa nota è confermare 1' esistenza , fino ad oggi 

non bene accertata, della Neptunea sinistrorsa nel Mediterraneo. 

L'A. ebbe due gusci di questa specie , un po' logori , ma pure di 

aspetto abbastanza recente, da marinai che assicuravano d' averli 

pescati sulla costa algerina. Paragonati con gli esemplari fossili Hel 

post-pliocene medio di Ficarazzi, questi avuti dal Meli differi- 

scono soltanto nella striatura più grossolana , a cordoncini più 

robusti. 

— Seguirono a questa comunicazione poche parole del De Stefani, 

che ne rilevò l'interesse: senza però nascondere il dubbio,


che, invece d'esser recenti, gli esemplari presentati dal Meli fos- 

sero slati divelti per opera delle onde dalle rocce quaternarie 

della costa. S. 

Meli (R.) — Sopra alcuni resti fossili di mammiferi rinvenuti 

nella cava della Catena presso Terracina — Boll. Soc. 

Geol. Ital., voi. XIII, pag. 183-190. Roma 1895. 

Nel Gabinetto di St. nat. del Liceo E. Q. Visconti di Roma, 

esiste da tempo una raccolta di avanzi di mammiferi, provenienti 

da una caverna dei dintorni di Terracina. Un catalogo di questa 

raccolta, compilato dal defunto prof. Paolo Mantovani, viene 

oggi riprodotto dall' A., con aggiunte considerevoli. Oltre ad un 

frammento di mandibola umana subfossile e a qualche dubbio ma- 

nufatto, troviamo indicati nell'elenco Bos priìiiigenius Bo]., Eqiius 

caballus Lin. , Rhinoceros hemitoechus Falc, , Cervus elaphus Lin., 

Hyaenach. crocuta Gmel. var. spelaea Goldf., Sus scropha ferus Lin. 

Nella stessa località si rinvenne anche un dente d' Hippopotamus 

major Cuv., che l'A. ha notato in un'altra collezione. S. 

Parona (C. F.) — I gasteropodi del lias inferiore di Saltrio in 

Lombardia — Boll, della Soc. Malacologica Ital., voi. XVIII, 

pag. 161-184, tav. VI e VII. Pisa 1895. 

Son descritti in questa nota ventisei gasteropodi della forma- 

zione di Saltrio, riferita dall' A. alla zona a Pentacrinus tubercu- 

latus, Arietites obtiisus, Oxynoticeras oxynotiis. Il gruppo più caratteristico 

di questa faunula è dato dalle Pleurotomaria e dai Tro- 

chus (Eiitrochus), mentre in seconda linea vengono Phasianella, 

Amberleya., Ataphrus, Chemnìtiia e Discohelix. Il genere Pleuro- 

tomaria che ., 

da solo comprende metà delle forme illustrate, si 

arricchisce di cinque nuove specie: P. italica strettamente ., 

affine 

alla P. rustica Desi, del toarciano, ma riconoscibile per aver la 

spira più alta e più stretta, la base più schiacciata, i cingoli spi- 

rali meno numerosi e più angusto lo spazio compreso fra la su- 

tura e la serie superiore dei nodi: P. torosa, poco diversa nell'or- 

namentazione dalla precedente, mentre se ne distingue per la forma 

arrotondata degli anfratti, la sutura assai più impressa e la base 

rilevata quasi a carena nel mezzo: P. oblila.^ caratterizzata dalla 

scultura d'versa nei due margini degli anfratti, che superiormente, 

lungo la sutura, pò tano grossi nodi circolari, e inferiormente no-


dosità allungate e collegate da due cingoli spirali nastriformi; P. 

graniilato-cincta, somigliante anche questa alia P. rustica, dalla 

quale si differenzia per 1' angolo spirale più aperto, per F orna- 

mentazione affatto diversa della base e per la mancanza di coste 

spirali oltre quelle che portano i nodi: P. gradato-clathrata, affine 

air araneosa Desi, del Lias medio e superiore, con la quale può 

confondersi perchè presenta una sola serie di nodi e perchè la fa- 

scia del seno, oltre all' esser diversamente ornata, giace sullo stesso 

piano del fianco. Nel giacimento medesimo lo Stoppani (^), a- 

veva già indicato la P. anglica Sow. sp., la P. gigas Desi, e la 

P. princeps Koch et Dunk, alle quali vengono ora ad aggiungersi 

P. intermedia Miinst. , P. lapicida Dum. (?), P. {Cryptaenia) expansa 

Sow. sp. {= P. Buvigneri Stopp. non d' Orb.) e P. {Cryptaenia) 

heliciformìs Deslg. (?). Il genere Phasianella comprende una sola 

specie, la Pli. turbinata Stolicz., ed una sola il g. Amberleya, VA. 

cfr. alpina Stolicz. sp. Degli Ataphrus, uno è a comune con gli 

strati di Hierlatz, 1'^. aciculus Horn. sp. , nuovo un altro, A. lapi- 

deus, che Stoppani aveva identificato con 1' A. belus d' Orb. sp., 

mentre in realtà se ne distingue per la maggior larghezza propor- 

zionale e per la mancanza dell' ombilico. Vediamo fra i Trochus, 

insieme al Tr. epulus d' Orb. , tre specie del sottogenere Eutrochus, 

Tr. lateumbilicatiis d'Orb., Tr. profunde-umbilicatus Stopp. sp. e 

Tr. saltriensis Stopp. sp. , gli ultimi due riferiti erroneamente dallo 

Stoppani al g. Pleurotomaria. Fra le Chemnit{ia è nuova la Ch. 

lepontina, del gruppo Coelostylina., a comune con Hierlatz la Ch. 

(Rabdoconcha) hierlatiensis Stol. Restano senza nome due specie 

dello stesso genere, rappresentate da cattivi esemplari ; una è quella 

che negli « Studii geologici e paleontologici sulla Lombardia » venne 

riferita alla Ch. lonibricalis d'Orb., malgrado la sua spira cresca 

assai pili rapidamente; l'altra ricorda nella forma generale la Ch. 

pseudotumida De Stef. L'unica Discohelix, infine, è dubitativamente 

ravvicinata alla D. orbis Reuss sp. 

Buon numero delle specie enumerate spetta alla fauna degli 

strati di Hierlatz, mentre i giacimenti sincroni del versante meri- 

dionale delle Alpi e della penisola, levate due forme d'incerta de- 

terminazione, non hanno a comune con Saltrio, in fatto di gaste- 

ropodi, altro che la Pleur. anglica e la expansa. Del resto 1' A. 

dichiara di non insistere sui paragoni, pensando che allora soltanto 

riusciranno istruttivi, quando, compiuto anche 1' esame dei cefalo- 

{}) Studi geol. e paleont. sulla Lombardia, 18J7.


podi, egli potrà disporre dei risultati ottenuti collo studio completo 

di tutta la fauna. 

Due tavole accompagnano la memoria, disegnate dall' A. con 

la solita bravura, ed egregiamente riprodotte in fototipia dallo Sta- 

bilimento Danesi. S. 

Sacco (F.) — I Coccodrilli del Monte Bolca — Mem. della R. Acc. 

delle Se. di Torino., serie li, voi. XLV, pag. 75-88, con i tavola. 

Due specie di coccodrilli abitarono, sul finire dell'eocene, la 

regione paludosa dove si andavan costituendo i depositi lignitiferi 

del Bolca. Una di quelle specie viene oggi per la prima volta illu- 

strata col nome di Croeodilus bolcensis Sacco ; dell' altra, che molti 

anni fa venne fatta conoscere da P. Lioy sotto il nome di C. 

vicetinus, si descrivono cinque nuovi esemplari quasi completi. 

Lo scheletro su cui l'A. fonda la nuova specie C. bolcensis, fu 

indicato come spettante al C. vicetinus, in una pubblicazione del Nicol 

is. Il C. vicetinus è però un vero coccodrillo tipico, mentre il 

bolcensis ricorda i Rincosuchidi, specialmente pel fatto che fra gì' in- 

termascellari non veggonsi comparire i nasali. Ma è possibile che ciò 

dipenda unicamente dalla deformazione che 1' esemplare subì fossi- 

lizzandosi, tanto più che, nei rapporti di lunghezza e larghezza delle 

varie parti del cranio, esso in realtà non s' accosta né ai Rincosu- 

chidi né ai Croeodilus s. str., ma sibbene a quel gruppo di cocco- 

drilli a muso allungato, aventi per tipo il C. cataphractus , che 

dal Gray sono indicati col nome di Memtoj7.s. Considerando però 

che anche i Mecistops , come le Molinia, le Philas ecc., vengono 

dal Boulenger riuniti nel gen. Croeodilus, e in vista anche della 

imperfetta conservazione dell' esemplare, l'A. crede opportuno rife- 

rire la sua specie al gen. Croeodilus, solo avvertendo che essa ap- 

partiene al gruppo dei coccodrilliani gavialoidi, e probabilmente al 

sottogen. Mecistops. 

Il C. bolcensis offre non poca analogia con due altre specie di 

coccodrilli gavialoidi dell' eocene, col C. Spenceri Buckl., del Lon- 

donclay, e con il Cr. Arduini De Zigno, di M. Zuello nel Veronese; 

nel bolcensis però la lunghezza del cranio é minore, più ampia 

e meno crestata la regione parietale interposta alle fosse temporali, 

meno larghe e meno sviluppate in avanti le ossa nasali, un 

po' meno spiccato il restringimento del bordo esterno dei mascel- 

lari superiori verso la metà del rostro. Inoltre gli intcrmascellari 

sono riuniti assialmente presso l' apertura nasale ed assai meno


allargati all' apice del muso , la fossa nasale è meno ampia , e i 

denti sono più compressi lateralmente. 

Gli esemplari che l'A. ha riferiti al C. vìcetinus corrispondono 

abbastanza bene al tipo studiato dal Lioy, le leggere differenze ri- 

scontrate essendo imputabili alla diversa età. Interessantissimo uno 

di questi esemplari, che presenta ancora in posto e ben conservato 

lo scheletro esterno, molto simile a quello del Cr. niloticus. S. 

SiMONELLi (V.) — Dei recenti studi geologici e paleontologici 

sul territorio senese — Bull, senese di Storia Patria, 

fase. 364. Siena 1895. 

Per incarico avuto dalla locale Commissione di Storia Patria, 

r A. ha raccolto in questa memoria i risultati principali degli studi 

geologici e paleontologici compiuti sopra il Senese da una trentina 

d' anni a questa parte. Si tratta, come avverte 1' A. stesso, di un 

lavoro di affrettata compilazione, che non pretende esser niente piìi 

di una modesta rassegna bibliografica. — I capitoli già pubblicati 

si riferiscono alla serie di terreni compresa fra il carbonifero ed il 

pliocene ; sono in corso di stampa quelli relativi ai vertebrati plio- 

cenici ed al quaternario. S. 

Trabucco (G.) — Nummulites ed Orbitolites dell'arenaria 

macigno del bacino eocenico di Firenze — Processi ver- 

bali della Società Toscana di Science Naturali., adunanza del 

18 Novembre 1894. P^^^ ^^90- 

Nelle sezioni del macigno di M. Ceceri presso Fiesole, di Pan- 

tanico (Campiobbi), Poggio della Calle (Mosciano), M. Morello ed 

altre località del bacino di Firenze e dei monti del Chianti, 1' A. 

ha osservato alcune piccole nummuliti ed orbitoliti, specificamente 

indeterminabili. Da ciò conclude che la tipica arenaria macigno di 

quelle regioni, fin' ora ritenuta cretacea, deve esser collocata nell' eo- 

cene. — Precedenti osservazioni stratigrafiche avevano del resto 

già condotto l' A. a mettere 1' arenaria macigno dei dintorni di 

Firenze alla base della serie eocenica, nella parte inferiore del sues- 

soniano. 

Quanto alla promiscuità, che altri sostenne, di nummulili e d' inocerami 

nell'arenaria macigno, il Trabucco la giudica « non 

solo un'eresia paleontologica, ma anche un' eresia di fatto ». S. 

Rivista Italiana di Paleontologia. — Febbraio 1895. 2


Trabucco (G.) — Sulla vera età del calcare di Gassino — Boll. 

Soc. Geol. Iteli., voi. XIII, pag. 111-130. Roma 1895. 

Con intonazione vivacemente polemica il prof. Trabucco 

continua a sostenere che il famoso calcare di Gassino spetta al tongriano, 

contro l'opinione del Port is, del Sacco, del Ro va- 

se nd a, che lo riferiscono invece al bartoniano. — Fra gli elementi 

della fauna di Gassino abbondano specie che nell' eocene non fu- 

rono mai rinvenute e che sono, o caratteristiche del tongriano pie- 

montese e d' altri luoghi, o proprie di terreni anche più recenti.' 

(Niimmulites Fichteli Michti, A^. Boucheri de la H., A^. intermedia 

d' Arch., A^. striata d'Orb., Orbitoides papyracea Boub., O. stella 

Giimb., Vagiìiulina legiimen d' Orb., Isìs brevis Goldf,, Astraea 

crenulata Michti, Runa Desori Michti, Palaega Gastaldiì Sism., 

Scaìpellum michelottianiim Seg., Rhynchonella Bucini Michti, R. 

complanata Broc, R. deformis Seg., Thecidea testudinaria Michti, 

Terebratulina caput-serpentis L. , Terebratula sphenoidea Phil. 

Ostrea gìgantica Brand., Pecten De-Filippii Stopp., Lima miocenica 

Desh., Pecchiolia argentea Mariti, Aturia Aturi Bast., Nautilus 

decipiens Michti, Carcharodon megalodon Ag., C. heterodon Ag., 

Odontaspis contortidens Ag., O. cuspidata Ag., Lamna elegans 

Ag.^, Oxyrhina hastalis Ag., O. crassa Ag., Notidanus primige- 

nius Ag.). Rimangono, è vero, certe altre specie innegabilmente 

eoceniche , come Nummulites Tchihatcheffi D' Arch. , N. anomala 

De la H., Orbitoides aspera Gumb. , O. stellata D' Arch., 

O., ephippium Schl., Echinolampas Suessi Laube, E. Beaumonti 

Ag., Echinanthus sopitianus Dames, E. scutella Gldf., Pentacrinus 

didactyhis d' Orb. ; ma queste, secondo 1' A., debbono assolutamente 

essere escluse dalla fauna di Gassino, perchè citate solo dietro er- 

ronee determinazioni, o perchè provenienti dal parisiano della li- 

mitrofa località di Bussolino. « Il complesso, dice l'A., della 

fauna miocenica caratteristica, esclude necessariamente i pochi fos- 

sili dell' eocene medio, la simultanea presenza dei quali urterebbe 

le leggi paleontologiche comunemente ammesse. » 

Nell'ultima parte di questa sua memoria il Trabucco si 

propone di dimostrare, che i terreni del Piemonte riferiti dal Mayer 

-al tongriano superiore ed all' aquitaniano, e dal Sacco all' aquita^- 

niano, debbono essere invece riuniti al langhiano. La fauna loro, 

principalmente caratterizzata dall' abbondanza di cefalopodi, etero- 

;podi >e pteropodi, corrisponderebbe in tutto a quella della parte 

inferiore della collina di Torino, del primo piano mediterraneo dei 

,


geologi tedeschi, ecc. Si notano, fra le specie più significanti, Solenomya 

Doderleìni May., Lucina miocenica Michti, Balantium pedemontanum 

May., Vaginella Calandrella Michti, Aiuria Aturi 

Bast. Q.CC. 

II. 

ANNUNZI E RECENSIONI DI LAVORI ESTERI 

Almera (I.) e BoFiLL Y PocH (A.) — Fauna salobre tortonense 

de Villanueva y Geltrù (Barcelona) — Barcelona 1895, 

8°, 16 pag. , 2 tav. 

Due pagine d'introduzione del signor Al mera espongono le 

condizioni stratigrafiche del giacimento, che egli riferisce al torto- 

niano superiore. Trattasi di marne sottilmente stratificate, bianche 

in generale, ma talvolta di colore scuro e di odore bituminoso, 

con alternanza di strati salmastri e di strati marini a Ostrea^ Teh 

lina^ tee. La forma più frequente è la Bjthinia hiberonensis var. 

venerìa\ vengono quindi il Potamides catalaunicus e il P. ger~ 

trudensis, mentre le altre specie sono meno abbondanti. Le specie 

descritte sono le seguenti: Potamides catalaunicus Aim. e Bofill, 

P. gertrudensis Aim. e Bof. , Melania (?) catalaunica A. e B. , By- 

thinia luberonensis Fisch. e Tourn. , var. veneria Font., B. lu^ 

beronensis var. minor A. e B., Byth. (?) cubillensis A. e B. , 

Neritina grasiana Font., var. catalaunica A. eB. , Helix turonen^ 

sis Desh-, var. tortonica A. e B. , Lymnaea Bouilleti Michaud, 

var. gertrudensis A. e E. , L. Carnieri Font. , var. rippensis A. e 

B. , L. subminuta A. e B. P. Choffat. 

Andrews (C, W.) — Note on a Specimen of Keraterpetum 

Galvani, Huxley, from Straffordshire — Ceol. Mag., 

vol. Il, n. 2, pag. 81-84, con una fig. London 1895. 

L'esemplare descritto dall' Andrews fu raccolto nel carbonifero 

di Longton Hall Colliery (Staffordshire), e di recente venne 

' 

S. 

'


acquistato dal British Museum. Ne avevano già fatto parola il 

Mi ali, che lo riferiva al gen. Urocordj'lus , ed il Ward, che lo 

riconobbe identico al Kerat. Galvani descritto da Huxley. L'A. 

torna oggi ad illustrarlo, rilevando specialmente varie particolarità 

del cranio, che nell' aspetto generale corrisponde alla figura data 

dall'Huxley per il tipo della specie. Molto diverso è il cranio del 

Ker. crassum Fritsch, sia per la scultura, sia per le corna epiotiche, 

separate ed articolate con le ossa epiotiche invece di essere sem- 

plici prolungamenti di queste, sia per la distanza fra le orbite : tanto 

che l'Andre WS non esita a proporre di riprendere, per il K. erassum, 

il nome generico Scincosaurus, adottato originariamente dal 

Fritsch. Circa ai rapporti del K. Galvani con gli Urocordylus, 

l'A. trova difficile stabilirli , per la imperfetta conservazione del 

cranio nell' esemplare su cui i' Huxley fondò quest' ultimo genere. 

Sembra però che negli Urocordylus manchino le corna epiotiche ; 

e l'unica specie che ne sia fornita, Y U. reticulatus Hancock e 

Hatthey, potrebbe bene esser tutt' una cosa col K. Galvani. 

Il rimanente dello scheletro si trova in cattivo stato. E però 

visibile in alcune vertebre dorsali la seghettatura del margine supe- 

riore delle nevrapofisi, caratteristica dei Nectridei. Gran parte di 

una delle piastre laterali dell' armatura toracica è conservata, e nella 

forma somiglia esattamente all'osso che Huxley figurò come 

scapola (?). Gli arti non hanno lasciato altro che qualche traccia 

oscura di un femore e di un omero. S. 

Baltzer (A.) — Versteinerungen aus dem tunisischen Atlas — 

Neues Jahrb. f. Mineralogie etc., 1895, fase. I, pag. 105-107. 

Questa nota contiene gli elenchi di fossili relativi alla me- 

moria « Beitrag zur Kenntniss des tunisischen Atlas {}) » pubblicata 

dall' A. nel 1893. Dal lias delle vicinanze di Col Bourzen 

provengono Arietites Conybeari Sow., A. Bonardi d' Orb. , A. 

Bucklandi Sow., A. geometricus Opp. , A. Brooki Sow., Aegoce- 

ras hybridiun d'Orb., Aeg. Heberti Opp., Aeg. armatum Sow., Coelo- 

ceras anguiniim Rein., C. muticum d'Orb., Belemnites apicicuV' 

vatus Blainv. , B. compressus Stahl , B. inicrostylus Phill. , Avicula 

sinemuriensìs d' Orb. , Unicardium lantJie (?) d' Orb. — Una 

separazione delle specie secondo la loro distribuzione stratigrafica 

non fu possibile, poiché molte non si trovarono in posto. 

(1) Neues Jahrb., fase. 11°, p. 27.


Il calcare ammonitifero rosso, argilloso, dell' oxfordiano di 

Pfad presso l'Attaque Gabriel, somministrò i fossili seguenti : Pel- 

toceras transversarìum Quenst. , Eiigenii Raspail, Aspidoceras 

Oegir Opp., Oppelìa arolica Opp. , callicera Opp., ^n


stocene, continua anche al dì d' oggi. In questi calcari si raccol- 

sero avanzi di piante e di molluschi, riferibili a specie tuttora vi- 

venti nella stessa regione, impronte di piume, resti di Elephas e 

di Hippopotamus. Dell'elefante non si. rinvenne che un molare, 

riferito dal Depéret all' E. fneridionalis, mentre il Boule ed il 

Pohlig inclinano a ritenerlo piuttosto come di E. antìquus. L'ippopotamo, 

il primo finora scoperto in Portogallo, è rappresentato da 

una mascella inferiore incompleta, da qualche dente, da frammenti 

di una vertebra e di altre ossa, che nelle dimensioni convengono 

con le parti corrispondenti dell' H. amphibìus major. S. 

Crane (A.) — The Evolution of the Brachiopoda — Geol. Mag., 

vol. II, _n. 2, pag. 65-75. 

Ci proponiamo di riassumere questa memoria appena il Geol. 

Mag-, ne avrà compiuta la pubblicazione. Basti per oggi prender 

atto della frase piena di promesse « A sequel to doctor Thomas 

Davidson' s What is a Brachiopod? » che si legge nella intesta- 

zione del lavoro. S. 

De Angelis (S.) — Descripción de Ics Antozoos fósiles pliocénicos 

de Catalana — Barcelona 1895, 26 pag. ed una tav. 

Gli antozoi raccolti dal dott. Al mera nei depositi piacenziani 

di Catalogna ed affidati per lo studio al dott. De Angelis, spet- 

tano alle 16 specie seguenti: Dendrophyllia cornigera Blainv. , 

D. amica Michti, Balanophyllia praelonga Michti, B. irregularis 

Seg. , Astrocoenia Almerai n. sp., Cladocora coespitosa E. et H., 

C granulosa Goldf., Coenocyathus corsicus E. et H., C antophyllites 

E. et H., C. cylindricus E. et H., C. affinis ? De Ang., Caryophyllia 

clavus Scacchi, Flabellum avicula Michti, F. intermedium 

Michti, E. distinctum E. et H., E. Michelini ? E. et H. Dell'unica 

forma nuova, Astrocoenia Almerai., è data la seguente diagnosi ; 

« A. polypario gibboso, elatiusculo. Epithecio communi peduncu- 

lato ; interdum incrustante. Calycibus polygonis, frequenter penta- 

gonis, propinquis thecis junctis; viginti septis, dccem rudimentalibus, 

decem extus crassiusculis ; dcntatis, interne dentibus majoribus. 

Tribus cyclis, ultimo deficiente duobus systematibus ; quatuor ma- 

nentibus primariis secundariisque fere aequalibus. Columella parva 

styliformi ; traversis endothecalibus visibilibus ». Dalle congeneri 

fossili questa specie si distingue con facilità per 1' evidente sua per- 

tinenza al tipo decamero ; piuttosto somiglia all' unica Astrocoenia


tuttora vivente, VA. pharensis Hell., che T A. dice troppo mal figu- 

rata e troppo concisamente descritta dall'Heller, per potere sta- 

bilire un paragone esatto e completo. 

Dallo studio di questa faunula, gli elementi della quale son 

tutti comuni anche ai terreni pliocenici d' Italia, l'A. è condotto a 

supporre che essa abbia vissuto in acque non molto profonde ed 

alquanto più calde che non sian oggi quelle del Mediterraneo. S. 

Depéret (G.) — Sur les phosphorites quaternaires de la region 

d' Uzès — Comptes rendus des séances de l'Acad. d. Se. , 

voi. CXX, n. 2 (14 Janv. 1895), pag. 119. 

La formazione delle fosforiti di Uzès presso Avignone è ana- 

loga a quella delle fosforiti oligoceniche del Quercy, ma data solo 

dal quaternario antico, o, tutt' al pii!i, dal pliocene superiore. Tra 

i fossili che contiene è notevole un Equus, che, per la forma della 

penisola di smalto interna dei molari superiori, pare intermedio fra 

il pliocenico E. Stenonìs Cocchi e. 1' E. caballus. S. 

Frech (Fritz) — Ueber das Devon der Ostalpen. — III. Die Fauna 

d. unterdevonischen Riffkalkes. (Bearbeitet unter Mitwirkung 

von Herrn E. Loeschmann in Breslau) — Zeitschr. d: 

deutschen geol. Gesellschaft, Bd. XLVI, 2 Heft, pag. 446-500, 

tav. XXX-XXXVIIl. 

Harlé (É.) — Restes d' Hyènes rayées quaternaires de Bagnères-de-Bigorre 

(Hautes-Pyrénèes) — Compi, rend. , vol. CXX,. 

n. 2 (14 Janv. 1895), pag. 118. 

Headley (F. W.) — The Claws of Archaeopteryx — Natu- 

ral Science^ vol. VI, Jan., pag. 72. 

Hug (Otto) — Vorlaufige Mittheilung iiber das Vorkommen 

von Astartien am Istriner Kiotz — Neues Jahrb. f. Min., 

1895, I, I, pag. 109. 

Jones (T. Rupert) — Notes on the Palaeozoic Bivalved Entomostraca 

— No. XXXI. Some Devonian species — Ani?. Mag. 

Nat. Hist., serie ó"", vol. XV, pag. 59-67, tav. VII. London 1805. 

Si tratta di dieci specie di entomostraci devoniani, determinati 

prima dal dott. Fr. von Sandberger e da esso comunicati pò-


scia air A., il quale ne dà in questa nota la descrizione e le fi- 

gure : 

1. Aparchites reticulatus sp. n. 

2. Primitia mundula Jones, var. sacciilus Sandb., ms. , nova. 

3. Primitia nitida (F. A. Roemer). 

4. Primitia laevigata (Sandb. , ms.) sp. n. 

5. Entomis serratostriata (Sandb.). 

6. Barychìlina? semen Sandb., ms., sp. n. 

7. Beyrichia strictisiilcata Sandb., ms. , sp. n. 

8. Bollia varians Sandb. , ms. , sp. n. 

9. Drepanella serotina Sandb. , ms. , sp. n. 

IO. Strepida? annidata Sandb., ms. , sp. n. 

Le specie 2, 7, 8, 9 e io provengono dall' arenaria di Offdillen 

(dev. inf.) nel distretto di Dillenburg (Nassau) ; 3, dal calcare (dev. 

sup.) di Altenau (Harz); 6, dal calcare di Hadiberg presso Briinn 

(Moravia); 5, dal calcare di Cabrières (dev. sup.) presso Montpel- 

lier ; I e 4, dal calcare della valle dell' Arpatschai (dev, sup.) in 

Armenia. F. 

Jones (T. Rupert) — On some Fossil Ostracoda from Canada 

— Geol. Magaiìne\ voi. II, n. i, pag. 20-28, tav. II. London 

1895. 

Gli esemplari illustrati in questa nota appartengono a due 

gruppi di diversa età. Gli uni provengono da una marna pleisto- 

cenica del Rolling River (Manitoba), e sono : la Candona candida 

(Mùller) e 1' Ilyobates reptans ? (Baird), due specie recenti d'acqua 

dolce; e la Cytheridea Tyrrelli n. sp. , affine a forme re- 

centi d' estuario. Gli esemplari del secondo gruppo' spettano agli 

strati del Saint-Mary-River (Lower-Laramie series), che sono o 

cretaceo superiore o terziario inferiore, poiché i resti di piante sono 

terziari, e gli altri fossili), cretacei. Questi esemplari rappresentano 

le specie seguenti : 

Pontocypris pyriformis n. sp. 

Cypris Dajpsoni n. sp. 

Ilyocypris ohlonga n, sp. 

Candona ? Sanctae Mariae n. sp. 

Cythere ? sp. indet. 

Cytherella cruci/era n. sp. 

Candona ? sp. indet.


Queste forme (eccettuata l'ultima, che fu raccolta sull'Old-Mau 

River neir Alberta District) provengono tutte dalla valle del Milk 

River neir Alberta (North-West Territory). Di esse, le prime quat- 

tro e r ultima sono d'acqua dolce, le altre due sono marine; e 

tale mescolanza di specie marine e fluviatili coincide con quanto 

-si conosce intorno agli altri fossili di questa parte della serie di 

Laramie. 

Tutte le specie sopra citate, meno il dubbio llyobates, sono 

riprodotte da nove figure nella tavola unita. T. R. Jone''. 

Newton (R. B.) — On a Collection of fossils from Madagascar 

obtained by the Rev. R. Baron — Quart. Journ. of the 

Geol. Soc, vol. LI, p. I, pag. 72-91, con due tav. London 

1895. 

Tra i fossili malgasci raccolti dal Baron 1' A. nota anzi tutto 

poche conchiglie terrestri del quaternario di Ambohimarina, rife- 

ribili a specie che vivono ancora nell' isola, quali Achatìna panthe^ 

ra Fér. , Bulimìnus piinctatiis Ant. , Pomatìas vìrgata G. B. Sow. 

Il calcare nummulitico dell' isola di Antanafaly, situata rimpetto 

al golfo di Radama, nella costa N. O. del Madagascar, offre pochi 

foraminiferi, comuni all' eocene dell' Europa meridionale, dell' Egitto, 

dell' Asia occidentale e dell' India : Nummulites complanata 

Lam. , N. perforata d' Orb. , N. atf. Bellardii D' Arch. , Assìlina 

spira Roissy. La fauna cretacea è rappresentata dal Lampadaster 

Grandidieri Cotteau, raccolto nel calcare a globigerine del colle di 

Ambohimarina, e dalla Belemìiites pistilliformis Bìaìnw., che indica 

la presenza del neocomiano al N. del villaggio di Andranosamonta. 

Assai più ricca è la serie dei fossili giurassici, che insieme a 

qualche cefalopode oxfordiano (Belemnites hastatiis Blainv. , B. 

Sauvanaiisus d' Orb.) o kimmeridgiano {Perisphinctes aff. polygyratus 

Rein.) comprende due specie di brachiopodi e una ventina 

di molluschi dell' oolite inferiore. Di questi ultimi, taluni son de- 

scritti come nuovi : Trochactaeonina Ricliardsoni, Penta latoconve- 

xa^ Gervillia iraonensis, Lima iraonensis, Mytilus madagascarien- 

sis, Modiola angustissima^ Corbula pedinata, C. Grandidieri, Pseu- 

dotrape\ium ventricosum, P. depressimi, P. elongatiim; altri son 

riferiti a specie che si ritrovano nei terreni giurassici d' Europa, 

dell'Africa orientale, dell' Asia {Perna orientalis? Hamlin, Trigonia 

piillus I. de C. Sow., T. costata Parkinson, Corbula pectinata I. de 

C. Sow., Rhynchonella concinna I. Sow.).

20 . 

RIVISTA 

ITALIANA 

Avanzi vegetali mal conservati che il Carni thers giudica 

spettare a felci e ad Equisetum, vengono' dalla lignite di Amba- 

vatoby nella costa occidentale dell' isola. Essi certamente non ba- 

stano a definire l'età di questa lignite, che il Baron inclina a 

ritenere giurassica, mentre il nostro Cortese la riferiva al permo- 

carbonifero. Sono infine abbondantissime le Girvanella nei calcari 

a struttura colitica di più località del Madagascar: calcari che per 

la presenza di un brachiopode molto vicino alla Rhynchonella 

plicatella^ vengon pure indicati dall' A. come spettanti al giurassico. 

Oppenheim (P.) — Die eocàne Fauna des Mte. Pulii bei Valdagno 

— Zeitschr. d. deutsch. geol. Ges., 1894, pag. 309-445, 

tav. XX-XXIX. 

Il lavoro comincia con una descrizione stratigrafica della Val 

di Grengaro (laterale della Val D'Agno), nella quale trovasi il gia- 

cimento di lignite del M. Pulii. I singoli strati, dalla scaglia in su, 

sono riprodotti in un profilo ; né mancano dei dati sulla coltivazione 

della miniera di lignite. Segue poscia un' estesissima bibliografia 

relativa al M. Pulii e alla sua fauna. Per ciò che concerne la paleontologia 

m particolare, vengono descritte e figurate come nuove 

le specie seguenti: Cardium pullense, Lucina Fontìs-Felsinae, L. 

pullensis, Troclms {Calliostoma Husteri)^ Teìnostoma vicentinum, 

Hydrobia pullensis ^ Cerithium corvini/orme, C. Fontis-Felsinae, 

C. atropoides, C. Dal-lagonis^ C. Bassanii, C. spectrum. Un numero 

grande di tipi fossili del Vicentino, già descritti, specialmente da 

Brongniart (Melania Stygis Brongn. , Melanatia auriciilata 

Schloth. , Cerithium corrugatum Brongn., C Fw/c-^nf Brongn. , ecc.) 

sono poi dall'A. completamente ripresentati nei particolari della 

loro forma e nei loro rapporti sistematici. 

L' ultima parte del lavoro è dedicato alla discussione sulla età 

della formazione. Nonostante i rapporti col M. Postale , con cui 

M. Pulii ha 5 specie a comune, sono per l'A. di maggiore impor- 

tanza le affinità colla fauna di Ronca, manifestate da 21 specie. 

Egli crede di vedere nelle marne lignitifere di M. Pulii 1' equivalente 

dei tufi salmastri di Ronca, delle argille con Nummulites 

subplanulata v. Hantk. e Mad., e delle marne con A'', laevigata del 

N-0 dell'Ungheria. Ritiene che non sia ancora giunto il momento 

opportuno per un confronto preciso coli' eocene settentrionale, e 

particolarmente con quello del bacino di Parigi, giacche prima di 

S.

DI PAT.EONTOT/)GIA 27 

tutto deve essere completata la conoscenza esatta delle faune alpine 

e della loro estensione nel tempo e nello spazio. 

Due tabelle accompagnano il lavoro: la prima rende conto dei 

fossili sinora trovati al M. Pulii e della loro presenza in località 

situate fuori del Vicentino; la seconda contiene tutte le specie che 

finora furono rinvenute negli strati eocenici più antichi del Vicen- 

tino, e indica la loro presenza nei singoli giacimenti fossiliferi 

(Ronca, M. Postale, Ciuppio, ecc.). Dobbiamo qui rinunciare a tutti 

i dettagli di questa particolareggiata monografia, e ci limiteremo a 

notare che molte delle specie figurate male in lavori precedenti 

vengono qui ben riprodotte. E. Bòse. 

Oppenheim (P.) — Ueber die Nummuliten des venetianischen 

Tertiaers — Berlin 1894. Verlag von R. Friedlaender und 

Sohn. 

Possf.lt (H. J.) — Brachìopoderne i den Danske Kridtformation. 

Con riassunto in francese. — Copenhague {Damn. Geol. 

Undersog.) 1895. In 8°, 60 pagine con 3 tavole. 

Rauff (H.) — Ueber Porocystis pruniformis Cragin (=? Araucarites 

Wardi Hill) aus dar untsren Kreide in Texas. Con 

una tavola. — Neiies Jahrb. f. Miner. Geol. ii. Pal.j Jahrg. 

1895, voi. I, fase. I. 

Reed (F. R. Cooper) — New Trilobites from the Baia Beds of 

Co. Waterford — Geol. Magatine., voi. II, pag. 49-55, 

tav. IH. London 1895. 

Alle numerose specie di trilobiti che si trovano nei calcari 

della contea di Waterford, calcari che certamente vanno riferiti 

alla serie di Baia, due nuove forme debbono aggiungersi, raccolte 

di recente dall' A. Una. delle due appartiene al genere Cybele, ed 

è una forma .singolarissima, munita di un notevole prolungamento 

del margine anteriore. L' altra è un Triniicleus, che somiglia al- 

quanto al Tr. bucculentus di Angelin, fossile negli strati della 

« regio Ba » in Norvegia. 

La Cjrbele traniorensis e il Trìnucleus hibernicus sono figu- 

rati nella unita tavola e ampiamente descritti dall' A. F.


Renault (B.) — Sur quelques bactèries du Dinantien (Culm) -— 

Comptes rendiis hebdom. des séances de l'Acad. des Sciences, 

voi. CXX, n. 3, 21 Janvier 1895, pag, 162. 

Fino dal 1879 il Van Tieghem (') aveva riconosciuta la 

presenza del Bacillus amylobacter nei detriti vegetali silicizzati del 

carbonifero di St. Etienne. Oggi il Renault, esaminando i fram- 

menti di tessuti vegetali completamente dissociati, che trovansi 

inclusi nelle selci del Culm di Esnost presso Autun e dei dintorni 

di Regny, li trova attaccati da un' altra bacteriacea, cui mette nome 

Bacillus vorax. Si tratta di bacteri bacillari lunghi dai 12 [i. 

ai 15 |Ji. e larghi dai 2 [j,. ai 2!^ 5. contenenti 6-8 spore sferiche, di 

circa I [X. Mediante setti trasversali il bacillo è diviso in articoli 

o compartimenti, ciascuno dei quali contiene una spora. Pare che 

questi setti si distruggessero prima dell' involucro esterno, poiché 

in un certo numero d' individui le spore son venute a contatto 

r una dell' altra e si sono portate verso una delle estremità del ba- 

cillo, come se da questa estremità dovessero sfuggire. 

Il Bacillus vorax, che è la più antica bacteriacea fin qui co- 

nosciuta, ricorda alquanto il B. megaterium de] deBary, ma è più 

grande, possiede un maggior numero di articoli ed ha le spore 

sferiche anziché ellittiche. S. 

Renault (B.) — Sur quelques Micrococcus du Stéphanien, 

terrain houiller supérieur — Ibid., n. 4, 28 Janvier 1895, 

pag. 217-220. 

Nelle selci raccolte alla base dello stefaniano, nei dintorni dì 

Grand Croix, il Renault ha scoperto un altro batterio, che si 

presenta in forma di piccole sferule libere o saldate per paia, del 

diametro medio di 2,2 [jl. a contorno nettissimo e colorato in bruno. 

Tali sferule non possono essere considerate come spore, perchè di 

frequente si presentano o allungate in ellissoidi, col grande asse 

di 4 {X, o fornite di un setto che si dirige perpendicolarmente al 

grande asse, o saldate due a due: mostrando così le successive fasi 

di sviluppo che si osservano nei Micrococcus. Qiiesto batterio, che 

r A. ìndica col nome di Micrococcus Giiignardi, invase principalmente 

il legno dei Calamodendron, i tegumenti dei semi dì Rhabdo- 

{}) De la fermentation butyrique à l'epoque de la houille. {Comptes 

rendus, voi. CXXXIX, pag. 1102, 1879).


carpus e di Ptychocarpus^ attaccando Io strato cellulosico delle 

pareti cellulari, anche quando era fortemente incrostato. 

La dissociazione degli elementi dei tessuti veniva operata in- 

vece da un altro Micrococcus, M. hymenophagus n. sp., più pic- 

colo e differentemente aggruppato, che s'incontra così fra le cellule 

come sulla loro membrana media. Qûest' ultima specie, oltre che 

nelle selci di Grand Croix, è stata riconosciuta dall' A. anche in 

quelle del culm d' Esnost e del Roannese. S. 

Salomon (W.) — Geologische u. palaeontologische Studien iiber 

die Marmolata (mit Ausschluss der Gastropoden) — Palae- 

ontographìca, voi. XLII. 

Questo lavoro, uno splendido volume di 210 pagine di testo ed 

8 tavole, si divide in due parti. — La prima contiene un indice 

bibliografico, uno sguardo topografico sulla regione della Marmo- 

lata, e tratta della letteratura speciale e della stratigrafia. La de- 

scrizione stratigrafica offre particolare interesse per le esuberanti 

prove che 1' A. adduce contro l' ipotesi che le masse dolomitiche 

delle Alpi meridionali rappresentino scogliere coralligene. Segue 

una lista dei fossili del calcare della Marmolata e dei cefalopodi 

del calcare di Latemar, di Forno di Flemme. Tre capitoli trattano 

della età del calcare della Marmolata, delle località fossilifere e 

della tettonica della regione. — Il carattere di questo periodico ci 

vieta di estenderci nell' analisi di questa parte. 

La seconda parte è dedicata alla descrizione dei fossili. Dai 

« Werfener-Schichten » provengono quattro specie, due delle quali 

presentano un certo interesse : VAvìcula venetiana von Hauer, e la 

Pseudomonotis ovata Schaur. Per 1'^. venetiana, V A. dubita fondatamente 

che la determinazione generica sia giusta. Il Frech 

(Karnische Alpen, 1893, pag. 393) la identifica col Pecten Fuchsi 

Hauer, fondandosi suU' esame degli esemplari originali, ed ora denomina 

la specie P. venetianus von Hauer. — La Pseudomonotis 

ovata è la bivalve indicata fin qui col nome di Posidonomya au- 

rita. — Dai « Buchensteiner Schichten » vengono tre specie, fra 

cui particolarmente importante è la Spiri/crina fragilis Schloth. 

del muschelkalk. E interessante la presenza di una Halobia, la 

quale è molto prossima alla H. Lommeli. Dei « Wengener-Schichten » 

r A. descrive solo due specie. La maggior parte del lavoro è na- 

turalmente dedicata alla illustrazione della fauna della Marmolataj, 

che comprende 129 specie, indipendentemente dai gasteropodi, che 

sommano a circa 140. Questi ultimi saranno descritti dal dottor


Jóh. Bòhm. — I brachiopodi ammontano a 27 specie, a 44 i lamellibranchi, 

a 39 i cefalopodi, a 7 i coralli, a 2 i crinoidi ; vi 

hanno anche tre cidariti e 6 diplopore. Di queste forme son nuove ; 

Koninckella triadica Bittner. , var. depressa, Spiriferina ampia 

Bittn., var. bathycolpus e var. radiata, S. Bittneri, S. fragilis 

Schloth., var. incurvata, Spiriterà quadriplecta Miinst., var. tenui- 

costata, S. Stoppami, S. nudata, Retîa Mojsisovicsi Boeckh, var. 

truncata, R. Taramellii, Rliynchonella Rosaliae, R. trinodosi Bittn. , 

var. sculpta, Waldheimia angusiaeformis Boeckh, var. elongata, W. 

angusta Schloth., var. Rosalia, Lima Skuphi, L. (?) fassaensis , 

L. Finkelsteini, Pecten Rosaliae, P. (?) Albertii Goldfuss, var. fas- 

saensis, P. Seebachi, P. stenodictyiis , Aviculopecten triadicus, 

Avicula decipiens, Cassianella Johannis-Boehmi, Gervilleia leptopleiira, 

Mysidioptera nov. gen. ornata, M. Woehrmannì, Mya- 

lina (?) Tommasii, Myoconcha Brunneri Hauer, var. angulosa e 

var. injlata, Gonodon angulatum Pholadomya Sansonii, Pleuromya 

(?) Fedaiana, P. prosogyra, Trigonodus (??) Marmolatae, 

Orthoceras Mojsisovicsi, Dìnarites quadrangulus, D. Hoerichi, Ba- 

latonites Waageni Mojs. var. atiguste-umbilicatus, B. late-umbiMea- 

tus, Trachyceras Fedaia, T. symmetricum, Celtites evolutus ^ 

Atractites ladinus, A. Meneghina, A. subrotimdus. 

Son da aggiungere 14 cefalopodi di Forno di Fiemme, fra i quali 

3 specie nuove, cioè: Ceratites Zitteli, Balatonites Rothpletii, 

Longobardites (?) avisianus ; 3 specie nuove di Dìplopora della 

Marmolata, e cioè D. Guembeli , D. Beneckei , e D. nodosa 

Schafh. var. elliptica, ecc. ; 2 coralli : Montlivaltia Marmolatae é 

Monti. Schaeferi. 

Son di molto interesse le considerazioni che 1' A. fa sulle Di- 

plopora. Questo nome è usato da lui nel senso di Benecke (Ub. d. 

Umgeb. von Esino in d. Lombarde! — Geogn. Pai. Beitrage II, 

pag. 300), poiché ne tiene distinte le Gyroporella Giimb. — L' A. 

aggiunge che la D. porosa Schaft. è identica con la G. multise- 

rialis Giimb., e che la D. nodosa Schaft. è identica con la G. infun- 

dibuliformis Giimb., la D. herculea Stopp. con la G. aequalis Giimb., 

dimodoché i nomi dati dal Guembel dovrebbero essere aboliti. 

— Importante è il fatto che le specie or ora nominate, oltre che nel 

calcare della Marmolata rinvengonsi nel calcare del Wetterstein e 

di Esino. — Del resto molte altre specie si riscontrano comuni alla 

Marmolata da una parte, al calcare del Wetterstein e di Esino dal- 

l' altra ; benché la fauna di quest' ultimo giacimento sia solo in 

parte conosciuta e quella del primo non sia per anco descritta.


Inoltre la fauna sì collega intimamente con quella dei « Cassia- 

ner-Partnach-Schichten », nonché del muschelkalk. E notevole la pre- 

senza di generi con abito paleozoico, p. e. Aviculopecten. 11 genere 

Mysidioptera VQCQiViQVCiQnXQ. descritto da Salomon si unisce stret- 

tamente sA gQVìtTe. Mj'sidia descritto da Bittner (Trias von Balin, 

1891, J. kk. R-A). 

Non possiamo qui trattenerci su tutto ciò che il lavoro di Salomon 

contiene di interessante: IW. offre non solamente una de- 

scrizione della fauna dalla Marmolata, ma entra anche a discorrere 

di molte altre faune sì delle Alpi orientali che di Germania, dimodoché 

questo splendido lavoro dovrà venire preso in considerazione 

anche negli altri lavori sul trias alpino ed extra-alpino. E 

deplorevole che 1' A. non abbia dato del suo lavoro un indice al- 

fabetico speciale, che sarebbe stato utilissimo per farsene un' idea 

a colpo d'occhio. E. Bose. 

Sandberger (F. V.) — Bemerkungen iiber eine Kalktuff-Ablagerung 

im Buken von Wiesbaden — Neiies Jahrb. f. Min., 

1895, I, I, pag. 107-109. — Bemerkungen iiber einige Formen 

des Mosbacher Sandes — Ibid., pag. no. 

ScHLOssER (M.) — Geologische Notizen aus dem Innthale — 

Neues Jahrb. ftir Min.., 1895? I5 P^S- 75"97- 

E questo un lavoro d' indole principalmente geologica, ma 

che contiene altresì alcune interessanti notizie paleontologiche. 

Vengono date liste di fossili del lias, del dogger e del neocomiano, 

e per il dogger alpino si segnalano nuovi giacimenti fossiliferi, dai 

quali provengono le due forme nuove seguenti: Terebratula Rossiì 

Can. var. oenana Bòse (ms.) e Terebratula Finkelsteini Bose (ms.). A 

proposito di quest' ultima specie si può notare in diversi punti del 

lavoro un errore di stampa : a pag. 89 vien citata « Waldheimia 

Finkelsteini Bòse (Finkelsteins n. sp. aff. angiistipectus Rothpletz, 

vom Laubenstein) » mentre doveva scriversi « Ter. Finkelsteini Bò'se 

[Finkelsteins Waldh. (?) n. sp. afif. angustipectus Rothpletz, von M. 

Peller bei Gles (')] ». Il recensore ha descritto pure una Waldheimia 

Finkelsteini , ma proveniente dal lias inferiore (Fleckenmergel) 

(1) V. Finkelstein — L"eb. ein York. d. Opallnus {i\. Marchisonae (?) 

Zone) im westL Sùd-Tiroì — Zeitselii-. dcutsch. geoL Ges. 1889, pag. 67, 

t. VII, fig. 1-3.


di Hohenschwangau (Geol. Monogr. d. Hohenschipangauer Alpen, 

Geogn. Jahreshefte d. kgl. bayer. Oberbergamt. Jahrg. 1893, ^- ^^^• 

lìasische und mitteljiir. Fleckenmergel der bayer. Alpen, Zeitschr. d. 

deutsch. geol. Gesellschaft 1894). Particolarmente interessante è il 

fatto, citato dall'A., che il dogger inferiore (zona ad Opalimis) pre- 

senta facies marnosa e contiene 1 1 specie (Vedere in proposito 

Bose: Ueb. lias. u. mittelj. Fleckenmergel ecc.) E. Bose. 

Seeley (H. G.) — Note on the Skeleton of Pareiasaurus Baini — 

Geological Magaiine^ voi. II, n. I, January 1895, pag. 1-3, 

con una tavola. 

Lo scheletro quasi completo di Pareiasaurus Baini, che ristau- 

rato egregiamente, oggi si ammira al British Museum, fu scavato 

dal Seeley a Bad presso Tamboer Fontein (Colonia del Capo), 

nella triassica « Karo Formation » fino dall'agosto 1889. — Nelle 

a Philosophical Transactions » del 1892 il Seeley ha già scritto 

intorno a questo singolarissimo tipo collettivo, che ha bacino, cin- 

tura scapolare ed arti da mammifero, condilo occipitale unico, da 

vero rettile, armatura cranica simile a quella dei Labirintodonti, 

denti palatini numerosissimi, aguzzi e ricurvi, associati con altri 

denti in alveoli che occupano il margine delle mascelle e che nel 

tipo generale somigliano a quelli degli attuali Amblyrhynchus. Oggi 

l'A. narra i particolari della scoperta e tratta brevemente delle affi- 

nità zoologiche messe in evidenza dallo stupendo esemplare. S. 

Seeley (H. G.) — On Thecodontosaurus and Palaeosaurus 

— Annals and Magatine of Natural History, ser. 6, 

vol. XV, n. 86, Feb. 1895, pag. 144-163, con io fig. 

L'A. discute le conclusioni di Riley e Stute h bury (1836), 

Owen (1841) ed Huxley (1869), circa le ossa trovate nel trias 

e riferite ai gen. Thecodontosaurus e Palaeosaurus. Questi resti 

costituiscono una importante collezione esistente nel Museo di Bri- 

stol. La maggior parte appartenevano a Pai, un omero e forsanco 

un ileo a Thec. 

Nella descrizione particolareggiata delle ossa di Pai. l'A. fa ri- 

saltare caratteri che rammentano ora i coccodrilli, ora i megalo- 

sauri. Le scapole (al numero di cinque esemplari) appartenevano 

forse a specie diverse, e V ulna era già stata considerata come una 

tibia. L' ileo, l' omero, il femore e le scapole hanno una grande ras-


somiglianza con quelli di Zanclodon, ma ne differiscono molto la 

tibia e i dettagli del femore, specialmente T estremo ditale, così che 

si suppone che il pube e l' ischio fossero diversi in questi due generi. 

La lunghezza del femore e della tibia, che si può calcolare rispet- 

tivamente a IO Y2 e a 7 pollici, non permette di imaginare che il 

corpo dell' animale fosse molto sollevato da terra. L'omero è lungo 

7 pollici e l'ulna quasi 5. Il carattere crocodiliano e le forti dimensioni 

dell' ileo (largo come in un Alligator di circa io piedi di 

lunghezza) sono degni di rimarco in relazione con la brevità delle 

zampe. Nel tutt' insieme le proporzioni di Pai. sembrano essere 

state quelle di un coccodrillo, ma con la coda probabilmente più 

piccola. 

L'omero di Thec, trovato in due pezzi, non può, per la concavità 

del margine interno, essere avvicinato a quello di Belodon, al quale 

rassomiglia grossolanamente per i contorni. Per l'A. non è dubbio 

che TJwc. diverge dagli ordinari Saurischia (Seeley), e s' avvicina ai 

Lacertilii attuali. A. Coggi. 

SuEss (E.) — Beitraege zur Stratigraphie Central-Asiens auf 

Grand der Aufsammlungen von F. Stoliczka und K. Bogdanowitsch 

und mit Unterstùtzung von Prof. F. Frech in 

Breslau, Dr. E. v. Mojsisovics W. M. K. Akad. , Herrn 

F. Teller in Wien und Prof. V. Uhlig in Prag — Denk- 

schriften d. kaìs. Akad. d. Wiss. in Wien. 1894, ^^' LXI, 

pag. 431-466, con I tav. 

Dal prof. Suess in collaborazione con altri vengono descritti in 

questo lavoro i fossili raccolti da Stoliczka e Bogdanowitsch 

nel Kuen-Lùn, nel Pamir e nel Thian-Scian —• 

Del 

devoniano sono 

descritte 27 forme, fra le quali le nuove seguenti: Stylodictyon n. 

sp. Spirifer aperturatus Schloth. var. latistriata, Clathrodictyon 

Montis Casi, e Amplexus n. sp. Del carbonifero vengono descritte 

due specie, ed altre sono semplicemente enumerate. Son rappresen- 

tati il carbonifero inferiore medio, e superiore. Troviamo quindi 

quattro specie provenienti dall' interessantissimo calcare a brachio- 

podi del fiume Gussass (Kuen-Lùn occidentale); nuove fra queste sono 

il Productus (?) thibeticus e lo Streptorynchiis difficilìs. — La pre- 

cisa determinazione cronologica di questi strati non fu ancora possibile. 

— Il trias ha dato cinque specie, fra cui una nuova, Halorella 

Stolic^kai. Particolarmente notevole è la piesenza della H. 

pedata e della H. rectifrons. Circa alla H. Stolic\kai non parrebbe, 

liivistn Italiana fit Paleontologia. — Febbraio 1895. 3


dalle figure, che si trattasse con sicurezza di una specie nuova, 

poiché la figura 7 specialmente si avvicina molto alla H. plicatìfrons 

di Bittner. Dal giura vengono sette specie, fra cui una 

nuova Rhynchonella\ la fauna dovrebbe appartenere al calloviano. 

L'eocene è solo rappresentato da tre specie di Ostrea. E. Bose. 

Wahner (Franz) — Beitràge zur Kenntniss der tieferen Zonen 

des unt. Lias in den nord-ostlichen Alpen — Siebenter 

Theil. —Beiti', i. Paldont. u. Geol. Oesterreich-Ungarns iind 

d. Orients, Bd. IX, H. i e 2, pag. 1-96, taf. I-X (LII-LXII). 

Williamson (W. C.) and Scott (D. H.) — Further Observations on 

the Organisation of the Fossil Plants of the Coal-Measures. 

Part. II — -The Roots of Calàmites — Proceedings of the 

Royal Society, vol. LVII, n. 340, 14 Jan. 1895, pag. 1-3. 

Dimostrano gli Autori che i fossili fin qui descritti col nome 

di Astromyeloìi non son altro che radici avventizie di Calàmites. La 

struttura degli Astromyelon corrisponde infatti, sotto ogni riguardo, 

a quella caratteristica delle radici, essendo centripeto lo sviluppo 

del legno primario, alternanti gli xilemi con i floemi, endogena la 

ramificazione, e mancanti i nodi. — I più piccoli esemplari, con 

poco o punto midollo, rappresentano le ultime^ diramazioni delle 

stesse radici, mentre i grandi esemplari, con abbondante midollo, 

son da considerare come assi principali. S. 

Woodward (A. Smith) — On two Deep-bodied Species of the 

Clupeoid Genus Diplomystus — Ann. a. Maga:{. of Nat, 

Hist, vol. XV, serie 6^, n. 85, Jan. 1895, pag. 1-3, con una 

tavola. 

E considerevole, in parecchi Diplomystus^ V altezza del corpo 

nella regione addominale; ma in nessuna specie di questo genere 

è tanto pronunziata come nel D. longicostatiis e nel D. Birdi. — 

Del D. longicaiidatus si aveva già un' ottima descrizione dovuta al 

Cope; grazie all'A. ne abbiamo oggi anche una buona figura, fatta 

sopra un esemplare proveniente dal cretaceo d' Itacaranha presso 

Bahia nel Brasile. — Il D. Birdi è una specie nuova, del cretaceo 

superiore di Hakel nel Libano. Affine al D. brevissimiis, se ne 

distingue pel tronco molto più alto e pel contorno arcuato del 

ventre. E probabile che nelle collezioni sia rimasto confuso fra gli 

esemplari del cosi detto Platax minor. S.


Woodward (A. Smith) — Note on a supposed Tooth of Galeocerdo 

from the English Chalk — Ibid., pag. 4. 

L' esistenza, linora non bene accertata, del gen. Galeocerdo nei 

mari cretacei, avrebbe una nuova conferma nei denti che V A. de- 

scrive e figura sotto il nome di G. Jaekeli n. sp. Essi differiscono 

dalla maggioranza dei tipici denti dei Galeocerdo terziari ed attuali 

per le diroensioni minori, per la corona molto più bassa, per l' a- 

pice meno sviluppato. Si accostano, più che ad altri, a quelli 

dell'eocenico G. latidens\ ma in questi ancora l'apice è più pro- 

minente ed inoltre sono più deboli i denticoli laterali. S. 

Woodward (A. Smith) — On the Devonian Ichthyodorulite, Byssacanthus 

— Ibid., n. 86, Feb. 1895, pag. 142-144 con fig. 

Trattasi di un esemplare di Byss. crenulatus Agass. del British 

Museum, trovato nel devoniano di Livonia insieme con Psammo- 

steus^ Heterosteus, Homosteus ed Asterolepis. L' esame del pezzo 

e di sezioni microscopiche di esso provano che Byss. non è un 

Elasraobranco ordinario, ma probabilmente appartiene ad un gruppo 

affatto distinto. Fra gli Ostracodermi conosciuti, Byss. si ravvicina, 

per i caratteri istologici, ai Pteraspidiani. A. Coggi. 

III. 

NOTE SU VERTEBRATI FOSSILI 

Un rappresentante devoniano dei Ciclostomi (^). 

Nel 1890 il Traquair descriveva un piccolo fossile le cui 

afBnità zoologiche erano tuttora problematiche e furono discusse 

ancora dall' Howes, dal Woodward e dal Dawson. Tutti ge- 

neralmente si accordarono nel riconoscere in esso un precursore 

(^) R. H. Traquair — A stili further Contribution to our Knowledge 

of Palaeospondylus Gunni Tranuair. Pfbc. R. Phys. Soc Edinburgh., vol. 

XII, pag, 312-321, PI. 9, 1894.

36 


degli attuali Petromizonti e Missinoidi. Successivamente ne vennero 

trovati altri e più perfetti esemplari che però tutti fanno vedere la 

sola faccia ventrale dello scheletro del capo, al quale fa seguito una 

colonna vertebrale terminata da pinna codale. L' estremità ante- 

riore del capo offre un incavo trasversalmente ovale, limitato in- 

dietro da quattro sporgenze filiformi o cirri; il suo margine ante- 

riore porta sette simili cirri dei quali i due laterali sembrano partire 

dal fondo dell'incavo. Quello che Traquair considera come 

il cranio consiste di due parti : l'anteriore forata di aperture e che 

.Óùi^/'i 

Palaeospondyliis Gunni Traq. 

scheletro restaurato e ingrandito 

(secondo Traquair). 

r autore designa col nome di parte tra- 

becolare e la posteriore a pareti continue 

che egli ritiene costituita dall' unione dei 

paracordali e delle capsule uditive. Poste- 

riormente, il cranio si prolunga in cia- 

scun lato in un' appendice parallela alla 

colonna vertebrale. L' autore considera 

r incavo anteriore come un' apertura na- 

sale unica e non trova nessuna traccia di 

scheletro viscerale. La colonna vertebrale 

mostra corpi vertebrali distinti, con apo- 

fisi spinose neurali ; nella porzione che si 

può designare come pinna codale, vi sono 

anche apofisi spinose emali. Qtieste apofisi 

sono dicotome, ma senza segmentazione 

trasversa ; in questi caratteri ricordano le 

formazioni corrispondenti delle Lamprede. 

In un interessante lavoro sulla mor- 

fologia delle parti dello scheletro che circondano 

la bocca dei vertebrati, il Pol- 

lard (^) esprime il parere che l' apertura 

anteriore del capo del Palaeospondyliis 

sia, non un orifizio nasale, ma una bocca 

circondata di tentacoli, come quella dello 

Amphìoxiis e della Myxìne. Questa opi- 

nione mi sembra la più verosimile; però 

essa ci obbliga a rifare tutta l' interpre- 

tazione del Traquair, perchè se lo spazio circondato dai cirri è 

la bocca, non è possibile che le parti situate più indietro, e che sa- 

(1) B. PoIIard — The cirrliostomial origin of the head in Vertebrates. 

Anatoin. Auzeiger, 9 Bd., pag. 349-359.

DI PALEOxNTOLOGlA 37 

rebbero continue col margine inferiore della bocca stessa, siano il 

cranio. Bisognerà ritenere che tutto quello che si conosce dello 

scheletro del Palaeospondylus rappresenti lo scheletro viscerale di 

questo animale, e che il cranio non era calcificato, o per altre ra- 

gioni non potè conservarsi allo stato fossile. 

Comunque siasi, molto rimane ancora a chiarire, e ciascuno 

deve assentire col Traquair nella chiusa del suo lavoro, espri- 

mente il desiderio che ulteriori esemplari permettano di comple- 

tare la cognizione tuttora inperfetta di questo fossile tanto inte- 

ressante. 

Gli Zeuglodonti d' Egitto, e le affinità zoologiche degli Ar- 

cheoceti. 

Gli avanzi fossili descritti in una memoria pubblicata da W. 

Dames lo scorso anno(^), furono scoperti in Egitto dallo Schweinfurth 

in uno strato di argilla riferibile all'eocene superiore o 

all'oligocene. Sono una mandibola e diverse vertebre. L'Autore li 

descrive come appartenenti ad una nuova specie, Zeiiglodon osiris 

Dames : la mandibola mostra 5 denti ad una radice, dei quali il 

primo situato all' estremità della mandibola e diretto in avanti ; 

solo i primi due denti sono conservati, gli altri tre mancano. Seguono 

6 denti a due radici, i quali si possono distinguere in due 

gruppi di 3 ciascuno (premolari e molari) per differenze di forma. 

L'Autore confronta la nuova specie con altri Zeuglodonti e in ispe- 

cie con i tipi dei lavori di J. Miiller. — Dopo questa parte speciale 

del lavoro l'Autore discute la questione della affinità dei Zeuglodonti 

e combatte l'opinione espressa recentemente da W. D' Arcy 

Thompson, che considera questi animali come prossimi ai Pin- 

nipedi. L' esistenza di un rostro, la forma della mandibola, la sua 

superficie articolare, l'ampio canale alveolare, la bolla timpanica, 

sono caratteri di somma importanza che dimostrano strette affinità 

con i Cetacei e con nessun altro ordine di mammiferi. Le rasso- 

miglianze coi Pinnipedi notati dal Thompson in parte sono ras- 

somiglianze generali con vari gruppi di Mammiferi terrestri, in 

parte sono anche insussistenti e sempre molto meno importanti 

delle ditferenze. — Dunque i Zeuglodonti sono veri Cetacei, i più 

{}) AV. Dames — Ueber Zeuglodonten aus Aegypten , und die Bezieliuuoen 

dor Archaeoceteii zu den ùbrigen Cetaceen. Falaeontolog. Abliandlungea, 

herausg. von NA". Dames u. E. Kayser, 5. Bd., Heft 5, 1804, 36 

pag., 7 tav.


antichi che si conoscano, quindi meno completamente differenziati e 

adattati alla vita marina che non siano gli Ouontoceti attuali. Ammettendo, 

come lo hanno provato le ricerche anatomiche e em- 

briologiche di M. Weber e di Kiikenthal, che i Cetacei deri- 

varono da forme terrestri, molti caratteri propri dei Zeuglodonti 

potranno ritenersi ereditati da quelli antenati terrestri : così la na- 

tura eterodonte della dentatura; mentre i diastemi che separano i 

denti anteriori e che stanno in rapporto con l' allungamento del 

muso, dinotano un avviamento alla condizione dei Cetacei. Anche 

la forma della scapola e dell' omero si possono interpretare allo 

stesso modo. Così ancora 1' accorciamento delle vertebre cervicali, 

ancora libere, e 1' allungarsi delle lomibari. Il fatto che non è stato 

mai trovato un sacro, né pezzo alcuno di membri posteriori, fa 

presumere che il bacino fosse staccato dalla colonna vertebrale, e 

i membri posteriori stessi nulli o rudimentali, la coda fungendo da 

organo propulsore. L' adattamento alla vita marina sarebbe dunque 

incominciato e quindi più inoltrato nel suo progresso ai due estremi 

del corpo, con la formazione del rostro in avanti, della pinna co- 

dale indietro. L' esame microscopico delle piastre di corazza de- 

scritte da J.M ti He r, che accompagnavano lo Zeiiglodon dell'Ala- 

bama, mostra che esse differiscono da altre ossa cutanee conosciute ; 

quindi appartengono molto probabilmente a quel cetaceo. Con ciò 

le osservazioni di Kiikenthal sullo scheletro cutaneo di Neo- 

meris phocaenoides acquistano maggiore importanza a rendere pro- 

babile che gli antenati terrestri dei Cetacei erano pure provvisti di 

una corazza ossea. 

Intorno alla morfologia dei Cladodonti. 

Il Dean ha recentemente descritto una specie nuova di Cla- 

doselache (C Tjderi) Q) sopra un esemplare stupendamente conservato, 

scoperto a Linton e appartenente al Museo di Columbia 

College. Egli ha pure studiato i tipi di Newberry. La corda dor- 

sale di questo antichissimo Selacio era continua e il tessuto circo- 

stante debolmente calcificato. La pinna codale, finora molto male 

conosciuta, è eterocerca, il lobo superiore fornito di soli sostegni 

scheletrici epurali; cartilagini ipurali esistono soltanto nel lobo in- 

(1) Dean, Bashford. Contributions to the morphology of ClacJoselnche 

(Cladodiis). Journal of morphology. Boston, vol. IX, pag. 87-114, PI. 7.

DI PALEONTOLOGIA 3'J 

feriore ; si vedono pure tracce di raggi cornei. — Le pinne destano 

un interesse speciale : esse sono attaccate al corpo con tutta la 

loro base, e il basipterigio diviso in segmenti, di cui l'Autore di- 

mostra r esistenza, non sporge in nessun modo nella pinna; in ciò 

Cladoselache differisce dagli Squali moderni e dai Xenacantinì, 

del carbonifero e del permiano. Q.uesto vale tanto per la pinna 

pettorale quanto per la pinna pelvica ; quest' ultima è molto lunga, 

con più di 20 raggi cartilaginei. In nessun esemplare si osserva 

l'esistenza di pterigopodii, la qual cosa prova che, come negli A- 

canthodidae, con cui Cladoselache offre anche altre rassomiglianze, 

la pinna ventrale non costituiva nei maschi un organo copulatore. 

L'Autore considera quei caratteri come primitivi e atti ad appog- 

giare la teoria che fa derivare i membri pari da pieghe laterali del 

corpo (Teoria di Mivart-Thacher-Balfour) e combatte le ve- 

dute opposte di Jakel. Rispetto alla pinna codale, ritiene, contra- 

riamente all' opinione generale, che la condizione eterocerca sia 

più primitiva della difìcerca : anche i fatti dell' embriologia si pos- 

sono conciliare con questa opinione, quando si prescinda dalla con- 

dizione in cui esiste soltanto una pinna impari continua senza 

raggi. Con lo sviluppo dei raggi, si accenna subito la forma etero- 

cerca. Cladoselache possiede un anello orbitale di piastre cutanee, 

come gli Acanthodidae. 

Le condizioni della colonna vertebrale rendono necessario di 

separare il genere Cladoselache^ come pure Acanthodes e affini dal 

gruppo degli Ichthyotomi di Cope. Essi devono costituire nella sot- 

toclasse dei Selacii un ordine dei « Pleuropterygii » diviso in due 

sottordini, dei quali il primo (Cladoselachii) comprende il solo ge- 

nere Cladoselache. C. Emery. 

IV. 

I radiolari delle marne mioceniche di Arcevia. 

(nota preliminare) 

La marna del miocene medio (facies langhìana) di Arcevia, 

che ha fornito i materiali per questo mio studio, fu già descritta 

anche sotto il punto di vista micropaleontologico dal prof. Capellini, 

quando si trattò di far conoscere un interessante delti-

40 


noide che vi si rinvenne sepolto (^). Né furono, in quella occasione, 

dimenticati gli' organismi silicei eh' essa contiene in gran 

copia; ma vennero anzi indicati parecchi generi di radiolari, riconosciuti 

esaminando la roccia in sezioni sottili. 

Neil' intraprendere lo studio particolareggiato di questi organismi, 

mi son proposto un duplice scopo : contribuire alla conoscenza, 

fin ora tutt' altro che completa, delle faune a radiolari 

de' mari neogenici, e tentar di risolvere nel tempo stesso, alcune 

questioni d' indole geologica. Ed è per questo che io non mi son 

limitato ad un semplice lavoro di determinazione di forme, ma ho 

preso in esame anche i caratteri microlitologici e chimici della 

roccia e l' insieme degli avanzi organici che essa racchiude. 

Riferendomi, pei dati stratigrafici, alla citata memoria del 

Capellini, mi limiterò a dire che la marna da me studiata 

corrisponde per i caratteri litologici e per la microfauna a 

quella di Paderno nel Bolognese e a quella di Monte Gibio 

descritta dal Pantane Hi (^), e che mostra in complesso molta 

più analogia coi fanghi a globigerine che coi fanghi ad organismi 

silicei dell' attualità. Però in qualche punto scarseggiano 

o mancano quasi del tutto i foraminiferi, e prendono il 

sopravvento gli organismi silicei. Son da citare fra questi, indipendentemente 

dai radiolari, memerose diatomee e spicule di 

spongiari (^). Notevole è nella marna la non ordinaria abbondanza 

di ossido e d' idrato di ferro come pure la frequenza di 

grossi arnioni piritici. 

La fauna a radiolari offre una ricchezza estrema di forme, potendosi 

calcolare che il numero delle specie raggiunga press' a poco 

il migliaio. — Ma per la ristrettezza del tempo che io avevo disponibile 

e per la grande difficoltà che molti esemplari, incompleti 

o grommati di argilla, presentavano all' osservazione, ho tenuto 

conto solo delle specie più abbondantemente rappresentate, pure 

cercando che ogni grande gruppo fosse rappresentato da qualche 

forma (^). — I Cyrtoidea hanno di gran lunga il sopravvento sopra 

(^) Capellini — Un delfinoide miocenico , ossia il supposto uomo 

fossile d' Acqiw.bona presso Arcevia nelle Marche — Reudic. d. R. Acc. 

dei Lincei, voi. I, fase. IO, 1892. 

(2) Pantanelli — Fauna miocenica a Radiolarie delV Ax)penn,,-ecc. 

— BulL d. Soc. Geol. It., vol, I, pag. 142. 

(3) Fra le spicule di spongiari da me riscontrate nella marna d' Ai^cevia 

notansi forme monoassili, triassiH, tetrassili e poliassili. Talune delle 

poliassili corrispondono a c|uelle che Bower bank denomina oimria, e 

segnatamente a quelle del gen. Cydonium (fara. Geodidae), altre riproducono 

il tipo dell(j sferostellate, caratteristiche di alcuni generi di Geodidae 

e di Ancorinidae. Fra le monoassili abbiamo spicule biclavato-cilindriclie., 

alcune delle quali ricordano quelle di certe Desmacidonide, mentre alcune 

altre ricordano i generi Sceptrella e Plocamia. Le triassili somigliano alle 

forme presentate dal gen. Sclerothamnus, e le tetrassili, infine, accennerebbero 

al gen. Isoj)s o ad affini. 

(*) Descrizioni e figure sono già pronte ed il lavoro completo spero 

potrà veder la luce fra breve.


gli altri gruppi per numero d' individui, e danno anche per la grandezza 

dei gusci r intonazione alla fauna. In seconda linea vengono 

gli Sphaeroidea e i Dìscoidea. Sono abbastanza numerosi anche 

i Prunoidea. Abbondano per numero d'individui, quantunque 

occupino pochissima parte del volume totale della roccia, alcune 

piccolissime forme di Larcoidea, Spiroidea, Tìotryoidea e Stephoidea, 

e si nota pure qualche raro rappresentante dei Plectoidea. 

Non mancano, ed il fatto è notevole, certe forme che per l' aspetto 

ialino, compatto, per le piccole dimensioni e per l'esistenza 

di tubi centripeti' o centrifughi ho attribuito a specie coloniali. 

Le specie sono da considerarsi per la maggior parte come 

nuove, almeno se si voglia rimanere fedeli alla idea piuttosto rigida 

che Haeckel dà della specie nei radiolari. Ciò non deve 

punto meravigliarci quando si pensi come siano poco note le 

faune a radiolari del terziario e come molte di queste probabilmente 

si siano sviluppate in posto, senza quasi comunicare con 

l'esterno. È interessantissima, a questo proposito, la fauna di Cal- 

tanissetta, nella quale, come ha dimostrato il Dreyer, tutte le 

specie sono collegate tra di loro filogeneticamente (^). Se la 

maggior parte delle specie nostre rientra in generi già conosciuti, 

non mancano però generi nuovi. Così fra i Larcoidi ho 

trovato un intero gruppo che non si avvicina a nessuno di quelli 

conosciuti sin qui. I Larcoidi che posseggono un asse con due 

poli diversi, hanno un solo o nessun piano di simmetria; sono 

cioè o avvolti a spirale piana, o a spirale ascendente, o completamente 

irregolari. Quelli da me riscontrati hanno un asse con 

poli disuguali e nonostante posseggono due piani di simmetria 

quasi perfetta. I generi riscontrati in questo gruppo sono quattro, 

rappresentati da un buon numero di specie : la diagnosi di ciascun 

genere è la seguente : 

I. gen. Amphilarciis — Larcoidi con guscio corticale liscio 

possedente due piani di simmetria ed un asse con poli differenti; 

guscio midollare lenticolare o lentellittico semplice. 

II. gen. Acantholarcus — Larcoidi con guscio corticale coperto 

di robuste spine e possedente due piani di simmetria ed un 

asse con poli differenti; guscio midollare lenticolare o lentellittico 

semplice. 

III. gen. Larcodìscus — Larcoidi con guscio corticale liscio 

possedente due piani di simmetria ed un asse con poli differenti ; 

guscio midollare poliedrico semplice. 

IV. gen. Cyrtolarcus — Larcoidi con guscio corticale liscio 

possedente due piani di simmetria ed un asse con poli differenti; 

guscio midollare poliedrico molteplice. 

Il primo ed il secondo di questi generi potrebbero essere raggruppati 

in una nuova famiglia e così il terzo ed il quarto. 

(^) Dreyer — Die Tripoli van Caltanissetta — Jenaischo Zeitschr, 

fùr Naturwiss,, 1890.


Fu inoltre da me riscontrato negli Sphaeroidea un altro genere 

(Monacantha) il quale rappresenta da solo una nuova famiglia. 

Occorre però eh' io faccia per questo qualche riserva, non avendone 

trovato per ora che una specie , rappresentata da tre soli 

esemplari. Gli Sphaeroidea fin qui conosciuti comprendono una 

famiglia {Liosphaerida) senza spine ed un' altra {Siyloasphaerida) 

con due spine poste sopra un medesimo diametro. Invece i 

miei tre esemplari posseggono un' unica grande spina ed hanno 

tuttavia due gusci, uno corticale ed uno midollare, perfettamente 

sferici e riuniti da pilastri radiali. Credo infine, aver riscontrate 

molte di quelle piccolissime forme di -Botrioidi irregolari che 

Haeckel dice di avere rinunciato a studiare per la difficoltà di 

esame dovuta alla piccolezza e complicanza loro. 

L' aspetto generale della fauna è sommamente caratteristico. 

Massicce per lo più e grossolane le forme, con pochi prolungamenti, 

ma tuttavia papillose, rugose, quasi mai lisce. I fori, come 

le trabecole, diversi per grandezza, irregolari nei contorni e nella 

disposizione. Tutti i caratteri, insomma , propri alle faune abissali, 

quantunque non manchi qualche forma che si direbbe pelagica. 

Altra prova della natura abissale della fauna a radiolari delle 

marne di Arcevia sarebbe la presenza in essa di specie anche attualmente 

viventi in mare profondo, od appartenenti a generi 

formati di specie tutte abissali. E naturale del resto che la marna 

di Arcevia sia un deposito abissale, non essendo essa altro in realtà 

che un fango a globigerine. 

Si può inoltre ritenere, che la fauna di cui ci occupiamo abbia 

vissuto in una plaga esposta ad un clima tropicale, come 

sono ancora nell' attualità i mari più ricchi di forme di radiolari. 

Per r accennata ricchezza la fauna di Arcevia ricorda infatti, 

anziché quella del Mediterraneo attuale (che si può considerare 

sotto questo riguardo come una provincia dell' Atlantico del Nord) 

quella degli odierni mari tropicali. Si può anzi affermare che solo 

i fanghi a radiolari più ricchi delle Filippine o dell'Arcipelago 

della Sonda, le sian paragonabili sotto tal punto di vista. .]^]ssa 

ricorda principalmente quelle delle stazioni 225, 226, 265 e 268 

del Challenger, Non mancano, ma si riducono alla comunanza 

di pochi generi i rapporti suoi con quelle dei tripoli di Oran, di 

Barbados, della Sicilia e delle marne mioceniche di Calabria e del 

Modenese. 

Indico neir elenco seguente i generi da me riscontrati, eccezion 

fatta per quelli che ritengo nuovi. Ai nomi generici segue 

r indicazione delle poche specie note e il numero di quelle nuove. 

— Pharyngosphaera i ; Siphonosphaera i ; Cenosphaera 3 ; Carposphaera 

2; Thecosphaera 3; Staurolonche Feuerbachii Haeck. ; 

Heliosoma 2 ; Echìnomma i ; Cenellipsis i ; Driippula i ; Prumilum i ; 

Druppocarpus i ; Cannartidium i ; Spongiiriis i ; Heliodisciis i ; 

Porodisciis fliistrella, P. ìnicroporus , (SWhr.) , P. spiralis (Ehr.) i ; 

Ampììjnneniwn i ; Ommatodiscus i ; Dìctyastrum i ; Spongodiscus 

I ; Archicapsa i ; Spongocyrtis i ; Tetrahedrìna 1 ; Carpocaniiim 

i 

; Sethaviphora microstoma Haeck. , Cyriopìiormis spira-


lis Haeck. , Sethocyrtis 

cyclas ; i ; Tricolocapsa 

i ; 

i ; 

Sethopilium i ; Dicolocapsa i ; Calo- 

Cyrtophormis 2 ; Lithomitra i ; Eusyringiiim 

i ; Stichocapsa i ; Cyrtocapsa ; 7 Dictyospyris 5 ; Therospyris 

i ; Cantharospyris i ; Botryopyle 3 ; Botryocella i 

; 

Botryocyrtis i ; Plagiocarpa i ; Zygocircus 2. 

Quanto alle cause che poterono determinare una così ragguardevole 

accumulazione di organismi silicei in punti limitati 

dei depositi miocenici, io non sarei alieno dall' ammettere, con lo 

Spezia (^), che per la moltiplicazione di quelli organismi costituisse 

una condizione eccezionalmente favorevole la sovrabbondanza 

nelle acque di silice endogena. Se infatti una sorgente geyseriana 

fosse scaturita sul fondo del mare miocenico, i radiolari avrebbero 

prosperato intorno a quella, originandosi cosi un accumulo, 

limitato in estensione, di questi organismi. Quanto all'altra ipotesi, 

opposta dal Pantanelli (^) allo Spezia, secondo la 

quale accumulazioni consimili sarebbero dovute al trasporto loro 

nel Mediterraneo, operato da « una corrente proveniente da regioni 

di facile sviluppo di organismi silicei e calcari d' origine 

pelagica, obbligata a percorrere un mare relativamente ristretto, 

dove potendo affluire acque dolci e limpide fosse favorito in 

parte lo 

ni dello 

sviluppo di questi organismi » oltre che dalle osservazio- 

Spezia mi pare infirmata da due fatti. Il primo è quello 

della indipendenza delle faune (provata specialmente da quella 

di Caltanissetta) la quale non potrebbe verificarsi qualora tutti i 

radiolari fossero stati realmente trasportati da un' unica corrente. Il 

secondo è almeno nel nostro caso, il fatto della natura abissale 

della fauna, che dimostra 1' impossibilità del trasporto per mezzo 

di una corrente marina, naturalmente incapace di agire a grandi 

profondità. Il Pantanelli osserva allo Spezia che con una sorgente 

geyseriana non si sarebbero arricchite sensibilmente di silice 

le acque del mare; ma questa obbiezione, che può sembrare 

giusta a prima vista, perde forse del suo valore quando si osservi 

che anche la produzione di una piccola quantità di silice può 

mantenere in aree ristrette del fondo marino uno strato di acqua 

relativamente molto silicifera, per la grande lentezza della diffusione. 

In questo strato poteva quindi benissimo prosperare una 

fauna di natura abissale quale è quella dei radiolari di Arcevia. 

Invece quanto alle diatomee, abbondanti nella marna studiata 

non meno dei rizopodi e degli spongiari, è lecito ammettere il 

trasporto operato dalle correnti che lambivano la costa. 

E. Tedeschi. 

(1) Spezia — La silice nei tripoli di Sicilia — Atti della R. Ac. 

delle Se. di Torino, voi. XXIX. 1894. 

{*) Pantanelli — Zona miocenica a radiolarie dell' Appetinino 

settentr. e centr. — Atti della Soc. dei Nat. di Modena, serie III, voi. XII. 

18tì4, pag. 170. 

. ^[a]^4- 

—


NOTIZIE VARIE 

Il Pithecanthropus erectus. — Davanti alla Società italiana 

d'Antropologia, nella tornata del 6 gennaio, il prof. Paolo Mant 

egazza ha parlato della « Recente scoperta di un anello fra 

r uomo e la scimmia » riferendosi alla interessantissima pubblicazione 

di Eug. Dubois sul Pithecanthropus erectus (^). Dolenti 

di non potere oggi dar conto della conferenza, riassumeremo brevemente 

la memoria da cui fu ispirata: memoria che crediamo 

ancora poco diffusa in Italia, benché sia comparsa fino dall' anno 

passato. 

Stando a ciò che scrive il Dubois, parrebbe che il Pìthecantropus 

haeckeliano fosse definitivamente sceso dal regno delle 

ipotesi per allogarsi in una vetrina di museo. Certi avanzi fossili 

scoperti a Giava presso le sponde del Bengawan, nei tufi andesi- 

tici del pleistocene o del pliocene, apparterrebbero con certezza al 

precursore immediato della specie umana. 

Consistono quelli avanzi in un dente molare, una calotta cranica 

ed un femore sinistro; scoperti i due primi fin dall'autunno 

del '91, l'ultimo fin dall'agosto del '92, e già parzialmente illu- 

strati nel « Verslag van het Mijnvezen » di quel tempo. Tutti e 

tre si rinvennero ad uno stesso livello, a piccolissima distanza gli 

uni degli altri; e per questo e per molti dati morfologici si può 

ritenere che abbiano fatto parte di uno stesso individuo. 

La calotta cranica, spezzata secondo un piano trasversale che va 

dalla glabella ad una linea immaginaria posta un po' al di sotto 

della linea michae superior, si accosta per la grandezza assoluta e per 

la elevazione della volta a quella dell' uomo, più assai che non 

facciano i crani degli antropoidi finora conosciuti. Misura infatti 

185 mm. in lunghezza dalla glabella all' inion , ha 130 mm. di 

massimo diametro trasverso, ed il suo vertice si trova a 62 mm. 

sopra la sagittale. La differenza in capacità cranica fra 1' uomo ed 

il Pithecantropus arriverebbe appena a metà di quella che si trova 

paragonando all' uomo il gorilla, che pure è, fra gli antropoidi, il 

meglio dotato sotto questo riguardo. Ma nella forma generale il 

cranio fossile di Giava s' accosta al tipo degli antropoidi piuttosto 

che al tipo umano. 

11 dente, assai ben conservato, è un terzo molare superiore, 

con la corona debolmente sviluppata secondo il diametro antero- 

(^) E. Dubois — Pithecanthropus erectus. Etne menscheìiaehnliche 

Uebergangsform aus lava. Batavia,' 1894, 40 pag. iu 4*^', due 

tav. e 3 fig. intercalate.

DI PALEONTOLOGIA . 

45 

posteriore, con le radici obliquamente inclinate all' indietro; per 

cui si può ritenere che assai limitato fosse lo spazio riserbatogli 

nella mascella, e che in direzione sagittale tutta la dentatura fosse 

molto ridotta. Dall' aspetto generale facilmente si giudica che deve 

avere appartenuto ad una forma somigliantissima all'uomo; solo 

diversifica dal corrispondente molare umano per la grandezza assoluta, 

per la superfìcie masticante più rugosa e pel tubercolo 

mediano un po' più sviluppato. Ma si accosta anche molto al M. 3 

degli Hylobates e degli Anthropopithccus, specialmente per la relativa 

riduzione d'ambo i tubercoli posteriori. Anzi opina il Dubois 

che la dentatura del Pithecantropus fosse del tipo stesso di 

quella degli antropoidi ora ricordati , e non possedesse , benché 

vicinissima alla umana, la forma a ferro di cavallo che caratterizza 

quest' ultima. 

Assai lievi sono le differenze tra il femore del Pithecanthropus 

e quelle dell' uomo, ed occorre, per rilevarle, tutta 1' accuratezza 

di cui fa prova il Dubois nell'esame comparativo di questo 

« Schlusselbein der Skeletmechanik «. Nell'aspetto generale come 

nella grandezza, nella forma dell' articolazione inferiore , nell' angolo 

di torsione ecc., la corrispondenza è completa ; solo si può 

avvertire la mancanza àeW angiiliis medialis ^ lo sviluppo minore 

del plajmm popliteiim e della linea obliqua, e la forma concava 

della cresta intertrocanterica. Il femore fossile si scosta assai 

più da quello delle Simiidae. Nel gorilla, oltre all' esser maggiore 

la grossezza dell' osso rispetto alla lunghezza, manca del tutto la 

torsione intorno all' asse longitudinale, e la testa è meno sferica. 

Anche nelle Simla il femore è più grosso, ha il collo più sottile, 

manca dì fossa capitis e di crista femoris e presenta nei condili 

e nella troclea tipo affatto diverso. Così pure, confrontato con 

quello degli Anthropopithecus, il femore fossile è più slanciato, ha 

lunghezza relativa ed assoluta maggiore, forma differente nel 

corpo e più ancora nell'articolazione inferiore; e in senso poco 

diverso s' allontana da quello degli Hylobates. 

In base al principio della completa armonia tra la forma 

e la funzione delle ossa, conchiude il Dubois, il possessore di 

un femore così fatto doveva essere un animale a stazione eretta, 

che camminava su due gambe come cammina 1' uomo. Cessando 

di funzionare come organi di locomozione, le estremità 

anteriori dovettero via via differenziarsi, fino a divenire organi 

perfetti di prensione e di tatto. Questa divisione di lavoro fra le 

estremità è il punto di partenza per un processo evolutivo di tutto 

il corpo, che dà per risultato finale la forma uomo. Il Pithecantropus 

erectus, verosimilmente disceso dagli Anthropopithecus , i 

quali alla lor volta hanno per antenati i Prothj-lobates, sarebbe 

dunque il precursore immediato della specie umana. 

Non si può tacere delle objezioni che già vediamo elevate 

contro quanto afferma il Dubois. In una recensione comparsa 

pochi giorni fa nella « Nature » di Londra (^), viene molto chia- 

O 

Voi. 41, n. 1311


ramente espresso il parere che le ossa giavanesi siano addirittura 

ossa umane. Non si negano le lievi differenze che il femore presenta 

quando è paragonato con quello dell' uomo, ma le si giudicano 

dovute a condizioni patologiche, e ciò in base ad una 

grossa esostosi che si riscontra sotto il piccolo trocantere. Il cranio 

potrebbe esser quello di un idiota microcefalo, il molare, almeno 

per ciò che risulta dalla figura, è perfettamente uguale ad un molare 

umano. Insomma, conclude il critico della « Nature », la denominazione 

haeckeliana « Pithecanthropus » deve essere riserbata 

all'ipotetica, sconosciuta creatura per cui fu proposta in origine; 

mentre 1' aggettivo specifico « erectus » deve divenire sinonimo del 

troppo spesso male applicato « sapiens ». S. 

La cavia fossile nel quaternario italiano. — Attualmente le 

cavie occupano un' area assai limitata, comprendente il Brasile, il 

Paraguay e la Gujana; ed allo stato fossile non furono mai riscontrate, 

che si sappia, nel quaternario d' Europa. Sarebbe quindi 

interessantissima la scoperta, annunziata dal dott. Negri (^), di un 

cranio identico a quello della Cavia parcella in una caverna ossi- 

fera di Cornerò sull'Agno, nel Vicentino. Di questo e degli altri 

avanzi di vertebrati che l'accompagnavano {Ursus spelaeiis, Arvicola, 

Mus, Crocidura), il dott. Negri promette di dar presto una 

illustrazione completa. S. 

Società zoologica di Londra. — Nella seduta del 15 gennaio 

1895, il socio P. Chalmers Mitchell ha presentato una 

tibia ed altre ossa di un uccello estinto del gen. Aepyornis, provenienti 

dal Madagascar centrale. Insieme con queste ossa era stato 

trovato anche lo scheletro di una specie di Hippopotamus. — Il 

sig. Frederick Chapman ha descritto dei foraminiferi da lui 

trovati nei sondaggi dell' « Investigator » nel mare arabico, presso 

le isole Laccadive. Sono 277 fra specie e varietà, di cui alcune 

nuove per la scienza. Molte specie erano già conosciute come appartenenti 

ai depositi pliocenici di Kar Nikobar. Una forma trovata 

in questi sondaggi recenti, Amphistegina radiata (F. e M.), è 

notevole per la presenza di canali intersettali , carattere ritenuto 

finora proprio alle nummuliti e ad altre forme. Il Chapman 

nota la presenza di forme embrionali nelle camere periferiche 

del guscio adulto della stessa specie. A. Coggi. 

Società geologica di Francia. — Nella seduta del 21 gennaio 

1895 M. Michaelet parlò degli echinidi batoniani dei 

dintorni di Tolone, descrivendo anche un nuovo genere « Hete- 

(*) Negri A. — Sopra un cranio di Cavia scoperto in una caverna 

quaternaria in provincia di Vicenza — Atti del R. 1st. Veneto (t. LUI), 

serie VI, t. VI pag. 61. 23 Dicembre 1894.


ropedina ». M. Douvillé, a proposito di un recente lavoro di 

M. Vasseur, trattò della distribuzione delle ippuriti negli strati 

di Martigues. S. 

Di prossima pubblicazione sono gli « Essais de Paléoconchologie 

comparée » che M. Cossmann inizia con un primo fascicolo 

dedicato agli opistobranchi. L'opera è destinata a presentare 

un sistema di classificazione metodica dei generi di gasteropodi e 

di pelecipodi che si riscontrano fossili, basato, non solo sul confronto 

di queste forme con quelle dei mari attuali, ma anche 

sulla loro filiazione traverso i tempi geologici. S. 

PERSONALIA 

Il dott. W. Branco, noto per le importantissime sue pubblicazioni 

intorno allo sviluppo embriogenico delle Ammoniti, intorno 

al genere Lepidotus ecc., ha dato le dimissioni dall' ufficio di professore 

di Paleontologia e Geologia nella Università di Tubingen. 

Nell'adunanza tenuta dalla Società Geologica di Francia il 

21 Gennaio 1895, venne annunziata dal prof Douvillé la morte 

di Emilio Bayle, creatore della splendida collezione paleontologica 

della Ecole des Mines ^ dove egli resse dal 1845 al 1881 la cattedra 

di Paleontologia. 

Un'altra perdita dolorosissima è quella del Marchese Gastone 

de Saporta, che la mattina del 26 Gennaio moriva improvvisamente 

ad Aix, davanti al suo tavolino da lavoro, come un soldato sul 

campo di battaglia. Nato a Saint-Zacharie (Var) nel 1823, egli serbava 

ancora tutta la vigoria dello spirito e tutto il giovanile entusiasmo per 

gli studi prediletti. Ne fa fede l'opera magnifica sulla flora fossile 

del Portogallo, pubblicata poche settimane prima della sua morte. 

QjLianta luce abbian diffuso gli studi del de Saporta sulla storia 

dello sviluppo del mondo vegetale, è noto non solo alla ristretta 

famiglia dei paleofitologi, ma a tutto il pubblico colto, che nel 

« Monde des Plantes avant 1' apparition de F homme » e nella 

« Evolution du règnc vegetai » ha potuto apprezzare anche la eie-


gante limpidità del suo stile. Caso sempre più raro d' equilibrio 

psichico, 1 uomo valeva in lui non meno dello scienziato e dello 

scrittore. — « A Aix, (scrive il Marion suo vecchio collaboratore, 

annunziando al prof. Capellini la perdita del comune amico) son 

caractère élevé, sa bienveillance, sa droiteur, sa bonté, étaient estimés 

de tous. Aussi le Conseil Municipal, quoique d' une nuance politique 

très avancée, s' est empressé de lui rendre un dernier hommage 

bien significatif en donnant son nom à la rue de la Grande Horloge 

où est son hotel ». 

Intorno all' opera scientifica del Marchese de Saporta scriveranno 

fra breve , oltre il Marion, lo Z e i 1 1 e r , nel Bu [lettino 

della Società geologica di Francia ed il Flahaut nella « Revue 

de Botanique ». Un affettuosissimo cenno biografico è già stato 

pubblicato dal Gaudry nella « Nature ». di Parigi. — Valgano 

queste parole nostre ad attestare come, anche fuori di Francia, si 

associno alla memoria del grande paleontologo il rimpianto e la 

reverenza. S. 

Ricordiamo, fra gli scritti principali di G. d e Saporta: Etudes sur 

la vegetation du S.-E. de la France (1862-74); Flore fossile des Travertins 

anciens de Sézanne ; Plantes jurassiques (1883-85); A propos des Algues 

fossiles (1882); Origine paleontologique des arbres cultivés (1888). Flore 

fossili di Aix (1881-1889), di Meximieux (1875), di Gelinden (1873-1875), 

di Manosque (1892), del Portogallo (1894). 

4€5j^ 

Dott. Carlo Fornasini, redattore resiwnsabile.

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nombre des planches. 

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livraison, qui aura 2 pi. conterà 6 fr., si elle aura 3 pi. conterà 9 fr. et 

ainsi de suite. — Si la livraison ne contiendra aucune pianelle, son prix 

sera de 1 fr. chaque 8 pages. 

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à 6 fr. à planche, selon 1' importance de la livraison. Si la livraison ne 

contiendra aucune planche, son prix sera de 2 fr. chaque 8 pages. 

Une fois par an sera publié un bullettin oiî seront annoncés tous les 

ouvrages envoyés au directeur (à Palermo, Rue Molo) et il sera délivré 

gratis aux donateurs. 

Les planches seront exécutées toujours avec grand soin et tirées sur 

de très-beau papier in 4°. S' il y en aura in folio (e' est a dire doubles) 

le prix sera proportionnément doublé. 

'

La casa B. Friedlander a) Sohn, Berlin N. W. ha posto in commercio l'opera: 

Die Stegocephalen und Saurier 

aus dem 

Rotliliegendeii des Plaueii'seheii Gnmdes bei Dresden 

DEL DOTT. HERMANN CREDNER 

11 Parti. 1881-1893. Pagine VI e 499, con 28 tavole e 102 figure intercalate nel 

testo e con un indice completo, redatto espressamente per questa edizione- 

Prezzo 40 Marchi. 

SOMMARIO 

I. Stegocephali. 

1. Unterordaung. PhyìlospondyU (Blattwirbler). 

2. Unterordnung. Temnospondyli (Rhachitomi, Kranzwirbler). 

3. Unterordnung. Lejìospondyli (Hiilsenwirbler, — Sauromorphi Doderlein — Microsauria Daw- 

son und Zittel). Yielleicht bereits den Proganosauriern zuzui'echnen. 

II. Proganosanrla. 

Rliynchceephalenartige Urvierfiissler. 

1. Familie. Palaeohatteridae. 

2. Familie. Kadaliosauridae. 

ESSAIS DE PALÉOCONCHOLOGIE COMPARÉE 

par M. Gossmann. 

l'"^ LivRAisoN (Février 1895) contenant les Opisthobranchiata, Nucleo- 

branehiata et Thalassophila, 160 pages in-8° avec figures et 7 planches 

phototypées, 

Prix: 15 fr. 

Pour recevoir l' ouvrage franco contre 1' envoi d' un mandat-poste 

de 15 fr. , 

s'adresser à l'auteur, 

nv:. oossiMi^nsritT 

JParis — 95, RuE de Maubeuge, 95 — I*a-ris

Anno I. ~}0 Aprile 189o Fascicolo II. 

FEB 1 im 

13. 

Rivista italiana 

DI 

PALEONTOLOGIA 

CARLO FORNASINI ! 


(Baldacci e Viola, Bonarelli, Clerici, 

De Angelis, De Gasparis, De Lorenzo, 

Fornasini , Lioy, Malfatti , Neviani , 

Tommasi, Trabucco, Tuccimoi). 

II. Pubblicazioni estere. 

A. Recensioni. 

(Andrews, Bittner, Chapman, Fuchs, 

Gregory, Harlé, Koby, Loriol, Paqiiier, 

Pergeus , Philippson, Seeley, Siemi- 

REDATTORI 

VITTORIO 

SOU MARIO 

BOLOGNA 

SIMONELLI 

radzki. Storms, Tomquist, Williarnsou 

e Scott). 

B. Annunzi. 

III. Note originali. 

D. Pautanelli. Sulle radiolarie mioce- 

niche dell'Ajipennino . 

A. Neviani. Nuovo genere e nuove specie 

di brioeoi fossili. 

Notizie varie. — Personalia. 

TIPOGRAFIA GAJIBERINI E PARMEGGIANI 

1895 

'^ • ^ .-


di non meno di IG pagine in 8° gv. 


rato Lire 1. 



Dirigere vaglia e corrispondenza alla Uedazioue della 

Ilivista italiana di Paleontologia, Via Zamboni 65, Bologna. 


(Riservate ad annunzi librari e ad offerte di materiali e di strniuenti scientifici. 




FEB 1 1899 

Anno I. oO Apiîle 1805 Fascicolo II. 

iiiiiiiiiiiiiiiiiiinirijiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiJiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiniiniiiiiiiiiiiiiiiMiiiiniiiiMiiMiiiiniiiiiiiiiiiii 

I. 

RASSEGNA DELLE PUBBLICAZIONI ITALIANE 

Baldacci (L.) e Viola (C.) — Sull' estensione del trias in Basilicata 

or sulla tettonica generale dell'Appennino meri- 

dionale — Boll. Com. Geol. Italia, voi. XXV, pag. 372-390. 

Roma 1S95. 

Questo lavoro contiene anche osservazioni e considerazioni 

d' ordine paleontologico sul trias e su terreni più recenti del La- 

gonegrese, del Salernitano, ecc. 

BoNARELLi (G.) — Fossili dooieriani della Brianza — Rendic. 

1st. Lojub. , serie 2''', voi. XXVIII, 1895. 22 pagine. 

Con questa nota TA. torna a prendere in esame la fauna del 

calcare rosso-marmoreo della Bicicola, dei calcari rugoso-micacei, 

rosso-vinati di Snello, d'Alpe Turati e di altri giacimenti domeriani 

della Brianza, fauna che venne già illustrata dal Meneghini, 

ma promiscuamente a quella del Medolo bresciano, del Rosso ad 

aptici e del Rosso ammonitico. Fra echinodermi, brachiopodi, mol- 

luschi e pesci, si enumerano in tutto 66 specie, parecchie delle 

quali non erano state indicate o riconosciute dal Meneghini. 

Vengono così per la prima volta citati: Terebratula Jìmbrioides 

E. Desi., Pleiiroceras ? pseiidocostatum Hyatt {Amaltheus marga- 

ritatus Mgh.), Phylloceras Meneghinii Gemm., Ph. tenuistriatum 

Mgh., Ph. sp. , Ph. Geyeri n. sp. {Ph. Capitami Geyer, non Cat., 

Mittellias Cephal. d. Schafberg, p. 35, voi. IV, fig. 1-6. 1893) Rha- 

cophjdlites lariensis (Mgh.) var. dorsinodosus Bonarelli, var. Bici- 

colae Bonarelli, Harpoceras ? boscense (Rtyn.), H.? cornacaldense 

Tausch (= H. boscense Mgh. ex p.), H. ? cornacaldense ? var. Bicicolae 

Bonarelli (= Amm. falcìfer Mgh. ex p.), H. cfr. Kurrìanum 

(Opp.), Coeloceras pcttos (Quenst), Atractites Guidoniì Mgh. Ta- 

Rivisia Italiana di Paleontologia. — Aprilo 1895. 1


lune forme danno luogo ad osservazioni critiche; si dimostra, per 

esempio, che il Lj'toceras Villae Mgh. deve assorbire come sinonimo 

il Lj't. Siitneri Geyer, e che lo stesso deve fare probabilmente il 

Lyt. Czjzekii (Hau.) rispetto al Lj^t. Fuggeri Geyer. 

Un quadro sinottico, dove figurano i fossili delle varie formazioni 

domeriane riscontrate finora nelle Prealpi venete, lombarde 

e piemontesi, mette in evidenza gli strettissimi rapporti paleonto- 

logici di questi depositi, che pure offrono una ben marcata eteropia 

litologica. Si ha da per tutto un medesimo tipo di fauna, a facies 

predominante di cefalopodi, sempre caratteristico del charmoutiano 

superiore. S. 

Clerici (E.) — Per la storia del sistema vulcanico Vuisinio — 

Rend. Acc. Lincei^ serie s"", voi. IV, pag. 219-226. 

Colle osservazioni stratigrafiche si alternano in questo lavoro 

le paleontologiche, per le quali offrono ricco materiafe anche le 

collezioni del march. Carlo Gualterio a Bagnorea. Vanno ricordate 

specialmente le argille grigie plioceniche ricche di molluschi ma- 

rini, i giacimenti di tripoli e farina fossile, le marne con molluschi 

d'acqua dolce e terrestri, i travertini e i tufi terrosi e granulosi 

con avanzi di mammiferi e di piante. E quel complesso di osser- 

vazioni porta, secondo l'A., a concludere « che il vulcano sorse 

in una regione eminentemente palustre o che vi divenne subito 

dopo. » F. 

De Angelis (G.) — L' Elephas antiquus Falc. nei dintorni di 

Laino-Borgo (Provincia di Cosenza). Comunicazione preliminare. 

— Bull. Acc. Gioenìa Se. Nat.., fase. XXXIX, 

pag. 24, 25. Catania 1895. 

L' A. comunica di aver ricevuto in dono, come proveniente 

dalla località suindicata, un dente molare mandibolare destro e 

quattro grossi frammenti di ossa delle estremità posteriori di Ele- 

phas antiquus., appartenenti probabilmente allo stesso individuo, 

molto adulto. 

Il materiale, da cui furono estratte le ossa, è costituito da 

marne con resti mal conservati di molluschi {Planorbis, Limnaea, 

Helix e Bj-thinia) e con lignite impura. Abbondano le diatomee 

(Epitheniia, Cyclotella, e Cocconeis), rappresentate da forme d' ac- 

qua dolce, che non escludono la sahnastra. F.


De Gaspauis (A.) — Su di una epatica del trias —• 

Rendic. della 

R. Acc. delle Se. di Napoli, fase. Ili, marzo 1895. 3 pag., con 

2 {\§,. intercalate. 

Bassania keuperiana nov. gen. et sp., è il nome dato dall'A. 

ad una epatica (con molta probabilità spettante alla famiglia delle 

iungermanniacee) che ha lasciato la sua delicatissima impronta 

sovra un saggio di roccia proveniente dal keuper superiore di 

Bayreuth (Baviera). II fossile presenta qualche affinità morfologica 

con i generi Plagiochila e Caljqjogia, ma se ne discosta per le 

foglioline irregolari ed irregolarmente d.isposte. La diagnosi della 

specie è la seguente: Tallus simplex, caulescens, flexiiosiis ; folia 

succuba, ohtusa rei elliptica, dissimilia, irregulariter disposila ; 

amphigastra desunt. Periehaetiiim atqiie perigonium ignotum. — Si 

credeva, or non è molto, che le epatiche non risalissero oltre 

il terziario, e solo recentemente il Sa porta ne scopriva gli avanzi 

neir colitico. Con l'impronta descritta dal dott. De Gasparis 

queir ordine di Briofite risulta rappresentato fino dal trias su- 

periore. S. 

De Lorenzo (G.) — Osservazioni geologiche nell'Appennino della 

Basilicata meridionale — Atti Ace. Se. Fis. Mat. Napoli, 

serie 2'', voi. VII, 31 pagine. 

In questo lavoro viene descritta anzitutto la parte superiore del 

trias medio, rappresentata da calcari a noduli di selce, scisti silicei 

a radiolarie e lenti di calcare dolomitico a scogliera, contenenti la 

seguente fauna : Chondrites prodromus Heer, Ch. triasinus De Stef., 

Gyroporella (Diplopora) del gruppo delle annulatae , G. (D.) sp. n., 

Spiriferina sp. ind. ex aff. Sp. fragilis Schh, Sp. sp. ind. ex aff. 

Sp. piae Bittn., Sp. (Mentielia) ampia Biltn., var. bathicolpos Salom., 

Spirigera (Diplospirella) Winsmanni Miinst. , Knninekina De Lorenioi 

Bittn., Amphiclina ind., Terebraiula Sturi Lh., Rhyncìwnella 

ind., Aulacothyris md., Eunemopsis cfr. praecurrens Kittl, Neri- 

topsis distincta Kittl, Natica cfr. limnaeiformis Lb. sp. , Eiistylus 

cfr. loxomenoides Kittl, , Placunopsis denticostata Lb. (non Klipst.) 

sp., Lima Victoriae De Lor. , Pecten subalternans d'Orb., P. Di Stefanoi 

De Lor., P. Scaccini De Lor., Posidonomj-a affinis Gemm., 

P. gibbosa Giìmm., P. lineolata Gemm., P. fasciata Gemm.., P. Gemmellaroi 

De Lor., P. Biitneri De Lor., Daonella lenticularis Gemm., 

D. Bassanii De Lor., Halobia siciila Gemm., H. insignis Gemm., 

H. lucana De Lor., Monotis limnaeformis Gemm., Atractites ind.,


Orthoceras ind., Nautilus ind., N. sp. n., N. cfr. longobardicus 

Mojs. , Pleuronaiitihis Cornaliae (Stopp.) Mojs. , Celtites cfr. epolensis 

Mojs., Dinarites Misanii Mojs., Arpadites sp. n. del gruppo 

dell'yl. Arpadis Mojs., A. ind. ex aff. A. cinensìs Mojs., A. cinensis 

Mojs., A. Mojsisovicsi De Lor. , Protrachyceras cfr. ladiniim Mojs,, 

Pr. cfr. Archelaiis Lbe., Pr. ind. ex aff. Pr. pseudo-Archelaus 

Boeckh. , Proarcestes subtridcntinus Mojs. , Pinacoceras ind. ex aff. 

P. Damesi Mojs. ; la quale fauna nei punti principali coincide con 

quelle di Esino e della Marmolata. Vien dopo il trias superiore, costi- 

tuito da dolomiti molto potenti con fossili raibliani e con la Ger- 

vìlleia exilis caratteristica della Hauptdolomit alpina. Seguono : il 

lias inferiore con la nota fauna di Taormina, il lias medio con 

fossili della zona a Terebratula Aspasia, e il lias superiore con la 

stessa facies del lias superiore di Sicilia. La creta è rappresentata 

da una pila enorme di calcari a rudiste che probabilmente com- 

prende tutti i piani cretacei dall' urgoniano al senoniano. L' eocene 

nella sua parte media è costituito da calcari nummulitici e da con- 

glomerati di rocce antiche, mentre nella parte superiore ha facies 

di Flysch con rocce eruttive. I terreni neocenici e postpliocenici 

sono dati da depositi continentali nel versante tirreno e da deposili 

continentali e marini del versante ionico. G. De Lorenzo. 

P'oRNASiNr (C.) — Frondicularia frondicula n. f. — Bologna 1895. 

Tip. Gamberini e Parmeggiani. Una pagina con figura. 

E una interessante varietà della Fr. complanata Defr.^, la forma 

tipica della quale rappresenta uno degli estremi della serie, e la 

Fr. frondicula l'altro estremo: la Fr. alata d'Orb., la Fr. denti- 

culata Costa e la Fr. rhomboidalis d'Orb. rappresentano tre va- 

rietà intermedie. — La Fr. frondicula fu raccolta dal prof. Lo vi- 

sa to nel calcare miocenico di San Michele presso Cagliari. 

FoRNAsiNi (C.)— Lagena clavata (d'Orb.), var. exilis n. — Bolo- 

gna 1895. Tip. Gamberini e Parmeggiani. Una pagina con 

figura. 

È una forma assai minuta di Lagena , la quale differirebbe 

dalla tipica L. clavata per la mancanza del collo caratteristico e 

dalla L. gracillima (Seg.) per essere monostoma. — Proviene dall' 

argilla con Pecten hysti ix del Ponticello di Sàvena presso Bo- 

logna. F.


LioY (P.) — Sui resti organici trovati in alcune grotte del Vi- 

centino — Atti del R. 1st. Ven., serie y", voi. VI, disp. 3'', 

pag. 312-317. 

E il riassunto di una memoria del M.se de Gregorio, che 

fu pubblicata nel 1 5° fascicolo degli Annales de Geologie et de Pa- 

leontologie col titolo di Description de qiielques ossements de ca- 

vernes de Comedo et de Valdagno dans le Vicentin. 

Malfatti (P.) — Silicospongie plioceniche — Rendìc. della R. 

Acc. dei Lincei, CI. di Se. Jìs. mat. e nat., voi. IV, 1° sem., 

fase. Ili, serie 5^, pag. 1 16-12 1. Roma 1895. 

In questo primo saggio di una « Contribuzione alla Spongio- 

fauna del cenozoico italiano » l'A. descrive sommariamente tre 

forme di silicospongiarì pliocenici, trovate nelle argille di Borzoli, 

presso Sestri Ponente. Fra gli esemplari presi in esame i due me- 

glio conservati spettano ad una nuova specie di Craticularia^ che 

vien distinta col nome di C. Ranorei. In essi lo spongoforo, fog- 

giato ad imbuto profondo, è distinto, mercè una leggera strozzatura 

annulare, dalla radice largamente espansa; il sistema acquifero è 

quello tipico per la famiglia delle Euretidi Zitt. ; 

1' intreccio di- 

ctionale della porzione mediana e profonda è costituito da spicule 

esaradiate, a dadi brevi e tozzi, spesso contorti, con superfìcie esterna 

liscia, con nodo d' incrociamento pieno, con canali assili molto ampi : 

i dadi s' intrecciano fra loro irregolarmente, dando luogo a maglie 

aggrovigliate; non vi ha indizio deciso d' involucro corticale, benché 

nella porzione superficiale dell' ipoforo i dadi appaiano sensibilmente 

appiattiti. 

Allo stesso genere Craticularia vien riferito un altro esem- 

plare, che si scosta dai precedenti pel corpo spongoforale cilindroide 

anziché crateriforme, e per la radice meno espansa e meno 

robusta. Questo esemplare si approssima invece, pei caratteri ma- 

croscopici, ad una forma che il Manzoni trovò frequentissima 

nei giacimenti a spugne silicee del miocene emiliano e per la quale 

oggi viene proposto il nome di Crai. Manônii. 

La terza forma, unicamente rappresentata da esemplari fram- 

mentari, è una rizomorina, che pei caratteri delle spicule e del- 

l' intreccio scheletrico ricorda il genere cretaceo Scytalia, ma che 

da questo si differ-enzia per l' insieme del sistema acquifero e per 

la configurazione esteriore. Dall'A. viene elevata a tipo di un nuovo 

genere, Donatìspongia\ e con l'aggettivo specifico âfe//ar/.v si ricorda


r aspetto suo generale, simile a quello di alcune tra le spugne che 

in passato s' indicavano col nome di Manon Pe\iia Gdf. 

Chiudendo la sua memoria sulla « Struttura microscopica delle 

spugne silicee del miocene medio della provincia di Bologna e di 

Modena (^) » il Manzoni scriveva: « L'impressione generale che 

« si ricava dall' insieme e dai particolari di queste spugne silicee 

« del Miocene medio d' Italia è quella che si tratti della continua- 

« zione diretta della Fauna spongiologica cretacea, tanto queste 

« Spugne mioceniche riproducono nel loro complesso di forme e 

« di struttura la facies di quelle dei piani superiori della Creta 

« d'Europa ». Ad analoga conclusione perviene oggi il Malfatti, 

che in questi avanzi preziosi della spongiofauna pliocenica riconosce 

intimi rapporti con quelli del cretaceo medio e superiore, S. 

Neviani (A.) — Briozoi fossili illustrati da Soldani Ambrogio 

nel 1780 — Boll. Soc. Rom. per gli Studi Zool.., voi. IV, 

pag. 57-64. 

Nelle opere di Soldani si trovano illustrate parecchie forme 

di briozoi, che l'A. con meraviglia non vede ricordate in alcuna 

delle numerose memorie che trattano di quel gruppo di animali 

sì viventi che fossili. — In questa nota l'A. si occupa intanto delle 

forme illustrate da Soldani nel a Saggio Crittografico », e viene 

alla conclusione che i briozoi vi sono rappresentati dalle specie 

seguenti: Ceriopora globulus Rss. (Casentino), Membranipora reticulum 

L. (crete senesi), Melicerita fistulosa L. (Volterra), Cupularìa 

reussiana Manz., C. umbellata Defr., C. canariensis Busk, Ln- 

nularia sp. (Siena e Volterra), Batopora rosula Rss. (S. Quirico), 

Cellepora sp., Retepora sp. (Ripalta). F. 

Neviani (A.) — Nota preliminare sui briozoi fossili del post- 

pliocene antico della Farnesina e Monte Mario — Ibidem, 

pag. 65-74. 

L'A. ha impreso lo studio dell' abbondante materiale da esso 

raccolto nelle sabbie gialle e argillose grigie (postpliocene antico o 

pliocene recentissimo) della località suindicata, nonché di quello 

esistente nel Museo Geologico dell' Università di Roma, e presso il 

prof. Meli, r ing. Clerici, il cav. Zucca ri e il signor Marti- 

netti. Ecco in breve i risultati sinora ottenuti dall' A. Tutti i 

(1) Bologna, Treve?, 1882, pag. 22.


briozoi appartengono all' ordine dei Gjnnnolemata , sottordine dei 

Cheilostomata (78 specie e var.) e Cyclostomata (30 specie e var.). 

I generi, le specie e le varietà nuove sono : Vibraculina, V. Contii, 

Teiichopora, Membranipora Cainijlae, Onychocella vibraculifera, 

Micropora impressa Moli. var. Farnesinae, Microporella tubuli- 

fera, M. cìliata L. var. castrocarensis, Schiôporella Clericii, Sch. 

pulchra, Sch. Cavolinii, Sch. romana, Sch. Alelii , Sch. sulcata, 

Sch. Rigaceli, Sch. globuli/era, Sch. profunda, Smìttia Portisi, 

Sm. Zuccarii, Tubocellaria Farnesinae, Anguisa Jullieni. Qiianto 

alle 88 specie e varietà già note, 76 sono viventi, e di queste, 70 

nel Mediterraneo e 6 soltanto in altri mari. F. 

ToMMASi (A.) — Sulla fauna del trias inferiore nel versante me- 

ridionale delle Alpi — Rendic. R. Istit. Lomb. , serie 2"", 

voi. XXVIII, 1895. 4 pagine. 

Le ricerche intraprese dal dott. To mm a si rivelano una ric- 

chezza per r innanzi non sospettata nella fauna del trias inferiore 

del versante alpino meridionale. Oggi quella fauna comprende cin- 

quantatre specie, dodici delle quali son nuove. I generi rappresentati 

sono i seguenti : Lingula, Hinnìtes, Pecten, Avicula, Posydonomia, 

Monotis, Gervillia, Mytilus, Modiola, Myoconcha, Leda, Myophoria, 

Anoplophora, Psammoconcha Tomm., Pleuromya, Pleuro- 

tomaria, Turbo, Turritella, Naticella, Natica, Turbonilla, Ortho- 

ceras, Dinarites, Tirolites, Meekoceras. Parecchie specie sono a 

comune col trias inferiore extra-alpino tedesco, e parecchie anche 

col muschelkalk extra-alpino ; ma ciò non ostante la fauna conserva 

un'impronta sua propria, dovuta non solo alla presenza di nume- 

rose forme che le son particolari, ma anche alla mancanza assoluta, 

o quasi, degli echinodermi e dei brachiopodi, che sono invece ab- 

bastanza ben rappresentati nel muschelkalk alpino ed extra-alpino. 

Anche si può osservare che « i pochi cefalopodi del trias inferiore 

delle Alpi meridionali non hanno una sola specie comune 

col muschelkalk extra-alpino e nemmeno con l'alpino lombardoveneto, 

e che rispetto a quelli del muschelkalk di Lombardia hanno 

avuto uno sviluppo di specie assai minore ». S. 

Trabucco (G.) — Se si debba sostituire il termine di burdiga- 

liano a quello di langhiano nella serie miocenica — Proc. 

Verb. Soc. Tose. Se. Nat. Adunanza del 13 gennaio 1895. 

Liste di fossili e considerazioni paleontologiche sono riportate 

dall' A. in questa nota in appoggio alle proposizioni seguenti: i" le 

/


tipiche colline delle Langhe, nelle quali Pareto fondò (1865) il suo 

piano langhiano, sono ricchissime di fossili caratteristici ; 1" il lan- 

ghiano tipico non corrisponde solamente allo « Schlier », ma sib- 

bene esattamente al « primo piano mediterraneo » 3° i limiti stra- 

; 

tigrafici e paleontologici del langhiano sono da tempo stabiliti ; 

4° secondo i criteri! scientifici e per diritto di priorità deve essere 

conservato il termine di langhiano per designare le formazioni del 

ce primo piano mediterraneo (Su ess, 1866) » intermedie tra F aqui- 

taniano e 1' elveziano. 

TucciMEi (G.) — Il villafranchiano e l'astiano nella valle tra i 

Corniculani e i Lucani — Acc. Pont. Nuovi Lincei, 1895. 

30 pagine. 

L'A. dimostra coli' aiuto di numerose sezioni geologiche, che 

nella regione studiata il pliocene va diviso in due piani, 1' uno, 

r astiano, più antico, qua e là sollevato ed anche eroso : l' altro più 

recente, che FA. da vari anni ha chiamato villafranchiano, in strati 

orizzontali e addossato all'altro. Questa distinzione è basata sulla 

stratigrafia, perchè gli elenchi numerosi e ricchi di fossili, che si 

trovano nella memoria, non permettono una separazione paleonto- 

logica, e confermano che ambedue questi piani spettano al pliocene. 

Dal punto di vista paleontologico questi elenchi sono interessanti, 

perchè vi figurano alcune specie che nei dintorni di Roma non 

erano state ancora trovale. Tali sono : Cancellaria italica D'Anc. , 

Nassa irregularis Bell. , Stalioa acuta De St. , Nematurella meneghiniana 

De St. , e il genere di alghe incrostanti Acicularia, con una 

specie forse nuova, che FA. non descrive, ma di cui dà copiosissime 

e originali notizie storiche. A conferma delle sue vedute, già in 

altri lavori esposte, FA. ha trovato nelle località percorse le prove 

evidenti di una oscillazione discendente avvenuta durante il villa- 

franchiano, a differenza della oscillazione ascendente che secondo 

lui avvenne nelF astiano. Aggiunge che il villafranchiano non va 

considerato come una determinata /(itcz>.y dei terreni astiani, perchè 

lo dimostra qua e là lacustre, salmastro e marino ; per conseguenza 

va considerato come una vera epoca geologica, per quanto breve, 

di cui gli equivalenti dimostra anche nei punti immediatamente 

circostanti a Roma. Infine, riportando i diversi nomi coi quali quel 

terreno è stato distinto, si mostra indifferente ad accettarne uno 

piuttosto che un altro, e magari a considerarlo come quaternario 

inferiore, purché si ammetta che essi non appartengono alF astiano,


né sono la parte superiore di esso, come lo prova la discordanza 

stratigrafica che costringe ad ammettere una interruzione nella serie 

pliocenica. G. Tuccimei. 

IL 

PUBBLICAZIONI ESTERE 

A. - RECENSIONI. 

Andrews (C. W.) -- On the Development of the Shoulder-gir41e 

of a Plesiosaur from the Oxford Clay — Ann. Mag: Nat. 

Hist., vol. XV, n. 88, pag. 333-346, con 4 

fig. intercalate. 

I resti di Cìyptoclidus oxonìensìs Phillips sp., trovati in grande 

abbondanza nell'argilla osfordiana di Peterborough, hanno per- 

messo air A. di descrivere molti stadi di accrescimento del tipo 

elasmosauriano di cintura scapolare, gittando molta luce sopra due 

punti controversi: sulla natura della sbarra anteriore ventrale della 

scapola, e sulla omologia di ciò che taluni interpretano come arco 

clavicolare, altri come omosternalia. S. 

BiTTNER (A.) — Brachiopoden aus der Trias von Lagonegro in 

Unteritalien ~ Jahrb. k. k. geol. Reichsanst., voi. XLIV, 

pag. 583-588, con 3 figure. Wien 1895. 

L'A. descrive alcuni brachiopodi raccolti dal dott. G. De Lorenzo 

nei dintorni di Lagonegro in Basilicata. Essi provengono 

dal calcare dolomitico a scogliera del trias, sull'età e sulla posi- 

zione del quale il De Lorenzo ha già riferito in diversi lavori 

(Sul trias dei dintorni di Lagonegro: Atti Acc. Se. Nap., 1892; 

Osservazioni geol. nei dintorni di Lagonegro: Rend. Aee. Lineei, 1892; 

Le montagne mesozoiche di Lagonegro; Atti Aee. Se. Napoli, 1894). 

Vengono dall'A. descritte 9 specie, delle quali 4 soltanto deter- 

minate specificamente con sicurezza: una nuova forma è deno- 

minata Konìnekina De Loren\oi. La posizione genèrica di questa


non è però completamente assicurata, poiché essa può fors' anche 

venir riferita alle Amphiclina , tanto più inquantochè ricorda 

moltissimo la A. Laubei Bittn. ; del resto si distingue da tutti i 

koninckidi fin qui conosciuti per la sua ornamentazione radiale. 

Tutte le specie di brachiopodi descritte in questo lavoro , eccet- 

tuata la forma nuova, sono comuni cogli strati di S. Cassiano e di 

Partnach, nonché col calcare della Marmolata. E. Bòse. 

Chapman (F.) — The Foraminifera of the Gault of Folke- 

stone - VII — Joiirn. R. Ivlicr. Soc. , 1894, pag. 645-654, 

tav. IX, X. London 1895. 

Continua la illustrazione delle forme appartenenti alla sotto- 

famiglia delle Nodosariinae, e tutta questa VII parte è dedicata al 

genere Crìstellarìa. Sono 27 specie e varietà, delle quali 4 nuove: 

Crisi, striata, Cr. exilis var. crispata, Cr. costiilata, Cr. bradyana. 

Le tre prime appartengono a quel gruppo di cristellarie allungate, 

strette e mediocremente compresse, che si accostano di più al tipo 

marg inulina:, la quarta ricorda un po' la Cr. gemmata Brady 

(Chall.). Delle altre 23 specie, la maggior parte sono caratteristiche 

dei terreni cretacei (Gault, Craie bianche, Hilsthon, Planermer- 

gel, ecc., d' Inghilterra, di Francia, di Germania, di Boemia, ecc.) ; 6 

specie s' incontrerebbero anche nel terziario o sarebbero, secondo 

l'A., tuttora viventi. Esse sono : Cr. gladius (Phil.), Cr'. cymboides 

d'Orb., Cr. crepidula (F. M.), Cr. Schloenbachi Rss., Cr. latifrons 

Brady, Cr. italica (Defr.) Queste due ultime si scostano però al- 

quanto dal tipo neocenico e vivente. 

Tutte le 27 specie vengono figurate dall' A., il quale con que- 

sto lavoro fa conoscere uno dei gruppi più importanti di forami- 

niferi del gault di Folkestone. F. 

FucHs (Th.) — Studien iiber Hieroglyphen und Fucoiden — Sitib. 

Akad. Wiss. Wien, Bd. CIV, Abth. I, Jan. 1895, 6 pagine. 

L'A. espone concisamente il suo modo di vedere circa alla 

natura di molti fra i così detti êro^/i^cf e /z/cozW/. Talune di que- 

ste problematiche sculture si possono riprodurre artificialmente con 

un metodo semplicissimo : basta versare sopra uno strato d' argilla 

o di sabbia una poltiglia di gesso, di cemento, o d'altra materia con- 

simile, e lasciare che si rapprenda. Nella superficie inferiore della 

focaccia così ottenuta si osserveranno rilievi di svariatissime forme, 

straordinariamente simili a quelli che abbondano nella superficie

DI PALEO^"TOLOGIA 59 

inferiore dei banchi del Flysch. A questo genere di rilievi (Fliessn'iilste) 

corrispondono, almeno in parte, le Laminarites e le Panescorsaea 

del Saporta. Le così dette Girochorda. tanto comuni 

nel giura bruno, ricordano le impronte lasciate dal passaggio di 

un isopode (Cort'phium longicorne) ; mentre le Helminthoìda del 

Flvsch, secondo le osservazioni di Squinabol, hanno gran somi- 

glianza coi solchi scavati da certi molluschi, che spogliano il ter- 

reno del suo rivestimento d' alghe microscopiche. Il Limax ag-rcstis 

lascia, cibandosi a questo modo, tracce perfettamente identiche alla 

Nemapodia tenuìssima trovata da E m m o n s nel Taconico della 

N. America. I Palaeodictj'um, i Palaeomeandron (Meneghini non 

Heer) ed altri « grafoglipti » consimili, altro non sono, probabil- 

mente, che impronte in mezzo rilievo di apparati nidamentari 

(Laichbitnder) di molluschi gasteropodi ; ed analoga interpretazione 

può darsi pei Cancellophycus^ per gii Spirophyton^ e per altre pseudoalghe 

affini a queste. Anche pei Rhiôcoralliutn e pei Physophy- 

cus può escludersi definitivamente la natura vegetale : non son al- 

tro che riempimenti di fori scavati da animali marini. Di rado è 

capitato air A., durante le ricerche appositamente istituite e le vi- 

site fatte ai musei dell'Italia settentrionale, della Svizzera e della 

Germania del Sud, di vedere allo stato fossile delle vere alghe; 

queste ad ogni modo si potevano sempre distinguere senza difficoltà 

dai così detti fucoidi o pseudoalghe. S. 

Gregory (J. W.) — A Revision of Jurassic Bryozoa - Part. I. - 

The Genus Stomatopora — Ann. Mag. Nat. Hist.., serie 

6^, vol. XV, pag. 223-228. 

La nota è divisa in tre capitoli. Il primo tratta dei caratteri 

specifici dei Cyclostomata. II secondo contiene la revisione delle 

specie giurassiche appartenenti al genere Stomatopora (St. dicho- 

toma Lamx., St. dìcìwtomoides (d'Orb.), St. Waltonì Haime, St. 

Suiithi (Phillips), St. intermedia Miinst. sp.). Il terzo capitolo con- 

cerne i rapporti delle Stomatopora giurassiche con quelle di terreni 

più recenti. F. 

Harlé (Ed.) — Restes d'Hyènes rayées de la brèche d'Es-Taliens 

a Bagnères-de-Bigorre (Hautes-Pyrénées) — Bull. Soc. 

Géol. Fì:., voi. XXIII, n. i, pag. 44-.i


Bédat, a breve distanza da Bagnères de Bigorre. Essi consistono 

in un ramo mandibolare sinistro, fornito di tutti i denti meno gli 

incisivi, in un ramo mandibolare destro coi soli premolari, e in 

un frammento di mascellare superiore sinistro col tubercoloso e con 

parte del ferino. Nel primo di questi avanzi la lunghezza del fe- 

rino è press' a poco uguale a qûelia di ciascuno dei due ultimi 

P, eia che fa escludere si tratti della Hyaena spelaea, ricordando 

invece la iena striata ; e ad analoga conclusione porta 1' esame dei 

P inferiori di destra, del P^ e del M^ superiore di sinistra. Solo si 

può osservare che i denti della iena di Es-Taliens, in confronto di 

quelli della iena striata attuale, hanno più forte spessore, che il 

tubercoloso, oltre ad essere molto più largo (dall' avanti all' indietro) 

nella parte vicina al ferino, ha una direzione che rispetto a quella 

del ferino stesso si scosta assai più dalla perpendicolarità, e che il 

tallone del Ai' inferiore è meno sviluppato. Le stesse particolarità 

notansi nei denti della iena scoperta dall' A. nella grotta di Mont- 

saunès (Haute Garonne) ; ed è probabile che, al pari degli avanzi 

oggi descritti, anche questi ultimi si debbano riferire ad una varietà 

di iena striata, che si potrebbe distinguere col nome di pyrenaica. 

I giacimenti di Es-Taliens e di Montsaunès, come anche quello 

di Lunel-Viel (Hérault), dove pur si rinvennero resti di iena striata, 

appartengono al quaternario più antico. S. 

KoBY (F.) — Deuxième Supplement à la Monographie des Poly- 

piers jurassiques de la Suisse — Mém. de la Soc. Pai. 

Suisse, vol. XXI (1894). 20 pag. e 5 tavole. 

In questo secondo supplemento al grandioso lavoro monogra- 

fico sui polipai giurassici della Svizzera, l'A. illustra le forme, 

nuove in gran parte, ottenute da un giacimento scoperto a Gilley 

da M. Jaccard. Vengono altresì descritti e figurati in questa cir- 

costanza alcuni polipai, che sono stati raccolti in diversi giacimenti 

del giura bernese, dopo la pubblicazione delle ultime parti della 

citata monografia. Ecco 1' elenco delle specie illustrate : 

Phytogyra magnìjìca d' Orb. Rau radano. Gilley, Liesberg. 

» raiiracina Koby. » Roschenz. 

Rhìpidogyra Jaccardi » Gilley. 

Cymosmilia coìiferta » » 

Convexaastrea Waltoni E. et H. Batoniano.Saint-Ursanne,SeIeute. 

» Jaccardi Rauraciano. Gilley.

DI PALEONTOLOGIA (U 

Leptophflliacornucopiae(d'Orh.) Osfordi?no sup. Combe-Chavatte, 

Bourrignon. 

» similis (d' Orb.) Osfordiano sup. Combe-Chavatte, 

Les Riedes. 

Montlivaultia trochoìdes E. et H. Baiociano. Roche-d'Or. 

» rochensis K. • Toarciano. Bressaucourt. 

» sìnemuriensis d'Orb. Sinemuriano. CornoL Sous les 

Roches. 

Thecosmilia Martini From. SUiemuriano. Cornol. 

» acaulìs Koby. Rauraciano. Gilley. 

Baryphyllia Jaccardi K. » » 

Dermoseris humilis K. » Liesberg. 

Chorisastrea Richei K. Baiociano. Cherzery. 

LoRiOL (P. de) — Etude sur les mollusques du rauracien infé- 

rieur du Jura bernois, avec une notice stratigraphique 

par Mr. le prof. Koby — Mém. Soc. Pai. Suisse, vol. XXI 

(1894). 129 pag. e IO tavole. 

la una memoria precedente l'A. aveva illustrato i molluschi ed 

i brachiopodi degli strati superiori e medi del piano rauraciano: oggi 

egli prende in esame i molluschi e i brachiopodi degli strati inferiori 

del piano stesso. Le specie dei molluschi sommano a 68: una di esse 

appartiene ai cefalopodi, dodici ai gasteropodi, cinquantacinque ai 

pelecipodi. I brachiopodi sono rappresentati da tre sole specie. 

Sono descritte come nuove le 22 specie seguenti: Perisphinctes 

chavattensìs, Pseudomelania liesbergensis, Turbo chavattensis, Tro- 

chus Kobyi, T. (Monodonta) Andreae, Pleurotomaria Kobyi, P. 

chavattensis, P. liesbergensis, Pholadomya Kobyi, Lucina chavat- 

tensis, Corbula Kobyi, Prorockia Choffati, Opis fringueletensis, 

Myoconcha lata, Arca (Cucullaea) Pyrene, A. liesbergensis, Nu- 

cula cepha, Pecten episcopalis, P. chavattensis, Ostrea Kobyi, O. 

(Alectryonia) Pyrrha, 0. colossea. Sei specie soltanto, fra quelle 

che erano già note, sembrano non siano state raccolte mai, fino 

ad oggi, fuori del Giura bernese: esse sono Lima Renevieri Et., 

L. laufonensis Thurm., L. perrigida Et,, L. Sal^goviae Thurm., 

Plicatula semiarmata, Thurm. , Ostrea vallata Et., e forse anche 

Pinna crassitesta Thurm., ancora poco conosciuta. 

Per completare il quadro di questa fauna rauraciana l' A. 

presenta anche l'elenco degli echinodermi (64 specie) e'qucllo dei 

polipai (59 sp.) redatto dal prof. Koby. 

S.

6,2 RIVISTA ITALIANA 

Un fatto degno di nota è che soltanto nove specie di molluschi 

e brachiopodi passano negli strati rauraciani superiori del Giura 

bernese: Neritopsis cottaldina d'Orb. , Amberleya princeps (Ròra.) 

Lyc. . Astarte Cotteausìa d' Orb. , Opis virdunensìs Buv. , Mytìlus 

jurensìs Mér. , Pecten ìnaequicostatiis Phil. , P. vitreus Rom. , Ostrea 

hastellata Schloth. , Rhynchonella pinguìs Rom. Questo cam- 

biamento di fauna quasi completo, come anche il predominio dei 

pelecipodi e degli echinodermi nel rauraciano inferiore, deve cer- 

tamente corrispondere ad importanti modificazioni sopravvenute 

nelle circostanze che presiedettero alla deposizione di quelli strati. 

Parecchie specie, anzi quasi tutte quelle che si conoscevano anche 

per r innanzi, passano, in altre regioni, in strati superiori, e talune 

pervengono sino al pteroceriano ed al portlandiano; molte nel 

Giura bernese, scompariscono nel rauraciano superiore e poi si ri- 

trovano più in alto. Lo speciale aggruppamento di queste specie, 

la rarità dei gasteropodi, 1' abbondanza dei pelecipodi e degli echi- 

nodermi, permettono di riguardare questo rauraciano inferiore del 

Giura bernese come una facies specialissima. È il regno dei Pecten, 

delle grandi Lima e delle grandi Ostrea. Le foladomie, molto 

numerose nell' osfordiano, sono rarissime nel rauraciano inferiore 

e più ancora nel superiore, dove non se ne trova che una specie. 

Le ammoniti, le belemniti, ben rappresentate anch'esse nei sotto- 

posti strati osfordiani, son pure rarissime nel rauraciano inferiore, 

e nessun cefalopodo si riscontra nel rauraciano superiore. S. 

Paquier (V.) — Etudes sur quelques Cétacés du Miocène — 

Meni, de la Soc. géol. de France^ vol. IV, fase. IV, décem- 

bre 1894. 20 pag. e 2 tavole. 

L' A. esordisce con la enumerazione dei resti di cetacei e di 

squalodonti — in generale molto incompleti — raccolti fino ad 

oggi nei depositi terziari del bacino del Rodano e della Lingua- 

doca, e già descritti da altri paleontologi. Troviamo menzionati 

Squalodon Gervaisi Van Ben., S. barriense (Jourd.), S. Vocontiorum 

Delfortrie, fra gli archeoceti ; e, fra i cetodonti, oltre uno zi- 

fioide indeterminato: Physeter antìquus Gerv. , Hoplocetiis crassi- 

dens Gerv., H. curvidens Gerv. , Physodon Lorteti Dep. , Cìiam- 

psodelphis aciitus Gerv,, Schizodelphis siilcatiisGQVv,, S. planus Gerv., 

Delphinus restitutensis Dep. Segue la descrizione di un rostro spet- 

tante ad una nuova specie di Schizodelphis , S. Depereti Paq., rac- 

colto 

" 

nella molassa burdigaliana di Chamaret (Dròme). L'A. lo

DI r>AI,EONTOLOGlA 63 

mette in confronto con quello della specie che più gli si accosta, 

ScJi. sulcatiis Gerv. , e trova fra l'uno e l'altro differenze notevoli. 

Nel fossile di Chamarct il margine esterno del mascellare de- 

scrive una curva debolissima e diviene nettamente concavo verso 

la base, mentre nello Sch. sulcatiis il rostro va regolarmente allar- 

gandosi dalla punta alla base, senza presentare ristringimento basilare 

; di più, nel mascellare di quest' ultima specie si osserva una 

sporgenza longitudinale, parallela alla regione esterna, che manca 

nella Sch. Depereti. Anche i premascellari danno buoni caratteri 

specifici : nello Sch. Depereti crescono progressivamente dalla estre- 

mità del rostro alla base, senza presentar niente di paragonabile 

alla espansione che si osserva nello Sch. sulcatiis, e il punto in cui 

convergono è meno assai che nel sulcatus ravvicinato alia estremità 

anteriore del rostro. E finalmente le due specie si scostano per le 

dimensioni, prevalendo di circa un terzo quelle dello Sch. Depe- 

reti, che doveva raggiungere una larghezza di tre metri vantaggiati. 

Seguono considerazioni d'ordine generale sul gruppo di cui 

fanno parte gli Schi:ôdelphis., sulla famiglia cioè dei platanistidi ; 

considerazioni tendenti in special modo a mettere in evidenza la 

primitività di questi cetodonti. Quella disposizione vantaggiosissima 

pel nuoto, che vien determinata dalla riduzione in lunghezza e 

dalla fusione delle vertebre cervicali, non si t,rova nei platanistidi, 

come non si trova nei misticeti più antichi, p. es. nei Plesiocetus. 

I platanistidi attuali presentano inoltre, rispetto agli altri cetodonti 

un minor numero di falangi ; ciò che pure indica un minor grado 

di adattamento. Il genere Pontoporia è, fra gli attuali, quello che 

più si accosta agli Schiôdelphis. Fra i due generi vengono ad in- 

terporsi talune forme che permettono di seguire fino ad un certo 

punto l'evoluzione dei platanistidi negli ultimi tempi terziari: dapprima 

i tipi singolarissimi del crag d'Anversa, come Priscodelphi- 

nus, Eurinodelphis, dove l'allungamento del rostro raggiunge l'e- 

stremo grado : poi, nella form.azione patagonica, il Pontistcs, che 

associa ad "una grande statura la maggior parte dei caratteri di 

Pontoporia. La famiglia fu dunque rappresentata durante il mio- 

cene da grandi forme marine a rostro allungato, e quest'ultimo 

carattere si esagerò nel pliocene. Una riduzione si produsse poco 

dopo, e l'epoca attuale segna per i platanistidi una fase d'immise- 

rimento. Essi hanno lasciato il mare per le acque dolci, e questo 

cambiamento d'habitat forse non e senza influenza sulla diminu- 

zione della loro statura. 

Una testa ben conservata di Squalodon barriense Jourd. sp.,

G4 RIVISTA ITALIANA 

trovata nella melassa calcarea hurdigaliana di Saint-Paul-Trois- 

Chateaux, ha consentito all'A. di aggiungere interessanti particolari 

a quanto già si sapeva di questa specie. Fra Je altre cose vien 

confermata, contrariamente alle asserzioni del Gervais, la distin- 

zione dei canini e degli incisivi superiori. Le lunghe radici arcuate 

degli incisivi sono per intiero contenute nei premascellari, mentre le 

radici dei canini sono situate completamente nei mascellari. Nella 

dentatura della mandibola è importante veder come si realizza il 

passaggio dai premolari ai molari. Il secondo premolare offre lungo 

la radice una depressione mediana, che si accentua nel terzo, dove 

l'avorio, in sezione trasversale, prende la forma di un 8. Nel 

quarto la depressione è anche più sviluppata, e finisce per dar luogo 

alla divisione della radice in due rami corti, simili fra loro e poco 

divergenti. (Questo solco longitudinale , 

primo al quarto pm , altro non è, dice 

che 

l'A., 

va accentuandosi dal 

che un vestigio della 

disposizione biradicolare e lo Sqiialodon ci mostra in qual modo 

siasi effettuata la sostituzione d' una dentatura eterodonte ad una 

omodonte. La formula dentaria dello Sq. barrìense viene così fissata: 

3-147 

3 I 4^ ò 

Il cranio di Squalodon trovato a Bleichenbach in Baviera, e 

dallo Zittel riferito. allo Sq. &«rrfe;we, apparterrebbe, secondo l'A. 

ad una specie distinta, che propone di chiamare Sq. Zitteli. Le due 

specie sono, in realtà, molto vicine; ma quella bavarese, oltre ad 

avere il rostro più lungo e sottile e le apofisi orbitarie più arro- 

tondate, ha un quinto paio di premolari mascellari. 

L'A. accenna quindi alle analogie tra gli Squalodon & V zXXnaÌQ. 

platanista del Gange, mostrando come altri paleontologi ne abbiano 

esagerato il valore. Non si nega che la dentatura del platanista possa 

apparire come una reminiscenza di quella dei tipo estinto, per le 

zanne anteriori proclivi, unciniformi e per la leggera somiglianza 

dei denti posteriori, ottusi, ma sempre uniradicolati, coi molari 

biradicolati degli Squalodon. Ma le zanne uncinate degli Squalodon 

sono incisivi e canini, mentre quelli del platanista sono, tutt'al più, 

premolari o canini ; ed i molari posteriori di quest' ultimo non pos- 

seggono né festoni coronali, né doppia radice. La rassomiglianza 

potrebbe essere interpetrata come caso di convergenza per identità 

di regime alimentare. Ove ciò fosse, gli Squalodon sarebbero stati 

pisciyori. 

Il lavoro termina con importanti considerazioni sulla filogenia 

dei cetacei. L' A. scarta subito l' ipotesi cha fa derivare questi ani-

DI PALEONTOLOGIA . 65 

mali dagli idrosauri o dai pitonomorfi; le somiglianze che la pos- 

sono suggerire si spiegano con un fenomeno di convergenza. I 

cetacei, anziché come discendenti dei grandi rettili marini, si deb- 

bono considerare come loro sostitutori. Zeuglodonti e squalodonti 

vengono in generale considerati come termine di passaggio fra 

carnivori e cetacei ; ed invero è facile vedere in uno Zeuglodon un 

carnivoro adattato alla vita acquatica. Negli Squalodon, ove il 

cranio di cetodonte si associa ad una dentatura di carnivoro, con 

i molari già più numerosi che in Zeuglodon, abbiamo realiz- 

zati, quando si faccia astrazione dalla dentatura differenziata, tutti 

i caratteri dei platanistidi, perfino 1' asimmetria. Quando però si 

volesse ammettere la discendenza dei cetodonti dagli Squalodon, 

bisognerebbe supporre la sostituzione di una dentatura omodonte 

ad una differenziata, ciò che urta contro non lievi difficoltà ; le 

quali però possono venire evitate, se, invece di considerare Squa- 

lodon come antenato dei cetodonti, lo si riguardi come il rappre- 

sentante (forse estinto senza discendenza) di un gruppo più antico, 

che avrebbe simultaneamente posseduto caratteri di carnivoro e di 

cetodonte. 

Circa ai misticeti, l'A. esclude che possano derivare dai ceto- 

donti ; nel miocene quelli avevano già acquistato l' insieme dei loro 

caratteri, mentre il tipo cetodonte si era appena individualizzato. 

Hunter, Flower ed altri, hanno messo in evidenza tutta una 

serie di particolarità di organizzazione,' che sembrano ravvicinare i 

cetacei, e specialmente i misticeti, agli ungulati : se questo ravvicinamento 

è ben fondato, si può ammettere che i cetacei a fanoni, 

differenziatisi assai prima dei cetodonti, derivino da ungulati pri- 

mitivi, a caratteri ancora poco marcati. L'apparente omogeneità 

dell'ordine dei cetacei sembra contraria alla ipotesi della diversa 

origine dei misticeti e dei cetodonti ; ma è da ritenere che i due 

gruppi, differentissimi in origine, adattandosi aìV habitat marino ab- 

biano acquistato, al solito per convergenza, un gran numero di ca- 

ratteri comuni. S, 

Pergens (E.) — Les bryozoaires du sénonien de la carrière de 

r Arche de Lèves près Chartres — Bull. Soc. Belge de 

Géol. ecc. Bruxelles, aprile 1895, io pagine. 

La fauna descritta dall' A. in questa nota si compone di 40 

specie, delle quali una sola appare nel!' epoca giurese e g nel cre- 

taceo infra-senoniano; tutte poi sono conosciute nel senoniano di 

Rivieta Italiana di Paleontologia, — Aprile 1895. 2

66 


Francia, 8 nel maestrichtiano e nel senoniano del Limburgo, i6 

nel cretaceo superiore d' Inghilterra, 7 in quello di Germania, 9 

di Danimarca, 5 di Svezia, 6 nell' eocene, 304 nel miocene, 2 o 

9, nell'epoca attuale. F. 

Pergens (E.) — Bryozoaires du sénonien de la carrière de Cachemback 

près Chartres — Ibidem. Bruxelles, aprile 1895. 

4 pagine. 

Qjaest' altra fauna comprende 30 forme, delle quali 29 si tro- 

vano nel cretaceo di Francia, 6 in quello di Maestricht, 7 nel se- 

noniano di Rugen, 5 in quello di Danimarca e di Svezia, 5 nel 

cenomaniano, 5 nel turoniano, 3 nell'eocene, 2 nel miocene, una 

nel pliocene, e una nell' epoca attuale. F. 

Philippson (A.) — Zur Geologie des Pindos-Gebirges — Sit- 

\ungsb. d. Niederrhein. Ges. f. Natiir-ii. Heìlk. \u Borni. 

Seduta del 4 febbraio 1895. 

L' A. per provare, contro 1' opinione di Hilber, che il flysch 

del M. Pindo è eocenico, cita molte località nelle quali furono tro- 

vate delle nummaliti. I fossili raccolti saranno descritti dal dott. 

Rauff di Bonn. Il rimanente del lavoro contiene osservazioni puramente 

geologiche sulla posizione del flysch, della serpentina e 

del gabbro. E. Bose. 

Seeley (H. G.) — Researches on the Structure, Organization, 

and Classification of the Fossil Reptilia. — VIII. Further 

Evidences of the Skeleton in Deuterosaurus and 

Rhopalodon, from the Permian Rocks of Russia — 

Philosophical Transactions of the R. Society of London, 

vol. 185, pag. 663-717. Plates 60-63. 

È uno studio comparativo di resti fossili a tipo Teriodonte 

trovati, insieme a Mammiferi, Labirintodonti e Tecodontosauri, nel 

Permiano del versante occidentale degli Urali, ed esistenti nell' I- 

stituto delle Miniere di Pietroburgo, all' Università di Kasan e nel 

Museo Senckenberg (Frankfort-on-the-Main). Essi appartengono ai 

generi Rhopalodon (Fischer 1841) e Deuterosaurus (Eichwald 

1848) e, se si vuole, anche a Dinosaunis, se si accetta la separa- 

zione di quest'ultimo da Rhopalodon che Fischer ha proposto 

nel 1847, basandosi su caratteri dei denti e del cranio.


Col cranio, figurato per la prima volta, con la mandibola, 

alcune costole dorsali, le vertebre dorsali inferiori e sacre, la sca- 

pola, r omero, il cranio, la pelvi e il femore, l'A. figura una rico- 

struzione dello scheletro di Deiiterosaurus. In questo è da notare 

la convessità quasi emisferica della sinfisi mandibolare, con obli- 

terazione della sutura fra i rami, e un solco della faccia convessa 

per piccoli vasi sanguigni, il quale richiama i Teriodonti dell' Africa 

meridionale studiati dall' A. La mascella superiore non mostra tale 

convessità anteriore, e le narici anteriori sembrano essare poco al 

disopra del margine alveolare. Non si sa quale sia il numero dei 

denti in ciascuna mascella. 

È probabile che ci sia più di una specie di Deuterosaurus. E 

parrebbe ancora che iresti riferiti daTrautschold a Oudenodon 

possono essere assegnati al cranio di Deuterosaurus. 

Con il cranio (figurato per la prima volta), la mandibola, una 

vertebra dorsale, 1' arco scapolare, 1' omero, l' ulna, ossa metacar- 

pali, pelvi (pure inedito), il femore, la tibia e la fibula, l'A. dà 

anche una figura ricostruttiva dello scheletro di RJiopalodon, ge- 

nere fondato sopra una mandibola munita di piccoli denti clavati 

e caratteristici per avere la radice contratta sotto la superficie 

smaltata della corona. Se ne conoscono due specie : R. Wangen- 

heimii e R. Mantelli. 

Il tipo di dentizione di Deuterosaurus si distingue da quello 

di Rhopalodon per la compressione trasversale dei denti incisivi, 

per le loro forti dimensioni e 1' abrasione per usura, per la pre- 

senza di denti canini nella mandibola e per la forte riduzione nel 

numero dei denti mascellari, diversi ancora da quelli di Rhopalodon 

per forma e carattere. Ora il nuovo cranio di Deuterosaurus 

descritto dall' A. , e conservato nel Museo dell' Istituto delle Mi- 

niere a Pietroburgo, è imperfetto e contorto. Per l'assenza dei ca- 

ratteri distintivi dei denti incisivi, l' identificazione del fossile con 

Deuterosaurus può farsi sopra la forma del cranio, la presenza di 

un singolo dente mascellare dietro il largo canino del lato destro, 

e la presenza di radici rotte di denti incisivi innanzi al canino. 

L' A. preferisce per ora riferirlo alla specie D. bìarmicus. Il cra- 

nio che a prima vista rammenta questo fossile è Delphìnognathus 

dell'Africa meridionale, nel quale il capo è compresso, con un'or- 

bita larga, una lamina occipitale verticale, largo forame parietale 

e uno zigoma molto simile, ma l' affinità probabilmente non è 

molto stretta. C è nel gen. Placodus del Muschelkalk d' Eu- 

ropa , rappresentato da P. lì/psiceps, una rassomiglianza la

68 


quale può indicare affinità così strette come quelle coi generi di 

Africa; il cranio è compresso e alto, l'orbita larga, 1' arco temporale 

più sviluppato che in Deuterosaiirus, i denti incisivi hanno 

molto in comune. E per certe considerazioni Placodus è sembrato 

essere un Anomodonte il quale più rassomigli a Deiiterosaurus 

che non gli altri generi d' Europa ; ma siccome i suoi denti indi- 

cano abitudini acquatiche, così è probabile che i membri differi- 

scano da quelli di Deuterosaurus. Neil' insieme, la struttura del 

palato e la parte superiore del cranio rendono conveniente di se- 

parare i Deuterosauri dai Teriodonti dell' Africa meridionale. E ancora 

non è possibile, per ora, dire se il gen. Clepsydros del Nord 

America, il quale ha dentizione teriodonta e cranio compresso, 

rassomigli di più ai tipi d'Africa o a quelli di Russia. Inoltre il 

fatto che Deuterosaurus è essenzialmente un Teriodonte Plesiosau- 

riano nella struttura del cranio, indica una più stretta affinità fra 

Anomodonti e Sauropterigi che a prima vista non appaia. 

Il cranio di Rìwpalodon, pressoché completo, corrisponde esat- 

tamente in grandezza col frammento di una mandibola sul quale 

Fischer ha fondato Rhopalodon Wangenheìmi. L'altezza della 

mandibola è la stessa, il numero dei denti in un dato tratto di 

margine alveolare è lo stesso, ed essi sono pure clavati, benché sem- 

brino relativamente più larghi per modo che gli interspazi sono 

stretti. L'A. ha perciò identificato questo cranio con la specie di 

Fischer. Nelle proporzioni e nell'aspetto generale esso ha una 

rassomiglianza generale col cranio di Phychognathus, Dicinodonte 

dell' Africa meridionale. 

Dall' esame e dai confronti fatti dall' A. risulta che codesti 

Rettili permiani di Russia sono strettamente alleati coi tipi dell'A- 

frica meridionale, ma non possono essere collocati negli stessi sot- 

tordini. Il cranio rassomiglia ai Placodonti e Notosauri nella strut- 

tura del palato, e non ha alcuna fattezza comune coi Teriodonti ; 

d' altra parte la dentizione é comparabile a quella dei Teriodonti 

dell'Africa. Nel suo aspetto occipitale esso rassomiglia ai Plesio- 

sauri, Notosauri e Placodonti tanto da far pensare ch'esso possa 

essere un rappresentante terrestre del gruppo dei Placodonti. La 

colonna vertebrale indica animali nei quali la coda mancava od 

era breve e la regione presacrale lunga. Il cinto scapolare ricorda 

per la composizione e per la scapola piatta il tipo dei Pareiasauri 

e quello dei Dicinodonti. Nel tutt' insieme le rassomiglianze sem- 

brano indicare una affinità fra codesti due generi, che possono es- 

sere riuniti in un nuovo gruppo a sé, e i Placodonti e Teriodonti»


L' A. conclude col fissare i caratteri distintivi di questo nuovo 

gruppo di Anomodonti, pel quale egli propone il nome di ^ 

« Deuterosauri » e quelli dei suoi due generi, che potrebbero es- 

sere i tipi di due distinte famiglie, Deuterosauridae e RJwpalodon- 

tidae. . A. Coggi. 

SiEMiRADZKi (J. V.) — Ncue Bcitrage zur Kenntniss der Ammonitenfauna 

der polnischen Eisenoolithe — Zeìtschr. 

deutsch. geol. Ges., voi. XLVI, pag. 501-53Ó, con 5 tavole. 

Berlin 1895. 

Neumayr (Cephal. von Balin: Abh. k. k. geol. Reichsanstalt, 

voi. V) scrisse che la fauna di Balin era mista, contenendo essa 

forme batoniane e callo viane. Bakowski (Deb. die Jurabild. v. 

Czeustochan in Polen: Beitr. z. Palaeont. Oesterr. Ungarns, 1887) 

dimostrò che l' oolite ferruginosa di Polonia era da riguardarsi 

come calloviano superiore. Siemiradzki indica ora questi depo- 

siti come orizzonte del Cosmoceras Jason, giacché l' orizzonte del 

Macr. macrocephalum in forma di oolite ferruginosa, « piano a be- 

lemniti » di Zeuschner (Ornatenthon) sta al disopra ; nell' oolite 

ferruginosa si trova bensì il Cosm. Jason, ma non il M. macro- 

cephahnn. Vengono descritte le nuove specie seguenti : Perisphin- 

ctes graciosiis, P. pseudoaurigerus, P. meridionalìs, P. Kontkiemcî, 

P. polonicus, P. gracilis, P. elegans, P. crassus, P. tenuis, P. sub- 

balinensis, P. rudnicensis, P. prorsocostatus. Oltre queste dodici 

specie nuove, TA. ne descrive e figura completamente altre quat- 

tro, già da Teisseyre citate soltanto (Ueb. sogenn. Parabeln bei 

Perisphincten: N. Jahrb. f. Min. ecc. , Beilageband VI, 1889), e cioè: 

P. pseudomosqiiensis, P. Waageni, P. tenellus, P. Bieniasî. In 

tutto sono descritte 35 specie, che appartengono per la maggior 

parte al genere Perisphinctes e per la minor parte ai generi Ma- 

crocephalites e Harpoceras. Delle 28 specie conosciute, 12 si tro- 

vano anche nel giura di Svevia. L' A. ne desume che le forme 

delle Indie Orientali che si trovano nel giura di Polonia ap- 

paiono già neir orizzonte del C. Jason e non nel giura liella 

Russia centrale, e che quindi si deve ammettere una connessione 

nel sud colle Indie Orientali forse attraverso il Caucaso, le steppe 

dei Kirghisi e la Buckaria. Una connessione diretta col mare 

giurese mediterraneo è, secondo l'A., da escludersi. Le analogie 

della fauna descritta con quella del giura russo sono grandissime, 

E. Buse.


Storms (R.) — Troisième note sur les poissons du terrain 

rupelien — Bull. Soc. Belge de Géol. Pai. HydroL, voi. VII, 

fase. II-III. Bruxelles 1895, 15 pag. con una tavola. 

Descrivonsi in primo luogo le placche dentarie di una nuova specie 

di Chimaera., C. riipeliensis Storms, raccolte nell'argilla rupeliana 

superiore di Niel, Terhaege e Steendorp. Questa forma, che viene 

ad essere la più antica del genere, è messa dall'A. in confronto con 

la vivente C. moìistrosa Lin., e con tre specie fossili (C Javana 

Martin, C. pliocenica S. Woodw., C. deleta Probst) che sono le sole 

riferibili con sicurezza a Chimaera. — Amylodon è il nome proposto 

dall'A. per un nuovo genere di chimeridi, principalmente caratterizzato 

dalla mancanza di veri e propri trituratori nei denti mandibolari, che 

per la forma ricordano quelli di Edaphodon, per la struttura quelli 

di Psaliodiis. — Amylodon Delheidi Storms, l'unica specie conosciuta 

finora, viene dall' argilla rupeliana superiore di Steendorp. In questo 

medesimo giacimento furon raccolti denti e vertebre di Sqiiatina 

angelo'ides Van Ben., che dall'A. viene studiata comparativamente 

alla Sq. angelus attuale, ed alle congeneri terziarie ; ed anche vi si 

rinvennero i piccoli denti di una nuova specie di Protogaleus, che 

l'A. distingue col nome di P. latus. — Galeocerdo acutus St., per 

ultimo, è una nuova specie fondata sopra un unico dente, che ha 

caratteri intermedi fra i Galeocerdo e i Prionodon ; viene dall'argilla 

rupeliana superiore di 'Hemixem, al N. E. di Ruppelmonde. 

ToRNQUisT (A.) — Ueber Macrocephaliten im Terrain-à-chailles. 

Abh. d. scìnpeii- pai. Ges.., voi. XXI, 1892, 27 pag. e 2 tavole. 

I Macrocephalites, che nelle provincie giurassiche etiopica e sud- 

indiana di Neumayr costituiscono una parte rilevantissima della 

fauna osfordiana, compariscono anche in Europa, e segnatamente 

là dove gli strati osfordiani superiori assumono la facies litologica 

del « Terrain-à-chailles » e raggiungono grande potenza. L' A. de- 

scrive oggi tre macrocefaliti dell' osfordiano europeo, AI. opis Sow. 

sp. di Dtirlinsdorf nell'Alsazia, M. oxfordiensis n. sp. di Chàtillon 

nel Cantone di Berna, M. Helvetiae n. sp. di Fringeli. Il M. Hel- 

vetiae ha molti rapporti con due forme di Macrocephali curvico- 

stati Waagen, il M. subtrapeînum Waag. del « Putchum-group » 

(Batoniano) ed il M. Jìssus Sow. del « Charee-group » superiore 

e del « Katrol-group » inferiore (osfordiano medio). Il AL oxfor- 

diensis s'accosta più che altro al tipo del M. Morrisi Opp. Il M. opis 

S.


finalmente è una forma frequentissima nei giura indiano, dal cal- 

loviano medio all'osfordiano medio. S. 

ToRNQUisT (A.) — Proplanuliten aus dem westeuropàischen 

Jura — Zeitschr. deutsch. geol. Ges., voL XLVI, pag. 547-579, 

con 3 tavole. Berlin 1895. 

L'A. dà una definizione esatta del genere Proplanulìtes e de- 

scrive sei specie appartenenti a questo genere, delle quali tre sono 

nuove : Pr. Teìsseyrei, Pr. pourcandiensis, Pr. cracoviensìs. Le 

forme descritte provengono per la maggior parte dal calloviano 

della Francia orientale, dai dipartimenti delle Ardenne e della Còte 

d'Or; sono inoltre qui riportate due forme di Chippenham nel 

Wiltshire, nonché 1' ammonite descritto da Teisseyre come Propl. 

Koenìgi. Il lavoro contiene anche delle considerazioni filogenetiche, 

e finisce concludendo che il gruppo del Propl. Koenigi è da ri- 

guardarsi come un piccolo complesso di forme conosciuto solo nel 

calloviano, complesso che nel dogger inferiore o medio è separato 

dai Perìsphìnctes o dalle Parkinsonian ed è distinto per una rige- 

nerazione della linea dei lobi e per una ornamentazione cambiata 

in un modo determinato. Simili processi di sviluppo hanno origi- 

nato nei Perisphinctes e nei Pleostephanides gruppi simili di forme, 

le quali non si debbono peraltro riunire geneticamente ai Pro- 

plamilites. E. Bose. 

Williamson (W. C.) e Scott (D. H.) — Further observations 

on the Organization of the fossil Plants of the Coalmeasures. 

Part I: Calamites, Calamostachys and Sphenophyllum 

— Phil. Trans., vol. CLXXXV, B, pag. 863-958, 

tav. LXXII-LXXXVI. London 1895. 

Per la recensione di quest' importante pubblicazione mi sono 

valso di un riassunto (estratto dai Proceedings of the Royal So- 

ciety, vol. 55) che, assieme alla memoria, gli Autori hanno gentilmente 

mandato in dono alla Direzione di questa Rivista. 

La memoria è divisa in tre parti (una per ciascun genere stu- 

diato); in ognuna di esse vengono trattate importanti questioni 

relative all'anatomia ed allo sviluppfo delle Calamites, delle Cala- 

mostachys, e degli Sphenophyllum, generi tanto interessanti per la 

flora del carbonifero. Accenno brevemente ai punti di maggior 

entità in ciascun genere.


Calamites. — Studiando il canale che in queste piante, come 

negli attuali Equisetum, accompagna ciascun fascio vascolare dal 

lato interno, gli Autori hanno con certezza potuto dimostrarne i- 

dentica la origine. In ambedue i generi questi canali segnano la 

posizione delle prime trachee, che poi durante l'ulteriore sviluppo 

di tessuti circostanti si sono disorganizzate dando origine per tal 

modo ai detti canali. 

È stato osservato in tutti gli stadi il processo della formazione 

del legno secondario: in esemplari ben conservati si poteva vedere 

molto bene anche il cambio che era esternamente limitato da un 

floema a sottili pareti. Il legno consisteva di tracheidi, non di veri 

vasi spirali, e di piccoli raggi secondari. Le tracheidi raggiunge- 

vano in lunghezza i 4 [i, e le loro areole, che erano marginate, si 

limitavano alle pareti radiali delle tracheidi eccetto che nelle parti 

più interne del legno. Nei grossi cauli i tessuti corticali raggiun- 

gevano grandi dimensioni in seguito alla formazione di un abbon- 

dante periderma. In un esemplare vedevasi con chiarezza 1' origine 

del detto periderma, che avveniva per divisione tangenziale di cel- 

lule corticali interne. 

In molti esemplari gli Autori hanno potuto seguire V inser- 

zione dei rami lungo un asse relativamente lungo. Essi erano ver- 

ticillati e posti ciascuno fra due fasci fogliari, i quali escono fuori 

orizzontalmente ai nodi ed hanno le loro trachee spirali, scalari- 

formi o reticolate. 

Il midollo dei rami si restringe presso alla base quasi a punta, 

per cui rimane connesso con quello del ramo su cui è nato, me- 

diante uno stretto collo. Per questa loro forma conica sono carat- 

teristici i modelli delle cavità midollari delle parti basali dei rami. 

In esemplari ben conservati si è potuto seguire la continuità del 

legno primario del ramo con quello del caule. 

Molti rami erano abortiti o almeno in uno stadio molto gio- 

vane, come è reso palese dall' essere il loro midollo incluso all' e- 

sterno del legno secondario del caule. 

Da taluni esemplari apparisce che le radici che nascono ai nodi 

hanno la struttura di Astromyelon. Sono quindi necessarie nuove 

ricerche sui fossili descritti con tal nome. 

Calamostachys. — Nella prima specie studiata dagli Autori, 

la C. binneyana, il cilindro centrale o stelo, che veduto in sezione 

trasversa può essere triangolare o quadrangolare, possiede un mi- 

dollo parenchimatoso di considerevole grossezza: intorno stanno i 

fasci vascolari collaterali. Nelle forme triquetre i fasci sono tre o


sei, nelle quadrangolari quattro: essi sono in ogni caso collocati 

in corrispondenza degli spigoli del caule, e nella sua parte interna 

ciascun fascio ha un' apertura o canale irregolare in cui sono le 

trachee annulari e spirali del protoxilema. 

Il floema di rado è conservato: esso è però stato veduto molto 

distintamente in un esemplare. 

La struttura dei fasci tanto ai nodi che agli internodi è es- 

senzialmente quella che si osserva nelle Calamìtes, le principali 

differenze consistendo nel loro tenue numero e nei canali meno 

definiti. In molti degli assi vedevasi distintamente una zona di le- 

gno secondario di spessore considerevole. 

Le spore sono tutte di una sorta; nessuna traccia di macrospore 

nei numerosi strobili di questa specie esaminati dagli Au- 

tori. In alcuni esemplari le spore sono isolate, in altri esse sono 

aggruppate in tetraedri, e ciascuno di questi vedesi racchiuso nella 

parete della cellula madre. 

È raro che le quattro spore di un tetraedro siano ugualmente 

sviluppate: di regola una o più delle spore sorelle vedesi molto 

più piccola delle altre : secondo ogni apparenza erano esse spore 

abortive, e questo fatto, permettendo una nutrizione maggiore delle 

rimanenti, sarà stato di grande importanza fisiologica. 

La seconda specie che gli Autori hanno studiato è la C cas~ 

seana Will , specie eterospora di cui al presente si conoscono due 

soli esemplari. La morfologia e l'anatomia dello strobilo è simile 

ma non identica a quella della C. binneyana. I macrosporangi 

ed i microsporangi si trovano nello stesso strobilo,anzi in un caso 

gli Autori hanno visto le due sorta di sporangi nello stesso spo- 

rangioforo. Il diametro delle microspore è circa [i, 0,075; quello 

delle macrospore è tre volte tanto. Nei macrosporangi sono state 

costantemente trovate numerose spore abortive: nessuna invece nei 

microsporangi. Tali spore variano nella grandezza, sono però sem- 

pre più piccole delle microspore della stessa pianta. La loro invariabile 

presenza nei macrosporangi e la loro costante mancanza 

nei microsporangi lasciano lieve dubbio che esse fossero le cellule 

sorelle abortive delle macrospore. 

Questi fatti gettano alquanta luce nell'origine del fenomeno 

di eterosporia nel genere Calamostachys. Nella C. binneyana era 

già cominciato l'abortire di certe cellule sorelle delle spore, il che 

permetteva più copiosa nutrizione alle sopraviventi: ciò per altro 

succedeva in tutti gli sporangi senza distinzione. Nella C. casseana 

invece lo stesso processo, molto più progredito ed in determinati


sporangi, rendeva possibile lo sviluppo di macrospore particolar- 

mente favorite, le quali ottenevano la loro relativa grandezza alle 

spese delle vicine che rimanevano rudimentali. Tutta l'analogia ci 

permette di supporre chea queste macrospore fosse congiunta la for- 

mazione di un protallo femminile; nei microsporangi non vedesi 

alcun accenno di spore abortive: tutte avevano uniforme grandezza. 

L'asse dello strobilo della C casseana ha una zona ben marcata 

di legno secondario, offrendo così una diretta prova dell' esistenza 

di uno sviluppo secondario in una crittogama eterospora. 

Gli Autori poi notano che la forma descritta da M. Renault 

col nome di Bruckmannia Grand' Euryi ha l'aspetto esterno di 

Calamostachys e la struttura di Calarnìtes: sarebbe perciò possibile 

che le specie da essi descritte fossero nate in cauli a struttura di 

Calarnìtes : ciò peraltro non potrà essere ritenuto vero che quando 

si saranno trovati gli strobili in diretta continuità cogli organi ve- 

getativi. 

Sphenophvllum. — E ben conosciuta 1' anatomia di varie spe- 

cie non dubbie di Sphenophyllum^ e nessuno dubita che alcuni 

fossili in varie memorie descritti sotto il nome di Asterophyllites 

siano realmente Sphenophyllum. La prima specie studiata dagli 

Autori è lo S. plurifoliatum (Asterophyllites sphenophylloides) il 

cui legno primario è centripeto e rassomiglia lontanamente a quello 

delle recenti Licopodiacee, colle quali del resto avea ben poco di 

comune. Il cambio in alcuni esemplari trovasi eccellentemente con- 

servato, il quale fatto rimuove ogni dubbio sulla formazione del 

legno secondario in tali piante. Gli steli pii!i vecchi hanno un largo 

ammasso di tessuti secondarli all'esterno del cambio; essi si vedono 

consistere in parte di vero floema e in parte di strati interni 

peridermici. 

La seconda specie è Io S. insigne {Asterophyllites insignis 

Will.) la cui generale anatomia concorda con quella della specie 

precedente, a parte alcune differenze di dettaglio. La più impor- 

tante particolarità di struttura consiste nella costante presenza di 

raggi midollari continui nel suo legno secondario. 

Nel floema si trovano larghi elementi perfettamente simili a 

vari cribrosi. 

I maggiori esemplari, che hanno perduta la corteccia prima- 

ria per la formazione del periderma, hanno una sezione trasversa 

molto simile a quella di una radice. Alcuni autori perciò hanno 

negato che essi appartengano a Sphenophyllum^ ed hanno suppo- 

sto che siano radici di piante per ora sconosciute. Ciò è er-


ronco, perchè i maggiori esemplari hanno essenzialmente la strut- 

tura somigliante a quella dei minori, i quali ritengono ancora la 

corteccia e le foglie caratteristiche degli Sphenophyllum. Si conoscono 

pure le condizioni intermedie. Le foglie in questa specie non 

erano state scoperte e solo nelle precedenti memorie ne fu data la 

descrizione. 

Sotto il nome di S. Dan'sonì gli Autori descrivono una specie 

già descritta sotto il genere Bonnnanites, la quale dietro le recenti 

ricerche di M. Zeiller è certamente uno Sphenophyllum. Nello 

strobilo ciascuno dei fasci fogliari nell'entrare nel verticillo delle 

brattee si divide in tre rami, di cui il dorsale esce fuori subito e 

va ad una brattea, mentre gli altri due vanno ai due sporangiofori 

che ad essa corrispondono. Le spore sono numerose in ciascun 

sporangio e tutte identiche: al presente non si conoscono Sphenophyllum 

eterosporei. Tutte le specie di Sph. la cui fruttificazione 

è conosciuta avevano strobili essenzialmente simili con sporangi 

pedicellati. 

Il lavoro è corredato di 15 tavole contenenti fototipie e dise- 

gni alla camera lucida. L. Gabelli. 

B. - ANNUNZI, 

Andersson (G). — Om nagra vàxtfossil frfm Gotland — Geol. 

Foren. i Stockholm Forhandl. Bd. XVII, 1895, Haft. i, p. 35-52. 

Andersson (G.) e Berghell (H.) — Torfmosse òfverlagrad af 

strandwall vàxter om Ladoga — L. e, pag. 21-24. 

Bernard (F.) — Note préliminaire sur le développement et la 

morphologie comparée de la charnière des Lamellibranches 

— Soc. Géol. de France, Compte-rcndu des Séances, 

3" sér. , voi. XXIII, pag. 37-38. 

alla 

Di questa come delle note sullo 

Società geologica di Francia dal 

stesso 

prof. 

argomento presentate 

Mu nier-C h a i m as, 

(adun. 18 Febbr. e 18 Marzo 1895), ci occuperemo quando saranno 

pubblicate per intero.

7G RIVISTA ITALIANA 

BiTTNER (A.) — Ueber die Gattung Rhynchonellina Gemm. — 

Jalìvb. k. k. geol. Reichsanst.^ voi. XLIV, pag. 547-572, con 

2 tavole. Wien 1895. 

Brongniart (Ch.) — Les insectes fossiles de l'epoque carboni- 

fere ^ La Nature, Revue des Sciences, n. 1 137, p. 246 e n. 1 142, 

p. 326. Paris, 1895. 

L'A. riassume il lavoro pubblicato l'anno scorso col titolo di 

« Recherches pour servir à 1' Histoire des insectes fossiles des temps 

primaires, précédées d' une Etude sur la nervations des ailes des 

insectes ». 

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Williamson (W. C.) — On the light thrown upon the question 

of the growth and developement of the carboniferous 

arborescent Lepidodendra by a study of the details of 

their organisations — Mem. a. Proc. Manchester Lit. Phil. 

Soc.^ serie 4'', vol. IX, pag. 31-65. 

WiLLisTON (S. W.) — New or little known Exstinct Verte- 

brates — Kansans Univ. Quart., vol. Ill, pag. 165-176. 

Con 4 figure e 6 tavole. 

,WiT^FiELD (R. P.) — On new forms of marine algae from the 

Trenton Limestone, with observations on Buthograptus 

laxus Hall — Bull. Am. Mus. Nat. Hist., VI, 1895, pa- 

gine 351-358. Con una tavola.


III. 

NOTE ORIGINAL 

Sulle radiolarie mioceniche dell' Appennino. 

In una nota sulla zona miocenica a radiolarie pubblicata l'anno 

decorso, dissi che le marne o calcari a radiolarie da me cono- 

'sciuti escludevano a mio parere clie si dovessero ritenere deposi- 

tati in mari di grande profondità, e se citai (^) come tipo la stazione 

270 (2925 fat. non m. per er. e.) fu per indicare una com- 

posizione di roccia analoga; esclusi però dai giacimenti emiliani, 

che possono essere di mare profondo, quello di Arcevia che oggi 

vedo citato (Riv. it. di Paleontologia anno I. pag. 39) dal sig. Tedeschi 

come rappresentante di un deposito abissale. 

Il mio giudizio fu determinato non tanto dalla descrizione 

datane dal Capellini (^) che la chiama molassa marnosa e per 

gli altri caratteri dal medesimo forniti e più che sufficienti per un 

criterio sulla batimetria dei medesimi giacimenti, quanto perchè 

avendo potuto esaminare detta roccia non fui d' avviso che potesse 

riferirsi ad un giacimento di mare profondo; gli esemplari che ho 

avuto tra mano, ricchi di radiolarie, sono di una vera arenaria 

calcare a elementi relativamente grossolani e la loro disgregazione 

per isolarne le radiolarie non può ottenersi che col solfato di soda; 

con questo non nego che possano trovarsi nelle stesse località ma- 

teriali clastici più tenui, più ricchi di calcare e quindi disgregabili 

con i soli acidi. 

Dissi nella stessa nota che il confronto con i giacimenti at- 

tuali poco giova; aggiungerò che poco giova anche il confronto 

con le specie conosciute, massime quando esse rappresentino forme 

diverse; la splendida monografia di Haeckel non soccorre; l'au- 

tore stesso avverte di aver notato solo la località della prima pre- 

parazione per una data specie; che il lavoro di confronto, ogni 

{}) Atti soc. nat. di Modena, serie III, Voi. XII, An. XXVII, pag. 161. 

(*) Capellini. Rend, acc. Lincei ^ serie V, I. sem. pag. 328 1892.

DI PALEO.NTOLOGIA gì 

qualvolta la sressa specie gli si presentava in successive prepara- 

zioni, gli avrebbe consumato non dieci anni, quanti glie ne occor- 

sero per quella monografia, ma venti o trenta: infatti nella parte 

sistematica la località è sempre unica ; è di superficie o di grande 

profondità. Lo stesso autore parlando della distribuzione verticale 

poco dice e si ristringe ad accennare per le specie pelagiche il 

predominio delle Spumellarie e delle Acantharie, per quelle abis- 

sali il predominio delle Massellarle e Pheodarie ; effettivamente 

non vi é genere un po' numeroso per specie che non presenti forme 

affini tra quelle di superficie e quelle di profondità. 

L' unica osservazione d' importanza sarebbe quella della mag- 

giore robustezza delle specie abissali ; ma io non credo che questo 

criterio, se è buono per le specie viventi, possa tenersi per buono 

anche nelle specie fossili; la osservazione di Tedeschi sulla gros- 

sezza delle radiolarie fossili è giustissima, se però si confrontano 

le preparazioni delle radiolarie mioceniche con quelle degli abissi 

oceanici, bisognerebbe concludere che qualora lo spessore, l' irre- 

golarità, la rugosità dovessero essere proporzionali alla profondità, 

occorrerebbe immaginare per quelle mioceniche una profondità tre 

o quattro volte quella della fossa del Challenger. Ciò deve dipen- 

dere da altre cause, che io, almeno ora, non saprei supporre. 

Le mie conclusioni si basavano su argomenti stratigrafici che 

seguito nel caso a ritenere i migliori, né potrei accettare che i 

depositi a radiolarie del miocene rappresentino giacimenti di mari 

abissali nel largo senso che potrebbe far supporre il confronto con 

le stazioni 225, 226, 265, 268, citate dal Tedeschi e che sono 

alle profondità rispettive di 4475, 2300, 2900, 2700 fath.: d'altra 

parte delle sei specie citate dal medesimo, cioè: Staurolonche feu- 

erbachi Haec. Porodiscus microporus Stòhr, P. Jìiistrella Haec, P. 

spiralis Ehr., Cystoformis (non Cyrioformis er. cr. Aut. pag. 1764) 

spiralis Haec, Sethamphora microstoma Haec. , le due prime sono 

fossili, le due successive sono di superficie, le due ultime sono in- 

dicate delle profondità di 4475, 11 00 fath. 

Il sig. Tedeschi accenna ad un nuovo genere di Sphaeroìdea 

tipo di una nuova famiglia {Monacantha) ; il genere non è nuovo; è lo 

stesso da me indicato col nome di Adelocyrtis nei 1880 (') e che nel 

1882 (^) dilucidavo colle seguenti parole — ho trovato riferibili al 

genere incerto Adelocyrtis almeno sei specie differenti, tutte carat- 

{}) 

I diaspri della Toscana. Mem. acc. Lincei, Voi. Vili. 1880. 

(2) Boll, della società [/eoi. ital,, Voi. 1, pag. 155. 

Bivista Italiana di Paleontoìoffia, — Aprile 1895. 3


terizzate da una grossa spina apicale porosa ; l' esame di queste 

specie mi obbliga però a correggere la loro posizione nella siste- 

matica appartenendo alle Dìsphaerìdae e non alle Cyrtidae — Io 

non tengo al nome di Adelocyrtis e sono il primo a riconoscere 

che è infelice; ma il tempo nel quale fu usato lo giustifica a suf- 

ficienza. 

Finalmente il sig. Tedeschi riportando limitatamente alcune 

mie parole della nota già citata, mi fa quasi dire che le radiolarie 

mioceniche sieno state trasportate nel Mediterraneo dalle correnti 

dei mari indiani; veramente io non ho avuto questa intenzione: 

se ho accennato a delle correnti provenienti nel Mediterraneo 

dall'Oceano indiano, e la ipotesi non è nuova davvero, fu per spie- 

gare la maggiore temperatura di quei mari; conseguenza secon- 

daria la diffusione di specie simili sopra un'area assai estesa, la 

diffusione delle specie per migrazione passiva, è cosa ben differente 

dal loro trasporto. D. Pantanelli. 

Nuovo genere e nuove specie di briozoi fossili. 

VlBRACULINA H. g. 

Zoeci tubulari, o subtubulari con apertura circolare o subellit- 

tica circondata da un peristoma calloso molto grosso; nel margine 

inferiore sporge un umbone che termina in una apertura circolare 

per il passaggio di un vibracolo; lateralmente possono esservi altri 

vibracoli. 

Zoario biseriale, con ôeci alterni, dei quali le aperture sono 

rivolte da una sola parte. Processi laterali di varia lunghezza irre-


golarmente disposti, uniscono di tratto in tratto i piccoli rami in 

modo da dare al zoario una apparenza reticolata. 

Questo nuovo genere, per 

famiglia delle Cellulariadae nel 

i caratteri zoeciali, appartiene alla 

senso inteso da B u sk e da H i n e k s, 

per quanto questi autori vi comprendano soltanto dei generi con 

zoario articolato; ma la scoperta di specie articolate o no nello 

stesso genere ha tolto ogni importanza al portamento del zoario. 

Tutto al più si può farne una divisione delle Cel. inarticolatae. 

V. CoNTii n. sp. 

(fig. A, A', A") 

Zoeci tubulari, ristretti in basso, alquanto allargati in alto, 

diritti o lievemente ricurvi in fuori; apertura circolare rivolta in 

avanti con peristoma rilevato, calloso, munito di un umbone sot- 

toboccale, un poco ricurvo in alto; questo all'estremità presenta 

un' apertura circolare per il passaggio di un vibracolo. Ogni zoecio 

porta lateralmente una apertura vibracolare, circondata da una 

cicatrice larga, circolare, a superficie irregolarmente imbutiforme. 

I zoeci adulti, hanno la frontale bucherellata. Ogni due o tre zoeci 

un processo trasverso riunisce i rami biseriali formando un zoario 

reticolato. 

Dimensioni : 

lunghezza media dei zoeci mm. 0,80 

larghezza » » . » 0,36 

diametro trasversale medio delle aperture zoeciali » 0,17 

lunghezza media degli umboni sottoboccali. . » 0,38 

larghezza media dei portavibracoli laterali . . » 0,34 

Giacimento: Non comune nelle sabbie gialle, e sabbie argillose 

grigie del postpliocene antico della Farnesina (^). 

Spiegazione delle figure : 

A Zoeci visti di fronte. 

A' Lo stesso esemplare, visto di fianco. 

A" Altro esemplare e. s. 

a Processo trasverso, visto di fianco. 

b Altro e. s. visto di fronte. 

e Vibracolari laterali. 

d Apertura zoeciale priva di umbone sottoboccale. 

(}) Molti geologi riferiscono questo giacimento al pliocene, altri al 

postpliocene. In altro lavoro parlerò su ciò più estesamente frattanto mi


V. SEGUENZIANA n. Sp. 

(fig. B, B) 

Zoeci tabulari, un poco ricurvi in avanti ove termina l' aper- 

tura boccale, alle volte curvi in fuori. Peristoma calloso non molto 

elevato; umbone sottoboccale conico più o meno rivolto in alto, 

con forame circolare all' estremità per il passaggio di un vibracelo. 

Mancano (almeno nell'unico esemplare studiato) i portavibracoli 

laterali. 

Zoario biseriale alterno. Scarsi i processi trasversi. 

Dimensioni : 

lunghezza media dei zoeci mm. o,6i 

larghezza » » » o,i8 

diametro trasverso medio delle aperture zoeciali » 0,13 

lunghezza media degli umboni sottoboccali. . » 0,20 

Giacimento : Rarissima nelle sabbie calcaree postplioceniche di 

Spilinga presso Monteleone Calabro. 

Spiegazione delle figure: 

B Zoeci visti di fronte. 

B' Lo stesso esemplare visto di fianco. 

a Processo trasverso visto di fianco. 

b Lo stesso visto di fronte. 

Roma, R. Liceo Visconti, Marzo 1895. 

A. Neviani. 

preme di dichiarare che non intendo escludere si tratti di \\n pliocene molto 

recente ; ad ogni modo per me quelle sabbie, tanto gialle che grigie, rap- 

presentano una formazione di un mare di pochissima profondità, avvenuta 

dopo r Astiano, e forse corrispondente al Siciliano di Doderlein. 

-44(1^


NOTIZIE VARIE 

Abbiamo ricevuta la seguente circolare, che ci affrettiamo a 

pubblicare col massimo piacere: 

« Paleontografia Italiana — Memorie di Paleontologia, pub- 

blicate nel Museo Geologico della R. Università di Pisa, sotto la Direzione 

del prof. Mario Canavari. 

Da molto tempo^ era sentito in Italia il bisogno di una pubbli- 

cazione, che sul genere della Palaeontographica di Zittel e di altri 

giornali esteri, potesse riunire gli scritti di Palaeontologia, special- 

mente italiana, sparsi finora in un numero eccessivo di Bollettini e 

Memorie di svariate Società e Accademie. L' idea di questa pubbli- 

cazione venne al prof Mario Canavari, il quale presto si trovò 

d'accordo con alcuni suoi assistenti e scolari per la parte finan- 

ziaria dell'operazione. L'idea fu bene accolta, e siamo lieti di po- 

ter noverare tra i collaboratori del primo volume nomi ben noti 

come quello di Bassani, Parona, Si monelli, Tom masi, 

Fornasini, ecc. E tanto anzi fu bene accolta l'idea, che già abbiamo 

pronto il materiale per il secondo volume. 

Non è stato nostro intendimento di fare con questa pubblica- 

zione una brillante operazione finanziaria ; e i lettori, specialmente 

italiani, ne saranno più che persuasi. Se la vendita del primo vo- 

lume darà un avanzo sulle spese, questo servirà al miglioramento 

successivo della pubblicazione. Attendiamo quindi l'appoggio mo- 

rale e materiale dei paleontologi italiani e stranieri , fiduciosi che 

esso non debba mancarci. 

Il primo volume, che comparirà sul finire dell'anno corrente^ 

conterrà numerose e importanti memorie, corredate da circa 20 ta- 

vole di accurata esecuzione, nel formato identico alla Palaeonto- 

graphica di Zittel. Il prezzo ne sarà di Lire 50,00 (per l'estero 

in oro). Le sottoscrizioni si ricevono unicamente presso il profes- 

sor Mario Canavari al Museo Geologico dell'Università di Pisa. 

M. Canavari, A. Fucini, B. Greco, P. E. Vinassa de Regny. » 

Ancora del Pithecanthropus erectus. — Per invito della So- 

cietà d'Anthropologic il prof Manouvrier si occupa a lungo del

86 


Pithecanthropus, nel fascicolo di febbraio della Revue mensuelle de 

VEcole d'Anthrapologie. Secondo lui non è punto provato che il 

cranio ed il femore descritti dal Dubois spettino ad un medesimo 

individuo. Ma facendo astrazione del femore, talmente simile ad 

un femore umano da non potersi affermare che umano non sia, il 

cranio ed il molare sono sufficienti per stabilire che l' individuo al 

quale appartennero dovette rappresentare uno stato intermedio fra 

r uomo e gli antropoidi. Resta a vedere se si trattava di una ecce- 

zione nella razza umana o del rappresentante di una razza a sé. 

Quest'ultima ipotesi, che sembra al Manouvrier la più proba- 

bile, non implica però come conseguenza necessaria che si tratti di 

una razza di antropoidi in via di divenire umana. Non si può dunque 

dire che la quistione dell' origine dell' uomo sia risoluta con 

la scoperta del Dubois; solo è corroborata la speranza di rinve- 

nire a Giava od altrove resti scheletrici sufficienti a provare che 

ha esistito una vera razza, inferiore anche a quella del Neanderthal, 

e della quale sarà impossibile dire se era umana o scimmiesca. 

Anche nel periodico L'Anthropologie (voi. VI, n. i, p. 65-69) 

troviamo un'accurata analisi della memoria del dott. Dubois; il 

recensore, M. Pettit, si mostra dispostissimo ad ammettere che le 

ossa del preteso Pithecanthropus siano invece ossa umane. S. 

Museo geologico dì Losanna. — Il prof. E. Renevier, con- 

servatore di esso museo, ha pubblicato il rapporto annuale (1894), 

il quale contiene un elenco dei principali lavori di riordinamento 

delle collezioni paleontologiche compiuti nell' annata, la lista dei 

cambi, dei doni e degli acquisti di' libri e fossili. Fi a i doni, vengono 

particolarmente segnalate due belle serie di fossili, l' una del 

centro della Russia, invio del prof. Pavlow, e l'altra del lias 

della Còte-d"Or, invio del signor Mar lot. F. 

Di prossima pubblicazione. — Il Bollettino dei Musei di 

Zoologia ed Anatomia comparata della Università di Torino (^) 

annunzia imminente la pubblicazione della XVII parte dell'opera: 

« I molluschi dei terreni terziari del Piemonte e della Liguria, 

descritti dal dott. Federico Sacco ». In questa parte saranno 

illustrate le famiglie Cerithiidae , Triforidae, Cerithiopsidae e Dia- 

stomidae. 

(1) Voi. X, n.° 197.


PERSONALIA 

Pietro Doderlein nacque in Ragusa il 3 febbraio 1810 da Luigi 

e Caterina Bona; si laureò in Padova nel 1835: nel 1836 entrò 

nell'insegnamento come assistente di Catullo; fu professore ordi- 

nario di storia naturale a Modena dal 1839 al 1862; nello stesso 

anno fu trasferito a Palermo nella cattedra di zoologia, che coprì 

fino al termine dell' anno scolastico i8()3-g4. 

Allievo di Catullo, i suoi primi lavori originali furono di 

geologia, e la nota su i terreni miocenici superiori dell' Italia set- 

tentrionale fu una vera rivelazione per l' epoca nella quale fu 

scritta. Ultimo rappresentante di una eletta scuola di naturalisti, 

cresciuta splendida in un tempo nel quale era possibile estendersi 

in tutto il campo delle cognizioni naturali, la sua opera scientifica 

abbracciò rami diversi; scrisse dottamente di ornitologia, e le sue 

ultime pubblicazioni di ittiologia rimarranno a lungo modello utile 

ed inimitabile tra le mani degli studiosi. 

Doderlein studiò assai, scrisse molto, stampò poco; lo trat- 

tennero le difficoltà' materiali del tempo che non favorivano le 

pubblicazioni scientifiche; sembrò assai meno fecondo di quanto 

avrebbe potuto, e una parte grandissima del suo lavoro scientifico 

è tuttora inedito. Lo schedario delle roccie emiliane in circa 700 

esemplari, inviate all'esposizione di Londra nel 1862, è in fogli di 

cent. IO per 8, riempiti sovente, nelle due pagine, di scrittura mi- 

nuta, per modo che il fascicolo descrittivo della collezione, «sempre 

manoscritto e forse destinato alla stampa, ne è un sobrio e giudi- 

zioso riassunto; gli schedari delle collezioni di malacologia terzia- 

ria dell' università di Modena, estesi a circa 4000 specie, come i 

cataloghi, sono coperti di note bibliografiche e di brevissimi con- 

fronti diagnostici ,


non avendo più modo di porre in accordo le sue osservazioni 

fatte prima del 1862 con le accresciute cognizioni scientifiche; ciò 

non toglie che, saputa intendere, la sua carta geologica, specialmente 

nel tipo originale, sia una fonte inesauribile di osservazioni. 

Doderlein, questo lavoratore instancabile, è sovratutto os- 

servatore, e poco sfugge alla sua perspicacia ; guarda e descrive i 

fatti, li consegna alla carta e poco più se ne cura ; se spesso osservazioni 

acute sorgono tra le sue note, sono lampi logici, mai 

parti fantastici ; si direbbe che dominato da un sereno e felice scet- 

ticismo consideri superflua qualunque considerazione teorica. 

Nel 1889, cinquantesimo del suo insegnamento universitario, 

i colleghi delle università italiane, ad iniziativa dei suoi successori 

in Modena, gli offrirono una pergamena artistica in testimonianza 

del loro affetto, pubblicando la sua biografia e la nota delle 

sue opere scientifiche, e non fu piccola fatica quella di giungere a 

raccoglierle tutte. 

Abbandonato 1' insegnamento col principio del corrente anno 

scolastico per gli acciacchi inseparabili da 84 anni di età, si spense 

il 28 marzo 1895, dopo sessanta anni di vita scientifica sempre u- 

tilmente operosa. D. P. 

• 

Il paleontologo R. Etheridge jun. assunse col i" gennaio di 

quest' anno la direzione dell' « Australian Museum » di Sydney, 

come successore di E. P. Ramsay. 

Il dott. G. Steinmann (Freiburg i. B.) è stato nominato pro- 

fessore di geologia e paleontologia nell' università di Tiibingen. 

Il signor Leon Dupasquier è stato chiamato a sostituire il 

defunto prof. Jaccard nella cattedra di geologia e paleontologìa 

a Neuchàtel. 

Dott. Carlo Fornasini, redattore responsabile.

Anno I. 50 Giugno 1S95 Fascicolo III. 

13. 


DI 

PALEONTOLOGIA 


I. Eassegna delle pubblicazioni italiane. 

{Bassani, De Amicis, Di Stefano, 

De Gregorio, Fucini, Greco, Parona 

e Bonarelli, Kistori, Rovereto, Sacco, 

Taramelli, Tuceimei). 

II. Pubblicazio.m estere. 

A. Recensioni. 

(Donald, Emery, Oppenheim, Per- 

REDATTORI 

VITTORIO 

solili ARIO 

SIMONELLI 

gens, Pliilippson, Rliumbler, Scudder, 

Weiliered). 

B. Annunzi. 

Notizie varie. — Tecnica microscopica. - 

Nuovo trattato di paleontologia. 

Personalia. 

BOLOGNA 

TIPOGRAFIA GAMBEKINI E FARMEGGIANI 

1895 

; 

\




rato Lire 1. 



Dirigere vaglia e corrispondenza alla Uedazìone della 

Bivista italiana di Paleontologia, Via Zamboni 65, Bologna. 


(Riservate ad annunzi librari e ad offerte di materiali e di strumenti scientifici. 




FEB 1 1399 

Anno I. oj Giugno ì.~t'Oo Fascicolo III. 

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiNiiiniiiiiiiiJMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiniiiiiiiiiiiiiiiiiii 

I. 


Bassani (F.) — Avanzi di Carcharodon auriculatus scoperti nel 

calcare eocenico di Valle Gallina presso Avesa. — Atti 

dell' Accad. di Verona voi. LXXI, s. Ili, f. I, 1895, 11 pag. 

e una tavola. 

Basate il più delle volte suU' esame di denti isolati, le deter- 

minazioni specifiche dei selaciani fossili sono inseparabili da grandi 

incertezze, e le relative sinonimie son troppo spesso puramente 

ipotetiche. Da ciò V interesse che si annette alle scoperte, disgra- 

ziatamente assai rare, di scheletri interi o di mascelle ben con- 

servate, od anche di gruppi abbastanza copiosi di denti e di ver- 

tebre. È questo il caso per gli avanzi di Carcharodon auriculatus 

Blainv. sp. , oggi illustrati dall' A.; avanzi che consistono in 50 

denti e 32 vertebre, riunite in un blocco di calcare proveniente 

dagli strati parisiani di Valle Gallina presso Avesa in provincia 

di Verona. 

Alcuni fra questi denti corrispondono esattamente per la forma 

a quelli illustrati dall'Agassiz col nome di C. heterodon e dove- 

vano occupare la parte laterale e posteriore della mascella infe- 

riore. Un altro, che l'A. ritiene sia stato un dente posteriore della 

mandibola, richiama il C megalotis Ag. Parecchi, spettanti alla 

parte mediana della mascella superiore, trovano riscontro in quelli 

del C. angustidens Ag. , del C. turgidus Ag. , e del C. lanceolatus 

Az. , ed altri, finalmente, sono paragonabili a quello descritto dall'Agassiz 

sotto il nome di C. auriculatus. 

Da ciò conclude 1' A. che nella sinonimia del C". auriculatus 

Blainv. sp. debbono entrare sicuramente il C. angustidens, il turgi- 

dus, il lanceolatus, V heterodon, il megalotis; ma nulla può dire 

Rivista Italiana di Paleontologia. — Giu§:ao 1895. 1

90 


circa al semìserratus^ al disaiiris, all' interamniae^ al toliapicus, 

air acutidens, che pure taluno volle associali all' auriculatus. 

I corpi vertebrali rinvenuti assieme ai denti hanno uno spes- 

sore che va dai 15 ai 22 mm., un diametro che varia dai 45 ai 

60 mm.; nella superfìcie, liscia agli orli, son percorsi da numerosi 

solchi profondi, quasi uniformi e paralleli tra loro; le cavità co- 

niche corrispondono a quelle del Carcharodon vivente, e la se- 

zione mediana verticale presenta numerosi raggi, biforcati verso la 

periferia. S. 

De Amicis (G. A.) — I foraminiferi del pliocene inferiore di 

Bonfornello presso Termini Imerese in Sicilia. — Naturalista 

Siciliano, anno XIV. Palermo 1895. 64 pag., con una 

tavola. 

È questo un importante contributo alla conoscenza dei fora- 

miniferi fossili nei « trubi » o marne bianche messiniane della Si- 

cilia e della Calabria. La fauna di Bonfornello è ricca di 163 forme, 

distinte dall' A. sopra circa 10500 esemplari esaminati, 8500 dei 

quali appartenenti ai generi Orbulina e Globigerina. I globigerinidi, 

con soli 3 generi e 6 tra specie e varietà, presentano quindi il 

massimo sviluppo numerico di individui. I lagenidi, con 12 generi 

e IDI tra specie e varietà, prevalgono con forme che preferiscono 

acque profonde ; i miliolidi scarseggiano ; i textularidi, gli astro- 

rizidi e i lituolidi si presentano con forme proprie di acque 

profonde o che meglio in esse prosperano. Mancano assolutamente 

la Rotalia Beccarii e la Polystomella crispa^ comunissime 

in tutti i depositi di spiaggia del subappennino. Da ciò T A. con- 

clude che la roccia di Bonfornello (che è un fango a globigerine) 

possa essersi costituita a profondità notevole sì, ma che probabilmente 

non deve aver raggiunto i mille metri. Del resto, per quel che 

concerne i rapporti sìa batimetrici che stratigrafici, i trubi di Bon- 

fornello corrispondono alla maggior parte dei depositi « zancleani » 

con Ellipsoidina di SicHia e di Calabria ; cronologicamente, ma 

non batimetricamente, possono corrispondere alle argille grigie in- 

feriori di diverse località italiane. Un quadro posto in fine della 

memoria rende conto per 1' appunto della distribuzione delle forme 

fossili di Bonfornello nei mari attuali e nel neocene d' Italia. 

Le specie e varietà nuove sarebbero le seguenti : Haplophragmìum 

Wrighti, a sezione trasversa trigona; Cyclammina pliocaena,^ 

con suture assai meno sinuose di quelle della C. cancellata Brady

DI PALKONTOLOGIA 91 

Nodosarìa himerensis, diversa dalla N. perversa Schw., perchè liscia. 

; Nod. cotìtmunis (d' Ovb.) var. ìnaequaliter-loculata\ Marginulina 

hirsuta d'Orb. var. subechinata; M. horrida , che secondo 

r A. ha grande analogia colla precedente ; Cristellaria aiiris (Sold.) 

var. subtrìgona\ Cr. articulata (Reuss) var. verruculosa\ Cr. cui- 

irata (Montf.) var. imperfecta; Dimorphina Capellina., che diffe- 

risce dalla D. (?) deformis Gosta-Fornasini, per la disposizione più 

nodosariforme degli ultimi segmenti e per la compressione del 

tratto iniziale della conchiglia. Tutte le forme sopra citate sono 

figurate dall' A. nella unita tavola, insieme ad alcune altre già co- 

nosciute: Haplophragmium pseudospirale (Will.), H. cfr. calcareum 

Brady, Rhabdamminaì cfr. abyssorum M. Sars, Reophax 

bacìllaris Brady, Vaginulina legumen (L.) var. clavata Costa, Mar- 

ginulina hirsuta d' Orb., Cristellaria mamilligera Karrer, Cr. lati- 

frons Brady, Ramulina globuli/era Brady. F. 

Di Stefano (G.) — Lo scisto marnoso con « Myophoria vestita » 

della Punta delle Pietre Nere in provincia di Foggia. — 

Boll. Com. Geol.., anno 1895, n. i. 48 pag. e 2 tavole. 

Nella Punta delle Pietre Nere presso il Gargano, a N. del 

laghetto di Lesina, affiorano per breve tratto strati di calcare nero 

marnoso, bituminifero, generalmente schistoso, accompagnati da 

lamprofiri sienitici e dioritici ('). In quello schisto calcare si è rin- 

venuta tutta una piccola fauna, nella quale predominano i mollu- 

schi e segnatamente forme minute, elegantissime di gasteropodi ; 

senza che manchino ostracodi, assai vicini alla Bairdia periata 

Gumb. di Raibl ed alla E. cassiana Reuss di S. Cassiano, bactrilli, 

di forme affini al Bactryllium canaliculatum Heer del keuper, e 

rilievi vermiformi che rammentano la Gyrochordae. 

Quanto ai molluschi, l' A. potè distinguerne 23 specie, delle 

quali 16 soltanto in condizioni abbastanza buone per lo studio; una 

di queste rimane per ora indeterminata, una (Cardium cfr. rhaeticum 

Mèr.) è incerta, sette son nuove, e le altre sette vengono 

identificate con le specie note seguenti : Myophoria vestita v. Alb., 

Avicula Gea d' Orb., Leda percaudata Gumb., Promathildia Am- 

(1) Vedi Viola e Di Stefano: La Punta delle Pietre Nere ecc., 

Boll. Com. Geol., 1893, n.° 2. — Viola: Le roccie eruttive della Punta 

delle Pietre Nere, Ibid., 1894, n" 4.


moni V. Wohrm., P. subnodosa Miinst. sp., Loxonema ìrybrida 

Mùnst. sp , L. arctecostata Mtinst. sp. 

La Myophoria vestita, per la sua abbondanza e pel suo aspetto 

distinto, dà il carattere alla faunula della Punta delle Pietre Nere; 

e VA. si occupa a lungo del significato cronologico di questa specie, 

che mentre nelle Alpi si rinviene ad un livello immediatamente 

inferiore alla dolomia principale (parte superiore degli strati di 

Raibl (Torer schichten), strati di Heiligenkreuz ad Ostrea montis 

caprilis Klipst., calcari di Opponitz) in Argovia, in Svevia, in 

Franconia si trova in strati che sembrano corrispondere alla dolomia 

medesima {Gansinger schichten, Lehrbergschichten). Quanto 

alle altre specie, la From. Ammoni v. Wohrm. si trova nella parte 

inferiore degli strati di Raibl, e lo stesso può dirsi della P. Kittli 

Di Stef., recentemente notata dal Kittl fra i fossili dello Schlernplateau; 

Lox. hybrida Miinst. sp., ed Av. Gea d' Orb. sono comuni 

al piano di S. Cassiano e a quello di Raibl ; Lox. arctecostata 

Miinst. sp. e Proni, subnodosa Miinst. sp. son conosciute solo ne- 

gli strati di S. Cassiano ; Leda percaudata Giimb. e Card, rhaeti- 

cuni Mér. sono del rético e deli' ettangiano. Da ciò conclude 1' A. 

che lo schisto in esame sia da riferire agli strati di Raibl, intesi 

però « sensu lato ». 

Dopo interessanti considerazioni sugli altri terreni triasici del- 

l' Italia meridionale, suU' età delle rocce eruttive e dei gessi della 

Punta delle Pi^.tre Nere, 1' A. passa a far cenno delle ipotesi rela- 

tive all' origine di questo scoglio. Non crede che lo si possa rite- 

nere come r avanzo di una terra più vasta, facente parte di quelr 

antico sistema orografico, parallelo all'Appennino, che il De 

Giorgi ha indicato col nome di « Gruppo apulo-garganico » e 

Fischer con quello di « adriatisches Appenninen-Vorland »; e 

nemmeno accetta l' idea della sua connessione, in epoca relativamente 

non antica, con una terraferma estesa fino a Lissa. Più semplice 

e più verosimile sarebbe il supporre che rappresenti un lembo 

di un sedimento triasico più esteso, formante un dorso a poca 

profondità e fatto emergere parzialmente dalla eruzione dei lam- 

profiri e dal lento sollevarsi di quell' area. « Ma noi non inten- 

diamo, scrive l' A., tenerci nel campo delle ipotesi, e non insi- 

stiamo più oltre suir origine della Punta delle Pietre Nere, con la 

speranza che altre osservazioni possano meglio chiarire la que- 

stione. » 

Nella seconda parte del suo lavoro, l' A.' illustra minutamente 

i molluschi raccolti nello schisto marnoso. Oltre alle specie già


note, delle quali abbiamo riprodotto più sopra l'elenco, troviamo 

descritti come nuovi ì gasteropodi seguenti : 

Trochus integrostriatus : ha intime analogie col T. fiinicu- 

losiis Kittl di S. Gassiano, dal quale differisce soltanto per la pre- 

senza di strie spirali sui giri e sulla base, 

Protonerita Y garganica : non si può escludere che questa 

forma appartenga alle Naticidae piuttosto che alle Neritidae; nei 

caratteri esteriori ha certo molte somiglianze con le Protonerita 

Kittl, ma non è punto provato il riassorbimento dei giri interni. 

Promatlìildia Pellatii: spetta al gruppo delle Promathildiae 

cancellate, e specialmente si avvicina alla P. subcancellata Miinst. 

sp. di S. Gassiano. , 

Proni. Kittli : ha rapporti anche questa con forme di S. Gas- 

siano e segnatamente con P. bolina Miinst. sp., P. subnodosa Mùnst. 

sp., P. tyrsoecus Kittl. 

Natica sp. : rappresentata solo da cattivi esemplari, che per 

certi caratteri rammenterebbero alcuni Naticopsis ; le più intime 

analogie sono però col g. Natica s. 1. . 

Nat. Squinaboli : accenna ?ì'j:,\\ Amauropsis ^2V l'aspetto gene- 

rale e per la forma delle strie d' accrescimento, ma se ne stacca 

pei giri non scalinati, per 1' apertura non semilunare^ per il pseu- 

dombelico più guande. Anche somiglierebbe alla Pseiidomelamia 

Miinsteri Wissm. sp., specialmente per la forma del solco ombel- 

licale ; ma per essere una Pseudonielania ha la spira troppo breve 

e r ultimo giro troppo sviluppato. 

Pseudonielania adriatica: la. determinazione generica non è in 

tutto sicura, avendosi qualche somiglianza anche con Loxonenia o. 

Coelostjrlina. La specie che più le si accosta è la Rissoa alpina 

Kok. = R. tirolensis Kok. del Raibliano. 

Actaeonina (Oylindrobullina) lesinensis : specie molto variabile, 

che ha stretti rapporti con un gruppo di forme triasiche e liasiche, 

quali vi. scalaris Mùnst. di S. Gassiano, A. elongata Moore della 

dolomia principale e del retico, A. Buvignieri Tqm. ed A. avena 

Tqm. dell' ettangiano. S. 

De Gregorio (A.) — Note sur un Astéride et un Cirripéde du 

Postpliocène de Sicile, des genres Astrogonium et Co- 

ronula. — Annales de Géol. et Pai.., ry Livr. Palerme 1895. 

8 pag. e una tavola. 

La nuova stella di mare illustrata dall' A. col nome di Astrogonium 

{Petalastrum) propegeometricuni , fu raccolta nel calcare


postpliocenico dell' isola di Favignana. Si presenta in forma di pentagono 

regolarissinio, a lati un po' concavi, del diametro massimo 

di 90 mm. I petali, a margini quasi paralleli, son descritti dal- 

l' A. come « formes de petites pieces calcaires acouplées deux à 

deux e' est à dire 1' un vis à vis de 1' autre, ces pieces an milieu 

du petal sont un peu saillantes, elles grossissent formant une ex- 

trémité bombée et soudée avec 1' autre opposée; en outre elles 

sont courbées vers la périphérie et subimbricées entre elles; de 

coté elles sont minces, elles changent un peu de direction et s'é- 

largissent de nouveau le long du corps, horizontalement ». 

La superficie interambulacrale è cospersa di placchettine granu- 

lose irregolari, che l'A. considera come residui del tegumento. 

Lungo i margini del disco si scorgono due file di pezzi subcilin- 

dricì, le quali debbono corrispondere alle due serie, dorsale e 

ventrale, delle placche marginali, che, per via della deformazione 

subita dal fossile, compariscono nella medesima faccia. — Lo stel- 

leride di Favignana somiglia notevolmente 2i\VAstrogonium geome- 

tricum Muli, et Trosch. dell' Oceano indiano , malgrado sian di- 

versi il numero e la forma delle placche marginali. Non cade 

dubbio sopra il suo riferimento al g. Astrogonhim « sensu lato » ; 

ma per 1' habitus suo peculiare, e per la mancanza di notizie par- 

ticolareggiate sullo scheletro ambulacrale degli Astrogonhtm, l'A. 

propone di collocarlo in un sottogenere nuovo, che intitola Peta- 

lastrum. 

Il cirripede descritto in questa nota medesima viene dal post- 

pliocene di Ficarazzi. È una nuova specie di Coronula, che l'A. 

chiama C. ficaranensis ^ facendone il tipo di un nuovo sottoge- 

nere Flabelcorona, e notando, fra gli altri caratteri distintivi, il 

numero assai ristretto (3) delle cavità che s'aprono in ciascuno 

dei sei pezzi ond' è costituita. S. 

De Gregorio (A.) — Description des faunes tertiaires de la 

Vénètie. Note sur certains crustacés (brachiures) éocé- 

niques. — A1^n. de et Géol. Pai., 18 Livr. Palermo 1895. 22 

pag. e 6 tavole. 

La descrizione delle specie è preceduta da alcune notizie stra- 

tigrafiche, da un catalogo dei crostacei già indicati dagli autori nel 

terziario del Veneto, e da un cenno sulla terminologia relativa alle 

parti dermatoscheletriche dei brachiuri; viene seguita da una bi- 

bliografia dei brachiuri fossili, comprendente 59 titoli.


Delle sei specie prese ad illustrare, due sole eran già note : il 

Cancer {Hcvpactocarcinus piinctulatus) Desm., che l'A. ha studiato 

sopra esemplari dell'eocene di Castelrotto di Valpolicella, Valrovina, 

Ferrara di Monte Baldo, ed il C. (Palaeocatyilius) macrocheilus 

Desm., rappresentato da individui raccolti a Valrovina. Descrivonsi 

poi come specie sicuramente nuove Cancer {Harpactocar- 

cìmis) Valrovinensìs (Valrovina), H. supragigas (Collez. Gazola - 

S. Giovanni di Valle Collina) — come dubbie H. longedactylus ^ 

(eoe. medio di Valle Quinzano) rappresentato solo da una mano, 

un po' rassomigliante a quella del Cadorna vigil, e C. (Palaeocar- 

piliiis) Gecchelinensis (Gecchelina). S. 

Fucini (A.) — Fauna dei calcari bianchi ceroidi con Phylloceras 

cyliniricum Sow. sp. del Monte Pisano. — Alem. Soc. 

Tose, voi. XIV. Pisa 1895. 229 pag. e 8 tavole. 

Oliando il De Stefani pubblicò la geologia del Monte Pi- 

sano ('), la fauna del calcare ceroide non comprendeva piià di 

ventiquattro specie. Con la splendida serie di fossili illustrata dal 

Fucini arriva oggi a comprenderne oltre centosettanta, e prende 

posto fra le più interessanti che il lias inferiore d'Italia abbia of- 

ferto sinora. 

S'incomincia dagli antozoi, rappresentati da un'unica specie, 

Montlìvaidtia Stefaniana Fuc, vicinissima, se non identica, alla 

M. depressa Cap. della Spezia. Gli echinodermi son quattro soli : 

Pentacrinus scalaris Goldf. , P. subsulcatiis Mtinst. , Cidaris Ter- 

renîi Parona (= C. filograna non Ag. , De Stef.) rappresentata 

unicamente da radioli, e Diademopsis sp. , paragonabile alla D. 

Heeri Mér. Seguono gli anellidi con due specie di Serpula: S. flac- 

cida} Gdf. e S. sp., vicina quest'ultima alla S. volubilis MCinst. 

Ricca ed importante è la serie dei brachiopodi, che oltre alla 

Rlìj'uchonella Juliana, precedentemente descritta dalNeri (^), com- 

prende ben quarantasei specie, trentuna fra le quali si ritrovano in 

altri giacimenti del Lias inferiore. Tali sono Koninkina Geyeri 

Bittn., Pichleri Bittn. , Spiri/crina rostrata Schì. , angulata Opp. , 

ottusa Opp., brevirostris Opp., alpina Opp., Sylvia Gemm., Rhyn- 

cìionella plicatissima Quenst. , Zugmayeri Gemm., Stanlej-i 

(1) Mem. Com. GeoL, VoL III. Roma 1877. 

(2) Monogr. dei fossili del cale, bianco ceroide del M. S. Giuliano. 

Proc. verb. Soc. Tose, Voi. Ili, 1892.


Gemm., Caroli Gemm., Alberti Opp.^ Greppini Opp. , R. sp. 

Gemm. , Paoli Can., laevicosia Star., inversa Opp., Terebratu'a 

gregaria Suess, punctata Sow., Bittneri Geys. , Waldheimia Part- 

schi Opp., Hierlat\ica Opp., venusta Uhi., Ewaldi Opp., Engel- 

hardti Opp., mutabilis Opp., Piatii Gtmva. ^ Cossae Gemm., Bal- 

daccii Gemm., Livìngstonei Gemm. Predominano, come si vede, le 

forme a comune con Hierlatz e con Casale e Bellampo nel Paler- 

mitano; mentre assai limitati sono i rapporti con le faune a brachiopodi 

del lias inferiore (parte superiore) di Lagonegro in Ba- 

silicata, di Longobucco e Bocchigliero in Calabria, di Taormina in 

Sicilia, certamente diverse per l'età e per la facies. Solo la Terebr. 

punctata e la Rhynch. plicatissima trovansi ad un tempo nel cal- 

care ceroide del M. Pisano e nei terreni liassici inferiori della 

Garfagnana, della Lunigiana, della Spezia, che pure rappresentano 

depositi sincroni ed isopici; e nessun brachiopode è a comune con 

i calcari grigio-scuri inferiori della Spezia, che posseggono la stessa 

fauna ammonitica. Notevoli sono talune forme sino ad ora non 

rinvenute in terreni più antichi del lias medio, quali Spiri/crina 

Statira Gemm., Terebratula cerasuliim Zitt. , T. cfr. Taramellii 

Gemm., Waldheimia cfr. numismalis Gemm. 

Le specie nuove riduconsi a sette: Rhynch. pavida^ prossima 

per la forma e pel comportarsi delle coste alla Rh. fascicostata 

Uhi., ma con l'apice meno elevato e meno ricurvo, le coste meno 

numerose e la commessura laterale quasi diritta; Rh. Ciaììii, 

forma intermedia fra la Greppinii Opp. e la Giunbelii Opp. ; Rh. 

latissima, ellittica, molto più larga che alta, con apice poco ele- 

vato e poco ricurvo, quasi senza carene laterali, a coste rotondate 

piuttosto deboli, evanescenti prima di giungere all' apice, e somi- 

gliante, neir insieme, alla Rh. Ehningnensis Quenst.; Rh. cerasulum, 

piccolissima conchiglia globulare, di 7 mm. al più di larghezza, 

subequivalve, con seno a mala pena discernibile nella grande val- 

va, ornata di coste acute, distinte fino all'apice, talora bifide 

presso la fronte, in numero di 13-16 per valva; Rh. mendax ., 

principalmente caratterizzata dalla fortissima compressione e dalla 

irregolarità veramente eccezionale delle coste, che la fan somigliare 

lontanamente ad un' ostrica o ad un' anomia. La Rh. Civininii, 

del gruppo delle semicostate, triangolare, depressa, con la piccola 

valva meno convessa della grande, fornita di costicine rotondate, 

in numero di 8 per valva, con 1' apice elevato, non molto acuto, 

senza spiccate carene laterali, con V angolo commissurale acutissimo, 

ricorda fino ad un certo punto 1' oolitica Rh. cymoydes Fink.,

DI PALKONTOLOGIA Ot 

che ha le coste più rilevate e la piccola valva più convessa dell' op- 

posta. Terebratiila Grecai è simile ad alcune forme giovanili della 

T. Eudesi Opp. dell'oolite, ed anche alla T. cerasulum Zitt. , 

dalla quale si distingue per esser meno rigonfia, più alta, più trian- 

golare, e per aver 1' apice più sporgente ed acuto. Troviamo anche 

citata una Rh. sp. ind., che secondo 1' A. si avvicina ad alcune 

forme della Rh. variabilis Schl. , e più ancora ad alcune varietà 

poco elevate della Rh. Giimbelii Opp., fatte osservare dal Gè ver. 

Fra i molluschi lamellibranchi notiamo una quindicina di 

specie comuni ad altri giacimenti del lias inferiore italiano (spe- 

cialmente Taormina, Longobucco e Bocchigliero) e a quelli del 

bacino del Rodano: Ostrea Electra d'Orb. , Anomia cfr. nuda 

Terq. et Pielte, Lima cfr. valoniensis Defr. , Lima Rothi Bockh," 

Pecten Hehlii d'Orb., Stolic{kai Gemm., megalotus Gemm., tex- 

torius Schl., Avicula sinemuriensis d'Orb., Gervilleia Deshayesi 

Tqm. sp. {Avicula)., Perna infraliasìca Quenst. , Martini Fu- 

cini (= Avicula infraliasina Martin), Myoconcha scabra Tqm. et 

Piette, Macrodon avìculinum Schaf. sp. {Arca)., Cardinia hybrida 

Sow. sp. Le relazioni con Hierlatz sono assai meno strette di 

quelle offerte dal gruppo dei brachiopodi, avendosi a comune solo 

r Avic. sinemuriensis ed il Macrodon aviculinum. 

Tra le specie peculiari al giacimento, oltre al Pecten peregrinus 

Mgh. sp. {Avicula)., gìk descritto, oltre che dal Meneghini, 

dal De Stefani sotto il nome di P. acutiradiaius Miinst. , e 

dal Neri sotto quello di P. Rinae troviamo le seguenti indicate 

come nuove: Avicula inornata., del tipo della triasica A. exilis 

Stopp. , ma più larga, più obliqua e con 1' orecchietta posteriore 

meno lunga; Diotis pisana, diversa dalla notissima i). Janus Mgh. 

sp. , per la maggiore altezza proporzionale, pel margine cardinale 

diritto e non angoloso, per 1' ornamentazione consistente in sottili 

e fitte strie d' accrescimento anziché in larghe pieghe concentri- 

che; Myoconcha etrusca, vicina nella forma alla M. longobardica 

Hauer, ma ornata, a differenza di questa, di fini e numerose strie 

radiali, distinte soprattutto nella parte inferiore; Cardila pseudotetragona., 

paragonabile, come dice il nome, alla C. tetragona Tqm., 

che però è più decisamente quadrangolare, ha 1' apice più basso, 

il margine superiore più arcuato e l'inferiore più sinuoso; Neo- 

megalodon etruscus, del tipo del N. triqueter., e più specialmente 

vicino al A^. gryphoides Gùmb. ; quest'ultimo ha però « l'apice 

più elevato e più adunco, il margine inferiore più slargato, la de- 

pressione longitudinale anteriore derivata sotto 1' apice anziché al


disopra «.Vengono finalmente due Cardium, C. italìcum e C. pisanum, 

spettante il primo al gruppo degli Hillani e paragonabile al C. 

philìppianiim Dunk., salvo l'apice più elevato e ricurvo e le coste 

più numerose : somigliante il secondo alla Cjyrìna cingulata Stopp. , 

del trias lombardo, ma con le impronte muscolari più vicine al 

margine e più distinte, e con una larga carena che va dall' apice 

alla parte posteriore. Accenniamo sommariamente più specie inde- 

terminate di Pecteu, Avìcula, Macrodon, Lucina, Pleuromya. 

Assai meglio che i lamellibranchi sono rappresentati i gaste- 

ropodi. L'A. ne annovera ben 70 specie, ripartite in 27 generi. 

Scarseggiano anche qui le forme a comune con Hierlatz (3), e 

neppur una se ne presenta di quelle del bacino del Rodano. 

Veramente intimi sono invece i rapporti con la fauna di Casale e 

di Bellampo: ritroviamo infatti Scaevola intermedia Gemm., Trochopsis 

Aloroiid. , T. dubium > id., Discohelix Lorioli \à., Euspira 

cfr. billiemensis id., Cheninit\ia megastonia id., Ch. cfr. Hersilia 

id. , Ch. parvula id. , Rabdoconcha multistriata id. ^Zygopleura Tatia 

id., polyplecta id., Moorei id., Veturia id., Antiope id., Fibula 

Castalda id. — Cosa notevole, scrive 1' A. , è che tutte queste specie, 

ad eccezione di poche che si trovano anche nel lias inferiore di 

Calabria e di altre località del continente, sono speciali ai due 

depositi del lias inferiore della Prov. di Palermo e del M. Pisano. — 

Son pure strettissime, com' era da prevedere, le analogie con la 

fauna dei calcari ceroidi di Campiglia, attestate dalle seguenti spe- 

cie a comune: Pleurotomaria margaritifera Sim. , Cirrhus ornatus 

Mgh. sp. [Straparolus] {= C. ausonius Sim.), Neritopsis Passe- 

rina Mgh. , Discohelix Lorioli Gemm. (= D. thyrrena Sim.), Chemnitpa 

pseudotumida De Stef. , Ch. Nardil Mgh. È da notare che 

Cirrhus ausonius e Chemn. pseudotumida furon raccolti anche nei 

calcari ceroidi del M. di Cetona, corrispondenti sicuramente a 

quelli del Monte Pisano e di Campiglia. 

Ed eccoci alle numerose serie delle forme non ancora rinve- 

nute fuori del giacimento in esame. — Il genere Pleurotomaria, ind'i- 

pendentemente dalla P. pisana De Stef. e dalla P. Stefanii . 

Fuc. 

{r= P. canaliculata De Stef., nome inaccettabile perchè già usato 

dal M. Coy) si arricchisce di due nuove specie: P. etrusca e P. 

Anconai. Corrisponderebbe la prima ad una PI. ? sp. , indicata 

dallo scrivente tra i fossili di Campiglia marittima; la seconda, 

notevole per la bocca marginata, che dà luogo a impronte varici- 

formi nell'ultimo giro, ricorda le P. subturrita ed ellipsoidea 

d' Orb., ma ha l'angolo spirale più acuto. -—Nuova è anche una


Haniìisina^ H. Gemmellaroì^ conica, turricolata, sinistrorsa, senza 

ombelico, a spira acuta fatta di 9 giri, 1' ultimo dei quali occupa 

meno di Y3 dell'altezza totale, con 13-15 coste trasversali oblique, 

poco rilevate, e con cinque cordoncini longitudinali equidistanti 

sopra ogni giro. — Il g. Scaevola, oltre alla S. Anconae già descritta 

dal Meneghini come Turrilites, dà un'altra specie a spira più 

depressa, ad ombelico più largo, a coste trasversali meno rilevate 

e meno numerose, che 1' A. chiama S. pisana. — Trochopsìs ausoniiim 

n. sp. é molto vicino al dubium ed diW affine del Gem mei- 

laro: se non che la sua spira è più acuta, l'ultimo giro più 

basso, la base nettamente arcuata e la bocca quadrangolare. — Fra i 

Troclms abbiamo come nuovità un T. Mario., vicino per l' insieme a 

forme oxfordiane ed colitiche, quali T. Pollux d'Orb. e T. Acmon 

d'Orb. , e con gli ornamenti analoghi a quelli del T. Chantrei 

Dum.; un T. Nerii, che potrebbe paragonarsi alla Trochocochlea 

bellampensis Gemm., se non avesse la bocca più piatta, l'ultimo 

giro meno grande, la spira meno elevata e più acuta; un T. 

Fuchsi ed un T. Zitteli, dei quali il primo è ravvicinato al T. 

normanianus e al T. Ge^ del d'O rbigny, il secondo al Tr. Cupido 

non d' Orb., Stoliczka. — Auseria è un nuovo sottogenere di 

TrocJnis, proposto dall' A. per conchiglie sinistrorse, a guscio 

sottile, non ombelicate, che hanno la spira conica, piana o un pò 

concava, i giri forniti al margine inferiore di espansioni foliacee 

ondulate o spinose, la base acutamente angolosa, concava ai mar- 

gini e rigonfia nel centro, la bocca obliqua, subquadrangolare, col 

labbro esterno falciforme, la superficie ornata da cordoncini spirali 

ondulati e da pieghe trasverse irregolari. Il nuovo sottogenere è 

rappresentato nel calcare ceroide da tre specie, Tr. (Atis.) pseudo- 

nustus, acropterus, splendidissimus, fra le quali le ultime due richiamano 

notevolmente il Trochus (Tectus) Antinorii Gemm. — Nerito- 

psis Bosniaskii non può confondersi con la N. Passerina Mgh., che 

r accompagna nel giacimento, perchè ha il guscio più tenue, i cor- 

doni trasversali e le costicine spirali più sottili; somiglierebbe 

piuttosto alla triasica N. compressa Klipst. — Vengono quindi un 

Solarium inornatum già descritto dal Neri, um Holopella problematica 

di dubbia determinazione generica, una Natica., N. 

fatorum, non molto diversa dalla N. (Amauropsis) Zelphae 

Di Stef. , una Palaeoniso Enô che può ravvicinarsi alla P. 

Jemilleri Can., sebbene sia meno largamente ombelicata, abbia 

r ultimo giro più basso e la spira meno pupoide. — Abbondano le 

forme nuove nel g. Chemnitiia e nei generi affini. Accenniamo di


volo una Ch. pisana, somigliantissima alla Ch. nìobe Gemm, sp. ; 

una Ch. etnisca, poco diversa dalla pseudotumìda De Stef., se non 

che più escavata alla base, più acuta, punto pupoide; una Ch. Ugo 

ed una Ch. inops, ambedue prossime alla Vesta di' Orb. ; e poi una 

Ch. julianensis, che diversifica d^ìV Aspasia d'Orb. sol per avere 

la bocca più angusta e i giri più rigonfi superiormente, ed una 

Ch. Achiardii che può paragonarsi alla oolitica Ch. normaniana 

d'Orb. Son anche nuovamente illustrate Ch. phasianelioides De 

Stef., Ch. Ameliae Neri, Ch. Canavarìi Fuc. (= Ch. procera non 

Desi., De Stef.). — La serie delle forme nuove continua con Microschì:{a 

sordida, facilmente riconoscibile dalla M. Myrto Gemm. 

per la spira non gradinata, con Oonia siiavis, diversa dalle Ooniae 

tipiche per l'ultimo giro poco ampio. — A questo punto attira l'at- 

tenzione una Loxonema liasica, che ha innegabili analogie con la 

L. elegans Horn, del trias di Hallstatt, e ne differisce solo per 

la spira un poco più corta e meno acuta. 

È proposto dall' A. il nuovo nome generico Juliania per sosti- 

tuire quello di Pustiilarìa Koken (non Swainson): e come Julìaniae 

descrivonsi la Chemnit\ia clava e la Ch. Saviana De Stef. — 

Nel g. Zygopleura Koken vengon portate Rissoina obliquecostata 

De Stef. (alla quale si cambia, per evitare un doppio impiego, anche 

il nome specifico, facendone una Z. stefaniana), Chemn. Gre- 

cai Neri e Ch. Ristorii Neri; insieme alle quali vengon descritte 

due specie nuove, Zygopl. acuta, distinta da ogni altra per 1' an- 

golo spirale acutissimo (ii") e per il piccol numero delle coste 

trasversali (ó per giro), e Z. velata, a coste e suture presso che 

invisibili. — Nel g. Fibula, assieme alla già citata F. Castalda Gemm., 

troviamo una F. juliana, che ha i giri più convessi e più alti, la 

bocca più stretta, la base non tanto escavata e sprovvista di solchi 

spirali, e nel g. Alariopsis si riporta 1' Alarla Canavarii Neri. — I ge- 

neri Scurriopsis, Tomocheilus, Euconactaeon sono rappresentati 

da forme specificamente indeterminabili. 

I cefalopodi contribuiscono alla fauna del calcare ceroide con 

venti specie, comprese sette che rimangono dubbie o indeterminate. 

Tolte quest' ultime e le pochissime nuove, si tratta di forme comuni 

alla fauna dei calcari grigi inferiori di Spezia, quali Phjdlo-. 

ceras cylindricuìn Sow., Calais Mgh., occiduale Can., Rhacophyl- 

lites stella Sow., Lytoceras agnatum Can. , subbi/orme Can., Pleu- 

racanthites bifonnis Sow., Arietites Cordieri Sow., Schlotheimia. 

ventricosa Sow. , Atractites orthoceropsis Mgh., Cordieri Mgh. Tre di 

queste specie, e cioè Phyll. cjdindrìcum ,Rhacoph. stella, Schloth.ven-

DI PALEONTOLOGIA lol 

trìcosa ritrovansi anche nel lias inferiore di Carenno nelle prealpi 

bergamasche, sei nel lias inf. delle Alpi Apuane e della Lunigiana 

(Ph. crlindricum, Calais, Rhacoph. stella, Lytoc. subbifot ine, Atractì- 

tes orthoceropsis, Cordieri) tre ad Hierlatz {Ph. cylindrìcum, Rh. 

stella, Lyt. subbìfonne) ed una, il Ph. cylindricum nei calcari cri- 

stallini del lias inferiore nel Palermitano. — Come nuovi son de- 

scritti soltanto due nautili, A^. pisanus e N. Jidianus; si distingue 

il primo da tutti i congeneri del lias inferiore per il lento accre- 

scimento e per la involuzione completa anche nei primi giri; il 

secondo ha la forma precisa del A^. striatus Sow., ma ha l'ombe- 

lico più angusto, il sifone diversamente collocato e non possiede 

altri ornamenti che le strie trasversali di accrescimento. 

Concludendo, risulta chiara la corrispondenza delie liimachelle 

del M. Pisano con i calcari ceroidi di Campiglia e di Cetona, con 

i grigi di Spezia e della Garfagnana, coi cristallini di Casale e 

Bellampo, con i dolomitici rosei di Taormina, coi neri di Carenno, 

e con quelli della Valle della Stura di Cuneo. Fuori d'Italia si 

posson trovare depositi paragonabili al nostro in quelli del bacino 

del Rodano, di Hierlatz, di Hochfellen. L'A. ricorda in ultimo 

« che la fauna di ammoniti ha la maggior parte dei rappresentanti 

nelle due zone medie, a Psiloceras megastoma Giimb. e Schlothei- 

mia marmorea Opp., delle quattro nelle quali il Waehner ha di- 

viso la parte inferiore del lias inferiore delle Alpi Nord-orien- 

tali ». S. 

Greco (B.) — Sulla presenza della oolite inferiore nelle vicinanze 

di Rossano Calabro. — Proc. verb. Soc. Tose. , Ad. 

3 marzo 1895. 4 pagine. 

11 Fucini (') aveva riferito al lias medio un calcare rosso 

carnicino più o meno cupo, che nella valle del Colagnali, presso 

Rossano Calabro, trovasi adagiato sulle filladi o sul granito e rico- 

perto, con discordanza, da rocce eoceniche. Un numero abbastanza 

considerevole di fossili che il dott. Greco ha potuto estrarre da 

quel calcare, mediante il processo della semicalcinazione, dimostra 

come si tratti invece di oolite inferiore. Insieme ad alcune specie 

di brachiopodi già rinvenute nella oolite superiore del Monte San 

Giuliano presso Trapani {Rhynchonella alontina Di Stef. , Wàhneri 

{^) Due nuovi terreni giurassici nel circondario di Rossano. Proc. 

verb. Soc. Tose, Pisa 1894.


Di Stef. , Ximenesi Di Stef. , Vigilìì Leps. var. Erycìna Di Stef. , 

Terebratula sphaeroidalis Sow., T. sp. aff. daedalica Di Stef., T. 

sp. cfr. Ippolitae Di Stef.), negli strati Con Posìdonomya alpina Gras 

di Monte Ucina presso Calati {Rhynch. gdlatensìs Di Stef., Siaì- 

nochae Di Stef), troviamo infatti i lamellibranchi, i gasteropodi e 

i cefalopodi rappresentati da specie che tutte son comuni anche 

alla oolite inferiore del M. Grappa, agli strati con Harpoceras Murchìsonae 

del bacino del Rodano, alia oolite inferiore del Capo 

S. Vigilio {Lima semicircularis Gdf. , Taramelliì Fuc. , Peten cingulatiis 

Phill. , Hinnites velatus Gdf., Arca Plutonis Dum., Cu- 

cullaea (?) problematica Vac. , Astarte {Praeconia) gibbosa d' Orb. 

Modiola praecarinata Botto-Micca sp. , Posìdonomya alpina ? Gras, 

Goniomya Paronai ? Fuc, Onustus supraliasinus Vac, Nerito- 

psis spinosa Héb. et Desi. , Benacensis Vac, Phylloceras Nilssoni 

Héb., tatricum Pusch., Harpoceras costula Rein., Lytoceras sp. 

aff. rasile Vac, L. sp. aff. ophioneum Ben., Hammatoceras planinsigne 

? Vac , fallax ? Ben. , sagax ? Vac). Il predominio 

delle specie comuni alla fauna del capo S. Vigilio fa ritenere 

che questo lembo di oolite, il primo riconosciuto in Calabria, 

debba riferirsi allo stesso orizzonte. S. 

Parona (C. F.) e BoNARELLi (G.) — Nuovi generi di ammoniti 

giuresi. — Rendic. 1st. Lomb. , serie 2', voi. XXVIII , pag. 

086-587. 

Questa nota contiene le diagnosi di tre nuovi generi di ammo- 

noidee, descritti dagli autori in un lavoro sopra la fauna calloviana 

di Savoja, che sarà pubblicato tra breve negli Atti dell'Accademia 

di Chambéry. I tre generi sono: Somerbyceras (typ.: Amm. torti- 

sulcatum d'Orb ). Lophoceras (typ.: Amm. pustulatus Rem.)., Disti- 

choceras (typ.: Amm. bipartitus Ziet.). S. 

Ristori (G.) — Cheloniani fossili di Montebamboli e Casteani 

- con appendice sui cheloniani fossili del Casino (Siena). 

— Pubblicazioni del R. 1st. di studi sup. , pratici e di perfeîonam. 

in Firen^ê. (Sez. di se. lis. e nat.). Firenze 1895. 

104 pag. e 6 tavole. 

Dagli avanzi di testuggini raccolti nelle miniere lignitifere di 

Montebamboli e di Casteani (Prov. di Grosseto) son rappresentate 4 

specie del g. Trionyx, (T. Bambolii n. sp. , T. senensis n. sp., T. Por-


tisi n. sp. , T. sp. ind.) tre del g. Emys {E. depressa n. sp. , E. CàMpanii 

11. sp. , E parva ii. sp.) e probabilnleilte anche una del g. 

Testudo. Le trionici spettano à due tipi distinti; nella Trionyx 

Bambola e nella T. Portisi la piastra diaframmatica corrisponde 

alla sesta neurale, riproducendo una disposizione caratteristica per 

certe forme dell'eocene d'America e dei giacimenti lignitiferi di 

Rochette; invece la T. senensis, dove la piastra anzi detta corri- 

sponde alla quinta neurale. spetta ad un tipo assai più diffuso, che 

comprende parecchie specie eoceniche, alcune del miocene della 

Stiria, nonché una, pure miocenica, di Rochette (J". Z,or/o// Portis). 

— Venendo a minuti confronti con le specie affini, la T. Bambolii 

dovrebbe, per esclusione, esser paragonata alla T. Rochettiana \lì\i- 

slratadal Portis; ma trovasi che in quest' ultima son più to2ze le pia- 

stre neurali e più rapidamente decrescenti dall' avanti all' indietro, 

ellittica anziché rettangolare e più ridotta in larghezza la piastra dia- 

frammatica, molto meno sviluppate le piastre costali, più uniforme la 

scultura, diversa la disposizione e la grandezza delle maglie, più 

accentuati i rilievi tubercoliformi. — La T. Portisi si distingue age- 

volmente anch'essa dalla rochettiana pei caratteri delle piastre 

neurali, delle ultime costali e per la scultura; mentre la forma e 

le dimensioni dello scudo, la presenza di una fascia marginale 

simile a quella che si riscontra nella T. marginata 0\v. , ecc., 

valgono a distinguerla dalla 1 . pliopedemontana Sacco (pedemon- 

tana Portis) che spetta al medesimo tipo e che gli somiglierebbe 

anche per la forma delle neurali. Maggiori affinità "presenta la T. 

Portisi con la T. propinquus Rist. del Casino, descritta dall' A. 

nell'appendice a questo lavoro medesimo, ed anche può essere fino 

ad un certo punto ravvicinata alla T. Capellini var. montevialen- 

sis, recentemente illustrata dal dott. Negri. — Quanto alla T. senen- 

sis V A. dice che un rapido sguardo la distingue dalle specie ita- 

liane fino ad ora conosciute, che presenta analogie di poca impor- 

tanza con le specie di Rochette e quasi nessuna con la T. Lorioli 

Portis, unica specie svizzera appartenente al medesimo tipo; offre 

invece affinità indiscutibili con la T. styriaciis Peters, fatto questo 

che potrebbe essere invocato come prova di sincronismo fra le for- 

mazioni mioceniche della Stiria e quelle lignitifere della nostra 

Maremma. — Resta senza nome la quarta specie di Trionyx, nota 

solo per pochi frammenti di piastre costali e di piastrone, che 

sembrano accennare ad una forma più grande e più robusta che 

non siano le altre già menzionate. 

Fra le emididi la specie più comune è la E. depressa, rappre-^


sentala da numerosissimi avanzi di scudi e di piastroni, sui quali 

ben si distinguono le diverse piastre ossee, e da impronte delle 

placche cornee. Confrontando questa con le altre specie fossili, l' A. 

trova che alcune le rassomigliano per la forma e la disposizione 

delle piastre ossee e delle placche cornee dello scudo, altre invece, 

molto diverse nei caratteri dello scudo, la ricordano per certe par- 

ticolarità del piastrone. Le affinità più notabili sono con la T. siil~ 

cata Portis della molassa svizzera, specialmente per ciò che ri- 

guarda le placche cornee vertebrali e costali ; però nella specie di 

Montebamboli queste placche sono un pò più allungate e più ot- 

tuse negli angoli, la nucale è affatto diversa, le piastre ossee della 

serie marginale e neurale non corrispondono né per la forma, né 

per le dimensioni, né pei rapporti con le placche cornee, ed il pia- 

strone é difterentissimo. Non son da trascurare certe analogie che 

il piastrone medesimo presenta con quello di forme spettanti ai 

generi estinti Clemnys e Ocadìa\ analogie consistenti in ciò, che 

le placche omerali hanno il margine comune o solco interno bre- 

vissimo, per via del margine pettorale che taglia per metà 1' entopiastrone 

toccandone gli angoli laterali. — La Emys Campami, 

forma da annoverarsi tra le più grandi conosciute (lo scudo raggiungerebbe 

un diametro antero-posteriore di 275 mm.) rammenta 

la E. lignitanim Portis per lo sviluppo notevole delle piastre neurali 

e delle placche cornee vertebrali; a farla però considerare come 

specie distinta é sufficiente il fatto, che nella E. lignitanim le piastre 

neurali « articolando con due paia costali non si comportano 

come nella maggior parte delle Emys^ ma invece come nelle 

Trionyx^ ove ciascuna piastra articola col paio corrispondente e 

col susseguente e non coli' antecedente e col susseguente ». — Circa 

agli avanzi della terza specie di Emys, E. parva, l'A. esclude to- 

talmente il dubbio emesso in una nota precedente (Proc. verb. Soc. 

tose, 5 luglio 1891), che si tratti di giovani individui della E. 

depressa. Gli scarsi e mal conservati frammenti che la rappresen- 

tano, indicano notevoli affinità con V Emys tuttora vivente in Italia, 

mentre, fra le specie fossili, la ravvicinano alla E. Laharpei Pictet 

et Humbert. — Poco o nulla può dirsi degli avanzi attribuiti a 

Testudo, valendo essi ad indicare soltanto come probabile la esistenza 

di questo genere nei giacimenti lignitiferi maremmani. 

I resti di cheloniani provenienti dalla miniera lignitifera del 

Casino (Siena) riduconsi a pochi frammenti di una Emys, speci- 

ficamente indeterminabile, e ad una Trionyx, rappresentata da 

uno scudo incompleto e da porzioni di piastre costali. Fu già


fatto cenno delle affinità che 1' A. riconobbe tra questa specie, da 

lui chiamata T. propinqiius, e la T. Portisi di M. Bamboli ; altre 

somiglianze, ma certo meno importanti, si possono rilevare para- 

gonandola con la T. pliopedemontana Sacco. 

Accompagna il lavoro un elenco bibliografico, comprendente 

i titoli di 77 pubblicazioni relative ai cheloniani. S. 

Rovereto (G.) — Di alcuni anellidi del terziario in Austria. — 

Atti Soc. Ligustica Se. Nat. e Geogr., voi. VI, fase. 2. Ge- 

nova 1895. 7 pàg. e I tavola. 

Studiando una raccolta di anellidi del neocene austriaco, avuta 

in comunicazione dal Fuchs, FA. ha potuto determinare le spe- 

cie seguenti : 

1. Protula simplex Qtfgs. 9. 6". elegantiila n. sp. 

2. P. intestiniim Lmk. io. S. Fuchsi n. sp. " 

3. P. tubularia Montagu. 11. S. sulphurata? M. Edw. 

4. Spirorbis umbiliciforìiiisMsXr. 12. S. compressa? Qtfgs. 

5 Sp. simplex n. sp. ? 13. Pomatoceros triqiieter h. sp. 

6. Sp. heliciformis Eichw. 14. Placostegtispoljnnoìphus n.sp. 

7. Serpula anfracla Gdf. 15. Vermilia quinquelineata Phil. 

8. S. lacera Reuss. 16. Verm. cornata n. sp. ? 

I N.' 2, 6 e 5 vengono dal sarmatiano, gli altri sono del tor- 

toniano o dell' elveziano. 

La diagnosi delle tre specie date con sicurezza come nuove, è 

la seguente : 

Serpula elegantula — « Orificio boccale imbutiforme; costole 

salienti a margine intero trasversali, minute costolature longitudi- 

nali a margine crenulato; largh. della bocca mm. 3, lungh. totale 

mm. 15 ». 

S. Fuchsi — a Piccolo tubo affisso, con bocca semplice; parte 

dorsale levigata , parti laterali costolate trasversalmente, costole 

convesse ». 

Placostegus polymorphus — Differisce dall' affine P. tricuspi- 

datus Langerhaus per avere la porzione iniziale avvolta a spira co- 

nica o piana, di tre giri al più, e per la presenza di una costola 

poco appariscente, a margine intero, negli spazi interposti fra le 

costole dentellate. 

L' A. mette dubitativamente Serpula protensa Gm., Protula 

protensa Grube, Psvgmobranchus protensus Phil, e Psyg. firmus 

Bivista Italiana di Paleontologia. — Giuj,'ao 1895. 2


Seg. nella sinonimia di Protiila tuhularia Mont, ed unisce Serpula 

triquetroides Delle Ghiaie, S. confca Flem., Vermilia porrcela Miill., 

V. Lamarckii, socìalis, conifera, trìjìda Qtfgs., V. elongata Phil., in 

quella di Pomatoceros triqueter L. sp. S. 

Sacco (F.) — Trionici di Monteviale. — Atti Acc. Se. Torino, 

voi. XXX. 8 pag. e i tavola, 

Descrivonsi due nuove varietà della Trionyx Capellinii Negri, 

scoperte negli strati lignitiferi ad Anthraeotherium magnum di 

Monteviale: var gracilina e var. perexpansa. La gracilina differisce 

dal tipo per la forma del clipeo più slanciata, ovolare e non 

rotondeggiante, per le dimensioni minori, per la reticolatura meno 

profondamente scolpita, per le piastre neurali più lunghe e gra- 

cili, e sopra tutto per le caudali molto sviluppate in senso tra- 

sversale e non costituenti nell' assieme una figura conica. — I ca- 

ratteri distintivi della perexpansa si possono trovare nel grande 

sviluppo trasversale della porzione medio-anteriore del clipeo , 

nella 3^^ piastra neurale tozza e divisa in due, nella 5^ breve, 

stretta e cilindrica, nella piastra nucale pochissimo incavata ante- 

riormente. 

Da quanto espone 1' A., risulta come « nella regione di Mon- 

teviale nel Vicentino, al principio dell' epoca oligocenica, vivessero 

e si sviluppassero notevolmente i Trionicidi, riferibili complessivamente 

al Trionyx Capellinii^ ma rappresentati da diverse varietà, 

una, la var. montevialensis , molto affine al vero Tr. Capellina., ed 

altre, sehaurothiana, perexpansa e gracilina, che sono alquanto 

differenti da detto tipo per modo che forse si potrebbero raggrup- 

pare attorno ad una specie distinta, la quale sarebbe il Tr. schau- 

rothianus De Zigno ». S. 

Taramelli (T.) — Sugli strati a Posidonomya nel sistema liasico 

del Monte Albenza in provincia di Bergamo. — 

Rendic. 1st. Lomb., ser. II, voi. XXVIII. Milano 1895. 6 pag. 

Gli strati con Posidonomya dei pressi di Burligo nella valle di 

Malanotte, occupano una posizione certamente superiore rispetto al 

calcare grigio con ammoniti piritizzate del domeriano, ed inferiore 

rispetto alla zona delle selci rosse con aptichi. Compariscono anche 

ad Opreno, sopra una potente zona di marne rosse, che_ ricopre il 

calcare grigio ad ammoniti piritizzate. — Lo.^Posidononij'a di Bur-

DI PAl.HONTOLOGIA 107 

ligo non corrisponde in tutto alla P. Bronni Quenst. ; il Par on a 

l'ha giudicata come una specie nuova, e secondo il Canavari 

s' accosterebbe alla var. parva della P. Bronni. Sicuramente è iden- 

tica alle forme raccolte nel lias superiore della Spezia, delle Alpi 

Apuane, dell' Apennino centrale. « Molto convenzionalmente, con- 

clude r A., si può mantenere la denominazione di P. Bronni, nel 

senso di affermare piuttosto la liasicità di questo piano, anziché di 

volere precisare la forma specifica ». S. 

TucciMEi (G.) — 'Sopra i resti di mammiferi trovati alla villa 

Spinola presso Perugia. — Acc. Ponti/. Nuovi Lincei, 1895. 

2 pagine. 

Nelle sabbie gialle plioceniche di S. Martinello presso Perugia 

vennero dissepolti recentemente gli avanzi di due individui di Elephas 

merìdionalis Nesti. — Di uno fra questi, che doveva essere un 

maschio adulto, si rinvennero le due difese, la mandibola, ottimamente 

conservata, porzioni di cranio, coste e frammenti di vertebre. 

— Furon trovati coli' elefante anche resti di Rhinoceros etruscus, 

Bos, Equus, Sus, Cervus e Felis. S. 

II. 



Donald (J.) — Notes on the Genus Murchisonia and its Allies: 

v/ith a revision of the British Carboniferous species, 

and Description of some New Forms. — Qiiart. Joiirn., 

vol. 41, n. :-o2, pag. 210-234, con 3 tavole. 

I caratteri generici di Murchisonia d' Arch, et Vern. possono 

venir così definiti: Conchiglia allungata, turricolata, composta di 

più che sei giri gradatamente crescenti. Giri più o meno angolosi, 

lisci o variamente ornati. Apertura oblunga, obliqua, terminante 

alla base in un canale assai breve o troncato. Columella arcuata.


Osservasi nel labbro esterno una stretta fenditura più o meno pro- 

fonda, a margini paralleli, il successivo riempimento della quale, 

durante l'accrescersi della conchiglia, dà luogo ad una zona con- 

tinua, ben definita, fatta d' una carena semplice o doppia , corrente 

lungo tutta la spira. Ombilico chiuso od aperto. — Come tipiche 

Murchìsoniae V Autrice considera quelle a giri più o meno ango- 

losi, con la zona del seno situata nell'angolo dei giri, incavata e 

lirhitata da carene, oppure formante una carena unica, con la 

bocca oblunga e debolmente canaliculata, quasi sempre fornita di 

ornamenti che consistono in tubercoli, pieghe ò carene. Vengon 

poi le sezioni seguenti: 

Hormotoma Salter. Anfratti lisci, globosi, con zona del seno 

piana ed apertura circolare. Es. M. gracilis Hall. 

Coelocaulus Oehlert. Simile alla precedente, ma con gli an- 

fratti un po' più pianeggianti, le suture più scolpite, 1' ombellico 

stretto e profondo, la columella perfettamente verticale ed il peri- 

stoma riflesso. Es. M. Davidsoni Oehl. 

Hypergonia Donald. Fascia del seno situata superiormente 

all' angolo. Es. M. quadricarinata M. Coy. 

Stegocoelia Donald. Fascia del seno come in Hypergonia^ om- 

bilico frequentemente aperto nei giovani, ma chiuso negli adulti 

mercè una espansione del labbro interno. Es. M. compacta Don. 

Cerithioides Haughton. Conchiglia largamente conica, liscia, 

coi giri debolmente convessi ; zona del seno non sporgente dalla 

superficie, base piana, solcata, apertura probabilmente subromboidale. 

Es. M. telescopiwn Haughton. 

Glyphodeta Donald. Simile alle Murchisoniae tipiche, ma con 

zona del seno limitata da solchi anziché da carene, e con giri più 

convessi. Es. M. fonata Don. 

Secondo l'opinione di Kittl, dev'essere considerato come 

sottogenere di Murchisonìa anche il gen. Cheilotoiua, fondato da 

Koken per conchiglie del trias di S. Cassiano. 

Quali sezioni di Miirchisonia V A. considera anche Worthe- 

nia Koninck, Pithodea Koninck, Caliendrum Brown, che, in- 

sieme a Lophospìra Withfield, sono stati ritenuti come generi in- 

termedi fra Murchisonìa e Pleurotomaria. Certo queste sezioni 

non hanno tutta la stessa importanza: Cerithioides ^ Pithodea, Ca- 

liendrum, p. es. , divergono dal tipo assai più che Hypergonia o 

Glyphodeta. Vanno dunque considerate solo come provvisorie, ed 

"il loro esatto valore potrà difì[icìlmente esser determinato, finché 

non sia compiuta una revisione di tutte le conchiglie murchiso-

DI PAT>EONTOLOGIA 109 

noidi dal cambrico al trias. Nemmeno sono accettabili le classificazioni 

proposte per queste forme da Lindstróm e da Koken. 

Le Murchisoniae dtl carbonifero inglese descritte dall' A. vengono 

così ripartite : 

M. sensu stricto - M. cincia sp. n., dispar M. Coj ^fusiformìs 

Phill. , Marr/ sp.n., dalryensis sp. n., Thomsoni sp. n., Youn- 

giana sp. n. 

Hjyergonia - H' deplanata sp. n. ^fastigiata sp. n. , M. Coyi 

sp. n. 

Stegocoelia - S. Smitliiana sp. n., variabilis sp, n. • 

Glyplìodeta - G. Jìnibricarinata Young et Armstrong, tae^ 

Jiiata Phill., 

Cerithioides - C. (?) Oweni sp. n. 

Caliendnun - C. vittata Phill. 

Worthenia - \V. tabulata Gonr. S. 

Emery (C.) — Beitràge zur Kenntniss der nordamerikanischen 

Ameisenfauna. — Zoolog. Jahrbiichern, Bd. VII, und Vili. 

Le conclusioni generali di questo lavoro hanno già formato 

argomento di una comunicazione dell' A. nella Sezione Entomolo- 

gica del « 66 Versammlung Deutscher Naturf. und Aerzte » in 

Vienna. Ne riportiamo qui brevemente quello che più da vicino 

può interessare i paleontologi. 

In un precedente studio sulle formiche dell'ambra siciliana 

r A. aveva cercato di spiegare come la fauna mirmecologica euro- 

pea sia al giorno d'oggi relativamente povera di forme. Questa 

fauna, al principio dell'epoca terziaria, aveva un'impronta indoaustraliana; 

e a nord del mare che allora divideva pel lungo 1' Europa, 

essa era mista con generi olartici attualmente viventi. La 

scomparsa di quel mare ha agevolato la emigrazione della fauna 

nordica verso sud fino al Mediterraneo. Ma 1' epoca glaciale, oltre 

che decimare la fauna nei paesi nordici, ne spinse i resti, misti 

con forme artiche, nei paesi caldi dell' Europa meridionale. Questi 

resti dell'antica fauna, i quali hanno rioccupato 1' Europa centrale 

e settentrionale con la scomparsa dei ghiacci, devono essere stati i 

produttori esclusivi della fauna attuale. Alla quale non hanno po- 

tuto contribuire le faune di altre regioni, la cui immigrazione era 

ostacolata dal mare Mediterraneo, dalla zona elevata dell' Africa e 

delle steppe occidentali.

no 


Al contrario, sul modo di formazione della fauna mirmecolo- 

gica attuale del N?)rdamerica, nessuna indicazione ci è data finora 

dai fossili. Però un grande aiuto è portato, oltre che dal confronto 

con altre faune, dalle cognizioni che abbiamo intorno alla paleon- 

tologia di altri gruppi animali. Specialmente interessante è, a que- 

sto proposito, la paleontologia dei mammiferi, anche perchè l'età 

di questo gruppo è press' a poco la stessa di quella delle formiche. 

I due gruppi si sono differenziati e distribuiti sulla superficie ter- 

restre nelle medesime condizioni geografiche. 

Ora, le conclusioni a cui è arrivato Z it tei riguardo alla paleontologia 

dei mammiferi, e gli studi di Wallace, Osborn, 

Forsyth Major, Huxley, Filhol, Hedley conducono l'A. 

a così riassumere la distribuzione della terra ferma e i cangiamenti 

a cui è andata soggetta nel corso delle epoche geologiche: 

i Connessioni 

estese fra porzioni dell' Eurasia, Au- 

I stralia, Africa e America, le quali condussero 

Mesozoico . . . ( alla diffusione generale di una fauna primitiva 

«di mammiferi ora estinta. 

Separazione della Nuova Zelanda. 

Uligocene • • • 

Miocene Supe- 

Separazione dell' Africa. 

! Separazione dell'America Meridionale e dell'Au- 

stralia. 

( Nel grande sistema nordico si delimitano un ter- 

| ritorio faunistico artico e uno indiano. 

C Si cancellano i confini fra il territorio indiano e 

y ^^^- ^^^^^ ^^^^^ ^^.^ jj -^^^ ^ ^y Africa. 

' 

rioreo Pliocene i „ . 

, ,, , , -, 

\, Connessione delle due Americhe. 

È da premettere che, a differenza dei mammiferi, le formiche, 

allo stato alato, specialmente se trasportate dal vento, possono su- 

perare grandi tratti d'acque o alte montagne; per modo che dalla 

grande estensione geografica di un certo gruppo di generi, o di 

certe specie di uno stesso genere, non sempre si può dedurre che 

r età loro va calcolata sin dai tempi in cui le terre da esse occu- 

pate erano riunite. 

Per la possibiHtà di deduzioni sulle condizioni geografiche 

delle epoche passate sono specialmente interessanti i dorilini, le 

cui femmine sembrano tutte prive d' ali e vivono sotto terra. La 

loro distribuzione è dipesa quindi esclusivamente dalle connessioni


del terreno. Essi non hanno potuto passare dall' Africa al Mada- 

gascar, e dall' America Meridionale alle Antille. E la loro distri- 

buzione sulla terra coincide abbastanza bene con quella delle sci- 

mie, ciò che dà diritto a pensare ad una eguale età dei due gruppi. 

Come le scimie, anche i dorilini presentano sottogruppi del nuovo 

e dell' antico continente. .Si può ritenere come dimostrato che nel- 

r eocene, e molto probabilmente prima della fine del miocene, non 

e" erano scimie in Africa, e che esse vi siano migrate, insieme con 

i dorilini, solo nel terziario superiore dal territorio indico. E molto 

verosimile, come mostra anche la presenza di una scimia eocenica 

in Patagonia, che i primati si sieno sviluppati parallelamente nelle 

Indie e nell'America Meridionale dai prosimi; così pure sarebbe 

accaduto per i dorilini, i quali sembrano essersi sviluppati da gruppi, 

molto estesi ed esistenti anche in Australia, di generi affini a Ce- 

rapachys, AcantìioStichiis ed altri. 

Una popolazione mirmecologica terrestre corrispondente alla 

fauna mesozoica dei mammiferi primitivi può essere riconosciuta 

nei generi dei ponerini, i quali formano il ceppo da cui sono derivati 

i formicidi (^). Anche alcuni generi di mirmicini devono 

essere molto antichi, a giudicarne dalla vastità del loro habitat, e 

dall'esistenza loro anche nella Nuova Zelanda; regione quest'ul- 

tima la quale forse si è separata dal grosso del continente fino 

dal giura. 

Certi caratteri anomali che presenta la fauna della Nuova Ze- 

landa, coma per es. la mancanza di generi certamente antichi, te- 

stificano, insieme con altri fatti, dell'antichità della sua separazione, 

o quanto meno delle vicende varie a cui essa è andata soggetta : 

replicate sommersioni durante il terziario, epoca glaciale, ecc. 

La fauna di Madagascar ci dà un quadro piuttosto esatto della 

fauna mirmecologica africana antica ; e la mancanza dei generi indiani 

caratteristici Polyrhachis, Acantholepis, Oecophylla, Myrmi- 

caria autorizza ad ammettere ch'essi abbian preso la via dell' Etiopia 

solo alla fine del terziario. 

(Quando il grande sistema continentale del nord si separò in 

un territorio artico e uno indiano, in ciascuno si sviluppò una 

fauna propria. Il territorio artico, la terra dei cervi e dei rinoce- 

i}) Secondo ulteriori .studi ancora inediti dell'A. quei generi cosmopoliti 

{Cerapachj/s, ecc.) noverati sopra come affini allo stipite dei dorilini, appar- 

tengono effettivamente a quest' ultima sottofamiglia, la quale sembra quindi 

nelle sue forme primitivo non meno antica dei ponerini.


ronti, è stato anche il luogo d'origine di Formica, Polyergus, 

Lashis, Mynnìca e di gruppi isolati di altri generi. Il territorio 

indico, il paese dei buoi, delle giraffe e antilopi, degli elefanti e 

dei pangolini, ha dato Pheidole e Monomorìum, Tetramorium caespitum, 

Crematogaster sordìdula, Plagiolepis, Acantholepis, Bothriomyrmex 

e forse altre specie. Dal miscuglio di questa fauna 

con quella artica trasse origine la fauna palearti(!a attuale. 

Dopo che r America Meridionale si fu separata dal sistema 

nordico, V America Settentrionale appartenne esclusivamente al territorio 

artico, e non ebbe alcuna relazione con quello indiano. La 

fauna propriamente artica od olartica è quindi rimasta probabilmente 

per lungo tempo unica padrona del campo nell'America 

Settentrionale, mentre il territorio paleartico era influenzato, quanto 

a fauna, dalla vicinanza del territorio indiano, da esso non ben 

separato. Se si dovesse mai scoprire una fauna dell' ambra nell'A- 

merica Settentrionale, essa assomiglierebbe più alla fauna attuale 

dell'Europa che non la fauna europea dell'ambra. Nell'America 

Settentrionale i generi propriamente articiformarono forse, insieme 

con forme primitive mesozoiche, la maggior parte della fauna mir- 

mecologica miocenica. A. Coggi. 

Oppenheim (P.) — Ueber die Nummuliten des venetianischen 

Tertiàrs. — Berlin 1894. 

Per rispondere al quesito se le formazioni terziarie del Veneto 

si possano dividere nettamente in base alla loro fauna a nummu- 

liti, r A. ha fatto ricerche in proposito in circa cento località di 

quella regione. Il materiale fu per la maggior parte raccolto da 

lui stesso : un certo numero di preparazioni fu esaminato dal com- 

pianto prof. Hantken. Da queste ricerche risultò una divisione 

del terziario veneto più antico in tre zone nettamente distinte: 

1° il sistema di Spilecco con forme vicine alla A^. planulata (N. 

bolcensis Mun. Chalm. e A^. spileccensis Mun. Chalm.) ; 2" la formazione 

a nummuliti principale con N. biarritênsis d' Arch., A^. 

gi\ehensis Ehr., A^. irregularis Desh., A^. complanata Lam., A^. per- 

forata d' Orb., etc., di cui le tre prime caratterizzano per solito il 

complesso inferiore, e le altre il complesso superiore del sistema ; 

3° r orizzonte della N. Fichteli Mich., A^. intermedia d' Arch, e 

N. Boucheri de la Harpe, che comprende il gruppo di Priabona e 

tutto r oligocene, e differisce molto dalle zone precedenti. Segue 

una critica dei cinque orizzonti distinti da MunierChalmas

DI PALRONTOLOGIA 

nel Veneto e uno sguardo sul modo di presentarsi delle singole 

specie nei punti più rimarchevoli. Viene inoltre trattata da vicino 

la questione dell' età delle marne con Pentacrinus diaboli Bay. nella 

parte meridionale dei Colli Berici, marne che da Bittner erano 

state considerate come appartenenti all' eocene inferiore e da 

Hantken al superiore: 1' A. basandosi sulla fauna a nummuliti 

si decide per quest' ultima opinione. Segue un confronto dettagliato 

fra la distribuzione delle nummuliti nel Veneto e quella nelle al- 

tre regioni, con particolare riguardo al bacino del nord della Fran- 

cia e del Belgio, al sud-est della Francia, al nord-ovest dell' Italia, 

all' Egitto e all' India orientale, mentre si deplora l' esistenza di 

una lacuna per la regione nordalpina, per l' Istria e la Dalmazia. 

Finalmente vengono descritte e figurate la N. bolcensis Mun. Chalm., 

la N. spileccensis M. Ch., la A^. veronensis Oppenh. (questa degli 

strati di Priabona), l' Assìlina subgraniilosa e 1' A. subexponens 

(del complesso inferiore del sistema a nummuliti principale). Il 

testo è accompagnato da una tavola in 8'' grande contenente la 

illustrazione dei tipi nuovi e di alcuni altri più interessanti. 

P. Oppenheim. 

Pergens (E.) — Note sur 1' identification et la separation des 

espèces dans le groupe des bryozoaires. — Bull. Soc. 

belge Géol. etc., vol. IX, seduta 29 genn. 1895, pag. 8-1 1. 

L'A., enumerate alcune delle molte difficoltà che s'incontrano 

nella determinazione delle specie dei briozoi, propone, per i ciclo- 

stomali, lo studio della estensione delle aree di sezione trasversa dei 

vari zoeci costituenti una colonia, giacché la forma della sezione 

trasversa può variare moltissimo a seconda che il zoecio è libero, 

o più o meno compresso. Cita in proposito il seguente esempio. Si 

prendano otto zoeci di un millimetro di diametro e si dispongano 

in modo che tocchino tutti l'asse della colonia e la periferia della 

sezione: essi avranno insieme una circonferenza di 3,14 mm. 

X 8 = 25, 12 mm. Sottraendo i 16 mm. non misurabili esternamente, 

ognuno avrà i, 14 mm. circa per la misura esterna. Se si 

prendono gli stessi zoeci, tre dei quali occupino l'asse coloniale e 

gli altri cinque la periferia, questi ultimi avranno un diametro 

esterno di 1.82 mm. Soltanto la superficie non avrà variato. — 

Richiama poi in vigore il sistema tenuto da Beissel per avere 

dei modelli silicei delle cavità interscheletriche. Dallo studio di 

questi modelli l'A. ricava che: i" quando un zoecio si allunga al


di là delle sue proporzioni abituali, le cavità interscheletriche man- 

tengono le loro distanze reciproche e il loro volume abituale; 

2° quando un zoecio ha preso delle proporzioni eccezionali in cir- 

conferenza (forme giganti, varietà lussureggianti), le cavità Inter- 

scheletriche si comportano in due modi : a, esse partecipano allo 

sviluppo esagerato e sono proporzionalmente più voluminose e più 

distanti le une dalle altre (gigantismo proporzionale); §, esse man- 

tengono lo stesso volume e la medesima distanza e sono per con- 

seguenza più numerose per uno stesso zoecio (gigantismo non pro- 

porzionale). — In ultimo osserva che l'avvicinamento o l'allontanamento 

degli orifici zoeciali è in rapporto colla grossezza dei fu- 

sticini, e formula in proposito la seguente legge: quanto più i fusti 

di una specie sono spessi, tanto più gli orifici zoeciali di una stessa 

linea sono ravvicinati; quanto più essi sono sottili, tanto più gli 

orifici sono lontani. — L'A. non applica le sue osservazioni ad alcun 

caso, ciò che ci auguriamo di conoscere in qualche prossima me- 

moria. A. Neviani. 

Philippson (A.) u. Oppenheim (P.) — Tertiàr und Tertiàrfossilien 

in Nord-Griechenland, wie in Albanien und bei Patras 

im Peloponnes. — Zeitschr. d. deutsch. geol. Ges., 1894, 

pag. 800-822. 

La prima parte della memoria, scritta dal dott. Philippson, 

tratta in modo completo dei rapporti geografici e geologici del ter- 

ziario nel nord-ovest della Tessalia, che 1' A. ebbe 1' opportunità 

di traversare in varie direzioni nella primavera del 1898. Esiste 

nell'angolo nord-ovest della Tessalia, fra i monti Kambuni al nord 

e il Pindo all'ovest, da Trikkala sino entro la Macedonia, uno 

spazio largo da 12 a 25 km. occupato da formazioni terziarie. Il 

terziario si appoggia, come lo dimostra un profilo presso Zaglania, 

all'antico Monte Falta: comincia con potenti conglomerati, che 

inclinano di lo*^ verso O. S. O. e passano gradatamente nell' arenaria 

di Trikkala; questa è seguita più a occidente da schisti argillosi, 

(c Man kann also hier deutlich verfolgen, wie sich zuerst bei dem 

Eindringen des Meeres auf dem alten Gebirge grobes Brandungs- 

Geròlle dann immer feiner werdendes Material niederschlug ». Il 

terziario continua verso settentrione nella Chassia, regione occupata 

da un sistema di colline solcate da strette valli e costituita esclu- 

sivamente dal terziario medesimo. Presso Kalabaka si addossano

DI PALEONTOLOGIA Ut 

all'arenaria di quel periodo potenti conglomerati, sui quali sor- 

gono i famosi chiostri di Meteora ; conglomerati che, secondo l'A., 

rappresentano un ammasso di detriti dovuti ad un torrente « de.r 

sich hier einst in den tcrtiiiren Meeresarm ergoss ». Presso Sinu- 

Kerasia, che è un posto militare sul confine greco-turco, il ter- 

ziario in deposito orizzontale consta di marne sabbiose che in certi 

punti passano a un calcare duro e azzurro e sono accompagnate 

da un' arenaria tenera verde-giallognola. Vi si raccolgono resti ben 

conservati di molluschi, tra cui occupano il primo posto il Ceri- 

thium plicatiim Brug. e il C. margaritaceiim Brocc. Questa fauna, 

come viene dimostrato dal dott. Oppenheim nella seconda parte 

della memoria, è da riguardarsi come oligocenica. L' oligocene, che 

nella penisola balcanica era stato riconosciuto sinora soltanto a 

Korica nel!' Albania meridionale, si continua verso nord, come 

Hilber ha stabilito, anche nel bacino dell' Haliacmon superiore, 

E poiché esso non ha subito ripiegamenti e giace pressoché oriz- 

zontale, ci attesta 1' età del sollevamento di questo paese, che deve 

essere avvenuto tra l' eocene e 1' oligocene. Nello stesso periodo, 

ma dopo il sollevamento, cominciò per mezzo di fratture la formazione 

del grande bacino terziario di Tessalia, la cui origine è 

quindi essenzialmente più antica di quella delle conche occupate 

dal pliocene nella Grecia centrale e nel Peloponneso. 

Nella seconda parte della memoria, dedicata ai fossili terziari, 

viene descritta dal dott. Oppenheim dapprima la fauna di Sinu- 

Kerasia, e con essa si trova figurata nel testo la Neritina Philippsoni, 

forma piccola e curva, affine alla N. pietà. Ad essa è associata 

un'altra specie nuova, V Arca albanica dell'oligocene di Korica in 

Albania. Poscia é fatta parola di un nuovo apparire della plioce- 

nica Melanopsis aetolica Neumayr, con tutte le sue varietà, di 

Nicopoli presso Preveza nell' Epiro meridionale. Una quarta co- 

municazione tratta dei fossili di Zarovina-Arinista nel nord-ovest 

dell'Epiro, e vengono citate, come provenienti da una marna bruna, 

Corbiila gibba Olivi, Cardila sp. ind., Limnaeiis pereger Muli. ; e 

in base a questi fossili la formazione é riguardata come un sedi- 

mento pliocenico semisalmastro. Finalmente si fa parola di mollu- 

schi dei dintorni di Patrasso nel Peloponneso, raccolti dal dott. 

Chr. Broemme « im Flussbette siidlich der Wasserleitung von 

Patras » ; e si citano Paludina Fuchsi Neumayr, Melanopsis an^ 

ceps Gaudry e Fischer, Congeria cfr. subcarinata Desh., Unìo aff. 

Beyrichi Neumayr. Quest' ultima é forse nuova e quindi da distinguersi 

col nome di U. Broemmei.

lie 


Nei medesimi strati fu trovato anche il Cardìum aculeatum L. ; 

essi appartengono al piano levantino, e sono quindi pliocenici. 

P. Oppenheim. 

Rhumbler (L.) — Entwurf eines naturlichen Systems der Thalamophoren. 

Vorlaiifige Mittheilung. — Nachr. d. k. Ges. 

d. Wiss. û Gottìngen (Math.-phys. Classe), 1895, fase, i, 

pag. 51-98. 

Premesso, che per « talamofori » intende, con Haeckel, tutti 

i rizopodi reticolari con guscio, marini, che non stanno in rapporto 

immediato con quelli d'acqua dolce con guscio, i « testacei », l'A. 

tratta diffusamente delle affinità naturali e della derivazione dei 

vari tipi di talamofori, proponendo un nuovo ordinamento di essi, 

basato in gran parte sui caratteri filogenetici. 

Secondo tale ordinamento, i talamofori si dividono in dieci 

famiglie, la prima delle quali, quella dei Rhabdamminidae , rappre- 

senta il ceppo primitivo da cui sono derivate tutte le altre. Essa è 

costituita da forme con guscio arenaceo imperforato, in origine più 

o meno sferiche, poscia tubulari e con un principio di segmenta- 

zione. Questi tubuli arenacei imperforati si ravvolgono a spira e in 

parte divengono calcarei e allora si origina la famiglia degli Am- 

modiscidae ; oppure i tubuli divengono calcarei e perforati, si rav- 

volgono a spira, e generano in parte piccole tasche sulla parete 

periferica, e in tal caso si ha il gruppo degli Spìrillinìdae. In fine, 

se i tubuli arenacei diritti si trasformano, mediante segmentazione 

e successivo rigonfiamento dei segmenti, in serie di logge poste l'una 

dopo l'altra, si ottiene il tipo dei Nodosìnellidae. Da questa fami- 

glia l'A. fa derivare le sei rimanenti, come segue. Se le serie diritte 

di logge, conservandosi imperforate, divengono calcaree per la mag- 

gior parte e si ravvolgono in modi diversi, si origina la famiglia 

dei Miliolinìdae ^ e da questa, se le logge ultime si dispongono cir- 

colarmente alle prime e si dividono in logge minori, quella degli 

Orbitolitidae. Oppure, le logge arenacee dei nodosinellidi si raggruppano 

in più serie, non di rado ravvolte in parte a spira, tal- 

volta anche divenendo in parte calcaree e perforate, e allora si ha 

il gruppo dei Textularidae. Se invece le serie dei nodosinellidi si 

fanno interamente calcaree e finamente perforate e si ravvolgono 

talora in parte a spira, si origina così il gruppo dei Nodosaridae, 

da cui, per il distacco dei segmenti, deriva la sottofamiglia delle 

Lageninae. Finalmente, le serie arenacee si dispongono senz'altro


a spira e divengono in parte calcaree e perforate, e si ha in tal caso 

il tipo degli Endothyrìdae ^ dal quale passandosi a forme puramente 

calcaree e perforate, fornite talora di sistema canalifero, deriva la 

famiglia dei Rotalidae. 

Con questi criteri la classificazione di Brady, finora adottata 

dai più, viene a subire tali modificazioni, che io credo indispensa- 

bile, perchè il lettore si faccia un' idea delle differenze con quella 

di Rhumbler, di riassumere quest'ultima nel. quadro seguente. 

Rhabdamminidae. 

Myxothecinae (Myxotheca, Hyalopus, Cromia, Craterina, Rhyn- 

chogromia , Dendrotuba , Dactylosaccus , Shepheardella, 

Rhynchosacciis). 

Astro rhizinae (Astrorhìia). 

Saccammininae (Pelosina, Saccamina, Storthosphaera , Thurammina, 

Sorosphaera, Pilulina, Reophax. 

Rhizammininae (Rhi{ammina). 

Rhabdammininae (Technitella, Marsipella, Bathysiphon, Botellìna, 

Webbina , Rhabdammina , Dendrophrya , Haliphysema 

Ophiotuba ?, Hyperammina). 

Hippocrepininae (Hippocrepina, Jaculella). 

Girvanellinae (Girvanella, Tolypammina, Syringammina) . 

Ammodiscidae. 

Forme arenacee (Lituotuba, Ammodisciis, Psammonyx, Gordiani- 

mina, Turritellopsis). 

Forme calcaree (Cornuspira). 

Spirillinidae. 

(Spirillina, ? Archaeodiscus, Patellina). 

NODOSINELLIDAE. 

(Nodosinella, Nodulina, Hormosina, Bdelloìdina, Haplostiche, Polyphragma, 

Aschemonella). 

MlLIOLINIDAE. 

Nubecularinae (Nodobacularia, Nubecularia, Calcituba). 

Miliolinae (Agathammìna, Bilociilina, Fabularia, Trilociilina, Ar- 

ticulina, Qiiinqueloculina , Ophtalmìdiiim , Spiroloculìna , 

Sìgmoilina, Massilìna). 

Hauerininae (Vertebralina, Peneroplis, Haiierina, Planispirina), 

,


Forme arenacee (Neiisìna). 

Orbitolitidae. 

Calcaree imperforate (Orbitolìtes, Orbiculìna, Keramosphaera). 

Calcaree perforate (Orbìtoides, Cycloclypeus). 

Textularidae. 

Textularinae (Bìgenerina, Textularìa, Pavonìna, Cuneolina, Spi- 

roplecta, Gaiidryina, Verneuilina, Tritaxia, Chrysalidina, 

Valvulina, Clavulina). 

Bulimininae (Bolivina , Chilostomella , Pleurostomella , Bifurina, 

Bulìmina, Allomorphina, Virgulina). 

Gassidulinae (Ehrenbergina, Cassìdulina). 

NODOSARIDAE. 

Nodosa ri nae (Nodosarìa, Glandulìna, Ellipsoidina, Lìngulina, Amphimorphina 

, Frnndicularia , Dentalinopsìs , Rhabdogo- 

nhim, Margìnulìna, Vaginulina, Rimulina). 

Lageninae (Lagena). 

Cristellarinae (Amphicoryne, Lìngiilinopsis, Flabellina, Cristellaria). 

Polymorphininae (Dimorphina, Polymorphina, Sagrina, Uvigerina). 

Ramulininae (Ramulina). 

Endothyridae. 

Endothyrinae (Placopsilìna, Haplophragmium, Endothyra, Bradyina, 

Stacheia, Trochammina , Carterina, Cyclammina). 

Fusulininae (Fiisulina, Schwagerìna, Hemifusulina, Fusulinella, 

Loftiisia, Alveolina). 

ROTALIDAE. 

Rotalinae (Truncatulina, Planorbulina, Anomalina, Pulvinulìna , 

Rotalia, Discorbina, Cymbalopora, Carpenteria, Polytrema, 

Calcarina). 

Tinoporinae (Tinoporus, Gypsina, Aphrosina, Thalamopora) . 

Globigerininae (Globigerina , Orbulina, Hastigerina, Pullenia, 

Sphaeroidina, Candeina). 

Polystomellinae (Nonionina, Polystomella, Operculina). 

Nummulitinae (Amphistegina , Heterostegina , Nummulìtes , As- 

silina). 

Il genere Cormispira passa per tal modo dai miliolidi agli am- 

modiscidi ; il gen. Orbitoides , dai nummulitidi agli orbitolitidi;


Ellìpsoidina, dai chilostomellidi ai nodosaridi ; Alveolma, dai mi- 

liolidi alle fusulinine ; la famiglia dei nummalitidi scompare, e i 

componenti di essa entrano a formare due sottofamiglie in quella 

dei rotalidi, ecc. ecc. F. 

Rhumbler (L.) — Ueber di phylogenetische Bedeutung der en- 

tosolenen Lageninen. — Zool. Aniêiger, anno XVIII, pa- 

gine 172-179. Con IO figure. 

Neumayr si è già opposto all'ipotesi che le lagenine siano 

da riguardarsi come la forma originaria delle nodosarine, ritenendo 

invece che le prime siano nodosarine che hanno perduta la capacità 

di generare nuovi segmenti. L'A. si trova d'accordo solo in parte 

con Neumayr, poiché crede che le lagenine siano derivate dalle 

nodosarine per il semplice distacco dei segmenti, determinato sul 

principio da azioni esterne e più tardi da un'azione spontanea del- 

l' animale. 

Il processo originario di moltiplicazione delle lagenine, in rap- 

porto diretto colle nodosarine, consiste nell'uscita del sarcode dalla 

loggia, nella costruzione di una nuova loggia in cima alla prece- 

dente, e nel distacco di essa in seguito a rottura del tubulo sottile. 

Le lagene distome dell'attualità rappresentano appunto questo modo 

semplice di moltiplicazione. Ma se invece il sarcode uscito dalla 

loggia discende lungo il collo di essa e si forma una nuova loggia 

che ricuopre il collo medesimo, allora, verificandosi il distacco in 

corrispondenza della sutura, accade evidentemente che il collo della 

prima rimane nell'interno della seconda loggia. Tale è l'origine 

delle forme entosoleniche. Da principio la seconda loggia potè cer- 

tamente possedere due tubuli, uno interno e uno esterno, avendosi 

così una forma distoma entosolenica, di cui fornisce un bell'esempio 

la L. aspera dell' attualità. È molto probabile del resto che origi- 

nariamiente la separazione tra due logge procedesse con maggiore 

lentezza, e che rimanendo esse unite per un certo tempo, l'apertura 

della seconda loggia fosse conservata per le necessità della vita ; ma 

che più tardi, quanto più rapida si fece la separazione, tanto più 

inutile divenisse quell'apertura, fino a scomparire interamente, come 

avviene in quasi tutte le entosolenie. Quanto alla riproduzione di 

queste, l'A., alla domanda: « come avviene che un'entosolenia 

possa, riproducendosi, fornire il proprio tubo, che è interno, alla 

loggia figlia? » risponde citando due figure di Brady (Chall. , 

pag. 441, fig. A', /), dalle quali si rileva come la loggia entosolenica


possa costruirsi un collo esterno destinato alla loggia figlia. Questo 

collo, quando abbia eseguita la sua funzione, viene sempre più sot- 

tratto alla selezione, fino a scomparire totalmente in molte forme, 

che sono appunto le lagene monostome asoleniche. F. 

ScuDDER (S. H.) — The Miocene Insect-Fauna of Oeningen 

(Baden). — Geol. Magatine, dee. 4", voi. II, n. 369, pag. 116, 

marzo 1895. 

L'Â. ebbe 1' opportunità di studiare la ricca collezione de' re- 

sti d'insetti d' Oeningen, proprietà del Signor R. D. La eoe di 

Pittston in Pennsilvania; collezione di 3500 esemplari con 428 spe- 

cie (8 di ortotteri, 14 di neurotteri, 57 di emitteri, 294 di coleot- 

teri, 17 di ditteri, 39 

di imenotteri). Il carattere della fauna è 

quello stesso della collezione di Heer, in cui prevalgono pure di 

molto i coleotteri. Tra le forme nuove trovasi negli ortotteri un 

vero Acridium {A. oeningense Se.) e una vera cavalletta ; nei coleotteri 

un Calosoma (C. Heeri Se); nei ditteri (mirctofilidi) una 

zanzara, per la quale l' A. istituisce il nuovo genere Necroniyâ 

affine al gen. Brachypeia (N. pedata Se). Le specie nuove sono 

bene figurate in una tavola che accompagna la memoria. Alcune 

altre specie, riconosciute come nuove, non sono denominate, né 

descritte ; p. e. un' intera serie resti di coleotteri rappresentati da 

elitre e citati soltanto con nome generico. Fra i ditteri l' A. nota 

un nuovo tipo di tabanidi, due specie di Tipiila, tre di Plecia, 

due di Penthetria. Il Decticus specìosus di Heer è riferito al re- 

cente genere Drymadusa Stein, e vi si vede un lontano parente del 

vivente Dr. spectabilìs Stein. — Non è qui possibile il render conto 

di tutti gli altri particolari della interessante pubblicazione di un 

autore, i cui meriti per Io studio degli insetti fossili sono tanto 

conosciuti. P. Oppenheim. 

Wethered (E. B.) — The Formation of Oolite. — Quart. Journ. 

Geol. Soc, voi. LI, n. 202, pag. 196-209, con i tavola. 

Con r aiuto di parecchie sezioni praticate su granuli oolitici 

del calcare carbonifero, del « Forest Marble», dell'oolite corallina, 

r A. dimostra che i granuli stessi son formati da un insieme di 

tuboletti, spettanti ad organismi calcarigeni come Girvanella ed 

affini, disposti intorno ad un nucleo, ora concentricamente, ora ad 

angolo retto, ora nei due modi combinati. Gli spazi intertubolari

DI PALEO.NTOLOGIA r2I 

sono stati riempiti da carbonato di calce amorfo, probabilmente se- 

gregato dagli organismi medesimi. L'A. esclude assolutamente che 

intorno ad un nucleo si possano deporre per via chimica, nel mare 

aperto, strati concentrici di calcare ; ciò sarebbe contrario a tutto 

quel che sappiamo delle leggi relative alle combinazioni e precipi- 

tazioni chimiche. 

Viene così confermato quanto il Rothpletz scriveva fin dal 

1892 nella sua nota « Ub. die liildung der Oolite » (^): la mag- 

gior parte delle ooliti calcaree marine, con struttura regolarmente 

zonale e raggiata", sono di origine vegetale e rappresentano il pro- 

dotto di secrezione di alghe microscopiche inferiori. S. 

B. - ANNUNZI. 

Ameghino (F.) — Première contribution à la connaissance de 

la faune mammalogique des couches à Pyrotherium. — 

Bot. List. Geogr. Arg. Buenos-Ayres 1895. òo pag. con 4 figure. 

Id. — Sur les oiseaux fossiles de Patagonie. — Ibidem. 104 pag. 

con 44 figure. 

AxDRAEAE (A.) — Eine merkwùrdige Nodosariidenform aus dem 

Septarienthon von Lobsann im Unter-Elsass. — Mittheil. 

geol. Landesanstalt f. Els.-Lothr. Bd. IV. Heft. 4, 1895. 

pag. 171-174 con 2 figure. 

Id. — Das Vorkommen von Ophiuren in der Trias der Umgebung 

von Heidelberg. — Ibidem. Bd. Ili, pag. i-io. 

Andrews (C. W.) — On some Remains of Aepyornis in the 

Museum of Tring. — Novit. Zool.., vol. II, n. i, pag. 23-26. 

» Becker (H.) — Zur Kenntniss der ostsibirischen Jurafische. — 

Mitth. naturw. Ver. Neu-Vorp. 11. Rilgen, anno XXVI, 

pag. 173-180. 

Beecher (C. F.) — Structure and appendages of Trinucleus. — 

Americ. Journal of Science, aprile 1895. 

(1) Botanisches Centralblatt, N. 35. 

Rivista Italiana di Faìeontoloffia. — Giuguo 1S95.

122 


Bernard (P.) Première note sur le développemsnt et la morphologie 

de la coquille chez les Lamellibranches. — Bull. 

Soc. Géol. Fr.^ voi. XKIII, pag. 104-144. (Il seguito al prossimo 

fascicolo.) 

BucKMANN (S. S.) — Monograph on the Inferior Oolite Ammonites 

of the British Islands. Part IX. — Palaeont. Soc, London 

1894, pag. 377-456. Con II tavole. 

Brusina (S.) — Frammenti di malacologia terziaria serba. — 

Ann.Géol. Pénins. i?a/A-., Belgrado 1895. 40 pag., con una tavola. 

Cayrux (L.) — De 1' existence de nombreux debris de Spongiaires 

dans le Précambrien de Bretagne. — Ann. Soc, 

Géol du Nord, voi. XXIII, pag. 52-65, pi. I et II. Lille 1895. 

CooKE (A. H.), Shipley (A. E.) e Reed (F. R. C.) — Molluscs, 

Brachiopods (recent), Brachiopods (fossil). — London 

1895. 8. 540 pag. con illustrazioni. 

Cordeaux (J.) — On some Remains of the Urus, Bos primigenius, 

recently found in Yorkshire. — Zoologist, serie 3"^, 

vol, XIX, n. 220, pag. 1 21-124. 

Cunningham (D. J.) — A Paper of Pithecanthropus erectus. — 

Pr. of the Anat. Soc. of Great Britain and Ireland, p. XVIII- 

XIX. 

Dall (W. H.) — Synopsis of a review of the Genera of recent 

and tertiary Mactridae and Mesodesmatidae. — Proc. 

Malac. Soc, London 1895. 11 pagine. 

Dawson (W.) — Eozoon and the Monte Somma Blocks. — Natural 

Science, vol. VI, pag. 398-403. 

Derby (O. A.) — The Amazonian Upper Carboniferous Fauna. 

— Journ. of Géol., Ciiicago 1894. 22 pagine. 

Destinez (P.) — Nouveaux fossiles des calcaires de Pair (Clavier). 

— Ann. Soc. Géol. Belg., Liège 1895, 12 pagine. 

D1EDERICHS (R.) — Ueber die fossile Flora der mecklenburgischen 

Torfmoore. — Archiv. d. Freunde der NaturgeÈchichte in 

Mecklenbourg, .1895. 34 pag. e 2 tavole. 

Erens (A.) — Observations sur l'oligocène supérieur dans le 

Limbourg hoUandais et en Belgique. — Bull. Soc. beige 

Géol. etc., vol. IX, fase, i, proc. verb., pag. 11 -15. 

Felix (J.) — Etudes sur les champignons fossiles. — Revue 

mycologique, anno XVII. 1895, pag. 45-54, con una tavola. 

FiLHOL (H.) — Observations concernant la restauration d' un 

squelette d' Hippopotamus Lemerlei. — B. du Museum 

d' hist, natur. de Paris, n. 3, pag. 88-91, con una figura.


Fraas (E.) — Ueber einen neuen Saurier, Dakosaurus, aus dem 

weissen Jura. — Jahrb. d. Vers. f. vaterlànd. Naturk. in 

Wurtemberg, Jg. 51. pag. CXVII-CXVIII. 

Id. — Pithecanthropus erectus. — Ibidem, pag. CXXV. 

France (R.) — A kolozsvàri lignit mikroszkopos nòvényés àllatvilàga, 

(Microfauna e microflora della lignite di Kolozsvàr). 

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pest 1895, 

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London 1895. 7 pag. con una tavola. 

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una figura. 

Hind (W.) — Monograph on Carbonicola, Antrhracomya and 

Najadites. Part I: Carbonicola (Anthracosia). — Palaeont. 

Soc., London 1894. 80 pag. con 11 tavole. 

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— Geol. Foren. Fork., Stockholm 1895. 41 pag. con 6 tavole. 

HuDLESTON (W. H.) — Monograph of the British Jurassic Gasteropoda. 

Part I : Gasteropoda of the Inferior Oolite. N. 7. 

— Palaeont. Soc, London 1894, pag. 325-390. Con 6 tavole. 

Hurst (C. H.) — The Structure and Habits of Archaeopterix. 

Parts 3 and 4 : The Feathers. — Natural Science, vol. VI, 

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the Cheshire Trias. — Rep. 64 Meet. Brit. Ass. Adv. Sc, 

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Karrer (F.) — Geologische Studien in den tertiaren und jungeren 

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nionelix. — Americ. Naturalist, 

New Fossil, Dae- 

vol. XXIX, March, 

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pag. 213-227. Con una tav. e una figura.


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and description of new species. — Bull. U. S. Geol. Siirv. 

n. 105. 20 pag, e 2 tavole. 

Kriz — Ueber die Gleichzeitigkeit des Menschen mit dem 

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Lemcke (A.) — Ueber die botanische Untersuchung einiger 

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Phys.-Oeck. Ges., Kònigsberg 1895. 7 pagine. 

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seine Einschlùsse an Ueberresten von Menschen und 

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— Amer. Joiirn. Se, serie 3'\ voi. XLIX, pag. 144-147. 

Con una tav. e 2 figure. 

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erectus Dubois. — Globus., Bd. LXVII, n. 14, pag. 213-217. 

Id. — Die Fossilien von Java auf Grund einer Sammlung von 

R. D. M. Verbeeck bearbeitet. Hefr 2-5 : MoUusken. — 

Leiden 1895. 4° gr. con 20 tavole. 

Maska — Vorlàufiger Bericht iiber den Fund diluvialer Menschenskelette 

in Preamost. — Mitili, d. Anthrop. Ges. in 

Wien, Bd. XXIV, Heft. 4, pag. 127-128. 

MicHAELET — Le Bathonien des environs de Toulon et ses 

Echinides. Description d' un nouveau genre Heteropedina. 

— Bull. Soc. Géol. Fr., voi. XXIII, pag. 65-75, con una 

figura intercalata. 

J4ie6 (M.) — Note sur les calcaires coralligènes d'Istein. — 

Bull. Soc. Géol. Fr., voi. XXIII, pag. 95-103. 

,

DI PALEONTOLOGIA 12or 

Newton (R. B.) — A Revision of the British Eocene Scaphopoda, 

with Descriptions of some new species. — Proc. 

Mal. Soc. London , voL I, n. 2, pag. 63-69. Con una figura. 

Newton (R. B.) e Harris (G. F.) — A Revision of the British 

Eocene Cephalopoda, — Ibidem, n. 3, pag. 119-131. Con 

una tavola. 

Id. Id. — Descriptions of some new or little known Shells of 

Pulmonate Mollusca from the Oligocene and Eocene 

Formations of England. — Ibidem, pag. 70-77. Con una 

tavola. 

OsBORN (H. F.) and Earte (Ch.) — Fossil Mammals of the Puerco 

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vol. VIII, 1895. art. I, pag. i-(6^), 18 figure. 

Pawlow (M.) — Les mastodontes de la Russie et leurs rapports 

avec les mastodontes des autres pays. — Mém. 

Acad. St.-Pétersbourg, 1894. 44 pag. con 3 tavole in-fol, 

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de Paris, sér. 4'', vol. IV, 1895, pag. 506. 

Pycraft (Vv^ p.) — On the Wing of Archaeopterix viewed in 

the Ligt of that of some Modern Birds. — Rep. 64 Meet. 

Brit. Ass. Adv. Sc. , pag. 363. 

Reis (O, M.) — Palaohistologische Beitràge zur Stammesgeschichte 

der Teleosti er. — Neues Jahrb. Miner., Jahr. 1895. 

Bd, I, Hett, 2, pag. 162-183. 

ScupiN (H.) — Ueber die Histologie der Ganoidschuppen. — Berlin 

1895. 8. 66 pagine. 

Seeley (H. G.) — Researches on the Structure, Organization 

and Classification of the fossil Reptilia. Part IX, Section 4 : 

On the Gomphodontia. — Phil. Trans., London 1895. 57 pag. 

con 2 tav. e 13 illustraz;ioni. — Section 5: On the Skeleton 

in new Cynodontia from the Karoo Rocks. — Ibidem. London 

1895. 90 pag. con 34 illustrazioni. — Section 6: Associated 

Rernains of two small Skeletons from Klipfoutien, 

Fraserburg. — Ibidem. London 1895. 14 pag, con 4 illustr. 

Thomson (J.) — On the genera Calophyllum and Campophyllum, 

— Proc. R. Irish. Acad. Dublin, ser. 3% vol. II, pag. 667, 

Traquair (R. H.) — Asterolaepidae of the Old Red Sandstone 

of Britain. — Palaeont. Soc, London 1894. pag. 63-90. Con 

4 tavole. 

Id. — Preliminary Note on a new Fossil Fish from the Upper 

Old Red Sandstone of Elginshire (Megalaspis Taylori). 

— Rep. 64 Meet. Brit. Ass. Adv. Sc, pag. 656. 

Rilista l/a!i(iiia di Pulcoulologia. — (iiirîio 1893. 3*

126^ RIVISTA ITALIANA 

Traxler (L.) — A Hévizi iszap szivacs spikulài. (Le spicule di 

spugne del lago di Héviz). — Fòldt. Kò:{l., voi. XXV, 

fase. 4-5. 4 pag. e una tavola. Budapest 1893. 

Weissermel (W.) — Die Coralien der Silurgeschìebe Ostpreussens 

und des òstlichen Westpreussens. — Zeitschr. d. 

deutsch. geol. Ges., Bd. 46. Heft. 3, pag. 580-674 con 7 tavole. 

Weller (S.) — The Succession of Fossil Faunas at Springfield, 

Missouri. — Amer. Joiirn. Sc. (3), vol. 49, March, 

pag. 185-199. 

Welsch (S.) — Sur la succession des faunes du Lias supérieur 

et du Bajocien inférieur dans le détroit du Poitou. — 

Compt. Rend., vol. CXX, n. 23, pag. 1291-1294. 

VoGEL (F.) — Beitràge zur Kenntniss der hoUandischen Kreide. 

I. Lamellibranchiaten der oberen Mucronatenkreide von 

hoUandisch Limburg. 2. Die Fossilien des Neocomsandsteins 

von Losser und Gildehaus. — Leiden 1895. 4° gr. con 3 tavole. 

VoLZ (W.) — Die Korallen fauna der Schichten von St. Cassian 

in Sud-Tirol. — Breslau 1895. 4. 15 pag. con illustr. 

William (W.) — On M. Dubois' Description of Remains recently 

found in Java, named by him Phithecantrophus erectus. 

With Remarks on so-called transitional Forms 

between Apes and Man. — Jouni. of Anat. and Physiol.^ 

vol. XXIX, Pt. 3, pag. 424-445, con figure. 

WiLLisTON (S. W.) — New or little known extinct Vertebrates. 

— Kansas Univers. Quarterly vol. Ill, n. 3, pag. 165-17Ò, 

con 6 tavole. 

Wilson (Th.) — On the presence of fluorine as a test for the 

fossilization of animal bones. — Amer. Naturalist , vol. 

XXIX, Apr., pag. 301-317. 

Woodward (A. S.) — Description of the so-called Salmonoid 

Fishes of the English Chalk. — Proc. Zool. Soc, London 

1895. 10 pag. con 2 tavole. 

YoKOYAMA (M.) — Mesozoic Plants from Kozuke, Kii, Awa and 

Tosa. — Journ. Coll. Sc, Tokyo 1894. 31 pag. con 9 tavole. 

Zeiller (R.) — Sur la flore des depots houillers d'Asie Mineure 

et sur la presence, dans cette flore, du genre Phylloteca. 

— Compt. Rend., vol. CCXX, n. 22, pag. 1228-123 1. 

Zittel (K. A. von) — Palaeontological and the Biogenetic Law. 

—• Natural Science, vol. VI, Maggio, pag. 305-312.


NOTIZIE VARIE 

Tecnica microscopica — Un metodo ideato dal Bleicher (') 

per la preparazione e lo studio delle rocce calcaree e calcareomarnose 

in lamine sottili, potrà rendere utili servigi anche nelle 

ricerche micropaleontologiche. Qtiel metodo consiste nell' esporre 

la lamina sottile, ottenuta coi sistemi ordinari, all' azione dell'acido 

cloridrico allungatissimo (Vioo), proiettato mediante un vaporiz- 

zatore. Operando su calcari compatti, a struttura omogenea, la 

corrosione avviene in modo regolarissimo ; ma non è così per le 

rocce oolitiche, semimarnose, semicristalline, che necessitano 1' uso 

alternativo delle polveri smeriglianti e dell' acido nebulizzato, fino 

ad ottenere la completa trasparenza. In certi casi, per agevolare la 

lettura dei preparati, il Bleicher ha ottenuti buoni effetti trattan- 

doli, per non piià di cinque minuti, con materie coloranti, quali 

la ematossilina alluminata ed il verde-malachita. S. 

Nuovo trattato di Paleontologia, — Segnalo ai redattori della 

« Rivista Italiana di Paleontologia » ed ai paleontologi italiani in 

generale una nuova importantissima pubblicazione tedesca e prezioso 

acquisto per la nostra scienza. 

Il professore K. A. von Zittel di Monaco, l'autore dello in- 

dispensabile a Handbuch der Palaeontologie » da poco ultimato, 

ha di recente arricchita la biblioteca del paleontologo coi suoi 

Grundzùge der Palaeontologie (Palaeozoologie). Oldenbourg , 

Miinchen und Leipzig 1895. 

Con essi ebbe egli di mira dapprima di migliorare quel tanto 

che si potesse incontrare di non più assolutamente in armonia co- 

(*) Sur quelques jisrfectionnements apportes à la preparation et à V è- 

tude de plaques ininces de roches sàdimentaires calcaires — Compt. rend., 

t. CXX, a. 20, (20 mai 1895) pag. 1129.

1-2% RIVISTA ITALIANA 

gli ultimi lavori e risultati paleontologici nelle prime parti del suo 

Handbuch o Manuale per il fatto del tempo materialmente tra- 

scorso dalla loro pubblicazione e necessariamente occorso a creare 

di sana pianta parecchi capitoli della sistematica e della tecnica 

paleontologica. Inoltre ha il Paleontologo di Monaco mirato a fa- 

cilitare e famigliarizzare col pubblico una scienza per sé assai 

estesa e difficile, restringendo nel minor spazio possibile ciò che 

trovasi più ampiamente svolto nei quattro forti volumi del suo 

Manuale, volumi che per la loro esterna mole possono spaventare 

il novizio avvezzo a veder la paleontologia un po' trascuratamente 

relegata come appendice in manuali di geologia o trattata incom- 

pletamente od in guisa quasi aneddotica in parecchi trattati di 

paleontologia elementare sia francesi che inglesi od anche qualcuno 

tedesco. 

Nel nuovo volume dello Zittel, di quasi mille pagine, si è 

rigorosamente e completamente conservata la parte di sistematica 

contenuta nel Manuale, anzi sovr' esso venne portata in corrente ; 

r indispensabile corredo iconografico è fornito in un' ampiezza 

straordinaria, pressoché inarrivabile : basti il dire che ben 2048 in- 

cisioni si incontrano frapposte a quel testo, ridotto alla maggiore 

brevità compatibile con un completo trattato moderno. 

Con questa nuova pubblicazione lo Zittel ha reso un note- 

vole servizio tanto ai paleontologi provetti che ai novizi. Questi 

trovano nel nuovo libro un amico che loro permette una rapida 

rassegna e conoscenza di tutte le questioni principali della scienza 

a cui si sentono attratti ed una trattazione compendiosa di esse, 

con rigor di linguaggio, di critica e con sicurezza che nessun im- 

portante gruppo animale rappresentato allo stato fossile sia stato 

sacrificato ad altri per qualsivoglia motivo. Si potrà dagli Elementi 

passar in seguito e facilmente al Manuale pei complementi ulteriori 

e necessarii, complementi su cui facilmente si metterà la mano, 

corrispondenti essendo nei due trattati 1' ordinamento e la tratta- 

zione della materia. 

Il paleontologo provetto invece, che finora ha utilizzato l' Hand- 

buch trova nei Grundzuge un riassunto di esso, un prontuario ed 

aiuto alla memoria, in corrente cogli ultimi risultati della scienza 

ed indispensabile allorquando si trovi per qualche tempo lontano 

dalla propria sede e privo del Manuale da cui per la mole ingente 

ha dovuto separarsi. 

Anche il prezzo è mite ed alla portata di qualunque studioso. 

Un volume in 8° grande, forte di quasi mille pagine ben utiliz-


zate dal testo cui sono intercalate le 204^ incisioni, in legno cui 

vengo di accennare ed in generale espressamente fatte per il grande 

Manuale generale ma aggiunte a parecchie preparate unicamente 

per questa nuova pubblicazione, non costa che venticinque marchi 

(franchi 31,25). 

Roma, li 22 maggio 1895. 

PERSONALIA 

A. PoRTIS. 

Il dott. G. Steinmann, professore di paleontologia a Freiburg 

i. B., non ha accettata la nomina di professore a Tiibingen, dove 

fu chiamato il prof. Koken di Konigsberg. 

Con James Dwight Dana, morto a New-Haven il 15 aprile, 

l'America ha perduto il nestore venerando dei suoi naturalisti. Il 

Dana era nato ad Utica, nello stato di New-York, il 12 febbraio 18 13. 

A venti anni era nominato « Instructor » di matematiche nella 

Scuola Navale degli Stati Uniti e nel 1836 entrava, come assistente 

di chimica, nel corpo insegnante dell' Yale College. Dal 1838 al '42 

prese parte come geologo e mineralogista alla spedizione scientifica 

intorno al mondo, capitanata dal Wilkes, e datano da quel tempo 

le sue prime ricerche sugli zoofiti e sulle costruzioni madreporiche, 

e le osservazioni piene d' interesse sui vulcani famosi delle isole 

Hawai. Nel 1855 fu nominato professore titolare alla Università di 

New-Haven, e con qualche variazione nel programma del suo in- 

segnamento, conservò quest' ufficio per tutta la vita. 

Malgrado la delicatissima costituzione, il Dana spiegò fino 

all'ultimo un'attività fenomenale. Intraprendeva settuagenario il 

rilevamento geologico delle Montagne Verdi, e di 73 anni ritornava 

alle pericolose ascensioni sui fianchi del Manna Loa, per completare 

gli studi quivi iniziati mezzo secolo prima. L'ultima edizione del suo


classico a Manual of Geology », rimaneggiato e messo al corrente 

dei progressi della scienza, compariva appena un mese prima della 

sua morte. 

Dell' opera sua come zoologo basta citare i monumentali rap- 

porti sugli zoofiti, le ricerche sulla partenogenesi, sulla generazione 

spontanea, sulla riproduzione dei raggiati, sui rapporti fra la distri- 

buzione degli animali e la distribuzione della temperatura nelle 

grandi profondità marine. I mineralogisti, oltre l'insuperato « System 

of Mineralogy », apparso la prima volta nel 1837 e via via modificato 

nelle numerose edizioni successive, debbono a lui tutta una 

lunghissima serie di lavori d' indole generale sopra la nomenclatura, 

i simboli cristallografici, la geminazione, il pseudomorfismo, l'omeo- 

morfismo, le relazioni tra la forma cristallina e la composizione 

chimica ecc., nonché parecchie descrizioni di specie. 

In geologia rimarrà incancellabile la traccia del suo spirito 

potente con gli studi sulle primitive condizioni della superficie della 

terra, sulle analogie fra le rocce ignee moderne e le cosi dette for- 

mazioni primitive, sull'erosione, sul terrazzamento, con la teoria 

celebre dei geosinclinali, c.on le genialissime considerazioni sulla 

stabilità delle linee di deformazione; senza parlare dei suoi lavori 

sulle isole vulcaniche e coralline del Pacifico, sui trappi del Con- 

necticut, sulle catene montuose fra New-York e il Canada, sulle 

Montagne Verdi e sui Taconici, che gli assicurano anche fra gli 

stratigrafi un posto di primissimo ordine. E dopo tutto questo, i bio- 

grafi del Dana citano di lui anche una settantina di scritti minori, 

relativi ad organismi viventi o fossili, a questioni tassonomiche ecc. 

* 

Il due di maggio si spegneva in Livorno, dopo lunga e dolorosa 

malattia, la giovanissima vita del dott. Paolo Malfatti. Testimo- 

nianza di forti studi e di singolari attitudini alle ricerche scienti- 

fiche, resta di lui una nota sopra « Silicospongie plioceniche » pub- 

blicata ne' Rendiconti dei Lincei poco prima della sua morte. 

^\ 

Carlo Vogt nacque a Giessen nel 18 17. Già frequentando quel 

ginnasio manifestò la sua grande disposizione agli studi zoologici. 

A sedici anni passò all' università per studiarvi medicina e lavorò 

anche nel gabinetto di Liebig. Nel 1835 seguì il padre a Berna, e 

S.

hi paleontologìa 131 

vi conobbe il fisiologo Valentin. Laureatosi a ventidue anni, 

passò a Neuchàtel, ove trovavansi Agassiz il vecchio e Desor. 

Fu là che Vogt sviluppò la sua straordinaria attività di naturali- 

sta e di scrittore. Prese gran parte alle ricerche di Agassiz sui 

ghiacciai e sui pesci fossili, e collaborò alla « Histoire naturelle 

des poissons d' eau douce ». Accanto alle ricerche sui vermi ìnte* 

stinali, sui crostacei svizzeri, sugli Actaeon, ecc. ecc., stanno il 

« Lehrbuch der Geologie und Petrefactenkunde », « Im Gebirg und 

auf den Gletschern » e « Physiologische Briefe ». Dal 1844 al 1846 

visse a Parigi. Neil' inverno 1846-47 fu a Nizza e a Roma, e frutto 

di quel soggiorno fu la prima parte del suo lavoro « Ocean und 

Mittelmeer ». Nel 1847 fu nominato professore a Giessen ; ma, 

scoppiati i moti del 1848, entrò nel vortice della politica. Da Berna, 

ove si era ritirato in esilio, tornò nel 1850 a Nizza per completarvi 

lo studio di animali marini e vi rimase fino al 1852, nel quale 

anno passò a Ginevra come professore di geologia e più tardi an- 

che di zoologia. A Ginevra, sua seconda patria, visse e lavorò per 

oltre quaranf anni, non solo come scienziato, ma anche come uomo 

politico. Pubbicò, fra le altre, diverse opere popolari: « Bilder aus 

dem Thierleben », « Untersuchungen iiber Thierstaaten », « Zoologische 

Briefe » e una seconda edizione del « Lehrbuch der Geo- 

logie ». L'elemento satirico-politico domina in quasi tutti i suoi 

scritti popolari, e nelle « Thierseelen » si manifesta l' indirizzo 

schiettamente materialista dell'autore. Amò assai la polemica, si 

occupò della questione sull'origine dell'uomo, e scrisse: « Vorlesungen 

ùber den Menschen », « Mikrocephalen oder Affenmen- 

schen », « Anthropophagie et sacrifices humains ». Pubblicò inoltre: 

a Die Saugethiere in Wort und Bild », collaborò con Yung 

alla « Praktische vergleichende Anatomie », tradusse la « Physiologie 

des Geschmacks » da Brillat-Savarin, etc. etc, — Carlo Vogt 

è morto a Ginevra il 5 maggio di quest' anno. F. 

* 

Pellegrino Strobel, morto 1' 8 di giugno a Vignale di Tra- 

versetolo in quel di Parma, era nato a Milano, di famiglia trentina, 

nel 1821. Laureatosi in legge nella università di Pavia, lasciò pre- 

sto i codici per le scienze naturali, cui dette il meglio della ope- 

rosissima vita. Fu professore di Storia Naturale nelle Scuole fa- 

coltative di Piacenza dal '57 al '59, nell' università di Parma dal '59 

al '65, e poi, fino al '67, nella università di Buenos Ayres, dovQ


era stato chiamato dal governo argentino. Restituitosi in patria, 

dopo aver profittato del soggiorno oltre oceano per compiere la 

faticosa esplorazione di vastissimi tratti del territorio argentino e 

chileno, riprese la cattedra di Geologia e Mineralogia nella uni- 

versità di Parma, e la tenne onorevolmente fino a questi ultimi 

tempi. 

Versatilità d' ingegno e larghezza di coltura hanno consentito 

allo Strobel di attendere con pari profitto a svariatissimi rami di 

studi naturali, ed altri dovrà dire di lui malacologo, entomologo, 

paletnologo insigne. Qui ci limiteremo a ricordare, come preziosi 

contributi alla paleontologia quaternaria, le sue numerose pubbli- 

cazioni sulle terremare e le palafitte del Parmense e del Reggiano (^) 

e a deplorare che sia rimasta incompiuta la « Iconografia comparata 

delle ossa fossili del Gabinetto di Storia Naturale dell' Uni- 

versità di Parma », da lui coraggiosamente iniziata nel 1881 (^). 

^% 

Il 4 maggio è morto nell' età di 82 anni a Budleigh Salterton 

(Inghilterra) H. J. Carter, illustre rizopodista, autore di numerosi 

lavori sui foraminiferi viventi e fossili. A lui devesi la fondazione 

dei generi Bdelloidina, Gypsina e Aphrosina. 

(1) Avanzi peromani raccolti nelle terramara e palafitte deli Emilia, 

1863 e 64. — Sulla palafitta di Castione, 1863. — Oggetti dell'età della 

pietra levigata nella Prov"' di S. Louis, 1867, — Le valve degli Unio nelle 

marniere dell' Emilia e nei Paraderos della Patagonia, 1872. — / pozzi 

sepolcrali di Sanpolo d'Enzo (Avanzi anitnali), 1876. — Avanzi animali 

dei fondi di cajxinne del Reggiano, 1877. — Le razze del cane nelle terremare 

dell'Emilia, 1880. — Gli avanzi dell'asino nelle terremare, 1882. 

— Ber Schàdel des Marieren-Schioeines, 1884. — Accampamenti di terra- 

ìnaricoli nel Parmense, 1889. — Avanzi di vertebrati preistorici della Valle 

della Vibrata, 1886. — Terramaricoli trogloditi ?, 1890. — Gli orsi delle 

caverne nel continente italiano contemporanei all'uomo, 1889, ecc. 

(2) La sola parte pubblicata è quella relativa ai generi Cetotherium 

e Megaptere. 

^^&m- 

Dott. Carlo Fornasini, redattore responsabile. 

S.

Hanno pagato l'abbonamento alla JRtvistcL 

per l'anno 1895 i signori : 

Aichino - Baldacci - Bòse - Bosniaski - Botti - Cortese 

De Gregorio - Delgado - Dervieux - Dulau e C. - Foresti - 

Gaudry - Loriol - Lovisato - Malfatti - Pantanelli - Parona 

- Portis - Prestwich - Regalia - Riva - Rovasenda - Sacco - 

Salomon - Tosi - Trabucco - Tuccimei.

Prof. FEDERICO SACCO 

Essai sur l'Orogénie de la Terre. 

Sunto storico delle teorie emesse sulla Orogenia 

terrestre. - Teoria proposta. - Considerazioni ge- 

nerali. - Descrizione speciale dei Massicci antichi. 

- Descrizione speciale delle zone orogeniche re- 

centi. - Sintesi dell'Evoluzione orogenica della su- 

perficie terrestre. - Spiegazione del Periodo glaciale. 

- Sguardo allo stato orogenetico di alcuni Pianeti. 

(Con 5 Mappamondc colorati, in proiezione omalograjìca, di cui 

uno indica i massicci e le zone orogeniche dell'attuale superficie 

terrestre, gli altri mostrano i successivi stadi di Evoluzione oroge- 

nica e geografica della Terra nelle Ere primaria , secondaria , ter- 

ziaria e neW avvenire). 

Libreria C. CLAUSEN - Torino 1895 - L. 3. 

GRUNDZUGE 

DEH 

palj:ontologie (paleozoologie) 

VON 

KARL A. VOI! ZITTEL 

972 TEXTSEITEN MIT 2048 IN DEN TEXT 6EDRUCKTEN ABBILDUNGEN 

Mùnchen und Leipzig; 

Druck und Verlag von R. Oldenbourg 

1895 

Freis: eleff. in Halbfranz gebundeu Mk. 25.

Anno I. 31 Agosto 1895 Fascicolo IV. 

!-tÌb 1 1000 

13,W RIVISTA ITALIANA 

DI 

PALEONTOLOGIA 



(Crema, De Alessandri, De Angelis, 

Marinelli, Peola, Silvestri, Viuassa). 

II. Pubblicazioni estere. 

A. Becensioni. 

(Bittner, Bukowski, Chapman, Die- 

ner, Dreger, Egger, Koken, Pompeckj, 

Sandberger). 

B. Annunzi. 

REDATTORI 

VITTORIO 

SiOllM ARIO 

BOLOGNA 

SIMONELLI 

III. P. Oppenheim. Ancora intorno all' l- 

sola di Capri. 

IV. A. Coggi. Note sull'evoluzione dei 

crostacei. 

Y. P. Oppenheim. Ricerche di H. Potonié 

stille pretese alghe fossili. 

Personalia. — Manzoni. - Huxley. 


1895




rato Lire 1. 



Dirigere vaglia e corrispondenza alla lledazione della 

E 1 vista italiana di Paleontologia, Via Lame 24, Bologna. 



Un quarto di pagina Lire 10 . 



FEb 1 

Anno I. 31 Agosto 1895 Fascicolo IV. 

IIIMIIII Mil Mill llll III IIIIIIIII IMI lini IIIIIIIIIIIMIIIIII III Minili II llllllllllllllll UH IIIIIIMIMIIMIIIIMMIIMJ III llllllllini 

I. 


Crema (C.) — Sopra alcuni decapodi terziarii del Piemonte. — 

Atti Acc. Se. Torino., voi. XXX. 22 pag. con una tavola 

doppia. 

Valendosi di materiali conservati nel Museo Geologico di Torino, 

nella privata collezione del sig. Rovasenda e nel Museo 

civico Graveri di Bra, l' A. ha potuto indicare nel terziario pie- 

montese 17 specie di decapodi. Sette di queste, tutte dell' elveziano, 

appartengono al g. Collianassa, e sono : 

C. pedemontana n. sp.; rappresentata da una sola propodite, 

che per qualche carattere ricorda C. orientalis Edw. e C. Heberti 

Edw. 

C. Rovasendae n. sp. ; fondata pure sopra una chela, che è 

molto simile a quella della specie precedente, ma se ne distingue 

per la minor robustezza del dito fisso, per la diversa ornamenta- 

zione, per la forma generale più allungata e per qualche altro ca- 

rattere di minore importanza. 

C. Michelottii A. Mil ne Edw. 

C. Sismondae A. M. Edw. ; rappresentata nell' elveziano dei 

colli torinesi da numerosi individui, che permettono all' A. di com- 

pletare la descrizione della propodite e della dattilopodite, e di far 

conoscere i caratteri principali dei tre articoli successivi. 

C. subterranea (Montagu); forma tuttora vivente nel Mediter- 

raneo e fin qui non rinvenuta allo stato fossile. 

C. subterranea var. dentata Ristori; alla quale, oltre alcune 

propoditi dell' elveziano dei colli torinesi, se ne riferisce una pro- 

veniente dal pliocene di Pianosa. 

C sp. ind. 

Rivista Italiana di Paleontologia, — Agosto 1895. 1


Vengono poi gli anomuri, con una nuova specie del g. Ly- 

reidiis, L. Paronae^ che è la prima rinvenuta allo stato fossile, 

e con la Ranina palmea Sism. Proviene questa dall' elveziano 

dei colli torinesi, di Sciolze e di Jiardassano, quella dal lan- 

ghiano di S. Margherita e dall' elveziano di Sciolze. I brachiuri son 

rappresentati da una specie indeterminata di Calappa ? e da un 

Lambrus ? entrambi dell' elveziano ; da una Gonoplax Sacci n. sp., 

(analoga alla vivente G. angulata Edw. ed alla fossile G. Meneghina 

Rist.) e da una G. ? Craverii n. sp. del piacenziano di Bra ; 

da un Poìtunus (elv. tort, piac.) e da una Eriphia (elv.) specifica- 

mente indeterminabili; ai quali seguono: Xantho'i Manzonii Rist. 

(elv.), Titanocarcinus Edwardsi Sism., completamente descritto so- 

pra ottimi esemplari del pliocene di Bra, e Cancer Sismondae May. 

(piac. sup. ed astiano). S. 

De Alessandri (G.) — Contribuzione allo studio dei cirripedi 

fossili d'Italia. — Boll. Soc. Geol. It., vol. XIII, pag. 234-314, 

tav. III-V. Con 3 fig. nel testo. 

Oltre alla descrizione di gran parte delle specie di cirripedi 

terziari finora raccolti in Italia, questo interessante lavoro com- 

prende una copiosa bibliografia, un capitolo di considerazioni ge- 

nerali sui caratteri sistematici, sul mimetismo, sulla storia geolo- 

gica dei cirripidi stessi, ed un cenno sopra gli studi di cui furon 

soggetto, dai tempi dello Scilla ai giorni nostri. — Trattandosi 

di lepadidi, 1' A. considera come caratteri principali quelli desunti 

dalle valve maggiori, e per i balanidi dà la preferenza a quelle 

delle valve opercolari. In quest' ultimo gruppo la conchiglia esterna 

è per solito molto variabile, ma non son da trascurare i caratteri 

dei radii e delle ali, la forma e le dimensioni relative dell' aper- 

tura e della base, la struttura e gli ornamenti della guaina, e sopra 

tutto la sezione trasversale delle valve. Non hanno invece alcun 

valore sistematico i pori delle pareti, dei radii, delle ali e della 

base, che a torto si vollero far servire per la suddivisione del genere 

Balanus in gruppi secondari. Per la sottoclasse dei cirripedi, l'A. 

crede che la specie debba essere intesa nel suo senso più largo, e 

che non convenga spingersi fino alle varietà « ricorrendo a carat- 

teri secondari di forma, imperciocché per certe specie, assai inco- 

stanti e persistenti nella serie degli strati terziari, il numero delle 

varietà sarebbe tanto grande quanto quello degli individui, né ciò 

apporterebbe giovamento notevole al loro studio ». — Fra i casi


di mimetismo illustrati in questa parte preliminare della memoria, 

veramente splendidi son quelli offerti da un Balaniis concavus, 

sulle cui valve si continuano le coste del Pecten al quale aderisce, 

e da un B. mylensis^ che, affisso ad un Echinolampas, ne riproduce 

esattissimamente la scultura. 

Prescindendo da un Pollicìpes del retico di Cetona (Si monelli), 

dai Balanus doì lias inf. dell' Apennino settentrionale (De 

Stefani) e da un altro Pollicìpes del titonico di Campora (Corti), 

i primi cirripedi italiani determinati con sicurezza cominciano nel 

piano di Priabona e nel calcare di Gassino, dove riscontransi esem- 

plari numerosi di Balanus e Scalpellum. Neil' oligocene inferiore 

sopraggiungono i generi Lepas e Tetraclita. — Lo sviluppo mas- 

simo di questi organismi è raggiunto nel miocene e nel pliocene. 

— E notevole la grande persistenza di talune specie, come lo Se. 

michelottiamim che dal bartoniano giunge sino al pliocene supc- 

riore, del Bai. stellaris che dura dal piano di Priabona fino all'a- 

stiano, e del B. concavus che arriva dal tongriano tino all' at- 

tualità. 

Le specie descritte e figurate nella seconda parte sommano a 34. 

Figurano tra queste la Lepas anatifera Lin, (astiano di Asti) e la 

Chelonobia testudìnarìa Lin. (pliocene d' Orciano), per l' innanzi 

non conosciute allo stato fossile; e come nuove vengono descritte 

le specie seguenti : 

Lepas Rovasendai « L. valvis laevibus; scutorum dentibus inter- 

nis umbonalibus nullis; carina basali margine rotundato, costola 

mediana 'j (elveziano di Sciolze). 

Scalpellum Lovìsatoi « S. valvis lineis incrementis prominulis 

aliis tenuibus ab umbonibus radiantibus : scuto superne stricto, 

elongato, musculi abductoris cavitate usque ad apicem estensa » 

(langhiano di Cagliari). 

Pollicìpes Paronai « P. valvis chlatratis ; scutorum carina ro- 

busta; margine basali cum margine occludente angulum paulo majorem 

formante; margine laterali brevi, tergali concavo; tergo qua- 

drangolari ex base usque ad apicem, valide carinato » (elv. dei 

Colli di Torino). 

Balanus Seguen-iaì « B. testa rosea; marginibus superioribus 

parum obliquis. Scuto cum crista adductoris perspique extensa et 

elevata. Tergi calcare angusto et valde elongato » (astiano di Asti). 

B. Pantanellii « B. testa alba, longitudinaliter plicata; radiis 

angustis; scuto interno cum adductoris crista » (astiano di Castel- 

r Arquato).


Acasta sarda « A. testa cylindrica; parietibus, carino-laterali- 

bus fere ^3 parietum lateralium latis : superficie interna parietum 

laevigata; radiis latis roseis uti parietes; vagina laevissime striata » 

(tongriano di Nurri). 

Tetraclita Isseli « T. testa conica ; costis longitudinalibus lae- 

vibus, radiis nullis; orificio parvo et elongato » (tongriano di Sassello). 

Chelonobia Capellina « Ch. testa valde depressa, longitudinaliter 

tenuiter striata, radiis latis, laeviter depressis ; orificio magno 

et rotundato; septis radiantibus numerosis » (pliocene di Orciano). 

Chthamalus ligusticus « G. testa conica, griseo, fusca, radiis ai- 

bis et extensis, orificio rotundato, vagina alba et stricta, parvis co- 

luninis iuxta parietum suturas » (pliocene di Albissola). • 

Lo Scalpellum molinianum Seg. viene riunito allo Se. magniim 

Darw., il Balanus sciUorum Seg. ed il Pollicipes sealpellum Conti, 

al B. spongicola Bronn, ed il Bai. eoneavus Bronn, assorbe il B. Ca- 

navarii Mascarini, S. 

De Angelis d' Ossat (G.) — I corallari fossili del carbonifero 

e del devoniano della Carnia. — Boll. Soc. Geol. Ital. , 

voi. XIV, fase. I. Due pagine. 

Degli esemplari studiati dall' A. alcuni provengono da un 

lembo di roccia corallina a nord di Paularo, al passo di Ghiaula, 

altri dal M. Pizzul e da altre località più ad oriente. Le forme 

raccolte nel calcare nero e nei calceschisti spettano al carbonifero; 

quelle invece raccolte a nord di Paularo corrispondono abbastanza 

bene al Mitleldevon dei Tedeschi. L'A. cita 13 o 14 forme per cia- 

scuno dei due gruppi, quasi le uniche determinate finora in Italia. F. 

Marinelli (O.) — Il calcare nummulitico di Villamagna presso 

Firenze. — Boll. Soe. Geol. Ital., voi. XIII, pag. 203-209. 

Si tratta di una lente limitatissima di calcare nummulitico 

racchiusa in un calcare compatto (alberese), che si trova nei pressi 

della fattoria di Villamagna, a un centinaio di metri ad oriente 

della villa di Poggio a Luco. E una breccia ad elementi piuttosto 

minuti, con fossili relativamente piccoli, ma ben conservati e facilmente 

isolabili nelle faccie superiori degli strati. Fra tali fossili 

prevalgono le orbitoidi e poscia le nummuliti, e frequenti sono 

pure le alveoline e i denti di pesce. Le orbitoidi (papiracea, as- 

pera, dispansa, nuìuniulitica, stellata e stella) presentano ben poco


valore per stabilire l' età del giacimento, poiché esse si trovano 

tutte tanto neli' eocene medio che in quello superiore, e alcune 

anche nel miocene inferiore. Lo stesso dicasi delle operculine (ca- 

nalifera e ammonea).Le. nummuiiti invece {curvispira, irregularis 

e subirregiilarìs) non lasciano alcun dubbio sul doversi riferire il 

calcare di Poggio a Luco all' eocene medio, e probabilmente alla 

parte più antica di esso. V Assilina mamillata e W Lithothainnium 

nummulitìciim sono due specie caratteristiche di quel piano. F. 

Peola (P.) — Sulla presenza della vite nel terziario di Bra. — 

Ann. Acc, Agric. Torino., voi. XXXVIII. Adun. 30 giugno 

1895. 8 pag. Con una figura. 

Nel rivedere e studiare la magnifica raccolta di filliti del 

Museo civico Craveri di Bra, l'A. ha fermata la sua attenzione 

sugli esemplari determinati dal Craveri per Vitis vinifera., e di- 

mostra che essi, come già avevano sospettato il Clerici e il 

D'Ancona, vanno riferiti al genere Platanus e precisamente alle 

varietà producta e tricuspidata del PI. depertita (Mass.) Sordelli. 

Esiste però nel Museo di Bra un blocco di marna pliocenica con 

molte impronte di foglie, due delle quali di Vitis, cho. l'A. descrive 

e crede riferibili alla V. Braunii Ludw. del miocene inferiore di 

Salzhausen e di Rockenberg, riguardata come 1' antenato della V. 

praevinifera del miocene superiore dell' Ardéche, da cui discese la 

V. vinifera. « La forma pliocenica di Bra non presenta notevoli 

differenze con la V. Braunii del miocene inferiore, se si eccettuano 

forse le maggiori dimensioni ». F. 

Silvestri (A.) — Nuove notizie sulle Cyclamminae (foraminiferi) 

fossili. — Atti e Rend. Acc. dei Zelanti di Acireale., voi. VI, 

pag. 45-49- 

L' A. comunica di avere incontrata con frequenza nelle argille 

plioceniche di Fangonero, e di altri luoghi del Senese, la Cjxlammina 

cancellata Brady, e anche la C. pusilla Brady. Di questa, 

due soli esemplari. 

ViN.\ssA DE Regny (P. E.) — I molluschi delle glauconie bellu- 

nesi. - Nota preventiva. — Proc. verb. Soc. Tose. Se. Nat. , 

5 maggio 1895. Due pagine. 

La collezione di fossili delle glauconie bellunesi esistente nel 

Museo Geologico di Pisa conta numerosi e belli esemplari (più di

l.?8 RIVISTA ITALIANA 

60 specie di molluschi) studiati già in piccola parte da Meneghini. 

Questi riteneva che quegli strati fossero oligocenici, mentre 

sono decisamente miocenici, sebbene contengano una fauna di un 

tipo assai antico. L'A. dà un elenco di forme, di cui le seguenti 

sono nuove: Arca sp. , Cardium Longhii, Cardila hoernesiana, 

Pecteti sp. , Dentalhim Catulloi, Turbo bellunensis Mgh. in sch. , 

Calyptraea (Trochita) mamilla Mgh. in sch., Ficula Gianelli 

Mgh, in sch., F. Schaurothi^ F. condita Brgt. var. , Cassidaria 

eclìinophora var. Catulloi, Voluta psalterium Mgh. in sch. F. 

IL ; 

PUBBLICAZIONI ESTERE ^ 


BiTTNER (A.) — Revision der Lamellibranchiaten von St. Cassian. 

— Verhandl. d. k. k. geol. Reiclisanst. 1895, n. 4, pag. 1 15-128. 

Con questo lavoro T A. comunica i risultati di alcuni suoi 

studi sulle bivalvi degli strati di San Cassiano. L' Anatìna gladius 

di Laube, identica al Solen caudatus ài Hauer, viene collocata 

nel gen. Cuspidaria (Neaera) e d'w'ìQnQ C. gladius haube sp. Mentre 

concorda col Salomon nel riferire la maggiore parte delle ci- 

prine del trias alpino al gen. Gonodon Schafh. , T A. istituisce per 

la Cyprina strigilata Klipst. il nuovo genere Laubeia. Delle tre 

specie di Lucina indicate dal Laube una, L. duplicata Mstr. , 

vien riferita al gen. Hoferia (Verh. , 1894, p. 190), un'altra, L. 

dubia Mstr., alle nuculidi, mentre la terza, L. anceps Laube, è 

(') Tutti gli articoli di E. Bòse conteuuti in questo fascicolo sono stati 

tradotti dal manoscritto tedesco da V. Siraonelli; quelli di P. Oppenheim, 

da C. F 1" na s i n i .


verosimilmente un Alegalodon. Tutte le specie di Corbis di San Cas- 

siano vanno poste fra i Gonodon Schafh. La Cardital rugosa 

Klipst. , che Laube riteneva fosse una Corbis^ è invece una Pachy^ 

cardia. Al gen. Megalodon vanno riferite le Pachyrisma di San 

Cassiano, analogamente a ciò che aveva già fatto l'Hornes. Laube 

aveva citato due specie di Opìs: O. Hoenìnghausì Klipst. sp. ed 

Opis affinis Lbe. La prima non corrisponde al tipo di Klipstein, 

e deve prendere il nome di O. Laiibei n. sp. , anche la forma de- 

scritta dal Wòhrmann sotto il nome di O. Hoeninghausi non è 

identica con la specie di San Cassiano. La maggior parte delle 

Opis cassianesi sono da riferire al gen. Coelopis. Le cardite 

sono piuttosto numerose ; la C. Giimbeli Pich.. non ha a che 

fare con la C. crenata dì Wòhrmann, differendone per la 

cerniera. Al gen. Myoconcha appartiene soltanto la M. Maxi- 

miliani Leuchtenbergensis. Il gen. Mytilus comprende tre specie, 

e cinque il gen. Modiola. Abbondantemente rappresentato è il gen. 

Cassianella, che comprende C. euglypha Lbe. (affine alla C. eugly- 

phoides Bittner, degli strati a Cardila delle Alpi occidentali), 

C. Beyrichi n. sp. (la più grande delle due forme indicate sin ora 

come C grj'pheata Mstr.), C. grjyheata Mstr. sp., C. tenuistria 

Mstr. sp. (forse una varietà della specie precedente), C. ampe\iana 

n. sp. , C. bidorsata Miinst. ; C. angusta Bittn. (descritta la prima 

volta sopra esemplari dell'Asia Minore, rara a San Cassiano, piiì 

abbondante negli strati di Raibl), C. avicularis Munst. sp., C. de- 

cussata Miinst. sp. , C. planidorsata Miinst. sp. — AI gen. Avìcula 

il Laube riferiva tre specie, una delle quali, .4. Gea d'Orb. , deve 

esser tolta dalla lista dei fossili di San Cassiano ; rimangono 1' .4. 

arcuata Mstr. e VA. cardiiformìs Mstr. Delle Monotis non si ha 

che la M. pygmaea Mstr., dallo Zittel riferita al gQii. Pseudomo- 

notìs. Mojsisovics descrisse tre specie di Daonella, una delle quali, 

D. dejluxa, va messa nel gen. Halobia, vicino all' H. rugosa 

Giimb. : Hoernesìa e Gervillia sono menzionate assai brevemente. 

Le sette specie di Mj-ophoria descritte da Laube vengono divise 

in cinque gruppi: i° gruppo della M. harpa Mstr., comprendente 

M. harpa Mstr. e M. ornata Mstr. (identica alla Cardita elegans 

Klipst.); 2" gr. della M. inaequicostata Klipst., cui spettano oltre 

a detta specie, M. chenopus (che si trova anche negli strati 

di Raibl), M. Whateleyae Buch e M. Kokenì n. sp. (di Schlern); 

Wòhrmann riferiva tutte e tre queste ultime specie alla 

M. Whateleyae\ 3° gr. della Myoph. decussata Miinst. (= Grueneìpaldtia 

Wòhrm. iS8q: il nome Gruenewaldtia è stato ade-


perato fino dal 1S85 dal Tschernyschew per un genere di 

atripidi). La M. decussata Mstr. non si conosce altro che di San 

Cassiano, e la forma indicata con questo nome dal Wohrmann 

tra i fossili degli strati di Raibl viene considerata dall' A. come 

specie a sé, da distinguere col nome di M. Wòhrmanni 4° gr. della M. 

; 

Gaytani Klipst.; 5°gr. della M. lineata Mstr. [Myophoriopisôhvxn.). 

La forma raibliana attribuita da Wohrmann alla M. lineata 

diviene Myophoriopis carinata. Bittner è disposto a considerare 

come Myoplìoriopis anche la Myophoria Richthofeni Stur e la Cor- 

buia Rosthorni Bone. Dei generi Cucullaea e Macrodon era già 

stato trattato per 1' innanzi (Verh., 1894, p. 189 e 190), e lo stesso 

si dica per i generi Nucula e Leda. Fra i pettini domina, secondo 

l'A., una grande confusione; se ne può distinguere una ventina 

di specie. Sono interessanti 7 od 8 forme analoghe a Lima., che 

appartengono al genere Mj^sidioptera S:ìlomon ; al quale secondo 

l'A. debbono essere riferite anche altre Lime descritte dal Salomon, 

quali L. Cainalli, L. fassaensis, L. Finkelsteini e forse 

anche L. subptinctata, ed inoltre una gran parte delle Lima di 

Esino, Lucina Salomoni Tomm. degli strati a trinodosus di 

Lenna, le grandi forme di Han Bulog in Bosnia e della Schreyer 

Aim, nonché, probabilmente, la Lima lineata Goldf. Le forme 

prese dal Laube per Hinnites spettano per la maggior parte ad 

altri generi: H. granulosus è una limide, H. denticostatus è rife- 

ribile in parte a Placimopsis, in parte a Dimyodon, H. obliquus a 

Spondylus o ad un genere affine. Del gen. Plicatula non si ha 

che una specie, PI. solca Lbe. . e il gen. Posidonomya è rappresentato 

esclusivamente dalla Pos. n'cngensis Wissm. sp. — Gryphaea 

avicularis Mstr. è una Cassianella. 

Alcune considerazioni generali trovano posto nell' ultima parte 

di questo importante lavoro. Si conoscono presentemente più di 

150 specie di San Cassiano, mentre La ube ne annoverava circa 70. 

— Degno d'interesse è il fatto della diversità specifica presentata 

da tutta una serie di forme rispetto alle specie più recenti degli 

strati a Cardita, che in questi ultimi tempi erano state identificate 

con quelle di San Cassiano. E così che Cardila crenata Miinst. , 

Myophoria decussata Miinst., Myophoriopis lineata Munst., Ma- 

crodon strigilatus Munst. sono rappresentate da altre specie negli 

strati a Cardila. Perciò cade la distinzione fra gli « Haller Schich- 

ten » di Rothpletz e il resto degli strati a Cardila. Trovasi 

infine una polemica col Rothpletz circa il calcare di Reichen- 

hall (« Myophorienschichten » Rothpl.). E. Bòse.


BiTTNER (A.) — Ueber zwei ungenùgend bekannte brachyure 

Crustaceen des vicentinischen Eocàns. — Sit^b. d. k. Ak. 

Wìss. :[iL Wien.^ voL GIV, parte i"^, marzo 1895. 7 pag. 

Con una tavola. 

Questa nota si riferisce agli avanzi di due brachiuri di San Giovanni 

Ilarione, dei quali l'A. si era occupato fino dal 1875. Di ambedue 

le specie, Ranina laevìfrons e Periacanthus horrìdiis vengono 

date esattamente le descrizioni, le figure e i caratteri che servono a 

distinguerle dalle specie affini dei generi rispettivi. E. Bòse. 

BuKOwsKi (G. V.) — Einige Beobachtungen in dem Triasgebiete 

von Sùddalmatien. — Verliandl. d. k. k. geol. Reìchsanstalt^ 

1895, n. 5, pag. 133-138. 

L' A., al quale già debbonsi importanti osservazioni sulla Dalmazia 

(Verh. 1894, pag. 120-129) espone oggi i risultati non meno 

interessanti delle sue ulteriori ricerche su quella regione. — I Werfener 

Schichten si presentano col tipico loro aspetto e con le forme 

che offrono di solito anche in altri paesi, fatta eccezione di un 

Bellerophon ancora indeterminato specificamente, ma certo non 

identico con quelli trovati nei Werfener Schichten del Tirolo me- 

ridionale. — La maggior parte dei conglomerati e delle arenarie 

di Spizza erano fin qui riferite al Flysch, mentre l' A. mette in 

dubbio r esistenza del Flysch in quella località. — Seguono osser- 

vazioni sul Muschelkalk, dove, oltre alle specie abituali, l' A. ha 

rinvenuto una nuova Gervillìa che ricorda 1' Hoernesia bipartita 

Mer., una nuova Myophorìa prossima alla M. harpa di S. Cassiano 

ed una Cassianeìla non ancora determinata. Nel Muschelkalk 

trovansi anche arenarie con resti vegetali, che ricordano quello di 

Recoaro e del Tirolo S. O. 

Le due formazioni più antiche vengono attraversate da una 

noritoporfirite; seguono tufi, arenarie, calcari con selce cornea e 

finalmente calcari con -potenti banchi corallini che contengono 

Halobia sicula Gemm. Sfortunatamente 1' A. non ci ha dato fin 

qui sufficienti notizie su quest' orizzonte più elevato, cosicché in- 

torno alle possibili divisioni degli strati compresi fra il Muschelkalk 

ed i calcari con Hai. sicula (Dachsteinkalk superiore?) non sappiamo 

più di quel che già ci era noto psr le comunicazioni pre- 

cedenti (1894). Premerebbe sopratutto conoscere con maggior esat- 

tezza la giacitura della Monotis megaiota Mojs., che lo scrivente 

non può distinguere dalla Mon. salinaria. E. Bòse.


Chapman (F.) — On some Foraminifera obtained by the Royal 

Indian Marine Survey' s S. S. « Investigator » from 

the Arabian Sea, near the Laccadive Islands. — Proc. 

Zool. Soc. London^ 15 gennaio 1895, pag. 3-55, tav. I. 

Fra le 277 forme enumerate, I'A. descrive V Amphìstegina ra- 

diata (F. e M.) e la confronta coli' A. haiierina d' Orb. del bacino 

di Vienna e coli' A. Targionii (Menegh.) del calcare di Parlaselo. 

Egli ha osservato che tanto la vivente radiata quanto 1' haiierina 

fossile posseggono un sistema canalifero bene sviluppato, e che la 

Targionii sembra molto affine ne' suoi caratteri generali alla ra- 

diata^ alla quale assomiglia specialmente per la suddivisione dei 

margini periferici degli strati successivi, veduti in sezione trasversa. 

DiENER (C.) — Mittheilungen ùber triadische Cephalopodenfaunen 

von der Ussuri-Bucht und der Insel Ruskij in 

der ostsibirischen Kùstenprovinz. — Sitûngsb d. k. Ak. 

d. Wiss. Wien^ voi. CIV, parte 1'', marzo 1895. 

L' A. dà un breve ragguaglio delle sue ricerche sui fossili 

triassici raccolti dall' ingegnere delle miniere D. L. Iwanow nei 

dintorni del golfo di Ussuri (presso Wladiwostock) e nella penisola 

di Ruski). Nella collezione presa in esame son rappresentati due 

orizzonti : il superiore (esclusivo dell' isola Ruskij) corrisponde al 

Muschelkalk, ed è costituito da arenarie brune con Monophyllites 

sichotichus n. sp. ecc. (altri fossili determinabili specificamente non 

sono stati raccolti) ; 

1' inferiore presenta arenarie grigio-chiare cal- 

caree, alle volte quarzitiche, che contengono modelli interni dei 

seguenti cefalopodi: 

(') -t- Nautilus sp. ind. ex aff. N. quadrangulo Beyr. 

X Orthoceras aff. 0. piinjabensi Waagen. 

-+- » sp. ind. ex aff. O. campanili Mojs. 

-4- Dinarites latiplicatiis n. sp. 

-t- Ceratites mirnitus Waagen. 

-+- Danubites Nicolai n. sp. 

~k- y> n. sp. 

(1) Le specie segnate con + vengono da Ruskij, quelle con X ào.1 

Golfo d' Ussuri. 

F.


X Ussuria n. g. Schamarae n. sp. 

X » hiânowi n. sp. 

X Pseudosagoceras n. g., sp. ind. 

-4- Proptychites aciUisellatus n. sp. 

-f- X » hiemalis n. sp. 

X » sp. ind. ex aff. hiemalì. 

-+- » otoceratoides n. sp. 

-H Xenaspis orientalis n. sp. 

X -»- Ophìceras cf. Sakiintala Dien. 

-t- Meekoceras boreale Dien. 

H- » n. sp. ind. ex aff. M boreali. 

X -t- Kingites Varaha Dien. 

-f- Koninckìtes septentrionalis n. sp. 

I Trachyostraca sono assai più scarsamente rappresentati che 

non i Leiostraca; il genere Dinarites, che ha tanta importanza 

negli « Olenekschichten » della Siberia orientale, è rappresentato 

da una sola specie. Il Ceratites mimttus Waag. è identico con una 

forma delle marne a Ceratites del trias inferiore del Salt Range, 

descritta dal Waagen. 

Ussuria è fra le ammoniti del trias inferiore quella che possiede 

i lobi più sviluppati, e dall' A. viene considerata come derivato 

di Thalassoceras Gemm. (« Artinskische Stufe » della Russia, 

Permiano di Sicilia). Pseudosageceras s' accosta esteriormente a 

Longobardìtes e per i lobi è vicina a Longobardites, Pinacoceras e 

Sageceras. 

Le arenarie del trias inferiore non hanno nessuna forma a 

comune con gli « Olenekschichten » ; per contro posseggono tre 

specie a comune con gli « Otoceras-Beds » dell' Hymalaya, cosic- 

ché le sue formazioni possono venire riguardate come probabilmente 

contemporanee. 

Neil' ultima parte del lavoro vien brevemente esposta la distri- 

buzione delle formazioni triasiche nella regione meridionale di 

Ussuri. E. BOsE. 

Dreger (J.) — Vorkommen der Senilia senilis Linné als Fossil. 

— Verhandl. d. k. k. geol. Reichsanst.^ 1895, pag. 129. 

L' i. r. Istituto Geologico riceveva esemplari di rocce da San 

Paolo di Loanda, nel possedimento portoghese di Angola nel- 

r Africa occidentale, e tra essi di un conglomerato rossiccio con


modelli interni di Tapes, Venus, Cardiiim, Ostrea e Pectuncuhis. 

Vicino a questo conglomerato si trovò anche un' arenaria bianca- 

stra, ricca di calcare, la quale dev' essere intercalata col primo e 

che contiene modelli interni di una forma simile alle Lucina^ 

nonché frammenti di grosse bivalvi, e specialmente di Pectunculus. 

Si scoprì per caso nel mezzo della roccia anche un esemplare ben 

conservato di Senìlìa senilis L. , conchìglia di acqua salmastra 

della famiglia delle Arcidae che finora si conosceva solo allo stato 

recente in Africa L'A. deduce dalla presenza di questo fossile un'al- 

ternanza di formazioni marine e salmastre, la quale non è appog- 

giata dai fatti e non è certamente ammissibile. La verità è, che 

quel fossile isolato provenne dalla terra e fu aggiunto al conglo- 

merato marino di spiaggia per opera di un fiume o di un'inonda- 

zione. L'A. infine non viene ad alcuna decisione sull'età degli 

strati di San Paolo di Loanda. P. Oppenheim. 

Egger (I. G.) — Fossile Foraminiferen von Monte Bartolomeo 

am Gardasee. — ' Jahresb. d. natiirhist. Ver. Passati, 1895, 

47 pag. Con 5 tavole. 

L'A. illustra i fossili microscopici contenuti in un saggio di 

sabbia marnosa proveniente dai dintorni di Salò, e già da Giim- 

bel qualificata per interessante, ricca di resti di piante carboniz- 

zate, di foraminiferi e contenente anche resti di molluschi che la 

farebbero creder pliocenica. All' A. però non è capitata alcuna 

conchiglia che possa togliere ogni dubbio sull'età del sedimento: 

V Arca diluvii Lam. è insufficiente. Egli osservò qualche frammento 

di aculeo di Cidaris, un solo Coscinodiscus e tre esemplari di entomostracei, 

tre specie che 1' A. descrive in appendice. Dal modo 

di conservazione dei gusci si può dedurre che questi rimasero lun- 

gamente sul fondo del mare dopo la morte dell' animale e che la 

melma che li conteneva continuò ad agitarsi in modo che i più 

grossi furono assai danneggiati mentre i più piccoli rimasero spesso 

incolumi. Delle 67 specie di foraminiferi, tutte note e di cui 1' A. 

dà le figure, 49 furono già rinvenute nel bacino terziario di 

Vienna, 34 nel neocene Italiano, 16 nel preterziario, 15 nel plio- 

cene di altri luoghi. 14 nel terziario antico, 18 nel Mediterraneo 

e neir Adriatico. Delle 25 specie più frequenti, 20 si trovano nel 

terziario di Vienna (Ortenburg compresa). F.


KoKF.N (E.) — Die Gastropoden der Schichten mit Arcestes 

Studeri. — Jalirb. d. k. k. geo!. Reichsanstalt. , 1894, 

fase. Ili, pag. 441-458. 

Il presente lavoro è una parte , anticipatamente pubblicata, 

della monografia dei gasteropodi degli strati di Hallstatt, alla quale 

intende l'A. Vengono qui in special modo illustrate forme del 

calcare rosso della Schreyer Aim e della Schiechling Hohe, detta 

anche Schiechling Aim. Queste località hanno dato otto specie, 

che sono : Pleurotomaria turbinata Horn., mut. Studeri Kok. , 

PI. alauna Kok., PI. juvavica Kok., Murchisonia Dittmari Kok., 

Coelocentrus heros Kok. , Lepidotrochus Bittneri Kok. , Anisostoma 

falcifer Kok. , Neritaria sp. La prima specie, PI. turbinata^ fu 

anche rinvenuta al Ròìhelstein (Feuerkogl, Teltschenalp) e principalmente 

a Sandling. La PI. alauna si presenta con una muta- 

zione a Sandling, la PI. juvavica non si conosce in strati più alti 

all'opposto di ciò che accade per una forma molto prossima, PI. 

geometrica Kok., legata alla prima mediante forme intermedie, che 

Koken indica come PI. geometrica-Hornesi. Le altre forme, sino 

alla Neritaria., sono rappresentate dal tipo o dalle mutazioni, an- 

che in strati più elevati della facies di Hallstatt, cosicché la fauna della 

Schreyer Aim e della Schiechling Hòhe s' accosta notevolmente a 

quella dei più alti orizzonti del calcare di Hallstatt. Koken scrive: 

« An eine grossere Liicke in der Schichtenreihe zu glauben, fiillt 

mir angesichts dieser Stabilita! der Gastropodenfauna sehr schwer ». 

Io vorrei qui far notare che la fauna della Schreyer Aim è molto 

analoga a quella della. Marmolata, specialmente pei cefalopodi è 

pei brachiopodi. Sfortunatamente poche specie di questi ultimi fu- 

ron raccolte finora, malgrado siano piuttosto frequenti, come potei 

rilevare in una visita sul luogo. Da ciò che sappiamo sembra pro- 

babile che non si tratti di Muschelkalk alpino, ma di un equiva- 

lente del « Wettersteinkalk e del Marmolatakalk », e che quindi 

non si verifichi alcun hiatus nella serie stratigrafica. E. Bòse. 

PoMPECKj (I. F.) — Ammoniten des Rhàt. — A^. Jahrb.f Min. etc. 

1895, vol. II, pag. 1-46. Con due tav. e 4 

fig. nel testo. 

In questa revisione delle ammoniti retiche 1' A. si occupa dei 

generi e delle specie seguenti. — G. Arcestes v. Mojs : vi appartiene 

r Are. rhaeticus Clark, al quale, oltre all'originale di Clark,


va riferito anche VAuini. ausseaniis (^) che Gii m bel cita nei sup- 

posti « Zlambachschichten » dello Scharitzkehl (correttamente « o- 

berster Hollgraben ») e che fu poi dal Mojsisovics determinato 

come Are. aciitegaleatus . L' 

A. stabilisce una nuova specie di que- 

sto stesso genere, Are. tetiìiis, sopra due getti in zolfo ricavati da 

impronte raccolte nei pressi di Garmisch. Un' altra specie, indicata 

solo come Are. sp. viene da Klamm presso Koessen, ed un' altra 

dal Dachsteinkalk inferiore (sec. Gii m bel) del gruppo di Rofan. 

G. Cladiseìtes v. Mojs. é rappresentato solo da un esemplare spe- 

cificamente indeterminabile, che viene dai « Koessener-Schichten » 

di Klamm presso Koessen. — G. Cìwrìstoeeras v. Piauer : comprende 

Ch. rhaetieum Giimb , Ch ammonii iforme Giimb, Ch. annulatum 

Giimb., Ch. Marsìiì v. Hauer., Gii. tortiliforme Giimb. sp., tutti 

dei Koessener Schichten. — G. Monophj'llites : per una forma re- 

tica di questo genere, che è la AI. planorboides Giimb., 1' A. sta- 

bilisce un nuovo sottogenere — Mojsvarites — nel quale colloca 

anche Mon. Agenor (Mstr.) Mojs., Mon. eiigyrus Mojs., Mon. Clio 

Mojs. — I primi due vengono dal piano carnico, 1' ultimo dal 

nerico del calcare di Hallstatt (-). — G. Megaphyllites v. Mojs. : 

{}) Poiché qui si tratta della determinazioue cronologica di una loca- 

lità della pili grande importanza, di uno dei jiiù interessanti giacimenti 

degli « Zlambach Schichten », la posizione dei quali, com' è noto, viene 

mutata quasi ogni anno, non posso tacere le seguenti osservazioni. Dal 

testo di Pom peck j si può rilevare che egli determina l'ammonite come 

Are. rhaeticus, ed io visitando la località, potei accertarmi dell' esistenza 

degli strati di Koessen. Mi recai espressamente allo Scharitzkehl nel maggio 

del 1894, alla fine di ottobre dello stesso anno e nel giugno del 1895, per 

la determinazione dell' età dei controversi « Zlambachschichten ». Oltre a 

coralli retici, trovai lamellibranchi caratteristici di Koessen {Avic. rontorta 

Porti.). Sopra gli stati di Koessen giacciono le tipiche « Fleckenmergel » 

liasiche, e quivi dappresso, separati però da una taglia, calcari dolomitici 

grigi a crinoidi (probabilmente Muschelkalk) nei quali rinvengonsi le Cas- 

sianella di Giimbel. Nel novembre del 1894 io feci osservare al signor 

dott. Pom peck j che il fossile indicato dal Giimbel come Aìnni. aiisseanus 

viene dalla roccia dei Koessener-Schichten, e non dal Muschelkalk, in se- 

guito a che il sig. doti. Po m peck j ebbe la cortesia di esaminare attenta- 

mente l'esemplare e di comunicarmi i risultati ottenuti per la pubblicazione. 

Il Pompeckj menziona le mie ricerche nel suo lavoro, ma per prevenire 

ogni equivoco, e per stabilire il mio diritto di proprietà, ho creduto ne- 

cessario esporre qui circostanziatamente come sono le cose. 

(*) Pompeckj adopera disgraziatamente la non corretta locuzione 

« Juvavische Stufe ». Un piano giuvavico non esiste, ma esiste solo una


comprende Meg. Johannìs Bohmi n. sp. dei Koessener-Schichten 

del Wendelstein e Meg: sp. della stessa regione. — G. Hesperites 

nov. gen. : la forma esterna, il modo d' avvolgimento e la scultura 

di questo nuovo genere ricordano le Schlotheimia dì Bayle; le 

selle della linea lobale sono poco aperte e molto rimpiccolite su- 

periormente. — I lobi accessorii salgono dal secondo lobo late- 

rale verso la sutura. — Oltre alle specie menzionate vengono presi 

in considerazione anche parecchi avanzi di altre ammoniti retiche 

indeterminabili. — Nel capitolo « Conclusioni » l' A. dice come 

tra le ammoniti retiche prevalgano, tanto per numero di specie, come 

per numero d' individui, i coristocerali, fra i quali soltanto Monophj'llites 

ha una larga distribuzione. Insieme a Choristoceras, Ar- 

cestes e Cladiscìtes si estinguono nel retico forme triasiche tipiche, 

quali Megaphyllites e Monophyllites. Il genere Hesperites vi fi- 

gura isolato. Rappresentanti dei Phylloceras irovansi così nel trias 

come nel giura, mentre finora non si conoscono nel retico. Secondo 

Pompeck) gli Amalteidi sembrano filogeneticamente col- 

legati ai Ptichitidi, ed i Litoceratidi ai Filloceratidi, ma gli anelli 

fra Ptichitidi ed Amalteidi mancano nel retico. In questo noi co- 

nosciamo fino ad oggi soltanto i generi di ammoniti puramente 

triasici. E. Bosf. 

Sandberger (F. V.) — Notiz ùber Cyrena (Miodon) arata E. Forbes. 

— Neues Jahrb. f. Miner, etc., 1895, pag. 216. 

La Cyrena lirata degli « Ornatenthone » di Balmarelles (dipart. 

Aveyron, Francia merid.) già descritta dall' A. fra le « Land 

- u. Siisswasserconchylien der Vorwelt », è da riunirsi alla C. arata 

provincia giuvavica. — II nome « norico » fu adottato per designare una 

fauna distinta del calcare di Hallstatt, la quale, secondo Mojsisovics, 

sta sotto al calcare con fauna carnica. Se oggi il Mojsisovics ammette 

che il norico stia invece sopra il carnico, non e' è nessuna ragione per 

rigettare il termine norico e sostituirlo con « giuvavico ». Tal quistione 

fu cosi ben discussa dal Bittner e dall' Hang, che non occorrono ulte- 

riori dilucidazioni. La tabella data dal Pompeckj (1. e. pag. 20) va dun- 

que corretta come segue ; 

Monophyllites Aqenor. . . . i ^,. . , , , ,.,,,, 

) Piano carnico dei calcare di Hallstatt, 

» eugyrus . . . \ 

» Clio - Piano norico del calcare di Hallstatt, 

» planorboides - Piano retico.


d' Inghilterra, come è attestato da esemplari meglio conservati. (Del 

resto, la denominazione Miodon fu già sino dal 1864 adoperata da 

Carpenter per un sottogenere di VenericardiaLa.m.-,ìo propongo 

per la suddivisione delle Cirene creata da F. v. Sand ber gè r il 

nome di Bìdentina). P. Oppenheim. 

Sandberger (F. V.) — Bemerkungen iiber neue Landschnecken aus 

dem obermiocànen Kalke von Steinheim in Wùrtem- 

berg. — Neues Jahrb. f. Miner, etc., 1895, pag. 216. 

Sono descritte dall' A. come specie nuove: Pupa aperta Sandb., 

forma priva di denti appartenente al gruppo della P. anodonta ; e 

Carychium labiosiim Sandb., affine al C. minimum. Le specie non 

sono figurate. • P. Oppenheim. 

B. - ANNUNZI. 

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una tavola. 

Hist., giugno 1895. 34 

III. 

Ancora intorno all' isola di Capri. 

pag. Con 24 fig. e 

Nell'annata 1895 del « Neues lahrbuch fur Mineralogie etc. » 

Hermann Karsten ha pubblicato una memoria molto interes- 

sante che tratta ampiamente della geologia di Capri ('). Mi è grato 

di potere asseruê che in essa memoria trovasi in sostanza la con- 

ferma delle mie ricerche (') poiché, ad esempio, 1' autore giunge 

(^) Zur Geolocjle der Insel Capri, pag. 139 e seg. 

(*) Oppenheim. Beitràge sur Geologie der Insel Capri undderHal- 

binsel Sorrento. Zeitschr. d. deutsch. geol. Gas., 1880. P. 442 e .seg.


agli stessi risultati per quel che concerne la natura e la provenienza 

dei tufi vulcanici dell'isola (p. 159), verifica la concomi- 

tanza delle ellipsactinie e delle rudiste (p. 153) 

(') e cita al pari 

di me r Itìerìa austrìaca Zitt. e altri simili fossili del calcare di 

Capri. Nuovo è il fatto portato da Karsten che anche nella parte 

orientale dell'isola il calcare è stratificato (35°-45° NO) e nuove 

sono le ricerche dettagliate sopra la « Schratten-und Karrenfelderbildung 

», che l'autore, in opposizione a Hei m attribuisce 

, 

esclusivamente all'azione degli organismi vegetali inferiori e a 

quella degli acidi da essi prodotti. Nuova è inoltre 1' osservazione 

del continuarsi le brecce marine, probabilmente quaternarie,*- ad 

un'altezza di circa 200 metri sopra il livello attuale del mare oltre- 

ché nella parte orientale anche nell'occidentale dell'isola, sebbene, 

come si rileva a p. 465 della mia memoria, tutti gli autori precedenti 

non abbiano taciuto niente affatto intorno alla puddinga, come pare 

ammesso da Karsten (p. 146), e sebbene d'altronde anche una parte di 

quelle che egli riguarda come brecce marine possano essere di 

pura origine terrestre (Bergschutt) (-). Nuovo e sommamente in- 

teressante è il ritrovamento di gusci ben conservati di Lithodomuse 

di Pholas nei fori che già prima erano stati riferiti all' azione 

di quegli animali, e la distinzione dei medesimi fori dai numerosi 

canali che nelle brecce rimasero tra le parti cementate. 

Ma se in questi come in altri punti io posso con una certa 

riserva convenire coli' autore (sia interamente, sia per ciò che ri- 

guarda la stratificazione), esistono pur tuttavia altri punti in cui 

mi trovo costretto a contraddire le sue conclusioni. La mia princi- 

pale obbiezione colpisce il suo concetto sulla età del macigno, tanto 

nella parte media dell' isola quanto anche presso Lo Capo, sulla punta 

orientale. Karsten (p. 157) considera questi strafi di macigno 

« (ur junger als die am Tiber anstehenden pliocanen, wenn nicht 

quartaren, von jetzt lebenden Lithodomen begleiteten Austern-Schi- 

chten ». Io ho riferito quel macigno all' eocene superiore (non al 

(1) Non ho revocata, a p. 470 della mia memoria, la presenza da me 

csservata delle rudiste nella parte orientale dell' isola, come pretende 

Karsten, ma ho parlato soltanto della mancanza nella parte orientale de- 

gli strati più recenti e ricchissimi di rudiste della parte occidentale. 

(2) « A Capri si trovano brecce marine dovunque. Dagli abitanti del 

paese sono denominate singolarmente tasso, e constano di frammenti grandi 

e piccoli delle rocce locali, riuniti fra loro da cemento giallo o rosso ». 

(Geologie der Insel Capri . p. 465).


miocene, come Karsten scrive in due luoghi) e cerco invano in 

quella memoria dei fatti che possano confermare un' opinione di- 

versa da questa. Dal lato petrografico gli elementi del complesso 

(che secondo quanto lo stesso Karsten riferisce (p. 156) sono degli 

schisti argillosi e marnosi giallognoli e verdognoli, azzurri e grigi, 

spesso con frattura molto pianeggiante, talvolta contenenti noccioli 

sferoidali di solfuro di ferro, con prevalenza frequente di un' are- 

naria grigia e micacea, il macigno degli Italiani) decisamente in- 

dicano una età maggiore. 

Karsten accenna a un presentarsi della roccia « in Schol- 

lenform dem rothen, lehmigen Boden eingebettet » e dice di avere 

incontrata 1' arenaria della depressione centrale anche nei due ver- 

santi, in forma rocciosa compatta e quindi in posto. E nelle stesse 

condizioni io ho osservato il macigno non solo là, ma anche nella 

parte meridionale dell' isola, lungo la strada della Piccola Marina, 

nonché sull' altipiano a ponente di Capri, sulla strada che conduce 

ad Anacapn, vicino a un pozzo. 

Ora, se nel fissare 1' età del complesso (sulle parti del quale 

tra Karsten e me non esiste alcuna differenza) facciamo intanto 

astrazione dalle nummuliti da me trovate, della cui presenza a 

Capri esso Karsten dubita, il carattere petrografico di questo 

fiysch, contenente qua e là tracce di alghe, parla già abbastanza 

contro una età più recente del complesso medesimo, anzi ne atte- 

sta come molto probabile la natura eocenica. Conviene ammettere 

a priori (e Karsten pure (p. 158) finisce per- ammetterlo) che il 

macigno di Lo Capo sia press' a poco sincrono con quello che 

riempie la depressione centrale; la diversa altezza delle due forma- 

zioni sul livello del mare, rimarcata da Karsten, è certamente 

da attribuirsi alla diversa forza delle dislocazioni, che in opposi- 

zione alle mie idee anteriori, tanto a Capri che nella penisola 

Sorrentina, bisogna ammettere con Walther siano avvenute dopo 

la formazione del macigno. A Lo Capo ho potuto riscontrare (p. 463) 

una ricca fauna di briozoi, bivalvi e coralli, i quali (per quanto siano 

ampi i limiti entro cui oscilla la distribuzione geologica dei primi) 

in ogni caso sono terziari e perciò non possono essere, come vor- 

rebbe Karsten « Verwitterungsproducle des unmittelbar benach- 

barten Tiber-Felsens » in cui non si trovano mai tali fossili e quelli che 

vi s' incontrano ne ditferiscono anche per il colore della roccia. Per 

quel che riguarda poi le nummuliti, che io cito come provenienti 

dal complesso (con macigno) centrale, esse non furono certamente 

osservate in posto, come già feci notare. Trovai un grosso blocco


nel muro di una vigna che è costruita esclusivamente con pezzi 

di macig-no : il proprietario della vigna mi disse che la roccia (una 

marna glauconitica, bruno-verdognola, e non un calcare, come 

vorrebbe Karsten) (') affatto simile a quello che accompagna il 

macigno, proveniva dalla parte inferiore della vigna medesima. E 

poiché quella marna è fragile, io ritengo che non ci sia ragione 

per credere al trasporto della stessa per parte dei Romani o 

degli isolani, i quali si servirono soltanto di materiali tecnica- 

mente adatti. L' esistenza in posto di questa marna a nummuliti è 

per me tanto più sicura inquantochè ho già osservato anche nella 

penisola sorrentina, presso Termini, formazioni a nummuliti per- 

fettamente corrispondenti ad essa. Comunque sia, il solo carattere 

petrografico del macigno di Capri , le sue analogie colle rocce 

tanto estese nel!' Appennino, e i fossili di Lo Capo escludono completamente 

qualunque origine moderna e postquaternaria del com- 

plesso, e la stessa breccia nummulitica che ho trovata in posto al 

di sopra della Grotta Azzurra, rende oltremodo probabile l'età 

eocenica di tutto l' insieme. 

Karsten deduce un' origine pili recente del macigno anche dalla 

sua giacitura, scostandosi essa dalla posizione normale del calcare 

di Capri e inclinando verso SO di oltre 30". Anzitutto è assai 

difficile il parlare di una posizione affatto normale di quel calcare, 

nonostante che vi si possa riconoscere in generale una inclinazione 

di un 35" verso NO, poiché, come risulta dalle mie misure e come 

è provato anche da Karsten (p, 142), gli strati, colle molteplici 

dislocazioni cui andarono soggetti e colle notevoli fratture che ne 

conseguirono, dimostrate dalle ganghe di spato calcare che misurano 

fino a due decimetri e dal carattere brecciforme (Karsten, 

p. 143), 

gli strati, dico, furono spinti sovente in direzioni opposte 

e interrotti da faglie. Inoltre, io stesso ho potuto osservare in di- 

versi luoghi, e fra gli altri ai Bagni di Tiberio, 1' inclinazione del 

macigno verso ovest e nord-ovest (p. 464). 

Relativamente all' età del calcare di Capri e alla conco- 

mitanza delle ellipsactinie e delle rudiste, le mie conclusioni (-) 

(') Karsten non ha trovato alcun vero calcare nel coniple.s.so del 

macigno. Io però ne ho raccolto sul lato meridionale, presso la Piccola 

Marina, e di quello anzi che contiene per Io più concrezioni di solfuro 

di ferro. 

(*) Oppenheim. Das Allev des EUlpsaclinienkalhes im alpine n Eu- 

ropa. Zeitschr, d. deutsch. geol. Ges., voi. XLII, 1890, p, 77S.

15fi RIVISTA ITALIANA 

hanno ricevuto una nuova conferma dall' avere il dottor Di 

Stefano trovato appunto una sferulite nei calcari con eili- 

psactinie del M. Bulgheria (^). Dopo aver dato come cosa 

certa che buona parte dei calcari con ellipsactinie spettano al giura 

superiore, esso autore aggiunge poscia delle prove in favore della 

natura cretacea di formazioni analoghe. Siccome le ellipsactinie 

sono comuni a tutto questo complesso e dapprima furono trovate 

nel calcare titonico di Stramberg, così non potrà 1' autore esimersi 

dall' ammettere quella mescolanza di forme titoniche e cretacee che 

egli pare ponga in dubbio per Capri. Un ulteriore esame dei miei 

originali, che si conservano nelle collezioni dell' Università di Na- 

poli, potrà condurre Di Stefano a quel concetto sulla questione dei 

calcari con ellipsactinie, che non esito a riguardare come mio. In 

ogni caso, avrei desiderato che egli citasse il luogo in cui si trova 

descritta la Itieria bidentata Gemm., da lui identificata colla Nerima 

biplicata Oppenh. , mentre d' altra parte non so se si possa 

giustamente parlare di cattiva conservazione della Nerìnea pseudo- 

bruntiitana Gemm. , di Capri, giacché esistono di essa sezioni 

caratteristiche ben conservate, e queste dovrebbero essere suf- 

ficienti per la determinazione. Quanto poi alla frase « la Itieria 

austriaca riportata dall'Oppenheim non sembra la specie dello 

Zittel », rimango in attesa di ulteriori ricerche da parte dall'au- 

tore. P. Oppenheim. 

IV. 

Note suir evoluzione dei crostacei (^). 

L' antichità dei crostacei e la loro vita acquatica con respira- 

zione branchiale ci indicano questa classe come il ceppo da cui 

sono derivati, se non tutti, certamente quasi tutti gli artropodi 

attuali. E anche, fra i crostacei stessi, le forme che nell' insieme 

dei loro caratteri si presentano come primitive, hanno rappresentanti 

in tempi assai più arretrati della storia della terra che non 

le forme superiori. 

{}) Di Stefano. Nuove osservazioni sulla geol. del M. Bulgheria in 

prov. di Salerno, B. S. G. I., v. XIII, 1894, p. 197, 198. 

(^) H. Woodward. Some Points in the Life-history of the Crusta- 

cea in Early Palaeozoic Times. Quarterly Journal of the Geological Society, 

vol. LT, n. 202.

1)1 PALEONTOLOGIA 157 

Di queste ultime, per es., Pygocephalus fra gli stomalopodi. 

Anthrapalaemon fra i toracostrachi, Gampsonyx e Prosoponisctis 

fra gli artrostrachi, non appariscono the col permo-carbonifero. Invece 

i fillopodi e gli ostracoiii hanno rappresentanti fino nel cam- 

briano. Protocaris Marshii Walc. di Vermont, Stati Uniti, il pre- 

decessore degli attuali Apus^ è anzi del cambriano inferiore. 

C è fra i malacostrachi attuali un ordine, quello dei lepto- 

strachi, il cui unico genere vivente Nebalia si stacca dagli altri 

malacostrachi per avere il corpo costituito di 2i metameri e l'addome 

fornito di 8 paia di piedi. Mil ne-Ed wards lo aveva unito con 

i fillopodi, e Metschnikoff, che ne ha studialo lo sviluppo, lo ha 

considerato come un « decapode fillopodi forme ». Nebalia sembra 

essere 1' unico superstite dei fiUocaridi, gruppo numeroso di forme 

che hanno avuto un grande sviluppo nell' epoca paleozoica. Orbene, 

due generi di questo gruppo, Hymenocaris e Caryocaris, sono 

propri del cambriano. 

Così che, per quanto ci indicano le conoscenze nostre, pos- 

siamo dire che nel cambriano le forme attuali dei crostacei erano 

rappresentate da fillopodi e ostracodi da una parte, e da leptostra- 

chi dall' altra. E questi ultimi starebbero a indicare la via che i 

malacostrachi hanno seguito nella loro derivazione da forme fil- 

lopodiali. 

Ma nei tempi paleozoici altri gruppi di crostacei o di forme 

affini hanno vissuto, dei quali la posizione sistematica e il valore 

filogenetico formano tuttora argomento di discussione tra morfo- 

logi. Sono i trilobiti, gli euripteridi ed i xifosuri. E noto che que- 

sti ultimi sono rappresentati attualmente dall'unico genere Limuìiis. 

È noto che di cotesti tre gruppi quello dei trilobiti è il più 

numeroso di forme e, insieme, il più conosciuto. Di 150 generi 

circa che si contano, un terzo hanno vissuto nei tempi cambriani : 

ma il loro vero regno è stato nel siluriano inferiore. Qui hanno 

avuto il massimo sviluppo, sì per numero di individui che per va- 

rietà di forme. Il siluriano superiore è già meno ricco di trilobiti 

e il carbonifero non ne ha fornito che pochissime forme. Pochi 

generi, per quanto sappiamo, furono cosmopoliti; e fra essi convien 

citare i gen. Parodoxites ed Olenellus, i quali ebbero una esten- 

sione geografica così grande ed epoche di esistenza così ben defi- 

nite, eh' essi possono servire, come punti di reperto, a caratterizzare 

delle grandi zone geologiche faunistiche. Ci sono così: la « zona a 

Parodoxites » del cambriano medio, e la « zona ad Olenellus » 

del cambriano inferiore. 

Uìihta Tfaìian'i di Paìeontologiu. — Agosto 1895. 

2*


La separazione di Olenellus da Parodoxites, dì cui quello era 

già considerato come un sottogenere, è stata proposta dal norve- 

gese BrOgger nel 1875. Ed è ai lavori di questo paleontologo eh' 

dovuto il grande interesse che desta la fauna della zona ad Olenellus, 

d'i cui un elenco quasi completo si può trovare poi in un' estesa 

monografia di Walcott del 1890. Attualmente si sa che cotesto 

antichissimo e importante gruppo di fossili si estende nella Nord- 

America (dalla Columbia inglese al Labrador e al Texas), in Eu- 

ropa (dalla Sardegna alla Spagna, alla Scozia, alla Finlandia, ai 

Monti Urali) e nell'Australia occidentale; e, senza contare le im- 

pronte, i nidamenti e le traccie, vi sono annoverati 56 generi di 

organismi, dei quali 15 sono di trilobiti. 

La natura crostaceana dei trilobiti è provata dalla conforma- 

zione dei membri. Questi, scoperti già nel 1870 da Bel lings in 

Asaphits platycephalus (calcare del Trenton, Canada), furono di- 

ligentemente studiati dieci anni dopo da Walcott su un vasto 

materiale e col metodo delle sezioni, nei gn. Calymene, Ceraunis 

e Acidaspis\ e le ricostruzioni di Walcott furono riconfermate 

neirS^^ da Mickleborough con la scoperta nell'ordoviciano dell' 

Ohio di un esemplare ben conservato di Asaphus megistos. Ma 

ancora importante è stata la illustrazione fatta nel 1893 da W. D. 

Matthew di parecchi esemplari di Triarthrus Beckii, provenienti 

dall' ordoviciano presso Rome (Nuova York). Questi trilobiti, per- 

fettamente conservati in schisti neri, teneri e fini, mostrano la pre- 

senza di lunghe appendici a flagello, sottili, pluriarticolate, somi- 

glianti alle antenne flagelliformi dei crostacei. Le osservazioni di 

C. E. Beecher, pubblicate lo scorso anno, su nuovi esemplari di 

Triarthrus Beckìi ci danno poi nuove notizie non solo sulla strut- 

tura, ma ancora sullo sviluppo postembrionale di questi trilobiti, 

perchè nello stesso deposito si sono trovati individui di tutte le età, 

dalle forme larvali alle adulte. E la facilità con la quale vi si sono 

conservate tutte le appendici del corpo, sebbene possa essere dovuta 

al sottile strato di pirite ferrica che vi ha sostituito le parti calcari 

e chitinose, fa pensare a Beecher che la maggior parte dei trilobiti 

che si conoscono, e nei quali i membri mancano e sono debolmente 

segnati, non rappresentino in realtà che le mute degli animali veri. 

La disposizione delle appendici di Triarthrus è la seguente. 

Due antenne flagelliformi multiarticolate partono dal margine laterale 

dell' ipostoma, occupando così la stessa posizione del primo 

paio di antenne dell' attuale Apus. Due piccole appendici, con lar- 

ghi pezzi basali muniti da palpi, rappresentano forse le mascelle, e 

è

DI PALEOiNTOLOGIA 159 

inoltre quattro paia di appendici cefaliche sono più o meno modi- 

ficate per servire come organi boccali. I segmenti liberi del torace 

e dell'addome (da 14 a 16) disposti in serie, portano ciascuno un 

paio di membri forcuti, i quali non differiscono fra loro che nelle 

dimensioni; essi diminuiscono in lunghezza dall' avanti all' indietro, 

e i membri degli ultimi segmenti (pigidiali) dell' addome rassomi- 

gliano del tutto ai piedi branchigeri di Apus. Ogni membro è fatto 

di una branca interna di sette articoli (endopodite) dal cui pezzo 

basale parte la branca esterna (exopodite). Fra le zampe e le pleure 

di tutti i trilobiti si osserva poi una serie di appendici bifide spi- 

rali o branchie. 

La costituzione dei membri del torace e dell' addome dei tri- 

lobiti è quella tipica dei crostacei. Ma la grandissima incostanza 

dei numeri dei segmenti del corpo allontana tosto i trilobiti dal 

grande gruppo dei malacostrachi, caratterizzati dal corpo normalmente 

costituito di 20 segmenti (ad eccezione di Nebalia). Ed 

escludendo dagli entomostraci i cirripedi, i copepodi e gli ostra- 

codi, la cui organizzazione esterna li discosta troppo dai trilobiti, 

non rimangono altri che i fillopodi (branchiopodi), ai quali del 

resto, come s'è già veduto, ci richiamano direttamente taluni dei 

caratteri dei trilobiti. Fra questi caratteri il grande numero dei 

segmenti del corpo, la non avvenuta fusione degli ultimi segmenti 

addominali in un pezzo unico (il pigidio della maggior parte dei 

trilobiti) e la diminuzione graduale delle dimensioni dei segmenti 

e dei membri dall' avanti all' indietro, si riscontrano specialmente 

nelle forme più antiche (Parodoxites, Olenellits), e devono quindi 

essere ritenuti come primitivi. Ora è un fatto rilevante eh' essi sono 

anche fra i caratteri principali dei fillopodi. Ma per la forte ridu- 

zione in numero dei segmenti del corpo in talune forme (Agnostus), 

dobbiamo supporre con Walcott che i trilobiti formino una 

branca distinta la quale si è staccata assai anticamente dai fillo- 

podi. Walcott aggiunge ch'essa è scomparsa per aver speso tutta 

la sua energia vitale nei tempi paleozoici. 

Se quello che noi sappiamo dei trilobiti ci obbliga a conside- 

rarli come veri fillopodi, e come un gruppo di crostacei ad essi 

molto affine e contemporaneo durante una iunghissima epoca della 

storia terrestre, ci sarà impossibile accettare la proposta, fatta da 

Dohrn nel 1871, di unire i merostomi (xifosuri ed euripteridi) 

con i trilobiti nel gruppo dei gigantostrachi, situato fra i crostacei 

e gii aracnidi. Dohrn s'è appoggiato specialmente sul fatto che i 

IJmulus passano, nel loro sviluppo individuale, per uno stadio che

1^60 


ricorda la conformazione esteriore dei trilobiti, il così detto stadio 

trilobitoidc dei Litnulus. E non si può disconoscere un altissimo 

valore a questo fatto embriologico. Esso indica uno stretto legame 

genetico fra i trilobiti e i xifosuri. 

1 xifosuri, che hanno vissuto in numero abbondante durante il 

carbonifero (se ne son trovati nella Nordamerica, in Inghilterra e in 

altri siti), esistevano certamente tin dal siluriano. Neolimulus falcattis, 

scoperto nel 1868 nel siluriano superiore di Lamarkshire, ha 

il corpo munito di segmenti toracici e addominali liberi e mobili, 

ma è sprovvisto dell'aculeo codale. Per quest'ultimo carattere esso 

rammenta la larva dell' attuale Lìmulus, e tutt' e due insieme ci 

danno la prova paleontologica e ontogenetica della derivazione dei 

xifosuri da forme di trilobiti. 

E con i xifosuri facilmente si collegano gli euripteridi. Fin dal 

1866 Woodward li aveva riuniti nel gruppo dei merostomi, con 

le forme intermedie degli emiaspidi, poggiandosi sullo stesso crite- 

rio della lunghezza del corpo eh' è adottato per la divisione dei 

decapodi in macruri, anomuri e brachiuri. Degli emiaspidi non si 

son veduti sinora i membri, ma il loro aculeo articolato fa pensare 

eh' esso rappresenti un termine di passaggio fra 1' aculeo semplice 

dei xifosuri e 1' ultima porzione articolata dell' addome degli euri- 

pteridi. Questi ultimi rimangono ognora i veri giganti degli artro- 

podi : certi generi {Pterygotus) raggiunsero pressoché la lunghezza 

di un metro e mezzo. Le branchie foliacee, appendici dei segmenti 

del torace, riunite per paia, di cui il primo (opercolo) serve di 

copertura agli altri, rammentano il carattere identico di Limuliis, 

e provano che codesti animali vivevano nell' acqua e avevano re- 

spirazione branchiale. 

Quest'ultimo fatto sta contro all'ipotesi che dagli euripteridi 

siano derivati gli scorpioni, ai quali rassomigliano assai per la 

forma esterna del tronco e per il primo paio di membri terminati 

da una pinza ; perchè all' epoca in cui vivevano gli euripteridi che 

si conoscono, e forse prima, gli scorpioni erano rappresentati da 

forme pulmonate terrestri {Palaeophonus del siluriano superiore 

della Scozia, di Gottland e della Nordamerica). Così è lecito supporre 

che gli scorpioni sieno derivati da progenitori acquatici ancora più 

primitivi, e tuttora ignoti, i quali vissero probabilmente nei tempi 

cambriani o precambriani. 

Nel discorso presidenziale pronunciata intorno a questo argomento 

da Henry Woodward il 15 febbraio di quest'anno in- 

nanzi alla Società Geologica di Londra, discorso che ci ha scr-


vito di guida in queste brevi note, e dal quale togliamo anche, 

il qui unito quadro delle cognizioni nostre attuali intorno alla 

m DO 

CD m 

r-^ CD 

INSETTI 

PERIPATUS 

MIRIOPODI 

ARANEIDi 

SCORPIONIDI 

XIFOSURI 

FILLOPODI 

OSTRACODI 

CIRRIPEDI 

COPEPODI 

NEBALII 

AMFIFCDI 

ISCPODI 

CUMACEI 

SCHIZOPODI 

STOMATOPODI 

DECAPODI


genealogia degli artropodi, il chiaro paleontologo così conclude : 

'f Se, come sembrano indicare le ricerche dei geologi, ci sono 

altre roccie sedimentarie più antiche del cambriano inferiore, 

esse ci danno speranza di scoprirvi organismi più primitivi e più 

semplici che non nella zona ad Olenellus. Noi possiamo giusta- 

mente affermare che codesti organismi devono aver vissuto, perchè 

la fauna considerevole del cambriano inferiore appartiene a gruppi 

diversi e così chiaramente difterenziati, da provarci che noi siamo 

ancora, tanto biologicamente che cronologicamente, molto lontani 

dall'inizio della vita sulla terra ». A. Coggi. 

V. 

Ricerche di H. Potonié sulle pretese alghe fossili. 

Nella « Naturwissenschaftliche Wochenschrift « il dott. H. Potonié, 

il noto paleofitologo, presenta un utilissimo ordinamento 

delle interpretazioni alle quali, relativamente a un certo numero 

di fossili, supposti e dubbiosi vegetali, sono giunte autorità compe- 

tenti, come Nathorst, Rauff, Th. Fuchs e l'autore stesso; 

non tralasciando egli di notare quei casi in cui, sopra un terreno 

tanto difficile come questo, anche presentemente sub jiidice lis est. 

Come tracce del passaggio di animali, e particolarmente di 

vermi sono considerate la bilobiti e le nereiti del siluriano, mentre 

le scoliti del cambriano si riguardano oggi come modelli di canali 

che debbono le loro origine all'azione di vermi scavatori Quanto 

air origine delle fucoidi e delle condriti, quali si osservano specialmente 

nel flvsch, ma che appariscono anche nel culm e nel devoniano, 

Potonié si tiene molto sulla riserva. In base ed esperienze e studi 

accurati, che l' A. ebbe la fortuna di eseguire in gran parte col 

compianto E. Weiss, egli comunica che le fucoidi stanno entro 

una massa, la quale è tutta piena di corpi nastriformi di spato 

calcare, di cui il più grande raggiunge 8 mm. di lunghezza e 4 di 

larghezza. Forse si tratta di alghe unicellulari, ma non è visibile 

alcuna struttura superficiale. Nella massa, come ho detto, che è 

piena di quelle forme microscopiche, si trovano le fucoidi. In 

queste non é conservata membrana di sorta, e quindi i limiti del 

corpo condritico sono abbastanza incerti; esso però si può distin- 

guere dalla massa rocciosa.

DI PALEONTOLOGIA \63 

E. Weiss pertanto ha con sicurezza verificata la presenza di 

carbone nella roccia del flysch piena di alghe. Potonié opina 

che con ciò non si sia guadagnato molto, poiché in qualunque schi- 

sto argilloso scuro si osserva lo stesso fatto, essendo la colorazione 

scura originata da sostanze carboniose; e i resti microscopici 

sopra menzionati, sparsi in tutta la roccia del flysch, potrebbero 

essere benissimo alghe microscopiche o altri avanzi vegetali, spie- 

gandosi così abbastanza la presenza del carbone. La prima ragione 

addotta dall' A. non persuade interamente, poiché esistono rocce 

del flysch contenenti fucoidi e dotate di un colore affatto chiaro, come 

i pezzi che io ho comunicato all' A. a suo tempo e che proveni- 

vano, se ben mi ricordo, non da San Remo ma dal Vorarlberg. 

In essi la sostanza bituminosa non poteva in ogni caso avere la 

sua sede che nelle parti riguardate come fucoidi. Del resto anche 

Potonié in base alle sue profonde ricerche giunge al risultato: 

che la questione delle fucoidi ecc. non è niente affatto risoluta, 

che in esse si possono vedere tanto delle forme vegetali quanto dei 

canali scavati da animali e poscia riempiti, e che sarebbe lode- 

vole impresa la trattazione monografica accurata dell' argomento. 

Forme gigantesche del miocene di White River nel Nebraska 

(una delle quali è un' asta lunga pili di due metri mentre 1' altra 

é anche pili lunga e liscia), denominate da Barbour Daivionelìx, 

sono riguardate da Fuchs come il riempimento di passaggi e nidi 

sotterranei di un animale che viveva appunto sotterra, come sareb- 

bero certi roditori, e designato, per un fenomeno analogo dell'at- 

tualità, r andatura del Geomj'S Pineti, come un topo che viveva 

alla maniera delle talpe. 

Le stiloliti sono considerate come « Drucksuturen »; e gli 

Eophyton, secondo Nathorst, sarebbero stali prodotti dallo stri- 

sciare di corpi organizzati sulla fanghiglia molle. Dictuolithes e 

5'/c/>7er/(i debbono la loro origine a « Trockenrissen », e parimente la 

Dictjodora liebeana di Zimmerman n, è, secondo Rauff, di 

origine atfatto meccanica. Le spirofiti del devoniano sono state 

prodotte secondo Nathorst da un movimento vorticoso dell' acqua, 

ciò che Potonié, in seguito ed alcune esperienze, crede probabile, 

mentre Fuchs vi ravvisa nidi di ova di certi animali come 

sarebbero gasteropodi e specialmente le Doridae. Alcune forme si- 

mili ad alghe sono da riguardarsi come -tracce lasciate dall'acqua 

corrente, mentre altre, come la Sigillaria haiismanniana Goeppert, 

dovrebbe ritenersi un effetto del moto delle onde. 

L'interessante lavoro di Potonié, accompagnato de 12 belle


figure, offre sempre anche allo specialista un mezzo rapido e sicuro 

per orientarsi su questo terreno ancora abbastanza incerto e diffi- 

cile nonostante i grandi progressi di questi ultimi tempi. 

PERSONALIA 

P. Oppenheim. 

Il conte Angelo Manzoni morto il quattordici di luglio in 

una sua villa del Ravennate, da parecchi anni si era volontariamente 

ritirato dalla vita scientifica. Ma il nome suo non era per 

questo fra i dimenticati: ed oggi, al lutto degli amici personali che 

sanno qual nobile tempra d'uomo sia sparita con lui, si assoderà 

unanime il rimpianto degli antichi colleghi, memori della parte 

eh' egli ebbe nei progressi degli studi paleontologici in Italia. 

Nato a Lugo di Romagna il io di giugno del 1842, il Manzoni 

rivelò fin dalla più tenera giovinezza la vocazione e le attitudini 

del naturalista; e i vecchi suoi condiscepoli del collegio dì 

Lucca, che 1' accolse per la prima educazione, rammentano ancora 

la cameretta trasformata in museo, dove, instancabile escursionista 

e raccoglitoj-e appassionato, egli ammucchiava piante secche, fossili, 

minerali, compiacendosene come di tesori inestimabili. Da quella 

vocazione fu condotto all'università di Pisa, gloriosa allora di 

maestri come Paolo Savi, come Giuseppe Meneghini; e quivi, 

appena ventenne, guadagnò il dottorato in scienze naturali. Passato 

quindi nell'università di Bologna, con pari profitto attese agli 

studi per la laurea in medicina e chirurgia, che conseguì nel 1865; 

e di medicina furono i suoi primi lavori « Sul glaucoma » e 

« Quadro oftalmoscopico di occhio affetto da massimo grado di 

miopia », pubblicati nel 1866 mentre egli era pro-assistente alla 

clinica oculistica diretta dal Magni. Viaggiò poi a lungo fuori 

d'Italia, visitando località classiche in geologia, lavorando nei 

grandi musei di Londra, di Parigi, di Vienna, cattivandosi la stima e la 

simpatia di valorosi naturalisti, come A. E. Reuss,Th. Fuchs, I. 

Gwyn Jeffreys, P. Fischer, Petit de la Saussaye, R. 

Tournouer, i quali anche in seguitosi mantennero in amichevolissime 

relazioni con lui. Tornò da questi viaggi con una ammirevole 

preparazione ai lavori di campagna e di gabinetto, e ne die 

subito prova con 1' ottimo « Saggio di conchiologìa fossile subappennina 

», dove i molluschi ed ì briozoi del giacimento, ora notissimo, 

di Valle Biaja, venivano illustrati non solo dal punto di 

vista delle singole forme, ma da quello altresì della loro distribuzione 

ed aggregazione in rapporto con 1' età e con la natura del


fondo in cui vissero. A questa memoria il Manzoni fece seguire 

nell'anno stesso una monografia delle Rissoa raccolte dal Mac- Andrew 

alle Canarie- e a Madera, e, nel 1869, un 

«f Saggio critico 

siiir habitat dei molluschi marini » dove ebbe modo di far valere 

la profonda conoscenza delle faune attuali e la familiarità con le 

quistioni talassografiche, acquistata non tanto coi libri quanto con 

la diretta osservazione della natura, duasi contemporaneamente 

egli imprendeva lo studio dei terreni e dei fossili terziari del Bolognese 

e delle regioni finitime. Piede caprino e fiuto da segugio, 

per dir com'egli diceva riandando i bei tempi delle giovanili escursioni, 

non lasciò inesplorato un fondo di calanco né una vetta appennina; 

e questi terreni così malinconicamente uniformi, queste 

rocce precocemente invecchiate, dove la rarità degli avanzi organici 

decifrabili scoraggia i pii!i perseveranti fra i cercatori, rivelarono a 

lui tesori paleontologici per 1' innanzi nemmen sospettati. Impor- 

tante sopratutto fu la scoperta eh' egli fece di una ricca serie di 

echinodermi nello Schlier e nella molassa serpentinosa delle colline 

di Bologna, e quella delle grandi e bellissime silicospongie nel 

miocene medio di Montese e di S. Maria Vigliana. Alla illustrazione 

di quelli echinodermi, che senza dubbio forman la parte piiì 

cospicua e significante della fauna dello Schlier bolognese, il Manzoni 

dedicò due memorie, corredate di ottimi disegni, le quali 

figurano degnamente tra le pubblicazioni dell' Accademia delle 

Scienze di Vienna; e delle spugne silicee, che a quel tempo malgrado 

gli studi diVon Zittel, di Carter, di Sollas, diHinde, 

si seguitavano a trattare antiscientificamente, dal solo punto di 

vista della conformazione esteriore, descrisse con somma diligenza 

la struttura microscopica, con un lavoro che non deve lasciar 

molto da fare a chi vorrà riprendere l'argomento. Dobbiamo anche 

al Manzoni 1' illustrazione della ricca fauna tortoniana di Sogliano 

al Rubicone, lo studio sui fossili, sull' età e suU' origine del 

calcare a briozoi del M. Titano, la determinazione del livello stratigrafico 

dei calcari a Lucina pomiim, la scoperta del tortoniano 

al Monte delle Formiche, nonché le importanti osservazioni sulla 

corrispondenza tra le marne ad Aturia Aturi del Bolognese e lo 

Schlier di Ottnang nell' Alta Austria, e sopra l' età del macigno 

appennino. Sintesi di queste ricerche fu lo scritto sulla « Geologia 

della provincia di Bologna », originariamente destinato a far parte 

della Guida dell' Appennino bolognese, mentre fu pubblicato invece 

negli Atti della Società dei Naturalisti di Modena: breve memoria 

di poco più di trenta pagine, ma preziosa per la scelta giudiziosissima 

dei fatti, per 1' esattezza delle osservazioni, per la limpidità 

della forma, e considerata dai competenti come un vero modello 

del genere. 

Né si limita a questo l'opera scientifica del Ma nz on i. Eccellente 

conoscitore di briozoi così viventi come fossili, a tale scabroso 

e trascuratissimo gruppo di organismi consacrò tutta una 

serie di lavori tenuti in gran conto dagli specialisti. Cominciò 

nel 1868 a pubblicare le « Contribuponi » sui « Bryoôi fossili 

d' Italia » e poi continuò col « Supplemento alla fauna dei

16n RIVISTA ITALIANA 

bìyo\oi mediterranei » (1871), colla monografìa dei < Brio\oi del 

pliocene antico di Castrocaro » (1875), e con le due memorie sui 

« Brioôi fossili del miocene d' Austria ed Ungheria » (1877), 

Lo studio di questi ultimi, già intrapreso e lasciato interrotto dal 

Reuss, veniva aflidato al Manzoni dalla Direzione del Gabinetto 

Mineralogico di Corte in Vienna, con atto di considerazione 

e di fiducia ben raramente usato, specie a quel tempt), da stranieri 

verso italiani. Anche bisogna menzionare uno scritto su gli « Echinodermi 

fossili pliocenici » che ha interesse specialmente pel confronto 

con le forme attuali del Mediterraneo, e varie note intese a 

richiamare l' attenzione dei dotti connazionali sulle esplorazioni 

delle grandi profondità marine ed a promuovere una spedizione 

scientifica per lo studio del nostro mare. 

La memoria sulla « Struttura microscopica delle spugne si- 

licee del miocene medio della provincia di Bologna e di Modena », 

che porta la data del 1882, fu l'ultimo lavoro del Manzoni; 

che air improvviso, e non so bene per qual motivo, egli si disgustò 

della geologia, e, come non faceva mai niente a mezzo, troncò 

bruscamente la corrispondenza con i colleghi, cacciò i libri in 

soffitta, e si disfece delle preziose raccolte, cedendole al Museo di 

Firenze. Cominciò invece ad occuparsi di antiquaria, riuscendo in 

breve tempo, anche in questo nuovo ordine di studi, espertissimo ; 

e di quando in quando esercitò, con valentia pari al disinteresse, 

la medicina. Solo negli ultimi mesi della sua vita parve si ride- 

stassero in lui gli antichi amori. Staccò dal muro il martello e 

tornò a scorrere la collina bolognese, a frugare i nidi fossiliferi 

scoperti venti anni prima, a cercarne di nuovi. Ed io, eh' ebbi la 

fortuna d' essergli compagno in quelle indimenticabili escursioni, 

con infinita compiacenza lo vedevo entusiasmarsi giovanilmente 

quando una rarità gli capitava sottomano, e interessarsi ai problemi 

ancora insoluti della geologia locale, e ritrovare intatto, nella ferrea 

memoria, ogni particolare d' osservazioni sue e d' altri, come 

se nemmen per un giorno avesse tralasciato gli' studi. Così tutto 

faceva presagire che quella fortissima fibra di lavoratore, secondo 

a pochi per larghezza di vedute e per profondità di coltura, a 

nessuno per l' ingenuo amore della verità, sarebbe stata prima o 

poi restituita alla scienza. La morte volle, pur troppo, che questa 

fosse fallace speranza. 

Per dir del Manzoni come uomo, non è questo il luogo. Pur 

non so fare a meno di ricordare la generosità con cui soccorse alle 

miserie altrui, curando sempre di nascondere la mano che beneficava 

: la simpatica fierezza del suo carattere di romagnolo, abituato 

a dir coraggiosamente il suo pensiero a tutti e su tutto, senza curarsi 

di nascondere la disistima né di lesinare 1' ammirazione. 

Pubblicazioni di A. Manzoni. 

Saggio di concìiiologia J'ossil: subap\ ennina. — Imola, Galeati, 1868. 

M^moire sur les Rissoa des iles Canaries et de Madóre. — Journ. de Coiichvl. 

Paris, 1868. 

S.

DI PALEONTOLOGIA lfi7 

Della fauna tiinrina di due lembi 'miocenici dell'Alta Italia. — Sitzb. d. k. 

Aka.i. d. ^Viss., \Nien, 1809. 

L' ìinbitat dei ìnolluscìii marini — Saijoio critico. — BuH. malacologico 

it. Anno li, n. 3 Fisa, 1863. 

Bryozoi fossili italiani. — Sitzb. d. k. Akad. d. \Mss., \Men, 1868, 1869, 

1870. 

Delle recenti esplorazioni nelle grandi profondità marine. — Riv. marittima, 

1870. Firenze. 

Sujìplemento alla fauna dei bryozoi mediierraìi^ì. Sitzb. d. k. Akad d. 

Wiss., Wien, 1871. 

JJi U7i nuovo termometro per le grandi profondità marine. — Lìoil. della 

Soc. Gsogr. It., vol. X. Roma, 1873. 

Il M. Titano, i suoi fossili, la sua età ed il su,o modo d' origine. — Roll, 

d. Com. Geol. It. Firenze, 1873. 

f briozoi del pliocene antico di Castrocaro. — Bologna, Gamberini e Parmeggiani, 

1875. 

Della posizione stratigrafica del calcare a Lucina pomum. — Boll. d. R. 

Com. Geol. It., Roma, 1876. 

Lo Schlier di Ottnang nelV Alta Austria e lo Scìi'Àer delle colline di Bologna. 

— Ibid. 1876. 

Considerazioni geologiche a proposito del Pentacrinus Gastaldii della molassa 

di Montese. — Ann. della Soc. dei Nat. di Modena, 1878. 

Briozoi fossili del miocene d' Austria e d' Ungheria. — Parte II e III. 

Denkschr. d. k. Akad. d. Wiss., Wien, 1877. 

frli echincdermi fossili dello Schlier delle colline di Bologna. — Ibid. 1878. 

Echinodermi fossili pliocenici. — Mem. della Sot!. Tose, di Se. Nat. Pisa, 1880. 

TI tortoniano e i suoi fossili nella provincia di Bologna. Boll. d. R. Com. 

Geol. It. Roma, 1880. 

La geologia della provincia di Bologna. — Ann. della Soc. dei Nat. ÌNIodena, 

1880. 

Spugne silicee della molassa miocenica del Bolm/nesc. — Atti della Soc. 

'Tose, di Se. Nat. Pisa, 1880. 

Echinodermi fossili della molassa serpentinosa, e suppleìUr^nto agli echinodermi 

dello Schlier delle colline di Bologna. — Denkschr. d. k. Akad. 

d. Wiss. Wien, I88G. 

Della miocenicità del inacigno e dell' unità dei terreni miocenici del Bolognese. 

— Boll. d. R. Comit. Geol. It. Roma, 1881. 

La struttura microscopica delle spugne silicee del miocene medio della 

provincia di Bologna e di Modena. — Bologna, Treves, 1882. 

Thomas Huxley. 

2'.) f giugno 1805. 

Il nome di Huxley richiama alla mente quelli di due altri 

sommi naturalisti che lasciarono profonda e durevole traccia nella 

storia della scienza: Cuvier eJoh. Miiller. Come essi, non 

limitò r opera sua ad un ramo solo della biologia animale, ma ne 

abbracciò lutto l' insieme. Per quanto i suoi lavori paleontologici 

non costituiscano la parte più importante delle sue opere, pure sono 

tali da meritargli un posto eminente fra i maestri di questa scienza. 

Vasta cultura, ampiezza di vedute, chiarezza di concetti, espressi 

con abilità didattica meravigliosa, maestria somma nello stile, caratterizzano 

queir uomo che fu non solo pensatore profondo ed 

originale, ma ancora volgarizzatore esimio, conferenziere brillante


e più ancora polemista arguto ed efficace ('). E nelle sue conferenze 

e negli scritti polemici, particolarmente negli ultimi anni 

della sua vita, spesso lasciava il campo delle scienze naturali, per 

trattare questioni morali, religiose e sociali. — Ma quelle brillanti 

qualità non gli impedivano di essere osservatore paziente dei fatti 

e dei 

perte 

più minuti particolari, come attestano le numerose sue sco- 

in vari rami delle scienze zoologiche. — Per questa doppia 

qualità di investigatore e di pensatore, egli sapeva, in mezzo alle 

più elevate considerazioni generali, non dimenticare le basi di fatto 

sulle quali poggiano, dotato ad un alto grado di quel senso quasi 

artistico del vero che caratterizza gì' ingegni superiori. 

La sua influenza era perciò immensa, la sua autorità grande, 

i suoi consigli universalmente ricercati. 

Nato il 4 maggio 1825, entrò all'età di 17 anni nell'ospedale 

di Charing Cross, per dedicarsi allo studio della medicina. Ancora 

studente, scoprì quella guaina della radice del pelo che serba il 

suo nome. Dopo di avere esercitato per poco la medicina, entrò 

al servizio della marina come chirurgo assistente. Nel 1853, lasciò 

la marina, per succedere al Forbes nella cattedra di Storia Naturale 

della Government School of Mines. I suoi lavori scientifici, 

l'insegnamento e le letture tenute in quella scuola, stabilirono presto 

la sua fama e la sua popolarità, e, nel 1863, fu nominato professore 

Hunteriano al R. College of Surgeons. Fu presidente della 

Società Geologica di Londra nel 1869, segretario della Società Reale 

nel 1873 e, dieci anni dopo, presidente della medesima Società, il 

più alto onore, cui uno scienziato possa aspirare nel Regno Unito. 

— Dal 1885 erasi ritirato a vita privata in Eastbourne. C. Emery. 

* 

Il 23 giugno, è morto a Londra nell'età di 79 anni il dott. 

W. C. Williamson, eminente paleofitologo, professore di botanica 

all' Owens College di Manchester e membro della Royal Society. 

(') Non possiamo meglio esprimere l'indirizzo dell'operosità di Huxley 

che non abbia fatto egli stesso : 

« Promuovere l' incremento della conoscenza delia natura, agevolare 

r applicazione dei metodi scientifici di ricerca a tutti i problemi della vita, 

con tutte le mie facoltà, col convincimento che è cresciuto col mio crescere 

e si è rinforzato con 1' aumentare delle mie forze, che non vi è altro alleviamento 

alle sofferenze dell' umanità fuorché veracità nel pensiero e nelr 

azione, e guardare risolutamente la faccia del mondo, quale si mostra 

spogliata del manto col quale pie mani lo hanno ricoperto. — Con questo 

intento io ho subordinato ad altri fini qualsiasi ragionevole irragionevole 

combinazione di gloria scientifica che avessi potuto ricercare : cioè, alla 

popolarizzazione della scienza, all' organizzazione e allo sviluppo della educazione 

scientifica, alla serie infinita di battaglie e di scaramuccie intorno 

air evoluzione, e alla incessante opposizione a quello spirito ecclesiastico, 

a quel clericalismo che, in Inghilterra, come in qualsiasi altro paese e 

sotto qualsiasi altro nome, è il nemico mortale della scienza. — Nella 

lotta pel conseguimento di queste cose, io sono stato solo fra molti, e sarò 

contento di essere ricordato, anche non ricordato, come tale ». 


Hanno pagato l'abbonamento alla Rivista. 


Aichino - Baldacci - Bassani - Dose - Bosniaski - Botti 

- Cortese - De Gregorio (2 copie) - Delgado - Dervieux - 

Dulau e C. - Foresti - Gaudry - Loriol - Lovisato - Malfatti 

- Pantanelli - Parona - Patroni - Portis - Prestwicli - Regalia 

- Riva - Rovasenda - Sacco - Salomon - Tosi - Trabucco - 

Tuccimei. 

Prof. FEDERIGO SACCO 

Essai sur FOrogénie de la Terre. 


terrestre. - Teoria proposta. - Considerazioni ge- 




perficie terrestre. - Spiegazione del Periodo glaciale» 


(Con 5 Mappamondi colorati, in proiezione omalografica, di cui 


terrestre, gli altri mostrano i successivi stadi di Evoluzione oroge- 

nica e geografica della Terra nelle Ere primaria, secondaria , ter~ 

ziaria e nell'avvenire). 

Libreria C. CLAUSEN - Torino 1895 - L. 3.

Anno I. ol Ottobre 1895 Fascicolo V. 

FEB 1 1899 

^^'ÎVISTA ITALIANA 

DI 

PALEONTOLOGIA 


I. Kassfgna delle pubblicazioni italiane. 

(Arcangeli, Bassani, Clerici, Cortese, 

De Augelis, De Franchis, Dervieux, Fo- 

resti, Lotti, Marchesetti, Meli, Neriani, 

Peola, Sacco, Simonelli, Toniniasi, Tra- 

bucco, Tuccimei). 

IL PUBBLICAZIOSI ESTERE. 


(Aldrich, Amalitsky, Andrussow, Bit- 

tner, Blanchard, Boule, Chapman, Cope, 

REDATTORI 

VITTORIO 

{SOMMARIO 

BOLOGNA 

SIMONELLI 

Cossmann, Depdret, Duraud, Fuchs, 

Gregory, Harris, Jones, Keilliack, Korn, 

Martin, Mayer Eymar. Renault, Kenier, 

Rzehak, Schroeder, Turner, Vaillant, 

Weber, Williamson e Scott). 

B. Annunzi. 

Notizie varie. — La questione del Pithe- 


1895 

canthropus al Congresso zoologico di 

Leida. - Nuove pubblicazioni, ecc. 

/n 

'nv-

La RIVISTA si pubblica bimestralmente, in, fascicoli 



rato Lire 1. 



Dirigere vaglia e corrispondenza alla Kedazione della 

Rivista italiana di Paleontologia, Via Lame 24, Bologna. 


(Riservale ad annunzi librari e ad offerte di materiali e di strumenti scientifici. 




FEB 1 1880 

Anno I. 31 Ottobre 1895 Fascicolo V. 

IIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIirillllllMIMIIIIIIMIIIMIIIIIIIIIIUIIMIIIIIflIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIiniMIIIIIIIIIMMIIIIIMIII 


Arcangeli (G.) - Sulle affinità delle Sfenofillacee. — Nuovo 

Giornale botanico italiano^ voi. II, 1895, fase. 3, p. 261-272. 

Sommamente discordi son le opinioni dei paleotitologi circa 

il posto che dev' essere assei^^nato nella classificazione agli Sphe- 

nophylliim. Da Brongniart furono queste piante ravvicinate alle 

ceratotìllacee, da Schlotheim alle palme, da L i nd ley ed H utton 

alle conifere; Co e mans ed Hicks non seppero decidere 

se valesse meglio lasciarle fra le crittogame o includerle fra le 

dicotiledoni gimnospermee. Ritenne Feistmantel che dovessero 

riportarsi alle equisetacee, llenault le collocò fra le rizocarpee vi- 

cino alle Salvinia, Van Tieghcm fra le lepidodendrec vicino 

alle sigillarle. Zeillcr propone di ravvicinarle alle filicinee, in 

grazia delle analogie di costituzione che si riscontrano fra 11 loro 

apparecchio fruttihcatore e quello delle marsiliacee ed ohoglossacee. 

Sch i mper finalmente, e con lui Solms-La ubach , Grand'Eury, 

Schenk e Schumann, considerarono le sfenofillacee come 

un gruppo distinto, sui generis^ dì crittogame vascolari. Esami- 

nate criticamente tali opinioni, Y A. finisce per associarsi a quella 

di Sch i mper. ( Nelle sfenofillacee, egli conclude, noi abbiamo 

un gruppo di piante, che non ha alcun analogo né nella flora del 

mondo antico, né in quella dell' attuale. La struttura del loro 

fusto richiama quella delle calamarie e quella delle loro spori- 

ficazioni si avvicina alquanto a quella delle licopodlacee; vi sono 

per altro differenze notevoli tanto relativamentp alla struttura del 

fusto ed alla disposizione e struttura delle foglie in riguardo 

air uno di essi gruppi, come vi sono differenze nelle sporificazioni 

in riguardo all'altro, e quindi la necessità di costituirne un or- 

dine ben distinto tanto dell' uno come dell" altro di detti gruppi >. 

Rivista Italiana di Paleontologia. — Ottobre 1895. 1


In questa nota medesima 1' A. tocca 1' interessante questione 

del valore da darsi al genere 7>zY)'^"za, genere ch'egli crede (con- 

trariamente al parere di Zeiller) debba nello stato attuale delle 

nostre cognizioni esser mantenuto distinto da SphenophvUwn. Le 

considerazioni svolte in proposito dall' A. hanno particolare im- 

portanza per i paleontologi italiani, giacché riguardano anche le 

forme di Tri--{ygia recentemente scoperte dal De Bosniaski nel 

Monte Pisano. S. 

Bassani (F.) — Appunti di ittiologia fossile italiana. — Atti 

della R. Acc. delle Se. di Napoli, voi. VII, 1895. 16 pag. 

in 4° e I tav. 

Le osservazioni raccolte in questa nota riferisconsi a materiali 

provenienti da località e da terreni svariati. — Per primo viene 

descritto un dente di Centrina Bassanii Lawl. , raccolto dal Neviani 

nelle argille astiane di Cotrone (Catanzaro) e in tutto somigliante 

agli esemplari del pliocene d'Orciano scoperti dal Lawley. 

— Segue r illustrazione di due belli esemplari di Properca lepi- 

dota Ag. sp. , rinvenuti nell'argilla lignitifera di Murlo (Siena): 

esemplari importanti perchè consentono una descrizione più com- 

pleta che non sia quella data dall' A gas si z e perchè contribui- 

scono alla determinazione cronologica del giacimento (sarmatiano). 

— Le marne fogliettate silicee del sarmatiano di Catanzaro danno 

avanzi scheletrici frammentarli e squame isolate di Leuciscus sp. , 

nonché un moncone di Anapterus, vicino all' A. megistoma Sauv., 

di Licata. — Nell'arenaria elveziana di Cerisano (Cosenza) e di 

più luoghi del Catanzarese si raccolsero incisivi di sparide, identici 

a quelli che Sis monda descrisse sotto il nome di Trigonodon 

Oipeni. L' A. li colloca invece fra i Sargiis, come tipo di un sot- 

togenere al quale conserva la denominazione Trigonodon., e dà 

per la specie la seguente sinonimia: Sargus., {Trigonodon) Oweni 

E. Sism. = Trigonodon Oweni (fam. Gymnodontidae) E. Sism., 

Scartisi O. G. Costa, Sargus Sioni M. Ruoault, Scariis baltrin- 

gensis (p. p.) S. Probst. Sargus Sioni Sxuv. ^ Sargus Sioni Bass., 

fam. Sparidae Issel., Sargus sp. n. Bass, in Neviani, fam. Scaridae, 

g. Capitodusì gen. nov. ? Capellini, Sargus cfr. Sioni Bass, in Rambotti 

e Neviani, Scarus Oweni Sacco, Sargus On>eni -v. Zittel. — 

Un grosso raggio spinoso di pinna dorsale od anale e diverse ver- 

tebre, indicati come avanzi di Scombridae, vengono dalla pietra 

cantone (elveziano) di Cagliari, dove pur si rinvenne un bel dente


di Carcharodon megalodon. — Dalla lignite eocenica di Agnano 

(Reggio Calabria), ascritta dal Seguenza al tongriano, dal De 

Stefani ali'aquitaniano, viene un esemplare incompleto di Ser- 

raniis^ che non corrisponde ad alcuna delle specie finora descritte ; 

e dal calcare senoniano di Vernasso si ebbero avanzi di un Dercetis 

(genere nuovo per l' ittiofauna italiana) che quasi con certezza rap- 

presentano il D. elongatus Ag., della creta bianca della Inghilterra. 

— Un esemplare decapitato di Lepidotiis sp. ^ che ha molta affinità 

con il L. latus Ag. sp. del trias supcriore di GilToni, venne, raccolto 

nel calcare liasico di Laveno (Como). — E finalmente un 

Plìolidopììorus, che ha qualche affinità col Phol. dorsalis Ag. e 

col Phol. latiusciilus Ag. , ma che è troppo mutilato per consen- 

tire una esatta determinazione specifica, viene indicato come pro- 

veniente dagli schisti calcarco-marnosi dell' infralias di Varese 

(Como). S. 

Clerici (E.) — Sopra un giacimento di diatomee presso Vi- 

terbo. — Boll. d. Soc. Geol. hai. . voi. XIV, pag. 96-98. 

Fra Viterbo e il celebre Bullicame, che ne dista 2 km, al di- 

sopra di un tufo pomiceo e di una terra tufacea bruna e al disotto 

di una farina calcarea bianco-giallognola gremita di molluschi 

d'acqua dolce, l'A. ha osservato uno strato di tripoli o farina fos- 

sile, costituita da un ammasso di diatomee, in prevalenza Epìthe- 

mìae e Synedrae. Contiene anche spicule e specialmente bellissimi 

amfidischi di Ephydatia Jluviatilìs (Johnst.). Le forme di diatomee 

citate dall' A. sono 27. Anche la sovrapposta farina calcarea con- 

tiene diatomee, Spongìllae e ostracodi. F. 

Clerici (E.) — Sopra 1' Acicularia italica, nuovo fossile pro- 

blematico. — Ibidem^ pag. 105-108. 

Fino dal luglio 1893 l'A., in una nota sul pliocene alla base 

dei monti Corniculani e Lucani, diede notizia di un fossile abbon- 

dante nelle argille salmastre di quei luoghi, riferendolo al gen. 

Acicularia (alghe sifonee verticillate). Avendo potuto procurarsi 

alcuni esemplari di A. parantina, sulla quale specie d' Archiac 

fondò nel 1843 il gen. Acicularia, l'A. ha riscontrata « l' identità di 

interna struttura fra I' .4. parantina e 1' .4. italica la quale ditì'e- 

risce da quella per la forma esterna e per il numero e grandezza 

delle camere interne ». Dalle sezioni eseguite « si apprende che


neir interno del fossile si trova un grande numero di camere sfe- 

riche indipendenti, disposte regolarmente all' ingiro e tangenti alla 

superficie esterna, eburnea, sulla quale originano altrettanti forel- 

lini che s' ingrandiscono sempre più in ragione della cattiva con- 

servazione. La parete di tali camere è di natura più compatta. Il 

fossile è cilindrico-fusiforme, dritto o leggermente incurvato. L' asse 

è massiccio, ma di natura meno compatta del resto, cosicché in 

qualche esemplare mal conservato vi appare talvolta una perfora- 

zione. L' assenza di canaletti radiali e del canale centrale lo fanno 

differire da tutte le altre sifonee verticillate ». VA. italica fu il- 

lustrata da Sold ani nel 1780 (fossile a Volterra). Fu raccolta 

anche a Colle di Val d' Elsa. F. 

Cortese (E.) — Descrizione geologica della Calabria. — Mem. 

descrittive della Carta geologica d' Italia, voi. IX, 1895, 

310 pag. in 8", 24 figure nel testo, 5 tav. con vedute in fo- 

totipia, 4 tav. di sezioni e vedute prospettiche colorate geo- 

logicamente, ed una carta geol. alla scala di i : 500 000. 

Citiamo questa splendida pubblicazione del Cortese pei ric- 

chi elenchi di fossili inseriti nei capitoli che riguardano i terreni 

dal trias al quaternario. Alla determinazione dei fossili stessi attese, 

per gran parte, il dott. Di Stefano; talune liste vengono riportate 

da lavori precedenti del Segue nza, del De Stefani, del Cana- 

vari, del Greco, del Fucini, del De Bosni ask i. 

De Angelis d' Ossat (G.) — Il Rhinoceros (Coelodonta) etruscus 

Falc. , nella provincia romana. — Atti d. Accad. Gioe- 

nìa di Se. Nat. in Catania, voi. IX, 1895. 9 pag. 

Il fossile descritto dal dott. De Angelis fu raccolto presso 

Mentana (prov. di Roma) in un tufo vulcanico terroso, incoerente, 

che oltre ad avanzi di spongiari silicei {Spongillajìuviatilis Johnst., 

S. lacustris Johnst.) contiene in gran c-pia diatomee d'acqua dolce 

e salmastra, e che fa parte di un complesso di strati tufacei so- 

vrapposto alle argille ed alle sabbie del pliocene superiore. Trat- 

tasi di un ultimo premolare superiore sinistro di rinoceronte, che 

corrisponde assai bene tanto con quello del Rhin. etruscus del 

Museo di Bologna, illustrato dal Falconere dal Capellini, come 

con l'altro, pur di Rh. etruscus, raccolto a Collerosa dal profes- 

sor Tuccimei; onde si può ritenere, con quel grado di cer-

DI l'ALEOiNTOLOGIA 

tezza che può esser consentito dall' esame di un dente isolato, 

che rappresentila stessa specie. L'A, fa un cenno anche di altri a- 

vanzi di Rhinoceros precedentemente scoperti nella provincia ro- 

mana, e lascia trasparire il dubbio che tutti appartengano al Rh. 

etruscus. Con la scorta poi di B ra ndt, Schrenk, Nehring ecc., 

indica per questa specie la seguente sinonimia: Atelodus Merckìi 

Jag. := Rh. kìrchbergensis Jiig. = Rh. leptorhinus Cuv. = Rh. lii- 

nellensis Gerv. = Atelodii.^ leptorhinus Pom. = Rh. protìchorimis 

Duv. = Rh. hemithoecus Falc. = Rh. etruscus Falc. = Rh. mesotropus 

Aym. = Rli. velaunus Aym. — Rh. Ajnnardi Pom. = Rh. 

elatus Croiz. = Tichorhinus Merkii Brandt = Rh. priscus Falc. 

De Franchis (F.) — Descrizione comparativa dei Molluschi post- 

pliocenici del bacino di Galatina. (Continuazione.) — Boll, 

della Soc. Malac. Ital., voi. XIX, pag. 105-222, con 3 tav. 

Pisa, 1895. 

Alle 40 specie di lamellibranchi illustrate nella prima parte 

di questo lavoro (V.' Riv. it. di Pai.., fase. I, pag. 7) se ne aggiungono 

oggi altre 20, fra le quali vanno citate, come nuove per il 

postpliocene. Tapes iaetus Poli e Lucina Sismoìidai Desh. A par- 

ticolari osservazioni morfologiche e sinonimiche danno luogo le 

specie seguenti : 

Mya truncata L. - Si pongono tra loro in confronto le due 

forme typica ed Uddevallensis Sars, e si riferiscono alla prima 

tanto gli esemplari galatinesi quanto quelli di Palermo, che il 

Monterosato identificava con la seconda. 

Panopaea glycimeris Born. - Assorbe, contrariamente alla opinione 

del Pan tane Ili, la pliocenica P. Faujasi Mén. 

Tellina obliqua Sow. - Viene, dopo opportuni confronti, mantenuta 

distinta dalla T. balthica L. e dalla T. praetenuis Wood. 

La T. per/rigida De Gregorio le deve essere aggregata come sinonimo, 

e la T. calcarla Chemn. potrebbe rappresentarne semplicemente 

una varietà. 

Pholadomya alpina Math. - Sarebbe rappresentata da una nuova 

varietà, var. appula De Franchis, alla quale, probabilmente, si do- 

vrebbero riferire anche gli esemplari del tufo postpliocenico di 

Matera, descritti dal Di Stefano e dal Viola col nome di 

Ph. alpina. 

Seguono i gasteropodi con ventotto forme, due delle quali, 

Turrìtella Sandrii (:= T. duplicata Sandri, non L.) e T. Lycien.sis., 

S.


vengono indicate come nuove ('). Tra le più dift'usamente descritte 

notiamo : 

Fusus rostratus Olivi. - E rappresentato dalla forma tipica 

(= Fusus rostratus 01., var. carinata Monterosato) e dalla var. 

cinctus Bucquoy, Dollfus e Dautzenberg (=: F. cìnctiis Bell, e 

Michti.), che non è mai stata citata fino ad ora nel postpliocene. 

Nassa limata Chemn. - S' istituiscono minuti confronti fra 

questa e la A^. prismatica Brocchi del pliocene, e s' indicano, come 

caratteristiche della prima, le dimensioni minori, gli anfratti meno 

numerosi, le coste più fitte, più deboli, meno sinuose, le strie tra- 

sversali più ravvicinate e non tendenti a formare punte o speroni 

nel passar sulle coste, l'apertura più allungata, il labbro ,meno 

ripiegato ecc. Gli esemplari di A'', limata di Vallebiaja presentano 

caratteri intermedi. 

Murex Brocchii Monterosato. - Vien paragonato col M. craticulatus 

Br., dal quale evidentemente differisce per le dimensioni 

più piccole, l'angolo spirale più aperto, le costole più numerose, 

e per la sostituzione di tubercoli poco rilavati alle punte che nella 

specie pliocenica guarniscono le coste, nelT incontro con la carena 

media trasversale. 

Tiirritella communis Risso. - Vien distinta (benché se ne ri- 

conosca il polimorfismo) dalla 7". /rfcarz/zafd- Br., specialmente per 

la minor prominenza delle tre carene. 

T. incrassata Sow. - A questa specie vien riferita come varietà 

la T. bicincta Wood. La T. vermicularis Br. e la T. triplicata Br. 

rimangono, contrariamente all'opinione del Wood e del Nyst, 

separate dalla T. incrassata. 

Calyptraea chinensis L. - Oltre che dalla forma tipica è rap- 

presentata da una varietà nuova, var. pseiidobrocchia , 

caratterizzata 

da pieghe spirali simili a quelle che si osservano nella superficie 

esterna della Brocchia Interlandi Aradas. 

Xenophora trinacria Fischer. - E una specie estinta, che di- 

scende, come aveva già detto il Fischer, dalla pliocenica A', com- 

mutata Fisch., ed è rappresentata nel Mediterraneo attuale dalla 

A', mediterranea Tiberi. 

Natica flisca Blainv. (:= TV. sordida Phil.). - Dev'essere di- 

stinta da A^. pruxima e A'^. catcnoides Wood. Nel pliocene è rap- 

(1) la qualche puntn del suo lavoro (p. es. a pag. 175, linea 24) l'A. 

parla della T. Sandrii e della T. li/cicnsis come di specie. In altri punti 

(pag. 176, 1. 25, pag. 179, I. 28) pare che le consideri solo come varietà.

DI PALEONTOLOGIA 17: 

presentata dalla A^. helìcina Br. , con la quale non deve confondersi 

la A^. catena Da Costa. 

Gli scafopodi sono rappresentati da quattro specie, tra le quali 

figura il Dentalìum Philippii Monterosato, che ha per sinonimi il 

D. striatum (non Lmk.) Phil., e il D. delessertiamim (non Chenu) 

Monterosato. 

Nell'ultimo capitolo del suo lavoro il De Franchis studia 

la distribuzione dei molluschi fossili nei terreni di Galatina e cerca 

di precisare l'età di questi ultimi. Si avrebbe, secondo lui, la 

serie seguente : 

I." Tufi calcarei a Cj'prina ìslandica (attribuiti dal Di Stefano 

e dal Viola al pliocene superiore) col 15 7o à\ specie estinte, 

col 75 7o di specie a comune con M. Mario e Vallebiaja. = Post- 

pliocene inferiore. 

2.° Argille sabbiose o sabbie argillose con C. ìslandica ed altre 

specie artiche {Mya trnncata, Tellina obliqua), col 14,30 % di 

specie estinte e con 1' 80 7o di specie a comune con M. Pellegrino 

e Ficarazzi. = Postpliocene superiore. 

3.° Panchina, con fauna identica a quella che vive attualmente 

nel Mediterraneo. = Recente. 

La memoria è corredata da un quadro riassuntivo e compa- 

rativo, e da tre tavole, riuscitissime, in fototipia. S. 

Dervieux (E.) — Le marginuline e vaginuline terziarie dsl Piemonte. 

— Boll. d. Soc. Geol. Itai, voi. XIV, pag. 81-84. 

Sono cinque specie: Margìnulina glabra d' Orb. (Sciolze, 

Colli di Torino), M. hirsuia d' Orb. (Ibidem), M. costata Batsch 

sp. (Castelnuovo d'Asti); Vaginulìna legunien Linné sp. (Sciolze 

ecc., Castelnuovo d'Asti), V. badenensis d'Orb. (Sciolze, Marmo- 

rito). 

Dervieux (E.) — Sopra un' anomalia in un esemplare di Cri- 

stellaria. — Atti d. Accad. pont. de' Nuovi Lìncei., voi. XLVIII, 

p. 111-112. Con una figura. Roma 1895. 

Si tratta di un esemplare che ha « ben nitidi e chiari i ca- 

ratteri distintivi di due specie diverse, in modo da sembrare quasi 

due conchiglie perfettamente unite, delle quali 1' una potrebbe ap- 

partenere alla Cristellaria fragaria Giimbel, mentre 1' altra sa- 

rebbe la C cassis F. e M. ». L' A. aggiunge: « Siccome il proto-

no RIVISTA ITALIANA 

plasma della specie C. fvagarìa non può certamente mutarsi in 

quello della C. cassis, ne deriva la conseguenza, che in quest' e- 

semplare vi sono due individualità distinte, delle quali la seconda 

è succeduta. meccanicamente alla prima, quando questa si trovava 

nel declinare della sua forza vitale ». Per spiegare poi la presenza 

di queste due individualità distinte in un solo esemplare, 1' A. 

ricorre alla seguente ipotesi . «. Mentre la prima parte, che appar- 

tiene alla C. frag-aria, si trovava in quiete in mezzo alla sabbia, 

casualmente una cellula embrionale proveniente da una C. cassis 

vi sì depositò sopra il protoplasma uscente dall' apertura deli' ultima 

camera, ed essendo questa cellula di C. cassis rimasta aderente al 

protoplasma della C. fragaria, trovò condizioni favorevoli per il 

suo sviluppo e senza servirsi della vitalità della prima vi crebbe 

quasi fondando la sua conchiglietta sull'antica della C. fragaria ». 

L' esemplare proviene dall' eiveziano di Torino. F. 

Dervieux (E.) — I foraminiferi della zona ad Amphistegina, 

presso Pavone d'Alessandria. -- Ibidem, p. 113-115. 

In una marna sabbiosa giallastra pliocenica, di cui ha scritto il 

prof. Sacco in uno dei suoi lavori, 1' A. ha riscontrato numerosi 

esemplari di Amphistegina Lessoni d' Orb. , e otto altre specie di 

foraminiferi, fra cui la Textularia trochus à' Oxh. Pare all' A. «che 

la T. gramen d' Orb. debba essere sinonima della T. trocìnis o tutto 

al più una varietà della medesima ». F. 

Foresti (L.) — Enumerazione dei brachiopodi e dei molluschi 

pliocenici dei dintorni di Bologna, — Boll. d. Soe. Malac. 

hai., voi. XVIII, pag. 241-413. Modena 1895. 

L'A. continua la descrizione dei lamellibranchi pliocenici del 

Bolognese, fornendo copiose notizie intorno a 141 specie e 49 varietà, 

spettanti a 43 generi e 21 famiglie, fra le quali quelle dei Vene- 

ridae, dei Cardiidae, dei Nuciilidae ^ degli Arcidae e dei Pectini- 

dae, sono rappresentate dal maggior numero di specie. Delle 190 

forme descritte 24 sono nuove : Psammobia ferroensis (Chemn.) 

var. /d'erw, Meretrix pedemontana (Agassiz) var. sulcata, Cardium 

inaequicosta, C indetcrminatiim , C. {Laevicardiiim) cypriiim 

(Brocchi) var. gracilis, Nudila felsinea , Yoldia subtrigona, Tin- 

darla intermedia , T. fragilis , Arca {Barbatia) arenosa, A. (B.) 

Berta , A.(Anadara) diluvii Lam. var, rotundata, Limopsis clathrata

IjI I'ALKUNTOLOGIA 

Seg. var. bononiensis, Modiola Pantanellii , Aviciila {Meleagrina) 

intermedia^ A. (Af.) rugosa, Chlamys inaequicostata , C. clavata 

(Poli) var. incerta y C. {Palliolum) Fornasinii; Amussiiiiu felsineum^ 

Anomia ephippiitm L. var. Hoernesi, var. gibbosa, var. subpatelli- 

formis. 

Ci auguriamo che quanto prima vengano pubblicate dall'A. 

le figure che dovevano accompagnare le descrizioni di queste forme 

nuove, nonché delle altre che offrirono argomento alla prima parte 

del lavoro. F. 

Lotti (B.) — L' età geologica dell' arenaria di Firenze, a pro- 

posito d' una pubblicazione del prof. G. Trabucco su 

questo argomento. — Boll. d. Soc. geol. ital., voi. XIV, 

p. 98-100. Roma 1895. 

L'A., a proposito della nota del Trabucco « Nummulites 

ed Orbitolites dell'arenaria macigno del bacino eocenico di Fi- 

renze » conclude: che il Trabucco, né è statoli primo a riferire 

all'eocene l'arenaria dei dintorni di Firenze, né è stato il primo 

a ritrovarvi nummuliti; e quanto alla promiscuità di inocerami e 

di nummuliti, se può essere un'eresia paleontologica, non è dav- 

vero un' eresia di fatto. F. 

Marchesf.tti (C.) — L' Ursus ligusticus Iss. nelle Alpi Giulie. 

— Atti del Museo Civico di St. Nat. di Trieste, IX, 1895, 

pag. 265-271, con una tavola. 

Esplorando la Grotta deW acqua bianca., che vs'apre non lungi 

dal villaggio di Tribussa inferiore, il Marchesetti rinvenne nu- 

merosi scheletri d'orso, giacenti sopra il suolo dell'antro, nella 

stessa positura in cui dovette sorprenderli la morte. Disgraziata- 

mente le ossa eran coperte di una durissima crosta stalagnjitica e 

così tenacemente aderivano alla roccia, che un cranio solo si potè 

estrarre completo. Questo cranio, che dovette appartenere a un 

individuo assai vecchio, differisce da quelli dell' Ursus spelaeus per 

le dimensioni minori, per la forma generale più stretta e allungata, 

per le creste lambdoidee e sagittale meno pronunciate, pel forame 

nasale ovale anziché piriforme, per la curva marcatissima del ver- 

tice del teschio, per la cassa cranica meno strozzata nella parte 

posteriore e ristretta invece nell'anteriore, tee. L'angolo tra l'osso 

frontale ed il nasale è di 151", mentre nell'f/. spelaeus è di 133",


nelI'Z/. arctos di 172-175". Mancano, a diflerenza di quel che si 

verifica ncW U. arctos, i denti lacunari tra il canino e il premolare. 

Concordano invece tutti i caratteri con quello dell'orso che abi- 

tava nel quaternario le grotte della Liguria, e che dall' Issel fu 

descritto col nome di Ursus ligusticus. S. 

Meli (R.) — Notizie sopra alcuni fossili ritrovati recentemente 

nella provincia di Roma. — Boll. d. Soc. Geol. Ital., voi. 

XIV, pag. 91-94. 

Si tratta di resti spettanti quasi tutti a mammiferi (cervi, ele- 

fanti) quaternari. — i. Un frammento basilare di un grosso corno 

destro di Cervus {Strongyloceras) elaphus L. fu estratto dalle de- 

iezioni incoerenti del gruppo vulcanico Vulsinio, presso Torre-AI- 

fina (Acquapendente). — 2. L' A. ha rinvenuto ad O. del cimitero 

di Canino (Viterbo) numerose impronte di felci e di vegetali er- 

bacei in un tufo omogeneo, grigio-giliastro. — 3. Furono estratti 

dalle marne quaternarie della valle del Liri, a Colle Viccio, presso 

Ceprano, alcuni premolari e molari inferiori, spettanti ad un giovane 

Cervus. — 4. Nella valle del Sacco, parimente presso Ce- 

prano, sono stati rinvenuti nello scorso anno resti fossili di ele- 

fante {E. antiquus Falc). — 5. Anni indietro fu estratto un bel 

molare di cervo dalle pozzolane, a circa 5 km. a N. di Campomorto 

(Velletri). — 6. L' A. ha acquistato per il Gabinetto del r. 

Istituto Tecnico di Roma le due branche mandibolari di E. anti- 

quus rinvenute nelle ghiaie d'alluvione della valle dell' Aniene. 

Meli (R.) — Sopra alcune rare specie di molluschi fossili e- 

stratti dal giacimento classico del Monte Mario presso 

Roma. — Ibidem, pag. 94-96. 

Avendo eseguito, a proprie spese, altre esplorazioni nella lo- 

calità ben nota della Farnesina. 1' A. ha potuto trovare parecchie 

specie non segnate in alcun catalogo relativo al M. Mario, oppure 

dubbiose o rarissime in quel giacimento. Tali sono: Venus umbonaria 

Agass., V. Casina L. , Dentalium Delesserti Chenu, Umbrel- 

la mediterranea Lam. , Siliquaria anguina (L.), Alvania \etlandica 

(Montg.) , Triton affine Desh. , Morio (Cassidaria) tyrrhenus 

(Chemn.), Drillia sigmoidea (Bronn), Cypraea physis. Brocchi, 

Trivia pulex Gray, Typhis teirapterus (Bronn). Dalle marne sab- 

biose grigie della Farnesina, 1' A. estrasse pure parecchi dischetti 

dì Oplìiura. F. 

F.

DI PAI.F.ONTOLOGIA IT'J 

Neviani (A.) — Briozoi neozoici di alcune località d'Italia. 

Parte prima. — " Boll. d. Soc. Rom. per gli studi zoologici, 

voi. IV, pag. 109-123. 

In questa prima parte vengono catalogati alcuni briozoi fossili 

dell' Italia meridionale, col seguente ordine: — Cap. I. Forma- 

zioni plioceniche e postplioceniche delle Puglie, con 23 specie. 

Pubblico per la prima volta il n. g. Hippoporina che sostituisco 

a Lepralia nel senso inteso da Hincks, e ciò p&rchè Lepralia di 

questo scienziato non corrisponde per nulla allo stesso genere di 

altri autori. Istituisco pure il genere Cycloporella ove includo le 

specie dì Cellepora del tipo C: globidaris Bron.; questo n. g. varia 

da Osthiìnosia di Jullien per avere l'orificio integro invece che 

inciso. --- Gap. II. Briozoi postpliocenici di Calabria posseduti dal 

museo geologico di Napoli, con 26 specie ; fra esse interessano 

alcuni esemplari che ho ascritto a Melicerita Jìstulosa L. sp. , ma 

che forse si dovrebbero considerare come nuova specie. — Cap. III. 

Briozoi postpliocenici di Santa Maria di Catanzaro, con 21 specie; 

richiamano Y attenzione dello studioso la Membranipora minax 

Bk.., e la Scîiôporella sulcata Nev. — Cap. IV. Briozoi postplio- 

cenici di Caraffa (Catanzaro), con 18 specie rappresentate tutte da 

forme comuni. A. Neviani. 

Peola (P.) — Flora fossile braidese. — Bra, 1895. In 8°, 135 

pag. con 4 figure. 

Durante i lavori eseguiti nel 1864-65 per la costruzione della 

ferrovia Bra-Alessandria, i fratelli Crave ri radunarono una raccolta 

di finiti delle quali il signor Federico Craveri com- 

pose un catalogo nel 1870. Il prof. F. Sacco in vari suoi la- 

vori (La valle della Stura di Cuneo dal ponte dell' Olla a Bra e 

Cherasco ; Il piano messìnìano in Piemonte; Catalogo paleontolo- 

gico) pubblicò l'elenco di tali filliti; ma per varie ragioni le de- 

terminazioni del Craveri, come esso stesso nota nel suo catalo- 

go manoscritto, essendo riuscite imperfette, la sistemazione di detta 

raccolta era provvisoria, per cui nella presente pubblicazione il 

prof. Peola intende rivederla, descriverla ed illustrarla. 

Sono 183 specie divise in 83 generi. La maggior parte di esse 

proviene dalle marne giallastre (piano astiano), alcune, special- 

mente conifere, dalla marna azzurra (piano piacenziano), e poche 

altre dalle regioni selenitose di S. Vittoria (piano messiniano). 

Le impronte non sono generalmente troppo ben conservate, le

18U RIVISTA ITALIANA 

sottili nervature sono invisibili, rendendo in tal modo più difficile, 

ed in vari casi dubbia la determinazione, che, trattandosi di fiUiti, 

per troppe ragioni è sempre aspra e pericolosa. 

Da uno specchio comparativo di questa colle altre flore fos- 

sili, che r A. molto opportunamente ha fatto seguire alla descri- 

zione sistematica delle specie, si rileva una grande somiglianza 

colla flora di Sinigallia in modo spec ale, ed in generale colle flore 

del miocene superiore: il 94 7o delle specie braidesi è comune colle 

flore mioceniche superiori, il 63 7o con quella di Sinigallia. Ma le 

formaz oni da cui proviene in massima parte questa raccolta (piano 

astiano) sono certamente del pliocene superiore, per cui, nonostante 

che solo il 29 "^ 

ó delle specie di essa sia comune colle flore plio- 

ceniche, la flora braidese è da ritenersi pliocenica, e come tale 

concorda specialmente con quella di Mongardino nel Bolognese, e con 

quella del Val d'Arno superiore. Il 40^0 clelle specie di Mongar- 

dino ed il 36 7o 

di quelle del Val d' Arno superiore è comune alla 

flora braidese, che coincide con queste flore anche nella fisonomia, 

essendo le famiglie prevalenti: le cupulifere (37 sp,), le lauracee 

(21 sp.), le urticinee (i i sp.), le iuglandee (9 sp.), le salicinee (8 sp.), 

e le conifere (7 sp.). Adunque quella specie di anacronismo, 

che del resto è già stato notato in altre flore, come quella di Mon- 

gardino e Val d'Arno superiore, sarebbe causato dal golfo padano, 

che apportando un clima piuttosto caldo, avrebbe acconsentito agli 

ultimi avanzi delle antiche flore di svilupparsi in luoghi che per la 

latitudine non erano ormai più adatti per essi. In un appendice I' A. 

descrive 8 specie di Castello di Volta presso la Morra appartenenti 

alla stessa collezione Cr averi, ma che per la formazione da cui 

furono estratte, niente hanno a che fare colle precedenti. 

L. Gabelli. 

Sacco (F.). — I Pvlolluschi dei terreni terziarii del Piemonte e 

della Liguria. Parte XVII — Torino, Clausen, 1895, 84 p. 

in 4" e 3 tavole. 

Questa parte del grandioso lavoro del prof. Sacco è dedicata 

alle quattro famiglie Cerìthììdae. Triforidae, Cerithiopsìdae e Dia- 

stomidae. Assai largamente è rappresentata la prima nel terziario 

piemontese, contandosi fra i soli Cerithiiim s. str, , non meno di 

26 specie (') con 83 varietà. E a queste son da aggiungere le 

(M Fra queste son nuove; Cer. crlxtatohirtum, taiirosimplex, laevisu- 

bidoides, crenatocovonatmn,procrenatiun, taurocoronatum, tauroacrenatum.


forme pur numerose di Cerithiuni che VA. ripartisce fra i sotto- 

generi seguenti: --- Conoccrìthìiim Sacc. « Forme generalmente 

piccole, coniche, con ampia base, Grassamente costate, spesso vari- 

cose, a larga apertura, labbro esterno semplice, ecc. ». Rappresen- 

tato dal C. taiiroconicum n. sp. (tipo del nuovo sottogenere) con 

5 var. — Ptychocerithhim Sacc. « Forme affini ai Cerithiuiu, ma 

ccn più o meno spiccate coste longitudinali ». Tipo P. granulinum 

(Bon.). 8 sp. con 23 var. Nuove le specie P. taurobronnioi- 

des, twritoplìcatum , plicatovaricosum. — Pìthoccrithìum Sacc. 

« Forme generalmente piccole, dolioliformi , a canale breve con 

cingoli più o meno granulosi ». Tipo P. doliolwn (Br.). io sp. 

con 27 var. Nuovi il P. dertocostatum ed il P. ìaurovatula. — 

Tiaracerithium Sacc. « Forme generalmente piccole, turrito-acute, 

a spiccato cingolo suturale più o meno granuloso ». Rappr. dal 

T. pseudotìarella d'Orb. , tipo del nuovo sottogenere, con 5 var. 

— Vertagiis Klein. 3 specie (fa cui V. olìgasper n. sp.) e 3 var. 

— Semivertagiis Cossm. i sp. con 3 var. — Canpanile Bayle, i sp. 

(C oligocenicum n. sp.). 

Sempre nella famiglia dei Cerithìidae troviamo inoltr ; il g. 

Bìttium con 4 specie (fra le eguali B. laeviclcgans nuova) e 17 va- 

rietà, ed il g. Potamìdes così suddiviso: Sotrog. Potamides s. str., 

con 3 sp. e 7 var. — Ptychopotamides Sacc. « Potamides longo- 

turriti, non varicosi, a labbro poco espanso, con ornamentazioni di 

tre cingoli granulosi', ecc., cioè con caratteri che li avvicinano 

molto nel complesso ai tipici Potamides.^ mentre che per forte 

piega columellare, disposizione dell'apertura, ecc., meglio àvvici- 

nansi ai Tjnnpanotomus. » Rappr. dal P. tricinctiis Br. (tipo del 

sottogenere) con tre varietà. — Tympanotomiis Klein., ccn 6 spe- 

cie (fra le quali T. pedemontanus, T. trochlearispìna e T. conjuncto- 

turris nuove) e 20 var, — Terebralìa Swainson con 6 sp. (fra 

cui le tre nuove T. dertonensis, T. colligens, T. monregalensis) e 

15 var. — Pyraûs Montf. , con 2 sp. e i var. — Telescopium 

Montf. , con i. sp. e 7 var. — Granulolabium Cossm. con 2 sp, e 

— Tiarapirenella Sacc. e Comprende specie affini alle Pìrenella, 

ma turrito-acute, un po' mitreformi, con elevato cingolo suturale 

3 var, — Pìrenella Gray, con la n, sp, P. bidisjuncta e 3 sue var. 

granuloso, con bocca pirilorme, ricordando nella forma comples- 

siva i Tiaracerithium ». Tipo T. bicincta (Br.). 2 sp. e 8 var. 

La famiglia Triforidae, con 1' unico genere Triforis, è rap- 

presentata da tre specie e due var. di Triforis s, str., da 5 sp, e 

9 var. di Monophonis Grillo. Sono illustrati come nuovi T, tau-

182 RIVISTA ITALIANA , 

rotiirrita e T. taurorara fra le Tvìforìs s. str. , e fra i Monopho- 

rus, il M. cristulatiis. 

Inscritti nella famiglia dei Cerithiopsidae troviamo i due ge- 

neri Cerithìopsis Forb. et Hanley, e Cerithìella Verril. Al primo, 

considerato s. str., son riferite tre specie: C tubercularis Moni., 

con 6 var. , C. taurorecta n. sp., C. concatenata (Cont.); mentre 

di un' altra specie (C. bilineata Horn.) si fa il tipo di un nuovo 

soltogenere « Diôniopsis «, destinato a comprendere le forme che 

hanno due soli cingoli suturali per ogni anfratto. — Al secondo 

poi vengono ascritte, come Cerithìella s. str., C. oligoappenninìca 

n, sp. , C. Geneì (Bell, et Mich.) con 4 var., C. manzoniana (Cocc.) 

con I var., C. paucicincta n. sp. , C. dertobicarinata n. sp. , C. 

exasperata Dod., C. postdensicosta n. sp. con 2 var., C. suprabi- 

cincia n. sp. con r var., C. incertula n. sp. ; mentre il sottogenere 

Sella Adams, figura rappresentato da 3 sp. (con 5 var.) fra le quali 

è nuova la S. dertolineata. 

La fam. Diastomidae finalmente è rappresentata dai due generi 

Diastoma Desh., con due specie, e Sandbergeria Bosquet con una. 

Per la collocazione di quest" ultimo genere l' A. fa qualche riserve, 

poiché se per molti caratteri le Sandbergeria si accostano ai ce- 

rizidi, ricordano pure le Moerchiella, le Zebinella, le Rissoìna ecc. 

SiMONELLi (V.) — Sopra un nuovo pteropode del miocene di 

Malta. — Boll. Soc. Geol. It., vol. XIV, 1895, pag. 19-24, 

con 3 figure intercalate. 

Nel calcare a globigerine dell'isola di Malta il prof. Cooke 

raccolse 1' elegantissimo pteropode che l'A. descrive col nome di 

Cavolinia Cookei., dando per la nuova specie la seguente diagnosi; 

« Testa utrinque inflata, ad latera impervia, inferne transver- 

sim plicis obsoletis, superne costis prominentibus bifidis radiatim 

instructa ; marginibus lateralibus carinatis, mucrone crasso, acuto, 

recurvo, apicem rhynchonellarum imitante, ore angusto, labro ven- 

trali subrecto, reflexo, labro dorsali producto, arcuato ». La Cav. 

Cookei si stacca nettamente dalle 8 specie che vivono nei mari 

dell'attualità; rassomiglia un po' di piiì alla Cav. [Gamopleura] 

taurinensis Sismd. sp. del miocene medio piemontese, ed alla plio- 

cenica Cav. visum Seg. sp. 

S. 

S.

DI PALEU.MOLOGIA 183 

ToMMAsi (A.) — Contributo alla fauna del calcare bianco del 

Latemar e della Marmolada. — Atti d. i. r. Acc. d. Agiati, 

serie 3'"*, voi. I, fase. 3. Rovereto 1895. 7 pag. con una tavola. 

Giovandosi dei recenti lavori di Kittl e di Salomon sulla 

Marmolada, 1' A. ha determinalo il materiale paleontologico relativo 

al trias del Latemar e della Marmolada, esistente nel museo 

geologico dell' Università di Pavia. Egli ha incontrato alcune forme 

nuove, di cui ora dà la descrizione e le figure: Hungarites Di- 

Stefanoi, Longobardites avisianus, Ceratites n. f. indQì., Macrodon 

Latemari, Halobia n. f. indet. , Pseiidomonotis (?) tridentina. 

Trabucco (G.) — Sulla vera posizione dei terreni eocenici del 

Chianti. — Boll. d. Soc. geol. ital. , voi. XIV, p. 24-36. 

Roma 1895. Con 6 figure nel testo. 

Secondo l'A. , i fatti non corrispondono alle ipotesi stratigra- 

fiche e alle conclusioni del Lotti (Relaz. sul rilevamento eseguito 

in Toscana nel 1893), poiché esclusa la presenza del ênoniano e 

della zona calcareo-argillosa-nummulitica superiore, la stratigrafia 

dell'eocene dei monti del Chianti sarebbe la seguente. Eocene inf. 

(suessoniano): arenaria macigno con stipiti e lenti argillose a Num- 

mulites e Orbitolites ; scisti argillosi (galestri) policromi, con ara- 

gonite, noduli diasprigni a Cenosphaera e brecciola nummulitica a 

Orbitolites nitmmiilitica (^), Nummiilites sp. , Orbitolites sp. , Al- 

veolina subdepressa n. sp. Eocene medio (parisiano): calcare scre- 

ziato nummulitico (granitello) con .scisto argilloso quarzifero e 

selce cornea a Lith. nummuliticum., 0. nummulitica., 0. stella., O. 

stellata., O. radians, Numm. irregularis, N. anomala, N. curvispira, 

Nummulites sp. , Assilina sp. , Alveolina cf. melo, Alv. sp. , Floscu- 

lina sp. , Rotalia sp. , Globigerina eocaena, Plecanium sp. , Cidarìs 

sp. , etc.; calcare bigio-oscuro con frammenti di Lithothamnium, 

Orbitoides, Nummulites, Alveolina, Globigerina, etc ; calcari mar- 

nosi rossastri, verdognoli e bianchi a Nummulites sp, e Globig. 

bulloides. — Delle sei figure intercalate, tre rappresentano frammenti 

di Nummulites, una di Assilina, una di Orbitolites, e una V Alveo- 

lina subdepressa, nuova specie che differirebbe daU\4. depressa 

Mngh. per minori dimensioni e minor numero di giri. F. 

(V) Forse Orbitoides numniìilitica Gùmbel? {f.) 

F.


Trabucco (G.) — Sull'età geologica del macigno di Firenze. — 

Boll. d. Soc. geol. ital., voi. XIV, p. 100-104. Roma 1895. 

L' A. risponde alla comunicazione sopra indicata del Lotti, 

sostenendo essere provato che, secondo 1' opinione scientifica gene- 

ralmente ammessa prima della pubblicazione della sua nota, il 

macigno era ritenuto decisamente cretaceo; che lo stesso Lotti, 

accennando la presenza delle nummuliti nel macigno, ne metteva 

in dubbio la determinazione generica; e potersi infine escludere 

nel modo più certo che si trovino Nummulites negli strati con 

Inoceramus o sotto questi. F. 

Trabucco (G.) — Sulle nummuliti dell' arenaria macigno del 

bacino eocenico di Firenze. — Boll. d. Soc. Geol. Ital. , 

voi. XIV, pag. 108-110. 

Una prima nummulite isohibile nell' arenaria macigno fu rin- 

venuta a Sant'Andrea Sveglia lungo la valle del Mugnone, e più 

tardi una trentina di esemplari furono estratti dai detriti delle 

cave di Villa di Masseto, e centinaia di esemplari dai detriti delle 

cave di Poggio Giro, la maggior parte abbastanza ben conservati, 

parecchi perfettissimi. Il macigno di Sant' Andrea è la continua- 

zione della tipica massa di Fiesole-Monte Rinaldi. Successivamente 

r A. ha potuto raccogliere nummuliti nel macigno di altre loca- 

lità. Il materiale raccolto si sta ora studiando. Le importanti sco- 

perte fatte, mentre confermano 1' eocenicità del macigno, sono 

destinate, secondo l'A., a risolvere definitivamente una importante 

e molto discussa questione stratigrafica della regione. F. 

TucciMEi (G.) — Sulla questione del Pithecanthropus erectus. 

— Atti delVAccad. pontifìcia dei Nuovi Lincei., Anno XLVIII, 

1895, pag. 83-84. 

L'A. riferisce intorno alla fase attuale del vivace dibattito 

provocato dalla pubblicazione del Dubois sul Pithecanlrophits 

erectus., insistendo principalmente sulle gravi difficoltà che si ele- 

varono contro le conclusioni di quella memoria. Non è provato che 

il cranio, il femore e il molare spettino ad uno stesso individuo: 

il cranio è probabilmente quello di un uomo microcefalo: il femore 

serba le tracce di condizioni morbose. E infine « quando 

anche si dovesse tutto ammettere di un essere a forme intermedie

in PALKUNTOI>nGIA 185 

tra r uomo e le antropomorfe, non se ne potrebbe dedurre il legame 

genetico. Non sarebbe che un intermedio di più, come tante 

forme si rinvengono fra le specie viventi, e tra le fossili, la cui 

scoperta è un merito incontrastato dei seguaci della teoria della 

evoluzione, senza che perciò la stessa teoria faccia alcun passo 

verso la sua conferma. Perchè occorierebbe sempre dimostrare la 

reale discendenza delle une dalle altre ». S, 

II. 

PUBBLICAZIONI ESTERE n 


Aldrich (T. H.) — New or little known Tertiary MoUusca 

from Alabama and Texas. — Bull, of Amer. Paleont., 

vol. I, n, 2, pag. 53-82, t. II-VI. Ithaca 1895. 

I fossili qui illustrati entrarono nel possesso dell' A. dal 1887 

al 1889, e le tavole e la maggior parte delle descrizioni erano 

pronte nel 1890. Ma, essendo stata ritardata la pubblicazione, pa- 

recchie specie furono intanto descritte da altri. Vengono ora illu- 

strate dall' A. 43 

specie nuove e 18 forme poco conosciute (o va- 

rietà di esse), gran parte delle quali provengono dall' eocene del- 

l'Alabama. F. 

Amalitskv (W.) — A comparison of Permian Freshwater Lamellibranchiata 

from Russia with those from the Karoo 

System of South Africa. — Qiiart. Journ. of the Geol. Sac, 

vol. LI, pag. 337, tav. XII e XIII. 

L'A. fu in grado di riscontrare nella formazione di Karoo, 

neir Africa meridionale, la presenza dei seguenti antracosidi del 

permiano di Russia: 

Palaeomutela trìgonalis Amai. — Miniere di diamanti di Kimberley ; 

» semilunata Amai. — Graaf Reinet; 

» Murchisoni Amai. var. — Bedford; 

» plana Amai. — Graaf Reinet. 

Rii-ista IfaUrciic di Puleo)itolo[/ùt. — Ottoljrc 1895. 2


Oltre a ciò vengono riconosciute come strettamente affini alle 

Palaeomiitelae russe parecchie specie africane. Il nuovo genere Pa- 

laeanodonta (tipo la P. castor Eichw.) viene istituito per le con- 

chiglie anodontiformi, che prima dall' A. erano state riguardate 

come spettanti al gen. Najadìtes Dawson. Anche di quel nuovo 

genere, la P. subcastor Amai, è comune al permiano russo e alla 

formazione di Karoo, mentre di quest' ultima è descritta come 

nuova la P. okensis. La deduzione dell' A., che una parte della 

formazione di Karoo rappresenti il permiano, è accettata da See lev, 

Bla n ford, Rupert Jones e Harris, nella discussione rela- 

tiva, e con più precisi particolari sui caratteri speciali della for- 

mazione di Karoo, mentre Bla n ford fa osservare che gli strati 

carboniferi di Gondwana in India e quelli di Newcastle in Austra- 

lia sono tanto diversi dal carbonifero europeo, che è da escludersi 

qualunque connessione fra gli emisferi nord e sud durante il per- 

nio-carbonifero. Si dovrebbe perciò porre la questione se i generi 

descritti da Amalitsky non siano marini piuttostochè fluviatili. 

(A questo punto, tanto da Amalitsky quando da Bla n ford, si 

avrebbe dovuto far cenno delle osservazioni di S. v. Wòh rma nn, 

il quale C) considera come affatto marino il gen. Palaeomutela 

Amai. , lo mette in rapporti con Palaeoneilo^ e istituisce per esso, 

fra gli arcidi, la nuova sottofamiglia dei ctenodonti.) 

P. Oppenheim. 

Andrussovv (N.) — Kurze Bemerkungen iiber einige Neogenab 

lagerungen Rumàniens. - 

lagerungen Rumàniens. — Verh. d. k. k. geol. Rekhs- 

ansi.^ i8l'5, P^g- 

189 e seg. 

Mi pare che il risultato delle ricerche del noto geologo russo 

sia negativo. L' A. dichiara (pag. 195) come egli, in seguito a una 

analisi profonda della bibliografia relativa, si sia persuaso non es- 

sere avvenuta in Austria-Ungheria alcuna interruzione di deposito 

fra il sarmatiano e gli strati a congerie, e quindi neanche un'ero- 

sione del primo avanti il depositarsi dei secondi. Pertanto, egli 

non potrebbe più conservare psr intero la sua precedente opinione, 

collegantesi con un' idea di Suess (Antlitz der Erde, I, p. 422), re- 

lativa ad un' epoca di erosione corrispondente ad uno degli strati 

russi meotici o prepontici, il calcare di Kertsch, tee. (Era certa- 

{}) Ueber die systeniatische Abstammung der Najaden. lahrb. d. h. k. 

geol. Reichsanst., voi. XLIII. (1893), pag. 1 e seg.

DI PALP:0NT0L0GIA* IR' 

mente da aspettarsi il ritiro categorico di questa ipotesi senza dub- 

bio non corrispondente ai fatti). L' A. viene ora costretto, dai suoi 

nuovi studi in Rumenia, ad una spiegazione più semplice e piiì in 

relazione con tutti i fatti. Gli strati a congerie del Bacino di Vienna 

(Brunn. ^ ecc.) non appartengono al pontico, come si è creduto fin 

qui, ma bensì al meotico, a quel piano cioè, in cui, almeno nel 

sud della Russia, è rimasto maggior numero di molluschi sarma- 

liei marini, mentre 1' acqua del mare corrispondente non era an- 

cora tanto modificata. Nel Bacino di Vienna, al contrario della 

Russia meridionale, il modificarsi dell' acqua marina avvenne quasi 

ad un tratto e il mutamento di facies, tra il sarmatico e il meotico 

vi è immediato. Il deposito fluviatile di Belvedere e probabilmente 

anche gli strati di Moosbrunn, che Neumayr a suo tempo ha 

risguardati come levantinici, sono ora, secondo la distinzione ideata 

dall' A. , considerati come affatto pontici, e con ciò la intera serie 

di strati del Bacino di Vienna è resa notevolmente più antica. 

Agli strati a congerie di esso Bacino (Brunn. , ecc.) corrispondono 

in Rumenia i più profondi calcari con Dosinìa exolcta, Scrobicu- 

laria tellinoides, Ervìlia minuta, Cerithium disjunclum, che ripo- 

sano sui calcari sarmatici, e sono sviluppali a Titritza e in diversi 

altri punti; inoltre, sabbie con Unio, Neritina, Hydrobia, e in- 

fine, strati sabbioso-argillosi con Congerìa novo-rossica. Quali rap- 

presentanti dei veri e pontici strati a congerie seguono le argille a 

Valenciennesia, con V. anmilata Reuss, e Dreissensia rostriformìs 

Desh., le corrispondenti sabbie con una ricca e singolare fauna a 

Limnocardìa, e inoltre gli strati di Vilianesci e sabbie con Dreis- 

sensia Stefanescui Font., Cardiiim Heberti Cob., C. Cobalesinì, 

Font., Vivipara cf. Sadleri Partsch, qcc. Gli strati a Psilodon di 

Rumenia al contrario corrispondono già agli strati a Paludina in- 

feriori di Slavonia, ai quali essi fanno passaggio; sono quindi, in- 

sieme agli strati a Paludina con Unio stricturata ed U. equatoi- 

des che loro soprastanno, da collocarsi nel levantinico. Gli strati 

a Paludina dei due paesi non si corrispondono, poiché i più pro- 

fondi orizzonti di essi in Rumenia [sono equivalenti degli strati a 

Paludina medi in Slavonia. Risulta dalle stesse osservazioni dell'A., 

interessanti e ricche di dati positivi, come il medesimo si sia procu- 

rato veramente Tinutile fatica di trovare nomi nuovi, i quali per la 

natura delle cose non erano r,ffatto necessari. Non è molto giusto 

r istituire un nuovo piano per formazioni i cui equivalenti cronologici 

corrispondono interamente al piano successivo, come si può 

presumere senz'altro per gli strati a congerie di Brunn ecc. nel


Bacino di Vienna e per gli strati a Congerìa rhomboidea di Un- 

gheria e di Rumenia. Se questi sono pontici, perchè dovrebbero i 

primi, che negli ultimi cinquant'anni ci siamo abituati a riguar- 

dare, sopratutto pei lavori di Fuchs e di Neumayr. come il 

tipo degli strati a congerie pontici, ad un tratto essere denominati 

prepontici ? Fintantoché Andrussow potè credere che un pe- 

riodo di profonda erosione separasse il calcare di Kertsch e suoi 

equivalenti dai veri strati a congerie pontici, egli aveva ragione di 

istituire un piano prepontico, ora meotico; nel momento in cui 

egli si vede costretto a rinunciare alla sua premessa, « un pontico 

inferiore e superiore « raggiunge lo scopo e corrisponde meglio ai 

fatti, poiché non separa ad arte un complesso che è intimamente 

compatto nei suoi elementi, e con nuova zavorra, di cui possediamo 

a sufficienza, non riesce a soddisfare scientificamente. 

P. Oppenheim. 

BiTTNER (A.) — Neue Fossilfunde bei Dolnja Tuzla in Bos- 

nien. — Verh. d. k. k. geol. ReicJisanst., iSqt, pag. 197. 

Da questa ricca località fossilifera di Bosnia, della quale già 

prima furono annunciati fossili dello Schlier da Fuchs e Bittner, 

calcare nummulitico e Flysch terziario da Paul, e Flysch più 

antico, probabilmente sottocretaceo, da Tell.er, pervenne all'i, r. 

Istituto Geologico una interessantissima nuova serie. Tra questi 

fossili, studiati da Bittner, vanno citate tre specie dello Schlier: 

Pecten cf. denudatus Reuss, Lucina cf. globulosa Desh. , Solenomya 

Doderleini Hoernes. Ma più importante di questo tipico presen- 

tarsi dello Schlier è l'esistenza dell'oligocene tipico, per la prima 

volta osservata in Bosnia, sviluppato sotto forma di schisti mar- 

nosi, teneri, micacei, con frammenti vegetali, con Ostrea, Neaera, 

Pleurotoma e apici di Cerìthium cf. margarìtaceum Brocchi. Verosi- 

milmente proviene dagli schisti medesimi un esemplare di grande e 

spessa Natica cf. angustata Grat. , una di quelle specie che nel 

terziario d'Europa sogliono caratterizzare il paleocene, e particolarmente 

l'oligocene. È deplorevole che forse il cattivo stato di conser- 

vazione di


Blanchvrd (É.) — Remarques au sujet du discours de Lord 

Salisbury « sur les limites actuelles de notre Science » 

-- Comptes Rendiis de r Ac. des Se, voL CXXI, 1895, 

n. 14, pag. 455-457- 

Il prodigioso enigma dell'apparizione della vita sulla terra è 

fatalmente destinato, secondo 1' A. , a rimanere insoluto. Ma non 

basta. La scienza non è ancora riuscita a stabilire con certezza 

se i tipi organici sian fìssi o mutevoli. Gli ingenui seguaci di 

Darwin, reclutati fra « gens qui ne songent guère la plupart 

à s'appliquer à des etudes longucs et pénibles «, ricordano un 

po' gli alchimisti, che credevano nella possibilità di cambiare 

in oro i metalli nobili. Cosa ha fatto Darwin in fondo? « A 

considérer la foi naVve de beaucoup de lecteurs sur T Origine 

des espéces, surtout il y quelques années, un homme arrivant 

d'un long voyage se serait persuade que M. Darwin avait 

ouvert une fenétre d' où 1' on volt clairement les formes vé- 

gétales et animales toujours se diversifiant et toujours se per- 

fectionnant depuis la première apparitioa de la vie jusqu' à 

l'epoque actuelle », Ma la dimostrazione scientifica di una certa 

trasformazione in qualche rappresentante di un gruppo del regno 

animale si aspetta ancora. « Montrez-moi une foi 1' exemple de 

la trasformation d'une espéce » va da parecchi anni gridando il 

Blanchard a tutti gli amici delle scienze naturali; se qualcuno 

ci riesce « je me tiens à sa disposition pour presenter le resultai 

a r Academic des Sciences, pour proclamer, pour affirmer le triomphe 

de l'auteur ». Ma finora non è venuto nessuno a profittare 

della buona volontà dell' A. E intanto.... egli non ha mai visto 

che mutino di tinta le ali delle farfalle quando si assoggettano i 

bruchi all'azione di luce diversamente colorata ('). S. 

BouLE (M.) — Note sur les fossiles rapportés de Madagascar 

par M, Gautier. — Bulletin du Museum d'Hist. Nat., Année 

1895, n. 5, pag. 181-187. 

Se per la parte settentrionale del Madagascar i fossili raccolti 

dal Gautier non fanno che confermare i risultati delle ricerche 

{}) Si rivelano anche (|ui gli iuconvonientl prodotti da quella « niclitating 

membrane » che Holmes dice esser comune « to reptiles, to some 

birds, and theological students » e per mezzo della quale « they shout out, 

not alio tbe light, but all the light they do not want ». 

.

!


l' A. viene alla descrizione di quelli di Wedmore, che sono rap- 

presentati da 26 specie, 8 delle quali sarebbero identiche a viventi. 

Queste sono: Reophax diffliigìfonnis Brady, Haplophragmìum 

agghitìnans (d'Orb.), H. canavicnse (d' Orb.), H. emaciatum Brady, 

Ammodiscus ìncertus (d'Orb), Biilimina pj-rula d'Orb., Nodosa- 

ria radicula (L), Marginulina glabra (?) d'Orb. Le specie, che si 

trovano in altri terreni secondari o anche nel permo-carbonifero, 

sono 9: Hapl. neocomianum Chapman, Amm. anceps (Brady), 

A. mìlioloides (.1. P. e K.) ^1. pusìlliis (Geinitz), A. Robertsoni 

(Brady), A. jiirassicus Hiiusler, Stacheia congesta Brady, St. am- 

plexa (Vine). Le altre 9 specie sono nuove; Hapl. rhaeticum, 

Amm. auricula., A. fusiformis, Nodosinella ipedmortensis., Stacheia 

intermedia., St. triradiata, St. dispansa, St. cuspidata, Truncatulìna 

stelligera. 1 caratteri del genere Nodosinella Brady, emendato 

dall' A., risultano i seguenti: conchiglia libera, diritta o curva, spi- 

rale mai; formata o da un tubo con strozzature a intervalli, o da 

una sola serie di segmenti variamente congiunti; guscio arenaceo, 

spesso liscio esternamente, imperforato, ma talvolta con orifizi 

pustuliformi in vari punti della superficie; pareti spesse con strut- 

tura labirintica; apertura variabile, semplice o composta. I carat- 

teri poi del genere Stacheia Brady, parimente emendato dall' A., 

sono questi: conchiglia aderente o libera, composta di numerosi 

segmenti suddivisi nel loro interno, o di una massa acervulina di 

camerette, talvolta disposte a strati, talvolta confuse, oppure di un 

guscio spesso con struttura acervulina o labirintica e coli" interno 

suddiviso in numerose cavità sinuose e allungate (questi ultimi 

caratteri sono particolarmente applicabili ai rappresentanti retici 

del genere) ; aperture semplici ma irregolari, terminali o situate 

sulla superficie; guscio arenaceo, composto di fina sabbia, talvolta 

mista a materiale più grossolano, con cemento calcareo o chiti- 

noso ; imperforato. — Il lavoro di Ghapm an è sopralutto impor- 

tante per essere il primo che tratta di foraminiferi trovati in ter- 

reni indubbiamente retici. F. 

CoPE (E. D.) — Fourth Contribution to the Marine Fauna of 

the Miocene Period of the United States. — Proc. of the 

Amer. Philos. Society, vol. XXXIV, 1895, pag. 135-155, con 

una tavola. 

Questo lavoro, che fa seguilo alle noie già pubblicate dalTA. 

(Proceed., 1867, 1868, 1869) intorno agli avanzi di cetacei raccolti


nel neocene medio della regione costiera atlantica, comprende la 

sommaria descrizione di 13 specie tra fiseteridi, conezifidi e baienidi. 

— Il g. Paracetus, recentemente proposto da Lydekker 

per fiseteridi che posseggono una serie bene sviluppata di denti 

nelle ossa premascellari e mascellari, s' arricchisce di una nuova 

specie, P. mediatlanticus, trovata a Drum Point nella baia di Chesa- 

peake (Maryland). — Nuovo è il genere di conez'ìfìdì Pelj^corampìnis, 

che per alcuni caratteri s'approssima ai fiseteridi: comprende per 

ora una sola specie, P. pertortus n. sp. , descritta sopra un rostro 

d' incerta provenienza. — I balenidi son rappresentati da una ricca 

serie di forme in gran parte nuove, che suggeriscono importanti con- 

siderazioni filogenetiche. L'A. aveva già scritto precedentemente (}) 

che « The Mysticete with its single family of Balaenidae would seem 

to have derived their descent from some form allied to the Squa- 

lodontidae, since their nasal bones are more elongated than those 

of the Odontoceti, and in Plesiocetus (Cetotheriiim) the superior 

cranial bones show some of the elongation of that family ». Qiiesto 

allungamento della parete cranica superiore non si osserva nel 

genere Squalodon, ma è già sensibile nel g. Prosqiialodon Lyd. , 

e più ancora nel nuovo gen. Agorophìus Cope (rappresentato dal 

Zeuglodon pygmaeus di Mtiller) che si approssima ai Cetotherium 

per la forma del cranio, e che anche per la permanente mancanza 

di denti sembra debba essere riferito ai mistacoceti. — Ora fra 

questo Agorophìus e le balene tipiche esistono numerosi termini di 

passaggio, rappresentati appunto da alcuni generi degli « Yorktown 

beds ». Non si è ancora trovata (ma si troverà certamente prima 

o poi) una forma dove la mancanza dei denti sia accompagnata 

dalla scomparsa delle pareti interalvcolari, dove il solco dentario 

sia continuo e sepaiato dal canale dentario. Ma il nuovo genere 

Sìplìonocetus (rappresentato dalle tre specie S. prisais Leidy sp,, 

S. expansus Cope, S. clarkìanus Cope n. sp.) mostra già il solco 

ricoperto superiormente da una ossificazione della gengiva e di- 

stinto dal canale dentario. Un altro nuovo genere, Ulias (descritto 

sopra una sola specie U. moratus Cope sp. n.), presenta uno stadio 

più avanzato di degenerazione, essendo fusi solco e canale dentario 

in un' unica fossa che rimane scoperta. In Tretulìas (nuovo genere 

anche questo, rappresentato da Tret. buccatus Cope n. sp.), persi- 

stono le condizioni medesime e si presentano per di più forami 

gengivali, rappresentati da alcuni orifizi aperti nel margine alveo- 

0) Cope: On the Cetacea, Am. Nat,, 1890, pag. GII.

DI rAI.EONTOLOGIA UT! 

lare, presso Testremità distale. Nei Ceioiherìum e negli altri baienidi 

solco e canale son pure fusi e la copertura gengivale è completa 

e perforata. Si può ritenere che dal genere ancora non 

scoperto cui si alluse più sopra sia disceso il g. Ulias , mentre 

Tretiilias potrebbe derivare da Siphonocetiis. — Indipendentemente 

dalle forme che rappresentano i generi nuovi sopra indicati, troviamo 

descritte le specie seguenti: Cetotherhim piisillwn Cope 1890, 

C. megalopìiysiim n. sp., C. crassanguliim n. sp. , Balaenoptera 

sursiplana n. sp. , Balaena affinis Ow., Mesocetus sìphiinciilus n. sp. 

È unita al lavoro una tavola dove son riprodotte schematicamente 

le sezioni dei rami mandibolari di sette specie di balenidi. 

CossMANN (M.) — Sur quelques formes nouvelles on peu connues 

des faluns du Bordelais. — Assoc. Franc, pour V av. 

des Sciences, Congrés de Caen, 1894. Paris 1895, 11 pag. e 

I tav. 

Descrivonsi Rotellorbis simplex Benoist sp. (Tcinostoma), R. 

plìcatus Benoist sp. (Teinostoma), Hyalorisia Benoisti n. sp. , 

Triincatella costata Ben. (in litt.) , Nystia falunica Ben. (in 

cellala Grat. , = Littorìna sulcata Benoist), Modulus Basteroti Benoist 

sp. (Modulus), Clavatula burdigalensis n. sp. (= Pleurotoma 

.semimarginata var. F. Grat., non Lamk), Homotoma Degrangei 

litt.), Daniella Brusìnai nov. gen. et sp. (= ? an Cyclostoma can- 

n. sp., Clathurella Milleti Desm. sp. {Pleurotoma). Il nuovo ge- 

nere Daniella appartiene verosimilmente, per la forma dell'aper- 

tura, per la disposizione della columella, per T obliquità del labbro, 

alla famiglia Planaxidae ; si distingue però dal g. Planaxis per la 

mancarza di un vero intaglio nel becco anteriore e di una callo- 

sità o di un tubercolo nella parte posteriore del margine columel- 

lare. Delle due specie che possono attualmente venir collocate in 

questo genere, una {D. insolita) fu descritta da Deshayescome 

Truncaria, e posta così in vicinanza delle Nassidae, malgrado 

abbia la columella torta in avanti anziché troncata e 1' apertura 

intera. Il nuovo genere presenta anche qualche somiglianza con i 

CeritJiioderma della fam. Trichotropidae; questi ultimi hanno però 

un canale rudimentale piuttosto che un becco, presentano ornamenti 

più complicati che non sian quelli delle Dallietla ed hanno 

un embrione non mammillare. S. 

S.


Depéret (C.) — Résultats des fouilles paléontoloîques dans 

le miocène bupérieur de la colline de Montredon. — 

Compi, rend.^ t. CCXXI, n° ii, p. 432-434. 

Oltre al rinvenimento di numerosi avanzi di dinoterio, d' ////7- 

parion, di Rhinoceros SchleiermacJieri, Sus majoì\ Tragoceras 

amalthaeus, Gabella deperdita, M/cro;;2e?;;''.v sp., gli scavi di Mont- 

redon hanno fruttato la scoperta di alcuni carnivori interessantis- 

simi. E fra questi il Simocyon diaphorus di Pikermi e di Eppel- 

sheim, nuovo per la Francia, un Dìnocyon di specie probabilmente 

nuova, ed un grande urside (Hraenarctos arctoides Depé- 

ret), che stabilisce un passaggio fra gli Hyaenarctos dsl mìocenQ e 

gli orsi pliocenici come 1' etruscus e 1' arvernensis. S. 

Durano (de Gros). — Coup d' oeil rétrospectif sur diverses 

questions anthropologiques. — Bulletins de la Société 

d' Anthropologie de Paris, tomo VI (IV Serie), fase. 2. 

La torsione dell' omero nei vertebrati che lo possiedono e gli 

effetti consecutivi sulle parti periferiche del membro anteriore 

formano l'argomento di una di queste questioni, e sono per l'A. 

un criterio anatomico sicuro per seguire l'evoluzione dei verte- 

brati da forme acquatiche a forme terrestri. 

Il tipo primitivo o protomorfo si osserva nell'ittiosauro e nel 

plesiosauro, nei quali i membri anteriori e posteriori sono iso- 

morfi e isotropi. L* ornerò e il femore hanno la stessa conforma- 

zione, non hanno subito alcuna torsione, e, inoltre, la linea arti- 

colare del gomito e quella del ginocchio sono parallele al piano 

di simmetria del corpo, o, in altri termini, la flessione dei due 

arti avviene in piani perpendicolari al piano di simmetria. Que- 

sto tipo s'è mantenuto, per quanto riguarda il membro anteriore, 

nelle balene. 

Sul braccio dei vertebrati natanti s' è prodotta poi una tor- 

sione per l'adattamento alle funzioni di « chasse-boue «, imposte 

a codesti animali dalla necessità di muoversi, sotto pena di estin- 

zione, in un mezzo fangoso ove si trovavan posti, senza dubbio in 

seguito ad abbassamento delle acque e alla trasformazione dei 

mari, dei laghi e degli estuari in paludi fangose. 

Nei vertebrati che sono passati direttamente alla terra ferma 

senza abbandonare definitivamente l'acqua (tartarughe anfibie d'America 

dei gen. Peltocephaliis ed Emysaurus) i membri hanno

DI PALEUNTOLUGIA Itìa 

subito diverse inflessioni nel collo e nel corpo dell' omero e del 

femore e una debole torsione di queste due ossa sui loro assi. Così 

modificati i due membri non si muovono più in piani diversi 

sensibilmente perpendicolari a cjuello di simmetria del corpo, ma 

la loro flessione avviene in un piano solo parallelo al piano di 

simmetria. Essi sono diretti secondo la p^-ogressione, con la mano 

e il piede in avanti, e le loro faccie palmare e plantare poggiate 

al suolo. È il tipo mesomorfo dell' A. che però insieme al tipo 

protomorfo liunisce i caratteri di isomorfìa e isotropia dei due 

membri anteriore e posteriore. 

Nella tartaruga terrestre del Capo lo scopo di rigettare il fango 

con un movimento laterale di va e vieni, per aprire il varco al 

corpo dell'animale, è stato ottenuto mediante una lussazione del- 

l' articolazione omero-cubitale per un quarto di rotazione antero- 

interna. 

Ma all' infuori di questi casi citati, è nella torsione omerale 

che i vertebrati terrestri portano la prova dell'esodo « aux cruel- 

les épreuves » traverso i deserti di fango. L'emirivoluzione radio- 

carpale citata da Charles Martins non è l'unico processo di 

adattamento dei vertebrati acquatici alla vita terrestre. Essa è 

propria dei mammiferi terrestri, e ancora con l' eccezione dei 

monotremi. 

I batraci e i rettili operano il raddrizzamento dell" avambrac- 

cio a mezzo della lussazione rotativa antere-interna del gomito, 

la rotazione essendo un po' inferiore a un angolo retto. Gli uc- 

celli presentano la stessa deformazione nell' ala. 

II processo seguito nei monotremi per ricondurre in avanti 

l'avambraccio e la mano, portati verso dietro dalla torsione ome- 

rale, consiste in una incurvazione semicircolare, da dietro in 

avanti, dell' omero steso orizzontalmente, con lacerazione e stiramento 

della porzione esterna della sua puleggia di articolazione 

cubitale. Di questa inflessione violenta dell'osso, che s'aggiunge 

alla sua torsione, e la quale rimette l'avambraccio in pronazione, 

r A. trova le prove nella disposizione relativa del radio e del- 

l' ulna. 

I mammiferi terrestri, ad eccezione dei monotremi, hanno 

subito r emirivoluzione radio-carpale. La pronazione rotatoria 

mobile, interamente libera, alternante volontariamente con la su- 

pinazione si conserva senza interruzione dai mammiferi inferiori 

air uomo, traverso agli sdentati fossili, ai marsupiali, ai prosimi", 

alle sci mie. E una grande serie di forme più o meno arboricole.


e nelle quali la mano serve principalmente alla prensione o per 

arrampicarsi. Non è che in via accessoria eh' essa serve a cammi- 

nare. 

Da codesta serie di forme che si collegano per la uniformità 

di architettura del membro anteriore, altri gruppi si staccano in 

seguito a cangiamenti delle condizioni di locomozione dovuti a mo- 

dificazioni del mezzo ambiente. Gli orsi e i gatti ci offrono V ini- 

zio di uno di questi rami divergenti, caratterizzato dall'adattamento 

alla corsa del membro anteriore, da prima prensile; i ca- 

valli rappresentano V ultimo termine della variazione in questo 

senso, che ha consistito nella pronazione continua del braccio e nella 

perdita graduale della rotazione radio-carpale. I perissodattili egli 

artiodattili sono derivati da questo ramo divergente. 

L'altro ramo, rappiesentato attualmente dai soli elefanti, ha 

origini antiche. Già in certi dinosauri si osserva una forte ten- 

denza alla preponderanza del cubito sul radio, la quale è consi- 

derevole nel Dinotheriwn. 

L'A. cita alcuni esempi per dimostrare che « i maestri della 

zoologia darvinis''a » non avrebbero commesso errori nellacomposizione 

degli alberi filogenetici dei vertebrati, se si fossero appog- 

giati esclusivamente «alle vestigia rivelatrici di cui il sistema osseo 

è il deposito principale ^>. A. Coggi. 

FucHs (T.) — Notizen von einer geologischen Studienreise 

in Oberitalien, der Schweiz und Sùideutschland. — An- 

nalen der k. k. naturhist. Hofmuseiims, Bd. X, 1895, Heft 

2, p. 56-77. 

Il viaggio intrapreso dal Fuchs nella primavera dell'anno 

scorso era principalmente destinato a raccogliere osservazioni e 

materiali intorno ai fucoidi ed ai geroglifici, che son da qualche 

tempo il prediletto argomento di studio pel chiaro geologo viennese. 

Ma in questa relazione, che pur con l' aria modesta di un 

frammento di taccuino rivela ad ogni tratto la mano del maestro, 

abbondano importanti notizie sui più svariati soggetti paleontolo- 

gici. — In Italia la prima visita fu pel Museo di Bologna, ove 

l'A. , dopo aver ammirati gli scheletri conservatissimi dei masto- 

donti scoperti neir Astigiano e la splendida serie delle bennettitee 

illustrate dal Capellini e dal Soims-Laubach, si occupò a 

lungo delle collezioni che il Si monelli riportò dal suo viaggio 

nell'isola di Candia. Nella fauna dei calcari nulliporici candiotti

DI PALEONTOLOGIA 19"; 

rivide quella tipica del « Leithakalk », e tra i fossili delle argille 

e delle marne marine associate con i calcari stessi ritrovò parecchie 

delle specie più caratteristiche del 2° p.° mediterraneo, e insieme la 

gigantesca Arca Fichteli, che nel bacino viennese è propria degli 

« Horner Scbichten »; come pure vide rappresentato lo « Schlicr r> 

dalle marne a pteropodi, i « Congerienschichten » dai calcari mar- 

nosi con Melania, Melanopsis costata qcc. Interessantissimi trovò 

poi gli avanzi di cervidi e di elefanti {Elephas priscus) rinvenuti 

dal Si monelli nelle breccie quaternarie di Retimo. 

Nel museo di Firenze l'attenzione deli' A. fu in special modo 

rivolta alla ricchissima collezione dei mammiferi pliocenici di Olivola 

in Val di Magra, fatta già conoscere parzialmente dal Forsyth-Major. 

In questa fauna come in quella dell'Astigiano è da 

notare la mancanza ddV Hippopotamus major e dtìV Elephas me- 

ridionaljs, così abbondantemente rappresentati invece nella fauna 

del Valdarno, che in complesso si suol riferire al pliocene tipico. 

È un fatto che T Hipp, major., fuori del Valdarno, non è mai 

stato trovato altro che in formazioni quaternarie; e che V Elephas 

meridionalis, se comparve qualche rara volta associato col Masto- 

don arvernensis in terreni sicuramente pliocenici, di ordinario si 

presenta in formazioni che per i caratteri stratigrafici e per i fos- 

sili vanno ascritte al diluviale antico. Può quindi venir 1' idea che 

nel Valdarno siano rappresentate formazioni d' età diversa, e che 

la fauna classica valdarnese spetti a due piani differenti, uno dei 

quali pliocenico, un altro quaternario. Anche s' intrattiene il Fuchs 

di una collezione di fossili miocenici dei calcari a briozoi e delle 

marne argillose del Monte della Verna, collezione che dev'essere 

quella stessa formata e descritta dal Si monelli nel 1884 ('); 

e pur conservando l' idea che i calcari a briozoi di S. Marino, li- 

tologicamente identici a quelli della Verna, sian da riferire all' o- 

rizzonte di Schio, ammette che questi ultimi possano essere assai 

più recenti. Riconosce inoltre, nella fauna delle marne sabbiose 

intercalate a quei calcari a briozoi, Vhabitiis della fauna delle argille 

di Baden, convenendo così nella opinione già espressa dal Si monelli. 

Sempre a Firenze l'A. esaminò i fossili raccolti dal Trabucco 

nei calcari nulliporici di Aqui, ed ebbe a confermare il 

giudizio del Trabucco stesso sulle relazioni di quei calcari con 

gli strati di Horn nel bacino di Vienna. 

(1) Simonolli V. « Il Monte della Verna e i suoi fossili. ». Boll. 

Soc. Gioì. It , Tol. II, 1883, fase. 3°.


Da P'irenze, dopo una escursione a Monte Ripaldi e a Rignano, 

riuscita interessante per lo studio dei geroglifici del « Flysch », 

r A. passò a visitare il Museo geologico di Pisa. Quivi la sua ammirazione 

fu tutta per la splendida serie dei fossili permo-carhoniferi 

raccolti in Sicilia dal Fucini e dal Greco. « Io non mi 

ricordo, egli scrive, di aver mai provato uguale sorpresa davanti a 

una collezione di petrefatti. Più di tutto mi hanno colpito i bra- 

chiopodi. Per solito, anche quando si ha che fare con un orizzonte 

nuovo, i brachiopodi riproducono su per giù i soliti vecchi tipi 

conosciutissimi Ma qui è tutt' altra cosa. Mancano completamente 

i tipi abituali delle faune paleozoiche e mesozoiche, e tutto quel che 

si osserva è nuovo, singolare e sorprendente. La maggior parte 

delle forme appaiono così bizzarramente storte, che par di vedere 

una fauna di brachiopodi riflessa in uno specchio convesso. Il colmo 

della stranezza è raggiunto dalle iîc/?^7/e/2U7. Waagen ha descritto 

di questo genere una specie sola, del permo-carbonifero del Salt- 

Range. Qui ve n' ha per lo meno mezza dozzina, una più singo- 

lare dell'altra: ve n'ha di lunghe, sottili, vermiformi: di corte, 

grosse, coniche: a .superficie liscia talune, altre rugose o spinescenti 

come un Productus Lo stesso è delle bivalvi. I gasteropodi of- 

fron disegni che mai si videro fin qui negli organismi di questo 

gruppo ». E tutto questo è così ben conservato come se si trattasse 

di conchiglie terziarie 1 

Dopo aver cercato di coglier sul fatto la formazione dei gero- 

glifici sulla spiaggia di Marina ed alla foce dell'Arno, si recò il 

Fuchs a Belvedere presso S. Giuliano, dove il li os ni a ski gli 

mostrò le sue preziose raccolte di fossili dei Carpazi e del Gabbro, 

quella pure interessantissima, delle piante fossili del Verrucano, e 

« last not least », tutta una serie sommamente istruttiva di fucoidi 

e geroglitìci del Flysch. Passato quindi a Genova, potè nel Museo 

universitario ammirare i preparati che documentano la scoperta 

fatta dal prof. Issel, dei radiolari nei cristalli d' albite, e le belle 

collezioni di fossili del così detto bonnidiano. Una ispezione som- 

maria delle conchiglie comprese in queste ultime fece in lui sor- 

gere il dubbio, che sotto il nome di bormidiano vadan confusi due 

piani distinti, dei quali il più antico corrisponderebbe agli strati di 

Castel Gomberto e di Schio, il più recente al i'^ piano mediterra- 

neo. Anche s' intrattenne V A. nell' esame della flora fossile di 

Santa Giustina (tongriano) così ben rappresentata nello stesso 

museo; e da questa flora trasse partito per importanti considera- 

zioni sui rapporti fra la vegetazione ed "il clima, riguardato non

DI PALI


« in Middle Kaenozic times ». (Ciò non è necessario, e non è im- 

probabile che già neir oligocene vivesse e prosperasse nelle Indie 

occidentali la fauna a coralli del Vicentino. Siccome quest'ultima 

senza grandi variazioni si trova nell' eocene medio delle Alpi meridionali 

e d' Ungheria, cosi il suo passaggio verso occidente può 

essere avvenuto già nell' eocene medio o nell" inferiore). Nelle sco- 

gliere coralline emerse esistono 4 specie e 3 generi che non sono 

più rappresentati nella fauna recente. Siccome i coralli sembrano 

essere straordinariamente longevi, così tali variazioni attestano una 

età notevolissima delle scogliere emerse (« that the corals have so 

long a specific life that these changes indicate a considerable age 

for the High-level Reefs )); pag. 297). Le scogliere elevate sino a 

1000 piedi sono quindi riguardate come plioceniche; quelle più 

basse (Law-level), come pleistoceniche; e la fauna a molluschi di 

queste ultime, di cui viene data una lunga lista, è affatto identica 

a quella recente delle Indie occidentali. Le scogliere emerse dì 

Barbados riposano sopra formazioni di mare profondo (oceanic se- 

ries), i noti tripoli a radiolari. Questi ultimi, che sono riguardati 

come miocenici, non rappresentano un- fatto isolato: il forte e 

reale sollevamento di coste che ha interessato tutte le Indie occi- 

dentali è dimostrato, non solo dalle marne a pteropodi di Giamaica, 

ma anche dai tripoli a radiolari di Trinidad e sopratutto della 

estrema punta orientale di Cuba. L" A. ha determinato in questi 

33 specie, e li ha trovati identici a quelli di Barbados (pag. 295). 

Le più antiche formazioni di quest' isola sono gli « Scotland Beds » 

che sono considerati come oligocene, e probabilmente profondo. Di 

essi si citano molluschi di carattere decisamente eocenico, tra i 

quali Harris avrebbe riconosciuto Siircula belgica dell'oligocene 

inferiore e Clavilites defonnis del superiore. La congiunzione fra 

r Atlantico e il Pacifico deve essere avvenuta nell' eocene, ma deve 

aver avuto termine nel miocene per il sollevamento dell' istmo di 

Panama; e perciò viene enumerata una serie di valide ragioni per 

l'esistenza delle Antìllia eoceniche e per la loro scomparsa nell'o- 

ligocene inferiore. Pur troppo non è questo il luogo per entrare in 

altri dettagli di questa ricca pubblicazione, che segna un progresso 

notevole nella conoscenza della geologia delle Indie occidentali. 

P. Oppenheim. 

Harris (G. D.) Claiborne Fossils. — Bull, of Amer. Pateont., 

voi. I, n. I, p. 1-52, tav. I. Ithaca 1895. 

La memoria è divisa in due parti. Nella prima è data la si-


nonimia delle specie di molluschi di Claiborne istituite daConrad 

e Lea, determinate mediante revisione delle collezioni tipiche che 

attualmente si trovano all'Accademia di Scienze Naturali di Fila- 

delfia. Nella seconda parte sono descritte due specie notevoli di 

Conrad (Amauropsis perorata e Mesalia vetusta)^ una dello 

stesso Harris (Claricella claibornensis), due specie nuove (Cancellarla 

priama e Meretrìx Cornelli) e una nuova varietà {Mere- 

trix perorata var. Aldrichì), F. 

Jones (T. R.) — The Cretaceous Series of the Upper Missouri, 

and the Chalk of North America and its Foraminifera. 

— Geol. Maga line, dec. 4", vol. II, n. 375, p, 425-429. London 

1895. 

In questa nota I' A. si occupa specialmente di un articolo pub- 

blicato dal Dott. S. Calvin nel secondo rapporto annuale del- 

l' lowa Geological Survey, sulla composizione dell' lowa Chalk. Il 

Calvin, stabilito che questa roccia nella sua forma tipica è costi- 

tuita da resti di foraminiferi e coccoliti senza mescolanza di sedi- 

menti meccanici, e che il modo di presentarsi di essi foraminiferi è 

affatto simile a quello dell' English Chalk, enumera e discute le 

varie notizie pubblicate intorno ai fossili microscopici cretacei di 

varie parti della Nordamerica. 

Le specie più comuni di foraminiferi del « chalk » nordamericano, 

quali appariscono figurate dai vari osservatori, sarebbero: Texti- 

laria pygmaea d' Orb , T. globulosa Ehr. , T. gibbosa d' Orb. , T. 

striata Ehr., Spiroplecta americana Ehr. , Bolirina punctata d'Orb. , 

Dentalina communis d' Orb. , Nodosaria ambigua Neug. , Fron- 

dicularia cf. rerneuiliana d'Orb., Cristellaria cf. rotulata (Lam.), 

Globigerina cretacea d' Orb., Gì. digitata Brady, Anomalina am- 

monoides (Reuss), Orbitolina o Patellina lenticularis (Blum.). 

Considerazioni d' ordine batimetrico accompagnano le osserva- 

zioni micro-paleontologiche del Dott. Calvin. F. 

Keilhack (K.) — Ueber das Vorkommen von Cratopleura-Samen 

bei Lauenburg, Belzig und Rendsburg. — Neues 

lahrb. f. Min. etc., 1895, II, pag. 150. 

L' A. ha trovato in tutte e tre le località i semi tanto caratteristici 

della Cratopleura holsatica Web., e ha reso per tal modo 

tanto probabile V età interglaciale dei tre depositi, che anche ri- 

Rivista Italiana di Paleontologia. — Ottolire 1895. .3


guardo alla contestata età della torbiera di Lauenburg, Wa h ri- 

se h affé, E. Geinitz e Nathorst hanno lasciato cadere le loro 

obbiezioni. I resti di Cratopleura di Lauenburg, che, oltre questa 

pianta, ha fornito Iris pseiidacorus , Najas minor, Trapa natans^ 

Niiphar luteum, Menyanthes tri/oliata, Carpimis betiihis e Pinus 

silvestris, provengono dalla collezione di L. Meyn, ed ogni possibi- 

lità di uno scambio di etichette rimane escluso. 

P. Oppenheim. 

KoRN (I.) — Ueber Foraminiferen in Glacialthonen. — Neues 

lahrb. f. Min. etc., 1895, II, pag. 145 e seg. 

L' A. ha trovato dei foraminiferi nelle argille a Yoldiae dei 

dintorni di Elbing. Si poterono determinare i generi Polymorpliina, 

Polystomella e Nonionina, e inoltre forme spettanti ai miliolidi, 

ai rotalidi e ai globigerinidi. Il carattere nordico della fauna già 

emerge da questo complesso. La Polystomella striatopiinctata e 

la Nonionina depre.isula, che poterono essere determinate specifica- 

mente, vivono tuttora nel Baltico. Anche nelle argille a Yoldiae 

e a Cyprinae dell' Holstein LA. trovò la stessa fauna a foramini- 

feri. Il riferimento delle argille di Elbing, contenenti molti mine- 

rali nordici, al principio dell' epoca glaciale sembra all' A. molto 

problematico. P. Oppenheim. 

Martin (R.) — Kritische Bedenken gegen den Pithecanthropus 

erectus Dubois. — Globus, vol. LXVII, n. 14, p. 213-217. 

L' A. fa risaltare la deficienza del metodo e specialmente delle 

misure craniche fatte da Dubois, le quali avrebbero dato per la 

maggior parte valori erronei. Alla cifra della capacità cranica so- 

pratutto non si potrebbe attribuire che un valore affatto approssi- 

mativo. L' esattezza delle misure sarebbe stata della massima importanza, 

poiché « die ganze messende Anthropologic steht und 

fallt mit der Exakteit ihrer Methoden und mit der Gewissenhaf- 

tigkeit ihrer Vertreter ». E possibile che i tre elementi illustrati 

da Dubeis, cioè la calotta cranica, il terzo molare e il femore 

sinistro, abbiano appertenuto ad uno stesso individuo, quantunque 

essi siano stati trovati in epoche diverse e non nello 

stesso punto preciso. Ma tutti e tre sarebbero da riferirsi al vero 

uomo, la cui esistenza risalirebbe per tal modo al diluvium 

inferiore o al pliocene, Secondo FA,, non esistono termini di


passaggio agli antropomorfi. Tutti i caratteri indicati da Dubois 

come tali, specialmente quelli del femore, si trovano anche nell' 

uomo. Lo stesso cranio somiglia straordinariamente a quello di 

Neanderthal e di Spy, nel primo dei quali Martin è lontano 

dal riconoscere soltanto un caso patologico. L' esistenza di una 

forma intermedia fra le scimmie superiori e 1' uomo non sarebbe 

provata dalla scoperta di Dubois, l'interesse della quale consi- 

sterebbe finora nei rapporti geologici. P. Oppenheim.^ 

Mayer Eymar (C.) — Description de coquilles fossiles des ter- 

rains tertiaires supérieurs (suite). — Journ. de Condici. , 

voi. XLII, pag. 117. Paris 1895. 

Vengono descritte e figurate come specie nuove: Ostrea co- 

stato-spinosa^ del miocene di Turenna e del pliocene del Piemonte; 

Lima Griseti, del miocene inferiore (elveziano inferiore) di Paulmy 

in Turenna; L. Mistrali, del miocene inferiore di St.-Mitre presso 

Marsiglia; Avicula {Meleagrina) Studeri (= A. phalaenaceaHoer- 

nes, non Lamarck), del miocene del Bacino di Vienna e della 

Loira; Modiola semìlamellosa, del miocene superiore di Vigoleno 

presso Piacenza; M. supralamellosa (unicum), del pliocene del 

Piacentino, la quale, come 1' A. stesso riconosce, ricorda moltis- 

simo tipi eocenici, p. e. la M. semilaevigata Desh. . 

e di più non 

fu raccolta dall' A., cosicché sarebbe permesso di dubitare della 

provenienza ; M. semilunaris, del miocene inferiore di Bossée presso 

Tours; Lithodomiis carryensis, del miocene medio di Carry presso 

Marsiglia; Cardila sororcula (= C. elongata Hoernes, non Bronn); 

del miocene superiore del Bacino di Vienna; Crassatella bosseensis 

(unicum), del miocene di Turenna; Cr. monthelanensis, di Bos- 

sée (?) in Turenna; Cr. Michelottii, del pliocene di Lugognano e' 

Casteir Arquato. P. Oppenheim. 

Mayer Eymar (C.) — Description de coquilles fossiles des ter- 

rains tertiaires inférieurs (suite). — Journ. de Conchyl. , 

voi. XLll, pag. 129. 

Vengono descritte e figurate come specie nuove: Natica Saccoi, 

affine alla N. helicina Brocchi, dell' oligocene înferiore (tongriano 

inferiore) di Santa Giustina; Cypraea Speyeri, affine alla C. por- 

cellus, dell' oligocene superiore con Cardila Basteroti, della stessa 

località. P. Oppenheim.


Renault (B.) — Sur quelques Bactéries ancìennes. — Bull, du 

Mus. d' Hist, nat., Année 1895, n. 6. p. 247-252, e. 6 fig. 

intercalate. 

Oltre ad un Bacillus Tieghemi, trovato nel midollo dell' Ar- 

thropitus lineata e nelle fruttificazioni dtW Anmdaria stellata delle 

selci di Autun, sono illustrate diverse varietà di un micrococco 

(Micrococcus lepidophagus Ren. et Roche), che s' incontra, asso- 

ciato con un bacillo {B. lepidophagus), nelle squame e nelle 

placche eburnee contenute nei coproliti. Il Micr. lepidophagus 

ed il Bac. lepidophagus hanno molta analogia, per la forma e per 

le dimensioni, con le bacteriacee che nel!' attualità provocano la 

carie delle ossa e dei denti. S. 

Renier (J. S.) — Grotte de la Chantoire, dite Trou des Sottais, 

commune d' Audrimont-lez-Verviers. — Bruxelles 1895, 

24 p. in 8°, con i tav. e 24 figure. 

La grotta ha offerto parecchi livelli. Verso la superficie si 

trovarono sepolture neolitiche e sotto a queste comparve una suc- 

cessione di depositi contenenti selci magdaleniane e mousteriane. 

La fauna delle parti più profonde risale a tempi ancora più anti- 

chi: oltre alla renna e allo stambecco, comprende la iena spelea, 

il mammouth ed il rinoceronte ticorino. S. 

Rzehak (A.) — Ueber einige merkwiirdige Foraminiferen aus 

dem òsterreichischen Tertiàr. — Ann. d. k. k. naturhist. 

Hofmus.., voi. X, pag. 213-230, tav. VI e VII. 

I. Ammodiscus Reuss. — Questo genere è straordinariamente 

raro negli strati .miocenici d'Austria: finora fu citata una sola 

specie; 1' A. mìocenicus Karr. che è identico all'.4. incertus (d' Orb.). 

Frequenti sono invece gli Ammodisci nel terziario antico, poiché 

certe, pretese Cornuspìra, come la C. polygyra Reuss, e la C. 

Hoernesi Karr. , non sono altro che degli Ammodisci. L' av- 

volgersi del tubulo può farsi in due modi: o in forma di disco 

{Ammodiscus Reuss), o di gomitolo (Glomospira Rzehak). Ma 

siccome si possono osservare talvolta in uno stesso esemplare i 

due modi di avvolgimento , così una separazione generica dei 

due gruppi non è forse da ammettersi. Ad ogni modo, qualora 

si vogliano distinguere ( on un nome le forme aggomitolate, si 

deve adottare Glomospira Rzehak (1884) e non Gordiammina 

Rhumbler (1895). Un' anomalia interessante fu osservala dall' A.


in parecchi esemplari di A. cfr. tenuis Brady, provenienti dall' ar- 

gilla del terziario antico di Nikoltschitz in Moravia: si tratta di 

forme giovani, le quali mostrano una tendenza all' accrescimento 

evoluto. L' A. non ha avuto la fortuna di trovare degli Ammo- 

disci in cui il tubulo sia avvolto a spirale turriforme (A. shonea- 

nus Sidd.). Rhumbler ha proposto per essi il nome Turritel- 

lopsis ; ma è da vedersi se le Terebralinae di Terquem sono 

arenacee, nel qual caso a Terquem spetterebbe la priorità. 

2. Silicina epigoìia n. f. — Il genere Sìlìcina fu istituito da 

Bornemann jr. per certe forme che prima erano state descritte 

da Terquem come Involutinae. Egli ne dà la diagnosi seguente: 

« Gehiiuse linsen-bis scheibenfòrmig , nur der letzte Umgang 

(oder hochstens noch vorletzte Theil) sichlbar; halbe Querwande j). 

Conviene però notare che questa diagnosi è basata soltanto sulle 

osservazioni di Terquem. Nel trattato di Zittel poi il gen. 5"///- 

cina è citato con un (?) e con questa diagnosi: « Schale sandig- 

kieselig, wie Ammodìsciis gebaut, aber die inneren rjmgiinge uber- 

deckt und iiusserlich nicht sichtbar ». E questa breve, ma chiara 

definizione si adatta precisamente a un foraminifero (un solo esem- 

plare) che l'A. ha trovato in una marna del terziario antico di 

Zdaunek in Moravia. Descritto e figurato accuratamente quell'e- 

semplare, egli riconosce che esternamente esso è molto somigliante 

alla Planispirina celata (Costa), dalla quale differirebbe sopratutto 

per r assenza di segmentazione, nonché per la natura del guscio, 

che nella S. epigona è oltremodo finamente granulare e costituito 

soltanto di materia quarzosa ('). Le sole due specie di Silicina 

finora conosciute {S. polymorpha e S. limitata Terquem) proven- 

gono alai lias di Francia. Da esse differisce la S. epigona per avere 

i giri completamente nascosti, dimodoché all'esterno non é visibile 

affatto r avvolgimento del tubulo. È quindi interessante, dal punto 

di vista filogenetico, il fatto che nelle forme liasiche la compat- 

tezza del guscio è ancora incompleta, mentre in quella terziaria i 

giri sono già compresi in una massa silicea finamente granulare, che 

li protegge. L'origine delle Silicinae dovrebbe risalire al paleozoico. 

3. Tritaxia pleurostoma n. f. — 

Questa forma ha di partico- 

lare che r apice non é centrale, come per solito é nelle Tritaxiae, 

ma inclinato lateralmente, e quindi 1' apertura non si trova sulla 

(^) A proposito della specie costiana citata dall' A. , vedasi il mio 

scritto Foraminiffiì'i della marna vaticana illustrati da 0. G, Costa (Fa- 

leontografia Italiana, toI. I, 1895). F.


sommità, ma da un lato e un poco al disotto dell'apice. Se nei 

foraminiferi arenacei la forma e la posizione dell'apertura non 

fossero tanto variabili, si potrebbe istituire per la Tr. pleurostoma 

un genere nuovo, nel qual caso 1' A. proporrebbe il nome Trita- 

xiopsìs. — Fu raccolta in marne e argille brune, a Mautnitz e a 

Ober-Wisternitz, probabilmente del terziario antico. 

Qiiesta specie, fossile nel- 

4. Bulimìnopsìs coniilus n. g. n. f. — 

l'eocene di Michelsberg presso Stockerau (Bassa Austria), fu istituita 

dall' A. nel 1888 e riferita alle Biilimìnae. Essa si allontana tanto, 

per le camere invisibili esternamente, dalle forme tipiche di questo 

genere, che l'A. crede di doverne fare un genere nuovo. Del resto 

Bulimina conuliis non potrebbe conservarsi, poiché adoperato da 

Terquem nel 1882 per un'altra specie. 

5. Pseudotextularìa varians Rzehak. — L' A. aveva già nel 

1885 distinto con questo nome un foraminifero finamente striato 

e somigliante a una Textularìa. Più tardi, il modo di compres- 

sione e di accrescimento lo persuasero a riferirlo alle Cuneolinae. 

Ora, avendo potuto osservare che la forma prima studiata è rela- 

tivamente rara, e che invece predomina un' altra in cui le camere 

assumono una disposizione irregolarmente multiseriale, egli ha giu- 

dicato necessario di istituire il genere Pseudotextularìa. La Ps. va- 

rians proviene dal terziario antico di Bruderndorf e di Zborowitz 

nella Bassa Austria. La forma del Mare Caraibico illustrata da Goes, 

e da esso identificata colla Text, trochus d' Orb. , si scosta dalle 

vere Textularìae e si collega alle Cuneolinae: essa rappresenta un 

tipo relativamente elevato che, nonostante la somiglianza esterna, 

non può riunirsi alle Pseudotextulariae, né alle Cuneolinae. 

6. Uvigerina sagrinoides Rzehak. — Qiiesta forma strana ri- 

corda ad un tempo le Uvigerinae, le Marginulinae e le Sagrinae, e 

appartiene ad un gruppo che nell' attualità é rappresentato dalla 

U. asperula var. ampulIacea, che collega appunto, secondo Brady, 

le Uvigerinae ispide a certe forme di Sagrina. È rara nell' argilla 

glauconitica del terziario antico di Bruderndorf. 

Questa specie, istituita sopra 

— 7. Lingulina Sherborni n. f. 

un solo esemplare, si scosta dalle Lingulinae tipiche perchè i suoi 

ultimi segmenti si allargano con grande rapidità, mentre si piegano 

lateralmente a becco verso il basso senza toccare il segmento precedente. 

Proviene dall'argilla bruna di Baudeck presso Gr.-Niem- 

tschitz (Moravia). 

8. Glandulina laevigata d' Orb. var. chìlostoma Rzehak. — Si 

distingue dalla forma tipica per avere 1' apertura Jìssurina, e sic-


come manca o è rarissima là dove abbonda il tipo, cioè nel mio- 

cene, e invece si trova con carattere costante nell' argilla barto- 

niana di Bruderndorf, l'A. crede di doverne fare una varietà. Si 

hanno altri casi di apertura Jìssurina in nodosaridi non compressi, 

e qualora si vogliano evitare delle separazioni generiche sarà ne- 

cessario ampliare la diagnosi dei generi rispettivi. 

9. Ramiilina R. Jones. — Premesse alcune considerazioni sulla 

storia e sulla distribuzione di questo genere, V A. descrive le specie 

di Ramulina nel terziario della Bassa Austria e di Moravia. 

a) R. Kittlì Rzehak. — Differisce dalla R. globuli/era Brady 

per la forma più ovale delle camere, per il minor numero dei tu- 

buli laterali e anche per le maggiori dimensioni. Non è rara nella 

marna bartonlana di Bruderndorf, e fu trovata pure a Neudorf 

presso Mautnitz. 

b) R. cfr. aculeata (d' Orb.) — Insieme alla precedente l'A. 

ha trovate alcune camere isolate, che corrispondono quasi interamente 

colla forma illustrata da Burrows, Sherborn e Bailey 

col nome di R. aculeata (d'Orb.). 

e) R. globuli/era Brady var. miocenica n. — Differisce dal 

tipo per la forma alquanto diversa delle camere e per il minor 

numero dei tubuli laterali. Si trova nell'argilla miocenica di Os- 

lawan. 

d) R. Bradjà Rzehak. — Questa forma è liscia e mancante 

di tubuli laterali, Proviene dal calcare a Orbitoides e dagli strati 

a briozoi di Bruderndorf, nonché dall'argilla terziaria antica di 

Nikoltschitz (Moravia). 

e) R. exigua n. f. - Anche questa forma non corrisponde 

al tipo del genere. Essa ricorda le camere isolate di quella che 

Goes descrive come forma aulostomella della Nodosaria radicula 

var. monile^ e che 1' A. crede di dovere riguardare come una Ra~ 

mulina (R. Coesi Rz.). Goes ammette che le forme aulostomella 

s' incontrino nelle nodosarine e nelle polimorfìne, e anche nelle 

planorbuline e nelle globigerine; ma 1' A. trova che la somi- 

glianza delle camere delle Ramulinae con qualle aulostomc delle 

polimorfìne non è molto grande, poiché nelle prime i tubuli non 

sono ramificati e lo sono invece nelle seconde. Per questa ed 

altre ragioni l'A. ritiene che la forma aulostoma di Goes sia una 

vera Ramulina^ e che l'esistenza di questo genere sia pienamente 

giustificata, al punto da costituire, come ha proposto Brady, una 

speciale sottofamiglia. Esaminati esemplari dubbi raccolti da M i 1- 

lett e considerato il caso della /^. Grimaldii Schlumb., l'A. crede


di potere asserire che la fistolosità di certi fora miniferi non ha a 

che fare coi tubuli delle Ramulinae. Esistono pretese Ramulìnae che 

forse non vanno riferite a questo genere, e viceversa si hanno 

forme designate con altro nome che si debbano riguardare come 

Ramulinae. Fra queste sarebbero da notarsi alcune Lagenae appar- 

tenenti al gruppo della L. dìstoma P. e J. 

10. Kaì reria fallax Rzehak. — Questa forma di Bruderndorf 

si collega alla Carpenteria lithothamnica descritta da Uhlig, ma 

è tanto lontana dalle Carpenteriae che 1' A. non esita a riferirla ad 

un genere nuovo. Uhlig stesso riconobbe che tanto esse quanto 

la C. proteiformis Goes differiscono dalle vere Carpenteriae. Pare 

del resto che sotto il nome di C. balaniformis Gray var. proteiformis, 

Goes abbia riunito forme diverse: certo uno degli esem- 

plari da lui figurati si avvicina più degli altri alle Karreriae e ri- 

corda la Truncatuliìia variabilis d'Orb. È interessante anche la 

Semseya lamellata Franzenau, che possiede lo stesso tipo di aper- 

tura della K. fallax. Secondo l'A. la separazione generica delie 

Karreriae e delle Seìnseyae dalle Carpenteriae tipiche appare giu- 

stificata. Non è impossibile che una parte dei foraminiferi descritti 

come Nubeculariae siano da riferirsi alle Karreriae. 

11. Cristellariopsis punctata Rzehak. — Fossile a Brudern- 

dorf e già dall' A. distinta col nome Cristellaria punctata. Essa 

ha di particolare che il guscio appare esternamente poroso come 

nelle Triincatulinae, ed è costituito da due strati, uno interno fina- 

mente perforato, 1' altro esterno più grosso e perforato grossolana- 

mente. Questa singolare struttura microscopica induce 1' A. ad isti- 

tuire il nuovo gen. Cristellariopsis. E probabile che le proprietà 

analoghe della Nodosaria punctata d'Orb. e della A'', perforata 

Seg. persuadano alla istituzione di un nuovo gen. Nodosarìopsis. 

12. Megalostomina Fuchsi Rzehak. — Fossile negli strati eocenici 

del Vaschberg e del Michelsberg e nel bartoniano di Bruderndorf, 

e già brevemente descritta dall' A. col nome di Discorbina Fuchsi. 

Per la conformazione singolare dell' apertura, essa si scosta tanto 

dalle Discorbinae tipiche, che all' A. pare giustificata una separa- 

zione generica. F. 

ScHROEDER (H.) — Ucbcr zwei diluviale Elefantenzàhne. — Zeit- 

schr. d. deutsch. geol. Ges., voi. XLVIl, 1895, pag. 216. 

Fu presentato un molare di Eleplias antiquus,Faìc., di Risdorf 

presso Berlino, che secondo 1' A. è il primo rappresentante di que-

DI PALKONTOLOGIA 209 

sta specie meridionale nel diluvium della Nordgermania. Il molare 

raccolto nella stessa località, già determinato da Dames 

come di E. antiquus, viene ora riferito all' E. Trogontherii Pohlig, 

alla quale specie apparterrebbe anche un secondo dente presen- 

tato dair A. e proveniente da Phoeben presso Werder. (11 professor 

Dames si oppone, mantenendo ferma la sua prima determinazione). 

L' A. combatte del resto con buoni argomenti la divisione degli strati 

interglaciali di Germania adottata da Pohlig, in un piano piiì 

recente con E. antiquus, e uno più antico con E. Trogontherii. 

P. Oppenheim. 

Turner (W.) — On. M. Dubois' Description of remains recen- 

tly found in Java, named by him Pithecanthropus erec- 

tus. With Remarks on so called Transitional Forms between 

Apes and Man. — Journ. of Anat. and Physiol. , vol. XXIX, 

p. 424 e seg. London 1895. 

Anche Turner dissente dalle teorie di Dubois. Anche per 

lui il cranio è quello di un vero uomo, e parimente il femore. E 

contestato qualunque stretto rapporto cogli antropomorfi, mentre 

il dente isolato si ritiene possa appartenere all' orang-utang. L' esistenza 

di una forma di passaggio dalla scimmia all' uomo è sem- 

pre speculativa e non ancora basata su fatti accertati. 

P. Oppenheim. 

Vaillant (L.) — Sur les reptiles provenant des fouilles exécuteés 

par M. Greve à Madagascar. — Bull, du Mus. 

d' Hist, nat., Année 1895. n. 3. pag. 91-93. 

Negli scavi fatti ad Antère e a Bèlo, sulla costa occidentale 

del Madagascar, M. Greve ha rinvenuto, fra l'altro, alcune ossa 

di una tartaruga che rivaleggia per le dimensioni con la gigan- 

tesca Colossochelj-s Atlas Falc. L' omero misura 33 centimetri in 

lunghezza, ed ha un volume di circa 1300 centimetri cubici. Si 

tratta, verosimilmente, d' un vecchissimo individuo di Tcstudo 

Grandidieri Vaili. S. 

Weber (C.) — Ueber das Diluvium von Honerdingen bei Wals- 

rode. — Neues Jahrb. f. Min. etc., 1895, II, pag. 151. 

Il complesso di strati di Honerdingen, riconosciuto come in- 

terglaciale, ha fornito all' A. 80 specie di piante (fra le quali; Najas


flexìlìs, Ilex aquifolium, Taxus taccata, Abies alba, Qiiercus ses- 

silijlora, Platanus sp.), e inoltre resti di tartaruga (Sumpfschild- 

krote), di scoiattolo, di bue (Wisent, Urstier) e di cervo (Rothirsch). 

P. Oppenheim. 

Williamson (W. C.) e Scott (D. H.) — Further Observations on 

the Organisation of the Fossil Plants of the Coal-measu- 

res. — Parte III. Lyginodendron and Heterangium. Proc. 0/ 

the Royal. Soc, vol. LVIII, p. 195-204, London 1895. 

Gli Autori, in questa terza parte del loro lavoro, che riguarda 

la flora carbonifera tanto importante sì per i problemi che suscita, 

come per quelli che ha sciolto o tende a sciogliere, specialmente 

nel campo degli studi sulle affinità delle piante viventi, si occupano 

dei generi Lyginodendron ed Heterangiiim. 

In ambedue i detti generi gli A. hanno potuto studiare la 

struttura tanto primaria che secondaria del caule, delle foglie, della 

radice e, nel Lyginodendron Oldìiainium V^ììì. , persino un' impor- 

tante anomalia distruttiva del caule, simile a quella che si osserva 

in alcune specie viventi di Tecoma. E molto rimarchevole 1' as- 

senza di fruttificazioni negli esemplari di Lyginodendron, seb- 

bene molto frequeilti e meravigliosamente conservati. Tal fatto può 

dar luogo ad ipotesi sulla natura delle fruttificazioni di questo 

genere fossile. 

Due sono le specie descritte di Heterangium : V H. Grievii 

Will, e r H. tiliaeoides Will. Ambedue questi generi presentano 

caratteri intermediari tra le felci e le cicadee; lo studio di essi ò 

quindi assai interessante per le affinità di queste piante. 

B. - ANNUNZI. 

L. Gabelli. 

Andrew^s (C. W.) — On the structure of the Skull in Peloneustes 

philarchus, a Pliosaur from te Oxford Clay. 

— Ann. Mag. Nat. Hist.^ vol. XVI, n. 93, pag. 2^2-256, 


BoEHM (J.) — Die Gastropoden des Marmolatakalkes. — Palaeontogr., 

Stuttgart '1895. 98 pag. con 7 tav. e 98 fig. nel testo. 

Houle (M.) — Découverte de debris gigantesques d' Elephants 

fossiles, faite par M. Le Blanc, dans la ballastière de 

Tillons (Charente). — Compt. rend., vol, CCXXI, n. 5, 

pag. 275-277.


BoYER (C.) — A diatomaceous deposit from an artesian well 

at Wildwood , N. Y. — Bulletin of the Torrey Botanical 

Club, vol. XXII, 1895, pag. 2Ó0-266. 

Brandes (G.) — Ueber die Ichthyosaurier. — Zeitschr. f. Naturiuiss. 

{Sachsen Thiir.) , Bd. LXVIII, Heft i e 2, pag. 138-140, 

con una figura, 

Cunningham (K. M.) — Notice of microscopic Fossil occurring 

in Tertiary Marl Strata. — Amer. Monthly Microsc. Joiirn., 

vol. XVI, July, pag. 193-196, con una tavola. 

Dall (W. H.) — Subtropical Miocene in Arctic Siberia. -- Journ. 

R. Micr. Soc. London, 1895. P. 2, pag. 166-167. 

Del Castillo (A.) — Fauna fosil de la Sierra de Catorce, 

San Luis Potosi. — Boi. de la Com. f; eoi. de Mexico., n. i. 

Mexico 1895. Pag. I-IX, 1-55; tav. I-XXIV. 

DoLLO (G.) — Sur la phylogénie des Dipneustes. — Bull. Soc. 

Belfê de Geologie^ vol. IX, Mém. pag. 79-128, con 6 tav. 

A parte: Bruxelles, Polleunis et Centerick, 1895. 

Engelhardt (H.) — Ueber neue Tertiarpflanzen Sùdamericas. 

— Abhandl. Senck. Nat. Ges., Frankfurt a..M. 1895. 47 pag. 

con 9 tavole. 

Ettingshausen (C.) — Auszug aus einem Vortrag liber die Tertiarflora 

Australiens. — Mitth. d. Naturw. Ver. fiir Stciermark, 

XXXI, 1895, H. i, pag. 310-317. 

FiLHOL (H.) — Observations concernant la restauration d' un 

squelette d' Hippopotamus Lemerlei. — Bull, du Mus. 

d' Hist. Nat., Année 1895, n. 3, pag. 88-91, con una incisione. 

Friedel (E.) — Ueber den Braunkohlenwald von Gross-Raschen. 

— Branderburgia, 1895, pag. 271-275. 

Harlé (E.) — Daim quaternaire de Bagnères-de-Bigorre. — 

VAìithropologie , vol. VI, n. 4, pag. 369-373, con una incis. 

Herzer (H.) — Un nouveau champignon des couches de houille 

„ Dactyloporus archaeus ". — Revue niycologique , année 

XIII, 1895, pag. 115-117, con 4 figure. 

HoLLicK (A.) — A new fossil Liriodendron from the Lamarie 

at Walsenberg, Colo, and its significance. — Proc. of 

the American Ass. Adv. Sc, vol. XLIII, 1895, pag. 225. 

HoLLicK (A.) — Identification of fossil leaves. Open letter. — 

Botanical Gazette, vol. XX, 1895, pag. 332. 

Holm (T.) — On the validity of some fossil species of Liriodendron. 

— Botanical Gazette, vol. XX, 1895, pag. 312-316. 

con una tavola.


Katzer (F.) — Beitràge zur Palàontologie des alteren Palaeozoicums 

in Mittelbòhmen. - Sitûnsgb. Ges. Wiss. , Prag 

1895. 17 pag. con 2 tavole. 

Kerner (F.) — Kreidepflanzen von Lesina. — Jahrb.geol. Reichsanst., 

Bd. XLV, 1895, Heft i, pag. 39-58, eoa 5 tavole. 

KoENEN (A. V.) — Ueber die Entwicklung von Dadocrinus gracilis 

und Holociinus Wagneri und ihre Verwadtschaft 

mit anderen Crinoiden. — Nadir, d. k. Ges. d. Wiss. :{u 

Gottingen. Math.-nat. Classe, 1895. Heft. 3. 11 pagine. 

KossMAT (F.) — Untersuchungen ùber die siidindische Kreideformation. 

— Beitràge :{. Palàontol. und Geol. Osterr., Aug. 

Bd. IX 

Lahusen (J.) — Ueber die russischen Krebsreste aus den jurassischen 

Ablagerungen und der unteren Wolgastufe. — 

Verh. russ. miner. Ges.., St. Petersburg 1895. 12 pag. con 

una tavola. 

Lakowitz (C.) — Beitràge zur Kenntniss der Tertiarflora der Ober- 

Elsass. Die Oligocànflora der Umgegend von Mulhausen 

i. E., Strassburg 1895. In 4". 14 e 169 pag. con 9 tavole 

colorate. 

Lienenklaus (E.) — Die Ostrakoden des Mitteloligocàns von 

Jeurre bei Étampes im Pariser Becken. — A". Jahresber. 

d. natunviss. Ver. ^11 Osnabriick, 1895, pag. 127-156, con 

una tavola. 

Lucas (F. A.) — Notes on the Osteology of Zeuglodon cetoides. 

— American Naturalist, vol. XXIX, pag. 745-746, 

Lydekker (R.) — On Bones of a Sauropodous Dinosaur from 

Madagascar. ~ Quart. Journ. Geol. Soc., London 1895. 

8 pag. con 6 figure. 

Mercerat (a.) — Étude comparée sur des molaires de Toxodon 

et d'autres représentants de la mème famille. — An. 

Mus. Nac., Buenos Aires 1895. 8 pag. con una tavola. 

Merriam (J. C.) — On some Reptilian-remains from the Triassic 

of Northern California. — Americ. Journ. Se, Newhaven 1895, 

3 pag. con 2 figure. 

Mehril (J. a.) — Fossil Sponges of the Flint Nodules in the 

Lower Cretaceous of Texas. Bull. Mus. Comp. Zooi, 

Cambridge Mass. 1895. 26 pag. con una tavola. 

Nathorst (A. G.) — Fragan orn istidens vaxtlighet i mellersle 

Europa. — Ymer. Tidskrift. utgiben af svenska sallskapet 

for Antropologi och Geografi. — Arg. 1895, Hei't i, 2, 

pag. 40-54, con 5 tavole.


Oehlert (D. P.) — Sur les Trinucleus de l' Ouest de la France. 

— Bull. Soc. géol. Fr.^ Paris 1895. 38 pag. con 2 tavole. 

Paquikr (W.) — Remarques a propos de 1' evolution des Cétacés.^ 

— Arch, de Zool. expérimentale , Anno 1895, n. 2, 

pag. 289-296. 

Pernp:r (J.) — Etudes sur les graptolites de Bohème (Suite de 

l'ouvrage: Système silurien du centre de la Boheme, par 

J. Barrande). Traduit par A. S. Oudin. Partie II : Monographie 

des graptolites de 1' étage D. Prague 1895. In 4" gr. 

31 pag. con 5 tavole. 

Pritchard (G. B.) — Notes on some Lancefield Graptolites. — 

Proc. of the Royal Society of Victoria, voi. VII, 1895, 

pag. 27-30. 

Id. — Note on Occurrence of fossil bones at Werribee. — Ibid. , 

1895, pag- 157-158- 

[Pascholnmys pliocciius Mc. Coy - ? Palovchestcs aiaci Ow.i 

Id. Contribution to the Palaeontology of the Older Tertiary 

of Victoria. — Ibid., pag. 223-231, con una tavola. 

(Trigonia Tatci now sp. , Myochama 

' 

213 

trape:;ta nov. sp., Pinna cordata 

nov. sp., Cardila mandcnsis nov. sp., Cliionc Halli nov. sp.) 

Radkewitsch (G.) — Sulla fauna dei depositi cretacei nei distretti 

di Kanew e Tschercassi (gov. di Kiew). — Mem. 

Soc. Naturai. Kiew ^ voi. XIV, fase, i, pag. 95-105, (in lingua 

russa). 

Rauff (H.) — Palaeospongiologie. Band II. Ahtheilung 2. — Palaeontogr. 

Stuttgart 1895. Pag. 347-395, con 7 tav. e 49 figure 

nel testo. 

Reis (O. M.) — lUustrationen zur Kenntniss des Skelettes von 

Acanthodes Brouni. — Abhandl. Senck. Nat. Ges., Frankfurt 

a. M. 1895. 16 pag. con 6 tavole. 

Renault (B.) — Sur quelques bactéries des temps primaires. 

— Bull, du Mus. d'Hist. Nat., Année 1895, n. 4, pag. 168-172, 

con 4 fig. intercalate. 

Schllìter (C.) — Ueber einige Spongien aus der Kreide Westphalens. 

— Zeitschr. d. deutsch. geol. Gesellschaft, Bd. XLVII, 

pag. 194-210. 

ScHMiTz (G.) -- Le mur des couches de houille et sa flore. — 

Ann. et Mém. de la Soc. géol. de Belgique , voi. XXI, 1895, 

Livr. I. 

SoLMs Laubach (H.) — Bowmanites Ròmeri, eine neue Sphaenophylleen-Fructification. 

— Jahrb. d k. k. geol. Reichsanst., 

voi. XLV, pag. 225-248, t. IX, -X. Wien 1895.


Stolley (E.) — Die cambrìschen und silurischen Geschiebe 

Schleswig-Holsteins und ihre Brachiopodenfauna. Parte I. 

— Arch. Antrop. il Geol. Schl.-Holst., Kiel 1895. 102 pagine. 

Trouessart (E.) — La faune tertiaire de la Patagonie australe, 

d' après les travaux de M. Fiorentino Ameghino. — Revue 

Scienti/. (4.) voi. IV, n. 7, pag. 207-210. 

ZiTTEL (K.) — Die Palaeontologie und das biogenetische Grundgesetz. 

— Die Aula, Ed. I, 1895, n. 13. 

Wehrli (L.) — Ueber die Flora des interglacialen KalktufFes 

von Flurlingen bei Schaffhausen. — Berichte der schufeilerischen 

bot. Gesellschaft, Heft V, 1895. Pag. 25-26. 

--^#^1^ 

NOTIZIE VARIE 

La questione del Pithecanthropus al Congresso zoologico 

di Leida (^). — Nell'adunanza della seconda sezione del UT Con- 

gresso zoologico internazionale, tenuta il 19 settembre sotto la 

presidenza del Virchow, il dott. Dubois presentò gli ormai 

celebri avanzi del suo Pithecanthropus erectus, difendendo abilmente 

la tesi della loro pertinenza ad un tipo intermedio fra 

r uomo e le scimmie antropoidi. Il disaccordo fra gli oppositori 

dava buon giuoco al Dubois. Di fronte al Krause che afferma 

umano il femore scoperto a Giava, sorge il Match i e che sostiene 

appartenga invece ad un bruto. E quanto al cranio è curioso notare 

come fra gli zoologi prevalga 1' idea ch'esso sia umano, mentre 

scimmiesco lo giudicano gli antropo-anatomici. Nessuna me- 

raviglia dunque se il Dubois insiste nella sua prima opinione, 

che essendo quella di mezzo si può ben presumere sia la migliore. 

-- 11 Virchow dichiarò che il suo giudizio nell'odierna questione 

si avvicina a quello del Dubois più assai di quel che farebbero 

credere alcuni periodici. Presentò alcuni femori umani recanti eso- 

stosi simili in tutto a quelle riscontrate sull'osso giavanese, il 

(1) Bulletiyi du troisiéme Conyrés international de Zooloyif, N.° 8; 

pag. 2 tì 3. Leyde, 1895.


quale potrebbe esser bene anch'esso un femore umano attaccato 

dalla carie; ma soggiunse pure che l'aspetto d'insieme dell'osso 

non è quello di un femore umano, mentre ricorda, più che altro, 

il g. Hylobates^ salvo le dimensioni, che nelle specie odierne di 

questo genere sono molto più piccole. Si occupò quindi del cranio, 

dichiarando risolutamente, che non può essere umano, e concluse 

che la scoperta del Dubois non perde importanza, comunque si 

vogliano interpretare questi tanto discussi avanzi scheletrici, poiché, 

se non altro, essa avrà contribuito a promuovere nuove ricerche so- 

pra la parentela tra l'uomo e la scimmia. — Il Rose n be rg prese la 

parola alla sua volta per far notare come in alcuni femori umani 

coesistano le diverse particolarità rilevate nel femore del Pithe- 

canthropus, di modo che resta il dubbio se fra quelli e questo sia 

realmente possibile una distinzione. Egli criticò inoltre la inter- 

pretazione che si volle dare del cranio, aggiungendo di non credere 

che il Pithecanthropus abbia avuto andatura verticale. — 

Al Marsh, che aveva espresso il desiderio di veder fissata con pre- 

cisione r età del giacimento ove le ossa si rinvennero, rispose il 

Martin, dicendo che si tratta con sicurezza o del pleistocene 

antico o del pliocene più recente. — E il Flower infine mise in 

rilievo il grande interesse delle analogie fra il cranio del Pithe- 

canthropus e quello degli Hylobates. 

Leggiamo nella « Nature » che anche il M ilne-Edwa rd s 

si mostra assai scettico circa le affinità del Pithecanthropus con la 

specie umana: egli crede si tratti piuttosto di una specie di scimmia 

sconosciuta. S. 

Nuove pubblicazioni. — Con un grosso fascicolo di oltre 

200 pagine, dedicato alla « Revue de Paleontologie pour V année 

i8gj », si è compiuta nel settembre scorso la pubblicazione del 

decimo tomo dell'ottimo « Annuaire géologiqueiiniversel y» diretto 

da Carez e Douvillé. Hanno collaborato a quest'ultima parte 

il Cossmann pei gasteropodi, il Dollfus per i crostacei in- 

feriori, i briozoi, i celenterati, gli spongiari e i radiolari, il 

Gautier per gli echinodermi, il Trouessart pei mammiferi, ed 

il Zeiller pei vegetali. — E uscito il terzo volume dell'opera di 

Haeckel « Systematische Phvlogenie (') », dedicato ai vertebrati. 

— // Bollettino dei Musei di Zool. ed Anat. comp. deW Università 

di Torino annunzia imminente la comparsa della XXIII parte del- 

(1) Berlin. Rejmer.


l'opera del prof. Sacco sui « Molluschi dei terreni terziarii del 

Piemonte e della Liguria ». Questa parte conterrà la descrizione 

delle famiglie Melaniidae, Littorinidae, Fossarìdae, Rissoidae, Hy- 

drobiidae, Paludìnidae e Valvatidae. 

Società linneana della New South Wales. - Seduta del 28 

Aprile 1895. — R. Eth er i d gè Jun. e John Mitchell hanno rife- 

rito sui trilobiti siluriani della New South Wales in confronto con 

quelli delle altre parti di Australia. Questo gruppo è rappre- 

sentato nelle roccie siluriane d'Australia da cinque specie di 

Phacops e una di Haiismannìa; di esse quattro sono descritte 

come nuove. Le forme tasmaniane non sono ancora descritte. 

^^m^ 

Dott. Carlo Fornasinl, re'ìattore responsabile. 

A. COGGI.

Hanno pagato l'abbonamento alla Rivista. 


Aichino - Baldacci - Bassani - Bose - Bosniaski - Botti 

- Cortese - De Gregorio (2 copie) - Delgado - Dervieux - 

Dulau e C. - Foresti - Gaudry - Issel - Loriol - Lovisato - 

Malfatti - Neviani (2 copie) - Omboni - Oppenheim - Pan- 

tanelli - Parona - Patroni - Portis - Prestwich - Regalia 

- Riva - Rovasenda - Sacco - Salomon - Tosi - Trabucco - 

Tuccimei. 

Prof. FEDERIGO SACCO 

Essai sur FOrogénie de la Terre. 


terrestre. - Teorìa proposta. - Considerazioni ge- 




perficie terrestre. - Spiegazione del Periodo glaciale. 


(Con 5 Mappamondi colorati, in proiezione omalograjlca, di cui 


terrestre, gli altri mostrano i successici stadi di Evoluzione oroge- 

nica e geografica della Terra nelle Ere primaria, secondaria , ter- 

ziaria e nell' avvenire). 

Libreria C. CLAUSEN - Torino 1895 - L. 3.

Anno I. 51 Dicembre 1895 Fascicolo VI. 

FEB 1 1889 


DI 

PALEONTOLOGIA 



(Bonarelli , Cocco , De Alessandri , 

Dervieux , Flores , Fornasini , Johnston 

Lavis e Flores, Parona, Simo- 

nelli). 

II. PlJBBLICAZIOHI ESTEKB. 


(Boehm, De Angelis, Dopéret, Diener, 

Dolio, Fraas, Hoernes, Maas, Makowsky, 

Mojsisovics, Nehring, Newton, 

Waters, Zeiller). 

B. Annunzi. 

REDATTORI 

VITTORIO 

SOllH ARIO 

BOLOGNA 

SIMONELLI 

III. A. Neviaui. Nuova apecie fossile di 

Stichoporina. 

IV. G. De Angelis. Addizioni alla Ittiofauna 

fossile del Monte Titano. 

V. P, Oppenheim. Ricerche di M. Elanhenhorn 

sul pliocene di Siria. 

Notizie varie. — Nuove pubblicazioni. 

Personalia. — Piron.i. - Rutimeyer. 


1896 

Al prossimo fascicolo sarà unito il frontispizio e l' indice del volume I.


aV^\ V di non meno di 16 pagine in 8° gv. 

.Abbonamento annuale Lire 5 — Un fascicolo sepa- 

rato Lire 1. 



Dirigere vaglia e corrispondenza alla Kedazione della 

Rivista italiana di Paleontologia, Via Lame 24, Bologna. 





Una pagina intiera ....... » 20

FEB 1 189& 

Anno I. 31 Dicembre 189-5 Fascicolo VI. 

I iiiiiiiiiiiiiiiii Hill UHI I niiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiii 


BoNARELLi (G.) — Il gen. Paroniceras Bonar. — Boll. Soc. Malac. 

It., vol. XIX, pag. 225-239, con una tavola. 

Contro il parere, recentemente espresso dal Buckmannche 

il gen. Paroniceras Bonarelli (1893) ^^^ sinonimo del gen. Cym- 

bites Neum. (= Agassiceras Hyatt), l'A. si propone di mettere in 

evidenza i caratteri principali che distinguono V uno dall'altro i due 

generi. Si possono questi caratteri riassumere come segue : 

Agassiceras 

Dimensioni piccole : diametro massimo millimetri 

15. 

Giri ordinariamente subdepressi. 

Dorso molto largo : massimo diametro trasverso 

dei giri in corrispondenza del 3° 

esterno. 

Carena lievissima (in poclie forme), limitata 

al dorso della camera definitiva d'abitazione, 

invisibile nei modelli. 

Ombelico irregolare per anormale accrescimento 

della camera definitiva d'abitazione. 

Linee lobali trilobate, conservanti aspetto 

goniatitico per lungo tratto della spira. 

Secondo lobo laterale situato nel 3° interno 

dei fìanclù. 

Forme molto stabili, persistenti in più zone 

successive del sinemuriano e del charmoiitiano. 

Paroniceras 

Diametro medio millimetri 50. 

Giri subcompressi. 

Dorso ristretto o anche acuto: massimo diametro 

trasverso dei giri molto vicino alla 

regione ombelicale. 

Carena mancante del tutto, oppure estesa 

anche ai giri interni ed assai pronunziata 

nei modelli. 

Ombelico piuttosto regolare. 

Linee lobali bilobate che acquistano presto 

i loro caratteri definitivi. 

Secondo lobo laterale prossimo all'ombelico. 

Forme variabilissime, esclusive del toarciano. 

Nemmeno accetta l'A. l'ipotesi del Buckmann, secondo cui 

VAinm. sternalis v. Buch (tipo del gen. Paroniceras Bonar.) deri- 

verebbe dagli Agassiceras e darebbe alla sua volta, per ulteriore 

Rivista Italiana di Paleontoloffia . — 

Dicembre 1895. 1


evoluzione, YAmm. siibcarìnatus Y, et B. Recenti osservazioni fatte 

nell'Apennino centrale provano ciie VAmm. siibcarìnatus è del toar- 

ciano inferiore, mentre i Paronìceras son del toarciano superiorenon 

è lecito dunque supporre che quello derivi da questi. Nemmeno 

si può ammettere l'inverso, perchè troppe sono le differenze 

fra VAmm. siihcarinatus ed un Paronìceras qualunque. Anche fra 

gli Agassiceras ed i Paronìceras non esistono diretti legami filo- 

genetici. 

Le forme sino ad oggi riferibili al gen. Paronìceras sarebbero : 

P. sternale (v. Buch) (= Amm. Le-Meslei Reyn.), P. lentìciilare 

(v. Buch), P. Buckmannì n. f. (= Amm. sternalìs D'Orbigny, Ceph. 

Jur., p. 345 [ex p.], T. in, fig. 6-7, [non 1-3 nec 4, 5]), P. ? capiilatum 

(Denckm.). Per queste forme l'A. propone il seguente schema 

filogenetico : 

Toarciano sup. 

(jurense zona) 

Toarciano inf. 

(parte sup.) 

Toarciano inf. 

( Posido7iienschiefer] 

Parome, sternale (v. Buch). 

I 

Forma interm. fra P. sternale e P. lenticulare 

raccolta dall'A. a Gorga Cerbara 

nell'Apennino centrale. 

Paronic. leniìculare (v. Buch). 

Forma interm. fra P. lentìculare e P. Biickmannì.^ 

=Amm. sternalìs Quenst., 

Amm. Schwab. , p. 400 (ex p.) 

T. 50, f. 6 (non 7). 

Paronic. Buckmannì Bonar. 

Paronic. ? capìllatum (Denckm.). 

Cocco (L.) — Guida geologico-paleontologica per il lato orientale 

della Sicilia. Parte I. Provincia di Messina. — Mes- 

sina, Tip. Siciliana, 1895, 8°, 31 pagine. 

La paleontologia di questa prima parte della guida del Cocco 

riguarda i terreni miocenici della località di Gravitelli. Vien dato 

un elenco di fossili desunto dai lavori di Seguenza e di Aradas.

Di PALEONTOLOGIA 219 

Cocco (L.) — Nota intorno ad una nuova specie di Haliotis 

rinvenuta nel plioceno dei dintorni di Messina. — Atti 

e Rend. Acc. Dqfnìca in Acireale., voi. Ili, 6 pag. con 2 figure. 

L'A. descrive un esemplare di Haliotis di piccole dimensioni 

(mm. 4 per 5), dimostrando la « completa mancanza di quella serie 

di forami esistenti nelle conchiglie di questi Glossofori, sopra una 

linea curva, parallela al bordo sinistro di esse, forami che costantemente 

osservansi, più o meno sviluppati ed in numero più o meno 

completo, in tutte le specie sin'ora conosciute, » Per la nuova specie 

l'A. propone il nome di H. imperforata. 

Cocco (L.) — Studi sui denti dei plagiostomi, con note paleon- 

tologiche. — Atti e Rend. Acc. Zelanti e PP. dello Studio 

di Acireale, voi. Ili, 25 pagine. 

L'A. enumera più di 30 specie di pesci spettanti all'ordine dei 

plagiostomi, ne descrive particolarmente i denti, e accenna alla loro 

presenza negli strati secondari e terziari, e nell'attualità. F. 

De Alessandri (G.) — Contribuzione allo studio dei pesci ter- 

ziari del Piemonte e della Liguria. — Meni, della R. Acc. 

delle Se. di Torino, serie II, torn. XLV, pag. 33 con una 

tavola. 

L' A. avverte che oggetto de' suoi studi sopra i pesci fossili 

del Piemonte, già in parte illustrati dal Sismonda, dal Miche- 

lotti e dal Portis, e sovra quelli della Liguria, di cui si occuparono 

rissel ed il Pollini, sono gli odontoliti dell' interessante 

raccolta del cav. di Rovasenda e delle collezioni dell'ittiofauna 

ligure donate dai prof. BeUardi e Perez al Museo di Torino. 

Gli odontoliti descritti appartengono ai due gruppi Elasmobranchi 

e Teleostei, e rappresentano complessivamente dieci famiglie, venti 

generi, trentasei specie, delle quali dodici non rinvenute prima in 

Piemonte ed in Liguria e due nuove. Eccone l' indice sistematico : 

Carcharodon megalodon Ag., oligocene e miocene, C. aiiriciila- 

tus Blainw., o. m., C Rondeletii M. et H., pliocene, C. leptodon Ag., m. 

— Lamna salentina Costa, m., L. obliqua Ag. sp., o. — Odontaspis 

cuspidata Ag., sp., o. m. p., O. contortidens Ag., o. m. — Oxyrbina 

hastalis Ag., o. m. p., O. Desorii Ag., o. m. p., O. crassa Ag., m. p. 

— Carcharia {Aprionodon) basisulcatus Sism. sp. m., C. {Prionodon) 

Egertoni Ag., sp., m. p. — Galeocerdo aduncus Ag., m. — Galeus


Pantanellii Lawley sp., p. — Hemipristis Serra Ag.^ o. m. — Sphyrna 

prisca Ag., o. m. — Notidamis gigas Sism., m. p. — Squatìna D'An- 

conai Lawl., m. — Centrina Bassanii Lawl., m. — Aetobates aff. 

sulcatiis Ag., m. — Myliobates angiistidens Sism., p., M. Bellardii 

Issel, o., M. ligusticiis Issel p., M. Rovasendae n. sp., m. — Diodon 

italicus n. sp., m., D. stenodiis Portis, m., D. platyodus Portis, m. 

— Chr]'Sophrys Agassiî Sism., p., C. cincia Ag.^ sp. o. m. — Sargus 

Oxpeni Sism., sp., m., S. incisivus Gerv., m. — Labrodun polyodon 

Sism., sp., m., L. Haueri Mtinst., sp., m. — Taiirinichthys mio- 

cenicus Mieliti sp., m, — Umbrina Pecchiolii Lawley, m. 

Le due specie nuove, figurate dall' A., sono Mjdiobates Rova- 

sendae e Diodon italicus. Il Myliobates Rovasendae dell' elveziano 

di Baldissero è prossimo al M. striatus Buckl. per la forma ge- 

nerale dei denti, pur non avendone le grosse strie caratteristiche; 

ha denti mediani più curvi, più allungati e più stretti del M. transversalis 

Gibb. e denti marginali diversi da quelli del M. Om- 

bonii Bass., di cui ancora non presenta le strie. E somigliantis- 

simo al M. Aquila vìvente per le sue piccole dimensioni, ma ne diffe- 

risce per gli scaglioni di mezzo più curvi ed i laterali a margini retti. 

Il Diodon italicus del miocene medio di S. Bartolomeo (Mon- 

ferrato) s' avvicina al Diodonte del Guiscardi e presenta molte ana- 

logie con -D. Rovasendae Portis, sebbene non gli corrisponda per 

la forma generale e per le dimensioni delle pile e dei fogli. 

I. BONOMI. 

Dervieux (E.) — Foraminiferi tortoniani del Tortonese italiano. 

— Boll. Soc. Geol. Ital.., voi. XIV, fase. 2. Due pagine. 

Un elenco di specie provenienti dalle note località fossilifere di 

Sant'Agata e Stazzano. 

Flores (E.) — Catalogo dei mammiferi fossili nell' Italia meri- 

dionale continentale. — Atti Acc. Pontan., voi. XXV, 48 

pag., con una tavola. 

Giovandosi della ricca collezione di resti di mammiferi fossili 

che si conserva nel Gabinetto geologico dell' Università di Napoli, 

rettificando alcune determinazioni già fatte di ^ essi, e mercè l'ac- 

curata rassegna di quanto fu detto finora sui mammiferi fossili 

dell'Italia meridionale continentale, 1' A. stabilisce il novero di 58 

specie di mammiferi fossili riconosciute esattamente in questa re- 

gione, le quali sono ripartite in 36 generi. Una estesa biblio-


grafia delle opere che trattano tale argomento è posta innanzi alla 

revisione di tutti i resti fossili; ed in questa sono indicate la pro- 

venienza, r età del giacimento dove furono trovati e, quando si è 

potuto, le collezioni alle quali i resti appartengono. E aggiunto un 

indice alfabetico delle specie e dei sinonimi, un indice delle loca- 

lità, ed infine un quadro riassuntivo delle specie e delle località 

con r indicazione dell' epoca geologica dei giacimenti. L' elenco 

delle specie accettate dall' A. è il seguente: 

Ord. Cetacea: Squalodon antverpiensis v. B. (m.) (^); Sqiia- 

lodon sp. ind. (m.); Campsodelphis sp. ind. (m.); Priscodelphìniis 

squalodontoìdes Gap. (m.) ; Schi'odelphis sp. ind. (m ) ; Delphiniis 

sp. ind. (^ Eudelphiniis Gerv.) (pi.); Tursiops sp. ind. (pi.); Or- 

copsis sp. ind.(m.); Physodon leccense Gerv. (m.); Physodon sp. 

ind. (m.) ; Dioplodon gibbus- Ow. (pi.) ; Dioplodon tenuirostris Ow. 

(pi.); Plesiocetus Goropii v. B. (m. pi.) Cetotherium sp. ind. (m. pi,); 

Aulocetus sp. ind. (m.) ; Heterocetus Giiiscardii Gap. (m.); Hete- 

rocetus sp. ind, (m. q.) ; Balaenoptera musculoides v. B. (q.). 

Ord. Sirenia: Metaxytherium sp. ind. (m.). 

Ord. Ungulata — Perissodagtyla : Equus Stenonis Cocchi (pi.); 

Equus quaternarìus Major (q.); Equus caballus L. (q.); Equus 

asinus L. (q.); Equus sp. ind. {c\.)'^ Rhinoceros Merckii Jag. (= Rh. 

leptorhìnus Ow. non Guv. = Rh. Aymardi Pomel = Rh. hemitoechus 

Falc.) (q.); Rhinoceros megarhinus Ghristol (q.); Rhinoceros 

antiqiiitatis Blum. (= Rh. tichorhinus Fischer = Rh. Jour- 

dani Lart. e Ghantre) (pi. q.); Rhinoceros sp. ind. (q.) 

Artiodactyla : Anthracotherium magnum Guv. (oVigoc.}); Sus 

priscus Serres (q.) ; Sus scrofa L. (q.) Sus scrofa ferus L. (q.); 

Sus palustris Rutim. (q.); Sus sp. ind. (q.); Hippopotamus major 

Guv. (= Hipp, magnus Gosta) (q.); Hippopotamus sp. ind. (q.) ; 

Cervus elaphus L. (pi. q.) ; Cervus capreolus fossilis Laur. (q.) ; 

Cervus dama L. (q.); Cervus sp. ind. (pi. q.); Antilope? (q.) ; Capra 

aff. sibirica Pali, (q.); Capra primigenia (q.); Capra hircus 

L. (q.); Capra sp. ind. (q.) ; Ovis aries L. (q.); Om sp. ind. (q.); 

Ovinae gen. ind. (q.); Bos primigenius Boj. (q.); Bos taurus L. 

(q.); Bos sp. ind. (= Antilope Rudina Gosta) (q.). 

Proboscidia: Elephas meridionalis Nesti (pi.) '7 Elephas 

anti- 

quus Falc. (pi. q.); Elephas primigenius Blum. (= El. ainericanus 

Falc.) (q.) ; Elephas primigenius Blum. var. hydruntinus Botti (q.); 

Elephas sp. ind. (= Synodonthcrium Gosta) (q.). 

(^) m. .significa miocene; pi., 2^^'-'^^'^''^'' j *^1" Qûaternario.


Ord. Rodentia: Myoxus glis L. (q.); Myoxidae gtn. ind. (q.); 

Arvicola amphibius L. (q.); Arvicola sp. ind. (q.); Mus musculus 

L. (q. ?); Mus sylvaticus L. (q.) ; Mus sp. ind. (q.) ; Lepus sp. ind. (q.). 

Ord. Insegtivora: Erinaceus sp. ind. (q.). 

Ord. Carnivora: Canìs lupus L. (q.); Canis vulpes L. (q.) ; 

Canis familiaris L. (q.) ; Canis sp. ind. (q.) ; Ursus spelaeus 

Blum, (q.) ; Ursus arctus L. (q.) ; Ursus sp. ind. (q.) ; Hyaena 

crocuta var. spelaea Goldf. (== H. campana Costa) (q.) ; Hyaena 

sp. ind. (q.); Felis Christoli Gerv. (q.); Felis spelaea Goldf. (q.); 

Felis catus L. (q.); Felis sp, ind. (q.) ; Palaeophoca Caudini 

Guise, sp. (m.?); Phoca sp. ind. (m.). 

Nello studio di questo abbondante materiale l' A. ha potuto 

trarre le seguenti conclusioni interessanti per la mammologia fos- 

sile italiana: 

1°. Alle specie di mammiferi fossili già note nell' Italia meridionale 

bisogna aggiungere l' Equus asinus L. rinvenuto a Ca- 

stellana (Bari), il Rhinoceros Merckii Jag. di Capo Stilo (Reggio) 

e il Myoxus glis L. di Ajeta (Potenza), tutti quaternari. 

2°, Gli avanzi quaternari provenienti da Cassino, dalla Melfa 

e da Campoli, ascritti da O. G. Costa al Cervus dama giganteus 

Cuv. ed al Cervus alces L., vanno riferiti al Cervus elaphus L. ; 

quindi quelle specie debbono essere cancellate dalla fauna fossile 

dell' Italia meridionale. 

3°. Il nuovo genere Palaeoceros Costa (P. granulatus Costa) 

è fondato su concrezioni limonitiche. 

4°. È messa in dubbio la presenza del genere Moschus o Am- 

phitragulus ammesso da O. G. Costa nella fauna fossile dell'Ita- 

lia meridionale. 

5°. VAntilope Rudina Costa è fondata su denti appartenenti 

al genere Bos. 

6°. La regione nella quale visse 1' Elephas meridionalis 

Nesti, che sinora si riteneva limitata a Roccasecca (Caserta) viene 

estesa fino a Chiaromonte, che è uno dei paesi più al sud della 

Basilicata. 

7°. Il nuovo genere Synodontherium Costa è fondato, come 

già aveva supposto il Guiscardi, su di una lamina dentaria di 

Elephas. 

8°. La Hyaena campana Costa è fondata su di un cranio 

anormale di H. crocuta var. spelaea Goldf. rinvenuto fra i resti 

quaternari della grotta di Cassino. 

9°. È messa in dubbio la presenza del Felis pardus L., ri-


scontrato da O. G. Costa tra i resti quaternari della grotta di 

Campagna. 

La memoria è accompagnata da una tavola che riproduce i 

resti di Rhinoceros Merckìi Jag. del postpliocene di Capo Stilo e 

quelli di Anthracotherium magnum Cuv. dell' eogene di Agnana. 

E. Flokes. 

FoRNAsiNi (C ) — Foraminiferi della marna del Vaticano illu- 

strati da O. G. Costa. — Palaeontographia Italica, voi. I, 

pag. 141-148, tav. VII. 

E una revisione delle forme illustrate da Costa nella memo- 

ria « Foraminiferi fossili della marna blu del Vaticano » pubblicata 

nel 1857. L' A. si è giovato principalmente delle collezioni esistenti 

nel Museo Geologico dell' università di Napoli, ove si conservano 

gli esemplari stessi che furono illustrati da Costa, ed ha creduto 

utile di riprodurre la maggior parte di questi, affinchè chiunque 

possa apprezzare quei caratteri che non emergono dalle figure co- 

stiane. Le determinazioni di tali esemplari fatte dai due rizopodi- 

sti sono le seguenti : 

Secondo Costa: 

Orbiilina universa d' Orb. 

Nodosarìa tetragona Costa 

» monile Costa 

Dentalina adunca Costa 

» nepos Costa 

Marginulina inaequalis Costa 

» triangularis d'Orb. 

Cristellaria Volpicellii Costa 

» contracta Costa 

» obesa Costa 

» pulchella Costa 

Robulina vaticana Costa 

» austriaca d'Orb. 

Siphonina fimbriata Reuss 

Nonionina helicina Costa 

Rotalina meridionalis Costa 

Guttulina romana Costa 

Textularia sagittula Costa 

» corrugata Costa 

Spiroloculina celata Costa 

Secondo Fornasini: 

Orbulina universa d' Orb. 

Frondicularia carinata (Neug.) 

Nodosarìa pleura (Costa) 

» farcimen (Sold.) 

» » » 

Cristellaria inversa (Costa) 

» crepidula (F. e M.) 

» italica (Defr.) 

» » » 

Pulvinulina auricula (F. e M.) 

Cristellaria elongata (Montf.) 

» costata (F. e M.) 

» rotulata (Lam.) 

Truncatulina reticulata (Czjz.) 

Auomalina helicina (Costa) 

Truncatulina Dutemplei (d'Orb.) 

Bulimina pyrula d' Orb. 

Textilaria deperdita d' Orb. 

Bigenerina pennatula (Batsch) 

Sigmoilina celata (Costa)


Il complesso di questa piccola fauna non si oppone affatto al- 

l' ammettere che il sedimento che la racchiude si sia formato a 

notevole profondità, mentre, quanto all' età, non è da escludersi 

il carattere messiniano. F. 

FoRNAsiNi (C.) — Contributo alla conoscenza della microfauna 

terziaria italiana. Di alcune forme plioceniche della Bi- 

generina robusta. — Mem. Acc. Se. 1st. Bologna, serie 5*, 

tomo V., p. 657-661, con una tavola. 

L' A. descrive la Bigenerina robusta Brady, della quale ha 

raccolto numerosi esemplari nell' argilla pliocenica del Ponticello 

di Sàvena presso Bologna. Il materiale abbondante di cui ha po- 

tuto disporre gli ha permesso di studiare questa specie nei suoi 

diversi stadi d' accrescimento e nei rapporti colla Textilaria ag- 

glutìnans d'Orb., della quale, secondo Brady, la B. robusta 

sarebbe probabilmente una varietà dimorfa. 

La presenza di questa forma nell' argilla del Ponticello viene 

in appoggio dell'ipotesi che tale deposito si sia costituito a una 

profondità non minore dei 500 né maggiore dei 1000 metri: la 

B. robusta fu raccolta dal « Challenger » in due sole stazioni 

dell' Atlantico, alla profondità di 600 e 700 metri. F. 

Johnston Lavis (H. J.) e Flores (E.) — Notizie sui depositi degli 

antichi laghi di Pianura e di Melfi e sulle ossa di mammiferi 

in essi rinvenute. — Boll. Soc. Geol. hai. , voi. XIV, 

pag. 111-118, tav. VI. 

Il lavoro è diviso in due partì. Nella prima è esposta la storia 

geologica della collina dei Camaldoli (Napoli) e le cause che con- 

corsero alla formazione di un lago alle falde di essa, nel territorio 

ora occupato dalla eupa e dal villaggio di Pianura. Sono descritti 

i depositi di pozzolana finissima che si formarono nel fondo del 

lago in cui furono rinvenute alcune ossa di Cervus elaphus L. 

Tali resti consistono nella parte basi-occipitale del cranio, nel frontale 

con le corna conservate presso che intere, nelle branche mandibolari 

con quasi tutti i molari ed in quattro vertebre ed un me- 

tatarso. I caratteri dei molari e delle corna permettono di poter 

riferire tali avanzi alla specie suddetta. 

Nella seconda parte è descritto un deposito lacustre sito sulla 

via tra Melfi e Rapollo (Basilicata) ed un frammento di corno in 

esso rinvenuto. È la parte basilare del corno sinistro attaccato a

DI PALP]ONTOLOGIA 225 

parte del frontale. .11 suo stato è tale da permettere appena di ri- 

ferirlo al genere Cervus. 

La nota è accompagnata da una tavola in cui sono riprodotti 

gli avanzi provenienti tanto dal lago di Pianura quanto da quello 

di Melfi. E. Flores. 

Parona (C. F.) — Nuove osservazioni sopra la fauna e l' età 

degli strati con Posidonomya alpina nei Sette Comuni. 

— Palaeontographia Italica^ voi. I, pag. 1-42, con 3 tavole. 

Accennato a quanto sinora fu pubblicato sulla descrizione 

degli strati a Posidonomya dei Sette Comuni, 1' A. espone 1' opi- 

nione propria intorno alla nomenclatura delle specie, e a questo 

proposito dichiara di dissentire da De Gregorio, il quale pure ha 

scritto sopra quella fauna. Dice poscia le ragioni per le quali crede 

dì dover riguardare i piccolissimi individui che la costituiscono 

quasi esclusivamente, come forme adulte e non come giovani. Le 

località donde essa proviene sono: i dintorni di Canove al Ponte 

del Ghelpa, Camporovere, i Monti Longara e Meleta sopra Gallio 

in Territorio di Asiago. 

L' A. descrive 41 specie di cefalopodi, delle quali 18 nuove: 

Lytoceras pluriannulatum ^ L. meletense, Oppelia siibtilicostata 

Oecotraustes minor^ Cadomoceras nepos, Sphaerococeras pillila, 

Sph. auritum, Sph. disputabile, Stephanoceras gibbum, St. rotula, 

St. venetum, Reineckia Sansonii, Parkinsonia Bonarellii, Cosmo- 

ceras n. f. , Morphoceras dimorphoide, Perisphinctes conclusus, P. 

torquis, P. perspicuus. 

Delle specie descritte, quasi tutte rappresentate da esemplari 

numerosi, una sola {Ph. siibobtusum) è conosciuta negli strati di 

Klaus, 8 sono comuni al calloviano. Mancano invece le specie ca- 

ratteristiche del batoniano. Vi si trovano anche certi generi che 

hanno il loro massimo sviluppo nel calloviano; ma non quelli ca- 

ratteristici di questo piano {Macrocephalites, Proplanulites, Keplerites 

ecc.). Sono al contrario rappresentati Harpoceras e Parkin- 

sonia, che sono proprii di strati più profondi. 

Di gasteropodi e pelecipodi descrivonsi 22 specie, delle quali 

4 nuove: Isocardian. f. , Unicardium n. f. , Pecten n. f. , Limea (}) 

lata. La maggior parte di quelle 22 forme sono proprie degli strati 

a Posydonomia alpina; è però rimarchevole che soltanto questa 

specie si trovi anche nel calloviano di Acque Fredde, mentre tale 

località ha comune cogli strati a P. alpina parecchie specie di 

cefalopodi. 

^


Vengono poscia citate 27 specie di brachiopodi, di cui 8 nuove: 

Terebratula bipartita, Waldheimia Boeìimi Bò"se MS. (^), W. con- 

cava, Rhynchonella latifrons, Rh. crista, Rh. hemicostata, Rh. calva, 

Rh. mìcrocephala. Le Rliynchonellae prevalgono (17 specie, contro 

9 di Waldheimiae e Terebratulae) ; 18 specie di brachiopodi sono 

proprie degli strati sudalpini con P. alpina ; 9 s' incontrano anche 

negli strati di Klaus ; nessuna di esse si trova negli strati a opa- 

linus-Murchisonia e nel calloviano di Vils. L' A. giunge alla con- 

clusione, che non è possibile il decidere con sicurezza se gli strati 

a P. alpina siano da riferirsi al batoniano o al calloviano : ritiene 

però come più probabile che essi corrispondano al calloviano. Egli 

fonda naturalmente questa ipotesi sullo studio delle ammoniti, 

giacché quello dei brachiopodi parla decisamente contro di essa. 

La mancanza della T. curviconcba, W. Gefion, Rh. Ettalloni, Rh. 

mietila e Rh. Berchta, non prova nulla: si confronti il bajo- 

ciano nordalpino con quello sudalpino , e si troverà che essi 

hanno comuni queste pochissime specie. Del resto anche Roth- 

pletz, nella sua monografia delle Alpi di Vils, è giunto a risultati 

tutt' affatto diversi, giacché considera gli strati di Klaus come 

batoniano, e gli strati di Vils con W. pala, come calloviano. 

E da notare ancora, che la determinazione generica della Rhyn- 

chonellina (?) Beggiatoi è molto incerta, inquantoché non mi è 

peranco riuscito, nonostante abbia sezionati molti pezzi, di trovarvi 

le lamelle delle Rhynchonellinae. Rimane infine da applicare un 

nuovo nome alla Rh. latifrons Par. n. sp. , perché esiste già una 

Rh. latifrons Stur (Geyer, Lias, Brachiopodenfauna des Hierlatz 

bei Hallstatt, 1889) C)-' E. Rose. 

{}) Io non ho mai riguardata questa specie come una Terebratula, 

come scrive Parona, ma sempre per una Waldheimia; della qual cosa 

può persuadersi chiunque osservi le etichette degli esemplari provenienti 

da varie località, esistenti nelle collezioni di Monaco. Già da parecchi anni 

avevo reso visibile mediante sezioni l'apparato brachiale della W. Boehmi, e 

ritrovata cosi un lungo apparato brachiale diWaldheimia. Se nelle etichette 

degli esemplari di Pisa si legge Terebratula, ciò probabilmente fu scritto 

prima a Pisa, mentre io non feci altro che aggiungere il nome specifico, 

dimenticandomi poi di correggere la determinazione generica. Questa specie 

fu da me istituita insieme ad altre allorché stavo preparando una pubbli- 

cazione sopra Camporovere ecc.; pubblicazione che però sospesi tostochè 

seppi che Parona avrebbe descritta quella fauna, 

(^) Parona, in una lettera a me diretta, propone ora di denominare 

la specie : R. platymetopa. E. B.


SiMONELLi (V.) — Gli antozoi pliocenici del Ponticello di Savena 

presso Bologna. — Palaeontographia Italica, voi, I., pa- 

gine 149-168, con una tav. e 3 incis. intercalate. 

Due specie di alcionari, diciotto di zoantari aporosi e tre di 

zoantari perforati son quanto venne raccolto sinora , in fatto di 

antozoi, nelle marne argillose glauconifere del Ponticello di Savena. 

In questa serie figurano come nuovità : Flabellum Bertii , magni- 

fica forma che ha somiglianze innegabili col Flab. alabastrum Mos., 

raccolto nei dragaggi del « Challenger » presso le Azzorre , alla 

profondità di 1000 fathoms; Flabellum Fornasinii, grande flabello 

troncato che non si può ravvicinare ad alcuna tra le specie fossili 

o viventi dello stesso gruppo ; Stephanocyatìms elegans Seg. var. 

hemìsphaericiis , diverso dal tipo e dalla già nota var. subspinosa 

Seg., perchè foggiato a calotta regolarissima, senza tracce di pedicello, 

perchè ha le coste più larghe, più ravvicinate ed assai meno 

acute, ecc.; Caryophjdlia ingens, polipaio colossale (mm. 82 di 

altezza per 61 di diametro) che ha qualche rapporto con la C. pon- 

derosa Seg. sp. ; Car. felsinea, prossima alla C. crispata Rss., dalla 

quale si può distinguere pei setti forniti lateralmente di sporgenze 

laminari in forma di scodelline. Deve anche esser citato il Cera- 

totrochus multiserialis Mieliti sp., che fino ad oggi si poteva rite- 

nere estinto nel miocene medio. La serie ha in complesso il carat- 

tere di fauna vissuta in una zona molto profonda del mare basso, 

e l'A. crede di non esagerare ammettendo per questa zona un minimo 

batimetrico di 500 metri. In appoggio di questa supposizione 

stanno altri fatti d' ordine paleontologico (concomitanza di Verti- 

cordiae, Pecten vitreus Ch., Bigenerina robusta Brady (^) ), nonché 

la natura stessa del sedimento. Abbonda infatti nelle marne del 

Ponticello la glauconite, evidentemente formata in situ; e si sa che 

nei mari odierni la glauconite di recente costituzione non si trova 

mai nelle zone littorali e sublittorali, ma per lo più s' incontra al 

limite inferiore dell'azione ondosa, dai 360 ai 550 m., e di là può 

scendere fino ai 3600 m. 

Notevole è la mancanza di rapporti tra la faunula ad antozoi 

del Ponticello e quella che abita attualmente il Mediterraneo. Non 

una specie può citarsi che sia comune ad entrambe, e per di più 

mancano al Mediterraneo intieri generi abbondantemente rappre- 

(1) C. Fornasini. Di alcune forme plioc. della- -Bigenerina robusta, 

Mem. Acc, Se. Ist. di Bologna, Ser. V, T. V, pag. 657. Bologna, 1895.


sentati nel giacimento bolognese {Trocìwcyathus, Stephanocyathiis, 

Ceratotrochiis, Stephanopìirllia). Il g. Flabellum, che per la varietà 

delle forme specifiche e per il numero degli individui dà , si può 

dire, l'intonazione alla faunula del Ponticello, è in uno stato di 

vero immiserimento nel Mediterraneo attuale, dove non se ne trova 

che una specie sola. Invece una fauna molto somigliante a quella 

presa in esame dall' A. può ritrovarsi al dì d'oggi nell'Atlantico 

boreale. 

Quasi tutti gli antozoi del Ponticello , meno le poche forme 

descritte come nuove, incontransi anche in altri giacimenti pliocenici 

d'Italia, e, com'è naturale, specialmente in quelli che come 

le marne bianche di Calabria, le marne giallastre del Messinese, le 

marne vaticane a pteropodi, meglio corrispondono, batimetricamente, 

agli strati del Ponticello. Intime sono altresì le analogie 

tra la fauna ad antozoi studiata dall'A. e quella che popolò, nelle 

regioni circum-mediterranee, il mare basso del miocene medio. 

II. 



BoEHM (J.) — Die Gastropoden des Marmolatakalkes. — Palaeon- 

tographica^ voi. XLII, pag. 211-308, con 7 tavole. 

Al lavoro di Salomon sulla Marmolata ha fatto seguito ben- 

tosto questo di Boehm, nel quale troviamo la illustrazione dei 

gasteropodi. Sono descritte come specie nuove : Patella sparsicosta, 

P. rimosa, Sciirria pelta, Palaeacmaea postuma, Worthenia magna, 

W. strigata, W. praerupta, W. hwnilis, Trachybembix (novum 

genus) Salomoni, Stuorella triplex, PerotrocJnis vasculum, P. in- 

trorsus, P. striatiis, Murchisonia sera, Cheilotoma Avisii, ? Stra- 

parollus Franciscae, Rothpletêlla (novum genus) Richtofeni, ? Cai- 

liosoma ciiciillìis , ? Tcctiis margine-nodoso, Meritarla cicer, iY 

subneritina, N. venusta, Crjytonerita conoidea, Platychilina tube- 

rosa, Fedaiella Beneckei, Hologjrra elevata, H. Kokeni, H. Stop- 

S.

Dì PALEONTOLOGIA 229 

panii, H. Ogilvìae, H. ( Vernelia) elegans, H. ( V.) vìncta, ? H. ( V). 

dissimilis, Pachj'omphalus (novum genus) concinnus, Turbonitclla 

gracillima, ? Vermicularia torsa, V. alternans, Capulus Apollinis, 

Eiispira saginata , Arnauropsis macra, Loxonema rarecostatum , 

L. Sturi, L. constans, L. contrictum, Coronaria rugosa, Toxonema 

Damesi, T. telescopium, T. perspicuum, Omphaloptycha Ministeri, 

O. convertens, O. Zitteli, O. cincta, O. porrecta, Coelostylina Hor- 

nesì, C. densestriata, C. camerata, C. clava, C. lineata, C. undata, 

C. scissa, C. ignobilis, C. solida, Microschiâ arguta, ? Spirochry- 

salis subpiramidalis, Coelochrysalis Lepsiusi, C. Ammoni, ? C. tor- 

pediniformis, Spirostylus radiciformis, Sp. vittatus, Eustylus ae- 

qualis, ? E. ascendens, Orthostylus bastile, Eulima striatissima, 

Lissochilina meta, Promathildia piliformis, Tretospira contraria, 

Loxotomella Castor, L. Pollux, ? Actaeonina brevis. Complessivamente 

nel calcare della Marmolata sono state rinvenute 199 specie 

e 2 varietà, delle quali 78 sono dall'A, presentate come nuove. 

Questo giacimento ha 16 specie a comune con quello del Latemar, 

9 con Esino, 28 con San Cassiano e 3 col Muschelkalk tedesco. 

Prevalgono in esso le famiglie dei pleurotomaridi, neritidi, nerito- 

psidi, loxonematidi e piramidellidi, mentre i generi più frequenti 

sono: Worthenia, Neritaria, Marmolatella, Loxonema, Omphaloptycha 

e Coelostylina. L'A. descrive 9 generi e sottogeneri nuovi; 

Wortheniopsis , che differisce da Worthenia per la mancanza della 

forte carena laterale ; Trachybembix , che spetta ai pleurotomaridi ; 

Rothpletiella , affine a Bolma^ da cui si distingue per l'allargamento 

calloso del labbro interno e per la diversa ornamentazione ; Vernelia^ 

sottogenere di Hologyra, da cui differisce per la mancanza 

del funicolo; Pachyomphalus , spettante parimente ai neritopsidi o 

ai naticidi ; Toxonema, affine a Undularia; Rama, spettante ai 

piramidellidi, affine a Macrochilina ; Moerkeia, che secondo l'A. va 

considerata come tipo originario degli strombidi e degli aporraidi ; 

Loxotomella, spettante ai purpuridi, E. Bose. 

De Angelis (J.) — Contribución à la Fauna paleozoica de Ca- 

taluha. — 7 pag. (s. I. n, d.) 

Dal dott. J. Al mera, scopritore del siluriano nella regione 

litorale di Catalogna, furon comunicati al De Angelis alcuni 

esemplari di coralli e di briozoi, che in parte provenivano dal si- 

luriano inferiore di Moncada, in parte dal devoniano inferiore dì 

Papiol. Dai fossili di Papiol niente si può rilevar di sicuro, tanto

230 HlViSTA ITALIANA 

male son conservati; tutto al più si può dire che qualcuno di essi 

va forse riferito al g. Petraja Miinst. Invece fra gli esemplari di 

Moncada si son lasciate riconoscere la Ptylodictya costellata M'Coy 

(=: Eschara Lamannorae Bornemann) ed una Favosìtes simile in 

tutto a quella del siluriano di Sardegna illustrata dal Meneghini 

(Paléont. de l'Ile de Sardaigne, T. II, p. 98, 

pi. B, fìg. 16, 16 a). 

Alla descrizione di questi due fossili, comuni entrambi anche al 

siluriano sardo, l'A. fa seguire alcune considerazioni circa la com- 

pleta analogia che può rilevarsi paragonando, non il siluriano sol- 

tanto, ma tutti i livelli paleozoici della Catalogna con quelli della 

Sardegna. S. 

De Angelis (J.) — Los primeros briozoos encontrados en los 

depósitos pliocénicos de Catalufia. — Barcelona 1895, 16 pag. 


Sono 8 specie : Membranipora lineata L. , Melicerita Johnsoni 

Bk., Cupiilaria canariensis Bk. , Membraniporella nitida Johns., 

Cribrilina radiata Moli. , Chori\opora Brogìuarti Aud. , Lichenopora 

lìispida Flem., Escaroides monilifera M. E. 

Tutte vivono nel Mediterraneo; tutte, meno la M. Johnsoni e la 

M. nitida, si trovano fossili anche nel miocene; una sola, la Cr. ra- 

diata si trova anche nel cretaceo. Tutte poi, meno la M. nitida e 

la L. lìispida, sono figurate nella tavola annessa. F. 

Depéret (C.) — Note sur les groupes eocène inférieur et 

moyen de la vallèe du Rhone. — Bull, de la Soc. géol. de 

Fr., XXII, pag. 683 e seg., tav. XXIII. — Note paléontologique 

complémentaire sur les terrains tertiaires de 

la Eresse. — Ibidem, pag. 712 e seg., tav. XXIV. 

Il congresso generale della Società geologica di Francia a Lione 

n^l 1894, ^^^ quale l'A. ha presentato i due succitati lavori, diede 

occasione ai congressisti di dare una scorsa ai progressi prodigiosi 

che hanno fatto negli ultimi 30 anni le conoscenze nostre sulle 

formazioni terziarie e quaternarie della valle del Rodano. Nella 

relazione estesa, e completa anche dal lato stilìstico, delle discus- 

sioni e delle escursioni del congresso pubblicato nel Bollettino 

della Società, i risultati sono raccolti diligentemente, aumentati di 

osservazioni nuove, e resi accessibili a più vasta cerchia di persone, 

costituendo così un punto di sosta e un solido fondamento, che


preludono a nuovi acquisti della scienza su questo argomento. 

Non si va certo errati, attribuendo merito non piccolo per 1' esito 

soddisfacente del congresso all' A., il quale inoltre ha dato con 

questi due lavori un importante contributo alla conoscenza del 

terziario e delle faune terziari^, della valle del Rodano. 

Non è neir indole di questo periodico di riferire estesamente 

intorno a ricerche puramente stratigrafiche; ci limiteremo quindi a 

dire che nel primo lavoro si tratta dell' estensione e dello smem- 

bramento delle formazioni eoceniche dalla foce del Rodano fino 

a Macon sur Saóne, rappresentate in una carta esatta che potrà 

servire per lungo tempo di guida alle ricerche dell' eocene nella 

valle del Rodano. 

È sperabile (ci sia concessa questa osservazione) che V A. rie- 

sca finalmente a studiare gli avanzi organici di queste formazioni 

eoceniche di acqua dolce. Qui e' è veramente una lacuna molto 

deplorevole. Inoltre, i fossili che Depéret e autori precedenti con- 

siderano come caratteristici, (per es. il Bulimiis Hopei Marc, de 

Serres) non sono stati finora figurati, come io ho già rilevato 

a suo tempo Q). Molte specie di Matheron , come Pupa eie- 

gans, Helix Marìoni e Achatina Marionì, non furono peranco 

descritte; altre come Biilimus subcylindrìcus^ Pupa subantiqua etc., 

non sono abbastanza couosc\\iXq\ PupatenuicostataìAdiXh.^ che Depéret 

(1. e, p. 687) considera come caratteristica del calcare di 

Conques, è anzi una specie cretacea e caratteristica del senoniano 

di Peyner e Fuveau. Uno studio esatto e profondo di tutte queste 

forme è necessario anche per la stratigrafia, e parmi che per la 

conoscenza del terziario della Francia meridionale non si debba 

differire piià oltre. 

Nel secondo lavoro, paleontologico, l' A. descrive le seguenti 

specie delle formazioni terziarie della Eresse, sulle quali egli ha 

già pubblicato) una grande opera in collaborazione con Delafond. 

Egli le figura in parte in una tavola fotografica e quindi un poco 

incompleta: 

1°. nelle formazioni pontiche di Sablay (pag. ji^): Sus palaeo- 

choerus Kaup., Gabella deperdita Gervais, Hyaena exiniia Roth. 

e Wagn. (tav. XXIV, fig. 15). 

2°. neir amberiano, oltre queste anche (pag. 716): Cervus aff. 

(^) P. Oppenheim ^- Veber einige Brackwasser U/id Binnenmol-' 

lushen aus der Kreide und dem Eocaen Ungarns. Zeitschr. d. deutsch. 

geol. Ges. 1892, pag. 817.

232 ' RIVISTA ITALIANA 

Matheroni Gerv. (tav. XXIV, fig. 14), Testudo amberiacensis n. sp. 

(tav. XXIV, fig. 12), affine a T. pyrenaica Dep. dell' Africa meridionale. 

Finalmente (pag. 718), nel pliocene inferiore di Mollon: Valvata 

marginata Mich., Emmerìcia pliocenica Sacco (tav. XXIV, fig. io), 

Carychium tetrodon Paladilhe, Vitrina Ludovici n. sp. (tav. XXIV 

fig. 9 e 9"") Planorbis Bìgneti Font. , Bythinia sermenaênsis Boist. , B. 

Berthelini Boist. , Helix Theodori de Stef. , Zonites Boisteli n. sp. 

(tav. XXIV, fig. 2 e 2''), Neritina transversalis Z'iQgl., Helix abret- 

tensis Font. 

E da osservare che, malgrado che le specie qui riportate 

appariscano quasi tutte, per quanto si sa, nelle formazioni le- 

vantiniche (pliocene). 1' A. così chiude il suo lavoro : « Cette der- 

nière espèce vient augmenter le nombre des formes 

communes entre le Pontique et le Pliocène de la region bressane, 

dont les faunes lacustres sont de plus en plus difficiles à distin- 

guer ». P. Oppenheim. 

Depéret (C.) — Ueber die Fauna von miocaenen Wirbelthieren 

aus der ersten Mediterranstufe von Eggenburg — 

Sit{ungsb. d. Ak. d. Wiss. û Wien, voi. CIV, p. 395 

con 2 tavole. 

e seg., 

Viene qui illustrato come proveniente dalle ligniti di Eggen- 

burg, che secondo 1' A. spettano al primo piano mediterraneo, il 

Brachyodus (n. g.) onoideus Gerv. sp. , appartenente agli antraco- 

teridi e già descritto da Neumayr come un Hyopotamus. Esiste 

di esso una mandibola, la cui metà sinistra è quasi intatta; ed è 

conservata pure la serie dei molari, ad eccezione dei primi premo- 

lari. Questi stanno in serie chiusa, senza lacuna fra il primo e il 

secondo premolare, come nell' Anthracotherium o nell' Ancodus. 

Ai molari di quest'ultimo somigliano molto quelli della specie qui 

descritta, alla quale vengono pure riferiti alcuni canini isolati ed 

un astragalo. La forma di questo, e sopratutto la molto minore 

uperficie articolare del calcagno, stanno ad indicare un animale 

meno pesante e con estremità meno massicce di quelle dell' Anthra- 

cotherium. Il tipo della collina dentaria è brachiodonte. 

Il gen. Brachyodus, le cui differenze coi gen. affini Anthraco- 

therium Q Ancodus sono trattate estesamente dall' A., s'incontra 

anche nelle sabbie fluviatili dell' Orleanese, che secondo 1' A. cor- 

rispondono pure al primo piano mediterraneo. Si trova inoltre 

rappresentato da una specie molto affine, se non identica, nelle 

formazioni di Sivalik in India, ove fu descritto da Lydekker come


Hyopotamus giganteus^ e ove si era quindi ritirato dopo la fine 

del miocene, per estinguersi poi nel pliocene. 

Col nome di Metaxìtherium Krahulet:{i n. sp. vengono de- 

scritti dei molari isolati di un sirenide, vicino al M. Serresì Gerv. 

del pliocene di Montpellier, ma specificamente diverso da esso. 

Infine, 1' A. riferisce alla Testiido ììoviciensis Nouel, dei frammenti 

(parte del piastrone e dell' iosterno del lato destro) di una 

tartaruga terrestre. L' A. stesso soggiunge, essere difficile con resti 

tanto incompleti di stabilire i rapporti di essa con tutte le altre 

specie conosciute, viventi e fossili. Ciononostante egli crede di po- 

tere identificarla con una specie non ancora descritta delle sabbie 

dell' Orleanese, i resti della quale trovansi nelle collezioni di Pa- 

rigi coir indicazione T. noviciensis Nouel. Non è possibile, senza ul- 

teriori prove, di seguire l'A. in questa idea, ed anche meno è possibile 

di scorgere in cotesti scarsi avanzi una dimostrazione della corrispon- 

denza cronologica di Eggenburg colle sabbie marine dell' Orleanese. 

Anche in questa memoria le tavole sono eseguite in fototipia, 

processo che non credo soddisfacente, sopratutto quando non si 

tratta di avanzi perfettamente conservati. Così, ad esempio, nella 

riproduzione dei resti di tartaruga (tav. II, fig. 8 e 9) 

si distingue 

quasi nulla, e anche le altre figure lasciano a desiderare. La fotografia 

evidentemente riproduce non soltanto le parti essenziali di un 

oggetto, ma anche le particolarità casuali, e queste ultime anzi emergono 

spesso molto di più dei caratteri sistematicamente importanti. 

Non posso inoltre approvare che l' A. parli del primo piano 

mediterraneo come se questo esistesse al disopra di ogni dubbio, 

mentre in realtà l' esistenza dei due piani mediterranei è stata 

molto discussa nell'ultimo decennio da Bittner e da Tietze. 

Ognuno è libero di porsi come vuole di fronte alla questione, ma 

quando di due opinioni contrarie l'una è quella di E. Suess 

e Th. Fuchs, è necessario prendere una posizione qualunque in 

faccia ad essa, per evitare il sospetto di avere abbracciata una 

idea troppo sollecitamente in una questione ancora tutt' altro che 

risoluta. Ad ogni modo, la teoria dei due piani mediterranei non 

ha guadagnato grande appoggio per opera della memoria in di- 

scorso. P. Oppenhejm. 

Djener (C.) — Trìadische Cephalopodenfaunen der ostsibirischen 

Kùstenprovinz. — Mém. du Com. géol. de la Russie, 

voi. XIV, n. 3, pag. 1-59, con 5 tavole. 

L'A. ha pubblicato recentemente di questo lavoro un sunto, 

Rivista Italiana di Paleontologia. — Dicembre 1895. 2

g34 RIVISTA ITALIANA 

che venne già recensito nella « Rivista » e che conteneva i risultati 

principali. Ci limiteremo qui pertanto a pochi schiarimenti. 

Il lavoro comincia con un capitolo del dott. L. Iwanow, che 

tratta dei depositi triasici nella regione dell' Ussuri meridionale. 

Quattro territorii soltanto di questa regione sono stati finora stu- 

diati accuratamente: i° la penisola Amurica di Muriawiew colla 

sua continuazione di sud-ovest, cioè l'isola Ruskij ; 2° la via di 

Strelok, coli' isola Putjatin ; 

3° i dintorni della stazione ferroviaria 

Rasdolnaja ; 

4° il territorio del fiume Ussuri, presso la stazione 

Belzowa. 

Da quei territorii provengono i cefalopodi descritti. Vengono 

istituiti due generi nuovi : Ussuria, affine a Thalassoceras Gemm., 

e Pseudosag-eceras , in cui le linee suturali offrono un complesso di 

caratteri che parzialmente convengono ai generi Sageceras , Lon- 

gobardites e Pinacoceras. Escludendo quelle indicate con « sp. ind. », 

le specie nuove descritte sono le seguenti: Dìnarites latiplicatus , 

Danubites n. sp. , D. Nicolai^ Ussuria Schamarae, U. Iiuanojpi, 

Monophyllites sichoticus, Proptychites acutisellatiis , Pr. hiemalis, 

Pr. otoceratoides , Xenaspis orientalis, Meekcoeras boreale^ M. n. 

sp. , M. Varaha, M. septentrionale. E. Bòse. 

DoLLo (L.) — Sur la phylogénie des Dipneustes. — Bull. Soc. 

Belge Geologie etc. Bruxelles, torn. 9, 1895, Mém. pag. 79-128, 

pi. 5-10. 

La comparazione dei Dipnoi viventi e fossili, e particolarmente 

della loro coda, conduce ad un risultato in apparenza paradossale, 

perchè mentre nei Dipteriis., che risalgono al devoniano inferiore, 

la coda è chiaramente eterocerca, nei generi meno antichi, Scaùme- 

nacia, Phaneropleiiron, Uronemiis, la sua forma va avvicinandosi 

successivamente alla condizione dificerca delle forme mesozoiche e 

viventi. Le forme più antiche sarebbero quindi più altamente diffe- 

renziate, se si ammette che la coda dificerca dei Dipnoi attuali sia 

una condizione primitiva ; e questo impedirebbe di far derivare le 

forme più recenti dalle più antiche, e costringerebbe a supporre 

che queste ultime siano discese da forme ignote a coda dificerca. 

Il Dolio non è di questo avviso. Egli ritiene che la dificercia 

di Ceratodus e altri non è primitiva, ma derivata dalla condizione 

eterocerca. Ammettendo pure una dificercia primitiva che si osserva 

nello sviluppo embrionale dei Pesci, egli crede che tutti i Pesci 

dificerchi che si conoscono allo stato vivente e fossile sieno effetti-

DI PALEONTOLOGIA . 

235 

vamente gefirocerchi, ossia che 1' assenza della pinna cedale è do- 

vuta a riduzione di questa pinna. La pinna codale, importante 

organo di propulsione per i pesci che vivono in acque chiare ed 

estese, diviene inutile nelle specie che abitano acque stagnanti, o 

scarse e fangose. Conseguenza dell'adattamento a queste condizioni 

di vita sono la gefirocercia e il corpo anguilliforme di cui si ri- 

scontrano esempi in diversissimi gruppi. Tipo anguilliforme tra i 

Dipnoi è Lepidosiren^ tra i Crossopterigi Calamoichthys. Ciò am- 

messo, la serie paleontologica delle code dei Dipnoi non ha piti 

nulla di paradossale, e i risultati della comparazione delle estre- 

mità cedali si accordano mirabilmente con quelli che risultano 

dallo studio delle squame, delle ossificazioni del capo, dell' opercolo, 

delle piastre giugulari ecc. La serie Dipterus^ Scaumenacia, PJia- 

neropleuron^ Uronemus, Ctenodus, Ceratodus, Protopterus^ Lepi- 

dosiren è ad un tempo cronologica e filetica ; senza pretendere che 

queste forme discendano effettiv«imente in linea diretta le une dalle 

altre, si deve ammettere che si siano diramate successivamente 

dalla serie genealogica conducente al termine estremo di essa. 

I Dipnoi sono derivati dai Crossopterigii ; essi costituiscono un 

ramo terminale dell' albero genealogico dei Vertebrati. Gli Anfibi 

non derivarono da essi, ma direttamente dai Crossopterigii. L' au- 

tore ammette che, mentre i Condropterigii rimasero sempre marini, 

gli Osteopterigii furono, nelle loro forme più antiche (Ganoidi), 

abitanti dell' acqua dolce, dalla quale una parte dei loro discen- 

denti ritornarono al mare. C. Emery. 

Fraas (E.) — Ein Fund von Skeletresten von Hybodus. — Be- 

richt lib. die 28 Versammlung des oberrhemischen geol. 

3 

Vereins \u Badempeiler am 18 Apr. i8g^. Stuttgart 1895. 

pag. ed una incisione. 

Uno scheletro quasi completo d' Hybodus venne scoperto di 

recente da B. Hauff ad Holzmaden, negli schisti a posidono- 

mie del lias superiore. Il magnifico esemplare, riferito dall'A. ad 

una nuova specie col nome di H. Hauffi (= H. reticulatus non Ag., 

Quenstedt) conferma il giudizio già espresso dallo Smith Woodward 

circa le strette affinità degli ibodonti con i cestracionidi. 

Una descrizione particolareggiata dell' importantissimo fossile sta 

per esser pubblicata nel volume LII (1896) del Jahresh. d. Ver. fùr 

vaterl. Naturk. in Wiirttbg. S.


Fraas (E.) — Ueber einen neuen Saurier, Dakosaurus, aus dem 

weissen lura. — Jahresh. d. Ver. f. vaterl. Naturk., ìahrg. 

51, p. CXVII. Stuttgart 1895. 

È una breve comunicazione sopra uno scheletro quasi com- 

pleto trovato nel calcare portlandiano della valle di Brenz. Il genere 

è collocato fra i coccodrilli, dei quali esso rappresenta un 

ramo aberrante, adattato alla vita acquatica e destinato perciò ad 

estinguersi. I caratteri di adattamento alla vita acquatica consi- 

stono nella ffiancanza della corazza, nei rapporti di dimensione 

fra il cranio colossale e il rimanente del corpo, e nella riduzione 

della colonna vertebrale e del bacino. P. Oppenheim. 

HoERNEs (R.) — Ueber die Beziehungen sarmatischer Conchy- 

lien zu lebenden Formen des Baikal-Sees — Verh. d. 

Ges. deutscher Naturf. n. Aerate., 66 Vers, zu Wien, 1895, 

pag. 198. 

Come proveniente dagli strati che separano il sarmatico dal 

pontico nella contea di Oedenburg in Ungheria, si citano forme 

simili a Hj^drobia, che l' A. riferisce ai generi caratteristici del 

lago Baikal, Baìkalia v. Mart, e Lìobaikalia v. Mart. — La LÌO' 

baikalìa Godlewskii var. pulchella è pure simile specificamente. La 

fauna del lago Baikal è secondo 1' A. una vera « Reliktenfauna ». 

P. Oppenheim. 

Maas (G.) — Die untere Kreide des subhercynen Quadersand- 

steingebirges. — Zeitschr. d. deutschen geol. Ges., voi. 

XLVII, pag. 227-302, con 5 tavole. 

Il lavoro comincia con un cenno storico, che contiene anche 

la lista delle opere consultate. Il capitolo susseguente tratta delle 

condizioni geognostiche dell' Harz in generale, cui fa seguito 1' esame 

speciale di quelle della creta inferiore. Quanto ai rapporti 

stratigrafici, che vengono illustrati mediante la unita carta dei 

Seweckenberge, nonché per la descrizione e l' analisi delle rocce, 

dobbiamo rimandare il lettore alla memoria di Maas. 

Nella parte dedicata alla paleontologia sono dapprima descritti 

i fossili neocomiani, fra cai sono meglio di tutti rappresentati i 

gastropodi, i lamellibranchi e i brachiopodi. Sono in tutto 78 specie, 

delle quali 16 nuove: Pleurotomaria subhercynica, ? Turbo 

reticularis, Trochus undulato-striatus , Tr. E)paldi , Turfitella-


striata, ? T. gersdorfensis, Cerithium pseiidophillipsii, Coi'bula 

laevis, Tellina (Arcopagia) subhercjmica, Psammobia cannata, 

Venus seveccensis, Crassatella subhercjnnca, Lucina subhercynica, 

Cardium Ewaldi, Nuciila Ewaldi, Cucidlaea gersdorfensis. — Del 

gault vengon citate 1 5 specie, di cui 6 nuove : Ancyloceras varia- 

bile, Panopaea Zechi, P. subhercynica, P. carinata, P. Eìpaldi, 

Trigonia roelligiana. Nel gault prevalgono i lamellibranchi. Del 

resto, nelle due formazioni, il numero delle specie è distribuito 

come segue. Nel neocomiano : Vertebrata i, Cephalopoda i, Ga- 

stropoda 14, Scaphopoda i, Lamellibratichiata 39, Brachiopoda 5, 

Echinodermata 2, Vermes 2, Coelenterata i, Spongiae i, Plan- 

tae 11; e nel gault: Cephalopoda 3, Gastropoda i, Lamellibran- 

chiata 8, Plantae 3. 

Il capitolo successivo porta un confronto colle formazioni coe- 

tanee di altri paesi; e T A. giunge alla conclusione che i depositi 

neocomiani da esso descritti corrispondono al neocomiano medio, 

cioè alle marne di Hauterive, e che l' arenaria neocomiana del 

Teutoburger Wald è da riguardarsi come termine d' unione fra gli 

strati qui descritti e il neocomiano del bacino di Parigi. Per quello 

poi che concerne i depositi del gault, è indubitato che questi con- 

tengono r aptiano, ma probabilmente anche il gault medio e supe- 

riore. Per ultimo, 1' A. enumera i risultati del suo lavoro, dei quali 

riportiamo qui i più importanti. 

Il neocomiano e il gault si presentano, nella parte orientale 

della formazione cretacea subercinica, sotto forma di potenti are- 

narie, la cui facies è tale da far ritenere che si siano depositate in 

un golfo poco profondo. 

In alcuni punti isolati, nell' interno della formazione neocomiana, 

si trovano i resti di una microfauna costituita da forme 

relativamente scarse. 

Tale fauna mostra in generale una grande affinità con quella 

del neocomiano medio della Francia e della Svizzera (marne di 

Hauterive), nonché coli' Hils della Nord-Germania. 

Nel neocomiano del Teutoburger Wald s' incontrano forme 

che rappresentano un passaggio fra il neocomiano subercinico e 

quello della Francia. 

Gli strati del gault contengono una fauna povera di specie, 

abbastanza ricca d' individui, la quale è caratterizzata dalla pre- 

senza di grandi Ancyloceras., equivalenti a quelli dell' aptiano. 

Nel gault, contrariamente a quanto si verifica nel neocomiano, 

prevalgono le forme grandi.


Le potenti masse del gault sovrapposte all' aptiano, ricche qua 

e là di resti di piante, rappresentano con probabilità il gault medio 

e superiore, benché questa distinzione non 'si possa attualmente 

giustificare mediante fossili. E. Bòse. 

Makowsky (A.) — Ueber den diluvialen Loess von Màhren und 

seine Einschlùsse an Ueberresten von Menschen und 

Thieren. — Verh.d. Ges. deutscher Naturf. u. Aer^te^ 66 

Vers, zu Wien, 1895, pag. 215. 

Nel « vòllig ungestò'rtem Loess » della strada Francesco Giu- 

seppe in Briinn furono rinvenuti, nel 189 1, insieme a parti sche- 

letriche e a denti di mammulh, di rinoceronte e di cavallo selva- 

tico, il cranio quasi completo di uomo con pochi avanzi delle 

estremità. Il cranio è dolicocefalo, le arcate sopraciliari sono molto 

pronunciate, e la fronte è depressa, ricordando così, secondo R. 

Ho ernes, quello di Neanderthal. Accanto a questi avanzi naturali 

sì raccolsero numerosi oggetti artificiali, e fra gli altri un corno dì 

renna lavorato, una figura umana nuda intagliata in un dente di 

mammuth, la testa della quale ha un carattere assai rozzo e sel- 

vaggio, e innumerevoli pezzi di dentali miocenici lunghi fino a 2 

cm., che debbono aver servito per ornare il capo'. Woldrich, 

R. Hoernes e Posepny, nella discussione che chiuse la confe- 

renza, si accordarono nell' ammettere che le scoperte di Briinn 

stabiliscono con sicurezza la concomitanza nel loess dell' uomo e 

del mammuth. R. Hoernes insiste anche sul carattere neander- 

thaliano del cranio, e osserva che non conviene di riguardare tutti 

i caratteri primitivi del cranio di Neanderthal come puramente 

patologici. P. Oppenheim. 

Mojsisovics (E. V.) — Ammonites triasiques de la Nouvelle- 

Calédonie. — Compi, rend., vol. CXXI, n. 21, pag. 741-742. 

Gli strati a cefalopodi della Nuova Caledonia non hanno per 

ora fornito all'A. altro che un frammento di Arcestes del sotto- 

genere Stenarcestes, un Phjdloceras del gruppo del Ph. neojurense, 

ed un Orthocéras di specie indeterminabile. Ciò basta per conclu- 

dere che quelli strati sono triasici e fanno parte del giuvavico. 

Però non è possibile determinare a quale fra le zone giuvaviche 

d' Europa corrispondano precisamente. S^


NiìHRiNG (A.) — Ueber fossile Menschenzahne aus dem Diluvium 

von Taubach bei Weimar. — Naturjpissenschaftl, 

Wochenschrift, voi. X, pag. 371. 

I travertini di Taubach, Weimar, Mtilhausen e Tennstedt in 

Turingia appartengono, come si sa, al piano dtW Elephas antiquus 

Falc. , ai pleistocene medio di Pohlig. Essi danno ricetto ad una 

fauna di mammiferi la quale è più antica di quella eh' è caratte- 

rizzata dall' Elephas primigenius. Siccome quest' ultima ha offerto 

pili volte resti sicuramente umani e la coesistenza del mammuth 

e del Rhinoceros tichorhinus con l' uomo è assicurata, così il dente 

comunicato ora dall' A., insieme con gli utensili di pietra già co- 

nosciuti tanto di Taubach come di Sommethal, fa risalire con si- 

curezza r età dell' domo ad un periodo anteriore e Io rende con- 

temporaneo con la fauna antichissima costituita da Elephas anti- 

quus, Rhinoceros Merkii, Sus antiquus Pohl., Castor antiquus 

Pohl., Felis antiqua Cuv. 

II dente in parola è stato trovato nel 1893, ad una profondità 

di metri 5,10 a 5,25, dal dott. Arthur Weiss di Weimar, al 

quale la scienza deve lo studio particolareggiato della fauna mala- 

cologica di Taubach. Non è il caso quindi di muovere dubbi sulla 

vera provenienza di esso, dubbi che non si possono escludere an- 

che per oggetti comperati sopra luogo, e che per quanto riguarda 

ì fossili del calcare di Weimar sono tanto pili leciti in quanto per 

essi è stata fatta una volta proposta di cambio. 

Trattasi di un primo premolare mandibolare della dentizione 

di latte di un fanciullo di 9-10 anni. La determinazione precisa 

offriva alcune difficoltà, perchè il dente presenta alcuni caratteri 

pitecoidi che lo allontanano da quelli dei nostri popoli civili at- 

tuali, e come di simili si possono constatare solo quando si esa- 

mini la dentatura dei così detti popoli selvaggi. Come caratteri 

pitecoidi sono da considerare 1' abrasione straordinariamente obli- 

qua della corona dentaria, la separazione delle radici non al collo 

del dente, ma molto più sotto dello stesso e il declivio molto obliquo 

della parte anteriore alla faccia esterna della corona dentaria. 

In quest' ultimo caso, anche nelle scimie antropomorfe si forma 

una lacuna fra i canini inferiori ed il primo premolare per dar 

posto al canino superiore fortemente sviluppato. Nel dente fossile 

le radici sono già mollo riassorbite: esso era quindi in ricambio. 

L' A. crede anzi ch'esso fosse già caduto, e co:3Ì si spiegherebbe la 

sua esistenza isolata; però quest'opinione sembra un po' arrischiata


per la lunghezza e la forza ancora considerevoli delle radici. Me- 

ritano menzione le dimensioni significanti del fossile; la sua lun- 

ghezza arriva a 8, 8 mm., la sua massima lunghezza a 7, 5 mm. Il 

massimo dai denti attuali dello stesso ordine raggiunge secondo 

Nehring gli 8, 6 mm. 

Un confronto del dente di Taubach con un dente prediluviale 

di Predmost in Moravia ha fatto rilevare grandi rassomiglianze fra 

i due, oltre a certe differenze per le quali i caratteri pitecoidi del 

dente antico appariscono ancor più nettamente in quello di Taubach. 

Basandosi sopra questo fossile la cui provenienza è più che 

sicura, ora viene considerato come proveniente dagli stessi strati 

anche un altro dente umano il quale è stato venduto in Taubach 

da un operaio. Anche questo dente, il primo vero molare della 

mandibola sinistra, mostra caratteri pitecoidi. I due denti sono 

figurati. 

L' importante lavoro deve presto comparire corredato di parti- 

colari negli Atti della Società Antropologica di Berlino. 

P. Oppenheim. 

Nehring (A.) — Die Fundschicht des menschlichen Molars aus 

dem Diluvium von Taubach. — Naturwiss. Wochenschrift, 

voi. X, p. 522. 

Il luogo ove fu trovato il dente umano del diluviale antico, 

già descritto dall' A. nello stesso periodico (p. 371), fu riconosciuto 

per lo strato 12° con Elephas antiquus e Rhinoceros Merckii. 

P. Oppenheim. 

Newton (E. T.) — On a human Skull and Limb-Bones found 

in the Palaeolithic Terrace-Gravel at Galley-Hill, Kent. 

— Qiiart. Joiirn. of the Geol. Soc, vol. 5i,pag. 505 e seg. 

Ad un' altezza di circa 90 piedi sul letto del Tamigi, nel de- 

posito a ciottoli contenente utensili paleolitici, due piedi al di so- 

pra della creta che forma la base della fossa e 8 piedi lontano dal- 

l' angolo del lehm, si sono trovati degli avanzi umani: porzioni di 

cranio, specialmente della mandibola con dentatura completa, omero, 

porzioni di tibia e ossa del bacino. Secondo quél che hanno rac- 

contato coloro che trovarono questi interessanti restì, essi sarebbero 

stati compresi in istrati non ancora spostati, cosicché si escluderebbe, 

un sepellimento posteriore. Il cranio è straordinariamente dolicoce- 

falo, le arcate sopraorbitali sono molto sviluppate, la parte ante-


riore del capo molto depressa. Per tutti questi caratteri il cranio 

si ravvicina ad un altro scoperto in Irlanda presso Borris e da 

Huxley considerato assai antico, appunto come il cranio di Nean- 

derthal. Confronti con le popolazioni attuali non si possono isti- 

tuire con sicurezza, perchè paragonato tanto con gli Esquimesi 

come con varie stirpi dell' emisfero australe, le differenze prevalgono 

sulle somiglianze. 

L' età diluviale di quei resti umani rimane pertanto, come rileviamo 

della discussione che ha seguito la presentazione del fossile, 

tuttaltro che assicurata. Specialmente, osserva Sir John Evans, 

la conservazione di uno scheletro quasi completo non sarebbe fa- 

vorevole air idea di ritenerlo coetaneo degli Scozzesi, dei quali in 

generale si posseggono soltanto ossa isolate. P. Oppenheim. 

Waters (A. W.) — On Mediterranean and New-Zealand Reteporae 

and on Fenestrate Bryozoa. — Linnean Society's 

Journal Zoologj', vol. XXV, pag. 255-271, tav. VI e VII. 

Interessante memoria sul genere controverso Retepora, con 

descrizione minuta delle specie viventi nel Mediterraneo e nella 

Nuova Zelanda. Una parte è dedicata alla Palmicellaria paralle- 

lata del golfo di Napoli, che venne trovata fossile nel postpliocene 

della Farnesina (v. questo periodico, fase. 2, pag. 83, ed anche Pa- 

leontographia italica, voi. I, pag. 93, tav. V, fìg. 2-4) e denominata- 

Vibraculina Contii Nev. Un interesse particolare per il paleonto- 

logo hanno le osservazioni fatte dall' A. circa le relazioni delle 

forme reticolate viventi e terziarie con le Fenestellae del paleo- 

zoico. A. Neviani. 

Zeiller (R.) — Sur quelques empreintes végétales des gisements 

houillers du Brésil meridional. — Compt. rend., CXXI, 

n- 25, pag. 961-9^4- 

Esistono nel Brasile meridionale (più specialmente nella pro- 

vincia del Rio Grande del Sud) alcuni piccoli bacini carboniferi, 

costituiti da strati poco inclinati deposti entro a sinclinali di rocce 

antiche. Fra i materiali raccolti in uno di questi bacini (in quello 

della miniera di Arroyo dos Ratos) 1' A. potè riconoscere un frammento 

di Stigmaria, alcuni avanzi di organi analoghi a quelli che 

il Carruthers descrisse come Flemingites pedroanus, ed il Lepì- 

dophloios laricinus, lepidodendrea che nell' America del Nord e


neir Europa giunge sino alla parte più elevata dello stefaniano e 

passa anche nel permiano. Inoltre, per osservazioni fatte su esem- 

plari del Museo di Berlino, 1' A. si è assicurato della presenza della 

Gangamopteris cyclopteroides var. attenuata, forma caratteristica 

della flora a Glossopteris della Tasmania, dell' India (Karharbari) 

e dell' Africa meridionale. Si ha quindi, 'in questi bacini brasiliani, 

una miscela di tipi, propri gli uni della flora carbonifera dell' emi- 

sfero boreale, spettanti gli altri alla flora a Glossopteris austro- 

africana ed australo-indiana. Più all' O. , nel territorio argentino, 

domina invece pura da mescolanze la flora a Glossopteris del li- 

vello di Karharbari (Bajo de Velis, prov. di S. Luis). Così la regione 

meridionale del Brasile doveva segnare il limite comune 

delle due grandi provincie botaniche fra cui, per lunghissimo tempo, 

è stata divisa la vegetazione del globo ; provincia di cui l' una 

comprendeva l' emisfero settentrionale ed una parte dell' Africa 

centrale, mentre 1' altra dall'Africa australe si estendeva fino alla 

Sud-America, occupando anche 1' India e V Australia. — L' età dei 

bacini corrisponde certamente alla fine del carbonifero o al prin- 

cipio del permiano. 

In questi medesimi terreni sembrano non infrequenti i legni 

silicizzati. Uno di questi viene oggi descritto dall' A. sommaria- 

mente, col nome di Dadoxilon Pedroi. S. 

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1 86 1 — 

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1885 — Stichoporina., Koschinsky. Bryoz. der alter. Tertiar. d. stidlichen 

Bayerns, pag. 64. 

1885 — Kionidella Koschinsky. 1. c, pag. 67. 

La diagnosi del genere data dallo Stoliczka è molto inde- 

terminata ; in essa si parla semplicemente di colonie libere discoidi 

con cellule a bolla che sboccano nella parte superiore, che si mantengono 

distinte per mezzo di solchi nella parte inferiore, che sono 

disposte in file radiali, e che comunicano fra di loro per mezzo di 

tubi di germogliamento e pori secondari. Più tardi il Koschinski 

ripetè la diagnosi ; si fermò un poco di più sui rapporti fra zoecio 

e zoecio della colonia, mantenne come carattere 1' essere la colonia 

libera, ed aggiunse che la forma dell'orificio zoeciale era ovoidale, 

ristretto nel mezzo. 

Credo che i caratteri del genere si debbano modificare togliendo 

come fatto di primo ordine che i zoeci formano una colonia libera. 

Si sa ormai da tutti che la forma del briozoario dà caratteri secon-

248 


darì. Questa semplice modificazione permette di includere in Sti- 

choporina anche la Lepralia minutissima Seguenza, dell' elveziano 

di Ambutì, che è forma incrostante, e per i caratteri zoeciali è 

affine a St. simplex K., ed alla mia nuova specie. 

Quanto al g. Kionidella Kosch. sembrami debba essere unito 

con Stichoporina ; leggasi la descrizione di questo genere, e si ve- 

drà che le differenze si riferiscono esclusivamente alla forma del 

zoario, che in luogo di essere cupuliforme, è cilindrico, cavo, tronco 

ad una estremità, ed emisferico dall' altra. A tale unione sembra 

propendere anche il signor Waters allorché osserva che i zoeci di 

Stichoporina sitnplex K. sono simili, a Kionidella obliqueseriata K. 

(North Italian Bryozoa, i .^ parte, pag. 32). Ma Kionidella excelsa K. 

è riferita al genere Fedora Jullien, dunque anche quest' ultimo ge- 

nere deve venire incluso in Stichoporina. 

Ma anche un altro genere, a mio avviso, deve unirsi a Sti- 

choporina., e cioè Mamillopora Smitt, creato per una sola specie 

cupuliforme dei mari della Florida ; le variazioni di questo genere 

si riferiscono solo alla forma degli ooeci, ed alla presenza di avi- 

colari vicari, che del resto sono molto dubbi, caratteri ai quali si 

può dare un valore specifico e non generico. 

Se alla fine comprendiamo in Stichoporina anche la Cupula- 

ria bidentata del miocene inferiore di Crosara, specie dubbia che 

forse non è altro che Stich. simplex K. (Waters N. I. B. pag. 32), 

le specie note di questo genere sarebbero le seguenti. 

1. Stichoporina Reussi Stol. Bry. Latdorf, pag. 93, t. Ili, 

fig. 6. 

» » Reuss. Unteroligocans, pag. 219, 1. 1, 

%• 3-5- 

2. » simplex Kosch. Bry. Bayerns, pag. 64, t. VI, 

tìg. 4-7- 

» » Waters. N. It. Bry., pag. 31,1. IV, 

fìg. 16 e 18. 

3. » » var. minor Waters. 1. e, pag. 32, 

t. IV, fig. 17. 

4. w protecta Kosch. 1. e, pag. 65, t. VI, fig. 8-1 1. 

5. » crassilabris . . Kosch. 

1. e, pag. 67, t. VII, fig. 1-4. 

6. » minutissima . . Seg. {Lepralia). Form. terz. Reg- 

7. 

gio, pag. 82, t. VIII, fig. 13. 

» excelsa Kosch. [Kionidella). 1. e, pag. 68, 

t. VII, fig. 5-12. 

» » Waters. (Fedora). N. It. Bry., 

pag. 29, 

t. IV. fig. 6.

8. Stìchoporìna obliqueseriata . Kosch. 

DI PALEONTOLOGIA ^49 

(Kionidella). I. e, pag. 69, 

t. VII, fig. 13. 

9. » Edwardsii . . . Jull. (Fedora) « Travailleur » 

pag. 18, t. XV, fig. 39-40. 

10. » cupula Smitt. {Mamillopora). Fior. Bryoz., 

pag. 33, t. VII, fig. 146, 147. 

11. » bidentata. . . . Reuss. (Cupularia) « Crosara » 

pag. 277, 

t. XXIX, fig. 1-2. 

» » Pergens. {Cupularia). 

Waters (1, e, pag. 32) ci fa sapere che il signor Kirkpatrick 

possiede delle Stichoporinae dell'Isola Murray dragate dai 

15 ai 20 fathoms, del Capo di Buona Speranza e di Malacca; ma 

non so se il Kirkpatrick ne abbia pubblicato qualche illu- 

strazione. 

Alle suddette specie ora aggiungo la seguente. 

Stìchoporìna persìmplex, n. sp. 

Zoeci prismatici subesagonali o subromboidali, a contorno tal- 

volta rettilineo, tal' altra curvilineo, frontale levigata, o leggermente 

punteggiata verso la periferia, rigonfia nel mezzo, orificio centrale 

coartato senza peristoma rilevato; ooecio globoso più largo del 

zoecio, con frontale in diretta continuazione della parte prossimale ; 

quasi tutti i zoeci sono provvisti di un grande avicolario con 

\_^ / 

/— \ 

sbarra trasversa, posto a destra in alto ; se il zoecio è sterile, 1' a- 

vicolario è posto obliquamente coli' apice della mandibola verso 

sinistra, ed alle volte è posto del tutto trasversalmente ; se il zoecio 

è fertile, allora 1' avicolario si sposta in modo da porsi longitudi- 

nalmente coir apice della mandibola in alto. I zoeci sono uniti gli 

uni agli altri da tubi di germogliamento, e disposti a forma di cupula 

cava di sotto, formando dei zoari di oltre un centimetro di dia- 

Rivista Italiana di Paleontologia. — Dicembre 1895. 3


metro ; sulla superrìcie inferiore, ciascun zoecio è alquanto spor- 

gente ed è distinto dai vicini da un nitido solco. 

Medie misure di dodici zoeci. 

Lunghezza dei zoeci fertili, compreso l' ooecio . . . mm. 

0,671 

» » sterili » 0,328 

Larghezza dei zoeci » 0,368 

» degli ooeci (^) » 0,367 

Lunghezza dell' orificio mm. 0,247 

Larghezza massima dell' orificio 3) 0,241 

» media » » 0,104 

» rpinima » (^) » 0,093 

Lunghezza degli avicolari » 0,324 

Larghezza massima degli avicolari » 0,133 

Il signor ing. Enrico Clerici, che mi favorì gentilmente gli 

esemplari che ho studiati, li raccolse nelle marne plioceniche di 

Tor Caldara, ove sembra che siano comuni. 

Le maggiori affinità si hanno colla St. simplex K. ; ne varia 

per la dimensione maggiore dei zoeci, per la costanza della forma 

coarctata dell' orificio, per 1' assenza di un peristoma rilevato che 

sembra mancare negli esemplari di St. simplex studiati dal Waters, 

e sopratutto per la forma degli ooeci molto globosi, allungati tra- 

sversalmente, che si continuano colla frontale del zoecio, mentre 

quelli tipici descritti dal Koschinsky sono quasi sempre più 

piccoli del zoecio, allungati nel senso longitudinale, e si continuano 

in basso col peristoma boccale, staccandosi nettamente sulla 

frontale. A. Neviani. 

IV. 

Addizioni alla Ittiofauna fossile del Monte Titano. 

In una escursione al Monte Titano (territorio della Repubblica 

di San Marino), insieme all'amico G. F. march. Luzj, ebbi la 

somma ventura di trovare molti resti fossili di qualche interesse 

paleontologico. 

Per amore della brevità rimando il lettore al classico lavoro 

i}) Misura presa ove 1' orificio è coarctato. 

(*) Nella media generale la larghezza degli ooeci apparisce alquanto 

minore di quella dei zoeci, ma in quelli fertili ciascun ooecio è più largo 

del rispettivo zoecio.

DI paleontologìa 251 

del Manzoni ('), ove apprenderà importantissime osservazioni 

geologiche fatte con tanto senno e con così grande perizia, da 

permettere all'Autore stesso di finire con queste parole: « così 

credo di aver svolta e trattata a fondo la tesi della fauna, età ed 

origine del Monte Titano ». 

toniano. 

In esso lavoro è stabilita la seguente successione di strati : 

1. Sabbie fossilifere di Sogliano — Miocene superiore o tor- 

2. Puddinghe di Sogliano e del Monte Titano — Miocene 

medio ed intervallo. 

3. Forma\ìone del Monte Titano — Miocene inferiore ed 

eocene superiore. 

e cretaceo. 

4. Calcare alberese ed argille scagliose — Eocene inferiore 

Il Fuchs (J) nell'anno seguente manifestò il medesimo giu- 

dizio, laonde lo Se ara bel li {^) modificò l'opinione emessa nel 

185 1 (^), stabilendo per le formazioni del Monte Titano il lungo 

tempo corso fra l'eocene ed il miocene medio. Lo stesso Manzoni 

nel 1880 in una lettera diretta al Lawley (^) ascrisse il calcare 

di S. Marino al miocene medio. Nel medesimo anno il D e S t e f a n i C') 

considerò la formazione appartenente al miocene superiore. 

In un recentissimo lavoro il Fuchs (') conserva l'idea che i 

(1) Manzoni A. — Il Monte Titano (territorio della Repubblica di 

San Marino), i suoi fossili, la sua età ed il suo modo d' origine. — Bolh 

R. Com., fase. n,° I, 2, 1873. — Vedasi, Bibliografia Geologica e paleon- 

tologica della provincia di Forlì e del Sammarinese. — Boll. Soc. Geol. 

Ital., voi. VII., pag. 251-254. — Roma 1888. 

(*) Fuchs Th. Die Gliederung der Tertiàrbildungen am Nordabhange 

der Apenninen von Ancona bis Bologna, — Sitz. k. I. Ak. d. Wiss. Wien. 

1875. Tradotta dal Manzoni nel Boll. R. Comitato Geologico d'Italia 

Voi. VI. pag. 245 e seg. Roma 1875. 

(') Scarab e Ili. — Carta e descrizione geologica della Provincia di 

Forlì, 1880. 

{*) Se arabe Ili. — Studi geologici sul territorio della Repubblica di 

S. Marino. Imola, I85I. 

(5) Lawley R. — Dente fossile della molassa miocenica del Monte 

Titano. Atti Soc. tose. Se. nat. Voi. V. pag. 167. Pisa 1880. 

(*) De Stefani C. — Quadro comprensivo dei terreni che costitui- 

scono l'Appennino settentrionale. Ibidem pag. 241. 

(') Fuchs Th. — Notizen von einer geologischen Studienreise in 

Oberitalien, der Schweiz und Sùddeutschland. A. der k. k. naturhist. Hof- 

raus., Bd. X. 1895. Ivi si conferma solo la identicità litologica del Monte


calcari di S. Marino siano da riferirsi all' orizzonte di Schio. Dì 

diversa opinione è il De Stefani (Les terr. tert. sup. du bassin de 

la Médit. , pag. i6, tab. pag. 32), 

il quale attribuisce all'elveziano i 

calcari a Cellepora ecc., a denti di pesci, cioè alla zona litorale 

e delle laminarie del miocene medio; mentre gli strati di Schio 

(pag. 31. op. cit.) li crede più antichi. 

L'aver trovato due denti di pesce, non ancora rinvenuti in 

quella località ed appartenenti a due specie paleontologicamente 

interessanti, mi oi;)bliga a portare il mio tenue contributo alla cono- 

scenza dell' intera fauna del Monte Titano, e dell' ittiologia italiana. 

Nelle diverse cave d' arenaria, coltivate a scopo edilizio nel 

monte di San Marino, potei raccogliere circa 30 denli di pesci (^) che, 

meno due, appartengono a forme già menzionate dal Manzoni (in 

Fuchs, pag. 249): Sphaerodus cmctus, Agass. (= Chrysophrys cincia^ 

Agass.). — Carcharodon meg-alodon, Agass. — Oxyrhina isoce- 

lica, E. Sismonda (:= Oxyrhina hastalis, Agass.). — O. Desori, 

Agass. — Lamina contortidens, Agass. (= Odontaspis contortidens, 

Agass.). — L. cuspidata, Agass. (:= Odontaspis cuspidata, Agass.) 

Otodus sulcatus E. Sism. (— Lamna salentina O. G. Costa). 

Non ho trovato avanzi dtìV Hemipristis Serra Agass., del Ga- 

leus latidens Agass., e dei generi Sphirna e Corax (^). 

I due rimanenti denti si debbono riportare uno al Sargus {Trigo- 

nodon) Oxpeni^Fj. Sismonda; l'altro alY Umbritia Pecchiolii ? La.wìey. 

Titano col Monte della Verna, tanto bene studiato dal prof. Simonelli — 

Il Monte della Verna e i suoi fossili. Boll. Soc. Geol. , voi li, 1883. 

(^) 11 materiale trovasi ora nel Museo geologico della R. Università di 

Roma, meno qualche esemplare che possiede il Luzj, 

(2) Nella stessa cava sotto la Fortezza scoprii entro i blocchi preparati 

per la lavorazione molte ossa fossili, coste, frammenti di ossa piatte, una 

porzione di vertebra. Per quanto furono accurate le mie ricerche, non 

riuscii a trovare né ossa del capo, né denti, nulla insomma che potesse 

essere utile per una determinazione approssimativa. Nullameno mi parve 

che quelle ossa appartenessero ad un grosso Odontocéto. Tale idea mi 

si confermò nella visita del Museo di storia naturale del Liceo di San 

Marino, dove osservai uà bel dente, che il Manzoni, come mi assicura- 

roifo, riferì ad un Cetodonte. 

Ora ho iniziato pratiche per venire in possesso di quei residui fossili, 

colla speranza di trovare entro i grossi blocchi le ossa del cranio o qual- 

che residuo che permetta la determinazione. Ciò spero non mi riuscirà difficile 

per la gentile cooperazione dell'amico prof. Marino Borbiconi 

ex capitano di quella Repubblica.


Fam. Sparidae. — Sargus (Trigonodon) Oweni, E. Sìsm. 

Dopo il lavoro testé pubblicato dal eh. prof. F. Bassani Q) 

riesce ben difficile poter dire alcunché di nuovo intorno a que- 

sta specie. Ivi infatti oltre alla discussione sistematica, sia pel 

genere che per la specie, si trovano ben determinati i caratteri 

specifici e ben cronologicamente esposte le località che diedero 

avanzi di questa forma (-). Mi rimase quindi facile poter deter- 

minare il dente trovato al Monte Titano. 

Il dente (fig. A, A') ha una forma generale trapezoidale, man- 

cando del tutto della radice; non presenta traccia alcuna di usura 

ed é ben conservato. La superficie esterna (fig. A) convessa ci 

presenta appena discernibili alla base della corona brevissime strio- 

line verticali, che ben tosto si perdono. Sulla superficie si osserva 

la dentina, omogenea, compatta, durissima, che porta delle piccole 

e rare granulazioni, disposte senza ordine alcuno. Il colore del 

dente esternamente é chiaro-giallognolo, ma verso la parte supe- 

riore della regione mediana é chiaro e di aspetto madreperlaceo; 

internamente il colore é più chiaro, con tendenza al rosso. Le picco- 

lissime superficie esterne rimaste sotto la corona sono di colore 

roseo più intenso. La parete interna è fortemente concava (fig. A'). 

Il margine superiore é affilato e tagliente, l'orlo anteriore pre- 

senta una grossezza abbastanza grande rispetto al posteriore. 

Nella cavità interna si scorge la roccia identica a quella che 

racchiudeva il fossile. 

Nella Coli. Michelotti del Museo geologico di Roma, ho 

trovato tre denti della stessa specie, provenienti dai Colli di Torino 

(fig. B, C, D). Portano la scritta di pugno dello stesso Mi eh elotti 

Trigonodon Oweni. E. Sismond. : ma la parola Trigonodon, can- 

cellata dallo stesso, è sostituita dall' altra Sargus. 

Le osservazioni del Bassani sono completamente confermate 

anco da questi esemplari, come da quelli figurati dal De Alessandri 

(op. cit.). Infatti mentre gli esemplari (B e C) ci presen- 

tano tanto nella superficie esterna, come nell' interna, delle vere 

(i)Bas.sani F. — Appunti di Ittiologia fossile italiana. — Atti R. Acc. 

Se. fis. nat. di Napoli, voi. VII, ser. 2% N. 7, Napoli 1895. 

(') De Alessandri G. — Contribuzione allo studio dei Pesci ter- 

ziarii del Piemonte e della Liguria. — R. Accad. Se. di Torino, ser. II 

tona. XLV. Torino 1895. Ultimamente ho consultato il citato lavoro che 

deve essere contemporaneo di quello del prof. Bassani.

254 


pieghe ben distinte (De Alessandri, tav. P fig. 27, if)\ altri 

(fig. A e D. — De Alessandri, tav. I, fig. 27 e) non ce ne offrono 

punto. In tutti però troviamo la radice ornata da ambe le parti di 

(Tutte le figure sono di grandezza naturale; le figure A, B, B*, 

B^, C^, sono tratte da disegni, le altre dal vero.) 

Sargus (Trigonodon) Otoeni E. Sismd. 

A. Dente incisivo ; superficie esterna. Calcare di S. Marino. 

A^. Lo stesso ; superficie interna. 

B. Esemplare dell'arenaria elveziana dei Colli di Torino. Superficie 

esterna. 

B^. Lo stesso ; superficie interna. 

B.* Lo stesso ; orlo superiore della corona, corroso per usura. 

B.3 Lo stesso ; orlo inferiore della radice. 

C. Esemplare dell'arenaria elveziana dei Colli di Torino. Superficie 

esterna. 

C* Lo stesso; superficie interna, parte dell'orlo anteriore con superficie 

di contatto. 

D. Esemplare dell'arenaria elveziana dei Colli di Torino. Superficie 

interna. 

Umbrina Pecchiolii ? Lawley. 

E. Esemplare dell'arenaria elveziana dei Colli di Torino. 

F. Esemplare del calcare di S. Marino. 

strie longitudinali molto numerose, intersecate da rare ondulazioni 

e da qualche stria trasversale, che corre quasi parallela alla 

linea di separazione fra la corona e la radice.


L'esemplare (fìg. B) e quello figurato dal De Alessandri 

(fig. 27, 27''), presentando le pieghe da tutte e due le parti, permet- 

tono di riunire i denti di questa specie, anche per questo carattere 

che pareva mancante, con quelli raccolti in Brettagna, a Pizzo ecc. 

La diversa forma dei denti deve attribuirsi allo sviluppo ed 

all' usura maggiore o minore della corona. Costantemente si vede 

che si consumano maggiormente da un lato della corona, più che 

dall'altro; ciò che succede, come giustamente osserva il Bass ani 

(op. cit. pag. 9), anche nel Sargus incìsiviis. 

Nel dente dei Colli di Torino (fig. C) dalla parte dell'orlo più 

spesso (fig. C^), è scavato un solco ellittico, molto allungato, che 

pare causato dal contatto di un prossimo dente. Questo carattere 

potrebbe guidarci alla conoscenza della posizione reciproca dei denti. 

Il medesimo fatto, quantunque non chiaramente, l' ho osser- 

vato anche nell'esemplare (fig. B.) Il Sismo nda (^) nutre molti 

dubbi a questo riguardo, che forse potrebbero chiarirsi, qualora si 

constatasse generale il carattere da me osservato e non si dovesse 

attribuire ad un caso patologico. 

Ecco le dimensioni dei denti, paragonabili a quelle date dal prof. 

Bass ani pel dente delle Baracche di Catanzaro (op. cit., pag. 6, fig. 3). 

Altezza della corona al margine laterale anteriore mm 

„ „ „ posteriore 

Larghezza della corona 

„ 

della radice 

Spessore del margine superiore della corona . . . 

della base della corona 

Monte 

Titano 

A


Pesci terziarii del Piemonte e della Liguria, pag. 29, tav. I, 

fig- 29, 29 a. 

L' unico esemplare raccolto nella cava sotto la Fortezza corrisponde 

esattamente ai caratteri esposti dal Law ley e dal De Alessandri, 

nonché alle buone figure con cui costoro illustrarono la 

forma. Il dente disgraziatamente non è intero, mancando della 

parte inferiore. La forma generale è conica, ma alquanto curva spe- 

cialmente verso r apice, dove si mostra adunco. La colorazione è 

giallo-oscura inferiormente, verso l'apice, che è di aspetto madreperlaceo, 

diviene chiara. La sezione è subcircolare: nulla si può 

dire della base perchè mancante. Longitudinalmente corre qualche 

stria; molte e sottili se ne osservano orizzontali. Lunghezza 

dell'esemplare mm. 12; il diametro preso alla base è di mm. 4. 

Nella Collezione Michelet ti esiste un dente di questa specie, 

trovato nelle Colline di Torino, che porta scritto di pugno dello stesso 

Michelotti — Umbrina. — Non gli si deve per questo attribuire 

il merito di aver per il primo riconosciuto fossile il presente ge- 

nere, perchè nei suoi cataloghi scritti non è menzionato. Egli però, 

appena uscito il lavoro del Law ley, riconobbe il dente, non ancora 

determinato, delle Colline di Torino, come appartenente al genere 

Uì7ibrìna. 

Il fossile non è ben conservato, mancando della parte inferiore. 

La forma generale è conica, la sezione subcircolare. Il colore è nero 

lucente verso l'apice, opaco verso la base. Anche qui molte e sottili 

strie circond'ano il dente, mentre lo percorrono parecchie fessure 

longitudinali (^). Lunghezza dell'esemplare mm. 9; il diametro preso 

alla base è di mm. 3. 

Nella stessa collezione v' ha un piccolo dente, proveniente da 

Serravalle, che deve essere Serravalle Scrivia, località ricca di fos- 

sili elveziani. Somiglia moltissimo a quelli riferiti alla presente 

specie. Il dente è tozzo, conico e curvo sino dalla base. Conserva 

buona parte della base che porta strie e cavità. La colorazione è 

chiara verso la base, oscura vicino all' apice. La punta è di colore 

quasi nero. 

(}) Anche riguardo a questa specie mi duole che l' egregio dott. G. D e 

Alef3sandri nou abbia tenuto conto nella pregiata sua monografia del- 

l' abbondanti.ssimo materiale apparienente ai Pesci, raccolto nel Piemonte 

e nella Liguria, (Collezione Michelotti) del Museo Geologico della 

R. Università romana. Con le deboli mie forze procurerò di studiare, a suo 

tempo, tanto prezioso materiale, se il prof. Port is, con la solita gentilezza, 

si compiacerà di metterlo a mia disposizione.


Lunghezza circa mm. 6; diametro preso alla base circa mm. 3. 

Riferisco dubitativamente a questa specie i denti in istudio a 

causa di una giusta osservazione mossami dal Bass a ni. Molti pesci 

ascritti a diversa specie, genere, famiglia, ordine e persino sottoclasse 

portano dentature simili. Onde non si può assicurare che i denti tro- 

vati nel miocene appartengano alla U. Pecchiolii, 1 cui resti tipici 

si rinvennero nel pliocene di Orciano e di Volterra. QjLiesto dub- 

bio mi viene confermato dallo studio del dente raccolto a Serra- 

valle, che ci offre caratteri alquanto differenti da quelli figurati 

dal Lawley. 

Non credo però che 1' incertezza debba infirmare anche la 

posizione generica di questi fossili, per la grandissima somiglianza 

che corre fra i denti miocenici, pliocenici e viventi. Tuttavia mi 

auguro che a confermare il gen. Umbrina nel miocene sieno tro- 

vati nei suoi sedimenti anche i caratteristici otoliti. 

Col rinvenimento al Monte Titano di queste due altre forme, 

non viene punto cambiato il riferimento cronologico del De Stefani 

(op. cit.), che anzi rimane confermato, specialmente per la 

presenza del Sargus {Trigonodon) Ojueni, che fino ad ora fu 

solamente raccolto in Italia in zone sincrone. Il De Alesandris 

(op cit. pag. 28) sull'autorità dello Zittel riporta pliocenico 

il Sargus Oiueni-, ma contro questo parere sta quello del Bassani 

(op. cit. pag. 8): « Zittel nel suo trattato di Paleontologia rife- 

risce a Sargus Oweni Sism., sp. due denti del Pliocene di S. 

Quirico presso Siena, che certamente non sono tali, ma rappresen- 

tano invece con la massima probabilità Sargus Jomnitanus Val. ». 

V. 

G. De Angelis d'Ossat. 

Ricerche di M. Blankenhorn sul pliocene di Siria. 

Quantunque la memoria di cui qui ci occupiamo sia già pub- 

blicata da qualche anno ('), crediamo utile il riferirne, sia pure 

brevemente, in questo periodico, poiché come ci scrisse l'autore 

di essa, ben noto per i suoi lavori profondi e ricchi di osserva- 

{}) M. Blankenhorn. Bas mariìin Pliocaen in «SynVn. Erlangen 1891 

(Habilitationsschrift).


zioni nuove sulla Siria, la memoria citata, per essere stata pub- 

blicata separatamente, non trovò in Italia alcuna considerazione, e 

dal De Stefani non fu neppure citata. 

Il Blankenhorn dimostra la presenza in Siria tanto del 

pliocene medio quanto del superiore, provvisti entrambi di una 

ricca fauna. Il primo contiene: Ficula cf. intermedia Sism., Strombus 

coronatus Defr. , Pyrula cornuta Ag., Terebra fuscata Broc- 

chi, ed altre forme caratteristiche del pliocene medio italiano. Il 

pliocene superiore è assai limitato in estensione ed è riconosciuto 

soltanto alla foce dell' Oronte. Vi mancano affatto gli elementi 

tropicali, e fra le specie che esso contiene si possono considerare 

come realmente estinte solo la Lucina cf. exigua Eichw. , affine 

alla L. reticulata Poli, del Mediterraneo, ma evidentemente di- 

versa da essa, e la Nassa Seleuciae n. sp., spettante al gruppo 

della N. reticulata L. — Vi sono caratteristiche e frequentissime: 

Cladocora granulosa Edw. e H., Modiola costulata Risso, Arca 

Noe L. , Cardita calycalata L., Cerithium vulgatum L. , Natica 

josephinia Risso, Murex trunculus L. , Conus mediterraneus L. 

Vengono descritte come nuove specie del pliocene medio: Ostrea 

orontesensis, affine all' O. crassissima ('), Pecten sjrriacus, affine 

al P. Malvinae Dub. , Melanopsis minor^ Nassa acuta, Pleurotoma 

(Mangelia) novemcostata, Bulla crassitesta. La maggior parte di que- 

ste specie nuove è figurata. 

In seguito a ricerche ulteriori fatte dall' A. e comunicatemi per 

iscritto, è da osservarsi, relativamente alla presenza del pliocene (?) 

sulla costa di Palestina (p. 22), che il pliocene in Palestina pare 

manchi assolutamente e che le arenarie calcaree della terra dei 

Filistei sono da considerarsi come quaternarie. Intorno alle forma- 

zioni d' acqua dolce, plioceniche e quaternarie, di Siria verranno 

quanto prima pubblicate dal Blankenhorn estese notizie. 

P. Oppenheim. 

(*) Non è specificamente separabile da essa: le minori dimensioni non 

possono essere un criterio sufficiente per giustificare una separazione spe- 

cifica (p. 0.). 

-44[1]#4>-


NOTIZIE VARIE 

Di grandissimo interesse per il geologo e il paleontologo è la 

recente pubblicazione del Manuale alfabetico ragionato dei piani e 

sottopiani in geologìa compilato a Reggio di Calabria dal comm. 

Ulderigo Botti. Sono più di 700 voci che 1' A. ha registrate, come 

indicatrici di piani, sottopiani, sistemi, serie, assise, zone e strati; 

206 sono i lavori citati quali documenti comprovanti l' esistenza 

dei termini e dei giudizii riferiti. 

Modestamente dichiara l'A. di non avere la pretesa di presen- 

tare un lavoro perfetto : egli si terrà abbastanza ricompensato se il 

suo libro potrà servire specialmente ai giovani geologi o incitare 

altri a far meglio, ritenendolo come provvisorio materiale di studio. 

Noi però, che siamo convinti della necessità meglio che della uti- 

lità di simili pubblicazioni, e che ci auguriamo sempre la compila- 

zione di un Nomenclator paleontologico, raccomandiamo vivamente 

il manuaJe del Botti come indispensabile a tutti coloro che si 

occupano di scienze geologiche. F. 

È uscito il primo volume della Palaeontographia Italica (Memorie 

di paleontologia pubblicate per cura del prof. Mario Gana- 

vari) ('). Esso contiene le seguenti memorie: Parona, Nuove os- 

servazioni sopra la fauna e l'età degli strati a Posidonomya alpina 

nei Sette Comuni ; Tommasi, La fauna del trias inferiore nel ver- 

sante meridionale delle Alpi; Neviani, Briozoi fossili della Farne- 

C) Pisa. Tip. T. Nistri e C. 1896. — Prezzo: fr. 50. - Indirizzarsi esclusivamente 

al prof. Canavari, a Pisa.


sina e Monte Mario presso Roma; Fornasini, Foraminiferi della 

marna del Vaticano illustrati da O. G. Costa; Simonelli, Gli an- 

tozoi pliocenici del Ponticello di Savena presso Bologna; Bassani, 

La ittiofauna della dolomia principale di Giffoni (prov. di Salerno); 

Vinassa de Regny, Synopsis dei molluschi terziari delle Alpi ve- 

nete. Parte i"": Strati con Velates schmiedeliana. I: Monte Postale. 

II : S. Giovanni Ilarione ecc. 

E uno splendido volume di 275 pagine in 4°, corredato di 18 

tavole, di cui 4 doppie. Di una parte del contenuto di esso ci occupiamo 

in questo fascicolo ; della rimanente parte ci occuperemo 

nel fascicolo prossimo. 

*% 

Nella- esuberante fioritura dei libri di testo per le scuole secon- 

darie, viene ultimo per ordine di tempo, ma non ultimo per valore, 

il trattato di Geologia e Geografia fisica del prof. Tuccimei (*). 

La scelta e l'equilibrato sviluppo delle materie, la precisione del 

linguaggio, la modernità di vedute cui buona parte del libro s' in- 

forma, rivelan subito nell'A. il geologo militante ed il maestro spe- 

rimentato. Bisogna, tra l'altro, saper grado al Tuccimei d'aver 

tolto il maggior numero possibile di esempi da cose e da fatti del 

nostro paese e d' aver tratteggiato con sufficiente larghezza le fasi 

principali della storia geologica d' Italia ; procurando così, per dir 

com' egli dice nella prefazione, che resti soddisfatta una delle piìi 

giuste esigenze dell' insegnamento scientifico, quella di prender le 

mosse dai fatti locali. 

(*) Prof. G. Tuccimei — Elemenli di Geologia e di Geografia fisica 

per uso degli Istituti tecnici e dei Licei. - Roma, Società Editrice Dante 

Alighieri, 1896. - Un voi. di 325 pag. in 8° con 123 figure originali nel testo. - 

Prezzo L. 3,50. 

i


PERSONALIA 

Il comm. prof. Giulio Andrea Pirona, morto a Udine il 28 

decembre, era nato a Dignano il 20 novembre 1822. Educato dallo 

zio, prof, abate Iacopo Pirona, e compiti in Udine i suoi primi 

studi, passò air università di Padova, ove ottenne la laurea in medicina 

e fu per qualche anno assistente ad una cattedra. Divenuto 

professore di storia naturale nel Liceo di Udine, tenne questo 

posto fino a pochi anni or sono. Ancor giovane fu eletto a far 

parte dell' Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, del quale fu 

presidente nell' ultimo biennio. A dire convenientemente di lui 

come naturalista, lasciamo la parola all' illustre geologo prof. Torquato 

Taramelli, il quale in un discorso pronunziato ai fune- 

rali del Pi rona ebbe ad esprimersi in questi termini: « 

Il prof. Pirona ha incominciato dalla botanica La 5;^- 

nopsìs della flora friulana ed il Vocabolario botanico friulano 

raccolsero il frutto di numerose escursioni e di pazienti determina- 

zioni, coronate dalla scoperta di parecchie specie note, e, quanto più 

importa, di interessantissimi fatti corologici sui rapporti tra la flora 

friulana e le contermini, in specie la illirica. In quelle escursioni 

botaniche però, egli non tralasciava di por mente alle rocce ed ai 

fossili; e non era piccolo merito l'orizzontarsi allora in una scienra 

quasi in formazione, colla semplice guida di pochi libri e di una 

gita fatta col geologo austriaco Foetterle, il quale alla sua volta 

dovette al Pirona la indicazione delle più importanti localild fos- 

silifere. 

Nelle Lettere geognostiche sul Friuli e nei Cenni geognostici 

pubblicati qualche anno dopo con un buono schizzo di carta geologica, 

sta la trama di tutto il lavoro che altri poi andò comple- 

tando; onde io gli riconobbi sempre il merito di aver fondata egli


la geologia friulana con delimitazioni sicure e per esatti raffronti 

colle altre aree alpine. 

E poiché nel buon indirizzo di studi geologici sul quale assai 

per tempo il prof. Pirona si era posto, riconobbe la ineccepibile 

importanza delle determinazioni paleontologiche, eccolo affrontare 

lo studio delle faune più varie e più strane e comporre monogra- 

fie, che sono ormai classiche, sulle Rudiste cretacee di Medea, di 

Subit, degli Schiosi, e sulle Nerinee cretacee e giuresi, in particolare 

di queste, per la importante località di Polcenigo. A tutti gli stu- 

diosi poi egli fu largo del ricchissimo materiale raccolto; ond' è, 

ad esempio, che ne trasse il D'Achiardi le pm belle specie nella 

monografìa dei corallari eocenici friulani. 

Ma il Pirona non lasciava di vista nel frattempo la geologia 

tectonica e petrografica; poiché per incarico del R. Istituto Veneto 

studiava con molto amore gli Euganei e collaborava alla mono- 

grafia del terremoto bellunese, nel 1873; e più tardi si occupava, 

con me e col prof. Tommasi, del terremoto di Tolmezzo (1889) 

e delle condizioni geologiche delle fonti di Zompitta, per 1' acque- 

dotto di Udine. 

Tratto tratto, poi. egli raccoglieva con mirabile chiarezza e 

con giusta armonia in lodate pubblicazioni quanto riguardava tutta 

la storia naturale del suo Friuli, sempre valendosi di uno stile 

correttissimo e presentando i più sicuri risultati degli studi propri 

e d' altrui. Era il naturalista geniale, che per un fiore non trascura 

il macigno, né spregia la lumaca e la farfalla; che di malacologia 

e di entomologia scrisse egli altresì delle dotte monografie (') ». 

Né il Pirona fu soltanto naturalista: collaborò con lo zio 

prof. Iacopo alla compilazione e alla stampa del Vocabolario 

Friulano, ed ultimamente ottenne un premio governativo per il 

nuovo Vocabolario della Lingua Friulana, fatto con nuovi criteri, 

copiosissimo di voci e di esempi, e che é tuttora manoscritto. Oc- 

cupò cariche pubbliche in Udine, e, dal 1870, fu Conservatore della 

Civica Biblioteca e del Museo. F. 

Ricordiamo i seguenti lavori paleontologici del Pirona: Le ippuritidi 

del colle di Medea nel Friuli (1869); Sulla Synodontites, nuovo genere di 

rudiste (1867); Sopra una nuova specie di Hippur ite s (1868); Sulla fauna 

fossile giurese del Monte Cavallo in Friuli (1878); Sopra una nuova spe- 

(^) Dal giornale La Patria del Friuli, 31 dicembre 1800.

DI PALEONTOLOGIA S>63 

eie di radiolite (1875); Di una singolare modificazione dell' apparato car- 

dinale di un ippurite (1880); Nuovi fossili del terreno cretaceo del Friuli 

(1884); Nuova contribuzione alla fauna fossile del terreno cretaceo del 

Friuli (1887). 

Karl Ludwig Rutimeyer. 

Quinto fra gli otto figli di un pastore protestante, K. L. Rutimeyer 

nacque nel villaggio di Biglen (Emmenthal) il 26 feb- 

braio 1825. I primi suoi studi furon di teologia, perchè una vecchia 

tradizione di famiglia lo destinava alla carriera ecclesiastica ; ma 

fortunatamente mutò quasi subito strada, per darsi alla medicina ed 

alle scienze naturali. E appena venticinquenne, al termine degli 

studi universitari, dette alla geologia svizzera il primo contributo, 

con un lavoro, anche al dì d'oggi importantissimo, sopra il terreno 

nummulitico delle montagne native. Dal 1850 al 1852 viaggiò 

il Rutimeyer in Francia, in Inghilterra, in Italia, come natura- 

lista ad un tempo e come medico ; e le impressioni di quei viaggi 

raccolse nel suo « Vom Meer bis nach den Alpen », opera che per 

la forma eletta e pel valore del contenuto, fu giudicata degna di 

stare a lato del Kosmos e dei Naturgemalde dell'Humboldt. 

Nel 1853 fu nominato professore straordinario di anatomia compa- 

rata neir università di Berna, e nel 1855 ottenne la cattedra, allora 

allora istituita, di zoologia e di anatomia comparata a Basilea, dove 

ebbe a svolgersi l'attività meravigliosa di tutto il resto della sua 

vita di scienziato. Gli acciacchi inseparabili dalla vecchiaia e soprat- 

tutto un' affezione bronchiale contratta col lungo soggiorno nelle 

fredde sale del suo museo, lo costrinsero, verso la fine del '93, ad 

abbandonare V insegnamento. Dopo aver cercato invano ristoro alla 

malferma salute nel mite clima della nostra Riviera, moriva a Basilea 

la notte del 25 novembre 1895, nel settantesimo anno di sua età. 

L'opera scientifica del Rutimeyer si estende ai più vari ar- 

gomenti di geologia, di geofisica, d'antropologia, d'etnografia, di 

geografia zoologica ; ma la gloria del suo nome resterà principalmente 

raccomandata alle magistrali ricerche sulla zoologia dei mammiferi 

e sulla paleontologia dei vertebrati. Agli studi sulla fauna 

svizzera dei tempi quaternari, sugli equidi, sui ruminanti, sui che- 

loniani viventi e fossili, alla monografia della fauna eocenica di


Egerkingen, è riserbala l'eterna giovinezza delle opere genialmente 

pensate e coscienziosamente eseguite (*). S. 

C) 

II sig. prof. C. Schmidt, autore di una interessantissima biografia 

di Rutimejer, inserita nel giornale « Basler Nacliricliten » dal 3 al 7 

dicembre 1895, mi annunzia cortesemente la prossima pubblicazione negli 

« Actes de la Société hélvetique des Sciences Naturelles » di un altro ne- 

crologio dell' insigne naturalista. 

•©)• 

*

Rivista italiana di paleontologia e stratigrafia

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