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La sovranità di Dio - Non tollero Jezabel

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Arthur W. Pink<br />

<strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong><br />

Versione integrale<br />

tradotta ed adattata da<br />

Paolo E. Castellina<br />

“A te, SIGNORE,<br />

la grandezza, la potenza, la gloria,<br />

lo splendore, la maestà,<br />

poiché tutto quello che<br />

sta in cielo e sulla terra è tuo!<br />

A te, SIGNORE, il regno;<br />

a te, che t'innalzi come sovrano<br />

al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutte le cose!”<br />

(1 Cronache 29:11).


E<strong>di</strong>zioni<br />

Tempo <strong>di</strong> Riforma<br />

2010<br />

ISBN 978-1-4457-5016-3<br />

Testo originale <strong>di</strong> pubblico dominio liberato dal<br />

copyright dall'autore stesso, accessibile su<br />

Internet all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://www.pbministries.org/books/pink/Sovereignty/so<br />

vereignty.htm<br />

Le citazioni bibliche sono tratte, salvo<br />

<strong>di</strong>versamente in<strong>di</strong>cato, dalla versione: "<strong>La</strong> Sacra<br />

Bibbia Nuova Riveduta" (NR), Copyright © 1994,<br />

Società Biblica <strong>di</strong> Ginevra - CH-1211 Ginevra<br />

oppure dalla versione: "<strong>La</strong> Nuova <strong>Dio</strong>dati" (ND),<br />

Copyright © 1991, <strong>La</strong> Buona Novella s.c.r.l.<br />

Contrada Restinco - Cas. Postale 27, 72001<br />

Brin<strong>di</strong>si – Italia.<br />

Occasionalmente sono citati versetti biblici<br />

dall'e<strong>di</strong>zione CEI o dalla Versione <strong>Dio</strong>dati,<br />

accessibili su Internet all’in<strong>di</strong>rizzo:<br />

http://www.laparola.net/<br />

Numerosi altri articoli e scritti sulla fede<br />

evangelica riformata sono accessibili presso il sito<br />

2


del past. P. E. Castellina: http://www.riforma.net -<br />

E-Mail: paolocastellina@gmail.com<br />

Quest'opera è stata rilasciata sotto la licenza<br />

Creative Commons Attribution-<strong>Non</strong>Commercial-<br />

NoDerivs 2.5 Italy. Per leggere una copia della<br />

licenza visita il sito web<br />

http://creativecommons.org/licenses/by-ncnd/2.5/it/<br />

o spe<strong>di</strong>sci una lettera a Creative<br />

Commons, 171 Second Street, Suite 300, San<br />

Francisco, California, 94105, USA.<br />

Aprile 2010<br />

3


Prefazione all'e<strong>di</strong>zione italiana<br />

<strong>La</strong> Scrittura ci esorta <strong>di</strong>cendo: “Conosciamo il<br />

SIGNORE, sforziamoci <strong>di</strong> conoscerlo!” (Osea 6:3).<br />

Conoscere <strong>Dio</strong> e tornare ad instaurare un rapporto<br />

con Lui è uno dei più gran<strong>di</strong> privilegi e possibilità<br />

concessi dalla grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> alla creatura umana<br />

decaduta.<br />

Id<strong>di</strong>o si fa conoscere a noi nella persona <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo attraverso tutte le Sacre Scritture. Fra le<br />

principali caratteristiche rivelate <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è il fatto<br />

che Egli sia sovrano su tutto e su tutti. Con<br />

l'espressione<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> la teologia biblica<br />

applica così a <strong>Dio</strong> la categoria della regalità, della<br />

monarchia assoluta, con tutte le prerogative che<br />

la contrad<strong>di</strong>stinguono. Essa afferma che <strong>Dio</strong> è Re,<br />

il supremo reggitore e legislatore dell'intero<br />

universo. Generalmente i teologi considerano la<br />

<strong>sovranità</strong> come uno degli attributi incomunicabili<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, una delle sue caratteristiche intrinseche.<br />

Confessare la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è occasione per<br />

lodare e glorificare <strong>Dio</strong>, come pure per<br />

incoraggiare a vivere con ubbi<strong>di</strong>enza amorevole e<br />

fiduciosa nel regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Com'è nel caso degli<br />

altri attributi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si riflette<br />

nel comportamento del cristiano. Il cristiano,<br />

rinnovato all'immagine <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e che progre<strong>di</strong>sce<br />

nella santificazione, è infatti chiamato ad<br />

esercitare un sano dominio sul creato come vicereggente<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ed a promuovere il Regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

nella storia umana alla gloria del Suo sovrano<br />

Signore.<br />

4


<strong>La</strong> dottrina biblica della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, insieme a<br />

tutte le sue implicazioni (fra le quali la controversa<br />

dottrina della predestinazione), è una delle<br />

dottrine-chiave della teologia riformata classica<br />

(comunemente detta Calvinismo), quella che<br />

promuovo attraverso il mio sito web<br />

www.riforma.net.<br />

<strong>La</strong> dottrina della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è negata o<br />

compromessa nelle tra<strong>di</strong>zioni pelagiane,<br />

arminiane e liberali, le quali sostengono a vari<br />

gra<strong>di</strong> una malintesa autonomia dell'essere umano<br />

rispetto a <strong>Dio</strong>, ambizione pretesa che, <strong>di</strong> fatto,<br />

costituisce il nostro peccato fondamentale. Con il<br />

concetto <strong>di</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, la teologia riformata,<br />

però, non minimizza il ruolo della responsabilità<br />

umana nella storia, anzi lo afferma, essendo<br />

presente nelle Sacre Scritture tanto quanto la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Solo nelle sue forme estreme <strong>di</strong><br />

pensiero sopralapsariano e iper-calvinista la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è accentuata in modo tale da<br />

compromettere la responsabilità umana e<br />

pregiu<strong>di</strong>care la proclamazione universale<br />

dell'Evangelo.<br />

Ecco così che, proprio nell’esigenza <strong>di</strong> fornire ai<br />

miei lettori un'esposizione estesa della dottrina<br />

biblica sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ritengo che non ci sia<br />

migliore strumento dell'opera <strong>La</strong> Sovranità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

dell'autore britannico A. W. Pink, apparsa per la<br />

prima volta nel 1918. L'ho così tradotta in lingua<br />

italiana alcuni anni fa offrendola ai miei lettori,<br />

sicuro <strong>di</strong> rendere loro un servizio insostituibile.<br />

<strong>Non</strong> poteva, però, mancare una versione a stampa<br />

che permettesse maggiore <strong>di</strong>ffusione e flessibilità<br />

d'uso.<br />

5


Paolo E. Castellina, vdm<br />

6


Prefazione alla prima e<strong>di</strong>zione<br />

Nelle seguenti pagine, è stato fatto un tentativo<br />

per riesaminare, alla luce della Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

alcune fra le questioni più profonde che la mente<br />

umana possa concepire. Nei tempi passati, altri<br />

hanno cercato <strong>di</strong> affrontare queste questioni, e del<br />

loro lavoro noi tutti abbiamo tratto vantaggio.<br />

Sebbene lo scrittore non pretendesse <strong>di</strong> essere<br />

stato originale, egli si è sforzato <strong>di</strong> esaminare e <strong>di</strong><br />

trattare quest'argomento da un punto <strong>di</strong> vista<br />

totalmente nuovo. Abbiamo stu<strong>di</strong>ato<br />

<strong>di</strong>ligentemente gli scritti d’autori come Agostino,<br />

Tommaso D’Aquino, Calvino e Melantone,<br />

Jonathan Edwards e Ralph Erskine, Andrew Fuller<br />

e Robert Haldane 1 .<br />

È triste pensare come questi nomi eminenti ed<br />

onorati siano quasi interamente sconosciuti<br />

all’attuale generazione. Noi non con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo<br />

necessariamente tutte le conclusioni alle quali<br />

essi giungono, ma riconosciamo volentieri il<br />

profondo debito che abbiamo verso le loro opere.<br />

Abbiamo scelto d’astenerci dal citare ampiamente<br />

da questi teologi profondamente eru<strong>di</strong>ti, perché<br />

desideriamo che la fede dei nostri lettori si fon<strong>di</strong><br />

non sulla sapienza umana, ma sulla potenza <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>. Per questa ragione, invece, abbiamo citato<br />

largamente dalle Sacre Scritture, come pure<br />

abbiamo cercato <strong>di</strong> fornire testi probanti a<br />

supporto d'ogni nostra affermazione.<br />

Sarebbe sciocco, da parte nostra, attenderci che<br />

quest’opera incontri l’approvazione <strong>di</strong> tutti. <strong>La</strong><br />

1 Fra quelli che hanno trattato in modo più profiquo dell tema<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> negli ultimi anni, si possono citare il<br />

dott. Rice, J. B. Moody, e Bishop. Dai loro scritti abbiamo<br />

ricevuto pure molto insegnamento.<br />

7


tendenza della teologia moderna, infatti, – se<br />

teologia può essere chiamata – è quella, <strong>di</strong><br />

glorificare la creatura piuttosto che il Creatore, e il<br />

lievito del razionalismo contemporaneo sta<br />

rapidamente permeando l’intera cristianità. Gli<br />

effetti malefici del Darwinismo sono più vasti <strong>di</strong><br />

quanto i più si rendano conto. Molti fra quelli che,<br />

fra i leader religiosi, sono ancora considerati<br />

teologicamente ortodossi, temiamo che non<br />

sarebbero trovati poi così ortodossi se soppesati<br />

con le bilance del Santuario. Persino coloro che,<br />

intellettualmente, hanno idee chiare su altre<br />

verità, sono raramente sani, per quanto riguarda<br />

la dottrina. Pochi, molto pochi, oggi, credono nella<br />

completa rovina e totale depravazione dell’uomo.<br />

Coloro che parlano del “libero arbitrio” dell’uomo,<br />

ed insistono sulla sua capacità intrinseca o <strong>di</strong><br />

accettare, o <strong>di</strong> respingere il Salvatore,<br />

manifestano solo la loro ignoranza sulla reale<br />

con<strong>di</strong>zione dei figli decaduti <strong>di</strong> Adamo. Se poi ve<br />

ne sono pochi che credono che, per quanto li<br />

riguarda, la con<strong>di</strong>zione del peccatore sia del tutto<br />

<strong>di</strong>sperata, ve ne sono ancora <strong>di</strong> meno che credono<br />

realmente nella <strong>sovranità</strong> assoluta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

In aggiunta ai <strong>di</strong>ffusi effetti d'insegnamenti non<br />

biblici, dobbiamo pure fare i conti con la<br />

deplorevole superficialità dell’attuale generazione.<br />

È sufficiente annunciare che un certo libro è un<br />

trattato dottrinale per vedere come gran parte dei<br />

nostri membri <strong>di</strong> chiesa, come pure dei nostri<br />

pre<strong>di</strong>catori, assumano subito atteggiamenti<br />

pregiu<strong>di</strong>zialmente negativi. Oggi si ha fame e sete<br />

<strong>di</strong> ciò che è leggero e stuzzicante, e pochi hanno<br />

la pazienza, ed ancor meno il desiderio, <strong>di</strong><br />

esaminare attentamente ciò che richiederebbe<br />

impegno al loro cuore ed alle loro capacità<br />

8


mentali. Rammentiamo, inoltre, come sia sempre<br />

più <strong>di</strong>fficile, in tempi come i nostri, per coloro che<br />

desiderano investigare le profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

trovare il tempo che tale stu<strong>di</strong>o richiede. Eppure<br />

rimane vero, come <strong>di</strong>ce il proverbio, che “volere è<br />

potere” e, nonostante la situazione scoraggiante<br />

alla quale abbiamo alluso, cre<strong>di</strong>amo che ancora ci<br />

sia un residuo pio e fedele <strong>di</strong> credenti che avrà<br />

piacere nel dare, a questa piccola opera, attenta<br />

considerazione, e confi<strong>di</strong>amo che essi potranno<br />

trovarvi il cibo <strong>di</strong> cui hanno bisogno.<br />

<strong>Non</strong> <strong>di</strong>mentichiamo le parole <strong>di</strong> uno che, ormai<br />

scomparso, <strong>di</strong>ceva che “<strong>La</strong> denuncia è l’ultima<br />

risorsa dell’avversario sconfitto”. Discre<strong>di</strong>tare<br />

questo libro con l’epiteto sprezzante <strong>di</strong><br />

“Ipercalvinismo” non sarà, da parte nostra, degno<br />

della benché minima considerazione. <strong>Non</strong><br />

abbiamo alcun piacere nella controversia, e non<br />

accetteremo alcuna sfida <strong>di</strong> <strong>di</strong>battere<br />

pubblicamente le verità <strong>di</strong>scusse in queste pagine.<br />

Per quanto riguarda la nostra reputazione,<br />

lasciamo che sia il nostro Signore ad occuparsene,<br />

e a Lui solo affi<strong>di</strong>amo questo volume, qualunque<br />

frutto possa portare, pregandolo che Egli lo usi per<br />

illuminare il Suo caro popolo (nella misura in cui<br />

esso è in accordo con la Sua santa Parola), e <strong>di</strong><br />

perdonare lo scrittore e preservare il lettore dagli<br />

effetti dannosi <strong>di</strong> qualsiasi insegnamento falso che<br />

avesse potuto insinuarsi in esso.<br />

Se la gioia ed il conforto che l’autore stesso ha<br />

avuto nel comporre queste pagine potrà essere<br />

con<strong>di</strong>visa da coloro che le sfoglieranno, allora<br />

saremo devotamente riconoscenti a Colui che, per<br />

sola grazia, ci pone in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere cose<br />

spirituali.<br />

9


Giugno 1918, Arthur W. Pink<br />

Prefazione alla seconda e<strong>di</strong>zione<br />

Sono passati due anni da quando la prima<br />

e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> quest'opera è stata presentata al<br />

pubblico cristiano. <strong>La</strong> sua accoglienza è stata<br />

molto più favorevole <strong>di</strong> quanto l'autore si era<br />

aspettato. Sono stati molti che gli hanno fatto<br />

sapere quante bene<strong>di</strong>zioni abbiano ricevuto dalla<br />

lettura <strong>di</strong> ciò che, indubbiamente, è un argomento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile trattazione. Per ogni parola<br />

d'apprezzamento, noi ringraziamo <strong>di</strong> tutto cuore<br />

Colui alla cui luce soltanto noi "ve<strong>di</strong>amo la luce".<br />

Alcuni hanno condannato il libro in modo netto<br />

non specificando, però, dove fossero stati in<br />

<strong>di</strong>saccordo: affi<strong>di</strong>amo questi a <strong>Dio</strong> ed alla Parola<br />

della Sua grazia, rammentando ch'è scritto:<br />

"L'uomo non può ricevere nulla se non gli è dato<br />

dal cielo" (Giovanni 3:27).<br />

Altri ci hanno inviato critiche amichevoli che mi<br />

sono premurato <strong>di</strong> soppesare attentamente.<br />

Confi<strong>di</strong>amo così che, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

quest'e<strong>di</strong>zione riveduta <strong>di</strong>venti, per coloro che<br />

appartengono alla famiglia della fede, ancora più<br />

utile <strong>di</strong> quella precedente. Sembra, però,<br />

necessaria una parola <strong>di</strong> spiegazione. Un certo<br />

numero <strong>di</strong> fratelli in Cristo molto rispettati, sono<br />

dell'opinione che la nostra trattazione della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia troppo estrema ed unilaterale.<br />

Essi ritengono che uno dei requisiti <strong>di</strong> base <strong>di</strong> chi<br />

espone la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia la necessità <strong>di</strong><br />

preservare l'equilibrio della verità. Con questo<br />

siamo cor<strong>di</strong>almente d'accordo. Vi sono due cose<br />

oltre ogni possibilità <strong>di</strong> contestazione: <strong>Dio</strong> è<br />

sovrano, e il fatto che l'uomo sia una creatura<br />

10


esponsabile. In questo libro, però, stiamo<br />

trattando della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Ammettiamo che<br />

la responsabilità dell'uomo sia un dato <strong>di</strong> fatto, ma<br />

non possiamo certo fermarci in ogni pagina<br />

insistendo su questo punto. Al contrario, abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> evidenziare quel lato della verità che<br />

sentiamo oggi molto trascurato. Forse il 95% della<br />

letteratura religiosa oggi s'incentra sulla<br />

presentazione <strong>di</strong> quali siano i doveri e gli obblighi<br />

degli uomini. Il fatto è che coloro che si assumono<br />

il compito <strong>di</strong> spiegare quale sia la responsabilità<br />

umana, sono proprio gli stessi che hanno perduto<br />

"l'equilibrio della Verità" ignorando, quasi del<br />

tutto, la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È perfettamente giusto<br />

insistere sulla responsabilità umana, ma su <strong>Dio</strong><br />

che cosa <strong>di</strong>cono? <strong>Non</strong> ha Lui forse delle giuste<br />

pretese, dei <strong>di</strong>ritti? Sono dunque necessarie<br />

centinaia d'opere come queste, migliaia <strong>di</strong><br />

sermoni da pre<strong>di</strong>care per tutto il paese su<br />

quest'argomento, se dobbiamo davvero ristabilire<br />

"l'equilibrio della verità"! "L'equilibrio della verità"<br />

oggi è andato perduto, perduto per una<br />

sproporzionata enfasi posta sul lato dell'uomo,<br />

minimizzando, se non escludendo, il lato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>….<br />

Ammettiamo, dunque, che questo libro sia<br />

unilaterale, perché pretende <strong>di</strong> trattare un aspetto<br />

della Verità, quello più negletto, il lato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Potrebbe, inoltre, essere sollevata la questione:<br />

che cos'è da deplorare maggiormente: mettere<br />

enfasi eccessiva sul lato umano e enfasi<br />

insufficiente sul lato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, oppure, enfasi<br />

eccessiva sul lato <strong>di</strong>vino ed una insufficiente su<br />

quello umano? Certamente vi è molto più pericolo<br />

<strong>di</strong> puntare troppo sull'uomo e troppo poco su <strong>Dio</strong>,<br />

che <strong>di</strong> mettere <strong>Dio</strong> troppo in rilievo e troppo poco<br />

l'uomo. Si, ci si può ben fare la domanda:<br />

11


Potremmo noi mai esagerare le giuste pretese <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>? Potremmo mai noi essere troppo estremi<br />

nell'insistere sull'assolutezza ed universalità della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>?<br />

È così con profonda riconoscenza a <strong>Dio</strong> che, dopo<br />

due ulteriori anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ligente stu<strong>di</strong>o della Parola <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, con il sincero desiderio <strong>di</strong> scoprire ciò che <strong>Dio</strong><br />

onnipotente si è compiaciuto <strong>di</strong> rivelare ai Suoi<br />

figli su quest'argomento, noi siamo in grado <strong>di</strong><br />

rendere testimonianza al fatto che non ve<strong>di</strong>amo<br />

ragione alcuna per ritrattare alcunché abbiamo<br />

scritto in precedenza. Sebbene noi abbiamo<br />

rior<strong>di</strong>nato il materiale <strong>di</strong> quest'opera, la sostanza<br />

e la dottrina rimangono immutate. Possa Colui che<br />

ha accon<strong>di</strong>sceso nel bene<strong>di</strong>re la prima e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

quest'opera, compiacersi <strong>di</strong> farlo in modo ancora<br />

più ampio con questa revisione.<br />

1921, Swengel, Pennsylvania, Arthur W. Pink<br />

Prefazione alla terza e<strong>di</strong>zione<br />

Che ora sia necessaria una terza e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

quest'opera, è causa <strong>di</strong> fervente lode a <strong>Dio</strong>. Ora<br />

che le tenebre <strong>di</strong>ventano più fitte e che le pretese<br />

dell'uomo <strong>di</strong>ventano sempre <strong>di</strong> più ar<strong>di</strong>te, <strong>di</strong>venta<br />

ancora maggiore la necessità che le giuste<br />

pretese <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> siano presentate con forza. <strong>La</strong><br />

Babele del ventesimo secolo è veramente grande:<br />

quante lingue religiose sono in concorrenza l'une<br />

con le altre: è un fatto <strong>di</strong> fronte al quale, molti<br />

sono veramente sconcertati. È dovere, quin<strong>di</strong>, dei<br />

servitori <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> rilevare come il sicuro ancoraggio<br />

del cuore è e rimane il <strong>Dio</strong> che si è rivelato nella<br />

Bibbia. Nulla è, infatti, maggiormente<br />

tranquillizzate e stabilizzante del fatto che il<br />

12


Signore stesso sia seduto stabilmente sul Trono<br />

dell'universo, vale a <strong>di</strong>re, Colui che " opera ogni<br />

cosa secondo il consiglio della Sua volontà".<br />

Lo Spirito Santo ci ha detto che nelle Sacre<br />

Scritture "ci sono alcune cose <strong>di</strong>fficili a capirsi" (2<br />

Pietro 3:16). Notate, però, come non <strong>di</strong>ca che vi<br />

siano cose "impossibili a capirsi"! È necessario,<br />

così, spesso una paziente ricerca in spirito <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza dal Signore, un confronto <strong>di</strong>ligente fra<br />

scrittura e scrittura, ed allora ciò che prima c'era<br />

oscuro, potrà scaturire in una migliore<br />

comprensione.<br />

Durante gli ultimi <strong>di</strong>eci anni, è piaciuto al Signore<br />

concederci ulteriore luce su certe parti della Sua<br />

Parola, ed essa abbiamo cercato <strong>di</strong> usare per<br />

migliorare la nostra esposizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi brani. È<br />

però con riconoscenza non finta, che non abbiamo<br />

trovato necessario mo<strong>di</strong>ficare o cambiare una<br />

qualsiasi dottrina contenuta nelle e<strong>di</strong>zioni<br />

precedenti. Si, più il tempo passa, più ci ren<strong>di</strong>amo<br />

conto (per la grazia <strong>di</strong>vina), con forza sempre<br />

maggiore, della verità, dell'importanza e del<br />

valore della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> applicata ad ogni<br />

aspetto della nostra vita.<br />

Il nostro cuore è stato portato a rallegrarsi sempre<br />

<strong>di</strong> nuovo per le lettere non sollecitate che ci sono<br />

giunte da ogni angolo del mondo, facendoci<br />

conoscere quanto aiuto e bene<strong>di</strong>zione abbiano<br />

ricevuto dalle precedenti e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quest'opera.<br />

Un amico cristiano è stato così sollecitato dal<br />

leggerla e così impressionato dalla sua<br />

testimonianza, che ci ha voluto inviare un assegno<br />

da usarsi per inviare copie gratuite del libro a<br />

missionari in cinquanta paesi <strong>di</strong>versi, "affinché<br />

questo glorioso messaggio abbracci il mondo<br />

13


intero". Molti altri lettori ci hanno scritto per <strong>di</strong>rci<br />

quanto siano stati rafforzati nella loro lotta contro<br />

il potere delle tenebre. A <strong>Dio</strong> soltanto appartiene<br />

ogni gloria. Possa Egli accon<strong>di</strong>scendere ad usare<br />

questa terza e<strong>di</strong>zione per l'onore del Suo grande<br />

Nome, e per nutrire spiritualmente le Sue pecore<br />

<strong>di</strong>sperse ed affamate.<br />

1929 Morton’s Gap, Kentucky., Arthur W. Pink<br />

Prefazione alla Quarta E<strong>di</strong>zione<br />

È con profonda riconoscenza verso <strong>Dio</strong>, l'Altissimo,<br />

che si è resa necessaria un'altra e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

questo prezioso ed utile libro. Sebbene il suo<br />

insegnamento contrad<strong>di</strong>ca <strong>di</strong>rettamente ciò che<br />

tanto viene <strong>di</strong>ffuso oggi, siamo felici d'essere in<br />

grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che la sua circolazione sta<br />

aumentando, per il rafforzamento della fede, il<br />

conforto e la speranza <strong>di</strong> un numero crescente<br />

d'eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Affi<strong>di</strong>amo questa nuova e<strong>di</strong>zione a<br />

Colui che ci rallegriamo <strong>di</strong> poter onorare,<br />

pregando che Egli si compiaccia <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re la sua<br />

circolazione, per l'illuminazione <strong>di</strong> molti ancora dei<br />

Suoi, alla "lode e gloria della Sua grazia", e per<br />

una comprensione sempre migliore della maestà<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e della Sua sovrana misericor<strong>di</strong>a.<br />

1949, I. C. Herendeen<br />

INTRODUZIONE<br />

Chi è che oggi sta regolando gli affari sulla terra:<br />

<strong>Dio</strong> o il Diavolo? Che <strong>Dio</strong> regni supremo in cielo,<br />

generalmente lo si è pronti oggi a concedere; che<br />

Egli regni supremo sui fatti del mondo è quasi<br />

14


universalmente negato – se non <strong>di</strong>rettamente,<br />

almeno in<strong>di</strong>rettamente. Sempre <strong>di</strong> più sono,<br />

infatti, coloro che filosofeggiano e teorizzano<br />

relegando <strong>Dio</strong> nel retroscena. Prendete ad<br />

esempio il mondo materiale. <strong>Non</strong> solo si nega che<br />

<strong>Dio</strong> abbia creato tutto ciò che esiste, con un<br />

intervento <strong>di</strong>retto e personale, ma sono pochi a<br />

credere che Egli abbia un imme<strong>di</strong>ato interesse a<br />

regolare l’opera delle Sue proprie mani. Si<br />

suppone, infatti, che tutto sia or<strong>di</strong>nato secondo<br />

"leggi <strong>di</strong> natura" (impersonali ed astratte). In<br />

questo modo il Creatore viene ban<strong>di</strong>to dalla Sua<br />

propria creazione. <strong>Non</strong> dobbiamo quin<strong>di</strong><br />

sorprenderci che gli uomini, nelle loro concezioni<br />

degradanti, Lo escludano dal campo degli affari<br />

umani. Per tutta la cristianità, con poche<br />

trascurabili eccezioni, si sostiene la teoria che<br />

l’uomo sia un "libero agente" e che quin<strong>di</strong> egli sia<br />

signore sulle proprie fortune e il solo che possa<br />

determinare il proprio destino. Che Satana, poi,<br />

debba essere ritenuto responsabile <strong>di</strong> gran parte<br />

del male che c’è nel mondo, è qualcosa che sono<br />

pronti ad ammettere proprio coloro che più hanno<br />

da <strong>di</strong>re sulla "responsabilità dell’uomo". Proprio<br />

loro, infatti, sono quelli che negano la propria<br />

responsabilità, attribuendo al Diavolo ciò che, <strong>di</strong><br />

fatto, procede dal loro cuore malvagio (Marco<br />

7:21-23).<br />

Chi è che, allora, sta oggi regolando gli affari sulla<br />

terra: <strong>Dio</strong> o il Diavolo? Provate a considerare in<br />

modo serio e panoramico la situazione del mondo.<br />

Che scena <strong>di</strong> caos e <strong>di</strong> confusione si presenta oggi<br />

ai nostri occhi! Il peccato è <strong>di</strong>lagante, abbonda<br />

l’illegalità, uomini malvagi ed impostori "stanno<br />

andando <strong>di</strong> male in peggio" (2 Timoteo 3:13). Oggi<br />

tutto sembra andare a rotoli. I troni stanno<br />

15


scricchiolando e barcollando, antiche <strong>di</strong>nastie<br />

vengono rovesciate, democrazie sono in rivolta, la<br />

civiltà si sta <strong>di</strong>mostrando un fallimento, gran parte<br />

della cristianità sembra legata da un solo<br />

abbraccio <strong>di</strong> morte. Ora che conflitti titanici<br />

sembrano terminati, invece <strong>di</strong> avere ottenuto un<br />

mondo dove la democrazia possa essere<br />

finalmente assicurata, abbiamo scorto come<br />

questo proprio non sia proprio il caso. Agitazione,<br />

malcontento, ed illegalità si manifestano<br />

dovunque tanto che nessuno può <strong>di</strong>re quando una<br />

nuova guerra possa sorgere in una parte o in<br />

un’altra del mondo. I cuori degli uomini stanno<br />

venendo meno "per la paurosa attesa <strong>di</strong> quello<br />

che starà per accadere al mondo" (Luca 21:26).<br />

Forse che queste cose sono la testimonianza<br />

come <strong>Dio</strong> abbia totale controllo sul mondo?<br />

Limitiamo però la nostra attenzione al panorama<br />

religioso. Dopo 19 secoli <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione cristiana,<br />

Cristo è ancora "<strong>di</strong>sprezzato ed abbandonato dagli<br />

uomini". Peggio ancora, Egli (il Cristo della<br />

Scrittura) è proclamato e magnificato solo da<br />

pochi. <strong>Non</strong>ostante frenetici sforzi per attirare le<br />

folle, la maggior parte delle chiese si svuota, non<br />

si riempiono. Che <strong>di</strong>re delle gran<strong>di</strong> masse <strong>di</strong> chi<br />

"non va in chiesa"? Alla luce delle Scritture noi<br />

siamo costretti a credere che "i molti" stiano<br />

camminando sulla via spaziosa che conduce alla<br />

per<strong>di</strong>zione, e che solo "pochi" stiano camminando<br />

sulla via angusta che conduce alla vita. Molti sono<br />

quelli che proclamano il fallimento del<br />

cristianesimo e la <strong>di</strong>sperazione compare su molti<br />

volti. <strong>Non</strong> sono pochi quelli del popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che<br />

sono sconcertati, e la loro fede è provata<br />

duramente. Che <strong>di</strong>re allora <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Forse che Lui<br />

vede ed ode tutto questo? Forse che Egli è<br />

16


impotente ed in<strong>di</strong>fferente? Un certo numero fra<br />

quelli che sono considerati leader nel pensiero<br />

cristiano ci hanno detto che <strong>Dio</strong> non poteva far<br />

nulla per impe<strong>di</strong>re lo scoppio dell’ultima terribile<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, che Egli non era in grado <strong>di</strong><br />

portarla rapidamente a termine. Si <strong>di</strong>ceva – ed<br />

apertamente – che tali con<strong>di</strong>zioni fossero al <strong>di</strong> là<br />

del controllo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Forse che queste cose<br />

rivelano che <strong>Dio</strong> sia in controllo del mondo,<br />

oppure il contrario?<br />

Chi sta regolando oggi gli affari del mondo – <strong>Dio</strong><br />

oppure Satana? Che impressione ricevono quelli<br />

che – del mondo – capita d’essere presenti ad un<br />

culto evangelico? Che idea si fanno che odono<br />

quei pre<strong>di</strong>catori che persino affermano <strong>di</strong> essere<br />

"ortodossi"? <strong>Non</strong> è forse vero che i cristiani<br />

credono in un <strong>Dio</strong> deluso? Da ciò che si ode dai<br />

tipici evangelisti oggi, chiunque sia u<strong>di</strong>tore attento<br />

e serio è costretto a concluderne che questi faccia<br />

professione <strong>di</strong> credere in un <strong>Dio</strong> pieno <strong>di</strong> buone<br />

intenzioni, ma del tutto incapace <strong>di</strong> realizzarle;<br />

uno che pure è sinceramente desideroso <strong>di</strong><br />

bene<strong>di</strong>re gli uomini, ma che essi non glielo<br />

permettono? Allora, l’u<strong>di</strong>tore me<strong>di</strong>o non dovrebbe<br />

dedurne che è Satana ad averne avuta la meglio e<br />

che <strong>Dio</strong> debba piuttosto essere oggetto <strong>di</strong><br />

compassione più che <strong>di</strong> rimprovero?<br />

Tutto questo non sembra forse mostrare che sia il<br />

Diavolo ad avere maggiore attinenza <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

sugli affari del mondo? Beh, tutto <strong>di</strong>pende dal<br />

fatto se noi camminiamo per fede e non per<br />

visione. Forse che i tuoi pensieri al riguardo <strong>di</strong><br />

questo mondo e del Suo rapporto con esso, caro<br />

lettore, sono più fondati su ciò che ve<strong>di</strong>?<br />

Considera la questione seriamente ed<br />

17


onestamente. Se tu poi sei un cristiano, dovresti<br />

molto probabilmente piegare il capo con vergogna<br />

e rossore, riconoscendo che è così. Ahimè, in<br />

realtà noi camminiamo molto poco "per fede". Che<br />

cosa, però, significa "camminare per fede"?<br />

Significa che I nostri pensieri devono essere<br />

formati, e le nostre azioni regolate, dalle Sacre<br />

Scritture, perché "la fede viene da ciò che si<br />

ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola <strong>di</strong><br />

Cristo" (Romani 10:17). È dalla Parola <strong>di</strong> Verità, e<br />

da quella sola, che noi possiamo apprendere quale<br />

sia il rapporto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> con il mondo.<br />

Chi è che regola gli affari oggi su questa terra –<br />

<strong>Dio</strong> o il Diavolo? Che cosa <strong>di</strong>cono al riguardo le<br />

Scritture? Prima <strong>di</strong> considerare la risposta <strong>di</strong>retta<br />

a questa domanda, notiamo come le Scritture<br />

pre<strong>di</strong>ssero proprio quello che ora noi ve<strong>di</strong>amo ed<br />

u<strong>di</strong>amo. <strong>La</strong> profezia <strong>di</strong> Giuda è in corso <strong>di</strong><br />

adempimento. Ci condurrebbe troppo lontano,<br />

ora, approfon<strong>di</strong>re questa affermazione, ma<br />

abbiamo particolarmente in mente una frase al<br />

vers. 8: "Ciò nonostante, anche questi visionari<br />

contaminano la carne nello stesso modo,<br />

<strong>di</strong>sprezzano l'autorità e parlano male delle<br />

<strong>di</strong>gnità". Si, essi "parlano male" della suprema<br />

Dignità, "beato e unico sovrano, il Re dei re e<br />

Signore dei signori". <strong>La</strong> nostra generazione, infatti,<br />

è particolarmente caratterizzata dall’irriverenza e,<br />

<strong>di</strong> conseguenza da uno spirito <strong>di</strong> avversione alla<br />

legge che, a sua volta, senza alcuno scrupolo,<br />

desidera solo liberarsi da tutto ciò che potrebbe<br />

interferire con il libero corso <strong>di</strong> una volontà umana<br />

sovrana: questa è una marea che sommerge<br />

l’intero nostro pianeta.<br />

18


I membri della nostra generazione sono flagranti<br />

trasgressori, e nella decadenza e scomparsa<br />

dell’autorità dei genitori noi abbiamo solo i primi<br />

certi segnali che condurranno alla ribellione verso<br />

ogni autorità. Quin<strong>di</strong>, nel contesto della crescente<br />

mancanza <strong>di</strong> rispetto verso la legge umana ed il<br />

rifiuto <strong>di</strong> "rendere onore a chi onore è dovuto",<br />

non dobbiamo sorprenderci nel trovare come il<br />

riconoscimento della maestà, autorità e <strong>sovranità</strong><br />

dell’onnipotente Legislatore scompaia sempre <strong>di</strong><br />

più nel retroscena, e che le masse abbiano<br />

sempre meno pazienza con coloro che<br />

legittimamente esigano legge ed or<strong>di</strong>ne. Le<br />

con<strong>di</strong>zioni in cui ci troviamo non miglioreranno, al<br />

contrario, la più sicura Parola <strong>di</strong> profezia ci rende<br />

noto che esse andranno sempre peggio. Tutto ciò<br />

che noi possiamo sperare <strong>di</strong> fare è ammonire i<br />

nostri fratelli nella fede e metterli in guar<strong>di</strong>a<br />

contro lo spirito <strong>di</strong> quest’epoca e cercare così <strong>di</strong><br />

controbilanciare quest’influenza deleteria su <strong>di</strong><br />

loro.<br />

Chi è che sta regolando oggi gli affari del mondo –<br />

<strong>Dio</strong> o il Diavolo? Che cosa <strong>di</strong>cono le Scritture? Se<br />

noi cre<strong>di</strong>amo a ciò che esse <strong>di</strong>chiarano in modo<br />

chiaro e inequivocabile, non vi sarà spazio alcuno<br />

per l’incertezza. Esse affermano in più luoghi che<br />

<strong>Dio</strong> sta sul trono dell’universo, che lo scettro sta<br />

saldamente nelle Sue mani, che Egli <strong>di</strong>rige ogni<br />

cosa "secondo il consiglio della Sua volontà". Esse<br />

affermano non solo che <strong>Dio</strong> creò ogni cosa, ma<br />

pure che <strong>Dio</strong> governa e regna su tutte le opere<br />

delle Sue mani. Esse affermano che <strong>Dio</strong> è<br />

"l’Onnipotente", che la Sua volontà è irreversibile,<br />

che Egli è sovrano assoluto su ogni angolo dei<br />

Suoi vasti domini. Questo deve essere così nel<br />

modo più certo. Infatti sono possibili due sole<br />

19


alternative: o <strong>Dio</strong> domina, oppure è dominato; o<br />

Egli è Colui che influenza o è Egli stesso<br />

influenzato; o Egli porta a sicuro effetto la Sua<br />

volontà, oppure essa può essere frustrata dalle<br />

Sue creature. Accettare il fatto che Egli sia<br />

"l’Altissimo", "beato e unico sovrano, il Re dei re e<br />

Signore dei signori", rivestito <strong>di</strong> perfetta sapienza<br />

e potere illimitato, comporta un’unica<br />

conseguenza in<strong>di</strong>scutibile: che Egli sia <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> fatto<br />

non solo <strong>di</strong> nome.<br />

È nella prospettiva <strong>di</strong> ciò che abbiamo or ora detto<br />

brevemente che noi possiamo <strong>di</strong>re che le nostre<br />

attuali con<strong>di</strong>zioni esigano un nuovo esame ed una<br />

nuova presentazione dell’onnipotenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, della<br />

sufficienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Da ogni<br />

pulpito del nostro Paese deve tuonare la<br />

<strong>di</strong>chiarazione che <strong>Dio</strong> ancora vive, che <strong>Dio</strong> ancora<br />

osserva, che <strong>Dio</strong> ancora regna. <strong>La</strong> fede si trova<br />

oggi sulla graticola, deve essere messa alla prova<br />

del fuoco, e non vi potrà essere alcun riposo per la<br />

mente ed il cuore se non nel trono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Ciò <strong>di</strong><br />

cui oggi – più che mai – abbiamo bisogno, è una<br />

presentazione piena, positiva e costruttiva della<br />

Deità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Malattie severe esigono rime<strong>di</strong><br />

drastici.<br />

<strong>La</strong> gente è stanca <strong>di</strong> banalità e <strong>di</strong> semplici<br />

generalizzazioni – essa esige qualcosa <strong>di</strong> definito e<br />

<strong>di</strong> specifico. Lo sciroppino dolce potrà servire per<br />

rassicurare i bambini, ma un tonico al ferro si<br />

adatta meglio ad adulti, e noi sappiamo quanto sia<br />

particolarmente necessario infondere vigore<br />

spirituale nelle nostre membra: questo verrà<br />

realizzato solo quando avremo una comprensione<br />

spirituale del pieno carattere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È scritto: "Egli<br />

corromperà con lusinghe quelli che tra<strong>di</strong>scono il<br />

20


patto; ma il popolo <strong>di</strong> quelli che conoscono il loro<br />

<strong>Dio</strong> mostrerà fermezza e agirà" (Daniele 11:32).<br />

Senza dubbio è vicina una crisi <strong>di</strong> portata<br />

mon<strong>di</strong>ale e dovunque si trova gente allarmata.<br />

<strong>Dio</strong>, però, no, Egli non si lascia mai cogliere <strong>di</strong><br />

sorpresa. <strong>Non</strong> c’è alcuna emergenza inaspettata<br />

che lo colga, perché Egli è uno che: "compie ogni<br />

cosa secondo la decisione della propria volontà"<br />

(Efesini 1:11). Per questo, sebbene il nostro<br />

mondo sia colto dal panico, la parola rivolta al<br />

credente è "<strong>Non</strong> temere!".<br />

"Tutte le cose" sono sottoposte al Suo imme<strong>di</strong>ato<br />

controllo, "tutte le cose" si muovono secondo i<br />

Suoi propositi eterni, e quin<strong>di</strong>, "tutte le cose<br />

cooperano al bene <strong>di</strong> quelli che amano <strong>Dio</strong>, i quali<br />

sono chiamati secondo il suo <strong>di</strong>segno" (Romani<br />

8:28). Deve per forza essere così, perché: "da lui,<br />

per mezzo <strong>di</strong> lui e per lui sono tutte le cose"<br />

(Romani 11:36). Quanto poco, però, persino il<br />

popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si rende conto <strong>di</strong> questo! Molti<br />

suppongono che <strong>Dio</strong> non sia altro che uno<br />

Spettatore che guar<strong>di</strong> da lontano, e che non<br />

intenda prendere nelle Sue mani gli affari del<br />

mondo. È vero che l’uomo possiede una volontà,<br />

ma pure <strong>Dio</strong> ha una volontà. È vero che l’uomo è<br />

dotato <strong>di</strong> potenza, ma <strong>Dio</strong> è onnipotente. È vero<br />

che, generalmente parlando, il mondo materiale è<br />

regolato da leggi, ma <strong>di</strong>etro a quelle leggi vi è il<br />

grande Legislatore e Amministratore. L’uomo non<br />

è che una creatura. <strong>Dio</strong> è il Creatore, e già in ere<br />

lontanissime, prima che l’uomo stesso venisse alla<br />

luce, Egli era "<strong>Dio</strong> potente" (Isaia 9:6). Da sempre<br />

Egli aveva fatto i Suoi piani e, essendo infinito<br />

quanto a potere, e l’uomo limitato, i Suoi propositi<br />

e piani non possono essere impe<strong>di</strong>ti o frustrati da<br />

quelle stesse creatore che Egli ha fatto.<br />

21


Siamo <strong>di</strong>sposti a concedere che la vita sia un<br />

problema profondo e che noi si sia circondati da<br />

ogni parte da misteri, ma noi non siamo come le<br />

bestie dei campi - ignoranti delle loro origini ed<br />

inconsapevoli <strong>di</strong> ciò che sta davanti a loro. No,<br />

"Abbiamo … la parola profetica più salda: farete<br />

bene a prestarle attenzione, come a una lampada<br />

splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il<br />

giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori"<br />

(2 Pietro 1:19). È proprio a questa Parola profetica<br />

che noi faremmo bene a "prestare attenzione", a<br />

quella Parola che non trasse origine dalla mente<br />

dell’uomo, ma dalla mente <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché<br />

"nessuna profezia venne mai dalla volontà<br />

dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da<br />

parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché sospinti dallo Spirito Santo" (2<br />

Pietro 1:21). Ancora vogliamo sottolinearlo, è a<br />

questa parola che faremmo bene a prestare<br />

attenzione.<br />

Se allora ci volgiamo a questa Parola e lasciamo<br />

che essa ci istruisca, vi scopriamo un principio<br />

fondamentale che deve essere applicato ad ogni<br />

problema: invece che prendere le mosse<br />

dall’uomo e dal suo mondo, e poi considerare <strong>Dio</strong>,<br />

dobbiamo prendere le mosse da <strong>Dio</strong> e poi<br />

considerare l’uomo – "In principio <strong>Dio</strong>"! Applicate<br />

questo all’attuale nostra situazione. Incominciate<br />

dal mondo com’è oggi e cercate <strong>di</strong> risalire poi a<br />

<strong>Dio</strong>, e tutto sembrerà mostrare come <strong>Dio</strong> non<br />

abbia alcuna attinenza al mondo. Se però<br />

cominciamo con <strong>Dio</strong> e poi consideriamo l’uomo<br />

troveremo che luce, molta luce sarà proiettata sul<br />

problema. Proprio perché <strong>Dio</strong> è santo la Sua ira si<br />

accende contro il peccato; proprio perché <strong>Dio</strong> è<br />

giusto il Suo giu<strong>di</strong>zio cade su coloro che si<br />

ribellano a Lui; proprio perché <strong>Dio</strong> è fedele che le<br />

22


gravi minacce della Sua Parola sono adempiute;<br />

proprio perché <strong>Dio</strong> è onnipotente che nessuno può<br />

pensare <strong>di</strong> opporgli resistenza e vincere, ed ancor<br />

meno sovvertire il Suo consiglio; e proprio perché<br />

<strong>Dio</strong> è onnisciente che nessun problema Lo può<br />

soverchiare e nessuna <strong>di</strong>fficoltà rendere perplessa<br />

la Sua sapienza. È proprio perché <strong>Dio</strong> è quello che<br />

è che noi ve<strong>di</strong>amo accadere ciò che accade sulla<br />

terra quello che accade – l’inizio del giu<strong>di</strong>zio che si<br />

sta manifestando esattamente come Lui aveva<br />

detto. È proprio considerata la Sua inflessibile<br />

giustizia ed immacolata santità che noi non<br />

potremmo attenderci altro che quello che si sta<br />

svolgendo sotto i nostri occhi. Diciamolo però<br />

chiaramente: il cuore può acquietarsi al pensiero<br />

dell’assoluta <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e godere <strong>di</strong> questa<br />

grande verità solo nella misura in cui la fede è<br />

operante. È la fede che sola può intendere la<br />

realtà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Questo è il suo carattere, ciò che la<br />

<strong>di</strong>stingue dalla teologia intellettuale. È la fede che<br />

rende possibile sopportare ogni cosa "come se<br />

vedesse colui che è invisibile" (Ebrei 11:27); è la<br />

fede che permette <strong>di</strong> sopportare la delusione, la<br />

durezza della vita e i suoi dolori. Essa sola lo può<br />

fare perché si rende conto che tutto proviene dalla<br />

mano <strong>di</strong> Colui che è troppo saggio per errare e<br />

troppo amorevole per essere ingiusto. Fintanto<br />

che non ci occuperemo solo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> stesso, non ci<br />

sarà pace né per ilnostro cuore né per la nostra<br />

mente. Solo quando accettiamo tutto ciò che<br />

entra nella nostra vita come se <strong>di</strong> fatto provenisse<br />

– e proviene – dalla Sua mano, non importa quali<br />

possono essere le circostanze o l’ambiente in cui<br />

siamo, sia essa una capanna, una prigione o il<br />

rogo dove bruciamo come martiri, solo allora<br />

saremo in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: "vi son gioie a sazietà in<br />

23


tua presenza; alla tua destra vi son delizie in<br />

eterno" (Salmo 16:16). Questo, però, è il<br />

linguaggio della fede, non della visione o dei<br />

sensi. Se però noi, invece che piegarci alla<br />

testimonianza delle Sacre Scritture, invece <strong>di</strong><br />

camminare per fede, seguiamo l’evidenza dei<br />

nostri occhi, e sulla base <strong>di</strong> questa noi ragioniamo,<br />

cadremmo ben presto nel pantano dell’ateismo<br />

pratico. Oppure ancora, se nostra regola sono le<br />

opinioni e le idee <strong>di</strong> altri, sarà finita la nostra pace.<br />

Certo, questo è un mondo <strong>di</strong> molto peccato, un<br />

mondo in cui in<strong>di</strong>cibili sofferenze ci turbano e ci<br />

confondono; certo, vi è molto nel comportamento<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che ci sorprende e ci turba, ma non c’è<br />

ragione per cui noi si debba unirci al coro dei figli<br />

<strong>di</strong> questo mondo e <strong>di</strong>re: "Se io fossi <strong>Dio</strong>, non<br />

permetterei questo né tollererei quest’altro", ecc.<br />

Faremmo meglio, in presenza dei misteri più<br />

incomprensibili, fare eco a quell’antico<br />

personaggio che <strong>di</strong>sse: "Sto in silenzio, non aprirò<br />

bocca, perché sei tu che hai agito" (Salmo 39:9).<br />

<strong>La</strong> Scrittura ci <strong>di</strong>ce: "Oh, profon<strong>di</strong>tà della<br />

ricchezza, della sapienza e della scienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>!<br />

Quanto inscrutabili sono i suoi giu<strong>di</strong>zi e<br />

ininvestigabili le sue vie!" (Romani 11:33). Deve<br />

essere così se la fede deve essere messa alla<br />

prova, rafforzata la fiducia nella Sua sapienza, e<br />

promossa la sottomissione alla Sua santa volontà.<br />

Sta qui la <strong>di</strong>fferenza fondamentale fra l’uomo <strong>di</strong><br />

fede e l’uno incredulo. L’incredulo è "del mondo",<br />

giu<strong>di</strong>ca ogni cosa con i criteri <strong>di</strong> questo mondo,<br />

vede la vita dal punto <strong>di</strong> vista del tempo e dei<br />

sensi, soppesa ogni cosa con la bilancia che egli<br />

stesso si è costruito. L’uomo <strong>di</strong> fede, invece,<br />

mette sempre <strong>Dio</strong> nel conto, guarda ogni cosa dal<br />

Suo punto <strong>di</strong> vista, misura ogni cosa con un metro<br />

24


spirituale, guarda alla vita alla luce dell’eternità.<br />

Così facendo egli accetta tutto ciò che gli accade<br />

come qualcosa che viene dalla mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È così<br />

che egli può calmare il suo cuore anche nel mezzo<br />

<strong>di</strong> una tempesta. È così che egli si rallegra nella<br />

speranza della gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

In questi paragrafi d’apertura abbiamo in<strong>di</strong>cato le<br />

linee <strong>di</strong> pensiero seguite per tutto questo libro. Il<br />

nostro primo postulato è che proprio perché <strong>Dio</strong> è<br />

<strong>Dio</strong> Egli fa tutto ciò Gli piace, solo se Gli piace,<br />

sempre come Gli piace; che Sua precisa<br />

intenzione è realizzare il Suo beneplacito e la<br />

promozione della Sua gloria; che Egli è l’Essere<br />

supremo, e quin<strong>di</strong> il Sovrano dell’universo. A<br />

partire da questo postulato abbiamo contemplato<br />

l’esercizio della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, prima nella Sua<br />

creazione, poi nell’amministrazione <strong>di</strong> governo<br />

sull’opera delle Sue mani, in terzo luogo nella<br />

salvezza dei Suoi eletti, in quarto luogo nella<br />

riprovazione degli empi, e in quinto luogo nelle<br />

Sue opere sugli uomini e negli uomini. Abbiamo<br />

poi considerato la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nei Suoi<br />

rapporti con la volontà umana in particolare e con<br />

la responsabilità umana in generale ed abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> mostrare quale sia l’atteggiamento più<br />

convenevole che la creatura deve assumere <strong>di</strong><br />

fronte alla maestà del Creatore. Un capitolo<br />

separato è stato riservato per considerare alcune<br />

delle <strong>di</strong>fficoltà implicate in questa dottrina, come<br />

pure a rispondere alle domande che molto<br />

probabilmente saranno sorte nella mente dei<br />

nostri lettori; mentre un capitolo è stato de<strong>di</strong>cato<br />

ad un esame più attento ma breve della <strong>sovranità</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in rapporto alla preghiera. In fine abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> mostrare come la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia<br />

una verità rivelataci nelle Scritture per confortare<br />

25


il nostro cuore, per rafforzare la nostra anima, e<br />

bene<strong>di</strong>re la nostra vita. Comprendere debitamente<br />

la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> promuove lo spirito del culto,<br />

fornisce un incentivo alla pietà pratica ed ispira<br />

zelo nel servizio. Essa rende veramente umile il<br />

cuore umano, ma nella proporzione in cui abbassa<br />

l’uomo nella polvere <strong>di</strong> fronte al suo Creatore essa<br />

glorifica sommamente Id<strong>di</strong>o. Siamo perfettamente<br />

consapevoli che ciò che abbiamo scritto è in<br />

aperta opposizione a gran parte<br />

dell’insegnamento oggi corrente sia nella<br />

letteratura religiosa che nei pulpiti più<br />

rappresentativi del nostro paese. Siamo pronti a<br />

concedere che il postulato della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

con tutti i suoi corollari non sia affatto in sintonia<br />

con le opinioni ed i pensieri dell’uomo naturale,<br />

ma la verità è che noi siamo del tutto incapaci <strong>di</strong><br />

pensare su queste questioni: non siamo infatti<br />

competenti <strong>di</strong> formare una valutazione<br />

appropriata del carattere e delle vie <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: è<br />

infatti proprio per questo che <strong>Dio</strong> ci ha dato una<br />

rivelazione della Sua mente, ed in questa<br />

rivelazione Egli <strong>di</strong>chiara apertamente: "Infatti i<br />

miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le<br />

vostre vie sono le mie vie», <strong>di</strong>ce il SIGNORE.<br />

«Come i cieli sono alti al <strong>di</strong> sopra della terra, così<br />

sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei<br />

pensieri più alti dei vostri pensieri" (Isaia 55:8,9).<br />

Proprio in vista <strong>di</strong> questo testo biblico c’è solo da<br />

aspettarsi che gran parte del contenuto della<br />

Bibbia sia in conflitto con i sentimenti della mente<br />

carnale, che <strong>di</strong> fatto sono inimicizia contro <strong>Dio</strong>.<br />

Facciamo quin<strong>di</strong> appello non alle credenze<br />

popolari dei nostri giorni, né ai cre<strong>di</strong> delle chiese,<br />

ma alla Legge ed alla Testimonianza <strong>di</strong> Jahvè.<br />

Tutto ciò che chie<strong>di</strong>amo è un esame attento ed<br />

26


imparziale <strong>di</strong> ciò che abbiamo scritto e, in spirito<br />

<strong>di</strong> preghiera, soprattutto alla luce della <strong>La</strong>mpada<br />

della Verità. Possa il lettore seguire l’esortazione<br />

della Scrittura che <strong>di</strong>ce: "esaminate ogni cosa e<br />

ritenete il bene" (1 Tessalonicesi 5:21).<br />

27


1. Definizione della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong><br />

"A te, SIGNORE, la grandezza, la potenza, la<br />

gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello<br />

che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, SIGNORE,<br />

il regno; a te, che t'innalzi come sovrano al <strong>di</strong><br />

sopra <strong>di</strong> tutte le cose!" (1 Cronache 29:11).<br />

L’espressione "<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" una volta era<br />

generalmente compresa. Era una frase che veniva<br />

usata comunemente nella letteratura religiosa.<br />

Era un tema che veniva esposto frequentemente<br />

dai pulpiti. Era una verità che portava conforto a<br />

molti cuori, che dava virilità e stabilità al carattere<br />

cristiano. Oggi, però, in molti ambienti, fare<br />

menzione della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, significa parlare<br />

una lingua sconosciuta. Se dovessimo annunciare<br />

da un pulpito <strong>di</strong> una chiesa comune che<br />

l’argomento del <strong>di</strong>scorso sarà la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

sarebbe come se avessimo preso in prestito una<br />

frase da una lingua morta. Che tristezza che<br />

debba essere così! Che tristezza vedere proprio<br />

quella dottrina che è la chiave della storia,<br />

l’interprete della Provvidenza, il tessuto stesso<br />

della Scrittura, il fondamento della teologia<br />

cristiana, così trascurata e così poco compresa!<br />

<strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: che cosa inten<strong>di</strong>amo con<br />

quest’espressione? Inten<strong>di</strong>amo la supremazia <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, la regalità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, la deità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Dire che <strong>Dio</strong><br />

è sovrano significa <strong>di</strong>chiarare che <strong>Dio</strong> è <strong>Dio</strong>. Dire<br />

che <strong>Dio</strong> è sovrano significa <strong>di</strong>chiarare che Egli è<br />

l’Altissimo, che "egli agisce come vuole con<br />

l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e<br />

non c'è nessuno che possa fermare la sua mano o<br />

29


<strong>di</strong>rgli: «Che fai?»" (Daniele 4:35). Dire che <strong>Dio</strong> è<br />

sovrano significa <strong>di</strong>chiarare che Egli è<br />

l’Onnipotente, il detentore unico d’ogni potere in<br />

cielo e sulla terra, che nessuno potrebbe mai<br />

combatterlo e vincerlo, frustrare i Suoi propositi, o<br />

resistere alla Sua volontà ("Il nostro <strong>Dio</strong> è nei cieli;<br />

egli fa tutto ciò che gli piace" Salmo 115:3). Dire<br />

che <strong>Dio</strong> è sovrano significa <strong>di</strong>chiarare che Egli<br />

"domina sulle nazioni" (Salmo 22:28), che è Lui a<br />

far sorgere e a abbattere imperi, Lui a<br />

determinare il corso <strong>di</strong> intere <strong>di</strong>nastie, come Gli<br />

pare meglio. Dire che <strong>Dio</strong> è sovrano significa<br />

<strong>di</strong>chiarare che Egli è il "beato e unico sovrano, il<br />

Re dei re e Signore dei signori" (1 Timoteo 6:15).<br />

Questo è il <strong>Dio</strong> della Bibbia. Quant’è <strong>di</strong>verso il <strong>Dio</strong><br />

della Bibbia dal <strong>Dio</strong> della cristianità moderna! Il<br />

concetto <strong>di</strong> Deità che prevale oggi ampiamente<br />

anche fra coloro che affermano <strong>di</strong> dare retta alle<br />

Sacre Scritture, non è che una miserabile<br />

caricatura, un travestimento blasfemo della<br />

Verità. Il <strong>Dio</strong> del XX secolo è un essere impotente<br />

ed effeminato che non suscita rispetto alcuno da<br />

un uomo che solo pensi. Il <strong>Dio</strong> che va per la<br />

maggiore oggi nei pulpiti è oggetto <strong>di</strong><br />

commiserazione, più che <strong>di</strong> timore e rispetto 2 .<br />

Dire che <strong>Dio</strong> il Padre si sia proposto la salvezza <strong>di</strong><br />

tutta l’umanità, che <strong>Dio</strong> il Figlio sia morto con<br />

l’espressa intenzione <strong>di</strong> salvare l’intero genere<br />

umano, e che <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo stia oggi<br />

cercando <strong>di</strong> conquistare il mondo a Cristo, proprio<br />

quando è evidente persino all’osservatore<br />

2 Alcuni anni or sono, un pre<strong>di</strong>catore evangelico (?) <strong>di</strong><br />

reputazione nazionale, visitò la città dove noi abitavamo, e<br />

durante il suo <strong>di</strong>scorso, continuava a ripetere: "Povero <strong>Dio</strong>!<br />

Povero <strong>Dio</strong>!". Sarebbe piuttosto questo pre<strong>di</strong>catore a dover<br />

essere commiserato!<br />

30


casuale, che la grande maggioranza dei nostri<br />

simili muoia <strong>di</strong> fatto nei loro peccati e che stia<br />

passando in un’eternità priva <strong>di</strong> speranza,<br />

significa <strong>di</strong>re che <strong>Dio</strong> il Padre sia deluso, che <strong>Dio</strong> il<br />

Figlio sia insod<strong>di</strong>sfatto, e che <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo<br />

sia stato sconfitto. Abbiamo qui espresso<br />

ar<strong>di</strong>tamente il concetto, ma non vi potrebbe<br />

essere altra conclusione. Sostenere che <strong>Dio</strong> stia<br />

"facendo del Suo meglio" per salvare tutta<br />

l’umanità, ma che la vasta maggioranza degli<br />

uomini non Gli permette <strong>di</strong> salvarli, significa<br />

insistere che la volontà del Creatore sia<br />

impotente, e che la volontà della creatura sia<br />

onnipotente. Rendere <strong>di</strong> questo responsabile il<br />

Diavolo, come fanno molti, non risolve affatto il<br />

problema, perché se Satana potesse frustrare i<br />

propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, allora Satana sarebbe<br />

onnipotente e <strong>Dio</strong> non più l’Essere superiore.<br />

Dichiarare che i piani originali del Creatore siano<br />

stati frustrati dal peccato, significa detronizzare<br />

<strong>Dio</strong>. Suggerire che <strong>Dio</strong> nell’Eden sia stato colto <strong>di</strong><br />

sorpresa e che ora Egli stia cercando <strong>di</strong> rime<strong>di</strong>are<br />

a questa imprevista calamità, significa degradare<br />

l’Altissimo al livello <strong>di</strong> un mortale finito ed errante.<br />

Sostenere che l’uomo sia un libero agente morale<br />

e l’unico a determinare il proprio destino, e che<br />

quin<strong>di</strong> abbia la possibilità <strong>di</strong> mettere in scacco il<br />

suo Creatore, significa spogliare <strong>Dio</strong> dell’attributo<br />

dell’onnipotenza. Dire che la creatura sia sfuggita<br />

<strong>di</strong> mano al suo Fattore, e che ora <strong>Dio</strong> non sia altro<br />

che uno Spettatore impotente <strong>di</strong> fronte al peccato<br />

ed alla sofferenza implicati nella caduta d’Adamo,<br />

significa ripu<strong>di</strong>are le esplicite <strong>di</strong>chiarazioni della<br />

Scrittura che <strong>di</strong>cono: "Anche il furore degli uomini<br />

ritornerà a tua lode; ti cingerai degli ultimi avanzi<br />

dei loro furori" (Salmo 76:10). In breve, negare la<br />

31


<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> significa incamminarsi su un<br />

sentiero che, se percorso sino alla fine, conduce<br />

solo all’ateismo puro e semplice.<br />

<strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> del <strong>Dio</strong> delle Scritture, però, è<br />

assoluta, irresistibile, infinita. Quando <strong>di</strong>ciamo che<br />

<strong>Dio</strong> è sovrano, noi affermiamo il Suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

governare l’universo, che ha creato per la Sua<br />

propria gloria, proprio come Egli ritenga più<br />

opportuno <strong>di</strong> fare. Noi affermiamo che il Suo<br />

<strong>di</strong>ritto è il <strong>di</strong>ritto del Vasaio sull’argilla, vale a <strong>di</strong>re<br />

il fatto che Egli possa modellarla in qualunque<br />

forma a Lui piaccia. "Il vasaio non è forse padrone<br />

dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso<br />

per uso nobile e un altro per uso ignobile?"<br />

(Romani 9:21). Noi affermiamo che Egli non è<br />

soggetto a legge alcuna che stia fuori dalla Sua<br />

propria volontà e natura, che Egli sia legge a Sé<br />

stesso, e che non abbia obbligo alcuno <strong>di</strong> rendere<br />

conto del suo operato a chicchessia.<br />

<strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> caratterizza l’intero Essere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Egli è sovrano in tutti i Suoi attributi. Egli è<br />

sovrano nell’esercizio del Suo potere. Il Suo potere<br />

lo esercita come vuole, quando vuole, dove vuole.<br />

Questo fatto è evidente in ogni pagina della<br />

Scrittura. Per un certo tempo il Suo potere potrà<br />

apparire dormiente, ma poi Egli lo manifesta con<br />

forza irresistibile. Il Faraone aveva osato impe<strong>di</strong>re<br />

ad Israele <strong>di</strong> andare a rendere culto a <strong>Dio</strong> nel<br />

deserto – e che cos’è successo poi? <strong>Dio</strong> esercita il<br />

Suo potere, il Suo popolo viene liberato e i suoi<br />

crudeli padroni <strong>di</strong>strutti. Un po’ più tar<strong>di</strong> gli<br />

Amalechiti osano attaccare questi stessi israeliti<br />

nel deserto, e che succede? <strong>Dio</strong> manifesta il Suo<br />

potere in quest’occasione come aveva fatto al Mar<br />

Rosso? Forse che questi nemici del Suo popolo<br />

32


sono prontamente abbattuti e <strong>di</strong>strutti? No, al<br />

contrario, il Signore giura: "Una mano s'è alzata<br />

contro il trono del SIGNORE, perciò il SIGNORE<br />

farà guerra ad Amalec <strong>di</strong> generazione in<br />

generazione" (Esodo 17:16). Ancora, quando<br />

Israele entra nella terra <strong>di</strong> Canaan, la potenza <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> si manifesta in tutta la sua forza. <strong>La</strong> città <strong>di</strong><br />

Gerico sbarra la sua avanzata – e che succede?<br />

Israele non tira una sola freccia o colpo: il Signore<br />

tende il Suo braccio e le mura <strong>di</strong> Gerico cadono<br />

irrime<strong>di</strong>abilmente a terra. Il miracolo, però, non si<br />

ripete più? Nessun altra città cade in questa<br />

maniera. Ogni altra città sarebbe stata<br />

conquistata con la spada! Potrebbero essere<br />

addotti molti altri casi per illustrare il sovrano<br />

esercizio della potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Si prenda un altro<br />

esempio. Di manifesta il Suo potere e Davide<br />

viene liberato da Golia, il gigante; vengono chiuse<br />

le bocche dei leoni e Daniele ne sfugge senza<br />

nemmeno un graffio; tre ragazzi ebrei sono gettati<br />

in una fornace ardente e ne escono senza<br />

neanche l’odore del fumo. <strong>La</strong> potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però<br />

non si interpone sempre nella salvezza del Suo<br />

popolo, perché leggiamo: "altri furono messi alla<br />

prova con scherni, frustate, anche catene e<br />

prigionia. Furono lapidati, segati, uccisi <strong>di</strong> spada;<br />

andarono attorno coperti <strong>di</strong> pelli <strong>di</strong> pecora e <strong>di</strong><br />

capra; bisognosi, afflitti, maltrattati" (Ebrei<br />

11:36,37).<br />

Perché accade questo? Perché questi uomini non<br />

sono stati liberati come gli altri? Oppure, perché<br />

ad altri non è stato permesso <strong>di</strong> essere uccisi<br />

come questi? Perché non si interpone il potere <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> e salva alcuni e non altri? Perché permette a<br />

Stefano <strong>di</strong> essere lapidato a morte, e poi fa<br />

liberare Pietro dalla prigione?<br />

33


<strong>Dio</strong> è sovrano nel delegare il Suo potere ad altri.<br />

Perché <strong>Dio</strong> dota Matusalemme <strong>di</strong> una vitalità tale<br />

tanto da sopravvivere a tutti i suoi<br />

contemporanei? Perché <strong>Dio</strong> impartisce a Sansone<br />

una tale forza fisica da non trovare pari fra alcun<br />

essere umano. È scritto: "Ricòrdati del SIGNORE<br />

tuo <strong>Dio</strong>, poiché egli ti dà la forza per procurarti<br />

ricchezze, per confermare, come fa oggi, il patto<br />

che giurò ai tuoi padri" (Deuteronomio 8:18). <strong>Dio</strong>,<br />

però, non impartisce questo potere a tutti<br />

in<strong>di</strong>stintamente. Perché ha dato un tale potere a<br />

Morgan, Carnegie, Rockefeller? <strong>La</strong> risposta a tutte<br />

queste domande è: "Perché <strong>Dio</strong> è sovrano e,<br />

essendo sovrano, Egli fa quello che più gli piace".<br />

<strong>Dio</strong> è sovrano nell’esercizio della Sua misericor<strong>di</strong>a.<br />

È così per necessità, perché la misericor<strong>di</strong>a è<br />

<strong>di</strong>retta dalla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel manifestare<br />

misericor<strong>di</strong>a. <strong>La</strong> misericor<strong>di</strong>a non è un <strong>di</strong>ritto a cui<br />

gli uomini abbiano titolo. <strong>La</strong> misericor<strong>di</strong>a è<br />

quell’adorabile attributo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per la quale Egli ha<br />

pietà del miserabile e lo risolleva. Sotto il giusto<br />

governo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però, nessuno è miserabile senza<br />

meritare d’esserlo.Oggetto della misericor<strong>di</strong>a,<br />

quin<strong>di</strong>, sono coloro che sono miserabili e che non<br />

lo meritano, e tutta la miseria è il risultato del<br />

peccato: per questo i miserabili che meritano<br />

misericor<strong>di</strong>a è una contrad<strong>di</strong>zione in termini. <strong>Dio</strong><br />

manifesta la Sua misericor<strong>di</strong>a a chi vuole e la<br />

trattiene ogni qual volta Gli sembra.<br />

Una notevole illustrazione <strong>di</strong> questo fatto la si<br />

rileva nel modo in cui <strong>Dio</strong> risponde alle preghiere<br />

<strong>di</strong> due uomini offerte in circostanze molto simili. A<br />

Mosè viene comminata una sentenza <strong>di</strong> morte per<br />

un solo atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza, e Lui invoca <strong>Dio</strong> per<br />

ottenere grazia. Il suo desiderio, però, viene<br />

34


sod<strong>di</strong>sfatto? No, Egli <strong>di</strong>ce ad Israele: "Ma il<br />

SIGNORE si a<strong>di</strong>rò contro <strong>di</strong> me per causa vostra, e<br />

non mi esaudì. Il SIGNORE mi <strong>di</strong>sse: «Basta così;<br />

non parlarmi più <strong>di</strong> questo" (Deuteronomio 3:26).<br />

Notate ora il secondo caso: "In quel tempo<br />

Ezechia si ammalò <strong>di</strong> una malattia che doveva<br />

condurlo alla morte. Il profeta Isaia, figlio <strong>di</strong><br />

Amots, andò da lui, e gli <strong>di</strong>sse: «Così parla il<br />

SIGNORE: Dà i tuoi or<strong>di</strong>ni alla tua casa; perché tu<br />

morirai; non guarirai». Allora Ezechia voltò la<br />

faccia verso il muro e pregò il SIGNORE, <strong>di</strong>cendo:<br />

«SIGNORE ricòrdati, ti prego, che ho camminato<br />

davanti a te con fedeltà e con cuore integro, e che<br />

ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi». Ezechia<br />

scoppiò in un gran pianto. Isaia non era ancora<br />

giunto al centro della città, quando la parola del<br />

SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: «Torna<br />

in<strong>di</strong>etro, e <strong>di</strong>' a Ezechia, principe del mio popolo:<br />

"Così parla il SIGNORE, <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> Davide tuo padre:<br />

Ho u<strong>di</strong>to la tua preghiera, ho visto le tue lacrime;<br />

ecco, io ti guarisco; fra tre giorni salirai alla casa<br />

del SIGNORE. Aggiungerò alla tua vita quin<strong>di</strong>ci<br />

anni, libererò te e questa città dalle mani del re <strong>di</strong><br />

Assiria, e proteggerò questa città per amor <strong>di</strong> me<br />

stesso, e per amor <strong>di</strong> Davide mio servo"»" (2 Re<br />

20:1-6). Entrambi questi uomini avevano ricevuto<br />

una sentenza <strong>di</strong> morte, entrambi avevano pregato<br />

il Signore con insistenza per ottenere la grazia.<br />

Uno <strong>di</strong>ce: "Il Signore non mi ha esau<strong>di</strong>to" e muore.<br />

All’altro <strong>di</strong>ce: "Ho esau<strong>di</strong>to la tua preghiera" e la<br />

sua vita viene risparmiata. Che illustrazione ed<br />

esemplificazione della verità espressa in Romani<br />

9:15: "Io avrò misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> chi avrò misericor<strong>di</strong>a<br />

e avrò compassione <strong>di</strong> chi avrò compassione".<br />

<strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> – pietà verso<br />

il miserabile – è stata manifestata quando Jahvè<br />

35


<strong>di</strong>venne carne ed abitò fra <strong>di</strong> noi. Si prenda una<br />

sola illustrazione. Durante una delle feste dei<br />

Giudei, il Signore Gesù sale a Gerusalemme.<br />

Arriva alla vasca <strong>di</strong> Betesda, dove giaceva "un<br />

gran numero d'infermi, <strong>di</strong> ciechi, <strong>di</strong> zoppi, <strong>di</strong><br />

paralitici". Fra questo gran numero vi era "un<br />

uomo che da trentotto anni era infermo". Che<br />

avviene poi? "Gesù, vedutolo che giaceva e<br />

sapendo che già da lungo tempo stava così, gli<br />

<strong>di</strong>sse: «Vuoi guarire?». L'infermo gli rispose:<br />

«Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua<br />

è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo<br />

io, un altro vi scende prima <strong>di</strong> me». Gesù gli <strong>di</strong>sse:<br />

«Àlzati, pren<strong>di</strong> il tuo lettuccio, e cammina». In<br />

quell'istante quell'uomo fu guarito; e, preso il suo<br />

lettuccio, si mise a camminare" (Giovanni 5:3-9).<br />

Per quale motivo è stato guarito quest’uomo e<br />

non altri? <strong>Non</strong> ci viene detto che Egli abbia<br />

gridato: "Signore, abbi misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> me". Nel<br />

racconto non c’è una sola parola che suggerisca<br />

che quest’uomo avesse una qualche qualifica che<br />

gli desse titolo a ricevere un favore speciale. Ecco<br />

un caso dell’esercizio sovrano della misericor<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong>vina, perché Cristo avrebbe altrettanto<br />

facilmente potuto guarire quel "gran numero"<br />

d’infermi. <strong>Non</strong> l’ha fatto, però. Egli manifesta la<br />

Sua potenza e solleva la miseria <strong>di</strong> questo<br />

particolare povero infelice, e, per qualche ragione<br />

conosciuta solo a Lui, Egli declina <strong>di</strong> fare lo stesso<br />

per altri quel giorno. Ancora, <strong>di</strong>ciamo: che<br />

illustrazione ed esempio <strong>di</strong> Romani 9:15: "Io avrò<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> chi avrò misericor<strong>di</strong>a e avrò<br />

compassione <strong>di</strong> chi avrò compassione".<br />

<strong>Dio</strong> è sovrano nell’esercizio del Suo amore. Questo<br />

è davvero duro da recepire: chi potrebbe<br />

36


sostenerlo? Eppure: "L'uomo non può ricever nulla<br />

se non gli è dato dal cielo" (Giovanni 3:27).<br />

Quando <strong>di</strong>ciamo che <strong>Dio</strong> è sovrano nell’esercizio<br />

del Suo amore, noi inten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>re che Egli ama<br />

chi desidera <strong>di</strong> amare 3 . <strong>Dio</strong> non ama chiunque. Se<br />

lo facesse, Egli amerebbe il Diavolo. Perché <strong>Dio</strong><br />

non ama il Diavolo? Perché in lui non c’è nulla<br />

d’amabile, nulla che possa attrarre il cuore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Nemmeno non vi è nulla d’amabile nei figli<br />

decaduti <strong>di</strong> Adamo, perché tutti loro sono "figli<br />

d’ira" per natura (Efesini 2:3). Se dunque non v’è<br />

alcunché nella razza umana che possa attrarre<br />

l’amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e, ciononostante, Egli ama alcuni <strong>di</strong><br />

loro, allora ne consegue necessariamente che la<br />

causa <strong>di</strong> quell’amore debba risiedere in Sé stesso,<br />

il che è un modo per <strong>di</strong>re che l’esercizio<br />

dell’amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> verso i figli decaduti degli uomini<br />

sia secondo il Suo beneplacito 4 .<br />

In ultima analisi, l’esercizio dell’amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> deve<br />

essere ricollegato alla Sua <strong>sovranità</strong>, altrimenti<br />

Egli amerebbe secondo una qualche legge. Se<br />

fosse così, allora Egli sarebbe sottoposto ad una<br />

"legge d’amore". <strong>Non</strong> sarebbe però supremo, ma<br />

Egli stesso sottoposto a delle leggi. "<strong>Non</strong> vorresti,<br />

però," mi si può contestare, "negare che <strong>Dio</strong> ama<br />

l’intera famiglia umana?". Rispondo com’è scritto:<br />

"Ho amato Giacobbe e ho o<strong>di</strong>ato Esaù" (Romani<br />

9:13). Se <strong>Dio</strong> ha amato Giacobbe ed o<strong>di</strong>ato Esaù,<br />

e questo prima ancora che fossero nati ed<br />

3 Giovanni 3:16 sarà esaminato nell'appen<strong>di</strong>ce III.<br />

4 Siamo consapevoli del fatto che siano stati gli uomini ad<br />

inventare la <strong>di</strong>stinzione fra l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in quanto<br />

compiacimento e l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in quanto compassione. Si<br />

tratta, però, <strong>di</strong> un'invenzione pura e semplice. <strong>La</strong> Scrittura<br />

chiama quest'ultimo pietà (ve<strong>di</strong> Matteo 18:33), e "Egli è<br />

buono verso gli ingrati e i malvagi" (Luca 6:35).<br />

37


avessero fatto alcunché <strong>di</strong> bene o <strong>di</strong> male, allora<br />

la ragione del Suo amore non stava in loro, ma in<br />

Sé stesso.<br />

Che l’esercizio del Suo amore sia secondo il Suo<br />

beneplacito è pure chiaro da Efesini 1:3-5 in cui<br />

leggiamo: "Benedetto sia il <strong>Dio</strong> e Padre del nostro<br />

Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti <strong>di</strong> ogni<br />

bene<strong>di</strong>zione spirituale nei luoghi celesti in Cristo.<br />

In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo<br />

perché fossimo santi e irreprensibili <strong>di</strong>nanzi a lui,<br />

avendoci predestinati nel suo amore a essere<br />

adottati per mezzo <strong>di</strong> Gesù Cristo come suoi figli,<br />

secondo il <strong>di</strong>segno benevolo della sua volontà".<br />

È stato "nel Suo amore" che <strong>Dio</strong> Padre ha<br />

predestinato i Suoi eletti in Cristo per Sé stesso,<br />

"secondo…" secondo che cosa? Secondo qualche<br />

tratto eccellente che Egli ha scoperto in loro? No.<br />

Secondo che cosa, allora? Secondo quanto Egli<br />

aveva previsto che sarebbero <strong>di</strong>ventati? No.<br />

Considerate attentamente la risposta ispirata:<br />

"Secondo il <strong>di</strong>segno benevolo della Sua volontà".<br />

<strong>Dio</strong> è sovrano nell’esercizio della Sua grazia.<br />

Questo è inevitabile, perché per grazia si concede<br />

il favore a chi non se lo merita, anzi, per chi<br />

merita solo l’inferno. Grazia è l’antitesi <strong>di</strong> giustizia.<br />

<strong>La</strong> giustizia esige che la legge sia fatta rispettare<br />

in modo imparziale, niente <strong>di</strong> meno, niente <strong>di</strong> più.<br />

<strong>La</strong> giustizia non accorda favore alcuno e non fa<br />

<strong>di</strong>stinzione fra le persone. <strong>La</strong> giustizia, come tale,<br />

non mostra alcuna pietà e non conosce<br />

misericor<strong>di</strong>a. Dopo che però la giustizia è stata<br />

pienamente sod<strong>di</strong>sfatta, la grazia può fluire<br />

in<strong>di</strong>sturbata. <strong>La</strong> grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non può essere<br />

esercitata in<strong>di</strong>pendentemente dalla giustizia, ma<br />

"la grazia regni me<strong>di</strong>ante la giustizia" (Romani<br />

38


5:21). <strong>La</strong> grazia è stata definita il favore<br />

immeritato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e se la grazia "regna", allora la<br />

grazia è sovrana 5 .<br />

<strong>La</strong> grazia è stata definita come il favore<br />

immeritato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e se non è meritato, allora<br />

nessuno può pretenderla come proprio <strong>di</strong>ritto<br />

inalienabile. Se la grazia non la si merita né la si<br />

guadagna, nessuno ha titolo ha riceverla. Se la<br />

grazia è un dono, allora nessuno può richiederla.<br />

Quin<strong>di</strong>, dato che la salvezza è per grazia, il dono<br />

gratuito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, allora Egli la conferisce a chi vuole.<br />

Proprio perché la salvezza è per grazia, persino il<br />

maggiore fra i peccatori non è fuori della sua<br />

portata. Proprio perché la salvezza è per grazia,<br />

vantarsene è escluso, e <strong>Dio</strong> ne riceve tutto il<br />

merito e tutta la gloria.<br />

Il sovrano esercizio della grazia viene illustrato in<br />

quasi ogni pagina della Scrittura. Le genti<br />

vengono lasciate camminare per la propria strada,<br />

mentre Israele <strong>di</strong>venta il popolo del patto <strong>di</strong> Jahvè.<br />

Ismaele, il primogenito, viene respinto quasi privo<br />

<strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zioni, mentre Isacco, il figlio<br />

dell’anzianità dei suoi genitori, è reso erede della<br />

promessa. Esaù, il figlio generoso, dal cuore<br />

tenero e pronto al perdono si vede negare le<br />

bene<strong>di</strong>zioni, nonostante le persegua attentamente<br />

e con lacrime, mentre quel "verme" <strong>di</strong> Giacobbe<br />

5 Un amico che ha riletto questo libro nella sua forma<br />

manoscritta, e verso il quale sono in debito per avermi dato<br />

numerosi eccellenti suggerimenti, ha rilevato come per<br />

"grazia", s'intenda <strong>di</strong> più che "favore immeritato". Dar da<br />

mangiare ad un vagabondo che mi implora è "favore<br />

immeritato", ma non "grazia". Supponete, però che questi,<br />

dopo avermi derubato, mi chieda da mangiare, ed io gliene<br />

<strong>di</strong>a - questo sarebbe "grazia". Grazia, quin<strong>di</strong>, è un favore che<br />

si mostra quando si è in presenza <strong>di</strong> un effettivo demerito in<br />

chi la riceve.<br />

39


iceve l’ere<strong>di</strong>tà e viene reso un vaso onorevole. Lo<br />

stesso avviene nel Nuovo Testamento. <strong>La</strong> verità<br />

<strong>di</strong>vina viene nascosta ai saggi ed agli intelligenti,<br />

ma rivelata ai piccoli. I Farisei ed i Sadducei sono<br />

lasciati andare per la propria strada, mentre i<br />

pubblicani e le prostitute vengono attratti con<br />

corde d’amore. È notevole come la grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si<br />

eserciti al tempo della nascita del Salvatore.<br />

L’incarnazione del Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> era uno degli<br />

avvenimenti più gran<strong>di</strong> della storia dell’universo,<br />

eppure la data del suo avvento non è stata fatta<br />

conoscere all’umanità. Al contrario, era stata<br />

rivelata in modo particolare ai pastori <strong>di</strong><br />

Betlemme ed ai Mafgi d’Oriente. Questo, inoltre,<br />

era profetico ed in<strong>di</strong>cativo per l’intero corso <strong>di</strong><br />

questa <strong>di</strong>spensazione, perché anche oggi Cristo<br />

non è fatto conoscere a tutti. Sarebbe stato facile<br />

se <strong>Dio</strong> avesse inviato una compagnia <strong>di</strong> angeli ad<br />

ogni nazione per annunciarvi la nascita <strong>di</strong> suo<br />

Figlio. Egli, però, non l’ha fatto. <strong>Dio</strong> avrebbe<br />

potuto facilmente attrarre l’attenzione <strong>di</strong> tutta<br />

l’umanità alla "stella", ma non l’ha fatto. Perché?<br />

Perché <strong>Dio</strong> è sovrano, e <strong>di</strong>spensa i Suoi favori<br />

come Gli aggrada. Notate in particolare due classi<br />

<strong>di</strong> persone alle quali annuncia la nascita del<br />

Salvatore, cioè quelle più improbabili - pastori<br />

illetterati e pagani <strong>di</strong> un paese straniero. Nessun<br />

angelo aveva preso posto <strong>di</strong> fronte al Sinedrio per<br />

annunciarvi la nascita del Messia <strong>di</strong> Israele!<br />

Nessuna "stella" è apparsa agli scribi ed ai Farisei<br />

del tempo, con tutta la loro arroganza e<br />

presunzione, mentre investigano le Scritture! Essi<br />

fanno <strong>di</strong>ligenti ricerche per vedere dove il Messia<br />

sarebbe nato, eppure questo non viene loro<br />

rivelato quando accade. Che grande<br />

manifestazione della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong>vina – pastori<br />

40


illetterati scelti per un singolare onore, e i colti e<br />

gli eru<strong>di</strong>ti snobbati! Perché poi la nascita del<br />

Salvatore è stata annunziata a questi stranieri, e<br />

non a coloro nel mezzo della cui nazione sarebbe<br />

nato? Vedete in questo la meravigliosa<br />

prefigurazione <strong>di</strong> come Id<strong>di</strong>o avrebbe trattato con<br />

la razza umana attraverso l’intera <strong>di</strong>spensazione<br />

cristiana – in modo sovrano nell’esercizio della<br />

Sua grazia concedendo i Suoi favori a coloro che si<br />

era compiaciuto <strong>di</strong> farlo, e spesso nel modo più<br />

improbabile ed indegno 6 .<br />

6 C'è stato fatto notare, che la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia stata<br />

segnatamente manifestata nella Sua scelta del posto dove<br />

Suo Figlio era nato. <strong>Non</strong> in Grecia o in Italia, venne il Re della<br />

gloria, ma nell'insignificante terra <strong>di</strong> Palestina! <strong>Non</strong> a<br />

Gerusalemme - la città reale - era nato l'Emmanuele, ma a<br />

Betlemme, che era "Piccola per essere tra le migliaia <strong>di</strong><br />

Giuda" (Mi. 5:1)! E fu nella <strong>di</strong>sprezzata Nazareth che Egli<br />

crebbe! Davvero le vie <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non sono le nostre!<br />

41


2. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nella<br />

creazione<br />

«Tu sei degno, o Signore e <strong>Dio</strong> nostro, <strong>di</strong> ricevere<br />

la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato<br />

tutte le cose, e per tua volontà furono create ed<br />

esistono» (Apocalisse 4:11).<br />

Dopo aver mostrato come la <strong>sovranità</strong> caratterizzi<br />

tutto l’Essere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, osserviamo ora come essa<br />

segni tutte le Sue vie e i Suoi comportamenti. Nel<br />

gran firmamento dell’eternità che si estende<br />

<strong>di</strong>etro Genesi 1:1, l’universo non era ancora sorto<br />

e la creazione esisteva solo nella mente del<br />

grande Creatore. Nella Sua sovrana maestà Id<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong>morava del tutto solo. Ci riferiamo a quel<br />

periodo molto <strong>di</strong>stante prima che fossero creati il<br />

cielo e la terra. Allora non vi erano angeli per<br />

cantare le lo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, non c’era creatura alcuna<br />

che occupasse la Sua attenzione, nessun ribelle<br />

da ridurre in soggezione. Il grande Id<strong>di</strong>o era solo<br />

nello spaventoso silenzio del Suo vasto universo.<br />

Persino in quel tempo, se <strong>di</strong> tempo possiamo<br />

parlare, <strong>Dio</strong> era sovrano. Egli avrebbe potuto<br />

creare o non creare secondo il Suo beneplacito.<br />

Avrebbe potuto creare in questo modo o in un<br />

altro modo. Avrebbe potuto creare un mondo, o<br />

un milione <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>: chi avrebbe potuto resistere<br />

alla Sua volontà? Avrebbe potuto chiamare<br />

all’esistenza milioni <strong>di</strong> creature <strong>di</strong>verse e porle sul<br />

piano <strong>di</strong> un’assoluta uguaglianza, dotandole delle<br />

stesse facoltà e ponendole nello stesso ambiente.<br />

Oppure ancora Egli avrebbe potuto creare milioni<br />

<strong>di</strong> creature <strong>di</strong>fferenti le une dalle altre e in<br />

possesso <strong>di</strong> null’altro in comune se non il fatto<br />

d’essere creature: chi avrebbe potuto sfidate il<br />

42


Suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> farlo? Se solo Gli fosse piaciuto, Egli<br />

avrebbe potuto portare all’esistenza un mondo<br />

così immenso nelle sue <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> là <strong>di</strong><br />

qualsiasi tentativo <strong>di</strong> misurarlo. Se fosse stato così<br />

<strong>di</strong>sposto a fare, avrebbe potuto creare un<br />

organismo così piccolo che nemmeno il<br />

microscopio più potente avrebbe potuto rivelare<br />

all’occhio umano la sua esistenza. Era Suo<br />

sovrano <strong>di</strong>ritto quello <strong>di</strong> creare, da un canto, gli<br />

eccelsi serafini che ardono accanto al Suo trono, e<br />

dall’altro, il più piccolo insetto che muore l’ora<br />

stessa in cui nasce. Se l’Id<strong>di</strong>o onnipotente scelse<br />

<strong>di</strong> avere una vasta gradazione nel Suo universo,<br />

dal più eccelso serafino fino al rettile strisciante,<br />

da mon<strong>di</strong> che ruotano nello spazio agli atomi, dal<br />

macrocosmo al microcosmo, invece che rendere<br />

tutto uniforme, chi mai c’era che avesse potuto<br />

contestare il Suo sovrano beneplacito?<br />

Contemplate, allora, l’esercizio della <strong>di</strong>vina<br />

<strong>sovranità</strong> molto prima che l’uomo mai vide la luce.<br />

Con chi si consultò Id<strong>di</strong>o nella creazione e<br />

<strong>di</strong>sposizione delle Sue creature? Guardate agli<br />

uccelli del cielo che volano nell’aria, agli animali<br />

che riempiono la terra, ai pesci che nuotano nel<br />

mare, e poi chiedetevi: Chi è stato a renderli così<br />

<strong>di</strong>fferenti l’uno dall’altro? <strong>Non</strong> è stato forse il<br />

Creatore che sovranamente assegnava loro il<br />

luogo della loro <strong>di</strong>mora e il loro adattamento ad<br />

essa!<br />

Volgete gli occhi al cielo, ed osservate i misteri<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong>vina che là sono posti a<br />

confronto dell’osservatore riflessivo: “Altro è lo<br />

splendore del sole, altro lo splendore della luna, e<br />

altro lo splendore delle stelle; perché un astro è<br />

<strong>di</strong>fferente dall'altro in splendore” (1 Corinzi15:41).<br />

43


Perché le cose stanno in quel modo? Perché il sole<br />

dovrebbe essere più glorioso <strong>di</strong> tutti gli altri<br />

pianeti? Perché vi devono essere stelle <strong>di</strong> prima<br />

magnitu<strong>di</strong>ne ed altre <strong>di</strong> decima? Perché queste<br />

stupefacenti <strong>di</strong>suguaglianze? Perché dovrebbero<br />

alcuni dei corpi celesti essere posti in luoghi più<br />

favorevoli <strong>di</strong> altri rispetto al sole? Perché ci sono<br />

“stelle emananti”, “stelle cadenti”, “stelle erranti”<br />

(Giuda 13), in una parola, stelle rovinose? L’unica<br />

possibile risposta a questo è: “perché tu hai<br />

creato tutte le cose, e per tua volontà furono<br />

create ed esistono” (Apocalisse 4:11).<br />

Osservate ora il nostro pianeta. Perché due terzi<br />

della sua superficie dovrebbero essere coperti<br />

d’acqua, e perché così tanto del rimanente così<br />

inadatto all’abitazione dell’uomo ed alle sue<br />

coltivazioni? Perché ci sono così vaste estensioni<br />

<strong>di</strong> palu<strong>di</strong>, deserti, e ghiacci? Perché un paese<br />

dovrebbe essere così topograficamente inferiore<br />

ad un altro? Perché uno così fertile, ed un altro<br />

così <strong>di</strong>sseccato? Perché uno dovrebbe essere così<br />

ricco <strong>di</strong> minerali ed un altro no? Perché il clima<br />

dell’uno dovrebbe essere appropriato alla vita e<br />

sano, mentre un altro non adatto e non sano?<br />

Perché uno abbonda così tanto <strong>di</strong> fiumi e <strong>di</strong> laghi,<br />

ed un altro quasi n’è privo? Perché uno dovrebbe<br />

essere così martoriato da terremoti ed un altro<br />

quasi interamente libero da essi? Perché? Perché<br />

così è piaciuto al Creatore e Sostenitore d’ogni<br />

cosa.<br />

Considerate il regno animale e notatene<br />

l’eccezionale varietà. Quale paragone potrebbe<br />

mai essere fatto fra il leone e l’agnello, l’orso e la<br />

più debole fra le creature, l’elefante ed il topo?<br />

Alcuni, come il cavallo ed il cane, sono dotati <strong>di</strong><br />

44


grande intelligenza; mentre altri, come la pecora<br />

ed il maiale, ne sono quasi privi. Perché? Alcune<br />

sono destinate ad essere bestie da soma, mentre<br />

altre possono godere <strong>di</strong> una vita libera. Perché il<br />

mulo e l’asino dovrebbero essere costretti alle<br />

catene <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong> ingrato servizio e fatica,<br />

mentre al leone ed alla tigre viene permesso <strong>di</strong><br />

vagare a loro piacimento nella giungla? Alcune<br />

sono utili come cibo, altre no; alcune sono belle,<br />

altre sono brutte; alcune sono dotate <strong>di</strong> gran<br />

forza, altre sono del tutto alla mercé <strong>di</strong> chiunque;<br />

alcune sono veloci nei movimenti, altre possono a<br />

malapena strisciare – mettete a confronto la lepre<br />

e la tartaruga; alcune sono utili all’uomo, altre<br />

sembrano del tutto prive <strong>di</strong> valore; alcune vivono<br />

per secoli, altri al massimo qualche mese. Alcune<br />

possono essere addomesticate, altre no. Perché<br />

tutte queste variazioni e <strong>di</strong>fferenze? Ciò che è<br />

vero per gli animali, è pure vero per gli uccelli ed i<br />

pesci.<br />

Considerate però ora il regno vegetale. Perché le<br />

rose hanno le spine ed i gigli ne sono privi? Perché<br />

alcuni emettono un profumo soave ed altri no?<br />

Perché alcune piante possono produrre frutti<br />

nutrienti e gustosi, altri velenosi? Perché un<br />

vegetale è in grado <strong>di</strong> sopportare il gelo ed un<br />

altro con esso avvizzisce? Perché un albero <strong>di</strong><br />

mele deve essere così carico <strong>di</strong> frutti, mentre un<br />

altro, della stessa età e dello stesso orto, quasi<br />

sterile? Perché una pianta dovrebbe fiorire do<strong>di</strong>ci<br />

volte l’anno ed un’altra quasi una volta per<br />

secolo? Davvero: “Il SIGNORE fa tutto ciò che gli<br />

piace, in cielo e in terra,nei mari e in tutti gli<br />

oceani” (Salmo 135:6).<br />

45


Considerate l’esercito celeste degli angeli.<br />

Certamente fra esso vi troveremo uniformità.<br />

Eppure no. Là, come in ogni altro luogo, si<br />

manifesta lo stesso sovrano beneplacito del<br />

Creatore. Alcuni sono più alti in rango <strong>di</strong> altri;<br />

alcuni sono più potenti <strong>di</strong> altri; alcuni più vicini a<br />

<strong>Dio</strong> <strong>di</strong> altri. <strong>La</strong> Scrittura rivela una definita e ben<br />

chiara gradazione negli or<strong>di</strong>ni angelici. Dagli<br />

arcangeli, fino ai serafini ed ai cherubini,<br />

giungiamo ai “principati” ed alle “potenze”<br />

(Efesini 3:10), e dai principati e potenze alle<br />

“dominazioni” (Efesini 6:12), e poi, persino fra gli<br />

stessi angeli, noi leggiamo dell’esistenza <strong>di</strong><br />

“angeli eletti” (1 Timoteo 5:21). Ancora ci<br />

chie<strong>di</strong>amo: Perché questa <strong>di</strong>suguaglianza, questa<br />

<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> rango e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne. Tutto ciò che<br />

possiamo <strong>di</strong>re al riguardo è che: “Il nostro <strong>Dio</strong> è<br />

nei cieli;egli fa tutto ciò che gli piace” (Salmo<br />

115:3).<br />

Se allora noi ve<strong>di</strong>amo la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

manifesta tutt’attraverso la creazione, perché<br />

dovrebbe sembrarci cosa strana quando noi la<br />

scorgiamo nel mezzo della umana famiglia?<br />

Perché dovrebbe apparirci strano se ad uno <strong>Dio</strong> si<br />

compiace <strong>di</strong> assegnare cinque talenti e ad un altro<br />

uno soltanto? Perché dovrebbe essere strano che<br />

uno nasca con una costituzione robusta ed un<br />

altro, dagli stessi genitori, fragile e malaticcio?<br />

Perché dovrebbe apparirci strano se la vita<br />

d’Abele fu stroncata in giovane età e a Caino<br />

doveva essere concesso <strong>di</strong> vivere per così tanto<br />

tempo? Perché dovrebbe essere considerato<br />

strano che alcuni nascano neri ed altri bianchi?<br />

Alcuni i<strong>di</strong>oti ed altri dotati <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>narie risorse<br />

intellettuali? Alcuni costituzionalmente letargici ed<br />

altri pieni <strong>di</strong> energia? Alcuni con il carattere<br />

46


egoista ed arrogante ed altri naturalmente con<br />

spirito <strong>di</strong> sacrificio, sottomessi ed umili? Perché<br />

dovrebbe essere considerato strano che alcuni<br />

siano qualificati per guidare e governare, mentre<br />

altri adatti solo a seguire e servire? L’ere<strong>di</strong>tarietà<br />

e l’ambiente non possono spiegare tutte queste<br />

variazioni e <strong>di</strong>suguaglianze. No, è <strong>Dio</strong> che fa sì che<br />

uno sia <strong>di</strong>verso dall’altro. Perché lo fa? “Perché, o<br />

Padre, così Ti è piaciuto”, dovrebbe essere la<br />

nostra risposta.<br />

Allora imparate questa verità centrale, che il<br />

Creatore è un Sovrano assoluto, che esegue la<br />

Sua volontà, porta avanti il Suo beneplacito, e non<br />

considera null’altro se non la Sua gloria: “Il<br />

SIGNORE ha fatto ogni cosa per uno scopo; anche<br />

l'empio, per il giorno della sventura” (Proverbi<br />

16:4). <strong>Non</strong> ha forse Egli perfetto <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> farlo?<br />

Dato che <strong>Dio</strong> è <strong>Dio</strong>, chi oserebbe contestare<br />

questa Sua prerogativa? Mormorare contro <strong>di</strong> Lui<br />

equivarrebbe a sfrontata ribellione. Mettere in<br />

questione le Sue vie significherebbe contestare la<br />

Sua sapienza. Criticarlo sarebbe peccato della<br />

peggiore sorta. Abbiamo forse <strong>di</strong>menticato Chi<br />

Egli è? Ecco: “Tutte le nazioni sono come nulla<br />

davanti a lui; egli le valuta meno che nulla, una<br />

vanità. A chi vorreste assomigliare <strong>Dio</strong>? Con quale<br />

immagine lo rappresentereste?” (Isaia 40:17,18).<br />

3. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

nell’amministrare ogni cosa<br />

“Il SIGNORE ha stabilito il suo trono nei cieli, e il<br />

suo dominio si estende su tutto” (Salmo 103:19).<br />

47


In primo luogo vorrei considerare quanto sia<br />

necessario che <strong>Dio</strong> governi il mondo materiale.<br />

Supponiamo per un momento, ai fini della nostra<br />

<strong>di</strong>scussione, che <strong>Dio</strong> crei il mondo, che Egli<br />

stabilisca per esso certe leggi (che gli uomini<br />

chiamano “le leggi <strong>di</strong> natura”), e che poi Egli si<br />

ritiri, lasciando il mondo al suo destino e che<br />

queste leggi abbiano il loro corso. In tal caso noi<br />

avremo un mondo privo <strong>di</strong> un Governatore<br />

intelligente che lo presieda, un mondo controllato<br />

solo da leggi impersonali – concetto questo degno<br />

solo <strong>di</strong> crasso materialismo ed esplicito ateismo.<br />

Supponiamolo per un momento, <strong>di</strong>co io, e<br />

chie<strong>di</strong>amoci, alla luce <strong>di</strong> tale presupposto: Quale<br />

garanzia avremmo noi che alla fine il mondo non<br />

finisca <strong>di</strong>strutto? Un’osservazione molto<br />

superficiale <strong>di</strong> tali “leggi <strong>di</strong> natura” rivela che esse<br />

non sono uniformi nel loro corso. Prova <strong>di</strong> questo<br />

si vede nel fatto che non vi siano due stagioni<br />

uguali. Se le leggi <strong>di</strong> natura sono tanto irregolari<br />

nel loro corso, che garanzia noi abbiamo che una<br />

terribile catastrofe non colpisca il nostro mondo?<br />

“Il vento soffia dove vuole”, il che significa che<br />

l’uomo non può né controllarlo, né bloccarlo.<br />

Talvolta il vento soffia con tanta furia che,<br />

acquistando volume e velocità, potrebbe<br />

<strong>di</strong>ventare un uragano così spaventoso da<br />

assumere <strong>di</strong>mensioni mon<strong>di</strong>ali. Se non vi fosse<br />

nulla più che leggi <strong>di</strong> natura che regolassero il<br />

vento, allora, forse domani stesso, potrebbe<br />

sorgere un tale spaventoso tornado da spazzare<br />

via ogni cosa dalla faccia della terra! Quale<br />

sicurezza potremmo noi avere contro una tale<br />

calamità? Inoltre, recentemente abbiamo u<strong>di</strong>to e<br />

letto molto <strong>di</strong> nuvole cariche d’acqua che,<br />

liberandosene, hanno inondato interi <strong>di</strong>stretti,<br />

48


causando immani <strong>di</strong>sastri risultanti nella per<strong>di</strong>ta<br />

d’innumerevoli vite umane e gran<strong>di</strong> danni<br />

materiali. Di fronte a queste cose l’uomo è<br />

impotente, perché la scienza non riesce a trovare<br />

mezzi adeguati per prevenire simili avvenimenti.<br />

Come facciamo allora a sapere che tali temibili<br />

inondazioni non si moltiplichino all’infinito tanto<br />

da sommergere d’acqua l’intero globo? Certo, non<br />

sarebbe nulla <strong>di</strong> nuovo: perché, infatti, non<br />

potrebbe ripetersi un <strong>di</strong>luvio universale come ai<br />

tempi <strong>di</strong> Noè? Che <strong>di</strong>re poi dei terremoti? Ogni<br />

tanto vi sono isole e persino intere città che<br />

vengono del tutto spazzate via – e che può fare<br />

l’uomo? Che garanzia abbiamo che un terremoto<br />

globale non <strong>di</strong>strugga l’intera terra? <strong>La</strong> scienza ci<br />

parla <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> fuochi sotterranei che bruciano<br />

sotto la crosta relativamente sottile della terra:<br />

come facciamo a sapere che questo fuoco<br />

improvvisamente non si scateni e consumi l’intero<br />

globo? Certamente, a questo punto, avrete<br />

compreso dove io voglia arrivare <strong>di</strong>cendo tutto<br />

questo: Negate che <strong>Dio</strong> governi la materia, negate<br />

che Egli “sostiene tutte le cose con la parola della<br />

sua potenza” (Ebrei 1:3), ed ogni senso <strong>di</strong><br />

sicurezza per noi sarà perduto!<br />

Cerchiamo <strong>di</strong> fare ora un ragionamento simile al<br />

riguardo del genere umano. Sta forse <strong>Dio</strong><br />

governando questo nostro mondo? È lui che dà<br />

forma al destino delle nazioni, controlla il corso<br />

degli imperi, determina i limiti delle <strong>di</strong>nastie? Ha<br />

forse Egli stabilito i limiti oltre ai quali i malfattori<br />

non possono andare <strong>di</strong>cendo: Fin qui e non oltre?<br />

Supponiamo per un momento che non sia così.<br />

Supponiamo che <strong>Dio</strong> abbia passato il controllo del<br />

timone alle Sue creature, e ve<strong>di</strong>amo dove<br />

condurrebbe un simile presupposto. Ai fini<br />

49


soltanto della nostra <strong>di</strong>scussione, <strong>di</strong>ciamo che<br />

ogni uomo che entri in questo mondo sia dotato <strong>di</strong><br />

una volontà assolutamente libera, e che sia<br />

impossibile comandargli <strong>di</strong> fare qualcosa o persino<br />

costringerlo a farla senza per questo <strong>di</strong>struggere<br />

la sua “sacra” libertà. Diciamo che ogni uomo<br />

possegga una tale conoscenza <strong>di</strong> ciò che è giusto<br />

o sbagliato, che egli abbia, <strong>di</strong> fatto, la facoltà <strong>di</strong><br />

scegliere fra <strong>di</strong> essi, e che egli sia lasciato del<br />

tutto libero <strong>di</strong> fare le sue scelte e <strong>di</strong> andare nella<br />

<strong>di</strong>rezione che vuole. Che avverrebbe? Ne<br />

conseguirebbe che l’uomo sarebbe sovrano,<br />

perché farebbe tutto ciò che gli piace e sarebbe<br />

l’architetto del suo destino. In tal caso non<br />

avremmo alcuna sicurezza che prima o poi egli<br />

respingesse del tutto il bene e scegliesse il male.<br />

<strong>Non</strong> avremmo, in tal caso alcuna garanzia contro<br />

la possibilità che l’intera umanità non<br />

commettesse un suici<strong>di</strong>o morale. Se ogni tipo <strong>di</strong><br />

controllo da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> fosse eliminato e l’uomo<br />

fosse assolutamente libero, allora ogni <strong>di</strong>stinzione<br />

etica ben presto sparirebbe, prevarrebbe ovunque<br />

lo spirito della barbarie, ed il pandemonio<br />

regnerebbe supremo. Perché no? Se una nazione<br />

depone i suoi governanti e ripu<strong>di</strong>asse la sua<br />

costituzione, che cosa impe<strong>di</strong>sce a tutte le nazioni<br />

<strong>di</strong> fare altrettanto? Se poco più <strong>di</strong> un secolo fa<br />

nelle strade <strong>di</strong> Parigi correva a fiumi il sangue dei<br />

<strong>di</strong>mostranti, che sicurezza abbiamo che il<br />

presente secolo non termini fintanto che ogni città<br />

del mondo assista ad un simile spettacolo? Che<br />

impe<strong>di</strong>sce che il mondo cada nella più totale<br />

inosservanza delle leggi e nell’anarchia<br />

universale? Abbiamo così mostrato quanto<br />

bisogno vi sia, anzi, quanto assolutamente<br />

necessario sia, che <strong>Dio</strong> sieda stabilmente sul trono<br />

50


<strong>di</strong> questo mondo e lo governi, che prenda sulle<br />

Sue spalle la funzione del governo e che controlli<br />

le attività ed i destini delle Sue creature.<br />

L’uomo <strong>di</strong> fede, però, ha forse <strong>di</strong>fficoltà nel<br />

percepire il governo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> su questo mondo? <strong>Non</strong><br />

è forse vero che l’occhio consacrato a <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>scerne, perfino nel mezzo dell’apparente<br />

confusione e caos, la mano dell’Altissimo che<br />

controlla e dà forma agli affari degli uomini,<br />

persino negli interessi più comuni della vita <strong>di</strong> tutti<br />

i giorni? Prendete per esempio i conta<strong>di</strong>ni e i loro<br />

raccolti. Supponete che <strong>Dio</strong> li lasci a sé stessi: che<br />

impe<strong>di</strong>rebbe loro, uno dopo l’altro, <strong>di</strong> trasformare<br />

tutti i loro campi in pascoli e dal de<strong>di</strong>carsi<br />

esclusivamente alla cura del bestiame ed alla<br />

produzione lattifera? In tal caso<br />

sopraggiungerebbe ben presto una carestia <strong>di</strong><br />

proporzioni mon<strong>di</strong>ali perché non vi sarebbe più<br />

frumento e grano! Considerate il lavoro delle<br />

poste. Supponete che tutti decidessero <strong>di</strong> scrivere<br />

lettere solo <strong>di</strong> lunedì: potrebbero le autorità<br />

farcela con la posta il martedì? E come<br />

occuperebbero il loro tempo e bilancio della<br />

settimana? Pensate ai negozianti. Che accadrebbe<br />

se ogni casalinga andasse a fare la spesa solo <strong>di</strong><br />

mercoledì, e rimanesse a casa per il resto della<br />

settimana? Queste cose, però, non succedono,<br />

anzi, i conta<strong>di</strong>ni in <strong>di</strong>versi paesi allevano bestiame<br />

sufficiente e coltivano abbastanza grano <strong>di</strong> vari<br />

tipi per supplire ai bisogni quasi incalcolabili della<br />

razza umana; si <strong>di</strong>stribuisce uniformemente la<br />

posta in tutti i giorni lavorativi; le casalinghe<br />

vanno a fare la spesa, alcune al lunedì, altre al<br />

martedì, e così via. <strong>Non</strong> è forse vero che tutto<br />

questo sia prova evidente del fatto che <strong>Dio</strong> stia<br />

51


governando e che il Suo governo si estenda e sia<br />

esercitato su ogni cosa e su ogni creatura?<br />

1. <strong>Dio</strong> governa la materia inanimata<br />

Che <strong>Dio</strong> governi la materia inanimata, che la<br />

materia inanimata esegua ed adempia ai Suoi<br />

decreti, è <strong>di</strong>mostrato chiaramente fin dal<br />

frontespizio stesso della <strong>di</strong>vina rivelazione. “<strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>sse: «Sia luce!» E luce fu” (Genesi 1:3). “Poi <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>sse: «Le acque che sono sotto il cielo siano<br />

raccolte in un unico luogo e appaia l'asciutto». E<br />

così fu” (Genesi 1:9). Ancora: “Poi <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>sse:<br />

«Produca la terra della vegetazione, delle erbe<br />

che facciano seme e degli alberi fruttiferi che,<br />

secondo la loro specie, portino del frutto avente in<br />

sé la propria semenza, sulla terra». E così fu”<br />

(Genesi 1:11). Come <strong>di</strong>sse il Salmista: “Poich'egli<br />

parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa<br />

apparve” (Salmo 33:9). Ciò che Genesi 1 afferma<br />

è illustrato più avanti per tutta la Bibbia. Dopo la<br />

creazione <strong>di</strong> Adamo, passarono 16 secoli prima<br />

che una sola goccia <strong>di</strong> pioggia cadde sulla terra,<br />

perché, prima <strong>di</strong> Noè: “un vapore saliva dalla terra<br />

e bagnava tutta la superficie del suolo” (Genesi<br />

2:6). Quando però le iniquità degli anti<strong>di</strong>luviani<br />

furono giunte al culmine, <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>sse: “Ecco, io sto<br />

per far venire il <strong>di</strong>luvio delle acque sulla terra, per<br />

<strong>di</strong>struggere sotto il cielo ogni essere in cui è alito<br />

<strong>di</strong> vita; tutto quello che è sulla terra perirà”<br />

(Genesi 6:17), e come adempimento <strong>di</strong> questo,<br />

leggiamo: “Il seicentesimo anno della vita <strong>di</strong> Noè,<br />

il secondo mese, il <strong>di</strong>ciassettesimo giorno del<br />

mese, in quel giorno tutte le fonti del grande<br />

abisso eruppero e le cateratte del cielo si<br />

aprirono. Piovve sulla terra quaranta giorni e<br />

quaranta notti” (Genesi 7:11,12).<br />

52


Siate testimoni del controllo assoluto (e sovrano)<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sulla materia inanimata in connessione con<br />

le piaghe d’Egitto. Al Suo comando la luce si<br />

trasforma in tenebre ed i fiumi in sangue; cade la<br />

gran<strong>di</strong>ne, e la morte scende sull’empia terra del<br />

Nilo, fintanto che il suo arrogante monarca è<br />

costretto a gridare per esserne liberato. Notate<br />

particolarmente come qui il resoconto ispirato<br />

rende evidente il controllo assoluto che <strong>Dio</strong> ha<br />

sugli elementi: “Mosè stese il suo bastone verso il<br />

cielo e il SIGNORE mandò tuoni e gran<strong>di</strong>ne, e un<br />

fuoco si avventò sulla terra; il SIGNORE fece<br />

piovere gran<strong>di</strong>ne sul paese d'Egitto. Così ci fu<br />

gran<strong>di</strong>ne e il fuoco guizzava continuamente in<br />

mezzo alla gran<strong>di</strong>ne; la gran<strong>di</strong>ne fu così forte,<br />

come non ce n'era stata <strong>di</strong> simile in tutto il paese<br />

d'Egitto, da quando era <strong>di</strong>ventato nazione. <strong>La</strong><br />

gran<strong>di</strong>ne percosse, in tutto il paese d'Egitto, tutto<br />

quello che era nei campi: uomini e bestie; la<br />

gran<strong>di</strong>ne percosse ogni erba dei campi e fracassò<br />

ogni albero della campagna. Solamente nella<br />

terra <strong>di</strong> Goscen, dov'erano i figli d'Israele, non<br />

cadde gran<strong>di</strong>ne” (Esodo 9:23-26). <strong>La</strong> stessa<br />

<strong>di</strong>stinzione si osserva con la nona piaga: “Allora il<br />

SIGNORE <strong>di</strong>sse a Mosè: «Sten<strong>di</strong> la tua mano verso<br />

il cielo e vi siano tenebre nel paese d'Egitto, così<br />

fitte da potersi toccare. Mosè stese la sua mano<br />

verso il cielo e per tre giorni ci fu una fitta oscurità<br />

in tutto il paese d'Egitto. <strong>Non</strong> ci si vedeva più l'un<br />

l'altro e per tre giorni nessuno si mosse da dove<br />

stava; ma tutti i figli d'Israele avevano luce nelle<br />

loro abitazioni” (Esodo 10:21-23).<br />

Gli esempi che abbiamo fatto non sono affatto<br />

casi isolati. Al decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> fuoco e zolfo cade dal<br />

cielo e sono <strong>di</strong>strutte le città della Pianura ed una<br />

fertile valle si trasforma in un ripugnante mare <strong>di</strong><br />

53


morte. Al Suo comando le acque del Mar Rosso si<br />

<strong>di</strong>vidono tanto da farvi passare gli Israeliti<br />

all’asciutto, ed alla Sua Parola il passaggio si<br />

chiude <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong>struggendo gli Egiziani che li<br />

stavano inseguendo. Una sola parola da Lui ed<br />

ecco che la terra si apre per inghiottirvi Kora e la<br />

sua ribelle compagnia. <strong>La</strong> fornace <strong>di</strong><br />

Nebukadnetsar era stata riscaldata sette volte<br />

oltre alla sua normale temperatura, e vi erano<br />

stati gettati dentro tre figlioli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ma il fuoco<br />

non era riuscito nemmeno a annerirne le vesti,<br />

benché avesse bruciato quegli stessi uomini che li<br />

avevano gettati dentro. Che <strong>di</strong>mostrazione, poi,<br />

del controllo <strong>di</strong> governo del Creatore sugli<br />

elementi, quando Egli stesso <strong>di</strong>venne carne e<br />

<strong>di</strong>morò fra gli uomini! Guardatelo addormentato<br />

sul fondo <strong>di</strong> una barca. Si scatena una tempesta. I<br />

venti rumoreggiano e la furia delle onde si<br />

scatena contro la barca. I <strong>di</strong>scepoli che sono con<br />

Lui, temono che la barca si capovolga e finiscano<br />

tutti annegati. Risvegliano così il Maestro, e Gli<br />

<strong>di</strong>cono: «Maestro, non t'importa che noi<br />

moriamo?», e poi leggiamo: “Egli, svegliatosi,<br />

sgridò il vento e <strong>di</strong>sse al mare: «Taci, càlmati!» Il<br />

vento cessò e si fece gran bonaccia” (Marco<br />

4:38,39). Guardate ancora il mare, su comando<br />

del suo Creatore, come lo porta sulle sue onde.<br />

Alla Sua parola un albero <strong>di</strong> fichi si secca. Al tocco<br />

della Sua mano le malattie scompaiono.<br />

Anche i corpi celesti sono governati dal loro<br />

Fattore ed eseguono il Suo beneplacito.<br />

Consideriamone due illustrazioni. Al Suo comando<br />

il sole arretra <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci gra<strong>di</strong> sul quadrante <strong>di</strong> Achaz<br />

per venire in soccorso della debole fede <strong>di</strong><br />

Ezechia. Ai tempi del Nuovo Testamento, Id<strong>di</strong>o fa<br />

sì che una stella annunci l’incarnazione del Suo<br />

54


Figlio – la stella che apparve ai tre saggi d’Oriente.<br />

Questa stella, c’è detto: “Andava davanti a loro<br />

finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si<br />

fermò sopra” (Matteo 2:9). Quale gran<br />

<strong>di</strong>chiarazione è poi questa: “Egli manda i suoi<br />

or<strong>di</strong>ni sulla terra, la sua parola corre velocissima.<br />

Egli manda la neve come lana, sparge la brina<br />

come cenere. Egli getta il suo ghiaccio come a<br />

pezzi; e chi può resistere al suo freddo? Egli<br />

manda la sua parola e li fa sciogliere; fa soffiare il<br />

suo vento e le acque corrono” (Salmo 147:15-18).<br />

Le mutazioni degli elementi sono sottoposte al<br />

controllo sovrano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È <strong>Dio</strong> che trattiene la<br />

pioggia dal cadere, ed è <strong>Dio</strong> che fa ritornare la<br />

pioggia quando Egli vuole, dove vuole, e su chi<br />

vuole. Gli uffici meteorologici oggi potranno anche<br />

cercare <strong>di</strong> prevedere le con<strong>di</strong>zioni del tempo, ma<br />

quanto frequentemente Id<strong>di</strong>o si prende gioco <strong>di</strong><br />

esse! Le “macchie” solari, le varie attività dei<br />

pianeti, l’apparizione e la sparizione delle comete<br />

(a cui sono spesso attribuite le variazioni<br />

climatiche), i turbamenti atmosferici, ecc. sono<br />

semplicemente cause secondarie, perché <strong>di</strong>etro<br />

ad esse sta <strong>Dio</strong> stesso. <strong>La</strong>sciamo che la Sua Parola<br />

ci parli ancora: “Vi ho anche rifiutato la pioggia,<br />

quando mancavano ancora tre mesi alla mietitura;<br />

ho fatto piovere sopra una città e non ho fatto<br />

piovere sull'altra; una parte del campo ha ricevuto<br />

la pioggia e la parte su cui non ha piovuto è<br />

inari<strong>di</strong>ta. Due, tre città si trascinavano verso<br />

un'altra città per bere acqua, e non potevano<br />

<strong>di</strong>ssetarsi; ma voi non siete tornati a me», <strong>di</strong>ce il<br />

SIGNORE. «Vi ho colpito con ruggine e carbonchio;<br />

le locuste hanno <strong>di</strong>vorato i vostri numerosi<br />

giar<strong>di</strong>ni, le vostre vigne, i vostri fichi, i vostri ulivi;<br />

ma voi non siete tornati a me», <strong>di</strong>ce il SIGNORE.<br />

55


«Ho mandato la peste in mezzo a voi come in<br />

Egitto; ho ucciso i vostri giovani con la spada e ho<br />

catturato i vostri cavalli; vi ho fatto salire al naso il<br />

fetore dei vostri accampamenti; ma voi non siete<br />

tornati a me», <strong>di</strong>ce il SIGNORE” (Amos 4:7-10).<br />

È del tutto vero che Id<strong>di</strong>o governi la materia<br />

inanimata. Terra ed aria, fuoco ed acqua, gran<strong>di</strong>ne<br />

e neve, venti violenti e mari burrascosi: tutto si<br />

muove alla Parola della Sua potenza e secondo il<br />

Suo sovrano beneplacito. Quando ci lamentiamo,<br />

quin<strong>di</strong>, del tempo, in realtà noi stiamo<br />

mormorando contro <strong>Dio</strong>!<br />

2. <strong>Dio</strong> governa le creature irrazionali<br />

Che impressionante illustrazione del governo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> sul regno animale troviamo in Genesi 2:19:<br />

“<strong>Dio</strong> il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti<br />

gli animali dei campi e tutti gli uccelli del cielo, li<br />

condusse all'uomo per vedere come li avrebbe<br />

chiamati, e perché ogni essere vivente portasse il<br />

nome che l'uomo gli avrebbe dato”! Queste cose<br />

avvennero – non serve rammentarlo – nell’Eden,<br />

prima della caduta d’Adamo e la conseguente<br />

male<strong>di</strong>zione che fu inflitta ad ogni creatura. Inoltre<br />

la successiva nostra citazione risponde<br />

esaurientemente all’obiezione: il controllo che <strong>Dio</strong><br />

esercita sugli animali fu ancora apertamente<br />

<strong>di</strong>spiegato nel tempo del Diluvio. Notate come <strong>Dio</strong><br />

“fece venire” presso Noè ogni specie <strong>di</strong> creature<br />

viventi: “Di tutto ciò che vive, <strong>di</strong> ogni essere<br />

vivente, fanne entrare nell'arca due <strong>di</strong> ogni<br />

specie, per conservarli in vita con te; e siano<br />

maschio e femmina” (Genesi 6:19). Tutto questo<br />

avvenne sotto il <strong>di</strong>retto sovrano controllo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Il<br />

leone della foresta, l’elefante della foresta, l’orso<br />

56


delle regioni polari, la fiera pantera, l’indomabile<br />

lupo, la fiera tigre, l’aquila poderosa e lo<br />

strisciante coccodrillo – considerateli nella loro<br />

naturale con<strong>di</strong>zione selvatica, eppure quietamente<br />

si sottomisero alla volontà del loro Creatore, e<br />

vennero due per due nell’arca! Abbiamo già fatto<br />

riferimento alle piaghe d’Egitto come ad<br />

un’illustrazione del controllo che <strong>Dio</strong> esercita sulla<br />

materia inanimata: consideriamole ora <strong>di</strong> nuovo<br />

per osservare come esse <strong>di</strong>mostrino il Suo<br />

perfetto dominio sulle creature irrazionali. Alla<br />

sola Sua Parola il fiume produsse rane in<br />

abbondanza, e queste rane erano entrate nello<br />

stesso palazzo del Faraone e nelle case dei suoi<br />

servi e, contrariamente ai loro istinti naturali,<br />

entrarono nei letti, nei forni e nelle ma<strong>di</strong>e (Esodo<br />

8:13). Sciami <strong>di</strong> mosche invadono la terra d’Egitto<br />

ma non c’erano mosche nella terra <strong>di</strong> Goshen<br />

(Esodo 8:22)! Poi viene colpito il bestiame: “"la<br />

mano del SIGNORE sarà sul tuo bestiame che è<br />

nei campi, sui cavalli, sugli asini, sui cammelli, sui<br />

buoi e sulle pecore; ci sarà una tremenda<br />

mortalità. Però il SIGNORE farà <strong>di</strong>stinzione tra il<br />

bestiame d'Israele e il bestiame d'Egitto; nulla<br />

morirà <strong>di</strong> tutto quello che appartiene ai figli<br />

d'Israele"». Il SIGNORE fissò un termine, <strong>di</strong>cendo:<br />

«Domani il SIGNORE farà questo nel paese».<br />

L'indomani il SIGNORE lo fece e tutto il bestiame<br />

d'Egitto morì; ma del bestiame dei figli d'Israele<br />

non morì neppure un capo” (Esodo 9:3-6). Allo<br />

stesso modo Id<strong>di</strong>o mandò nuvole <strong>di</strong> locuste per<br />

affliggere Faraone e la sua terra, stabilendo Egli<br />

stesso il tempo in cui avrebbero loro fatto visita,<br />

determinandone il corso e assegnando loro i limiti<br />

della loro predazione.<br />

57


Gli angeli non sono quin<strong>di</strong> i soli che facciano ciò<br />

che <strong>Dio</strong> comanda loro. Anche le bestie brute<br />

eseguono il Suo beneplacito. L’arca sacra, l’arca<br />

del patto, si trova nel paese dei Filisteo. In che<br />

modo la si potrà riportare nella sua patria?<br />

Guardate chi sono i servitori <strong>di</strong> cui <strong>Dio</strong> fa uso per<br />

farla ritornare dove le appartiene? “Poi i Filistei<br />

chiamarono i sacerdoti e gl'indovini, e <strong>di</strong>ssero:<br />

«Che faremo dell'arca del SIGNORE? Insegnateci il<br />

modo <strong>di</strong> rimandarla al suo luogo». Quelli<br />

risposero: «Se rimandate l'arca del <strong>Dio</strong> d'Israele,<br />

non la rimandate senza niente, ma fate un'offerta<br />

<strong>di</strong> riparazione; allora guarirete, e così saprete<br />

perché la sua mano non si è allontanata da<br />

voi». ... Fate dunque un carro nuovo e prendete<br />

due mucche che allattino e che non abbiano mai<br />

portato giogo; attaccate al carro le mucche e<br />

riconducete nella stalla i loro vitelli. Poi prendete<br />

l'arca del SIGNORE e mettetela sul carro; accanto<br />

ad essa mettete, in una cassetta, i lavori d'oro che<br />

presentate al SIGNORE come offerta <strong>di</strong><br />

riparazione; poi lasciatela andare. E state a<br />

vedere: se sale per la via che conduce al suo<br />

paese, verso Bet-Semes, vuol <strong>di</strong>re che il SIGNORE<br />

è colui che ci ha fatto questo grande male; se no,<br />

sapremo che non ci ha colpito la sua mano, ma<br />

che questo ci è avvenuto per caso»” (1 Samuele<br />

6:1-9). Quello che poi avvenne è davvero<br />

sorprendente: “Le mucche presero <strong>di</strong>rettamente<br />

la via che conduce a Bet-Semes; seguirono<br />

sempre la medesima strada, muggendo mentre<br />

andavano, e non piegarono a destra né a sinistra.<br />

I prìncipi dei Filistei le seguirono sino ai confini <strong>di</strong><br />

Bet-Semes” (1 Samuele 6:12).<br />

Ugualmente sorprendente è quanto avviene nel<br />

caso <strong>di</strong> Elia: “<strong>La</strong> parola del SIGNORE gli fu rivolta<br />

58


in questi termini: «Parti <strong>di</strong> qua, va' verso oriente,<br />

e nascon<strong>di</strong>ti presso il torrente Cherit, che è <strong>di</strong><br />

fronte al Giordano. Tu berrai al torrente, e io ho<br />

comandato ai corvi che là ti <strong>di</strong>ano da mangiare»”<br />

(1 Re 17:2-4). L’istinto naturale <strong>di</strong> queste bestie<br />

da preda fu tenuto in soggezione, ed invece <strong>di</strong><br />

consumare essi stessi il cibo, lo portarono al<br />

servitore <strong>di</strong> Jahvè nel suo solitario ritiro.<br />

Sono necessarie altre prove? Si? Allora eccone<br />

altre. <strong>Dio</strong> fa in modo che un asino muto rimproveri<br />

la follia del profeta. Id<strong>di</strong>o fa poi uscire dai boschi<br />

due orse pronte a <strong>di</strong>vorare 42 persecutori d’Elia.<br />

In adempimento della Sua Parola Egli fa sì che dei<br />

cani lecchino il sangue della malvagia Jezebel. Egli<br />

suggella la bocca dei leoni <strong>di</strong> Babilonia quando<br />

Daniele viene gettato nella fossa dei leoni<br />

sebbene, più tar<strong>di</strong>, Egli faccia in modo che essi<br />

<strong>di</strong>vorino gli accusatori <strong>di</strong> Daniele. Egli prepara un<br />

grande pesce per inghiottire il <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>ente Giona<br />

e poi, quando batte l’ora stabilita, fa si che esso lo<br />

vomiti su terra asciutta. Al Suo comando un pesce<br />

porta in bocca una moneta affinché con essa egli<br />

paghi il tributo dovuto e, al fine <strong>di</strong> adempiere alla<br />

Sua Parola, Egli fa cantare un gallo due volte dopo<br />

il rinnegamento <strong>di</strong> Pietro. Ve<strong>di</strong>amo così come Id<strong>di</strong>o<br />

regni sulle creature irrazionali: bestie dei campi,<br />

uccelli del cielo, pesci del mare. Tutti eseguono<br />

quello che <strong>Dio</strong> loro comanda.<br />

3. <strong>Dio</strong> governa i figli degli uomini<br />

Noi riconosciamo pienamente come questo sia la<br />

parte più <strong>di</strong>fficile della nostra argomentazione. Per<br />

questo, essa sarà trattata più approfon<strong>di</strong>tamente<br />

nelle pagine che verranno. Ci limitiamo ora, prima<br />

<strong>di</strong> considerarlo in maggior dettaglio, ad osservare<br />

59


il fatto che <strong>Dio</strong> governi in generale sugli uomini. Di<br />

fronte a noi vi sono due possibilità, e fra queste<br />

siamo obbligati ad operare una scelta: o <strong>Dio</strong> ci<br />

governa, o è Lui ad essere governato; o <strong>Dio</strong> regna<br />

sovranamente, oppure qualcun altro<br />

sovranamente Lo controlla; o <strong>Dio</strong> padroneggia<br />

sulle decisioni della Sua volontà, oppure sono gli<br />

uomini a determinare liberamente le proprie<br />

decisioni checché ne pensi <strong>Dio</strong>. È <strong>di</strong>fficile scegliere<br />

fra queste due possibilità? Oseremmo forse<br />

affermare che nell’uomo noi ve<strong>di</strong>amo una<br />

creatura così libera da ogni controllo, che, <strong>di</strong> fatto,<br />

essa sia libera rispetto a <strong>Dio</strong>? Diremmo forse che il<br />

peccato abbia così alienato il peccatore dal <strong>Dio</strong> tre<br />

volte santo, che egli si trova oltre i confini della<br />

Sua giuris<strong>di</strong>zione? Oppure <strong>di</strong>remo che l’uomo sia<br />

stato dotato <strong>di</strong> responsabilità morale, e che <strong>Dio</strong><br />

debba lasciarlo completamente libero, almeno<br />

durante il suo periodo <strong>di</strong> prova? Visto che l’uomo<br />

naturale, rispetto a <strong>Dio</strong>, è un fuorilegge, un ribelle<br />

al Suo <strong>di</strong>vino governo, ne consegue<br />

necessariamente che <strong>Dio</strong> non è in grado <strong>di</strong><br />

adempiere i Suoi propositi attraverso <strong>di</strong> lui?<br />

Inten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>re non semplicemente che Egli<br />

possa prevalere sugli effetti delle azioni dei<br />

malfattori, né che Egli possa trascinarli <strong>di</strong> fronte al<br />

giu<strong>di</strong>zio del Suo tribunale per far rendere loro<br />

conto dei loro misfatti e così punirli – ma<br />

inten<strong>di</strong>amo che ogni azione, anche quella del più<br />

malvagio fra i Suoi sud<strong>di</strong>ti, si ponga interamente<br />

sotto il Suo controllo, si, che l’attore, anche<br />

inconsapevolmente, <strong>di</strong> fatto, esegua i segreti<br />

decreti dell’Altissimo. <strong>Non</strong> era forse stato così per<br />

Giuda, e non è anche possibile scegliere un caso<br />

estremo? Se anche il ribelle numero uno, Satana,<br />

<strong>di</strong> fatto eseguiva i decreti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, è forse<br />

60


pretendere troppo alla nostra fede credere lo<br />

stesso <strong>di</strong> tutti i ribelli? Il tema che stiamo qui<br />

<strong>di</strong>scutendo non è un’investigazione filosofica né<br />

una casistica <strong>di</strong> metafisica, ma quello <strong>di</strong> accertarci<br />

ciò che <strong>di</strong>ce la Scrittura su questa profonda<br />

questione. Alla Legge, alla Testimonianza,<br />

dunque, perché è solo là che possiamo<br />

apprendere come operi il <strong>di</strong>vino governo – il suo<br />

carattere, il suo <strong>di</strong>segno, il suo modus operan<strong>di</strong>, il<br />

suo scopo. Che cosa è dunque piaciuto a <strong>Dio</strong> <strong>di</strong><br />

rivelarci nella Sua santa Parola, al riguardo del<br />

governo che Egli esercita sulle opere delle Sue<br />

mani e, particolarmente, su colui che<br />

originalmente era stato creato a Sua immagine ed<br />

a Sua somiglianza?<br />

<strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>ce: “In lui viviamo, ci moviamo, e<br />

siamo” (Atti 17:28): un’affermazione veramente<br />

onnicomprensiva! Queste parole, si noti bene, non<br />

erano state rivolte ad una delle chiese <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, né<br />

ad una compagnia <strong>di</strong> santi che aveva raggiunto un<br />

livello <strong>di</strong> spiritualità molto alto, ma ad un u<strong>di</strong>torio<br />

<strong>di</strong> pagani, gente che adorava “il <strong>Dio</strong> sconosciuto”,<br />

e che l’aveva deriso quando lui aveva parlato loro<br />

<strong>di</strong> risurrezione dai morti. L’apostolo Paolo non<br />

aveva esitato, <strong>di</strong> fronte a filosofi epicurei e stoici,<br />

<strong>di</strong> affermare che essi vivevano, si muovevano ed<br />

avevano il loro essere da <strong>Dio</strong>. Questo significava<br />

che essi non solo dovevano la loro esistenza e la<br />

sua preservazione a Chi aveva creato il mondo e<br />

tutti i suoi abitatori, ma che pure le loro stesse<br />

azioni erano avvolte e quin<strong>di</strong> pure controllate dal<br />

Signore del cielo e della terra. Si confronti Daniele<br />

5:23, l’ultima affermazione: “…non hai glorificato<br />

il <strong>Dio</strong> che ha nella sua mano il tuo soffio vitale, e<br />

dal quale <strong>di</strong>pendono tutte le tue vie” e Proverbi<br />

16:1: “All'uomo spettano i <strong>di</strong>segni del cuore; ma la<br />

61


isposta della lingua viene dal SIGNORE”. Si noti<br />

come questa frase riguar<strong>di</strong> un’applicazione<br />

generale del principio: “all’uomo”, non<br />

semplicemente ai credenti: “Il cuore dell'uomo<br />

me<strong>di</strong>ta la sua via, ma il SIGNORE <strong>di</strong>rige i suoi<br />

passi” (Proverbi 16:9). Se è il Signore a <strong>di</strong>rigere i<br />

passi dell’uomo, non è forse questa una prova che<br />

è Lui, <strong>Dio</strong>, a controllarli ed a governarli? Ancora:<br />

“Ci sono molti <strong>di</strong>segni nel cuore dell'uomo, ma il<br />

piano del SIGNORE è quello che sussiste”<br />

(Proverbi 19:21). Potrebbe questo significare<br />

qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dal fatto che non importa ciò<br />

che l’uomo possa desiderare o progettare, sarà<br />

sempre la volontà del suo Fattore ad essere<br />

eseguita? Come illustrazione <strong>di</strong> questa verità, si<br />

prenda il racconto de “Il ricco stolto”. Quello che il<br />

suo cuore progettava ci è ben noto: “Questo farò:<br />

demolirò i miei granai, ne costruirò altri più<br />

gran<strong>di</strong>, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei<br />

beni, e <strong>di</strong>rò all'anima mia: «Anima, tu hai molti<br />

beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia,<br />

bevi, <strong>di</strong>vèrtiti” (Luca 12:18,19). Questi erano “i<br />

<strong>di</strong>segni” del suo cuore, ciononostante, sarebbe<br />

avvenuto solo quello che era stato stabilito dal<br />

Signore: “Ma <strong>Dio</strong> gli <strong>di</strong>sse: "Stolto, questa notte<br />

stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello<br />

che hai preparato, <strong>di</strong> chi sarà?" (Luca 12:20).<br />

“Il cuore del re, nella mano del SIGNORE, è come<br />

un corso d'acqua; egli lo <strong>di</strong>rige dovunque gli<br />

piace” (Proverbi 21:1): che potrebbe essere più<br />

esplicito <strong>di</strong> questo? Dal cuore “provengono le<br />

sorgenti della vita” (Proverbi 4:23), “poiché, come<br />

pensa nel suo cuore, così egli è” (Proverbi 23:7<br />

ND). Se dunque il cuore umano è nelle mani del<br />

Signore, e se Egli “lo <strong>di</strong>rige dovunque gli piace”,<br />

non è forse chiaro che gli uomini, persino<br />

62


governanti e re, e così tutti gli esseri umani, sono<br />

completamente sottoposti al governo<br />

dell’Onnipotente? <strong>Non</strong> è possibile porre alcun<br />

limite alle affermazioni <strong>di</strong> cui sopra. Insistere che<br />

alcuni uomini almeno, <strong>di</strong> fatto frustrino la volontà<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e sovvertano i Suoi consigli, significa<br />

ripu<strong>di</strong>are ciò che anche altri testi biblici<br />

esplicitamente affermano. Soppesate le seguenti<br />

affermazioni: “la sua decisione è una; chi lo farà<br />

mutare? Quello che desidera, lo fa” (Giobbe<br />

23:13); “<strong>La</strong> volontà del SIGNORE sussiste per<br />

sempre, i <strong>di</strong>segni del suo cuore durano d'età in<br />

età” (Salmo 33:11); “<strong>Non</strong> c'è saggezza, non<br />

intelligenza, non consiglio che valga contro il<br />

SIGNORE” (Proverbi 21:30); “Il SIGNORE degli<br />

eserciti ha fatto questo piano; chi potrà frustrarlo?<br />

<strong>La</strong> sua mano è stesa; chi gliela farà ritirare?”<br />

(Isaia 14:27); “Ricordate il passato, le cose<br />

antiche; perché io sono <strong>Dio</strong>, e non ce n'è alcun<br />

altro; sono <strong>Dio</strong>, e nessuno è simile a me. Io<br />

annunzio la fine sin dal principio, molto tempo<br />

prima <strong>di</strong>co le cose non ancora avvenute; io <strong>di</strong>co: Il<br />

mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la<br />

mia volontà” (Isaia 46:9,10).<br />

In questi testi biblici non c’è ambiguità alcuna.<br />

Essi affermano nel modo più inequivocabile e<br />

senza riserve che non è possibile impe<strong>di</strong>re che<br />

giunga ad effetto la volontà <strong>di</strong> Jahvè. Leggeremmo<br />

invano le Scritture se non vi rileviamo che le<br />

azioni degli uomini, buoni o cattivi che siano, sono<br />

governate dal Signore Id<strong>di</strong>o. Nimrod e i suoi<br />

compagni avevano deciso <strong>di</strong> costruire,a Babele,<br />

una torre altissima, ma quando stavano per<br />

realizzare i loro piani, <strong>Dio</strong> li rese del tutto vani.<br />

Id<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> Abraamo, <strong>di</strong>sse: “io lo chiamai solo” (Isaia<br />

51:2 <strong>Dio</strong>d.), ma la sua gente lo accompagnò<br />

63


quando lasciò Ur dei Caldei. Forse che la volontà<br />

del Signore era stata in quel caso contraddetta?<br />

Certo No. Guardate a quanto segue: “Tera morì in<br />

Caran” (Genesi 11:32). Inoltre, sebbene Lot<br />

avesse accompagnato suo zio nella terra<br />

promessa, egli si separò ben presto da lui e si<br />

sistemò a Sodoma. Giacobbe era il figlio al quale<br />

l’ere<strong>di</strong>tà era stata promessa, e sebbene Isacco<br />

avesse cercato <strong>di</strong> sovvertire il decreto <strong>di</strong> Jahvè ed<br />

impartire la sua bene<strong>di</strong>zione a Esaù, i suoi sforzi a<br />

nulla valsero. Ancora Esaù giurò vendetta su<br />

Giacobbe, ma quando più tar<strong>di</strong> si riunirono, invece<br />

<strong>di</strong> combattersi fino alla morte, piansero <strong>di</strong> gioia. I<br />

fratelli <strong>di</strong> Giuseppe avevano determinato <strong>di</strong><br />

ucciderlo, ma i loro progetti malvagi furono<br />

frustrati. Il Faraone si era rifiutato <strong>di</strong> lasciare che<br />

Israele adempisse alle istruzioni <strong>di</strong> Jahvè, ma perì<br />

nel Mar Rosso senza nulla conseguire. Balak<br />

aveva assunto Balaam affinché male<strong>di</strong>sse gli<br />

Israeliti, ma <strong>Dio</strong> lo costrinse a bene<strong>di</strong>rli. Haman<br />

aveva eretto una forca per Mardocheo, ma là fu lui<br />

stesso ad essere impiccato. Giona aveva resistito<br />

alla volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ma che ne fu <strong>di</strong> tutti i<br />

suoi sforzi per sfuggirvi? Ben potranno i pagani<br />

“tumultuare” e “me<strong>di</strong>tare cose vane”. I re della<br />

terra ben potranno darsi convegno e congiurare<br />

contro il Signore e contro il Suo Cristo, <strong>di</strong>cendo:<br />

“Spezziamo i loro legami, e liberiamoci dalle loro<br />

catene” (Salmo 2:1-3). Sarà forse il grande Id<strong>di</strong>o<br />

perturbato o <strong>di</strong>sturbato dalla ribellione delle Sue<br />

patetiche creature? Certo che no, al contrario:<br />

“Colui che siede nei cieli ne riderà; il Signore si<br />

farà beffe <strong>di</strong> loro” (Salmo 2:4). Egli è infinitamente<br />

esaltato al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutto e <strong>di</strong> tutti, ma del tutto<br />

puerili appariranno alla Sua vista anche i più<br />

gran<strong>di</strong> complotti contro <strong>di</strong> Lui delle nazioni della<br />

64


terra riunite in confederazione. Esse saranno per<br />

lui solo e sempre delle pe<strong>di</strong>ne. Egli guarda ai loro<br />

patetici complotti, non solo senza alcun allarme,<br />

ma con “risate”. Egli tratta la loro impotenza con<br />

derisione. Egli che li può schiacciare come<br />

formiche esattamente quando e come vorrà, e<br />

consumarli in un solo momento al soffio della Sua<br />

bocca. <strong>Non</strong> è forse una “cosa vana” per i vasi<br />

d’argilla della terra, pensare <strong>di</strong> potersi ribellare<br />

alla gloriosa Maestà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Questo è il nostro <strong>Dio</strong>,<br />

e noi Gli ren<strong>di</strong>amo il culto che Gli è dovuto.<br />

Notate pure la <strong>sovranità</strong> che <strong>Dio</strong> manifesta nel<br />

modo con cui tratta gli uomini! Mosè era tardo a<br />

parlare, ma non lo era Aaronne, suo fratello, il<br />

quale sarebbe <strong>di</strong>ventato Suo ambasciatore nel<br />

richiedere al Faraone d’Egitto che lasciasse libero<br />

l’oppresso popolo <strong>di</strong> Israele. Mosè, ancora,<br />

sebbene sia da <strong>Dio</strong> grandemente favorito, per una<br />

sola parola <strong>di</strong> risentimento è escluso da Canaan;<br />

mentre Elia si lamenta con passione verso <strong>Dio</strong> e<br />

non riceve che una dolce riprensione, non solo,<br />

più tar<strong>di</strong> verrà rapito in cielo senza conoscere la<br />

morte. Uzza tocca semplicemente l’arca e<br />

istantaneamente viene ucciso, mentre i Filistei la<br />

portano ne fanno derisoria parata senza subirne<br />

danno imme<strong>di</strong>ato. Manifestazioni <strong>di</strong> grazia che<br />

avrebbero portato la condannata Sodoma a<br />

ravve<strong>di</strong>mento, non riuscirono minimamente a<br />

smuovere Capernaum, altamente privilegiata.<br />

Opere potenti che avrebbero sottomesso sia Tiro<br />

che Sidone, lasciano in<strong>di</strong>fferenti le città della<br />

Galilea sotto la male<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un Evangelo<br />

respinto. Perché queste non vengono portate al<br />

ravve<strong>di</strong>mento? Se queste opere potenti, poi, le<br />

avevano lasciate in<strong>di</strong>fferenti, perché mai<br />

65


manifestarle? Si tratta d’esempi inimitabili della<br />

volontà sovrana ed insondabile dell’Altissimo.<br />

4. <strong>Dio</strong> governa gli angeli: sia buoni che<br />

cattivi<br />

Gli angeli sono servitori <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, i Suoi messaggeri, i<br />

Suoi “strumenti <strong>di</strong> comunicazione”. Essi sempre<br />

ubbi<strong>di</strong>scono alla Parola della Sua bocca ed<br />

eseguono ciò che Egli comanda. “<strong>Dio</strong> mandò un<br />

angelo a Gerusalemme per <strong>di</strong>struggerla; e come<br />

questi si <strong>di</strong>sponeva a <strong>di</strong>struggerla, il SIGNORE<br />

gettò su <strong>di</strong> lei lo sguardo, si pentì della calamità<br />

che aveva inflitta, e <strong>di</strong>sse all'angelo <strong>di</strong>struttore:<br />

«Basta; ritira ora la tua mano!» L'angelo del<br />

SIGNORE si trovava presso l'aia <strong>di</strong> Ornan, il<br />

Gebuseo. ... Poi il SIGNORE comandò all'angelo <strong>di</strong><br />

rimettere la spada nel fodero” (2 Cronache<br />

21:15,27).<br />

Si potrebbero citare molti altri testi biblici per<br />

mostrare come gli angeli siano soggetti alla<br />

volontà del loro Creatore ed eseguano i Suoi<br />

coman<strong>di</strong>. “Pietro, rientrato in sé, <strong>di</strong>sse: «Ora so <strong>di</strong><br />

sicuro che il Signore ha mandato il suo angelo e<br />

mi ha liberato dalla mano <strong>di</strong> Erode e da tutto ciò<br />

che si attendeva il popolo dei Giudei»” (Atti<br />

12:11). “Poi mi <strong>di</strong>sse: «Queste parole sono fedeli e<br />

veritiere; e il Signore, il <strong>Dio</strong> degli spiriti dei profeti,<br />

ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi<br />

servi ciò che deve accadere tra poco»”<br />

(Apocalisse 22:6). Quando il Signore tornerà<br />

avverrà che: “Il Figlio dell'uomo manderà i suoi<br />

angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli<br />

scandali e tutti quelli che commettono l'iniquità”<br />

(Matteo 13:41). Leggiamo poi ancora: “E manderà<br />

i suoi angeli con gran suono <strong>di</strong> tromba per riunire i<br />

66


suoi eletti dai quattro venti, da un capo all'altro<br />

dei cieli” (Matteo 24:31).<br />

Lo stesso vale per gli spiriti maligni: anch’essi<br />

adempiono i sovrani decreti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Uno spirito<br />

maligno viene inviato da <strong>Dio</strong> per suscitare una<br />

ribellione nel campo <strong>di</strong> Abimelech: “Poi <strong>Dio</strong> mandò<br />

un cattivo spirito fra Abimelec e i Sichemiti; e i<br />

Sichemiti non furono più fedeli ad Abimelec”<br />

(Giu<strong>di</strong>ci 9:23). Un altro spirito maligno è lo spirito<br />

<strong>di</strong> menzogna che Egli manda per far parlare i<br />

profeti <strong>di</strong> Acab: “E ora ecco, il SIGNORE ha messo<br />

uno spirito <strong>di</strong> menzogna in bocca a tutti questi<br />

tuoi profeti; ma il SIGNORE ha pronunziato del<br />

male contro <strong>di</strong> te»” (1 Re 22:23). Un altro ancora<br />

è mandato ad affliggere Saul: “Lo spirito del<br />

SIGNORE si era ritirato da Saul; e uno spirito<br />

cattivo, permesso dal SIGNORE, lo turbava” (1<br />

Samuele 16:14).<br />

Lo stesso avviene anche nel Nuovo Testamento:<br />

un’intera legione <strong>di</strong> demoni non può uscire dalla<br />

loro vittima fintanto che il Signore non dà loro il<br />

permesso <strong>di</strong> entrare in una mandria <strong>di</strong> porci. È<br />

chiaro così dalla Scrittura che gli angeli, buoni o<br />

cattivi che siano, sono sotto il controllo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per<br />

portare a termine, volenti o nolenti, i Suoi<br />

propositi. Si, persino Satana è assolutamente<br />

sotto il controllo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Nell’Eden è trascinato da<br />

<strong>Dio</strong> a rendergli conto del suo comportamento,<br />

ascolta la sentenza a lui comminata e non <strong>di</strong>ce<br />

una parola. Satana è incapace persino <strong>di</strong> toccare<br />

Giobbe fintanto che <strong>Dio</strong> non glielo permette.<br />

Satana deve prima avere il consenso <strong>di</strong> Cristo per<br />

poter mettere alla prova Pietro: “Simone, Simone,<br />

ecco, Satana ha chiesto <strong>di</strong> vagliarvi come si vaglia<br />

il grano” (Luca 22:31). Quando Cristo comanda a<br />

67


Satana <strong>di</strong> andarsene, leggiamo: “Allora il <strong>di</strong>avolo<br />

lo lasciò” (Matteo 4:11). Alla fine Satana sarà<br />

gettato nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong> Fuoco, preparato per lui e per i<br />

suoi angeli.<br />

Il Signore onnipotente regna. Egli esercita il Suo<br />

governo sulla materia inanimata, sulle bestie<br />

brute, sui figli degli uomini, su angeli buoni e<br />

cattivi, su Satana stesso. <strong>Non</strong> c’è nulla che possa<br />

avvenire nel vasto universo senza che <strong>Dio</strong> lo abbia<br />

stabilito dall’eternità: nessun mondo può ruotare,<br />

nessuna stella brillare, nessuna creatura<br />

muoversi, nessun’azione umana, nessun’iniziativa<br />

angelica, nessun’opera satanica. È qui il<br />

fondamento della fede. È qui che l’intelletto<br />

umano può trovare la sua pace. <strong>Non</strong> esiste il cieco<br />

destino, non esiste alcun male incontrollato, né<br />

uomo né demone che possa fare ciò che <strong>Dio</strong> non<br />

autorizzi. È l’onnipotente Id<strong>di</strong>o che governa il<br />

mondo, secondo il Suo beneplacito e per la Sua<br />

eterna gloria.<br />

68


4. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nell’opera<br />

della salvezza<br />

“Oh, profon<strong>di</strong>tà della ricchezza, della sapienza e<br />

della scienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! Quanto inscrutabili sono i<br />

suoi giu<strong>di</strong>zi e ininvestigabili le sue vie!” (Romani<br />

11:33).<br />

“<strong>La</strong> salvezza viene dal SIGNORE” (Gioele 2:10),<br />

ma il Signore non salva tutti. Perché no? Egli, <strong>di</strong><br />

fatto, ne salva alcuni. Se, però, Egli ne salva<br />

alcuni, perché non salva anche gli altri? È perché<br />

sono troppo peccatori e depravati? No, perché<br />

l’Apostolo scrive: “Certa è quest'affermazione e<br />

degna <strong>di</strong> essere pienamente accettata: che Cristo<br />

Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori,<br />

dei quali io sono il primo” (1 Timoteo 1:15). Se<br />

quin<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> salva “il primo dei peccatori”, nessuno<br />

n’è escluso a causa della sua depravazione. Allora,<br />

perché <strong>Dio</strong> non salva tutti? È forse perché alcuni<br />

hanno un cuore troppo <strong>di</strong> pietra per essere da Lui<br />

raggiunti? No, perché <strong>di</strong> chi maggiormente ha il<br />

cuore <strong>di</strong> pietra è scritto: “Io darò loro un<br />

medesimo cuore, metterò dentro <strong>di</strong> loro un nuovo<br />

spirito, toglierò dal loro corpo il cuore <strong>di</strong> pietra, e<br />

metterò in loro un cuore <strong>di</strong> carne” (Ezechiele<br />

11:19). Forse è perché sono troppo ostinati,<br />

troppo intrattabili, troppo ostili che <strong>Dio</strong> non riesce<br />

ad attirarli a Sé?<br />

Prima <strong>di</strong> rispondere a questa domanda,<br />

facciamocene un’altra? Faccio appello<br />

all’esperienza dei cristiani che stanno leggendo<br />

questo libro. Amico: non c’era forse un tempo in<br />

cui anche tu camminavi secondo il consiglio degli<br />

empi, un tempo in cui tu ti fermavi nella via dei<br />

69


peccatori, un tempo in cui ti sedevi in compagnia<br />

degli schernitori? <strong>Non</strong> c’era un tempo in cui anche<br />

tu <strong>di</strong>cevi: “<strong>Non</strong> vogliamo che Costui regni su <strong>di</strong><br />

noi" (Luca 19:14)? <strong>Non</strong> c’era forse un tempo in cui<br />

tu non volevi venire a Cristo per avere la vita?<br />

(Giovanni 5:40). Sì, non c’era forse un tempo in<br />

cui la tua voce si confondeva con chi <strong>di</strong>ce a <strong>Dio</strong>:<br />

“Ritirati da noi! Noi non ci curiamo <strong>di</strong> conoscere le<br />

tue vie! Che cos'è l'Onnipotente perché lo<br />

serviamo? Che guadagneremo a pregarlo?"<br />

(Giobbe 21:14,15). Con vergogna devi riconoscere<br />

che vi era certamente un tempo in cui eri così.<br />

Come mai, però, oggi non sei più così? Che cos’è<br />

che ti ha portato dalla tua passata ed arrogante<br />

sufficienza all’umile spirito del supplicante,<br />

dall’inimicizia con <strong>Dio</strong> alla pace con Lui,<br />

dall’illegalità alla volenterosa sottomissione,<br />

dall’o<strong>di</strong>o all’amore? <strong>Non</strong> c’è dubbio, come uno che<br />

sia “nato dallo Spirito”, risponderesti: “Per la<br />

grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> io sono quello che sono” (1<br />

Corinzi15:10). Ve<strong>di</strong>, allora, come il fatto che altri<br />

ribelli non siano salvati non sia dovuta ad una<br />

carenza nelle capacità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, né al Suo rifiuto <strong>di</strong><br />

forzare l’uomo? Se <strong>Dio</strong> è stato in grado <strong>di</strong><br />

sottomettere la tua volontà e conquistare il tuo<br />

cuore, e questo senza interferire nella tua<br />

responsabilità morale, non sarebbe forse in grado<br />

<strong>di</strong> fare lo stesso con altri? Certamente. Allora ve<strong>di</strong><br />

come sia incoerente, illogico, folle, cercare <strong>di</strong><br />

trovare ragioni per lo stato attuale ed il destino<br />

ultimo degli empi, alla presunta incapacità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong> salvarli, o che essi non Glielo abbiano<br />

permesso? Dici: “È venuto però per me il tempo in<br />

cui volevo ricevere Cristo come mio Salvatore”. Si,<br />

è vero, ma è stato il Signore a fare in modo che tu<br />

70


lo volessi 7 (Salmo 110:3; Filippesi 2:13). Perché<br />

Id<strong>di</strong>o, allora non fa in modo che tutti lo vogliano?<br />

Oh bella, perché Egli è sovrano e fa tutto ciò che<br />

Gli piace!<br />

Per tornare, però, alla domanda fatta all’inizio:<br />

“Perché mai non sono tutti salvati, soprattutto<br />

quelli che, <strong>di</strong> fatto, odono l’Evangelo?”.<br />

Risponderesti ancora a questa domanda: “Perché<br />

la maggioranza rifiuta <strong>di</strong> credere?”. Beh, questo è<br />

vero, ma si tratta solo <strong>di</strong> una parte della verità. Si<br />

tratta <strong>di</strong> una verità dal punto <strong>di</strong> vista umano. Vi è<br />

anche, però, un punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ed è<br />

necessario pure evidenziare questo punto <strong>di</strong> vista,<br />

sennò deruberemmo Id<strong>di</strong>o della Sua gloria. I non<br />

salvati sono perduti perché rifiutano <strong>di</strong> credere, gli<br />

altri sono salvati perché credono. Perché, però,<br />

questi ultimi credono? Che cos’è che fa sì che essi<br />

pongano la loro fede in Cristo? È forse perché essi<br />

sono più intelligenti dei loro compagni, e più<br />

pronti a <strong>di</strong>scernere il loro bisogno <strong>di</strong> salvezza?<br />

<strong>Non</strong> sia mai! “Che cosa, infatti, ti rende <strong>di</strong>verso?<br />

Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? E se l'hai<br />

ricevuto, perché ti glori come se non l'avessi<br />

ricevuto?” (1 Corinzi4:7).<br />

È <strong>Dio</strong> stesso la <strong>di</strong>fferenza fra gli eletti ed i noneletti,<br />

perché è scritto: “Ma noi sappiamo che il<br />

Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è venuto e ci ha dato inten<strong>di</strong>mento,<br />

affinché conosciamo colui che è il Vero” (1<br />

Giovanni 5:20). <strong>La</strong> fede è un dono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, “perché<br />

non tutti hanno la fede” (1 Tessalonicesi 3:2).<br />

Ve<strong>di</strong>amo, quin<strong>di</strong>, come <strong>Dio</strong> non conferisca questo<br />

dono a tutti. A chi dunque Egli conferisce questo<br />

7 “è <strong>Dio</strong> che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo<br />

<strong>di</strong>segno benevolo” (Fl. 2:13); “Il tuo popolo si offrirà<br />

volenteroso nel giorno del tuo potere” (Salmo 110:3).<br />

71


favore salvifico? Risposta: Ai Suoi eletti: “tutti<br />

quelli che erano or<strong>di</strong>nati a vita eterna, credettero”<br />

(Atti 13:48). Per questo leggiamo: “Paolo, servo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> e apostolo <strong>di</strong> Gesù Cristo per promuovere la<br />

fede degli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la conoscenza della verità<br />

che è conforme alla pietà” (Tito 1:1). <strong>Dio</strong> non<br />

sarebbe così parziale nella <strong>di</strong>stribuzione dei Suoi<br />

favori? Si, ma non ha Egli il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> farlo?<br />

Ancora ci sono coloro oserebbero mormorare<br />

contro <strong>Dio</strong>? Egli risponderebbe loro così: “<strong>Non</strong> mi<br />

è lecito fare del mio ciò che voglio? O ve<strong>di</strong> tu <strong>di</strong><br />

mal occhio che io sia buono?” (Matteo 20:15). <strong>Dio</strong><br />

è sovrano nell’elargizione dei Suoi doni, sia nel<br />

campo naturale che in quello spirituale.<br />

Fin qui l’affermazione generale del principio in<br />

<strong>di</strong>scussione. Passiamo ora ad un’esposizione più<br />

particolareggiata.<br />

a. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Padre nell’opera <strong>di</strong><br />

salvezza<br />

Il testo biblico per eccellenza che afferma nel<br />

modo più forte l’assoluta <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in<br />

connessione con la determinazione che Egli attua<br />

sul destino delle Sue creature, è forse il nono<br />

capitolo dell’epistola ai Romani. <strong>Non</strong> inten<strong>di</strong>amo<br />

qui passare in rassegna l’intero capitolo, ma<br />

limitarci ad esaminare i versetti che vanno dal 21<br />

al 23: “Il vasaio non è forse padrone dell'argilla<br />

per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso<br />

nobile e un altro per uso ignobile? Che c'è da<br />

contestare se <strong>Dio</strong>, volendo manifestare la sua ira<br />

e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con<br />

gran pazienza dei vasi d'ira preparati per la<br />

per<strong>di</strong>zione, e ciò per far conoscere la ricchezza<br />

della sua gloria verso dei vasi <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a che<br />

72


aveva già prima preparati per la gloria”. Questi<br />

versetti presentano l’umanità decaduta come<br />

altrettanto impotente ed inerte <strong>di</strong> pasta d’argilla.<br />

Questo testo biblico rende evidente come non vi<br />

sia <strong>di</strong>fferenza alcuna in sé fra gli eletti ed i non<br />

eletti: essi sono “argilla della stessa pasta”.<br />

Questo concorda con Efesini 2:3 dov’è detto che<br />

tutti sono per natura “figli d’ira”. Esso insegna che<br />

il destino ultimo d’ogni in<strong>di</strong>viduo è deciso dalla<br />

volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: “meno male” che stia così, perché<br />

se la cosa fosse lasciata alla nostra volontà, il<br />

destino ultimo <strong>di</strong> tutti noi sarebbe solo il <strong>La</strong>go <strong>di</strong><br />

fuoco. Esso <strong>di</strong>chiara che <strong>Dio</strong> stesso <strong>di</strong> fatto fa una<br />

<strong>di</strong>fferenza fra le rispettive destinazioni che Egli<br />

assegna alle Sue creature, perché un vaso è stato<br />

“per uso nobile e un altro per uso ignobile”; alcuni<br />

sono “vasi d'ira preparati per la per<strong>di</strong>zione”<br />

mentre altri sono: “vasi <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a che aveva<br />

già prima preparati per la gloria”..<br />

Certo è che questi testi abbassano molto<br />

l’orgoglioso cuore della creatura perché lo<br />

rappresentano come argilla nelle mani del vasaio,<br />

ma è esattamente ciò che le Scritture <strong>di</strong> Verità<br />

<strong>di</strong>cono a questo riguardo. Oggi è il tempo<br />

dell’arroganza, dell’orgoglio intellettuale, della<br />

deificazione dell’uomo, ed è proprio oggi che<br />

abbiamo più che mai bisogno <strong>di</strong> insistere sul fatto<br />

che il “vasaio” abbia pieno <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> operare con<br />

l’argilla e sull’argilla quello che meglio crede. Al<br />

tempo stesso dobbiamo insistere come <strong>Dio</strong>,<br />

quando modella i Suoi vasi come vuole e secondo<br />

il Suo beneplacito, tratti sempre con giustizia con<br />

le Sue creature: come Giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> tutta la terra, Egli<br />

fa e farà sempre ogni cosa per motivi giusti e<br />

buoni. <strong>Dio</strong> esige il Suo incontestabile <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare<br />

come vuole con ciò che Gli appartiene.<br />

73


<strong>Dio</strong> non ha solo il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare con le Sue<br />

creature ciò che vuole, ma Egli <strong>di</strong> fatto esercita<br />

questo Suo <strong>di</strong>ritto, cosa che Egli mostra in modo<br />

evidentissimo nella Sua grazia predestinante.<br />

Prima ancora della fondazione del mondo Id<strong>di</strong>o<br />

fece una scelta, una selezione, un’elezione.<br />

Davanti ai Suoi occhi onniscienti stava l’intera<br />

razza <strong>di</strong> Adamo, e da essa Egli estrasse un popolo,<br />

predestinandolo alla “adozione <strong>di</strong> figli”,<br />

predestinandolo “ad essere conforme<br />

“all’immagine <strong>di</strong> Suo Figlio”, “or<strong>di</strong>nandolo a vita<br />

eterna”. Molti sono i testi biblici che presentano<br />

questa verità benedetta. Concentreremo ora la<br />

nostra attenzione su sette fra essi.<br />

1. “Gli stranieri, udendo queste cose, si<br />

rallegravano e glorificavano la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>; e<br />

tutti quelli che erano or<strong>di</strong>nati a vita eterna,<br />

credettero”(Atti 13:48). Sono stati escogitati tutti<br />

gli artifizi immaginabili per smussare la lama<br />

tagliente <strong>di</strong> questo testo biblico, per cercare <strong>di</strong><br />

eludere il significato ovvio <strong>di</strong> queste parole, ma è<br />

stato invano, perché nulla mai sarà in grado <strong>di</strong><br />

riconciliare questo ed altri brani simili con la<br />

mente dell’uomo naturale, infatti:“Tutti quelli che<br />

erano or<strong>di</strong>nati a vita eterna, credettero”. Qui<br />

appren<strong>di</strong>amo quattro cose: (1) che credere è la<br />

conseguenza e non la causa del decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>; (2)<br />

che solo un numero limitato <strong>di</strong> persone sono state<br />

“or<strong>di</strong>nate a vita eterna”, perché, se tutti senza<br />

eccezione fossero così or<strong>di</strong>nati da <strong>Dio</strong>, allora le<br />

parole “tutti quelli che” sarebbero prive <strong>di</strong><br />

significato; (3) che questa “or<strong>di</strong>nazione” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

non si riferisce a semplici privilegi esteriori, ma a<br />

“vita eterna”, non al servizio, ma alla salvezza<br />

stessa; (4) che tutti, “tutti quelli che”, e non uno<br />

<strong>di</strong> meno – che sia stato or<strong>di</strong>nato da <strong>Dio</strong> a vita<br />

74


eterna – certamente giungerà a credere. Vale la<br />

pena <strong>di</strong> citare a questo riguardo, le parole del<br />

beneamato Spurgeon. Egli <strong>di</strong>sse: “Sono stati fatti<br />

molti tentativi per provare che queste parole non<br />

insegnano la predestinazione, ma questi tentativi<br />

fanno così chiaramente violenza all’oggettività <strong>di</strong><br />

questo testo, che non sprecherò nemmeno il mio<br />

tempo a rispondere loro. Io leggo: “Tutti quelli che<br />

erano or<strong>di</strong>nati a vita eterna, credettero”, e non<br />

cercherò <strong>di</strong> contorcere il testo, ma darò gloria alla<br />

grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> attribuendo a quella grazia soltanto<br />

la fede dell’uomo. <strong>Non</strong> è forse <strong>Dio</strong> a dare la<br />

<strong>di</strong>sposizione a credere? Se gli uomini sono <strong>di</strong>sposti<br />

ad avere vita eterna, non è forse Lui, in ogni caso,<br />

a così <strong>di</strong>sporli? Sarebbe forse sbagliato per <strong>Dio</strong><br />

accordare così la Sua grazia? Se è giusto per Lui<br />

accordarla, sarebbe per Lui sbagliato proporsi <strong>di</strong><br />

accordarla? Vorresti che Egli l’accordasse<br />

incidentalmente? Se è giusto per Lui accordare<br />

grazia oggi, non era giusto forse che Egli si<br />

proponesse <strong>di</strong> accordarla prima d’oggi? Inoltre,<br />

dato che Egli non cambia, non sarebbe giusto che<br />

a questo si fosse proposto dall’eternità?”-<br />

2. “Così anche al presente, c'è un residuo eletto<br />

per grazia. Ma se è per grazia, non è più per<br />

opere; altrimenti, la grazia non è più grazia”<br />

(Romani 11:5,6). Le parole “Così anche” all’inizio<br />

<strong>di</strong> questa citazione, si riferiscono al versetto<br />

precedente, dove è detto: “Ma che cosa gli<br />

rispose la voce <strong>di</strong>vina? «Mi sono riservato<br />

settemila uomini che non hanno piegato il<br />

ginocchio davanti a Baal»”. Notate in particolare<br />

la parola “riservato”. Al tempo d’Elia, vi erano<br />

settemila uomini (una piccola minoranza) che<br />

erano stati <strong>di</strong>vinamente preservati dall’idolatria e<br />

portati alla conoscenza del vero Id<strong>di</strong>o. Questa<br />

75


preservazione ed illuminazione non era dovuta ad<br />

alcunché avesse potuto trovarsi in loro, ma solo<br />

alla speciale influenza ed opera <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Quale gran<br />

favore questi in<strong>di</strong>vidui avevano ricevuto da <strong>Dio</strong>!<br />

Ora, <strong>di</strong>ce l’apostolo, proprio come vi era stato un<br />

“residuo riservato per <strong>Dio</strong>” ai tempi d’Elia, così<br />

pure avviene nell’attuale <strong>di</strong>spensazione. “Un<br />

residuo eletto per grazia”: ecco così che la causa<br />

dell’elezione è fatta risalire alla sua fonte. <strong>La</strong> base<br />

sulla quale <strong>Dio</strong> ha eletto questo “residuo” non era<br />

la fede che Egli aveva “previsto” in loro, perché<br />

una scelta basata sulla previsione <strong>di</strong> buone opere<br />

non avrebbe potuto essere chiamata “grazia”, ma<br />

“ricompensa”, perché, <strong>di</strong>ce l’apostolo “se è per<br />

grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia<br />

non è più grazia”. Tutto questo vuol ricordare che<br />

grazia ed opere sono due cose contrapposte, non<br />

hanno alcunché un comune, non si possono<br />

mescolare più <strong>di</strong> quanto lo possano acqua ed olio.<br />

L’idea, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> un bene intrinseco, previsto nelle<br />

persone così scelte, o <strong>di</strong> alcunché <strong>di</strong> meritorio<br />

operato in loro, è rigidamente escluso. “Un<br />

residuo eletto per grazia” significa una scelta<br />

incon<strong>di</strong>zionata risultante dal sovrano favore <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>; in una parola, si tratta <strong>di</strong> un’elezione<br />

assolutamente gratuita.<br />

3. “Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione;<br />

non ci sono tra <strong>di</strong> voi molti sapienti secondo la<br />

carne, né molti potenti, né molti nobili; ma <strong>Dio</strong> ha<br />

scelto le cose pazze del mondo per svergognare i<br />

sapienti; <strong>Dio</strong> ha scelto le cose deboli del mondo<br />

per svergognare le forti; <strong>Dio</strong> ha scelto le cose<br />

ignobili del mondo e le cose <strong>di</strong>sprezzate, anzi le<br />

cose che non sono, per ridurre al niente le cose<br />

che sono, perché nessuno si vanti <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>”<br />

(1 Corinzi1:26-29). In questo brano, per ben tre<br />

76


volte si fa riferimento alla scelta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e una<br />

scelta necessariamente presuppone una<br />

selezione, prenderne alcuni e lasciarne altri. Colui<br />

che sceglie è <strong>Dio</strong> stesso, come <strong>di</strong>sse Gesù ai Suoi<br />

apostoli: “<strong>Non</strong> siete voi che avete scelto me, ma<br />

sono io che ho scelto voi” (Giovanni 15:16). Il<br />

numero delle persone scelte è strettamente<br />

definito: “<strong>Non</strong> ci sono tra <strong>di</strong> voi molti sapienti<br />

secondo la carne, né molti potenti, né molti<br />

nobili…”, il che concorda con Matteo 20:16: “Così<br />

gli ultimi saranno primi e i primi ultimi, perché<br />

molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Matteo<br />

20:16 ND). Questo per quanto riguarda il fatto<br />

della scelta da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>; notate, però, ora, gli<br />

oggetti <strong>di</strong> questa scelta. Coloro che sono oggetto<br />

<strong>di</strong> una scelta da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono “le cose deboli<br />

del mondo… le cose ignobili del mondo e le cose<br />

<strong>di</strong>sprezzate…”. Perché? Per <strong>di</strong>mostrare e<br />

magnificare la Sua grazia. Le vie <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, come<br />

pure i Suoi pensieri, sono <strong>di</strong>versi da quelli<br />

dell’uomo. <strong>La</strong> mente carnale avrebbe supposto<br />

che <strong>Dio</strong> avesse scelto persone opulente e<br />

d’influenza, persone gradevoli e colte, così che il<br />

cristianesimo avesse conquistato l’approvazione e<br />

l’applauso del mondo sfoggiando gloria carnale.<br />

No, non è avvenuto così, “perché quello che è<br />

eccelso tra gli uomini, è abominevole davanti a<br />

<strong>Dio</strong>” (Luca 16:15). <strong>Dio</strong> sceglie “le cose ignobili”. Lo<br />

fece ai tempi dell’Antico Testamento. <strong>La</strong> nazione<br />

che Egli scelse come portatrice dei Suoi santi<br />

oracoli ed il canale attraverso il quale la<br />

Discendenza promessa sarebbe venuta, non era<br />

l’antico Egitto, i fieri babilonesi, i greci, altamente<br />

civilizzati ed eru<strong>di</strong>ti. No, coloro sui quali Jahvè<br />

ripose il Suo amore e considerò “pupilla dei Suoi<br />

occhi”, furono gli ebrei, noma<strong>di</strong> e <strong>di</strong>sprezzati. Così<br />

77


fu quando il nostro Signore mise la Sua tenda fra<br />

gli uomini. Coloro che Egli chiamò in favorita<br />

intimità con Sé e li mandò nel mondo come Suoi<br />

ambasciatori, erano, per la maggior parte, incolti<br />

pescatori. Così è stato da allora. Così è oggi.<br />

All’attuale percentuale <strong>di</strong> crescita, non ci vorrà<br />

molto prima che <strong>di</strong>venti chiaro che il Signore avrà<br />

più persone che Gli appartengono nella<br />

<strong>di</strong>sprezzata Cina più che negli altamente favoriti<br />

U. S. A.; più fra i neri non civilizzati dell’Africa <strong>di</strong><br />

quanto non ne abbia nell’eru<strong>di</strong>ta (?) Germania! Lo<br />

scopo della scelta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, la ragion d’essere della<br />

sua selezione è “perché nessuno si vanti <strong>di</strong> fronte<br />

a <strong>Dio</strong>” – affinché non ci sia nulla negli oggetti della<br />

Sua scelta per il quale si pensi che essi abbiano<br />

titolo ai Suoi speciali favori. Allora tutta la lode<br />

sarà liberamente attribuita alle straripanti<br />

ricchezze della Sua molteplice grazia.<br />

4. “Benedetto sia il <strong>Dio</strong> e Padre del nostro Signore<br />

Gesù Cristo, che ci ha benedetti <strong>di</strong> ogni<br />

bene<strong>di</strong>zione spirituale nei luoghi celesti in Cristo.<br />

In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo<br />

perché fossimo santi e irreprensibili <strong>di</strong>nanzi a lui,<br />

avendoci predestinati nel suo amore a essere<br />

adottati per mezzo <strong>di</strong> Gesù Cristo come suoi figli,<br />

secondo il <strong>di</strong>segno benevolo della sua volontà. In<br />

lui siamo anche stati fatti ere<strong>di</strong>, essendo stati<br />

predestinati secondo il proposito <strong>di</strong> colui che<br />

compie ogni cosa secondo la decisione della<br />

propria volontà” (Efesini 1:3-5,11). Ancora una<br />

volta qui c’è detto a quale punto del tempo (se<br />

può chiamarsi tempo) in cui <strong>Dio</strong> scelse coloro che<br />

avrebbero poi dovuto essere Suoi figli me<strong>di</strong>ante<br />

Gesù Cristo. <strong>Non</strong> fu dopo che Adamo era caduto,<br />

affondando la sua razza nel peccato e nella<br />

male<strong>di</strong>zione, ma molto prima che Adamo vedesse<br />

78


la luce, persino prima che il mondo stesso fosse<br />

fondato, che <strong>Dio</strong> ci scelse in Cristo. In questo testo<br />

pure appren<strong>di</strong>amo quale sia lo scopo che <strong>Dio</strong><br />

aveva <strong>di</strong> fronte a Lui al riguardo dei Suoi eletti,<br />

cioè: “Perché fossimo santi e irreprensibili <strong>di</strong>nanzi<br />

a lui”, per “essere adottati per mezzo <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo come suoi figli”, un’affermazione, questa,<br />

che confuta l’empia accusa che spesso viene<br />

sollevata che, per <strong>Dio</strong>, decidere il destino eterno<br />

delle Sue creature prima che siano nate, sia<br />

tirannico ed ingiusto. Infine noi qui veniamo<br />

informati che, in questa questione, Egli non chiese<br />

consiglio a nessuno, ma che siamo “stati<br />

predestinati secondo il proposito <strong>di</strong> colui che<br />

compie ogni cosa secondo la decisione della<br />

propria volontà”.<br />

5. “Ma noi dobbiamo sempre ringraziare <strong>Dio</strong> per<br />

voi, fratelli amati dal Signore, perché <strong>Dio</strong> fin dal<br />

principio vi ha eletti a salvezza me<strong>di</strong>ante la<br />

santificazione nello Spirito e la fede nella verità”<br />

(2 Tessalonicesi 2:13). Qui vi sono tre cose che<br />

meritano speciale attenzione. In primo luogo, il<br />

fatto che ci venga espressamente detto che gli<br />

eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> siano stati “eletti a salvezza”. Più<br />

chiaro <strong>di</strong> così non si può. Queste parole spazzano<br />

via con sol colpo tutti i sofismi e gli equivoci <strong>di</strong><br />

coloro che affermano che l’elezione non si riferisca<br />

altro che a privilegi esteriori o a livello <strong>di</strong> servizio!<br />

È ai fini della “salvezza” stessa che <strong>Dio</strong> ci scelse.<br />

In secondo luogo, è qui pure molto chiaro che<br />

l’elezione a salvezza non trascura l’uso <strong>di</strong> mezzi<br />

appropriati per effettuarla. <strong>La</strong> salvezza si<br />

raggiunge “me<strong>di</strong>ante la santificazione nello Spirito<br />

e la fede nella verità”. <strong>Non</strong> è affatto vero che<br />

proprio perché Id<strong>di</strong>o ha scelto una certa persona<br />

affinché siano salvata, questa sia salvata volente<br />

79


o nolente, sia che crede oppure no: non c’è alcuna<br />

evidenza <strong>di</strong> questo nelle Scritture. Lo stesso <strong>Dio</strong><br />

che predestinò il fine, pure ne stabilì i mezzi; lo<br />

stesso <strong>Dio</strong> che “elesse a salvezza”, decretò pure<br />

che il Suo proposito si realizzasse attraverso<br />

l’opera dello Spirito e la fede nella verità. In terzo<br />

luogo, che <strong>Dio</strong> ci abbia scelto a salvezza è causa<br />

profonda <strong>di</strong> fervente lode. Notate come l’Apostolo<br />

esprima questo: “Noi dobbiamo sempre<br />

ringraziare <strong>Dio</strong> per voi, fratelli amati dal Signore,<br />

perché <strong>Dio</strong> fin dal principio vi ha eletti ecc.”.<br />

Invece <strong>di</strong> ritirarsi cono orrore dalla dottrina della<br />

predestinazione, il credente, quando vede questa<br />

verità benedetta com’essa è sviluppata dalla<br />

Scrittura, scopre in essa la base della gratitu<strong>di</strong>ne e<br />

del suo ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie come nient’altro<br />

potrebbe fare, eccetto l’in<strong>di</strong>cibile dono dello<br />

stesso Redentore.<br />

6. “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa<br />

chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma<br />

secondo il suo proposito e la grazia che c’è stata<br />

fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità”. <strong>La</strong> Scrittura è<br />

davvero chiara e lineare! È l’uomo che, con le sue<br />

parole, oscura il consiglio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È impossibile<br />

affermare la cosa in modo più chiaro e forte <strong>di</strong><br />

questo. <strong>La</strong> nostra salvezza non ci risulta “a motivo<br />

delle nostre opere”, cioè, non è dovuta a nulla che<br />

vi sia in noi, né è la ricompensa <strong>di</strong> alcunché che<br />

noi si possa aver fatto. Al contrario, è il risultato<br />

del “proposito” e della grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e questa<br />

grazia ci è stata accordata in Cristo Gesù “fin<br />

dall’eternità”. È per grazia che siamo stati salvati,<br />

e nel proposito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, questa grazia ci è stata<br />

conferita non solo prima che noi venissimo alla<br />

luce, non solo prima della caduta <strong>di</strong> Adamo, ma<br />

anche prima <strong>di</strong> quel <strong>di</strong>stante “principio” <strong>di</strong> Genesi<br />

80


1:1. È qui che giace l’incrollabile certezza del<br />

popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Se la Sua scelta è stata<br />

dall’eternità, essa durerà per tutta l’eternità! “<strong>Non</strong><br />

c’è nulla che sopravviva all’eternità se non ciò che<br />

proviene dall’eternità, e ciò che così è venuto, lo<br />

sarà” (G. S. Bishof).<br />

7. “…eletti secondo la prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Padre,<br />

me<strong>di</strong>ante la santificazione dello Spirito, ad<br />

ubbi<strong>di</strong>re e ad essere cosparsi del sangue <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate” (1<br />

Pietro 1:2). Qui ancora l’elezione da parte del<br />

Padre precede l’opera dello Spirito Santo nel<br />

credente e la stessa obbe<strong>di</strong>enza della fede, in<br />

coloro che sono salvati. Questo lo sottrae<br />

completamente dalla creatura, fondandosi solo sul<br />

compiacimento sovrano dell’Onnipotente. <strong>La</strong><br />

“prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Padre” non si riferisce qui alla<br />

Sua prescienza d’ogni cosa, ma significa che i<br />

santi erano presenti da ogni eternità in Cristo<br />

davanti alla mente <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>Dio</strong> non “preconosceva”<br />

che certe persone avrebbero u<strong>di</strong>to l’Evangelo ed<br />

avrebbero creduto in<strong>di</strong>pendentemente dal fatto<br />

che Egli avesse “or<strong>di</strong>nato” queste alla vita eterna.<br />

Ciò che la prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> vide in tutti gli uomini<br />

era piuttosto amore per il peccato ed o<strong>di</strong>o verso <strong>di</strong><br />

Lui. <strong>La</strong> “prescienza” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è basata sui Suoi propri<br />

decreti, com’è chiaro da Atti 2:23: “Quest’uomo,<br />

quando vi fu dato nelle mani per il determinato<br />

consiglio e la prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, voi, per mano <strong>di</strong><br />

iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste” –<br />

notate qui l’or<strong>di</strong>ne delle espressioni: prima il<br />

“determinato consiglio” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> (il Suo decreto), poi<br />

la Sua “prescienza”. Ancora ve<strong>di</strong>amo questo in<br />

Romani 8:28,29: “Perché quelli che ha<br />

preconosciuti, li ha pure predestinati a essere<br />

conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli<br />

81


sia il primogenito tra molti fratelli”. Qui la prima<br />

parola, “perché”, si riferisce al versetto<br />

precedente e all’ultima sua espressione, che <strong>di</strong>ce:<br />

“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene<br />

<strong>di</strong> quelli che amano <strong>Dio</strong>, i quali sono chiamati<br />

secondo il suo <strong>di</strong>segno”- questi sono coloro che<br />

Egli ha “preconosciuti” e “predestinati”.<br />

Dev’essere, infine, rilevato che, quando leggiamo<br />

nella Scrittura che <strong>Dio</strong> “conobbe” certe persone,<br />

la parola in<strong>di</strong>ca “conoscere con approvazione ed<br />

amore”: “Se qualcuno ama <strong>Dio</strong>, è conosciuto da<br />

lui” (1 Corinzi8:3). Agli ipocriti, Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>rà: “Io non<br />

vi ho mai conosciuto”, cioè, “io non vi ho mai<br />

amato”. “…eletti secondo la prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

Padre” significa, quin<strong>di</strong>, scelti da Lui come oggetto<br />

speciale della Sua approvazione ed amore.<br />

Riassumendo l’insegnamento <strong>di</strong> questi sette brani,<br />

appren<strong>di</strong>amo che <strong>Dio</strong> ha “or<strong>di</strong>nato a vita eterna”<br />

certuni e che, come conseguenza <strong>di</strong> questa<br />

or<strong>di</strong>nazione, essi, a tempo debito, “credono”; che<br />

l’or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> alla salvezza dei Suoi eletti<br />

non è dovuta a cose buone che si trovano in loro,<br />

né ad alcunché <strong>di</strong> meritorio che essi abbiano<br />

compiuto, ma solo per la Sua “grazia”; che <strong>Dio</strong> ha<br />

appositamente selezionato gli oggetti più<br />

impensabili per essere recipienti dei Suoi speciali<br />

favori, affinché “nessuno si glori alla Sua<br />

presenza”; che <strong>Dio</strong> scelse il Suo popolo in Cristo<br />

prima della fondazione del mondo, non perché<br />

essi lo fossero, ma affinché <strong>di</strong>ventassero<br />

irreprensibili e senza macchia <strong>di</strong> fronte a Lui; che,<br />

avendo selezionato alcuni alla salvezza, Egli pure<br />

decretò i mezzi attraverso i quali il Suo eterno<br />

consiglio si fosse realizzato; che la stessa “grazia”<br />

me<strong>di</strong>ante la quale siamo salvati era, nei propositi<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, “data a noi in Cristo Gesù prima che il<br />

82


mondo iniziasse”, che molto prima che essi erano<br />

stati <strong>di</strong> fatto creati, gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> erano già<br />

presenti nella Sua mente, erano da Lui<br />

“preconosciuti”, cioè erano oggetti ben definiti del<br />

Suo eterno amore.<br />

Prima <strong>di</strong> volgerci alla prossima <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> questo<br />

capitolo, è necessaria un’ulteriore parola al<br />

riguardo dei soggetti della grazia predestinante. Ci<br />

soffermiamo ancora su questo terreno, perché è a<br />

questo punto che la dottrina della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

nel predestinare alcuni alla salvezza è attaccata<br />

più <strong>di</strong> frequente. Coloro che pervertono questa<br />

verità, cercano invariabilmente <strong>di</strong> trovare una<br />

qualche causa al <strong>di</strong> fuori della stessa volontà <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, che possa così spingerlo ad impartire<br />

salvezza ai peccatori; qualcosa o altro che possa<br />

essere attribuito alla creatura, che <strong>di</strong>a loro titolo a<br />

ricevere la misericor<strong>di</strong>a dalle mani del Creatore.<br />

Ritorniamo così alla domanda: “Perché <strong>Dio</strong> sceglie<br />

quelli che sceglie?”, che cosa c’era negli eletti<br />

stessi che attraeva il cuore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> verso <strong>di</strong> loro?<br />

Forse perché in loro vi erano delle virtù? Perché<br />

avevano un cuore generoso, un carattere dolce,<br />

perché <strong>di</strong>cevano la verità? In una parola, perché<br />

erano “buoni” che <strong>Dio</strong> li scelse? No, perché nostro<br />

Signore <strong>di</strong>sse: “Uno solo è il buono” (Matteo<br />

19:17). Forse <strong>Dio</strong> li scelse per opere buone da essi<br />

compiute? No, perché è scritto: “Tutti si sono<br />

sviati, tutti quanti si sono corrotti. <strong>Non</strong> c'è<br />

nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno”<br />

(Romani 3:12). Forse perché essi davano evidenza<br />

<strong>di</strong> serietà e zelo nel cercare <strong>Dio</strong>? No, perché<br />

ancora sta scritto: “<strong>Non</strong> c'è nessuno che capisca,<br />

non c'è nessuno che cerchi <strong>Dio</strong>” (Romani 3:11).<br />

Era perché <strong>Dio</strong> aveva previsto che essi avrebbero<br />

creduto? No, perché come potrebbero credere in<br />

83


Cristo coloro che erano “morti nei loro peccati e<br />

nelle loro trasgressioni”? Come poteva <strong>Dio</strong><br />

preconoscere che alcuni uomini avrebbero<br />

creduto, quando la fede sarebbe stata loro<br />

impossibile? <strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>chiara che quelli:<br />

“avevano creduto me<strong>di</strong>ante la grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>” (Atti<br />

18:27). <strong>La</strong> fede è un dono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e<br />

in<strong>di</strong>pendentemente da questo dono nessuno<br />

potrebbe mai credere. <strong>La</strong> causa della Sua scelta<br />

giace in Lui stesso e non negli oggetti della Sua<br />

scelta. Egli scelse coloro che scelse<br />

semplicemente perché Egli scelse <strong>di</strong> scegliergli!<br />

“Noi siamo figli per l’elezione <strong>di</strong>vina, noi che<br />

cre<strong>di</strong>amo in Cristo. Per destinazione eterna, grazia<br />

sovrana, noi ora riceviamo, Signore, la Tua<br />

misericor<strong>di</strong>a. Per questo ti ren<strong>di</strong>amo grazie e<br />

gloria!”.<br />

b. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> il Figlio nella salvezza<br />

Per chi è morto Cristo? Certamente non si può<br />

contestare il fatto che il Padre avesse uno<br />

specifico proposito, quando Lo consegnò alla<br />

morte, o che il Figlio avesse davanti a Lui uno<br />

specifico progetto nel deporre la Sua vita: “A <strong>Dio</strong><br />

sono note da sempre tutte le opere sue” (Atti<br />

15:18 ND). Qual era, dunque il proposito del Padre<br />

e il progetto del Figlio? Rispon<strong>di</strong>amo: Cristo morì<br />

per gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Siamo ben consapevoli del<br />

fatto che il progetto limitato nella morte del Figlio,<br />

sia stato oggetto <strong>di</strong> molte controversie – quale<br />

grande verità della Bibbia, per altro, non lo è<br />

stata? Nemmeno <strong>di</strong>mentichiamo che tutto ciò che<br />

abbia a che fare con la Persona e l’opera del<br />

nostro Salvatore benedetto, debba essere trattata<br />

con il massimo rispetto, e che in appoggio ad ogni<br />

84


affermazione che facciamo, sia necessario poter<br />

<strong>di</strong>re “Così <strong>di</strong>ce il Signore”. Faremo dunque appello<br />

alla Legge ed alla Testimonianza.<br />

Per chi morì Cristo? Chi erano quelli che Egli<br />

intese re<strong>di</strong>mere attraverso lo spargimento del Suo<br />

sangue? Certamente il Signore Gesù aveva una<br />

qualche determinazione assoluta davanti a Sé<br />

prima <strong>di</strong> andare alla Croce. Se l’aveva, ne<br />

consegue che l’estensione <strong>di</strong> quel proposito,<br />

dovesse essere certamente limitata, perché un<br />

proposito o una determinazione assoluta deve<br />

essere pienamente realizzata. Se la<br />

determinazione <strong>di</strong> Cristo avesse incluso tutta<br />

l’umanità, allora tutta l’umanità sarebbe stata<br />

certamente salvata. Per sfuggire a<br />

quest’inevitabile conclusione, molti hanno<br />

affermato che non vi fosse davanti a Cristo alcuna<br />

determinazione assoluta, ma che nella Sua morte,<br />

fosse stata semplicemente provveduta, per tutta<br />

l’umanità, una possibilità <strong>di</strong> salvezza, su<br />

con<strong>di</strong>zione. Si può contestare, però, quest’idea,<br />

notando come, <strong>di</strong> fatto, vi siano precise promesse<br />

fatte dal Padre al Figlio prima che Lui andasse alla<br />

croce, prim’ancora <strong>di</strong> incarnarsi. Le Scritture<br />

dell’Antico Testamento presentano il Padre che<br />

promette al Figlio una certa ricompensa per le Sue<br />

sofferenze in favore dei peccatori. In questa fase<br />

ci limiteremo a due affermazioni che si trovano nel<br />

famoso capitolo 53 <strong>di</strong> Isaia. Lì troviamo Id<strong>di</strong>o che<br />

<strong>di</strong>ce: “Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il<br />

peccato, egli vedrà una <strong>di</strong>scendenza … Egli vedrà<br />

il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà<br />

saziato” e che il giusto Servo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> “renderà<br />

giusti i molti” (vv. 10 e 11). Fermiamoci qui e<br />

chie<strong>di</strong>amoci: in che modo potrebbe essere certo<br />

che Cristo avrebbe visto “la Sua <strong>di</strong>scendenza” ed<br />

85


essere “saziato” del “frutto del Suo tormento”<br />

salvo che la salvezza <strong>di</strong> certi membri della razza<br />

umana non fosse stata <strong>di</strong>vinamente decretata, e<br />

quin<strong>di</strong> resa certa? 8 In che modo avrebbe potuto<br />

essere certo che Cristo avrebbe “reso giusti i<br />

molti”, se non fosse stato <strong>di</strong>sposto che essi lo<br />

avrebbero accolto come loro Salvatore? D’altro<br />

canto, insistere che il Signore Gesù<br />

espressamente si fosse proposto la salvezza <strong>di</strong><br />

tutta l’umanità, significherebbe accusarlo <strong>di</strong> ciò <strong>di</strong><br />

cui nessun essere intelligente dovrebbe essere<br />

reso colpevole, cioè, proporsi, progettare ciò che,<br />

in virtù della Sua onniscienza, Egli sapeva che mai<br />

sarebbe avvenuto 9 . L’unica alternativa che ci<br />

rimane, quin<strong>di</strong>, per quanto riguarda il proposito<br />

predeterminato della Sua morte, è che Cristo sia<br />

morto solo per gli eletti. Per riassumere con una<br />

sola frase, che confi<strong>di</strong>amo essere intelligibile ad<br />

ogni lettore, <strong>di</strong>remmo: Cristo è morto non solo per<br />

rendere possibile la salvezza <strong>di</strong> tutti coloro che il<br />

Padre Gli aveva affidato, ma per rendere certa la<br />

salvezza <strong>di</strong> tutti coloro che il Padre Gli aveva<br />

affidato. Cristo non è morto semplicemente per<br />

rendere perdonabili i peccati, ma “per annullare il<br />

peccato con il suo sacrificio” (Ebrei 9:26). Inoltre,<br />

per sapere chi sono coloro il cui peccato sarebbe<br />

stato “annullato”, la Scrittura afferma<br />

chiaramente trattarsi del peccato degli eletti , “il<br />

mondo” (Giovanni 1:29) del popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>!<br />

8 Andando alla croce, Gesù non pensava: “Magari, morendo in<br />

croce, qualcuno riporrà la sua fiducia nel mio sacrificio<br />

espiatorio e sarà salvato. <strong>Non</strong> ne sono sicuro. Speriamo”. No,<br />

pensava: “Il mio sacrificio sarà certamente efficace per coloro<br />

dal Padre sono stati destinati alla salvezza”.<br />

9 Espressamente, infatti, in più luoghi, le Scritture parlano<br />

dell’effettiva dannazione <strong>di</strong> una parte dell’umanità.<br />

86


1. L’estensione limitata del progetto <strong>di</strong><br />

Redenzione è conseguenza necessaria della scelta<br />

operata dall’eternità dal Padre a che certuni<br />

fossero salvati. Le Scritture ci informano che,<br />

prima della stessa incarnazione del Signore, Egli<br />

<strong>di</strong>sse: “Allora ho detto: "Ecco, vengo" (nel rotolo<br />

del libro è scritto <strong>di</strong> me) "per fare, o <strong>Dio</strong>, la tua<br />

volontà" (Ebrei 10:7). Dopo essersi incarnato, Egli<br />

<strong>di</strong>chiara: “Sono <strong>di</strong>sceso dal cielo non per fare la<br />

mia volontà, ma la volontà <strong>di</strong> colui che mi ha<br />

mandato” (Giovanni 6:38). Se dall’inizio <strong>Dio</strong> aveva<br />

scelto alcuni affinché fossero salvati, allora,<br />

siccome la volontà <strong>di</strong> Cristo era in perfetto<br />

accordo con quella del Padre, Egli non certo<br />

avrebbe cercato <strong>di</strong> allargare il numero degli eletti.<br />

Ciò che qui abbiamo affermato, non è solo una<br />

nostra deduzione plausibile, ma è in stretta<br />

armonia con l’espresso insegnamento della<br />

Parola. Ripetutamente il Signore fa riferimento a<br />

quelli che il Padre gli aveva “dato”, e riguardo ai<br />

quali Egli era particolarmente esercitato. Dice<br />

infatti: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a<br />

me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori ...<br />

Questa è la volontà <strong>di</strong> colui che mi ha mandato:<br />

che io non perda nessuno <strong>di</strong> quelli che egli mi ha<br />

dati, ma che li risusciti nell'ultimo giorno”<br />

(Giovanni 6:37,39). E ancora: “Padre, l'ora è<br />

venuta; glorifica tuo Figlio, affinché il Figlio<br />

glorifichi te ... giacché gli hai dato autorità su<br />

ogni carne, perché egli <strong>di</strong>a vita eterna a tutti<br />

quelli che tu gli hai dati. ... Io ho manifestato il tuo<br />

nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo;<br />

erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno<br />

osservato la tua parola. ... Io prego per loro; non<br />

prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai<br />

dati, perché sono tuoi ... Padre, io voglio che dove<br />

87


sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai<br />

dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai<br />

data; poiché mi hai amato prima della fondazione<br />

del mondo" (Giovanni 17:1, 2, 6, 9, 24). Prima<br />

della fondazione del mondo, il Padre ha<br />

predestinato un popolo affinché fosse conforme<br />

all’immagine <strong>di</strong> Suo Figlio, e la morte e<br />

risurrezione del Signore Gesù era stata finalizzata<br />

per portare a compimento questo <strong>di</strong>vino<br />

proposito.<br />

2. <strong>La</strong> natura stessa della Redenzione rende<br />

evidente come, nella sua applicazione ai<br />

peccatori, nei propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> essa fosse limitata.<br />

L’opera espiatoria <strong>di</strong> Cristo può essere considerata<br />

da due punti <strong>di</strong> vista principali – rispetto a <strong>Dio</strong> e<br />

rispetto all’umanità. Rispetto a <strong>Dio</strong>, l’opera che<br />

Cristo compì sulla croce era una propiziazione,<br />

placando essa l’ira <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, una sod<strong>di</strong>sfazione resa<br />

alla <strong>di</strong>vina giustizia e santità. Rispetto all’uomo,<br />

essa era una sostituzione o atto vicario, in cui<br />

l’Innocente aveva preso il posto del colpevole, il<br />

Giusto che moriva per l’ingiusto. Una stretta<br />

sostituzione, però, <strong>di</strong> Persona a persona, e<br />

l’infliggere su <strong>di</strong> Lui sofferenze volontarie, implica<br />

il definito riconoscimento da parte del Sostituto (o<br />

Vicario) e <strong>di</strong> Colui per il quale Egli opera la<br />

propiziazione delle persone per le quali agisce,<br />

delle persone che Egli rappresenta e i cui peccati<br />

Egli porta, quelle i cui obblighi legali Egli assolve.<br />

Inoltre, se il Legislatore accoglie la sod<strong>di</strong>sfazione<br />

operata dal Sostituto, allora, coloro per i quali<br />

agisce il Sostituto, devono essere<br />

necessariamente assolti. Se io ho un debito e non<br />

sono in grado <strong>di</strong> pagarlo, e subentra un altro che<br />

paga per me pienamente il mio cre<strong>di</strong>tore,<br />

ricevendone per riconoscimento un attestato, una<br />

88


icevuta, allora, agli occhi della legge, il mio<br />

cre<strong>di</strong>tore non può pretendere più nulla da me.<br />

Sulla croce, il Signore Gesù Cristo <strong>di</strong>ede Sé stesso<br />

come prezzo <strong>di</strong> riscatto, e che questo fosse stato<br />

accettato da <strong>Dio</strong>, fu attestato dalla tomba trovata<br />

vuota tre giorni dopo. <strong>La</strong> questione ora è questa:<br />

per chi è stato offerto questo prezzo <strong>di</strong> riscatto?<br />

Se fosse stato offerto per tutta l’umanità, allora il<br />

debito incorso da ogni essere umano sarebbe<br />

stato cancellato. Se Cristo portò nel Suo stesso<br />

corpo sul legno i peccati <strong>di</strong> tutta l’umanità senza<br />

eccezione, allora nessuno perirebbe. Se Cristo<br />

fosse stato “reso male<strong>di</strong>zione” per tutta la razza<br />

d’Adamo, allora nessuno oggi sarebbe “sottoposto<br />

a condanna”. <strong>Dio</strong> non può esigere due volte il<br />

pagamento, prima dalle mani del Garante e poi<br />

ancora dalle mie. Cristo, però, non pagò i debiti <strong>di</strong><br />

tutta l’umanità senza eccezione, perché ancora vi<br />

sono persone che verranno “gettate in prigione”<br />

(cfr. 1 Pietro 3:19, dove ricorre la medesima<br />

parola per “prigione”), e “<strong>di</strong> là non usciranno,<br />

finché non abbiano pagato l'ultimo centesimo”<br />

(Matteo 5:26), cosa che, ovviamente, non potrà<br />

mai avvenire. Cristo non portò i peccati <strong>di</strong> tutta<br />

l’umanità, perché ancora vi sono persone che<br />

“moriranno nel loro peccato” (Giovanni 8:21), e<br />

nelle quali il peccato “rimane” (Giovanni 9:41).<br />

Cristo non “<strong>di</strong>venne male<strong>di</strong>zione” per tutta<br />

l’umanità, perché d’alcuni Egli ancora <strong>di</strong>rà:<br />

“Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno,<br />

preparato per il <strong>di</strong>avolo e per i suoi angeli!”<br />

(Matteo 25:41). Dire che Cristo morì per tutti<br />

in<strong>di</strong>stintamente, <strong>di</strong>re che Egli sia <strong>di</strong>venuto<br />

Sostituto e Garante per l’intera umanità, <strong>di</strong>re che<br />

Egli soffrì in favore ed al posto <strong>di</strong> tutta l’umanità,<br />

significa <strong>di</strong>re che Egli: “Portò la male<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

89


molti che ora portano la male<strong>di</strong>zione da sé stessi;<br />

che Egli soffrì il castigo per molti che ora sono<br />

all’inferno nei tormenti; che Egli pagò il prezzo<br />

della redenzione per molti che ancora dovranno<br />

pagare nella loro eterna angoscia, il salario del<br />

peccato, cioè la morte” (G. S. Bishop). D’altro<br />

canto, però, affermare che Cristo sia stato trafitto<br />

per le trasgressioni del popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, significa<br />

sostenere che Egli operò una redenzione che<br />

re<strong>di</strong>me veramente e totalmente, che Egli offerse<br />

una propiziazione che veramente propizia, che<br />

Egli è un Salvatore che veramente salva!<br />

3. Strettamente connesso con ciò che abbiamo<br />

detto prima, ed ulteriore sua conferma, è<br />

l’insegnamento della Scrittura al riguardo del<br />

sacerdozio del Signore. È come grande Sommo<br />

Sacerdote che ora Cristo compie opera<br />

d’intercessione. Per chi, però, Egli la fa? Per chi<br />

sta intercedendo? Per l’intero genere umano, o<br />

solo per il Suo popolo? <strong>La</strong> risposta che a questa<br />

domanda fornisce il Nuovo Testamento è chiara<br />

come la luce del sole. Cristo è entrato in un luogo<br />

santissimo: “Per comparire ora alla presenza <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> per noi” (Ebrei 9:24), cioè per coloro che sono<br />

“partecipi della celeste vocazione” (Ebrei 3:1).<br />

Ancora è scritto: “Egli può salvare perfettamente<br />

quelli che per mezzo <strong>di</strong> lui si avvicinano a <strong>Dio</strong>, dal<br />

momento che vive sempre per intercedere per<br />

loro” (Ebrei 7:25). Questo concorda strettamente<br />

con la tipologia dell’Antico Testamento. Dopo aver<br />

ucciso l’animale sacrificale, Aaronne entrava nel<br />

luogo santissimo come rappresentante ed in nome<br />

del popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: erano i nomi delle tribù d’Israele<br />

ad essere incisi sul suo pettorale, ed era nei loro<br />

interessi che egli compariva <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>.<br />

Concordano con questo, pure le parole del nostro<br />

90


Signore in Giovanni 17:9: “Io prego per loro; non<br />

prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai<br />

dati, perché sono tuoi” . Un altro testo che merita<br />

particolare attenzione a questo riguardo, si trova<br />

in Romani 8. Nel versetto 33 troviamo la<br />

domanda: “Chi accuserà gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>?”, al che<br />

segue l’ispirata risposta: “<strong>Dio</strong> è colui che li<br />

giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui<br />

che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla<br />

destra <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e anche intercede per noi”. Notate<br />

particolarmente come morte ed intercessione<br />

abbiano un unico e solo oggetto! Com’era nel tipo,<br />

così è nell’antitipo – espiazione e supplica coprono<br />

lo stesso ambito. Se dunque Cristo intercede solo<br />

per gli eletti e “non per il mondo”, allora Egli è<br />

morto solo per loro. Si osservi poi come la morte,<br />

risurrezione, esaltazione ed intercessione <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo siano considerati la ragione per cui nessuno<br />

potrà mai lanciare “accuse” contro gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Chi ancora vorrebbe contestare questo fatto,<br />

soppesi attentamente la domanda seguente – se il<br />

beneficio della morte <strong>di</strong> Cristo si estende<br />

ugualmente a tutti, in che modo essa può<br />

<strong>di</strong>ventare una garanzia contro un’accusa, dato che<br />

tutti coloro che non credono rimangono sottoposti<br />

alla condanna da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> (Giovanni 3:18) 10 ?<br />

4. Il numero <strong>di</strong> coloro che partecipano ai benefici<br />

della morte <strong>di</strong> Cristo, non solo è determinato dalla<br />

natura della Sua opera espiatoria e dal Suo<br />

sacerdozio, ma anche dalla Sua potenza. Dato che<br />

Colui che morì sulla croce era <strong>Dio</strong> manifesto in<br />

carne, ne consegue inevitabilmente che ciò che<br />

Cristo si è proposto <strong>di</strong> fare, Egli lo realizzi nel<br />

10 “Chi crede in lui non è giu<strong>di</strong>cato; chi non crede è già<br />

giu<strong>di</strong>cato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito<br />

Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>” (Giovanni 3:18)<br />

91


modo più certo; che ciò per cui Egli ha pagato il<br />

prezzo, Egli <strong>di</strong> fatto possieda; che ciò sul quale<br />

Egli ha posto la Sua affezione, sarà senz’alcun<br />

dubbio assicurato a Lui. Se è vero che il Signore<br />

Gesù possiede ogni potere in cielo e sulla terra,<br />

allora nessuno potrà mai resisterGli e prevalere su<br />

<strong>di</strong> Lui. Qualcuno però <strong>di</strong>rà: “Questo è vero in<br />

generale, ma è Cristo che rifiuta <strong>di</strong> esercitare<br />

questo potere in quanto Egli non forzerà mai<br />

nessuno a riceverlo come Salvatore”. In un certo<br />

senso quest’osservazione è vera, ma in un altro<br />

senso assolutamente No. <strong>La</strong> salvezza d’un<br />

qualunque peccatore <strong>di</strong>pende solo dalla potenza<br />

<strong>di</strong>vina. Per natura, il peccatore si trova in stato <strong>di</strong><br />

inimicizia contro <strong>Dio</strong>, e nient’altro che la potenza<br />

<strong>di</strong>vina operante in lui, potrà sconfiggere<br />

quest’inimicizia. Per questo è scritto: “Nessuno<br />

può venire a me se non lo attira il Padre, che mi<br />

ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno”<br />

(Giovanni 6:44). Quello che solo può far si che il<br />

peccatore voglia venire a Cristo per ricevere vita,<br />

è la potenza <strong>di</strong>vina che infrange l’inimicizia contro<br />

<strong>Dio</strong>, che in lui è innata. Questa inimicizia, però,<br />

non viene spezzata in tutti. Perché? È forse perché<br />

essa è troppo forte per poter essere piegata?<br />

Forse che alcune persone sono così ostinatamente<br />

ostili a Lui che Cristo non è in grado d’entrare in<br />

loro? Rispondere <strong>di</strong> sì a queste domande, significa<br />

negare la Sua onnipotenza. In ultima analisi non si<br />

tratta tanto della maggiore o minore <strong>di</strong>sponibilità<br />

del peccatore ad andare a Cristo, perché per<br />

natura tutti non sono <strong>di</strong>sponibili, per natura<br />

nessuno avrebbe intenzione alcuna d’andare a<br />

Lui. <strong>La</strong> <strong>di</strong>sponibilità, la volontà <strong>di</strong> venire a Cristo è<br />

solo il risultato finale della potenza <strong>di</strong>vina che<br />

opera nel cuore e nella volontà dell’uomo e che<br />

92


infrange la sua “inimicizia” cronica e congenita,<br />

com’è scritto: “Il tuo popolo si offrirà volenteroso<br />

nel giorno del tuo potere” (Salmo 110:3 ND).<br />

Sostenere che Cristo non sia in grado <strong>di</strong><br />

conquistare a Sé coloro che non vogliono venire a<br />

Lui, significa negare che Egli abbia potere in cielo<br />

e sulla terra. Affermare che Cristo non possa<br />

<strong>di</strong>spiegare la Sua potenza, senza <strong>di</strong>struggere la<br />

responsabilità umana, significa volutamente<br />

ignorare il dato <strong>di</strong> fatto che è solo per la Sua<br />

potenza che Egli ha fatto si volessero venire a Lui<br />

coloro che l’hanno fatto. Se Cristo l’ha fatto senza<br />

<strong>di</strong>struggere la loro responsabilità, perché non<br />

potrebbe Egli fare lo stesso con altri? Se Egli è in<br />

grado <strong>di</strong> conquistare a Sé il cuore <strong>di</strong> un peccatore,<br />

perché non quello d’un altro? Dire, come <strong>di</strong> solito<br />

si <strong>di</strong>ce, che gli altri non glielo permettono,<br />

significa mettere in questione la Sua sufficienza.<br />

In gioco è la Sua volontà. Se fosse vero che il<br />

Signore Gesù avrebbe decretato, desiderato e<br />

progettato la salvezza <strong>di</strong> tutta l’umanità, allora<br />

l’intera razza umana sarebbe salvata, oppure Egli<br />

non avrebbe la capacità <strong>di</strong> realizzare le Sue<br />

intenzioni. In tale caso non si potrebbe <strong>di</strong>re: “Egli<br />

vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne<br />

sarà saziato” (Isaia 53:11). Questa questione<br />

implica la <strong>di</strong>vinità del Salvatore, perché un<br />

Salvatore frustrato e sconfitto non potrebbe<br />

essere <strong>Dio</strong>.<br />

Abbiamo così trattato alcuni dei principi generali<br />

che esigono che noi si creda che la virtù della<br />

morte <strong>di</strong> Cristo abbia un raggio d’applicazione<br />

limitato. Considereremo ora alcune fra le più<br />

esplicite affermazioni della Scrittura che<br />

espressamente l’affermano.<br />

93


In quel meraviglioso ed inimitabile capitolo 53<br />

d’Isaia, Id<strong>di</strong>o, a proposito <strong>di</strong> Suo Figlio, ci <strong>di</strong>ce:<br />

“Dopo l'arresto e la condanna fu tolto <strong>di</strong> mezzo; e<br />

tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli<br />

era strappato dalla terra dei viventi e colpito a<br />

causa dei peccati del mio popolo?” (v. 8). In<br />

perfetta armonia con questo era la parola rivolta<br />

dall’angelo a Giuseppe: “Ella partorirà un figlio, e<br />

tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il<br />

suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:21), cioè<br />

non semplicemente Israele, ma tutti colo che il<br />

Padre Gli avrebbe “dato”. Il Signore stesso<br />

<strong>di</strong>chiara: “il Figlio dell'uomo non è venuto per<br />

essere servito ma per servire e per dare la sua<br />

vita come prezzo <strong>di</strong> riscatto per molti” (Matteo<br />

20:28). Perché qui <strong>di</strong>ce “per molti” se Egli avrebbe<br />

dato la Sua vita per tutti senza eccezione? È “il<br />

Suo popolo” che Egli ha riscattato (Luca 1:68). Il<br />

Buon Pastore l’ha fatto per “le pecore”, non per le<br />

“capre”. Chi sono quelli che Egli “ha acquistato<br />

con il proprio sangue”? <strong>La</strong> “Chiesa <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>” (Atti<br />

20:28). Se però nella Scrittura c’è un testo che,<br />

più <strong>di</strong> qualunque altro, ci può persuadere al<br />

riguardo è Giovanni 11:49-52: “Uno <strong>di</strong> loro,<br />

Caiafa, che era sommo sacerdote quell'anno,<br />

<strong>di</strong>sse loro: «Voi non capite nulla, e non riflettete<br />

come torni a vostro vantaggio che un uomo solo<br />

muoia per il popolo e non perisca tutta la<br />

nazione». Or egli non <strong>di</strong>sse questo <strong>di</strong> suo; ma,<br />

siccome era sommo sacerdote in quell'anno,<br />

profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione;<br />

e non soltanto per la nazione, ma anche per<br />

riunire in uno i figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>spersi”. Qui ci viene<br />

detto che Caiafa “non <strong>di</strong>sse questo <strong>di</strong> suo”, che la<br />

sua profezia non proveniva da una sua particolare<br />

interpretazione (2 Pietro 1:21), ma che in questo<br />

94


Egli era stato mosso dallo Spirito Santo.<br />

Quest’affermazione, quin<strong>di</strong>, è rivelazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

proviene da Lui. Qui troviamo espressamente<br />

affermato che Cristo morì per “quella nazione”,<br />

vale a <strong>di</strong>re Israele, e pure per il Corpo unico della<br />

Sua Chiesa, perché è nella Chiesa che i figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

“<strong>di</strong>spersi” fra le nazioni, saranno raccolti ora<br />

insieme in un solo corpo, “in uno”. <strong>Non</strong> è notevole<br />

qui il fatto che i membri della Chiesa qui siano<br />

chiamati “figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>” persino prima che Cristo<br />

fosse morto, e quin<strong>di</strong> prima ancora che Egli<br />

cominciasse ad e<strong>di</strong>ficare la Sua Chiesa? <strong>La</strong> più<br />

gran parte d’essi non era nemmeno ancora nata,<br />

eppure sono considerati “figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>”. Sono figli <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> perché sono stati eletti in Cristo prima della<br />

fondazione del mondo, e quin<strong>di</strong>: “Predestinati nel<br />

suo amore a essere adottati per mezzo <strong>di</strong> Gesù<br />

Cristo come suoi figli, secondo il <strong>di</strong>segno benevolo<br />

della sua volontà” (Efesini 1:5). Allo stesso modo,<br />

Cristo <strong>di</strong>sse: “Ho anche altre pecore, che non sono<br />

<strong>di</strong> quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed<br />

esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo<br />

gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16).<br />

Durante l’ultima settimana del Suo ministero<br />

terreno, il nostro benedetto Salvatore aveva, nel<br />

cuore e sulle labbra, un unico e grande interesse.<br />

Qual era? Erano “i Suoi”:“Or prima della festa <strong>di</strong><br />

Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui<br />

l'ora <strong>di</strong> passare da questo mondo al Padre,<br />

avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò<br />

sino alla fine” (Giovanni 13:1). Erano “i Suoi<br />

amici”: infatti, ancora Egli <strong>di</strong>sse: “Nessuno ha<br />

amore più grande <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> dar la sua vita per i<br />

suoi amici” (Giovanni 15.13). Inoltre: “Per loro io<br />

santifico me stesso, affinché anch'essi siano<br />

santificati nella verità” (Giovanni 17:19), cioè in<br />

95


favore <strong>di</strong> coloro che il Padre gli aveva “dato” che<br />

Egli si mise a parte per morire sulla Croce. Ci si<br />

può ben chiedere: perché una tale <strong>di</strong>scriminazione<br />

<strong>di</strong> termini se Gesù fosse morto<br />

in<strong>di</strong>scriminatamente per tutti?<br />

Prima <strong>di</strong> chiudere questa sezione del capitolo,<br />

considereremo brevemente alcuni altri brani che<br />

sembrano insegnare che la virtù della morte <strong>di</strong><br />

Cristo abbia un raggio d’azione illimitato.<br />

1. In 2 Corinzi 5:14 leggiamo: “uno solo morì per<br />

tutti”. Uno solo morì per tutti? Questo, però, non è<br />

tutto ciò che <strong>di</strong>ce questo testo. Se esaminiamo<br />

l’intero versetto nel suo contesto, troveremo che,<br />

invece <strong>di</strong> insegnare il concetto d’una redenzione<br />

illimitata, esso insegna proprio il contrario, cioè<br />

l’estensione limitata dei benefici della morte <strong>di</strong><br />

Cristo. Il versetto intero <strong>di</strong>ce: “L’amore <strong>di</strong> Cristo ci<br />

costringe, perché siamo giunti a questa<br />

conclusione: che uno solo morì per tutti, quin<strong>di</strong><br />

tutti morirono”. È necessario rilevare come in<br />

greco, prima dell’ultimo “tutti”, vi sia l’articolo<br />

determinativo e che il verbo sia posto nel tempo<br />

aoristo. Letteralmente bisognerebbe quin<strong>di</strong><br />

leggere: “Possiamo così concluderne che: se Uno<br />

solo morì per tutti, quei tutti morirono”. È chiaro<br />

che qui l’apostolo sta traendo la conclusione del<br />

ragionamento precedente. Egli intende <strong>di</strong>re<br />

questo: coloro per i quali Cristo è morto, possono<br />

essere considerati come se essi fossero altresì<br />

morti, legalmente morti. Il versetto seguente<br />

afferma: “…e ch'egli morì per tutti, affinché quelli<br />

che vivono non vivano più per sé stessi, ma per<br />

colui che è morto e risuscitato per loro” (2 Corinzi<br />

5:16). Quell’Uno non solo è morto, ma pure “è<br />

risuscitato” per loro: per questo pure si può <strong>di</strong>re<br />

96


che “quei tutti”, tutti coloro per i quali Egli è<br />

risuscitato, siano altresì “viventi”. Un<br />

rappresentante, o sostituto, agisce in nome <strong>di</strong><br />

coloro che rappresenta, così che ciò che egli<br />

compie è come se l’avessero compiuto loro; ciò<br />

che egli consegue è come se l’avessero<br />

conseguito coloro per i quali egli agisce. Di fronte<br />

alla legge, il rappresentante (sostituto) ed i<br />

rappresentati, sono uno. Lo stesso vale agli occhi<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Cristo s’identifica con il Suo popolo ed il<br />

Suo popolo s’identifica in Lui, per cui, quando Egli<br />

muore, anch’essi (legalmente) muoiono, e quando<br />

Egli risorge, anch’essi risorgono. In questo brano<br />

troviamo pure altro, vale a <strong>di</strong>re (v. 17 11 ) che se<br />

uno è in Cristo, egli è una nuova creatura, ha<br />

ricevuto una nuova vita, sia <strong>di</strong> fatto che <strong>di</strong> fronte<br />

alla legge. È per questo che quei “tutti” per i quali<br />

Cristo è morto, sono esortati a non vivere più per<br />

sé stessi, ma “per colui che è morto e risuscitato<br />

per loro”. In altre parole, coloro che appartengono<br />

a questi “tutti” e per i quali Cristo è morto, sono<br />

esortati a manifestare in pratica nella loro vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana ciò che per loro è vero legalmente:<br />

devono vivere “per colui che è morto per loro”.<br />

Ecco così che è definito ciò che s’intende per “uno<br />

solo morì per tutti”. Quei “tutti” per i quali Cristo è<br />

morto sono gli stessi che “vivono” e che qui sono<br />

esortati a vivere “per Lui”. Questo brano, così,<br />

insegna tre importanti verità, e per meglio<br />

evidenziarle, le citeremo nell’or<strong>di</strong>ne inverso: (a)<br />

alcuni sono esortati a non vivere più per sé stessi,<br />

ma per Cristo; (b) chi sono questi? Sono “coloro<br />

che vivono”, vale a <strong>di</strong>re che vivono spiritualmente,<br />

vale a <strong>di</strong>re i figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché nel contesto<br />

11 “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le<br />

cose vecchie sono passate: ecco, sono <strong>di</strong>ventate nuove”.<br />

97


dell’umanità solo loro possiedono vita spirituale<br />

(gli altri sono morti nei loro peccati e nelle loro<br />

trasgressioni); (c) coloro che così vivono, sono<br />

coloro, quei “tutti” per i quali Cristo è morto e<br />

risorto. Questo brano, quin<strong>di</strong>, chiaramente<br />

insegna che (a) Cristo morì per tutti coloro che<br />

appartengono al Suo popolo, vale a <strong>di</strong>re tutti gli<br />

eletti, coloro che il Padre ha affidato al Figlio; che<br />

(b) come risultato della Sua morte e risurrezione<br />

“per loro”, essi “vivono” – e che (c) gli eletti sono i<br />

soli che così vivono, e questa vita che loro<br />

appartiene me<strong>di</strong>ante Gesù Cristo, deve essere<br />

vissuta “per Lui”: ora l’amore <strong>di</strong> Cristo “li<br />

costringe”.<br />

2. “Infatti c'è un solo <strong>Dio</strong> e anche un solo<br />

me<strong>di</strong>atore fra <strong>Dio</strong> e gli uomini, Cristo Gesù uomo,<br />

che ha dato sé stesso come prezzo <strong>di</strong> riscatto per<br />

tutti; questa è la testimonianza resa a suo tempo”<br />

(1 Timoteo 2:5,6). Ci concentreremo sulle parole:<br />

“Che ha dato se stesso come prezzo <strong>di</strong> riscatto<br />

per tutti”. Nelle Scritture la parola “tutti”<br />

(applicata all’umanità) è usata in due mo<strong>di</strong> – in<br />

modo assoluto ed in modo relativo. In alcuni brani<br />

essa significa tutti senza eccezione; in altri<br />

significa tutti senza <strong>di</strong>stinzione. Quale <strong>di</strong> questi<br />

significati possa essere applicato al caso<br />

esaminato, <strong>di</strong>pende dal contesto e deve essere<br />

deciso confrontando i brani paralleli delle<br />

Scritture. Che la parola “tutti” sia usata in modo<br />

ristretto e relativo, e in tal caso significa tutti<br />

senza <strong>di</strong>stinzione, e non tutti senza eccezione,<br />

risulta chiaro da un certo numero <strong>di</strong> brani biblici,<br />

dai quali ne sceglieremo due o tre come esempi.<br />

“Tutto il paese della Giudea e tutti quelli <strong>di</strong><br />

Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui<br />

battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro<br />

98


peccati” (Marco 1:5). Forse che questo significa<br />

che ogni uomo, donna e bambino da tutta la<br />

Giudea ed ogni singolo abitante <strong>di</strong> Gerusalemme<br />

fosse andato da Giovanni per essere battezzato?<br />

Certo No. Luca 7:30 <strong>di</strong>ce chiaramente: “I farisei e i<br />

dottori della legge, non facendosi battezzare da<br />

lui, hanno respinto la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per loro”.<br />

Allora, che cosa significa “tutti … erano da lui<br />

battezzati”? Rispon<strong>di</strong>amo: non significa tutti senza<br />

eccezione, ma tutti senza <strong>di</strong>stinzione, vale a <strong>di</strong>re<br />

ogni tipo <strong>di</strong> persone, classe e con<strong>di</strong>zione. <strong>La</strong><br />

stessa spiegazione s’applica a Luca 3:21: “Ora,<br />

mentre tutto il popolo si faceva battezzare, anche<br />

Gesù fu battezzato; e, mentre pregava, si aprì il<br />

cielo”. Leggiamo pure in Giovanni 8:9 “All'alba<br />

tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed<br />

egli, sedutosi, li istruiva”: dobbiamo comprendere<br />

quest’espressione in modo assoluto o relativo?<br />

“Tutto il popolo” significa ogni singola persona che<br />

lo componeva, oppure persone d’ogni tipo?<br />

Certamente la seconda ipotesi, perché il Tempio<br />

non avrebbe potuto ospitare tutti coloro che in<br />

quel tempo abitavano a Gerusalemme, cioè alla<br />

Festa dei Tabernacoli. Ancora leggiamo in Atti<br />

2:15: “Perché tu gli sarai testimone davanti a tutti<br />

gli uomini delle cose che hai viste e u<strong>di</strong>te”. Quel<br />

“tutti” certamente non significa ogni singolo<br />

membro della razza umana. Ora, noi sosteniamo<br />

che “…che ha dato sé stesso come prezzo <strong>di</strong><br />

riscatto per tutti” 1 Timoteo 2:6 non significhi<br />

“tutti senz’eccezione”, ma “tutti senza<br />

<strong>di</strong>stinzione”. Egli <strong>di</strong>ede Sé stesso come prezzo <strong>di</strong><br />

riscatto per gente d’ogni nazionalità, d’ogni<br />

generazione, d’ogni classe, in una parola, per gli<br />

eletti, come leggiamo in Apocalisse 5:9 “Essi<br />

cantavano un cantico nuovo, <strong>di</strong>cendo: «Tu sei<br />

99


degno <strong>di</strong> prendere il libro e <strong>di</strong> aprirne i sigilli,<br />

perché sei stato immolato e hai acquistato a <strong>Dio</strong>,<br />

con il tuo sangue, gente <strong>di</strong> ogni tribù, lingua,<br />

popolo e nazione”. Che non si tratti <strong>di</strong><br />

un’interpretazione arbitraria del “tutti” nel nostro<br />

brano è chiaro da Matteo 28:20: “il Figlio<br />

dell'uomo non è venuto per essere servito ma per<br />

servire e per dare la sua vita come prezzo <strong>di</strong><br />

riscatto per molti”. Questa limitazione sarebbe del<br />

tutto priva <strong>di</strong> significato se Egli <strong>di</strong>ede la Sua vita<br />

come prezzo <strong>di</strong> riscatti per tutti senza eccezione.<br />

Inoltre, le parole qui <strong>di</strong> qualificazione “questa è la<br />

testimonianza resa a suo tempo”, devono pure<br />

essere considerate. Se Cristo <strong>di</strong>ede Sé stesso<br />

come prezzo <strong>di</strong> riscatto per l’intera razza umana,<br />

in che senso questo vedrà a suo tempo la<br />

testimonianza, dato che moltitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> persone<br />

saranno certamente perdute per l’eternità? Se<br />

però il nostro testo significa che Cristo <strong>di</strong>ede Sé<br />

stesso come prezzo <strong>di</strong> riscatto per gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

per tutti senza <strong>di</strong>stinzione, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong><br />

nazionalità, prestigio sociale, carattere morale,<br />

età o sesso, allora il significato <strong>di</strong> queste parole <strong>di</strong><br />

qualificazione <strong>di</strong>venta del tutto comprensibile,<br />

perché “a suo tempo” questo risulterà chiaro, ne<br />

riceverà testimonianza, quando ciascuno <strong>di</strong> loro<br />

sarà effettivamente salvato.<br />

3. “Ve<strong>di</strong>amo colui che è stato fatto <strong>di</strong> poco<br />

inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato <strong>di</strong> gloria<br />

e <strong>di</strong> onore a motivo della morte che ha sofferto,<br />

affinché, per la grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, gustasse la morte<br />

per tutti” (Ebrei 2:9). <strong>Non</strong> è necessario soffermarsi<br />

molto su questo brano. Chi sono questi “tutti”? Il<br />

versetto seguente lo spiega: “Infatti, per condurre<br />

molti figli alla gloria, era giusto che colui, a causa<br />

del quale e per mezzo del quale sono tutte le<br />

100


cose, rendesse perfetto, per via <strong>di</strong> sofferenze,<br />

l'autore della loro salvezza” (Ebrei 2:10). Si tratta<br />

<strong>di</strong> “tutti” quei “molti figli” che saranno condotti<br />

alla gloria. Si vede così che questo brano insegna<br />

non una salvezza illimitata, ma una salvezza<br />

limitata: “molti figli”, non significa “tutti”, ma “un<br />

gran numero”, e questo è in perfetto accordo con<br />

gli altri testi biblici citati. È stato per “i figli” e non<br />

per l’intero genere umano che il nostro Signore ha<br />

“gustato la morte” 12 .<br />

Chiu<strong>di</strong>amo la sezione <strong>di</strong> questo capitolo <strong>di</strong>cendo<br />

che l’unica limitazione nell’opera <strong>di</strong> Redenzione,<br />

quella che abbiamo fin ora sostenuto, sorge dalla<br />

pura <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: non è una limitazione <strong>di</strong><br />

valore o <strong>di</strong> virtù, ma <strong>di</strong> progetto e <strong>di</strong> applicazione.<br />

Consideramo ora così:<br />

c. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo nella<br />

salvezza<br />

Dato che lo Spirito Santo è una delle tre persone<br />

della santa Trinità, ne consegue necessariamente<br />

che Egli sia in piena concordanza con la volontà e<br />

progetto delle altre Persone dell’Essere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Il<br />

proposito eterno del Padre nell’elezione,<br />

l’applicabilità limitata della virtù della morte del<br />

Figlio, e la prospettiva limitata dell’opera dello<br />

Spirito Santo, sono in accordo perfetto. Se il Padre<br />

scelse alcuni prima della fondazione del mondo e<br />

li affidò a Suo Figlio, e se è per loro che Cristo<br />

<strong>di</strong>ede Sé stesso come prezzo <strong>di</strong> riscatto, allora non<br />

è vero che lo Spirito Santo stia lavorando per<br />

“portare il mondo a Cristo”. <strong>La</strong> missione dello<br />

Spirito Santo nel mondo oggi, è quella <strong>di</strong> applicare<br />

12 1 Giovanni 2:2 sarà esaminato dettagliatamente<br />

nell’appen<strong>di</strong>ce 4.<br />

101


i benefici del sacrificio redentore <strong>di</strong> Cristo. <strong>La</strong><br />

questione che ci deve occupare ora, non è quanto<br />

lo Spirito Santo sia potente – su questo non c’è<br />

alcun dubbio: la Sua potenza è illimitata – ma ciò<br />

che cercheremo <strong>di</strong> mostrare è che la Sua potenza<br />

ed operazioni sono <strong>di</strong>rette dalla sapienza e dalla<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong>vina. Abbiamo appena affermato che<br />

la potenza ed operazioni dello Spirito Santo sono<br />

<strong>di</strong>rette dalla <strong>di</strong>vina sapienza e dall’in<strong>di</strong>scutibile<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Prova <strong>di</strong> questo la troviamo nelle<br />

parole che il nostro Signore <strong>di</strong>ce a Nicodemo in<br />

Giovanni “Il vento soffia dove vuole, e tu ne o<strong>di</strong> il<br />

rumore, ma non sai né da dove viene né dove va;<br />

così è <strong>di</strong> chiunque è nato dallo Spirito” (Giovanni<br />

3:8). Qui si fa un raffronto fra il vento e lo Spirito.<br />

Il raffronto è duplice: in primo luogo sia il vento<br />

che lo Spirito agiscono in modo sovrano, in<br />

secondo luogo: in modo misterioso. Il raffronto è<br />

evidenziato dalla parola ”così”. Il primo punto<br />

dell’analogia si riscontra nelle parole “dove<br />

vuole”, il secondo in “non sai”. <strong>Non</strong> ci occuperemo<br />

del secondo punto dell’analogia, ma del primo<br />

vogliamo continuare a riflettere. “Il vento soffia<br />

dove vuole … così è <strong>di</strong> chiunque è nato dallo<br />

Spirito”. Il vento è un elemento che nessuno può<br />

né imbrigliare né impe<strong>di</strong>re. Il vento non si consulta<br />

con l’uomo, prima <strong>di</strong> soffiare, né può essere<br />

regolato da artifici <strong>di</strong> sorta. Così è dello Spirito. Il<br />

vento è regolato dalla <strong>di</strong>vina sapienza, eppure,<br />

per quanto riguarda l’uomo, esso è assolutamente<br />

sovrano nelle sue operazioni. Così è con lo Spirito.<br />

Talvolta il vento soffia così dolcemente che a<br />

malapena fa tremare una foglia; altre volte soffia<br />

con tale violenza che il suo ruggito può essere<br />

u<strong>di</strong>to per miglia. Così è per quanto riguarda la<br />

nuova nascita. Con alcuni lo Spirito opera in modo<br />

102


molto delicato, tanto che la Sua opera è<br />

impercettibile ad umani osservatori. Con altri la<br />

Sua opera è così potente, ra<strong>di</strong>cale, rivoluzionaria,<br />

che le Sue operazioni sono evidenti per tutti.<br />

Alcune volte il vento ha un influsso solo locale,<br />

altre volte insiste su intere regioni. Così è per lo<br />

Spirito: oggi agisce su un’anima o su due, domani<br />

Egli può, come a Pentecoste, “compungere il<br />

cuore” d’intere moltitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> persone. Sia però<br />

che operi su pochi o su molti, Egli non si consulta<br />

prima con l’uomo, ma agisce a Suo piacimento. <strong>La</strong><br />

nuova nascita <strong>di</strong>pende dalla volontà sovrana dello<br />

Spirito.<br />

Ciascuna Persona della santa Trinità si occupa<br />

della nostra salvezza. Il Padre si occupa della<br />

predestinazione, il Figlio della propiziazione, lo<br />

Spirito della rigenerazione. Il Padre ci scelse; il<br />

Figlio morì per noi; lo Spirito ci vivifica. Il Padre<br />

s’interessò <strong>di</strong> noi; il Figlio versò il Suo sangue per<br />

noi; lo Spirito compie la Sua opera in noi. Ciò che<br />

fece il Primo era <strong>di</strong> valenza eterna; ciò che il<br />

secondo fece era <strong>di</strong> valenza esterna; ciò che lo<br />

Spirito fa è <strong>di</strong> valenza interna. È dell’opera dello<br />

Spirito ciò <strong>di</strong> cui ora ci occupiamo, della Sua opera<br />

nell’ambito della nuova nascita, ed, in particolare<br />

delle sue operazioni sovrane nell’ambito della<br />

nuova nascita. Il Padre si propose la nostra nuova<br />

nascita; il Figlio rese possibile la nuova nascita<br />

(con il Suo “travaglio”), ma lo Spirito Santo<br />

realizza la nuova nascita – “nati dallo Spirito”<br />

(Giovanni 3:6).<br />

<strong>La</strong> nuova nascita è esclusivamente opera <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> lo<br />

Spirito, e l’uomo in questo non ha né arte né<br />

parte. L’idea stessa <strong>di</strong> nascita esclude che vi<br />

possa essere un qualsiasi contributo da parte della<br />

103


persona che nasce. A livello personale noi non<br />

possiamo “partecipare” alla nuova nascita più <strong>di</strong><br />

quanto abbiamo partecipato alla nostra nascita<br />

naturale. <strong>La</strong> nuova nascita è una risurrezione<br />

spirituale, un “passare dalla morte alla vita”<br />

(Giovanni 5:24) e, chiaramente, la risurrezione è<br />

altresì cosa alla quale l’uomo cooperi. Nessun<br />

cadavere è in grado <strong>di</strong> rianimare sé stesso. Per<br />

questo è scritto: “È lo Spirito che vivifica; la carne<br />

non è <strong>di</strong> alcuna utilità” (Giovanni 6:63). Lo Spirito,<br />

però, non “vivifica” tutti: perché? Di solito a<br />

questa domanda si risponde: “Perché non tutti<br />

credono in Cristo”. Si suppone così che lo Spirito<br />

Santo vivifichi solo coloro che credono. Questo,<br />

però, è mettere il carro davanti ai buoi. <strong>Non</strong> è la<br />

fede la causa della nuova nascita, ma la sua<br />

conseguenza. È così ovvio che non varrebbe<br />

neppure la pena <strong>di</strong> <strong>di</strong>scuterne. <strong>La</strong> fede (in <strong>Dio</strong>),<br />

non è un qualche cosa <strong>di</strong> esotico che sia congenito<br />

al cuore umano. Se la fede fosse un prodotto<br />

naturale del corpo umano, l’esercizio <strong>di</strong> un<br />

principio comune alla natura umana, non vi<br />

sarebbe scritto: “Poiché non tutti hanno la fede”<br />

(2 Tessalonicesi 3:2). <strong>La</strong> fede è una grazia<br />

spirituale, il frutto <strong>di</strong> una natura spirituale. Coloro<br />

che non sono rigenerati sono spiritualmente morti,<br />

“…voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei<br />

vostri peccati” (Efesini 2:1), ne consegue che in<br />

loro la fede è impossibile, perché un uomo morto<br />

non può credere in alcunché. “…e quelli che sono<br />

nella carne non possono piacere a <strong>Dio</strong>” (Romani<br />

8:8): lo potrebbero se fosse possibile per la carne<br />

il credere. Confrontate questo con il versetto<br />

citato frequentemente <strong>di</strong> Ebrei 11:6 “senza fede è<br />

impossibile piacergli” (Ebrei 11:6). Potrebbe forse<br />

<strong>Dio</strong> essere compiaciuto o sod<strong>di</strong>sfatto con una<br />

104


qualsiasi cosa che non avesse origine in Sé<br />

stesso? Che l’opera dello Spirito Santo<br />

inequivocabilmente preceda il nostro credere, è<br />

inequivocabilmente stabilito da 2 Tessalonicesi<br />

2:13: “<strong>Dio</strong> fin dal principio vi ha eletti a salvezza<br />

me<strong>di</strong>ante la santificazione nello Spirito e la fede<br />

nella verità”. Notate come la “santificazione nello<br />

Spirito” venga prima e <strong>di</strong> fatto renda possibile “la<br />

fede nella verità”. Che cos’è la “santificazione<br />

nello Spirito”? Rispon<strong>di</strong>amo: la nuova nascita.<br />

Nella Scrittura “santificazione” significa sempre<br />

“separazione”, separazione da qualcosa ed<br />

adesione a qualcos’altro o a qualcuno.<br />

Approfon<strong>di</strong>amo un po’ la nostra affermazione che<br />

la “santificazione nello spirito” corrisponda alla<br />

nuova nascita e si riferisca ai suoi effetti<br />

posizionali. Ecco un servitore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che pre<strong>di</strong>ca<br />

l’Evangelo ad una comunità in cui vi sono 100<br />

persone non salvate. Egli porta <strong>di</strong> fronte a loro<br />

l’insegnamento della Scrittura al riguardo della<br />

loro situazione <strong>di</strong> rovina e <strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione. Egli parla<br />

loro <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, del Suo carattere e <strong>di</strong> ciò che<br />

giustamente Egli esige. Egli parla loro <strong>di</strong> come<br />

Cristo sod<strong>di</strong>sfi Egli stesso per loro ciò che <strong>Dio</strong><br />

richiede, il giusto che muore per gli ingiusti, e<br />

<strong>di</strong>chiara che attraverso “quest’uomo” ora è<br />

pre<strong>di</strong>cato il perdono dei peccati. Egli così chiude il<br />

<strong>di</strong>scorso, esortando i perduti a credere in ciò che<br />

<strong>Dio</strong> <strong>di</strong>ce nella Sua Parola ed ad accogliere Gesù<br />

come proprio personale Salvatore. <strong>La</strong> riunione si<br />

conclude e l’assemblea si scioglie; novantanove<br />

fra quei perduti presenti rifiutano <strong>di</strong> venire a<br />

Cristo ed ottenervi vita, e tornano nelle tenebre<br />

rimanendo senza speranza e senza <strong>Dio</strong> nel<br />

mondo. Il centesimo, però, ha u<strong>di</strong>to la Parola. Il<br />

Seme è caduto in buona terra, quella che <strong>Dio</strong><br />

105


stesso ha preparato. Egli ha creduto nella Buona<br />

Notizia, e torna a casa rallegrandosi che il suo<br />

nome sia scritto in cielo. Egli è “nato <strong>di</strong> nuovo”, e<br />

proprio come un neonato nel mondo naturale<br />

inizia la sua esistenza afferrandosi istintivamente,<br />

nella sua impotenza, a sua madre, così<br />

quest’anima neonata si è afferrata a Cristo.<br />

Proprio come leggiamo <strong>di</strong> Li<strong>di</strong>a: “Il Signore le aprì<br />

il cuore, per renderla attenta alle cose dette da<br />

Paolo” (Atti 16:14), così nel caso immaginato<br />

prima, è lo Spirito Santo ad avere vivificato<br />

quell’anima prima che potesse credere al<br />

messaggio evangelico. Ecco dunque la<br />

“santificazione nello Spirito”: quest’anima che è<br />

nata <strong>di</strong> nuovo, in virtù nella sua nuova nascita, è<br />

stata separata dalle altre novantanove. Coloro che<br />

sono nati <strong>di</strong> nuovo sono separati per opera dello<br />

Spirito, da coloro che solo morti nelle colpe e nei<br />

peccati.<br />

Una bella tipologia delle operazioni dello Spirito<br />

Santo antecedenti alla “fede nella verità” da parte<br />

del peccatore, si trova nel primo capitolo della<br />

Genesi. Leggiamo al versetto 2: “<strong>La</strong> terra era<br />

informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia<br />

dell'abisso e lo Spirito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> aleggiava sulla<br />

superficie delle acque”. <strong>La</strong> forma originale <strong>di</strong><br />

questo testo in ebraico, potrebbe essere resa così:<br />

“…e la terra era <strong>di</strong>ventata una desolata rovina, e<br />

le tenebre erano sulla faccia dell’abisso”. “Nel<br />

principio” la terra non era stata creata nelle<br />

con<strong>di</strong>zioni descritte al versetto 2. Fra i primi due<br />

versetti <strong>di</strong> Genesi 1, potrebbe essere avvenuta<br />

una terribile catastrofe 13 , forse la caduta <strong>di</strong> Satana<br />

e, come conseguenza, la terra era <strong>di</strong>venuta una<br />

13 <strong>La</strong> teoria del “gap” o della scissione.<br />

106


“desolata rovina” e giaceva nelle “tenebre”.<br />

Questa è la storia dell’uomo. Oggi l’uomo non si<br />

trova nelle con<strong>di</strong>zioni in cui era stato modellato<br />

dalle mani del Creatore. È avvenuta una terribile<br />

catastrofe, ed ora l’uomo è una “desolata rovina”<br />

e completamente nelle “tenebre” al riguardo delle<br />

cose spirituali. Leggiamo però ancora in Genesi<br />

come <strong>Dio</strong> avesse rimodellato la terra rovinata e<br />

fatto nuove creature perché l’abitassero. Prima<br />

leggiamo: “…e lo Spirito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> aleggiava sulla<br />

superficie delle acque”, poi troviamo: “<strong>Dio</strong> <strong>di</strong>sse:<br />

«Sia luce!» E luce fu”. L’or<strong>di</strong>ne è identico a quello<br />

della nuova creazione. Prima c’è l’azione dello<br />

Spirito, e poi la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> dà luce. Prima che la<br />

Parola trovi accesso sulla scena della desolazione<br />

e della rovina, portando con essa la luce, “si<br />

muove” lo Spirito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Così è per quanto<br />

riguarda la nuova creazione: “<strong>La</strong> rivelazione delle<br />

tue parole illumina” (Salmo 119:13), prima però<br />

che essa subentri nell’oscuro cuore umano, è lo<br />

Spirito Santo che deve operare su <strong>di</strong> esso 14 .<br />

14 <strong>La</strong> priorità che abbiamo <strong>di</strong>feso più sopra è più in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

natura che <strong>di</strong> tempo, proprio come l'effetto deve sempre<br />

essere preceduto dalla causa. È necessario far aprire gli occhi<br />

ad un cieco, prima che ci possa vedere. Allo stesso modo non<br />

c'è alcun intervallo <strong>di</strong> tempo fra uno e l'altro. <strong>Non</strong> appena i<br />

suoi occhi si aprono, egli vede. È così che uno deve nascere<br />

<strong>di</strong> nuovo "prima <strong>di</strong> poter vedere il regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (Giovanni<br />

3:3). Vedere il Figlio è necessario, per credere in Lui.<br />

L'incredulità è il segno <strong>di</strong>stintivo della cecità spirituale -<br />

coloro che non credono all'annuncio dell'Evangelo, "non<br />

vedono bellezza alcuna" in Cristo tanto da desiderarlo.<br />

L'opera dello Spirito nel "vivificare" chi è morto nel peccato,<br />

precede la fede in Cristo, proprio come la causa precede<br />

sempre l'effetto. <strong>Non</strong> appena, però, il cuore è fatto rivolgere<br />

verso Cristo dallo Spirito Santo, il peccatore abbraccia il<br />

Salvatore.<br />

107


Ritornando ora a 2 Tessalonicesi 2:13 “noi<br />

dobbiamo sempre ringraziare <strong>Dio</strong> per voi, fratelli<br />

amati dal Signore, perché <strong>Dio</strong> fin dal principio vi<br />

ha eletti a salvezza me<strong>di</strong>ante la santificazione<br />

nello Spirito e la fede nella verità”. In questo<br />

testo, l’or<strong>di</strong>ne in cui compaiono le frasi è molto<br />

istruttivo e della massima importanza. In primo<br />

luogo troviamo l’eterna scelta che <strong>Dio</strong> ha<br />

compiuto; in secondo luogo, la santificazione dello<br />

Spirito; in terzo luogo, la fede nella verità.<br />

Precisamente lo stesso or<strong>di</strong>ne si trova in 1 Pietro<br />

1:2: “Eletti secondo la prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Padre,<br />

me<strong>di</strong>ante la santificazione dello Spirito, a ubbi<strong>di</strong>re<br />

e a essere cosparsi del sangue <strong>di</strong> Gesù Cristo” (1<br />

Pietro 1:2). Per “ubbi<strong>di</strong>re” s’intende qui<br />

l’obbe<strong>di</strong>enza della fede (Romani 1:5), la quale fa<br />

proprie le virtù del sangue “cosparso” <strong>di</strong> Cristo.<br />

Prima, dunque, dell’ubbi<strong>di</strong>enza (della fede, cfr.<br />

Ebrei 5:9), vi è l’opera dello Spirito che santifica,<br />

cioè “mette a parte”, e <strong>di</strong>etro a tutto questo vi è<br />

l’elezione fatta da <strong>Dio</strong> Padre. Coloro che ricevono<br />

“la santificazione dello Spirito”, quin<strong>di</strong>, sono<br />

coloro che sono stati eletti secondo la prescienza<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> “a salvezza” (2 Tessalonicesi 2:13).<br />

Si potrebbe però obiettare: non è forse la missione<br />

dello Spirito Santo quella <strong>di</strong> “convincere il mondo<br />

<strong>di</strong> peccato”? Noi rispon<strong>di</strong>amo: no, non lo è. <strong>La</strong><br />

missione dello Spirito è triplice: glorificare Cristo,<br />

vivificare gli eletti, e<strong>di</strong>ficare i santi. Giovanni 16:8-<br />

11 non descrive “la missione” dello Spirito, ma<br />

presenta il significato della Sua presenza qui in<br />

questo mondo. <strong>Non</strong> parla della Sua opera a livello<br />

soggettivo nel credente, mostrandogli il suo<br />

bisogno <strong>di</strong> Cristo, sollecitando la sua coscienza per<br />

infondergli nel cuore timore del giu<strong>di</strong>zio. Si tratta<br />

piuttosto della Sua opera oggettiva. Ad esempio:<br />

108


supponete <strong>di</strong> vedere un uomo che sta subendo la<br />

sua condanna a morte: <strong>di</strong> che cosa questo mi<br />

“convincerebbe”? È ovvio: che si tratta d’un<br />

assassino. In che modo io ne sarei convinto?<br />

Leggendo gli atti del suo processo? Ascoltando<br />

una confessione dalle sue stesse labbra? No, ma<br />

dal fatto evidente che si trova sul luogo<br />

dell’esecuzione come condannato. Allo stesso<br />

modo, il fatto che lo Spirito Santo sia qui<br />

presente, è proprio questo che fornisce la prova<br />

della colpevolezza del mondo, della giustizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

e della condanna del <strong>di</strong>avolo. Lo Spirito Santo non<br />

dovrebbe essere qui: questa è senza dubbio<br />

un’affermazione sorprendente, ma la facciamo<br />

apposta. Cristo è Colui che dovrebbe essere qui.<br />

Egli era stato mandato dal Padre, ma il mondo non<br />

l’ha ricevuto, proprio non lo voleva, lo o<strong>di</strong>ava e lo<br />

ha cacciato via. Il fatto, invece, che sia lo Spirito<br />

Santo ad essere presente, è prova della nostra<br />

umana colpevolezza. <strong>La</strong> venuta dello Spirito era<br />

prova e <strong>di</strong>mostrazione della risurrezione,<br />

ascensione e gloria del Signore Gesù. <strong>La</strong> Sua<br />

presenza sulla terra capovolge il verdetto emesso<br />

dal mondo, mostrando come <strong>Dio</strong> abbia annullato il<br />

giu<strong>di</strong>zio blasfemo avvenuto nel palazzo del<br />

Sommo Sacerdote e nel pretorio del governatore<br />

romano. <strong>La</strong> “riprovazione” dello Spirito permane,<br />

e rimane nonostante che il mondo abbia o non<br />

abbia accolto la Sua testimonianza. Se il Signore<br />

avesse qui fatto riferimento all’opera <strong>di</strong> grazia che<br />

lo Spirito avrebbe operato in coloro che avrebbero<br />

dovuto sentire il bisogno che avevano <strong>di</strong> Lui, Egli<br />

avrebbe detto che lo Spirito avrebbe convinto il<br />

mondo della loro ingiustizia, della loro mancanza<br />

<strong>di</strong> giustizia. Qui, però, questo concetto non<br />

compare. <strong>La</strong> <strong>di</strong>scesa dello Spirito dal cielo,<br />

109


stabilisce la giustizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, la giustizia <strong>di</strong> Cristo.<br />

<strong>La</strong> prova <strong>di</strong> questo è che Cristo è salito al Padre.<br />

Se Cristo fosse stato un impostore, come insisteva<br />

a <strong>di</strong>re il mondo quando Lo respinse, il Padre non<br />

Lo avrebbe ricevuto. Il fatto, però, che il Padre lo<br />

abbia <strong>di</strong> fatto esaltato alla propria destra,<br />

<strong>di</strong>mostra come Egli fosse innocente delle accuse<br />

che Gli erano state mosse; e la prova che il Padre<br />

lo ha <strong>di</strong> fatto ricevuto, è la presenza ora dello<br />

Spirito Santo sulla terra, perché è stato Cristo a<br />

mandarlo da presso il Padre (Giovanni 16:7)! Il<br />

mondo ha commesso una gravissima ingiustizia<br />

nel respingerlo, il Padre è stato giusto nel<br />

glorificarlo, e questo è esattamente ciò che la<br />

presenza dello Spirito sulla terra oggi stabilisce.<br />

“Quanto al giu<strong>di</strong>zio, perché il principe <strong>di</strong> questo<br />

mondo è stato giu<strong>di</strong>cato” (Giovanni 16:11).<br />

Questo è il punto culminante logico ed inevitabile.<br />

Il mondo è <strong>di</strong>chiarato colpevole proprio per avere<br />

respinto Cristo, per il loro rifiuto <strong>di</strong> accoglierlo. <strong>La</strong><br />

sua condanna viene manifestata proprio dal fatto<br />

che il Respinto sia stato esaltato. Per questo il<br />

mondo, e il <strong>di</strong>avolo, non può aspettarsi altro che<br />

un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> condanna. “Il giu<strong>di</strong>zio” <strong>di</strong> Satana è<br />

già stabilito per la presenza stessa dello Spirito<br />

sulla terra, perché Cristo, attraverso la morte, ha<br />

<strong>di</strong>strutto chi aveva il potere sulla morte, cioè il<br />

<strong>di</strong>avolo (Ebrei 2:14). Quando arriverà il momento<br />

che <strong>Dio</strong> ha stabilito per la partenza dello Spirito<br />

dalla terra, la Sua sentenza sarà eseguita, sia<br />

quella sul mondo che su chi lo domina. Alla luce <strong>di</strong><br />

questo testo in<strong>di</strong>cibilmente solenne, non ci deve<br />

sorprendere che Cristo poi <strong>di</strong>ca: “…lo Spirito della<br />

verità, che il mondo non può ricevere perché non<br />

lo vede e non lo conosce” (Giovanni 14:17). No, il<br />

mondo proprio non Lo vuole, perché Egli<br />

110


condanna il mondo: “Quando sarà venuto,<br />

convincerà (pronuncerà il suo verdetto <strong>di</strong><br />

colpevolezza) il mondo quanto al peccato, alla<br />

giustizia e al giu<strong>di</strong>zio. Quanto al peccato, perché<br />

non credono in me; quanto alla giustizia, perché<br />

vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al<br />

giu<strong>di</strong>zio, perché il principe <strong>di</strong> questo mondo è<br />

stato giu<strong>di</strong>cato” (Giovanni 16:8-11).<br />

Tre cose la presenza dello Spirito Santo sulla terra<br />

<strong>di</strong>mostrerà al mondo: in primo luogo, il suo<br />

peccato, perché il mondo rifiuta <strong>di</strong> credere in<br />

Cristo; in secondo luogo, la giustizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

nell’esaltare alla propria destra Colui che il mondo<br />

respinge, e che il mondo non vedrà più; in terzo<br />

luogo, il giu<strong>di</strong>zio, perché Satana, il principe <strong>di</strong><br />

questo mondo è già stato giu<strong>di</strong>cato, sebbene<br />

l’esecuzione <strong>di</strong> questo giu<strong>di</strong>zio permanga nel<br />

futuro. È così che la presenza dello Spirito Santo<br />

oggi manifesta, mette in luce, le cose come<br />

veramente stanno.<br />

Lo Spirito Santo è sovrano nelle Sue operazioni, e<br />

la Sua missione è riservata agli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: essi<br />

sono coloro che Egli “conforta”, “suggella”, guida<br />

in ogni verità, mostra loro le cose a venire, ecc.<br />

L’opera dello Spirito è necessaria al fine <strong>di</strong><br />

completare la realizzazione degli eterni propositi<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Parlando in modo ipotetico, ma<br />

rispettosamente, si potrebbe <strong>di</strong>re che se <strong>Dio</strong> non<br />

avesse fatto altro che dare Cristo affinché morisse<br />

per i peccatori, nessun singolo peccatore sarebbe<br />

stato mai salvato. Infatti, proprio affinché il<br />

peccatore veda il suo bisogno d’un Salvatore, e<br />

sia <strong>di</strong>sposto a ricevere il Salvatore <strong>di</strong> cui ha<br />

bisogno, è assolutamente richiesta su <strong>di</strong> lui ed in<br />

lui l’opera dello Spirito Santo. Se <strong>Dio</strong> non avesse<br />

111


fatto <strong>di</strong> più che far sì che Cristo morisse per i<br />

peccatori, e poi avesse solo mandato i Suoi<br />

servitori a proclamare salvezza in Cristo, lasciando<br />

i peccatori completamente a sé stessi<br />

accettandolo o respingendolo secondo il loro<br />

beneplacito, allora ogni peccatore Lo avrebbe<br />

respinto, perché nel profondo del suo cuore, ogni<br />

uomo o<strong>di</strong>a <strong>Dio</strong> ed è in inimicizia contro Lui. Per<br />

questo era necessaria l’opera dello Spirito Santo<br />

per portare i peccatori a Cristo, per sconfiggere la<br />

loro innata opposizione, per costringerli ad<br />

accettare ciò che Cristo per loro ha compiuto.<br />

Diciamo “costringere” i peccatori perché questo è<br />

esattamente ciò che fa lo Spirito Santo, ciò che<br />

Egli deve fare.<br />

Questo ci porta a considerare accuratamente,<br />

seppure nel modo più breve possibile, la parabola<br />

del “Gran cena”. In Luca 14:16 leggiamo: “Un<br />

uomo preparò una gran cena e invitò molti”.<br />

Confrontando attentamente ciò che segue a<br />

questo con Matteo 22:2-10, osserveremo <strong>di</strong>verse<br />

importanti <strong>di</strong>stinzioni. Consideriamo questi come<br />

due versioni <strong>di</strong>verse della stessa parabola, che<br />

<strong>di</strong>fferiscono in qualche dettaglio secondo i<br />

propositi che lo Spirito Santo si prefigge <strong>di</strong><br />

raggiungere in ciascun vangelo. Il racconto <strong>di</strong><br />

Matteo, in armonia con la presentazione che vi fa<br />

lo Spirito Santo, <strong>di</strong> Cristo, come Figlio <strong>di</strong> Davide, il<br />

Re dei Giudei, <strong>di</strong>ce: “Il regno dei cieli è simile a un<br />

re, il quale fece le nozze <strong>di</strong> suo figlio” (Matteo<br />

22:2). Il racconto <strong>di</strong> Luca, dove lo Spirito presenta<br />

Cristo come il Figlio dell’uomo, <strong>di</strong>ce: “Un uomo<br />

preparò una gran cena e invitò molti”. Matteo<br />

22:3 <strong>di</strong>ce: “Mandò i suoi servi a chiamare gli<br />

invitati alle nozze; ma questi non vollero venire”,<br />

invece Luca 14:17 <strong>di</strong>ce: “e all'ora della cena,<br />

112


mandò il suo servo a <strong>di</strong>re agli invitati…”. Ora, ciò<br />

che vogliamo particolarmente qui rilevare è che<br />

per tutto il racconto <strong>di</strong> Matteo abbiamo “i suoi<br />

servi”, e in quello <strong>di</strong> Luca è sempre “il suo servo”.<br />

Coloro per i quali stiamo scrivendo questo libro<br />

sono coloro che credono, senza riserve,<br />

nell’ispirazione verbale delle Scritture, e in questa<br />

precisa prospettiva, essi prontamente<br />

riconosceranno che vi deve senz’altro essere una<br />

ragione per cui in Matteo troviamo un plurale, ed<br />

in Luca un singolare. Noi cre<strong>di</strong>amo che la ragione<br />

<strong>di</strong> questo sia molto rilevante e che prestare<br />

attenzione a questa variante, riveli un’importante<br />

verità. Noi cre<strong>di</strong>amo che “i servitori” in Matteo,<br />

generalmente parlando, siano tutti coloro che<br />

vanno a pre<strong>di</strong>care l’Evangelo, ma che “il servo” <strong>di</strong><br />

Luca 14, sia lo stesso Spirito Santo. <strong>Non</strong> è affatto<br />

incongruo con il testo affermarlo, né certamente è<br />

offensivo per lo Spirito, perché <strong>Dio</strong> il Figlio, nei<br />

giorni del Suo ministero terreno, era il Servo <strong>di</strong><br />

Jahvè (Isaia 42:21). Si osservi che in Matteo 22 “i<br />

servi” sono mandati a fare tre cose: in primo<br />

luogo a “chiamare” alle nozze (3); in secondo<br />

luogo, a “<strong>di</strong>re” agli invitati che il pranzo pronto; in<br />

terzo luogo, ancora a “chiamare” (o esortare).<br />

Queste sono le tre cose che oggi fa un ministro<br />

dell’Evangelo. In Luca 14 il Servo è pure mandato<br />

a fare tre cose: in primo luogo: “mandò il suo<br />

servo a <strong>di</strong>re agli invitati: "Venite, perché tutto è<br />

già pronto"” (17); in secondo luogo, “<strong>di</strong>sse al suo<br />

servo: "Va' presto per le piazze e per le vie della<br />

città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi"<br />

(21); in terzo luogo, “Il signore <strong>di</strong>sse al servo: "Va'<br />

fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a<br />

entrare” (23). Queste ultime due cose solo lo<br />

Spirito le può fare! Ecco così che nel testo citato<br />

113


“il Servo”, lo Spirito Santo, costringe certuni a<br />

venire alla “cena”, manifestando qui la Sua<br />

<strong>sovranità</strong>, la Sua onnipotenza e la Sua <strong>di</strong>vina<br />

sufficienza. Chiara implicazione <strong>di</strong> questo<br />

“costringere” è che coloro che lo Spirito Santo<br />

conduce dentro, non hanno nessuna intenzione <strong>di</strong><br />

per sé stessi <strong>di</strong> farlo. Questo è esattamente ciò<br />

che abbiamo cercato <strong>di</strong> mostrare nei paragrafi<br />

precedenti. Per loro natura, gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono<br />

figli d’ira tanto quanto gli altri (Efesini 2:3) e come<br />

tali i loro cuori sono in inimicizia contro <strong>Dio</strong>.<br />

Questa loro “inimicizia” è sopraffatta dallo Spirito<br />

ed Egli li “costringe” ad entrare. <strong>Non</strong> è forse<br />

chiaro il motivo per cui altri siano lasciati fuori,<br />

cioè non solo perché essi non hanno alcuna<br />

intenzione <strong>di</strong> entrare, ma pure perché lo Spirito<br />

Santo non li costringe a farlo? <strong>Non</strong> manifesto che<br />

lo Spirito Santo è sovrano nell’esercizio del Suo<br />

potere, che “il vento soffia dove vuole” e che lo<br />

Spirito Santo faccia tutto ciò che Egli ritenga più<br />

opportuno?<br />

Per riassumere. Abbiamo cercato <strong>di</strong> mostrare la<br />

perfetta coerenza del comportamento <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: che<br />

ogni Persona della Trinità agisce in coor<strong>di</strong>nazione<br />

ed in armonia con le altre. <strong>Dio</strong> il Padre elegge<br />

certuni alla salvezza, <strong>Dio</strong> il Figlio muore per gli<br />

eletti, e <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo vivifica gli eletti. Allora<br />

possiamo bene cantare: Gloria e lode a Te, Padre<br />

nostro e Re dei re… Lode a Te, Signor Gesù ed<br />

all’eccelsa Tua virtù… Sale un inno con fervor a<br />

Te, Spirito creator: Sia lode al Padre, al Figlio ed<br />

allo Spirito Santo!<br />

114


5. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nella<br />

riprovazione<br />

“Considera dunque la bontà e la severità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>”<br />

(Romani 11:22).<br />

Nel capitolo precedente, quando trattavamo della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Padre nella salvezza, abbiamo<br />

esaminato sette brani della Bibbia in cui Lo<br />

ve<strong>di</strong>amo fare una scelta fra i figli degli uomini,<br />

predestinandone alcuni ad essere conformati<br />

all’immagine <strong>di</strong> Suo Figlio. Il lettore riflessivo si<br />

chiederà naturalmente quale sia, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

la sorte <strong>di</strong> coloro che non sono stati “or<strong>di</strong>nati a<br />

vita eterna”. <strong>La</strong> risposta che <strong>di</strong> solito forniscono a<br />

questa domanda anche coloro che credono a ciò<br />

che la Scrittura insegna al riguardo della <strong>sovranità</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, è che <strong>Dio</strong> passi oltre ai non eletti lasciando<br />

che essi seguano la loro via, ed alla fine essi<br />

saranno gettati nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong> Fuoco perché hanno<br />

rifiutato <strong>di</strong> seguire la Sua via e respinto il<br />

Salvatore che Egli aveva loro provveduto. Questa,<br />

però, è solo una parte della verità; l’altra parte –<br />

quella che maggiormente offende la mente<br />

carnale – è o ignorata, o negata.<br />

L’argomento che noi stiamo per affrontare è serio<br />

e temibile, ma oggi quasi tutti – persino coloro che<br />

professano d’essere calvinisti – respingono e<br />

ripu<strong>di</strong>ano questa dottrina. Si tratta, inoltre, <strong>di</strong> un<br />

argomento del quale siamo ben consapevoli che<br />

attirerà sul nostro libro polemiche e controversie a<br />

non finire: per questo è necessario esaminare<br />

questo aspetto della verità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in modo ancora<br />

più attento ed approfon<strong>di</strong>to. Siamo pronti ad<br />

ammettere che questo ramo dell’esposizione della<br />

115


<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia profondamente misterioso, ma<br />

non v’è ragione per cui noi lo si debba respingere.<br />

Il guaio è che oggi vi sono fin troppe persone che<br />

ricevono la testimonianza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> solo fino al punto<br />

dove essi possono spiegare in modo sod<strong>di</strong>sfacente<br />

le ragioni e le basi della Sua condotta, il che<br />

significa che essi sono <strong>di</strong>sposti ad accettare solo<br />

ciò che può essere misurato secondo i miseri<br />

criteri delle loro limitate capacità.<br />

Il punto che noi stiamo per considerare – messo<br />

nella forma più esplicita – è questo: <strong>Dio</strong> ha forse<br />

predestinato alcuni alla dannazione? Che molti<br />

saranno dannati per l’eternità, è chiaramente<br />

insegnato dalla Scrittura: ognuno sarà giu<strong>di</strong>cato in<br />

base alle proprie opere e raccoglierà quello che ha<br />

seminato. Ugualmente sicura è che“la condanna<br />

<strong>di</strong> costoro è giusta” (Romani 3:8). Altrettanto<br />

sicuro è che <strong>Dio</strong> abbia decretato che i non-eletti<br />

debbano scegliere il corso che essi seguono: sarà<br />

questo che ora cercheremo <strong>di</strong> provare.<br />

In conformità a ciò che è stato presentato nel<br />

capitolo precedente al riguardo dell’elezione <strong>di</strong><br />

alcuni alla salvezza, ne consegue inevitabilmente,<br />

anche se la Scrittura tacesse su <strong>di</strong> questo, che vi<br />

deve per forza essere la ripulsione <strong>di</strong> altri. Ogni<br />

scelta, in modo evidente e necessario, implica un<br />

rifiuto, perché laddove non vi fosse un lasciar<br />

fuori, non vi sarebbe neppure una scelta. Se vi<br />

sono alcuni che <strong>Dio</strong> ha eletto a salvezza (2<br />

Tessalonicesi 2:13), vi devono per forza essere<br />

altri che <strong>Dio</strong> non ha eletto a salvezza. Se il Padre<br />

ha affidato alcuni a Cristo (Giovanni 6:37), vi<br />

dovranno per forza essere altri che Egli non ha<br />

affidato a Cristo. Se vi sono alcuni i cui nomi sono<br />

scritti nel Libro della vita (Apocalisse 21:27), vi<br />

116


devono per forza essere altri i cui nomi non vi<br />

sono scritti. Che questo sia il caso, sarà provato<br />

pienamente più avanti.<br />

Ora tutti riconosceranno che dalla fondazione del<br />

mondo <strong>Dio</strong> ha certamente preconosciuto e<br />

previsto chi avrebbe e chi non avrebbe ricevuto<br />

Cristo come proprio Salvatore, e quin<strong>di</strong>, nel far<br />

venire all’esistenza e nascere quelli che Egli<br />

sapeva non avrebbero ricevuto Cristo come loro<br />

Salvatore, si può <strong>di</strong>re che Egli necessariamente li<br />

abbia creati ai fini della dannazione. Tutto ciò che<br />

si può <strong>di</strong>re in risposta a questo è: No, sebbene<br />

Id<strong>di</strong>o prevedesse che questi avrebbero respinto<br />

Cristo, Egli non decretò che essi lo dovessero fare.<br />

Questo, però, significa evitare la vera questione.<br />

<strong>Dio</strong> aveva una ragione definita perché Egli creò<br />

esseri umani, uno scopo preciso per cui Egli creò<br />

quest’o quell’in<strong>di</strong>viduo e, in vista della<br />

destinazione eterna delle Sue creature, Egli si<br />

propose o che questo dovesse trascorrere<br />

l’eternità in cielo o che quest’altro dovesse<br />

trascorrere l’eternità nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong> Fuoco. Se Egli<br />

quin<strong>di</strong> previde che, nel creare una certa persona,<br />

questa avesse <strong>di</strong>sprezzato e respinto il Salvatore,<br />

e, pur conoscendolo in anticipo, ciononostante,<br />

portò questa persona all’esistenza, allora è chiaro<br />

che Egli progettò e or<strong>di</strong>nò che quella persona<br />

fosse eternamente perduta. Ancora: la fede è<br />

dono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e lo scopo <strong>di</strong> darla solo ad alcuni,<br />

implica il proposito <strong>di</strong> non darla ad altri. Senza<br />

fede non vi è salvezza - “Colui che non crede sarà<br />

dannato” – per questo, se vi erano alcuni<br />

<strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Adamo ai quali Egli non si propose<br />

<strong>di</strong> dare la fede, deve essere così perché Egli<br />

or<strong>di</strong>nò che essi avrebbero dovuto essere<br />

condannati.<br />

117


<strong>Non</strong> solo non è possibile sfuggire a queste<br />

conclusioni, ma pure la storia le conferma. Prima<br />

della <strong>di</strong>vina Incarnazione, per quasi 2000 anni, la<br />

vasta maggioranza dell’umanità era stata lasciata<br />

priva persino dei mezzi esteriori della grazia, non<br />

essendo favorita da alcuna pre<strong>di</strong>cazione della<br />

Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> rivelazione scritta della Sua volontà.<br />

Per molti lunghi secoli, Israele era l’unica nazione<br />

a cui <strong>Dio</strong> avesse concesso una qualche speciale<br />

conoscenza <strong>di</strong> Sé stesso: “Egli, nelle generazioni<br />

passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la<br />

propria via” (Atti 14:16); “Voi soli ho scelti fra<br />

tutte le famiglie della terra” (Amos 3:2). Di<br />

conseguenza, poiché la fede viene da ciò che si<br />

ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola <strong>di</strong><br />

Cristo (Ro. 10:17) e tutte le altre nazioni erano, <strong>di</strong><br />

fatto, prive <strong>di</strong> questa pre<strong>di</strong>cazione, né consegue<br />

che fossero straniere a questa fede. Queste<br />

nazioni non erano solo ignoranti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> stesso, ma<br />

non conoscevano neppure il modo per<br />

compiacerlo, il vero modo d’essergli gra<strong>di</strong>ti, ed i<br />

mezzi per giungere all’eterno go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Lui.<br />

Ora, se <strong>Dio</strong> avesse voluto la loro salvezza, non<br />

avrebbe forse Egli concesso loro i mezzi per la<br />

salvezza? <strong>Non</strong> avrebbe forse dato loro tutte le<br />

cose necessarie a quel fine? Il fatto innegabile,<br />

però, è che Egli non gliele <strong>di</strong>ede loro. Se dunque<br />

<strong>Dio</strong>, in modo coerente con la Sua giustizia,<br />

misericor<strong>di</strong>a, e benevolenza, nega ad alcuni i<br />

mezzi della grazia, e li rinchiude in spesse tenebre<br />

e nell’incredulità (a causa dei peccati dei loro<br />

antenati, generazioni prima), perché dovrebbe<br />

parere incompatibile con le Sue perfezioni<br />

l’escludere alcuni, molti, dalla grazia stessa, e da<br />

quella vita eterna che ad essa è connessa, visto<br />

che Egli è Signore e Dispensatore sovrano sia dei<br />

118


fini a cui tendono i mezzi, ed i mezzi che<br />

conducono a quel fine?<br />

Consideriamo quello che avviene oggi per la<br />

popolazione del nostro paese – lasciando per un<br />

momento da parte le folle <strong>di</strong> pagani non ancora<br />

evangelizzate – non è forse evidente che esistono<br />

molte persone che vivono in paesi dov’è pre<strong>di</strong>cato<br />

l’Evangelo, terre piene <strong>di</strong> chiese, e che pure<br />

muoiono stranieri a <strong>Dio</strong> ed alla Sua santità? È<br />

vero, i mezzi della grazia sarebbero stati a loro<br />

portata <strong>di</strong> mano, ma non se ne sono avvalsi.<br />

Migliaia <strong>di</strong> persone sono nate in famiglie dove sin<br />

dall’infanzia era loro insegnato a considerare tutti<br />

i cristiani come solo degli ipocriti ed i pre<strong>di</strong>catori<br />

come nient’altro che degli impostori. Altri sono<br />

stati educati sin dalla loro culla nel Cattolicesimo<br />

romano, e sono stati con<strong>di</strong>zionati a considerare i<br />

cristiani evangelici come pericolosi eretici, come<br />

pure la Bibbia un libro per loro molto pericoloso.<br />

Altri ancora, educati nella cosiddetta “scienza<br />

cristiana” non conoscono dell’Evangelo <strong>di</strong> Cristo<br />

più <strong>di</strong> quanto ne conosca un pagano mai<br />

evangelizzato. <strong>La</strong> grande maggioranza <strong>di</strong> questi<br />

muore in totale ignoranza della Via della Pace.<br />

<strong>Non</strong> siamo quin<strong>di</strong> obbligati a concluderne che non<br />

fosse volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, comunicare loro la grazia? Se<br />

dunque era la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> rifiutare loro la Sua<br />

grazia, questa deve essere stata sin dall’eternità<br />

espressa Sua volontà, poiché la Sua volontà è,<br />

com’è Lui stesso, la stessa, ieri, oggi e per<br />

sempre. <strong>Non</strong> <strong>di</strong>mentichiamoci che la provvidenza<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non è che una manifestazione dei Suoi<br />

decreti. Ciò che <strong>Dio</strong> compie nel tempo è solo<br />

quello che già dall’eternità si era prefisso <strong>di</strong> fare –<br />

solo la Sua volontà è la causa dei Suoi atti e delle<br />

Sue opere. Dal fatto quin<strong>di</strong> che Egli lasci alcuni<br />

119


nell’impenitenza definitiva e nell’incredulità, noi<br />

ne deduciamo che questo <strong>di</strong>penda dalla Sua<br />

eterna determinazione, e che, <strong>di</strong> conseguenza, sin<br />

da prima della fondazione del mondo Egli abbia<br />

deciso <strong>di</strong> respingerli, <strong>di</strong> riprovarli.<br />

<strong>La</strong> Confessione <strong>di</strong> Westminster <strong>di</strong>ce: “<strong>Dio</strong> ha<br />

decretato dall’eternità, secondo il più saggio e<br />

santo consiglio della propria volontà, in modo<br />

libero ed immutabile, tutte le cose che avrebbero<br />

avuto luogo”. F. W. Grant – attentissimo e cauto<br />

stu<strong>di</strong>oso della Bibbia, commentando queste<br />

parole, <strong>di</strong>sse: “È perfettamente e <strong>di</strong>vinamente<br />

vero, che <strong>Dio</strong> abbia or<strong>di</strong>nato, per la Sua propria<br />

gloria, tutto ciò che accade”. Ora, se queste<br />

affermazioni sono vere, non implicano forse che la<br />

dottrina della Riprovazione sia ugualmente<br />

stabilita? Che cos’è che ogni giorno, nella storia<br />

umana, ciò che più <strong>di</strong> tutto in<strong>di</strong>scutibilmente<br />

avviene? Il fatto che uomini e donne muoiano, e<br />

passino da questo mondo in un’eternità priva <strong>di</strong><br />

speranza, un’eternità <strong>di</strong> sofferenze e <strong>di</strong> guai. Se<br />

dunque <strong>Dio</strong> ha decretato dall’eternità tutte le cose<br />

che avrebbero avuto luogo, allora Egli dovrà aver<br />

pure decretato che un vasto numero <strong>di</strong> creature<br />

umane escano da questo mondo in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

non salvezza per soffrire eternamente nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong><br />

Fuoco. Ammessa quella premessa generale, non è<br />

forse inevitabile questa conclusione specifica?<br />

In risposta ai precedenti paragrafi, il lettore<br />

potrebbe <strong>di</strong>re: “Tutto questo, però, è un semplice<br />

ragionamento, senza dubbio logico, ma che<br />

rimane una deduzione ipotetica. Bene, ma ora, in<br />

aggiunta alle precedenti conclusioni, vi sono pure<br />

molti testi delle Sacre Scritture, che sono chiari e<br />

definiti nel loro insegnamento su questa seria<br />

120


questione, brani che sono troppo chiari per poter<br />

essere equivocati, e troppo forti per poter essere<br />

ignorati. È stupefacente quanta buona gente<br />

abbia, ciononostante, negato le loro innegabili<br />

affermazioni.<br />

1. “Giosuè fece per lungo tempo guerra a tutti<br />

quei re. <strong>Non</strong> ci fu città che facesse pace con i figli<br />

d’Israele, eccetto gli Ivvei che abitavano a<br />

Gabaon; le presero tutte, combattendo; infatti il<br />

SIGNORE faceva sì che il loro cuore si ostinasse a<br />

dar battaglia a Israele, perché Israele li votasse<br />

allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li<br />

<strong>di</strong>struggesse come il SIGNORE aveva comandato a<br />

Mosè” (Giosuè 11:18-20). Che vi potrebbe essere<br />

<strong>di</strong> più chiaro <strong>di</strong> questo? Ecco un vasto numero <strong>di</strong><br />

cananei a cui il Signore indurisce il cuore, e che<br />

Egli si era proposto <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere completamente,<br />

gente per la quale non ci deve essere pietà! Pur<br />

ammettendo che si trattasse <strong>di</strong> gente malvagia,<br />

immorale ed idolatra, forse che essa era in<br />

qualche modo peggiore dei cannibali immorali ed<br />

idolatri delle isole dei mari del Sud (e <strong>di</strong> molti altri<br />

luoghi) ai quali Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>ede l’Evangelo attraverso il<br />

ministero <strong>di</strong> John G. Paton? Certo no. Allora perché<br />

Id<strong>di</strong>o non comandò ad Israele <strong>di</strong> insegnare ai<br />

cananei le Sue leggi ed istruirlo al riguardo dei<br />

sacrifici da offrire al vero <strong>Dio</strong>? È chiaro: perché<br />

Egli li aveva destinati alla <strong>di</strong>struzione, e questo da<br />

ogni eternità.<br />

2. “L’Eterno ha fatto ogni cosa per se stesso,<br />

anche l’empio per il giorno della sventura”<br />

(Proverbi 16:4 ND) 15 . Che il Signore abbia fatto<br />

15 <strong>La</strong> Nuova Riveduta traduce così questo versetto: “Il<br />

SIGNORE ha fatto ogni cosa per uno scopo;anche l'empio, per<br />

il giorno della sventura”, allo stesso modo la CEI: “Il Signore<br />

121


ogni cosa, forse ogni lettore <strong>di</strong> questo libro sarà<br />

pronto a concederlo. Che Egli abbia fatto ogni<br />

cosa per Sé stesso, non è persuasione <strong>di</strong> tutti. Che<br />

<strong>Dio</strong> abbia fatto ciascuno, non per noi stessi, ma<br />

per Sé stesso, non per la nostra felicità, ma per la<br />

Sua gloria, è ripetutamente affermato dalle<br />

Scritture. “Tu sei degno, o Signore e <strong>Dio</strong> nostro, <strong>di</strong><br />

ricevere la gloria, l’onore e la potenza: perché tu<br />

hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono<br />

create ed esistono” (Apocalisse 4:11). Proverbi,<br />

però, va oltre a questo, e <strong>di</strong>chiara espressamente<br />

che il Signore abbia fatto l’empio per il giorno<br />

della sventura, per il giorno del male: questo era<br />

stato l’espresso proposito nel crearlo. Ma perché?<br />

<strong>Non</strong> è forse vero che Romani 9:17 <strong>di</strong>ce: “<strong>La</strong><br />

Scrittura infatti <strong>di</strong>ce al faraone: «Appunto per<br />

questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia<br />

potenza e perché il mio nome sia proclamato per<br />

tutta la terra»”? <strong>Dio</strong> ha fatto il malvagio per quello<br />

scopo, affinché, alla fine, Egli potesse <strong>di</strong>mostrare<br />

“la Sua potenza”, <strong>di</strong>mostrare cioè che per Lui è<br />

facile sottomettere persino il ribelle più ostinato e<br />

sconfiggere il suo potente esercito.<br />

3. “Allora <strong>di</strong>chiarerò loro: “Io non vi ho mai<br />

conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!”<br />

(Matteo 7:23). Nel capitolo precedente abbiamo<br />

mostrato come le parole “conoscere” e<br />

“preconoscere”, applicate a <strong>Dio</strong> nella Scrittura, si<br />

riferiscano non semplicemente alla Sua capacità<br />

<strong>di</strong> prevedere ciò che accadrà (cioè la Sua<br />

precedente “semplice conoscenza”), ma la Sua<br />

conoscenza “d’approvazione”. Quando <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>ce ad<br />

Israele: “Soltanto voi ho conosciuto fra tutte le<br />

ha fatto tutto per un fine, anche l'empio per il giorno della<br />

sventura”. <strong>La</strong> <strong>Dio</strong>dati, però: “Il Signore ha fatto ogni cosa per<br />

sè stesso; Ezian<strong>di</strong>o l'empio per lo giorno del male”.<br />

122


famiglie della terra” (Amos 3:2 ND), è evidente<br />

che Egli intende <strong>di</strong>re: “Solo a voi ho guardato con<br />

favore” 16 . Quando leggiamo in Romani 11:2: “<strong>Dio</strong><br />

non ha rigettato il suo popolo, che ha<br />

preconosciuto” (Romani 11:2 ND) 17 , è ovvio come<br />

qui si intende <strong>di</strong>re: “<strong>Dio</strong> non ha respinto<br />

completamente quel popolo che Egli ha scelto<br />

come oggetto del Suo particolare amore” 18 , cfr.<br />

Deuteronomio 7:7,8. Allo stesso modo (ed è<br />

l’unico modo possibile per comprendere questo<br />

versetto) dobbiamo intendere Matteo 7:23. Nel<br />

giorno del giu<strong>di</strong>zio, il Signore <strong>di</strong>rà a molti: “Io non<br />

vi ho mai conosciuti”. Notate come qui non si <strong>di</strong>ca:<br />

“Io non vi ho conosciuti”, ma “Io non vi ho mai<br />

conosciuti” – voi non siete mai stati oggetto della<br />

mia approvazione. Mettete questo a confronto<br />

con: “Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e<br />

le mie conoscono me” (Giovanni 10:14). Le<br />

“pecore”, i Suoi eletti, i “pochi”, certo Egli “le<br />

conosce”, ma i reprobi, i non eletti, i “molti”, Egli<br />

non li conosce, no, nemmeno da prima della<br />

fondazione del mondo, Egli “non li ha mai<br />

conosciuti!<br />

4. In Romani 9 si tratta a lungo della dottrina<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nella sua applicazione sia<br />

agli eletti che ai reprobi. Trattare<br />

quest’importante testo in modo esauriente, va<br />

oltre agli scopi che ora ci prefissiamo. Tutto ciò<br />

che possiamo ora fare è soffermarci su quella<br />

parte che chiaramente insiste sull’argomento che<br />

16 Da cui, secondo altre traduzioni: “Solo voi ho scelto”.<br />

17 “<strong>Dio</strong> non ha ripu<strong>di</strong>ato il suo popolo, che ha<br />

riconosciuto già da prima” (NR).<br />

18 Così la TILC: “<strong>Dio</strong> non ha respinto il suo popolo che aveva<br />

scelto ed amato fin dall’inizio”.<br />

123


ora stiamo considerando. “<strong>La</strong> Scrittura, infatti,<br />

<strong>di</strong>ce al faraone: «Appunto per questo ti ho<br />

suscitato: per mostrare in te la mia potenza e<br />

perché il mio nome sia proclamato per tutta la<br />

terra»” (v. 17). Queste parole si riferiscono ai<br />

precedenti versetti 13 e 14. Nel versetto 13 si<br />

afferma l’amore che <strong>Dio</strong> aveva per Giacobbe e<br />

l’o<strong>di</strong>o che Egli nutriva per Esaù. Nel vers. 14<br />

l’Apostolo si chiede: “Vi è forse ingiustizia in <strong>Dio</strong>?”<br />

e nel vers. 17 egli continua a rispondere<br />

all’obiezione. <strong>Non</strong> possiamo fare <strong>di</strong> meglio che<br />

citare dal commento che Calvino fa a questo<br />

versetto: “Vi sono qui due cose da considerare, il<br />

fatto che il Faraone sia predestinato alla rovina,<br />

che risale al passato eppure nascosto consiglio <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, e poi lo scopo che con questo si era prefisso:<br />

far conoscere il nome <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Molti interpreti,<br />

cercando <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare questo testo, lo<br />

pervertono. Dobbiamo, però, prima osservare che<br />

la parola “Io ti ho suscitato”, nell’ebraico<br />

letteralmente significa: “Io ho stabilito”. Appare<br />

così che <strong>Dio</strong>, volendo mostrare come l’ostinazione<br />

<strong>di</strong> Faraone non Gli avrebbe impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> liberare il<br />

Suo popolo, non solo afferma che la sua furia era<br />

stata da Lui prevista e che Egli avesse preparato i<br />

mezzi per tenerla a freno, ma che Egli l’aveva<br />

appositamente progettata ed or<strong>di</strong>nata per quel<br />

fine – affinché potesse dare evidenze ancora più<br />

forti della Sua potenza”. Qui si osserva come<br />

Calvino rilevi la forza della corrispondente parola<br />

ebraica che Paolo rende con: “per questo ti ho<br />

suscitato”, con “così ho stabilito”. Dato che questa<br />

è la parola e l’argomentazione sulla quale gira la<br />

dottrina <strong>di</strong> questo testo, rileviamo come nel citare<br />

124


qui Esodo 9:16 19 l’Apostolo si <strong>di</strong>stanzi<br />

significativamente dalla versione dei Settanta – la<br />

versione dell’Antico Testamento allora più in uso,<br />

e da cui frequentemente cita, sostituendo le prime<br />

parole del versetto, da “Per questo io ti ho lasciato<br />

vivere”, con “Per questa stessa ragione io ti ho<br />

suscitato”!<br />

Dobbiamo però ora considerare in maggiore<br />

dettaglio il caso <strong>di</strong> Faraone, che riassume con un<br />

esempio concreto, la grande controversia fra<br />

l’uomo e il suo Fattore. “Perché se io avessi steso<br />

la mia mano e avessi percosso <strong>di</strong> peste te e il tuo<br />

popolo, tu saresti stato sterminato dalla terra.<br />

Invece io ti ho lasciato vivere per questo: per<br />

mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia<br />

proclamato su tutta la terra” (Esodo 9:15,16). Su<br />

queste parole facciamo i seguenti commenti.<br />

(a) Sappiamo da Esodo 14 e 15 che Faraone fu<br />

“sterminato”, “tagliato via” da <strong>Dio</strong>, nel più bel<br />

mezzo della sua malvagità, non da malattia o da<br />

infermità, accidenti dell’età avanzata, non da ciò<br />

che gli uomini chiamerebbero “circostanze<br />

accidentali”, ma dal giu<strong>di</strong>zio imme<strong>di</strong>ato della<br />

“mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>”.<br />

(b) In secondo luogo è chiaro che <strong>Dio</strong> avesse<br />

“suscitato” Faraone per questo stesso fine, cioè<br />

proprio per essere poi <strong>di</strong>strutto, sterminato,<br />

letteralmente “tagliato via”. <strong>Dio</strong> non fa nulla che<br />

non sia corrispondente ad un progetto<br />

precedente. Nel far si che egli nascesse, nel<br />

19 “Invece io ti ho lasciato vivere per questo: per mostrarti la<br />

mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la<br />

terra” (ND); “proprio per questa ragione, ti ho risparmiato,<br />

per mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia<br />

proclamato su tutta la terra” (ND).<br />

125


preservare la sua vita durante la sua infanzia ed<br />

adolescenza, nel farlo salire sul trono d’Egitto, <strong>Dio</strong><br />

aveva un solo fine in mente. Quale sia stato<br />

questo fine, questo proposito, è chiaro dalle<br />

parole stesse rivolte da <strong>Dio</strong> a Mosè prima che lui<br />

scendesse in Egitto, chiedere a Faraone che il<br />

popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> venisse lasciato andare tre giorni nel<br />

deserto per adorare Id<strong>di</strong>o: “Il SIGNORE <strong>di</strong>sse a<br />

Mosè: «Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura<br />

<strong>di</strong> fare davanti al faraone tutti i pro<strong>di</strong>gi che ti ho<br />

dato potere <strong>di</strong> compiere; ma io gli indurerò il<br />

cuore ed egli non lascerà partire il popolo” (Esodo<br />

4:21). <strong>Non</strong> solo questo, ma il progetto e proposito<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> era stato <strong>di</strong>chiarato pure molto tempo<br />

prima. Quattrocento anni prima, Id<strong>di</strong>o aveva detto<br />

ad Abraamo: “Il SIGNORE <strong>di</strong>sse ad Abramo:<br />

«Sappi per certo che i tuoi <strong>di</strong>scendenti<br />

<strong>di</strong>moreranno come stranieri in un paese che non<br />

sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi<br />

per quattrocento anni; ma io giu<strong>di</strong>cherò la nazione<br />

<strong>di</strong> cui saranno stati servi e, dopo questo, se ne<br />

partiranno con gran<strong>di</strong> ricchezze” (Genesi<br />

15:13,14). Da queste parole, è evidente che<br />

(nell’A. T. una nazione ed il suo re sono<br />

considerati una cosa sola) che il proposito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

era già stato formato molto tempo prima che<br />

persino Faraone nascesse.<br />

(c) In terzo luogo, un esame del modo in cui <strong>Dio</strong><br />

tratta con Faraone, mette in chiaro come il re<br />

d’Egitto indubbiamente fosse un “vaso d’ira<br />

preparato per la per<strong>di</strong>zione” (Romani 9:22). Posto<br />

sul trono d’Egitto, con le re<strong>di</strong>ni del paese<br />

saldamente in mano, era capo <strong>di</strong> una delle nazioni<br />

più ricche e potenti del mondo. <strong>Non</strong> c’era al<br />

mondo altro re che avesse un potere assoluto<br />

maggiore del Faraone d’Egitto. Proprio a queste<br />

126


altezze da capogiro <strong>Dio</strong> aveva posto questo<br />

reprobo, e un tale corso era un passo necessario<br />

per prepararlo al suo fato finale, perché è assioma<br />

della stessa Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che: “<strong>La</strong> superbia<br />

precede la rovina, e lo spirito altero precede la<br />

caduta” (Proverbi 16:18). Inoltre, e questo è molto<br />

importante e altamente significativo – <strong>Dio</strong> toglie a<br />

Faraone l’unico freno esteriore appositamente<br />

calcolato per vagliarlo. Dare a Faraone i poteri<br />

illimitati <strong>di</strong> re, lo poneva al <strong>di</strong> sopra d’ogni<br />

influenza legale e controllo. Oltre a questo, Id<strong>di</strong>o<br />

rimuove Mosè dalla sua presenza e regno. Se<br />

fosse stato permesso a Mosé – che non solo era<br />

molto istruito nella sapienza egiziana ma che pure<br />

era cresciuto alla corte d’Egitto, <strong>di</strong> rimanere in<br />

stretta prossimità del trono, non c’è dubbio che il<br />

suo esempio ed influenza avrebbe esercitato una<br />

potente azione moderatrice della malvagità e<br />

tirannia del re. Questo, se pure non la causa, era<br />

chiaramente una delle ragioni per cui Id<strong>di</strong>o aveva<br />

mandato Mosè a Mi<strong>di</strong>an, perché fu durante la sua<br />

assenza che questo <strong>di</strong>sumano re d’Egitto aveva<br />

pubblicato i suoi e<strong>di</strong>tti più crudeli. <strong>Dio</strong> progetta<br />

così, rimuovendo un possibile freno, dare a<br />

Faraone piena opportunità <strong>di</strong> colmare la misura<br />

dei suoi peccati, e rendersi maturo per la sua<br />

rovina, ben meritata, ma del tutto predestinata.<br />

(d) In quarto luogo, <strong>Dio</strong> aveva “indurito” il suo<br />

cuore esattamente come aveva preannunciato <strong>di</strong><br />

fare (Esodo 4:21). Questo concorda con le<br />

<strong>di</strong>chiarazioni delle Sacre Scritture: “All’uomo<br />

spettano i <strong>di</strong>segni del cuore; ma la risposta della<br />

lingua viene dal SIGNORE” (Proverbi 16:1), “Il<br />

cuore del re, nella mano del SIGNORE, è come un<br />

corso d’acqua; egli lo <strong>di</strong>rige dovunque gli piace”<br />

(Proverbi 21:1). Come ogni altro re, il cuore <strong>di</strong><br />

127


Faraone era nelle mani del Signore, e <strong>Dio</strong> aveva la<br />

capacità ed il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> farlo volgere ovunque Gli<br />

piacesse. E <strong>Dio</strong> si compiace <strong>di</strong> volgerlo contro ogni<br />

bene. <strong>Dio</strong> stabilì <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re a Faraone <strong>di</strong><br />

accordare il permesso a Mosè <strong>di</strong> lasciare andare<br />

Israele, fintanto che sarebbe stato pienamente<br />

pronto per la sua caduta finale, e perché nulla <strong>di</strong><br />

meno <strong>di</strong> questo gli sarebbe stato appropriato, <strong>Dio</strong><br />

indurisce il suo cuore.<br />

(e) Infine, è degno della più attenta<br />

considerazione notare come <strong>Dio</strong> sia pienamente<br />

giustificato nel trattare con Faraone nel modo che<br />

fa. È del tutto sorprendente scoprire <strong>di</strong> avere la<br />

testimonianza stessa <strong>di</strong> Faraone in favore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e<br />

contro Sé stesso! In Esodo 9:15,16 appren<strong>di</strong>amo<br />

come <strong>Dio</strong> avesse detto a Faraone quale fosse<br />

stato lo scopo d’averlo suscitato, e, nel versetto<br />

27 dello stesso capitolo, Faraone <strong>di</strong>ce: “Questa<br />

volta io ho peccato; il SIGNORE è giusto, mentre io<br />

e il mio popolo siamo colpevoli”. Notate come<br />

questo sia stato detto da Faraone dopo aver<br />

appreso che <strong>Dio</strong> lo aveva suscitato per “tagliarlo<br />

via”, dopo che un severo giu<strong>di</strong>zio gli era stato<br />

inflitto, dopo aver indurito il suo cuore. Ora<br />

Faraone era maturo per il giu<strong>di</strong>zio, pienamente<br />

pronto a decidere se <strong>Dio</strong> lo avesse danneggiato,<br />

oppure che egli avesse cercato <strong>di</strong> danneggiare<br />

<strong>Dio</strong>. Egli riconosce pienamente d’aver “peccato” e<br />

che <strong>Dio</strong> era solo “giusto” a fare quel che faceva.<br />

Ancora, abbiamo la testimonianza <strong>di</strong> Mosè, il quale<br />

era perfettamente consapevole della condotta <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> verso Faraone. Egli aveva u<strong>di</strong>to all’inizio quali<br />

fossero i propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> con Faraone; era stato<br />

testimone <strong>di</strong> come Id<strong>di</strong>o lo aveva trattato; aveva<br />

osservato la pazienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> verso questo vaso<br />

d’ira preparato per la <strong>di</strong>struzione. Alla fine aveva<br />

128


assistito come questi fosse stato “tagliato via” dal<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>vino nel Mar Rosso. In che modo Mosè<br />

reagisce a tutto questo? Forse che grida contro<br />

“l’ingiustizia” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Forse che egli accusa <strong>Dio</strong> <strong>di</strong><br />

malvagio cinismo? Tutt’altro! Dice, invece: “Chi è<br />

pari a te fra gli dèi, o SIGNORE? Chi è pari a te,<br />

splen<strong>di</strong>do nella tua santità, tremendo anche a chi<br />

ti loda, operatore <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>gi?” (Esodo 15:11). Forse<br />

che Mosè viene assalito da uno spirito <strong>di</strong> vendetta<br />

nel vedere il più gran nemico <strong>di</strong> Israele spazzato<br />

via dalle acque del Mar Rosso? Certo no. Per<br />

togliere, però, ogni dubbio su <strong>di</strong> questo, rimane<br />

solo da osservare come i santi in cielo, dopo avere<br />

assistito ai tremen<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, si uniscono in<br />

coro “e cantavano il cantico <strong>di</strong> Mosè, servo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

e il cantico dell’Agnello, <strong>di</strong>cendo: «Gran<strong>di</strong> e<br />

meravigliose sono le tue opere, o Signore, <strong>Dio</strong><br />

onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o<br />

Re delle nazioni” (Apocalisse 15:3).<br />

Ecco il punto culminante <strong>di</strong> tutta la vicenda e la<br />

piena e finale giustificazione <strong>di</strong> come Id<strong>di</strong>o avesse<br />

trattato con Faraone. I santi in cielo si uniscono e<br />

cantano il cantico <strong>di</strong> Mosè, in cui quel servitore <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> celebra le lo<strong>di</strong> del Signore per aver <strong>di</strong>strutto<br />

interamente Faraone ed il suo esercito,<br />

<strong>di</strong>chiarando che, così facendo, non solo <strong>Dio</strong> non<br />

era stato ingiusto, ma che anzi, era stato giusto e<br />

veritiero. Dobbiamo credere, quin<strong>di</strong>, che il Giu<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> tutta la terra ha fatto bene nel creare e nel<br />

<strong>di</strong>struggere questo vaso d’ira, Faraone. Il caso <strong>di</strong><br />

Faraone stabilisce quin<strong>di</strong> il principio in esame, ed<br />

illustra la dottrina della Riprovazione. Se <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong><br />

fatto, riprova, respinge Faraone, possiamo<br />

giustamente concluderne che Egli riprovi e<br />

respinga giustamente tutti coloro che Egli non ha<br />

predestinato essere resi conformi all’immagine <strong>di</strong><br />

129


Suo Figlio. Questa è esattamente la conclusione<br />

che Paolo trae dal destino <strong>di</strong> Faraone, perché in<br />

Romani 9, dopo aver fatto riferimento ai propositi<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel suscitare Faraone, continua e <strong>di</strong>ce:<br />

“Così dunque…”. Il caso <strong>di</strong> Faraone è proposto per<br />

provare la stessa dottrina della Riprovazione,<br />

corollario e controparte della dottrina<br />

dell’Elezione.<br />

In conclusione, <strong>di</strong>remmo allora che nel suscitare<br />

Faraone <strong>Dio</strong> non manifesta né giustizia, né in<br />

giustizia, ma solo la Sua semplice <strong>sovranità</strong>. Come<br />

il vasaio dà forma all’argilla per farne uscire ciò<br />

che si è con essa prefisso <strong>di</strong> fare, così <strong>Dio</strong> è<br />

sovrano quando porta all’esistenza i Suoi agenti<br />

morali.<br />

Versetto 18: “Così dunque egli fa misericor<strong>di</strong>a a<br />

chi vuole e indurisce chi vuole”. Quel “Così<br />

dunque” annuncia la conclusione generale che<br />

l’Apostolo trae da tutto ciò che ha detto nei tre<br />

versetti precedenti. Lì aveva negato che <strong>Dio</strong> fosse<br />

ingiusto nell’amare Giacobbe e o<strong>di</strong>are Esaù. In<br />

particolar modo, l’Apostolo qui applica il principio<br />

tratto dall’esempio del rapporto fra <strong>Dio</strong> ed il<br />

Faraone: ogni cosa trae le sue origini dalla volontà<br />

sovrana del Creatore. Egli ama l’uno ed o<strong>di</strong>a<br />

l’altro, Egli esercita misericor<strong>di</strong>a verso alcuni ed<br />

indurisce altri, senza fare riferimento ad altro che<br />

non sia la Sua volontà sovrana. Ciò che nel<br />

versetto precedente è maggiormente repellente<br />

per la mente carnale è il riferimento<br />

all’indurimento – Egli indurisce chi vuole. È proprio<br />

a questo punto che così tanti commentatori ed<br />

espositori hanno adulterato la verità. <strong>La</strong><br />

concezione più comune è che l’Apostolo parli qui<br />

<strong>di</strong> nulla <strong>di</strong> più che un indurimento giu<strong>di</strong>ziale, vale<br />

130


a <strong>di</strong>re che <strong>Dio</strong> avrebbe abbandonato questi<br />

oggetti del Suo <strong>di</strong>spiacere perché essi prima<br />

avrebbero respinto la Sua verità ed abbandonato<br />

Lui stesso. Coloro che sostengono<br />

quest’interpretazione fanno appello a testi biblici<br />

come Romani 1:19-26 in cui si afferma che <strong>Dio</strong> “li<br />

ha abbandonati” (ve<strong>di</strong> il contesto) perché essi, pur<br />

avendo conosciuto <strong>Dio</strong>, non l’hanno glorificato<br />

come <strong>Dio</strong> (v. 21). Essi fanno pure riferimento a 2<br />

Tessalonicesi 2:10-12. Bisogna però notare come<br />

la parola “indurire” non sia presente in questi<br />

testi. Inoltre, Romani 9:18 non fa riferimento<br />

alcuno ad un “indurimento” giu<strong>di</strong>ziale. L’Apostolo<br />

non parla in quei testi <strong>di</strong> coloro che già avevano<br />

voltato le spalle alla verità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ma parla della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> visibile non<br />

solo nel fatto che Egli <strong>di</strong>a misericor<strong>di</strong>a a chi vuole,<br />

ma pure nel fatto che Egli indurisce chi vuole. Le<br />

parole esatte sono “chi (Egli) vuole”, non “chi ha<br />

respinto la Sua verità” – “Egli indurisce”, e questo<br />

è detto subito dopo aver menzionato Faraone,<br />

fissandone così chiaramente il loro significato. Il<br />

caso <strong>di</strong> Faraone è abbastanza chiaro, sebbene<br />

l’uomo, con i suoi <strong>di</strong>stinguo, abbia fatto del suo<br />

meglio per celarne la verità.<br />

Versetto 18: “Così dunque egli fa misericor<strong>di</strong>a a<br />

chi vuole e indurisce chi vuole”.<br />

Quest’affermazione su <strong>Dio</strong> che “indurisce” il cuore<br />

dei peccatori – in contrasto con l’indurimento<br />

giu<strong>di</strong>ziale – non è la sola che la Scrittura presenti.<br />

Si notino le espressioni <strong>di</strong> Giovanni 12:37-40:<br />

“Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in<br />

loro presenza, non credevano in lui; affinché si<br />

adempisse la parola detta dal profeta Isaia:<br />

«Signore, chi ha creduto alla nostra pre<strong>di</strong>cazione?<br />

A chi è stato rivelato il braccio del Signore?»<br />

131


Perciò non potevano credere (perché?), per la<br />

ragione detta ancora da Isaia: «Egli ha accecato i<br />

loro occhi e ha indurito i loro cuori (perché?<br />

Perché avevano rifiutato <strong>di</strong> credere in Cristo?<br />

Questa è la concezione prevalente. Notate però<br />

bene ciò che <strong>di</strong>ce la Scrittura), affinché non<br />

vedano con gli occhi, e non comprendano con il<br />

cuore, e non si convertano, e io non li guarisca»”.<br />

<strong>La</strong> questione fondamentale, caro lettore, è solo se<br />

sei <strong>di</strong>sposto a credere a ciò che <strong>Dio</strong> ha rivelato<br />

nella Sua Parola. <strong>Non</strong> si tratta <strong>di</strong> fare una ricerca<br />

prolungata o uno stu<strong>di</strong>o profondo, ma è<br />

necessario, per comprendere questa dottrina,<br />

avere la fiducia <strong>di</strong> un bambino che accoglie le<br />

cose come stanno, senza fare questioni.<br />

Versetto 19: “Tu allora mi <strong>di</strong>rai: «Perché<br />

rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere<br />

alla sua volontà?»”. <strong>Non</strong> è forse la questione che<br />

pure oggi molti propongono? <strong>La</strong> forza della<br />

domanda dell’Apostolo, sembra essere questa:<br />

Dato che tutto è <strong>di</strong>pendente dalla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

la quale è irreversibile, e dato che questa volontà<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, secondo la quale Egli può sovranamente<br />

fare ogni cosa – Egli può fare misericor<strong>di</strong>a a chi<br />

vuole ed infliggere un castigo a chiunque Egli<br />

ritenga opportuno – perché Egli non vuole avere<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tutti, tanto da renderli ubbi<strong>di</strong>enti, e<br />

quin<strong>di</strong> portar fuori dal tribunale ogni atto <strong>di</strong><br />

accusa? Ora, bisogna notare in particolar modo<br />

che l’Apostolo qui non ripu<strong>di</strong>a la base su cui si<br />

appoggia quest’obiezione. <strong>Non</strong> <strong>di</strong>ce che <strong>Dio</strong> non<br />

trovi motivo <strong>di</strong> condanna. <strong>Non</strong> <strong>di</strong>ce nemmeno: gli<br />

uomini possono resistere alla Sua volontà. Inoltre,<br />

egli non cerca <strong>di</strong> “spiegare” l’obiezione <strong>di</strong>cendo:<br />

“Egli tratta con bontà chi vuole, e tratta<br />

severamente chi vuole”. Egli, però, <strong>di</strong>ce dapprima:<br />

132


“In primo luogo, questa è un’obiezione che voi<br />

non avete <strong>di</strong>ritto alcuno <strong>di</strong> porre” (ve<strong>di</strong> il dott.<br />

Brown). Quest’obiezione era per lui del tutto<br />

inammissibile, perché qui osate contestare <strong>Dio</strong>,<br />

andare contro <strong>di</strong> Lui. Se <strong>di</strong>te così, significhebbe<br />

lamentarsi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, sostenere ragioni <strong>di</strong>verse dalle<br />

Sue, mettere in dubbio ciò che <strong>Dio</strong> ha fatto.<br />

Versetto 19: “Tu allora mi <strong>di</strong>rai: «Perché<br />

rimprovera egli ancora? Poiché chi può resistere<br />

alla sua volontà?»”. L’obiezione che Paolo qui<br />

affronta, è così chiara e precisa, che fraintenderla<br />

sarebbe impossibile. Perché Egli rimprovera<br />

ancora? Ora, caro lettore, che cosa significano<br />

queste parole? Prova a formulare la tua risposta<br />

prima <strong>di</strong> considerare la nostra. Potrebbe forse la<br />

forza della domanda <strong>di</strong> Paolo essere altro che<br />

questa: Se è vero che <strong>Dio</strong> ha “misericor<strong>di</strong>a” <strong>di</strong> chi<br />

vuole, se Egli pure “indurisce” chi vuole, allora,<br />

che ne rimane della responsabilità umana? In tale<br />

caso gli uomini non sarebbero altro che burattini,<br />

e se questo è vero, allora sarebbe ingiusto per <strong>Dio</strong><br />

“rimproverare” le impotenti Sue creature. Notate<br />

qui la parola “allora”: “Tu allora mi <strong>di</strong>rai”- egli qui<br />

afferma la (falsa) deduzione o conclusione da ciò<br />

che l’Apostolo sta <strong>di</strong>cendo. Nota bene come<br />

l’Apostolo sia cosciente che la dottrina da lui<br />

formulata <strong>di</strong>a a<strong>di</strong>to a questa stessa obiezione. Se<br />

dopo tutto ciò che noi, in questo libro abbiamo<br />

affermato non suscitasse la stessa obiezione nei<br />

lettori (almeno in coloro la cui mente carnale non<br />

è soggetta alla grazia <strong>di</strong>vina), potrebbero darsi<br />

due casi: o che noi non abbiamo presentato la<br />

dottrina esposta in Romani 9, oppure che, dal<br />

tempo degli apostoli, la natura umana sia<br />

cambiata. Considerate quanto afferma il resto del<br />

versetto 19. L’Apostolo ripete la stessa obiezione<br />

133


in forma un poco <strong>di</strong>versa – la ripete in modo tale<br />

che essa non sia equivocata – cioè: “Chi può<br />

resistere alla Sua volontà?”. È chiaro che<br />

l’argomento in <strong>di</strong>scussione riguar<strong>di</strong> la volontà <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, le Sue vie sovrane, il che conferma ciò che<br />

abbiamo detto del vv. 17 e 18, dove abbiamo<br />

rilevato come non si tratti <strong>di</strong> un “indurimento”<br />

giu<strong>di</strong>ziale (cioè <strong>di</strong> un indurimento a causa <strong>di</strong> un<br />

precedente rifiuto della verità), ma <strong>di</strong> un<br />

“indurimento” sovrano, cioè l’indurimento <strong>di</strong> una<br />

creatura decaduta e peccatrice per nessun’altra<br />

ragione <strong>di</strong>versa dalla sovrana volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Ne<br />

consegue, così, la domanda: “Chi può resistere<br />

alla Sua volontà?”. Che cosa risponde l’Apostolo a<br />

queste obiezioni?<br />

Versetto 20: “Piuttosto, o uomo, chi sei tu che<br />

replichi a <strong>Dio</strong>? <strong>La</strong> cosa plasmata <strong>di</strong>rà forse a colui<br />

che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?»”.<br />

L’Apostolo quin<strong>di</strong>, non <strong>di</strong>ce che l’obiezione sia<br />

inutile e priva <strong>di</strong> fondamento, infatti, egli accusa<br />

l’obiettore <strong>di</strong> empietà. Egli gli rammenta d’essere<br />

soltanto “un uomo”, una creatura, e che, come<br />

tale, è del tutto inappropriato ed impertinente per<br />

lui ”replicare” (argomentare, o ragionare) contro<br />

<strong>Dio</strong>. Inoltre, egli gli rammenta <strong>di</strong> non essere <strong>di</strong> più<br />

<strong>di</strong> una “cosa plasmata”, e quin<strong>di</strong> è follia e<br />

bestemmia insorgere contro lo stesso Fattore.<br />

Prima <strong>di</strong> lasciare, però, questo versetto, è<br />

necessario rilevare come le sue parole finali:<br />

“Perché mi hai fatta così?” ci aiutano a<br />

determinare, senza paura <strong>di</strong> sbagliare,<br />

l’argomento preciso in <strong>di</strong>scussione. Alla luce del<br />

contesto imme<strong>di</strong>ato, quale può essere la forza <strong>di</strong><br />

quel “così”? Come nel caso d’Esaù, perché mi hai<br />

reso oggetto <strong>di</strong> “o<strong>di</strong>o”? Come nel caso del<br />

Faraone, perché mi hai semplicemente “indurito”?<br />

134


Quali altri significati, ragionevolmente, si possono<br />

attribuire ad esso? È molto importante aver chiaro<br />

davanti a sé che l’oggetto <strong>di</strong> cui parla l’Apostolo<br />

tutt’attraverso questo brano, è quello della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel trattare, da una parte quelli<br />

che Egli ama – vasi ad onore e vasi <strong>di</strong><br />

misericor<strong>di</strong>a, come pure, quelli che Egli “o<strong>di</strong>a” e<br />

“indurisce” – vasi a <strong>di</strong>sonore e vasi ad ira.<br />

Versetti 21-23: “Il vasaio non è forse padrone<br />

dell’argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso<br />

per uso nobile e un altro per uso ignobile? Che c’è<br />

da contestare se <strong>Dio</strong>, volendo manifestare la sua<br />

ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato<br />

con grande pazienza dei vasi d’ira preparati per la<br />

per<strong>di</strong>zione, e ciò per far conoscere la ricchezza<br />

della sua gloria verso dei vasi <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a che<br />

aveva già prima preparati per la Gloria”. In questi<br />

versetti l’Apostolo fornisce la risposta piena e<br />

finale alle obiezioni sollevate nel versetto 19. In<br />

primo luogo, egli chiede: “Il vasaio non è forse<br />

padrone dell’argilla?” ecc. Bisogna notare qui<br />

come la parola che è tradotta con “padrone”<br />

rende l’idea <strong>di</strong> facoltà, <strong>di</strong>ritto, prerogativa. È la<br />

stessa parola che in greco è usata in Giovanni<br />

1:12: “a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha<br />

dato il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventar figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: a quelli, cioè,<br />

che credono nel suo nome”, il cui significato è<br />

indubitabile: significa che alcuni, e solo quelli,<br />

hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>La</strong> Nuova<br />

<strong>Dio</strong>dati traduce: “<strong>Non</strong> ha il vasaio autorità<br />

sull’argilla…”, e la <strong>Dio</strong>dati: “<strong>Non</strong> ha il vasellaio la<br />

podestà sopra l’argilla…”. Che il “vasaio” sia qui<br />

<strong>Dio</strong> stesso, è certo per quanto riporta il versetto<br />

precedente, dove l’Apostolo si chiede: “chi sei tu<br />

che replichi a <strong>Dio</strong>”, e poi, parlando nei termini<br />

della figura che sta per usare, continua <strong>di</strong>cendo:<br />

135


“<strong>La</strong> cosa plasmata <strong>di</strong>rà forse a colui che la<br />

plasmò: «Perché mi hai fatta così?»”. Alcuni<br />

vorrebbero sottrarre a questo versetto la sua forza<br />

sostenendo che, sebbene il vasaio umano fa si che<br />

certi vasi siano destinati ad un uso meno nobile <strong>di</strong><br />

altri, ciononostante sono destinati ad avere una<br />

loro funzione comunque utile. L’Apostolo, però,<br />

non <strong>di</strong>ce qui: “Il vasaio non ha forse la facoltà,<br />

dalla stessa pasta, <strong>di</strong> plasmare vasi onorevoli e<br />

vasi meno onorevoli”, ma parla qui <strong>di</strong> “vasi”<br />

plasmati “per uso ignobile”. È vero, naturalmente,<br />

che la sapienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sarà comunque glorificata<br />

nel fatto che la <strong>di</strong>struzione del reprobo promuove<br />

<strong>di</strong> fatto la Sua gloria – ed è quanto ci <strong>di</strong>ce il<br />

versetto seguente.<br />

Prima <strong>di</strong> passare al versetto seguente, così,<br />

riassumiamo l’insegnamento <strong>di</strong> questo come pure<br />

dei due versetti precedenti. Nel vers. 19 si<br />

pongono due domande: “Tu allora mi <strong>di</strong>rai:<br />

«Perché rimprovera egli ancora? Poiché chi può<br />

resistere alla sua volontà?»”. A queste domande si<br />

risponde in triplice modo. In primo luogo, nel<br />

versetto 20 l’Apostolo nega alla creatura il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care che cosa fa il Creatore: “Piuttosto, o<br />

uomo, chi sei tu che replichi a <strong>Dio</strong>? <strong>La</strong> cosa<br />

plasmata <strong>di</strong>rà forse a colui che la plasmò: «Perché<br />

mi hai fatta così?»”. L’Apostolo insiste sul fatto<br />

che la rettitu<strong>di</strong>ne della volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non deve<br />

essere messa in questione. Qualunque cosa<br />

faccia, Egli deve aver ragione. In secondo luogo, al<br />

vers. 21 l’Apostolo <strong>di</strong>chiara che il Creatore ha<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre delle Sue creature come crede<br />

meglio: “Il vasaio non è forse padrone dell’argilla<br />

per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso<br />

nobile e un altro per uso ignobile?”. Si noti<br />

attentamente che qui la parola usata per<br />

136


“padrone” è “exousia” non “potere” o “capacità”,<br />

altrimenti sarebbe “dynaton”. Nelle parole: “Il<br />

vasaio non è forse padrone dell’argilla” è in rilievo<br />

il fatto che l’autorità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è sempre esercitata in<br />

modo giusto – cioè, l’esercizio dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è<br />

sempre coerente con la Sua giustizia – perché la<br />

semplice affermazione della Sua onnipotenza non<br />

sarebbe risposta adeguata alle domande poste al<br />

vers. 19. In terzo luogo, nei versetti 22 e 23<br />

l’Apostolo fornisce le ragioni per le quali <strong>Dio</strong><br />

agisce in modo <strong>di</strong>verso con una creatura e l’altra:<br />

da un canto Egli “manifesta la sua ira” e “fa<br />

conoscere il Suo potere”, d’altro canto, questo<br />

avviene per far conoscere “le ricchezze della Sua<br />

gloria”. “Il vasaio non è forse padrone dell’argilla<br />

per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso<br />

nobile e un altro per uso ignobile?”. Certo <strong>Dio</strong> ha il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare così, perché Egli è il Creatore.<br />

Esercita Egli il Suo <strong>di</strong>ritto? Si, come ci mostrano<br />

chiaramente i versetti 13 e 17: “Per questa stessa<br />

ragione ho suscitato il Faraone”.<br />

Versetto 22: “Che c’è da contestare se <strong>Dio</strong>,<br />

volendo manifestare la sua ira e far conoscere la<br />

sua potenza, ha sopportato con gran pazienza dei<br />

vasi d’ira preparati per la per<strong>di</strong>zione”.<br />

Qui l’Apostolo ci <strong>di</strong>ce, in secondo luogo, perché<br />

Id<strong>di</strong>o agisce in questo modo, vale a <strong>di</strong>re, in modo<br />

<strong>di</strong>verso con persone <strong>di</strong>verse – accordando ad uno<br />

misericor<strong>di</strong>a, ed “indurendo” altri, rendendo un<br />

vaso “onorevole” ed un altro “ignobile”. Si osservi<br />

qui, nel versetto 22, come l’Apostolo parli <strong>di</strong> “vasi<br />

d’ira”, mente nel vers. 23 egli parli <strong>di</strong> “vasi della<br />

misericor<strong>di</strong>a”. Perché questo? <strong>La</strong> risposta è <strong>di</strong><br />

primaria importanza. Rispon<strong>di</strong>amo: perché sono i<br />

“vasi dell’ira” quelli a cui si riferiscono le obiezioni<br />

137


del vers. 19. Sono date due ragioni sul perché<br />

Id<strong>di</strong>o faccia <strong>di</strong> alcuni “vasi d’ira”: in primo luogo,<br />

per “manifestare la Sua ira”, e in secondo luogo<br />

“per far conoscere la Sua potenza” – ambedue le<br />

cose sono esemplificate nel caso del Faraone. C’è<br />

un punto del versetto succitato che merita<br />

particolare attenzione, cioè: “vasi d’ira, preparati<br />

per la per<strong>di</strong>zione?”, tradotto dalla CEI con “già<br />

pronti per la per<strong>di</strong>zione”. <strong>La</strong> spiegazione comune<br />

che si dà a queste parole, è che i vasi dell’ira si<br />

sono resi passibili <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione, cioè l’hanno<br />

“meritata” a causa della loro malvagità; e si<br />

sostiene che non c’è motivo che <strong>Dio</strong> “li prepari”<br />

per la per<strong>di</strong>zione, perché la loro propria malvagità<br />

li ha resi passibili, pronti, per essa, e che questo<br />

debba essere il significato <strong>di</strong> quest’espressione.<br />

Ora, se per “per<strong>di</strong>zione” noi inten<strong>di</strong>amo “castigo”,<br />

è perfettamente vero che i non-eletti, <strong>di</strong> fatto,<br />

siano “adatti”, “pronti” per la per<strong>di</strong>zione, perché<br />

ciascuno sarà giu<strong>di</strong>cato “in base alle proprie<br />

opere”. Inoltre, siamo <strong>di</strong>sposti ad ammettere che<br />

soggettivamente i non-eletti <strong>di</strong> fatto siano passibili<br />

<strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione. Il punto da chiarire qui, però, è se<br />

l’Apostolo si riferisca a questo e non ad altro.<br />

Senza alcun’esitazione affermiamo: no, non è<br />

questo ciò a cui si riferisce l’Apostolo. Ritornate ai<br />

versetti 11-13: Forse che fu Esaù stesso a rendersi<br />

passibile <strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione oppure a questo era stato<br />

destinato prima della sua stessa nascita, prima<br />

che avesse fatto alcunché <strong>di</strong> bene o <strong>di</strong> male?<br />

Ancora, fu forse Faraone a rendersi passibile <strong>di</strong><br />

per<strong>di</strong>zione, oppure fu <strong>Dio</strong> stesso a indurire il suo<br />

cuore prima che le piaghe fossero inviate<br />

sull’Egitto? Si veda Esodo 4:21! Romani 9:22 è<br />

chiaramente una continuazione del pensiero del<br />

vers. 21, ed il vers. 21 è parte della domanda<br />

138


sollevata al vers. 20: quin<strong>di</strong>, per rendere giustizia<br />

alla figura qui usata, deve essere stato <strong>Dio</strong> stesso<br />

a “plasmare” in modo tale certi in<strong>di</strong>vidui tanto da<br />

far si che essi fossero “vasi d’ira preparati”<br />

proprio per la per<strong>di</strong>zione, finalizzati ad essa! Egli<br />

<strong>di</strong>spone che certuni, i non-eletti, siano perduti<br />

me<strong>di</strong>ante il Suo decreto <strong>di</strong> pre-or<strong>di</strong>nazione. Se ci si<br />

chiede, così, perché mai <strong>Dio</strong> faccia questo, la<br />

risposta non può altro che essere: per promuovere<br />

la Sua propria gloria, in altre parole, la gloria della<br />

Sua giustizia, potenza ed ira. “<strong>La</strong> sintesi della<br />

risposta che fornisce l’Apostolo qui è che ciò che<br />

<strong>Dio</strong> si prefigge fondamentalmente, sia<br />

nell’elezione a salvezza sia nella riprovazione, è<br />

sempre ciò che pure è primo nella creazione<br />

dell’uomo, vale a <strong>di</strong>re la Sua propria gloria”<br />

(Robert Haldane).<br />

Versetto 23: “...e ciò per far conoscere la<br />

ricchezza della Sua gloria verso dei vasi <strong>di</strong><br />

misericor<strong>di</strong>a che aveva già prima preparati per la<br />

gloria”.<br />

L’unico punto in questo versetto che richiede<br />

attenzione, è il fatto che “i vasi <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a”<br />

sono considerati qui “già prima preparati per la<br />

gloria”. Molti rilevano come il versetto precedente<br />

non <strong>di</strong>ca che i vasi d’ira siano stati “già prima<br />

preparati” per la per<strong>di</strong>zione, e da questa<br />

omissione ne concludono che in quel caso noi si<br />

debba comprendere che i non-eletti si siano da sé<br />

stessi resi passibili per la per<strong>di</strong>zione nel tempo e<br />

non che <strong>Dio</strong> li avesse destinati alla per<strong>di</strong>zione<br />

dall’eternità. Questa conclusione, però, non può in<br />

alcun modo essere dedotta dal testo. Se infatti<br />

torniamo al vers. 21 e notiamo l’immagine che vi<br />

viene usata, “l’argilla”, essa è una materia<br />

139


inanimata, corrotta, decomposta, e quin<strong>di</strong> si tratta<br />

<strong>di</strong> un’immagine del tutto adeguata per<br />

rappresentare l’umanità decaduta. Quando<br />

l’Apostolo qui contempla la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel<br />

trattare con l’umanità, nel quadro della Caduta,<br />

egli non <strong>di</strong>ce che i vasi d’ira siano stati “già<br />

prima” preparati per la per<strong>di</strong>zione, per la ragione<br />

ovvia e sufficiente che non fu che dopo la Caduta<br />

che essi <strong>di</strong>vennero (in sé stessi) ciò che è<br />

simbolizzato nell’argilla. Tutto ciò che serve per<br />

confutare la conclusione erronea citata prima, è<br />

rilevare come ciò che è detto dei vasi d’ira non è<br />

che essi si siano da sé preparati, <strong>di</strong>sposti, resi<br />

passibili, per la per<strong>di</strong>zione, ma che essi siano stati<br />

preparati (passivo) per la per<strong>di</strong>zione, il che<br />

presume, alla luce dell’intero contesto, che vi sia<br />

stata, da parte del Creatore, una sovrana<br />

<strong>di</strong>sposizione, una predestinazione, alla per<strong>di</strong>zione.<br />

Citiamo qui quanto afferma Calvino su questo<br />

brano: “Vi sono vasi preparati per la per<strong>di</strong>zione,<br />

cioè, dati, destinati, al fine della per<strong>di</strong>zione. Essi<br />

sono pure vasi d’ira, vasi, cioè, plasmati e formati<br />

a questo fine, affinché siano esempi della<br />

vendetta e del <strong>di</strong>spiacere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Sebbene, nella<br />

seconda frase, l’Apostolo affermi più<br />

espressamente essere stato <strong>Dio</strong> a preparare,<br />

<strong>di</strong>sporre, gli eletti per la gloria, come pure aveva<br />

detto semplicemente che i reprobi siano vasi<br />

preparati per la per<strong>di</strong>zione, non c’è dubbio che la<br />

preparazione, destinazione, <strong>di</strong> entrambi sia<br />

connessa al segreto consiglio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Paolo<br />

avrebbe altrimenti potuto <strong>di</strong>re che i reprobi si<br />

erano da sé resi passibili della per<strong>di</strong>zione, ma qui<br />

egli <strong>di</strong>ce chiaramente che questo loro destino era<br />

stato <strong>di</strong>sposto già prima della loro nascita”. Con<br />

questo concor<strong>di</strong>amo senza riserve.<br />

140


Romani 9:22 non <strong>di</strong>ce che i vasi d’ira si siano da<br />

sé preparati, <strong>di</strong>sposti, resi passibili, per la<br />

per<strong>di</strong>zione, ma che essi sono stati preparati per la<br />

per<strong>di</strong>zione: il contesto mostra chiaramente che il<br />

soggetto qui è <strong>Dio</strong>. È <strong>Dio</strong> che prepara<br />

oggettivamente, me<strong>di</strong>ante il Suo eterno decreto.<br />

Sebbene Romani 9 contenga l’affermazione più<br />

esplicita che noi si possa trovare nella Scrittura,<br />

della dottrina della Riprovazione, pure vi sono altri<br />

brani che si riferiscono ad essa, dei quali ne<br />

citeremo qui alcuni.<br />

Romani 11:7: “Che dunque? Quello che Israele<br />

cerca, non lo ha ottenuto, mentre lo hanno<br />

ottenuto gli eletti, e gli altri sono stati induriti”.<br />

Qui abbiano due classi <strong>di</strong>stinte e chiaramente<br />

definite, due classi che vengono poste in netta<br />

antitesi: “gli eletti” e “gli altri”, quelli che hanno<br />

“ottenuto” e quelli che sono stati “induriti”. Il<br />

commento a questo versetto lo pren<strong>di</strong>amo dai<br />

memorabili ed immortali scritti <strong>di</strong> John Bunyan.<br />

Egli scrive: “Si tratta <strong>di</strong> parole impressionanti:<br />

esse fanno una <strong>di</strong>scriminazione fra uomo e uomo,<br />

fra gli eletti e gli altri, fra i scelti ed i lasciati, fra<br />

coloro che sono stati abbracciati e coloro che sono<br />

stati rifiutati. Con ‘gli altri’ qui bisogna<br />

comprendere i non eletti, perché sono qui posti in<br />

opposizione ai primi. Se non sono eletti, che altro<br />

possono essere se non reprobi?”.<br />

1 Tessalonicesi 5:9. Scrivendo ai credenti <strong>di</strong><br />

Tessalonica, l’Apostolo <strong>di</strong>chiara: “<strong>Dio</strong>, infatti, non<br />

ci ha destinati ad ira, ma ad ottenere salvezza per<br />

mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1<br />

Tessalonicesi 5:9). Ora è certamente chiaro ad<br />

ogni mente imparziale che quest’affermazione<br />

141


sarebbe del tutto inutile se <strong>Dio</strong> non avesse<br />

“destinato” qualcuno ad ira. Dire che “<strong>Dio</strong> non ci<br />

ha destinati ad ira”, implica chiaramente che<br />

alcuni <strong>di</strong> fatto siano stati “destinati ad ira”. Se la<br />

mente <strong>di</strong> così tanti cristiani professanti non fosse<br />

così accecata dal pregiu<strong>di</strong>zio, essi vedrebbero<br />

questo chiaramente.<br />

1 Pietro 2:8 “...pietra <strong>di</strong> inciampo e sasso <strong>di</strong><br />

ostacolo. Essi, essendo <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enti, inciampano<br />

nella Parola; e a questo sono stati anche<br />

destinati”. L’espressione “a questo sono stati<br />

destinati” chiaramente si riferisce al fatto che essi<br />

“inciampino” nella Parola ed alla loro<br />

<strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza. Qui, quin<strong>di</strong>, Id<strong>di</strong>o afferma<br />

espressamente che vi sono alcuni che sono stati<br />

“destinati” (la stessa parola greca usata in 1<br />

Tessalonicesi 5:9) alla <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza. <strong>Non</strong> è affare<br />

nostro stare a arzigogolare per negare in qualche<br />

modo l’evidenza, noi solo dobbiamo piegarci a<br />

quanto affermano le Sacre Scritture. Il nostro<br />

primo dovere non è quello <strong>di</strong> comprendere, ma<br />

quello <strong>di</strong> credere a ciò che <strong>Dio</strong> ha detto.<br />

2 Pietro 2:12. “Ma costoro, come bestie prive <strong>di</strong><br />

ragione, destinate per natura ad essere catturate<br />

e <strong>di</strong>strutte, <strong>di</strong>cono male <strong>di</strong> ciò che ignorano, e<br />

periranno nella propria corruzione”. Qui, ancora, vi<br />

sono coloro che cercano in ogni modo per sfuggire<br />

al chiaro insegnamento <strong>di</strong> questo impressionante<br />

testo. Tutto ciò che serve per confutare tali<br />

sofismi è chiederci, in questo versetto, dove stia<br />

l’analogia fra “costoro” (uomini) e le “bestie prive<br />

<strong>di</strong> ragione”. Qual è la forza <strong>di</strong> quel “ma” in “ma<br />

costoro, come bestie prive <strong>di</strong> ragione”?<br />

Chiaramente è che “costoro”, questi uomini, come<br />

bestie, solo quelli che, come animali sono<br />

142


“destinati per natura ad essere catturati e<br />

<strong>di</strong>strutti”. Le parole conclusive lo confermano con<br />

una ripetizione rafforzativa: “periranno nella<br />

propria corruzione”.<br />

Giuda 4. “Perché si sono infiltrati fra <strong>di</strong> voi certi<br />

uomini (per i quali già da tempo è scritta questa<br />

condanna); empi che volgono in <strong>di</strong>ssolutezza la<br />

grazia del nostro <strong>Dio</strong> e negano il nostro unico<br />

Padrone e Signore Gesù Cristo”. Si è cercato <strong>di</strong><br />

sfuggire alla forza ovvia <strong>di</strong> questo versetto,<br />

sostituendolo con una traduzione <strong>di</strong>versa. <strong>La</strong><br />

traduzione della CEI rende questo con “...i quali<br />

sono già stati segnati da tempo per questa<br />

condanna”. Anche l’espressione “segnati”, però,<br />

non elimina ciò che ci è così sgra<strong>di</strong>to alla nostra<br />

sensibilità. Che significa: “...i quali sono già stati<br />

segnati da tempo”? Quando esattamente questi<br />

sono stati scritti “sul registro” dei condannati?<br />

Certamente non al tempo dell’Antico Testamento,<br />

perché là non abbiamo riferimento alcuno a<br />

uomini che si infiltrano nelle assemblee cristiane.<br />

Il riferimento <strong>di</strong> questa “iscrizione” può solo<br />

essere quello del libro dei decreti <strong>di</strong>vini.<br />

Qualunque alternativa <strong>di</strong> parole si scelga, non si<br />

può sfuggire dal fatto che “da tempo” essi siano<br />

stati iscritti, o segnati da <strong>Dio</strong>, affinché fossero<br />

condannati.<br />

Apocalisse 13:8. “L’adoreranno tutti gli abitanti<br />

della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla<br />

creazione del mondo nel libro della vita<br />

dell’Agnello che è stato immolato”. Si confronti<br />

questo con “Gli abitanti della terra, i cui nomi non<br />

sono stati scritti nel libro della vita fin dalla<br />

creazione del mondo, si meraviglieranno vedendo<br />

la bestia perché era, e non è, e verrà <strong>di</strong> nuovo”<br />

143


(Apocalisse 13:8). Qui vi è un’affermazione chiara<br />

ed oggettiva che esistono coloro i cui nomi non<br />

sono stati scritti nel libro della vita. A causa <strong>di</strong><br />

questo essi giureranno fedeltà all’Anticristo.<br />

Ecco, abbiamo qui non meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci brani che<br />

implicano chiaramente od affermano<br />

espressamente il fatto della riprovazione. Essi<br />

affermano che i malvagi sono stati fatti in vista del<br />

Giorno dell’Ira, che <strong>Dio</strong> destina alcuni vasi ad uso<br />

ignobile, e che con il Suo eterno decreto Egli<br />

oggettivamente li prepari alla per<strong>di</strong>zione; che essi<br />

sono come bestie prive <strong>di</strong> ragione che sono<br />

destinate ad essere catturate e <strong>di</strong>strutte, essendo<br />

state da tempo destinate alla condanna. Di fronte<br />

a questi testi della Scrittura noi affermiamo, senza<br />

alcuna esitazione (dopo quasi vent’anni <strong>di</strong> attento<br />

stu<strong>di</strong>o sull’argomento in spirito <strong>di</strong> preghiera) che<br />

la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> insegna inequivocabilmente sia la<br />

Predestinazione che la Riprovazione, o, per usare<br />

le parole <strong>di</strong> Calvino, “L’elezione eterna è l’atto<br />

me<strong>di</strong>ante il quale Id<strong>di</strong>o predestina alcuni alla<br />

salvezza ed altri alla per<strong>di</strong>zione”.<br />

Avendo così affermato la dottrina della<br />

Riprovazione, com’è presentata nelle Sacre<br />

Scritture, facciamo ora una o due importanti<br />

considerazioni per prevenire gli abusi <strong>di</strong> questa<br />

dottrina ed impe<strong>di</strong>re al lettore <strong>di</strong> fare delle<br />

deduzioni illecite:-<br />

In primo luogo, la dottrina della Riprovazione<br />

non significa che <strong>Dio</strong> si sia proposto <strong>di</strong> prendere<br />

creature innocenti, <strong>di</strong> renderle malvagie, e poi <strong>di</strong><br />

dannarle. <strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>ce: “Questo soltanto ho<br />

trovato: che <strong>Dio</strong> ha fatto l’uomo retto, ma gli<br />

uomini hanno cercato molti sotterfugi” (Ec. 7:29).<br />

<strong>Dio</strong> non ha creato creature peccaminose al fine <strong>di</strong><br />

144


<strong>di</strong>struggerle, perché <strong>Dio</strong> non può essere accusato<br />

<strong>di</strong> indurre le Sue creature a peccare. <strong>La</strong><br />

responsabilità e la criminalità risiede nell’uomo. Il<br />

<strong>di</strong>vino decreto <strong>di</strong> Riprovazione contemplò la razza<br />

<strong>di</strong> Adamo come caduta, peccatrice, corrotta,<br />

colpevole. Da essa <strong>Dio</strong> si propose <strong>di</strong> salvarne<br />

alcuni come monumento della Sua grazia sovrana;<br />

gli altri Egli determinò <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere come<br />

esemplificazione della Sua giustizia e severità.<br />

Nel determinare <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere questi altri, <strong>Dio</strong><br />

non fa loro alcun torto. Essi già erano caduti in<br />

Adamo, loro rappresentante legale; essi sono<br />

dunque nati con una natura peccaminosa, ed Egli<br />

li lascia nei loro peccati. Di questo essi non<br />

possono lamentarsene. Questo è ciò che essi<br />

desiderano. Essi non hanno desiderio alcuno <strong>di</strong><br />

santità, essi amano le tenebre più che la luce.<br />

Dove sta dunque l’ingiustizia in <strong>Dio</strong> se <strong>Dio</strong>: “li<br />

abbandona alla durezza del loro cuore, perché<br />

camminassero secondo i loro piani” (Salmo<br />

81:12).<br />

In secondo luogo la dottrina della Riprovazione<br />

non significa che <strong>Dio</strong> si rifiuti <strong>di</strong> salvare coloro che<br />

<strong>di</strong> tutto cuore desiderano la salvezza. Il fatto è che<br />

i reprobi non hanno alcun desiderio per il<br />

Salvatore. Essi non vedono in Lui alcuna bellezza<br />

da farglielo desiderare. Essi non verranno<br />

comunque a Cristo. Perché mai <strong>Dio</strong> dovrebbe in<br />

questo forzarli? Egli non respinge nessuno che<br />

veramente Lo cerchi – dov’è dunque l’ingiustizia in<br />

un <strong>Dio</strong> che predetermina il loro giusto tragico<br />

destino? Nessuno sarà punito se non per le<br />

proprie iniquità: dov’è allora questa presunta<br />

crudeltà tirannica della <strong>di</strong>vina procedura?<br />

Ricordate che <strong>Dio</strong> è il Creatore dei malvagi, non<br />

145


della loro malvagità. Egli è l’autore del loro essere,<br />

non Colui che infonde loro il peccato.<br />

<strong>Dio</strong> non forza i malvagi a peccare (come qualcuno<br />

ci calunnia <strong>di</strong> <strong>di</strong>re), come un fantino che sprona a<br />

correre un cavallo che non ha alcuna intenzione <strong>di</strong><br />

farlo. <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>ce loro, in effetti, questa terribile<br />

parola: “<strong>La</strong>sciateli” (Matteo 15:14). Egli solo deve<br />

allentare le provvidenziali cinghie della Sua<br />

ritenzione, sospendere l’influenza della grazia<br />

salvifica, e l’apostata presto e più che certamente,<br />

<strong>di</strong> sua propria volontà, cadrà per le sue iniquità. Il<br />

decreto della riprovazione, quin<strong>di</strong>, non interferisce<br />

con le pulsioni naturali della natura decaduta, né<br />

gli serve per renderlo inescusabile.<br />

In terzo luogo, il decreto della Riprovazione non<br />

è affatto in conflitto con la bontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Sebbene i<br />

non eletti non siano oggetto della Sua bontà, allo<br />

stesso modo o fino al punto in cui lo sono gli eletti,<br />

essi non ne sono del tutto esclusi. Essi godono<br />

delle buone cose della <strong>di</strong>vina Provvidenza<br />

(bene<strong>di</strong>zioni temporali) in comune con i figli <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, e molto spesso ad un grado persino<br />

maggiore. Forse che questo ha l’effetto <strong>di</strong><br />

migliorarli? Nient’affatto, al contrario, come<br />

afferma Romani 2:4,5: “<strong>di</strong>sprezzi le ricchezze<br />

della sua bontà, della sua pazienza e della sua<br />

costanza, non riconoscendo che la bontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ti<br />

spinge al ravve<strong>di</strong>mento? Tu, invece, con la tua<br />

ostinazione e con l’impenitenza del tuo cuore, ti<br />

accumuli un tesoro d’ira per il giorno dell’ira e<br />

della rivelazione del giusto giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>”. Su<br />

quale giusta base, quin<strong>di</strong>, possono essi<br />

mormorare per non essere oggetto della Sua<br />

benevolenza nelle infinite età a venire? Inoltre, se<br />

non si pone in conflitto con la misericor<strong>di</strong>a e<br />

146


longanimità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> il fatto d’aver Lui lasciato le<br />

intere schiere degli angeli decaduti (2 Pietro 2:4)<br />

in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> colpevolezza per la loro apostasia,<br />

è ancor meno in conflitto con le <strong>di</strong>vine perfezioni<br />

lasciare nei loro peccati parte dell’umanità<br />

decaduta e punirla per questo.<br />

In ultimo luogo è necessaria una parola <strong>di</strong><br />

avvertimento: è del tutto impossibile per chiunque<br />

fra noi, durante l’attuale vita, sapere per certo chi<br />

si trovi fra i reprobi. Noi non dobbiamo giu<strong>di</strong>care<br />

alcuno, non importa quando empio e malvagio<br />

possa essere. Anche il peccatore più vile<br />

potrebbe, per quanto ne possiamo sapere, essere<br />

incluso nell’elezione <strong>di</strong> grazia ed essere un giorno<br />

vivificato dallo Spirito <strong>di</strong> grazia. I nostri or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

marcia sono chiari, e guai a noi se li trascuriamo:<br />

“Pre<strong>di</strong>cate l’Evangelo ad ogni creatura”. Quando<br />

avremo fatto questo, le nostre vesti saranno<br />

pulite. Chi rifiuta <strong>di</strong> prestarvi ascolto, essi saranno<br />

responsabili del loro sangue: “Noi siamo infatti<br />

davanti a <strong>Dio</strong> il profumo <strong>di</strong> Cristo fra quelli che<br />

sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono<br />

sulla via della per<strong>di</strong>zione; per questi, un odore <strong>di</strong><br />

morte, che conduce a morte; per quelli, un odore<br />

<strong>di</strong> vita, che conduce a vita. E chi è sufficiente a<br />

queste cose?” (2 Corinzi 2:15,16).<br />

<strong>Non</strong> ci rimane ora che considerare un certo<br />

numero <strong>di</strong> testi biblici che <strong>di</strong> solito vengono<br />

addotti con la speranza <strong>di</strong> negare che <strong>Dio</strong> abbia<br />

riservato certi vasi alla <strong>di</strong>struzione, o stabilito che<br />

alcuni debbano essere condannati. Citiamo<br />

dapprima:<br />

Ezechiele 18:31: “Gettate via da voi tutte le<br />

vostre trasgressioni per le quali avete peccato;<br />

fatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo; perché<br />

147


dovreste morire, casa d’Israele?”. Su questo brano<br />

non possiamo fare meglio che citare alcuni<br />

commenti <strong>di</strong> Augustus Toplady: “Su questo brano<br />

insistono molto frequentemente, ma inutilmente,<br />

gli arminiani, come se fosse un martello che con<br />

un sol colpo potrebbe far crollare un intero<br />

e<strong>di</strong>ficio. Il fatto sta che qui il termine ‘morirÈ non<br />

si riferisce né alla morte spirituale, né alla morte<br />

eterna. Questo è abbondantemente chiaro<br />

dall’intero tenore del capitolo. <strong>La</strong> morte a cui il<br />

profeta fa riferimento è una morte politica, una<br />

morte <strong>di</strong> prosperità nazionale, <strong>di</strong> tranquillità e<br />

sicurezza. Il senso della domanda è precisamente<br />

questo: ‘Che cos’è che ti rende così innamorato<br />

dell’esilio, del bando e della rovina civile? Se ti<br />

astenessi dal culto delle immagini, come popolo,<br />

potresti evitarti queste calamità, ed una volta <strong>di</strong><br />

più renderti una nazione rispettabile. Ti<br />

attraggono così tanto le miserie della<br />

devastazione pubblica tanto da farne tua<br />

determinazione? Perché vorresti morire, morire<br />

come Casa d’Israele, considerata come nazione<br />

politica?’. È così che Id<strong>di</strong>o perora il caso, e poi<br />

aggiunge: ‘Io non trovo piacere alcuno nella morte<br />

<strong>di</strong> colui che muore, quin<strong>di</strong> convertitevi, e vivrete’.<br />

Questo implica: in primo luogo che l’esilio della<br />

nazione israelita non aggiunse nulla alla felicità <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>. In secondo luogo, se gli israeliti avessero<br />

abbandonato l’idolatria, non sarebbero morti in<br />

una nazione ostile e straniera, ma sarebbero<br />

vissuti in pace nel loro paese, godendo delle<br />

libertà <strong>di</strong> popolo in<strong>di</strong>pendente”. A questo<br />

potremmo aggiungere come in quel brano <strong>di</strong> fatto<br />

si parli solo <strong>di</strong> morte politica, per la semplice<br />

ragione che essi erano già spiritualmente morti!<br />

148


Matteo 25:41 è spesso citato per mostrare come<br />

<strong>Dio</strong> non avrebbe riservato certi vasi per la<br />

<strong>di</strong>struzione: “Allora <strong>di</strong>rà anche a quelli della sua<br />

sinistra: “Andate via da me, maledetti, nel fuoco<br />

eterno, preparato per il <strong>di</strong>avolo e per i suoi<br />

angeli!” (Matteo 25:41). Di fatto, questo è uno dei<br />

principali versetti su cui ci si basa per contestare<br />

la dottrina della riprovazione. <strong>La</strong> parola<br />

maggiormente in rilievo qui, però, non è “per”, ma<br />

“<strong>di</strong>avolo”. Questo versetto (ve<strong>di</strong> contesto)<br />

presenta la severità del giu<strong>di</strong>zio che attende i<br />

perduti. In altre parole, il testo esprime quanto<br />

temibile sia il fuoco eterno, piuttosto che chi ne è<br />

destinato. Se il fuoco è stato “preparato per il<br />

<strong>di</strong>avolo ed i suoi angeli”, allora deve essere<br />

proprio spaventoso! Se il luogo dell’eterno<br />

tormento in cui i dannati saranno gettati è lo<br />

stesso che dovrà soffrire il nemico numero uno <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, allora quel luogo sarà veramente<br />

sconvolgente!<br />

Atti 5:31. Alcuni <strong>di</strong>cono: “Se <strong>Dio</strong> ha eletto a<br />

salvezza solo alcuni, perché troviamo scritto che<br />

“<strong>Dio</strong> dunque, passando sopra i tempi<br />

dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti,<br />

in ogni luogo, si ravvedano”? Che <strong>Dio</strong> coman<strong>di</strong><br />

agli uomini d’ogni luogo <strong>di</strong> ravvedersi non è altro<br />

che <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> chi Lui sia come Governatore<br />

del mondo. Come potrebbe Egli fare meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />

così, visto che uomini d’ogni luogo hanno peccato<br />

contro <strong>di</strong> Lui? Inoltre, se <strong>Dio</strong> comanda che tutti, in<br />

ogni luogo, si ravvedano, questo conferma<br />

l’universalità della responsabilità umana. Questo<br />

testo biblico, però, non <strong>di</strong>chiara che <strong>Dio</strong> si<br />

compiaccia <strong>di</strong> “concedere ravve<strong>di</strong>mento” a tutti e<br />

dovunque. Il fatto che <strong>Dio</strong> non accor<strong>di</strong> a tutti il<br />

ravve<strong>di</strong>mento, è chiaro dalle parole <strong>di</strong> 2 Timoteo<br />

149


2:25: “Deve istruire con mansuetu<strong>di</strong>ne gli<br />

oppositori nella speranza che <strong>Dio</strong> conceda loro <strong>di</strong><br />

ravvedersi per riconoscere la verità”.<br />

1 Timoteo 2:4. Altri <strong>di</strong>cono: “Se <strong>Dio</strong> ha ‘or<strong>di</strong>nato’<br />

che solo alcuni raggiungano la vita eterna, allora<br />

perché leggiamo che <strong>Dio</strong>: “vuole che tutti gli<br />

uomini siano salvati e vengano alla conoscenza<br />

della verità”? <strong>La</strong> risposta è che le parole “tutti” e<br />

“gli uomini” sono nella Bibbia spesso usate in<br />

senso generale e relativo. Esaminate<br />

attentamente i segg. brani: Marco 1:5; Giovanni<br />

6:45, 8:2; Atti 21:27; 22:15; 2 Corinzi 3:2 ecc. e<br />

troverà prova completa <strong>di</strong> quanto noi affermiamo.<br />

1 Timoteo 2:4 non può insegnare che <strong>Dio</strong> vuole la<br />

salvezza <strong>di</strong> tutta l’umanità, altrimenti tutta<br />

l’umanità sarebbe salvata: “Quello che desidera,<br />

lo fa” (Giobbe 23:12).<br />

Atti 10:34. “<strong>Non</strong> è forse vero che, come <strong>di</strong>chiara<br />

spesso la Scrittura che:“In verità comprendo che<br />

<strong>Dio</strong> non ha riguar<strong>di</strong> personali”? Rispon<strong>di</strong>amo,<br />

certo: questo è provato dalla stessa grazia<br />

predestinante. I setti figli <strong>di</strong> Jesse, sebbene più<br />

vecchi e fisicamente superiori a Davide, sono<br />

scartati, mentre il giovane pastorello è esaltato sul<br />

trono d’Israele. Gesù passa oltre a scribi e ad<br />

esperti della legge, per chiamare ad essere<br />

apostoli dell’Agnello dei pescatori ignoranti. <strong>La</strong><br />

verità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è nascosta ai saggi ed ai prudenti, ed<br />

è rivelata, invece, ai piccoli. <strong>La</strong> grande<br />

maggioranza dei saggi e dei nobili è ignorata,<br />

mentre i deboli, i meschini, i <strong>di</strong>sprezzati, sono<br />

chiamati e salvati. Pubblicani e prostitute sono<br />

invitati dolcemente a partecipare alla festa<br />

dell’Evangelo, mentre il Fariseo che si riteneva<br />

superiore viene lasciato perire nella sua<br />

150


immacolata moralità. <strong>Dio</strong> non ha riguar<strong>di</strong><br />

personali, perché allora non avrebbe salvato me.<br />

Che la dottrina della riprovazione sia un “parlare<br />

duro” per la mente carnale, lo si comprende<br />

facilmente. È forse più “dura”, però, che lo stesso<br />

castigo eterno? Abbiamo cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare<br />

che questo sia chiaramente insegnato dalla<br />

Scrittura, e non ci è consentito <strong>di</strong> cogliere dalla<br />

Scrittura solo le dottrine che ci fossero gra<strong>di</strong>te.<br />

Coloro che sono inclini ad accogliere solo quelle<br />

dottrine che a loro giu<strong>di</strong>zio paiono più accettabili e<br />

respingono quelle che non comprendono<br />

pienamente, si rammentino le altrettanto dure<br />

parole del Signore, che <strong>di</strong>sse: “O insensati e lenti<br />

<strong>di</strong> cuore a credere a tutte le cose che i profeti<br />

hanno dette!” (Luca 24:25). Sono insensati perché<br />

lenti <strong>di</strong> cuore, non perché siano lenti <strong>di</strong><br />

comprendonio!<br />

Avvaliamoci ancora una volta <strong>di</strong> ciò che <strong>di</strong>sse<br />

Calvino: “Le cose che fin ora ho esposto, non sono<br />

altro che quelle che la Scrittura proclama senza<br />

alcuna oscurità o ambiguità. Chi, <strong>di</strong> fronte ad<br />

esse, dovesse esitare, che non accusi <strong>di</strong> ignominia<br />

quegli oracoli del cielo! Faccia molta attenzione a<br />

come vocifera la sua opposizione, perché, se<br />

volesse far sfoggio <strong>di</strong> ignoranza ed essere lodato<br />

per la propria modestia, quale maggiore esibizione<br />

<strong>di</strong> orgoglio, anzi, quello potrebbe essere perché<br />

così solo sfiderebbe l’autorità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! Magari <strong>di</strong>rà:<br />

‘A me sembra <strong>di</strong>versamente’, oppure: ‘Faremmo<br />

meglio a non immischiarci con queste questioni’.<br />

Se però essi apertamente censurano la Scrittura<br />

su queste questioni, non sarebbe questo un<br />

patetico attentato al cielo? <strong>La</strong> loro petulanza,<br />

senza dubbio, non è nuova, perché in ogni tempo<br />

151


vi sono stati uomini empi e profani, che hanno<br />

fatto virulenta opposizione a questa dottrina. Essi,<br />

però, sentiranno la verità <strong>di</strong> ciò che lo Spirito,<br />

tempo fa, <strong>di</strong>chiarò per bocca <strong>di</strong> Davide: ‘Sei giusto<br />

quando parli, e irreprensibile quando giu<strong>di</strong>chi’<br />

(Salmo 51:4). Davide si riferisce in<strong>di</strong>rettamente<br />

alla follia <strong>di</strong> quegli uomini che manifestano una<br />

tale eccessiva presunzione nonostante siano del<br />

tutto insignificanti, non solo <strong>di</strong> contestare <strong>Dio</strong><br />

stesso, ma <strong>di</strong> arrogarsi da sé il potere <strong>di</strong><br />

condannarlo. Al tempo stesso, egli brevemente<br />

suggerisce che <strong>Dio</strong> non è minimamente turbato da<br />

tutte le bestemmie che essi scaricano contro il<br />

cielo,ma che Egli <strong>di</strong>ssipa le nebbie della calunnia,<br />

e manifesta così la Sua illustre giustizia. <strong>La</strong> nostra<br />

fede, è fondata sulla <strong>di</strong>vina Parola, ed è perciò<br />

superiore a tutto il mondo. Dalle sue altezze<br />

guarda giù a quelle nebbie con <strong>di</strong>sprezzo”<br />

( Giovanni Calvino).<br />

Prima <strong>di</strong> chiudere questo capitolo,vi proponiamo<br />

<strong>di</strong> considerare alcuni fra gli scritti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi teologi<br />

autorevoli sin dal tempo della Riforma. <strong>Non</strong> che<br />

con questo noi si voglia trovare appoggio presso<br />

autorità umane,per quanto venerabili ed antiche<br />

siano, ma al fine <strong>di</strong> mostrare come ciò che<br />

abbiamo esposto in queste pagine, non è una<br />

novità del ventesimo secolo, non è una “eresia<br />

degli ultimi giorni”. Al contrario, si tratta <strong>di</strong> una<br />

dottrina formulata chiaramente e comunemente<br />

insegnata da molti, fra i più pii ed istruiti eru<strong>di</strong>ti<br />

delle Sacre Scritture”.<br />

“Chiamiamo predestinazione il decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

me<strong>di</strong>ante il quale Egli ha determinato in Sé stesso<br />

che ne sarebbe stato d’ogni in<strong>di</strong>viduo<br />

dell’umanità. Perché noi non siamo stati tutti<br />

152


creati con un destino simile, ma alcuni sono stati<br />

preor<strong>di</strong>nati alla vita eterna, e altri all’eterna<br />

dannazione. Ogni uomo, quin<strong>di</strong>, essendo creato<br />

per l’uno o l’altro <strong>di</strong> questi fini, noi <strong>di</strong>ciamo, è<br />

predestinato alla vita o alla morte” (Dalle<br />

“Istituzioni” <strong>di</strong> Giovanni Calvino (1536), libro III<br />

cap. 21, intitolato: “L’elezione eterna con cui <strong>Dio</strong><br />

ha predestinato gli uni alla salvezza e gli altri alla<br />

dannazione”.Chiedo al lettore <strong>di</strong> notare bene<br />

quanto abbiamo citato. Basterebbe solo questo<br />

per eliminare l”accusa che mi si fa <strong>di</strong><br />

‘ipercalvinismo’. <strong>Non</strong> si tratta <strong>di</strong> ‘ipercalvinismo’,<br />

ma <strong>di</strong> Calvinismo puro e semplice. Il nostro scopo<br />

nell’osservare questo è <strong>di</strong> mostrare come coloro a<br />

cui non sono familiari gli scritti <strong>di</strong> Calvino possano,<br />

nella loro ignoranza condannare come ultra-<br />

Calvinismo ciò che semplicemente è una<br />

ripetizione <strong>di</strong> ciò che <strong>di</strong>sse Calvino stesso –<br />

ripetizione, perché quel principe dei teologi, come<br />

pure il suo umile debitore, hanno entrambi trovato<br />

questa dottrina nella stessa Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Martin Lutero, nella sua eccellentissima opera: “Il<br />

Servo arbitrio”, scrisse: “Tutte le cose sorgono e<br />

<strong>di</strong>pendono da ciò che <strong>Dio</strong> ha stabilito. Infatti, è<br />

stato preor<strong>di</strong>nato chi dovesse ricevere la Parola<br />

della vita, e chi dovesse rispetto ad essa<br />

rimanerne incredulo; chi dovesse essere liberato<br />

dai suoi peccati e chi dovesse esserne<br />

condannato. Questa è la stessa verità che<br />

<strong>di</strong>strugge al suolo dalle sue fondamenta la<br />

dottrina del libero arbitrio, cioè quella che afferma<br />

l’amore eterno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> verso alcuni uomini, ed il<br />

Suo o<strong>di</strong>o verso altri. Tutto ciò è immutabile e non<br />

può essere rovesciato”.<br />

153


John Fox, il cui “Libro dei Martiri” è stata una delle<br />

opere meglio conosciute nella lingua inglese (e<br />

che oggi così purtroppo non è più, proprio quando<br />

il Cattolicesimo sta operando devastazioni simili<br />

ad un maremoto), scrisse: “<strong>La</strong> predestinazione è<br />

l’eterno decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, me<strong>di</strong>ante il quale Egli si<br />

propose ciò che dovesse avvenire a tutti gli<br />

uomini, o la salvezza, o la dannazione”.<br />

Il “Catechismo maggiore <strong>di</strong> Westminster” (1688),<br />

adottato dall’Assemblea Generale della Chiesa<br />

Presbiteriana, <strong>di</strong>chiara: “<strong>Dio</strong>, con un decreto<br />

eterno ed immutabile, per il semplice Suo amore,<br />

per la gloria della Sua gloriosa grazia, da essere<br />

manifestato a suo tempo, ha eletto alcuni angeli<br />

alla gloria, ed in Cristo ha scelto alcuni uomini<br />

destinandoli a vita eterna, come pure i mezzi a<br />

questo finalizzati. Allo stesso modo, secondo il Suo<br />

potere sovrano e l’insondabile consiglio della Sua<br />

volontà (per cui Egli estende o nega il Suo favore<br />

a chi vuole), è passato oltre, e ha preor<strong>di</strong>nato il<br />

resto al <strong>di</strong>sonore ed all’ira, inflitti per il loro<br />

peccato, a lode della gloria della Sua giustizia”.<br />

John Bunyan, autore de “Il pellegrinaggio del<br />

Cristiano”, scrisse un intero volume sulla<br />

“Riprovazione”. Da esso traiamo un breve<br />

estratto: “<strong>La</strong> Riprovazione è stabilita prima che<br />

una persona venga al mondo od abbia fatto<br />

alcunché <strong>di</strong> bene o <strong>di</strong> male. Questo è messo in<br />

rilievo da Romani 9:11. Qui trovate due gemelli<br />

nel seno della loro madre, entrambi che ricevono<br />

il loro destino, non solo prima <strong>di</strong> aver fatto il bene<br />

o il male, ma prima che ancora fossero nella<br />

capacità <strong>di</strong> farlo, quando ancora non erano nati – il<br />

loro destino, <strong>di</strong>co, il primo alla bene<strong>di</strong>zione della<br />

154


vita eterna e l’altro no; il primo eletto, l’altro<br />

riprovato; il primo scelto, l’altro rifiutato”.<br />

Nei suoi “Sospiri dall’Inferno”, John Bunyan pure<br />

scrisse: “Chi continua a respingere e <strong>di</strong>sprezzare<br />

la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono coloro che, per la più gran<br />

parte, sono destinati ad essere dannati.<br />

Commentando su Romani 9:22: “Che c’è da<br />

contestare se <strong>Dio</strong>, volendo manifestare la sua ira<br />

e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con<br />

grande pazienza dei vasi d’ira preparati per la<br />

per<strong>di</strong>zione”, Jonathan Edwards (Vol. 4, p. 306 – nel<br />

1743) scrive: “Quanto deve apparire tremenda la<br />

maestà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel terrore della Sua ira! Questo<br />

possiamo apprendere come uno dei fini della<br />

dannazione dei malvagi”.<br />

Augustus Toplady, autore <strong>di</strong> “Rocca eterna della<br />

fe’”, come pure <strong>di</strong> altri sublimi inni, scrisse: “<strong>Dio</strong>,<br />

da ogni eternità, ha decretato <strong>di</strong> abbandonare nei<br />

loro peccati alcuni della posterità decaduta <strong>di</strong><br />

Adamo, e <strong>di</strong> escluderli dalla partecipazione a<br />

Cristo ed ai Suoi benefici”. Ancora: “Noi, con le<br />

Scritture, affermiamo che vi è una predestinazione<br />

<strong>di</strong> persone particolari alla vita, per la lode della<br />

gloria della grazia <strong>di</strong>vina; come pure vi è una<br />

predestinazione <strong>di</strong> altre persone particolari alla<br />

morte, per la gloria della giustizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> – alla cui<br />

morte e punizione essi dovranno sottostare<br />

invariabilmente e giustamente, a causa dei loro<br />

peccati”.<br />

George Whitefield, campione della fede nel 18mo<br />

secolo, usato da <strong>Dio</strong> per la bene<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> così<br />

tante persone, scrive: “Senza dubbio alcuno, la<br />

dottrina dell’elezione e della riprovazione devono<br />

stare l’una accanto all’altra, reggersi o cadere<br />

155


assieme... Francamente io riconosco <strong>di</strong> credere<br />

alla dottrina della Riprovazione, che <strong>Dio</strong> intende<br />

dare grazia salvifica, attraverso Gesù Cristo, solo<br />

ad un certo numero <strong>di</strong> persone, e lasciare il resto<br />

dell’umanità, dopo la caduta <strong>di</strong> Adamo, ad essere<br />

giustamente lasciati a vivere nel peccato,<br />

dovendo poi soffrire quell’eterna morte che è il<br />

salario più appropriato”.<br />

“Preparati per la per<strong>di</strong>zione” (Romani 9:22). Dopo<br />

aver ammesso che questa frase possa essere<br />

interpretata in due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi, il dott. Hodge – il<br />

commentatore forse più conosciuto e letto <strong>di</strong><br />

Romani – <strong>di</strong>ce: “L’altra interpretazione presume<br />

che il riferimento sia a <strong>Dio</strong> e che la parola usata in<br />

greco per ‘preparati conservi tutta la sua forza <strong>di</strong><br />

participio: preparati (da <strong>Dio</strong>) per la per<strong>di</strong>zione”. Il<br />

dott. Hodge poi <strong>di</strong>ce: “Questa concezione è<br />

adottata non solo dalla maggior parte degli<br />

agostiniani, ma anche da molti luterani.<br />

Se fosse necessario, siamo pronti a fornire<br />

citazioni dagli scritti <strong>di</strong> Wycliffe, Hus, Ridley,<br />

Hooper, Cranmer, Ussher, John Trapp, Thomas<br />

Godwin, Thomas Manton (cappellano <strong>di</strong> Cromwell),<br />

John Owen, Witsius, John Gill (predecessore <strong>di</strong><br />

Spurgeon), e innumerevoli altri. Menzioniamo<br />

questo, semplicemente per mostrare come gran<br />

parte dei santi delle epoche passate, uomini<br />

ampiamente usati da <strong>Dio</strong>, sostennero ed<br />

insegnarono questa dottrina tanto oggi o<strong>di</strong>ata,<br />

oggi quando molti “non sopportano più la sana<br />

dottrina”, o<strong>di</strong>ata da uomini <strong>di</strong> alta presunzione ma<br />

che, nonostante la loro conclamata ortodossia e<br />

pietà, non sono degni <strong>di</strong> scikogliere i legacci dei<br />

sandali dei più fedeli e impavi<strong>di</strong> servitori <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in<br />

altre generazioni.<br />

156


“Oh, profon<strong>di</strong>tà della ricchezza, della sapienza e<br />

della scienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! Quanto inscrutabili sono i<br />

suoi giu<strong>di</strong>zi e ininvestigabili le sue vie! Infatti, «chi<br />

ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è<br />

stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa<br />

per primo, si da riceverne il contraccambio?».<br />

Perché da lui, per mezzo <strong>di</strong> lui e per lui sono tutte<br />

le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen¨<br />

(Romani 11:33-36) 20 .<br />

20 "Di Lui" - <strong>La</strong> Sua volontà sta all'origine d'ogni esistenza,<br />

"per" o "attraverso" <strong>di</strong> Lui - Egli è il Creatore e Colui che ha<br />

ogni cosa sotto controllo. "A Lui" - ogni cosa promuove la Sua<br />

gloria ultima.<br />

157


6. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> all’opera<br />

“Perché da lui, per mezzo <strong>di</strong> lui e per lui sono<br />

tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen”<br />

(Romani 11:36).<br />

<strong>Dio</strong> ha forse prestabilito che ogni cosa accada<br />

esattamente come sta accadendo? Ha <strong>Dio</strong> forse<br />

decretato che ciò che è corrisponde a ciò che<br />

doveva essere? In ultima analisi, questo è solo un<br />

altro modo per chiedersi: Forse che <strong>Dio</strong> sta<br />

governando il mondo e tutto ciò che esso<br />

contiene, persone incluse? Se <strong>Dio</strong> sta governando<br />

il mondo secondo uno scopo definito, allora forse<br />

che Egli lo governa secondo un qualche proposito,<br />

oppure senza alcuna particolare finalità o per<br />

caso? Se Egli lo governa secondo un determinato<br />

proposito, allora, quando esso fu stabilito? Forse<br />

che <strong>Dio</strong> continuamente cambia i Suoi propositi,<br />

facendone uno <strong>di</strong>verso ogni giorno, oppure il Suo<br />

proposito era già chiaramente stabilito fin<br />

dall'inizio? Le azioni <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, come le nostre, sono<br />

forse regolate dalle circostanze mutevoli, o sono il<br />

risultato del Suo eterno proposito? Se <strong>Dio</strong> aveva<br />

per ogni cosa uno scopo, prim'ancora che fosse<br />

creato l'uomo, allora quel proposito deve essere<br />

eseguito secondo il Suo <strong>di</strong>segno originale ed Egli<br />

sta ora operando per quel fine? Che cosa <strong>di</strong>cono le<br />

Scritture? Esse <strong>di</strong>chiarano che <strong>Dio</strong>: “ compie ogni<br />

cosa secondo la decisione della propria volontà”<br />

(Efesini 1:11).<br />

Fra coloro che leggono questo libro, pochi<br />

certamente sono <strong>di</strong>sposti a mettere in questione<br />

l'affermazione che <strong>Dio</strong> conosce e preconosce ogni<br />

cosa, ma forse pochi sarebbero <strong>di</strong>sposti a fare un<br />

passo in più. <strong>Non</strong> è forse evidente che se <strong>Dio</strong><br />

158


preconosce ogni cosa, Egli pure abbia prestabilito<br />

ogni cosa? <strong>Non</strong> è chiaro che <strong>Dio</strong> preconosce quello<br />

che avverrà, perché Egli ha decretato ciò che<br />

dovrà essere? <strong>La</strong> preconoscenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non è la<br />

causa degli avvenimenti, ma gli avvenimenti sono<br />

gli effetti del Suo eterno proposito. Quando <strong>Dio</strong> ha<br />

decretato che una cosa sarà, Egli sa che dovrà<br />

essere proprio così. Nella natura delle cose, non vi<br />

può essere nulla <strong>di</strong> conosciuto su quello che sarà,<br />

a meno che non sia certo che sarà così, e non vi è<br />

nulla <strong>di</strong> certo a meno che <strong>Dio</strong> non abbia stabilito<br />

che debba essere così. Si consideri, per esempio,<br />

la crocifissione. Su questo punto l'insegnamento<br />

delle Scritture è inequivocabile. Cristo è l'Agnello il<br />

cui sangue doveva essere versato, e questo era “<br />

già designato prima della creazione del mondo” (1<br />

Pietro 1:20). Avendo, allora, “or<strong>di</strong>nato”<br />

l'immolazione dell'Agnello, <strong>Dio</strong> sapeva che<br />

sarebbe stato condotto al macello, secondo il<br />

profeta Isaia. Il Signore Gesù non era stato<br />

“consegnato” da <strong>Dio</strong> preconoscendo che questo<br />

sarebbe avvenuto, ma me<strong>di</strong>ante il Suo fisso<br />

consiglio e preor<strong>di</strong>nazione (Atti 2:23). <strong>La</strong><br />

preconoscenza <strong>di</strong> avvenimenti futuri, è fondata,<br />

allora, sui decreti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, per cui, se <strong>Dio</strong><br />

preconosce tutto ciò che sarà, è perché Egli ha<br />

determinato in Sé stesso da ogni eternità, quel<br />

che sarà - “a lui note fin dall'eternità sono le Sue<br />

opere” (Atti 15:18), il che <strong>di</strong>mostra come Id<strong>di</strong>o<br />

abbia un piano, che <strong>Dio</strong> non comincia<br />

casualmente la Sua opera, o senza conoscere se<br />

quel progetto andrà in porto, o se il Suo piano<br />

avrà successo oppure no. <strong>Dio</strong> ha creato tutte le<br />

cose. Questa verità non sarà messa in questione<br />

da alcuno che non si pieghi <strong>di</strong> fronte alla<br />

testimonianza delle Sacre Scritture, né mai<br />

159


sosterrà che l'opera della creazione sia stata<br />

un'opera accidentale. Id<strong>di</strong>o prima formò il<br />

proposito <strong>di</strong> creare, e poi mise in azione il Suo atto<br />

creativo in adempimento <strong>di</strong> quel proposito. Tutti i<br />

veri cristiani adotteranno prontamente le parole<br />

del Salmista, e <strong>di</strong>ranno: “Quanto son numerose le<br />

tue opere, SIGNORE! Tu le hai fatte tutte con<br />

sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze”<br />

(Salmo 104:24). C'è forse qualcuno che sia<br />

d'accordo con quanto fin ora abbiamo detto, e<br />

che, nello stesso tempo, neghi che <strong>Dio</strong> si è fatto il<br />

proposito <strong>di</strong> governare il mondo che ha creato?<br />

Certamente la creazione del mondo non era il fine<br />

del proposito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel farla. Certamente Egli non<br />

si è determinato <strong>di</strong> creare il mondo e <strong>di</strong> porvi<br />

l'uomo, per poi lasciare entrambi alla loro fortuna.<br />

Deve essere chiaro come <strong>Dio</strong> avesse in vista un<br />

qualche grande fine, degno delle Sue infinite<br />

perfezioni, e che Egli stia governando il mondo per<br />

compiere quelle finalità: “<strong>La</strong> volontà del SIGNORE<br />

sussiste per sempre, i <strong>di</strong>segni del suo cuore<br />

durano d'età in età” (Salmo 33:11), “Ricordate il<br />

passato, le cose antiche; perché io sono <strong>Dio</strong>, e<br />

non ce n'è alcun altro; sono <strong>Dio</strong>, e nessuno è<br />

simile a me. Io annunzio la fine sin dal principio,<br />

molto tempo prima <strong>di</strong>co le cose non ancora<br />

avvenute; io <strong>di</strong>co: Il mio piano sussisterà, e<br />

metterò a effetto tutta la mia volontà” (Isaia<br />

46:9,10).<br />

Si potrebbero pure citare altri brani per mostrare<br />

come <strong>Dio</strong> abbia molti progetti al riguardo <strong>di</strong><br />

questo mondo e dell'uomo, e come essi andranno<br />

a compimento nel modo più certo e sicuro. È solo<br />

quando, infatti, così si considerano, che noi si<br />

potrà apprezzare con intelligenza le profezie della<br />

Scrittura. Nella profezia l'Id<strong>di</strong>o onnipotente si è<br />

160


compiaciuto <strong>di</strong> portarci nella camera segreta dei<br />

Suoi eterni consigli, per farci conoscere ciò che<br />

Egli si è proposto <strong>di</strong> fare nel futuro. Le centinaia <strong>di</strong><br />

profezie che troviamo sia nell'Antico come nel<br />

Nuovo Testamento non sono tanto pre<strong>di</strong>zione su<br />

ciò che accadrà, ma rivelazioni che <strong>Dio</strong> ci fa su ciò<br />

che Egli si è proposto <strong>di</strong> far accadere.<br />

Noi sappiamo dalle profezie che quest'età<br />

presente, come tutte le precedenti, dovrà finire<br />

con la piena <strong>di</strong>mostrazione dell'umano fallimento.<br />

Sappiamo che vi sarà un generale rinnegamento<br />

della verità, un'apostasia generale. Sappiamo che<br />

dovrà manifestarsi l'Anticristo, e che Egli avrà<br />

successo nell'ingannare il mondo intero. Sappiamo<br />

che la carriera dell'Anticristo sarà, come una<br />

corda, tagliata corta e che sarà posta fine al<br />

miserabile tentativo dell'uomo <strong>di</strong> governare sé<br />

stesso, dal ritorno del Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Queste, e<br />

centinaia d'altre cose sono incluse nei decreti<br />

eterni <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ora comunicatici dalla sicura Parola<br />

<strong>di</strong> profezia. Esse avranno sicuramente luogo<br />

perché è infallibilmente certo che tutto ciò che <strong>Dio</strong><br />

si è proposto <strong>di</strong> fare avverrà, che queste sono "le<br />

cose che devono avvenire tra breve" (Apocalisse<br />

1:1).<br />

Qual era, dunque, il gran proposito per il quale<br />

questo mondo, e l'intera razza umana, era stato<br />

creato? <strong>La</strong> risposta della Scrittura è: "L'Eterno ha<br />

fatto ogni cosa per se stesso" (Proverbi 16:4 ND),<br />

come pure: "Tu hai creato tutte le cose, e per tua<br />

volontà (o beneplacito) furono create ed esistono"<br />

(Apocalisse 4:11). Il gran fine della creazione, era<br />

la manifestazione della gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. I cieli<br />

<strong>di</strong>chiarano la gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ed il firmamento<br />

mostra l'opera delle Sue mani, ma è stato<br />

161


soprattutto attraverso l'uomo, originalmente fatto<br />

a Sua propria immagine e somiglianza, che <strong>Dio</strong> ha<br />

voluto manifestare la Sua gloria. In che modo il<br />

grande Creatore doveva essere glorificato<br />

dall'uomo? Prima della Sua opera creativa, <strong>Dio</strong><br />

vide la caduta <strong>di</strong> Adamo e la conseguente rovina<br />

della sua razza, quin<strong>di</strong>, non può essere che l'uomo<br />

avesse dovuto glorificarlo permanendo in uno<br />

stato d'innocenza. Allo stesso modo, c'è insegnato<br />

che Cristo era stato "preor<strong>di</strong>nato prima della<br />

creazione del mondo" per <strong>di</strong>ventare il Salvatore<br />

degli uomini decaduti. <strong>La</strong> redenzione dei peccatori<br />

tramite il Cristo non era, infatti, un ripensamento<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, non era un espe<strong>di</strong>ente per riparare una<br />

calamità imprevista. No, era una <strong>di</strong>vina<br />

provvidenza, e quin<strong>di</strong>, quando l'uomo cadde, egli<br />

trovò misericor<strong>di</strong>a camminando mano nella mano<br />

della giustizia. Da ogni eternità <strong>Dio</strong> aveva stabilito<br />

che il nostro mondo dovesse essere la scena in cui<br />

si sarebbe manifestata la Sua molteplice grazia e<br />

sapienza, nella redenzione <strong>di</strong> peccatori perduti,<br />

"la infinitamente varia sapienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, secondo il<br />

<strong>di</strong>segno eterno che egli ha attuato me<strong>di</strong>ante il<br />

nostro Signore, Cristo Gesù" (Efesini 3:10,11). Per<br />

la realizzazione <strong>di</strong> questo glorioso progetto, <strong>Dio</strong> ha<br />

governato il mondo fin dall'inizio, e continuerà a<br />

farlo fino alla fine. È stato ben scritto: "<strong>Non</strong><br />

potremmo mai comprendere la provvidenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

sul nostro mondo, se non la consideriamo come<br />

una macchina complicata formata <strong>di</strong> decine <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> parti, e che insieme funzionano per un<br />

unico fine: la manifestazione dell'infinitamente<br />

varia sapienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nella salvezza della Chiesa",<br />

cioè <strong>di</strong> coloro che sono "chiamati fuori". Ogni altra<br />

cosa, qui, è subor<strong>di</strong>nata a questo proposito<br />

centrale. È dopo aver compreso questa verità <strong>di</strong><br />

162


ase che, mosso dallo Spirito Santo, l'apostolo è<br />

condotto a scrivere: "Ecco perché sopporto ogni<br />

cosa per amor degli eletti, affinché anch'essi<br />

conseguano la salvezza che è in Cristo Gesù,<br />

insieme alla gloria eterna" (2 Timoteo 2:10).<br />

Ciò che ora vorremmo contemplare è l'operare<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel governo <strong>di</strong> questo<br />

mondo. Al riguardo dell'opera <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sul<br />

mondo materiale basterà ora osservare poche<br />

cose. Nei capitoli precedenti, infatti, abbiamo<br />

mostrato come la materia inanimata e tutte le<br />

creature irrazionali sono soggette al beneplacito <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> in modo assoluto. Siamo <strong>di</strong>sposti ad<br />

ammettere, certo, che il mondo materiale appare<br />

essere governato da leggi che sono stabili e più o<br />

meno uniformi nel loro operare. <strong>La</strong> Scrittura, però,<br />

insieme alla storia ed all'osservazione, ci spinge a<br />

riconoscere il fatto che <strong>Dio</strong> sospenda queste leggi<br />

ed agisca in<strong>di</strong>pendentemente da esse, ogni qual<br />

volta si compiaccia <strong>di</strong> farlo. Nel mandare le Sue<br />

bene<strong>di</strong>zioni o i Suoi giu<strong>di</strong>zi sulle Sue creature, Egli<br />

può fare in modo che il sole si fermi, e che le<br />

stelle, nel loro corso, combattano per il Suo popolo<br />

(Giu<strong>di</strong>ci 5:20). Egli può mandare oppure trattenere<br />

“la prima e l'ultima pioggia” secondo il dettato<br />

della Sua infinita sapienza. Egli può colpire con<br />

malattie o bene<strong>di</strong>re con la salute. In breve,<br />

essendo Egli <strong>Dio</strong>, essendo Egli Sovrano assoluto,<br />

non è tenuto ad osservare alcuna legge <strong>di</strong> natura,<br />

ma Egli governa il mondo materiale come Gli<br />

sembra più opportuno. Che <strong>di</strong>re, però, del governo<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sulla famiglia umana? Che cosa rivela la<br />

Scrittura al riguardo del Suo modus operan<strong>di</strong> nel<br />

contesto del Suo governo sull'umanità? Fino a che<br />

punto e con quale tipo <strong>di</strong> influenze Egli controlla i<br />

figli degli uomini? Divideremo la nostra risposta a<br />

163


questa questione, in due parti e considereremo<br />

dapprima il metodo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel trattare con i giusti,<br />

i Suoi eletti, e poi con il Suo metodo nel trattare<br />

con gli empi.<br />

Il metodo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel trattare con i giusti<br />

1. <strong>Dio</strong> esercita sui Suoi eletti un potere o<br />

un'influenza vivificante. Per natura essi sono<br />

spiritualmente morti, morti nelle trasgressioni e<br />

nei peccati, e quin<strong>di</strong>, il loro bisogno <strong>di</strong> base è<br />

quello della vita spirituale, giacché “e uno non è<br />

nato <strong>di</strong> nuovo non può vedere il regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>”<br />

(Giovanni 3:3). Con la nuova nascita Id<strong>di</strong>o ci porta<br />

dalla morte alla vita (Giovanni 5:24). Egli ci<br />

impartisce una nuova natura (2 Pietro 1:4). Ci<br />

libera dal potere delle tenebre e ci trasporta nel<br />

regno dell'amato Suo Figlio (Colossesi 1:13). È<br />

chiaro che noi non potremmo fare questo da soli,<br />

perché noi siamo “senza forza” (Romani 5:6), per<br />

questo è scritto: “Infatti siamo opera sua, essendo<br />

stati creati in Cristo Gesù” (Efesini 2:10). Con la<br />

nuova nascita noi siamo fatti partecipare alla<br />

natura <strong>di</strong>vina: un principio, un “seme”, una vita,<br />

che ci è comunicata e che “nasce dallo Spirito” e<br />

che quin<strong>di</strong> “è spirito”, nasce dallo Spirito Santo, e<br />

quin<strong>di</strong>, è santo. In<strong>di</strong>pendentemente da questa<br />

natura <strong>di</strong>vina e santa, impartitaci alla nuova<br />

nascita, è del tutto impossibile che un uomo possa<br />

generare un qualsiasi impulso spirituale, formare<br />

un qualsiasi concetto spirituale, pensare un<br />

pensiero spirituale, comprendere le cose spirituali<br />

e, ancor meno, compiere opere spirituali. “Senza<br />

santità nessuno vedrà il Signore”, ma l'uomo<br />

naturale non ha desiderio alcuno per la santità, e<br />

ciò che Id<strong>di</strong>o per questo ha provveduto, egli non lo<br />

vuole. Forse che un uomo potrà pregare,<br />

164


perseguire, sforzarsi <strong>di</strong> raggiungere, ciò che<br />

<strong>di</strong>sdegna? Certo no. Se allora un uomo “segue”<br />

ciò che cor<strong>di</strong>almente per natura egli <strong>di</strong>sdegna, se<br />

ora ama ciò che un tempo o<strong>di</strong>ava, è perché in lui è<br />

avvenuta una trasformazione miracolosa. Un<br />

potere a lui estraneo ha operato su <strong>di</strong> lui. Gli è<br />

stata impartita una natura interamente <strong>di</strong>fferente<br />

dalla sua vecchia. Per questo è scritto: “Se<br />

dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura;<br />

le cose vecchie sono passate: ecco, sono<br />

<strong>di</strong>ventate nuove” (2 Corinzi 5:17). Una persona<br />

simile a quella che abbiamo or ora descritta, è<br />

passata dalla morte alla vita, è stata fatta passare<br />

dalle tenebre alla luce, dal potere <strong>di</strong> Satana a<br />

quello <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> (Atti 26:18). Un tale cambiamento<br />

non può essere spiegato in alcun altro modo. <strong>La</strong><br />

nuova nascita è molto, molto <strong>di</strong> più che versare<br />

qualche lacrima per un rimorso temporaneo a<br />

causa <strong>di</strong> un peccato commesso. È molto <strong>di</strong> più che<br />

imprimere un nuovo corso alla nostra vita,<br />

abbandonare vecchie abitu<strong>di</strong>ni e sostituire ad<br />

esse delle buone. È qualcosa <strong>di</strong> molto maggiore <strong>di</strong><br />

coltivare e praticare qualche nobile ideale. Essa va<br />

molto più in profon<strong>di</strong>tà che accogliere l'invito <strong>di</strong><br />

qualche evangelista per stringergli la mano,<br />

firmare un qualche impegno su carta, oppure<br />

<strong>di</strong>ventare membro <strong>di</strong> una chiesa. <strong>La</strong> nuova nascita<br />

non è semplicemente un voltar pagina: è ricevere<br />

e avere nuova vita. <strong>Non</strong> è una semplice riforma,<br />

ma una trasformazione completa. In breve, la<br />

nuova nascita è un miracolo, il risultato dell'opera<br />

soprannaturale <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È ra<strong>di</strong>cale, rivoluzionaria,<br />

durevole. Ecco qual è la prima cosa, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

tempo, che <strong>Dio</strong> opera sui Suoi eletti Egli prende<br />

persone spiritualmente morte e le vivifica, dà loro<br />

nuova vita. Egli si fa carico <strong>di</strong> persone che erano<br />

165


state formate nell'iniquità e concepite nel peccato,<br />

conformandole poi all'immagine <strong>di</strong> Suo Figlio. Egli<br />

afferra un prigioniero e servo <strong>di</strong> Satana, e lo rende<br />

membro della famiglia della fede. Egli raccoglie<br />

“per strada” un men<strong>di</strong>cante e lo rende coerede<br />

con Cristo. Egli viene incontro ad uno che è pieno<br />

<strong>di</strong> inimicizia contro <strong>di</strong> Lui, e Gli dà un nuovo cuore<br />

pieno d'amore per Lui. Egli si piega verso uno che,<br />

per natura, è ribelle, ed opera in lui il volere e<br />

l'operare secondo il Suo beneplacito. Con la Sua<br />

irresistibile potenza Egli trasforma un peccatore in<br />

un santo, un nemico in amico, un servo del<br />

Diavolo in un figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Si capisce bene, allora,<br />

il perché siamo spinti a cantare: “Quando tutta la<br />

Tua misericor<strong>di</strong>a, o <strong>Dio</strong> mio, la mia anima errante<br />

contempla, e considera come mi hai salvato, non<br />

posso altro che esprimere tutta la mia<br />

stupefazione, il mio amore e la mia lode per Te”.<br />

2. Id<strong>di</strong>o esercita sui Suoi eletti un'influenza od una<br />

potenza energizzante. L'Apostolo pregava per i<br />

credenti <strong>di</strong> Efeso, affinché gli occhi della loro<br />

mente fossero illuminati, fra le altre cose,<br />

“affinché sappiate a quale speranza vi ha<br />

chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua<br />

ere<strong>di</strong>tà che vi riserva tra i santi” (Efesini 1:18),<br />

come pure: “affinché egli vi <strong>di</strong>a, secondo le<br />

ricchezze della sua gloria, <strong>di</strong> essere potentemente<br />

fortificati, me<strong>di</strong>ante lo Spirito suo, nell'uomo<br />

interiore” (3:16). È così che i figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono<br />

messi in grado <strong>di</strong> combattere il buon<br />

combattimento della fede, e lottino contro le forze<br />

avverse che costantemente sono in guerra contro<br />

<strong>di</strong> loro. In loro stessi, essi non avrebbero forza<br />

alcuna, non sarebbero che “pecore”, e le pecore<br />

sono fra gli animali più privi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa che vi siano.<br />

<strong>La</strong> promessa, però, è sicura: “Egli dà forza allo<br />

166


stanco e accresce il vigore a colui che è spossato”<br />

(Isaia 40:29). È questo il potere energizzante che<br />

<strong>Dio</strong> esercita in ed attraverso i giusti, che così sono<br />

messi in grado <strong>di</strong> servirlo in modo accettabile.<br />

Disse l'antico profeta: “quanto a me, io sono pieno<br />

<strong>di</strong> forza, dello Spirito del SIGNORE, <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong><br />

coraggio, per far conoscere a Giacobbe la sua<br />

trasgressione e a Israele il suo peccato” (Michea<br />

3:8). Ai Suoi apostoli, il Signore <strong>di</strong>sse: “riceverete<br />

potenza quando lo Spirito Santo verrà su <strong>di</strong> voi, e<br />

mi sarete testimoni” (Atti 1:8), e così avvenne, e<br />

<strong>di</strong> questo abbiamo testimonianza da ciò che<br />

leggiamo subito dopo: “Gli apostoli, con grande<br />

potenza, rendevano testimonianza della<br />

risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era<br />

sopra tutti loro” (Atti 4:33). Era stato così per<br />

l'Apostolo Paolo: “la mia parola e la mia<br />

pre<strong>di</strong>cazione non consistettero in <strong>di</strong>scorsi<br />

persuasivi <strong>di</strong> sapienza umana, ma in<br />

<strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> Spirito e <strong>di</strong> potenza” (1<br />

Corinzi2:4). Il raggio d'azione <strong>di</strong> questa potenza<br />

non è limitato al servizio, perché leggiamo in 2<br />

Pietro 1:13: “<strong>La</strong> sua potenza <strong>di</strong>vina ci ha donato<br />

tutto ciò che riguarda la vita e la pietà me<strong>di</strong>ante<br />

la conoscenza <strong>di</strong> colui che ci ha chiamati con la<br />

propria gloria e virtù”. Allo stesso modo, le varie<br />

virtù del carattere cristiano sono prodotte solo<br />

dallo Spirito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, essendone il frutto: “Il frutto<br />

dello Spirito invece è amore, gioia, pace,<br />

pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,<br />

mansuetu<strong>di</strong>ne, autocontrollo” (Galati 5:22). Si<br />

confronti al riguardo anche Efesini 5:9.<br />

3. Id<strong>di</strong>o esercita sui suoi eletti un'influenza <strong>di</strong><br />

guida. Anticamente Egli aveva guidato il Suo<br />

popolo attraverso il deserto, <strong>di</strong>rigendone i passi,<br />

con una colonna <strong>di</strong> nuvole <strong>di</strong> giorno e con una<br />

167


colonna <strong>di</strong> fuoco la notte. Oggi pure Egli conduce i<br />

Suoi santi, sebbene Egli lo faccia non tanto<br />

esteriormente, ma interiormente. “Questo è <strong>Dio</strong>, il<br />

nostro <strong>Dio</strong> in eterno; egli sarà la nostra guida”<br />

(Salmo 48:14). Egli ci guida a volere ed a fare ciò<br />

<strong>di</strong> cui Egli si compiace. Che lo faccia, è chiaro<br />

dalle parole dell'Apostolo: “siamo opera sua,<br />

essendo stati creati in Cristo Gesù per fare le<br />

opere buone, che <strong>Dio</strong> ha precedentemente<br />

preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10).<br />

È escluso, quin<strong>di</strong>, da parte nostra, qualsiasi<br />

motivo <strong>di</strong> vanto: in tutto questo solo <strong>Dio</strong> ne riceve<br />

gloria, perché, con il profeta, dobbiamo <strong>di</strong>re:<br />

“SIGNORE, tu ci darai la pace; poiché ogni opera<br />

nostra la compi tu per noi” (Isaia 26:12). È quanto<br />

mai vero, allora che: “ Il cuore dell'uomo me<strong>di</strong>ta la<br />

sua via, ma il SIGNORE <strong>di</strong>rige i suoi passi”<br />

(Proverbi 16:9). Si confronti questo con il Salmo<br />

65:4 ed Ezechiele 36:27.<br />

4. <strong>Dio</strong> esercita suoi Suoi eletti un'influenza o un<br />

potere <strong>di</strong> preservazione. Molti sono i testi biblici<br />

che presentano questa verità benedetta: “Voi che<br />

amate il SIGNORE, o<strong>di</strong>ate il male! Egli custo<strong>di</strong>sce<br />

le anime dei suoi fedeli, li libera dalla mano degli<br />

empi” (Salmo 97:10); “Poiché il SIGNORE ama la<br />

giustizia e non abbandona i suoi santi; essi son<br />

conservati in eterno; ma la <strong>di</strong>scendenza degli<br />

empi sarà sterminata/” (Salmo 37:28); “Il<br />

SIGNORE protegge tutti quelli che l'amano, ma<br />

<strong>di</strong>struggerà tutti gli empi” (Salmo 145:20). È<br />

superfluo moltiplicare le citazioni o <strong>di</strong>scutere a<br />

questo punto la questione della responsabilità e<br />

della fedeltà del credente – noi non potremmo in<br />

alcun modo “perseverare” se <strong>Dio</strong> non ci<br />

preservasse, non più <strong>di</strong> quanto potremmo<br />

respirare una volta che Id<strong>di</strong>o ci togliesse il respiro.<br />

168


Noi siamo, infatti: “dalla potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> siete<br />

custo<strong>di</strong>ti me<strong>di</strong>ante la fede, per la salvezza che sta<br />

per essere rivelata negli ultimi tempi” (1 Pietro<br />

1:5). Si confronti ancora 1 Cronache 18:6. Rimane<br />

ancora per noi da considerare<br />

Il metodo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel trattare con gli empi<br />

Quando contempliamo come <strong>Dio</strong> tratti,<br />

governando, con i non eletti, troviamo che Egli<br />

esercita su <strong>di</strong> loro una quadruplice influenza o<br />

potere. Adotteremo qui la netta sud<strong>di</strong>visione a suo<br />

tempo proposta dal dott. Rice.<br />

1. <strong>Dio</strong> esercita sugli empi un'influenza <strong>di</strong><br />

contenimento me<strong>di</strong>ante la quale ad essi viene<br />

impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> compiere ciò che essi sarebbero inclini<br />

a fare. Un esempio impressionante <strong>di</strong> questo, lo<br />

troviamo in Abimelec, re <strong>di</strong> Gerar. Abraamo si era<br />

recato a Gerar e temeva che, a causa <strong>di</strong> sua<br />

moglie, egli potesse essere ucciso; così egli le<br />

chiede <strong>di</strong> fingere d'essere sua sorella.<br />

Considerandola una donna non sposata, Abimelec<br />

la manda a prendere, e ve<strong>di</strong>amo come <strong>Dio</strong>, in<br />

questa circostanza, agisca con la Sua potenza per<br />

proteggere il suo onore: "<strong>Dio</strong> gli <strong>di</strong>sse nel sogno:<br />

«Anch'io so che tu hai fatto questo nell'integrità<br />

del tuo cuore: ti ho quin<strong>di</strong> preservato dal peccare<br />

contro <strong>di</strong> me; perciò non ti ho permesso <strong>di</strong><br />

toccarla" (Genesi 20:6). Se <strong>Dio</strong> non si fosse<br />

interposto, Abimelec avrebbe fatto un grave torto<br />

a Sara, ma il Signore lo contiene, gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong><br />

mettere in atto ciò che il suo cuore gli suggeriva.<br />

Un caso simile lo troviamo in connessione con<br />

Giuseppe ed il trattamento che i suoi fratelli<br />

vorrebbero riservargli. A causa della parzialità <strong>di</strong><br />

Giacobbe verso Giuseppe, i suoi fratelli "lo<br />

169


o<strong>di</strong>avano", e quando pensano <strong>di</strong> averlo in loro<br />

potere, essi complottano per ucciderlo (Genesi<br />

37:18). Id<strong>di</strong>o, però, non permette loro <strong>di</strong> eseguire<br />

le loro malvagie intenzioni. In primo luogo Egli<br />

spinge Ruben a liberarlo dalle loro mani, e poi fa'<br />

in modo che Giuda suggerisca che, in vece <strong>di</strong><br />

ucciderlo, Giuseppe sia venduto a degli Israeliti <strong>di</strong><br />

passaggio, che lo porteranno poi in Egitto. Che<br />

fosse stato <strong>Dio</strong> a contenere, a frenare i fratelli <strong>di</strong><br />

Giuseppe, è chiaro dalle sue stesse parole, molto<br />

più tar<strong>di</strong>, quando egli rivela loro la sua identità:<br />

"<strong>Non</strong> siete dunque voi che mi avete mandato qui,<br />

ma è <strong>Dio</strong>. Egli mi ha stabilito come padre del<br />

faraone, signore <strong>di</strong> tutta la sua casa e<br />

governatore <strong>di</strong> tutto il paese d'Egitto" (Genesi<br />

45:8). L'influenza <strong>di</strong> contenimento che <strong>Dio</strong><br />

esercita sugli empi e sui malvagi è esemplificata<br />

in modo altrettanto sorprendente nella persona <strong>di</strong><br />

Balaam, il profeta assunto da Balak per male<strong>di</strong>re<br />

gli Israeliti. <strong>Non</strong> si potrebbe leggere questo<br />

ispirato racconto senza scoprire che, se fosse<br />

stato lasciato a sé stesso, Balaam avrebbe<br />

senz'altro prontamente accettato l'offerta <strong>di</strong><br />

Balak. Quanto sia evidente che <strong>Dio</strong> contenga gli<br />

impulsi del suo cuore, è chiaro da quanto Balak<br />

stesso afferma: "Come farò a male<strong>di</strong>rlo se <strong>Dio</strong> non<br />

l'ha maledetto? Come farò a imprecare se il<br />

SIGNORE non ha imprecato? ... Ecco, ho ricevuto<br />

l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re; egli ha benedetto; io non<br />

posso contrad<strong>di</strong>re" (Numeri 23:8,20). <strong>Non</strong> solo <strong>Dio</strong><br />

esercita un'influenza <strong>di</strong> contenimento<br />

in<strong>di</strong>vidualmente sugli empi, ma Egli lo fa pure su<br />

interi popoli, come ve<strong>di</strong>amo illustrato in Esodo<br />

34:24: "Io scaccerò davanti a te delle nazioni e<br />

allargherò i tuoi confini; nessuno oserà<br />

appropriarsi del tuo paese, quando salirai, tre<br />

170


volte all'anno, per comparire alla presenza del<br />

SIGNORE, che è il tuo <strong>Dio</strong>". Tre volte l'anno, ogni<br />

maschio israelita, su comando <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, doveva<br />

lasciare la propria casa e lavoro, per recarsi a<br />

Gerusalemme ed osservare la Festa del Signore.<br />

Nel testo succitato, appren<strong>di</strong>amo come Egli<br />

prometta che, durante il loro soggiorno a<br />

Gerusalemme, Egli avrebbe sorvegliato le loro<br />

case incusto<strong>di</strong>te proteggendole dai desideri e<br />

dalle mire dei loro pagani vicini.<br />

2. <strong>Dio</strong> esercita sugli empi un'influenza<br />

d'ammorbi<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>sponendoli, in modo<br />

contrario alle loro naturali inclinazioni, a fare ciò<br />

che promuove la Sua causa. Nel punto precedente<br />

ci eravamo riferiti alla storia <strong>di</strong> Giuseppe come<br />

illustrazione che <strong>Dio</strong> esercita un'influenza <strong>di</strong><br />

contenimento sugli empi. Quello stesso racconto<br />

illustra pure come <strong>Dio</strong> pure eserciti un'influenza<br />

d'ammorbi<strong>di</strong>mento sugli empi. Ci è detto che,<br />

quand'egli si trovava nella casa <strong>di</strong> Potifar, "Il suo<br />

padrone vide che il SIGNORE era con lui e che il<br />

SIGNORE gli faceva prosperare nelle mani tutto<br />

ciò che intraprendeva. Giuseppe trovò grazia agli<br />

occhi <strong>di</strong> lui e si occupava del servizio personale <strong>di</strong><br />

Potifar, il quale lo fece maggiordomo della sua<br />

casa e gli affidò l'amministrazione <strong>di</strong> tutto quello<br />

che possedeva" (Genesi 39:3,4). Più tar<strong>di</strong>, quando<br />

Giuseppe è ingiustamente gettato in prigione, ci è<br />

detto: "E il SIGNORE fu con Giuseppe, gli mostrò il<br />

suo favore e gli fece trovar grazia agli occhi del<br />

governatore della prigione" (Genesi 39:21) tanto<br />

che pure la sua permanenza in una prigione gli<br />

aveva conferito onore e benevolenza. Infine, dopo<br />

la sua liberazione dalla prigione, appren<strong>di</strong>amo da<br />

Atti 7:10: "lo liberò da ogni sua tribolazione, e gli<br />

<strong>di</strong>ede sapienza e grazia davanti al faraone, re<br />

171


d'Egitto, che lo costituì governatore dell'Egitto e <strong>di</strong><br />

tutta la sua casa". Un'evidenza altrettanto<br />

impressionante della potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> addolcire i<br />

cuori del Suoi nemici, lo ve<strong>di</strong>amo nel modo in cui<br />

la figlia del Faraone tratta il piccolo Mosè. Il fatto è<br />

ben conosciuto. Ad un levita nasce un figlio che<br />

tiene nascosto per tre mesi sottraendolo all'iniquo<br />

decreto <strong>di</strong> morte del Faraone. <strong>La</strong> sorella <strong>di</strong> Mosè,<br />

non essendo più in grado <strong>di</strong> tenerlo nascosto, lo<br />

pone in una cesta nell'acqua del Nilo, accanto alla<br />

riva. <strong>La</strong> cesta è scoperta nientemeno che dalla<br />

figlia del Faraone, venuta a fare un bagno nel<br />

fiume. Invece che prestare ascolto a ciò che suo<br />

padre aveva or<strong>di</strong>nato e gettare in acqua il<br />

bambino, ci è detto che: "Ne ebbe compassione"<br />

(Esodo 2:6). <strong>La</strong> vita <strong>di</strong> questo bambino, così, è<br />

risparmiata e più tar<strong>di</strong> Mosè <strong>di</strong>venta il figlio<br />

adottivo <strong>di</strong> una principessa! <strong>Dio</strong> ha libero accesso<br />

al cuore <strong>di</strong> ogni essere umano ed Egli lo indurisce<br />

oppure ammorbi<strong>di</strong>sce secondo i Suoi sovrani<br />

propositi. Il profano Esaù giura <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> suo<br />

fratello per ciò che questi ha fatto a loro padre,<br />

eppure quando incontra Giacobbe, invece che<br />

ucciderlo, ci è detto che: "Esaù gli corse incontro,<br />

l'abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e<br />

piansero" (Esodo 33:4). Acab, il debole e malvagio<br />

consorte <strong>di</strong> Jezebel,. Era furioso contro il profeta<br />

Elia, alla cui parole il cielo era rimasto senz'acqua<br />

per tre anni e mezzo, così furioso che, ci è detto<br />

che l'aveva fatto cercare in ogni nazione e regno,<br />

e che aveva fatto persino un solenne giuramento<br />

<strong>di</strong> eliminarlo (1 Re 18:10). Eppure, quando<br />

s'incontrano, invece <strong>di</strong> uccidere il profeta, Acab<br />

ubbi<strong>di</strong>sce umilmente alla proposta che gli fa:<br />

"Acab mandò a chiamare tutti i figli d'Israele, e<br />

radunò quei profeti sul monte Carmelo" (1 Re<br />

172


18:20). Ancora, Ester, la povera israelita, sta per<br />

entrare alla presenza dell'augusto monarca medopersiano<br />

, "sebbene ciò sia contro la legge" (Et.<br />

4:16), lei <strong>di</strong>ce. Va da Lui a malincuore,<br />

aspettandosi solo <strong>di</strong> "perire", ma poi ci è detto:<br />

"Quando il re vide la regina Ester in pie<strong>di</strong> nel<br />

cortile, lei si guadagnò la sua grazia; il re stese<br />

verso Ester lo scettro d'oro che teneva in mano;<br />

ed Ester si avvicinò, e toccò la punta dello<br />

scettro". Notiamo ancora come Daniele, ragazzo,<br />

sia prigioniero in una corte straniera. Il re procura<br />

lui ed ai suoi compagni una fornitura quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong><br />

cibo e bevanda. Daniele, però, risolve nel suo<br />

cuore <strong>di</strong> non contaminarsi con quanto gli è<br />

provveduto, e fa sapere questo suo proposito al<br />

suo responsabile <strong>di</strong>retto, il capo degli eunuchi.<br />

Che accade, però? Il suo padrone è un pagano che<br />

"temeva" il re. Forse che questi si rivolta<br />

rabbiosamente contro Daniele imponendogli che<br />

esegua senza ritardo gli or<strong>di</strong>ni che gli sono stati<br />

dati? No, <strong>di</strong> fatti leggiamo: "<strong>Dio</strong> fece trovare a<br />

Daniele grazia e compassione presso il capo degli<br />

eunuchi" (Daniele 1:9). "Il cuore del re, nella<br />

mano del SIGNORE, è come un corso d'acqua; egli<br />

lo <strong>di</strong>rige dovunque gli piace" (Proverbi 21:1). Di<br />

questo abbiamo una notevole illustrazione in Ciro,<br />

il re pagano della Persia. Il popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è in<br />

forzato esilio, ma stava per realizzarsi la<br />

profetizzata fine della loro cattività. Al tempo<br />

stesso, il Tempio, a Gerusalemme, era in rovina e,<br />

come abbiamo detto, gli ebrei erano costretti a<br />

<strong>di</strong>morare in un paese lontano. Che speranza vi<br />

poteva essere per la ricostruzione della Casa del<br />

Signore? Notate che cosa fa il Signore: "Nel primo<br />

anno <strong>di</strong> Ciro, re <strong>di</strong> Persia, affinché si adempisse la<br />

parola del SIGNORE pronunziata per bocca <strong>di</strong><br />

173


Geremia, il SIGNORE destò lo spirito <strong>di</strong> Ciro, re <strong>di</strong><br />

Persia, il quale a voce e per iscritto fece<br />

proclamare per tutto il suo regno questo e<strong>di</strong>tto:<br />

«Così <strong>di</strong>ce Ciro, re <strong>di</strong> Persia: "Il SIGNORE, <strong>Dio</strong> dei<br />

cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi<br />

ha comandato <strong>di</strong> costruirgli una casa a<br />

Gerusalemme, che si trova in Giuda…" (Esdra<br />

1:1,2). Ricordate che Ciro era un pagano, e la<br />

storia secolare rende testimonianza come egli<br />

fosse un uomo molto malvagio, eppure il Signore<br />

lo spinge a pubblicare quest'e<strong>di</strong>tto, affinché si<br />

adempisse la Sua parola, trasmessa attraverso<br />

Geremia, settant'anni prima. Un'ulteriore e simile<br />

illustrazione, si trova in Edsdra 7:27, dove<br />

troviamo Esdra che ringrazia Id<strong>di</strong>o per aver fatto si<br />

che il re Antaserse avesse permesso che fosse<br />

completata ed abbellita la casa che Ciro aveva<br />

comandato <strong>di</strong> ricostruire: "Benedetto sia il<br />

SIGNORE, <strong>Dio</strong> dei nostri padri, che ha così<br />

<strong>di</strong>sposto il cuore del re a onorare la casa del<br />

SIGNORE, a Gerusalemme" (Esdra 7:27).<br />

3. Id<strong>di</strong>o esercita sui malvagi un'influenza <strong>di</strong>rettiva<br />

affinché, pur dal male che intendono fare, ne<br />

risulti un bene. Torniamo ancora una volta alla<br />

storia <strong>di</strong> Giuseppe come ad un caso illuminante al<br />

riguardo. Nel vendere Giuseppe agli Israeliti, i suoi<br />

fratelli avevano, <strong>di</strong> fatto, agito con motivazioni<br />

crudeli e senza scrupoli. Il loro scopo era quello <strong>di</strong><br />

liberarsi <strong>di</strong> lui, ed il passaggio <strong>di</strong> questi schiavisti<br />

stranieri era tornato loro comodo. Per loro,<br />

quest'atto era nulla <strong>di</strong> più che far <strong>di</strong>ventare<br />

schiavo un nobile giovane per motivo <strong>di</strong><br />

guadagno. Osservate però, ora, in che modo Id<strong>di</strong>o<br />

stesse segretamente operando per volgere la loro<br />

malvagità in bene. <strong>La</strong> Provvidenza aveva fatto in<br />

modo che questi Ismaeliti passassero proprio al<br />

174


momento giusto tanto da impe<strong>di</strong>re che Giuseppe<br />

fosse assassinato, perché i suoi fratelli già<br />

avevano complottato in questo senso. Inoltre,<br />

questi Ismaeliti erano in viaggio verso l'Egitto, il<br />

paese stesso al quale Id<strong>di</strong>o si era proposto <strong>di</strong><br />

mandare Giuseppe. Così Id<strong>di</strong>o fa in modo che essi<br />

siano <strong>di</strong>sposti ad acquistare Giuseppe proprio<br />

allora. In questo avvenimento, l'azione della mano<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è più che una fortunata coincidenza. Questo<br />

è chiaro dalle parole che Giuseppe pronunzierà<br />

molto tempo dopo: "<strong>Dio</strong> mi ha mandato qui prima<br />

<strong>di</strong> voi, perché sia conservato <strong>di</strong> voi un residuo<br />

sulla terra e per salvare la vita a molti scampati"<br />

(Genesi 45:7). Un'altra illustrazione, ugualmente<br />

impressionante, <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che <strong>di</strong>rige le azioni del<br />

malvagio, suo malgrado, si trova in Isaia 10:5-7:<br />

"Guai all'Assiria, verga della mia ira! Ha in mano il<br />

bastone della mia punizione. Io la mando contro<br />

una nazione empia, la <strong>di</strong>rigo contro il popolo che<br />

ha provocato la mia ira, con l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> darsi al<br />

saccheggio, <strong>di</strong> far bottino, <strong>di</strong> calpestarlo come il<br />

fango delle strade. Ma essa non la intende così;<br />

non così la pensa in cuor suo; essa ha in cuore <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struggere, <strong>di</strong> sterminare nazioni in gran<br />

numero". Il re d'Assiria si era preposto <strong>di</strong><br />

dominare il mondo, "<strong>di</strong> sterminare nazioni in gran<br />

numero", ma <strong>Dio</strong> era in controllo della sua<br />

ambizione militare e concupiscenza, e fa in modo<br />

che egli concentri la sua attenzione nel<br />

conquistare l'insignificante nazione d'Israele.<br />

Questo non era stato originalmente concepito dal<br />

re, che "non la intende così", ma <strong>Dio</strong> gli dà questo<br />

compito ed egli non può fare altro che adempierlo.<br />

Si confronti pure Giu<strong>di</strong>ci 7:22. L'esempio supremo<br />

dell'influenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che controlla e <strong>di</strong>rige,<br />

esercitata da <strong>Dio</strong> sui malvagi, è la Croce <strong>di</strong> Cristo<br />

175


con tutte le circostanze che la circondano. Se mai<br />

ci fu una provvidenza sovrintendente, questo è<br />

l'esempio più incontrovertibile. Da ogni eternità<br />

Id<strong>di</strong>o aveva prestabilito ogni dettaglio <strong>di</strong><br />

quell'avvenimento capitale. Nulla è lasciato al<br />

caso o al capriccio dell'uomo. <strong>Dio</strong> aveva decretato<br />

quando, come e dove il Suo amato Figlio sarebbe<br />

dovuto morire. Gran parte <strong>di</strong> ciò che Egli aveva<br />

<strong>di</strong>sposto al riguardo della Crocifissione, era stato<br />

preannunciato attraverso i profeti dell'Antico<br />

Testamento, e nell'accurato e letterale<br />

adempimento <strong>di</strong> queste profezie, noi abbiamo<br />

chiara prova e piena <strong>di</strong>mostrazione dell'influenza<br />

<strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione che Egli esercita sui<br />

malvagi. Nemmeno una cosa avviene<br />

<strong>di</strong>versamente da ciò che Id<strong>di</strong>o aveva stabilito, e<br />

tutto ciò che Egli aveva or<strong>di</strong>nato, si realizza<br />

esattamente come Egli si era proposto. Egli aveva<br />

decretato (e fatto conoscere nelle Scritture) che il<br />

Salvatore sarebbe stato tra<strong>di</strong>to da uno dei Suoi<br />

stessi <strong>di</strong>scepoli, "l'amico con il quale vivevo in<br />

pace" (Salmo 41:9, cfr. Matteo 26:50), ed ecco<br />

che l'apostolo Giuda lo vende ai Suoi avversari.<br />

Era stato decretato che il tra<strong>di</strong>tore ricevesse, per<br />

questa sua orrenda perfi<strong>di</strong>a, trenta monete<br />

d'argento, ed ecco che i sacerdoti gli offrono<br />

questa stessa somma. Era stato decretato che il<br />

prezzo del tra<strong>di</strong>mento dovesse essere usato per<br />

uno scopo particolare, cioè l'acquisto del campo<br />

del vasaio: ecco così che <strong>Dio</strong> fa si che Giuda<br />

restituisca questo denaro ai sacerdoti, guidando<br />

poi il loro "consiglio" (Matteo 27:7): essi poi,<br />

faranno esattamente così. Era stato decretato che<br />

vi dovessero essere "falsi testimoni" ad accusare<br />

nostro Signore (Salmo 35:11), ed ecco che<br />

sorgono proprio dei tali. Era stato decretato che il<br />

176


Signore della gloria dovesse ricevere "insulti e<br />

sputi" (Isaia 50:6), ed ecco che non mancano quei<br />

vigliacchi che siano pronti a farlo. Era stato<br />

decretato che il Salvatore dovesse essere "contato<br />

fra i trasgressori", ed ecco Pilato, <strong>di</strong>retto da <strong>Dio</strong>,<br />

dà or<strong>di</strong>ni affinché sia crocifisso, e Gesù capita che<br />

con<strong>di</strong>vida in quel momento la sorte <strong>di</strong> due ladroni.<br />

Era stato decretato che gli fosse dato da bere<br />

aceto e mirra quando Egli sarebbe stato appeso<br />

alla croce, ed ecco che il decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si realizza<br />

alla lettera. Era stato decretato che dei soldati<br />

senza cuore si sarebbero giocate le Sue vesti a<br />

da<strong>di</strong>, ed ecco che immancabilmente accade<br />

proprio questo. Era stato decretato che neppure<br />

un osso gli fosse spezzato (Salmo 30:20), ed ecco<br />

che la mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, in controllo d'ogni cosa, che<br />

aveva permesso che fossero state spezzate le<br />

gambe dei ladroni, impe<strong>di</strong>sce che questo venga<br />

fatto al Signore. Ah, non sono stati trovati<br />

abbastanza soldati in tutte le legioni <strong>di</strong> Roma, e<br />

non abbastanza demoni in tutte le gerarchie <strong>di</strong><br />

Satana, a spezzare un solo osso nel corpo <strong>di</strong><br />

Cristo. Sapete perché? Perché Id<strong>di</strong>o aveva<br />

decretato che neanche un solo Suo osso dovesse<br />

essergli spezzato. Vorreste che io continuassi con<br />

altri esempi? <strong>Non</strong> c'è problema: potrei farlo,<br />

perché l'adempimento accurato e letterale <strong>di</strong> tutto<br />

ciò che la Scrittura aveva predetto in connessione<br />

con la Crocifissione, <strong>di</strong>mostrano, oltre ogni<br />

possibilità <strong>di</strong> contestazione, che un Potere<br />

onnipotente stava <strong>di</strong>rigendo e sovrintendendo<br />

tutto ciò che era avvenuto in quei giorni.<br />

4. <strong>Dio</strong>, inoltre indurisce il cuore degli uomini<br />

malvagi, ed acceca le loro menti. Si, <strong>Dio</strong> indurisce<br />

cuori umani ed acceca menti umane: questo è il<br />

modo in cui la Scrittura Lo rappresenta. Nello<br />

177


sviluppare il tema della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in azione,<br />

riconosciamo che abbiamo ora raggiunto l'aspetto<br />

più impressionante d'essa, e particolarmente a<br />

questo punto è necessario attenerci strettamente<br />

alle parole della Sacra Scrittura. <strong>Dio</strong> ci guar<strong>di</strong><br />

dall'andare oltre <strong>di</strong> una sola frazione a ciò che<br />

<strong>di</strong>ce la Sua Parola, ma Egli pure ci conceda <strong>di</strong><br />

andare fino al punto in cui va la Sua Parola. È vero<br />

che le cose segrete appartengono al Signore, ma<br />

è pure vero che ciò che la Scrittura ci rivela<br />

appartiene a noi ed ai nostri figli. "Poi mutò il<br />

cuore <strong>di</strong> questi; essi o<strong>di</strong>arono il suo popolo e<br />

tramarono inganni contro i suoi servi" (Salmo<br />

105:25). Questo versetto fa riferimento al<br />

soggiorno dei <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Giacobbe nella terra<br />

d'Egitto, quando, dopo la morte del Faraone che<br />

aveva accolto l'antico patriarca e la sua famiglia,<br />

"sorse un re che non aveva conosciuto Giuseppe",<br />

ed ai suoi tempo il numero dei figli <strong>di</strong> Israele era<br />

cresciuto così tanto da superare gli stessi egiziani.<br />

È allora che <strong>Dio</strong> "muta il loro cuore" affinché<br />

o<strong>di</strong>assero il Suo popolo. <strong>La</strong> conseguenza dell'o<strong>di</strong>o<br />

degli egiziani è ben nota: essi pongono gli israeliti<br />

sotto un duro regime <strong>di</strong> servaggio fino al punto<br />

che la loro sorte <strong>di</strong>venta del tutto intollerabile.<br />

Allora i miseri e impotenti israeliti gridano a <strong>Dio</strong>, e,<br />

come risposta, Egli incarica Mosè a <strong>di</strong>ventare il<br />

loro liberatore. <strong>Dio</strong>, così, rivela Sé stesso al Suo<br />

servitore eletto, gli concede <strong>di</strong> fare presso la corte<br />

egiziana, un certo numero <strong>di</strong> segni miracolosi, e<br />

poi gli or<strong>di</strong>na <strong>di</strong> presentarsi dal faraone e <strong>di</strong><br />

richiedergli che Egli lasci andare per tre giorni il<br />

popolo <strong>di</strong> Israele nel deserto, affinché renda il suo<br />

culto al Signore. Prima che però Mosè inizi il suo<br />

viaggio, <strong>Dio</strong> così lo ammonisce al riguardo del<br />

faraone: "Quando sarai tornato in Egitto, avrai<br />

178


cura <strong>di</strong> fare davanti al faraone tutti i pro<strong>di</strong>gi che ti<br />

ho dato potere <strong>di</strong> compiere; ma io gli indurerò il<br />

cuore ed egli non lascerà partire il popolo" (Esodo<br />

4:21). Se ora ci chie<strong>di</strong>amo: perché mai Id<strong>di</strong>o<br />

indurisca il cuore del faraone, ne troviamo<br />

risposta nella stessa Scrittura in questi termini:<br />

"<strong>La</strong> Scrittura infatti <strong>di</strong>ce al faraone: «Appunto per<br />

questo ti ho suscitato: per mostrare in te la mia<br />

potenza e perché il mio nome sia proclamato per<br />

tutta la terra»" (Romani 9:17), in altre parole,<br />

affinché il Signore potesse <strong>di</strong>mostrare che per Lui<br />

era altrettanto facile spodestare questo monarca<br />

arrogante e potente <strong>di</strong> quanto avesse potuto<br />

schiacciare un verme. Se poi ancora ci chie<strong>di</strong>amo:<br />

perché <strong>Dio</strong> abbia voluto scegliere proprio questo<br />

metodo per manifestare il Suo potere, la risposta<br />

deve essere che <strong>Dio</strong>, essendo sovrano, riserva a<br />

Sé stesso il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare tutto ciò che più gli<br />

piace. <strong>Non</strong> solo ci è detto che <strong>Dio</strong> indurisce il<br />

cuore del faraone tanto da non lasciare partire gli<br />

israeliti, ma, dopo che <strong>Dio</strong> manda sulla sua terra<br />

piaghe così terribili da spingerlo, riluttante, a<br />

permettere agli Israeliti un "congedo limitato",<br />

dopo che i primogeniti degli egiziani sono stati<br />

uccisi, ed Israele lascia, <strong>di</strong> fatto, quella terra <strong>di</strong><br />

schiavitù, <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>ce a Mosè: "Quanto a me, io<br />

indurirò il cuore degli Egiziani e anch'essi<br />

entreranno <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro; io sarò glorificato nel<br />

faraone e in tutto il suo esercito, nei suoi carri e<br />

nei suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io<br />

sono il SIGNORE, quando sarò glorificato nel<br />

faraone, nei suoi carri e nei suoi cavalieri" (Esodo<br />

14:17,18). Lo stesso accade più tar<strong>di</strong> in relazione<br />

a Sicon, re <strong>di</strong> Chesbon, il cui territorio Israele<br />

doveva attraversare nel suo cammino verso la<br />

terra promessa: "Ma Sicon, re <strong>di</strong> Chesbon, non<br />

179


volle lasciarci passare per il suo paese, perché il<br />

SIGNORE, il tuo <strong>Dio</strong>, gli aveva indurito lo spirito e<br />

reso ostinato il cuore, per metterlo nelle tue mani,<br />

come oggi puoi vedere" (Deuteronomio 2:30)! Lo<br />

stesso accade dopo che Israele entra in Canaan.<br />

Leggiamo: "<strong>Non</strong> ci fu città che facesse pace con i<br />

figli d'Israele, eccetto gli Ivvei che abitavano a<br />

Gabaon; le presero tutte, combattendo; infatti il<br />

SIGNORE faceva sì che il loro cuore si ostinasse a<br />

dar battaglia a Israele, perché Israele li votasse<br />

allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li<br />

<strong>di</strong>struggesse come il SIGNORE aveva comandato<br />

a Mosè" (Giosuè 11:19,20). Da altri brani della<br />

Scrittura appren<strong>di</strong>amo il motivo per cui <strong>Dio</strong> si era<br />

proposto <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere completamente i cananei -<br />

per la loro grande malvagità e corruzione. In<br />

Giovanni 12:37-40 leggiamo: "Sebbene avesse<br />

fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non<br />

credevano in lui; affinché si adempisse la parola<br />

detta dal profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto<br />

alla nostra pre<strong>di</strong>cazione? A chi è stato rivelato il<br />

braccio del Signore?». Perciò non potevano<br />

credere, per la ragione detta ancora da Isaia:<br />

«Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro<br />

cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non<br />

comprendano con il cuore, e non si convertano, e<br />

io non li guarisca»". È necessario qui notare<br />

attentamente che questi, i cui occhi Id<strong>di</strong>o aveva<br />

"accecato" ed i cui cuori aveva "indurito", erano<br />

persone che deliberatamente si erano presi gioco<br />

della Luce e che avevano respinto la<br />

testimonianza dello stesso Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Allo stesso<br />

modo, leggiamo in 2 Tessalonicesi 2:11,12:<br />

"Perciò <strong>Dio</strong> manda loro una potenza d'errore<br />

perché credano alla menzogna; affinché tutti<br />

quelli che non hanno creduto alla verità ma si<br />

180


sono compiaciuti nell'iniquità, siano giu<strong>di</strong>cati".<br />

L'adempimento <strong>di</strong> questo testo biblico è ancora<br />

nel futuro. Ciò che <strong>Dio</strong> fece agli antichi israeliti, lo<br />

farà anche alla cristianità. Proprio come gli israeliti<br />

del tempo <strong>di</strong> Gesù avevano <strong>di</strong>sprezzato la Sua<br />

testimonianza e, <strong>di</strong> conseguenza, erano stati<br />

"accecati", così una cristianità colpevole che<br />

respinge la verità, vedrà <strong>Dio</strong> che le manda<br />

"potenza d'errore" affinché credano a menzogne.<br />

<strong>Dio</strong> sta governando il mondo? Sta Egli esercitando<br />

il Suo governo sull'umana famiglia? Fino a che<br />

punto e con che mezzi Egli controlla i figli degli<br />

uomini? In che modo <strong>Dio</strong> esercita un'influenza sui<br />

malvagi, dato che i loro cuori coltivano inimicizia<br />

contro <strong>di</strong> Lui? Ecco alcune domande alle quali noi<br />

abbiamo cercato <strong>di</strong> rispondere sulla base della<br />

Scrittura, nelle sezioni precedenti <strong>di</strong> questo<br />

capitolo. Sui Suoi eletti Id<strong>di</strong>o esercita un potere<br />

tale da vivificarli, energizzarli, <strong>di</strong>rigerli e<br />

preservarli. Sugli empi <strong>Dio</strong> esercita un potere <strong>di</strong><br />

contenimento, <strong>di</strong> ammorbi<strong>di</strong>mento, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione,<br />

d'indurimento e d'accecamento, secondo i decreti<br />

della Sua infinita sapienza e per la realizzazione<br />

del Suo eterno proposito. Ciò che Egli ha stabilito,<br />

si sta verificando. <strong>La</strong> malvagità umana è<br />

contenuta. I limiti dei malfattori sono stati definiti<br />

da <strong>Dio</strong> stesso, e non possono andarne oltre.<br />

Sebbene molti lo ignorino, tutte le creature<br />

umane, buone o cattive che siano, sono sotto la<br />

giuris<strong>di</strong>zione e l'amministrazione del Sovrano<br />

supremo, e ne sono soggette in modo assoluto.<br />

"Alleluia! Perché il Signore, nostro <strong>Dio</strong>,<br />

l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno"<br />

(Apocalisse 19:6), ed Egli regna su ogni cosa.<br />

181


7. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la volontà<br />

umana<br />

"…infatti è <strong>Dio</strong> che produce in voi il volere e<br />

l'agire, secondo il suo <strong>di</strong>segno benevolo" (Filippesi<br />

2:13).<br />

Oggigiorno prevale molta confusione sulla natura<br />

e capacità della volontà umana decaduta, e<br />

persino i figlioli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sostengono al riguardo<br />

concezioni del tutto erronee. Prevale, oggi, infatti,<br />

l'idea, insegnata da gran parte dei pre<strong>di</strong>catori, che<br />

l'uomo abbia un "libero arbitrio" e che la salvezza<br />

giunga al peccatore attraverso la sua volontà, la<br />

quale coopererebbe, così, con lo Spirito Santo.<br />

Negare il "libero arbitrio" dell'uomo, vale a <strong>di</strong>re la<br />

sua capacità <strong>di</strong> scegliere ciò che è buono, la sua<br />

presunta capacità innata <strong>di</strong> accogliere o no il<br />

Cristo, significa incontrare subito reazioni <strong>di</strong><br />

scandalo e <strong>di</strong> orrore, anche fra coloro che<br />

professano d'essere ortodossi. <strong>La</strong> Scrittura, però,<br />

<strong>di</strong>ce: "<strong>Non</strong> <strong>di</strong>pende dunque né da chi vuole né da<br />

chi corre, ma da <strong>Dio</strong> che fa misericor<strong>di</strong>a" (Romani<br />

9:16). A chi, allora, dovremmo credere, a <strong>Dio</strong><br />

oppure a certi pre<strong>di</strong>catori? Qualcuno potrebbe,<br />

però, replicare: <strong>Non</strong> è forse vero che Giosuè <strong>di</strong>sse<br />

ad Israele: "Scegliete oggi chi volete servire: o gli<br />

dèi che i vostri padri servirono <strong>di</strong> là dal fiume o gli<br />

dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate"<br />

(Giosuè 24:15)? Perché, però, mettere la Scrittura<br />

contro sé stessa?<br />

<strong>La</strong> Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non contrad<strong>di</strong>ce mai sé stessa, e<br />

la Parola <strong>di</strong>chiara espressamente: "<strong>Non</strong> c'è<br />

nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi<br />

<strong>Dio</strong>" (Romani 3:11). Forse che Cristo non <strong>di</strong>sse alla<br />

182


gente del Suo tempo: "Eppure non volete venire a<br />

me per aver la vita!" (Giovanni 5:40)? È un dato <strong>di</strong><br />

fatto che, ciononostante, alcuni "siano venuti" a<br />

Lui, che alcuni, <strong>di</strong> fatto, Lo abbiano accettato.<br />

Vero, ma chi erano? Giovanni 1:12,13 ci <strong>di</strong>ce: "A<br />

tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventar figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: a quelli, cioè, che<br />

credono nel suo nome; i quali non sono nati da<br />

sangue, né da volontà <strong>di</strong> carne, né da volontà<br />

d'uomo, ma sono nati da <strong>Dio</strong>". <strong>La</strong> Scrittura, però,<br />

non <strong>di</strong>ce forse: "Chi ha sete, venga; chi vuole,<br />

prenda in dono dell'acqua della vita" (Apocalisse<br />

22:17). Certo, ma significa forse questo che tutti<br />

abbiamo la volontà <strong>di</strong> venire? Che <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quelli<br />

che non vengono? "Chiunque vuole può venire"<br />

non implica che l'uomo decaduto abbia la capacità<br />

(in sé stesso) <strong>di</strong> venire, più <strong>di</strong> quanto il comando:<br />

"Sten<strong>di</strong> la tua mano" (Matteo 12:13) implichi che<br />

quell'uomo dalla mano paralizzata, che Gesù<br />

guarisce, avesse (in sé stesso) la capacità <strong>di</strong> farlo.<br />

Di per sé stesso, l'uomo naturale ha la capacità <strong>di</strong><br />

respingere Cristo, ma <strong>di</strong> per sé stesso egli non ha<br />

la capacità <strong>di</strong> accoglierlo. Perché? Perché la sua<br />

mente è dominata dall'inimicizia verso <strong>di</strong> Lui<br />

(Romani 8:7), perché il suo cuore Lo o<strong>di</strong>a<br />

(Giovanni 15:18). L'uomo sceglie ciò che è<br />

secondo la sua natura, e quin<strong>di</strong> prima che mai egli<br />

scelga o preferisca ciò che è <strong>di</strong>vino e spirituale,<br />

deve essergli impartita una nuova natura. In altre<br />

parole: egli deve nascere <strong>di</strong> nuovo. Se, però, ci si<br />

chiedesse: <strong>Non</strong> è forse vero che lo Spirito Santo<br />

vince l'inimicizia e l'o<strong>di</strong>o dell'uomo quando fa<br />

prendere coscienza al peccatore dei suoi peccati e<br />

del bisogno che ha <strong>di</strong> Cristo; e non è forse vero<br />

che è lo Spirito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> a produrre una tale<br />

persuasione in molti che periscono? Questo <strong>di</strong>re,<br />

183


però, tra<strong>di</strong>sce confusione <strong>di</strong> pensiero. Se tale<br />

umana inimicizia fosse veramente "vinta", allora<br />

egli si volgerebbe prontamente a Cristo. Che uno<br />

non venga al Salvatore, <strong>di</strong>mostra come la sua<br />

inimicizia non sia vinta. Che vi siano molti che,<br />

attraverso la pre<strong>di</strong>cazione della Parola, sono<br />

convinti dallo Spirito Santo, e che, ciononostante,<br />

muoiano nell'incredulità, è pesantemente vero.<br />

Eppure, è un fatto che non bisogna trascurare,<br />

che lo Spirito Santo faccia qualcosa in più in<br />

ciascuno degli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong> quanto Egli faccia<br />

nei non eletti: Egli opera in loro "il volere e l'agire,<br />

secondo il suo <strong>di</strong>segno benevolo" (Filippesi 2:13).<br />

Rispondendo a quanto abbiamo detto qui sopra,<br />

gli arminiani risponderebbero: "No, l'opera <strong>di</strong><br />

convincimento dello Spirito è la stessa, sia nei<br />

convertiti che negli in convertiti: ciò che <strong>di</strong>stingue<br />

una classe dall'altra è che i primi hanno accolto i<br />

Suoi inviti, mentre gli altri li hanno resistiti.. Se<br />

questo fosse il caso, allora il cristiano sarebbe lui<br />

stesso a "<strong>di</strong>stinguersi", mentre la Scrittura<br />

attribuisce la "<strong>di</strong>stinzione" alla grazia<br />

<strong>di</strong>scriminante <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> (1 Corinzi4:7). Ancora, se<br />

questo fosse il caso, allora il cristiano avrebbe <strong>di</strong><br />

che gloriarsi e per questo glorificherebbe sé<br />

stesso per la propria presunta cooperazione con lo<br />

Spirito. Questo, però, contrad<strong>di</strong>rebbe del tutto<br />

Efesini 2:8, che <strong>di</strong>ce: "È per grazia che siete stati<br />

salvati, me<strong>di</strong>ante la fede; e ciò non viene da voi; è<br />

il dono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>".<br />

Mi appello ora all'esperienza concreta del lettore<br />

cristiano. <strong>Non</strong> c'era forse un tempo (la cui<br />

memoria dovrebbe farti profondamente umiliare)<br />

in cui non eri <strong>di</strong>sposto a venire a Cristo? Si, c'era.<br />

Poi, però, sei venuto a Lui. Sei pronto, per quello,<br />

184


a dare a <strong>Dio</strong> tutta la gloria, il merito (Salmo<br />

115:1) 21 ? Riconosci d'essere venuto a Cristo<br />

perché lo Spirito Santo ti ha portato<br />

dall'in<strong>di</strong>sponibilità alla <strong>di</strong>sponibilità? Certo. Allora<br />

non è chiaro il fatto che lo Spirito Santo non abbia<br />

fatto in molti altri quello che ha fatto in te?<br />

Molti altri hanno u<strong>di</strong>to l'Evangelo, è stato mostrato<br />

loro il bisogno che avevano <strong>di</strong> Cristo, eppure<br />

ancora non sono <strong>di</strong>sposti <strong>di</strong> venire a Lui. Id<strong>di</strong>o,<br />

quin<strong>di</strong>, ha operato in te più <strong>di</strong> quanto abbia<br />

operato in loro. Rispon<strong>di</strong>, però: "Eppure io bene mi<br />

ricordo del tempo in cui la Grande Questione mi<br />

era stata presentata, e la mia coscienza mi<br />

testimonia che la mia volontà ha agito ed io mi<br />

sono piegato a ciò che Cristo esigeva da me".<br />

Vero, ma prima che tu ti fossi "piegato", lo Spirito<br />

Santo aveva vinto l'inimicizia naturale della tua<br />

mente contro <strong>Dio</strong>, e questa "inimicizia" non è<br />

stata vinta in tutti. Se tu, però, rispondessi:<br />

"Questo era perché essi non erano <strong>di</strong>sposti a far si<br />

che la loro inimicizia fosse vinta". Però: chi mai è<br />

<strong>di</strong>sposto a "volere" questo, se non quando <strong>Dio</strong> non<br />

opera con potenza il miracolo della grazia nel<br />

cuore, che piega ogni resistenza?<br />

Chie<strong>di</strong>amoci ora, però: Che cos'è la Volontà<br />

umana? Si tratta forse <strong>di</strong> un agente <strong>di</strong><br />

autodeterminazione, oppure è essa stessa<br />

determinata da qualcos'altro? È sovrana oppure<br />

sud<strong>di</strong>ta? <strong>La</strong> volontà, è essa superiore ad ogni altra<br />

facoltà del nostro essere, tanto da governarle<br />

tutte, oppure essa stessa è con<strong>di</strong>zionata dai loro<br />

impulsi, e soggetta al loro beneplacito? Forse che<br />

la volontà è quella che domina la mente, oppure è<br />

21 " <strong>Non</strong> a noi, o SIGNORE, non a noi, ma al tuo nome da'<br />

gloria, per la tua bontà e per la tua fedeltà!" (Salmo 115:1).<br />

185


la mente ad essere in controllo della volontà? È<br />

libera essa <strong>di</strong> fare tutto ciò che le piace, oppure è<br />

sottoposta alla necessità <strong>di</strong> rendere obbe<strong>di</strong>enza a<br />

qualcosa fuori <strong>di</strong> essa?<br />

"<strong>La</strong> volontà si pone al <strong>di</strong> fuori delle altre gran<strong>di</strong><br />

facoltà o capacità dell'anima, è essa 'uomo<br />

nell'uomo', che possa sovvertire l'uomo e andargli<br />

contro, e frantumarlo in segmenti, come un<br />

bicchiere <strong>di</strong> vetro fatto a pezzi? Oppure la volontà<br />

è connessa alle altre facoltà, come la coda del<br />

serpente con il suo corpo, e quella ancora con la<br />

sua testa, tanto che dove va la testa, va pure<br />

l'intera creatura e, come un uomo pensa nel suo<br />

cuore così egli è?<br />

Prima il pensiero, poi il cuore (desiderio o<br />

avversione) e poi l'agire? È il cane che muove la<br />

coda, oppure la coda che muove il cane? È la<br />

volontà la prima e principale cosa nell'uomo,<br />

oppure l'ultima cosa - da tenersi subor<strong>di</strong>nata, che<br />

trova il suo posto <strong>di</strong> sotto le altre facoltà? Inoltre,<br />

è forse la vera filosofia dell'azione morale e dei<br />

suoi processi, quella <strong>di</strong> Genesi 3:6: '<strong>La</strong> donna<br />

osservò che l'albero era buono per nutrirsi<br />

(percezione sensoriale, intelligenza), che era bello<br />

da vedere e che l'albero era desiderabile<br />

(sentimenti) per acquistare conoscenza; prese del<br />

frutto (volontà), ne mangiò e ne <strong>di</strong>ede anche a suo<br />

marito, che era con lei, ed egli ne mangiò'?" (G. S.<br />

Bishop) 22 .<br />

22 Dopo aver scritto queste parole, ci è capitato <strong>di</strong> leggere un<br />

articolo <strong>di</strong> J. N. Darby intitolato "Il cosiddetto libero arbitrio<br />

dell'uomo", che si apre con queste parole: "Questa<br />

riapparizione della dottrina del libero arbitrio serve per<br />

appoggiare la pretesa dell'uomo naturale <strong>di</strong> non essere<br />

irrime<strong>di</strong>abilmente decaduto, perché questo è ciò a cui tende.<br />

Tutti coloro che non sono stati mai profondamente convinti <strong>di</strong><br />

186


1. <strong>La</strong> natura della volontà umana<br />

Che cos'è la volontà? Rispon<strong>di</strong>amo: la volontà è la<br />

facoltà <strong>di</strong> scegliere, la causa imme<strong>di</strong>ata d'ogni<br />

azione. Scegliere implica necessariamente<br />

rifiutare una cosa ed accettare un'altra. Il positivo<br />

ed il negativo devono essere entrambi presenti<br />

alla mente prima che vi possa essere una<br />

qualsiasi scelta. In ogni atto della volontà c'è una<br />

preferenza - il desiderio <strong>di</strong> una cosa anziché <strong>di</strong><br />

un'altra. <strong>La</strong>ddove non vi è preferenza, ma<br />

completa in<strong>di</strong>fferenza, non c'è volizione. Volere<br />

significa scegliere, e scegliere significa decidere<br />

fra due o più alternative. C'è qualcosa, però, che<br />

influenza le scelte, qualcosa che determina la<br />

decisione. Per questo, la volontà non può essere<br />

sovrana perché essa è serva <strong>di</strong> quel qualcosa. <strong>La</strong><br />

volontà non può essere al tempo stesso sovrana e<br />

serva. <strong>Non</strong> può essere al tempo stesso causa ed<br />

effetto. <strong>La</strong> volontà non è causativa perché, come<br />

abbiamo detto, qualcosa causa che essa scelga, è<br />

quin<strong>di</strong> quel qualcosa che è l'agente causante. <strong>La</strong><br />

scelta stessa è influenzata da certe<br />

considerazioni, è determinata da varie influenze<br />

portate ad insistere sull'in<strong>di</strong>viduo stesso, per<br />

questo la volizione è l'effetto <strong>di</strong> queste<br />

considerazioni ed influenze, e, se è effetto, essa<br />

deve essere serva; e se la volontà è loro serva,<br />

allora non è sovrana, e se la volontà non è<br />

sovrana, allora noi non possiamo pre<strong>di</strong>care che<br />

essa abbia "libertà" assoluta. Gli atti <strong>di</strong> volontà<br />

non possono avvenire da soli, nel vuoto; <strong>di</strong>re che<br />

essi lo possano, è come postulare un effetto non<br />

peccato, tutte le persone in cui questa convinzione si fonda<br />

su peccati esteriori, credono più o meno nel libero arbitrio".<br />

187


causato. Ex nihilo nihil fit - il nulla non può<br />

produrre qualcosa.<br />

In ogni epoca, però, vi sono stati coloro che hanno<br />

lottato per <strong>di</strong>fendere il concetto della libertà<br />

assoluta o <strong>sovranità</strong> della volontà umana. Gli<br />

uomini sostengono che la volontà abbia la<br />

capacità <strong>di</strong> auto-determinarsi. Essi <strong>di</strong>cono, per<br />

esempio: io posso volgere i miei occhi in alto o in<br />

basso: per la mente è del tutto in<strong>di</strong>fferente ciò che<br />

faccio, è la volontà che decide. Questa, però, è<br />

una contrad<strong>di</strong>zione in termini. Questo caso<br />

presuppone che io scelga una cosa in preferenza<br />

ad un'altra, quando sono in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

completa in<strong>di</strong>fferenza. È chiaro che questo non<br />

possa essere vero. Si potrebbe, però, rispondere:<br />

la mente era del tutto in<strong>di</strong>fferente fintanto che<br />

giunse ad avere una preferenza. Esattamente, e<br />

anche allora la volontà era quiescente! Il<br />

momento però che scomparve l'in<strong>di</strong>fferenza, fu<br />

operata una scelta, ed il fatto che all'in<strong>di</strong>fferenza<br />

si sostituì la preferenza, sovverte esso stesso<br />

l'argomentazione che la mente sia capace <strong>di</strong><br />

scegliere fra due cose uguali. Come abbiamo<br />

visto, scegliere significa accettare una possibilità<br />

e respingerne un'altra o più altre. Ciò che<br />

determina la volontà è ciò che causa la nostra<br />

scelta. Se la volontà è determinata, allora vi dovrà<br />

essere un determinatore. Che cos'è che determina<br />

la volontà? Rispon<strong>di</strong>amo: la forza motivante più<br />

forte che è portata ad insistere su <strong>di</strong> noi. Che cosa<br />

sia questa forza motivante, varia da caso a caso.<br />

Con uno può essere la logica della ragione, per un<br />

altro, la voce della coscienza, per un altro<br />

l'impulso delle emozioni, per un altro ancora il<br />

sussurro del Tentatore, per un altro la potenza<br />

dello Spirito Santo, qualunque fra questi presenti il<br />

188


motivo più forte ed eserciti l'influenza più grande<br />

sull'in<strong>di</strong>viduo stesso: ecco che cosa porta la<br />

volontà ad agire. In altre parole, l'azione della<br />

volontà è determinata dalla con<strong>di</strong>zione della<br />

mente (che, a sua volta, è influenzata dal mondo,<br />

dalla carne, dal Diavolo, ma anche da <strong>Dio</strong>) che<br />

abbia il grado più alto <strong>di</strong> tendenza ad esercitare la<br />

volizione.<br />

Per illustrare ciò che abbiamo detto, analizziamo<br />

un semplice esempio - una certa domenica<br />

pomeriggio, un nostro amico soffriva <strong>di</strong> un forte<br />

mal <strong>di</strong> testa. Questi avrebbe voluto andare a<br />

visitare un certo malato, ma temeva che, se<br />

l'avesse fatto, la propria con<strong>di</strong>zione sarebbe<br />

peggiorata e, come conseguenza, non sarebbe<br />

stato in grado <strong>di</strong> essere presente, quella sera, alla<br />

pre<strong>di</strong>cazione dell'Evangelo. Di fronte a lui vi<br />

erano, così, due alternative: visitare nel<br />

pomeriggio l'ammalato e rischiare <strong>di</strong> ammalarsi<br />

egli stesso, oppure, riposarsi quel pomeriggio (e<br />

visitare l'ammalato il giorno seguente), e<br />

probabilmente alzarsi ristorato e pronto per il<br />

culto serale. Ora, che cos'è che fece decidere il<br />

nostro amico a scegliere una delle alternative? <strong>La</strong><br />

volontà? Niente affatto. È vero, alla fine, la volontà<br />

operò una scelta, ma fu la volontà stessa ad<br />

essere mossa a fare la scelta. Nel caso citato,<br />

alcune considerazioni presentavano motivazioni<br />

più forti per scegliere un'alternativa, si<br />

soppesarono quin<strong>di</strong> le motivazioni una contro<br />

l'altra da parte dell'in<strong>di</strong>viduo stesso, cioè dal suo<br />

cuore e dalla sua mente, ed un'alternativa,<br />

essendo appoggiata da motivazioni più forti<br />

dell'altra, fu presa, conseguentemente, una<br />

decisione, e quin<strong>di</strong> la volontà agì su quella base.<br />

D'altro canto, il nostro amico si sentiva spinto da<br />

189


un senso del dovere a visitare quel malato, era<br />

mosso a farlo dalla propria compassione, e così si<br />

presentò alla sua mente una motivazione più<br />

forte. D'altro canto, il suo giu<strong>di</strong>zio gli rammentava<br />

<strong>di</strong> non stare bene, che aveva assoluto bisogno <strong>di</strong><br />

riposo, e che se avesse in quelle con<strong>di</strong>zioni<br />

visitato il suo amico, le cose per lui sarebbero<br />

peggiorate. In tale caso questo gli avrebbe<br />

impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> essere presente quella sera alla<br />

pre<strong>di</strong>cazione dell'Evangelo. Inoltre, egli sapeva<br />

che l'indomani, <strong>Dio</strong> volendo, egli avrebbe potuto<br />

visitare l'ammalato. Stando così le cose, egli ne<br />

concluse che quel pomeriggio sarebbe stato<br />

meglio per lui riposare. Ecco allora due alternative<br />

che si erano presentate al nostro amico cristiano:<br />

da un canto vi era il senso del dovere con in più il<br />

senso della solidarietà, dall'altro il senso del suo<br />

proprio bisogno più l'autentico desiderio <strong>di</strong> dare<br />

gloria a <strong>Dio</strong>, per cui egli sentiva che avrebbe<br />

dovuto essere presente quella sera alla<br />

pre<strong>di</strong>cazione dell'Evangelo. Quest'ultima prevalse.<br />

Considerazioni <strong>di</strong> carattere spirituale furono per lui<br />

maggiori del suo senso del dovere. Avendo<br />

formato la sua decisione, la volontà agì <strong>di</strong><br />

conseguenza, e si ritirò per riposare. Se noi<br />

analizziamo il caso citato, ve<strong>di</strong>amo come la mente<br />

o la facoltà <strong>di</strong> raziocinio era stata <strong>di</strong>retta da<br />

considerazioni <strong>di</strong> carattere spirituale, e che la<br />

mente regolò e controllò la volontà.<br />

Possiamo per questo affermare che, se la volontà<br />

è controllata, essa non può essere né sovrana né<br />

libera, ma è serva della mente. In questo modo, è<br />

solo quando ve<strong>di</strong>amo la vera natura della libertà e<br />

notiamo come la volontà sia soggetta alle<br />

motivazioni che insistono su <strong>di</strong> essa, che noi<br />

siamo in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere che non vi è conflitto<br />

190


fra le due affermazioni della Sacra Scrittura che<br />

riguardano il nostro Signore benedetto. In Matteo<br />

4:1, leggiamo: "Allora Gesù fu condotto dallo<br />

Spirito nel deserto, per essere tentato dal<br />

<strong>di</strong>avolo", ma in Marco 1:12,13 ci vien detto:<br />

"Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; e<br />

nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da<br />

Satana. Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli<br />

lo servivano". È del tutto impossibile armonizzare<br />

queste due affermazioni secondo la concezione<br />

arminiana della volontà. <strong>Non</strong> vi è, però, <strong>di</strong>fficoltà<br />

alcuna. Che Cristo fosse "sospinto" implica una<br />

motivazione forte o un impulso potente, tale da<br />

non poter essere resistito o rifiutato; che Egli<br />

fosse "condotto" denota la Sua libertà nell'andare.<br />

Se mettiamo queste due cose assieme,<br />

appren<strong>di</strong>amo com'Egli fosse sospinto, con una<br />

volontaria con<strong>di</strong>scendenza in questo senso. Vi è<br />

così la libertà della volontà umana e l'efficacia<br />

vittoriosa della grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> unite assieme: un<br />

peccatore può essere "sospinto" eppure "venire" a<br />

Cristo - laddove "l'attirare" gli presenta il motivo<br />

irresistibile, il "venire" significando la risposta<br />

della sua volontà - come Cristo che, nel contempo,<br />

era "sospinto" e "condotto" nel deserto.<br />

<strong>La</strong> filosofia umana insiste sull'idea che sia la<br />

volontà a governare l'uomo, ma la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

insegna che è il cuore ad essere il centro<br />

dominante del nostro essere. Molti testi biblici<br />

potrebbero essere citati per sostenere questo<br />

fatto: "Custo<strong>di</strong>sci il tuo cuore più <strong>di</strong> ogni altra<br />

cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della<br />

vita" (Proverbi 4:23); "…perché è dal <strong>di</strong> dentro,<br />

dal cuore degli uomini, che escono cattivi<br />

pensieri, fornicazioni, furti, omici<strong>di</strong>..." (Marco<br />

7:21). Qui il Signore fa risalire questi atti<br />

191


peccaminosi alla loro fonte stessa, e <strong>di</strong>chiara che<br />

la loro sorgente è il "cuore", e non la volontà!<br />

"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro<br />

cuore è lontano da me" (Matteo 15:8). Se fosse<br />

necessaria ulteriore prova, potremmo richiamare<br />

l'attenzione al fatto che la parola "cuore", nella<br />

Bibbia, ricorre tre volte più spesso che la parola<br />

"volontà", anche se quasi la metà dei riferimenti a<br />

quest'ultima si riferiscono alla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>!<br />

Quando affermiamo, quin<strong>di</strong>, come sia il cuore e<br />

non la volontà, che governa l'uomo, non stiamo<br />

affatto giocando con le parole, ma insistiamo su<br />

una <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> vitale importanza. Ecco un<br />

in<strong>di</strong>viduo, <strong>di</strong> fronte al quale sono poste due<br />

alternative: quale sceglierà? Rispon<strong>di</strong>amo: quella<br />

che gli sarà più gra<strong>di</strong>ta, cioè, quella che sarà più<br />

gra<strong>di</strong>ta al suo cuore, all'essenza più profonda<br />

della sua personalità. Di fronte al peccatore è<br />

posta una vita <strong>di</strong> virtù e <strong>di</strong> comunione con <strong>Dio</strong>, ed<br />

una vita <strong>di</strong> indulgenza peccaminosa: quale<br />

sceglierà? Quest'ultima. Perché? Perché questa è<br />

la sua scelta. Forse, però, che questo prova come<br />

la sua volontà sia sovrana? Nient'affatto. Ritornate<br />

dall'effetto alla causa. Perché il peccatore sceglie<br />

una vita <strong>di</strong> indulgenza peccaminosa? Perché egli<br />

la preferisce - e <strong>di</strong> fatto la preferisce, quali che<br />

siano gli argomenti che gli sono proposti ed<br />

anche, se, naturalmente, non godrà gli effetti <strong>di</strong><br />

tale scelta. E perché la preferisce? Perché il suo<br />

cuore è peccatore. Le stesse alternative, in simile<br />

maniera, si pongono <strong>di</strong> fronte al cristiano, e questi<br />

sceglie e aspira una vita <strong>di</strong> comunione con <strong>Dio</strong> e <strong>di</strong><br />

virtù. Perché? Perché <strong>Dio</strong> gli ha dato un nuovo<br />

cuore o nuova natura. Ecco perché <strong>di</strong>ciamo: non è<br />

la volontà che rende il peccatore sordo ad ogni<br />

appello <strong>di</strong> "abbandonare le sue vie", ma il suo<br />

192


cuore corrotto e malvagio. Egli non verrà a Cristo,<br />

perché non vuole, e non vuole perché nel suo<br />

cuore egli Lo o<strong>di</strong>a ed ama il peccato: ve<strong>di</strong> Geremia<br />

17:9!<br />

Quando abbiamo così definito, più sopra, la<br />

volontà, abbiamo detto che "la volontà è la facoltà<br />

<strong>di</strong> scegliere, la causa imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> ogni azione".<br />

Diciamo causa imme<strong>di</strong>ata, perché la volontà non è<br />

la causa primaria <strong>di</strong> una qualsiasi azione, come<br />

non lo può essere la mano. Proprio come la mano<br />

è controllata dai nervi e dai muscoli del braccio,<br />

ed il braccio dal cervello, così la volontà è serva<br />

della mente, e la mente, a sua volta, è<br />

con<strong>di</strong>zionata da varie influenze e motivazioni che<br />

insistono su essa. Ci si può, però, chiedere: <strong>Non</strong> è<br />

forse vero che la Scrittura fa appello alla volontà<br />

umana? <strong>Non</strong> è forse scritto: "Lo Spirito e la sposa<br />

<strong>di</strong>cono: «Vieni». E chi ode, <strong>di</strong>ca: «Vieni». Chi ha<br />

sete, venga; chi vuole, prenda in dono dell'acqua<br />

della vita" (Apocalisse 22:17). Il Signore, inoltre,<br />

non ha forse detto: "…eppure non volete venire a<br />

me per aver la vita!" (Giovanni 5:40).<br />

Rispon<strong>di</strong>amo: l'appello che fa la Scrittura, non è<br />

rivolto alla "volontà" umana, in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dalle altre sue facoltà. Per esempio: "Chi ha<br />

orecchi per u<strong>di</strong>re oda", "Ascoltatemi e vivrete",<br />

"Guardate a me, e siate salvati", "Credete nel<br />

Signore Gesù Cristo, e sarete salvati", "Venite a<br />

me, e ragioniamo", "…con il cuore si crede per<br />

ottenere giustizia", ecc.<br />

2. <strong>La</strong> servitù dell'umana volontà<br />

Qualsiasi trattato che si proponga <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la<br />

volontà umana, la sua natura e funzioni, dovrà<br />

necessariamente considerare la volontà in tre tipi<br />

193


<strong>di</strong> persone, cioè nell'Adamo non decaduto, nel<br />

peccatore, e nel Signore Gesù Cristo. Nell'Adamo<br />

non (ancora) decaduto, la volontà era libera,<br />

libera <strong>di</strong> volgersi in entrambe le <strong>di</strong>rezioni, libera<br />

verso il bene, e libera verso il male. Adamo fu<br />

creato in stato d'innocenza, ma non in stato <strong>di</strong><br />

santità, come spesso si presume e si afferma. <strong>La</strong><br />

volontà d'Adamo era quin<strong>di</strong> in con<strong>di</strong>zione<br />

d'equilibrio morale, in altre parole, in Adamo non<br />

c'era un pregiu<strong>di</strong>zio verso il bene o verso il male,<br />

e, come tale, Adamo <strong>di</strong>fferiva ra<strong>di</strong>calmente da<br />

tutti i suoi <strong>di</strong>scendenti, come pure dal "l'uomo<br />

Cristo Gesù". Col peccatore, però, le cose stanno<br />

molto <strong>di</strong>versamente. Il peccatore nasce con una<br />

volontà che non è in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio<br />

morale, perché in lui vi è un cuore che è<br />

"ingannevole più <strong>di</strong> ogni altra cosa, e<br />

insanabilmente maligno", e questo fa si che abbia<br />

un pregiu<strong>di</strong>zio, una pre<strong>di</strong>sposizione favorevole,<br />

verso il male. Altro ancora troviamo nel Signore<br />

Gesù. Egli <strong>di</strong>fferiva ra<strong>di</strong>calmente dall'Adamo non<br />

decaduto. Il Signore Gesù poteva non peccare,<br />

perché era "il Santo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>". Prima che venisse al<br />

mondo, fu detto a Maria: "Lo Spirito Santo verrà<br />

su <strong>di</strong> te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà<br />

dell'ombra sua; perciò, anche colui che nascerà<br />

sarà chiamato Santo, Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (Luca 1:35). In<br />

tutto rispetto, potremmo allora <strong>di</strong>re che la volontà<br />

del Figlio dell'uomo non fosse in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

equilibrio morale, capace, cioè, <strong>di</strong> volgersi o verso<br />

il bene, o verso il male. <strong>La</strong> volontà del Signore<br />

Gesù "aveva un pregiu<strong>di</strong>zio" verso il bene, una<br />

pre<strong>di</strong>sposizione favorevole al bene, perché<br />

accanto alla Sua umanità priva <strong>di</strong> peccato, santa e<br />

perfetta, vi era l'eterna Deità. Ora, in contrasto<br />

con la volontà del Signore Gesù, che era<br />

194


pre<strong>di</strong>sposta favorevolmente al bene, e la volontà<br />

<strong>di</strong> Adamo che, prima della caduta, era in<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio morale - capace <strong>di</strong> volgersi<br />

sia verso il bene, sia verso il male - la volontà del<br />

peccatore ha un pregiu<strong>di</strong>zio, una pre<strong>di</strong>sposizione,<br />

favorevole verso il male, e quin<strong>di</strong> è libera in una<br />

<strong>di</strong>rezione soltanto, cioè nella <strong>di</strong>rezione del male.<br />

<strong>La</strong> volontà del peccatore è in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> servitù,<br />

schiava, perché è incatenata ad un cuore<br />

depravato e questo essa serve. In che cosa<br />

consiste la libertà del peccatore? <strong>La</strong> questione<br />

sorge proprio da ciò che abbiamo detto prima. Il<br />

peccatore è "libero" nel senso che non è forzato<br />

dall'esterno. <strong>Dio</strong> non forza mai un peccatore a<br />

peccare, ma il peccatore non è libero <strong>di</strong> fare o il<br />

bene o il male, perché il cuore malvagio che ha in<br />

sé lo piega verso il peccato. Facciamo un esempio.<br />

Io tengo in mano un libro. Lo lascio andare. Che<br />

succede? Cade. In che <strong>di</strong>rezione? Verso il basso,<br />

sempre verso il basso. Perché? Perché risponde<br />

alla legge della gravità: il suo proprio peso lo fa<br />

cadere. Supponiamo che io voglia che questo libro<br />

occupi una posizione un metro più in alto. Che<br />

debbo fare? Devo sollevarlo, una forza esterna ad<br />

esso lo deve sollevare. Questo è il rapporto che<br />

l'uomo decaduto ha con <strong>Dio</strong>. È la potenza <strong>di</strong>vina<br />

che lo sostiene e che gli impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> cadere<br />

sempre più in basso nel peccato. Fate si che<br />

quella potenza sia ritirata, e cade: il proprio peso<br />

(<strong>di</strong> peccato) lo trascina più in basso. <strong>Non</strong> è che <strong>Dio</strong><br />

lo spinga in basso: io non devo affatto spingere in<br />

basso quel libro perché cada. Se ogni contenzione<br />

<strong>di</strong>vina fosse rimossa, ogni essere umano<br />

<strong>di</strong>venterebbe un Caino, un Faraone, un Giuda. In<br />

che modo, allora il peccatore potrà salire "in alto"?<br />

Con un atto della propria volontà. No <strong>di</strong> certo. Ci<br />

195


deve essere un potere fuori da lui che lo afferra e<br />

lo porta su, centimetro dopo centimetro. Il<br />

peccatore è libero, ma libero <strong>di</strong> andare in una<br />

<strong>di</strong>rezione soltanto - libero <strong>di</strong> cadere, libero <strong>di</strong><br />

peccare. Come <strong>di</strong>ce la Parola: "…quando eravate<br />

schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla<br />

giustizia" (Romani 6:20). Il peccatore è libero <strong>di</strong><br />

fare quel che gli piace, e sempre ciò che gli piace<br />

(a meno che <strong>Dio</strong> lo contenga), ma il suo piacere è<br />

quello <strong>di</strong> peccare. Nel paragrafo <strong>di</strong> apertura <strong>di</strong><br />

questo capitolo, abbiamo insistito sul fatto che un<br />

concetto appropriato sulla natura e sulla funzione<br />

della volontà, è <strong>di</strong> importanza pratica, anzi, che<br />

esso costituisce il test fondamentale della<br />

ortodossia teologica o correttezza dottrinale. <strong>La</strong><br />

libertà o la servitù della volontà era la linea<br />

<strong>di</strong>visoria fra Agostinismo e Pelagianesimo e, in<br />

tempi più recenti, fra Calvinismo ed<br />

Arminianesimo. Per ridurla in termini semplici,<br />

potremmo <strong>di</strong>re che ciò significa che la <strong>di</strong>fferenza<br />

in gioco era l'affermazione o la negazione della<br />

depravazione totale dell'uomo. Ora, però,<br />

parlando in modo affermativo, considereremo:<br />

3. L'impotenza della volontà umana<br />

Rientra forse nelle facoltà della volontà umana<br />

quella <strong>di</strong> accettare o <strong>di</strong> respingere il Signore Gesù<br />

Cristo come Salvatore? Dando per scontato che si<br />

pre<strong>di</strong>chi al peccatore l'Evangelo, che lo Spirito<br />

Santo lo persuada della propria con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

per<strong>di</strong>zione, forse che, in ultima analisi, è in potere<br />

della sua volontà <strong>di</strong> resistere oppure <strong>di</strong> affidarsi a<br />

<strong>Dio</strong>? <strong>La</strong> risposta a questa domanda definisce la<br />

nostra concezione d'umana depravazione. Che<br />

l'uomo sia una creatura decaduta, tutti i cristiani<br />

professanti sono pronti ad ammetterlo, ma ciò che<br />

196


molti fra essi intendono per "decaduto" è spesso<br />

<strong>di</strong>fficile da determinare. L'impressione generale<br />

sembra essere che l'uomo è ora mortale, che egli<br />

non è più nella con<strong>di</strong>zione in cui le mani del<br />

Creatore lo avevano lasciato, che egli è passibile<br />

<strong>di</strong> malattia, che egli ere<strong>di</strong>ti tendenze cattive; ma<br />

che, se egli usa le sue facoltà nel migliore dei<br />

mo<strong>di</strong>, in qualche modo, alla fine, sarà felice.<br />

Quanto, però, siamo lontani dalla triste verità!<br />

Infermità, malattie, e persino la morte fisica, sono<br />

bazzecole in confronto agli effetti morali e<br />

spirituali della Caduta! È solo consultando le Sacre<br />

Scritture che si è in grado <strong>di</strong> acquisire una<br />

concezione realistica <strong>di</strong> fino a che punto si<br />

estenda questa terribile calamità. Quando <strong>di</strong>ciamo<br />

che l'uomo è totalmente depravato, inten<strong>di</strong>amo<br />

<strong>di</strong>re che l'ingresso del peccato nella costituzione<br />

stessa dell'essere umano, ha influito su ogni parte<br />

e facoltà dell'essere dell'uomo. Depravazione<br />

totale significa che l'uomo è, con spirito, anima e<br />

corpo, lo schiavo del peccato ed il prigioniero del<br />

Diavolo - che cammina "seguendo il principe della<br />

potenza dell'aria, <strong>di</strong> quello spirito che opera oggi<br />

negli uomini ribelli" (Efesini 2:2). <strong>Non</strong> è necessario<br />

tanto provare quest'affermazione: è un fattore<br />

comune dell'esperienza umana. L'uomo non è in<br />

grado <strong>di</strong> realizzare le proprie aspirazioni e dare<br />

sostanza ai propri ideali. Egli non può fare le cose<br />

che vorrebbe. C'è un'incapacità morale che lo<br />

paralizza. Questa la prova per eccellenza <strong>di</strong> come<br />

egli non sia un uomo libero, ma un servo del<br />

peccato e <strong>di</strong> Satana: "Voi siete figli del <strong>di</strong>avolo,<br />

che è vostro padre, e volete fare i desideri del<br />

padre vostro" (Giovanni 8:44). Il peccato è più <strong>di</strong><br />

un atto od una serie <strong>di</strong> atti: è uno stato o<br />

con<strong>di</strong>zione. È questo che sta <strong>di</strong>etro a tutto e<br />

197


produce il suo agire. Il peccato è penetrato ed ha<br />

permeato l'intera costituzione umana. Esso ha<br />

accecato la sua capacità <strong>di</strong> comprendere, ha<br />

corrotto il suo cuore, alienato la sua mente da <strong>Dio</strong>.<br />

<strong>La</strong> volontà non è sfuggita a tutto questo. <strong>La</strong><br />

volontà è sotto il dominio del peccato e <strong>di</strong> Satana.<br />

<strong>La</strong> volontà, quin<strong>di</strong>, non è libera. In breve, i<br />

sentimenti amano ciò che amano e la volontà<br />

sceglie ciò che sceglie, a causa della con<strong>di</strong>zione<br />

del cuore, e proprio perché il cuore è tanto<br />

ingannevole e <strong>di</strong>speratamente malvagio: "<strong>Non</strong> c'è<br />

nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi<br />

<strong>Dio</strong>" (Romani 3:11). Ripetiamo, allora, la<br />

domanda: "Forse che sta nella facoltà della<br />

volontà del peccatore affidarsi a <strong>Dio</strong>?".<br />

Rispon<strong>di</strong>amo facendocene <strong>di</strong>verse altre: Può forse<br />

l'acqua (da sola) sollevarsi <strong>di</strong> livello? Può una cosa<br />

pulita venire da una sporca? Può la volontà<br />

invertire l'intera tendenza <strong>di</strong> fondo della natura<br />

umana? Potrebbe ciò che sta sotto il dominio del<br />

peccato, dare origine a ciò che è puro e santo?<br />

Certamente no. Se mai la volontà <strong>di</strong> una creatura<br />

decaduta e depravata si muoverà verso <strong>Dio</strong>, dovrà<br />

essere una potenza <strong>di</strong>vina che insisterà su <strong>di</strong> essa,<br />

l'unica ad essere in grado <strong>di</strong> vincere le influenze<br />

del peccato, quelle che la spingono in <strong>di</strong>rezione<br />

opposta. È questo solo un altro modo per <strong>di</strong>re:<br />

"Nessuno può venire a me se non lo attira il<br />

Padre, che mi ha mandato; e io lo risusciterò<br />

nell'ultimo giorno" (Giovanni 6:44). In altre parole,<br />

"Il tuo popolo si offrirà volenteroso nel giorno del<br />

tuo potere" (Salmo 110:3 ND). Come <strong>di</strong>sse Darby:<br />

"Se Cristo venne per salvare ciò che era perduto,<br />

allora non ha spazio qui il libero arbitrio. <strong>Non</strong> che<br />

<strong>Dio</strong> impe<strong>di</strong>sca agli uomini <strong>di</strong> ricevere Cristo - lungi<br />

da questo. Anche se però <strong>Dio</strong> usasse ogni sorta <strong>di</strong><br />

198


<strong>di</strong>scorsi persuasivi, tutto ciò che potrebbe<br />

esercitare un influenza nel cuore dell'uomo,<br />

questo solo servirebbe per <strong>di</strong>mostrare che l'uomo<br />

non vuole averne a che fare, tanto corrotto è il<br />

suo cuore. Così decisa è la sua volontà <strong>di</strong> non<br />

sottomettersi a <strong>Dio</strong> (per quanto possa essere il<br />

<strong>di</strong>avolo ad incoraggiarlo a peccare) che nulla<br />

potrebbe indurlo ad accogliere il Signore ed a<br />

rinunciare al peccato. Se con le parole 'libertà<br />

dell'uomo' essi intendono che nessuno lo forza a<br />

respingere il Signore, questa libertà esiste<br />

pienamente. Se si <strong>di</strong>ce, però che, a causa del<br />

dominio esercitato dal peccato, <strong>di</strong> cui è schiavo,<br />

egli non può sfuggire a questa sua con<strong>di</strong>zione e<br />

fare la scelta del bene - anche se riconoscesse ed<br />

approvasse il bene - allora non possiede alcuna<br />

sorta <strong>di</strong> libertà (il corsivo è nostro). Egli non è<br />

sottoposto alla legge, e neanche può esserlo.<br />

Ecco perché coloro che sono nella carne non<br />

possono piacere a <strong>Dio</strong>". <strong>La</strong> volontà non è sovrana,<br />

è serva, perché è influenzata e controllata dalle<br />

altre facoltà dell'essere umano. Il peccatore non è<br />

un libero agente, perché è schiavo del peccato -<br />

questo, chiaramente, è il presupposto delle parole<br />

del Signore: "Se dunque il Figlio vi farà liberi<br />

sarete veramente liberi" (Giovanni 8:36). L'essere<br />

umano è un essere razionale e come tale è<br />

responsabile verso <strong>Dio</strong>, dovrà rendergli conto <strong>di</strong> sé<br />

stesso. Affermare però, che egli sia un agente<br />

morale libero significa negare che egli sia<br />

totalmente depravato - cioè depravato nella sua<br />

volontà ed in tutto il resto. Proprio perché la<br />

volontà umana è governata dalla sua mente e dal<br />

suo cuore, e proprio perché queste sono state<br />

viziate e corrotte dal peccato, ne consegue che se<br />

mai un uomo si volga o si muova in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

199


<strong>Dio</strong>, è <strong>Dio</strong> stesso che opera in lui "il volere e<br />

l'agire, secondo il Suo <strong>di</strong>segno benevolo" (Filippesi<br />

2:13). <strong>La</strong> libertà <strong>di</strong> cui tanto si vanta l'uomo è, in<br />

verità, "serva della corruzione", "serva <strong>di</strong><br />

concupiscenze e <strong>di</strong> piaceri". Disse un servitore del<br />

Signore molto da Lui istruito: "Per quanto riguarda<br />

la sua volontà, l'uomo è impotente. <strong>Non</strong> ha alcuna<br />

volontà favorevole a <strong>Dio</strong>. Io credo nel libero<br />

arbitrio, ma si tratta <strong>di</strong> una volontà solo libera <strong>di</strong><br />

agire secondo la sua natura (il corsivo è nostro).<br />

Una colomba non ha volontà <strong>di</strong> nutrirsi <strong>di</strong> una<br />

carogna; un corvo non ha volontà <strong>di</strong> nutrirsi del<br />

cibo pulito <strong>di</strong> una colomba. Mettete la natura <strong>di</strong><br />

una colomba in un corvo, ed esso mangerà il cibo<br />

<strong>di</strong> una colomba. Parlando con rispetto, <strong>Dio</strong> non<br />

potrebbe avere alcuna volontà <strong>di</strong> fare il male. Il<br />

peccatore, nella sua natura peccatrice non può<br />

avere una volontà secondo <strong>Dio</strong>. Per questo egli<br />

deve nascere <strong>di</strong> nuovo" (J. Denham Smith). Questo<br />

è esattamente ciò che abbiamo voluto <strong>di</strong>mostrare<br />

per tutto questo capitolo, cioè che la volontà è<br />

regolata dalla (propria) natura.<br />

Fra i decreti del Concilio <strong>di</strong> Trento (1563),<br />

riconosciuto standard del Papismo, leggiamo il<br />

seguente: "Se qualcuno <strong>di</strong>ce che il libero arbitrio<br />

dell’uomo, mosso ed eccitato da <strong>Dio</strong>, non coopera<br />

in nessun modo esprimendo il proprio assenso a<br />

<strong>Dio</strong>, che lo muove e lo prepara ad ottenere la<br />

grazia della giustificazione; e che egli non può<br />

<strong>di</strong>ssentire, se lo vuole, ma come cosa senz’anima<br />

non opera in nessun modo e si comporta del tutto<br />

passivamente: sia anatema"; " Se qualcuno<br />

afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il<br />

peccato <strong>di</strong> Adamo è perduto ed estinto; o che esso<br />

è cosa <strong>di</strong> sola apparenza anzi nome senza<br />

contenuto e finalmente inganno introdotto nella<br />

200


chiesa da Satana: sia anatema" 23 . In questo modo,<br />

coloro che oggi insistono sul libero arbitrio<br />

dell'uomo naturale, credono esattamente ciò che<br />

il cattolicesimo romano insegna sull'argomento!<br />

Che i cattolici romani e gli arminiani camminino<br />

mano nella mano, può essere notato pure da altri<br />

decreti pubblicati dal Concilio <strong>di</strong> Trento: "Se<br />

qualcuno afferma che l’uomo rinato e giustificato<br />

è tenuto per fede a credere <strong>di</strong> essere certamente<br />

nel numero dei predestinati: sia anatema" 24 :<br />

questo viene smentito da 1 Tessalonicesi 1:4,5,<br />

che chiaramente afferma 25 ; "Se qualcuno <strong>di</strong>ce, con<br />

infallibile ed assoluta certezza, che egli avrà<br />

certamente il grande dono della perseveranza<br />

finale - a meno che sia venuto a conoscere ciò per<br />

una rivelazione speciale -: sia anatema" 26 , anche<br />

questo, però, è affermato dalle Sacre Scritture,<br />

ve<strong>di</strong> Giovanni 10:28-30 27 !<br />

23<br />

24 Sacrosanto Concilio Tridentino, Sessione VI - 13 gennaio<br />

1547; Canoni sulla Dottrina della Giustificazione, 4,5.<br />

25 "Conosciamo, fratelli amati da <strong>Dio</strong>, la vostra elezione.<br />

Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunziato soltanto con<br />

parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con<br />

piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati<br />

fra voi, per il vostro bene" (1 Tessalonicesi 1:4,5).<br />

26 "Conosciamo, fratelli amati da <strong>Dio</strong>, la vostra elezione.<br />

Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunziato soltanto con<br />

parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con<br />

piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati<br />

fra voi, per il vostro bene" (1 Tessalonicesi 1:4,5).<br />

27 "Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le<br />

rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più<br />

grande <strong>di</strong> tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre. Io<br />

e il Padre siamo uno" (Giovanni 10:28-30).<br />

201


Affinché un peccatore sia salvato, tre cose sono<br />

in<strong>di</strong>spensabili: <strong>Dio</strong> Padre, che doveva proporsi<br />

questa salvezza. <strong>Dio</strong> il Figlio, che doveva<br />

acquisirla, e <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo, che deve<br />

applicarla. <strong>Dio</strong> fa più che "proporre" a noi questa<br />

salvezza: se Egli dovesse solo invitarci, ciascuno<br />

<strong>di</strong> noi, nessuno escluso, sarebbe perduto. Questo<br />

fatto è illustrato in modo sorprendente nell'Antico<br />

Testamento. In Esdra 1:1-3 troviamo scritto: "Nel<br />

primo anno <strong>di</strong> Ciro, re <strong>di</strong> Persia, affinché si<br />

adempisse la parola del SIGNORE pronunziata per<br />

bocca <strong>di</strong> Geremia, il SIGNORE destò lo spirito <strong>di</strong><br />

Ciro, re <strong>di</strong> Persia, il quale a voce e per iscritto fece<br />

proclamare per tutto il suo regno questo e<strong>di</strong>tto:<br />

«Così <strong>di</strong>ce Ciro, re <strong>di</strong> Persia: "Il SIGNORE, <strong>Dio</strong> dei<br />

cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi<br />

ha comandato <strong>di</strong> costruirgli una casa a<br />

Gerusalemme, che si trova in Giuda. Chiunque tra<br />

voi è del suo popolo, il suo <strong>Dio</strong> sia con lui, salga a<br />

Gerusalemme, che si trova in Giuda, e costruisca<br />

la casa del SIGNORE, <strong>Dio</strong> d'Israele, del <strong>Dio</strong> che è a<br />

Gerusalemme". Ecco dunque "un'offerta" fatta ad<br />

un popolo in esilio, che dà loro l'opportunità <strong>di</strong><br />

lasciare il paese e ritornare a Gerusalemme - il<br />

luogo dove <strong>Dio</strong> aveva deciso particolarmente <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>morare. Forse che però Israele rispose con<br />

entusiasmo a questa offerta? Nient'affatto! <strong>La</strong><br />

vasta maggioranza del popolo aveva espresso il<br />

suo desiderio <strong>di</strong> rimanersene in terra straniera.<br />

Solo un "residuo" insignificante si avvalse <strong>di</strong><br />

questa generosa offerta. E perché lo fece?<br />

Ascoltate la risposta che ne da la Scrittura: "Allora<br />

i capi famiglia <strong>di</strong> Giuda e <strong>di</strong> Beniamino, i sacerdoti<br />

e i Leviti, tutti quelli ai quali <strong>Dio</strong> aveva destato lo<br />

spirito, si misero in cammino verso Gerusalemme<br />

per ricostruire la casa del SIGNORE" (1:5)! Allo<br />

202


stesso modo, è <strong>Dio</strong> che "desta lo spirito" dei Suoi<br />

eletti, quando viene loro la chiamata efficace, e<br />

solo allora essi sentono in sé la <strong>di</strong>sponibilità<br />

interiore, hanno la volontà <strong>di</strong> rispondere alla<br />

<strong>di</strong>vina proclamazione. L'opera superficiale <strong>di</strong> molti<br />

professionisti dell'evangelizzazione degli ultimi 50<br />

anni, è largamente responsabile delle concezioni<br />

oggi popolari sulla servitù dell'uomo naturale,<br />

incoraggiate dalla pigrizia <strong>di</strong> coloro che nei banchi<br />

delle chiese non si peritano <strong>di</strong> "esaminare ogni<br />

cosa" (2 Tessalonicesi 5:21). Il pulpito <strong>di</strong> una<br />

chiesa evangelica me<strong>di</strong>a, oggi, dà l'impressione<br />

che stia totalmente nelle facoltà del peccatore il<br />

fatto che questi sia o non sia salvato. Si <strong>di</strong>ce: "<strong>Dio</strong><br />

ha fatto la Sua parte, l'uomo, ora, deve fare la<br />

sua". Ahimè, però, che mai potrebbe fare un uomo<br />

privo <strong>di</strong> vita, che mai potremmo fare noi che, per<br />

natura, siamo: "morti nelle colpe e nei peccati"<br />

(Efesini 2:1). Se realmente si credesse nella verità<br />

rivelata, vi sarebbe maggiore <strong>di</strong>pendenza dallo<br />

Spirito Santo affinché Egli operi con la Sua<br />

miracolosa potenza, e meno fiducia nei nostri<br />

sforzi per "conquistare uomini a Cristo". Quando si<br />

rivolgono ai non salvati, i pre<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> solito<br />

usano quell'analogia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che manda al<br />

peccatore l'Evangelo, ed un uomo infermo a letto,<br />

con delle me<strong>di</strong>cine sul como<strong>di</strong>no che lo<br />

potrebbero guarire. Si <strong>di</strong>ce: "Basta che tenda la<br />

mano e le prenda". Se però si volesse che<br />

quest'immagine corrispondesse meglio a ciò che<br />

la Scrittura <strong>di</strong>ce sul peccatore decaduto e<br />

depravato, bisognerebbe descrivere l'infermo a<br />

letto come un cieco (Efesini 4:18), un cieco che<br />

non possa vedere la me<strong>di</strong>cina e che pure avesse<br />

le braccia paralizzate (Romani 5:6)! Che immagine<br />

superficiale della <strong>di</strong>sperata con<strong>di</strong>zione umana si<br />

203


coltiva oggi! Cristo è venuto non per aiutare i<br />

volenterosi ad aiutare sé stessi, ma per fare per il<br />

Suo popolo ciò che da solo sarebbe incapace <strong>di</strong><br />

fare, "per aprire gli occhi dei ciechi, per far uscire<br />

dal carcere i prigionieri e dalle prigioni quelli che<br />

abitano nelle tenebre" (Isaia 42:7).<br />

Ora, in conclusione, anticipiamo e rispon<strong>di</strong>amo<br />

alla solita ed inevitabile obiezione: "Perché mai,<br />

allora, pre<strong>di</strong>care l'Evangelo, se l'uomo è incapace<br />

<strong>di</strong> rispondervi! Perché esortare il peccatore a<br />

venire a Cristo, se il peccato lo ha tanto reso<br />

schiavo da non avere in sé più alcun potere <strong>di</strong><br />

venire?". Rispon<strong>di</strong>amo: Noi non pre<strong>di</strong>chiamo<br />

l'Evangelo perché noi cre<strong>di</strong>amo che gli uomini<br />

siano agenti morali liberi, e che quin<strong>di</strong> siano in<br />

grado <strong>di</strong> accogliere Cristo, ma pre<strong>di</strong>chiamo perché<br />

ci è stato comandato <strong>di</strong> farlo (Marco 16:15). Per<br />

quelli che periscono, questa è una follia, ma "per<br />

noi, che veniamo salvati, è la potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (1<br />

Corinzi1:18); "…poiché la pazzia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è più<br />

saggia degli uomini e la debolezza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è più<br />

forte degli uomini" (1 Corinzi1:25). Il peccatore è<br />

un morto "nelle colpe e nelle trasgressioni"<br />

(Efesini 1:21), ed un uomo morto è del tutto<br />

incapace <strong>di</strong> volere alcunché. Ecco perché: "quelli<br />

che sono nella carne non possono piacere a <strong>Dio</strong>"<br />

(Romani 1:8). Per la sapienza <strong>di</strong> questo mondo,<br />

sembra il massimo della follia pre<strong>di</strong>care l'Evangelo<br />

a coloro che sono morti e quin<strong>di</strong>, incapaci <strong>di</strong> fare<br />

alcunché da sé stessi. Le vie del Signore, però,<br />

sono <strong>di</strong>verse dalle nostre. Infatti: "…è piaciuto a<br />

<strong>Dio</strong>, nella sua sapienza, <strong>di</strong> salvare i credenti con la<br />

pazzia della pre<strong>di</strong>cazione". All'uomo pare una<br />

follia pre<strong>di</strong>care a "ossa secche" e <strong>di</strong>re loro: "Ossa<br />

secche, ascoltate la parola del SIGNORE!"<br />

(Ezechiele 37:4). Però questa è la Parola del<br />

204


Signore, e le parole che Egli pronuncia sono<br />

"spirito e vita" (Giovanni 6:63). Uomini sapienti<br />

stanno accanto alla tomba <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro per poter<br />

provare la follia del Signore, quando Egli si rivolge<br />

ad un morto con le parole: "<strong>La</strong>zzaro, vieni fuori!".<br />

Colui che parla in questa maniera, però, è lo<br />

stesso che <strong>di</strong>sse "Io sono la risurrezione e la vita",<br />

ed alla Sua Parola persino un morto risuscita! Noi<br />

pre<strong>di</strong>chiamo l'Evangelo, allora, non perché<br />

cre<strong>di</strong>amo che i peccatori abbiano in sé stessi la<br />

capacità <strong>di</strong> ricevere il Salvatore che esso<br />

proclama, ma perché l'Evangelo stesso è "potenza<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per la salvezza <strong>di</strong> ciascuno che crede" e<br />

perché sappiamo che: "Tutti quelli che erano<br />

or<strong>di</strong>nati a vita eterna, crederanno" (Atti 13:48, cfr.<br />

Giovanni 6:37; 10:16) nel tempo da <strong>Dio</strong>, per essi<br />

stabilito, perché è scritto: "Il tuo popolo si offrirà<br />

volenteroso nel giorno del tuo potere" (Salmo<br />

110:3 ND).<br />

Ciò che dunque abbiamo presentato in questo<br />

capitolo, non è prodotto del "pensiero moderno",<br />

anzi, gli si oppone decisamente. Sono coloro che<br />

appartengono alle passate ultime generazioni ad<br />

essersi allontanati dagli insegnamenti dei loro<br />

padri, che <strong>Dio</strong> aveva istruito con le Scritture. Nei<br />

39 articoli della Chiesa <strong>di</strong> Inghilterra leggiamo: "<strong>La</strong><br />

con<strong>di</strong>zione dell'uomo, dopo la caduta <strong>di</strong> Adamo, è<br />

tale che egli non può volgersi e prepararsi con le<br />

sue forze naturali e le opere buone, alla fede ed<br />

alla chiamata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>Non</strong> abbiamo, quin<strong>di</strong>, alcuna<br />

capacità <strong>di</strong> fare opere buone gra<strong>di</strong>te e accette a<br />

<strong>Dio</strong>, senza che la grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, attraverso il Cristo,<br />

ci prevenga, in modo che abbiamo la buona<br />

volontà, e operi insieme a noi quando abbiamo<br />

questa buona volontà" (Art. 10). Nella Catechismo<br />

<strong>di</strong> Westminster (adottato dai presbiteriani): "<strong>La</strong><br />

205


peccaminosità <strong>di</strong> quella con<strong>di</strong>zione in cui cadde<br />

l'uomo, consiste nella colpevolezza acquisita dal<br />

primo peccato <strong>di</strong> Adamo, la mancanza della<br />

giustizia in cui eravamo stati creati, e la<br />

corruzione della sua natura, per la quale egli è<br />

totalmente non <strong>di</strong>sposto, incapacitato, e reso del<br />

tutto avverso a ciò che è spiritualmente buono, e<br />

completamente incline ad ogni male, e questo<br />

continuamente" (Risposta alla domanda 25). Allo<br />

stesso modo la Confessione <strong>di</strong> Fede Battista <strong>di</strong><br />

Filadelfia (1742), <strong>di</strong>ce: "L'uomo, attraverso la sua<br />

caduta in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> peccato, ha<br />

completamente perduto ogni capacità ad un<br />

qualsiasi bene spirituale che accompagni la<br />

salvezza; così, come uomo naturale, essendo del<br />

tutto avverso al bene e morto nel peccato, non è<br />

in grado, con le sue forze, <strong>di</strong> convertirsi o <strong>di</strong><br />

prepararsi in qualche modo alla salvezza" (Cap.<br />

9).<br />

8. Sovranità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e responsabilità<br />

umana<br />

"Ciascuno <strong>di</strong> noi renderà conto <strong>di</strong> sé stesso a <strong>Dio</strong>"<br />

(Romani 14:12).<br />

Nel capitolo precedente abbiamo considerato con<br />

ampiezza la questione molto <strong>di</strong>battuta e <strong>di</strong>fficile<br />

della volontà umana. Abbiamo mostrato come la<br />

volontà dell'uomo naturale non sia né sovrana, né<br />

libera, ma, al contrario, sia serva e schiava.<br />

Abbiamo sostenuto come una concezione corretta<br />

della volontà del peccatore - il suo asservimento -<br />

sia essenziale ad una giusta valutazione della sua<br />

depravazione e rovina. <strong>La</strong> totale depravazione e<br />

degradazione della natura umana è qualcosa che<br />

206


l'uomo o<strong>di</strong>a dover riconoscere, e che persisterà<br />

animosamente nel negare fintanto che egli non<br />

sia "istruito da <strong>Dio</strong>". Molto, anzi, moltissimo,<br />

dell'insegnamento errato che oggi noi u<strong>di</strong>amo in<br />

ogni dove, è il risultato logico e <strong>di</strong>retto del ripu<strong>di</strong>o<br />

dell'espressa valutazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sulla<br />

depravazione umana. Vale per la creatura umana<br />

quanto <strong>di</strong>ce l'Apocalisse: "Tu <strong>di</strong>ci: "Sono ricco, mi<br />

sono arricchito e non ho bisogno <strong>di</strong> niente!" Tu<br />

non sai, invece, che sei infelice fra tutti,<br />

miserabile, povero, cieco e nudo" (Apocalisse<br />

3:17). Molti, orgogliosamente, vantano "Il<br />

progresso dell'uomo" e negano la sua caduta.<br />

Scambiano la luce con le tenebre e le tenebre con<br />

la luce. Si vantano del "libero arbitrio" in campo<br />

morale dell'uomo quando, <strong>di</strong> fatto, egli è<br />

incatenato al peccato e reso schiavo da Satana, il<br />

<strong>di</strong>avolo "che li aveva presi prigionieri perché<br />

facessero la sua volontà" (2 Timoteo 2:26).<br />

Possiamo però chiederci: Se l'uomo naturale non<br />

è un "agente morale libero", non ne consegue<br />

forse che pure egli non possa essere considerato<br />

responsabile <strong>di</strong> quel che fa?<br />

"Libero agente morale" è un'espressione inventata<br />

e, come abbiamo detto prima, parlare <strong>di</strong> libertà<br />

dell'uomo naturale significa rinnegare<br />

apertamente la rovina spirituale in cui si trova. <strong>La</strong><br />

Scrittura non parla mai della libertà o delle<br />

capacità d'or<strong>di</strong>ne morale del peccatore. Al<br />

contrario, essa insiste sulla sua incapacità morale<br />

e spirituale. Ammettiamo che questo sia il ramo<br />

più <strong>di</strong>fficile da trattare <strong>di</strong> tutta l'argomentazione.<br />

Coloro che hanno stu<strong>di</strong>ato a fondo questo tema,<br />

hanno riconosciuto all'unanimità come<br />

armonizzare la Sovranità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> con la<br />

responsabilità dell'uomo sia il nodo gor<strong>di</strong>ano <strong>di</strong><br />

207


tutta la teologia 28 . <strong>La</strong> <strong>di</strong>fficoltà principale che<br />

s'incontra al riguardo è <strong>di</strong> definire il rapporto<br />

esistente fra Sovranità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e responsabilità<br />

umana.<br />

Molti hanno ritenuto <strong>di</strong> liberarsi <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>fficoltà<br />

negandone l'esistenza. Un certo gruppo <strong>di</strong> teologi,<br />

nella loro ansia <strong>di</strong> conservare il principio <strong>di</strong><br />

responsabilità dell'uomo, la estendono oltre ogni<br />

proporzione, fintanto che la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

scompare dalla vista, e in non pochi casi, essa è<br />

del tutto negata. Altri riconoscono come le<br />

Scritture presentino allo stesso tempo sia la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia la responsabilità umana, ma<br />

affermano che, nell'attuale nostra con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

finitu<strong>di</strong>ne e limitata conoscenza, sia impossibile<br />

riconciliare queste due verità, rimanendo dovere<br />

ed obbligo del credente accoglierle entrambe. Noi<br />

riteniamo, però, che, in quel caso, si presupponga<br />

troppo in fretta che le Scritture stesse non<br />

risolvano quest'apparente contrad<strong>di</strong>zione: <strong>di</strong> fatto<br />

troviamo nella Scrittura stessa, <strong>di</strong>versi punti che<br />

mostrano come possano conciliarsi <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> e responsabilità umana. Sebbene la Parola <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> non chiarisca ogni mistero (e <strong>di</strong>ciamo questo<br />

con riserva), effettivamente essa getta molta luce<br />

su questo problema, e ci sembra che <strong>di</strong>a maggior<br />

onore a <strong>Dio</strong> ed alla Sua Parola, investigare le<br />

Scritture in spirito <strong>di</strong> preghiera, e trovare lì la<br />

soluzione completa <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>fficoltà, anche se,<br />

fin ora, altri hanno cercato invano. Tutto questo<br />

28 Nodo gor<strong>di</strong>ano: Un intricate nodo fatto dal Re Gor<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Frigia e tagliato da Alessandro Magno con la sua spada, dopo<br />

aver u<strong>di</strong>to la promessa da un oracolo che chi l'avesse sciolto<br />

sarebbe stato il prossimo dominatore dell'Asia. Oppure: un<br />

problema eccezionalmente complicato.<br />

208


dovrebbe spingerci maggiormente ad<br />

inginocchiarci in preghiera.<br />

Id<strong>di</strong>o si è compiaciuto <strong>di</strong> rivelarci, nell'ultimo<br />

secolo, molte cose dalla Sua Parola, che erano<br />

state nascoste agli stu<strong>di</strong>osi dei secoli precedenti.<br />

Chi oserebbe affermare che, al riguardo della<br />

questione in esame, non vi sia ancora molto da<br />

imparare? Come abbiamo detto prima, la <strong>di</strong>fficoltà<br />

principale che incontriamo, è quella <strong>di</strong><br />

determinare quale sia il punto d'incontro della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e della responsabilità umana. Per<br />

molti è sembrato che per <strong>Dio</strong>, imporre la propria<br />

<strong>sovranità</strong>, significherebbe, per Lui, manifestare la<br />

Sua potenza ed esercitare un'influenza <strong>di</strong>retta<br />

sull'uomo e, fare <strong>di</strong> più che ammonire od invitare,<br />

significherebbe interferire con la libertà umana,<br />

<strong>di</strong>struggere la sua responsabilità, e ridurlo ad una<br />

macchina. È indubbiamente triste trovare come lo<br />

scomparso dott. Pierson - i cui libri sono<br />

generalmente biblici ed utili - <strong>di</strong>re: "È tremendo<br />

pensare come persino <strong>Dio</strong> stesso non possa<br />

controllare la mia struttura morale, o costringermi<br />

a fare scelte morali. Egli non può impe<strong>di</strong>re che io<br />

Lo sfi<strong>di</strong> e Lo neghi, e non voglia esercitare il Suo<br />

potere nel senso che vorrebbe, e non potrebbe se<br />

lo volesse" (Una clinica spirituale). È ancora più<br />

triste scoprire come molti altri fratelli, rispettati ed<br />

amati, esprimano gli stessi sentimenti. È triste<br />

perché questo si pone <strong>di</strong>rettamente in<br />

contrad<strong>di</strong>zione con le Sacre Scritture.<br />

È nostro desiderio affrontare onestamente le<br />

<strong>di</strong>fficoltà qui implicate, ed esaminarle<br />

attentamente alla luce <strong>di</strong> ciò che <strong>Dio</strong> si è<br />

compiaciuto <strong>di</strong> concederci. Le <strong>di</strong>fficoltà principali<br />

potrebbero essere espresse così: in primo luogo:<br />

209


Com'è possibile che <strong>Dio</strong> intervenga sugli uomini<br />

per prevenirli dal fare ciò che desidererebbero<br />

fare, e li costringa a fare altre cose che<br />

normalmente non desidererebbero fare, e<br />

preservare, al tempo stesso, la loro<br />

responsabilità? In secondo luogo, Come<br />

potrebbe essere considerato responsabile quel<br />

peccatore <strong>di</strong> fare ciò che non potrebbe mai fare?<br />

In terzo luogo: Com'è possibile che <strong>Dio</strong> decreti<br />

che gli uomini commettano certi peccati,<br />

considerarli responsabili perché li commettono, e<br />

giu<strong>di</strong>carli poi colpevoli perché li hanno commessi?<br />

In quarto luogo: In che modo il peccatore può<br />

essere ritenuto responsabile <strong>di</strong> accogliere Cristo, e<br />

<strong>di</strong> essere dannato per averlo respinto, quando<br />

Id<strong>di</strong>o lo ha preor<strong>di</strong>nato alla condanna? Tratteremo<br />

così ora con questi <strong>di</strong>versi problemi nell'or<strong>di</strong>ne che<br />

abbiamo in<strong>di</strong>cato. Possa lo Spirito Santo stesso<br />

essere il nostro Maestro, affinché alla Sua luce noi<br />

si possa vedere la luce.<br />

1. Com'è possibile che <strong>Dio</strong> intervenga sugli uomini<br />

per prevenirli dal fare ciò che desidererebbero<br />

fare, e li costringa a fare altre cose che<br />

normalmente non desidererebbero fare, e<br />

preservare, al tempo stesso, la loro<br />

responsabilità?<br />

Sembrerebbe che se <strong>Dio</strong> agisse con il Suo potere<br />

ed esercitasse un'influenza <strong>di</strong>retta sugli uomini,<br />

questo vorrebbe <strong>di</strong>re interferire con la loro libertà.<br />

Sembrerebbe che se <strong>Dio</strong> facesse qualsiasi altra<br />

cosa, <strong>di</strong>versa dall'ammonire e dall'invitare gli<br />

uomini, questo equivarrebbe ad un'infrazione<br />

della loro responsabilità. Ci è detto che <strong>Dio</strong> non<br />

deve forzare l'uomo, né tanto meno costringerlo,<br />

altrimenti l'uomo <strong>di</strong>venterebbe una macchina.<br />

210


Quest'argomentazione suona molto plausibile,<br />

sembra essere buona filosofia, basata su un<br />

ragionamento corretto. È stata accettata quasi<br />

universalmente come un assioma dell'etica. <strong>La</strong><br />

Scrittura, però, lo contesta!<br />

Consideriamo Genesi 20:6 "<strong>Dio</strong> gli <strong>di</strong>sse nel sogno:<br />

«Anch'io so che tu hai fatto questo nell'integrità<br />

del tuo cuore: ti ho quin<strong>di</strong> preservato dal peccare<br />

contro <strong>di</strong> me; perciò non ti ho permesso <strong>di</strong><br />

toccarla". Si sostiene, quasi universalmente, che<br />

<strong>Dio</strong> non debba interferire con la libertà umana,<br />

che Egli non debba né forzarlo, né costringerlo,<br />

altrimenti sarebbe ridotto ad una macchina. Il<br />

testo biblico citato, però, prova sicuramente,<br />

come non sia impossibile che <strong>Dio</strong> eserciti il Suo<br />

potere sull'uomo senza <strong>di</strong>struggerne il senso <strong>di</strong><br />

responsabilità. Ecco un caso dove <strong>Dio</strong> esercita il<br />

Suo potere, limita la libertà umana, e lo preserva<br />

dal fare ciò che altrimenti avrebbe fatto. Prima <strong>di</strong><br />

lasciare questo testo biblico, notiamo com'esso<br />

illumini il caso del primo uomo. Quei pretesi<br />

filosofi, che cercano d'essere più saggi <strong>di</strong> ciò che è<br />

scritto nella Bibbia, sostengono che <strong>Dio</strong> non<br />

avrebbe potuto impe<strong>di</strong>re la caduta <strong>di</strong> Adamo,<br />

altrimenti l'avrebbe ridotto ad un semplice<br />

automa. Essi ci <strong>di</strong>cono costantemente che <strong>Dio</strong> non<br />

deve forzare o costringere le Sue creature,<br />

altrimenti Egli <strong>di</strong>struggerebbe la loro facoltà<br />

d'essere responsabili per se stessi. <strong>La</strong> risposta a<br />

tutto questo filosofeggiare, però, è che la Scrittura<br />

riporta <strong>di</strong>versi casi dove espressamente ci è detto<br />

che <strong>Dio</strong>, preventivamente, impe<strong>di</strong>sce che certe<br />

Sue creature pecchino sia contro <strong>di</strong> Lui che contro<br />

il Suo popolo. Di fronte a questo, tutti i<br />

ragionamenti umani che potremmo fare, sono<br />

completamente inutili. Se <strong>Dio</strong> poteva "preservare"<br />

211


Abimelech dal peccare contro <strong>di</strong> Lui, non avrebbe<br />

forse Egli potuto fare lo stesso con Adamo? Se<br />

qualcuno chiedesse: "Allora, perché <strong>Dio</strong> non lo ha<br />

fatto?", potremmo ritornagli la domanda<br />

chiedendogli: "Perché <strong>Dio</strong> non ha "preservato"<br />

Satana dal cadere? Oppure, perché <strong>Dio</strong> non ha<br />

"preservato" il Kaiser dal far scoppiare la prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale? <strong>La</strong> risposta usuale a queste<br />

domande è, come abbiamo detto, <strong>Dio</strong> non poteva<br />

interferire con la "libertà" umana e ridurlo ad una<br />

macchina. Il caso <strong>di</strong> Abimelech, però, prova in<br />

modo conclusivo che tale risposta è insostenibile<br />

ed errata e, potremmo aggiungere, pure empia e<br />

blasfema, perché chi siamo noi per poter pensare<br />

<strong>di</strong> mettere dei limiti all'Altissimo? Come osiamo<br />

noi, creature finite, <strong>di</strong>re quello che Egli possa o<br />

non possa fare? Se però i nostri critici volessero<br />

insistere e chiederci perché <strong>Dio</strong> si sia rifiutato <strong>di</strong><br />

esercitare il Suo potere e così impe<strong>di</strong>re la caduta<br />

<strong>di</strong> Adamo, noi dovremmo rispondere e <strong>di</strong>re:<br />

Perché la caduta <strong>di</strong> Adamo meglio serviva i Suoi<br />

propositi benedetti e saggi e, fra le altre cose,<br />

forniva un'opportunità per <strong>di</strong>mostrare che laddove<br />

il peccato aveva abbondato, la grazia altresì<br />

sovrabbonda.<br />

Potremmo ulteriormente domandarci: Perché Id<strong>di</strong>o<br />

pose nel giar<strong>di</strong>no l'albero della conoscenza del<br />

bene e del male, quando Egli ben sapeva in<br />

anticipo che l'uomo avrebbe <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>to alla Sua<br />

proibizione <strong>di</strong> mangiarne i frutti perché, notate<br />

bene, era stato <strong>Dio</strong> e non Satana a fare<br />

quell'albero. Se, a questo, qualcuno rispondesse:<br />

È <strong>Dio</strong>, allora, l'autore del peccato, noi<br />

replicheremmo: Che vuol <strong>di</strong>re "Autore"? Era<br />

chiaramente la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che il peccato<br />

entrasse nel mondo, altrimenti non vi sarebbe<br />

212


entrato, perché nulla accade se non quello che <strong>Dio</strong><br />

ha eternamente decretato. Inoltre, quello era più<br />

che un semplice permesso, perché <strong>Dio</strong> solo<br />

permette ciò che si è proposto <strong>di</strong> fare. <strong>La</strong>sciamo<br />

ora la questione del peccato, ed insistiamo sul<br />

fatto che <strong>Dio</strong> avrebbe potuto "preservare" Adamo<br />

dal peccare senza <strong>di</strong>struggere la sua<br />

responsabilità.<br />

Il caso d'Abimelech non è l'unico. Un'altra<br />

illustrazione dello stesso principio si può vedere<br />

nel racconto su Balaam, già notato nell'ultimo<br />

capitolo, ma, al riguardo del quale, dobbiamo <strong>di</strong>re<br />

qualcosa in più. Balak, il moabita, aveva mandato<br />

questo profeta pagano a "male<strong>di</strong>re" Israele. Per<br />

questo gli aveva promesso un ricco compenso, e,<br />

se leggiamo attentamente Numeri 22-24,<br />

vedremo come Balaam fosse ben <strong>di</strong>sposto, anzi,<br />

ansioso, <strong>di</strong> accettare l'offerta <strong>di</strong> Balak e così<br />

peccare contro <strong>Dio</strong> ed il Suo popolo. Il Suo <strong>di</strong>vino<br />

potere, però, lo aveva "preservato". Notate<br />

quanto lui stesso ammette: «Ecco, sono venuto da<br />

te; ma potrei forse <strong>di</strong>re qualsiasi cosa? <strong>La</strong> parola<br />

che <strong>Dio</strong> mi metterà in bocca, quella <strong>di</strong>rò» (Numeri<br />

22:38). <strong>Non</strong> solo questo, ma quando leggiamo le<br />

rimostranze <strong>di</strong> Balak contro Balaam, troviamo:<br />

"L'altro gli rispose e <strong>di</strong>sse: «<strong>Non</strong> devo forse stare<br />

attento a <strong>di</strong>re soltanto ciò che il SIGNORE mi<br />

mette in bocca?». Ecco, ho ricevuto l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

bene<strong>di</strong>re; gli ha benedetto; io non posso<br />

contrad<strong>di</strong>re" (23:12,20). Questi versetti,<br />

certamente, ci mostrano la potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e<br />

l'impotenza <strong>di</strong> Balaam: la volontà dell'uomo n'è<br />

frustrata e la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> soltanto eseguita.<br />

Forse che però, così, la "libertà" o la<br />

"responsabilità" <strong>di</strong> Balaam era stata <strong>di</strong>strutta?<br />

213


Certamente no, come noi cercheremo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare.<br />

Un'ulteriore illustrazione: "Il terrore del SIGNORE<br />

s'impadronì <strong>di</strong> tutti i regni dei paesi che<br />

circondavano Giuda, al punto che non mossero<br />

guerra a Giosafat" (2 Cronache 17:10). Qui<br />

l'implicazione è chiara. Se "il terrore del Signore"<br />

non si fosse impadronito <strong>di</strong> tutti questi regni, essi<br />

avrebbero fatto guerra contro Giuda. Solo il potere<br />

<strong>di</strong> preservazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> poteva impe<strong>di</strong>rlo. Se fosse<br />

stato permesso alla loro volontà <strong>di</strong> agire, la<br />

conseguenza sarebbe stata la "guerra". Ve<strong>di</strong>amo<br />

così come la Scrittura insegni che <strong>Dio</strong> "preserva"<br />

sia nazioni che in<strong>di</strong>vidui: quando e come a Lui<br />

piace, Egli s'interpone ed impe<strong>di</strong>sce la guerra. Si<br />

confronti ulteriormente questo con Genesi 35:5.<br />

<strong>La</strong> questione che ora richiede la nostra<br />

considerazione è: Com'è possibile che <strong>Dio</strong><br />

"preservi" l'uomo dal peccare e, al tempo stesso,<br />

questo non sia un'interferenza con la libertà e la<br />

responsabilità dell'uomo? Si tratta <strong>di</strong> una<br />

questione della quale molti <strong>di</strong>cono non esservi<br />

soluzione, a causa delle attuali nostre limitazioni<br />

nel comprenderlo. Questa questione fa si che noi<br />

ci doman<strong>di</strong>amo: In che cosa consiste questa<br />

"libertà" morale, la vera libertà morale?<br />

Rispon<strong>di</strong>amo: Essa consiste nell'essere liberati<br />

dalla nostra SERVITÙ al peccato. Più un'anima è<br />

emancipata dal servaggio del peccato,<br />

maggiormente essa entrerà in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

libertà: "Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete<br />

veramente liberi" (Giovanni 8:36). Nei casi prima<br />

citati, Id<strong>di</strong>o aveva "preservato" Abimelech,<br />

Balaam, ed i regni pagani dal peccare, e quin<strong>di</strong> noi<br />

affermiamo che Egli in nessun modo aveva<br />

214


interferito con la vera libertà 29 . Più un'anima si<br />

approssima alla mancanza <strong>di</strong> peccato,<br />

maggiormente essa si avvicina alla santità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

<strong>La</strong> Scrittura ci <strong>di</strong>ce che <strong>Dio</strong> "non può mentire", e<br />

che Egli "non può essere tentato", eppure,<br />

potremmo mai <strong>di</strong>re che Egli sia meno libero solo<br />

perché Egli non può fare ciò che è male?<br />

Certamente no. <strong>Non</strong> è evidente, allora, che più un<br />

uomo è elevato verso <strong>Dio</strong>, più egli è "preservato"<br />

dal peccare, più grande è la sua vera libertà!<br />

Un esempio pertinente che mostra il punto<br />

d'incontro fra la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la<br />

responsabilità umana, al riguardo della questione<br />

della libertà morale, si trova in connessione con il<br />

dono che Egli ci ha fatto delle Sacre Scritture. Nel<br />

comunicarci la Sua Parola, <strong>Dio</strong> si compiace <strong>di</strong><br />

usare strumenti umani, e, nell'usarli, Egli non li<br />

riduce a semplici amanuensi meccanici. "Sappiate<br />

prima <strong>di</strong> tutto questo: che nessuna profezia della<br />

Scrittura proviene da un'interpretazione<br />

personale; infatti nessuna profezia venne mai<br />

dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno<br />

parlato da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché sospinti dallo<br />

Spirito Santo" (2 Pietro 1:20,21). Qui abbiamo la<br />

responsabilità umana e la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> poste in<br />

giustapposizione. Questi santi uomini erano<br />

sospinti (letteralmente, in greco, "portati") dallo<br />

Spirito Santo, eppure la loro responsabilità morale<br />

non è stata <strong>di</strong>sturbata, né pregiu<strong>di</strong>cata la loro<br />

"libertà". <strong>Dio</strong>, comunicando il Suo pensiero e la<br />

Sua volontà agli uomini, illuminò le loro menti,<br />

accese i sentimenti del loro cuore, rivelò loro la<br />

Sua verità, e li controllò in modo tale che fosse<br />

impossibile, da parte loro, l'errore. Che cos'è,<br />

29 E che anzi, così facendo, Egli l'aveva loro garantita!<br />

215


però, che avrebbe loro potuto far loro causare<br />

errori se <strong>Dio</strong> non li avesse così controllati come<br />

strumenti nelle Sue mani? <strong>La</strong> risposta è IL<br />

PECCATO, il peccato che c'era in loro. Come, però,<br />

abbiamo visto, il tenere il peccato sotto scacco,<br />

l'impe<strong>di</strong>re che in questi "santi uomini" potesse<br />

agire la loro mente carnale, non era un<br />

<strong>di</strong>struggere la loro "libertà", ma introdurli nella<br />

vera libertà.<br />

Un'ultima parola è qui necessaria a proposito della<br />

natura della vera libertà. Vi sono tre cose<br />

principali al riguardo delle quali gli uomini<br />

peccano grandemente: miseria e felicità, follia e<br />

sapienza, servitù e libertà. Il mondo non considera<br />

nessuno più miserevole dell'afflitto, e nessuno più<br />

felice <strong>di</strong> chi è prospero, perché giu<strong>di</strong>ca tutte le<br />

cose dalla como<strong>di</strong>tà attuale della carne. Ancora: il<br />

mondo si compiace <strong>di</strong> mettere in bella mostra una<br />

falsa sapienza (il che è "follia" presso <strong>Dio</strong>),<br />

trascurando ciò che ci rende saggi rispetto alla<br />

salvezza. Per quanto riguarda la libertà, gli uomini<br />

vorrebbero essere a loro completa <strong>di</strong>sposizione,<br />

vivendo come meglio loro aggrada. Essi<br />

suppongono che l'unica vera libertà sia essere al<br />

comando e sotto il controllo <strong>di</strong> nessun altro che sé<br />

stessi, vivendo secondo i desideri del loro cuore.<br />

Questo, però è un servaggio ed una schiavitù del<br />

peggior tipo. <strong>La</strong> vera libertà non è la facoltà <strong>di</strong><br />

vivere come meglio ci piace, ma <strong>di</strong> vivere come<br />

noi dovremmo vivere! Per questo, l'Unico che mai<br />

abbia calpestato questa terra dalla caduta <strong>di</strong><br />

Adamo, godendo <strong>di</strong> perfetta libertà, era l'Uomo<br />

Gesù Cristo, il santo Servo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, il cui cibo era<br />

solo quello <strong>di</strong> compiere la volontà del Padre.<br />

216


Ci apprestiamo ora a considerare la seconda<br />

domanda:<br />

2. Come potrebbe essere considerato<br />

responsabile quel peccatore <strong>di</strong> fare ciò che non<br />

potrebbe mai fare? e come può egli essere<br />

giustamente condannato per non aver fatto quello<br />

che non potrebbe comunque fare?<br />

In quanto creatura, l'uomo naturale è responsabile<br />

d'amare, ubbi<strong>di</strong>re e servire <strong>Dio</strong>. In quanto<br />

peccatore egli è responsabile <strong>di</strong> ravvedersi e <strong>di</strong><br />

credere all'Evangelo. Siamo però, confrontati<br />

subito con il fatto che l'uomo naturale è incapace<br />

ad amare e a servire <strong>Dio</strong>, e che il peccatore, <strong>di</strong><br />

per se stesso, non riesce a ravvedersi ed a<br />

credere. Dimostriamo dapprima quanto abbiamo<br />

detto.<br />

Iniziamo citando e considerando Giovanni 6:44<br />

"Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre,<br />

che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo<br />

giorno". Il cuore dell'uomo naturale (ogni creatura<br />

umana) è così "insanabilmente maligno" che, se<br />

lasciato a se stesso, mai "verrebbe a Cristo".<br />

Quest'affermazione non sarebbe messa in<br />

questione se si comprendesse rettamente la forza<br />

delle parole "venire a Cristo".<br />

Faremo, perciò, una piccola <strong>di</strong>gressione per<br />

definire e considerare che cosa implichino le<br />

parole: "Nessuno può venire a me" - cfr. Giovanni<br />

5:40 "…eppure non volete venire a me per aver la<br />

vita!". Affinché un peccatore venga a Cristo per<br />

avere vita, è necessario che si renda conto del<br />

terribile pericolo in cui egli si trova; è necessario<br />

che veda la spada della giustizia <strong>di</strong>vina sospesa<br />

sulla sua testa; è necessario che si svegli e veda<br />

217


come non vi sia che un passo fra lui e la morte, e<br />

che la morte significa "giu<strong>di</strong>zio" e, come<br />

conseguenza della sua scoperta, egli desideri<br />

realmente, <strong>di</strong> tutto cuore, <strong>di</strong> sfuggirvi, e che egli<br />

"fugga" dall'ira a venire gridando a <strong>Dio</strong> che abbia<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> lui, e che voglia a tutti i costi<br />

entrare per "la porta stretta". Per poter venire a<br />

Cristo per avere la vita, per un peccatore, significa<br />

sentire e riconoscere <strong>di</strong> essere del tutto privo <strong>di</strong><br />

titoli al favore <strong>di</strong>vino; significa vedere sé stesso<br />

come realmente "senza forza", perduto e senza<br />

speranza; significa ammettere <strong>di</strong> non meritare<br />

altro che la morte eterna, dando quin<strong>di</strong> ragione a<br />

<strong>Dio</strong> contro sé stesso; significa cadere prostrato<br />

nella polvere <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>, ed umilmente<br />

implorare <strong>Dio</strong> affinché abbia misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> lui.<br />

Per poter venire a Cristo ed ottenere vita, il<br />

peccatore deve rinunziare alla propria giustizia ed<br />

essere <strong>di</strong>sposto a ricevere la giustizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in<br />

Cristo; significa scre<strong>di</strong>tare del tutto la propria<br />

sapienza ed essere governato dalla Sua; significa<br />

ricevere senza riserve il Signore Gesù come<br />

proprio Salvatore e Signore, come il Tutto della<br />

sua vita. Tutto questo, in parte ed in breve, è ciò<br />

che implica il "venire a Cristo". Chie<strong>di</strong>amoci, però<br />

se un peccatore mai voglia assumere un tale<br />

atteggiamento <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>. È improbabile, anzi,<br />

è escluso. Perché? Perché, in primo luogo, egli<br />

non si rende conto <strong>di</strong> quanto pericolosa sia la sua<br />

situazione, e, <strong>di</strong> conseguenza, egli non vede il<br />

motivo <strong>di</strong> doverne sfuggire così in fretta. Al<br />

contrario, per la maggior parte, gli uomini, nella<br />

loro situazione, ci stanno comodamente e, a meno<br />

che lo Spirito Santo operi in loro, ogni qual volta<br />

sono <strong>di</strong>sturbati dal campanello d'allarme della loro<br />

coscienza, essi fuggono per trovare rifugio, in tutti<br />

218


i posti, meno che in Cristo. In secondo luogo, essi<br />

non riconosceranno mai che tutta la loro giustizia<br />

non è altro che stracci sporchi, anzi, come il<br />

Fariseo, ringrazieranno <strong>Dio</strong> per non essere come il<br />

Pubblicano. In terzo luogo, poi, essi non sono<br />

<strong>di</strong>sposti a ricevere Cristo come loro Signore e<br />

Salvatore, perché non hanno intenzione alcuna <strong>di</strong><br />

liberarsi dei loro idoli: rischierebbero il benessere<br />

stesso della loro anima, piuttosto che rinunziarvi.<br />

Per questo <strong>di</strong>ciamo che l'uomo naturale, lasciato a<br />

se stesso, ha un cuore così depravato che non<br />

potrà mai venire a Cristo. Le parole <strong>di</strong> Cristo che<br />

abbiamo citato, non sono certo le uniche che<br />

parlino <strong>di</strong> questo problema. Vi sono molti testi<br />

della Scrittura che presentano l'incapacità morale<br />

e spirituale dell'uomo naturale. In Giosuè 24:19,<br />

leggiamo: " Voi non potete servire il SIGNORE,<br />

perché egli è un <strong>Dio</strong> santo, è un <strong>Dio</strong> geloso; egli<br />

non perdonerà le vostre ribellioni e i vostri<br />

peccati". Ai Farisei, Cristo <strong>di</strong>sse: "Perché non<br />

comprendete il mio parlare? Perché non potete<br />

dare ascolto alla mia parola" (Giovanni 8:43), ed<br />

ancora: "Ciò che brama la carne è inimicizia<br />

contro <strong>Dio</strong>, perché non è sottomesso alla legge <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> e neppure può esserlo; e quelli che sono nella<br />

carne non possono piacere a <strong>Dio</strong>" (Romani 8:7,8).<br />

<strong>La</strong> questione, però, ritorna: come potrebbe mai<br />

<strong>Dio</strong> ritenere il peccatore responsabile <strong>di</strong> non fare<br />

ciò che è incapace <strong>di</strong> fare? Questo richiede<br />

un'attenta definizione dei termini. Che cosa<br />

s'intende esattamente per "incapace" e "non<br />

può"? Si comprenda ora bene che, quando<br />

parliamo dell'incapacità del peccatore, noi non<br />

inten<strong>di</strong>amo che il peccatore desideri venire a<br />

Cristo e che si trovi privo della capacità necessaria<br />

per realizzare questo suo desiderio. No. Il fatto è<br />

219


che l'incapacità o l'assenza <strong>di</strong> potere, è dovuta<br />

essa stessa alla mancanza <strong>di</strong> volontà a venire a<br />

Cristo, e questa mancanza <strong>di</strong> volontà o<br />

<strong>di</strong>sponibilità, è il frutto <strong>di</strong> un cuore depravato. È <strong>di</strong><br />

importanza fondamentale che noi si <strong>di</strong>stingua fra<br />

incapacità naturale e incapacità morale e<br />

spirituale. Per esempio, leggiamo: "Aiia non<br />

poteva vedere, poiché gli si era indebolita la vista<br />

per la vecchiaia" (1 Re 14:4), e ancora: "Quegli<br />

uomini remavano con forza per raggiungere la<br />

riva; ma non riuscivano, perché il mare si faceva<br />

sempre più tempestoso e minaccioso" (Gioele<br />

1:13). In entrambi questi brani, le parole "non<br />

poteva" e "non riuscivano" si riferiscono ad<br />

un'incapacità naturale. Quando però leggiamo: "I<br />

suoi fratelli vedevano che il loro padre l'amava più<br />

<strong>di</strong> tutti gli altri fratelli; perciò l'o<strong>di</strong>avano e non<br />

potevano parlargli amichevolmente" (Genesi<br />

37:4), è chiaro che qui si parla <strong>di</strong> un'incapacità<br />

morale. Ad essi non mancava la capacità naturale<br />

<strong>di</strong> "parlargli amichevolmente", perché non erano<br />

muti. Il motivo <strong>di</strong> questa loro incapacità è<br />

presentato nel versetto stesso: era perché<br />

"l'o<strong>di</strong>avano". Ancora, in 2 Pietro 2:14 leggiamo <strong>di</strong><br />

un certo tipo <strong>di</strong> uomini malvagi che "Hanno occhi<br />

pieni d'adulterio e non possono smetter <strong>di</strong><br />

peccare!". Ecco, ancora, come si tratta qui <strong>di</strong><br />

un'incapacità morale quella <strong>di</strong> cui si parla. Perché<br />

questi uomini "non possono smettere <strong>di</strong> peccare"?<br />

Perché "hanno occhi pieni d'adulterio. Lo stesso<br />

vale per Romani 8:8 "Quelli che sono nella carne<br />

non possono piacere a <strong>Dio</strong>": qui c'è incapacità<br />

spirituale. Perché l'uomo naturale "non può<br />

piacere a <strong>Dio</strong>"? Perché è "estraneo alla vita <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>"<br />

(Efesini 4:18). Nessuno può scegliere ciò a cui il<br />

suo cuore è ostile. " Razza <strong>di</strong> vipere, come potete<br />

220


<strong>di</strong>r cose buone, essendo malvagi?" (Matteo<br />

12:34), "Nessuno può venire a me se non lo attira<br />

il Padre, che mi ha mandato" (Giovanni 6:44).<br />

Ecco ancora, davanti a noi, un'incapacità morale e<br />

spirituale. Perché il peccatore non può venire a<br />

Cristo se il Padre non lo attira? <strong>La</strong> risposta è:<br />

"Perché il peccatore ama il peccato ed o<strong>di</strong>a<br />

Cristo". Confi<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> aver chiarito come la<br />

Scrittura <strong>di</strong>stingua nettamente fra incapacità<br />

naturale e incapacità morale e spirituale.<br />

Certamente tutti possono vedere la <strong>di</strong>fferenza fra<br />

la cecità <strong>di</strong> Bartimeo, che desiderava<br />

ardentemente ricuperare la vista, e quella dei<br />

Farisei, che avevano gli occhi chiusi "… perché il<br />

cuore <strong>di</strong> questo popolo si è fatto insensibile: sono<br />

<strong>di</strong>ventati duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi,<br />

per non rischiare <strong>di</strong> vedere con gli occhi e <strong>di</strong> u<strong>di</strong>re<br />

con gli orecchi, e <strong>di</strong> comprendere con il cuore e <strong>di</strong><br />

convertirsi, perché io li guarisca" (Matteo 13:15).<br />

Se però mi si <strong>di</strong>ce: "Allora l'uomo naturale<br />

potrebbe venire a Cristo se solo lo volesse!". Al<br />

che rispon<strong>di</strong>amo: Ah, ma il car<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tutta la<br />

questione sta proprio in quel SE. L'incapacità del<br />

peccatore consiste nella sua mancanza <strong>di</strong> potere<br />

morale per desiderare e volere eseguire.<br />

Ciò per il quale abbiamo or ora conteso, è <strong>di</strong><br />

primaria importanza. <strong>La</strong> questione della<br />

responsabilità risiede proprio nella <strong>di</strong>stinzione fra<br />

capacità naturale del peccatore e la sua capacità<br />

morale e spirituale. <strong>La</strong> depravazione del cuore<br />

umano non <strong>di</strong>strugge che l'uomo debba rendere<br />

conto delle sue scelte a <strong>Dio</strong>: la stessa incapacità<br />

morale del peccatore serve solo ad accrescere la<br />

sua colpa. Questo lo si può provare facilmente<br />

riferendoci ai testi biblici citati più sopra.<br />

Leggiamo come i fratelli <strong>di</strong> Giuseppe "non<br />

221


potevano parlargli amichevolmente", e perché?<br />

Perché essi lo "o<strong>di</strong>avano". Chie<strong>di</strong>amoci, però,<br />

questa loro incapacità morale, avrebbe potuto<br />

essere addotta come scusa per giustificare il fatto<br />

<strong>di</strong> non potergli parlare amichevolmente? Certo no:<br />

era proprio <strong>di</strong> quest'incapacità morale che<br />

consisteva la grandezza del loro peccato. Allo<br />

stesso modo, <strong>di</strong> coloro ai quali è detto: "<strong>Non</strong><br />

possono smettere <strong>di</strong> peccare" (2 Pietro 2:14),<br />

avrebbero potuto accampare questo come scusa<br />

per non riuscire a smettere? No, anzi, il fatto<br />

d'avere "gli occhi pieni d'adulterio" è per loro solo<br />

un'aggravante.<br />

Se qui un qualche peccatore obiettasse: "Che ci<br />

posso fare se sono nato in questo mondo con un<br />

cuore depravato? Io non sono responsabile per la<br />

mia incapacità morale e spirituale, sono fatto<br />

così", gli si potrebbe rispondere: la responsabilità<br />

e la colpevolezza risiedono nel voler indulgere in<br />

queste propensioni depravate, e questo indulgervi<br />

è del tutto libero, perché <strong>Dio</strong> non costringe<br />

nessuno a peccare. Gli uomini potrebbero aver<br />

pietà <strong>di</strong> me, ma essi certamente non mi<br />

scuserebbero se io dessi libera espressione ad un<br />

temperamento violento e poi <strong>di</strong>cessi <strong>di</strong> non averne<br />

colpa perché l'ho ere<strong>di</strong>tato dai miei genitori… Il<br />

loro senso comune è sufficiente per guidare il loro<br />

giu<strong>di</strong>zio, in un caso come questo. Essi<br />

affermerebbero che io sono responsabile <strong>di</strong> tenere<br />

sotto controllo il mio temperamento. Perché,<br />

allora, cavillare contro lo stesso principio nel caso<br />

citato prima? "Dalle tue parole ti giu<strong>di</strong>cherò, servo<br />

malvagio!", certamente si applica qui! Che<br />

<strong>di</strong>rebbe il lettore ad un uomo che lo avesse<br />

derubato, e che più tar<strong>di</strong> si giustificasse, <strong>di</strong>cendo<br />

"<strong>Non</strong> posso fare a meno d'essere un ladro: questa<br />

222


è la mia natura"? Certamente risponderebbe:<br />

Allora il penitenziario sarebbe la residenza più<br />

appropriata per quell'uomo. Che <strong>di</strong>remmo allora a<br />

chi sostiene <strong>di</strong> non poterci fare nulla se segue<br />

soltanto i desideri del suo cuore peccatore? Che<br />

solo il <strong>La</strong>go <strong>di</strong> Fuoco sarebbe la sua residenza più<br />

appropriata. Potrebbe forse un assassino <strong>di</strong>re che<br />

o<strong>di</strong>ava tanto la sua vittima da non potere fare a<br />

meno <strong>di</strong> ammazzarla? Che era più forte <strong>di</strong> lui il<br />

desiderio d'ucciderlo? <strong>Non</strong> potrebbe solo questo<br />

aggravare il suo crimine? Che <strong>di</strong>re allora <strong>di</strong> colui<br />

che ama così tanto il peccato da essere "in<br />

inimicizia contro <strong>Dio</strong>"?<br />

Il fatto della responsabilità umana è riconosciuto<br />

quasi universalmente. È inerente alla natura<br />

morale dell'uomo. <strong>Non</strong> solo è insegnato dalle<br />

Scritture, ma testimoniato dalla stessa coscienza<br />

naturale. <strong>La</strong> base della responsabilità umana è la<br />

capacità umana. Che cosa si intende con il<br />

termine generale "capacità"? Dobbiamo definirla.<br />

Forse potrà essere meglio compreso dal lettore<br />

me<strong>di</strong>o un esempio concreto, più che<br />

un'argomentazione astratta. Supponete che un<br />

uomo mi debba 1000 e trovasse tutto il denaro<br />

che volesse per i suoi piaceri e <strong>di</strong>vertimenti e non<br />

per me, e ciò nonostante mi <strong>di</strong>cesse <strong>di</strong> non essere<br />

in grado <strong>di</strong> pagarmi. Che cosa dovrei <strong>di</strong>rgli? Io gli<br />

<strong>di</strong>rei che, <strong>di</strong> fatto, ciò che gli manca non sono i<br />

sol<strong>di</strong>, ma un cuore onesto. <strong>Non</strong> sarebbe, però,<br />

questa, da parte mia, una formulazione ingiusta<br />

delle mie parole se un amico del mio debitore<br />

<strong>di</strong>sonesto <strong>di</strong>cesse che io ho affermato che un<br />

cuore onesto sia ciò che costituisce la capacità <strong>di</strong><br />

pagare il debito? No, io risponderei, la capacità del<br />

mio debitore risiede nella capacità della sua mano<br />

<strong>di</strong> firmarmi un assegno, e questa lui ce l'ha, ciò<br />

223


che gli manca è un principio d'onestà. È la sua<br />

capacità a compilare ed a firmare un assegno che<br />

lo rende responsabile <strong>di</strong> farlo, ed il fatto che egli<br />

manchi <strong>di</strong> un cuore onesto, non <strong>di</strong>strugge la sua<br />

responsabilità 30 .<br />

Allo stesso modo, il peccatore, sebbene manchi <strong>di</strong><br />

capacità morale e spirituale, egli possiede<br />

capacità naturale, ed è questo che lo rende<br />

responsabile <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>. Gli uomini hanno le<br />

stesse facoltà naturali <strong>di</strong> amare <strong>Dio</strong> quanto ne<br />

hanno per o<strong>di</strong>arlo, lo stesso cuore per credere in<br />

Lui che per non credergli, ed è il fatto che non Lo<br />

amino e non credano in Lui a costituire la loro<br />

colpa. Un minorato mentale o un bambino, non è<br />

personalmente responsabile verso <strong>Dio</strong>, perché è<br />

carente <strong>di</strong> capacità naturali. Un uomo normale,<br />

però, dotato <strong>di</strong> razionalità e coscienza capace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stinguere fra bene e male, in grado <strong>di</strong> soppesare<br />

il valore <strong>di</strong> questioni eterne È un essere<br />

responsabile, ed è proprio perché le possiede che<br />

dovrà "rendere conto <strong>di</strong> se stesso a <strong>Dio</strong>" (Romani<br />

4:12).<br />

Diciamo ancora che le <strong>di</strong>stinzioni che abbiamo<br />

fatto fra capacità naturale e l'incapacità morale e<br />

spirituale dell'uomo, sono <strong>di</strong> prima importanza.<br />

Per natura egli possiede una capacità naturale,<br />

ma manca <strong>di</strong> capacità morale e spirituale. Il fatto<br />

che non possieda quest'ultima, non <strong>di</strong>strugge la<br />

sua responsabilità, perché la sua responsabilità si<br />

fonda sul fatto che <strong>di</strong> fatto egli possieda la prima.<br />

Permettetemi un'altra illustrazione. Ecco due<br />

uomini colpevoli <strong>di</strong> furto. Il primo è un minorato<br />

mentale, il secondo è perfettamente sano, ma è<br />

30 I termini <strong>di</strong> quest'esempio sono stati suggeriti da<br />

un'illustrazione usata da Andrew Fuller.<br />

224


figlio <strong>di</strong> due criminali. Nessun giu<strong>di</strong>ce<br />

condannerebbe il primo, ma ogni giu<strong>di</strong>ce sensato<br />

non condannerebbe l'altro. Anche se il secondo <strong>di</strong><br />

questi ladri possiede una natura morale viziata,<br />

ere<strong>di</strong>tata dai suoi genitori, questo non<br />

costituirebbe per lui una scusa, presupposto che<br />

egli fosse un essere razionale normale. Sta qui,<br />

allora, la base della responsabilità umana - il fatto<br />

<strong>di</strong> possedere la razionalità più il dono della<br />

coscienza. È proprio perché il peccatore è dotato<br />

<strong>di</strong> queste facoltà naturali, che egli può essere<br />

considerato una creatura responsabile; costituisce<br />

la sua colpevolezza il fatto che non usi queste<br />

facoltà naturali per la gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

In che modo può essere coerente con la Sua<br />

misericor<strong>di</strong>a, il fatto che <strong>Dio</strong> esiga il pagamento<br />

del debito d'ubbi<strong>di</strong>enza da colui che non è in<br />

grado <strong>di</strong> pagarlo? Oltre a quello che abbiamo<br />

detto prima, dovrebbe essere rilevato come <strong>Dio</strong><br />

non ha perduto il Suo <strong>di</strong>ritto, anche se l'uomo ha<br />

perduto la sua capacità. L'impotenza della<br />

creatura non cancella il suo obbligo. Un servo<br />

ubriacone rimane un servo, ed è contrario ad ogni<br />

buon senso sostenere che il suo padrone perda i<br />

suoi <strong>di</strong>ritti a causa dei <strong>di</strong>fetti del servo. Inoltre, è<br />

<strong>di</strong> prima importanza tenere a mente che <strong>Dio</strong><br />

contrasse con noi in Adamo, nostro<br />

rappresentante legale e capo federale, e in lui, <strong>Dio</strong><br />

ci <strong>di</strong>ede un potere che noi abbiamo perduto a<br />

causa della caduta del nostro progenitore.<br />

Sebbene, però, la nostra capacità sia andata<br />

perduta, <strong>Dio</strong> può giustamente esigere da noi<br />

ubbi<strong>di</strong>enza e servizio.<br />

Ci volgiamo ora a riflettere su:<br />

225


3. Com'è possibile che <strong>Dio</strong> decreti che gli uomini<br />

commettano certi peccati, considerarli<br />

responsabili perché li commettono, e giu<strong>di</strong>carli poi<br />

colpevoli perché li hanno commessi?<br />

Consideriamo ora il caso estremo <strong>di</strong> Giuda. Noi<br />

sosteniamo che dalle Scrittura è chiaro che <strong>Dio</strong><br />

avesse decretato dall'eternità che Giuda doveva<br />

tra<strong>di</strong>re il Signore Gesù. Se qualcuno volesse<br />

mettere in questione quest'affermazione,<br />

consideri solo la profezia <strong>di</strong> Zaccaria, attraverso la<br />

quale <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>chiara che Suo Figlio sarebbe stato<br />

venduto per "trenta sicli d'argento" (Zaccaria<br />

11:12). Come abbiamo detto nelle pagine<br />

precedenti, nella profezia Id<strong>di</strong>o rende noto ciò che<br />

sarà, e nel farlo, Egli solo ci rivela ciò che Egli ha<br />

stabilito che debba avvenire. Che Giuda dovesse<br />

essere colui attraverso il quale la profezia <strong>di</strong><br />

Zaccaria sarebbe stata adempiuta, non è<br />

necessario <strong>di</strong>scutere. <strong>La</strong> questione che noi<br />

dobbiamo affrontare qui, però, è questa: "Doveva<br />

Giuda essere un agente responsabile<br />

dell'adempimento del decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>?<br />

Rispon<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> sì. <strong>La</strong> responsabilità riguarda le<br />

motivazioni ed intenzioni <strong>di</strong> chi commette l'atto.<br />

Questo fatto si riconosce sempre. <strong>La</strong> legge umana<br />

<strong>di</strong>stingue fra un colpo inflitto accidentalmente<br />

(preterintenzionale, un male inferto senza cattive<br />

intenzioni) e un colpo inferto con preme<strong>di</strong>tazione<br />

malvagia. Applicate lo stesso principio a Giuda.<br />

Quali erano i progetti, le intenzioni del suo cuore<br />

nel contrattare con i sacerdoti, il prezzo del suo<br />

tra<strong>di</strong>mento? Certamente, in questo, egli non<br />

aveva alcun desiderio consapevole <strong>di</strong> adempiere<br />

così un qualsiasi decreto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, non n'aveva<br />

consapevolezza. Al contrario, le sue intenzioni<br />

erano solo malvagie, e quin<strong>di</strong>, sebbene <strong>Dio</strong> avesse<br />

226


decretato e <strong>di</strong>retto il suo atto, nonostante questo,<br />

le sue intenzioni malvagie furono quelle che lo<br />

resero giustamente colpevole, come egli stesso<br />

poi riconoscerà: "Ho peccato, consegnandovi<br />

sangue innocente" (Matteo 27:4). Lo stesso può<br />

<strong>di</strong>rsi per la crocifissione <strong>di</strong> Cristo. <strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>ce<br />

chiaramente: "… quest'uomo, quando vi fu dato<br />

nelle mani per il determinato consiglio e la<br />

prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, voi, per mano <strong>di</strong> iniqui,<br />

inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:23),<br />

e sebbene "I re della terra si sono sollevati, i<br />

principi si sono riuniti insieme contro il Signore e<br />

contro il suo Cristo", essi lo hanno fatto: "Per fare<br />

tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio<br />

avevano prestabilito che avvenissero" (Atti<br />

4:26,28). Questi versetti insegnano molto più che<br />

queste cose siano avvenute per semplice<br />

concessione da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, che Lui l'abbia<br />

semplicemente permesso, ma <strong>di</strong>chiarano che la<br />

Crocifissione, in ogni suo dettaglio, fu decretata<br />

da <strong>Dio</strong>. <strong>Non</strong>ostante questo, fu pure "per mano <strong>di</strong><br />

iniqui", non semplicemente "con mani umane",<br />

che il nostro Signore fu "inchiodato sulla croce ed<br />

ucciso". Essi erano "iniqui", le intenzioni, cioè, del<br />

Suoi crocifissori, erano malvagie.<br />

Si potrebbe, però, obiettare che, se <strong>Dio</strong> aveva<br />

decretato che Giuda tra<strong>di</strong>sse Cristo, e che i Giudei<br />

ed i Gentili Lo crocifiggessero, essi non potevano<br />

fare altrimenti, e quin<strong>di</strong> non erano responsabili<br />

delle loro intenzioni. <strong>La</strong> risposta è: <strong>Dio</strong> aveva<br />

decretato che essi eseguissero gli atti che poi<br />

hanno eseguito, ma nel perpetrare questi atti, essi<br />

erano giustamente colpevoli, perché loro<br />

proposito nel farlo era solo malvagio. Dobbiamo<br />

chiaramente affermare che <strong>Dio</strong> non produce<br />

<strong>di</strong>sposizioni peccaminose in alcuna Sua creatura,<br />

227


sebbene Egli, <strong>di</strong> fatto, le contenga e le <strong>di</strong>riga per<br />

realizzare così i Suoi propositi. Per questo, <strong>Dio</strong> non<br />

è né l'Autore né uno che approvi il peccato.<br />

Questa <strong>di</strong>stinzione è così espressa da Agostino: "Il<br />

fatto che gli uomini pecchino, procede da loro<br />

stessi; che nel peccare essi eseguano questa o<br />

quell'azione, è dalla potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, che <strong>di</strong>vide le<br />

tenebre secondo il Suo beneplacito". Così è<br />

scritto: "Il cuore dell'uomo me<strong>di</strong>ta la sua via, ma il<br />

SIGNORE <strong>di</strong>rige i suoi passi" (Proverbi 16:9). Ciò<br />

su cui qui vogliamo insistere, è che i decreti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

non sono la causa necessitante del peccato degli<br />

uomini, ma le limitazioni e la <strong>di</strong>rezione<br />

predeterminata e prescritta delle azioni<br />

peccaminose umane. In relazione al tra<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />

Cristo, <strong>Dio</strong> non decretò che Egli dovesse essere<br />

venduto da una delle Sue creature per prendere<br />

poi un buon uomo, instillargli nel cuore un<br />

desiderio malvagio e quin<strong>di</strong> forzarlo ad eseguire<br />

questo crimine al fine <strong>di</strong> eseguire il Suo decreto.<br />

No, non è così che le Scritture rappresentano<br />

quanto avvenne. Al contrario, <strong>Dio</strong> decretò l'atto e<br />

scelse uno che lo eseguisse, ma non fu <strong>Dio</strong> a<br />

renderlo cattivo affinché eseguisse l'atto; al<br />

contrario, il tra<strong>di</strong>tore era già "un <strong>di</strong>avolo" al tempo<br />

in cui il Signore Gesù lo scelse come uno dei<br />

do<strong>di</strong>ci (Giovanni 6:70) e nell'esercizio e<br />

manifestazione della propria malvagità, <strong>Dio</strong><br />

semplicemente <strong>di</strong>resse le sue azioni, azioni che<br />

erano perfettamente in linea con il cuore malvagio<br />

<strong>di</strong> Giuda, e quin<strong>di</strong> fu lui ad eseguire le sue<br />

malvagie intenzioni. Lo stesso avvenne con la<br />

crocifissione.<br />

4. In che modo il peccatore può essere ritenuto<br />

responsabile <strong>di</strong> accogliere Cristo, e <strong>di</strong> essere<br />

228


dannato per averlo respinto, quando Id<strong>di</strong>o lo ha<br />

preor<strong>di</strong>nato alla condanna?<br />

A questa domanda abbiamo già implicitamente<br />

risposto in quanto abbiamo detto nei punti<br />

precedenti, ma, per il beneficio <strong>di</strong> coloro che<br />

insistono su questo punto in particolare, forniremo<br />

un breve esame separato della questione. Nel<br />

considerare, così, la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> cui sopra, è<br />

necessario soppesare attentamente i seguenti<br />

punti:<br />

a) In primo luogo, nessun peccatore, mentre si<br />

trova in questo mondo, sa per certo, né può<br />

sapere, <strong>di</strong> essere "un vaso preparato per la<br />

<strong>di</strong>struzione". Questo appartiene ai segreti consigli<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ai quali non può avere accesso. I segreti <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> non sono affare suo: è la volontà rivelata <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> (nella Sua Parola) ad essere il metro delle<br />

responsabilità umane.<br />

b) Inoltre, la volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è chiarissima.<br />

Ogni peccatore si trova fra coloro a cui <strong>Dio</strong><br />

"comanda che si ravvedano" (Atti 17:30). Ad ogni<br />

peccatore è "comandato" <strong>di</strong> credere (1 Giovanni<br />

3:23), e tutti coloro che realmente si ravvedono e<br />

credono, saranno salvati. Quin<strong>di</strong>, ogni peccatore<br />

ha il dovere <strong>di</strong> investigare le Scritture "Le quali<br />

possono darti la sapienza che conduce alla<br />

salvezza me<strong>di</strong>ante la fede in Cristo Gesù" (2<br />

Timoteo 3:15). È "dovere" del peccatore, perché il<br />

Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> gli ha comandato <strong>di</strong> investigare le<br />

scritture (Giovanni 5:39). Se egli le investiga con<br />

un cuore intenzionato a cercare il volto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

allora egli si pone proprio là dove <strong>Dio</strong> suole<br />

incontrare i peccatori. Su questo punto, il puritano<br />

Thomas Manton ha scritto queste parole molto<br />

utili: "<strong>Non</strong> posso <strong>di</strong>re infallibilmente, a ciascuno<br />

229


che ara il suo campo, che avrà un buon raccolto.<br />

Posso solo <strong>di</strong>rgli questo: Id<strong>di</strong>o è solito bene<strong>di</strong>re chi<br />

è <strong>di</strong>ligente e provvidente. Io non posso <strong>di</strong>re a<br />

ciascuno che vorrebbe avere una posterità:<br />

Sposati, ed avrai figli; non posso <strong>di</strong>re<br />

infallibilmente a colui che va a combattere per il<br />

suo paese, che certamente avrà vittoria e<br />

successo, ma posso <strong>di</strong>re con Joab: 'Abbi coraggio,<br />

e <strong>di</strong>mostriamoci forti per il nostro popolo e per le<br />

città del nostro <strong>Dio</strong>; e faccia il SIGNORE quello che<br />

gli piacerà'. <strong>Non</strong> posso <strong>di</strong>re infallibilmente che tu<br />

riceverai grazia, ma posso <strong>di</strong>re a tutti: Usiamo gli<br />

strumenti adatti, e lasciamo il successo della sua<br />

fatica e della sua salvezza alla volontà ed al<br />

beneplacito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>Non</strong> lo posso <strong>di</strong>re<br />

infallibilmente, perché <strong>Dio</strong> non ha obbligo alcuno<br />

<strong>di</strong> farlo, ciononostante, quest'opera è resa frutto<br />

della volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, infatti: 'Egli ha voluto<br />

generarci secondo la sua volontà me<strong>di</strong>ante la<br />

parola <strong>di</strong> verità' (Giacomo 1:18). Facciamo ciò che<br />

<strong>Dio</strong> ha comandato, e lasciamo che <strong>Dio</strong> faccia ciò<br />

che vuole. <strong>Non</strong> dovrei riba<strong>di</strong>rlo, perché il mondo<br />

intero, in tutte le sue azioni, dovrebbe già essere<br />

guidato da questo principio. Facciamo il nostro<br />

dovere, e attribuiamo il successo a <strong>Dio</strong>, la cui<br />

pratica consueta è quella <strong>di</strong> venire incontro alla<br />

creatura che Lo cerca; anzi, Egli è già con noi,<br />

perché se usiamo i mezzi che Egli per noi ha<br />

<strong>di</strong>sposto, già siamo sotto l'influenza della Sua<br />

grazia. Quin<strong>di</strong>, dato che Egli è già con noi, e non<br />

lesina verso <strong>di</strong> noi alcun bene, non abbiamo<br />

motivo per <strong>di</strong>sperare della Sua bontà e<br />

misericor<strong>di</strong>a, al contrario, dobbiamo sperare per il<br />

meglio" (Vol. XXI, p. 312). <strong>Dio</strong> si è compiaciuto <strong>di</strong><br />

darci le Sacre Scritture, le quali "testimoniano" del<br />

Salvatore e fanno conoscere la via della salvezza.<br />

230


Ogni peccatore ha qualche facoltà naturale per<br />

leggere la Bibbia, tanto quanto egli le usa per<br />

leggere il giornale; se egli è analfabeta o cieco, e<br />

quin<strong>di</strong>, non è in grado <strong>di</strong> leggere, potrà sempre<br />

chiedere a qualcuno che gli legga la Bibbia,<br />

proprio come può fare per altre cose. Se, dunque,<br />

<strong>Dio</strong> ci ha dato la Sua Parola, ed in quella Parola<br />

Egli ci ha reso nota la via della salvezza, e se ci è<br />

comandato <strong>di</strong> investigare quelle Scritture che ci<br />

possono impartire la sapienza necessaria per la<br />

nostra salvezza, e, ciononostante, noi rifiutiamo <strong>di</strong><br />

farlo, allora è chiaro che è colpa nostra e solo noi<br />

possiamo essere biasimati se <strong>Dio</strong> giustamente ci<br />

getterà nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong> Fuoco, il nostro sangue ricadrà<br />

sul nostro capo.<br />

c) In terzo luogo, se ci si obiettasse: Ammesso<br />

tutto quello che hai detto prima, non è un fatto<br />

che ciascuno dei non-eletti non sia in grado <strong>di</strong><br />

ravvedersi e <strong>di</strong> credere? <strong>La</strong> risposta è: Sì. Di ogni<br />

peccatore è un dato <strong>di</strong> fatto che, <strong>di</strong> per sé stesso<br />

egli non possa venire a Cristo. Dalla prospettiva <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, questo "non può" è assoluto. Ora, però,<br />

stiamo parlando della responsabilità del peccatore<br />

(il peccatore predestinato alla condanna, sebbene<br />

egli non lo sappia), e dal punto <strong>di</strong> vista umano,<br />

l'incapacità del peccatore è <strong>di</strong> tipo morale, come<br />

abbiamo rilevato precedentemente. Inoltre,<br />

bisogna rammentarci che, oltre all'incapacità<br />

morale del peccatore, vi è anche l'incapacità<br />

volontaria. Il peccatore deve essere considerato<br />

come non solo impotente a fare il bene, ma come<br />

uno che prende piacere a fare il male. Dal punto<br />

<strong>di</strong> vista umano, quin<strong>di</strong>, il "non può" equivale ad un<br />

"non vuole"; si tratta <strong>di</strong> una impotenza volontaria.<br />

L'impotenza dell'uomo risiede nella sua<br />

ostinazione. È per questo che tutti sono<br />

231


"inescusabile", "Perciò sei giusto quando parli, e<br />

irreprensibile quando giu<strong>di</strong>chi" (Salmo 51:4). Id<strong>di</strong>o<br />

è giusto quando danna tutti coloro che "amano le<br />

tenebre più che la luce". Che <strong>Dio</strong> esiga ciò che va<br />

al <strong>di</strong> là della nostra capacità d'eseguire, è chiaro<br />

da tanti testi biblici. <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>ede la Legge ad Israele<br />

sul Sinai e pretese obbe<strong>di</strong>enza perfetta ad essa,<br />

rilevando quali sarebbero state le conseguenze,<br />

poi, della <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza (ve<strong>di</strong> Deuteronomio 28).<br />

Forse che qualche lettore oserebbe affermare che<br />

Israele fosse stato in grado <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>re<br />

perfettamente alla Legge? Se lo affermasse, si<br />

legga un po' Romani 8:3, dove è detto<br />

espressamente: " Infatti, ciò che era impossibile<br />

alla legge, perché la carne la rendeva impotente,<br />

<strong>Dio</strong> lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne<br />

simile a carne <strong>di</strong> peccato e, a motivo del peccato,<br />

ha condannato il peccato nella carne".<br />

Considerate attentamente quanto afferma il<br />

Nuovo Testamento. Prendete brani come Matteo<br />

5:48: "Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il<br />

Padre vostro celeste"; 1 Corinzi 15:34:<br />

"Ri<strong>di</strong>ventate sobri per davvero e non peccate"; 1<br />

Giovanni 2:1: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose<br />

perché non pecchiate". Forse che c'è qualche<br />

lettore che sia in grado, da solo, <strong>di</strong> adempiere a<br />

queste prescrizioni <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Se si, è inutile che noi<br />

stiamo a <strong>di</strong>scutere con lui. Ora, però, sorge la<br />

domanda: Perché <strong>Dio</strong> ci comanda <strong>di</strong> fare ciò che<br />

non siamo in grado <strong>di</strong> fare? <strong>La</strong> prima risposta è:<br />

Perché <strong>Dio</strong> rifiuta <strong>di</strong> abbassare i Suoi criteri <strong>di</strong><br />

giustizia al livello delle nostre peccaminose<br />

infermità. Essendo perfetto, <strong>Dio</strong> deve porre<br />

davanti a noi un criterio perfetto <strong>di</strong> giustizia.<br />

Ancora, però, potremmo chiederci: Se l'uomo è<br />

incapace <strong>di</strong> conformarsi a ciò che <strong>Dio</strong> esige da lui,<br />

232


dove sta la sua responsabilità? Per quanto <strong>di</strong>fficile<br />

possa sembrare il problema, esso comporta una<br />

soluzione semplice e sod<strong>di</strong>sfacente. L'uomo è<br />

responsabile (1) <strong>di</strong> riconoscere davanti a <strong>Dio</strong> la<br />

propria incapacità, e (2) <strong>di</strong> invocarlo con forza per<br />

poter ricevere quella grazia che lo faccia essere<br />

capace. Questo certamente potrà essere accettato<br />

da ogni lettore cristiano. È mio preciso dovere<br />

riconoscere davanti a <strong>Dio</strong> la mia ignoranza, la mia<br />

debolezza, la mia peccaminosità, la mia<br />

impotenza nel conformarmi a ciò che Egli, in modo<br />

santo e giusto, mi comanda. È anche mio preciso<br />

dovere, come pure mio privilegio benedetto, <strong>di</strong><br />

implorare <strong>di</strong> tutto cuore <strong>Dio</strong> a che Egli mi <strong>di</strong>a la<br />

sapienza, la forza, la grazia, che sole mi possono<br />

mettere in grado <strong>di</strong> fare ciò che Gli è gra<strong>di</strong>to;<br />

chiedergli <strong>di</strong> operare in me "il volere e l'agire,<br />

secondo il suo <strong>di</strong>segno benevolo" (Filippesi 2:13).<br />

Allo stesso modo, il peccatore, ogni peccatore, è<br />

responsabile <strong>di</strong> invocare il Signore. Da sé stesso,<br />

egli non potrebbe né ravvedersi, né credere. Egli<br />

non può nemmeno venire a Cristo, né voltare le<br />

spalle ai propri peccati. <strong>Dio</strong> gli <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> farlo, e suo<br />

primo dovere è quello <strong>di</strong> "porre il suo sigillo sul<br />

fatto che <strong>Dio</strong> è verace". Il suo secondo dovere è<br />

quello <strong>di</strong> gridare a <strong>Dio</strong> a che Egli gli <strong>di</strong>a la forza<br />

necessaria - chiedere a <strong>Dio</strong> che, nella Sua<br />

misericor<strong>di</strong>a, Egli sconfigga la sua inimicizia, e "lo<br />

attiri" a Cristo, che Egli gli impartisca i doni del<br />

ravve<strong>di</strong>mento e della fede. Se lo farà,<br />

sinceramente e <strong>di</strong> tutto cuore, allora<br />

certissimamente <strong>Dio</strong> risponderà al suo appello,<br />

perché è scritto: "Chiunque avrà invocato il nome<br />

del Signore sarà salvato" (Romani 10.13).<br />

233


Supponete che io, ieri sera tar<strong>di</strong>, sia scivolato sul<br />

marciapiede gelato e mi sia rotta l'anca. <strong>Non</strong> sono<br />

in grado <strong>di</strong> rialzarmi. Se rimango per terra,<br />

congelerei a morte. Che fare, allora? Se ho la<br />

determinazione <strong>di</strong> morire, rimango lì a terra in<br />

silenzio. Se lo facessi, però, io sarei, <strong>di</strong> quello,<br />

l'unico responsabile. Se, però, desidero essere<br />

soccorso, alzerei la mia voce e griderei per farmi<br />

sentire ed aiutare. Allo stesso modo il peccatore,<br />

benché non sia in grado <strong>di</strong> alzarsi e <strong>di</strong> fare il primo<br />

passo verso Cristo, è responsabile <strong>di</strong> gridare a <strong>Dio</strong>,<br />

e se lo fa, <strong>di</strong> tutto cuore, per lui è <strong>di</strong>sponibile un<br />

Liberatore. "Egli non è lontano da ciascuno <strong>di</strong> noi"<br />

(Atti 17:27); "<strong>Dio</strong> è per noi un rifugio e una forza,<br />

un aiuto sempre pronto nelle <strong>di</strong>fficoltà" (Salmo<br />

46:1). Se però il peccatore rifiuta <strong>di</strong> gridare al<br />

Signore, se è sua determinazione quella <strong>di</strong> perire,<br />

allora il suo sangue gli ricadrà sulla testa, e la sua<br />

"condanna è giusta" (Romani 3:8).<br />

Ora alcune osservazioni al riguardo<br />

dell'estensione della responsabilità umana, fino a<br />

dove essa giunga. È ovvio che la misura della<br />

responsabilità umana vari a seconda <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

casi, e che, con certi in<strong>di</strong>vidui, sia più grande o<br />

meno grande. Il criterio <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio è dato dalle<br />

parole del Salvatore: "A chi molto è stato dato,<br />

molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato,<br />

tanto più si richiederà" (Luca 12:48). Certo <strong>Dio</strong><br />

non esigeva, da quelli che vivevano al tempo<br />

dell'Antico Testamento, tanto quanto egli esiga da<br />

quelli che sono nati al tempo della <strong>di</strong>spensazione<br />

cristiana. Certo <strong>Dio</strong> non esigeva, a quelli che<br />

vivevano durante "i secoli bui", quando le<br />

Scritture erano accessibili solo a pochi, tanto<br />

quanto Egli esiga da quelli <strong>di</strong> questa generazione,<br />

dove ogni famiglia possiede per sé almeno una<br />

234


copia della Sua Parola. Allo stesso modo, <strong>Dio</strong> non<br />

esige da un pagano tanto quanto esige da un<br />

cristiano. Il pagano non perirà per non aver<br />

creduto in Cristo, ma per non essere vissuto<br />

all'altezza della luce <strong>di</strong> cui poteva godere - la<br />

testimonianza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nella natura e nella<br />

coscienza.<br />

Per riassumere. Il fatto della responsabilità<br />

dell'uomo si fonda sulla sua capacità naturale, è<br />

testimoniata dalla sua coscienza e su <strong>di</strong> essa<br />

s'insiste in tutte le Scritture. <strong>La</strong> base della<br />

responsabilità dell'uomo è quella d'essere una<br />

creatura razionale capace <strong>di</strong> valutare l'importanza<br />

<strong>di</strong> questioni eterne, e che essa possieda una<br />

Rivelazione scritta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, in cui è chiaramente<br />

definito il rapporto che deve avere con il suo<br />

Creatore ed i suoi doveri verso <strong>di</strong> Lui. <strong>La</strong> misura<br />

della responsabilità dell'uomo varia da in<strong>di</strong>viduo<br />

ad in<strong>di</strong>viduo, essendo determinata dalla quantità<br />

<strong>di</strong> luce che ciascuno ha ricevuto da <strong>Dio</strong>. Il<br />

problema della responsabilità dell'uomo riceve<br />

almeno una soluzione parziale nelle Sacre<br />

Scritture, ed è nostro obbligo solenne, come pure<br />

nostro privilegio, investigarle attentamente in<br />

spirito <strong>di</strong> preghiera per riceverne ulteriore luce,<br />

invocando lo Spirito Santo, affinché Egli ci gui<strong>di</strong> "in<br />

ogni verità". È scritto: "Guiderà gli umili nella<br />

giustizia, insegnerà agli umili la sua via" (Salmo<br />

25:9).<br />

In conclusione, rimane solo da osservare come sia<br />

responsabilità d'ogni umana creatura usare tutti i<br />

mezzi che <strong>Dio</strong> ha posto a sua <strong>di</strong>sposizione. Un<br />

atteggiamento d'inerzia fatalistica, sul<br />

presupposto che <strong>Dio</strong> ha decretato<br />

irrevocabilmente tutto ciò che deve succedere,<br />

235


significa fare un uso peccaminoso e dannoso <strong>di</strong> ciò<br />

che <strong>Dio</strong> ha rivelato per il conforto del mio cuore.<br />

Lo stesso Id<strong>di</strong>o che ha decretato che dovrà<br />

realizzarsi un certo fine, ha pure decretato che<br />

quel fine sia raggiunto attraverso e come risultato<br />

dei mezzi per questo stabiliti. <strong>Dio</strong> non <strong>di</strong>sdegna<br />

l'uso <strong>di</strong> mezzi e strumenti, e neppure debbo farlo<br />

io. Per esempio: <strong>Dio</strong> ha decretato che: "Finché la<br />

terra durerà, semina e raccolta, freddo e caldo,<br />

estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno<br />

mai" (Genesi 8:22), ma questo non significa che<br />

l'uomo non debba arare il terreno e seminare. No,<br />

Id<strong>di</strong>o spinge la creatura umana a fare proprio<br />

queste cose, bene<strong>di</strong>ce il loro lavoro, e così<br />

adempie la sua vocazione. Allo stesso modo, <strong>Dio</strong><br />

ha, fin dall'inizio, scelto un popolo ai fini della<br />

salvezza, ma questo non significa che non siano<br />

necessari degli evangelisti che pre<strong>di</strong>chino<br />

l'Evangelo, o peccatori che vi credano; è me<strong>di</strong>ante<br />

questi strumenti che si realizza il Suo eterno<br />

consiglio. Sostenere che, solo perché <strong>Dio</strong> ha<br />

irrevocabilmente determinato il destino eterno<br />

d'ogni creatura umana, questo ci sollevi dalla<br />

responsabilità <strong>di</strong> interessarci alla nostra anima,<br />

oppure <strong>di</strong> non fare <strong>di</strong>ligente uso dei mezzi della<br />

salvezza, sarebbe lo stesso <strong>di</strong> rifiutarmi <strong>di</strong> fare i<br />

miei doveri terreni, perché tanto <strong>Dio</strong> ha già fissato<br />

quale debba essere la mia sorte. Che l'abbia fatto<br />

è chiaro da: "Egli ha tratto da uno solo tutte le<br />

nazioni degli uomini perché abitino su tutta la<br />

faccia della terra, avendo determinato le epoche<br />

loro assegnate, e i confini della loro abitazione"<br />

(Atti 17:26; cfr. Giobbe 7:1; 14:15 ecc.). Se,<br />

dunque, la preor<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> può consistere<br />

delle rispettive attività dell'uomo nei suoi presenti<br />

interessi, perché non nel futuro? Sia che noi<br />

236


iusciamo o non riusciamo a vedere il legame che<br />

unisce l'una all'altra, il nostro dovere è chiaro: "Le<br />

cose occulte appartengono al SIGNORE nostro <strong>Dio</strong>,<br />

ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli<br />

per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le<br />

parole <strong>di</strong> questa legge" (Deuteronomio 29:29). In<br />

Atti 27:22, <strong>Dio</strong> rende noto che Egli ha or<strong>di</strong>nato che<br />

venga salvata la vita <strong>di</strong> tutti coloro che avevano<br />

accompagnato Paolo sulla nave; eppure l'Apostolo<br />

non esita a <strong>di</strong>re: "Se costoro non rimangono sulla<br />

nave, voi non potete scampare" (Atti 27:31). <strong>Dio</strong><br />

aveva stabilito i mezzi per i quali sarebbe stato<br />

eseguito ciò che aveva decretato. Da 2 Re 20,<br />

appren<strong>di</strong>amo come <strong>Dio</strong> fosse assolutamente<br />

deciso ad aggiungere 15 anni alla vita del re<br />

Ezechia, eppure egli deve applicare dei<br />

me<strong>di</strong>camenti sulle sue piaghe! Paolo sapeva<br />

d'essere eternamente sicuro nelle mani <strong>di</strong> Cristo<br />

(Giovanni 10:28), eppure egli <strong>di</strong>ce: "tratto<br />

duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù" (1<br />

Corinzi9:27). L'Apostolo Giovanni assicurava i suoi<br />

lettori con queste parole: "…quanto a voi,<br />

l'unzione che avete ricevuta da lui rimane in voi",<br />

ma nello stesso versetto seguente <strong>di</strong>ce: "E ora,<br />

figlioli, rimanete in lui" (1 Giovanni 2:27,28). È<br />

solo osservando questo principio vitale che siamo<br />

responsabili <strong>di</strong> usare i mezzi che <strong>Dio</strong> ha stabilito,<br />

che noi saremo in grado <strong>di</strong> preservare l'equilibrio<br />

della Verità, ed essere salvati da un fatalismo<br />

paralizzante.<br />

237


238


9. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la<br />

preghiera<br />

"Se doman<strong>di</strong>amo qualche cosa secondo la sua<br />

volontà, egli ci esau<strong>di</strong>sce" (1 Giovanni 5:14).<br />

Per tutto questo libro, il nostro obiettivo prioritario<br />

è stato quello d'esaltare il Creatore e <strong>di</strong> abbassare<br />

la creatura. Oggi, la tendenza prevalente del<br />

mondo intero, è, invece, quella <strong>di</strong> magnificare<br />

l'uomo e <strong>di</strong>sonorare e degradare <strong>Dio</strong>. D'altro<br />

canto, quando si <strong>di</strong>scute <strong>di</strong> cose spirituali, si trova<br />

come quello <strong>di</strong> cui s'intenda maggiormente<br />

parlare sia l'elemento umano, mentre quello<br />

<strong>di</strong>vino, quando non è del tutto ignorato, è posto<br />

molto in secondo piano. Questo fenomeno è<br />

particolarmente vero oggi in ciò che si ode<br />

insegnare sulla preghiera: è l'elemento umano che<br />

occupa quasi l'intera scena. Si parla <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

che noi dobbiamo adempiere, <strong>di</strong> promesse che noi<br />

dobbiamo "fare nostre" e "pretendere", <strong>di</strong> cose<br />

che noi dobbiamo fare affinché le nostre richieste<br />

siano esau<strong>di</strong>te. Si trascura, però, ciò che <strong>Dio</strong><br />

esige, i Suoi <strong>di</strong>ritti, la Sua gloria.<br />

Un esempio abbastanza illuminante <strong>di</strong> ciò che<br />

passa oggi, è un breve e<strong>di</strong>toriale che desideriamo<br />

qui riportare, pubblicato su un <strong>di</strong>ffuso settimanale<br />

religioso, ed intitolato: "Preghiera, o Fato?". "<strong>Dio</strong>,<br />

nella Sua <strong>sovranità</strong>, ha stabilito che i destini<br />

umani possano essere cambiati e modellati dalla<br />

volontà dell'uomo. Questo fatto sta al cuore stesso<br />

della verità sulla preghiera: la preghiera cambia le<br />

cose, intendendo con questo che <strong>Dio</strong> cambia le<br />

cose quando gli uomini pregano. <strong>La</strong> cosa è stata<br />

espressa in questo notevole modo: 'Vi sono certe<br />

239


cose che avvengono nella vita d'un uomo sia che<br />

egli preghi, oppure no, e altre che non<br />

avverranno, se egli non prega'. Un lavoratore<br />

cristiano era stato colpito da queste frasi entrando<br />

in un ufficio, ed egli aveva pregato che il Signore<br />

gli desse l'opportunità <strong>di</strong> parlare a qualcuno <strong>di</strong><br />

Cristo, riflettendo sul fatto che le cose sarebbero<br />

cambiate, se egli avesse pregato. <strong>La</strong> sua mente,<br />

poi, si volse ad altre cose e si <strong>di</strong>menticò <strong>di</strong> quella<br />

preghiera. Venne un giorno l'opportunità <strong>di</strong><br />

parlare con un uomo d'affari che stava visitando,<br />

ma non la colse e, lasciandolo, si ricordò della<br />

preghiera fatta mezz'ora prima e della risposta <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>. Subito ritornò da quell'uomo per parlargli, un<br />

uomo che, benché membro <strong>di</strong> una chiesa, non<br />

aveva mai incontrato prima qualcuno che gli<br />

chiedesse se fosse salvato. Impegniamoci,<br />

dunque, nella preghiera e fate in modo che <strong>Dio</strong><br />

cambi le cose. Facciamo molta attenzione a non<br />

<strong>di</strong>ventare virtualmente dei fatalisti, trascurando <strong>di</strong><br />

esercitare, nella preghiera, la volontà che <strong>Dio</strong> ci<br />

ha dato".<br />

Questa citazione illustra che cosa tipicamente<br />

oggi s'insegna sull'argomento della preghiera, e la<br />

cosa più deplorevole è che non si ode pressoché<br />

mai qualcuno che elevi una qualche protesta. Dire<br />

che "I destini umani possano essere cambiati e<br />

modellati dalla volontà dell'uomo" è un'eresia <strong>di</strong><br />

prim'or<strong>di</strong>ne che solo un incredulo potrebbe<br />

esprimere, come altrimenti la si potrebbe definire?<br />

Se qualcuno volesse obiettare contro questa<br />

nostra valutazione, noi gli chiederemmo <strong>di</strong><br />

chiedere ad un qualsiasi incredulo se fosse<br />

d'accordo con tale affermazione, e certamente ne<br />

troverebbe molti. Dire che: "<strong>Dio</strong>, nella Sua<br />

<strong>sovranità</strong>, ha stabilito che i destini umani possano<br />

240


essere cambiati e modellati dalla volontà<br />

dell'uomo" è assolutamente falso. "I destini<br />

umani" non sono stabiliti "dalla volontà<br />

dell'uomo", ma dalla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Ciò che<br />

determina il destino umano è se un uomo sia nato<br />

<strong>di</strong> nuovo, oppure no, perché è scritto: "Se uno non<br />

è nato <strong>di</strong> nuovo non può vedere il regno <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>"<br />

(Giovanni 3:3) e se si vuole vedere quale volontà<br />

sia responsabile per questo, la cosa è stabilita<br />

inequivocabilmente da Giovanni 1:13 "…i quali<br />

non sono nati da sangue, né da volontà <strong>di</strong> carne,<br />

né da volontà d'uomo, ma sono nati da <strong>Dio</strong>". Dire<br />

che "il destino umano" possa essere cambiato<br />

dalla volontà umana, significa rendere la volontà<br />

umana suprema, e questo significa virtualmente<br />

detronizzare <strong>Dio</strong>. Che cosa <strong>di</strong>cono, però, le<br />

Scritture? <strong>La</strong>sciate che risponda il Libro: " Il<br />

SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel<br />

soggiorno dei morti e ne fa risalire.Il SIGNORE fa<br />

impoverire e fa arricchire, egli abbassa e innalza.<br />

Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal<br />

letame, per farli sedere con i nobili, per farli ere<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> un trono <strong>di</strong> gloria; poiché le colonne della terra<br />

sono del SIGNORE e su queste ha poggiato il<br />

mondo" (1 Samuele 2:6-8).<br />

Ritornando, ora, all'e<strong>di</strong>toriale in esame, troviamo<br />

scritto: "Questo fatto sta al cuore stesso della<br />

verità sulla preghiera: la preghiera cambia le cose,<br />

intendendo con questo che <strong>Dio</strong> cambia le cose<br />

quando gli uomini pregano". Oggi, dovunque si<br />

vada, troverete riportato in mille mo<strong>di</strong> il motto:<br />

"<strong>La</strong> preghiera cambia le cose". Che cosa<br />

intendano significare queste parole, è evidente<br />

dalla letteratura che oggi va per la maggiore -<br />

dobbiamo persuadere <strong>Dio</strong> a cambiare i Suoi<br />

propositi. A questo riguardo <strong>di</strong>remo <strong>di</strong> più fra<br />

241


qualche pagina. Il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> questo settimanale<br />

<strong>di</strong>ce ancora: " <strong>La</strong> cosa è stata espressa in questo<br />

notevole modo: 'Vi sono certe cose che<br />

avvengono nella vita d'un uomo sia che egli<br />

preghi, oppure no, e altre che non avverranno, se<br />

egli non prega'". Che accadono delle cose sia che<br />

si preghi oppure no, è esemplificato ogni giorno<br />

nella vita <strong>di</strong> coloro che non sono rigenerati, la<br />

maggior parte dei quali non prega mai. Che "altre<br />

cose non avverranno se non si prega" è una frase<br />

che bisogna chiarire meglio. Se un credente prega<br />

con fede e chiede al Signore cose che sono<br />

secondo la Sua volontà, egli certamente otterrà<br />

ciò che ha chiesto. Ancora, che altre cose<br />

accadano se prega, è pure vero al riguardo dei<br />

benefici soggettivi derivati dalla preghiera: <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>venterà per lui più reale e le Sue promesse più<br />

preziose. Che "altre cose non avverranno se non<br />

prega" è vero per quanto riguarda la sua stessa<br />

vita - una vita priva <strong>di</strong> preghiera significa una vita<br />

vissuta fuori dalla comunione con <strong>Dio</strong> con tutto ciò<br />

che questo implica. Affermare, però, che <strong>Dio</strong> non<br />

voglia e non possa realizzare i Suoi propositi<br />

eterni se non preghiamo, è del tutto sbagliato,<br />

perché lo stesso <strong>Dio</strong> che ha decretato il fine, ha<br />

pure decretato che il Suo fine sarà raggiunto<br />

attraverso i mezzi a questo da Lui stabiliti, ed uno<br />

<strong>di</strong> questi è la preghiera. Il <strong>Dio</strong> che ha determinato<br />

<strong>di</strong> concedere una bene<strong>di</strong>zione, è lo stesso che<br />

concede lo spirito <strong>di</strong> supplica che prima ricerca la<br />

bene<strong>di</strong>zione. Per l'esempio citato nell'e<strong>di</strong>toriale,<br />

quello del lavoratore cristiano e dell'uomo d'affari,<br />

il meno che si possa <strong>di</strong>re è che si tratti <strong>di</strong> un<br />

esempio infelice, perché, secondo i termini stessi<br />

dell'illustrazione, la preghiera <strong>di</strong> quel lavoratore<br />

cristiano non era stata affatto esau<strong>di</strong>ta da <strong>Dio</strong>,<br />

242


perché, apparentemente, Egli non aveva dato<br />

l'opportunità <strong>di</strong> parlare a quell'uomo d'affari sulle<br />

con<strong>di</strong>zioni della sua anima. Uscendo, però,<br />

dall'ufficio, e rammentandosi della sua preghiera,<br />

quel lavoratore cristiano aveva determinato (forse<br />

con la forza della sua carne) <strong>di</strong> rispondere lui<br />

stesso alla sua preghiera e, invece <strong>di</strong> lasciare che<br />

il Signore "gli aprisse la via", aveva deciso <strong>di</strong><br />

prendere lui stesso le cose in mano.<br />

Citiamo, poi, da uno degli ultimi libri che sono stati<br />

pubblicati sulla preghiera. L'autore, ad un certo<br />

punto, <strong>di</strong>ce: "Le possibilità e la necessità della<br />

preghiera, la sua potenza e risultati, sono<br />

manifestate quando essa arresta e cambia i<br />

propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, come pure quando trattiene la<br />

Sua mano affinché non colpisca". Un'affermazione<br />

del genere è spaventosa, perché non tiene in<br />

alcun conto ciò che <strong>Dio</strong> stesso afferma su Se<br />

stesso: "Tutti gli abitanti della terra sono un nulla<br />

davanti a lui; egli agisce come vuole con l'esercito<br />

del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'è<br />

nessuno che possa fermare la sua mano o <strong>di</strong>rgli:<br />

«Che fai?»" (Daniele 4:35). <strong>Non</strong> c'è bisogno<br />

alcuno che <strong>Dio</strong> cambi i Suoi <strong>di</strong>segni o alteri i Suoi<br />

propositi, per la ragione del tutto sufficiente che<br />

questi sono stati stabiliti sotto l'influenza della Sua<br />

perfetta bontà e inerrante sapienza. Sono gli<br />

uomini che possono avere occasione <strong>di</strong> alterare i<br />

loro propositi, perché nella loro miopia, essi sono<br />

frequentemente incapaci <strong>di</strong> prevedere ciò che può<br />

risultare dopo che i loro piani sono stati formati.<br />

<strong>Non</strong> è così, però, con <strong>Dio</strong>, perché Egli conosce la<br />

fine sin dall'inizio. Affermare che <strong>Dio</strong> cambi il Suo<br />

proposito equivale a mettere in questione la Sua<br />

bontà o negare la Sua eterna sapienza. Nello<br />

stesso libro si afferma: "Le preghiere dei santi <strong>di</strong><br />

243


<strong>Dio</strong> sono il capitale celeste me<strong>di</strong>ante dal quale<br />

Cristo attinge per portare avanti sulla terra la Sua<br />

grande opera. Gran<strong>di</strong> spasimi e potenti<br />

convulsioni sulla terra, sono risultato <strong>di</strong> queste<br />

preghiere. <strong>La</strong> terra è cambiata, rivoluzionata, gli<br />

angeli si muovono con maggiore energia, le loro<br />

ali battono più velocemente, e, quando le<br />

preghiere sono più numerose e più efficienti,<br />

allora noi possiamo dar forma alla stessa politica<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>". Questo è persino peggio <strong>di</strong> prima, e non<br />

abbiamo esitazione alcuna ad affermare che si<br />

tratta <strong>di</strong> una bestemmia bella e buona. In primo<br />

luogo essa contrad<strong>di</strong>ce apertamente Efesini 3:11<br />

che parla <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> come <strong>di</strong> Colui che ha <strong>di</strong>sposto un<br />

preciso "<strong>di</strong>segno eterno". Se il <strong>di</strong>segno, o<br />

proposito, <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è eterno, allora la Sua "politica"<br />

non può essere qualcosa a cui noi si possa "dar<br />

forma". In secondo luogo, esso contrad<strong>di</strong>ce Efesini<br />

1:11, che espressamente <strong>di</strong>chiara: "In lui siamo<br />

anche stati fatti ere<strong>di</strong>, essendo stati predestinati<br />

secondo il proposito <strong>di</strong> colui che compie ogni cosa<br />

secondo la decisione della propria volontà". Ne<br />

consegue, quin<strong>di</strong> , che "la politica <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" non<br />

possa essere alterata dalle molte preghiere<br />

dell'uomo. In terzo luogo, un'affermazione come<br />

quella che abbiamo citato, renderebbe suprema la<br />

volontà umana, perché, se le nostre preghiere<br />

potessero "dar forma" alla politica <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, allora<br />

l'Altissimo sarebbe subor<strong>di</strong>nato ai vermi della<br />

terra. Ben potrebbe, allora, lo Spirito Santo<br />

chiederci, attraverso l'apostolo: "Chi ha<br />

conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato<br />

suo consigliere?" (Romani 11:34)<br />

Pensieri sulla preghiera simili a quelli che abbiamo<br />

citato, sono dovuti a concezioni basse ed<br />

inadeguate <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> stesso. Dovrebbe essere<br />

244


evidente che ci potrebbe essere ben poca o<br />

nessuna consolazione nel pregare un <strong>Dio</strong> che<br />

fosse come un camaleonte e che cambiasse<br />

colore ogni giorno. Che incoraggiamento avremmo<br />

dall'elevare i nostri cuori ad Uno che un giorno è<br />

d'un parere, e il giorno seguente d'un altro? Che<br />

utilità vi sarebbe a fare petizioni ad un monarca<br />

terreno, se sapessimo che è così mutevole<br />

dall'acconsentire alla richiesta <strong>di</strong> uno oggi, e<br />

magari negarla ad un altro domani? <strong>Non</strong> è forse la<br />

stessa immutabilità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ad essere il nostro più<br />

grande incoraggiamento a pregare? È proprio<br />

perché presso <strong>di</strong> Lui non c'è variazione né ombra<br />

<strong>di</strong> mutamento (Giacomo 1:17), che possiamo<br />

avere la certezza che se chie<strong>di</strong>amo qualcosa<br />

secondo la Sua volontà, noi saremo esau<strong>di</strong>ti. Bene<br />

aveva fatto Lutero ad osservare: "<strong>La</strong> preghiera<br />

non è vincere la riluttanza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ma farci forti<br />

della Sua volontà".<br />

Questo ci conduce a fare alcune osservazioni a<br />

proposito dello scopo della preghiera. Perché <strong>Dio</strong><br />

vuole che noi preghiamo? <strong>La</strong> stragrande<br />

maggioranza della gente risponderebbe: "Perché<br />

noi si possa ottenere da <strong>Dio</strong> le cose <strong>di</strong> cui abbiamo<br />

bisogno". Certo questo è uno degli scopi della<br />

preghiera, ma non n'è il principale. Inoltre, esso<br />

considera la preghiera solo dalla prospettiva<br />

umana, e noi abbiamo <strong>di</strong>speratamente bisogno <strong>di</strong><br />

vederla dalla prospettiva <strong>di</strong>vina. Consideriamo,<br />

allora, alcune fra le ragioni per cui <strong>Dio</strong> ci comanda<br />

<strong>di</strong> pregare.<br />

1. In primo luogo, e sopra ogni altra cosa, la<br />

preghiera è stata stabilita affinché attraverso <strong>di</strong><br />

essa noi si onori lo stesso Signore Id<strong>di</strong>o. Id<strong>di</strong>o<br />

esige che noi si riconosca che, senz'ombra <strong>di</strong><br />

245


dubbio, Egli è "L'Alto, l'eccelso, che abita<br />

l'eternità, e che si chiama il Santo" (Isaia 57:15).<br />

<strong>Dio</strong> esige che noi si riconosca il Suo dominio<br />

universale: nel chiedere a <strong>Dio</strong> che piovesse, Elia<br />

confessa il controllo che <strong>Dio</strong> esercita sugli<br />

elementi; nel pregare a che <strong>Dio</strong> liberi un povero<br />

peccatore dall'ira a venire, noi riconosciamo che<br />

"<strong>La</strong> salvezza viene dal Signore" (Giona 2:10); nel<br />

supplicare che Egli bene<strong>di</strong>ca con l'Evangelo gli<br />

estremi confini della terra, noi <strong>di</strong>chiariamo che<br />

Egli è Signore sul mondo intero. <strong>Dio</strong> esige che noi<br />

gli si renda culto, e la preghiera, la vera preghiera,<br />

è un atto <strong>di</strong> culto. <strong>La</strong> preghiera è un atto <strong>di</strong> culto<br />

perché in essa l'anima si prostra <strong>di</strong> fronte a Lui;<br />

perché essa vuol <strong>di</strong>re invocare il Suo grande e<br />

glorioso Nome; perché essa proclama la Sua<br />

bontà, la Sua potenza, la Sua immutabilità, la Sua<br />

grazia; perché essa è il riconoscimento della Sua<br />

<strong>sovranità</strong>; perché in essa ci si sottomette alla Sua<br />

volontà. È molto importante notare come il<br />

Tempio non era stato chiamato da Gesù "casa dei<br />

sacrifici", ma "casa <strong>di</strong> preghiera". <strong>La</strong> preghiera<br />

ridonda alla gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché nella preghiera<br />

noi non facciamo altro che riconoscere la nostra<br />

<strong>di</strong>pendenza da Lui. Quando umilmente noi<br />

supplichiamo l'Essere <strong>di</strong>vino, noi ci affi<strong>di</strong>amo alla<br />

Sua potenza ed alla Sua misericor<strong>di</strong>a. Nel cercare<br />

bene<strong>di</strong>zione da <strong>Dio</strong>, noi riconosciamo che Egli è<br />

l'Autore e la Sorgente d'ogni dono buono e<br />

perfetto. Che la preghiera debba soprattutto dare<br />

gloria a <strong>Dio</strong> si vede, inoltre, dal fatto che essa<br />

suscita l'esercizio della fede, e non c'è nulla <strong>di</strong><br />

meglio che noi si possa fare che onorarlo e<br />

compiacerlo manifestandogli <strong>di</strong> tutto cuore che<br />

noi abbiamo fiducia in Lui.<br />

246


2. In secondo luogo, la preghiera è stata stabilita<br />

da <strong>Dio</strong> affinché, tramite essa, noi si riceva<br />

bene<strong>di</strong>zioni spirituali, come mezzo, cioè della<br />

nostra crescita nella grazia. Quando cerchiamo <strong>di</strong><br />

comprendere quale sia lo scopo della preghiera,<br />

prima ancora <strong>di</strong> considerarla un mezzo per<br />

ottenere la sod<strong>di</strong>sfazione dei nostri bisogni,<br />

dovremmo vedere proprio questo. <strong>La</strong> preghiera è<br />

finalizzata al renderci umili. <strong>La</strong> preghiera, la vera<br />

preghiera, significa venire alla presenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e<br />

avere sempre meglio il senso della Sua immensa<br />

grandezza, e questo produce in noi, a sua volta, il<br />

senso della nostra nullità ed indegnità. <strong>La</strong><br />

preghiera, ancora una volta, è finalizzata<br />

all'esercizio della nostra fede. <strong>La</strong> fede è generata<br />

dalla Parola (Romani 10:17), ma essa si esercitata<br />

nella preghiera. È per questo che, nella Scrittura,<br />

si parla <strong>di</strong> "preghiera della fede". <strong>La</strong> preghiera,<br />

inoltre, innesca l'amore. Al riguardo dell'ipocrita,<br />

ci si può chiedere, infatti: "Potrà egli trovare<br />

piacere nell'Onnipotente? Invocare <strong>Dio</strong> in ogni<br />

tempo?" (Giobbe 27:10). Coloro che amano il<br />

Signore non desiderano stargli lontano, perché<br />

essi si rallegrano nel deporre i propri fardelli <strong>di</strong><br />

fronte a Lui. <strong>La</strong> preghiera, inoltre, non solo<br />

innesca l'amore, ma, attraverso le risposte <strong>di</strong>rette<br />

assicurate alle nostre preghiere, il nostro amore<br />

per <strong>Dio</strong> ne risulta aumentato: " Io amo il SIGNORE<br />

perché ha u<strong>di</strong>to la mia voce e le mie suppliche"<br />

(Salmo 116:1). Scopo della preghiera è insegnarci<br />

il valore delle bene<strong>di</strong>zioni che abbiamo cercato<br />

presso <strong>di</strong> Lui, ed essa fa sì che ancor <strong>di</strong> più noi ci<br />

rallegriamo quando Egli ci ha provveduto ciò per<br />

cui l'abbiamo supplicato.<br />

3. In terzo luogo, la preghiera è stata stabilita da<br />

<strong>Dio</strong> affinché noi cercassimo presso <strong>di</strong> Lui le cose <strong>di</strong><br />

247


cui abbiamo bisogno. Qui, però, si presenta una<br />

<strong>di</strong>fficoltà a coloro che hanno letto attentamente i<br />

capitoli precedenti <strong>di</strong> questo libro. Se <strong>Dio</strong> ha<br />

prestabilito, già da prima della fondazione del<br />

mondo, tutte le cose che avvengono nel tempo, a<br />

che servirebbe pregare? Se è vero, com'è vero<br />

che: "Da lui, per mezzo <strong>di</strong> lui e per lui sono tutte<br />

le cose" (Romani 11:36), a che serve pregare?<br />

Prima <strong>di</strong> rispondere <strong>di</strong>rettamente a queste<br />

domande, osserviamo come vi sia altrettanta<br />

ragione per chiederci: A che cosa serve che io<br />

vada a <strong>di</strong>re a <strong>Dio</strong> in preghiera, ciò che già Egli<br />

conosce benissimo? A che serve che io gli metta<br />

davanti i miei bisogni, visto che già Egli ne è<br />

perfettamente a conoscenza? Per quanto, poi,<br />

riguarda l'oggetto: A che serve pregare quando<br />

ogni cosa già è stata in precedenza <strong>di</strong>sposta in<br />

quel modo da <strong>Dio</strong>? <strong>La</strong> preghiera non ha lo scopo <strong>di</strong><br />

informare <strong>Dio</strong>, come se Egli non fosse a<br />

conoscenza <strong>di</strong> ciò che Gli vogliamo <strong>di</strong>re (il<br />

Salvatore <strong>di</strong>chiara, infatti, espressamente: "Il<br />

Padre vostro sa le cose <strong>di</strong> cui avete bisogno,<br />

prima che gliele chie<strong>di</strong>ate" (Matteo 6:8), ma<br />

significa riconoscere che <strong>di</strong> fatto Egli conosca ciò<br />

<strong>di</strong> cui noi abbiamo bisogno. <strong>La</strong> preghiera non è<br />

finalizzata a far conoscere a <strong>Dio</strong> ciò <strong>di</strong> cui abbiamo<br />

bisogno, ma affinché essa <strong>di</strong>venti il confessargli il<br />

nostro senso <strong>di</strong> bisogno. In questo, come in tutto il<br />

resto, i pensieri <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non sono i nostri pensieri.<br />

<strong>Dio</strong> esige che noi si cerchi i Suoi doni. Egli<br />

desidera essere onorato attraverso le nostre<br />

richieste, proprio come Egli deve essere<br />

ringraziato dopo che Egli ci ha impartito le Sue<br />

bene<strong>di</strong>zioni.<br />

<strong>La</strong> questione, però, ritorna su <strong>di</strong> noi: Se <strong>Dio</strong> è il<br />

Predestinatore <strong>di</strong> ogni cosa che accade, ed il<br />

248


Regolatore <strong>di</strong> ogni avvenimento, forse che la<br />

preghiera non <strong>di</strong>venta un esercizio inutile? A<br />

queste domande basterebbe una sola risposta: È<br />

<strong>Dio</strong> che ci comanda <strong>di</strong> pregare: "<strong>Non</strong> cessate mai<br />

<strong>di</strong> pregare" (1 Tessalonicesi 5:17), e ancora: "<br />

Propose loro ancora questa parabola per mostrare<br />

che dovevano pregare sempre e non stancarsi"<br />

(Luca 18:1). <strong>Non</strong> solo, ma: "… la preghiera della<br />

fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; …<br />

pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la<br />

preghiera del giusto ha una grande efficacia"<br />

(Giacomo 5:15,16). Inoltre, il Signore Gesù, nostro<br />

esempio perfetto in ogni cosa, era sopra ogni altra<br />

cosa un Uomo <strong>di</strong> preghiera. È quin<strong>di</strong> evidente<br />

come la preghiera non sia né priva <strong>di</strong> significato,<br />

né priva <strong>di</strong> valore.<br />

Questo, però, ancora non elimina la <strong>di</strong>fficoltà, né<br />

risponde alla domanda che ci eravamo posti. Qual<br />

è il rapporto che intercorre fra <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e<br />

preghiera cristiana?<br />

In primo luogo che sia assolutamente chiaro che<br />

la scopo della preghiera non è quello <strong>di</strong> cambiare<br />

o alterare i propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, né a spingerlo a<br />

formulare nuovi propositi. <strong>Dio</strong> ha decretato che<br />

certi avvenimenti avessero luogo, ma Egli pure ha<br />

decretato che questi avvenimenti si realizzino<br />

attraverso i mezzi che Egli ha stabilito al riguardo.<br />

<strong>Dio</strong> ha eletto certuni a salvezza, ma Egli ha pure<br />

decretato che questi avvenimenti abbiano luogo<br />

attraverso i mezzi che Egli ha stabilito perché<br />

fossero realizzati. Egli ha decretato che questi<br />

siano salvati attraverso la pre<strong>di</strong>cazione<br />

dell'Evangelo. L'Evangelo, quin<strong>di</strong>, è uno dei mezzi<br />

attraverso i quali si realizza l'eterno consiglio del<br />

Signorone, e la preghiera è un altro. <strong>Dio</strong> ha<br />

249


decretato sia i mezzi che i fini, e, fra i mezzi, si<br />

trova la preghiera. Anche le preghiere del Suo<br />

popolo sono incluse nei Suoi eterni decreti. "Se<br />

tutte le cose avvenissero per puro e cieco caso, o<br />

per fatale necessità, in quel caso le preghiere non<br />

avrebbero efficacia morale, e non sarebbero d'uso<br />

alcuno. Dato, però, che essere sono regolate dalla<br />

<strong>di</strong>rezione della <strong>di</strong>vina sapienza, le preghiere<br />

trovano il loro posto nell'or<strong>di</strong>ne degli eventi"<br />

(Haldane).<br />

Che le preghiere per l'esecuzione delle cose<br />

stesse che <strong>Dio</strong> ha decretato non siano prive <strong>di</strong><br />

significato, è un fatto ampiamente attestato nelle<br />

Scritture. Elia sapeva che <strong>Dio</strong> stava per far<br />

piovere, ma questo non gli impedì <strong>di</strong> impegnarsi<br />

nella preghiera (cfr. Giacomo 5:17,18). Daniele<br />

"comprendeva" dagli scritti profetici, che l'esilio<br />

sarebbe durato 70 anni, eppure, quando questi 70<br />

anni erano quasi terminati, troviamo scritto: "Io,<br />

Daniele, me<strong>di</strong>tando sui libri, vi<strong>di</strong> che il numero<br />

degli anni <strong>di</strong> cui il SIGNORE aveva parlato al<br />

profeta Geremia e durante i quali Gerusalemme<br />

doveva essere in rovina, era <strong>di</strong> settant'anni. Volsi<br />

perciò la mia faccia verso <strong>Dio</strong>, il Signore, per<br />

<strong>di</strong>spormi alla preghiera e alle suppliche, con<br />

<strong>di</strong>giuno, con sacco e cenere" (Daniele 9:2,3). <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>sse al profeta Geremia: " Voi m'invocherete,<br />

verrete a pregarmi e io vi esau<strong>di</strong>rò" (Geremia<br />

29:12). Ancora, in Ezechiele 36 troviamo le<br />

promesse esplicite, positive ed incon<strong>di</strong>zionate,<br />

che <strong>Dio</strong> aveva fatto a proposito del futuro<br />

ristabilimento <strong>di</strong> Israele, eppure, nel versetto 37<br />

dello stesso capitolo, ci è detto: "Così parla DIO, il<br />

Signore: Anche in questo mi lascerò supplicare<br />

dalla casa d'Israele, e glielo concederò: io<br />

moltiplicherò loro gli uomini come un gregge"!<br />

250


Ecco, dunque, lo scopo, la finalità della preghiera,<br />

non che la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia alterata, ma che<br />

possa essere compiuta a Suo modo ed a Suo<br />

tempo. È proprio perché <strong>Dio</strong> ha promesso certe<br />

cose, che possiamo chiedergliele con certezza <strong>di</strong><br />

fede. È nei proposito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che la Sua volontà si<br />

realizzi attraverso i mezzi che Egli ha stabilito, e<br />

affinché Egli possa fare il Suo bene al Suo popolo<br />

nei Sui termini, e quello con "mezzi" e "termini" <strong>di</strong><br />

preghiera e <strong>di</strong> supplica. Forse che il Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

non sapeva con certezza che, dopo la Sua morte e<br />

la Sua risurrezione, Egli sarebbe stato esaltato dal<br />

Padre? Certamente, eppure Lo troviamo in<br />

preghiera che fa questa richiesta: "Ora, o Padre,<br />

glorificami tu presso <strong>di</strong> te della gloria che avevo<br />

presso <strong>di</strong> te prima che il mondo esistesse"<br />

(Giovanni 17:5). Forse che non sapeva che<br />

nessuno dei Suoi sarebbe andato perduto? Eppure<br />

Egli implorava il Padre affinché essi fossero<br />

"conservati" (Giovanni 17:11)!<br />

Infine, è necessario <strong>di</strong>re che la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è<br />

immutabile e che non possa essere alterata da<br />

nessuna delle nostre suppliche. Quando il volto <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> non è rivolto verso il Suo popolo per fargli del<br />

bene, esso non potrà in alcun modo essere fatto<br />

girare nemmeno dalle preghiere più ferventi ed<br />

importune <strong>di</strong> coloro che in Lui hanno il più grande<br />

interesse. "Il SIGNORE mi <strong>di</strong>sse: «Anche se Mosè e<br />

Samuele si presentassero davanti a me, io non mi<br />

piegherei verso questo popolo; caccialo via dalla<br />

mia presenza, e che egli se ne vada!" (Geremia<br />

15:1). <strong>La</strong> preghiera <strong>di</strong> Mosè <strong>di</strong> poter entrare nella<br />

terra promessa, è un caso parallelo. Le nostre<br />

concezioni al riguardo della preghiera devono<br />

essere rivedute e portate in armonia con<br />

l'insegnamento della Scrittura sull'argomento.<br />

251


L'idea prevalente sembra essere: Io vengo a <strong>Dio</strong> e<br />

Gli chiedo qualcosa che voglio, e mi aspetto che<br />

Egli mi <strong>di</strong>a ciò che Gli ho chiesto. Questa, però, è<br />

una concezione <strong>di</strong>sonorevole e degradante. Le<br />

credenze popolari riducono <strong>Dio</strong> ad un servo, il<br />

nostro servo: che Egli faccia ciò che Gli chie<strong>di</strong>amo,<br />

che esegua i nostri piaceri, che ci conceda ciò che<br />

desideriamo. No, la preghiera è un venire a <strong>Dio</strong>,<br />

<strong>di</strong>rgli i miei bisogni, affidare la mia vita al Signore,<br />

e poi lasciare che Egli agisca come Egli ritenga<br />

meglio. È questo che fa in modo che la mia<br />

volontà sia soggetta alla Sua, e non, come nel<br />

caso citato, portare la Sua volontà in soggezione<br />

alla mia. No, la preghiera che a <strong>Dio</strong> piace è quella<br />

che Gli <strong>di</strong>ce: "<strong>Non</strong> la mia volontà, ma la Tua<br />

volontà si compia". "Quando <strong>Dio</strong> elargisce le Sue<br />

bene<strong>di</strong>zioni ad un popolo che prega, non è per le<br />

loro preghiere che Egli lo fa, come se fossero esse<br />

ad averlo spinto ad accon<strong>di</strong>scendere; ma è per<br />

amor Suo, e per la Sua volontà sovrana e piacere.<br />

Se ci si chiedesse qual è lo scopo della preghiera,<br />

si potrebbe rispondere: Questo è il modo ed il<br />

mezzo che <strong>Dio</strong> ha stabilito, per la comunicazione<br />

delle bene<strong>di</strong>zioni della Sua bontà verso il Suo<br />

popolo. Perché, sebbene Egli si sia proposto <strong>di</strong><br />

farlo, lo abbia provveduto e promesso, Egli la farà<br />

quando noi glielo chie<strong>di</strong>amo, ed è nostro dovere e<br />

privilegio, quello <strong>di</strong> chiedere. Quando il Suo popolo<br />

è benedetto dallo spirito della preghiera, questo<br />

promette bene ed è segnale che <strong>Dio</strong> intende<br />

elargire le buone cose richieste. Esse dovranno,<br />

così, essere richieste in sottomissione sempre alla<br />

volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong>cendo: non la mia volontà, ma la<br />

Tua" (John Gill).<br />

Le <strong>di</strong>stinzioni che abbiamo or ora fatto, sono della<br />

più grande importanza pratica per la pace del<br />

252


nostro cuore. Forse non c'è null'altro che possa<br />

meglio esercitare i cristiani alla preghiera il fatto<br />

che le preghiere non siano esau<strong>di</strong>te. Essi hanno<br />

chiesto a <strong>Dio</strong> qualcosa e, per quanto siano in<br />

grado <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care, lo hanno chiesto con fede,<br />

credendo che riceveranno ciò per cui Lo hanno<br />

supplicato. Hanno chiesto con sincerità,<br />

intensamente e ripetutamente, ma nessuna<br />

risposta è giunta. Il risultato è che, in molti casi, la<br />

fede nell'efficacia della preghiera s'indebolisce,<br />

fintanto che la speranza lascia posto alla<br />

<strong>di</strong>sperazione, e si comincia a trascurare la<br />

preghiera stessa. <strong>Non</strong> è forse così? Ora, potrebbe<br />

sorprendere i nostri lettori <strong>di</strong>re che ogni preghiera<br />

autentica fatta con fede, tutte quelle che mai<br />

siano state offerte a <strong>Dio</strong>, sono state, <strong>di</strong> fatto,<br />

esau<strong>di</strong>te? Questo noi affermiamo senza esitazione<br />

alcuna. Nel <strong>di</strong>re questo, però, dobbiamo ritornare<br />

alla nostra definizione <strong>di</strong> preghiera. Ripetiamola.<br />

<strong>La</strong> preghiera è andare a <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong>rgli dei miei bisogni<br />

(e quelli degli altri), affidare a Lui la mia vita, e poi<br />

lasciare a Lui <strong>di</strong> trattare questo caso nel modo che<br />

Egli riterrà più opportuno. Questo lascia <strong>Dio</strong> a<br />

rispondere alla preghiera in qualunque modo Egli<br />

ritenga più appropriato, e spesso, la Sua preghiera<br />

può essere l'opposto stesso a ciò che la carne<br />

ritiene accettabile. Eppure, se davvero abbiamo<br />

LASCIATO il nostro bisogno nelle Sue mani, esso<br />

sarà, ciononostante, la Sua risposta.<br />

Facciamo due esempi. In Giovanni 11 leggiamo<br />

della malattia <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro. Il Signore "lo amava",<br />

ma era assente da Betania. Le sorelle mandano al<br />

Signore un messaggero per fargli conoscere della<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>La</strong>zzaro. Notate, in particolare, in<br />

che modo formulano la loro richiesta: "Signore,<br />

ecco, colui che tu ami è malato" (Giovanni 11:6). È<br />

253


tutto. Esse non gli avevano chiesto <strong>di</strong> guarire<br />

<strong>La</strong>zzaro. <strong>Non</strong> gli chiedono <strong>di</strong> affrettarsi a giungere<br />

a Betania. Esse semplicemente Gli mettono<br />

davanti il loro bisogno, affidano il caso alle Sue<br />

mani, e lasciano che Lui agisca come riterrà<br />

meglio! E qual è la risposta <strong>di</strong> Gesù? Forse che<br />

Egli risponde al loro appello e esau<strong>di</strong>scono la loro<br />

muta richiesta? Certo, Egli lo fa, ma non nel modo<br />

in cui avrebbero sperato. Egli risponde:<br />

"trattenendosi due giorni ancora nel luogo dove si<br />

trovava" (Giovanni 11:6) e lasciando che <strong>La</strong>zzaro<br />

morisse! Questo, però, non è tutto. Più tar<strong>di</strong> si<br />

reca a Betania e fa risorgere <strong>La</strong>zzaro dai morti! Il<br />

motivo per il quale citiamo quest'episo<strong>di</strong>o,ora, è<br />

per illustrare l'atteggiamento più appropriato che<br />

un credente deve prendere davanti a <strong>Dio</strong> nell'ora<br />

del bisogno. L'esempio seguente renderà evidente<br />

quale sia, <strong>di</strong> fatto, il metodo che <strong>Dio</strong> usa nel<br />

rispondere al Suo figlio bisognoso. An<strong>di</strong>amo a 2<br />

Corinzi 12. All'apostolo Paolo era stato accordato<br />

un privilegio inau<strong>di</strong>to, quello <strong>di</strong> essere trasportato<br />

in Para<strong>di</strong>so. Le sue orecchie odono ciò che nessun<br />

mortale, da questa parte della morte, mai ha<br />

u<strong>di</strong>to. Questa rivelazione meravigliosa è molto più<br />

che l'apostolo possa sopportare. Era in pericolo <strong>di</strong><br />

"gonfiarsi d'orgoglio" per questa Sua straor<strong>di</strong>naria<br />

esperienza. Quin<strong>di</strong>, egli riceve una spina nella<br />

carne, un "messaggero <strong>di</strong> Satana", affinché Egli<br />

non si esalti oltre misura. L'apostolo prega per ben<br />

"tre volte" che questa spina nella carne gli sia<br />

rimossa. <strong>La</strong> sua richiesta viene forse esau<strong>di</strong>ta?<br />

Certo, ma non nel modo che aveva sperato. <strong>La</strong><br />

"spina" non gli viene tolta, ma gli viene data la<br />

grazia si sopportarla. <strong>Non</strong> viene sgravato da<br />

questo fardello, ma gli viene assicurata forza<br />

sufficiente per portarlo. Obietterebbe, forse,<br />

254


qualcuno che è nostro privilegio <strong>di</strong> far più che<br />

effondere il nostro bisogno davanti a <strong>Dio</strong>? Forse<br />

che qualcuno ci vorrebbe rammentare, a questo<br />

punto, che <strong>Dio</strong> ci dà un assegno in bianco e che,<br />

da parte nostra, basti solo compilarlo? <strong>Non</strong> è forse<br />

vero che le promesse <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> includono tutto, e che<br />

possiamo chiedere a <strong>Dio</strong> tutto ciò che vogliamo?<br />

Se è così, dobbiamo richiamare l'attenzione sul<br />

fatto che è necessario confrontare la Scrittura con<br />

altri testi della Scrittura, se vogliamo davvero<br />

apprendere, su un qualsiasi argomento, il pensiero<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e che quando avremo fatto questo,<br />

scopriremo come <strong>Dio</strong> abbia qualificato le<br />

promesse legate alla preghiera, <strong>di</strong>cendo: "Questa<br />

è la fiducia che abbiamo in lui: che se<br />

doman<strong>di</strong>amo qualche cosa secondo la sua<br />

volontà, egli ci esau<strong>di</strong>sce" (1 Giovanni 5:14). Vera<br />

preghiera è comunione con <strong>Dio</strong>, tanto che vi siano<br />

pensieri comuni fra la Sua mente e la nostra. Ciò<br />

<strong>di</strong> cui abbiamo bisogno è che Lui riempia il nostro<br />

cuore con i Suoi pensieri, ed allora i Suoi desideri<br />

<strong>di</strong>venteranno i nostri desideri che gli tornano<br />

in<strong>di</strong>etro come un onda. È proprio qui che sta il<br />

punto d'incontro fra la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la<br />

preghiera cristiana: Se noi gli chie<strong>di</strong>amo qualche<br />

cosa secondo la Sua volontà, Egli ci esau<strong>di</strong>sce, e<br />

che se noi non preghiamo in questa prospettiva<br />

Egli non ci esau<strong>di</strong>rà, come <strong>di</strong>ce l'apostolo Giacomo<br />

: "Domandate e non ricevete, perché domandate<br />

male per spendere nei vostri piaceri" (4:3). Ma<br />

non è forse vero che il Signore Gesù <strong>di</strong>sse ai Suoi<br />

<strong>di</strong>scepoli: "In verità, in verità vi <strong>di</strong>co che qualsiasi<br />

cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve<br />

la darà" (Giovanni 16:23)? Certo, ma questa<br />

promessa non dà carta bianca all'anima che<br />

prega. Queste parole del Signore Gesù sono in<br />

255


perfetta armonia con quelle dell'apostolo<br />

Giovanni: "Se doman<strong>di</strong>amo qualche cosa secondo<br />

la sua volontà, egli ci esau<strong>di</strong>sce". Che cosa vuol<br />

<strong>di</strong>re pregare "nel nome <strong>di</strong> Cristo"? Certamente<br />

questa è molto più che una formula <strong>di</strong> preghiera,<br />

la semplice conclusione delle nostre suppliche con<br />

le parole: "Nel nome <strong>di</strong> Cristo". Chiedere a <strong>Dio</strong><br />

qualcosa "nel nome <strong>di</strong> Cristo" vuol <strong>di</strong>re chiedergli<br />

qualcosa in armonia con ciò che è Cristo! Prefare<br />

Id<strong>di</strong>o nel nome <strong>di</strong> Cristo, significa come se Cristo<br />

stesso fosse Colui che prega. Noi possiamo<br />

chiedere a <strong>Dio</strong> solo ciò per cui Cristo avrebbe<br />

chiesto! Domandare nel nome <strong>di</strong> Cristo, quin<strong>di</strong>,<br />

significa accantonare il nostro proprio volere, per<br />

accettare quello <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>!<br />

Allarghiamo ora un poco la nostra definizione <strong>di</strong><br />

preghiera. Che cos'è la preghiera? <strong>La</strong> preghiera<br />

non è tanto un atto, quanto un atteggiamento - un<br />

atteggiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da <strong>Dio</strong>. <strong>La</strong> preghiera<br />

è la confessione della nostra debolezza <strong>di</strong><br />

creature, si, d'impotenza. <strong>La</strong> preghiera il<br />

riconoscimento del nostro bisogno e<br />

dell'effonderlo <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>. <strong>Non</strong> vogliamo <strong>di</strong>re<br />

che questo sia il tutto della preghiera, no, ma è<br />

l'essenziale, l'elemento primario della preghiera.<br />

Certamente siamo pronti ad ammettere <strong>di</strong> non<br />

essere in grado <strong>di</strong> fornire una definizione<br />

completa <strong>di</strong> preghiera nello spazio <strong>di</strong> poche frasi.<br />

<strong>La</strong> preghiera è sia un atteggiamento che un atto,<br />

un atto umano, eppure esso presenta pure un<br />

elemento <strong>di</strong>vino. Tentare, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> farne<br />

un'analisi completa sarebbe empio. Ammesso<br />

questo, però, ancora insistiamo che la preghiera è<br />

fondamentalmente un atteggiamento <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>pendenza da <strong>Dio</strong>. <strong>La</strong> preghiera, quin<strong>di</strong>, è<br />

l'opposto stesso <strong>di</strong> dettare qualcosa a <strong>Dio</strong>. Proprio<br />

256


perché la preghiera è un atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza, colui<br />

che prega è una persona sottomessa, sottomessa<br />

alla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>; e sottomissione alla volontà <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> significa che rimarremo contenti <strong>di</strong> tutto ciò<br />

che Egli, nel Suo beneplacito farà per sovvenire al<br />

nostro bisogno. È proprio per questo che <strong>di</strong>ciamo<br />

che ogni preghiera, che sia offerta a <strong>Dio</strong> in questo<br />

spirito è certo che sarà da Lui esau<strong>di</strong>ta.<br />

Ecco dunque la risposta alla domanda che ci<br />

eravamo posti all'inizio, e la risposta scritturale a<br />

questa apparente <strong>di</strong>fficoltà. Pregare non è<br />

chiedere a <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> alterare i Suoi propositi o<br />

chiedergli <strong>di</strong> formularne <strong>di</strong> nuovi. Pregare è<br />

assumere un atteggiamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da <strong>Dio</strong>,<br />

l'effondere davanti a Lui i nostri bisogni, chiedergli<br />

quelle cose che sono in sintonia con la Sua<br />

volontà, e quin<strong>di</strong>, non c'è nulla d'incoerente fra la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la preghiera cristiana.<br />

Nel chiudere questo capitolo vorremmo esprimere<br />

una parola d'avvertimento per salvaguardare il<br />

lettore dal trarre false conclusioni da quanto<br />

abbiamo detto. <strong>Non</strong> abbiamo cercato qui <strong>di</strong><br />

riassumere l'intero insegnamento della Scrittura<br />

sull'argomento della preghiera, né abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere in generale il problema della<br />

preghiera; al contrario, ci siamo limitati, più o<br />

meno, a considerare il rapporto esistente fra la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la preghiera cristiana. Ciò che<br />

abbiamo scritto è inteso soprattutto ad essere una<br />

protesta contro gran parte dell'insegnamento<br />

moderno sulla preghiera, insegnamento che così<br />

tanto accentua l'aspetto umano della preghiera,<br />

perdendo quasi del tutto la prospettiva <strong>di</strong>vina.<br />

In Geremia 10:23 troviamo: "SIGNORE, io so che<br />

la via dell'uomo non è in suo potere, e che non è<br />

257


in potere dell'uomo che cammina il <strong>di</strong>rigere i suoi<br />

passi" (cfr. Proverbi 16:9), eppure, in molte delle<br />

sue preghiere, l'uomo presume, in modo empio, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rigere lui il Signore secondo le sue, <strong>di</strong>re lui al<br />

Signore come Egli debba comportarsi,<br />

presupponendo, <strong>di</strong> fatto, che se solo lui avesse la<br />

<strong>di</strong>rezione degli affari del mondo e della Chiesa, le<br />

cose sarebbero molto <strong>di</strong>verse da come sono oggi.<br />

Certamente questo è vero: <strong>di</strong>fatti, chiunque abbia<br />

<strong>di</strong>scernimento spirituale non può mancare <strong>di</strong><br />

vedere questo stesso spirito in molti dei moderni<br />

incontri <strong>di</strong> preghiera, dove prevale lo spirito della<br />

carne. Quanto siamo lenti ad imparare la lezione<br />

che noi, come le creature arroganti che siamo,<br />

devono essere costrette a mettersi in ginocchio ed<br />

umiliate nella polvere. Questo, <strong>di</strong> fatto, è<br />

esattamente dove lo stesso atto della preghiera<br />

intende metterci! L'uomo, però, nella solita sua<br />

perversione, trasforma il suo sgabello in un trono,<br />

dal quale poi emette i suoi decreti per <strong>di</strong>re a <strong>Dio</strong><br />

quello che Lui dovrebbe fare, dando<br />

all'osservatore l'impressione che se <strong>Dio</strong> avesse<br />

anche solo la metà della compassione che hanno<br />

coloro che pregano (?), tutti sarebbero ben presto<br />

messi a posto! Questa è l'arroganza della vecchia<br />

natura, quand'è presente pure nel figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Nostro scopo principale in questo capitolo, quin<strong>di</strong>,<br />

è stato quello <strong>di</strong> evidenziare la necessità che<br />

abbiamo <strong>di</strong> sottomettere, in preghiera, la nostra<br />

volontà a quella <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Bisogna pure aggiungere,<br />

però, che la preghiera è molto <strong>di</strong> più che un pio<br />

esercizio, e certamente non è mai un<br />

adempimento meccanico e formale. <strong>La</strong> preghiera<br />

è il mezzo, <strong>di</strong>vinamente stabilito, per cui possiamo<br />

ottenere da <strong>Dio</strong> le cose che Gli chie<strong>di</strong>amo,<br />

premesso che Gli chie<strong>di</strong>amo quelle cose che siano<br />

258


in armonia con la Sua volontà. Avremmo scritto<br />

queste pagine invano se esse non conducessero il<br />

lettore a gridare a <strong>Dio</strong> molto più intensamente <strong>di</strong><br />

prima: "Signore, insegnaci a pregare" (Luca 11:1).<br />

259


260


10. Il nostro atteggiamento verso<br />

la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

"Sì, Padre, perché così ti è piaciuto" (Matteo<br />

11:26).<br />

In questo capitolo considereremo, anche se<br />

brevemente, l'applicazione pratica, per noi stessi,<br />

della gran verità sulla quale abbiamo ponderato,<br />

nelle pagine precedenti, nelle sue varie<br />

ramificazioni. Nel capitolo 12 tratteremo più in<br />

dettaglio del valore <strong>di</strong> questa dottrina, ma qui ci<br />

limiteremo ad una definizione <strong>di</strong> ciò che dovrebbe<br />

essere il nostro atteggiamento verso la <strong>sovranità</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Ogni verità che ci sia rivelata nella Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, si<br />

presenta a noi non solo per nostra informazione,<br />

ma anche per nostra ispirazione. <strong>La</strong> Bibbia ci è<br />

stata data non per gratificare la nostra curiosità<br />

oziosa, ma per e<strong>di</strong>ficare l'anima dei suoi lettori. <strong>La</strong><br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è molto più che un principio<br />

astratto che spieghi il razionale del governo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>: è intesa a suscitare in noi santo timore, ci è<br />

fatta conoscere per la promozione <strong>di</strong> una vita<br />

santa, ci è rivelata al fine <strong>di</strong> assoggettare il nostro<br />

cuore ribelle. Un autentico riconoscimento della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> può renderci umili come null'altro<br />

mai, e portare il nostro cuore all'umile<br />

sottomissione <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>, facendoci rinunciare<br />

alla nostra volontà egoistica e rallegrare nel<br />

comprendere e nell'eseguire la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Quando parliamo <strong>di</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, inten<strong>di</strong>amo<br />

molto <strong>di</strong> più che l'esercizio del potere che <strong>Dio</strong><br />

possiede <strong>di</strong> governare, sebbene, ovviamente,<br />

questo ne sia pure incluso. Come abbiamo rilevato<br />

261


in uno dei capitoli precedenti, la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

non è nient'altro che l'espressione della <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>. Nel significato più pieno e profondo, il titolo <strong>di</strong><br />

questo libro significa il carattere e l'essere <strong>di</strong><br />

Colui, il cui beneplacito è realizzato e la cui<br />

volontà è eseguita. Riconoscere veramente la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, quin<strong>di</strong>, significa contemplare il<br />

Sovrano stesso. Significa venire alla presenza<br />

dell'augusta "Maestà nei cieli", significa<br />

contemplare il <strong>Dio</strong> tre volte santo, nella Sua gloria<br />

suprema. Gli effetti <strong>di</strong> tale contemplazione,<br />

possono essere appresi da quei testi della<br />

Scrittura che descrivono l'esperienza <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

persone che sono giunte a contemplare il Signore<br />

Id<strong>di</strong>o.<br />

Notate, in primo luogo, l'esperienza <strong>di</strong> Giobbe,<br />

colui del quale il Signore stesso <strong>di</strong>sse: "<strong>Non</strong> ce n'è<br />

un altro sulla terra che come lui sia integro, retto,<br />

tema <strong>Dio</strong> e fugga il male" (Giobbe 1:8). Al termine<br />

del libro che porta il suo nome, troviamo Giobbe<br />

alla presenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. In che modo egli s'atteggia<br />

quand'è portato a faccia a faccia con Jahvè?<br />

Ascoltatelo, quando <strong>di</strong>ce: "Il mio orecchio aveva<br />

sentito parlare <strong>di</strong> te, ma ora il mio occhio ti vede.<br />

Perciò provo <strong>di</strong>sgusto nei miei confronti e mi<br />

pento sulla polvere e sulla cenere" (Giobbe 42:5,6<br />

ND). Ecco così come, quando <strong>Dio</strong> si rivela in tutta<br />

la Sua sconvolgente maestà, questo fa sì che<br />

Giobbe aborrisca se stesso, anzi, che Giobbe si<br />

abbassi sino a terra <strong>di</strong> fronte all'Onnipotente.<br />

Notate, poi, Isaia. Nel sesto capitolo della sua<br />

profezia, ci è presentata una scena con pochi<br />

uguali persino nella Scrittura. Il profeta vede il<br />

Signore sul Trono, un Trono "alto, molto elevato".<br />

Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> questo trono, si trovavano dei<br />

262


serafini che, coprendosi il volto, <strong>di</strong>cono: "Santo,<br />

santo, santo è il SIGNORE degli eserciti! Tutta la<br />

terra è piena della sua gloria!". Che effetto aveva<br />

avuto sul profeta questa visione? Leggiamo: "Guai<br />

a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle<br />

labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle<br />

labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il<br />

SIGNORE degli eserciti!" (Isaia 6:5). Il solo vedere<br />

il Re <strong>di</strong>vino, aveva fatto prostrare Isaia nella<br />

polvere, portandolo a rendersi conto della propria<br />

nullità.<br />

Considerate, in terzo luogo, il profeta Daniele.<br />

Verso il termine della sua vita, quest'uomo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

contempla il Signore in una teofania. Egli appare<br />

al Suo servitore in forma umana, "vestito <strong>di</strong> lino",<br />

con una cintura d'oro fine, simbolo questo della<br />

santità e della gloria <strong>di</strong>vina. Leggiamo, così, come:<br />

"Il suo corpo era come crisolito, la sua faccia<br />

splendeva come la folgore, i suoi occhi erano<br />

come fuoco fiammeggiante, le sue braccia e i suoi<br />

pie<strong>di</strong> erano come il rame splendente e il suono<br />

della sua voce era come il rumore d'una<br />

moltitu<strong>di</strong>ne". Daniele, poi, ci parla dell'effetto, su<br />

<strong>di</strong> lui e su quanti erano con lui, <strong>di</strong> questa visione:<br />

"Soltanto io, Daniele, vi<strong>di</strong> la visione; gli uomini che<br />

erano con me non la videro, ma un gran terrore<br />

piombò su <strong>di</strong> loro e fuggirono a nascondersi. Io<br />

rimasi solo, a contemplare quella gran visione. In<br />

me non rimase più forza; il mio viso cambiò colore<br />

fino a rimanere sfigurato e le forze mi<br />

abbandonarono. Poi u<strong>di</strong>i il suono delle sue parole,<br />

ma appena le u<strong>di</strong>i cad<strong>di</strong> assopito con la faccia a<br />

terra" (Daniele 10:6-9). Ecco ancora che ve<strong>di</strong>amo<br />

come avere una visione dell'Id<strong>di</strong>o sovrano, sia, per<br />

la creatura, qualcosa <strong>di</strong> raggelante: il risultato è<br />

che l'uomo, <strong>di</strong> fronte al suo Fattore, si abbassa<br />

263


sino a prostrarsi nella polvere. Quale, dunque,<br />

dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso il<br />

supremo Sovrano? Rispon<strong>di</strong>amo.<br />

1. Un atteggiamento <strong>di</strong> santo timore<br />

Perché oggi le masse sembrano totalmente<br />

<strong>di</strong>sinteressate delle cose spirituali ed eterne,<br />

amanti del piacere più che <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Perché persino<br />

nei campi <strong>di</strong> battaglia, intere moltitu<strong>di</strong>ni possono<br />

essere così in<strong>di</strong>fferenti al benessere della loro<br />

anima? Perché oggi l'atteggiamento <strong>di</strong> sfida verso<br />

il cielo, sta <strong>di</strong>ventando così svergognato e ar<strong>di</strong>to?<br />

<strong>La</strong> risposta è perché: "<strong>Non</strong> c'è timor <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> davanti<br />

ai loro occhi" (Romani 3:18). Chie<strong>di</strong>amoci ancora:<br />

perché l'autorità delle Scritture sia andata così<br />

tristemente sempre <strong>di</strong> più scemando in questi<br />

tempi? Perché, persino fra coloro che professano<br />

d'essere del popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, vi è così poca<br />

soggezione alla Sua Parole, ed i Suoi precetti sono<br />

considerati così alla leggera tanto da essere posti<br />

ben presto da parte? Ah! Quel che oggi deve<br />

essere rilevato è che <strong>Dio</strong> è un <strong>Dio</strong> che deve essere<br />

temuto. "Il timore del SIGNORE è il principio della<br />

scienza" (Proverbi 1:7). Beata quell'anima che<br />

teme <strong>di</strong> fronte alla visione della maestà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, che<br />

ha avuto una visione della stupefacente<br />

grandezza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, della Sua ineffabile santità, della<br />

Sua perfetta giustizia, del Suo irresistibile potere,<br />

della Sua grazia sovrana!<br />

Magari, a questo punto, qualcuno potrebbe <strong>di</strong>re:<br />

"<strong>Non</strong> è forse vero che sono i non salvati, quelli che<br />

sono fuori <strong>di</strong> Cristo, a dover temere <strong>Dio</strong>?". Una<br />

risposta sufficiente potrebbe essere che anche i<br />

salvati, coloro che sono in Cristo, sono ammoniti<br />

ad adoperarsi "al compimento della loro salvezza<br />

264


con timore e tremore" (Filippesi 2:12). C'era un<br />

tempo in cui si usava <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un credente che<br />

questi era "un uomo timorato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>". Il fatto che<br />

quest'espressione sia in pratica scomparsa<br />

dall'uso, testimonia quanto noi si abbia<br />

degenerato. Continua, però, ad essere scritto:<br />

"Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è<br />

pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono"<br />

(Salmo 103:13). Quando parliamo <strong>di</strong> santo timore,<br />

naturalmente, non inten<strong>di</strong>amo una paura servile<br />

come quella che prevale fra i pagani in rapporto ai<br />

loro dèi. No, noi inten<strong>di</strong>amo quello spirito che<br />

Jahvè ha promesso <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re, quello spirito al<br />

quale il profeta si riferiva, quando <strong>di</strong>ceva: "Ecco su<br />

chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che<br />

ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola" (Isaia<br />

66:2). Era questo cui l'apostolo pensava quando<br />

scriveva: "Onorate tutti. Amate i fratelli. Temete<br />

<strong>Dio</strong>" (1 Pietro 2:17). Ecco così che nulla potrebbe<br />

maggiormente promuovere il timore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> quanto<br />

il riconoscimento della sovrana maestà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

2. Un atteggiamento d'implicita ubbi<strong>di</strong>enza<br />

Contemplare <strong>Dio</strong> conduce a rendersi conto <strong>di</strong><br />

quanto siamo piccoli ed insignificanti, e scaturisce<br />

in un senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza e <strong>di</strong> fiducioso<br />

abbandono a <strong>Dio</strong>. Si potrebbe anche <strong>di</strong>re:<br />

contemplare la <strong>di</strong>vina Maestà promuove uno<br />

spirito <strong>di</strong> santo timore e, a sua volta, esso genera<br />

un comportamento ubbi<strong>di</strong>ente. Sta proprio qui<br />

l'antidoto al male così ra<strong>di</strong>cato in noi. Per natura<br />

l'uomo è pieno solo del senso della propria<br />

grandezza ed autosufficienza; in una parola:<br />

d'orgoglio e <strong>di</strong> ribellione. Come, però, abbiamo<br />

osservato, il suo più gran correttivo è <strong>di</strong><br />

contemplare l'Id<strong>di</strong>o onnipotente, perché solo<br />

265


questo lo potrà realmente portare a<br />

ri<strong>di</strong>mensionarsi. L'uomo, o si gloria in se stesso, o<br />

si gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. O l'uomo vive per servire e per<br />

compiacere se stesso, o cercherà <strong>di</strong> servire e<br />

compiacere <strong>Dio</strong>. Nessuno può servire due padroni.<br />

L'irriverenza genera <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza. L'arrogante<br />

monarca d'Egitto <strong>di</strong>ceva: "Chi è il SIGNORE che io<br />

debba ubbi<strong>di</strong>re alla sua voce e lasciare andare<br />

Israele?" (Esodo 5:2). Per il Faraone, il <strong>Dio</strong> degli<br />

Ebrei era semplicemente un <strong>Dio</strong>, uno fra i tanti,<br />

un'entità impotente che non doveva certo essere<br />

temuta e servita. È triste considerare come egli si<br />

sbagliasse, e quanto amaramente avrebbe dovuto<br />

poi pagare per questo suo errore. Ciò che, però,<br />

qui vogliamo mettere in evidenza, è che lo spirito<br />

<strong>di</strong> sfida del faraone, era il frutto della sua<br />

irriverenza, e questa sua irriverenza era il risultato<br />

della sua ignoranza della maestà ed autorità<br />

dell'Essere <strong>di</strong>vino. Ora, se l'irriverenza genera<br />

<strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza, vera riverenza produce e promuove<br />

ubbi<strong>di</strong>enza. Rendersi conto che le Scritture sono<br />

rivelazione dell'Altissimo, che ci comunica il Suo<br />

pensiero e definisce per noi la Sua volontà, è il<br />

primo passo della pietà pratica. Riconoscere che<br />

la Bibbia è Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e che i suoi precetti sono<br />

precetti dell'Onnipotente, ci conduce a vedere<br />

quale cosa spaventevole sia <strong>di</strong>sprezzarli ed<br />

ignorarli. Ricevere la Bibbia come un messaggio<br />

rivolto alla nostra anima, dataci dal Creatore<br />

stesso, ci farà gridare come il Salmista: "Inclina il<br />

mio cuore alle tue testimonianze e non alla<br />

cupi<strong>di</strong>gia. ...Guida i miei passi nella tua parola e<br />

non lasciare che alcuna iniquità mi domini" (Salmo<br />

119:36,133). Una volta compresa la <strong>sovranità</strong><br />

dell'Autore della Parola, non staremo più lì a<br />

scartabellare la Bibbia solo per scoprirvi quei<br />

266


precetti e statuti con i quali siamo o non siamo<br />

d'accordo, ma si vedrà prontamente come sia<br />

assolutamente dovuta, da parte della creatura,<br />

una sottomissione completa, in<strong>di</strong>scutibile e <strong>di</strong><br />

tutto cuore al sovrano Id<strong>di</strong>o.<br />

Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento<br />

verso la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Ancora una volta<br />

rispon<strong>di</strong>amo:<br />

3. Un atteggiamento <strong>di</strong> completa<br />

sottomissione<br />

Un vero riconoscimento della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

escluderà, da parte nostra, ogni lamentela.<br />

Potrebbe essere un fatto scontato, questo, ma<br />

merita particolare attenzione. È naturale<br />

lamentarci d'afflizioni e per<strong>di</strong>te. È naturale<br />

lamentarci quando siamo privati <strong>di</strong> quelle cose<br />

che ci stavano in cuore. Siamo inclini a pensare<br />

che ciò che posse<strong>di</strong>amo sia incon<strong>di</strong>zionatamente<br />

nostro. Riteniamo che, quando abbiamo portato<br />

avanti i nostri progetti con saggezza e <strong>di</strong>ligenza,<br />

allora noi abbiamo titolo al successo, che quando<br />

con il nostro "duro lavoro" abbiamo accumulato<br />

"competenza", noi meritiamo d'ottenerne e<br />

goderne frutti, che quando siamo circondati da<br />

una famiglia felice, non vi sia nessuno che possa<br />

legittimamente intromettersi nel nostro cerchio<br />

magico e colpire qualcuno che amiamo. Se poi in<br />

qualcuno <strong>di</strong> questi casi, delusione, bancarotta, o<br />

morte, <strong>di</strong> fatto viene a "<strong>di</strong>sturbarci", l'istinto<br />

perverso del cuore umano ci porterà a<br />

lamentarcene con <strong>Dio</strong>, accusandolo <strong>di</strong> averci tolto<br />

ciò cui avevamo <strong>di</strong>ritto. Chi, però, per grazia,<br />

riconosce la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, quello è in grado <strong>di</strong><br />

ridurre al silenzio tali lamentele, per sostituirvi<br />

267


l'accettazione rispettosa della volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e il<br />

riconoscimento che Egli ancora non ci ha afflitto<br />

abbastanza come noi meriteremmo.<br />

Un vero riconoscimento della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

significa riconoscere che <strong>Dio</strong> ha <strong>di</strong>ritto assoluto a<br />

fare con noi ciò che vuole. Colui o colei che si<br />

piega al beneplacito dell'Onnipotente, riconoscerà<br />

il Suo <strong>di</strong>ritto assoluto a fare ciò che Gli sembra più<br />

opportuno. Se Egli scegliesse <strong>di</strong> mandarci povertà,<br />

malattia, lutti in famiglia, anche se il nostro cuore<br />

sanguinasse da ogni poro, noi <strong>di</strong>remmo: "Il giu<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> tutta la terra non agisce forse rettamente?".<br />

Spesso vi sarà in noi lotta interiore, perché anche<br />

nel credente permane la mente carnale fino alla<br />

fine del suo pellegrinaggio terreno. Anche quando<br />

vi possa essere nel suo petto un aspro conflitto,<br />

colui che si è piegato a questa verità benedetta,<br />

udrà quella Voce che un tempo si era sentita sul<br />

turbolento lago <strong>di</strong> Gennesaret, e che <strong>di</strong>ceva: "Taci,<br />

calmati!", ed allora quelle onde tempestose si<br />

calmeranno e l'anima sottomessa solleverà al<br />

cielo gli occhi pieni <strong>di</strong> lacrime, ma fiduciosi,<br />

<strong>di</strong>cendo: "Sia fatta la Tua volontà".<br />

Un'impressionante illustrazione <strong>di</strong> un'anima che si<br />

piega alla sovrana volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ci è fornita dalla<br />

storia <strong>di</strong> Eli, sommo sacerdote in Israele. In 1<br />

Samuele 3, appren<strong>di</strong>amo come Id<strong>di</strong>o si fosse<br />

rivelato al giovinetto Samuele <strong>di</strong>cendogli che Egli<br />

avrebbe ben presto ucciso i due figli <strong>di</strong> Eli, a causa<br />

della loro malvagità, e Samuele comunica questo<br />

messaggio, il mattino dopo, all'anziano sacerdote.<br />

È facile immaginarsi quanto doloroso possa essere<br />

per un genitore ricevere una tale notizia.<br />

L'annuncio che proprio figlio sta per essere colpito<br />

da una morte improvvisa, è sempre una grave<br />

268


prova per un qualsiasi padre, ma apprendere che i<br />

suoi due figli - nel fior fiore dei loro anni e non<br />

preparati a morire, debbano essere recisi da un<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>vino, deve essere stato davvero terribile<br />

per il pio Eli. Qual è stata, però, la reazione <strong>di</strong> Eli<br />

nel ricevere queste tragiche notizie? Egli <strong>di</strong>sse:<br />

"Egli è il SIGNORE: faccia quello che gli parrà<br />

bene" (1 Samuele 3:18). <strong>Non</strong> gli sfugge <strong>di</strong> bocca<br />

altra parola! Che stupefacente sottomissione! Che<br />

sublime rassegnazione! È un esempio ammirevole<br />

della potenza della grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> controllare<br />

anche gli affetti più forti del cuore umano, e <strong>di</strong><br />

sottomettere la volontà ribelle, portandola ad<br />

accettare, senza lamentarsene, il sovrano<br />

beneplacito <strong>di</strong> Jahvè.<br />

Un altro esempio, ugualmente stupefacente, si<br />

vede nella vita <strong>di</strong> Giobbe. Com'è ben noto, Giobbe<br />

"era integro e retto; temeva <strong>Dio</strong> e fuggiva il male"<br />

(Giobbe 1:1). Parlando alla maniera umana,<br />

avrebbe potuto ben essere considerato, il<br />

can<strong>di</strong>dato migliore a che la provvidenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> gli<br />

sorridesse. Come, però, gli vanno le cose? Per un<br />

certo tempo "la sorte gli assegna luoghi deliziosi".<br />

Il Signore "gli riempie la faretra" con sette figli e<br />

tre figlie. Prospera nei suoi affari temporali fino ad<br />

ottenere vaste proprietà. Improvvisamente, però,<br />

il sole della vita per lui scompare <strong>di</strong>etro a nubi<br />

dense e fosche. In un solo giorno Giobbe non solo<br />

perde i suoi armenti, ma anche tutti i suoi figli e<br />

figlie. Gli arrivano notizie che il suo bestiame è<br />

stato portato via da briganti, ed i suoi figli uccisi<br />

da un ciclone. In che modo riceve queste<br />

informazioni? Ascoltate le sue parole sublimi:<br />

"Nudo sono uscito dal grembo <strong>di</strong> mia madre, e<br />

nudo tornerò in grembo alla terra; il SIGNORE ha<br />

dato, il SIGNORE ha tolto" (Giobbe 1:21). Egli si<br />

269


piega alla volontà sovrana <strong>di</strong> Jahvè. Egli fa risalire<br />

le sue <strong>di</strong>sgrazie alla Causa Prima. Egli guarda <strong>di</strong> là<br />

dai Sabei che gli hanno rubato il bestiame, ed<br />

oltre i venti che hanno <strong>di</strong>strutto i suoi figli, e vede<br />

la mano del Signore. Giobbe, però, non solo<br />

riconosce la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ma pure egli se ne<br />

rallegra. Alle parole: "Il Signore ha dato, il Signore<br />

ha tolto" aggiunge: "Sia benedetto il nome del<br />

SIGNORE" (Giobbe 1:21). Ancora <strong>di</strong>ciamo: che<br />

sottomissione ammirevole! Quale sublime<br />

rassegnazione!<br />

Un vero riconoscimento della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> farà<br />

si che qualsiasi nostro piano sia portato avanti con<br />

la riserva: "Se piace al Signore". Mi rammento <strong>di</strong><br />

un fatto avvenuto tempo fa in Inghilterra. <strong>La</strong><br />

regina Vittoria era morta ed era stata fissata la<br />

data dell'incoronazione del suo figlio più vecchio,<br />

Edoardo, per l'aprile del 1902. Ne era stato<br />

pubblicato <strong>di</strong>ffusamente l'annuncio, ma negli inviti<br />

erano state omesse le due lettere D. V. cioè "<strong>Dio</strong><br />

volendo". Erano stati completati tutti i preparativi<br />

per l'occasione, che sarebbe stata, per<br />

l'Inghilterra, un evento memorabile, il più<br />

gran<strong>di</strong>oso che fosse mai stato organizzato a<br />

memoria d'uomo. Re ed imperatori sarebbero<br />

giunti da tutto il mondo per partecipare a questa<br />

cerimonia regale. Erano stati stampate e <strong>di</strong>ffuse le<br />

proclamazioni del principe, ma, per quanto io mi<br />

rammenti, in nessuno <strong>di</strong> loro comparivano le<br />

lettere D. V. Era il programma più impressionante<br />

mai concepito: il figlio più anziano della Regina<br />

sarebbe stato incoronato Edoardo VII all'abbazia <strong>di</strong><br />

Westminster. Giorno ed ora erano stati fissati, poi,<br />

però, <strong>Dio</strong> intervenne e tutti quei piani sarebbero<br />

stati del tutto frustrati. Si udì una voce sottile <strong>di</strong>re:<br />

"Avete fatto i conti senza <strong>di</strong> Me!", ed il principe<br />

270


Edoardo fu colpito da appen<strong>di</strong>cite e la sua<br />

incoronazione posticipata per mesi!<br />

Come abbiamo rilevato, un vero riconoscimento<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ci condurrà a fare i nostri<br />

piani con una debita riserva: "Se <strong>Dio</strong> vuole". Essa<br />

ci porta a riconoscere che il Vasaio <strong>di</strong>vino può fare<br />

con la sua argilla quello che vuole, secondo il Suo<br />

imperiale beneplacito. Essa ci porta a prestare<br />

ascolto all'ammonimento - purtroppo oggi così<br />

trascurato: "E ora a voi che <strong>di</strong>te: «Oggi o domani<br />

andremo nella tale città, vi staremo un anno,<br />

trafficheremo e guadagneremo»; mentre non<br />

sapete quel che succederà domani! Che cos'è,<br />

infatti, la vostra vita? Siete un vapore che appare<br />

per un istante e poi svanisce. Dovreste <strong>di</strong>re<br />

invece: «Se <strong>Dio</strong> vuole, saremo in vita e faremo<br />

questo o quest'altro»" (Giacomo 4:13-15).<br />

Si, è alla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che noi dobbiamo piegarci.<br />

È Lui che stabilisce il luogo della nostra residenza<br />

- se in America, oppure in Africa. È Lui che<br />

determina in quali circostanze dobbiamo vivere -<br />

se in ricchezza o in povertà, se in salute, oppure in<br />

malattia. È Lui che decide quanto a lungo dovrò<br />

vivere - se sarò reciso nel fiore dei miei anni come<br />

l'erba dei prati, oppure dovrò raggiungere tarda<br />

età. Imparare realmente questa lezione significa,<br />

per grazia, raggiungere un grado elevato nella<br />

scuola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ed anche quando pensiamo d'averla<br />

imparata, scopriamo, sempre <strong>di</strong> nuovo <strong>di</strong> doverla<br />

reimparare.<br />

4. Un atteggiamento <strong>di</strong> profonda<br />

riconoscenza e gioia Quando pure il nostro<br />

cuore comprende la verità benedetta della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, allora il risultato nella nostra vita<br />

sarà molto <strong>di</strong>verso dalla cupa soggezione<br />

271


all'inevitabile. <strong>La</strong> filosofia <strong>di</strong> questo mondo sulla<br />

via della per<strong>di</strong>zione, non conosce nulla <strong>di</strong> meglio<br />

del "far buon viso a cattivo gioco". Con il cristiano,<br />

però, dovrebbe essere ben <strong>di</strong>verso. Il<br />

riconoscimento della supremazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, non solo<br />

genera in noi santo timore, implicita ubbi<strong>di</strong>enza, e<br />

completa sottomissione, ma dovrebbe spingerci a<br />

<strong>di</strong>re, con il Salmista: "Bene<strong>di</strong>ci, anima mia, il<br />

SIGNORE; e tutto quello ch'è in me, bene<strong>di</strong>ca il<br />

suo santo nome" (Salmo 103:1). <strong>Non</strong> <strong>di</strong>ce forse<br />

l'Apostolo: "…ringraziando continuamente per<br />

ogni cosa <strong>Dio</strong> Padre, nel nome del Signore nostro<br />

Gesù Cristo" (Efesini 5:20)? È proprio a questo<br />

punto che la nostra anima è spesso messa alla<br />

prova. Ahimè, in noi c'è tanto ostinato egoismo!<br />

Quando le cose vanno come vorremmo noi,<br />

sembriamo essere molto riconoscenti al Signore.<br />

Che <strong>di</strong>re, però, quando le cose vanno<br />

contrariamente ai nostri piani e desideri?<br />

Pren<strong>di</strong>amo per scontato che quando il vero<br />

cristiano parte per un viaggio in treno e raggiunge<br />

la stazione d'arrivo, egli devotamente ringrazi il<br />

Signore - il che, naturalmente, rivela come egli<br />

creda che <strong>Dio</strong> sia in controllo <strong>di</strong> tutto, altrimenti<br />

dovrebbe ringraziare il macchinista, il capotreno,<br />

gli addetti alle segnalazioni, ecc. Oppure, se è nel<br />

mondo del commercio, al termine <strong>di</strong> una buona<br />

settimana, che egli esprima debitamente la sua<br />

gratitu<strong>di</strong>ne al Datore d'ogni dono temporale e<br />

spirituale - il che, naturalmente, rivela com'egli<br />

creda che <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>riga i clienti al suo negozio. Fin qui<br />

è chiaro: questi esempi non danno occasione a<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> sorta. Immaginate, però, l'opposto.<br />

Supponete che il treno ritar<strong>di</strong> per ore e che, per<br />

questo, molto innervosito e fumante <strong>di</strong> rabbia, io<br />

abbia perduto tempo prezioso o appuntamenti<br />

272


importanti; supponete che sia avvenuto un grave<br />

incidente ferroviario e ne uscissi ferito! O<br />

supponete che io abbia avuto una settimana<br />

veramente negativa nei miei affari, o che un<br />

fulmine abbia colpito il mio negozio mandandolo<br />

in fiamme, o che io sia stato derubato da<br />

malviventi che, sotto minaccia delle armi, mi<br />

avessero portato via tutto - vedrei io, in ogni caso<br />

la mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in tutto questo? Prendete ancora<br />

una volta il caso <strong>di</strong> Giobbe. Quando gli capitano<br />

<strong>di</strong>sgrazie dopo <strong>di</strong>sgrazie, che fa lui? <strong>La</strong>menta la<br />

sua "sfortuna"? Male<strong>di</strong>ce i briganti? Mormora<br />

contro <strong>Dio</strong>? No, egli s'inchina davanti a Lui per<br />

adorarlo. Ah, caro lettore, non vi sarà alcun reale<br />

riposo per il tuo povero cuore fintanto che non<br />

impari a vedere la mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in tutto ciò che<br />

accade. Per quello, però, è la fede a dover essere<br />

in costante esercizio. Che cos'è, però, la fede?<br />

Cieca credulità? Acquiescenza fatalistica? No,<br />

tutt'altro. Fede significa appoggiarsi con fiducia<br />

sulla sicura Parola del <strong>Dio</strong> vivente, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re:<br />

"…sappiamo che tutte le cose cooperano al bene<br />

<strong>di</strong> quelli che amano <strong>Dio</strong>, i quali sono chiamati<br />

secondo il suo <strong>di</strong>segno" (Romani 8:28). <strong>La</strong> fede,<br />

quin<strong>di</strong>, ringrazia <strong>Dio</strong> "per ogni cosa". Una fede<br />

operativa si rallegrerà sempre nel Signore,<br />

sempre (Filippesi 4:4)!<br />

Consideriamo ora come questo riconoscimento<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, che è espresso in santo<br />

timore, obbe<strong>di</strong>enza implicita, completa<br />

sottomissione e profonda riconoscenza e gioia, sia<br />

esemplificata in modo supremo e perfetto dallo<br />

stesso Signore Gesù Cristo. In ogni cosa il Signore<br />

Gesù ci ha lasciato un esempio, affinché noi<br />

seguissimo i Suoi passi. È vero questo anche per il<br />

primo punto che abbiamo fatto prima? È possibile<br />

273


che il termine "santo timore" sia pure connesso<br />

con il Suo nome senza pari? Rammentandoci che<br />

"santo timore" non significa terrore servile, ma<br />

soggezione figliale e rispetto, e ricordandoci pure<br />

che "il timore del Signore è il principio della<br />

sapienza", non sarebbe piuttosto strano se non<br />

trovassimo menzione del santo timore in<br />

connessione a Colui che è sapienza incarnata?<br />

Che parola meravigliosa è quella <strong>di</strong> Ebrei 5:7: "Nei<br />

giorni della sua carne, con gran<strong>di</strong> grida e lacrime,<br />

egli offrì preghiere e supplicazioni a colui che lo<br />

poteva salvare dalla morte, e fu esau<strong>di</strong>to a motivo<br />

del suo timore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (ND). Che altro era se non<br />

"santo timore" quello che aveva spinto il Signore<br />

Gesù ad essere "soggetto" a Maria e Giuseppe nei<br />

giorni della Sua infanzia? <strong>Non</strong> era forse "santo<br />

timore" - sottomissione figliale e rispetto per <strong>Dio</strong> -<br />

che ve<strong>di</strong>amo all'opera quando leggiamo: "Si recò<br />

a Nazaret, dov'era stato allevato e, com'era solito,<br />

entrò in giorno <strong>di</strong> sabato nella sinagoga. Alzatosi<br />

per leggere"? <strong>Non</strong> era il "santo timore" a spingere<br />

il Figlio incarnato a <strong>di</strong>re, dopo essere stato tentato<br />

da Satana ad adorarlo: "È scritto: Adorerai il<br />

Signore <strong>Dio</strong> tuo e a Lui solo renderai il tuo culto"?<br />

<strong>Non</strong> era forse "santo timore" a spingerlo a <strong>di</strong>re al<br />

lebbroso mondato: "Guarda <strong>di</strong> non <strong>di</strong>rlo a<br />

nessuno, ma va', mostrati al sacerdote e fa'<br />

l'offerta che Mosè ha prescritto, e ciò serva loro <strong>di</strong><br />

testimonianza" (Matteo 8:4). Perché moltiplicare<br />

ancora le citazioni? 31<br />

31 Notate come la profezia dell'Antico Testamento pure<br />

<strong>di</strong>chiari: "Poi un ramo uscirà dal tronco d'Isai, e un rampollo<br />

spunterà dalle sue ra<strong>di</strong>ci. Lo Spirito del SIGNORE riposerà su<br />

<strong>di</strong> lui: Spirito <strong>di</strong> saggezza e d'intelligenza, Spirito <strong>di</strong> consiglio e<br />

<strong>di</strong> forza, Spirito <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> timore del SIGNORE" (Isaia<br />

11:1,2).<br />

274


Quanto perfetta era l'ubbi<strong>di</strong>enza che il Signore<br />

Gesù offriva a <strong>Dio</strong> Padre! Nel riflettere, poi, su <strong>di</strong><br />

questo, non <strong>di</strong>mentichiamoci <strong>di</strong> quella grazia<br />

meravigliosa che spinse Lui, che pure era nella<br />

forma <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ad abbassarsi sino a prendere su <strong>di</strong><br />

Sé la forma <strong>di</strong> Servo, ed essere proprio in quella<br />

con<strong>di</strong>zione in cui l'ubbi<strong>di</strong>enza era richiesta. Come<br />

Servo perfetto Egli si era piegato completamente<br />

in ubbi<strong>di</strong>enza a Suo Padre. Quanto assoluta e<br />

completa fosse quell'ubbi<strong>di</strong>enza, lo possiamo<br />

apprendere dalle parole: "…trovato esteriormente<br />

come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi<br />

ubbi<strong>di</strong>ente fino alla morte, e alla morte <strong>di</strong> croce"<br />

(Filippesi 2:8). Che questa fosse un'ubbi<strong>di</strong>enza<br />

consapevole ed intelligente, è chiaro dalle parole<br />

stesse che Egli pronuncia: "Per questo mi ama il<br />

Padre; perché io depongo la mia vita per<br />

riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la<br />

depongo da me. Ho il potere <strong>di</strong> deporla e ho il<br />

potere <strong>di</strong> riprenderla. Quest'or<strong>di</strong>ne ho ricevuto dal<br />

Padre mio" (Giovanni 10:17,18).<br />

Che <strong>di</strong>remo, poi, dell'assoluta sottomissione del<br />

Figlio alla volontà del Padre? Fra <strong>di</strong> loro vi era<br />

intera unità d'intenti! Egli <strong>di</strong>sse: "… sono <strong>di</strong>sceso<br />

dal cielo non per fare la mia volontà, ma la<br />

volontà <strong>di</strong> colui che mi ha mandato" (Giovanni<br />

6:38). Quanto pienamente Egli abbia dato<br />

sostanza a questo, è chiaro per tutti coloro che<br />

abbiano seguito il Suo sentiero segnato nelle<br />

Scritture. Guardatelo nel Getsemani! L'amaro<br />

"calice" ch'era in mano <strong>di</strong> Suo Padre affinché Lui<br />

ne bevesse, è lì ben visibile. Notate bene il Suo<br />

atteggiamento. Imparate da Lui che era mansueto<br />

ed umile <strong>di</strong> cuore. Ricordatevi che in quel Giar<strong>di</strong>no<br />

ve<strong>di</strong>amo la Parola fattasi carne - un Uomo<br />

perfetto. Il Suo corpo stava tremando in ogni Suo<br />

275


nervo al solo pensare alle sofferenze fisiche che<br />

L'aspettavano; la Sua natura santa e sensibile si<br />

ritirava inorri<strong>di</strong>ta dalle orribili nefandezze che gli<br />

sarebbero state fatte. Il Suo cuore si spezzava al<br />

solo pensiero del terribile peso che avrebbe<br />

dovuto portare. Il Suo spirito era grandemente<br />

turbato nel prevedere il terribile conflitto che<br />

avrebbe dovuto affrontare con il Potere delle<br />

Tenebre; e soprattutto, e in modo supremo, la Sua<br />

anima era piena d'orrore al solo pensiero d'essere<br />

separato da <strong>Dio</strong> stesso - ed ecco così che Egli<br />

effonde la Sua anima davanti al Padre, la Sua<br />

preghiera con forti grida, lacrime e sudore <strong>di</strong><br />

sangue. Osservate e ascoltate, ora. Calmate il<br />

battito del cuore, ascoltate le parole che cadono<br />

dalle Sue labbra benedette: «Padre, se vuoi,<br />

allontana da me questo calice! Però non la mia<br />

volontà, ma la tua sia fatta» (Luca 22:42). Qui c'è<br />

la sottomissione personificata. Qui c'è l'esempio<br />

supremo della completa sottomissione al<br />

beneplacito <strong>di</strong> un <strong>Dio</strong> sovrano. Qui Egli ci ha<br />

lasciato un esempio, affinché ne seguissimo le<br />

orme. Egli, che era <strong>Dio</strong> fattosi uomo, tentato in<br />

ogni cosa, ma senza peccare, ci mostra come<br />

indossare la nostra umana creaturalità.<br />

Ci eravamo prima chiesti: Che possiamo <strong>di</strong>re<br />

dell'assoluta sottomissione <strong>di</strong> Cristo alla volontà<br />

del Padre? Ora possiamo pure rispondere: Qui,<br />

come in ogni altra cosa, Egli era unico, senza pari.<br />

In ogni cosa Egli ha la preminenza. Nel Signore<br />

Gesù non vi era una volontà ribelle da piegare. Nel<br />

Suo cuore non vi era nulla da sottomettere a<br />

forza. Potrebbe essere questa la ragione che, in<br />

linguaggio profetico, Egli <strong>di</strong>sse: "Io sono un verme<br />

e non un uomo" (Salmo 22:16)? Un verme, infatti,<br />

non ha capacità <strong>di</strong> resistenza! Era perché in Lui<br />

276


non vi era alcuna resistenza, che poteva <strong>di</strong>re: "Il<br />

mio cibo è far la volontà <strong>di</strong> colui che mi ha<br />

mandato, e compiere l'opera sua" (Giovanni<br />

14:34). Si, Egli poteva <strong>di</strong>re questo perché in ogni<br />

cosa era in perfetto accordo con il Padre. Egli<br />

<strong>di</strong>sse pure: "<strong>Dio</strong> mio, desidero fare la tua volontà,<br />

la tua legge è dentro il mio cuore" (Salmo 40:8).<br />

Notate qui l'ultima frase e contemplate la Sua<br />

eccellenza senza pari. <strong>Dio</strong> deve mettere le Sue<br />

leggi nelle nostre menti e nei nostri cuori (ve<strong>di</strong><br />

Ebrei 8:10), ma in Cristo la Sua legge era già nel<br />

Suo cuore! Che bella ed impressionante<br />

illustrazione della gratitu<strong>di</strong>ne e della gioia <strong>di</strong> Cristo<br />

che pure troviamo in Matteo 11. Là osserviamo, in<br />

primo luogo, la mancanza <strong>di</strong> fede nel Suo<br />

precursore (vv. 22,23). Appren<strong>di</strong>amo poi delle<br />

lamentele del popolo: sod<strong>di</strong>sfatto né del gioioso<br />

messaggio <strong>di</strong> Cristo, né <strong>di</strong> quello solenne del<br />

Battista (vv. 16-20). In terzo luogo, abbiamo la<br />

mancanza <strong>di</strong> ravve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> quelle città<br />

privilegiate in cui erano state fatte le potenti<br />

opere del Signore (vv. 21-24), e poi leggiamo: "In<br />

quel tempo Gesù prese a <strong>di</strong>re: «Io ti rendo lode, o<br />

Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai<br />

nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti,<br />

e le hai rivelate ai piccoli" (v. 25). Notate il brano<br />

parallelo <strong>di</strong> Luca 10:21, che si apre <strong>di</strong>cendo: "In<br />

quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo,<br />

esultò e <strong>di</strong>sse…" ecc. Qui abbiamo la<br />

sottomissione nella sua forma più pura. Ecco Colui<br />

per il quale erano stati fatti i mon<strong>di</strong> e che, nei<br />

giorni della Sua umiliazione, e nella prospettiva<br />

della Sua reiezione, si piega, gioiosamente e con<br />

spirito grato alla volontà del "Signore del cielo e<br />

della terra".<br />

277


Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento<br />

verso la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Infine:<br />

5. Un atteggiamento <strong>di</strong> culto e d'adorazione<br />

È stato ben scritto che "il vero culto si fonda sul<br />

riconoscimento <strong>di</strong> grandezza, una grandezza che<br />

si rileva in modo superlativo nella Sovranità, e non<br />

v'è sgabello migliore <strong>di</strong> questo presso il quale<br />

realmente gli uomini adoreranno" (J. B. Moody).<br />

Alla presenza del Re <strong>di</strong>vino sul Suo trono, persino i<br />

serafini si coprono la faccia. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

non è la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> un Despota tirannico, ma<br />

l'esercizio del beneplacito d'Uno che è<br />

infinitamente saggio e buono! È proprio perché<br />

<strong>Dio</strong> è infinitamente saggio, che Egli non può<br />

errare, ed è proprio perché Egli è infinitamente<br />

giusto che Egli non farà torto a nessuno. Sta<br />

proprio qui la gran preziosità <strong>di</strong> questa verità. Il<br />

semplice fatto che la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è irresistibile<br />

ed irreversibile mi riempie <strong>di</strong> paura, ma una volta<br />

che mi rendo conto che <strong>Dio</strong> vuole solo ciò che è<br />

buono, il mio cuore è spinto a rallegrarmene<br />

grandemente.<br />

Ecco, così, la risposta finale alla domanda che<br />

c'eravamo posti in questo capitolo - Quale<br />

dovrebbe essere il nostro atteggiamento nei<br />

riguar<strong>di</strong> della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? L'atteggiamento<br />

più appropriato che noi dobbiamo prendere è<br />

quello <strong>di</strong> un santo timore, <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>enza implicita,<br />

<strong>di</strong> sottomissione completa e senza riserve. <strong>Non</strong><br />

solo questo, però: il riconoscimento della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e che il Sovrano stesso è mio<br />

Padre, dovrebbe sopraffare il mio cuore e<br />

spingermi ad inchinarmi <strong>di</strong> fronte a Lui adorandolo<br />

278


e rendendogli culto. Dobbiamo sempre poter <strong>di</strong>re:<br />

"Sì, Padre, perché così ti è piaciuto"<br />

Conclu<strong>di</strong>amo con un esempio che bene illustra ciò<br />

che inten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>re. Duecento e più anni fa,<br />

Madame Guyon, donna <strong>di</strong> profonda spiritualità,<br />

dopo <strong>di</strong>eci anni passati in una cella ben al <strong>di</strong> sotto<br />

del livello del terreno, illuminata solo da una<br />

candela all'ora dei pasti, scrisse queste parole: "Io<br />

non sono che un uccellino, impe<strong>di</strong>to dal volare<br />

libero nell'aria. Eppure, nella mia gabbia, io siedo<br />

e canto a Colui che mi ha posto qui. Egli si è<br />

compiaciuto <strong>di</strong> farmi Sua prigioniera. A Te è<br />

piaciuto che fosse così. <strong>Non</strong> posso fare altro che<br />

cantare tutt'il giorno, e Colui che amo compiacere,<br />

ascolta il mio canto. Egli mi ha preso e legato le<br />

ali, ma ancora Egli si piega per ascoltarmi.<br />

Tutt'attorno a me vi è una gabbia. <strong>Non</strong> posso<br />

volarmene fuori libera. Sebbene, però, le mie ali<br />

siano impe<strong>di</strong>te, il mio cuore è libero. Le mura della<br />

mia prigione non possono controllare il volo e la<br />

libertà dell'anima. Ah, com'è bello librarmi in alto<br />

sopra <strong>di</strong> queste sbarre e queste serrature, volare<br />

verso Colui, i cui propositi io adoro, la cui<br />

provvidenza io amo. E nella Tua forte volontà io<br />

trovo gioia e libertà <strong>di</strong> mente".<br />

279


280


11. Difficoltà ed obiezioni<br />

"Ma voi <strong>di</strong>te: "<strong>La</strong> via del Signore non è retta..."<br />

Ascoltate dunque, casa d'Israele! È proprio la mia<br />

via quella che non è retta? <strong>Non</strong> sono piuttosto le<br />

vie vostre quelle che non sono rette?" (Ezechiele<br />

18:25).<br />

Abbiamo raggiunto un punto adatto per<br />

considerare, in modo più particolareggiato, alcune<br />

fra le <strong>di</strong>fficoltà incontrate, come pure le obiezioni<br />

che potrebbero essere fatte contro <strong>di</strong> ciò che<br />

abbiamo scritto nelle pagine precedenti. L'autore<br />

ha ritenuto cosa migliore riservare queste ad una<br />

trattazione separata, piuttosto che considerarle<br />

cammin facendo, pena l'interruzione del pensiero<br />

e la <strong>di</strong>struzione dell'unità <strong>di</strong> ciascun capitolo, ed<br />

anche per evitare <strong>di</strong> ingombrare le pagine con<br />

lunghe e numerose note a piè <strong>di</strong> pagina.<br />

Siamo senz'altro pronti a riconoscere che, <strong>di</strong> fatto,<br />

vi sono <strong>di</strong>fficoltà quando si cerca <strong>di</strong> presentare la<br />

verità della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, lo riconosciamo. <strong>La</strong><br />

cosa più <strong>di</strong>fficile fra tutte, forse, è conservare<br />

l'equilibrio della verità. Si tratta, in gran parte, <strong>di</strong><br />

una questione <strong>di</strong> prospettiva. Che <strong>Dio</strong> sia sovrano,<br />

è esplicitamente <strong>di</strong>chiarato nella Scrittura; che<br />

l'uomo sia una creatura responsabile è pure<br />

affermato espressamente nelle Sacre Scritture.<br />

Definire quale sia il rapporto esistente fra queste<br />

due verità, fissare la linea <strong>di</strong> demarcazione fra <strong>di</strong><br />

loro, mostrare esattamente dove s'incontrano,<br />

<strong>di</strong>mostrare la coerenza perfetta fra l'una e l'altra,<br />

è il compito più gravoso <strong>di</strong> tutti.<br />

Molti hanno apertamente <strong>di</strong>chiarato essere<br />

impossibile, per la mente umana, armonizzarle.<br />

281


Altri ci <strong>di</strong>cono che non è necessario e nemmeno<br />

saggio, tentare <strong>di</strong> farlo. Come, però, abbiamo<br />

osservato in un capitolo precedente, ci sembra<br />

che <strong>di</strong>a maggiore onore a <strong>Dio</strong> cercare una<br />

soluzione, per ogni problema, nella Sua Parola. Ciò<br />

che è impossibile per l'uomo, è possibile per <strong>Dio</strong> e<br />

sebbene noi conce<strong>di</strong>amo che la mente finita abbia<br />

limiti oggettivi a ciò che può comprendere,<br />

rammentiamo pure che le Scritture ci sono state<br />

date "affinché l'uomo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia completo,<br />

pienamente fornito" (2 Timoteo 3:17 ND), e se noi<br />

ci accostiamo al loro stu<strong>di</strong>o in spirito <strong>di</strong> umiltà e<br />

d'attesa, allora ci sarà dato secondo la nostra<br />

fede.<br />

Come osservato prima, il compito più <strong>di</strong>fficile, a<br />

questo riguardo è <strong>di</strong> conservare l'equilibrio della<br />

verità, insistendo sia sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, sia<br />

sulla responsabilità della creatura. A qualcuno dei<br />

nostri lettori può essere sembrato che, insistendo<br />

così come abbiamo fatto, sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

l'uomo sia ridotto ad un semplice burattino. Per<br />

evitare questo, allora, essi tendono a mo<strong>di</strong>ficare la<br />

loro definizione ed affermazioni sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, tanto da ottundere la lama affilata <strong>di</strong> ciò che<br />

è tanto offensivo per la mente carnale. Altri,<br />

rifiutandosi <strong>di</strong> soppesare le evidenze che noi<br />

abbiamo portato in favore delle nostre<br />

affermazioni, potrebbero sollevare obiezioni che,<br />

per la loro mente, sono sufficienti a liberarsi<br />

dell'intera questione. <strong>Non</strong> inten<strong>di</strong>amo sprecare il<br />

nostro tempo per confutare le loro obiezioni con<br />

spirito contenzioso e capzioso, ma desideriamo<br />

prendere seriamente le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> cui hanno<br />

fatto esperienza coloro che intendono ottenere<br />

una conoscenza più piena della verità. <strong>Non</strong> che<br />

noi si pretenda <strong>di</strong> dare una risposta sod<strong>di</strong>sfacente<br />

282


e finale ad ogni questione che potrebbe essere<br />

sollevata. Come il lettore, chi scrive sa <strong>di</strong><br />

conoscere solo "in parte" e <strong>di</strong> vedere le cose come<br />

in un antico specchio. Tutto ciò che possiamo fare<br />

è esaminare queste <strong>di</strong>fficoltà alla luce <strong>di</strong> cui<br />

<strong>di</strong>sponiamo, <strong>di</strong>pendendo dallo Spirito Santo,<br />

affinché noi si possa procedere a conoscere<br />

meglio il Signore.<br />

Proponiamo ora, così, <strong>di</strong> ritornare su alcuni dei<br />

nostri passi e <strong>di</strong> seguire lo stesso or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />

pensiero seguito fino a questo punto. Avevamo<br />

affermato, come parte della nostra "definizione"<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: "Dire che <strong>Dio</strong> è sovrano,<br />

significa <strong>di</strong>chiarare che Egli è l'Onnipotente, Colui<br />

che possiede ogni potere in cielo e sulla terra,<br />

tanto che nessuno potrebbe sconfiggere i Suoi<br />

consigli, frustrare il Suo proposito, o resistere alla<br />

Sua volontà… <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> del <strong>Dio</strong> delle Scritture è<br />

assoluta, irresistibile, infinita". Ponendola nella<br />

sua forma più forte, insistiamo sul fatto che <strong>Dio</strong> fa<br />

tutto ciò che Gli piace, solo come Gli piace,<br />

sempre come Gli piace: che qualunque cosa<br />

avvenga nel corso del tempo, non è nient'altro<br />

che ciò che Egli ha decretato sin dall'eternità.<br />

Come prova <strong>di</strong> questa affermazione, facciamo<br />

appello ai seguenti brani della Scrittura: "Il nostro<br />

<strong>Dio</strong> è nei cieli; egli fa tutto ciò che gli piace"<br />

(Salmo 115:3); "Il SIGNORE degli eserciti ha fatto<br />

questo piano; chi potrà frustrarlo? <strong>La</strong> sua mano è<br />

stesa; chi gliela farà ritirare?" (Isaia 14:27); "Tutti<br />

gli abitanti della terra sono un nulla davanti a lui;<br />

egli agisce come vuole con l'esercito del cielo e<br />

con gli abitanti della terra; e non c'è nessuno che<br />

possa fermare la sua mano o <strong>di</strong>rgli: «Che fai?»"<br />

(Daniele 4:35); "Perché da lui, per mezzo <strong>di</strong> lui e<br />

283


per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in<br />

eterno. Amen" (Romani 11:36).<br />

Le <strong>di</strong>chiarazioni succitate sono così chiare ed<br />

esplicite che aggiungervi un qualsiasi commento<br />

da parte nostra vorrebbe <strong>di</strong>re oscurare, senza<br />

cognizione, il consiglio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Le esplicite<br />

affermazioni che abbiamo citato, sono così<br />

incontrovertibili e dogmatiche che una qualsiasi<br />

controversia sull'argomento del quale trattano,<br />

dovrebbe per sempre essere messa a tacere.<br />

Eppure, invece <strong>di</strong> accogliere queste affermazioni<br />

così come stanno, si cerca <strong>di</strong> fare appello ad ogni<br />

risorsa dell'intelligenza carnale per neutralizzare<br />

la loro forza.<br />

1. Per esempio, si obietta che se ciò che noi ORA<br />

ve<strong>di</strong>amo nel mondo è espressione dell'eterno<br />

consiglio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché mai il nostro Signore<br />

insegnava ai Suoi <strong>di</strong>scepoli a pregare: "Sia fatta la<br />

Tua volontà sulla terra com'è fatta nei cieli"?<br />

Queste parole non implicherebbero chiaramente<br />

che la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non sia fatta sulla terra? <strong>La</strong><br />

risposta è molto semplice. Le parole precedenti<br />

accentuano la particella "come". Oggi sulla terra<br />

la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è fatta, altrimenti la nostra terra<br />

non sarebbe soggetta al governo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e se non<br />

fosse soggetta al Suo governo, allora Egli non<br />

sarebbe ciò che le stesse Scritture proclamano,<br />

cioè. Che Egli è: "Il Signore <strong>di</strong> tutta la terra"<br />

(Giosuè 3:13). In che modo la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è<br />

fatta in cielo? In modo consapevole e gioioso.<br />

Com'è fatta sulla terra? In gran parte<br />

inconsapevolmente e <strong>di</strong> mala voglia. In cielo gli<br />

angeli eseguono i coman<strong>di</strong> del loro Creatore con<br />

intelligenza e gioia, ma sulla terra, coloro che, fra<br />

gli uomini, non sono salvati, realizzano la Sua<br />

284


volontà in modo cieco ed ignorante. Come<br />

abbiamo notato nelle pagine precedenti, quando<br />

Giuda tradì il Signore Gesù, e quando Pilato Lo<br />

condannò alla crocifissione, essi non avevano<br />

alcuna intenzione consapevole <strong>di</strong> adempiere così<br />

ai piani <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, eppure, loro malgrado, e senza<br />

saperlo, essi lo fecero!<br />

2. Ancora, però, qualcuno cavilla ed afferma: Se<br />

tutto ciò che accade sulla terra è l'adempimento<br />

del beneplacito dell'Onnipotente, se <strong>Dio</strong> ha<br />

prestabilito - prima della fondazione del mondo -<br />

tutto ciò che avviene nella storia umana, allora<br />

perché leggiamo in Genesi 6:6 "Il SIGNORE si<br />

pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, e se ne<br />

addolorò in cuor suo"? <strong>Non</strong> è forse vero che<br />

questo testo lascia intendere come gli<br />

anti<strong>di</strong>luviani avessero seguito un modo d'agire<br />

che il loro Fattore non aveva stabilito per loro, e,<br />

proprio perché essi avevano "corrotto" la loro via<br />

sulla terra, il Signore si pentì <strong>di</strong> aver portato<br />

all'esistenza creature simili? Prima <strong>di</strong> trarre queste<br />

conclusioni, però, notiamo che cosa implicano<br />

queste deduzioni. Se le parole: "Si pentì d'aver<br />

fatto l'uomo sulla terra" sono considerate in senso<br />

assoluto, allora si negherebbe l'onniscienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

perché, se questo fosse stato il caso, il<br />

comportamento dell'uomo sarebbe stato<br />

impreve<strong>di</strong>bile da <strong>Dio</strong> nel giorno in cui Egli lo creò.<br />

Deve essere, quin<strong>di</strong>, evidente, ad ogni anima<br />

rispettosa, che quelle parole intendano <strong>di</strong>re<br />

qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso. Di fatto le parole: "Il Signore<br />

si pentì" è il modo che <strong>Dio</strong> usa per adattarsi alla<br />

nostra intelligenza finita, e nel <strong>di</strong>re questo, non<br />

stiamo cercando <strong>di</strong> sfuggire alla <strong>di</strong>fficoltà o <strong>di</strong><br />

tagliare un nodo, ma proponiamo<br />

un'interpretazione che è, come cercheremo <strong>di</strong><br />

285


<strong>di</strong>mostrare, in perfetto accordo con la tendenza<br />

generale delle Scritture. <strong>La</strong> Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si rivolge<br />

a creature umane, e quin<strong>di</strong> si esprime come si<br />

esprimono gli esseri umani. Proprio perché noi non<br />

possiamo elevarci al livello <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, Egli, per grazia,<br />

scende al nostro e conversa con noi con il nostro<br />

modo <strong>di</strong> parlare. L'apostolo Paolo ci <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere<br />

stato: "rapito in para<strong>di</strong>so, e udì parole ineffabili<br />

che non è lecito all'uomo <strong>di</strong> pronunziare" (2<br />

Corinzi 12:4). Questo significa che quelli della<br />

terra non possono comprendere il linguaggio del<br />

cielo. Chi è finito non può comprendere chi è<br />

infinito: per questo l'Onnipotente si è compiaciuto<br />

<strong>di</strong> rivestire la Sua rivelazione con termini che noi<br />

potessimo comprendere. È per questa ragione che<br />

la Bibbia contiene molti antropomorfismi, vale a<br />

<strong>di</strong>re rappresentazioni <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in forma d'uomo. <strong>Dio</strong><br />

è Spirito, eppure la Scrittura parla <strong>di</strong> Lui come<br />

provvisto d'occhi, orecchie, narici, respiro, mani,<br />

ecc., il che è certo un accomodamento <strong>di</strong> termini<br />

abbassato al livello dell'umana comprensione. Allo<br />

stesso modo, leggiamo in Genesi 18:20,21 "Il<br />

SIGNORE <strong>di</strong>sse: «Siccome il grido che sale da<br />

Sodoma e Gomorra è grande e siccome il loro<br />

peccato è molto grave, io scenderò e vedrò se<br />

hanno veramente agito secondo il grido che è<br />

giunto fino a me; e, se così non è, lo saprò»". È<br />

chiaro come quest'espressione sia un<br />

antropologismo - <strong>Dio</strong> che si esprime con<br />

linguaggio umano. Id<strong>di</strong>o ben conosceva le<br />

con<strong>di</strong>zioni che prevalevano in Sodoma, ed i Suoi<br />

occhi erano stati testimoni dei suoi temibili<br />

peccati, eppure Egli si compiace <strong>di</strong> usare qui<br />

termini presi dal nostro vocabolario <strong>di</strong> tutt'i giorni.<br />

Leggiamo ancora in Genesi 22:12 "E l'angelo:<br />

«<strong>Non</strong> stendere la mano contro il ragazzo e non<br />

286


fargli male! Ora so che tu temi <strong>Dio</strong>, poiché non mi<br />

hai rifiutato tuo figlio, l'unico tuo»" (Genesi 22:12).<br />

Qui ancora <strong>Dio</strong> parla con linguaggio umano,<br />

perché Egli sapeva già prima <strong>di</strong> mettere alla prova<br />

Abraamo in che modo il patriarca avrebbe agito.<br />

Così pure l'espressione usata così spesso da<br />

Geremia (cfr. 7:13) al riguardo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che si alza<br />

presto al mattino, è chiaramente un<br />

accomodamento <strong>di</strong> termini. Ancora una volta,<br />

nella parabola della vigna, Cristo stesso<br />

rappresenta il Padrone della vigna che <strong>di</strong>ce: "Che<br />

farò? Manderò il mio <strong>di</strong>letto figlio; forse a lui<br />

porteranno rispetto", eppure è certo che <strong>Dio</strong><br />

sapeva perfettamente bene che i "vignaioli" (i<br />

Giudei) non avrebbero "portato rispetto" a Suo<br />

Figlio, al contrario, che l'avrebbero "<strong>di</strong>sprezzato e<br />

respinto", come la Sua Parola aveva <strong>di</strong>chiarato!<br />

Allo stesso modo noi compren<strong>di</strong>amo le parole in<br />

Genesi 6:6 "Il SIGNORE si pentì d'aver fatto l'uomo<br />

sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo" come un<br />

accomodamento <strong>di</strong> termini all'umana<br />

comprensione. Questo versetto non insegna che<br />

<strong>Dio</strong> sia stato messo a confronto con un incidente<br />

imprevisto, e quin<strong>di</strong>, che si sia pentito, ma esso<br />

esprime tutto l'orrore <strong>di</strong> un <strong>Dio</strong> santo <strong>di</strong> fronte<br />

all'inqualificabile malvagità e corruzione in cui<br />

l'uomo era decaduto. Se rimanesse ancora<br />

qualche dubbio sulla legittimità e correttezza <strong>di</strong><br />

quest'interpretazione, basterebbe un appello<br />

<strong>di</strong>retto alla Scrittura per rimuoverlo<br />

istantaneamente e definitivamente: "Colui che è<br />

la gloria d'Israele non mentirà e non si pentirà;<br />

egli, infatti, non è un uomo perché debba pentirsi"<br />

(1 Samuele 15:29); "Ogni cosa buona e ogni dono<br />

perfetto vengono dall'alto e <strong>di</strong>scendono dal Padre<br />

degli astri luminosi presso il quale non c'è<br />

287


variazione né ombra <strong>di</strong> mutamento" (Giacomo<br />

1:17)! Una <strong>di</strong>ligente attenzione a ciò che abbiamo<br />

or ora detto, basta per gettare luce su numerosi<br />

altri brani che, se noi ignoriamo il loro carattere<br />

figurativo e non notiamo come <strong>Dio</strong> applichi a Se<br />

stesso mo<strong>di</strong> umani d'esprimersi, <strong>di</strong>venteranno per<br />

noi oscuri e fonte <strong>di</strong> grande perplessità. Avendo<br />

commentato così a lungo Genesi 6:6, non c'è<br />

bisogno <strong>di</strong> esporre dettagliatamente altri brani<br />

che appartengono alla stessa categoria.<br />

Ciononostante, a beneficio <strong>di</strong> coloro che, fra i<br />

nostri lettori, si attendono che noi esaminiamo<br />

altresì altri brani della Scrittura, ne citeremo altri<br />

due.<br />

3. Un testo biblico che spesso troviamo citato nel<br />

tentativo <strong>di</strong> rovesciare la dottrina proposta da<br />

questo libro, è il lamento che Gesù fa su<br />

Gerusalemme: "Gerusalemme, Gerusalemme, che<br />

ucci<strong>di</strong> i profeti e lapi<strong>di</strong> quelli che ti sono mandati,<br />

quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli,<br />

come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le<br />

ali; e voi non avete voluto!" (Matteo 23:37). Si<br />

domanda: <strong>Non</strong> è forse vero che il Salvatore qui<br />

riconosce il fallimento della Sua missione perché,<br />

come popolo, i Giudei avevano opposto resistenza<br />

alle opportunità <strong>di</strong> grazia che il Salvatore aveva<br />

loro manifestato? Per rispondere a questa<br />

domanda, bisogna prima <strong>di</strong> tutto osservare come<br />

il nostro Signore non si riferisca qui tanto alla Sua<br />

missione, in quanto Egli rimprovera ai Giudei <strong>di</strong><br />

avere sempre, in ogni epoca, respinto la grazia <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> - questo è chiaro dal riferimento che Egli fa ai<br />

"profeti". L'Antico Testamento rende piena<br />

testimonianza <strong>di</strong> quanto pazientemente e<br />

misericor<strong>di</strong>osamente Jahvè avesse trattato il Suo<br />

popolo, e con quanta estrema ostinazione, dal<br />

288


principio alla fine, essi avevano rifiutato <strong>di</strong> essere<br />

"raccolti" presso <strong>di</strong> Lui, e <strong>di</strong> come, alla fine, Egli gli<br />

avesse (temporaneamente) abbandonati a che<br />

essi seguissero le loro vie. Le Scritture, però, al<br />

tempo stesso <strong>di</strong>chiarano come il consiglio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

non fosse in alcun modo frustrato dalla loro<br />

malvagità, perché essa era stata predetta (e<br />

quin<strong>di</strong> decretata) da Lui. Si veda, per esempio, 1<br />

Re 8:33. Matteo 23:37 può essere bene messo a<br />

confronto con Isaia 65:2, dove il Signore <strong>di</strong>ce: "Ho<br />

steso tutto il giorno le mani verso un popolo<br />

ribelle, che cammina per una via non buona,<br />

seguendo i propri pensieri". Ci si può chiedere,<br />

però: forse che <strong>Dio</strong> cerca <strong>di</strong> fare ciò che contrario<br />

al Suo proposito eterno? Rispon<strong>di</strong>amo con le<br />

parole <strong>di</strong> Calvino: "Sebbene, per la nostra<br />

comprensione, la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia molteplice e<br />

varia, Egli, in Se stesso, non vuole cose che siano<br />

in contrad<strong>di</strong>zione l'una con l'altra, ma sorprende le<br />

nostre facoltà con la Sua varia e multiforme<br />

sapienza, secondo l'espressione <strong>di</strong> Paolo, fintanto<br />

che noi saremo messi in grado <strong>di</strong> comprendere<br />

come Egli misteriosamente voglia ciò che ora<br />

sembra contrario alla Sua volontà".<br />

Come ulteriore illustrazione dello stesso principio,<br />

chie<strong>di</strong>amo al lettore <strong>di</strong> esaminare Isaia 5:1-4 "Io<br />

voglio cantare per il mio amico il cantico del mio<br />

amico per la sua vigna. Il mio amico aveva una<br />

vigna sopra una fertile collina. <strong>La</strong> <strong>di</strong>ssodò, ne tolse<br />

via le pietre, vi piantò delle viti scelte, vi costruì in<br />

mezzo una torre, e vi scavò uno strettoio per<br />

pigiare l'uva. Egli si aspettava che facesse uva,<br />

invece fece uva selvatica. Ora, abitanti <strong>di</strong><br />

Gerusalemme e voi, uomini <strong>di</strong> Giuda, giu<strong>di</strong>cate fra<br />

me e la mia vigna! Che cosa si sarebbe potuto<br />

fare alla mia vigna più <strong>di</strong> quanto ho fatto per<br />

289


essa? Perché, mentre mi aspettavo che facesse<br />

uva, ha fatto uva selvatica?". <strong>Non</strong> è forse chiaro,<br />

dal linguaggio usato qui, che <strong>Dio</strong> reputa aver fatto<br />

già abbastanza per Israele da aspettarsi<br />

legittimamente d'essere contraccambiato con<br />

frutti corrispondenti - parlando alla maniera<br />

umana. Eppure, non è qui ugualmente evidente,<br />

quando Jahvè <strong>di</strong>ce: "Egli si aspettava che facesse<br />

uva", come Egli si adatti a forme d'espressione<br />

finita? Ancora, quando Egli <strong>di</strong>ce: "Che cosa si<br />

sarebbe potuto fare alla mia vigna più <strong>di</strong> quanto<br />

ho fatto per essa?", noi dobbiamo notare che,<br />

nella precedente enumerazione <strong>di</strong> ciò che Egli<br />

aveva fatto (il <strong>di</strong>ssodamento, ecc.) come Egli si<br />

riferisca a privilegi esteriori, mezzi, opportunità,<br />

che erano stati impartiti ad Israele, perché,<br />

naturalmente, Egli avrebbe potuto anche allora<br />

portar via il loro cuore <strong>di</strong> pietra e dare loro un<br />

nuovo cuore, un cuore <strong>di</strong> carne, se così si fosse<br />

compiaciuto <strong>di</strong> fare. Forse dovremmo collegare il<br />

lamento <strong>di</strong> Gesù su Gerusalemme, <strong>di</strong> Matteo<br />

23:37, con le Sue lacrime sulla Città, riportate in<br />

Luca 19:41 "Quando fu vicino, vedendo la città,<br />

pianse su <strong>di</strong> essa". Nei versetti che<br />

imme<strong>di</strong>atamente seguono questi, appren<strong>di</strong>amo<br />

quale era stata la ragione delle Sue lacrime: "<br />

Poiché verranno su <strong>di</strong> te dei giorni nei quali i tuoi<br />

nemici ti faranno attorno delle trincee, ti<br />

accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte;<br />

abbatteranno te e i tuoi figli dentro <strong>di</strong> te e non<br />

lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai<br />

conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata"<br />

(Luca 19:43). Era la prospettiva del temibile<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che gravava su <strong>di</strong> loro, a far<br />

grandemente rattristare Gesù. Forse che quelle<br />

lacrime rivelano un <strong>Dio</strong> deluso? Certo no. Al<br />

290


contrario, esse manifestano un Uomo perfetto.<br />

L'uomo Gesù Cristo non era uno stoico privo<br />

d'emozioni, ma Uno che era "pieno <strong>di</strong><br />

compassione". Quelle lacrime esprimevano la<br />

simpatia priva <strong>di</strong> peccato della Sua umanità vera e<br />

pura. Se non avesse pianto, Egli sarebbe stato<br />

meno che umano. Quelle lacrime erano una delle<br />

molte prove che "Egli doveva <strong>di</strong>ventare simile ai<br />

suoi fratelli in ogni cosa, per essere un<br />

misericor<strong>di</strong>oso e fedele sommo sacerdote nelle<br />

cose che riguardano <strong>Dio</strong>, per compiere<br />

l'espiazione dei peccati del popolo" (Ebrei 2:17).<br />

4. Nel capitolo primo avevamo affermato che <strong>Dio</strong><br />

è sovrano nell'esercizio del Suo amore, e nel <strong>di</strong>re<br />

così, noi siamo perfettamente consapevoli che<br />

molti reagiranno con forza a quest'affermazione e<br />

che, inoltre, ciò che stiamo ora per <strong>di</strong>re, incontrerà<br />

molte più critiche <strong>di</strong> quante già ne abbiamo<br />

ricevute fin ora. Dobbiamo, però, rimanere fedeli<br />

alle nostre persuasioni su ciò che cre<strong>di</strong>amo essere<br />

l'insegnamento delle Sacre Scritture. Noi, perciò,<br />

possiamo solo chiedere ai nostri lettori, <strong>di</strong><br />

esaminare <strong>di</strong>ligentemente, alla luce della Parola <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, ciò che vogliamo sottoporre alla loro<br />

attenzione.<br />

Una delle credenze oggi più <strong>di</strong>ffuse è che <strong>Dio</strong> ami<br />

tutti, ed il fatto che si tratta <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> così<br />

popolare in ogni classe <strong>di</strong> persone, dovrebbe già<br />

essere sufficiente per suscitare il sospetto <strong>di</strong><br />

coloro che si assoggettano alla Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

L'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> verso tutte le Sue creature, è<br />

l'affermazione fondamentale e favorita degli<br />

universalisti, degli unitariani, dei teosofi, della<br />

scienza cristiana, degli spiritualisti, dei russelliti,<br />

ecc. <strong>Non</strong> importa come uno viva - in sfida aperta<br />

291


verso il Cielo, con nessun tipo <strong>di</strong> interesse agli<br />

interessi eterni della sua anima, ed ancora meno<br />

per la gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e che muoia con una<br />

bestemmia sulle labbra - ciononostante <strong>Dio</strong> lo<br />

amerebbe, così ci <strong>di</strong>cono. Questo dogma si è<br />

<strong>di</strong>ffuso in modo così vasto, ed è così consolante<br />

per il cuore che è in inimicizia contro <strong>Dio</strong>, che<br />

<strong>di</strong>speriamo <strong>di</strong> convincere molti del suo errore. Che<br />

<strong>Dio</strong> ami tutti, potremmo <strong>di</strong>re che si tratta <strong>di</strong> una<br />

credenza moderna. Invano potreste trovare, negli<br />

scritti dei Padri della Chiesa, dei Riformatori, e dei<br />

Puritani (noi cre<strong>di</strong>amo) un tale concetto. Forse D.<br />

L.Moody, impressionato dall'opera <strong>di</strong> Drummond<br />

"<strong>La</strong> cosa più grande del mondo", è stato quello<br />

che maggiormente ha <strong>di</strong>ffuso, nell'800, questo<br />

concetto, a livello popolare. È comune sentir <strong>di</strong>re<br />

che <strong>Dio</strong> ami il peccatore ed o<strong>di</strong> il peccato. Si<br />

tratta, però, <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stinzione priva <strong>di</strong> significato.<br />

Che altro c'è in un peccatore che peccato? <strong>Non</strong> è<br />

forse vero che: "Tutto il capo è malato, tutto il<br />

cuore è languente. Dalla pianta del piede fino alla<br />

testa non c'è nulla <strong>di</strong> sano in esso: non ci sono che<br />

ferite, contusioni, piaghe aperte, che non sono<br />

state ripulite, né fasciate, né lenite con olio" (Isaia<br />

1:5,6). È vero che <strong>Dio</strong> ama colui che <strong>di</strong>sprezza e<br />

respinge il Suo Figlio benedetto? <strong>Dio</strong> è Luce, allo<br />

stesso modo in cui Egli è amore, e quin<strong>di</strong> il Suo<br />

amore deve essere un amore santo. Dire a colui<br />

che respinge Cristo che <strong>Dio</strong> lo ama, significa<br />

cauterizzare la sua coscienza, come pure<br />

comunicargli il senso <strong>di</strong> sicurezza nei suoi peccati.<br />

Il fatto è che l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è una verità riservata<br />

solo ai santi, e presentarla ai nemici <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

significa prendere il pane destinato ai figli e<br />

gettarlo ai cani. Con l'eccezione <strong>di</strong> Giovanni 3:16,<br />

non c'è una sola volta nei quattro vangeli, in cui<br />

292


leggiamo del Signore Gesù - il Maestro perfetto -<br />

che <strong>di</strong>ca a dei peccatori che <strong>Dio</strong> li ama! Nel libro<br />

degli Atti degli Apostoli, che riporta l'opera<br />

evangelistica ed il messaggio degli apostoli, non si<br />

fa mai riferimento all'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! Quando<br />

giungiamo, però, alle epistole, che sono state<br />

scritte ai santi, abbiamo una presentazione<br />

completa <strong>di</strong> questa preziosa verità - l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

per coloro che Gli appartengono. Cerchiamo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>spensare rettamente la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ed allora<br />

non saremo trovati a prendere le verità che sono<br />

rivolte ai credenti, ed applicarle erroneamente agli<br />

increduli. Ciò che i peccatori devono u<strong>di</strong>re<br />

chiaramente, è ciò che parla dell'ineffabile santità,<br />

della rigorosa rettitu<strong>di</strong>ne, dell'inflessibile giustizia<br />

e della terribile ira <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. A costo <strong>di</strong> rischiare<br />

d'essere frainteso <strong>di</strong>ciamo - e vorremmo pure<br />

sentirlo <strong>di</strong>re da ogni evangelista e pre<strong>di</strong>catore del<br />

nostro Paese - che oggi si presenta Cristo fin<br />

troppo ai peccatori (da parte <strong>di</strong> coloro che sono<br />

sani nella fede), e troppo poco del loro bisogno <strong>di</strong><br />

Cristo, vale a <strong>di</strong>re della loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> assoluta<br />

rovina e per<strong>di</strong>zione, il pericolo imminente ed<br />

orribile che essi corrono delle sofferenze dell'ira a<br />

venire, la temibile colpevolezza che grava su <strong>di</strong><br />

loro agli occhi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> - presentare Cristo a coloro ai<br />

quali mai è stato mostrato il bisogno che essi<br />

hanno <strong>di</strong> Lui, davvero ci sembra essere gettare le<br />

perle ai porci 32 .<br />

32 Al riguardo del giovane ricco <strong>di</strong> cui è detto che Cristo "lo<br />

amò" (Mr. 10:21), noi cre<strong>di</strong>amo fermamente che egli fosse fra<br />

gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e che egli fosse stato "salvato"<br />

susseguentemente al <strong>di</strong>alogo con il Signore. Se qualcuno ci<br />

<strong>di</strong>cesse che questa è una deduzione arbitraria priva <strong>di</strong><br />

evidenze scritturali che lo provino, rispon<strong>di</strong>amo: è scritto<br />

"Colui che viene a me io non lo caccerò mai via", e<br />

certamente quest'uomo "era venuto" a Cristo. Si confronti<br />

293


Se è vero che <strong>Dio</strong> ama ogni membro della famiglia<br />

umana, allora perché il nostro Signore <strong>di</strong>ce ai suoi<br />

<strong>di</strong>scepoli: "Chi ha i miei comandamenti e li<br />

osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato<br />

dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui<br />

... Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il<br />

Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e<br />

<strong>di</strong>moreremo presso <strong>di</strong> lui" (Giovanni 14:21, 23)?<br />

Perché <strong>di</strong>re: "Chi mi ama sarà amato dal Padre<br />

mio" se il Padre …ama tutti? <strong>La</strong> stessa limitazione<br />

la possiamo trovare in Proverbi 8:17: "Io amo<br />

quelli che mi amano, e quelli che mi cercano mi<br />

trovano". Troviamo ancora: "Tu detesti tutti gli<br />

operatori d'iniquità" (Salmo 5:5) - non<br />

semplicemente le opere <strong>di</strong> iniquità. Ecco dunque<br />

un chiaro ripu<strong>di</strong>o dell'insegnamento che oggi va<br />

per la maggiore, che <strong>Dio</strong>, cioè o<strong>di</strong>a il peccato, ma<br />

ama i peccatori. <strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>ce: "Quelli che si<br />

gloriano, non potranno reggere davanti ai tuoi<br />

occhi; tu hai in o<strong>di</strong>o tutti gli operatori d'iniquità ..<br />

DIO è un giusto giu<strong>di</strong>ce e un <strong>Dio</strong> che si a<strong>di</strong>ra ogni<br />

giorno contro i malfattori" (Salmo 5:5,6); "Chi<br />

crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta <strong>di</strong><br />

credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

rimane su <strong>di</strong> lui" (Giovanni 3:36). Potrebbe <strong>Dio</strong><br />

"amare" coloro sui quali "rimane l'ira <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>". <strong>Non</strong><br />

è forse evidente che nelle parole: "L'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani<br />

8:39) pongono una riserva, un limite, sia nella<br />

sfera che negli oggetti del Suo amore? Ancora,<br />

non è chiaro dalle parole: "Ho amato Giacobbe e<br />

questo con il caso <strong>di</strong> Nicodemo. Anche lui era venuto a Cristo,<br />

eppure nulla in Giovanni 3 lascia supporre che egli fosse un<br />

uomo salvato, dopo il termine della sua conversazione con<br />

Cristo. Ciononostante, sappiamo dalla sua vita susseguente<br />

che egli non fu respinto.<br />

294


ho o<strong>di</strong>ato Esaù" (Romani 9:13), che <strong>Dio</strong> non ama<br />

tutti? Troviamo ancora scritto: "Il Signore corregge<br />

quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che<br />

riconosce come figli" (Ebrei 12:6). <strong>Non</strong> è forse<br />

vero che questo versetto insegna che l'amore <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> sia ristretto ai membri della Sua famiglia? Se<br />

Egli amasse ogni essere umano senza eccezione,<br />

allora la <strong>di</strong>stinzione e la limitazione qui<br />

menzionata, sarebbe priva <strong>di</strong> significato. Ci<br />

potremmo pure chiedere, alla fine, se sia mai<br />

concepibile che <strong>Dio</strong> ami chi sarà condannato al<br />

<strong>La</strong>go <strong>di</strong> Fuoco! Eppure, se li amasse ora, Egli pure<br />

lo farebbe allora, visto che il Suo amore non<br />

cambia - dato che in Lui "non c'è variazione né<br />

ombra <strong>di</strong> mutamento".<br />

Se ora consideriamo Giovanni 3:16, dovrebbe<br />

essere evidente dal brano or ora citato, che<br />

questo testo non regge l'accentuazione che <strong>di</strong><br />

solito vi è posta: "<strong>Dio</strong> ha tanto amato il mondo".<br />

Molti suppongono che questo significhi: "l'intera<br />

razza umana". "L'intera razza umana", però,<br />

include tutta l'umanità da Adamo fino al termine<br />

della storia del mondo: si estende, cioè, sia<br />

in<strong>di</strong>etro che avanti nel tempo! Considerate, allora,<br />

la storia dell'umanità prima che nascesse Cristo.<br />

Milioni <strong>di</strong> persone sono vissute e sono morte<br />

prima che nacque il Salvatore. Esse sono vissute<br />

"senza speranza e senza <strong>Dio</strong> nel mondo", e quin<strong>di</strong><br />

sono passati ad un'eternità <strong>di</strong> per<strong>di</strong>zione. Se <strong>Dio</strong> li<br />

avesse "amati", dov'è la prova che l'abbia fatto?<br />

<strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>chiara: "Egli, nelle generazioni<br />

passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la<br />

propria via" (Atti 14:16). <strong>La</strong> Scrittura <strong>di</strong>chiara:<br />

"Siccome non si sono curati <strong>di</strong> conoscere <strong>Dio</strong>, <strong>Dio</strong><br />

li ha abbandonati in balìa della loro mente<br />

perversa sì che facessero ciò che è sconveniente"<br />

295


(Romani 1:28). Ad Israele Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sse: "Voi soli ho<br />

conosciuto fra tutte le famiglie della terra" (Amos<br />

3:2). Alla luce <strong>di</strong> questi brani, chi sarebbe mai così<br />

folle da insistere che <strong>Dio</strong> nel passato abbia amato<br />

tutta l'umanità? Lo stesso s'applica, con uguale<br />

forza, al futuro. Leggete il libro dell'Apocalisse per<br />

intero, notando particolarmente i capitoli da 8 a<br />

19 dove troviamo i giu<strong>di</strong>zi che saranno riversati<br />

sulla terra. Leggete dei temibili guai ivi descritti, le<br />

spaventose piaghe, tutte le espressioni dell'ira <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> che saranno riversate sui malvagi. Leggete,<br />

infine, il capitolo 20 <strong>di</strong> Apocalisse, del gran trono<br />

bianco del giu<strong>di</strong>zio, e guardate pure se mai<br />

trovate la più piccola traccia <strong>di</strong> amore.<br />

Il contestatore, però, ritorna su Giovanni 3:16 e ci<br />

<strong>di</strong>ce: "Mondo significa mondo!". È vero, ma<br />

"mondo" non significa l'intera famiglia umana. Il<br />

fatto è che "il mondo" è usato in modo generale.<br />

Quando i fratelli <strong>di</strong> Cristo Gli <strong>di</strong>cono: "Se tu fai<br />

queste cose, manifèstati al mondo" (Giovanni 7:4),<br />

forse che intendevano: "Mostrati all'intera<br />

umanità"? Quando i Farisei <strong>di</strong>cono: "Vedete che<br />

non guadagnate nulla? Ecco, il mondo gli corre<br />

<strong>di</strong>etro!" (Giovanni 12:19), forse che intendevano<br />

che "l'intera umanità" stesse correndogli <strong>di</strong>etro?<br />

Quando l'apostolo scrive: "…rendo grazie al mio<br />

<strong>Dio</strong> per mezzo <strong>di</strong> Gesù Cristo riguardo a tutti voi,<br />

perché la vostra fede è <strong>di</strong>vulgata in tutto il<br />

mondo" (Romani 1:8), forse che intendeva <strong>di</strong>re<br />

che la fede dei santi <strong>di</strong> Roma era oggetto delle<br />

conversazioni <strong>di</strong> ogni uomo, donna e bambino<br />

dell'intero globo? Quando Apocalisse 13:3 ci<br />

informa che: "…tutta la terra, meravigliata, andò<br />

<strong>di</strong>etro alla bestia", dovremmo così intendere ogni<br />

essere umano del mondo intero senza eccezione?<br />

Che <strong>di</strong>re allora del resto fedele che sarà<br />

296


martirizzato (Apocalisse 20:4) perché non vuole<br />

ad essa sottomettersi? Questi ed altri brani simili<br />

potrebbero essere citati, per mostrare che il<br />

termine "il mondo" spesso ha una forza relativa<br />

più che assoluta.<br />

Ora, la prima cosa da notare al riguardo <strong>di</strong><br />

Giovanni 3:16, è che il nostro Signore stava<br />

parlando a Nicodemo - un uomo che credeva che<br />

la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> fosse confinata alla sua<br />

stessa nazione. Cristo, così, gli annuncia che<br />

l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel dare Suo Figlio, aveva un raggio<br />

d'interesse maggiore, che esso fluiva ben <strong>di</strong> là dei<br />

confini della Palestina, fino a raggiungere "gli<br />

estremi confini del mondo". In altre parole, questo<br />

era l'annuncio <strong>di</strong> Cristo che <strong>Dio</strong> si propone <strong>di</strong><br />

concedere grazia non solo agli israeliti, ma anche<br />

a pagani. "<strong>Dio</strong> ha tanto amato il mondo", quin<strong>di</strong>,<br />

significa che l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si estende a tutto il<br />

mondo, che ha una caratteristica internazionale.<br />

Significa forse che <strong>Dio</strong> ami ogni singolo in<strong>di</strong>viduo<br />

che si trovi fra i pagani? <strong>Non</strong> necessariamente<br />

perché, come abbiamo visto, il termine "mondo" è<br />

più generale che specifico, relativo più che<br />

assoluto. Il termine "mondo" <strong>di</strong> per se stesso, non<br />

è conclusivo. Per stabilire chi siano gli oggetti<br />

dell'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, dobbiamo consultare altri brani<br />

dove esso altresì è menzionato.<br />

In 2 Pietro 2:5, leggiamo: "…se non risparmiò il<br />

mondo antico ma salvò, con altre sette persone,<br />

Noè, pre<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> giustizia, quando mandò il<br />

<strong>di</strong>luvio su un mondo <strong>di</strong> empi". Qui si parla <strong>di</strong> "un<br />

mondo d'empi": se c'è un mondo d'empi, vi è pure<br />

un mondo <strong>di</strong> giusti. È <strong>di</strong> questi ultimi <strong>di</strong> cui si parla<br />

nei brani che considereremo ora brevemente.<br />

"Poiché il pane <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è quello che scende dal<br />

297


cielo, e dà vita al mondo" (Giovanni 6:33). Fate<br />

bene attenzione: Cristo non <strong>di</strong>ce: "offre vita", ma<br />

"dà vita". Qual è la <strong>di</strong>fferenza fra questi due<br />

termini? Questa: una cosa "offerta" può essere<br />

rifiutata, ma una cosa "data", implica<br />

necessariamente la sua accettazione 33 . Se non è<br />

accettata, non è neppure "data", è semplicemente<br />

profferta. Ecco dunque un testo biblico che<br />

afferma esplicitamente come Cristo <strong>di</strong>a via (vita<br />

spirituale, eterna) "al mondo". Ora, Egli non dà<br />

vita eterna al "mondo degli empi", perché essi non<br />

vogliono riceverla, non la vogliono. Ecco dunque<br />

come noi si sia obbligati a comprendere, in<br />

relazione a Giovanni 6:33, che si tratti del "mondo<br />

degli eletti” 34 , vale a <strong>di</strong>re, dello stesso popolo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>.<br />

Ancora uno. In 2 Corinzi 5:19 leggiamo: "Infatti <strong>Dio</strong><br />

era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo". Ciò<br />

che questo versetto intende è chiaramente<br />

definito dalle parole che, ad esso,<br />

imme<strong>di</strong>atamente seguono, cioè: "…non<br />

imputando agli uomini le loro colpe". Anche qui "il<br />

mondo" non può significare "il mondo degli empi",<br />

perché, <strong>di</strong> fatto, la Scrittura testimonia che, nel<br />

giorno del giu<strong>di</strong>zio, <strong>di</strong> fronte al Grande Trono<br />

bianco, le loro colpe saranno chiaramente loro<br />

"imputate". 2 Corinzi 5:19 insegna chiaramente<br />

che, però, vi è un mondo che sarà "riconciliato"<br />

con <strong>Dio</strong> e le cui colpe non verranno imputate,<br />

messe a carico, essendo state "caricate" sul loro<br />

Sostituto. Chi appartiene a questo mondo? Solo<br />

una risposta è possibile: il mondo del popolo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>! Allo stesso modo, in ultima analisi, in<br />

33 <strong>La</strong> grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non è conferita volenti o nolenti.<br />

34 Orig. "of the godly", lett. Dei pii, <strong>di</strong> coloro che <strong>Dio</strong> giustifica.<br />

298


Giovanni 3:16, il "mondo" <strong>di</strong> cui si parla, deve<br />

riferirsi al mondo del popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Dobbiamo <strong>di</strong>re<br />

così perché non esiste alcun'altra soluzione<br />

alternativa. <strong>Non</strong> può significare l'intera razza<br />

umana, perché parte <strong>di</strong> essa era già all'inferno<br />

quando Cristo venne sulla terra. <strong>Non</strong> è onesto<br />

verso la Scrittura insistere che esso significhi ogni<br />

essere umano ora vivente, perché ogni altro brano<br />

del Nuovo Testamento, dove si menziona l'amore<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, esso viene limitato al Suo popolo - cercate<br />

e vedrete! Gli oggetti dell'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in Giovanni<br />

3:16 sono precisamente gli stessi che gli oggetti<br />

dell'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in Giovanni 13:1 Or prima della<br />

festa <strong>di</strong> Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta<br />

per lui l'ora <strong>di</strong> passare da questo mondo al Padre,<br />

avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò<br />

sino alla fine".<br />

L'interpretazione che abbiamo dato <strong>di</strong> Giovanni<br />

3:16 non è affatto nuova, non ce la siamo<br />

inventata noi: essa è quasi uniformemente<br />

proposta dai Riformatori, dai Puritani e da molti<br />

altri da allora 35 .<br />

5. Consideriamo ora il nostro terzo capitolo: la<br />

Sovranità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nella salvezza. Innumerevoli<br />

potrebbero essere le questioni sollevabili al<br />

riguardo. È strano, ma vero, che molti che<br />

riconoscono la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sulle cose<br />

materiali, sono pronti a cavillare con inverosimili<br />

sofismi quando insistiamo che <strong>Dio</strong> sia pure<br />

sovrano sulla sfera spirituale. Se la prendono però<br />

con <strong>Dio</strong>, e non con noi, dato che abbiamo fornito<br />

molti testi biblici in appoggio a ciò che abbiamo<br />

affermato. Se non riescono essi a sod<strong>di</strong>sfare i<br />

35 Per un'ulteriore <strong>di</strong>scussione su Giovanni 3:16, si veda<br />

l'Appen<strong>di</strong>ce III.<br />

299


nostri lettori, è inutile che noi tentiamo <strong>di</strong><br />

convincerli. Ciò che ora scriveremo è destinato a<br />

coloro che <strong>di</strong> fatto si piegano all'autorità delle<br />

Sacre Scritture, ed è per loro beneficio che ci<br />

proponiamo <strong>di</strong> esaminare <strong>di</strong>versi altri testi biblici<br />

che, <strong>di</strong> proposito, abbiamo riservato proprio per<br />

questo capitolo.<br />

Forse il testo che ha particolarmente presentato la<br />

<strong>di</strong>fficoltà più grande per quelli che hanno visto le<br />

Sacre Scritture insegnare, brano dopo brano,<br />

l'elezione a salvezza <strong>di</strong> un numero limitato <strong>di</strong><br />

persone, è 2 Pietro 3:9 "… non volendo che<br />

qualcuno perisca, ma che tutti giungano al<br />

ravve<strong>di</strong>mento". <strong>La</strong> prima cosa da <strong>di</strong>re sul testo<br />

citato è che quello, come ogni altro nella Scrittura,<br />

deve essere compreso ed interpretato alla luce del<br />

suo contesto. Ciò che abbiamo citato nel<br />

paragrafo precedente è solo parte del versetto,<br />

l'ultima parte! Certamente dovremmo permettere<br />

anche alla prima sua parte <strong>di</strong> parlarci. Al fine <strong>di</strong><br />

stabilire ciò che queste parole intendano <strong>di</strong>re, vale<br />

a <strong>di</strong>re, che le parole "qualcuno" e "tutti" debbano<br />

essere accolte senza riserve, deve prima essere<br />

<strong>di</strong>mostrato che il contesto al quale si riferiscono,<br />

sia l'intera razza umana! Se questo non può<br />

essere <strong>di</strong>mostrato, se non si trova alcuna<br />

premessa che lo giustifichi, allora anche la<br />

conclusione non potrà essere giustificata.<br />

Riflettiamo sulla prima parte del versetto: "Il<br />

Signore non ritarda l'adempimento della sua<br />

promessa". Notate in primo luogo come<br />

"promessa" sia al singolare: non è "promesse". A<br />

quale promessa fa riferimento il testo? <strong>La</strong><br />

promessa della salvezza? Dove mai nell'intera<br />

Scrittura Id<strong>di</strong>o ha promesso <strong>di</strong> salvare l'intera<br />

razza umana? Da nessuna parte. <strong>La</strong> "promessa"<br />

300


alla quale qui ci si riferisce non è sulla salvezza.<br />

Qual è allora? Il contesto ce lo <strong>di</strong>ce. "Sappiate<br />

questo, prima <strong>di</strong> tutto: che negli ultimi giorni<br />

verranno schernitori beffar<strong>di</strong>, i quali si<br />

comporteranno secondo i propri desideri<br />

peccaminosi e <strong>di</strong>ranno: «Dov'è la promessa della<br />

sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono<br />

addormentati, tutte le cose continuano come dal<br />

principio della creazione»" (3,4). Il contesto si<br />

riferisce alla promessa <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> far ritornare il Suo<br />

<strong>di</strong>letto Figlio. Molti secoli, però, sono passati, e<br />

questa promessa non è stata ancora realizzata. È<br />

vero, il ritardo, però, può sembrare tale solo dal<br />

nostro punto <strong>di</strong> vista, non da quello dei tempi <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>! A riprova <strong>di</strong> questo, ci viene rammentato: "Ma<br />

voi, carissimi, non <strong>di</strong>menticate quest'unica cosa:<br />

per il Signore un giorno è come mille anni, e mille<br />

anni sono come un giorno" (8). Nel computo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, meno <strong>di</strong> due giorni sono passati da quando ha<br />

fatto la promessa <strong>di</strong> rimandare Cristo. <strong>Non</strong> solo<br />

questo. Il ritardo del Padre nel rimandare il Suo<br />

<strong>di</strong>letto Figlio non è dovuto a "negligenza" da parte<br />

Sua, ma è stato motivato dalla Sua "pazienza". <strong>La</strong><br />

Sua pazienza verso <strong>di</strong> chi? Il versetto che<br />

consideriamo ci <strong>di</strong>ce: "…ma è paziente verso <strong>di</strong><br />

voi". Chi sono questi "voi"? L'intera razza umana o<br />

il popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>? Alla luce del contesto non siamo<br />

affatto liberi <strong>di</strong> formarci, al riguardo, un'opinione,<br />

perché è lo Spirito Santo che chiarisce la<br />

questione in modo in<strong>di</strong>scutibile. Il versetto<br />

d'apertura del capitolo <strong>di</strong>ce: "Carissimi, questa è<br />

già la seconda lettera che vi scrivo". Ancora, nel<br />

versetto imme<strong>di</strong>atamente precedente, egli<br />

<strong>di</strong>chiara: "Ma voi, carissimi, non <strong>di</strong>menticate<br />

quest'unica cosa…" (8). Il "noi", quin<strong>di</strong>, si riferisce<br />

a coloro che egli considera "carissimi" per il<br />

301


Signore. Essi sono coloro a cui l'intera epistola è<br />

rivolta, vale a <strong>di</strong>re: "Simon Pietro, servo e apostolo<br />

<strong>di</strong> Gesù Cristo, a coloro che hanno ottenuto una<br />

fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del<br />

nostro <strong>Dio</strong> e Salvatore Gesù Cristo" (1:1). Notate<br />

come la fede che viene attribuita qui ai destinatari<br />

<strong>di</strong> questa lettera, sia stata "ottenuta", si tratti cioè<br />

<strong>di</strong> un dono che sovranamente Id<strong>di</strong>o ha loro<br />

concesso. <strong>Non</strong> c'è dunque spazio per dubbio<br />

alcuno, o cavillo pretestuoso: quel "noi" non sono<br />

altri che "gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>". Citiamo ora l'intero<br />

versetto: "Il Signore non ritarda l'adempimento<br />

della sua promessa, come pretendono alcuni; ma<br />

è paziente verso <strong>di</strong> voi, non volendo che qualcuno<br />

perisca, ma che tutti giungano al ravve<strong>di</strong>mento"<br />

(9). Come potrebbe essere più chiaro <strong>di</strong> così? Il<br />

"qualcuno" del versetto, che <strong>Dio</strong> non vuole che<br />

perisca, sono il "voi" verso i quali <strong>Dio</strong> ha<br />

"pazienza", i "carissimi" del versetto precedente.<br />

2 Pietro 3:9 significa, quin<strong>di</strong>, che <strong>Dio</strong> non farà<br />

ritornare Suo Figlio "finché non sia entrata la<br />

totalità degli stranieri" (Romani 11:25), cioè i<br />

Gentili. <strong>Dio</strong> non farà ritornare Suo Figlio fintanto<br />

che sia stato completamente raccolto il Suo<br />

popolo da ogni nazione. <strong>Dio</strong> non farà ritornare<br />

Suo Figlio fintanto che il Corpo <strong>di</strong> Cristo non sarà<br />

completo, fintanto che coloro che Egli ha eletto a<br />

salvezza in questa <strong>di</strong>spensazione, non saranno<br />

condotti a Lui. Ringraziamo <strong>Dio</strong> per la Sua<br />

pazienza verso <strong>di</strong> noi! Se Cristo fosse tornato<br />

vent'anni fa, io sarei rimasto a perire nei miei<br />

peccati! Questo, però, non avrebbe potuto<br />

avvenire, per questo Egli ha "ritardato" il Suo<br />

ritorno. È per la stessa ragione che Egli "ritarda" il<br />

Suo avvento. Il Suo proposito decretato è che tutti<br />

gli eletti giungano a ravve<strong>di</strong>mento, ed a<br />

302


avve<strong>di</strong>mento essi verranno. L'attuale intervallo <strong>di</strong><br />

grazia non terminerà fintanto che "le altre pecore"<br />

(Giovanni 10:16) saranno portate al sicuro<br />

dell'ovile: allora Cristo tornerà!<br />

6. Nell'esporre la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo<br />

nella salvezza, abbiamo mostrato come il Suo<br />

potere sia irresistibile, che, per l'opera Sua <strong>di</strong><br />

grazia su <strong>di</strong> loro ed in loro, Egli "spinge" gli eletti<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong> a venire a Cristo. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> dello Spirito<br />

Santo è presentata non solo in Giovanni 3:8, dov'è<br />

detto che: "Il vento soffia dove vuole, e tu ne o<strong>di</strong> il<br />

rumore, ma non sai né da dove viene né dove va;<br />

così è <strong>di</strong> chiunque è nato dallo Spirito", ma è<br />

affermato pure in altri brani.<br />

In 1 Corinzi 12:11 leggiamo: "…tutte queste cose<br />

le opera quell'unico e medesimo Spirito,<br />

<strong>di</strong>stribuendo i doni a ciascuno in particolare come<br />

vuole". Ancora, in Atti 16:6,7 leggiamo: " Poi<br />

attraversarono la Frigia e la regione della Galazia,<br />

perché lo Spirito Santo vietò loro <strong>di</strong> annunziare la<br />

parola in Asia; e, giunti ai confini della Misia,<br />

cercavano <strong>di</strong> andare in Bitinia; ma lo Spirito <strong>di</strong><br />

Gesù non lo permise loro". Ve<strong>di</strong>amo così come lo<br />

Spirito Santo interponga la Sua volontà sovrana in<br />

opposizione alla determinazione degli apostoli. Si<br />

obietta, però, contro quest'affermazione<br />

sull'irresistibilità della volontà e della potenza<br />

dello Spirito Santo, che vi sono due brani, uno<br />

nell'Antico Testamento, ed un altro nel Nuovo, che<br />

sembrano militare contro questa conclusione. <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>sse anticamente: " Lo Spirito mio non<br />

contenderà per sempre con l'uomo" (Genesi 6:3).<br />

Inoltre, ai Giudei, Stefano <strong>di</strong>chiara: "Gente <strong>di</strong> collo<br />

duro e incirconcisa <strong>di</strong> cuore e d'orecchi, voi<br />

opponete sempre resistenza allo Spirito Santo;<br />

303


come fecero i vostri padri, così fate anche voi.<br />

Quale dei profeti non perseguitarono i vostri<br />

padri? Essi uccisero quelli che preannunciavano la<br />

venuta del Giusto, del quale voi ora siete <strong>di</strong>venuti<br />

i tra<strong>di</strong>tori e gli uccisori" (Atti 7:51,52). Se i Giudei<br />

potevano "opporre resistenza" allo Spirito Santo,<br />

come si può <strong>di</strong>re che la Sua potenza sia<br />

irresistibile? <strong>La</strong> risposta si trova in Nehemia 9:30 "<br />

Hai avuto pazienza con loro molti anni, mentre li<br />

avvertivi per mezzo del tuo Spirito e per bocca dei<br />

tuoi profeti; ma essi non vollero dare ascolto, e tu<br />

li hai messi in mano ai popoli dei paesi stranieri".<br />

Israele aveva "resistito" all'opera esterna dello<br />

Spirito Santo. Essi non davano ascolto ai profeti, e<br />

non ad alcunché lo Spirito Santo avesse operato<br />

in loro. Essi avevano opposto resistenza alle<br />

motivazioni presentate loro dai messaggi ispirati<br />

dei profeti. Forse può aiutare il lettore a<br />

comprendere meglio ciò che inten<strong>di</strong>amo,<br />

confrontando questo con Matteo 11:20-24 "Allora<br />

egli prese a rimproverare le città nelle quali era<br />

stata fatta la maggior parte delle sue opere<br />

potenti, perché non si erano ravvedute: «Guai a<br />

te, Corazin! Guai a te, Betsaida! perché se in Tiro<br />

e Sidone fossero state fatte le opere potenti<br />

compiute tra <strong>di</strong> voi, già da molto tempo si<br />

sarebbero pentite ecc. " 36 . Il nostro Signore<br />

36 "…con cilicio e cenere. Perciò vi <strong>di</strong>chiaro che nel<br />

giorno del giu<strong>di</strong>zio la sorte <strong>di</strong> Tiro e <strong>di</strong> Sidone sarà più<br />

tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai forse<br />

innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino all'Ades.<br />

Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere<br />

potenti compiute in te, essa sarebbe durata fino ad<br />

oggi. Perciò, vi <strong>di</strong>chiaro, nel giorno del giu<strong>di</strong>zio la sorte<br />

del paese <strong>di</strong> Sodoma sarà più tollerabile della tua»."…<br />

con cilicio e cenere. Perciò vi <strong>di</strong>chiaro che nel giorno<br />

304


pronuncia dei guai su queste città che non si sono<br />

ravvedute a causa dei potenti miracoli che Egli<br />

aveva compiuto davanti a loro, e non per alcuna<br />

opera interiore della Sua grazia!<br />

Confrontando questo con 1 Pietro 3:18-20, si nota<br />

che era stato attraverso Noè che lo Spirito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

aveva "conteso" con gli anti<strong>di</strong>luviani. <strong>La</strong><br />

<strong>di</strong>stinzione notata qui è stata riassunta da Andrew<br />

Fuller (un altro scrittore scomparso dal quale i<br />

moderni potrebbero imparare molto), in questo<br />

modo: "Vi sono due tipi <strong>di</strong> influenze che <strong>Dio</strong><br />

esercita sulla mente dell'uomo. <strong>La</strong> prima è quella<br />

comune, quella operata attraverso l'uso or<strong>di</strong>nario<br />

delle motivazioni presentate alla mente affinché le<br />

consideri; la seconda è quella speciale e<br />

sovrannaturale. <strong>La</strong> prima non contiene nulla <strong>di</strong><br />

misterioso, nulla <strong>di</strong> più che l'influenza che possono<br />

avere le parole sulle azioni; l'altra, però, è un<br />

mistero tale che <strong>di</strong> essa noi non ve<strong>di</strong>amo altro se<br />

non gli effetti. <strong>La</strong> prima dovrebbe essere efficace,<br />

la seconda lo è <strong>di</strong> fatto".<br />

L'opera dello Spirito Santo sull'uomo e verso<br />

l'uomo, è sempre qualcosa a cui si resiste; la Sua<br />

opera nel suo intimo ha sempre successo. Che<br />

cosa <strong>di</strong>cono le Scritture al riguardo? Questo: "E ho<br />

questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi<br />

un'opera buona, la condurrà a compimento fino al<br />

giorno <strong>di</strong> Cristo Gesù" (Filippesi 1:6).<br />

del giu<strong>di</strong>zio la sorte <strong>di</strong> Tiro e <strong>di</strong> Sidone sarà più<br />

tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai forse<br />

innalzata fino al cielo? No, tu scenderai fino all'Ades.<br />

Perché se in Sodoma fossero state fatte le opere<br />

potenti compiute in te, essa sarebbe durata fino ad<br />

oggi. Perciò, vi <strong>di</strong>chiaro, nel giorno del giu<strong>di</strong>zio la sorte<br />

del paese <strong>di</strong> Sodoma sarà più tollerabile della tua».<br />

305


7. <strong>La</strong> prossima questione da considerare è questa:<br />

Perché pre<strong>di</strong>care l'Evangelo ad ogni creatura? Se<br />

<strong>Dio</strong> Padre ha predestinato alla salvezza solo un<br />

numero determinato <strong>di</strong> persone, se <strong>Dio</strong> il Figlio è<br />

morto per realizzare la salvezza solo <strong>di</strong> coloro che<br />

dal Padre Gli sono stati affidati, e se <strong>Dio</strong> lo Spirito<br />

Santo non vivifica altri che gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, allora a<br />

che serve pubblicare l'Evangelo in generale nel<br />

mondo? A che serve <strong>di</strong>re ai peccatori che: "Chi<br />

crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta <strong>di</strong><br />

credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

rimane su <strong>di</strong> lui" (Giovanni 3:36)?<br />

In primo luogo è <strong>di</strong> grande importanza che le<br />

nostre idee siano chiare sulla natura dell'Evangelo<br />

stesso. L'Evangelo è la buona notizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> al<br />

riguardo <strong>di</strong> Cristo, e non riguardo ai peccatori.<br />

"Paolo, servo <strong>di</strong> Cristo Gesù, chiamato ad essere<br />

apostolo, messo a parte per il vangelo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, che<br />

egli aveva già promesso per mezzo dei suoi<br />

profeti nelle sante Scritture riguardo al Figlio suo,<br />

nato dalla stirpe <strong>di</strong> Davide secondo la carne"<br />

(Romani 1:1-3). <strong>Dio</strong> intese che fosse proclamato<br />

con tutta l'ampiezza possibile il fatto stupefacente<br />

che il Suo <strong>di</strong>letto Figlio "<strong>di</strong>venne ubbi<strong>di</strong>ente fino<br />

alla morte, ed alla morte <strong>di</strong> croce". È necessario<br />

rendere testimonianza universale<br />

all'incomparabile valore della Persona e dell'opera<br />

<strong>di</strong> Cristo. Notate la parola "testimonianza" in<br />

Matteo 24:14 "E questo vangelo del regno sarà<br />

pre<strong>di</strong>cato in tutto il mondo, affinché ne sia resa<br />

testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine".<br />

L'Evangelo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è "testimonianza" alle perfezioni<br />

<strong>di</strong> Suo Figlio. Notate le parole dell'Apostolo: "Noi<br />

siamo infatti davanti a <strong>Dio</strong> il profumo <strong>di</strong> Cristo fra<br />

quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli<br />

che sono sulla via della per<strong>di</strong>zione" (2 Corinzi<br />

306


2:15). Al riguardo del carattere e del contenuto<br />

dell'Evangelo, oggi regna la massima confusione.<br />

L'Evangelo non è "un'offerta" da essere gridata sul<br />

mercato da parte <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>tori ambulanti<br />

evangelistici. L'Evangelo non è un semplice invito,<br />

ma una proclamazione, una proclamazione al<br />

riguardo <strong>di</strong> Cristo, …sia che la gente ci creda<br />

oppure no! A nessuno è richiesto <strong>di</strong> credere che<br />

Cristo sia morto per lui in particolare. L'Evangelo,<br />

in breve, è questo: "Cristo è morto per peccatori,<br />

tu sei un peccatore, cre<strong>di</strong> in Cristo, e tu sarai<br />

salvato". Nell'Evangelo, <strong>Dio</strong> semplicemente<br />

annuncia i termini rispetto ai quali si può ottenere<br />

salvezza (vale a <strong>di</strong>re: ravve<strong>di</strong>mento e fede), e,<br />

in<strong>di</strong>scriminatamente, a tutti è comandato <strong>di</strong><br />

adempierli.<br />

In secondo luogo, il ravve<strong>di</strong>mento e la<br />

remissione dei peccati devono essere pre<strong>di</strong>cati in<br />

nome del Signore Gesù "a tutte le nazioni" (Luca<br />

24:47), perché gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono "<strong>di</strong>spersi"<br />

(Giovanni 11:52) fra le nazioni, ed è me<strong>di</strong>ante la<br />

pre<strong>di</strong>cazione e l'ascolto dell'Evangelo, che essi<br />

sono chiamati fuori dal mondo. L'Evangelo è il<br />

mezzo che <strong>Dio</strong> usa nel salvare i Suoi eletti. Per<br />

natura, gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono "figli d'ira" tanto<br />

quanto gli altri. Essi sono peccatori perduti che<br />

hanno bisogno <strong>di</strong> un Salvatore, ed<br />

in<strong>di</strong>pendentemente da Cristo, per loro, non vi sarà<br />

alcuna salvezza. Ecco perché l'Evangelo deve<br />

essere creduto da loro prima che essi possano<br />

rallegrarsi nel sapere che i loro peccati sono stati<br />

perdonati. L'Evangelo è il ventilabro <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: esso<br />

separa la pula dal grano, e raccoglie quest'ultimo<br />

nei granai.<br />

307


In terzo luogo, bisogna notare che <strong>Dio</strong>, nella<br />

pre<strong>di</strong>cazione dell'Evangelo, si propone anche altri<br />

scopi oltre alla salvezza dei Suoi eletti. Il mondo<br />

esiste per amore degli eletti, eppure altri ne<br />

hanno pure beneficio. Così, la Parola è pre<strong>di</strong>cata<br />

per amore degli eletti, mentre gli altri pure<br />

avranno beneficio dalla chiamata esterna. Il sole<br />

brilla, anche se i ciechi non lo possono vedere. <strong>La</strong><br />

pioggia cade anche sulle montagne rocciose e sui<br />

deserti, allo stesso modo in cui cade su valli<br />

feconde e fruttuose. Allo stesso modo <strong>Dio</strong><br />

permette che l'Evangelo cada sulle orecchie dei<br />

non eletti. <strong>La</strong> potenza dell'Evangelo è uno dei<br />

mezzi che <strong>Dio</strong> usa per tenere in scacco la<br />

malvagità <strong>di</strong> questo mondo. Molti che non saranno<br />

mai salvati, ne saranno comunque riformati: le<br />

loro concupiscenze saranno tenute a freno, e<br />

saranno trattenuti dal <strong>di</strong>ventare persino peggiori.<br />

Inoltre, la pre<strong>di</strong>cazione dell'Evangelo ai non eletti<br />

produce un ammirevole test del loro carattere.<br />

Essa esibisce il carattere inveterato del loro<br />

peccato; essa <strong>di</strong>mostra che il loro cuore è in<br />

inimicizia contro <strong>Dio</strong>; essa giustifica la<br />

<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Cristo che: "…la luce è venuta nel<br />

mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla<br />

luce, perché le loro opere erano malvagie"<br />

(Giovanni 3:19).<br />

Infine, è sufficiente per noi sapere che ci sia stato<br />

comandato <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>care l'Evangelo ad ogni<br />

creatura. <strong>Non</strong> spetta a noi giu<strong>di</strong>care se questo sia<br />

o meno coerente con il fatto che "molti siano i<br />

chiamati, ma pochi gli eletti". È nostro dovere<br />

ubbi<strong>di</strong>re. Dobbiamo renderci conto che ci sono<br />

tante cose che la nostra mente limitata non può<br />

comprendere appieno. Anche per noi potrebbe<br />

valere ciò che Gesù <strong>di</strong>ce ad uno che Lo contesta:<br />

308


"In verità vi <strong>di</strong>co: ai figli degli uomini saranno<br />

perdonati tutti i peccati e qualunque bestemmia<br />

avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato<br />

contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno,<br />

ma è reo <strong>di</strong> un peccato eterno" (Marco 3:28,29), e<br />

non vi può essere altro che certezza che i Giudei si<br />

fossero macchiati proprio <strong>di</strong> questo peccato (cfr.<br />

Matteo 12:24 ecc.) e che la loro <strong>di</strong>struzione fosse<br />

inevitabile. Ciononostante, quasi due mesi più<br />

tar<strong>di</strong>, Egli comanda che i Suoi <strong>di</strong>scepoli pre<strong>di</strong>chino<br />

l'Evangelo ad ogni creatura. Quando chi ci<br />

contesta potrà mostrarci queste due cose - il fatto<br />

che alcuni fra i Giudei avevano commesso il<br />

peccato per il quale non vi è perdono, ed il fatto<br />

che l'Evangelo dovesse essere pre<strong>di</strong>cato proprio a<br />

loro - noi cercheremo <strong>di</strong> fornire una soluzione più<br />

sod<strong>di</strong>sfacente che quella data più sopra al<br />

riguardo dell'armonia possibile fra una<br />

proclamazione universale dell'Evangelo ed una<br />

limitazione del suo potere salvifico solo a coloro<br />

che <strong>Dio</strong> ha predestinato ad essere resi conformi<br />

all'immagine <strong>di</strong> Suo Figlio. Una volta ancora<br />

<strong>di</strong>remo che non tocca a noi dar ragione<br />

dell'Evangelo, tocca a noi pre<strong>di</strong>carlo. Quando <strong>Dio</strong><br />

aveva or<strong>di</strong>nato ad Abraamo d'offrire in sacrificio<br />

suo figlio, egli avrebbe potuto obiettare che<br />

questo era incoerente con la Sua promessa che da<br />

lui sarebbe, da Isacco, sorta una gran<br />

<strong>di</strong>scendenza. Invece che mettersi a <strong>di</strong>scutere,<br />

però, Egli ubbi<strong>di</strong>sce, e lascia a <strong>Dio</strong> il compito <strong>di</strong><br />

armonizzare la Sua promessa con il Suo comando.<br />

Anche Geremia avrebbe potuto contestare a <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong> avergli chiesto ciò che ai suoi occhi era<br />

irragionevole. Di fatti <strong>Dio</strong> aveva detto: "Di' loro<br />

tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno;<br />

chiamali, ma essi non ti risponderanno" (Geremia<br />

309


7:27). Geremia, però ubbi<strong>di</strong>sce. Anche Ezechiele<br />

avrebbe potuto lamentarsi quando il Signore gli<br />

aveva chiesto: "Egli mi <strong>di</strong>sse: «Figlio d'uomo, va',<br />

recati alla casa d'Israele, e riferisci loro le mie<br />

parole; poiché tu sei mandato, non a un popolo<br />

dal parlare oscuro e dalla lingua incomprensibile,<br />

ma alla casa d'Israele; non a molti popoli dal<br />

parlare oscuro e dalla lingua incomprensibile, <strong>di</strong><br />

cui tu non capisca le parole. Certo, se io ti<br />

mandassi a loro, essi ti darebbero ascolto; ma la<br />

casa d'Israele non ti vorrà ascoltare, perché non<br />

vogliono ascoltare me; poiché tutta la casa<br />

d'Israele ha la fronte dura e il cuore ostinato"<br />

(Ezechiele 3:4-7). "Anima mia, anche se la verità,<br />

così luminosa, dovesse abbagliare e confondere la<br />

mia vista, ancora io ubbi<strong>di</strong>rei alla Sua Parola<br />

scritta, ed attenderei il grande e decisivo giorno"<br />

(I. Watts). Bene è stato pure detto: "L'Evangelo<br />

non ha perduto nulla della sua antica potenza. È<br />

altrettanto grande oggi <strong>di</strong> quando fu pre<strong>di</strong>cato per<br />

la prima volta. È la potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per la salvezza<br />

<strong>di</strong> chiunque crede. <strong>Non</strong> ha bisogno <strong>di</strong><br />

giustificazioni, né d'aiuto né <strong>di</strong> sostegno. Può<br />

vincere ogni ostacolo ed infrangere ogni barriera.<br />

<strong>Non</strong> c'è alcunché l'uomo possa inventare che<br />

possa preparare il peccatore a riceverlo, perché se<br />

<strong>Dio</strong> lo ha mandato, non c'è potere al mondo che<br />

possa ostacolarlo, e se Egli l'ha inviato, non c'è<br />

alcun potere che possa renderlo efficace" (Dott.<br />

Bullinger).<br />

Questo capitolo potrebbe essere esteso<br />

indefinitamente, ma è già troppo lungo. Una<br />

parola o due basterà, allora, per terminarlo. Un<br />

certo numero <strong>di</strong> questioni supplementari saranno<br />

trattate ancora nelle pagine che seguiranno, e se<br />

ancora avremo mancato <strong>di</strong> trattare questioni<br />

310


ilevanti, spetterà al lettore fare ciò che <strong>di</strong>ce<br />

l'Apostolo: "Se poi qualcuno <strong>di</strong> voi manca <strong>di</strong><br />

saggezza, la chieda a <strong>Dio</strong> che dona a tutti<br />

generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data"<br />

(Giacomo 1:5).<br />

311


312


12. Il valore <strong>di</strong> questa dottrina<br />

"Ogni Scrittura è ispirata da <strong>Dio</strong> e utile a<br />

insegnare, a riprendere, a correggere, a educare<br />

alla giustizia, perché l'uomo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia completo e<br />

ben preparato per ogni opera buona" (2 Timoteo<br />

3:16,17).<br />

"Dottrina" significa "insegnamento", ed è<br />

attraverso la dottrina o l'insegnamento, che ci<br />

sono rese note le gran<strong>di</strong> realtà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e del nostro<br />

rapporto con Lui - del Cristo, dello Spirito, della<br />

salvezza, della grazia e della gloria. È me<strong>di</strong>ante <strong>La</strong><br />

dottrina (per la potenza dello Spirito) che i<br />

credenti sono nutriti ed e<strong>di</strong>ficati. Dove la dottrina<br />

è trascurata, cessano necessariamente la crescita<br />

nella grazia ed un'efficace testimonianza a Cristo.<br />

È triste notare come oggi la dottrina sia<br />

<strong>di</strong>sdegnata come "non pratica", perché, <strong>di</strong> fatto, la<br />

dottrina sta alla base stessa della fede e della<br />

pratica - "poiché, come pensa nel suo cuore, così<br />

egli è" (Proverbi 23:7 ND). Il rapporto fra verità<br />

<strong>di</strong>vina ed il carattere del cristiano è quello <strong>di</strong><br />

causa ed effetto - "conoscerete la verità e la verità<br />

vi farà liberi" (Giovanni 8:32) - liberi<br />

dall'ignoranza, liberi dai pregiu<strong>di</strong>zi, liberi<br />

dall'errore, liberi dalle macchinazioni <strong>di</strong> Satana,<br />

liberi dalla potenza del male. Se la verità non è<br />

"conosciuta", allora non si potrà avere tale libertà.<br />

Osservate l'or<strong>di</strong>ne dei termini del testo biblico<br />

citato in apertura. Tutta la Scrittura è utile,<br />

dapprima per insegnare, cioè per la "dottrina"! Si<br />

può osservare lo stesso or<strong>di</strong>ne nelle epistole,<br />

particolarmente nei gran<strong>di</strong> trattati dottrinali<br />

dell'apostolo Paolo. Leggete l'epistola ai Romani, e<br />

troverete come non vi sia una singola<br />

313


ammonizione nei primi cinque capitoli.<br />

Nell'epistola agli Efesini, non vi sono esortazioni<br />

fino a che si raggiunge il quarto capitolo. L'or<strong>di</strong>ne<br />

consiste, prima in un'esposizione dottrinale, e poi<br />

gli ammonimenti e le esortazioni per regolare il<br />

comportamento quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Sostituire all'esposizione dottrinale la cosiddetta<br />

pre<strong>di</strong>cazione "pratica" è causa <strong>di</strong> molte fra le<br />

malattie che affliggono la chiesa <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>La</strong> ragione<br />

per la quale vi è così poco spessore, così poca<br />

intelligenza, così poca comprensione delle verità<br />

fondamentali del cristianesimo è che solo pochi<br />

credenti sono ra<strong>di</strong>cati nella fede attraverso<br />

l'esposizione e lo stu<strong>di</strong>o delle dottrine della grazia.<br />

Se l'anima non è ben salda nella dottrina della<br />

<strong>di</strong>vina ispirazione delle Sacre Scritture - la loro<br />

ispirazione piena e verbale - non vi sarà alcun<br />

fondamento fermo su cui si possa appoggiare la<br />

fede. Quando l'anima è ignorante della dottrina<br />

della giustificazione, essa non potrà avere alcuna<br />

intelligente certezza <strong>di</strong> essere accettata in Cristo.<br />

Quando l'anima ha poca familiarità<br />

dell'insegnamento della Parola sulla<br />

santificazione, allora si renderà <strong>di</strong>sponibile ad<br />

accettare tutte le crudezze e gli errori dei<br />

Perfezionisti, o dei seguaci del "Movimento <strong>di</strong><br />

santità". Quando l'anima non sa che cosa la<br />

Scrittura abbia da <strong>di</strong>re sulla dottrina della Nuova<br />

Nascita, essa non potrà comprendere in modo<br />

appropriato ciò che significa che nel credente vi<br />

sono due nature, e qui l'ignoranza scaturirà<br />

inevitabilmente nella per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> gioia.<br />

Potremmo andare avanti in questo modo con tutta<br />

la lista delle dottrine cristiane. È l'ignoranza della<br />

dottrina che ha reso impotente la chiesa<br />

professante ad affrontare l'alta marea<br />

314


dell'in<strong>di</strong>fferenza e dell'incredulità. È l'ignoranza<br />

della dottrina ad essere prevalentemente<br />

responsabile delle migliaia <strong>di</strong> cristiani professanti<br />

oggi cadano nelle trappole e servitù <strong>di</strong> numerosi<br />

errori. È arrivato, per gran parte delle chiese, "il<br />

tempo che non sopporteranno più la sana<br />

dottrina" (2 Timoteo 4:3) tanto da accogliere<br />

prontamente false dottrine.<br />

È vero, naturalmente, che la dottrina, come ogni<br />

altra cosa nelle Scritture, può essere stu<strong>di</strong>ata<br />

semplicemente da un punto <strong>di</strong> vista freddo ed<br />

intellettuale e che, affrontato in questo modo,<br />

l'insegnamento e lo stu<strong>di</strong>o della dottrina non<br />

incide sul cuore lasciandolo, inevitabilmente<br />

"arido" e <strong>di</strong>sutile. <strong>La</strong> dottrina, però, quand'è<br />

ricevuta correttamente e stusuata con un cuore<br />

esercitato, conduce sempre ad una più profonda<br />

conoscenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e delle insondabili ricchezze <strong>di</strong><br />

Cristo.<br />

<strong>La</strong> dottrina sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non è un<br />

semplice dogma metafisico, privo <strong>di</strong> un qualsiasi<br />

valore pratico, ma è intesa a produrre un effetto<br />

potente sul carattere cristiano e sul<br />

comportamento quoti<strong>di</strong>ano. <strong>La</strong> dottrina sulla<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si pone come fondamento stesso<br />

della teologia cristiana e, per importanza, è forse<br />

seconda solo alla dottrina sull'ispirazione <strong>di</strong>vina<br />

delle Sacre Scritture. Essa si pone allo stesso<br />

centro <strong>di</strong> gravità del sistema della verità cristiana<br />

- il. Sole attorno al quale girano e si raccolgono i<br />

pianeti. Essa è l'aurea pietra miliare a cui giunge<br />

ogni altra via <strong>di</strong> conoscenza e dalla quale tutte<br />

s'irra<strong>di</strong>ano. Essa è il filo su cui, come tante perle,<br />

tutte le altre dottrine sono infilate e trovano la<br />

loro unità. Essa è il filo <strong>di</strong> piombo rispetto al quale<br />

315


dovrà essere misurato ogni altro credo, la bilancia<br />

sulla quale pesare ogni umano dogma. Essa è<br />

l'ancora che fissa l'imbarcazione e che le permette<br />

<strong>di</strong> resistere alle tempeste della vita. Essa è fatta in<br />

modo tale da plasmare i sentimenti del nostro<br />

cuore e impartirci una giusta <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />

condotta. Essa produce gratitu<strong>di</strong>ne in tempo <strong>di</strong><br />

prosperità, e pazienza nelle avversità. Essa<br />

fornisce conforto per il presente ed un senso <strong>di</strong><br />

sicurezza <strong>di</strong> fronte ad un futuro sconosciuto. Essa<br />

fa tutto ciò che abbiamo detto, e molto <strong>di</strong> più,<br />

perché essa dà a <strong>Dio</strong> - Padre, Figlio e Spirito Santo<br />

- la gloria che Gli è dovuta, e pone, <strong>di</strong> fronte a Lui,<br />

la creatura nel posto che le compete - cioè nella<br />

polvere.<br />

Considereremo ora, in dettaglio, il valore <strong>di</strong> questa<br />

dottrina.<br />

1. Approfon<strong>di</strong>sce la nostra venerazione per il<br />

carattere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

<strong>La</strong> dottrina della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, com'è esplicata<br />

nelle Scritture, comunica una concezione molto<br />

alta delle perfezioni <strong>di</strong>vine. Essa insiste che: "per<br />

noi c'è un solo <strong>Dio</strong>, il Padre, dal quale sono tutte le<br />

cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore,<br />

Gesù Cristo, me<strong>di</strong>ante il quale sono tutte le cose,<br />

e me<strong>di</strong>ante il quale anche noi siamo" (1<br />

Corinzi8:6). <strong>La</strong> sua testimonianza <strong>di</strong>ce: "Tu sei<br />

degno, o Signore e <strong>Dio</strong> nostro, <strong>di</strong> ricevere la<br />

gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato<br />

tutte le cose, e per tua volontà furono create ed<br />

esistono" (Apocalisse 4:11). Essa sostiene che<br />

nessuno ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> "replicare" contro <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong><br />

contestarlo, e che il solo atteggiamento<br />

confacente per la creatura, è quello <strong>di</strong> riverente<br />

316


sottomissione a Lui. Comprendere bene, quin<strong>di</strong>,<br />

l'assoluta supremazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, è <strong>di</strong> grande<br />

importanza pratica, perché, fintanto che non<br />

avremo una concezione adeguata della Sua alta<br />

supremazia, noi non Lo onoreremo mai come si<br />

conviene nei nostri pensieri, né gli accorderemo<br />

mai il posto che Gli spetta nel nostro cuore e nella<br />

nostra vita.<br />

Essa rivela l'inscrutabilità della Sua sapienza.<br />

Mostra come, sebbene <strong>Dio</strong> sia immacolato nella<br />

Sua santità, Egli pure ha permesso che il male<br />

entrasse nella Sua bella creazione; come, sebbene<br />

<strong>Dio</strong> possieda ogni potere, pure Egli ha permesso al<br />

Diavolo <strong>di</strong> ingaggiare guerra contro <strong>di</strong> Lui per<br />

almeno 6000 anni; come, sebbene <strong>Dio</strong> sia amore<br />

perfetto, Egli non abbia risparmiato il Suo proprio<br />

Figlio; come, sebbene Egli sia il <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> ogni grazia,<br />

moltitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> persone saranno tormentate per<br />

sempre nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong> fuoco. Questi sono misteri<br />

molto gran<strong>di</strong>. <strong>La</strong> Scrittura, però, non li nega, ma<br />

riconosce apertamente la loro esistenza. "Oh,<br />

profon<strong>di</strong>tà della ricchezza, della sapienza e della<br />

scienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! Quanto inscrutabili sono i suoi<br />

giu<strong>di</strong>zi e ininvestigabili le sue vie!" (Romani<br />

11:33).<br />

Essa <strong>di</strong>chiara quanto irreversibile sia la Sua<br />

volontà. "A <strong>Dio</strong> sono note da sempre tutte le<br />

opere sue" (Atti 15:18 ND). Sin dall'inizio <strong>Dio</strong> si è<br />

proposto <strong>di</strong> glorificare Sé stesso: "a lui sia la gloria<br />

nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei<br />

secoli dei secoli. Amen" (Efesini 3:21). A questo<br />

fine Egli ha creato il mondo e formato l'essere<br />

umano. Il Suo progetto sapientissimo non è stato<br />

frustrato quando l'uomo è caduto nel peccato,<br />

perché "l'adoreranno tutti gli abitanti della terra, i<br />

317


cui nomi non sono scritti nel libro della vita<br />

dell'Agnello, che è stato ucciso fin dalla<br />

fondazione del mondo" (Apocalisse 13:8 ND). I<br />

propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non sono in alcun modo<br />

contraddetti dalla malvagità umana sin dalla<br />

Caduta, com'è chiaro dalle parole del Salmista:<br />

"Anche il furore degli uomini ritornerà a tua lode;<br />

ti cingerai degli ultimi avanzi dei loro furori"<br />

(Salmo 76:10).<br />

Proprio perché <strong>Dio</strong> è l'Onnipotente, la Sua volontà<br />

non può essere resistita: "I Suoi propositi sono sin<br />

dall'eternità, e per l'eternità essi saranno realizzati<br />

in modo immutabile. Essi si estendono a tutte le<br />

Sue opere, e controllano ogni avvenimento. Egli<br />

'opera ogni cosa secondo il consiglio della Sua<br />

volontà'" (Dott. Rice). Ne l'uomo né il <strong>di</strong>avolo può<br />

resistergli con successo, per questo è scritto: "Il<br />

SIGNORE regna: tremino i popoli. Egli siede sui<br />

cherubini: la terra è scossa" (Salmo 99:1).<br />

Essa magnifica la Sua grazia. <strong>La</strong> grazia è favore<br />

immeritato, e proprio perché si accorda grazia a<br />

chi nulla merita se non l'inferno, a coloro che non<br />

possono accampare alcun <strong>di</strong>ritto, per questo è una<br />

grazia libera che può essere manifestata persino<br />

al primo fra i peccatori. Proprio perché la grazia è<br />

esercitata verso coloro che sono del tutto privi <strong>di</strong><br />

valore e merito, la grazia è sovrana, cioè, <strong>Dio</strong><br />

l'impartisce a chi vuole. <strong>La</strong> <strong>di</strong>vina <strong>sovranità</strong> ha<br />

stabilito che alcuni siano gettati nel <strong>La</strong>go <strong>di</strong> fuoco<br />

per mostrare che tutti meriterebbero questo<br />

destino. <strong>La</strong> grazia, però, giunge come una rete a<br />

strascico che passa per l'umanità perduta per<br />

raccogliere un popolo per il nome <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, affinché,<br />

per ogni eternità, essa <strong>di</strong>venti un monumento del<br />

suo favore inscrutabile. <strong>La</strong> grazia sovrana rivela<br />

318


come <strong>Dio</strong> pieghi ogni opposizione del cuore<br />

umano, sottomettendo l'inimicizia della mente<br />

carnale, e portandoci ad amarlo perché Lui ci ha<br />

amati per primo.<br />

2. È il solido fondamento d'ogni vera<br />

religione<br />

Quest'aspetto è la conseguenza naturale <strong>di</strong> ciò<br />

che abbiamo esposto al primo punto. Se è vero<br />

che la dottrina della <strong>di</strong>vina <strong>sovranità</strong> solamente,<br />

dà a <strong>Dio</strong> il posto che giustamente Gli compete,<br />

allora è pure vero che essa sola può fornire una<br />

solida base su cui e<strong>di</strong>ficare la pratica della<br />

religione. <strong>Non</strong> vi può essere progresso alcuno<br />

nelle cose <strong>di</strong>vine, fintanto che non si riconosca<br />

personalmente che <strong>Dio</strong> è supremo, che Egli deve<br />

essere temuto e rispettato, che Egli deve essere<br />

considerato e servito come Signore. Leggeremo<br />

invano le Scritture se non ci accostiamo ad esse<br />

col desiderio sincero <strong>di</strong> conseguire una migliore<br />

conoscenza della volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per noi - qualsiasi<br />

altro motivo sarebbe egoista e del tutto<br />

inadeguato e indegno. Ogni preghiera che<br />

rivolgessimo a <strong>Dio</strong> non sarebbe che carnale<br />

presunzione se non l'offrissimo "secondo la Sua<br />

volontà" - tutto ciò che non fosse così<br />

significherebbe pregare male per sod<strong>di</strong>sfare solo<br />

le nostre concupiscenze. Ogni servizio nel quale ci<br />

impegnassimo non sarebbe che "opera morta" se<br />

non fosse fatto per la gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>La</strong> religione<br />

esperienziali consiste soprattutto nel comprendere<br />

e nell'eseguire la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> - un'esecuzione<br />

sia attiva che passiva. Noi siamo stati predestinati<br />

ad essere "conformi all'immagine del Figlio <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>", il cui cibo è fare la volontà <strong>di</strong> Colui che l'ha<br />

mandato. Inoltre, la misura rispetto alla quale i<br />

319


santi <strong>di</strong>ventano praticamente "conformi" a Lui<br />

nella vita pratica, giorno dopo giorno, è<br />

determinata in gran parte dalla risposta che<br />

<strong>di</strong>amo alla Parola del Signore, che <strong>di</strong>ce: "Prendere<br />

il mio giogo ed imparate da me, perché io sono<br />

mansueto ed umile <strong>di</strong> cuore".<br />

3. Ripu<strong>di</strong>a l'eresia della salvezza per opere<br />

"C'è una via che all'uomo sembra <strong>di</strong>ritta, ma essa<br />

conduce alla morte" (Proverbi 14:12). <strong>La</strong> via che<br />

"sembra <strong>di</strong>ritta" e che solo termina "alla morte" è<br />

la salvezza me<strong>di</strong>ante gli sforzi ed i meriti umani.<br />

Credere nella salvezza per opere viene naturale<br />

all'animo umano. Magari non assumerà le forme<br />

grossolane delle penitenze papiste, o neanche<br />

quelle del "ravve<strong>di</strong>mento" protestante - vale a <strong>di</strong>re<br />

il <strong>di</strong>spiacimento profondo per il peccato, che mai è<br />

il significato, nelle Scritture, del ravve<strong>di</strong>mento.<br />

Tutto ciò che, però, dà spazio alle opere umane,<br />

non è che una variante dello stesso fenomeno.<br />

Dire, come ahimè <strong>di</strong>cono alcuni pre<strong>di</strong>catori, che<br />

<strong>Dio</strong> è pronto a fare la sua parte se voi fate la<br />

vostra, è un maledetto ed inescusabile<br />

rinnegamento dell'Evangelo della Sua grazia.<br />

Dichiarare che l'Evangelo aiuta chi aiuta se stesso,<br />

significa ripu<strong>di</strong>are una delle più preziose verità<br />

insegnate dalla Scrittura, e che si trovano solo<br />

nella Scrittura, in altre parole, che <strong>Dio</strong> aiuta coloro<br />

che non sono in grado <strong>di</strong> aiutare se stessi, che<br />

hanno provato e riprovato, ma solo per fallire. Dire<br />

che la salvezza del peccatore <strong>di</strong>penda dall'azione<br />

della sua volontà, è un'altra forma del dogma<br />

<strong>di</strong>sonorante per <strong>Dio</strong> della salvezza tramite i propri<br />

sforzi. In ultima analisi, qualsiasi movimento della<br />

volontà è un'opera: è qualcosa che proviene da<br />

me, qualcosa che io faccio. <strong>La</strong> dottrina della<br />

320


<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però, è un'ascia posta alla ra<strong>di</strong>ce<br />

dell'albero, perché <strong>di</strong>chiara: "<strong>Non</strong> <strong>di</strong>pende dunque<br />

né da chi vuole né da chi corre, ma da <strong>Dio</strong> che fa<br />

misericor<strong>di</strong>a" (Romani 9:16). Se qualcuno <strong>di</strong>ce:<br />

Una tale dottrina porta i peccatori solo alla<br />

<strong>di</strong>sperazione. <strong>La</strong> risposta è: che davvero sia così,<br />

perché è proprio una tale <strong>di</strong>sperazione ad essere<br />

quanto mai salutare. Infatti, è necessario che il<br />

peccatore sia portato a <strong>di</strong>sperare completamente<br />

<strong>di</strong> se stesso, perché solo allora potrà cadere fra le<br />

braccia della misericor<strong>di</strong>a sovrana. Una volta che<br />

lo Spirito Santo lo convince che in se stesso non<br />

potrà trovare aiuto alcuno, allora riconoscerà <strong>di</strong><br />

essere perduto e griderà: "Abbi misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> me<br />

peccatore!". Un tale grido sarà esau<strong>di</strong>to.<br />

Permettetemi una testimonianza personale al<br />

riguardo. Durante il corso del mio ministero, ho<br />

trovato che proprio quei sermoni che parlavano<br />

della depravazione umana, dell'impotenza del<br />

peccatore a fare alcunché per sé stesso, della<br />

salvezza dell'anima che si rivolge alla sovrana<br />

misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, sono stati in assoluto i più<br />

efficaci e benedetti per la salvezza dei perduti.<br />

Ripetiamo, dunque, che il senso della propria<br />

totale impotenza, è il primo requisito <strong>di</strong> qualsiasi<br />

sana conversione. <strong>Non</strong> vi potrà essere alcuna<br />

salvezza per l'anima fintanto che essa non volge<br />

lo sguardo lontano da sé, per guardare a<br />

qualcosa, o meglio, a Qualcuno fuori <strong>di</strong> se stessa.<br />

4. Rende la creatura profondamente umile<br />

Questa dottrina dell'assoluta <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è un<br />

grande ariete in grado <strong>di</strong> abbattere efficacemente<br />

l'orgoglio umano, e in questo, si trova<br />

ra<strong>di</strong>calmente in contrasto con "le dottrine degli<br />

uomini". Lo spirito del nostro tempo è<br />

321


essenzialmente caratterizzato dall'arroganza e<br />

dalla vanagloria della carne. Le conquiste umane,<br />

lo sviluppo ed il progresso, la grandezza ed<br />

autosufficienza dell'uomo, sono l'altare presso il<br />

quale oggi il mondo si prostra. <strong>La</strong> verità della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però, con tutti i suoi corollari,<br />

toglie all'uomo qualsiasi motivo <strong>di</strong> vanto ed<br />

instilla, al suo posto, lo spirito dell'umiltà. Essa<br />

<strong>di</strong>chiara che la salvezza è del Signore - che essa<br />

trova nel Signore la sua origine, la sua operatività<br />

ed il suo compimento. Essa insiste che è il Signore<br />

non solo a supplire, ma ad applicare, che è Lui che<br />

non solo inizia, pure che porta a compimento la<br />

Sua opera salvifica nell'anima, che non solo Egli<br />

esige, ma ci conserva e sostiene fino alla fine.<br />

Essa insegna che la salvezza è per grazia,<br />

attraverso la fede, e che tutte le nostre opere<br />

(prima della conversione), sia buone sia cattive,<br />

non contano nulla per la salvezza. Essa ci <strong>di</strong>ce che<br />

i credenti: "<strong>Non</strong> sono nati da sangue, né da<br />

volontà <strong>di</strong> carne, né da volontà d'uomo, ma sono<br />

nati da <strong>Dio</strong>" (Giovanni 1:13). Per il cuore<br />

dell'uomo, tutto ciò è grandemente umiliante,<br />

perché vorrebbe piuttosto contribuire in qualche<br />

modo al prezzo della sua redenzione, e fare ciò<br />

che fornirebbe motivo <strong>di</strong> vanto e <strong>di</strong><br />

compiacimento. Se questa dottrina, però, è<br />

umiliante per noi, essa dà gloria a <strong>Dio</strong>. Se, alla<br />

luce della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, noi siamo giunti a<br />

vedere la nostra indegnità ed impotenza,<br />

grideremo certamente con il Salmista che <strong>di</strong>ce:<br />

«Tutte le fonti della mia gioia sono in te» (Salmo<br />

87:7). Se per natura noi fossimo "figli d'ira" e<br />

praticamente ribelli contro il governo <strong>di</strong>vino, come<br />

pure giustamente esposti alla "male<strong>di</strong>zione" della<br />

Legge, e se <strong>Dio</strong> non avesse obbligo alcuno <strong>di</strong><br />

322


salvarci dalla Sua bruciante in<strong>di</strong>gnazione, eppure,<br />

ciononostante Egli avesse dato a noi tutti il Suo<br />

<strong>di</strong>letto Figlio, non dovrebbe tale grazia ed amore<br />

sciogliere i nostri cuori, e spingerci ad adorarlo<br />

con profonda gratitu<strong>di</strong>ne? Il credente, allora,<br />

<strong>di</strong>rebbe: "<strong>Non</strong> a noi, o SIGNORE, non a noi, ma al<br />

tuo nome da' gloria, per la tua bontà e per la tua<br />

fedeltà!" (Salmo 115:1). Quanto rapidamente<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi riconoscerebbe: "Per grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

io sono quell che sono!", e con quale incessante<br />

lode esclameremmo: "Perché sono stato fatto per<br />

u<strong>di</strong>re la Sua voce, ed entrare mentre ancora c'è<br />

spazio, quando migliaia fanno una folle scelta, e<br />

preferiscono morire <strong>di</strong> fame piuttosto che venire?<br />

Fu lo stesso amore che preparò per me la festa,<br />

quel dolce invito mi forzò a entrare. Altrimenti<br />

avrei rifiutato <strong>di</strong> gustare e sarei perito nei nostri<br />

peccati".<br />

5. Comunica un senso d'assoluta sicurezza<br />

<strong>Dio</strong> è infinito nel Suo potere e quin<strong>di</strong> è impossibile<br />

resistere alla Sua volontà o alla realizzazione dei<br />

Suoi decreti. Una tale affermazione dovrebbe<br />

riempire il cuore del peccatore <strong>di</strong> allarme, ma per<br />

il santo, essa non evoca che lode. Aggiungiamo<br />

una parola, e ve<strong>di</strong>amo la <strong>di</strong>fferenza che fa: "Il mio<br />

<strong>Dio</strong> è infinito nel Suo potere, e quin<strong>di</strong> non ho<br />

timore alcuno <strong>di</strong> ciò che mi potrebbe fare l'uomo.<br />

Il mio <strong>Dio</strong> è infinito in potere, e quin<strong>di</strong> quand'ho<br />

paura confiderò in Lui. Il mio <strong>Dio</strong> è infinito in<br />

potere, e quin<strong>di</strong>: "In pace mi coricherò e in pace<br />

dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare<br />

al sicuro" (Salmo 4:8). In ogni tempo e paese, è<br />

stata questa la fiducia del credente. <strong>Non</strong> era forse<br />

la sicurezza <strong>di</strong> Mosè quando, rivolgendosi<br />

un'ultima volta ad Israele, <strong>di</strong>sse: "Nessuno è pari<br />

323


al <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> Iesurun che, sul carro dei cieli, corre in<br />

tuo aiuto, che, nella sua maestà, avanza sulle<br />

nubi. Il <strong>Dio</strong> eterno è il tuo rifugio; e sotto <strong>di</strong> te<br />

stanno le braccia eterne. Egli scaccia davanti a te<br />

il nemico e ti <strong>di</strong>ce: "Distruggi!" (Deuteronomio<br />

33:26,27). <strong>Non</strong> era forse questo senso <strong>di</strong> sicurezza<br />

che spinse il Salmista, ispirato dallo Spirito Santo,<br />

a scrivere: "Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa<br />

all'ombra dell'Onnipotente. Io <strong>di</strong>co al SIGNORE:<br />

«Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio <strong>Dio</strong>,<br />

in cui confido!». Certo egli ti libererà dal laccio del<br />

cacciatore e dalla peste mici<strong>di</strong>ale. Egli ti coprirà<br />

con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio.<br />

<strong>La</strong> sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. Tu non<br />

temerai gli spaventi della notte, né la freccia che<br />

vola <strong>di</strong> giorno, né la peste che vaga nelle tenebre,<br />

né lo sterminio che imperversa in pieno<br />

mezzogiorno. Mille ne cadranno al tuo fianco e<br />

<strong>di</strong>ecimila alla tua destra; ma tu non ne sarai<br />

colpito. Basta che tu guar<strong>di</strong>, e con i tuoi occhi<br />

vedrai il castigo degli empi. Poiché tu hai detto:<br />

«O SIGNORE, tu sei il mio rifugio», e hai fatto<br />

dell'Altissimo il tuo riparo, nessun male potrà<br />

colpirti, né piaga alcuna s'accosterà alla tua<br />

tenda. Poiché egli comanderà ai suoi angeli <strong>di</strong><br />

proteggerti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno<br />

sulla palma della mano, perché il tuo piede non<br />

inciampi in nessuna pietra. Tu camminerai sul<br />

leone e sulla vipera, schiaccerai il leoncello e il<br />

serpente. Poich'egli ha posto in me il suo affetto,<br />

io lo salverò; lo proteggerò, perché conosce il mio<br />

nome. Egli m'invocherà, e io gli risponderò; sarò<br />

con lui nei momenti <strong>di</strong>fficili; lo libererò, e lo<br />

glorificherò. Lo sazierò <strong>di</strong> lunga vita e gli farò<br />

vedere la mia salvezza" (Salmo 91). "Morte e<br />

piaghe volano attorno a me, ma Egli mi nasconde,<br />

324


non potrò morire. Nemmeno una freccia mi<br />

potrebbe colpire, se l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non lo ritiene<br />

appropriato". Quant'è preziosa questa verità!<br />

Eccomi, povera, impotente e sciocca "pecora",<br />

eppure sono sicuro nella mano <strong>di</strong> Cristo. Perché<br />

posso <strong>di</strong>re d'esservi al sicuro? Nessuno mi potrà<br />

strappare da essa perché la mano che mi trattiene<br />

è quella del Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ed Egli possiede ogni<br />

potere in cielo e sulla terra! Ecco ancora una volta<br />

il fatto che io non possiedo alcuna forza mia<br />

propria. Il mondo, la carne e il Diavolo, tutti si<br />

sono alleati contro <strong>di</strong> me, ma io m'affido alla cura<br />

del Signore, e <strong>di</strong>co con l'Apostolo: "Io so in chi ho<br />

creduto, e sono convinto che egli ha il potere <strong>di</strong><br />

custo<strong>di</strong>re il mio deposito fino a quel giorno" (2<br />

Timoteo 1:12). Qual è la base <strong>di</strong> tanta mia<br />

sicurezza? Come faccio a sapere che Egli è in<br />

grado <strong>di</strong> conservare ciò che io Gli ho affidato? Lo<br />

so, perché <strong>Dio</strong> è l'Onnipotente, il Re dei re ed il<br />

Signore dei Signori.<br />

6. Fornisce conforto nell'afflizione<br />

<strong>La</strong> dottrina della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è fonte <strong>di</strong> grande<br />

consolazione ed impartisce al cristiano una gran<br />

pace. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è un fondamento che<br />

nessuno può scuotere e che è più fermo dei cieli e<br />

della terra. Che grande bene<strong>di</strong>zione sapere che<br />

non esiste alcun angolo dell'universo che sia al <strong>di</strong><br />

là del Suo controllo! Come <strong>di</strong>ce il Salmista: "Dove<br />

potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove<br />

fuggirò dalla tua presenza? Se salgo in cielo tu vi<br />

sei; se scendo nel soggiorno dei morti, eccoti là.<br />

Se prendo le ali dell'alba e vado ad abitare<br />

all'estremità del mare, anche là mi condurrà la tua<br />

mano e mi afferrerà la tua destra. Se <strong>di</strong>co: «Certo<br />

le tenebre mi nasconderanno e la luce <strong>di</strong>venterà<br />

325


notte intorno a me», le tenebre stesse non<br />

possono nasconderti nulla e la notte per te è<br />

chiara come il giorno; le tenebre e la luce ti sono<br />

uguali" (Salmo 139:7-12). Che bene<strong>di</strong>zione sapere<br />

che la forte mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non permette che<br />

nemmeno un passero cada per terra senza che<br />

questo Gli sfugga! Che bene<strong>di</strong>zione sapere che<br />

anche le nostre afflizioni non accadono per caso,<br />

né vengono dal <strong>di</strong>avolo, ma che sono state<br />

or<strong>di</strong>nate da <strong>Dio</strong>: "affinché nessuno fosse scosso in<br />

mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi<br />

sapete che a questo siamo destinati" (1<br />

Tessalonicesi 3:3). <strong>Non</strong> solo il nostro <strong>Dio</strong> possiede<br />

un potere infinito: Egli è pure infinito in sapienza<br />

ed in bontà. Qui sta la preziosità <strong>di</strong> questa<br />

dottrina, <strong>Dio</strong> vuole solo ciò che è bene e la Sua<br />

volontà è irreversibile ed irresistibile! <strong>Dio</strong> è troppo<br />

saggio per errare e troppo amorevole per<br />

permettere che un Suo figlio versi una lacrima<br />

inutile. Se <strong>Dio</strong>, quin<strong>di</strong>, è perfetto in sapienza ed in<br />

bontà, quanto benedetta è la certezza che tutto è<br />

nelle Sue mani, e plasmato dalla Sua volontà<br />

secondo il Suo propo sito eterno! "Ecco, afferra la<br />

preda, e chi si opporrà? Chi oserà <strong>di</strong>rgli: Che fai?"<br />

(Giobbe 9:12). Eppure, quanto conforto vi è<br />

nell'apprendere che è Lui, e non il <strong>di</strong>avolo, a<br />

portarsi via i nostri cari! Che pace, per il nostro<br />

povero e fragile cuore, sentirsi <strong>di</strong>re che il numero<br />

dei nostri giorni <strong>di</strong>pende da Lui (Giobbe 7:1; 14:5);<br />

che malattia e morte sono Suoi messaggeri, e che<br />

sempre marciano secondo i Suoi or<strong>di</strong>ni, che Egli è<br />

il Signore che dà ed il Signore che toglie!<br />

326


7. Genera uno spirito <strong>di</strong> fiduciosa<br />

rassegnazione<br />

Uno dei più gran<strong>di</strong> segreti della pace e della<br />

felicità è sapersi piegare <strong>di</strong> fronte alla sovrana<br />

volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>Non</strong> vi potrà, infatti essere alcuna<br />

reale sottomissione con l'accontentarsi, fintanto<br />

che il nostro spirito non sarà spezzato, vale a <strong>di</strong>re,<br />

fintanto che noi non siamo <strong>di</strong>sposti e contenti <strong>di</strong><br />

ciò che il Signore <strong>di</strong>spone per noi. Questo non<br />

significa uno spirito <strong>di</strong> fatalistica acquiescenza,<br />

siamo ben lungi da questo. I santi sono esortati a:<br />

"Conoscere per esperienza quale sia la volontà <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, la buona, gra<strong>di</strong>ta e perfetta volontà" (Romani<br />

12:2). Abbiamo già trattato della rassegnazione<br />

alla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel capitolo riguardante<br />

l'atteggiamento che dobbiamo avere verso la<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e là, oltre al Modello supremo,<br />

abbiamo citato gli esempi <strong>di</strong> Eli e <strong>di</strong> Giobbe. Ne<br />

citeremo ancora uno, per completarlo. Che<br />

magnifica espressione è quella che troviamo in<br />

Levitico 10:3 "Aaronne tacque". Consideratene le<br />

circostanze. Nadab e Abihu, figli d'Aronne,<br />

avevano preso entrambi il suo turibolo, vi avevano<br />

posto dell'incenso, l'avevano acceso, ed avevano<br />

offerto al Signore un atto <strong>di</strong> culto che Id<strong>di</strong>o non<br />

aveva comandato. Allora il Signore mandò un<br />

fuoco per <strong>di</strong>vorarli, ed essi morirono <strong>di</strong> fronte al<br />

Signore… ed Aronne tacque. Due dei figli del<br />

sommo sacerdote erano stati colpiti dal severo ed<br />

improvviso giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e che cosa fa Aaronne?<br />

Tace. <strong>Non</strong> è forse questa una preziosa<br />

esemplificazione della potenza della grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

sufficiente per ogni cosa? Considerate ora<br />

un'espressione che cade dalle labbra <strong>di</strong> Davide:<br />

«Riporta in città l'arca <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Se io trovo grazia<br />

agli occhi del SIGNORE, egli mi farà tornare e mi<br />

327


farà vedere l'arca e la sua <strong>di</strong>mora; ma se <strong>di</strong>ce: "Io<br />

non ti gra<strong>di</strong>sco!", eccomi, faccia <strong>di</strong> me quello che<br />

egli vorrà» (2 Sa. 15:25,26). Anche qui, le<br />

circostanze in cui si trova chi qui parla, erano<br />

molto dolorose. Il suo stesso figlio stava per<br />

cacciarlo dal trono e persino <strong>di</strong> ucciderlo. Egli non<br />

sapeva se avesse rivisto Gerusalemme ed il<br />

Tempio, ma si affida completamente alla volontà<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, sicuro che quello che <strong>Dio</strong> sceglierà <strong>di</strong> fare<br />

sarà sicuramente bene, anche se questo avesse<br />

implicato la per<strong>di</strong>ta del trono e della sua stessa<br />

vita. Egli accetta che <strong>Dio</strong> faccia come crede<br />

meglio: "Faccia <strong>di</strong> me quello che Egli vorrà". <strong>Non</strong><br />

serve moltiplicare gli esempi, ma è opportuna una<br />

riflessione su quest'ultimo caso. Se fra le ombre<br />

della <strong>di</strong>spensazione veterotestamentaria, Davide<br />

era contento che <strong>Dio</strong> facesse ciò che Gli sembrava<br />

meglio, ora il cuore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è stato pienamente<br />

rivelato alla croce: non dovremmo noi ancora <strong>di</strong><br />

più rallegrarci che la Sua volontà si compia? Certo.<br />

È per questo che non abbiamo alcuna esitazione<br />

nel <strong>di</strong>re: "Il male con il quale Egli ci bene<strong>di</strong>ce è il<br />

nostro bene, ed è giusto anche ciò che ci sembra<br />

sommamente sbagliato, se questo è la Sua dolce<br />

volontà".<br />

8. Evoca canti <strong>di</strong> lode<br />

<strong>Non</strong> potrebbe essere altrimenti! Perché mai io,<br />

che per natura non sono <strong>di</strong>fferente da chi verso<br />

<strong>Dio</strong> è in<strong>di</strong>fferente, negligente ed empio come la<br />

folla che mi circonda, sono stato eletto in Cristo<br />

prima della fondazione del mondo e fatto<br />

destinatario <strong>di</strong> ogni bene<strong>di</strong>zione spirituale nei cieli<br />

in Lui? Perché proprio io, che un tempo ero<br />

estraneo e ribelle sono stato scelto per essere<br />

partecipe <strong>di</strong> tali meravigliosi favori? Ah, questo è<br />

328


qualcosa il cui motivo non posso proprio<br />

immaginarmi! Una tale grazia! Un tale amore che<br />

"sorpassa ogni conoscenza"! Se, però, la mia<br />

mente non è in grado <strong>di</strong> comprenderne il motivo, il<br />

mio cuore può esprimergli tutta la mia gratitu<strong>di</strong>ne<br />

lodandolo ed adorandolo. <strong>Non</strong> solo devo essere<br />

immensamente grato a <strong>Dio</strong> per la grazia <strong>di</strong> cui nel<br />

passato mi ha fatto oggetto, ma anche per tutto il<br />

bene che oggi mi ricolma. Ecco la forza <strong>di</strong> quella<br />

parola che <strong>di</strong>ce: "Rallegratevi sempre nel Signore.<br />

Ripeto: rallegratevi" (Filippesi 4:4). Notate come<br />

essa non <strong>di</strong>ca: "Rallegratevi nel Salvatore", ma<br />

"Rallegratevi nel Signore" in quanto Signore.<br />

Rammentiamoci che, quando l'Apostolo scriveva<br />

queste parole, egli era prigioniero dei Romani.<br />

Dietro a lui stava una lunga carriera <strong>di</strong> afflizioni e<br />

<strong>di</strong> sofferenze. Pericoli in mare, fame, sete,<br />

battiture, lapidazioni: ecco ciò <strong>di</strong> cui fino a quel<br />

momento aveva fatto esperienza. Era stato<br />

perseguitato da coloro che erano nella Chiesa e da<br />

coloro che non vi appartenevano. Quegli stessi<br />

che avrebbero dovuto stare accanto a lui, ora lo<br />

avevano abbandonato. Egli scrive, ciononostante:<br />

"Rallegratevi nel Signore sempre!" Qual era il<br />

segreto della sua pace e della sua felicità? <strong>Non</strong><br />

aveva scritto, lo stesso apostolo, queste parole:<br />

"Sappiamo che tutte le cose cooperano al bene <strong>di</strong><br />

quelli che amano <strong>Dio</strong>, i quali sono chiamati<br />

secondo il suo <strong>di</strong>segno" (Romani 8:28). Come<br />

faceva a "sapere", come dobbiamo saperlo noi,<br />

che "tutte le cose cooperano al bene?". <strong>La</strong><br />

risposta è: perché tutte le cose sono sotto il<br />

controllo del supremo Sovrano, e proprio perché<br />

Egli, verso i Suoi, non ha altro che pensieri <strong>di</strong><br />

bene, ecco che "tutte le cose" sono state <strong>di</strong>sposte<br />

affinché servano al nostro bene ultimo. È per<br />

329


questo che "ringraziamo continuamente per ogni<br />

cosa <strong>Dio</strong> Padre, nel nome del Signore nostro Gesù<br />

Cristo" (Efesini 5:20). Si, noi ringraziamo "per ogni<br />

cosa" perché, com'è stato detto, ciò che potrebbe<br />

deluderci pure è stato pre<strong>di</strong>sposto da Lui 37 . Per<br />

colui che si rallegra nella <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, le<br />

nuvole, non solo hanno "una frangia d'argento"<br />

ma splendono come luci nella notte. "Voi, timorosi<br />

santi, fatevi coraggio. Le nuvole vi spaventano,<br />

ma sono cariche <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zioni che presto<br />

libereranno cadendovi in testa".Tutto questo è un<br />

dato <strong>di</strong> fatto.<br />

9. Garantisce il trionfo finale del bene sul<br />

male<br />

Fin dal tempo in cui Caino uccise Abele, il conflitto<br />

sulla terra fra bene e male è stato un <strong>di</strong>fficile<br />

problema per i santi. In ogni epoca, il giusto è<br />

stato o<strong>di</strong>ato e perseguitato, mentre l'ingiusto<br />

sembra sfidare <strong>Dio</strong> con impunità. Il popolo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

per la più gran parte, è stato povero dei beni <strong>di</strong><br />

questo mondo, mentre gli empi sono prosperati<br />

nella loro ricchezza temporale come alberi ver<strong>di</strong>.<br />

Quando ci guar<strong>di</strong>amo attorno e ve<strong>di</strong>amo quaggiù<br />

l'oppressione dei credenti ed il successo terreno<br />

dei non credenti, e notiamo quanto pochi siano i<br />

primi, e numerosi i secon<strong>di</strong>, egli vede l'apparente<br />

sconfitta del giusto, ed il potente trionfo<br />

dell'ingiusto. Quando egli ode il ruggire della<br />

battaglia, le grida <strong>di</strong> dolore dei feriti ed i lamenti<br />

<strong>di</strong> coloro che hanno visto cadere i propri cari,<br />

quando scopre che quaggiù praticamente ogni<br />

cosa giace nella confusione, nel caos e nella<br />

rovina, gli sembra che Satana, in questo conflitto,<br />

37 "Our <strong>di</strong>sappointments are but His appointments.”<br />

330


n'abbia sicuramente la meglio. Quando però<br />

guar<strong>di</strong>amo lassù, invece che quaggiù, all'occhio<br />

della fede è visibile un Trono, un Trono che non<br />

può essere toccato dalle tempeste della terra, un<br />

Trono che è "stabilito" in modo fermo e sicuro, sul<br />

quale siede Colui che è onnipotente, e che<br />

"compie ogni cosa secondo la decisione della<br />

propria volontà" (Efesini 1:11). Questa è la nostra<br />

fiducia - <strong>Dio</strong> è seduto sul Trono. Il timone è<br />

saldamente tenuto dalle Sue mani e, essendo<br />

onnipotente, i Suoi propositi non possono fallire,<br />

perché: "Ma la sua decisione è una; chi lo farà<br />

mutare? Quello che desidera, lo fa" (Giobbe<br />

23:13). Sebbene il governo della mano <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sia<br />

invisibile all'occhio dei sensi, esso è reale per la<br />

fede che si poggia con fiducia sulla Sua Parola, e<br />

che quin<strong>di</strong> non può fallire. Le frasi che seguono<br />

sono state scritte dal nostro fratello Gaebelein:<br />

"<strong>Dio</strong> non può fallire. '<strong>Dio</strong> non è un uomo, da poter<br />

mentire, né un figlio d'uomo, da doversi pentire.<br />

Quando ha detto una cosa non la farà? O quando<br />

ha parlato non manterrà la parola?' (Numeri<br />

23:19). Tutto sarà realizzato. Le promesse fatte al<br />

Suo popolo che Egli verrà e lo porterà via con sé<br />

nella gloria, non falliranno. Egli certamente verrà<br />

e raccoglierà i Suoi alla Sua presenza. Le parole<br />

solenni proclamate alle nazioni della terra da<br />

<strong>di</strong>versi profeti, non falliranno. 'Accostatevi,<br />

nazioni, per ascoltare! Voi, popoli, state attenti!<br />

Ascolti la terra con ciò che la riempie, il mondo<br />

con tutto ciò che produce! Poiché il SIGNORE è<br />

in<strong>di</strong>gnato contro tutte le nazioni, è a<strong>di</strong>rato contro<br />

tutti i loro eserciti; egli le vota allo sterminio, le dà<br />

in balia alla stragÈ (Isaia 34:1,2). Verrà senza<br />

alcun dubbio il giorno in cui: 'Lo sguardo altero<br />

dell'uomo sarà umiliato, e l'orgoglio <strong>di</strong> ognuno<br />

331


sarà abbassato; il SIGNORE solo sarà esaltato in<br />

quel giorno' (Isaia 2:11). Nel giorno in cui Egli sarà<br />

manifestato, quando la Sua gloria coprirà i cieli ed<br />

i Suoi pie<strong>di</strong> poggeranno <strong>di</strong> nuovo sulla terra, Egli<br />

certamente verrà. Il Suo regno non fallirà, né gli<br />

avvenimenti promessi in connessione con il Suo<br />

ritorno, non tarderanno a venire: ogni cosa sarà<br />

compiuta. 'Cercate nel libro del SIGNORE e<br />

leggete; nessuna <strong>di</strong> quelle bestie vi mancherà;<br />

nessuna sarà privata della sua compagna; poiché<br />

la sua bocca l'ha comandato e il suo soffio li<br />

radunerà' (Isaia 34:16). Nel credere, anticipando<br />

con la fede quei benedetti avvenimenti, noi<br />

possiamo guardare a quel tempo glorioso in cui la<br />

Sua Parola e la Sua volontà, saranno pienamente<br />

realizzate, quando, attraverso l'avvento del<br />

Principe della pace, finalmente verranno giustizia<br />

e pace. Mentre così aspettiamo il momento<br />

supremo e benedetto quando la Sua promessa<br />

sarà compiuta, noi confi<strong>di</strong>amo in Lui, camminiamo<br />

in comunione con Lui e giorno per giorno siamo<br />

assicurati che Egli non fallirà mai e ci conserverà<br />

in tutte le Sue vie'.<br />

10. Fornisce al cuore un luogo <strong>di</strong> riposo<br />

Molto <strong>di</strong> ciò che ancora si può <strong>di</strong>re, è stato<br />

anticipato nei capoversi precedenti. Colui che è<br />

seduto sul Trono dei Cieli, Colui che governa le<br />

nazioni e che ha or<strong>di</strong>nato e che ora regola ogni<br />

avvenimento, è infinito non solo in potenza, ma<br />

anche in sapienza. Colui che è Signore sulla<br />

creazione, è pure Colui che "è stato manifestato<br />

nella carne" (1 Timoteo 3:16). Ah, nessuna penna<br />

umana può rendere giustizia completa a questo<br />

tema. <strong>La</strong> gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> consiste non semplicemente<br />

nel fatto che Egli sia l'Altissimo, ma che, pur<br />

332


essendolo, Egli si è abbassato tanto da portare<br />

Egli stesso il fardello delle Sue creature<br />

peccaminose, perché è scritto: "Infatti <strong>Dio</strong> era in<br />

Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non<br />

imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in<br />

noi la parola della riconciliazione" (2 Corinzi 5:19).<br />

<strong>La</strong> Chiesa <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è stata acquistata "con il Suo<br />

sangue" (Atti 20:28). Il Suo regno è stabilito<br />

proprio sull'umiliazione dello stesso Re <strong>di</strong> quel<br />

regno. stupefacente Croce! Attraverso <strong>di</strong> essa,<br />

Egli ha sofferto non solo per <strong>di</strong>ventare il Signore<br />

del nostro destino (Egli lo era prima), ma il<br />

Signore del nostro cuore. <strong>Non</strong> è quin<strong>di</strong> in abietto<br />

terrore che noi ci inchiniamo <strong>di</strong> fronte a Colui che<br />

è il Sovrano supremo, ma, nell'adorarlo, noi<br />

gri<strong>di</strong>amo: "Degno è l'Agnello, che è stato<br />

immolato, <strong>di</strong> ricevere la potenza, le ricchezze, la<br />

sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode"<br />

(Apocalisse 5:12).<br />

Ecco quin<strong>di</strong> la confutazione finale dell'empia<br />

accusa che questa dottrina sia un'orribile calunnia<br />

fatta a <strong>Dio</strong> e che sia pericoloso esporla al Suo<br />

popolo. Potrebbe mai una dottrina essere<br />

"orribile" e "pericolosa" quando essa dà a <strong>Dio</strong> il<br />

posto che Gli spetta, conserva i Suoi <strong>di</strong>ritti,<br />

magnifica la Sua grazia, attribuisce tutta la gloria<br />

e rimuove dalle Sue creature ogni motivo <strong>di</strong><br />

vanagloria? Potrebbe mai una dottrina come<br />

questa essere "orribile" e "pericolosa", proprio<br />

quando essa sempre comunica ai santi il senso <strong>di</strong><br />

sicurezza nei pericoli, conforto nella sofferenza,<br />

pazienza nelle avversità? Potrebbe mai una<br />

dottrina come questa essere "orribile" e<br />

"pericolosa", quando ci assicura del certo trionfo<br />

del bene sul male, e quando ci fornisce un sicuro<br />

luogo <strong>di</strong> riposo per il nostro cuore e stabilisca le<br />

333


perfezioni dello stesso Sovrano? No, mille volte<br />

no. Al contrario, invece che essere "orribile" e<br />

"pericolosa", questa dottrina sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

è gloriosa e e<strong>di</strong>ficante, tanto che comprenderla<br />

debitamente ci fa solo esclamare con Mosè: " Chi<br />

è pari a te fra gli dèi, o SIGNORE? Chi è pari a te,<br />

splen<strong>di</strong>do nella tua santità, tremendo anche a chi<br />

ti loda, operatore <strong>di</strong> pro<strong>di</strong>gi?" (Esodo 15:11).<br />

334


Appen<strong>di</strong>ce I - <strong>La</strong> volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

Trattando della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, alcuni teologi<br />

affermano esservi una <strong>di</strong>fferenza fra ciò che Egli<br />

decreta e ciò che Egli permette, ed insistono che<br />

vi siano certe cose che <strong>Dio</strong> ha prestabilito dover<br />

accadere in modo definito e certe altre cose la cui<br />

esistenza Egli semplicemente tollera. Questa<br />

<strong>di</strong>stinzione, però, non ha alcun senso, perché <strong>Dio</strong><br />

solo permette ciò che corrisponde alla Sua<br />

volontà. <strong>Non</strong> sarebbe stato necessario inventarsi<br />

questa <strong>di</strong>stinzione, se questi teologi avessero<br />

compreso che <strong>Dio</strong> poteva decretare l'esistenza e<br />

l'attività del peccato, senza essere Egli stesso<br />

l'Autore del peccato. Personalmente preferisco<br />

molto <strong>di</strong> più adottare la <strong>di</strong>stinzione fatta da<br />

Calvinisti della prima ora, fra una volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

segreta ed una rivelata o, per <strong>di</strong>rla in un altro<br />

modo, la Sua volontà <strong>di</strong>spositiva e la Sua volontà<br />

precettiva.<br />

<strong>La</strong> volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è fatta conoscere nella<br />

Sua Parola, ma la Sua volontà segreta è il Suo<br />

proprio consiglio nascosto. <strong>La</strong> volontà rivelata <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> definisce quali siano i nostri doveri ed il<br />

criterio delle nostre responsabilità. <strong>La</strong> ragione<br />

primaria e basilare per la quale io non devo<br />

seguire un certo modo <strong>di</strong> agire o fare una certa<br />

cosa, è perché è volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che io debba fare<br />

in quel modo, e la Sua volontà è per me<br />

chiaramente definita nella Sua Parola. Che io non<br />

debba comportarmi in un certo modo o che io<br />

debba astenermi da certe cose, trova la sua<br />

motivazione nel fatto che sono contrarie alla<br />

volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Supponete, però, che io<br />

<strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>sca alla Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: quando lo faccio,<br />

335


non mi comporto forse in modo contrario a ciò che<br />

Egli ha stabilito? <strong>Non</strong> avverrebbe così qualcosa<br />

che Egli non ha stabilito? Come può essere vero,<br />

allora, che la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è fatta sempre e che<br />

in ogni tempo i Suoi consigli si realizzano? Tali<br />

questioni dovrebbero renderci evidente la<br />

necessità della <strong>di</strong>stinzione che noi qui abbiamo<br />

proposto. <strong>La</strong> volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è<br />

frequentemente contrastata, ma la Sua volontà<br />

segreta non è mai frustrata. Che sia legittimo per<br />

noi fare questa <strong>di</strong>stinzione circa la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

è chiaro dalle Scritture.<br />

Si prendano due testi biblici: "Questa è la volontà<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla<br />

fornicazione" (1 Tessalonicesi 4:3); "Chi può<br />

resistere alla sua volontà?" (Romani 9:19). Un<br />

qualsiasi lettore riflessivo, potrebbe forse<br />

affermare che per "volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" in questi brani,<br />

si intenda esattamente la stessa cosa? Speriamo<br />

<strong>di</strong> no. Il primo brano si riferisce alla volontà<br />

rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, il secondo a quella segreta. Il primo<br />

brano riguarda i nostri doveri, il secondo <strong>di</strong>chiara<br />

che i propositi segreti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono immutabili e<br />

devono realizzarsi nonostante l'insubor<strong>di</strong>nazione<br />

della creatura. Da ciascuno <strong>di</strong> noi, la volontà<br />

rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non è mai fatta perfettamente o<br />

pienamente. <strong>La</strong> Sua volontà segreta, però, non<br />

manca mai <strong>di</strong> realizzarsi, persino nei più minuti<br />

particolari. <strong>La</strong> Sua volontà segreta riguarda<br />

soprattutto avvenimenti futuri; la Sua volontà<br />

rivelata riguarda i doveri che noi abbiamo al<br />

presente: uno ha a che fare con i Suoi propositi<br />

irresistibili, l'altro con il Suo manifesto<br />

compiacimento. Uno è operato su <strong>di</strong> noi e<br />

realizzato attraverso <strong>di</strong> noi, l'altro deve essere<br />

compiuto da noi. <strong>La</strong> volontà segreta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> sono i<br />

336


Suoi eterni ed immutabili propositi al riguardo <strong>di</strong><br />

tutte le cose che Egli ha creato, che saranno<br />

adempiuti attraverso certi mezzi per i fini stabiliti.<br />

Di questo, Id<strong>di</strong>o <strong>di</strong>chiara: "Io annunzio la fine sin<br />

dal principio, molto tempo prima <strong>di</strong>co le cose non<br />

ancora avvenute; io <strong>di</strong>co: Il mio piano sussisterà, e<br />

metterò a effetto tutta la mia volontà" (Isaia<br />

46:10). Questa è la volontà assoluta ed efficace <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, sempre realizzata, sempre adempiuta. <strong>La</strong><br />

volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però, contiene non i Suoi<br />

propositi e decreti, ma i nostri doveri, non ciò che<br />

Egli farà secondo il Suo eterno consiglio, ma ciò<br />

che noi dovremmo fare se volessimo compiacerlo,<br />

e questo è espresso nei termini dei precetti e delle<br />

promesse della Sua Parola.<br />

Tutto ciò che <strong>Dio</strong>, in Sé stesso, ha determinato <strong>di</strong><br />

fare, sia <strong>di</strong>rettamente, sia in<strong>di</strong>rettamente, sia<br />

tollerandone che sia fatto, che è conservato nel<br />

Suo cuore, e che non ci è fatto conoscere né da<br />

evento alcuno della provvidenza, o da precetto o<br />

profezia, è la Sua volontà segreta. Queste sono "le<br />

profon<strong>di</strong>tà" <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, i pensieri del Suo cuore, il<br />

consiglio della Sua mente, cose impenetrabili per<br />

le Sue creature. Quando, però, queste sono rese<br />

note, esse <strong>di</strong>ventano la volontà rivelata: questa è<br />

quasi l'intero libro dell'Apocalisse, laddove <strong>Dio</strong> ci<br />

ha reso note: "le cose che devono avvenire tra<br />

breve" (1:1), ed esse "devono" avvenire perché<br />

Egli ha prestabilito dall'eternità che così debba<br />

essere.<br />

I teologi arminiani obiettano che <strong>di</strong>videre la<br />

volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in segreta e rivelata è insostenibile,<br />

perché farebbe si che <strong>Dio</strong> avesse due volontà<br />

<strong>di</strong>fferenti, l'una opposta all'altra. Questo, però, è<br />

un errore, dovuto alla loro incapacità <strong>di</strong> vedere<br />

337


come la volontà rivelata e segreta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> faccia<br />

riferimento ad oggetti interamente <strong>di</strong>versi. Se <strong>Dio</strong><br />

richiedesse e proibisse la stessa cosa, o se Egli<br />

decretasse che una data cosa, nel contempo,<br />

esistesse e non esistesse, allora la Sua volontà<br />

segreta e rivelata sarebbe contrad<strong>di</strong>ttoria e priva<br />

<strong>di</strong> senso. Se coloro che obiettano <strong>di</strong>cendo che è<br />

incoerente parlare <strong>di</strong> volontà segreta e volontà<br />

rivelata, facessero in questo caso, come fanno<br />

negli altri, la stessa <strong>di</strong>stinzione, quest'apparente<br />

contrad<strong>di</strong>zione svanirebbe subito. Quanto spesso<br />

è vero che gli uomini tracciano una netta<br />

<strong>di</strong>stinzione fra ciò che è desiderabile nella sua<br />

stessa natura, e ciò che pure è necessario,<br />

considerate tutte le cose? Per esempio, il genitore<br />

amorevole non desidera <strong>di</strong> per sé, punire il figlio<br />

che ha sbagliato, ma tutto considerato, egli sa che<br />

punirlo, per lui, è un in<strong>di</strong>scutibile dovere, e così<br />

corregge il figlio. Egli <strong>di</strong>ce al figlio che non<br />

desidera punirlo, ma che, tutto considerato è bene<br />

che egli lo faccia, questo non suggerirà al figlio<br />

intelligente che il padre sia contrad<strong>di</strong>ttorio in ciò<br />

che <strong>di</strong>ce e fa. Allo stesso modo il sapientissimo<br />

Creatore può, coerentemente, decretare <strong>di</strong> far<br />

avvenire cose che pure o<strong>di</strong>a, proibisce e<br />

condanna. <strong>Dio</strong> sceglie che esistano alcune cose<br />

che, per la loro natura intrinseca, pure Egli o<strong>di</strong>a,<br />

come pure che non esistano cose che Egli<br />

perfettamente ama, per la loro natura intrinseca.<br />

Per esempio: Egli comanda che Faraone lasci<br />

partire il Suo popolo perché questo era giusto<br />

nella natura stessa delle cose, eppure, Egli aveva<br />

segretamente <strong>di</strong>chiararato che Faraone non<br />

lasciasse partire il Suo popolo, non perché era<br />

giusto che Faraone rifiutasse, ma perché, tutto<br />

considerato era la cosa migliore che egli non lo<br />

338


lasciasse partire - migliore perché questo doveva<br />

servire propositi <strong>di</strong>vini più vasti, Ancora, <strong>Dio</strong> ci<br />

comanda <strong>di</strong> essere, in questa vita, perfettamente<br />

santi (Matteo 5:48), perché questo è giusto nella<br />

natura stessa delle cose, ma Egli decreta che<br />

nessuno sia perfettamente giusto in questa vita<br />

(come esperienza <strong>di</strong> vita vissuta) prima che egli<br />

lasci questo mondo. Una cosa è la santità, la<br />

realizzazione della santità un'altra. Allo stesso<br />

modo, il peccato è una cosa, la realizzazione del<br />

peccato un'altra. Quando <strong>Dio</strong> esige la santità, la<br />

Sua volontà precettiva o rivelata rispetta la natura<br />

o l'eccellenza morale della santità. Quando, però,<br />

Egli decreta che il peccato abbia luogo, la Sua<br />

volontà segreta riguarda solo il suo esistere<br />

fattuale affinché serva i Suoi buoni propositi.<br />

Ecco così come volontà segreta e volontà rivelata<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, riguar<strong>di</strong>no oggetti completamente <strong>di</strong>versi.<br />

<strong>La</strong> volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che riguarda i Suoi decreti non<br />

deve essere considerata nello stesso senso della<br />

volontà che riguarda i Suoi coman<strong>di</strong>. <strong>Non</strong> c'è,<br />

quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>fficoltà alcuna nel supporre che una<br />

possa essere contraria all'altra. <strong>La</strong> Sua volontà, in<br />

entrambi i sensi, è la Sua inclinazione. Tutto ciò<br />

che riguarda la Sua volontà rivelata è<br />

perfettamente coerente con la Sua natura, come<br />

quando comanda amore, ubbi<strong>di</strong>enza, e servizio,<br />

da parte delle Sue creature. Ciò che, però,<br />

riguarda la Sua volontà segreta, ha in vista il Suo<br />

fine ultimo, ciò per cui tutte le cose ora<br />

cooperano. Egli, così, ha decretato l'ingresso del<br />

peccato nel Suo universo, sebbene la Sua santa<br />

natura o<strong>di</strong> il peccato e lo aborrisca nel modo più<br />

totale. Però, essendo esso uno dei mezzi per i<br />

quali Egli intende che siano raggiunti i fini da Lui<br />

stabiliti, Egli tollerò che esso vi entrasse. <strong>La</strong><br />

339


volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è la misura della nostra<br />

responsabilità e ciò che determina quali siano i<br />

nostri doveri. Con la volontà segreta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> noi non<br />

abbiamo nulla a che fare: è questione che<br />

riguarda Lui solo. <strong>Dio</strong>, però, sapendo che noi<br />

avremmo fallito nel compiere la Sua volontà<br />

rivelata, or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> conseguenza i Suoi eterni<br />

consigli, e questi consigli eterni, dei quali è<br />

composta la Sua volontà segreta, sebbene a noi<br />

sconosciuti, sono adempiuti, inconsapevolmente<br />

in ed attraverso <strong>di</strong> noi.<br />

Sia che il lettore accetti o no la <strong>di</strong>stinzione che<br />

abbiamo fatto fin ora sulla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, egli<br />

deve riconoscere che i coman<strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarati dalla<br />

Scrittura <strong>di</strong>chiarano la volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e<br />

dovrà pure ammettere che talvolta <strong>Dio</strong> non vuole<br />

impe<strong>di</strong>re che quei coman<strong>di</strong> siano <strong>di</strong>sattesi, perché<br />

<strong>di</strong> fatto Egli non lo impe<strong>di</strong>sce. Che <strong>Dio</strong> voglia<br />

permettere il peccato è evidente, perché, <strong>di</strong> fatto,<br />

Egli lo permette. Certamente nessuno <strong>di</strong>rà che <strong>Dio</strong><br />

stesso faccia ciò che Egli non vuole fare.<br />

Infine, <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> nuovo che mia la responsabilità<br />

al riguardo della volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è misurata da ciò<br />

che Egli ha reso noto nella Sua Parola. È là che io<br />

apprendo come sia mio dovere far uso dei mezzi<br />

che Egli provvede, ed umilmente pregare che Egli<br />

si compiaccia <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>rli per me. Rifiutare <strong>di</strong><br />

farlo, sulla base che io ignori ciò che può o non<br />

può essere, a mio riguardo, la Sua volontà<br />

segreta, non è solo assurdo, ma anche il massimo<br />

della presunzione. Ripetiamo: la volontà segreta <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> non è affar nostro; è la volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

ad essere la misura della nostra responsabilità.<br />

Che non vi sia conflitto alcuno fra la volontà<br />

segreta e quella rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, è chiaro dal fatto<br />

340


che la prima è realizzata attraverso l'uso, da parte<br />

mia, dei mezzi <strong>di</strong>sposti nella seconda.<br />

Appen<strong>di</strong>ce II - Il caso <strong>di</strong> Adamo<br />

Nel nostro capitolo sulla <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la<br />

responsabilità dell'essere umano, inteso come<br />

creatura decaduta, al termine della <strong>di</strong>scussione,<br />

avevamo rilevato come la misura e l'estensione<br />

della nostra responsabilità vari in in<strong>di</strong>vidui<br />

<strong>di</strong>fferenti, secondo i vantaggi ricevuti ed ai<br />

privilegi goduti. Questa verità è chiaramente<br />

stabilita dalla <strong>di</strong>chiarazione del Salvatore<br />

registrata in Luca 12:47,48 "Quel servo che ha<br />

conosciuto la volontà del suo padrone e non ha<br />

preparato né fatto nulla per compiere la sua<br />

volontà, riceverà molte percosse; ma colui che<br />

non l'ha conosciuta e ha fatto cose degne <strong>di</strong><br />

castigo, ne riceverà poche. A chi molto è stato<br />

dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato<br />

affidato, tanto più si richiederà". Ora,<br />

strettamente parlando, vi sono solo due uomini<br />

sulla terra che furono dotati <strong>di</strong> responsabilità<br />

piena e non pregiu<strong>di</strong>cata, e questi furono il primo<br />

e l'ultimo Adamo. <strong>La</strong> responsabilità <strong>di</strong> ciascuno dei<br />

<strong>di</strong>scendenti d'Adamo, com'esseri razionali, era<br />

reale, e sufficiente per renderli responsabili <strong>di</strong><br />

fronte al loro Creatore. Essa, però, è limitata per<br />

grado, limitata perché è pregiu<strong>di</strong>cata dagli effetti<br />

della Caduta.<br />

<strong>La</strong> responsabilità <strong>di</strong> ciascun <strong>di</strong>scendente d'Adamo,<br />

non solo è sufficiente a renderlo personalmente<br />

responsabile in quanto creatura (vale a <strong>di</strong>re che<br />

dovrebbe fare ciò che è giusto e non dovrebbe<br />

fare ciò che è sbagliato), ma originalmente,<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi era pure dotato, legalmente, <strong>di</strong><br />

341


esponsabilità piena e non pregiu<strong>di</strong>cata, non in noi<br />

stessi, ma in Adamo. È necessario sempre<br />

rammentarci che Adamo non era solo fisicamente<br />

il padre della razza umana, ma che pure<br />

legalmente era capo della razza umana.<br />

Quando Adamo fu posto nell'Eden, egli vi stava<br />

come nostro rappresentante, tanto che ciò che<br />

egli fece fu messo in conto pure a ciascuno <strong>di</strong> noi,<br />

quelli per i quali egli agiva. Va oltre ai limiti delle<br />

nostre intenzioni in questo saggio, entrare in una<br />

dettagliata descrizione del fatto che Adamo sia<br />

stato il nostro rappresentante e capo federale.<br />

Sarebbe molto importante presentare in modo<br />

circostanziato questa verità, della quale c'è oggi<br />

gran bisogno, ma speriamo <strong>di</strong> poter trattare<br />

presto quest'argomento in un altro libro. Basti ora,<br />

però, in<strong>di</strong>rizzare il lettore a Romani 5:12-19, dove<br />

questa verità è trattata dallo Spirito Santo. Al<br />

cuore stesso <strong>di</strong> quest'importantissimo testo, c'è<br />

detto che Adamo era "figura <strong>di</strong> colui che doveva<br />

venire" (14)., vale a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Cristo. In che senso,<br />

quin<strong>di</strong>, Adamo era "la figura" <strong>di</strong> Cristo? <strong>La</strong> risposta<br />

deve essere: nel fatto che egli era un Capo<br />

federale, il quale agiva in nome e per conto della<br />

razza umana. Egli era colui che, non solo<br />

legalmente, ma in senso vitale, aveva influito su<br />

tutti coloro che sono connessi a lui. È per questa<br />

ragione che il Signore Gesù, in 1 Corinzi 15:45, è<br />

denominato "l'ultimo Adamo", cioè il Capo <strong>di</strong> una<br />

nuova creazione, allo stesso modo in cui il primo<br />

Adamo era capo della vecchia creazione.<br />

In Adamo, quin<strong>di</strong>, si trovava già ciascuno <strong>di</strong> noi.<br />

Adamo aveva agito come rappresentante della<br />

razza umana. Come, perciò, Adamo era stato<br />

creato con responsabilità piena e non<br />

342


pregiu<strong>di</strong>cata, non pregiu<strong>di</strong>cata perché non c'era in<br />

lui alcuna natura cattiva, e dato che noi tutti<br />

eravamo "in Adamo", ne consegue<br />

necessariamente che tutti noi, originalmente,<br />

eravamo pure dotati <strong>di</strong> responsabilità piena e non<br />

pregiu<strong>di</strong>cata. Nell'Eden, quin<strong>di</strong>, non era stata<br />

messa alla prova semplicemente la responsabilità<br />

d'Adamo come persona singola, ma la<br />

responsabilità umana come tale, la responsabilità<br />

dell'intera razza, come un tutt'uno.<br />

Webster definisce la responsabilità prima come<br />

"passibile <strong>di</strong> dover rendere conto", poi come "in<br />

grado <strong>di</strong> adempiere ad un obbligo". Il significato e<br />

l'estensione del termine "responsabilità", forse,<br />

potrebbe essere espresso e riassunto in una<br />

parola: "passibilità al dovere" 38 . Nei confronti <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, la responsabilità fa riferimento a ciò che la<br />

creatura deve al suo Creatore, e che la creatura<br />

ha l'obbligo morale <strong>di</strong> rendere.<br />

Alla luce della definizione or ora data, <strong>di</strong>venta<br />

subito chiaro come la responsabilità sia qualcosa<br />

che debba essere messo alla prova. È un fatto,<br />

questo, che appren<strong>di</strong>amo dalle stesse Sacre<br />

Scritture, esattamente ciò che risulta esservi stato<br />

nell'Eden. Adamo era stato messo alla prova.<br />

Doveva essere verificato se avesse onorato i suoi<br />

obblighi verso <strong>Dio</strong>, la sua lealtà verso <strong>Dio</strong>. Il test,<br />

la prova, consisteva nell'ubbi<strong>di</strong>enza ai coman<strong>di</strong><br />

del suo Creatore. Di un certo albero era stato<br />

proibito mangiare. È proprio a questo punto, però,<br />

che si presenta a noi una <strong>di</strong>fficoltà. Dal punto <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> il risultato della prova d'Adamo non<br />

era soggetto a probabilità: il risultato era certo.<br />

Prima <strong>di</strong> averlo formato dalla polvere della terra e<br />

38 Orig. "Oughtness".<br />

343


prima <strong>di</strong> avere soffiato in lui l'alito vitale, <strong>Dio</strong><br />

conosceva esattamente quale sarebbe stato il<br />

risultato <strong>di</strong> questa prova. Ogni cristiano deve<br />

essere d'accordo con quest'affermazione: negare,<br />

infatti, la precognizione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> significa negare la<br />

Sua onniscienza, e questo sarebbe rinnegare uno<br />

degli attributi fondamentali <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Dobbiamo, però, andare persino oltre questo: non<br />

solo <strong>Dio</strong> aveva conoscenza perfetta del risultato<br />

della prova d'Adamo, non solo il Suo occhio<br />

onnisciente già vedeva Adamo mangiare il frutto<br />

dell'albero proibito, ma pure Egli aveva decretato<br />

che così avrebbe dovuto essere. Questo fatto è<br />

evidente non solo dall'assunto che non c'è nulla<br />

che accade che pure <strong>Dio</strong>, Creatore e Governatore<br />

dell'universo, non abbia eternamente decretato<br />

dover accadere, ma dalle espresse <strong>di</strong>chiarazioni<br />

della Scrittura al riguardo <strong>di</strong> Cristo come Agnello<br />

sacrificale <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: "Già designato prima della<br />

creazione del mondo" (1 Pietro 1:20). Se, allora,<br />

<strong>Dio</strong> preor<strong>di</strong>nò, già da prima della creazione del<br />

mondo che Cristo dovesse, a suo tempo, essere<br />

offerto come Sacrificio per il peccato, allora è<br />

incontestabilmente evidente che <strong>Dio</strong> abbia pure<br />

preor<strong>di</strong>nato che il peccato entrasse nel mondo, e<br />

se è così, com'è così, che Adamo dovesse<br />

trasgre<strong>di</strong>re e fallire. In piena armonia con tutto<br />

questo, <strong>Dio</strong> stesso pose nell'Eden l'albero della<br />

conoscenza del bene e del male, e pure permise al<br />

Serpente <strong>di</strong> entrare in scena e <strong>di</strong> ingannare Eva.<br />

Qui sta, allora, la <strong>di</strong>fficoltà: se <strong>Dio</strong> aveva<br />

eternamente decretato che Adamo mangiasse da<br />

quell'albero, in che modo è possibile renderlo<br />

responsabile e <strong>di</strong>re che avrebbe potuto non<br />

mangiarne?<br />

344


Il problema appare davvero complesso<br />

all'estremo, eppure una soluzione esiste, una<br />

soluzione, inoltre, che sia alla portata della mente<br />

finita. <strong>La</strong> soluzione si trova nella <strong>di</strong>stinzione<br />

intercorrente fra volontà segreta <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la Sua<br />

volontà rivelata. Come abbiamo affermato<br />

nell'Appen<strong>di</strong>ce I, la responsabilità umana è<br />

misurata dalla nostra conoscenza della Sua<br />

volontà rivelata, ciò che <strong>Dio</strong> <strong>di</strong> fatto ci ha detto,<br />

non da ciò che egli non ci ha detto: questo<br />

definisce il nostro dovere. Così fu per Adamo. Che<br />

<strong>Dio</strong> avesse decretato che il peccato entrasse nel<br />

mondo attraverso la <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza dei nostri<br />

progenitori, era un segreto nascosto nel Suo<br />

cuore., Di questo, Adamo non sapeva nulla, e<br />

questo fa tutta la <strong>di</strong>fferenza per quanto riguarda<br />

la Sua responsabilità. Quello che doveva<br />

importargli era solo la volontà rivelata <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e<br />

quella era chiarissima. <strong>Dio</strong> gli aveva proibito <strong>di</strong><br />

mangiare il frutto <strong>di</strong> quell'albero, e questo<br />

bastava. <strong>Dio</strong>, però, va oltre. <strong>Dio</strong> ammonisce<br />

Adamo delle terribili conseguenze in cui sarebbe<br />

incorso se avesse <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>to - la morte ne<br />

sarebbe stata la pena.<br />

<strong>La</strong> trasgressione, quin<strong>di</strong>, da parte d'Adamo, era<br />

del tutto inescusabile. Creato con nessuna natura<br />

cattiva in lui, in perfetto equilibrio, posto nel<br />

migliore degli ambienti, avendo ricevuto dominio<br />

su tutta la creazione inferiore, con tutta la libertà<br />

che voleva, eccetto che una sola proibizione,<br />

avvisato chiaramente su quali sarebbero state le<br />

conseguenze d'un atto d'insubor<strong>di</strong>nazione a <strong>Dio</strong>,<br />

avrebbe potuto benissimo preservare la sua<br />

innocenza. Se fosse caduto, ciononostante,<br />

secondo ogni principio <strong>di</strong> giustizia, la<br />

responsabilità, il sangue, sarebbe caduto<br />

345


unicamente sulla sua testa, e la sua colpa sarebbe<br />

stata imputata a tutti coloro nel nome dei quali<br />

egli agiva. Se <strong>Dio</strong> avesse rivelato ad Adamo i Suoi<br />

propositi sul fatto che il peccato fosse entrato nel<br />

mondo, e che Egli aveva già decretato che egli<br />

mangiasse ilo frutto proibito, è ovvio che Adamo<br />

non avrebbe potuto essere ritenuto responsabile<br />

per averlo mangiato. <strong>Dio</strong>, però, non fa conoscere<br />

ad Adamo i Suoi consigli, e quin<strong>di</strong>, Egli non<br />

interferisce con la sua responsabilità.<br />

Ancora, se <strong>Dio</strong> avesse creato Adamo con una<br />

propensione al male, allora l'umana responsabilità<br />

sarebbe stata pregiu<strong>di</strong>cata e Adamo sarebbe stato<br />

messo alla prova solo per finta. In quanto, però,<br />

Adamo era stato incluso fra ciò che <strong>Dio</strong>, al termine<br />

del sesto giorno, aveva <strong>di</strong>chiarato essere "molto<br />

buono", e in quanto, come uomo, egli era stato<br />

fatto "retto" (Ec. 7:29), allora "ogni bocca deve<br />

essere messa a tacere", e "tutto il mondo" deve<br />

riconoscersi colpevole verso <strong>Dio</strong> (Romani 3:19).<br />

Ancora una volta, bisogna qui bene rammentarci<br />

come non è che <strong>Dio</strong> decreti che Adamo debba<br />

peccate per poi iniettare in lui un'inclinazione al<br />

male, affinché questo possa realizzarsi, no:<br />

"Nessuno, quand'è tentato, <strong>di</strong>ca: «Sono tentato da<br />

<strong>Dio</strong>»; perché <strong>Dio</strong> non può essere tentato dal male,<br />

ed egli stesso non tenta nessuno" (Giacomo 1:13).<br />

Al contrario, quando il Serpente viene a tentare<br />

Eva, <strong>Dio</strong> le fa rammentare il comando per cui era<br />

stato loro proibito <strong>di</strong> mangiare dal frutto<br />

dell'albero del bene e del male, come pure delle<br />

conseguenze penali in cui sarebbero incorsi se<br />

l'avessero fatto! Id<strong>di</strong>o, così, pur avendo decretato<br />

la Caduta, in nessun senso Egli può essere<br />

considerato l'Autore del peccato d'Adamo, così<br />

346


come in nessun punto la responsabilità <strong>di</strong> Adamo<br />

ne risulti pregiu<strong>di</strong>cata. Possiamo così ammirare la<br />

"molteplice sapienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" nel <strong>di</strong>sporre un modo<br />

per il quale fosse realizzato il Suo eterno decreto,<br />

preservando intatta la responsabilità delle Sue<br />

creature.<br />

È necessario, forse, aggiungere qualche parola<br />

sulla volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> come decreto, particolarmente<br />

in rapporto al male. In primo luogo, dobbiamo<br />

affermare senza alcun'ombra <strong>di</strong> dubbio, che tutto<br />

ciò che <strong>Dio</strong> fa o permette, è giusto, retto e buono<br />

per il semplice fatto che <strong>Dio</strong> lo faccia o lo<br />

permetta. Quando Lutero rispose alla domanda:<br />

"Perché <strong>Dio</strong> permette ad Adamo <strong>di</strong> cadere e <strong>di</strong><br />

corrompere l'intera sua posterità, mentre avrebbe<br />

benissimo potuto impe<strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> cadere?", egli <strong>di</strong>ce:<br />

"<strong>Dio</strong> è un Essere la cui volontà non riconosce<br />

alcuna causa, né spetta a noi prescrivere regole<br />

secondo le quali Egli debba agire, né chiamarlo a<br />

rendere conto <strong>di</strong> ciò che fa. Egli non ha né<br />

superiori né pari, ed è la Sua volontà ad essere la<br />

regola d'ogni cosa. Egli non fa questo o quest'altro<br />

perché sia giusto fare così, tanto che Egli sia<br />

costretto a farlo. Ciò che Egli fa è giusto e retto<br />

semplicemente perché è Lui a fare e volere così.<br />

<strong>La</strong> volontà dell'uomo, indubbiamente, può essere<br />

influenzata e mossa, non però la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.<br />

Asserire il contrario significherebbe spogliarlo<br />

della Sua <strong>di</strong>vinità "(De Servo Arbitrio, c. 153).<br />

Affermare che <strong>Dio</strong> abbia decretato l'ingresso del<br />

peccato nel Suo universo, e che Egli abbia<br />

prestabilito tutti i suoi frutti ed attività, significa<br />

<strong>di</strong>re ciò che, <strong>di</strong> primo acchito, potrebbe<br />

sorprendere il lettore. Se però si riflette bene<br />

sopra, è molto più sorprendente insistere che il<br />

347


peccato abbia invaso i Suoi domini contro la Sua<br />

volontà, e che il suo esercizio si ponga fuori dalla<br />

Sua giuris<strong>di</strong>zione. In tal caso, dove andrebbe a<br />

finire la Sua onnipotenza? No, riconoscere che <strong>Dio</strong><br />

abbia prestabilito tutte le attività del male,<br />

significa vederlo come Governatore (e non<br />

vittima) del peccato: è la Sua volontà a<br />

determinarne l'esercizio, il Suo potere a mettervi<br />

un limite (Salmo 76:10).<br />

<strong>Dio</strong> non è né l'ispiratore né colui che infonde il<br />

peccato in alcuna delle Sue creature, ma Egli è il<br />

suo Signore. Con questo inten<strong>di</strong>amo che la<br />

gestione, da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, dei malvagi è così intera<br />

che essi non possono fare nulla se non quello che<br />

la Sua mano e consiglio, dall'eternità, ha<br />

determinato dover essere fatto.<br />

Sebbene da <strong>Dio</strong> non sia possibile che mai emani<br />

alcunché <strong>di</strong> contrario alla Sua santità ed alla sua<br />

giustizia, ciononostante Egli ha or<strong>di</strong>nato, per i Suoi<br />

giusti fini, che le Sue creature cadessero nel<br />

peccato. Se il peccato non fosse mai stato<br />

permesso, in che modo si sarebbe manifestata la<br />

giustizia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel punirlo? In che modo la<br />

sapienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> avrebbe potuto manifestarsi per<br />

sconfiggerla nel modo più totale? In che modo<br />

avrebbe potuto la grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> esercitarsi nel<br />

perdonarlo? In che modo avrebbe potuto essere<br />

esercitata la potenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel sottometterlo?<br />

Una prova impressionante del fatto che il Cristo<br />

riconosca il decreto <strong>di</strong>vino al riguardo del peccato,<br />

è come Egli si comporta con Giuda. Il Salvatore<br />

sapeva benissimo che Giuda lo avrebbe tra<strong>di</strong>to,<br />

eppure mai leggiamo che Egli n'abbia fatto<br />

rimostranze. Al contrario, Egli gli <strong>di</strong>ce: "Quello che<br />

devi fare, fallo presto" (Giovanni 13:27).<br />

348


Notate come Egli <strong>di</strong>ca questo dopo che egli aveva<br />

ricevuto il boccone e che Satana avesse preso<br />

possesso del suo cuore. Giuda era già preparato e<br />

determinato a tra<strong>di</strong>re il Maestro e quin<strong>di</strong> Cristo,<br />

con atto permissivo, piegandosi alla volontà del<br />

Padre, lo esorti ad andare ed adempiere<br />

quell'orribile gesto.<br />

È così che <strong>Dio</strong> non è l'Autore del peccato, e<br />

benché il peccato sia contrario alla Sua santa<br />

natura, eppure la sua esistenza ed opere non sono<br />

contrarie alla Sua volontà, ma susservienti ad<br />

essa. <strong>Dio</strong> non tenta mai un uomo al peccato, ma<br />

ha, secondo i Suoi eterni consigli (che ora esegue)<br />

determinato il suo corso.<br />

Inoltre, come abbiamo mostrato al cap. 8,<br />

sebbene che Id<strong>di</strong>o abbia decretato il peccato<br />

dell'uomo, l'uomo è l'unico responsabile <strong>di</strong><br />

commetterlo, né <strong>Dio</strong> può essere per questo<br />

rimproverato. È stupefacente come questi due lati<br />

della questione siano portati assieme da<br />

un'affermazione del Cristo stesso: "Guai al mondo<br />

a causa degli scandali! Perché è necessario che<br />

avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per<br />

cui lo scandalo avviene!" (Matteo 18:7).<br />

In questo modo, sebbene tutto ciò che avvenne al<br />

Calvario fosse avvenuto: "Per il determinato<br />

consiglio e la prescienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (Atti 2:23),<br />

ciononostante, "mani malvagie" crocifissero il<br />

Signore della gloria, e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />

giustamente il Suo sangue è ricaduto su <strong>di</strong> loro e<br />

sui loro figli. Questi sono misteri veramente<br />

gran<strong>di</strong>, eppure è nostro felice privilegio e preciso<br />

dovere, ricevere umilmente tutto ciò che <strong>Dio</strong> si è<br />

compiaciuto <strong>di</strong> rivelare a loro riguardo nella Sua<br />

Parola <strong>di</strong> verità.<br />

349


Appen<strong>di</strong>ce III - Il significato <strong>di</strong><br />

"Kosmos" in Giovanni 3:16<br />

Qualche nostro lettore potrebbe aver avuto<br />

l'impressione, quando abbiamo trattato <strong>di</strong><br />

Giovanni 3:16 nel capitolo "Difficoltà ed obiezioni",<br />

che la nostra interpretazione <strong>di</strong> quel testo sia<br />

forzata ed innaturale. <strong>La</strong> nostra definizione del<br />

termine "mondo", infatti, non sembra essere in<br />

armonia con il significato e la prospettiva <strong>di</strong><br />

questa parola in altri brani dove affermare che<br />

"mondo" significa "il mondo dei credenti" (gli eletti<br />

<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>), non avrebbe senso.<br />

Molti ci hanno detto: "È certo che 'mondo' significa<br />

'mondo', cioè tu, io e tutti gli altri". Rispondendo,<br />

<strong>di</strong>remmo: Sappiamo dall'esperienza quanto sia<br />

<strong>di</strong>fficile lasciare da parte "le tra<strong>di</strong>zioni degli<br />

uomini" e giungere ad un testo che abbiamo u<strong>di</strong>to<br />

spiegare in un certo modo dozzine <strong>di</strong> volte, e<br />

stu<strong>di</strong>arlo da noi stessi senza pregiu<strong>di</strong>zi.<br />

Ciononostante, questo è essenziale, se davvero<br />

vogliamo intendere la mente <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Molti<br />

suppongono <strong>di</strong> conoscere già il semplice<br />

significato <strong>di</strong> Giovanni 3:16, e quin<strong>di</strong> ne<br />

concludono non essere necessario, da parte loro,<br />

scoprire l'insegnamento preciso <strong>di</strong> questo<br />

versetto. Inutile <strong>di</strong>re che un tale atteggiamento ci<br />

preclude la scoperta dell'ulteriore luce che<br />

potrebbero altrimenti ottenere da questo brano.<br />

Eppure, se prendete solo una concordanza, e<br />

leggete attentamente i vari brani in cui compare il<br />

termine "mondo" (così tradotto da "kosmos"), vi<br />

renderete ben presto conto che accertare il<br />

significato preciso della parola "mondo" in un dato<br />

brano, non è così facile ed imme<strong>di</strong>ato come<br />

comunemente si crede. <strong>La</strong> parola "kosmos" e<br />

350


l'equivalente italiano "mondo", non è usata, nel<br />

Nuovo Testamento, con un significato uniforme,<br />

anzi, è vero il contrario. Essa è usata in maniere<br />

<strong>di</strong>verse. Citiamo, qui <strong>di</strong> seguito, alcuni versetti<br />

dove ricorre questo termine, suggerendo, per ogni<br />

caso, un'ipotesi <strong>di</strong> definizione.<br />

1. "Kosmos" è usato per l'universo nel suo<br />

insieme: "Il <strong>Dio</strong> che ha fatto il mondo e tutte le<br />

cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e<br />

della terra, non abita in templi costruiti da mani<br />

d'uomo" (Atti 17:24).<br />

2. "Kosmos" è usato in riferimento alla terra: "Or<br />

prima della festa <strong>di</strong> Pasqua, Gesù, sapendo che<br />

era venuta per lui l'ora <strong>di</strong> passare da questo<br />

mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano<br />

nel mondo, li amò sino alla fine" (Giovanni 13:1);<br />

"passare da questo mondo al Padre" significa<br />

"lasciare questa terra". "In lui ci ha eletti prima<br />

della creazione del mondo perché fossimo santi e<br />

irreprensibili <strong>di</strong>nanzi a lui" (Efesini 1:4); cfr.<br />

Giobbe 38:4ss.<br />

3. "Kosmos" è usato in riferimento al "sistema", al<br />

"l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cose" vigente in questo mondo. " Ora<br />

avviene il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> questo mondo; ora sarà<br />

cacciato fuori il principe <strong>di</strong> questo mondo"<br />

(Giovanni 12:31); si confronti con Matteo 4:8 e 1<br />

Giovanni 5:19.<br />

4. "Kosmos" è usato per l'intera umanità. "Or noi<br />

sappiamo che tutto quel che la legge <strong>di</strong>ce, lo <strong>di</strong>ce<br />

a quelli che sono sotto la legge, affinché sia<br />

chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto<br />

colpevole <strong>di</strong> fronte a <strong>Dio</strong>" (Romani 3:19)<br />

5. "Kosmos" è usato in riferimento all'umanità<br />

meno i credenti: "Se il mondo vi o<strong>di</strong>a, sapete bene<br />

351


che prima <strong>di</strong> voi ha o<strong>di</strong>ato me" (Gv.15:18). I<br />

credenti non "o<strong>di</strong>ano" Cristo, così "mondo" deve<br />

significare il mondo degli increduli contrapposto a<br />

quello che crede in Cristo e lo ama. "No <strong>di</strong> certo!<br />

Perché, altrimenti, come potrà <strong>Dio</strong> giu<strong>di</strong>care il<br />

mondo?" (Romani 3:6). Qui c'è un altro brano in<br />

cui "il mondo" non può significare "tu ed io, e tutti<br />

gli altri", perché i credenti non saranno "giu<strong>di</strong>cati"<br />

da <strong>Dio</strong>. Ecco così come qui si parla del mondo<br />

degli increduli.<br />

6. "Kosmo" è usato in riferimento alle genti, ai<br />

Gentili, ai pagani, "gli stranieri", in<br />

contrapposizione agli Israeliti. "Ora, se la loro<br />

caduta (<strong>di</strong> Israele) è una ricchezza per il mondo e<br />

la loro <strong>di</strong>minuzione (<strong>di</strong> Israele) è una ricchezza per<br />

gli stranieri, quanto più lo sarà la loro piena<br />

partecipazione!" (Romani 11:12). Notate come il<br />

significato <strong>di</strong> "mondo" nella prima affermazione,<br />

sia ulteriormente precisato dalla seconda. Qui<br />

"mondo" non può significare "tutta l'umanità"<br />

perché n'esclude Israele.<br />

7. "Kosmos" è usato in riferimento solo ai<br />

credenti: Giovanni 1:29; 3:16,17; 6:33; 1 Corinzi<br />

4:9; 2 Corinzi 5:19. <strong>La</strong>sciamo che i lettori vadano a<br />

verificare essi stessi questi brani, e chie<strong>di</strong>amo loro<br />

<strong>di</strong> notare esattamente, con attenzione, ciò <strong>di</strong> cui si<br />

parla e ciò che, in ciascuno <strong>di</strong> essi, si intende per<br />

"mondo".<br />

Si vede, così, come "kosmos" abbia, nel Nuovo<br />

Testamento, almeno sette significati chiaramente<br />

definibili. Ci chie<strong>di</strong>amo, allora: forse che <strong>Dio</strong> ha<br />

usato una parola in questo modo solo per<br />

confondere coloro che leggono le Scritture?<br />

Rispon<strong>di</strong>amo: no! <strong>Dio</strong> non ha neanche scritto la<br />

Sua Parola per gente pigra che, invece <strong>di</strong><br />

352


prendersi il tempo necessario per "investigare" e<br />

stu<strong>di</strong>are attentamente le Scritture, come Marta, è<br />

troppo occupata per "servire", lo rimanda sempre,<br />

o è troppo occupata con le cose <strong>di</strong> questo mondo!<br />

Se poi si chiedesse ancora: "In che modo, chi<br />

legge le Scritture, potrà sapere quale fra quei<br />

sette significati, sia il significato esatto <strong>di</strong> 'mondo'<br />

nel testo in esame?". <strong>La</strong> risposta è: lo potrà<br />

conoscere stu<strong>di</strong>ando attentamente, in spirito <strong>di</strong><br />

preghiera, il contesto in cui si trova il brano,<br />

notando, per ognuno dei casi, ciò che si<br />

attribuisce a "mondo" e consultando tutti i brani<br />

paralleli dei testi in esame.<br />

Il soggetto principale <strong>di</strong> Giovanni 3:16 è Cristo,<br />

come Dono <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. <strong>La</strong> prima affermazione ci parla<br />

della motivazione che ha spinto <strong>Dio</strong> a "dare" il Suo<br />

unigenito Figlio, ed essa è il Suo grande "amore";<br />

la seconda affermazione ci informa sull'oggetto<br />

per il quale <strong>Dio</strong> "ha dato" Suo Figlio, cioè per<br />

"chiunque (o meglio "tutti coloro") che credono;<br />

mentre l'ultima affermazione rende noto il perché<br />

<strong>Dio</strong> abbia "dato" Suo Figlio (il Suo proposito), cioè<br />

che tutti coloro che credono "non periscano, ma<br />

abbiano vita eterna".<br />

Che la parola "il mondo" in Giovanni 3:16 si<br />

riferisca al mondo dei credenti (gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>), in<br />

contrapposizione al "mondo degli increduli" (2<br />

Pietro 2:5) è stabilito inequivocabilmente<br />

confrontando questo brano con altri che parlano<br />

de "l'amore" <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. "<strong>Dio</strong> invece mostra la<br />

grandezza del proprio amore per NOI" (Romani<br />

5:8); "il Signore corregge QUELLI che egli ama, e<br />

punisce tutti coloro che riconosce come figli"<br />

(Ebrei 12:6); "Noi amiamo perché egli CI ha amati<br />

per primo" (1 Giovanni 4:19). <strong>Dio</strong> "ha pietà" degli<br />

353


empi (v. Matteo 18:33). Verso gli ingrati ed i<br />

malvagi Egli è "buono" (v. Luca 6:35). I vasi<br />

destinati all'ira Egli sopporta "con grande<br />

pazienza" (v. Romani 9:22), "i Suoi", però, Egli<br />

"ama"!<br />

Appen<strong>di</strong>ce IV - 1 Giovanni 2:2<br />

Vi è un testo biblico che sembra stare<br />

incontrovertibilmente dalla parte <strong>di</strong> coloro che<br />

credono alla salvezza universale, e che, a prima<br />

vista, sembra insegnare che Cristo morì per<br />

l'intero genere umano. Abbiamo così deciso <strong>di</strong><br />

presentarne una dettagliato esame ed<br />

un'esposizione: "Egli è il sacrificio propiziatorio per<br />

i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma<br />

anche per quelli <strong>di</strong> tutto il mondo" (1 Giovanni<br />

2:2).<br />

Questo è il brano che, pare favorire maggiormente<br />

la concezione arminiana della redenzione. Se,<br />

però, si considera attentamente questo testo, si<br />

vedrà come lo faccia solo apparentemente, e non<br />

nella realtà. Presentiamo qui sotto un certo<br />

numero <strong>di</strong> prove conclusive che mostrano come<br />

questo versetto non insegna che Cristo ha operato<br />

una propiziazione in favore <strong>di</strong> tutti i peccati del<br />

mondo.<br />

In primo luogo, questo versetto non va isolato, ma<br />

collegato con quanto lo precede. Difatti, in greco,<br />

inizia con la congiunzione "e". Una traduzione<br />

letterale, parola per parola, <strong>di</strong> 1 Giovanni 2:1, lo<br />

renderebbe in questo modo: "Figlioletti miei,<br />

queste cose scrivo a voi, affinché non pecchiate.<br />

Se qualcuno, però, dovesse peccare, un Paraclito<br />

abbiamo presso il Padre: Gesù Cristo il giusto". Si<br />

354


vede così come qui l'apostolo Giovanni stia<br />

scrivendo ai santi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ed a loro riguardo. Suo<br />

scopo imme<strong>di</strong>ato è duplice: in primo luogo<br />

comunicare il messaggio che <strong>Dio</strong> preserva i figli <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> dal peccare; in secondo luogo, fornire conforto<br />

e certezza a coloro che potrebbero peccare e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, abbattersi e temere che la cosa si<br />

provi per loro fatale. Egli, quin<strong>di</strong>, rende loro noto<br />

ciò che per loro <strong>Dio</strong> ha provveduto in tali<br />

circostanze d'emergenza. Troviamo questo alla<br />

fine del versetto uno per tutto il versetto due. <strong>La</strong><br />

base su cui si fonda questo conforto è duplice: il<br />

credente depresso e pentito (1 Giovanni 1:9)<br />

abbia la certezza che, primo, egli ha "un avvocato<br />

presso il Padre", e, secondo, che quest'avvocato è<br />

"la propiziazione dei nostri peccati". Ora, solo dei<br />

credenti potrebbero trarre conforto da tutto<br />

questo, perché solo loro hanno "un Avvocato",<br />

solo per loro il Cristo è la propiziazione, com'è<br />

provato dal fatto che Propiziazione sia collegata<br />

con "l'Avvocato"!<br />

In secondo luogo, se altri brani del Nuovo<br />

Testamento che parlano <strong>di</strong> "propiziazione" sono<br />

confrontati con 1 Giovanni 2:2, si troverà come<br />

essa si applichi in modo limitato. Per esempio, in<br />

Romani 3:25 leggiamo: "<strong>Dio</strong> lo ha prestabilito<br />

(Cristo) come sacrificio propiziatorio me<strong>di</strong>ante la<br />

fede nel suo sangue, per <strong>di</strong>mostrare la sua<br />

giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati<br />

commessi in passato". Cristo è propiziazione<br />

"me<strong>di</strong>ante la fede", e quin<strong>di</strong> Egli non è<br />

propiziazione per coloro che non hanno questa<br />

fede! Ancora troviamo in Ebrei 2:17 "Perciò, egli<br />

doveva <strong>di</strong>ventare simile ai suoi fratelli in ogni<br />

cosa, per essere un misericor<strong>di</strong>oso e fedele<br />

355


sommo sacerdote nelle cose che riguardano <strong>Dio</strong>,<br />

per compiere l'espiazione dei peccati del popolo".<br />

In terzo luogo, <strong>di</strong> chi si parla quando Giovanni<br />

<strong>di</strong>ce: "Egli è la propiziazione per i nostri peccati"?<br />

Rispon<strong>di</strong>amo: per i credenti d'origine israelita.<br />

Vorremmo che il lettore facesse particolare<br />

attenzione su parte della prova sulla quale<br />

basiamo la nostra affermazione. In Galati 2:9 è<br />

scritto che Giovanni, insieme a Giacomo ed a<br />

Cefa, erano stati destinati ad essere apostoli: "ai<br />

circoncisi" (cioè degli israeliti). Coerentemente<br />

con questo, l'epistola <strong>di</strong> Giacomo è in<strong>di</strong>rizzata<br />

"alle do<strong>di</strong>ci tribù che sono <strong>di</strong>sperse nel mondo"<br />

(Giacomo 1:1). Allo stesso modo l'epistola <strong>di</strong> Pietro<br />

è rivolta "agli eletti che vivono come forestieri<br />

<strong>di</strong>spersi nel Ponto" (1 Pietro 1:1), cioè alla<br />

<strong>di</strong>aspora israelita. Pure Giovanni scrive ad Israeliti<br />

salvati, ma per Giudei salvati e Gentili salvati.<br />

Alcune delle prove che Giovanni stia scrivendo ad<br />

Israeliti salvati, sono le seguenti:<br />

a. Nel versetto <strong>di</strong> apertura Egli <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Cristo: "…<br />

quel che abbiamo u<strong>di</strong>to, quel che abbiamo visto<br />

con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato<br />

e che le nostre mani hanno toccato della parola<br />

della vita" (1 Giovanni 1:1). Sarebbe stato<br />

impossibile per l'apostolo Paolo iniziare una<br />

qualsiasi delle sue epistole ai Gentili con simili<br />

espressioni!<br />

b. "Carissimi, non vi scrivo un comandamento<br />

nuovo, ma un comandamento vecchio che<br />

avevate fin da principio: il comandamento vecchio<br />

è la parola che avete u<strong>di</strong>ta" (1 Giovanni 2:7). Il<br />

"principio" a cui qui si riferisce, è la<br />

manifestazione pubblica <strong>di</strong> Cristo. A comprova <strong>di</strong><br />

356


questo, si confronti con 1:1; 2:13 ecc. Ora, questi<br />

credenti - ci <strong>di</strong>ce l'Apostolo - avevano "il<br />

comandamento vecchio" fin da principio. Questo<br />

poteva essere vero per credenti israeliti, non per<br />

credenti gentili.<br />

c. "Padri, vi scrivo perché avete conosciuto colui<br />

che è fin dal principio" (1 Giovanni 2:13). Qui,<br />

ancora, è evidente come ci si riferisca a credenti<br />

israeliti.<br />

d. "Ragazzi, è l'ultima ora. Come avete u<strong>di</strong>to,<br />

l'anticristo deve venire, e <strong>di</strong> fatto già ora sono<br />

sorti molti anticristi. Da ciò conosciamo che è<br />

l'ultima ora. Sono usciti <strong>di</strong> mezzo a noi, ma non<br />

erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri,<br />

sarebbero rimasti con noi; ma ciò è avvenuto<br />

perché fosse manifesto che non tutti sono dei<br />

nostri" (1 Giovanni 2:18,19). Questi credenti a cui<br />

scrive Giovanni avevano "u<strong>di</strong>to" da Cristo stesso<br />

che l'Anticristo sarebbe venuto (ve<strong>di</strong> Matteo 24).<br />

Quei "molti anticristi", dei quali Giovanni <strong>di</strong>chiara<br />

essere usciti <strong>di</strong> mezzo a noi, erano tutti giudei,<br />

perché durante il primo secolo nessun altri che un<br />

Israelita si era presentato come Messia. Quando<br />

allora Giovanni <strong>di</strong>ce: "Egli è la propiziazione per i<br />

nostri peccati", egli può solo intendere per i<br />

peccati dei credenti israeliti 39 .<br />

In quarto luogo, quando Giovanni aggiunge: "e<br />

non soltanto per i nostri, ma anche per quelli <strong>di</strong><br />

tutto il mondo", egli intende <strong>di</strong>re che Cristo è la<br />

39 È vero che molte cose nell'epistola <strong>di</strong> Giovanni, si applicano<br />

ugualmente a Giudei credenti e a Gentili credenti. Cristo è<br />

l'Avvocato tanto degli uni quanto degli altri. Lo stesso si può<br />

<strong>di</strong>re <strong>di</strong> molte cose nell'epistola <strong>di</strong> Giacomo , che pure è<br />

cattolica, o generale, sebbene rivolta espressamente alle<br />

do<strong>di</strong>ci tribù della <strong>di</strong>aspora.<br />

357


propiziazione pure per i peccati dei credenti<br />

gentili, quelli, cioè, provenienti dal mondo pagano,<br />

perché, come rilevato in precedenza, il termine "il<br />

mondo" è messo in contrasto con Israele.<br />

Quest'interpretazione è stabilita in modo<br />

inequivocabile confrontando attentamente 1<br />

Giovanni 2:2 con Giovanni 11:51, 52, brano<br />

strettamente parallelo: "Or egli non <strong>di</strong>sse questo<br />

<strong>di</strong> suo; ma, siccome era sommo sacerdote in<br />

quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per<br />

la nazione; e non soltanto per la nazione, ma<br />

anche per riunire in uno i figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>spersi". Qui,<br />

Caiafa, ispirato da <strong>Dio</strong>, rende noto per chi sarebbe<br />

"morto" Gesù. Notate ora quanto corrispondente<br />

sia la sua profezia con queste <strong>di</strong>chiarazioni:<br />

"Egli è il sacrificio propiziatorio per i<br />

nostri peccati, e non soltanto per i<br />

nostri, ma anche per quelli <strong>di</strong> tutto<br />

il mondo" (1 Giovanni 2:2)<br />

"Or egli non <strong>di</strong>sse questo <strong>di</strong> suo; ma,<br />

siccome era sommo sacerdote in<br />

quell'anno, profetizzò che Gesù doveva<br />

morire per la nazione; e non soltanto<br />

per la nazione, ma anche per<br />

riunire in uno i figli <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

<strong>di</strong>spersi”.<br />

In quinto luogo, l'interpretazione <strong>di</strong> cui sopra, è<br />

confermata dal fatto che nessun'altra è coerente o<br />

intelligibile. Se "tutto il mondo" significa l'intera<br />

razza umana, allora, la prima affermazione e il<br />

"non soltanto" nella seconda, è assolutamente<br />

priva <strong>di</strong> significato. Se Cristo fosse la propiziazione<br />

358


per tutti, sarebbe un'oziosa tautologia <strong>di</strong>re, prima<br />

"Egli è la propiziazione per i nostri peccati ed<br />

anche per tutti". <strong>Non</strong> vi potrebbe essere alcun<br />

"ma anche" se Egli è la propiziazione per l'intera<br />

famiglia umana. Se l'apostolo avesse voluto<br />

affermare che Cristo è una propiziazione<br />

universale, avrebbe semplicemente omesso la<br />

prima affermazione del versetto 2 e lasciato<br />

semplicemente "Egli è la propiziazione per i<br />

peccati del mondo intero”. A conferma <strong>di</strong> "Egli è il<br />

sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non<br />

soltanto per i nostri (credenti d'origine israelita),<br />

ma anche per quelli <strong>di</strong> tutto il mondo (credenti<br />

d'origine pagana)" (1 Giovanni 2:2), si confronti<br />

Giovanni 10:16; 17:20.<br />

In senso luogo, la nostra definizione <strong>di</strong> "tutto il<br />

mondo" è in perfetto accordo con altri brani del<br />

Nuovo Testamento. Per esempio: "…a causa della<br />

speranza che vi è riservata nei cieli, della quale<br />

avete già sentito parlare me<strong>di</strong>ante la pre<strong>di</strong>cazione<br />

della verità del vangelo. Esso è in mezzo a voi, e<br />

nel mondo intero, porta frutto e cresce, come<br />

avviene anche tra <strong>di</strong> voi, dal giorno che ascoltaste<br />

e conosceste la grazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in verità" (Colossesi<br />

1:5,6). Forse che quel "mondo intero" significa, in<br />

modo assoluto e non qualificato, tutta l'umanità?<br />

No. Il significato ovvio, inteso dall'apostolo è che<br />

l'Evangelo, invece che essere confinato alla terra<br />

<strong>di</strong> Giudea, è uscito dai suoi confini e, senza alcuna<br />

restrizione, ha raggiunto le terre dei Gentili. Allo<br />

stesso modo, in Romani 1:8 "Prima <strong>di</strong> tutto rendo<br />

grazie al mio <strong>Dio</strong> per mezzo <strong>di</strong> Gesù Cristo<br />

riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è<br />

<strong>di</strong>vulgata in tutto il mondo". L'Apostolo, qui, si<br />

riferisce alla fede <strong>di</strong> questi santi romani <strong>di</strong> cui si<br />

parla come lodevole esempio da imitare.<br />

359


Certamente <strong>di</strong> essa non ne parlava l'intero<br />

mondo! Era l'intero mondo dei cristiani a cui egli si<br />

riferiva! In Apocalisse 12:9 leggiamo: "Il gran<br />

dragone, il serpente antico, che è chiamato<br />

<strong>di</strong>avolo e Satana, il seduttore <strong>di</strong> tutto il mondo, fu<br />

gettato giù; fu gettato sulla terra, e con lui furono<br />

gettati anche i suoi angeli". Quest'espressione,<br />

ancora, non può essere intesa in modo universale,<br />

perché Matteo 24:24 ci <strong>di</strong>ce che Satana non può<br />

"ingannare" gli eletti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, e <strong>di</strong> fatto, non lo fa.<br />

Qui "l'intero mondo" è il mondo degli increduli.<br />

In settimo luogo, insistere che "per quelli <strong>di</strong> tutto il<br />

mondo" in 1 Giovanni 2:2, significa l'intera razza<br />

umana, significa minare le basi stesse della nostra<br />

fede. Se Cristo fosse la propiziazione sia per quelli<br />

che sono perduti, tanto per quelli che sono salvati,<br />

allora come potremmo essere certi che anche i<br />

credenti non siano perduti? Se Cristo è la<br />

propiziazione per coloro che ora si trovano<br />

all'inferno, che garanzia avremmo che voi e io non<br />

finiremmo all'inferno? Lo spargimento <strong>di</strong> sangue<br />

del Figlio incarnato <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è la sola cosa che può<br />

tener fuori chiunque dall'inferno, e se molti per i<br />

quali quel prezioso sangue ha fatto propiziazione,<br />

si trovano ora nella temibile <strong>di</strong>mora dei dannati,<br />

allora quel sangue si potrebbe comprovare<br />

inefficace anche per me! Lungi da noi un tale<br />

pensiero <strong>di</strong>sonorevole per <strong>Dio</strong>! Per quanto si possa<br />

addurre sofismi e torcere le Scritture, una cosa è<br />

certa: la redenzione non è stata un fallimento! <strong>Dio</strong><br />

non permetterà che quel prezioso e costoso<br />

sacrificio fallisca nel realizzare, completamente,<br />

ciò per il quale era stato finalizzato. Neanche una<br />

goccia <strong>di</strong> quel sangue santo è stata versata<br />

invano. Nell'ultimo gran Giorno, ci troveremo <strong>di</strong><br />

fronte non ad un Salvatore <strong>di</strong>silluso e sconfitto,<br />

360


ma Uno che "…dopo il tormento dell'anima sua<br />

vedrà la luce, e sarà sod<strong>di</strong>sfatto" (Isaia 53:11).<br />

Queste non sono parole nostre, ma l'affermazione<br />

infallibile <strong>di</strong> Colui che <strong>di</strong>chiara: "Il mio piano<br />

sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia<br />

volontà" (Isaia 46:10).<br />

I nostri pie<strong>di</strong> poggiano saldamente su questa<br />

roccia che niente e nessuno potrà mai scuotere.<br />

Che gli altri si appoggino pure sulle sabbie delle<br />

speculazioni umane e sulle teorizzazioni del<br />

ventesimo secolo. È affare loro. A <strong>Dio</strong>, però,<br />

renderanno pure conto, un giorno. Da parte nostra<br />

preferiamo <strong>di</strong> gran lunga essere accusati d'avere<br />

la mente ristretta, <strong>di</strong> essere antiquati, oppure ipercalvinisti,<br />

che essere trovati a ripu<strong>di</strong>are la verità <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> riducendo la redenzione, <strong>di</strong>vinamente efficace,<br />

ad una semplice fantasia.<br />

Conclusione<br />

"Alleluia! Perché il Signore, nostro <strong>Dio</strong>,<br />

l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno"<br />

(Apocalisse 19:6).<br />

Nella nostra prefazione alla seconda e<strong>di</strong>zione,<br />

avevamo riconosciuto la necessità <strong>di</strong> preservare<br />

l'equilibrio della Verità. Due cose si trovano al <strong>di</strong> là<br />

d'ogni <strong>di</strong>sputa: <strong>Dio</strong> è sovrano, l'essere umano è<br />

responsabile. In questo libro, così, abbiamo<br />

cercato <strong>di</strong> esporre la prima <strong>di</strong> queste verità, in<br />

altre nostre opere, abbiamo insistito<br />

frequentemente sulla seconda.<br />

Siamo pronti ad ammettere che vi sia il pericolo <strong>di</strong><br />

accentuare troppo la prima e d'ignorare l'altra, e<br />

la storia ci fornisce numerosi esempi per ciascuno<br />

<strong>di</strong> questi casi. Mettere troppo in evidenza la<br />

361


<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, senza pure conservare il principio<br />

della responsabilità umana, tende al fatalismo;<br />

essere troppo preoccupati <strong>di</strong> affermare la<br />

responsabilità umana, tanto da slacciarla dalla<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, significa esaltare la creatura e<br />

<strong>di</strong>sonorare il Creatore.<br />

Quasi ogni errore dottrinale è, <strong>di</strong> fatto, una<br />

perversione della Verità, una Verità non<br />

<strong>di</strong>spensata rettamente, una Verità sostenuta ed<br />

insegnata in modo sproporzionato. Anche la più<br />

bella faccia del mondo, con le caratteristiche più<br />

amabili in assoluto, <strong>di</strong>venterebbe una vista brutta<br />

ed insostenibile, se un membro <strong>di</strong> quel corpo<br />

continuasse a crescere fuori misura e gli altri<br />

rimanessero non sviluppati. <strong>La</strong> bellezza è,<br />

soprattutto, una questione <strong>di</strong> proporzioni. È vero<br />

pure per la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>: è possibile percepire la<br />

sua bellezza e beatitu<strong>di</strong>ne quando la sua<br />

molteplice sapienza è esibita nelle sue vere<br />

proporzioni. Qui è proprio dove molti, nel passato,<br />

hanno fallito. Una sola frase della Verità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ha<br />

spesso fatto così impressione su questo o<br />

quell'uomo, tanto che l'attenzione si è concentrata<br />

solo ed esclusivamente su <strong>di</strong> essa, quasi ad<br />

esclusione <strong>di</strong> tutto il resto. Una qualche porzione<br />

della Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è <strong>di</strong>ventata "Qla dottrina<br />

favorita", e spesso il <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> un qualche<br />

partito. Il dovere <strong>di</strong> ogni servitore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però, è<br />

quello d'annunziare "tutto il consiglio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (Atti<br />

20:27).<br />

È vero che nei tempi corrotti in cui ci è stato dato<br />

in sorte <strong>di</strong> vivere, là dove da ogni parte, è l'uomo<br />

ad essere esaltato, e dov'è <strong>di</strong>ventata espressione<br />

comune parlare <strong>di</strong> "superuomini", vi è la necessità<br />

assoluta d'accentuare, senz'alcun compromesso, il<br />

362


fatto glorioso della supremazia <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Dobbiamo<br />

farlo proprio là dove essa è negata. Eppure, anche<br />

in questo caso, è necessaria pure molta sapienza,<br />

altrimenti il nostro zelo sarebbe senza<br />

conoscenza. Un servitore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> dovrebbe avere<br />

sempre il <strong>di</strong>scernimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>re la cosa giusta al<br />

momento giusto. Ciò che è opportuno per una<br />

particolare comunità, potrebbe non essere<br />

necessario per un'altra. Se sono chiamato a<br />

lavorare in una comunità in cui mi hanno<br />

preceduto pre<strong>di</strong>catori arminiani, allora devo<br />

assolutamente esporre la verità che è stata<br />

trascurata, quella della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, benché lo<br />

debba fare sempre con attenzione e cura, perché<br />

potrebbe essere troppa "carne" da mangiare per<br />

chi ancora deve nutrirsi <strong>di</strong> "latte".<br />

L'esempio <strong>di</strong> Cristo che <strong>di</strong>sse: "Ho ancora molte<br />

cose da <strong>di</strong>rvi; ma non sono per ora alla vostra<br />

portata" (Giovanni 16:12) dovrebbe essere tenuto<br />

ben presente. D'altro canto, se sono chiamato ad<br />

assumere un pulpito <strong>di</strong>stintamente calvinista,<br />

allora potrebbe essere utile, nei suoi molti aspetti,<br />

presentare la verità della responsabilità umana.<br />

Ciò che il pre<strong>di</strong>catore deve comunicare non è<br />

quello che l'u<strong>di</strong>torio vorrebbe verosimilmente<br />

sentire, ma ciò del quale ha maggiormente<br />

bisogno, vale a <strong>di</strong>re, quegli aspetti della verità con<br />

i quali ha minore familiarità, o almeno che meno<br />

manifesta nel suo comportamento.<br />

Mettere in pratica ciò che ho or ora detto è<br />

<strong>di</strong>fficile, perché espone il pre<strong>di</strong>catore ad essere<br />

accusato d'essere una banderuola. Che importa,<br />

però, se egli, così facendo, ha l'approvazione del<br />

Maestro? Egli non è chiamato ad essere<br />

"coerente" con se stesso, né con una qualsiasi<br />

363


egola <strong>di</strong>sposta dall'uomo. Suo compito è quello<br />

d'essere coerente con le Sacre Scritture, e nelle<br />

Sacre Scritture ogni parte o aspetto della verità, è<br />

equilibrato con un altro aspetto della verità. <strong>La</strong><br />

"medaglia" ha due facce sempre, persino nel<br />

carattere stesso <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, perché Egli è "luce" (1<br />

Giovanni 1:5), come pure "amore" (1 Giovanni<br />

4:8). Per questo troviamo scritto: "Considera<br />

dunque la bontà e la severità <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>" (Romani<br />

11:22).<br />

Pre<strong>di</strong>care sempre su <strong>di</strong> uno escludendo l'altro, non<br />

fa che presentare un'immagine <strong>di</strong>storta del<br />

carattere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Quando il Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>venne<br />

carne, Egli venne “in forma <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>” (Filippesi 2:6),<br />

ciononostante, nella mangiatoia, Egli era “Cristo, il<br />

Signore” (Luca 2:11)! Tutto è possibile con <strong>Dio</strong><br />

(Matteo 19:26), eppure <strong>Dio</strong> “non può mentire”<br />

(Galati 6:2). Lo stesso capitolo, però, insiste sul<br />

fatto che “Ciascuno porterà il proprio fardello”<br />

(Galati 6:5). Siamo esortati con queste parole:<br />

“<strong>Non</strong> siate dunque in ansia per il domani, perché il<br />

domani si preoccuperà <strong>di</strong> sé stesso. Basta a<br />

ciascun giorno il suo affanno”(Matteo 6:34),<br />

eppure: “Se uno non provvede ai suoi, e in primo<br />

luogo a quelli <strong>di</strong> casa sua, ha rinnegato la fede, ed<br />

è peggiore <strong>di</strong> un incredulo” (1 Timoteo 5:8).<br />

Nessuna pecora del gregge <strong>di</strong> Cristo potrebbe mai<br />

perire (Giovanni 10:28,29), eppure il cristiano è<br />

esortato così: “Perciò, fratelli, impegnatevi sempre<br />

<strong>di</strong> più a render sicura la vostra vocazione ed<br />

elezione; perché, così facendo, non inciamperete<br />

mai” (2 Pietro 1:10). Potremmo continuare a<br />

moltiplicare illustrazioni <strong>di</strong> questo genere. Tutte<br />

queste non sono contrad<strong>di</strong>zioni, ma aspetti<br />

complementari: ciascuno “equilibra” l'altro. È così<br />

che la Scrittura presenta sia la responsabilità<br />

364


umana, sia la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Allo stesso modo<br />

dovrebbe essere ogni servitore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, vale a <strong>di</strong>re<br />

uno che rispetta le proporzioni!<br />

Ritorniamo, però, ad alcune riflessioni conclusive<br />

sul tema che stiamo trattando. “SIGNORE, <strong>Dio</strong> dei<br />

nostri padri, non sei tu <strong>Dio</strong> dei cieli? <strong>Non</strong> sei tu che<br />

domini su tutti i regni delle nazioni? <strong>Non</strong> hai tu<br />

nelle tue mani la forza e la potenza, in modo che<br />

nessuno può resistere contro <strong>di</strong> te?” (2 Cronache<br />

20:5,6). Si, il Signore è <strong>Dio</strong>, ed Egli governa sui<br />

regni degli uomini, governa con suprema maestà<br />

e potenza.<br />

Eppure oggi, in un tempo in cui tanto ci si vanta<br />

d'essere illuminati e progre<strong>di</strong>ti, tutto questo è<br />

negato in ogni dove. Una scienza materialistica e<br />

una filosofia atea si hanno espulso <strong>Dio</strong> dal Suo<br />

mondo e si afferma che tutto sia regolato<br />

piuttosto da impersonali leggi della natura. Lo<br />

stesso avviene negli affari umani: nella migliore<br />

delle ipotesi, <strong>Dio</strong> non è che un <strong>di</strong>stante spettatore,<br />

e per <strong>di</strong> più impotente. <strong>Dio</strong> non può fare altro, ad<br />

esempio, che assistere allo scoppio <strong>di</strong> una terribile<br />

guerra e, sebbene vorrebbe farla cessare, non<br />

sarebbe in grado <strong>di</strong> farlo, e questo alla faccia <strong>di</strong><br />

testi come 1 Cronache 5:22 e 2 Cronache 24:24 40 !<br />

Avendo dotato l'uomo <strong>di</strong> "libero arbitrio", <strong>Dio</strong><br />

sarebbe obbligato a lasciare che l'uomo faccia le<br />

sue scelte e vada per la sua strada, senza potere<br />

in alcun modo interferirvi, altrimenti la sua<br />

40 "...molti ne caddero uccisi, perché quella guerra proveniva<br />

da <strong>Dio</strong>. E si stabilirono nel luogo <strong>di</strong> quelli, fino alla<br />

deportazione" (1 Cronache 5:22); "Benché l'esercito dei Siri<br />

fosse venuto con un piccolo numero <strong>di</strong> uomini, tuttavia il<br />

SIGNORE <strong>di</strong>ede loro nelle mani un esercito gran<strong>di</strong>ssimo,<br />

perché quelli avevano abbandonato il SIGNORE, <strong>Dio</strong> dei loro<br />

padri. Così i Siri fecero giustizia <strong>di</strong> Ioas" (2 Cronache 24:24).<br />

365


esponsabilità morale sarebbe <strong>di</strong>strutta. Questo è<br />

ciò che normalmente si crede oggi. <strong>Non</strong> sorprende<br />

che questi sentimenti siano espressi da neologi<br />

tedeschi (cesellatori <strong>di</strong> nuove parole), ma che<br />

tristezza che queste cose siano insegnate in molte<br />

delle nostre scuole <strong>di</strong> teologia, echeggino da molti<br />

dei nostri pulpiti, e siano accettate da molti<br />

cristiani professanti <strong>di</strong> primo livello.<br />

Uno dei peccati più flagranti del nostro tempo è<br />

quello dell'irriverenza - vale a <strong>di</strong>re mancare <strong>di</strong><br />

dare la gloria che è dovuta all'augusta maestà <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>. Gli uomini limitano il potere e le attività del<br />

Signore, sostenendo concezioni degradanti del<br />

Suo Essere e carattere. Originalmente, l'uomo era<br />

stato fatto ad immagine e somiglianza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

oggi, però ci chiedono <strong>di</strong> credere in un <strong>di</strong>o fatto ad<br />

immagine e somiglianza dell'uomo. Il Creatore è<br />

ridotto al livello della creatura. <strong>La</strong> Sua onniscienza<br />

è messa in questione, non si crede più alla Sua<br />

onnipotenza, e si nega apertamente la Sua<br />

<strong>sovranità</strong>. Gli uomini pretendono <strong>di</strong> essere loro<br />

stessi gli architetti delle loro fortune e gli unici a<br />

determinare il proprio destino. Essi non sanno che<br />

la loro vita è a completa <strong>di</strong>sposizione del <strong>di</strong>vino<br />

Sovrano. <strong>Non</strong> sanno che, nella loro pretesa <strong>di</strong><br />

alterare i Suoi segreti decreti, essi non hanno<br />

maggiore potere <strong>di</strong> quanto possa un verme<br />

resistere al procedere <strong>di</strong> un elefante. Essi non<br />

sanno che: "Il SIGNORE ha stabilito il suo trono nei<br />

cieli, e il suo dominio si estende su tutto" (Salmo<br />

103:19).<br />

Nelle pagine precedenti, abbiamo cercato <strong>di</strong><br />

ripu<strong>di</strong>are le concezioni paganeggianti prima<br />

delineate, ed abbiamo cercato <strong>di</strong> mostrare, sulla<br />

base delle Sacre Scritture, che <strong>Dio</strong> è <strong>Dio</strong>, che Egli<br />

366


è seduto fermamente sul Suo Trono, e che l'ultima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, lungi dall'essere la prova che il<br />

timone Gli è scivolato <strong>di</strong> mano, essa è sicura<br />

evidenza che Egli ancora vive e regna, e che ora<br />

sta realizzando esattamente ciò che Egli ha<br />

predeterminato e preannunciato (Matteo 24:6-8<br />

ecc.).<br />

Che la mente carnale sia in inimicizia contro <strong>Dio</strong>,<br />

che l'uomo non rigenerato sia un ribelle contro il<br />

governo <strong>di</strong>vino, che il peccatore non abbia alcun<br />

interesse nella gloria del Suo fattore e poco o<br />

nessun rispetto per la Sua volontà rivelata, è cosa<br />

evidente, al <strong>di</strong> là d'ogni dubbio. Ciononostante, nel<br />

retroscena, <strong>Dio</strong> domina e sovrasta, adempiendo<br />

infallibilmente i Suoi eterni propositi, non solo<br />

nonostante, ma per mezzo <strong>di</strong> coloro che sono Suoi<br />

nemici. Con quanta foga l'uomo pretende i suoi<br />

<strong>di</strong>ritti contro i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! <strong>Non</strong> ha l'uomo forse<br />

potere ed conoscenza? Forse che <strong>Dio</strong> non ha<br />

volontà, o potere o conoscenza? Supponete che la<br />

volontà umana sia in conflitto con quella <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>,<br />

che accadrebbe? Gli uomini avevano una volontà<br />

nelle pianure <strong>di</strong> Shinear e si erano proposti <strong>di</strong><br />

costruire una torre la cui punta raggiungesse il<br />

cielo, ma che cosa è avvenuto dei loro propositi?<br />

Anche Faraone aveva una volontà quando aveva<br />

indurito il suo cuore e si era rifiutato <strong>di</strong> permettere<br />

che il popolo <strong>di</strong> Jahvè andasse ad adorare <strong>Dio</strong> nel<br />

deserto, ma che è avvenuto della sua ribellione?<br />

Balak aveva una volontà quando aveva assunto<br />

Balaam affinché male<strong>di</strong>cesse Israele, ma a che gli<br />

è servita? I cananei avevano una volontà quando<br />

avevano pensato <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re Israele dall'occupare<br />

la terra <strong>di</strong> Canaan, ma forse che ebbero successo?<br />

Saul aveva una volontà quand'aveva scagliato un<br />

giavellotto contro Davide, ma era finito, invece,<br />

367


nel muro. Giona aveva una volontà quando si era<br />

rifiutato d'andare a pre<strong>di</strong>care ai niniviti, ma poi<br />

che accadde? Nebukadnetsar aveva una volontà<br />

quando pensava <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere quei tre giovani<br />

ebrei, ma anche <strong>Dio</strong> aveva una volontà, ed il fuoco<br />

non recò loro alcun danno. Erode aveva una<br />

volontà quando cercava <strong>di</strong> eliminare fisicamente il<br />

bambino Gesù, e se non vi fosse stato alcun <strong>Dio</strong><br />

vivente che regna sovrano, il suo malvagio<br />

desiderio sarebbe stato realizzato. Pretendendo<br />

però <strong>di</strong> frustrare i propositi dell'Onnipotente, i suoi<br />

sforzi si erano risolti in nulla. Si, lettore mio, anche<br />

tu avevi una volontà quando hai formulato i tuoi<br />

progetti senza prima cercare il consiglio<br />

dell'Eterno: per questo Egli li ha sovvertiti! "Ci<br />

sono molti <strong>di</strong>segni nel cuore dell'uomo, ma il piano<br />

del SIGNORE è quello che sussiste" (Proverbi<br />

19:21).<br />

Quale <strong>di</strong>mostrazione dell'irresistibile <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> è fornita da quella meravigliosa affermazione<br />

che si trova in Apocalisse 17:17: "<strong>Dio</strong> ha messo<br />

nei loro cuori <strong>di</strong> eseguire il suo <strong>di</strong>segno che è <strong>di</strong><br />

dare, <strong>di</strong> comune accordo, il loro regno alla bestia<br />

fino a che le parole <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> siano adempiute".<br />

L'adempimento d'ogni singola profezia, non è altro<br />

che la <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in azione. È la<br />

<strong>di</strong>mostrazione che ciò che Egli ha decretato, Egli<br />

pure ha il potere <strong>di</strong> realizzarlo. È la prova che<br />

nessuno può resistere all'esecuzione dei Suoi<br />

consigli o impe<strong>di</strong>re la realizzazione del Suo<br />

beneplacito. È la prova che <strong>Dio</strong> inclina gli uomini<br />

ad adempiere ciò che Egli ha or<strong>di</strong>nato e eseguono<br />

ciò che Egli ha predeterminato. Se <strong>Dio</strong> non fosse<br />

Sovrano assoluto, allora la profezia <strong>di</strong>vina sarebbe<br />

priva <strong>di</strong> valore, perché, in tal caso, non vi sarebbe<br />

garanzia alcuna che ciò che pre<strong>di</strong>ce, <strong>di</strong> fatto, si<br />

368


ealizzi. "<strong>Dio</strong> ha messo nei loro cuori <strong>di</strong> eseguire il<br />

suo <strong>di</strong>segno che è <strong>di</strong> dare, <strong>di</strong> comune accordo, il<br />

loro regno alla bestia fino a che le parole <strong>di</strong> <strong>Dio</strong><br />

siano adempiute" (Apocalisse 17:17).<br />

Anche in quel terribile tempo, in cui Satana sarà<br />

fatto cadere sulla terra (Apocalisse 12:9), quando<br />

l'Anticristo regnerà con tutte le sue forze<br />

(Apocalisse 13), quando saranno scatenate le più<br />

basse passioni degli uomini (Apocalisse 6:54),<br />

anche allora <strong>Dio</strong> governerà supremo, operando<br />

"tutto in tutti" (Efesini 4:6), controllando il cuore<br />

degli uomini, e <strong>di</strong>rigendo i loro consigli per<br />

adempiere i Suoi propositi.<br />

<strong>Non</strong> possiamo fare <strong>di</strong> meglio che citare gli<br />

eccellenti commenti del mio caro e stimato amico<br />

Walter Scott su questo versetto: "<strong>Dio</strong> opera non<br />

visto, ma in modo non meno certo, in tutte le<br />

trasformazioni politiche dei nostri giorni. L'uomo <strong>di</strong><br />

stato più astuto e il <strong>di</strong>plomatico più abile, sono<br />

semplicemente agenti nelle mani del Signore. <strong>Non</strong><br />

se n'avvedono, ma è così. Ostinata volontà ed<br />

interessi <strong>di</strong> parte possono influire sulle loro azioni,<br />

ma <strong>Dio</strong> sta costantemente operando per realizzare<br />

il Suo proposito ultimo: far conoscere le glorie<br />

celesti e terrestri <strong>di</strong> Suo Figlio. In questo modo,<br />

invece che essere re e uomini politici che<br />

frustrano i propositi <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, essi<br />

inconsapevolmente li promuovono. <strong>Dio</strong> non è<br />

in<strong>di</strong>fferente, ma sta <strong>di</strong>etro le scene <strong>di</strong> ogni azione<br />

umana. Le azioni dei futuri <strong>di</strong>eci re in rapporto a<br />

Babilonia ed alla Bestia, i poteri ecclesiastici e<br />

secolari, non solo sono sotto il <strong>di</strong>retto controllo <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>, ma tutto è fatto in adempimento delle Sue<br />

parole".<br />

369


Strettamente congiunto a Apocalisse 17:17, è ciò<br />

che ci viene presentato in Michea 4:11, 12 " Ora,<br />

molte nazioni si sono adunate contro <strong>di</strong> te e<br />

<strong>di</strong>cono: «Sia profanata e i nostri occhi godano alla<br />

vista <strong>di</strong> Sion!». Ma esse non conoscono i pensieri<br />

del SIGNORE, non comprendono i suoi <strong>di</strong>segni:<br />

poiché egli le raduna come covoni sull'aia". Ecco<br />

un altro caso che <strong>di</strong>mostra il controllo assoluto<br />

che <strong>Dio</strong> ha sulle nazioni, il Suo potere <strong>di</strong><br />

adempiere i Suoi decreti segreti o consigli per essi<br />

ed attraverso <strong>di</strong> essi, il fatto che Egli inclini gli<br />

uomini ad adempiere il Suo beneplacito sebbene<br />

essi lo eseguano ciecamente ed<br />

inconsapevolmente.<br />

Una volta ancora, che parola il Signore Gesù<br />

pronunciò <strong>di</strong> fronte a Pilato! Chi può <strong>di</strong>pingerne la<br />

scena? Ecco un ufficiale romano, ed ecco pure il<br />

Servo <strong>di</strong> Jahvè che sta <strong>di</strong> fronte a lui. Così è<br />

raccontata: "...rientrato nel pretorio, <strong>di</strong>sse a Gesù:<br />

«Di dove sei tu?» Ma Gesù non gli rispose. Allora<br />

Pilato gli <strong>di</strong>sse: «<strong>Non</strong> mi parli? <strong>Non</strong> sai che ho il<br />

potere <strong>di</strong> liberarti e il potere <strong>di</strong> crocifiggerti?»"<br />

(Giovanni 19:9,10). Questo è ciò che pensava<br />

Pilato! Questo è ciò che molti altri pure hanno<br />

pensato. Egli semplicemente dava voce alla<br />

persuasione comune del cuore umano - il cuore<br />

che non fa i conti con <strong>Dio</strong>. Ascoltate, però, in che<br />

modo Gesù corregga Pilato e, al tempo stesso,<br />

ripu<strong>di</strong> l'arroganza degli uomini in generale: "Gesù<br />

gli rispose: «Tu non avresti alcun'autorità su <strong>di</strong><br />

me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto »"<br />

(Giovanni 19:11). Una frase così spazza<br />

veramente via ogni questione! L'uomo, sebbene<br />

egli sia un importante ufficiale del più influente<br />

impero <strong>di</strong> quei giorni, non poteva pretendere<br />

d'avere maggior potere <strong>di</strong> quanto gli fosse<br />

370


concesso dall'alto, nemmeno il potere <strong>di</strong> fare ciò<br />

che è male, vale a <strong>di</strong>re, realizzare i suoi malvagi<br />

<strong>di</strong>segni, se <strong>Dio</strong> non gli desse il potere <strong>di</strong> farlo,<br />

affinché i Suoi propositi fossero realizzati! Era <strong>Dio</strong><br />

che aveva dato a Pilato il potere <strong>di</strong> emettere la<br />

sentenza <strong>di</strong> morte dell'amato Figlio <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>! <strong>Non</strong><br />

vedete come basti solo questo, per <strong>di</strong>struggere<br />

tutti i sofismi ed i ragionamenti <strong>di</strong> coloro che<br />

sostengono che <strong>Dio</strong> non possa fare altro che<br />

permettere in male!<br />

Basterebbe solo che andaste alle stesse prime<br />

parole pronunciate dal Signore Id<strong>di</strong>o dopo la<br />

caduta e Lo u<strong>di</strong>ste <strong>di</strong>re: "Io porrò INIMICIZIA fra te<br />

e la donna, e fra la tua progenie e la progenie <strong>di</strong><br />

lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le<br />

ferirai il calcagno" (Genesi 3:15). Un semplice<br />

permesso dato al peccato non può spiegare tutti i<br />

fatti che sono rivelati nelle Scritture e che<br />

riguardano questo mistero. Come <strong>di</strong>sse<br />

succintamente Calvino: "Che ragione potremmo<br />

noi dare al fatto che Egli lo permette, se non che<br />

questa sia la Sua volontà?".<br />

Al termine del capitolo 11 avevamo promesso <strong>di</strong><br />

rivolgere la nostra attenzione ancora ad una o due<br />

altre <strong>di</strong>fficoltà, non trattate allora. Le affronteremo<br />

ora.<br />

Se <strong>Dio</strong> non solo ha predeterminato la salvezza dei<br />

Suoi, ma pure Egli ha preparato in anticipo le<br />

buone opere che essi avrebbero fatto (Efesini<br />

2:10), allora quale incentivo potremmo ancora<br />

avere per praticare ciò che è gra<strong>di</strong>to al Signore?<br />

Se <strong>Dio</strong> ha già fissato il numero <strong>di</strong> coloro che<br />

devono essere salvati, e se gli altri sono solo dei<br />

vasi preparati per la <strong>di</strong>struzione, allora, quale<br />

incoraggiamento potremmo ancora avere per<br />

371


pre<strong>di</strong>care l'Evangelo ai perduti? Affrontiamo<br />

queste due domande in or<strong>di</strong>ne.<br />

1. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la crescita del<br />

credente nella grazia<br />

Se <strong>Dio</strong> ha prestabilito tutto ciò che deve accadere,<br />

a che servirebbe l'esortazione ad "esercitarsi alla<br />

pietà" (1 Timoteo 4:7)? Se <strong>Dio</strong> ha già preparato in<br />

anticipo le buone opere che noi siamo destinati a<br />

compiere (Efesini 2:10), allora, a che serve<br />

l'esortazione della Scrittura a de<strong>di</strong>carsi alle opere<br />

buone (Tt. 3:8)? Questo solleva una volta ancora il<br />

problema della responsabilità umana.<br />

Basterebbe solo che a queste domande noi<br />

rispondessimo: <strong>Dio</strong> ci ha comandato <strong>di</strong> farlo. In<br />

nessun luogo delle Scritture troveremo mai<br />

qualcosa che c'incoraggiasse o c'inculcasse uno<br />

spirito <strong>di</strong> fatalistica in<strong>di</strong>fferenza. Accontentarci del<br />

punto in cui siamo arrivati, c'è espressamente<br />

vietato. <strong>La</strong> parola che è rivolta ad ogni credente è:<br />

"Corri verso la mèta per ottenere il premio della<br />

celeste vocazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> in Cristo Gesù" (Filippesi<br />

3:14). Questo era l'obiettivo che si prefiggeva<br />

l'Apostolo, e questo pure dovrebbe essere il<br />

nostro. Invece <strong>di</strong> ostacolare lo sviluppo del<br />

carattere cristiano, una comprensione vera della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> lo promuove! Proprio come il<br />

<strong>di</strong>sperare del peccatore <strong>di</strong> se stesso è il primo<br />

requisito <strong>di</strong> una sana conversione, così la per<strong>di</strong>ta<br />

d'ogni fiducia in se stessi è l'elemento primo ed<br />

essenziale per un credente, affinché cresca nella<br />

grazia. Proprio come il peccatore che <strong>di</strong>spera <strong>di</strong><br />

poter essere da se stesso d'aiuto alcuno per la sua<br />

salvezza, si getta nelle braccia della sovrana<br />

misericor<strong>di</strong>a, così il cristiano, consapevole della<br />

372


propria fragilità, si volgerà al Signore per<br />

ottenerne aiuto. È proprio quando siamo deboli<br />

che possiamo <strong>di</strong>re d'essere forti (2 Corinzi 12:10),<br />

in altre parole, ci dev'essere consapevolezza<br />

d'essere deboli prima <strong>di</strong> poterci volgere al Signore<br />

invocando il Suo aiuto. Quando il cristiano pensa<br />

d'essere sufficiente a se stesso, quando immagina<br />

che per semplice forza <strong>di</strong> volontà egli possa<br />

resistere alle tentazioni, quando egli ripone fiducia<br />

nella carne, allora, come Pietro, che si vantava <strong>di</strong><br />

non abbandonare mai il Signore, allora<br />

certamente cadrà. In<strong>di</strong>pendentemente da Cristo,<br />

noi non possiamo fare nulla (Giovanni 15:5). <strong>La</strong><br />

promessa <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è: "Egli dà forza allo stanco e<br />

accresce il vigore a colui che è spossato" (Isaia<br />

40:29).<br />

<strong>La</strong> questione che stiamo ora affrontando, è <strong>di</strong><br />

grande importanza pratica, e vorremmo che<br />

esprimerci al riguardo in modo esatto, chiaro e<br />

semplice. Il segreto dello sviluppo del carattere<br />

cristiano sta proprio nel renderci conto della<br />

nostra impotenza, un'impotenza riconosciuta, ed il<br />

nostro conseguente volgerci al Signore per<br />

ottenerne aiuto. È un fatto oggettivo: siamo<br />

totalmente incapaci <strong>di</strong> praticare un solo precetto o<br />

<strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>re ad anche uno dei comandamenti che la<br />

Scrittura ci presenta. Per esempio: "Ama i tuoi<br />

nemici". <strong>Non</strong> potremmo in alcun modo farlo, da<br />

noi stessi, e nemmeno sforzarci a farlo. "<strong>Non</strong> siate<br />

in ansia per la vostra vita" - chi, però, potrebbe<br />

eliminare l'ansia dalla sua vita, quando le cose<br />

vanno male? "Destatevi alla giustizia, e non<br />

peccate" - chi però potrebbe evitare <strong>di</strong> peccare?<br />

Questi sono solo esempi scelti fra innumerevoli<br />

altri. Forse che <strong>Dio</strong> si prende gioco <strong>di</strong> noi<br />

chiedendoci <strong>di</strong> fare quello che da noi stessi non<br />

373


siamo in grado <strong>di</strong> fare? <strong>La</strong> risposta che, a questa<br />

domanda, dà Agostino, è la migliore che io<br />

conosca: "<strong>Dio</strong> ci comanda <strong>di</strong> fare ciò che ci è<br />

impossibile a fare, affinché possiamo sapere che<br />

cosa richiedergli". <strong>La</strong> consapevolezza della nostra<br />

impotenza dovrebbe spingerci a inginocchiarci <strong>di</strong><br />

fronte a Colui che possiede ogni potere. Ecco dove<br />

la visione della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ci può aiutare,<br />

perché essa rivela la Sua sufficienza e ci mostra la<br />

nostra insufficienza.<br />

2. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ed il servizio cristiano<br />

Se <strong>Dio</strong> ha già determinato sin dalla fondazione del<br />

mondo, il numero <strong>di</strong> coloro che dovranno essere<br />

salvati, allora perché preoccuparsi tanto<br />

dell'eterno destino <strong>di</strong> coloro con i quali veniamo a<br />

contatto? Che posto rimane per lo zelo nel servizio<br />

cristiano? <strong>Non</strong> è forse vero che la dottrina della<br />

<strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, con il suo corollario della<br />

predestinazione, scoraggia i servitori del Signore<br />

dalla fedeltà nell'evangelizzare? No, al contrario,<br />

invece <strong>di</strong> scoraggiare i Suoi servitori, il<br />

riconoscimento della <strong>sovranità</strong> è ciò che<br />

maggiormente li stimola. Ecco, per esempio, un<br />

uomo che è stato chiamato all'opera d'evangelista<br />

e che esca nel mondo credendo nel libero arbitrio<br />

e nella capacità del peccatore <strong>di</strong> venire a Cristo.<br />

Egli pre<strong>di</strong>ca, così, l'Evangelo, nel modo più fedele<br />

e zelante possibile. Egli trova, però, che la<br />

maggioranza dei suoi u<strong>di</strong>tori totalmente<br />

in<strong>di</strong>fferenti, con nessun desiderio <strong>di</strong> Cristo. Scopre<br />

che gli uomini sono, per la maggior parte, del<br />

tutto assorbiti dalle cose <strong>di</strong> questo mondo, e che<br />

solo pochi, <strong>di</strong> fatto, si interessano delle cose del<br />

mondo a venire. Egli implora la gente ad essere<br />

riconciliata con <strong>Dio</strong>, li scongiura affinché salvino la<br />

374


propria anima. Sembra che tutto questo, però,<br />

non abbia alcun effetto su <strong>di</strong> loro, e così <strong>di</strong>venta<br />

scoraggiato e depresso, chiedendosi: "A che serve<br />

tutto il mio lavoro?". Dovrà abbandonare questa<br />

sua missione oppure dovrà cambiare il tenore e la<br />

sostanza del suo messaggio? Se la gente non<br />

risponde favorevolmente all'Evangelo, non<br />

sarebbe forse meglio che presentasse loro<br />

qualcosa <strong>di</strong> maggiormente popolare ed<br />

accettevole al mondo? Perché non occuparsi,<br />

invece, d'aiuto umanitario, <strong>di</strong> promozione sociale,<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti calpestati? Ahimè! Molti che un<br />

tempo pre<strong>di</strong>cavano l'Evangelo, <strong>di</strong> fatto ora<br />

scelgono <strong>di</strong> operare come assistenti sociali,<br />

credendo così d'avere maggiore frutto. Qual è la<br />

me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per questo servitore scoraggiato?<br />

In primo luogo, egli deve apprendere dalle<br />

Scritture che non è vero che <strong>Dio</strong> stia cercando <strong>di</strong><br />

convertire il mondo, ma che, in quest'epoca, Egli<br />

sta visitando "…i gentili per scegliersi da quelli un<br />

popolo per il suo nome" (Atti 15:14 ND). Qual è la<br />

me<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per questo servitore scoraggiato?<br />

Questa: una comprensione appropriata dei<br />

progetti <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per questa <strong>di</strong>spensazione. Ancora:<br />

qual è il rime<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per lo scoraggiamento in<br />

seguito all'apparente fallimento <strong>di</strong> tutto il nostro<br />

lavoro? Questo: l'assicurazione che i propositi <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong> non possono fallire, che i piani <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non<br />

possono abortire, che la volontà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> è e sarà<br />

adempiuta. Il nostro lavoro non è inteso a<br />

realizzare ciò che <strong>Dio</strong> non ha decretato. Ancora<br />

una volta: qual è l'unica reale consolazione per<br />

colui che è del tutto scoraggiato per la mancanza<br />

<strong>di</strong> risposte positive ai suoi appelli, e per l'assenza<br />

del frutto del suo lavoro? Questa: che noi non<br />

siamo responsabili dei risultati, che quello è<br />

375


compito <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, affare Suo! Paolo potrebbe<br />

"piantare", Apollo potrebbe annaffiare, ma è solo<br />

<strong>Dio</strong> che "fa crescere" (1 Corinzi3:6). Nostro<br />

compito è quello <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>re a Cristo e pre<strong>di</strong>care<br />

l'Evangelo ad ogni creatura, mettendo in evidenza<br />

il "chiunque crede", e poi lasciando alle operazioni<br />

sovrane dello Spirito Santo <strong>di</strong> applicare la Parola,<br />

che ha il potere <strong>di</strong> risvegliare chiunque Egli voglia,<br />

fondandosi sulla sicura promessa <strong>di</strong> Jahvè che<br />

<strong>di</strong>ce: " Come la pioggia e la neve scendono dal<br />

cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la<br />

terra, senza averla fecondata e fatta germogliare,<br />

affinché <strong>di</strong>a seme al seminatore e pane da<br />

mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia<br />

bocca: essa non torna a me a vuoto, senza aver<br />

compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine<br />

ciò per cui l'ho mandata" (Isaia 55:10,11). <strong>Non</strong><br />

era forse questa la certezza che sosteneva<br />

l'amato apostolo, quando <strong>di</strong>chiarava: " Ecco<br />

perché sopporto ogni cosa per amor degli eletti,<br />

affinché anch'essi conseguano la salvezza che è in<br />

Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna" (2 Timoteo<br />

2:10). Si, non è forse questa la stessa lezione che<br />

dobbiamo imparare dall'esempio benedetto del<br />

Signore Gesù? Quando noi leggiamo che Egli <strong>di</strong>sse<br />

alla gente: "Voi mi avete visto, eppure non<br />

credete!", Egli ricade sul sovrano beneplacito <strong>di</strong><br />

Colui che l'ha mandato, <strong>di</strong>cendo: " Tutti quelli che<br />

il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a<br />

me, non lo caccerò fuori" (Giovanni 6:36,37). Egli<br />

sapeva che il Suo travaglio non sarebbe stato<br />

vano. Egli sapeva che la Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non era<br />

stata detta "a vuoto". Egli sapeva che "gli eletti <strong>di</strong><br />

<strong>Dio</strong>" sarebbero venuti certamente a Lui ed<br />

avrebbero creduto in Lui. <strong>La</strong> stessa sicurezza<br />

riempie il cuore d'ogni servitore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> che<br />

376


intelligentemente si fon<strong>di</strong> sulla verità benedetta<br />

della <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Ah, compagno servitore<br />

cristiano, <strong>Dio</strong> non ci ha inviato nel mondo per<br />

"scagliare frecce nell'aria". Il successo del<br />

ministero che Egli ha affidato alle nostre mani,<br />

non è lasciato contingente al capriccio della<br />

volontà <strong>di</strong> coloro ai quali pre<strong>di</strong>chiamo. Quant'è<br />

gloriosamente incoraggiante, quanta sicurezza dà<br />

alla nostra anima le parole del nostro Signore, se<br />

noi ad esse ci appoggiamo con semplice fede: "<br />

Ho (non "avrò", "ho", perché Gli sono state date<br />

dal Padre sin da prima della fondazione del<br />

mondo) anche altre pecore, che non sono <strong>di</strong><br />

quest'ovile (cioè il gregge degli Israeliti d'allora);<br />

anche quelle devo raccogliere ed esse<br />

ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo<br />

gregge, un solo pastore" (Giovanni 10:16). Egli<br />

non <strong>di</strong>ce: "Dovrebbero ascoltare la mia voce", non<br />

"ascolteranno la mia voce se vorranno". Qui non<br />

c'è nemmeno un "se" o un "forse", qui non c'è<br />

nessun'incertezza: "Esse ascolteranno la mia<br />

voce". Questa è un'affermazione positiva, non<br />

qualificata, una promessa assoluta. Ecco, dunque,<br />

su che cosa deve poggiarsi la fede! Continua la<br />

tua ricerca, caro amico, delle "altre" pecore <strong>di</strong><br />

Cristo. <strong>Non</strong> essere scoraggiato perché le "capre"<br />

non prestano ascolto alla Sua voce, quando<br />

pre<strong>di</strong>cate loro l'Evangelo. Sii fedele, sii scritturale,<br />

sii perseverante, e Cristo potrà usare anche te<br />

come Suo portavoce nel chiamare a Se le Sue<br />

pecore perdute. " Perciò, fratelli miei carissimi,<br />

state sal<strong>di</strong>, incrollabili, sempre abbondanti<br />

nell'opera del Signore, sapendo che la vostra<br />

fatica non è vana nel Signore" (1 Corinzi15:58).<br />

<strong>Non</strong> ci rimane ora che presentarvi alcune poche<br />

riflessioni, ed il nostro felice compito sarà<br />

377


terminato. <strong>La</strong> sovrana elezione che <strong>Dio</strong> fa <strong>di</strong> alcuni<br />

per la salvezza, è un provve<strong>di</strong>mento<br />

MISERICORDIOSO. <strong>La</strong> risposta sufficiente a tutte le<br />

maligne accuse che vengono rivolte alla dottrina<br />

della predestinazione, quando <strong>di</strong>cono che sarebbe<br />

crudele, orribile, ed ingiusta, è che se <strong>Dio</strong> non<br />

avesse scelto alcuni per la salvezza, nessuno<br />

sarebbe mai stato salvato, perché: " <strong>Non</strong> c'è<br />

nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi<br />

<strong>Dio</strong>" (Romani 3:11). Questa non è una semplice<br />

nostra deduzione, ma il chiaro insegnamento delle<br />

Sacre Scritture. Si considerino con attenzione le<br />

parole dell'apostolo Paolo in Romani 9, laddove<br />

questo tema è ampiamente <strong>di</strong>scusso: " Isaia poi<br />

esclama riguardo a Israele: «Anche se il numero<br />

dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare,<br />

solo il resto sarà salvato; (...) Come Isaia aveva<br />

detto prima: «Se il Signore degli eserciti non ci<br />

avesse lasciato una <strong>di</strong>scendenza, saremmo<br />

<strong>di</strong>ventati come Sodoma e saremmo stati simili a<br />

Gomorra»" (Romani 9:27,29). L'insegnamento <strong>di</strong><br />

questo brano è inequivocabile: se <strong>Dio</strong> non avesse<br />

interferito, Israele sarebbe <strong>di</strong>ventato come<br />

Sodoma e Gomorra. Se <strong>Dio</strong> avesse lasciato Israele<br />

al proprio destino, la depravazione umana<br />

avrebbe raggiunto la sua tragica e inevitabile fine.<br />

<strong>Dio</strong>, però, lascia in Israele "un resto", o "un seme".<br />

Le antiche città della pianura erano state del tutto<br />

cancellate a causa dei loro peccati, e nessuno ne<br />

era sopravvissuto. Così sarebbe stato per Israele,<br />

se <strong>Dio</strong> non avesse "lasciato" o "risparmiato" un<br />

residuo. Così è per la razza umana: Id<strong>di</strong>o, nella<br />

Sua grazia sovrana, se <strong>Dio</strong> non avesse risparmiato<br />

un residuo, tutti i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Adamo sarebbero<br />

periti nei loro peccati. Diciamo quin<strong>di</strong> che<br />

l'elezione sovrana, da parte <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, <strong>di</strong> certuni alla<br />

378


salvezza, è un provve<strong>di</strong>mento misericor<strong>di</strong>oso.<br />

Inoltre, notate bene, nello scegliere quelli che ha<br />

scelto, <strong>Dio</strong> non fa nessun'ingiustizia a coloro<br />

rispetto ai quali "passa oltre", perché, in ogni<br />

modo, nessuno <strong>di</strong> loro avrebbe alcun <strong>di</strong>ritto alla<br />

salvezza. <strong>La</strong> salvezza è per grazia, e l'esercizio<br />

della grazia è una questione <strong>di</strong> pura <strong>sovranità</strong> -<br />

<strong>Dio</strong> avrebbe potuto salvare tutti o nessuno, uno o<br />

10.000, esattamente come riteneva meglio. Se<br />

però, contestandoci, ci <strong>di</strong>rebbero: "<strong>Non</strong> era, però,<br />

forse meglio salvare tutti?", la risposta sarebbe:<br />

noi non siamo in grado <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care. Sarebbe forse<br />

stato "meglio" non aver creato Satana, che il<br />

peccato non fosse stato mai introdotto nel mondo,<br />

o se, essendoci entrato, sarebbe stato meglio che<br />

avesse fatto terminare molto tempo fa la lotta fra<br />

bene e male. Le vie <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, però, non sono le<br />

nostre, e le Sue vie sono "imperscrutabili". <strong>Dio</strong><br />

prestabilisce tutto ciò che deve accadere, il Suo<br />

governo si estende a tutto l'universi ed è su<br />

ciascuno <strong>di</strong> noi. "Perché da lui, per mezzo <strong>di</strong> lui e<br />

per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in<br />

eterno. Amen" (Romani 11:36)<br />

<strong>Dio</strong> dà inizio ad ogni cosa, regola ogni cosa, e<br />

tutto coopera per la Sua eterna gloria. "Per noi c'è<br />

un solo <strong>Dio</strong>, il Padre, dal quale sono tutte le cose,<br />

e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù<br />

Cristo, me<strong>di</strong>ante il quale sono tutte le cose, e<br />

me<strong>di</strong>ante il quale anche noi siamo" (1 Corinzi8:6);<br />

ed ancora: "In lui siamo anche stati fatti ere<strong>di</strong>,<br />

essendo stati predestinati secondo il proposito <strong>di</strong><br />

colui che compie ogni cosa secondo la decisione<br />

della propria volontà" (Efesini 1:11).<br />

Certamente, se vi fosse qualcosa che potesse<br />

essere attribuito al caso è tirare a sorte, eppure la<br />

379


Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> <strong>di</strong>chiara espressamente: "Si getta la<br />

sorte nel grembo, ma ogni decisione viene dal<br />

SIGNORE" (Proverbi 16:33). <strong>La</strong> sapienza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel<br />

governo del nostro mondo, sarà completamente<br />

comprovata <strong>di</strong> fronte a tutte le creature<br />

intelligenti. <strong>Dio</strong> non è un ozioso spettatore, che<br />

guarda giù da un mondo <strong>di</strong>stante ciò che accade<br />

su questa terra, ma è Lui stesso che plasma ogni<br />

cosa per la promozione ultima della Sua gloria.<br />

Persino ora Egli sta portando avanti i Suoi eterni<br />

propositi, non nonostante l'opposizione umana e<br />

satanica, ma per mezzo d'essa. Quanto sono stati<br />

malvagi e futili tutti gli sforzi per resistere alla Sua<br />

volontà: questo sarà pienamente evidente un<br />

giorno come quando, anticamente, Egli aveva<br />

sommerso nel Mar Rosso il Faraone e tutto il suo<br />

esercito.<br />

Bene è stato detto, quand'è stato scritto: "Il fine e<br />

l'obiettivo <strong>di</strong> tutto è la gloria <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. È<br />

perfettamente e <strong>di</strong>vinamente vero che '<strong>Dio</strong> ha<br />

or<strong>di</strong>nato per la propria gloria tutto ciò che accade'.<br />

Al fine <strong>di</strong> prevenire ogni frainten<strong>di</strong>mento,<br />

dobbiamo solo rammentarci chi sia questo <strong>Dio</strong> e<br />

quale gloria Egli persegua. È Colui che è <strong>Dio</strong> e<br />

Padre del nostro Signore Gesù Cristo; Colui nel<br />

quale venne l'amore <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non per essere servito,<br />

ma per servire. È Colui che, sufficiente a Sé<br />

stesso, non ha bisogno <strong>di</strong> ricevere gloria alcuna<br />

dalle Sue creature, ma dal quale - essendo sia<br />

'lucÈ che 'amorÈ - proviene ogni dono perfetto e<br />

nel quale non c'è variazione alcuna o mutamento.<br />

Le Sue creature possono solo rendergli ciò che già<br />

Gli appartiene. <strong>La</strong> Sua gloria si trova nella<br />

manifestazione della Sua bontà, giustizia, santità<br />

e verità; nel manifestare Se stesso in Cristo, Egli<br />

ha manifestato per sempre la Sua Persona e<br />

380


volontà. <strong>La</strong> gloria <strong>di</strong> questo <strong>Dio</strong> è ciò che<br />

necessariamente tutte le cose devono servire -<br />

avversari, il male, come pure tutto il resto. Egli<br />

l'ha stabilito, la Sua potenza lo assicura. Quando<br />

un giorno tutte le nuvole ed ostruzioni apparenti<br />

saranno rimosse, allora Egli riposerà - 'riposerà nel<br />

Suo amore', per sempre, sebbene solo l'eternità<br />

sarebbe sufficiente per cogliere questa<br />

rivelazione. '<strong>Dio</strong> sarà tutto in tutti': ecco, in cinque<br />

parole l'ineffabile risultato" (F. W. Grant, su<br />

"Redenzione").<br />

Dobbiamo tristemente confessare che tutto ciò<br />

che abbiamo scritto fin ora, dà solo un'incompleta<br />

ed imperfetta presentazione <strong>di</strong> questo<br />

importantissimo argomento. Ciononostante, se<br />

esso risulterà nel lettore in una maggiore<br />

percezione della maestà <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e della Sua<br />

sovrana misericor<strong>di</strong>a, allora noi saremo<br />

ampiamente ripagati <strong>di</strong> tutto il nostro lavoro. Se il<br />

lettore, scorrendo queste pagine e riflettendo sul<br />

loro messaggio, ne ha avuto bene<strong>di</strong>zione, non<br />

manchi <strong>di</strong> ringraziare il Datore <strong>di</strong> ogni dono buono<br />

e perfetto, dando a Lui solo tutta la gloria per la<br />

Sua inimitabile e sovrana grazia.<br />

"Il Signore, il nostro <strong>Dio</strong>, si è rivestito <strong>di</strong> potenza. I<br />

venti e le onde ubbi<strong>di</strong>scono alla Sua volontà. Egli<br />

parla, e nelle altezze splendenti, il sole ed i mon<strong>di</strong><br />

roteanti tutti, si fermano per ascoltare. Voi onde<br />

ribelli, che v'infrangete sulla terra con il temibile<br />

aspetto <strong>di</strong> schiuma e <strong>di</strong> ruggiti, il Signore ha<br />

pronunciato il Suo comando, ed esso spezza la<br />

vostra ira sulla spiaggia. Voi, venti della notte,<br />

unite tutte le vostre forze. Senza, però, il Suo<br />

permesso, voi non osereste mai scuotere gli alberi<br />

delle foreste, <strong>di</strong>sturbare il nido della ron<strong>di</strong>ne. <strong>La</strong><br />

381


Sua voce sublime s'ode da lontano, essa rintocca<br />

come il suono d'una campana e scompare. Egli<br />

lega il ciclone al Suo carro, e spazza i cieli ululanti<br />

e tenebrosi. Grande Id<strong>di</strong>o! Quanto sei infinito, e<br />

quanto deboli ed infimi noi siamo, come vermi.<br />

Che tutte le razze delle creature si inchinino e ora<br />

presso <strong>di</strong> Te cerchino salvezza. L'eternità, con tutti<br />

i suoi anni, per te, alla Tua vita, è sempre<br />

presente. Per te non c'è nulla che appaia troppo<br />

vecchio. Grande Id<strong>di</strong>o! <strong>Non</strong> vi può essere nulla <strong>di</strong><br />

nuovo. <strong>La</strong> nostra vita scorre scena dopo scena,<br />

piena <strong>di</strong> misere e banali preoccupazioni, mentre i<br />

Tuoi pensieri eterni procedono, regolando,<br />

in<strong>di</strong>sturbati, ogni cosa".<br />

"Alleluia! Il Signore, nostro <strong>Dio</strong>, l'Onnipotente, ha<br />

stabilito il suo regno" (Apocalisse 19:6).<br />

(fine)<br />

382


Arthur Pink: lineamenti biografici<br />

(da Wikipe<strong>di</strong>a, l’enciclope<strong>di</strong>a libera)<br />

Arthur Walkington Pink, evangelista e teologo,<br />

nasce a Nottingham (Inghilterra) il 1 aprile 1886.<br />

Un'esperienza <strong>di</strong><br />

conversione all'età <strong>di</strong> 22<br />

anni lo porta<br />

all'impegno cristiano.<br />

Sebbene nato in una<br />

famiglia cristiana,<br />

precedentemente alla<br />

sua conversione si<br />

interessa attivamente <strong>di</strong><br />

teosofia, concezione che<br />

godeva <strong>di</strong> una certa<br />

popolarità<br />

nell'Inghilterra del<br />

tempo. Le preghiere e la paziente opera <strong>di</strong><br />

persuasione <strong>di</strong> suo padre per avvicinarlo alla fede<br />

cristiana attraverso la lettura della Bibbia, hanno<br />

successo. Lo colpisce particolarmente e lo porta a<br />

Cristo, facendogli rinunciare alla teosofia il<br />

versetto biblico <strong>di</strong> Proverbi 14:12: “C'è una via che<br />

all'uomo sembra <strong>di</strong>ritta, ma essa conduce alla<br />

morte”. Desiderando approfon<strong>di</strong>re la conoscenza<br />

della Bibbia, Pink si trasferisce in America per<br />

stu<strong>di</strong>are al Moody Bible Institute.<br />

Nel 1916 si sposa con Vera E. Russell, del<br />

Kentucky. Si trasferiscono poi nel Colorado, in<br />

California e poi in Inghilterra. Dal 1925 al 1928<br />

guida come pastore due comunità evangeliche<br />

battiste in Australia e, in seguito, <strong>di</strong>verse negli<br />

USA . Nel 1932 pubblica una rivista mensile <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> biblici dal titolo Stu<strong>di</strong>es in the Scriptures che<br />

383


conseguirà ampia circolazione nel mondo fra<br />

cristiani <strong>di</strong> lingua inglese, sebbene non fossero<br />

stampate che un migliaio <strong>di</strong> copie.<br />

Nel 1934 Pink ritorna in Inghilterra e si impegna<br />

prevalentemente nello scrivere libri ed opuscoli <strong>di</strong><br />

impostazione calvinista e neo-puritana, per i quali<br />

consegue una popolarità che giunge fino ai nostri<br />

giorni, intrattenendo una vasta corrispondenza<br />

con cristiani <strong>di</strong> tutto il mondo.<br />

Muore il 15 luglio 1952 in Scozia, sull'isola <strong>di</strong> Lewis<br />

a Stornoway dove si era ritirato.<br />

Dopo la sua morte, le sue opere sono ripubblicate<br />

da numerose case e<strong>di</strong>trici, come la Banner of<br />

Truth Trust, Baker Book House, Christian Focus<br />

Publications, Moody Press, Truth for Today, e<br />

raggiungono un pubblico molto vasto, rendendolo<br />

uno degli scrittori evangelici più influenti della<br />

seconda metà del XX secolo. I suoi scritti hanno<br />

promosso la <strong>di</strong>ffusione della pre<strong>di</strong>cazione<br />

espositiva.<br />

È solo dopo la sua scomparsa che le opere <strong>di</strong><br />

Arthur Pink conseguono la loro notorietà <strong>di</strong> cui<br />

oggi godono e sono apprezzate tanto da porsi alla<br />

sorgente stessa del moderno movimento neocalvinista.<br />

È lo stu<strong>di</strong>o in<strong>di</strong>pendente della Bibbia<br />

che lo convince <strong>di</strong> quanto sia <strong>di</strong>fettosa gran parte<br />

dell'evangelizzazione moderna. Pink ripropone con<br />

zelo e perseveranza la letteratura riformata e<br />

puritana classica in un tempo in cui essa era<br />

generalmente ignorata e ne sostiene i principi. Il<br />

progressivo declino spirituale della sua nazione, la<br />

Gran Bretagna per lui era l'inevitabile<br />

conseguenza della prevalenza <strong>di</strong> un "vangelo" che<br />

né feriva (attraverso la viva consapevolezza del<br />

384


peccato, né guariva (attraverso la rigenerazione).<br />

Profondamente imbevuto <strong>di</strong> conoscenza biblica,<br />

Pink raramente si scosta dall'insistere sui concetti<br />

biblici fondamentali <strong>di</strong> grazia, giustificazione e<br />

santificazione.<br />

Arthur Pink non può essere identificato con una<br />

chiesa o denominazione particolare del mondo<br />

protestante o evangelicale in genere. Le sue<br />

vicende e scritti testimoniano del profondo<br />

sentimento <strong>di</strong> delusione che gli ispirano le chiese<br />

e denominazioni delle quali ha esperienza nel<br />

corso della sua vita. Per un po' <strong>di</strong> tempo opera<br />

nell'area delle chiese battiste, sia generali che<br />

particolari, le assemblee dei fratelli e la Chiesa<br />

libera <strong>di</strong> Scozia, ma non aderisce a nessuna. <strong>La</strong><br />

ra<strong>di</strong>calità delle sue persuasioni calviniste e il<br />

parrochialismo delle denominazioni, contribuisce<br />

al suo isolamento. Coltiva, però, numerosissimi<br />

contatti epistolari con cristiani <strong>di</strong> tutto il mondo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versa estrazione che lo apprezzano e<br />

in<strong>di</strong>vidualmente lo sostengono. I suoi autori<br />

preferiti rimangono nell'ambito del Puritanesimo<br />

classico: Matthew Henry, John Owen, Thomas<br />

Manton, John Flavel e Thomas Goodwin.<br />

Opere <strong>di</strong> Arthur Pink<br />

• The Antichrist<br />

• The Atonement<br />

• Attributes of God<br />

• The Beatitudes and the Lord's Prayer<br />

• The Christian Sabbath<br />

• Christmas<br />

385


386<br />

• Comfort for Christians<br />

• The Doctrine of Justification<br />

• The Decrees of God<br />

• The Doctrine of Reconciliation<br />

• The Doctrine of Salvation<br />

• The Doctrine of Sanctification<br />

• The Doctrine of Revelation<br />

• The Divine Covenants<br />

• The Divine Inspiration of the Bible<br />

• Eternal Security<br />

• Exposition of John<br />

• Exposition of Hebrews<br />

• Gleanings in Genesis<br />

• Gleanings in Exodus<br />

• Gleanings in Joshua<br />

• Gleanings from Paul (copyright 1967 by The<br />

Moody Bible Institute of Chicago, Ninth<br />

printing, 1970)<br />

• Gleanings in the Godhead<br />

• A Guide to Fervent Prayer<br />

• The Holy Spirit<br />

• Interpretation of the Scriptures<br />

• Letters of A. W. Pink<br />

• The Life of Elijah<br />

• The Life of David


• The Patience of God<br />

• Practical Christianity<br />

• Profiting from the Word<br />

• The Redeemer's Return<br />

• The Seven Sayings of the Saviour on the<br />

Cross<br />

• Stu<strong>di</strong>es on Saving Faith (first published in<br />

Stu<strong>di</strong>es in the Scriptures)<br />

• The Satisfaction of Christ<br />

• The Sovereignty of God<br />

• Spiritual Union and Communion<br />

• Spiritual Growth<br />

• The Total Depravity of Man<br />

INDICE<br />

PREFAZIONE ALL'EDIZIONE ITALIANA 4<br />

PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE 10<br />

PREFAZIONE ALLA TERZA EDIZIONE 12<br />

PREFAZIONE ALLA QUARTA EDIZIONE 14<br />

INTRODUZIONE 14<br />

1. DEFINIZIONE DELLA SOVRANITÀ DI DIO 29<br />

2. LA SOVRANITÀ DI DIO NELLA CREAZIONE 42<br />

3. LA SOVRANITÀ DI DIO NELL’AMMINISTRARE OGNI COSA 47<br />

1. <strong>Dio</strong> governa la materia inanimata 52<br />

2. <strong>Dio</strong> governa le creature irrazionali 56<br />

387


388<br />

3. <strong>Dio</strong> governa i figli degli uomini 59<br />

4. <strong>Dio</strong> governa gli angeli: sia buoni che cattivi<br />

66<br />

4. LA SOVRANITÀ DI DIO NELL’OPERA DELLA SALVEZZA 69<br />

a. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> Padre nell’opera <strong>di</strong><br />

salvezza 72<br />

b. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> il Figlio nella salvezza 84<br />

c. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> lo Spirito Santo nella<br />

salvezza 101<br />

5. LA SOVRANITÀ DI DIO NELLA RIPROVAZIONE 115<br />

6. LA SOVRANITÀ DI DIO ALL’OPERA 158<br />

Il metodo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel trattare con i giusti 164<br />

Il metodo <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nel trattare con gli empi 169<br />

7. LA SOVRANITÀ DI DIO E LA VOLONTÀ UMANA 182<br />

1. <strong>La</strong> natura della volontà umana 187<br />

2. <strong>La</strong> servitù dell'umana volontà 193<br />

3. L'impotenza della volontà umana 196<br />

8. SOVRANITÀ DI DIO E RESPONSABILITÀ UMANA 206<br />

9. LA SOVRANITÀ DI DIO E LA PREGHIERA 239<br />

10. IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO VERSO LA SOVRANITÀ DI DIO<br />

261<br />

1. Un atteggiamento <strong>di</strong> santo timore 264<br />

2. Un atteggiamento d'implicita ubbi<strong>di</strong>enza<br />

265<br />

3. Un atteggiamento <strong>di</strong> completa<br />

sottomissione 267<br />

5. Un atteggiamento <strong>di</strong> culto e d'adorazione<br />

278


11. DIFFICOLTÀ ED OBIEZIONI 281<br />

12. IL VALORE DI QUESTA DOTTRINA 313<br />

1. Approfon<strong>di</strong>sce la nostra venerazione per il<br />

carattere <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. 316<br />

2. È il solido fondamento d'ogni vera religione<br />

319<br />

3. Ripu<strong>di</strong>a l'eresia della salvezza per opere<br />

320<br />

4. Rende la creatura profondamente umile 321<br />

5. Comunica un senso d'assoluta sicurezza<br />

323<br />

6. Fornisce conforto nell'afflizione 325<br />

7. Genera uno spirito <strong>di</strong> fiduciosa<br />

rassegnazione 327<br />

8. Evoca canti <strong>di</strong> lode 328<br />

9. Garantisce il trionfo finale del bene sul male<br />

330<br />

10. Fornisce al cuore un luogo <strong>di</strong> riposo 332<br />

APPENDICE I - LA VOLONTÀ DI DIO 335<br />

APPENDICE II<br />

- IL CASO DI ADAMO 341<br />

APPENDICE III - IL SIGNIFICATO DI "KOSMOS" IN GIOVANNI 3:16<br />

350<br />

APPENDICE IV - 1 GIOVANNI 2:2 354<br />

CONCLUSIONE 361<br />

1. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> e la crescita del<br />

credente nella grazia 372<br />

2. <strong>La</strong> <strong>sovranità</strong> <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> ed il servizio cristiano<br />

374<br />

OPERE DI ARTHUR PINK 385<br />

389


390

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