10.07.2015 Views

Scarica il fascicolo 1 in pdf - Istoreco

Scarica il fascicolo 1 in pdf - Istoreco

Scarica il fascicolo 1 in pdf - Istoreco

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

RICERCHESTORICHERivista di storia della Resistenza reggianaREGGIO EMILIAIstituto per la Storia della Resistenza e della guerra di Liberazione1967


RICERCHESTORICHERivista quadrimestraledelflstitutoper la stori·a della Resistenzae della guerra di Liberazionedi Reggio Em<strong>il</strong>ia2 APRILE 1967 - N. 1DirettoreViUorlo PellizziComitato di DirezioneCesare Cam.pioll, Viterbo Cocconcelli,Antonio Grandi, Glsmondo Ver!,ni,Condirettore Responsabi leG<strong>in</strong>o PrandiComitato di RedazioneGiann<strong>in</strong>o Degani, Giorgio Cagnolali,Carlo Galeotti, Umberto Gand<strong>in</strong>i,Arrigo Negri, D. 'Prospero SimonelliSOMMARIOPRo.GRAMMAIl C.LN. - 1° Convegno:I "quarantac<strong>in</strong>que giorni"VITTORIO PELLIZZI:Incontro con CroceCORRADO CORGHI:Una nota di storia politica localepago 3» 5» 4353SegretarioGuerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>iDIREZIONE, REDAZIONE,AMMINISTRAZIONEPiazza S. Giovanni, 4Telefono 37.327Prezzo del <strong>fascicolo</strong>Abbonamen.!o annualeAbbonamenlo sostenitoreAbbonamento benemeritoL. 500L. 1.200L. 5.000L. 10.000La collaborazione alla rivista è fattasolo per <strong>in</strong>vito o previo accordo conla Direzione. Ogni scritto pubblicatoimpegna politicamente e scientificamentel'esclusiva responsab<strong>il</strong>ità dell'autore. I manoscritti e le fotografienon si restituiscono.Stampa:TecnostampaVia G. Bodoni, 4CARLO GALEOni:"Tempo nostro"GIANNINO DEGANI:Il movimento operaio e contad<strong>in</strong>onella ResistenzaDOCUMENTI E TESTI'MONIANZ'ELe relazioni di "Miro" e di "Eros"sul rastrellamento dell'estate 1944(con note di G. Franz<strong>in</strong>i)CONTRABBAN'DOREOENSION,IATTI E ATTIVITA' DELL'I'STITUTO5765» 7989» 9199Editore proprietario:Isllluto Storico ,per la Resistenzae la guerra di LiberazloneIn prov<strong>in</strong>cia di Reggio m<strong>il</strong>laRegistrazione presso i,1 Tribunale diR. E. n. 220 <strong>in</strong> data 18 marzo 1967


TECNOSTAMPA . Via Bodoni, 4 - R.E. - Te!. 43·363


La Resistenza va considerata, nella storia contemporanea d'Italia, oltreche un movimento articolato di opposizione al fascismo concluso ,con le armi,un evento complesso nel quale confluirono alcuni grandi problemi che f epocaprecedente aveva lasciato <strong>in</strong>soluti ed altri ancora che sorsero col progrediredella civ<strong>il</strong>tà e con la sempre più diffusa esigenza di pervenire ad una migliorecondizione umana.Lo studio della Resistenza deve compiersi pertanto, oltre che con lanarrazione e col ricordo dei fatti che ne costituirono la sostanza e fazione, con<strong>il</strong> conoscimento degli stessi, cioé con la <strong>in</strong>dividuazione delle orig<strong>in</strong>i, dellosv<strong>il</strong>uppo e dei nessi che esistono fra loro, quali motori e partecipi dell'<strong>in</strong>teroprocesso storico che con quel nome si suoI designare. Esso percorre tutto f arcodi tempo che va dagli <strong>in</strong>izi del fascismo alla Liberazione e riguarda settoripolitici, settori economico-sociali e settori m<strong>il</strong>itari; i quali nella loro globalità,danno <strong>il</strong> quadro storicamente valido per <strong>il</strong> suo collocamento nel procederedell' evoluzione del popolo italiano.Questa Rivista - ormai ad alcuni decenni di distanza dal tempo <strong>in</strong>cui quegli eventi si svolsero e dal modo, spesso encomiastico, col quale vennerorappresentati - vuole appunto portare un contributo oggettivo a tale studio,trOlendo dall' esame della Resistenza nella nostra prov<strong>in</strong>cia gli elementi che sembrano<strong>in</strong>dispensab<strong>il</strong>i per comporre <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi un disegno storico di quel grandeMovimento. Il quale, pur facendo parte del più ampio moto che animò la vitadei popoli oppressi, ha sue caratteristiche particolari, come ha avuto particolariforme di lotta e particolari mete.Essa pertanto, fondata ad <strong>in</strong>iziativa dell'Istituto per la storia della Resistenzae della guerra di Liberazione nella prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia, è creaturanata dal ritrovarsi di alcuni - ormai vecchi o anziani - che parteciparonoalla Resistenza e alla sua conclusione armata con altri - giovani e giovanissimi- che di quella grande stagione storica si sentono non soltanto isuccessori ma anche gli eredi. E così, senza richiamarsi ad un <strong>in</strong>dirizzo dottr<strong>in</strong>ario- perché ciò non sarebbe possib<strong>il</strong>e, data la diversa formazione ideologicadi ciascuno - la Rivista si rifà <strong>in</strong>vece a quell'unità di <strong>in</strong>tenti che, oggi comeallora, si realizza <strong>in</strong> una discorde concordia, la quale ne costituisce una fecondagaranzia di risultati.Ci si lasci <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e affermare - senza peccare di eccessiva presunzione -che questa Rivista, col proporsi la diffusione dei motivi della Resistenza el'approfondimento dei mezzi con i quali per essi <strong>il</strong> popolò reggiano volle ecombatté, potrà avere una funzione determ<strong>in</strong>ante per contribuire a condurre igiovani e a ricondurre i dispersi al valore permanente di quella lotta liberatrice.


ORIGINE, COSTITUZIONE, ATTIVITA' E VICENDEDEL C.L.N. CLANDESTINO DELLA PROVINCIA DI REGGIOLa scarsa propensione degli italiani ad affidare le loro v-icendeadiar<strong>il</strong> o a memorie e le difficoltà obiettive del momento che, per evidentiragioni di cautela, imposero a molti che ne fecero parte .Ji nonlasciare tracce scritte dell'auività degU organismi politok:i unitarii chediressero la Lotta <strong>in</strong> sede clandest<strong>in</strong>a, costr<strong>in</strong>gono lo storico a ba.sarsisu pochi documenti e ad affidarsi per <strong>il</strong> ,resto a tesbimonianze s<strong>in</strong>gole,che s.pes.so sona solo settoriali o <strong>in</strong>complete, sulle vicende del C.L.N.clandest<strong>in</strong>o della nostra prov<strong>in</strong>cia.D'altra parte, alcuni dei protagonisti di quel pet1iado di lottasono purtroppo scomparsi, <strong>il</strong> che rende sempre più arduo <strong>il</strong> reperimentodi fonti valide. Perciò abbiama ritenuto ut<strong>il</strong>e riunire attorno ad un tavoloi s.u'Perst#i per avere dalla viva voce di essi un racconto <strong>in</strong> contradittorio,<strong>il</strong> p'iù attendib<strong>il</strong>e possib<strong>il</strong>e, delle vicende di quel!' epoca edeU'attwità dell'organo del quale essi fecero parte, racconta che hasenza dubbio un <strong>in</strong>teresse fondamentale per la storia della Resi:stenzae della guerra di Liberazione.Le riunioni naturalmente sono state e saranno, i,n prosieguo ditempo, numerose p'et1Ché <strong>il</strong> periodo al quale sono dedicate è lungo, densodi eventi ed estremamente fortunoso e drammatico. Ad esse - presieduteda studiosi particolat1mente versati <strong>in</strong> problemi sto11ici - sono ~ntervenutie <strong>in</strong>terverranna spesso uom<strong>in</strong>i diversi, a seconda ciaé del periodooggetto deNa brattazione e <strong>in</strong> relazione alla partecipaziane che vi ebbeciascuno, dato che <strong>il</strong> C.P.L.N., nel corso dei venti mesi della sua attività,dovette mutare la pro'P:ria camposizione per effetto degli eventie per prevenire i r:ischi della Lotta.Pubblichiamo, <strong>in</strong>tanto, tradotto dalla registrazione su f<strong>il</strong>o di ogni<strong>in</strong>tervento <strong>il</strong> verbale del prima Convegno che riguarda le orig<strong>in</strong>i; oioé<strong>il</strong> pemodo da cui trasse ragione di vita <strong>il</strong> c.P.L.N.La partecipazione composita alle rlunioni e la contestualità delledichiarazioni <strong>in</strong> esse rese da ciascuno rappresentano la garanzia della veridicitàe dell' obiett,ività delle notizie e dei dati riferiti, così da costituiretlna fonte certa per lo storico.


6l° Convegno: I «Quarantac<strong>in</strong>que giorni»Partecipanti: Cesare Campioli, Giann<strong>in</strong>o Degani, Aldo Magnani, Vittorio Pe1lizzi, N<strong>in</strong>oPrandi, Prospero Simonelli.Coo1V1i-natore:Odoardo Rombaldi.ROMBAiLDIChi vi parla fu assente dall'Italia dal settembre 1941 a~ settembre 1943,salvo brevi <strong>in</strong>terruzioni. Perciò di quei due anni quasi non conserva ricordo direttodelle . vicende italiane. . ..A chi viveva <strong>in</strong> Germania risaltava f<strong>in</strong> troppo evidente la sproporzione frala serietà (anche troppa!) con. cui i tedeschi conducevano la guerra e l'<strong>in</strong>efficienzaitaliana. .Eppure si avvertiva, siapur vagamente, che anche lo sforzo m<strong>il</strong>itare tedesco,tutto sommato, era votato all'<strong>in</strong>successo per l'assenza di presupposti morali. Duerovesci furono soprattutto sentiti dal popolo tedesco nel biennio 1941-43: lasconfitta di Stal<strong>in</strong>grado e la caduta del fascismo: con ciò crollavano <strong>il</strong> mito della<strong>in</strong>v<strong>in</strong>cib<strong>il</strong>ità delle armi tedesche e la favola dell'asserita superiorità del sistemapolitico totalitario su quello democratico. La. partita era perduta con l'URSS adest e con gli Occidentali al Sud.L'Italia, come sappiamo, accusava la stanchezza prodotta dal non <strong>in</strong>terrottosforzo m<strong>il</strong>itare ed economico com<strong>in</strong>ciato con la guerra d'Etiopia, e la sfiducianel regime fascista.. Lo scopo. che ci riunisce questa sera è di stab<strong>il</strong>ire quale fosse lo statod'al?-imo <strong>in</strong> Reggio, nel luglio 1943, quale l'organizzazione delle forze antifasciste.A . turno, gli amici Mons. Simonelli, Prandi, Pellizzi, Magnani, Degani, Campioli,che <strong>in</strong>tervengono a questo convegno quali partecipi alle vicende dei 45 giorni,<strong>il</strong>lustreranno la situazione da .c#versi punti di vista. Ciò premesso, si ricostruirannoglieventi politici dei 45 giorni.DON SIMONBLLIL'esame dei rapporti tra «fascisti» e «cattolici» sia sul piano generaleche <strong>in</strong> ambienti più ristretti è reso diffic<strong>il</strong>e dal fatto che «cattolicesimo» e« fascismo» non sono entità omogenee, e, di conseguenza, seppure esistanopunti· di contatto, altri aspetti risultano completamente estranei... Tuttavia; avendo la Chiesa una sua dottr<strong>in</strong>a sociale, naturalmente <strong>il</strong> confrontocon movimenti politici non sorprende nessuno; e possiamo qu<strong>in</strong>di pren-


dere <strong>in</strong> esame l'atteggiamento dei cattolici verso <strong>il</strong> fascismo, limitandoci, <strong>in</strong>questa sede al periodo che si conclude col 25 luglio 1943, ossia con la cadutadi Mus1sol<strong>in</strong>i, 'conseguenza del voto del Gran Consiglio deJ fa'scismo e delle ,reLativedecisioni del Re.Il comportamento dei cattolici, di fronte al fascismo, notoriamente fu<strong>in</strong>fluenzato <strong>in</strong> modo decisivo dai patti lateranensi del 1929, e, <strong>in</strong> seguito, dauna politica che parve offrire buone prospettive alla azione della Chiesa, seppurenon mancarono <strong>in</strong>cidenti.Nella nostra prov<strong>in</strong>cia, a questa tendenza generale, si aggiunse purtroppola scomparsa di notevoli figure del clero, già guide valenti del movimentocattolico f<strong>in</strong>o al fascismo, e <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio più o meno conv<strong>in</strong>to di altri.Mons. Em<strong>il</strong>io Cottafavi nel 1926 è nom<strong>in</strong>ato vescovo di Civitavecchia,nel 1927 scompare Mons. Antonio Colli, nel 1930 Mons. Prospero Scurani, enel 1933 Mons. Tesauri, irriducib<strong>il</strong>e avversario di qualunque compromesso, vienenom<strong>in</strong>ato Vescovo di Isernia e Venafro.Restano qu<strong>in</strong>di poche voci, e tra queste va segnalato D. Domenico Alboni,che, pur vivendo «<strong>in</strong> periferia », quale <strong>in</strong>segnante del Sem<strong>in</strong>ario esercitò unnotevole <strong>in</strong>flusso sui sem<strong>in</strong>aristi.I laici rimasero piuttosto ai marg<strong>in</strong>i, o <strong>in</strong> un s<strong>il</strong>enzio <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e o dannoso,o dovettero trasferirsi altrove per motivi di lavoro, e l'unico che restò sempreattivo fu <strong>il</strong> Prof. Pasquale Marconi.L'atmosfera di tranqu<strong>il</strong>lità e di acquiescenza avvertì le prime scossequando Pio XI, al momento della visita di Hitler a Roma, si ritirò a Caste1-gondolfo, dichiarando apertamente <strong>il</strong> significato di protesta del suo gesto: perchéa Roma si <strong>in</strong>nalzava una croce che non era quella di Cristo.Gli atteggiamenti razziali e la sempre più evidente subord<strong>in</strong>azione dell'Italiaalla Germania, sollecitarono la revisione di posizioni, ma non si giunsea nessuna forma organizzata, sia per un mal<strong>in</strong>teso legittimismo sia per gli atteggimentioJ:1mai radica ti nella Azione Cattolica.Qualcosa di più preciso si verificò nei movimenti di A.C. più attenti alleesigenze culturali e più sensib<strong>il</strong>i al processo di disgregazione che si avvertivachiaramente nei diversi settori della op<strong>in</strong>ione pubblica.Così nel Movimento Laureati, dove operavano l'<strong>in</strong>g. Alberto Toniolo, laprof. L<strong>in</strong>a Cecch<strong>in</strong>i, Don Simonelli, 11 prof. Dossetti, con la assistenza di Mons.Tondelli, diventò un ambiente critico nei riguardi del fascismo, e si com<strong>in</strong>ciò aporre i problemi del post-fascismo. La rete di amicizie, di <strong>in</strong>formazioni si completavanegli <strong>in</strong>contri a diverso livello, e si gettavano cos1 le basi di una collaborazione,che presto si dimostrarono particolarmente ut<strong>il</strong>i. Nelle f<strong>il</strong>e degli universitaricattolici, <strong>il</strong> b<strong>in</strong>omio «libro e moschetto» non trovava cittad<strong>in</strong>anza, epiuttosto che al «fascista perfetto» si mirava decisamente a volgere <strong>in</strong> benaltra direzione la attenzione dei giovani; <strong>il</strong> lavoro riusciva però diffic<strong>il</strong>e perchétroppi avevano <strong>in</strong>dossato la divisa m<strong>il</strong>itare.I messaggi pontifici del '41 e '42 sull'ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong>ternazionale e sull'ord<strong>in</strong>amento<strong>in</strong>terno degli Stati non ebbero <strong>in</strong> genere la attenzione e la diffusione dovutanei settori maggiori della A.C., ma furono accolti negli ambienti <strong>in</strong>tellettualicome un preciso <strong>in</strong>vito a considerare la propria responsab<strong>il</strong>ità e ad accen-7


8tuare l'<strong>in</strong>teresse per i problemi che ormai maturavano neLla società per nontrovarsi sorpresi e sprovveduti al crollo del fascismo ritenuto ormai <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e.In questo spirito s'organizzò nella primavera del 1943 un ciclo di conferenze,tenute dal prof. Franco Feroldi, prof. Giuseppe Dossetti, prof. GiorgioLa Pira, prof. Ferruccio Pergolesi, Don Sergio Pignedoli, che può essere consideratocome la presentazione «<strong>in</strong> pubblico» del nuovo atteggiamento deicattolici, che non <strong>in</strong>tendono accettare la delimitazione del campo di attivitàda un partito, e nello stesso tempo vogliono prestare un preciso servizio allacomunità politica, dibattendone i problemi di fondo.Qualcuno provò scandalo di fronte alle affermazioni degli oratori <strong>in</strong> materiasociale, ma quel corso permise di avvic<strong>in</strong>are molti <strong>in</strong>tellettuali sensib<strong>il</strong>ial magistero della chiesa, e anche di <strong>in</strong>contrare uom<strong>in</strong>i di altro orientamentopolitico (socialisti o comunisti).Altre <strong>in</strong>iziative non mancavano: bisonga ricordare «Azione francescana»diretta dal d<strong>in</strong>amico, ma spesso confusionario, P. Placido da Paullo, cappucc<strong>in</strong>o,e gli <strong>in</strong>contri che egli stesso organizzava con personalità <strong>in</strong>vitate a tenereconferenze o predicazioni nell'ambiente francescano; così furono possib<strong>il</strong>icontatti ancora fra uom<strong>in</strong>i di diverso pensiero politico, con personalità dellastatura di D. Primo Mazzolari, vig<strong>il</strong>ato speciale, e <strong>il</strong> prof. Federico Marconc<strong>in</strong>i,della Università Cattolica, critico <strong>in</strong>esorab<strong>il</strong>e della politica fascista, e maestrodi scienza economica.Il gruppo animatore di questo lavoro era costituito, come si è detto,dall'<strong>in</strong>g. Toniolo, nipote del grande sociologo, dalla prof.ssa Cecch<strong>in</strong>i. Prof.ssaMazz<strong>in</strong>i, prof. Dossetti, universitario Corrado Carghi, Don Simonelli, sotto lapaterna vig<strong>il</strong>anza di Mons. Tondelli. Sul piano diocesano non fu possib<strong>il</strong>e unaazione particolare, mentre ancora <strong>in</strong> città <strong>il</strong> praf. Giuseppe Dossetti tennelezioni a gruppi di sacerdoti, <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>andoli sui contenuti dei messaggi pontifici,e avviandoli così a una çosciente riflessione sulle responsab<strong>il</strong>ità dei cattolici.Contatti con gli ambienti «ufficiali », al di fuori naturalmente dei rapportiesistenti a livello di «autorità », venivano coltivati da Don Simonelli, Qh~ frequentavala casa del Prefetto e quella del Comandante del Distretto, la casemnadel III art<strong>il</strong>glieria, e, ,<strong>in</strong> a1cuni <strong>in</strong>contri, vedeva a11Jclhe <strong>il</strong> IRederale fruscis,ta, ricavandoneut<strong>il</strong>issime <strong>in</strong>dicazioni per capire anche gli atteggiamenti e le valutazionidei responsab<strong>il</strong>i della vita pubblica e politica.Con altre prov<strong>in</strong>ce i contatti benché non sistematici e cont<strong>in</strong>ui, eranosufficienti, <strong>in</strong> modo particolare con Parma, dove l'ono Giuseppe Micheli, rappresentavaun punto di riferimento essenziale ed autorevole, e con Piacenza,attraverso l'avv. Daveri.Il prof. Giuseppe Dossetti, assistente nella Università Cattolica, portavaagli amici di Reggio, pur nelle brevi visite, l'eco del lavoro che un gruppodi professori andava svolgendo, orientando nella giusta direzione anche la nostraattività.A livello di partiti naturalmente non esistevano rapporti; si sapeva dellaorganizzazione comunista, ma <strong>il</strong> suo carattere clandest<strong>in</strong>o impediva contatti oltrequelli strettamente personali; <strong>il</strong> gruppo di <strong>in</strong>tellettuali, guidato dall'avv.Giann<strong>in</strong>o Degani, era conosciuto da Don Simonelli, che aveva rapporti di vec-


9chia amicizia con alcuni di loro, come Valdo Magnani, Arrigo Negri, PaoloCarnelli; ma non esistevano impegni di una azione comune. Nell'ambienteoperaio, e specialmente alle «Reggiane» elementi cattolici, come <strong>il</strong> Toniolo,l'<strong>in</strong>g. Piani e capi operai come Giac<strong>in</strong>to Gatti, Gioacch<strong>in</strong>o Carnelli, solidefigure di cattolici di orig<strong>in</strong>e lombarda, conoscevano m<strong>il</strong>itanti comunisti, e, condividendocon loro la critica al fascismo, ponevano le prime basi di una futuracollaborazione.Quasi <strong>in</strong>avvertita la azione e la presenza socialista benché si conoscesseroi nomi di molti che non avevano soggiaduto al fascismo; punto di riferimentorestò . sempre la libreria Prandi, l'unica ad offrire pubblicazioni «nonconformiste », e la sicurezza di un colloquio aperto, tutelato dalla comprensionee segretezza dei titolari.Queste le l<strong>in</strong>ee generali del movimento cattolico nell'ultimo periodoche precede <strong>il</strong> 25 luglio. Indubbiamente testimonianze personali o locali potrebberoarricchire <strong>il</strong> quadro, ma non modificare la prospettiva generale. Cifurono carenze e <strong>in</strong>certezze, a volte comprensib<strong>il</strong>i e a volte <strong>in</strong>giustificate; chi havissuto quei tempi può valutarle nella giusta misura; ma non mancarono ugualmentequelli che, attraverso rischi e <strong>in</strong>comprensioni, ma anche nel conforto di<strong>in</strong>citamenti e collaborazione, e non solo a titolo personale, ma anche <strong>in</strong> sediresponsab<strong>il</strong>i e qualificate, avviarono quel discorso che permise ai cattolici dipresentarsi come attori di primo piano, e senza ritardo, appena si prof<strong>il</strong>ò lapossib<strong>il</strong>ità di una azione valida ed organica.PRANOINella nostra prov<strong>in</strong>cia gli albori del socialismo sorgeranno con la costituzionedel1e prime Società di Mutuo Soccorso nel 1862 create e fondateda um<strong>il</strong>i genti, salariati, operai e qualche impiegato. Il senso della solidarietàsi manifestò con queste organizzazioni e qualche anno più tardi con <strong>il</strong> nasceredelle prime Cooperative di Consumo che risalgono al 1886. Così l'ideasocialista, anche nella nostra prov<strong>in</strong>cia fu all'avanguardia di ogni <strong>in</strong>iziativa dellalotta degli sfruttati contro gli sfruttatori. L'Ideale socialista fece presa anchesu uom<strong>in</strong>i non appartenenti alle classi più misere. Ad esso si votarono uom<strong>in</strong>idi ogni ceto sociale: avvocati, professori, medici, maestri, che poi diventaronola guida delle masse diseredate e portarono i lavoratori alla conquista dellepubbliche amm<strong>in</strong>istrazioni, nel parlamento, rivelandosi esempi di rettitud<strong>in</strong>e edonestà. Alla guida di queste forze vi erano uom<strong>in</strong>i come C. Prampol<strong>in</strong>i, G. Zibordi,Antonio Vergnan<strong>in</strong>i, G. Soglia, Roversi, Sichel, Samoggia e tanti altriprovenienti dalla classe operaia e contad<strong>in</strong>a. Questi, di limiti culturali, ma animatida una grande fede e possessori di una onestà senza limiti, si dedicherannoall'organizzazione delle forze s<strong>in</strong>dacali, delle cooperative, diventandone i cap<strong>il</strong>ega delle prime e gli amm<strong>in</strong>istratori delle seconde. Um<strong>il</strong>i lavoratori che davanotutto sé stessi senza mai nulla chiedere, anzi pagando di persona pur di mantenerefede al proprio ideale. Si costruirono opere, che nel quadro di queII'epocasi possono considerare imponenti e che nonostante le· vicende politiche


lOche sconvolsero <strong>il</strong> nostro Paese - guerra e fascismo - sono ancora Il oggi adimostrare quali saldi radici vi erano alla base di questi organismi. E sono <strong>il</strong>Consorzio Cooperativo Ferrovie Reggiane, le aziende municipalizzate createdall' Amm<strong>in</strong>istrazione comunale socialista, a cui vanno aggiunti gli <strong>in</strong>numerevolicircoli socialisti, le Università popolari, le biblioteche che <strong>in</strong> ogni Comune sorgevanosu <strong>in</strong>iziativa dei lavoratori. E possiamo ben dire che se nella nostraprov<strong>in</strong>cia <strong>il</strong> movimento socialista (non importa se con l'etichetta del P.c.I.)controlla una grande parte delle forze del lavoro, sia nel campo politico quanto<strong>in</strong> quello economico, una grossa parte di merito spetta a ciò che seppero sem<strong>in</strong>aregli uom<strong>in</strong>i di allora con le organizzazioni da loro create. Ci si preparavaallora alla conquista del potere politico ed economico da parte delle masse chenell'ideale socialista si erano evolute con l'arma delle schede attraverso libereespressioni democratiche.Consci di questa avanzata delle forze popolari, la borghesia e i detentorideHe ricchezze e dei priv<strong>il</strong>egi, sfruttando i disagi e le miserie nate daHaguerra 1915-18 (sfruttando anche gli errori dei dirigenti socialisti e dei s<strong>in</strong>dacalistidella G.c.L.I. di allora), crearono <strong>il</strong> fascismo. Analizzare <strong>in</strong> questasede le ragioni per cui <strong>il</strong> fascismo è passato tutto schiantando, e di questo neparlerò più <strong>in</strong>nanzi, non entra nei compiti che mi sono proposto, ma mi sipermetta di r<strong>il</strong>evare che fra gli errori che commisero i dirigenti socialisti diallora, <strong>in</strong> particolare nella nostra prov<strong>in</strong>cia <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> movimento operaio erapadrone dei gangli vitali, vi furono quelli di avere <strong>in</strong>segnato a costruire, madi non avere <strong>in</strong>segnato a difendere quelle costruzioni. La predicazione direievangelica, come fu più tardi chiamata, prampol<strong>in</strong>iana, che aveva portato lemasse, da servi della gleba alla liberazione di queste dallo sfruttamento dell'uomosull'uomo, non le aveva preparate a difendere le loro conquiste. Il fascismofu sottovalutato, non si capì che <strong>il</strong>fasdsmo non era un fenomeno discontenti del come <strong>il</strong> nostro contributo alla vittoria alleata nella guerra non erastato riconosciuto, ma era lo strumento creato dalla borghesia più retriva <strong>in</strong>sensib<strong>il</strong>eai bisogni delle masse e decisa a schiantare le loro organizzazioni chemettevano <strong>in</strong> pericolo i suoi priv<strong>il</strong>egi e <strong>in</strong> particolare le ricchezze accumuhtespeculando sulle forniture m<strong>il</strong>itari durante la gl.j.erra. E passò <strong>il</strong> fascismo con lacomplicità, anzi si può ben dire, con l'aiuto delle forze dell'ord<strong>in</strong>e: Prefetture,Questure, caste m<strong>il</strong>itari. Sovente i carab<strong>in</strong>ieri <strong>in</strong>tervenivano con peJ.1quisizioni edarresti, nei circoli socialisti, nelle Camere del Lavoro, nelle cooperative, primache arrivassero le squadracce fasciste per assass<strong>in</strong>are, devastare le Isedi delleorganizzazioni operaie. Le masse con le loro organizzazioni anziché risponderealle violenze fasciste con altrettanta violenza, subirono, impreparate, come esseerano, ad una reazione di questo tipo. Dal 1920 al 1924 non si contano gliepisodi di violenza fascista. Incendi, devastazioni di camere del lavoro, cooperative,circoli socialisti erano azioni di ogni giorno. La sede della tipografia egli uffici redazionali della «Giustizia », organo dei socialisti reggiani, fondata daCam<strong>il</strong>lo 'Prampo1<strong>in</strong>i e diretta da Giovanni Zibordi, fu devastata e uguale sortetoccò al negozio posto al centro della città dove svolgeva la sua attività politicocommercialela «CoOiPerativa Stampa Socialista»; COIsì fu del Club Socialistae della Camera del Lavoro.


12Rossi Mar<strong>in</strong>o, Bertani Risveglio, Lodovico Magnani, R<strong>in</strong>aldi Riccardo, FontanesiBruno (ucciso alla Bettola), Storchi Am<strong>il</strong>care - allora - abitante a M<strong>il</strong>ano,ma che sovente passava da Reggio, Alberto Simon<strong>in</strong>i abitante a Bologna maanche questi spesso nella nostra città, tessevano e costruivano le f<strong>il</strong>e. E <strong>il</strong> 25luglio 1943 trovò <strong>il</strong> P.S.I. pronto a dare i suoi uom<strong>in</strong>i migliori per contribuirealla ricostruzione degli organismi democratici nella nostra prov<strong>in</strong>cia. NelComitato di Intesa Patriottica sorto <strong>il</strong> 25 luglio ad opera di gruppi antifascisti(che poi si denom<strong>in</strong>ò « Fronte Nazionale»), composto dai rappresentanti deiPartiti già esistenti o <strong>in</strong> via di formazione, vi rappresentarono <strong>il</strong> P.S.I. GiacomoN<strong>in</strong>o Prandi, Angelo Mazz<strong>in</strong>i e l'ono Am<strong>il</strong>care Storchi.Il vecchio socialista e cooperatore Armando IP<strong>in</strong>otti fu nom<strong>in</strong>ato qualesub-commissario nell' Amm<strong>in</strong>istrazione Comunale di Reggio.Questo <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tesi <strong>il</strong> contributo di sacrificio e di sangue che diedero i socialistidella prov<strong>in</strong>cia di Reggio dal 1919 all'8 settembre 1943.PElLLIZZIDebbo dire subito che, all'atto del 25 luglio, io non rappresentavo cheme stesso. Tuttavia, per <strong>il</strong> fatto che non ero mai stato iscritto al partito fascistae per <strong>il</strong> ricordo che qualcuno ancora aveva delle um<strong>il</strong>iazioni e delle violenzeche avevo subito <strong>in</strong> passato, ero assai noto come avversario del regime. Infatti-:- dopo <strong>il</strong> delitto Matteotti e all'atto della trasformazione del fascismo <strong>in</strong> regime<strong>in</strong>iziata col discorso del 3 gennaio 1925 - avevo condotto la dura battagliaantifascista con l'Associazione combattenti assieme ad Aldo Moss<strong>in</strong>~,Arnaldo Cavazzoni, G<strong>in</strong>o Codeluppi ed altri e con questi avevo fondato prima<strong>il</strong> qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>ale La Vittoria, da me diretto, che assunse una posizione di nettaopposizione, e poi <strong>il</strong> settimanale La Fav<strong>il</strong>la (ottobre 1924-febbraio 1925) conla collaborazione di Alberto Morandi, che pubblicava scritti di elementi antifascistidi ogni provenienza. Stampatore di quest'ultimo giornale era l'amicoBassi, <strong>il</strong> quale diede prove di eccezionale coraggio <strong>in</strong> quella e <strong>in</strong> successive circostanze:da segnalare, fra queste, la distribuzione che aveva assunto del Nonmollare! di Ernesto Rossi, per la quale era a contatto con me. Gli attentati aMussol<strong>in</strong>i, che ebbero luogo fra <strong>il</strong> 1925 e <strong>il</strong> 1927 e che erano seguiti dallecosiddette rappresaglie, mi videro fra le vittime. Nel 1930 tentai la pubblicazionedi una rivista letteraria con la segreta f<strong>in</strong>alità di fare della cauta frondapolitica; ma, dopo un anno di diffic<strong>il</strong>e vita del periodico, fui duramente attaccatoda Il solco fascista e qualificato pubblicamente come antifascista, qualificaa quei tempi piuttosto pericolosa, e segnalato all'autorità per i provvedimentidel caso. In questa posizione politica rimasi f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e.Al momento del crollo, <strong>il</strong> ceto cosiddetto borghese, al quale io appartenevoper estrazione sociale, come del resto la gran parte del Paese (le adunateoceankhe e le benedizioni di gagliardetti fascisti lo confermavano), si era ormai« adeguato» al regime. A Reggio gli ambienti professionali, quelli cioé ai qualiero maggiormente legato per la mia attività, nella maggioranza accettavano osubivano IasitJUazione. Balstiricol1dare lohe nell'A]bo degli avvocati ,di Reggio,


13su un cent<strong>in</strong>aio di iscritti, all'<strong>in</strong>fuori di alcuni (ricordo: Mario Bertacchi, GiottoBon<strong>in</strong>i, Giann<strong>in</strong>o Degani, Medoro Ligabue e Vittorio Pellizzi), tutti avevanoaderito al partito, chi per conv<strong>in</strong>zione, chi per necessità e qualcuno, purtroppo,per opportunità; e tutti se ne andavano alle cerimonie <strong>in</strong> orbace, taluni conla faccia feroce d'occasione (anche se poi al momento opportuno furono lesti amutare vestito e faccia). Così era per gli altri Albi professionali. Nella Magistraturalocale erano naturalmente tutti iscritti al partito ed <strong>il</strong> presidente delTribunale, Bocconi, era anche succeduto al Gualazz<strong>in</strong>i quale presidente dell'Istitutofascista di cultura; ma alcuni (Loffredo, Maniga, Di Marco e Dardani)manifestavano la loro <strong>in</strong>sofferenza e si dichiaravano con me pronti ad assumerele loro responsab<strong>il</strong>ità al momento opportuno. Nella borghesia commerciale,<strong>in</strong>dustriale e soprattutto agraria <strong>il</strong> fascismo, come è noto, aVeva anche a Reggiouna larga base, perché tutto sommato esso veniva considerato - nonostantecerte 'enunciazioni velleitarie o demagogiche («andare verso <strong>il</strong> popolo », «siamocontro la vita comoda », ecc.) - una barriera contro <strong>il</strong> temutissimo socialcomunismo,che -era rappresentato dalla letteratura giornalistica e dalla propagandapolitica come una specie di mostro feroce e pronto a fagocitare ogn<strong>il</strong>ibertà, soprattutto quella - molto apprezzata - di possedere. Solo pochissimi<strong>in</strong>tellettuali, anziani legati alle vecchie consorterie o giovani <strong>in</strong>sofferenti -anche al di fuori del gruppetto che faceva capo a Degani -, seguivamo laproduzione letteraria e politica dei paesi democratici, che f<strong>il</strong>trava con difficoltàfra le maglie della censura poliziesca, e conservavamo le nostre idee di uom<strong>in</strong><strong>il</strong>iberi cresciuti alla scuola crociana. Così nelle scuole: gli <strong>in</strong>segnanti, <strong>in</strong> generale,erano conformisti e gli -alunni - tranne i pochi ispirati da <strong>in</strong>segnanti isolati epreoccupati di una educazione più completa e i pochissimi nati <strong>in</strong> ambientidella scomparsa s<strong>in</strong>istra liberale o socialista - erano <strong>in</strong>ebriati da slogans come«libro e moschetto, fascista perfetto », o esaltati dalla mitologia imperiale diispirazione dannunziana.Questo era, molto sommariamente, l'ambiente nel quale vivevamo noipochissimi antifascisti appartenenti al ceto professionale, con scarsa possib<strong>il</strong>itàdi azione, con pochi collegamenti e con la necessità di usare una grande cautelanella manifestazione del nostro pensiero, senza l'appoggio di una organizzazionedi protezione, come poteva essere quella della Chiesa o quella di una reteclandest<strong>in</strong>a di tipo comunista. D'altra parte dovevamo star bène attenti all'attivitàspionistica ed agli agenti dell'OVR!A, i quali avevano fatto <strong>in</strong> passatodei gravi guasti fra i nostri amici, e parevano soprattutto attenti all'attivitàdegli <strong>in</strong>tellettuali.Una parte del ceto borghese riteneva di esaurire la propria carica antifascistae di dar sfogo alla sua <strong>in</strong>so~ferenza alla oppressione ed alle risib<strong>il</strong>i regolefasciste (<strong>il</strong> «voi» <strong>in</strong>vece del « lei », l'abolizione della stretta di mano, <strong>il</strong>«viva <strong>il</strong> duce» nelle lettere <strong>in</strong> luògo dei saluti, ecc.), dedicandosi alla mormorazione,alla diffusione di barzellettè su uom<strong>in</strong>i e cose del regime o scambiandopiccoli disegni o epigrammi o fotografie che mettevano <strong>in</strong> ridicolo <strong>il</strong> regimee i suoi gerarchi.Tuttavia alcuni di noi avevamo saputo <strong>in</strong>trecciare relazioni negli ambientidella questura e della prefettura, talché sia <strong>il</strong> Lotti, questore, che <strong>il</strong>


14Vittad<strong>in</strong>i, prefetto, all'atto del crollo poterono esserci ut<strong>il</strong>i nei contatti che dovemmoprender con loro. Il che significa che anche negli organi dello Statocom<strong>in</strong>ciava a serpeggiare una fronda che noi cercavamo di coltivare e di volgerea vantaggio della nostra azione. Così pure negli ambienti m<strong>il</strong>itari. Allaf<strong>in</strong>e di giugno del 1943, per segnalazione della federazione fascista, <strong>il</strong> M<strong>in</strong>isteroaveva disposto telegraficamente al comando del 3 artiglieria una serie di trasferimentiche colpivano alcuni ufficiali notoriamente antifascisti. Alcuni riu­Qscirono a non eseguire l'ord<strong>in</strong>e ed a farsi congedare. Ma durante <strong>il</strong> servizio dirichiamo avevano <strong>in</strong>tanto avuto modo di entrare <strong>in</strong> rapporti con molti ufficialisuperiori, rapporti che furono ut<strong>il</strong>i <strong>in</strong> momenti successivi.In questo cenno <strong>in</strong>troduttivo ho dovuto parlare molto di me e me nedispiace. Ma era necessario farlo, perché la mia azione fu quasi <strong>in</strong>dividuale,almeno al pr<strong>in</strong>cipio, cioé senza che io avessi alle spalle una qualunque . organizzazioneefficiente, onde per comprenderne <strong>il</strong> significato occorreva che lamia persona fosse <strong>in</strong>quadrata nell'ambiente <strong>in</strong> cui vivevo.Infatti, la situazione politica dei ceti medii a Reggio differiva sensib<strong>il</strong>menteda quella di alcune grandi città almeno delllltalia centrosettentrionale,sedi di università e centri di <strong>in</strong>iziative culturali, dove si sv<strong>il</strong>upparono opposizioniarticolate ed efficienti. Cito particolarmente M<strong>il</strong>ano, ave <strong>il</strong> gruppo laico<strong>in</strong>tellettuale dell'Edison, della Montecat<strong>in</strong>i e della Banca commerciale, che facevacapo a Parri, a La Malfa e ad altri costituiva una vera fuc<strong>in</strong>a di idee edi attività antifascista, con la quale io ero <strong>in</strong> stretto contatto; e Firenze, oveRagghianti, Calamandrei, Carlo Furno e altri davano un esempio <strong>in</strong>eguagliab<strong>il</strong>edi vivacità politica e di azione: tutti poi fondatori dei primi nuclei delpartito d'Azione.Ci sarebbe dunque molto da dire sul perché della scarsa sensib<strong>il</strong>itàdella borghesia reggiana di allora, sulla sua ipoacusia al richiamo dei grandi problemidella libertà e di quelli della giustizia sociale, sulla sua «prudenza» adaffrontare <strong>il</strong> regime, e ciò soprattutto <strong>in</strong> funzione dello spauracchio socialcomunista.Ma si allargherebbe troppo <strong>il</strong> discorso. E' certo tuttavia che, se purnon esisteva una qualsiasi organizzazione efficiente ed attiva, vi erano alcuniche, oltre a sentire l'ansia della libertà e di un miglior assetto sociale, avevanouna preparazione culturale e una volontà politica di lotta, se pure non sussistevauna <strong>in</strong>tesa fra loro non solo sull'azione immediata da svolgere all'atto del crollofascista, ma soprattutto sulle prospettive successive, cioé sul dopo: se si sarebbedovuto restaurare <strong>il</strong> passato (heri dicebamus, come scrisse sul Corriere dellaSera del 22 agosto Luigi E<strong>in</strong>audi) o se si doveva <strong>in</strong>vece r<strong>in</strong>novarlo a com<strong>in</strong>ciaredalle istituzioni e secondo le nuove idee sorte dal progresso e <strong>in</strong> basealle istanze politiche e sociali che suggerivano nuove soluzioni ai problemi dellavita nazionale e <strong>in</strong>ternazionale. lo facevo parte, forse ne ero la punta più avanzata,di questa seconda tendenza e perciò i miei contatti erano con coloro chefurono poi tra i protagonisti del partito d'azione.Ciò precisato, riferendomi ora all'<strong>in</strong>tervento di mons. Simonelli, <strong>il</strong> qualeci ha offerto un quadro quanto mai suggestivo e <strong>in</strong>teressante del movimentodegli universitarii e giovani laureati cattolici soprattutto nel periodo immediatamenteanteriore al 25 luglio, ritengo di dover fare qualche osservazione. An-


15zitutto per tributare un pieno riconoscimento alle <strong>in</strong>iziative che, all'ombra dellaChiesa, vennero assunte dai giovani cattolici reggiani, alle quali partecipò lostesso don Simonelli e nelle quali campeggia la figura di Giuseppe Dossetti.Mi pare tuttavia di dovere aggiungere che tali <strong>in</strong>iziative mi sembra fosserovolte soprattutto allo studio di problemi etico-religiosi e sociali sull'organizzazionedella società italiana così come essa si configurava da parte della«Intelligenza cattolica» <strong>in</strong> contrapposto con quella tipica del regime fascistache derivava dal neohegelismo gent<strong>il</strong>iano. E' ben vero, mi par di ricordare,che nel convegno di Pi'acenza del 1942 fu discussa una relazione che aveva perargomento «Se la morale cristiana legittimi la rivolta contro la tirannide »,tema ardito e quasi temerario per quei tempi. Ma sta di fatto che questi convegni,questi studi, queste manifestazioni - almeno oggi, cioé considerati <strong>in</strong>prospettiva storica - danno l'impressione di essere stati promossi e svoltiper determ<strong>in</strong>are più una modifica nel sistema che una rottura del sistema, ecioé per preparare una piattaforma per una eventuale successione, come equando questa si fosse aperta.E questo mi sembra abbia conferma nel fatto che, all'atto del crollodel regime fascista, almeno qui da noi, nessun m<strong>il</strong>itante cattolico e nessunreligioso (all'<strong>in</strong>fuori di quell'imprevedib<strong>il</strong>e padre Placido, che pure fu ut<strong>il</strong>e<strong>in</strong> quel momento, ma che non rappresentava certo <strong>il</strong> «movimento» di cui ciha parlato don Simonelli e che si autodef<strong>in</strong>ì esponente di una corrente cristiano-sociale,poscia rivelata si <strong>in</strong>esistente), nessun laico e religioso di quel ( movimento», ripeto, si affacciò anche a titolo personale scendendo <strong>in</strong> mezzo allapopolazione festante, prima, e poi a fianco di coloro che assunsero la responsab<strong>il</strong>itàdi tentare, sia pure velleitariamente, di controllare e condurre l'esplosionepopolare, e di cui parleremo più avanti. Il che dà la sensazione - se nonmi sbaglio - che quel «movimento» non avesse una volontà politica di rotturao almeno che agisse con una grande prudenza (tipica del resto nelle decisionidella Chiesa, che si propone la soluzione di ogni problema proiettandolanel tempo) nella <strong>in</strong>certezza degli sv<strong>il</strong>uppi del crolla fascista a <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che non<strong>in</strong>tendesse almenO' allara una grande verità: ciaé che, per <strong>in</strong>staurare una sacietàlibera, nan vi sana liberatori, ma solo uam<strong>in</strong>i che si liberanO'.E ciò spiega perché la stessa don Simonelli, che ebbe pO'i tanta partesuccessivamente e di cui dirò, si unì a noi soltantO' versa la f<strong>in</strong>e di agastaassumendO' pubblica aperta e caraggiasa pasiziane, quandO' - dapo evidentitravagli che maturarana le decisioni dei suai amici e farse della gerarchia ecclesiastica- questi gli affidarana un mandata.Su quanto pO'i ha riferita Prandi, mi permetta di osservare che - contutto <strong>il</strong> rispetta che è davuta alla grande tradiziane del sacialismo reggiano -è da dire che all'atta del cralla del fascismO' una vera e prapria arganizzazionesocialista nan esisteva più nella nastra prov<strong>in</strong>cia. I grandi, came Prampol<strong>in</strong>i,Vergnan<strong>in</strong>i e Zibardi, eranO' marti <strong>in</strong> es<strong>il</strong>ia. I lara seguaci più attivi avevanodovuto allantanarsi a r<strong>in</strong>unciare a qualsiasi attività palitica. Egli portò qu<strong>in</strong>d<strong>in</strong>el Camitato, che si farmò, saltanta <strong>il</strong> name e l'autarità di una glariasa bandierache peraltrO', dapo la conclusione del patta di unità d'azione, era stata so-


16stanzialmente raccolta e impugnata, come vess<strong>il</strong>lo della classe operaia, dal d<strong>in</strong>àmismoclandest<strong>in</strong>o dei comunisti.Ecco perché, quando <strong>il</strong> matt<strong>in</strong>o del 26 luglio scesi subito nelle vie imbandieratee festanti della mia città, io non rappresentavo - come forza organizzata- niente altro che me stesso; ma tuttavia sentivo alle mie spalle unagrande fotza morale, che era comune a tutti gli antifascisti di tutte le tendenze,cattolici, comunisti, liberali e socialisti: quella che anelava una societàlibera e più giusta. Mi confusi fra gente che non conoscevo, <strong>in</strong> generale operai eoperaie, ma che <strong>in</strong> gran parte mi conosceva e ne ebbi· una accoglienza affettuosae spontanea, come se ci ritrovassimo fratelli dopo una lunga pausa.Ma di questo, penso, parleremo poi.MAGNANIIn ogni prov<strong>in</strong>cia, <strong>in</strong> ogni regione, <strong>il</strong> movimento antifascista ebbe le suecaratteristiche particolari anche se le varie componenti confluirono poi tutte, oquasi tutte, nel grande movimento di unità antifascista e nazionale dei C.L.N.Non possiamo qu<strong>in</strong>di presc<strong>in</strong>dere da un breve esame della reale consistt!nzadei partiti ant1fascisti e dei gruppi politici o ideologici che diedero vitanell!!. nostra prov<strong>in</strong>cia alla Resistenza e al movimento dei C.L.N.Mons. Simonelli ci ha parlato degli orientamenti politici prevalenti nell'ambientecattolico durante <strong>il</strong> «ventennio », dei fermenti antifascisti di alcunisettori, di contatti sempre nell'ambito della zona d'<strong>in</strong>fluenza delle organizzazionicattoliche e sempre mantenute a un certo livello per cui le masse popolari cattolichenon appaiono mai.Il -che conferma che a Reggio, <strong>in</strong> generale, ci si muoveva praticamentenel quadro degli orientamenti di quelle forze cattoliche le quali, f<strong>in</strong>o al 25luglio 1943, evitavano la ricerca di un contatto, di un collegamento con i comumstl,con la forza più conseguentemente antifascista, per la loro preclusivasecondo la quale con i comunisti non si poteva avere nulla a che fare perchéavevano un'altra concezione ideologica.L'avv. Pellizzi ha detto come si presentava l'ambiente della piccola emedia borghesia reggiana, ed <strong>in</strong> particolare quello dei professionisti e <strong>in</strong>tellettuali.Questo ambiente alquanto refrattario all'anti'fascismo, comprendeva uom<strong>in</strong>idella borghesia che, pur coltivando <strong>in</strong> sè stessi sentimenti democratici easpirazioni alla libertà, per evadere dalla morta gora fascista aveva bisognoche si aprisse davanti a loro i1 momento di una scelta decisiva - quale fuquello della rov<strong>in</strong>a della Nazione a cui portò <strong>il</strong> fasdsmo ~ per prendere posizionea fianco di chi già si batteva per salvare <strong>il</strong> popolo e la Nazione stessa.Alla caduta di Mussol<strong>in</strong>i, <strong>il</strong> 25 luglio 1943, nella nostra prov<strong>in</strong>cia <strong>il</strong>Partito comunista era la sola forza politica organizzata presente <strong>in</strong> gran partedel Reggiaho, collegata con l'organizzazione nazionale <strong>in</strong>terna, con <strong>il</strong> centrodi direzione generale residente all'estero e, fatto non secondario, con <strong>il</strong> gruppodei comunisti reggiani emigrati <strong>in</strong> Francia.


]7Quale era la consistenza di questo movimento, <strong>il</strong> quale prima del fa­~cismo non aveva avuto la possib<strong>il</strong>ità di diventare una grande forza politica?Al 25 luglio avevamo alle spalle una lunga lotta antifascista, una lottache era nata col fascismo, ma che trovava la sua matrice nelle profonde e gloriosetradizioni di lotta delle classi lavoratrici della città e delle campagne;nelle tradizioni di lotte s<strong>in</strong>dacali, economiche e politiche, socialiste, che la dittaturafascista non aveva potuto cancellare, così come non era riuscita a distruggerecompletamente le organizzazioni economiche cooperative. Nelle cooperativecont<strong>in</strong>uavano a vivere lo spirito di classe e socialista e la solidarietà morale e materialecon i molti soci arrestati per attività antifascista.Basta scorrere l'elenco dei comunisti reggiani condannati dal Tribunalespeciale fascista per notare i nom<strong>in</strong>ativi di numerosi lavoratori soci di cooperativemuratori e braccianti.L'assenza nella nostra prov<strong>in</strong>cia di una forza socialista organizzatadurante <strong>il</strong> lungo periodo che precede la lotta di liberazione nazionale - comeci ha dimostrato <strong>il</strong> compagno Prandi - ha <strong>in</strong> gran parte vanificate le possib<strong>il</strong>itàdi allargamento unitario delle forze antifasciste popolari prima del 25luglio, allargamento che la comune orig<strong>in</strong>e dal vecchio ceppo rendeva naturalee di cui <strong>il</strong> patto d'unità d'azione tra comunisti e socialisti aveva creato lepremesse.Durante questo lungo periodo, sotto la nostra <strong>in</strong>fluenza si sono avuti deigrandi spostamenti ideologici e politici <strong>in</strong> mezzo alle masse lavoratrici e popolariche <strong>in</strong> passato rappresentavano la base socialista della nostra prov<strong>in</strong>cia. Noici presentavamo come dei conseguenti cont<strong>in</strong>uatori delle tradizioni socialiste,così che <strong>in</strong> particolare i giovani che venivano da famiglie di tradizioni socialistesi orientavano ad entrare nelle f<strong>il</strong>e del movimento comunista per condurrela lotta al fascismo. Gli spostamenti più importanti anche dal punto divista sociale si ebbero <strong>in</strong> mezzo ai contad<strong>in</strong>i.Nelle nostre campagne si ebbe addirittura <strong>il</strong> passaggio nelle f<strong>il</strong>e comunistedi <strong>in</strong>tere famiglie contad<strong>in</strong>e di vecchie tradizioni socialiste e prampol<strong>in</strong>iane.Basti citare le famiglie dei Fantuzzi, degli Strozzi, dei Cocconi. Potrei nom<strong>in</strong>arequi dec<strong>in</strong>e e dec<strong>in</strong>e di queste famiglie le cui case divennero dei puntid'appoggio per la nostra organizzazione (<strong>in</strong> alcune di esse avevamo <strong>in</strong>stallatol'attrezzatuta per la stampa de «L'Unità» clandest<strong>in</strong>a) e nelle quali furono. ospiti, <strong>in</strong> vari periodi, Giancarlo Pajetta, Teresa Noce, Giovanni Roveda eGiorgio Amendola. Ne nom<strong>in</strong>erò una che le simboleggia tutte: la famiglia Cervi.Certo le difficoltà erano molte: non avevamo le possib<strong>il</strong>ità di movimento,di rapidi <strong>in</strong>contri a tutti i livelli e autorevole copertura, come ci hadetto Mons. Si monelli per <strong>il</strong> movimento cattolico.Non abbiamo avuto la possib<strong>il</strong>ità della cont<strong>in</strong>uità nella formazione diun gruppo dirigente reggiano. I primi dirigenti del nostro movimento, i più noticome Cam<strong>il</strong>lo Montanari, per sfuggire alle violenze fasciste, o addirittura allamorte certa (sia perché conosciuti come dirigenti comunisti, sia per avere direttola prima resistenza ai fascisti e al fascismo) furono costretti prima allaemigrazione <strong>in</strong>terna (Tor<strong>in</strong>o, M<strong>il</strong>ano, Genova) poi a recarsi <strong>in</strong> Francia, ave sicostituì un forte gruppo che assolse anche ad una importante funzione politicanell'emigrazione, <strong>in</strong> particolare durante la guerra di Spagna.


18PO'i <strong>in</strong>cam<strong>in</strong>ciarana gli arresti anche per gli altri. Malti giavani che venivanO'avanti e <strong>in</strong>cam<strong>in</strong>ciavana a farmarsi f<strong>in</strong>ivanO' <strong>in</strong> carcere. Altri si trasferivanO'quali funzianari del partita <strong>in</strong> altre regiani, e spesso seguivano la medesimasarte, came Gambia, Aderita Ferrari, Alda Magnani, Vittario Salt<strong>in</strong>i, osi partavana all'estera per periodi malto lunghi, come Campiali, Zanti e Davoli.Casì <strong>in</strong> mezza a grandi difficaltà arganizzative e palitiche, a persecuzianie sacrifici persanali di agni natura subiti da dirigenti, semplici m<strong>il</strong>itanti elaro famiglie, siamo stati sempre presenti. Anche se <strong>in</strong> certi periodi disponevamodi una arganizzaziane estremamente ridotta e precaria, siamo ugualmenteriusciti a candurre una azione di prapaganda e di latta politica antifascistanel Reggiano.In queste candiziani, mantenere l'unità palitica e ideologica, o riconquistarlaquandO' ci si trovava di fronte a delle svalte, nan era fac<strong>il</strong>e. Eppure,grazie ai callegamenti di cui parlava, mantenuti anche can i nastri compagni<strong>in</strong> carcere, si riuscì anche <strong>in</strong> questa. Ne fa fede la palitica unitaria antifascista, lapolitica di unità nazianale accettata e sastenuta, magari dopo dibattiti e battagliepolitiche, da tutti i comunisti reggiani a tutti i livelli, a Reggio, al conf<strong>in</strong>oe nella emigraziane. Questa spiega anche <strong>il</strong> perché al compagna Campioli,<strong>il</strong> quale rientrava dall'estero dapa 15 anni, paté essere affidata tranqu<strong>il</strong>lamente<strong>il</strong> campita di rappresentare <strong>il</strong> P.C.II. nel C.L.N.Alcuni dati ufficiali sulle repressiani subite dal mavimenta comunistanel Reggiana, rappresentanO' la testimanianza migliare della cant<strong>in</strong>ua presenzadel Partita camunista, della sua attività, della diramazione <strong>in</strong> vari strati papalaridella città e delle campagne e della espansiane della idealagia camunista specialmente<strong>in</strong> mezzo ai giavani i quali, a andate successive, canfluivana numerosi,<strong>in</strong> rapparta alle candiziani della giaventù di allara, nella nastra arganizzazianeclandest<strong>in</strong>a.Dalla istituziane del Tribunale speciale al 25 luglio 1943, per averesvalta prapaganda antifascista a vace e a mezza stampa, nelle fabbriche, nellecampagne, nelle stesse arganizzaziani fasciste (s<strong>in</strong>dacati e dapalavara), peravere arganizzato manifestaziani cantra <strong>il</strong> fascismO' e le sue guerre e per averepartecipata alla guerra di Spagna nelle f<strong>il</strong>e repubblicane, sana stati arrestatioltre un migliaia di camunisti reggiani, di cui 196 sana stati candannati dalTribunale speciale fascista a 1.245 anni di carcere di cui scantati 738, cifra checarrisponde al 98% dei candannati palitici della prav<strong>in</strong>cia, più 272 anni diconf<strong>in</strong>a <strong>in</strong>flitti ad oltre una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a di camunisti.In tutti questi pracessi i giavani rappresentavanO' la grande maggioranza,a com<strong>in</strong>ciare dai primi condannati: Gambia Att<strong>il</strong>ia, arrestato a Genova nel1927 all'età di 25 anni, Ferrari Aderito, marta nel carcere di Faggia, MagnaniAldo arrestato a M<strong>il</strong>anO' nel 1927 all'età di 23 anni, Altimani Armanda arrestatoa Reggio all'età di 22 anni, ed altri. Ci fu pO'i la grande retata del 1939nella quale furono arrestati Pappi Osvaldo e altri 175 di Reggio, Correggio,Bagnolo, QuattrO' Castella, Vezzano, CavriagO', Cadelbosco, Campagnola, 46 deiquali saranno condannati a complessivi 334 anni. Tra questi ci 'sono i ventenni,Sacchetti Walter, Manterm<strong>in</strong>i Pio, Giuliani Celso ecc.


19Il migliaio di comunisti e simpatizzanti arrestati nel medesimo periododi tempo e tenuti <strong>in</strong> carcere da uno a 6 mesi senza essere deferiti al Tribunalespeciale, vennero <strong>in</strong> gran parte sottoposti a vig<strong>il</strong>anza speciale per annied anni, diffidati dalla polizia o dal fascio, per cui venivano limitate le possib<strong>il</strong>itàdi movimento, e rese diffic<strong>il</strong>i le stesse condizioni elementari di lavoro edi esistenza.Mi pare che qui una prima considerazione si debba fare: una così prolungatae r<strong>in</strong>novata lotta antifascista si spiega con l'esistenza, prima di tutto diun orientamento ideale. Vi era la consapevolezza della necessità di abbattere <strong>il</strong>fascismo, la volontà politica di riconquistare per <strong>il</strong> popolo italiano la libertà, lapace, la democrazia e migliori condizioni di vita.Il movimento comunista aveva certamente un carattere di classe e popolaree, <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente, obiettivi di classe, <strong>in</strong> particolare della classe operaiae dei contad<strong>in</strong>i.Le forze che noi organizzavamo e portavamo alla lotta antifascista erano<strong>in</strong> gran parte conquistate all'ideologia comunista; esse non erano costituitenaturalmente solo da operai e contad<strong>in</strong>i; c'erano impiegati, artigiani, un gruppettodi <strong>in</strong>tellettuali che facevano capo al compagno Degani, e nei centri maggiori(Reggio e Correggio), alcuni studenti.La sp<strong>in</strong>ta maggiore veniva da <strong>in</strong>teressi di classe. Facevamo leva sulleterrib<strong>il</strong>i condizioni di vita delle masse popolari - sottoposte a tutti i disagie alla morte per i cont<strong>in</strong>ui bombardamenti - per portare la popolazione a manifestareapertamente contro la fame e per la f<strong>in</strong>e della guerra.In seguito agli scioperi del marzo 1943 si creò <strong>in</strong> mezzo ai lavoratoriuna atmosfera nuova; tutti parlavano di questi fatti nelle fabbriche e <strong>in</strong> particolarealle «Reggiane ». A Reggio giunse <strong>il</strong> numero de «L'Unità» clandest<strong>in</strong>a,pubblicato a M<strong>il</strong>ano, che riportava la notizia, <strong>in</strong>coraggiando i lavoratori a seguirel'esempio degli operai di Tor<strong>in</strong>o, M<strong>il</strong>ano, Genova e a manifestare «perla pace e la libertà ». Il giornale, distribuito <strong>in</strong> mezzo agli operai delle «Reggiane», alla S.A.R.S.A., ecc. passò di mano <strong>in</strong> mano a molti lavoratori i qual<strong>in</strong>e portarono copie ai loro centri di provenienza.In mezzo alle nostre f<strong>il</strong>e, benché fossimo costretti a lavorare nelle piùrigide condizioni di vig<strong>il</strong>anza cospirativa (tanto che un piccolo contrattempoci aveva portato a diffidare e a prendere misure anche contro un funzionariodel partito <strong>in</strong>viato per ristab<strong>il</strong>ire <strong>il</strong> collegamento temporaneamente <strong>in</strong>terrotto)si era creata una certa animazione e c'era la fiducia di poter affrettare la f<strong>in</strong>edel fascismo.Ma anche allora non siamo riusciti a Reggio a stab<strong>il</strong>ire contatti conaltre forze per dare vita ad un raggruppamento unitario antifascista.Nell'apr<strong>il</strong>e del 1943, si ebbe a Reggio una manifestazione <strong>in</strong> conseguenzadella quale vennero arrestati vari comunisti, fra i quali Paolo Davoli, rientratoda pochi mesi dalla Francia. Altri, come Cug<strong>in</strong>i Desiderio, che aveva funzionidi collegamento, avevano dovuto trasferirsi <strong>in</strong> altra regione.I comunisti più noti per <strong>il</strong> loro passato che si trovavano allora <strong>in</strong> libertàe che erano ritenuti dei dirigenti potenziali, furono di nuovo sottopostia particolare vig<strong>il</strong>anza, o diffidati, o chiamati al fascio e sbrigativamente mi-


20nacciati di fuc<strong>il</strong>azione per tradimento come fece <strong>il</strong> famigerato Quir<strong>in</strong>o Codelupp<strong>in</strong>ei confronti del sottoscritto e di altri.Queste misure non avevano più la forza di frenare <strong>il</strong> malcontento e tantomeno di contribuire a modificare <strong>il</strong> corso degli eventi. Ci obbligavano però acont<strong>in</strong>uare <strong>il</strong> lavoro con estrema prudenza ed oculatezza, a settori divisi, a collegamentie a divisioni del lavoro stesso fatti sempre <strong>in</strong> modo da non comprometterel'organizzazione.Per esempio <strong>il</strong> compagno Degani aveva collegamenti con me e con Cug<strong>in</strong>ie qualche volta con funzionari del partito, ma solo <strong>in</strong> relazione al lavoroche egli doveva svolgere nel suo ambiente <strong>in</strong> mezzo al suo gruppo e per i collegamenticon tutti i possib<strong>il</strong>i antifascisti senza limitazione alcuna di <strong>in</strong>iziativa.Arriviamo così al 25 luglio. Il colpo di Stato della monal1chia ci colsedi sorpresa, ma la matt<strong>in</strong>a del 26, i comunisti più noti e <strong>in</strong> libertà erano presentidentro e davanti alle fabbriche per promuovere l'uscita degli operai e perdare un obiettivo alle manifestazioni.DEGANIDebbo risalire con la memoria all'anno 1932 se voglio ricordare la prima<strong>in</strong>cr<strong>in</strong>atura di quel «mondo della sicurezza» nel quale ero vissuto e <strong>in</strong>cui tutto era risolto <strong>in</strong> anticipo dalla f<strong>il</strong>osofia storicistica crociana alla quale miaveva avviato <strong>il</strong> mio maestro di liceo, Giuseppe Zonta.Il fascismo, che si manifestava, quando avevo compiuto l'ultimo anno d<strong>il</strong>iceo era stato da me rifiutato sia per l'orientamento nella vita che mi avevadato <strong>il</strong> mio maestro,. sia come fatto che urtava con la sua violenza la mia cos'cienzamorale.Ma alla. critica radicale della società <strong>in</strong> cui vivevo fui sp<strong>in</strong>to da un fattopersonale nel 1932, perché ebbi modo di vedere quanto fosse arretrato sultempo ed <strong>in</strong>giusto per i problemi della coscienza, l'ord<strong>in</strong>amento sociale cosìcome era stata voluto e costruito dalla borghesia che nel fascismo aveva trovato<strong>il</strong> mezzo per consolidare ancora più ciò che <strong>in</strong> esso vi era di retrivo.A questa critica di orig<strong>in</strong>e morale, subentrò una critica razionale neiconfronti della concezione politica crociana del liberalismo come «forma» chela storia riempie dei suoi contenuti, poiché della classe subalterna ammetteval'esistenza come contrapposizione dialettica alla borghesia, ma la negava comecreatrice di storia e la dottr<strong>in</strong>a di questa classe, <strong>il</strong> marxismo, veniva accettatounicamente come canone di <strong>in</strong>terpretazione storica e rifiutata come concezionedel mondo.Qualche anno dopo, nel 1936, conobbi un altro allievo dello Zonta, piùgiovane di me di oltre dieci anni, laureato <strong>in</strong> legge, con <strong>il</strong> quale mi trovai subitocongeniale nelle idee non solo per ciò che riguardava la critica radicaledella società borghese, ma, come me, orientato verso una concezione marxisticadel mondo e qu<strong>in</strong>di comunistica, Arrigo Negri.Negri, quand'era studente universitario, aveva avuto contatti a Bolo-


gna con un gruppo di comunisti triest<strong>in</strong>i e di Padova dai quali riceveva materialedi Partito da diffondere e, a Reggio, 'con un operaio della «O.M.I. Reggiane»Bonora, nonché con l'allora segretario locale del Partito comunista,Viani e con un altro esponente, pure operaio, alla «O.M.I. Reggiane », Nizzoli.Successivamente Negri mi presentò, nel 1937, un laureato <strong>in</strong> legge,allora Ufficiale della M<strong>il</strong>izia universitaria, Osvaldo Poppi. Cont<strong>in</strong>uando ad <strong>in</strong>dossarela divisa fascista al f<strong>in</strong>e di mascherare, almeno esteriormente, la suaattività, Poppi svolse nel Partito importanti compiti.Un'irruzione della polizia nell'apr<strong>il</strong>e del 1939 <strong>in</strong> un casc<strong>in</strong>ale di Codemondo,durante una riunione clandest<strong>in</strong>a, consentiva l'arresto di dec<strong>in</strong>e di comunistireggiani, alcuni delle v<strong>il</strong>le vic<strong>in</strong>e alla città, altri di località della Bassa edella Montagna. Fra questi Osvaldo Poppi a cui <strong>il</strong> Tribunale Speciale irrogòventi anni di carcere, la pena massima a cui furono condannati gli arrestati.11 Poppi fuggito dal carcere, dopo essere riparato nella Svizzera, rientrò<strong>in</strong> Italia e nella lotta di liberazione divenne Commissario Generale della DivisioneModena, partecipò alla conquista di Montefior<strong>in</strong>o e fu gravemente ferito.Dopo l'arresto di Poppi mi avvic<strong>in</strong>arono alcuni <strong>in</strong>tellettuali antifascisti,già amici personali di Negri.Il gruppo di <strong>in</strong>tellettuali antifascisti reggiani era formato da giovani divarie provenienze ideologiche oltre che di diverse formazioni culturali; cattolicaper Valdo Magnani che divenne poi capo partigiano nella Jugoslavia, laureato<strong>in</strong> f<strong>il</strong>osofia e Piero Marani avvocato eletto dopo la liberazione, senatore delPartito socialista; era laureato <strong>in</strong> lettere Giovanni Mariani che fu durante laguerra <strong>in</strong>ternato <strong>in</strong> un campo di concentramento tedes1co, studente di medidnaAldo Cucchi partigiano combattente alla battaglia di Porta Lame a Bologna,uno studente <strong>in</strong> medic<strong>in</strong>a Paolo Carnelli, un dottore <strong>in</strong> scienze economiche RiccardoCocconi ufficiale della M<strong>il</strong>izia fascista e facente parte dell'Ufficio politico,divenuto comandante poi vice-comandante partigiano delle bande di operazionenel Reggiano; dottore pure <strong>in</strong> SCIenze economiche Rolando Maramottipure partigiano.Questo gruppo, dopo di avere cercato di arrivare criticamente al materialismostorico, f<strong>in</strong>ì per accettarlo <strong>in</strong> forma apodittica, mancando gli strumentiper <strong>il</strong> superamento critico delle posizioni idealistiche derivate dalla formazioneretorico-umanistica. (Solo quando uscirono gli scritti di Gramsci, fupossib<strong>il</strong>e comprendere come superando una posizione tendenzialmente crocianasi potesse arrivare a quello storicismo assoluto che è <strong>il</strong> marxismo). Ogni componentecercò contatti anche al di fuori del gruppo con m<strong>il</strong>itanti nel Partitocomunista.Oltre i dirigenti comunisti con i quali ero <strong>in</strong> contatto mediato, nel 1940feci la conoscenza diretta di un dirigente comunista mandatomi nel mio ufficioda un cliente che conosceva le mie idee: Aldo Magnani.La l<strong>in</strong>ea del Partito da realizzare era quello della unità di tutte leforze antifasciste e per adempiere al compito che mi era stato assegnato cercaicontatti con altri <strong>in</strong>tellettuali. Perché era fra gli <strong>in</strong>tellettuali che dovevo svolgere<strong>il</strong> mio lavoro.In quello stesso anno conobbi certo Baroni, romano, ufficiale di arti-21


glieria a Reggio. Aveva una conoscenza approfondita della storia del materia­·lismo storico. Conobbi pure un altro ufficiale di artiglieria. Era un giovane<strong>in</strong>segnante di matematica presso l'Università di Padova, Trevisan, che fu ut<strong>il</strong>issimoper <strong>il</strong> Partito. Tra i magistrati antifascisti conobbi <strong>il</strong> Pretore di GuastallaDardani, ed <strong>il</strong> Pretore di Correggio. Tra gli avvocati Francesco Laghi, expresidente dell'Amm<strong>in</strong>istrazione prov<strong>in</strong>ciale del periodo socialista che subì violenzeed anche un arresto nel periodo fascista e Giotto Bon<strong>in</strong>i.Molti componenti <strong>il</strong> gruppo frequentavano la libreria Prandi <strong>in</strong> viaCavallotti, visitata pure da vecchi socialisti come Simon<strong>in</strong>i, l'ono Storchi, Bonaccioli,Lari, R<strong>in</strong>aldi, Ragazzi ed altri più giovani fra i quali D<strong>in</strong>o Titelli.E' qui che si raccoglievano i fondi per sostenere i compagni e le famigliedi coloro che erano stati costretti ad allontanarsi per sfuggire alle persecuzionifasciste. Da quella libreria partiva uno dei canali di diffusione dellastampa clandest<strong>in</strong>a antifascista e fra questa le copie di un foglietto stampatodal tipografo Bassi <strong>in</strong>titolato come <strong>il</strong> salvem<strong>in</strong>iano «Non mollare ». La sezioneantiquaria della libreria <strong>in</strong>viava opere di economia, sociologia, politica adantifascisti conf<strong>in</strong>ati nelle isole e negli stessi penitenziari. Attentamente sorvegliatodall'O.V.R.,A. <strong>il</strong> Prandi fu arrestato nell'ottobre del 1941, e deferito alTribunale Speciale, ma dopo due mesi di carcere, fu condannato dalla Commis­. sione Prov<strong>in</strong>ciale per <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>o politico a due anni di ammonizione.Nel 1942 vennero da me due studenti universitari, Mario Pasi e Dallema.Il primo divenne capo partigiano e fu impkcato dai tedeschi nel Boscodei castagni, presso Belluno. Il secondo è ora funzionario del Partito.Pure <strong>in</strong> quell'anno conobbi un operaio delle« OMI Reggiane» che miserviva per ricevere stampa clandest<strong>in</strong>a e tramite suo presi contatto con unartigiano, Demetrio Cug<strong>in</strong>i con <strong>il</strong> quale rimasi <strong>in</strong> rapporto f<strong>in</strong>ché non dovetteallontanarsi per non essere arrestato.Diffondevo l'Unità, scrivevo articoli per la stampa clandest<strong>in</strong>a, distribuivotesti marxisti stampati su carta sott<strong>il</strong>issima editi a Mosca ed opuscolicon copert<strong>in</strong>a tolta da altri libri, raccoglievo fondi per <strong>il</strong> Partito. Nelle discussionicon antifascisti difendevo e propagandavo l'ideale comunista.Pure nel 1942 <strong>il</strong> mio rapporto di conoscenze che avevo con l'avv. VittorioPellizzi, prese un contenuto specificatamente politico nel senso di unaopposizione concreta al fascismo.Per <strong>il</strong> mio lavoro presi contatto anche con l'ambiente cattolico.Il primo nel quale mi imbattei fu un esuberante frate francescano, PadrePlacido da Pavullo. Mediante lui conobbi Gherardo Bruni, <strong>il</strong> professorFebroni di Parma, <strong>il</strong> professar Marconc<strong>in</strong>i di Tor<strong>in</strong>o e Don Primo Ma~zolari;conobbi pure, come antifascista, Don Prospero Simonelli.In mezzo ad una società dalla quale eravamo stati esclusi con la forza egiudicati dei visionari, ci sentivamo <strong>in</strong>vece ben radicati <strong>in</strong> una realtà <strong>in</strong>· camm<strong>in</strong>o,sulla via percorsa dal processo storico che si andava realizzando e giàsi era realizzato <strong>in</strong> una gran parte del mondo.; I contatti con <strong>il</strong> Partito e le direttive di lavoro avvenivano per mezzodi funzionari <strong>in</strong>viati dal Comitato Centrale. Si presentavano a me facendosiriconoscere, ma senza <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> loro vero nome. Questi nomi li seppi sol-


23tanto dopo la liberazione. Il primo, seppi poi si chiamava Leris, l'altro Clochiattie l'ultimo prima del 25 luglio, Roasio.Nella primavera dello stesso anno 1942 presi contatto con l'avvocatoCandian di Parma e l'avvocato Foà, collegato con un gruppo del movimentoItalia libera e nel novembre str<strong>in</strong>si rapporti politici con Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i cheavevo già conosciuto come scultore.Nel febbraio dell'anno successivo conobbi l'avvocato Ottolenghi di Parma<strong>il</strong> quale costituì <strong>il</strong> primo nucleo di un comitato regionale clandest<strong>in</strong>o fragli avvocati.Questo comitato tenne la sua prima riunione <strong>il</strong> 22 febbraio 1943 nellasala del s<strong>in</strong>dacato degli avvocati presso la Corte d'Appello. Parteciparono: A­rata di Piacenza, Savani di Parma, Teglio di Ferrara, Neppi di Bologna, Macrellidi Cesena ed io. Savani per i comunisti svolse la tesi di una formazione di unfronte uniCo antifascista. Dichiarai che anch'io <strong>in</strong>tervenivo per <strong>il</strong> Partito comunistaed aderii alla tesi di Savani. Teglio fu poi fuc<strong>il</strong>ato dai tedeschi.Convocati una seconda volta <strong>il</strong> 25 marzo a Bologna <strong>in</strong> viale Ald<strong>in</strong>i 108,abitazione della segretaria del s<strong>in</strong>dacato, Renata AstolH, decidemmo di costituirci<strong>in</strong> Comitto clandest<strong>in</strong>o mantenendo da quel momento solo contatti personaliche io ebbi con Savani e Ottolenghi.Dopo qualche tempo avvennero degli arresti fra gli avvocati.Spontaneamente nel marzo 1943 venne da me un gruppo di giovanistudenti che pubblicavano un periodico dal titolo «Temperamento ». Era uscito<strong>il</strong> primo numero ma era già stato preceduto da un altro nel quale era scritto <strong>il</strong>mio nome. Conteneva un appello ai giovani che non ragionassero conformisticamente.Gli universitari del G.,nF. avevano posto gli occhi su quella rivista edavevano avanzata la proposta di farne un organo studentesco del Partito fascista,assicurando una maggiore possib<strong>il</strong>ità di diffusione e mezzi f<strong>in</strong>anziari. Dopolunghe discussioni fu accettata la proposta a due condizioni: che venisse mantenutala testata e che <strong>il</strong> periodico non trattasse di politica. La rivista ricom<strong>in</strong>ciòcon <strong>il</strong> nnmero I, ma dopo <strong>il</strong> terzo che comprendeva anche <strong>il</strong> secondo, morìd'<strong>in</strong>edia. Tra i giovani che avevano fondato e collaborato a quella rivistavi erano Giovanni Pantaleoni, Eugenio Salvarani, iscrittosi poi al partito socialista,Vittorio Cavicchioni e Carla Bedogni, iscritti si dopo la Liberazione alPartito comunista, Romolo Valli, Alberto Peruzzi.Ma la caduta del fascismo era ormai prossima.MAONANILa sera del 25 luglio 1943, appresi la notlzla della caduta di Mussol<strong>in</strong>ia Correggio, dove abitavo. Data l'ora tarda, non mi fu possib<strong>il</strong>e mettermi immediatamente<strong>in</strong> collegamento coi miei compagni di Reggio, con i quali avevorapporti clandest<strong>in</strong>i.Presi subito contatto, <strong>in</strong>vece, con gli operai del luogo che lavoravanoalle «Reggiane» e qu<strong>in</strong>di anche con mio cognato Giovannetti Dest<strong>in</strong>o, che fupoi fuc<strong>il</strong>ato con Don Pasqu<strong>in</strong>o Borghi ed altri sette antifascisti, per organiz-


24zare la fermata del lavoro nella fabbrica e l'uscita degli operai; si vide subito<strong>in</strong>fatti l'opportunità di tenere <strong>in</strong> Reggio Em<strong>il</strong>ia manifestazioni per la cessazioneimmediata della gueroo.Le «Reggiane », la più antica e più grande fabbrica di Reggio, sonosempre state per <strong>il</strong> nostro movimento operaio un centro determ<strong>in</strong>ante di formazione,di orientamento e di irradiazione <strong>in</strong> tutta la prov<strong>in</strong>cia dell'<strong>in</strong>fluenzasocialista e comunista. Dalle «Reggiane» era sorta la prima resistenza allateppaglia fascista, da quella fabbrica era uscito <strong>il</strong> primo gruppo dirigente comunista.Le «Reggiane» avevano oltre 10.000 dipendenti, producevano prevalentementeper la guerra (<strong>in</strong>tenso vi era perciò <strong>il</strong> controllo poliziesco e m<strong>il</strong>itare)ed erano un importante centro di confluenza di lavoratori provenientida molti comuni della prov<strong>in</strong>cia. Era naturale perciò che esse rappresentasseroanche <strong>il</strong> maggior centro della nostra presenza. Di lì partivano molti collegamenticon la prov<strong>in</strong>cia e, tramite alcuni operai parmensi, anche con Parma.Dalla fabbrica partivano anche la nostra stampa clandest<strong>in</strong>a e la nostra propagandaantifascista.Questa <strong>in</strong>tensa '.lttività cospirativa dava i suoi frutti, tanto più cospicuiquanto più le condizioni dei lavoratori durante la guerra erano peggiori e maggioreera <strong>il</strong> loro sfruttamento, più acuti i disagi delle famiglie <strong>in</strong> considerazionedei bombardamenti aerei e del razionamento alimentare. Erano frequentissime,nel 1943, le <strong>in</strong>cursioni della polizia nella fabbrica ave venivano r<strong>in</strong>venutisempre più spe~so manifest<strong>in</strong>i o scritte di carattere comunista.Già <strong>in</strong> ooca!sione del grande sciopero di marzo, organizzato nel triangolo<strong>in</strong>dustriale le maestranze avevano effettuato una prima fermata di pochim<strong>in</strong>uti, ma nella misura di circa <strong>il</strong> 70 per cento. Poi <strong>il</strong> malcontento era andatocrescendo. Particolarmente i giovani mordevano <strong>il</strong> freno e a volte si scoprivano.Si erano avute altre piccole fermate, <strong>in</strong> qualche reparto, per ottenere più pane.Conseguentemente numerosi erano gli arresti. Le retate della polizia si ripetevanospesso e dec<strong>in</strong>e di comunisti venivano <strong>in</strong>carcerati.Per tornare alla narrazione, non avevo potuto entrare <strong>in</strong> contatto, lasera del 25 luglio, coi miei compagni di Reggio, ma la matt<strong>in</strong>a del 26, primache gli operai <strong>in</strong>iziassero <strong>il</strong> lavoro, ero davanti !llle «Reggiane» per <strong>in</strong>contrarecompagni e simpatizzanti, coi quali concol)dare <strong>il</strong> da farsi per <strong>in</strong>vitare le maestranzea manifestare nelle vie della città. Con un gruppo di operai mi recaiaI Calzificio Bloch sempre allo stesso scopo, poi mi portai <strong>in</strong> centro. Qui lemasse popolari già si riversavano spontaneamente sulle piazze e salutavano conentusiasmo la cacciata di Mussol<strong>in</strong>i, che er-a immediatamente <strong>in</strong>terpretata comela caduta del fascismo. Intanto giungevano dalla periferia colonne di operaiprovenienti dai v-ari stab<strong>il</strong>imenti. Ovunque, alla testa di queste colonne, sitrovavano comunisti già noti, come Attol<strong>in</strong>i Armando, Pedroni Arturo, NizzoliArrigo, Fontanesi Scanio, Ferrari Ferd<strong>in</strong>ando, Ruozzi G<strong>in</strong>o ecc.In via Roma, mi unii alla colonna delle «Reggiane» e nel corso dellamanifestazione <strong>in</strong>contrai <strong>il</strong> compagno Giann<strong>in</strong>o Degani.La presenza dei comunisti fra i dimostranti valse a dare un orientamentoed un obiettivo concreto alla manifestazione: f<strong>in</strong>e della guerra e liberazioneimmediata dei detenuti politici.


Le colonne dei dimostranti vennero convogliate davanti alla prefetturaed alle carceri di S. Tommaso. Qui erano stati disposti cordoni di soldati a protezione.Essi furono fac<strong>il</strong>mente superati dalla grande pressione delle masse.Davanti al palazzo di governo, porte e f<strong>in</strong>estre erano ermeticamente chiuse.I manifestanti chiedevano a gran voce libertà per i detenuti politici. Alcuni. operai, arrampicandosi su per le <strong>in</strong>ferriate delle f<strong>in</strong>estre, raggiungevano <strong>il</strong> balconeed abbattevano l'emblema del regime. Nel frattempo Padre Placido, <strong>il</strong>quale si era unito a noi durante <strong>il</strong> corteo e col quale da tempo, tramite <strong>il</strong> compagnoDegani, avevamo contatti, si offerse subito di recarsi dal Prefetto. Dauna entrata secondaria riuscì ad entrare <strong>in</strong> Prefettura e a parlamentare col rappresentantedel Governo.Uscito Padre Pladdo ci reoammo al carcere giudiziario ove i manifestanti,guidati da Armando Attol<strong>in</strong>i, cont<strong>in</strong>uavano la loro pressione. Quando lamanifestazione stava già diventando tumultuosa, f<strong>in</strong>almente apparve nella portic<strong>in</strong>adel carcere Padre Placido. Con lui erano Paolo Davoli e gli altri detenuti.Tra l'esultanza dei presenti avvenne <strong>il</strong> primo abbraccio tra Attol<strong>in</strong>i e Davoli.Poi i manifestanti si <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>arono verso la sede della Federazione fascista,<strong>in</strong> via Cairoli. Là un forte schieramento di bersaglieri e carab<strong>in</strong>ieri, <strong>in</strong> assettodi guerra e con una mitragliatrice, sbarrava l'accesso da tutti i lati. Inun primo momento alcuni fascisti apparvero al balcone. Forse non avevanoancora coscienza di ciò che stava accadendo, ma poi, alle urla ed ai fischi dellafolla, si ritirarono ed abbandonaro di nascosto la sede. Nessuno, di tutticoloro che avevano giurato di essere pronti a morire per <strong>il</strong> «duce », pensò allabenché m<strong>in</strong>ima resistenza.Nel corso della manifestazione davanti alle carceri, io e Giann<strong>in</strong>o Degani,seduti presso un tavol<strong>in</strong>o di un bar-privativa della piazzetta della postavecchia, stendemmo <strong>il</strong> testo di un manifesto da lanciare alla popolazione.Lo schema del manifesto si ispirava alla l<strong>in</strong>ea politica del Partito che<strong>in</strong>dicava la necessità della formazione di uno schieramento unitario antifascista.Si giudicava la caduta di Mussol<strong>in</strong>i come la f<strong>in</strong>e del fascismo ed unritorno alla libertà, si <strong>in</strong>vocava la f<strong>in</strong>e della guerra e si chiamavano all'unitàtutti gli antifascisti, per <strong>il</strong> ritorno alla democrazia. Si unì a noi l'avv. VittorioPellizzi, col quale feci allora la prima conoscenza. Saputo del manifesto, aderìalla l<strong>in</strong>ea generale del medesimo e ci accordammo per la stampa. Dopo unprimo <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e tentativo fatto presso una tipografia situata nei pressi di PiazzaFiume, ci recammo da un secondo tipografo, che accettò di stamparlo.Il comunicato di Badoglio, conosciuto da noi solo a mezzogiorno, avevaprovocato subito un grande turbamento <strong>in</strong> mezzo alla popolazione, che nelleprime ore di esultanza aveva chiaramente espresso i suoi sentimenti antifascisti,e la sua volontà di pace.Da quel momento ci rendemmo conto che la pubblicazione legale delmanifesto appariva molto diffic<strong>il</strong>e, anche se <strong>il</strong> tono fosse stato attenuato. Siauspicava la f<strong>in</strong>e della guerra e Badoglio decretava perentoriamente la cont<strong>in</strong>uazionedella guerra.Il 25 luglio aveva messo <strong>in</strong> movimento delle grandi forze, suscitatodelle grandi speranze.25


216Noi avevamo ripreso apertamente i nostri collegamenti personali senzaperaltro a:bbandonare la prudente copertura della organizzazione clandest<strong>in</strong>a e cipreparavamo ad agire nella nuova situazione alquanto <strong>in</strong>certa.PELLIZZIOra che, <strong>in</strong> questo secondo <strong>in</strong>tervento e nei successivi, mi acc<strong>in</strong>goa narrare succ<strong>in</strong>tamente i fatti che si svolsero ed ai quali partecipai direttamenteo <strong>in</strong>direttamente dopo <strong>il</strong> 25 luglio, debbo avvertire che <strong>il</strong> ricordo diessi è tratto dalle annotazioni che scrissi <strong>in</strong> una specie di diario <strong>in</strong> cui sonosegnate quasi quotidianamente le cose di quel periodo, diario che ho salvatoe che costituisce un documento, per me, di grande valore. Non l'ho pubblicatoe non lo pubblicherò mai <strong>in</strong>tegralmente perché esso contiene anche annotazionipersonalissime e giudizii e commenti su persone e fatti che, col distacco chederiva dal passare di oltre vent'anni, meriterebbero di essere riveduti.Il primo contatto politico ebbe luogo <strong>il</strong> matt<strong>in</strong>o del 26 luglio, mentresi svolgeva la dimostrazione nella piazzetta antistante le carceri, di cui si èparlato. Ci <strong>in</strong>contrammo con Degani e questi mi presentò Aldo Magnani. Entrambisi dichiararono comunisti. Nella breve convers"azione, fummo subitoconcordi sulla necessità di colmare <strong>il</strong> vuoto politico che la caduta del fascismoavrebbe aperto nella vita pubblica, e ciò con la costituzione di un Comitato unitariorappresentativo di tutte le correnti antifasciste. Questa parola «unitario»fu detta e ripetuta più e più volte dal Magnani. Essa esprimeva un concettofondamentale dell'<strong>in</strong>dirizzo politico dei comunisti, che poi si sarebbe ribaditosuccessivamente nella costituzione del C.L.N. e che consenti di dirigere politicamentela lotta di Liberazione con decisioni adottate dai partiti o dalle correntiche ne fecero parte, con criteri di pariteticità, <strong>in</strong>dipendentemente cioédall'entità delle forze che rappresentavano.Avevo <strong>in</strong>tuito, nelle ore della vig<strong>il</strong>ia, l'esigenza di un qualche cosa che,all'atto del crollo, si ponesse mediatore fra popolazione e autorità dello Stato<strong>in</strong> attesa dell'assetto democratico che si sarebbe attuato. Ma, se questa era perme una semplice <strong>in</strong>tuizione, compresi da quanto diceva Magnani che <strong>in</strong>vece daparte comunista esisteva già un disegno preord<strong>in</strong>ato anche su questo punto.D'altra parte, la fondatezza della nostra comune decisione mi apparve anchenel constatare l'<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e <strong>in</strong>compostezza della manitestazione nel cui mezzomi trovavo, dovuta alla spontaneità dell'esplosione di tanti sentimenti e ditanti risentimenti; <strong>in</strong>compostezza che mostrava l'esigenza che questi moti spontane<strong>in</strong>on sfociass·ero <strong>in</strong> una sorta di anarchia e fossero <strong>in</strong>vece guidati responsab<strong>il</strong>menteverso un obiettivo.Convenimmo allora di far luogo al più presto alla costituzione dell'orgaganismosuddetto, dividendoci i compiti prelim<strong>in</strong>ari, cioé i sondaggi per la<strong>in</strong>dividuazione delle correnti e per la designazione dei relativi rappresentanti:Degani e Magnani presso i comunisti e i socialisti; io presso gli ambienti cattolicie presso gli antifascisti dei ceti cosiddetti borghesi. Si decise <strong>in</strong>tanto,noi tre, di affiggere un manifesto rivolto ai reggiani, di cui ha parlato Magnani.


27Andammo assieme dal tipografo Pedr<strong>in</strong>i nella via Amos Maramotti (ora donM<strong>in</strong>zoni), che sapevo essere un vecchio socialista e ben conoscevo. Questi, dopoqualche resistenza <strong>in</strong>iziale, accettò l'<strong>in</strong>carico della stampa. Nelle prime oredel pomeriggio la bozza era pronta ed io andai a correggerla. Ma <strong>il</strong> manifestonon fu mai affisso perché la questura r1fiutò la necessaria autorizzazione. Invanocercai di parlare col prefetto Vittad<strong>in</strong>i, che - specialmente dopo la dimostrazionedel matt<strong>in</strong>o - era allarmatissimo e mi fece dire dal rag. Boccardiche non poteva adottare nessun provvedimento perché tutti i poteri eranostati assunti dall' autorità m<strong>il</strong>itare. E <strong>il</strong> manifesto, mutata la situazione, scomparvee non ne è rimasta traccia.Quel primo <strong>in</strong>contro era stato comunque importante, perché rivelavache l'organizzazione comunista clandest<strong>in</strong>a - di cui sapevo l'esistenza, ma dicui ignoravo l'efficienza e l'importanza - veniva ora alla ribalta con i suoi uom<strong>in</strong>i,i quali dimostravano di possedere una grande maturità politica, adattandosiab<strong>il</strong>mente alle circostanze per non perderne <strong>il</strong> controllo e possib<strong>il</strong>menteguidarle. Una rivelazione fu per me <strong>il</strong> Magnani, che Degani mi aveva presentatocome un ex-operaio di Correggio e che constatai preparato e già <strong>in</strong> possessodi un disegno strategico - evidentemente predisposto dal suo partito - eanche dei mezzi tattici per attuarlo.Intanto, nel pomeriggio del 26, la radio andava ripetendo <strong>il</strong> secondo proclamadi Badoglio <strong>in</strong> cui affermava fra l'altro: «Non è l'ora di abbandonarsi a«dimostrazioni che non saranno tollerate. Sono vietati gli assembramenti e la«,forza pubblica ha l'ord<strong>in</strong>e di disperderli <strong>in</strong>esorab<strong>il</strong>mente ». Inoltre <strong>in</strong> giornataveniva affisso un manifesto del Presidio m<strong>il</strong>itare col quale esso annunciava diassumere tutti i poteri disponendo che erano vietate le riunioni di più di trepersone ed anche le adunanze <strong>in</strong> luogo chiuso, avvertendo che i trasgressorisarebbero stati deferiti ai tribunali m<strong>il</strong>itari. La situazione generale, dopo la convulsanotte sul 27, era caratterizzata: a) dalla fuga o dalla scomparsa dallacircolazione dei gerarchi fascisti, nonché degli 'squadr1sti che avevano imperversatodopo l'avvento del regime, con ciò confermando che anche nella nostraprov<strong>in</strong>cia <strong>il</strong> fascismo si reggeva su palafitte marce o, nella migliore ipotesi, nonaltro era che un castello di carte dest<strong>in</strong>ato a crollare al primo soffio; solo gli« stracci» erano rimasti e, <strong>in</strong>consapevoli dei risentimenti personali che si sarebbero<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente sfogati su di loro, erano andati all'aria; b) dalla improvvisacarenza del vertice nelle pubbliche amm<strong>in</strong>istrazioni e negli Enti <strong>in</strong>cui si articolava la vita sociale ed economica della prov<strong>in</strong>cia; c) dalla r<strong>il</strong>uttanzadegli uom<strong>in</strong>i del ceto borghese e non compromessi col regime ad assumereresponsab<strong>il</strong>ità pubbliche.Di qui l'urgenza che l'organismo progettato si costituisse per poter agiread evitare che le autorità dello Stato (di quello Stato <strong>in</strong> dissoluzione!) adottasseroprovvedimenti con la tipica mentalità burocratica e fascista, la qualeultima non poteva essere stata cancellata <strong>in</strong> sole 48 ore.Iniziai qu<strong>in</strong>di subito ad avere contatti con gli amici che potei r<strong>in</strong>tracciare.Anzitutto <strong>il</strong> vecchio avv. G<strong>in</strong>o Montessori, notissimo massone appartenentealla cosiddetta corrente ru<strong>in</strong>iana, presso <strong>il</strong> quale trovai <strong>il</strong> commercianteAngelo Anceschi suo confratello, di cui conoscevo i sentimenti. Gli esposi i


28motivi della mia Visita e subito, con giovan<strong>il</strong>e entusiasmo, approvò l'idea di costituireun Comitato patriottico (così lo battezzò) di cui avrebbe volentieriaccettato di far parte <strong>in</strong> rappresentanza della Democrazia del lavoro. Cercaianche di avere contatti con uom<strong>in</strong>i di tendenza liberale, ma trovai ben pochiche si professassero tali.Invece vennero da me l'<strong>in</strong>g. Antonio Motti, <strong>il</strong> cav. Armando \T.1vi, <strong>il</strong>rag. Paralupi e altri, che avevano fatto capo a me durante gli ultimi mesi delfascismo, i quali approvarono !'idea e mi autorizzarono a rappresentarli nelComitato con una generica <strong>in</strong>dicazione di s<strong>in</strong>istra democratica. Ma <strong>in</strong>tanto «pensavo»all'Associazione combattenti di cui era presidente l'ono Muzzar<strong>in</strong>i, chesi era allontanato dalla zona al momento del crollo. F<strong>in</strong>almente, verso mezzogiornopotei r<strong>in</strong>tracciare padre Placido da Paullo, guardiano del Convento deiCappucc<strong>in</strong>i, che da circa due anni frequentava casa mia, uomo estroso e vulcanico,che avevo visto <strong>il</strong> matt<strong>in</strong>o prima sudante ed esagitato, durante la manifestazioneper la liberazione dei detenuti politici. Si dichiarò pronto a parteciparepersonalmente al Comitato come rappresentante di una corrente cristianosociale,che affermava essere già organizzata e numerosa. Aggiunse che era <strong>in</strong>stretto contatto col prefetto, <strong>il</strong> quale aveva chiesto <strong>il</strong> suo consiglio per lascelta di persone da nom<strong>in</strong>are commissarii prefettizii nei comuni al posto deipodestà. Mi riferì anzi che <strong>il</strong> Vittad<strong>in</strong>i aveva pensato all'<strong>in</strong>g. Domenico Pellizziquale commissario per <strong>il</strong> comune di Reggio e che egli avrebbe voluto segnalargli<strong>il</strong> dotto Pasquale Marconi per l'analogo <strong>in</strong>carico a Castelnuovomonti. Conoscevobene i sentimenti di Marconi di cui ero amico ed accettai di <strong>in</strong>tervenirepresso di lui perché accettasse; ma obiettai che sarebbe stato bene sentireDegani. Al che padre Placido, col suo d<strong>in</strong>amismo <strong>in</strong>vero un po' arruffone,mi disse che non c'era <strong>il</strong> tempo per una consultazione, perché altrimenti <strong>il</strong> prefettoavrebbe nom<strong>in</strong>ato un funzionario o un m<strong>il</strong>itare. Allora partimmo subitoper Castelnuovo, trovammo Marconi e, dopo molte <strong>in</strong>sistenze, lo conv<strong>in</strong>cemmoad accettare. Il cappucc<strong>in</strong>o alla sera stessa andò dal prefetto e <strong>il</strong> decreto prefettiziodi nom<strong>in</strong>a dei tre primi commissarii fu cosa fatta, anche se ebbe ladata del 31 luglio (Pellizzi a Reggio, Marconi a Castelnuovomonti e LuigiPeri a Quattro Castella, quest'ultimo segnalato anche da don Simonelli). E' daaggiungere che i miei sondaggi presso l'avv. Manenti, ex deputato del P.P.I.,non sortirono alcun risultato: egli escluse di <strong>in</strong>tervenire e non mi suggerì nessunnome di cattolici o di ex popolari che potessero o volessero assumere responsab<strong>il</strong>itào rappresentare <strong>il</strong> Movimento cattolico. E così mi dovetti accontentaredel tumultuoso cappucc<strong>in</strong>o.MAGNANILa dichiarazione «La guerra cont<strong>in</strong>ua» aveva provocato stupore, malcontentoe reazioni che si esprimevano <strong>in</strong> un crescente fermento.Alle aspirazioni di libertà, Badoglio rispondeva con lo stato d'assedio.«Non è <strong>il</strong> momento - dicevano le disposizioni di quei giorni, - di abbandonarsia dimostrazioni che non saranno tollerate. Sono vietati gli assembramentie la forza pubblica ha l'ord<strong>in</strong>e di disperderli <strong>in</strong>esorab<strong>il</strong>mente ».


Nello stesso tempo veniva proibita la ricostituzione dei partltl e vietatala pubblicazione dei giornaM di partito che già erano stati soppressi dal ·fasdsmo.Lo stesso Governo che la matt<strong>in</strong>a del 26 luglio veniva acclamato qualesuccessore del governo Mussol<strong>in</strong>i, deludeva così le aspettative delle masse popolarie dell' antifascismo.L'« Unità» era uscita la matt<strong>in</strong>a del 26 lanciando la parola d'ord<strong>in</strong>e« Pace e libertà» e si sapeva che <strong>in</strong> tutta Italia - particolarmente a M<strong>il</strong>ano -cont<strong>in</strong>uavano, con questa impostazione, le manifestazioni e le astensioni dallavoro.Non bisognava qu<strong>in</strong>di ignorare i fermenti, ma al contrario, dare cont<strong>in</strong>uitàalle manifestazioni ed agli scioperi. A Reggio erano ancora gli operai delle« Reggiane» a dare l'esempio. La matt<strong>in</strong>a del 28 luglio, così come era avvenutoi due giorni precedenti, circolò tra i reparti la voce di una nuova manifestazioneper la f<strong>in</strong>e della guerra che doveva tenersi <strong>in</strong> città. Quando suonaronoi campanelli, che nei vari reparti venivano usati per segnare la sospensionedel lavoro o l'allarme, gli operai <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciarono a riversarsi nei viali e a confluireverso l'uscita pr<strong>in</strong>cipale della fabbrica. Presso i cancelli, un drappello disoldati comandati da un ufficiale vietava a chiunque di entrare o di uscire.Gli operai si avvic<strong>in</strong>avano ai soldati per raggiungere i cancelli. L'utficiale<strong>in</strong>timò loro di fermarsi e di ritornare ai reparti. Subito dopo ord<strong>in</strong>ò ai soldatidi sparare sui dimostranti. I soldati fecero fuoco puntando <strong>in</strong> alto sia con i moschettiche con la mitragliatrice. L'ufficiale allora, certamente non solo per obbedireagli ord<strong>in</strong>i ricevuti dai comandi m<strong>il</strong>itari, ma anche per odio controquegli operai che chiedevano pace, avanzò verso la mitragliatrice, che cont<strong>in</strong>uavaa sparare <strong>in</strong> alto, e con un colpo di piede ne abbassò la canna. La rafficacolpì <strong>in</strong> pieno le prime f<strong>il</strong>e degli operai. Nove di essi caddero fulm<strong>in</strong>ati: ArtioliAntonio, Bellocchi V<strong>in</strong>cenzo, Fava Eugenio, Ferretti Nello, Grisendi Armando,Menozzi G<strong>in</strong>o, Notari Osvaldo, Tanzi Angelo, Secchi Domenica, ed altri 30circa rimasero feriti.Gli operai ripiegarono verso i viali e i cort<strong>il</strong>i <strong>in</strong>terni. Subito dopo lafabbrica venne occupata m<strong>il</strong>itarmente con reparti di bersaglieri e con carriarmati. A mezzogiorno, gli operai, per uscire, dovettero passare <strong>in</strong> f<strong>il</strong>a <strong>in</strong>dianatra due ali di soldati armati.Anche <strong>in</strong> cità circolavano drappelli di soldati con i fuc<strong>il</strong>i a «bracciarm»e carri armati, per stroncare ogni eventuale tentativo di manifestazione di protestaper quanto era avvenuto.H giO'rno 29 alle «Reggiane» non si lavorò. Gli operai che eranO' presentirimanevano nei reparti a braccia <strong>in</strong>crociate. Una delegazione di rappresentantidi ogni reparto si <strong>in</strong>contrò con l'<strong>in</strong>g. Vischi poiché <strong>il</strong> direttore Alessionon era <strong>in</strong> sede. Questi assicurò che la Direzione sarebbe <strong>in</strong>tervenuta per <strong>il</strong> ritornoalla normaiità e per garantire la <strong>in</strong>columità dei lavoratori messa <strong>in</strong> pericolonon solo dall'<strong>in</strong>tervento delle forze armate ma anche dall'atteggiamento delleguàrdie giurate. I mO'rti vennero trasportati subito al cimiterO' e non ci furonopertanto funerali pubblici.L'eccidio suscitò grande impressione e sdegno <strong>in</strong> mezzo alla pO'polazione.L'odio e la bestialità fascista, f<strong>in</strong>o ad allora non erano mai giunti a tanto.29


30Con questo massacro cadeva l'ultima <strong>il</strong>lusione che <strong>il</strong> governo Badoglio,l'uomo di fiducia della casta m<strong>il</strong>itare e della monarchia, potesse accogliere leaspirazioni alla pace ed aHa Hbertà del popolo italiano. Il martirio degli operaidelle « Reggiane » caduti per essersi fatti <strong>in</strong>terpreti di queste aspirazioni nell'<strong>in</strong>teressegenerale del Paese, divenne espressione della funzione nazionale che andavaassumendo la classe operaia, la quale già si presentava come forza determ<strong>in</strong>antenel movimento di resistenza antifascista che sfocerà poi nella lotta armatapopolare.PBLUIZZIDopo <strong>il</strong> sangu<strong>in</strong>oso episodio alle « Reggiane », di cui ha riferito Magnani;la situazione nella nostra città accennò a mutarsi. Già l'euforia dei primidue giorni era andata sensibiLmente <strong>in</strong>tiepidendosi <strong>in</strong> seguito ai proclami ed aibandi dell'autorità m<strong>il</strong>itare che avevano diffuso la netta sensazione di esseretornati, dopo una brevissima parentesi di sorpresa, a vivere <strong>in</strong> un clima di oppressioneaggravato dalla proverbiale <strong>in</strong>sensib<strong>il</strong>ità dell'apparato m<strong>il</strong>itare ad ogniproblema politico. Picchetti armati pattugliavano la città con l'ord<strong>in</strong>e di portarei moschetti a bracciarm, cioé pronti a sparare, svolgendo un pesante serviziodr ord<strong>in</strong>e pubblico che destava timori e disorientamento. La gente noncapiva più <strong>il</strong> significato del colpo di stato e si sbandava nell'<strong>in</strong>certezza.Una certa ripercussione di tale situazione si ebbe anche fra gli amici.Degani si allontanò da Reggio nel pomeriggio del 28, recandosi a Correggio;Magnani <strong>il</strong> pomeriggio del 28 era dovuto andare a M<strong>in</strong>ozzo da sua moglie,anch'essa una attivissima antifascista che subì persecuzioni e carcere; lo stessopadre Placido ,sembrava non stare troppo bene nei suoi panni. Non parliamo dicoloro che, da me <strong>in</strong>terpellati, avevano aderito entusiasticamente alla costituzionedel Comitato. Ora avanzavano caute riserve, la situazione - dicevanoesplicitamente - era ancora fluida: meglio non impegnarsi.In quei giorni ero sfollato ad Alb<strong>in</strong>ea, ove mi recavo alla sera pertrascorrervi la notte, ed ivi <strong>in</strong>contrai don Prospero Simonelli, che spesso eraospite di amici comuni che abitavano <strong>in</strong> una v<strong>il</strong>la conf<strong>in</strong>ante con <strong>il</strong> v<strong>il</strong>l<strong>in</strong>o <strong>in</strong>cui stavamo noi. Mi resi subito conto della personalità di questo sacerdote, chepoi ebbi modo di apprezzare coraggioso e <strong>in</strong>trepido nella lotta di Liberazione,<strong>in</strong>terprete aperto ma <strong>in</strong>transigente delle istanze cattoliche f<strong>in</strong>o a che egli stessopresentò un laico a rappresentare la DC nel C.L.N. Don Prospero, come lochiamavano affettuosamente gli amici, era da tempo impegnato politicamentea favore degli universitarii e dei laureati cattolici <strong>in</strong> posizione critica al fascismoed aveva avuto anche contatti con elementi laici contrari al regime,come egli stesso ha già narrato. Per quanto, <strong>in</strong> quei pnml giorni, avessi rapporticon <strong>il</strong> farrag<strong>in</strong>oso padre Placido, mi rivdlsi a lui per avere <strong>in</strong>dicazioni edegli mi precisò alcune posizioni sul movimento cattolico nella nostra prov<strong>in</strong>cia,su cui avevo <strong>in</strong>formazioni poco chiare. Corrado Corghi, <strong>in</strong> una Nota cheverrà pubblicata nel primo <strong>fascicolo</strong> di Ricerche storiche, ne richiama alcunimomenti. Ma don Simonelli, un po' per riguardo a padre Placido che si era au-


todesignato, ma soprattutto per non avere ancora avuto un mandato dai suoiamici (che ebbe solo più tardi), non partecipò alle prime riunioni del Comitato,come non vi partecipò nessun altro cattolico m<strong>il</strong>itante.La prima di queste ebbe luogo nello studio di Degani, poco dopo <strong>il</strong>suo rientro, cioé nei primissimi giorni di agosto (lunedì 2 o martedì 3). Eranopresenti Magnani e Degani, per i comunisti, N<strong>in</strong>o Prandi e Angelo Mazz<strong>in</strong>i, peri socialisti, Montessori per la democrazia del lavoro, padre Placido per la fantomaticacorrente cristiano-socia'le, ed io (che di fatto avevo frattanto presopossesso della federazione prov<strong>in</strong>ciale dell'Associazione) con la generica <strong>in</strong>dicazionedi rappresentante dei combattenti e di <strong>in</strong>dipendente di s<strong>in</strong>istra. Vi erauna grande <strong>in</strong>certezza sulla impostazione dei problemi da esam<strong>in</strong>are, che tuttaviaqualcuno precisò fossero: la determ<strong>in</strong>azione delle funzioni del Comitatoed <strong>il</strong> nome col quale «battezzarlo »; i contatti, e quali, con le autorità civ<strong>il</strong>i em<strong>il</strong>itari; la sostituzione dei fascisti nelle cariche pubbliche; l'istanza di unadiversa composizione del governo, cioé con la partecipazione dei partiti, e larichiesta di rapida conclusione della pace. Le idee erano poco chiare e soprattuttovi era una grande disparità di valutazione dei fatti e del'le conseguenzeda trarne. Come sempre, i comunisti erano i soli che sapevano ciò che volevano.Pregammo Montessori di assumere la presidenza; ma questi decl<strong>in</strong>ò <strong>in</strong>dicandoDegani, come nostro ospite. Degani non accettò e suggerì di r<strong>in</strong>viare la decisionee <strong>in</strong>tanto di procedere da amici.E' da dire che f<strong>in</strong> dal 27 luglio <strong>il</strong> Consiglio dei m<strong>in</strong>istri (ma la notiziaera stata pubblicata <strong>il</strong> 30) aveva deciso <strong>il</strong> divieto di costituzione di partitipolitici f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e della guerra, di modo che alcuni dei presenti, scrupolos<strong>il</strong>egalitarii, sostennero che anche <strong>il</strong> nostro Comitato, espressione di partiti, correva<strong>il</strong> pericolo di essere cons1derato un organismo fuori legge. Per superarequesto punto, si concordò di denom<strong>in</strong>arlo «Comitato prov.le di <strong>in</strong>tesa patriottica», <strong>il</strong> che, secondo noi, avrebbe dato un'apparenza legalitaria alla nostraazione. Quanto alle funzioni, si disse molto genericamente che, <strong>in</strong> occasionedi contatti personali con la prefettura, si sarebbero dovute esprimere leistanze emerse dalle decisioni cdllegiali del Comitato. Per <strong>il</strong> problema del mutamentodella compag<strong>in</strong>e governativa, sebbene tutti fossimo d'accordo sulla suaesigenza e attualità, si convenne che una richiesta <strong>in</strong> tal senso sarebbe stata velleitaria,sia per <strong>il</strong> suo contenuto, sia soprattutto per la materiale impossib<strong>il</strong>itàdi reperire un dest<strong>in</strong>atario di essa. Anche per la istanza di concludere unarapida pace, si confermò che tutti eravamo concordi ma che <strong>il</strong> problema era---mo[ro complesso e dovevamo limitarci a dibatterlo come argomento da esprimereattraverso i canali che ritenevamo più opportuni. Invece, ci si impegnò acercare di controllare l'azione popolare per evitare possib<strong>il</strong>mente <strong>in</strong>compostemanifestazioni che av,rebbero provocato dure e implacab<strong>il</strong>i reazioni dell'autoritàm<strong>il</strong>itare e non avrebbero sortito risultati apprezzab<strong>il</strong>i, e di studiare l'opportunità- ma qui non rei fu l'unanimità dei consensi - di organizzarsi e prepararsiper scendere <strong>in</strong> lotta aperta se ne fosse venuto l'<strong>in</strong>vito dal centro e se leazioni fossero coord<strong>in</strong>ate unitariamente. Ciascuno di noi, si decise, avrebbedovuto diffondere queste decisioni e portarle ad attuazione nei modi che le'31


32forze che rappresentava o <strong>il</strong> prestigio personale o i rapporti con le autoritàgli avrebbero consentito.Questa fu la prima ed unica riunione nello studio Degani. A due successive<strong>in</strong>tervennero le stesse persone per i comunisti (alla terza <strong>in</strong>tervenneCampioli), Angelo Mazz<strong>in</strong>i e Am<strong>il</strong>care Storchi (Che sostituiPrandi) per isocialisti, io per i Combattenti e la s<strong>in</strong>istra democratica e Padre Placido con lanota qualifica. Montessori non venne più; ma svolse egualmente una azione personale,diciamo con term<strong>in</strong>e attuale, di sottogoverno presso la prefettura, azioneche ebbe qualche ut<strong>il</strong>ità. Si ,fece vivo solo per partecipare all'<strong>in</strong>contro col prefettoche avvenne <strong>il</strong> 3 settembre e di cui parlerò più avanti.Le riunioni successive che si fecero (tre <strong>in</strong> tutto, come ho detto, f<strong>in</strong>o al2 settembre: e questa fu l'ultima) ebbero luogo al convento dei frati Cappucc<strong>in</strong>i.E <strong>in</strong> esse si svolse anche un discreto lavoro, nei limiti assai ristrettidelle nostre possib<strong>il</strong>ità, sempre <strong>in</strong> piena cordialità anche se <strong>il</strong> temperamentodi ciascuno di noi e <strong>il</strong> modo che ognuno o la corrente che rappresentava avevadi vedere le cose non era concorde.Fu esam<strong>in</strong>ata la situazione prov<strong>in</strong>ciale e fu fatto un elenco di nomi chesuggerivamo per gli <strong>in</strong>cariehi che la prefettura doveva affidare nelle pubblicheamm<strong>in</strong>istrazioni. lo stesso lo portai al prefetto Vittad<strong>in</strong>i, che mi ricevette <strong>il</strong> pomeriggiodel 10 agosto e col quale ebbi un colloquio di oltre due ore. Miapparve preoccupatlsslmo e ben consapevole della gravità della situazione edella necessità di provocare dal governo delle istruzioni, specialmente nei confrontidell'Autorità m<strong>il</strong>itare verso la quale egli ebbe parole molto dure. Midisse che aveva dovuto faticare e molto per ottenere dal col. De Marchi che iicoprifuoco, <strong>in</strong> un primo tempo fissato dalle 18 all'alba, fosse posticipato alle23,30; e per raccomandarsi che non fosse applicato <strong>il</strong> bando del 1 Q agostodel Comando di presidio, col quale si disponeva che i trasgressori degli ord<strong>in</strong>i,anziché venire deferiti ai tribunali m<strong>il</strong>itmi (bando del 26 luglio), sarebberostati «passati per le armi ».Ma <strong>il</strong> problema più grosso sufl quale mi <strong>in</strong>trattenne fu la questione dellacalata di una divisione corazzata tedesca a cavallo della via Em<strong>il</strong>ia fra PieveModolena e V<strong>il</strong>Ia Masone, 'con quartier generale alla v<strong>il</strong>la ex Ottavi. Mi riferianche che gli ufficiali italiani - e già lo avevo saputo da essi medesimi - chevenivano chiamati al comando tedesco erano trattati come dei subalterni cui siimpartiscono degli ord<strong>in</strong>i e che i tedeschi ostentavano sicurezza e facevanosfoggio di armamento eccezionale. Ho conservato una copia del foglio checonsegnai al prefetto con i nomi, segnalatigli dal Comitato, di persone che si<strong>in</strong>dicavano come idonee ad <strong>in</strong>carichi pubblici. Da questo documento si r<strong>il</strong>evache nessuna delle persone segnalate era comunista. Infatti i due rappresentantidi quel partito nel Comitato non avevano fatto nessuna <strong>in</strong>dicazione, limitandosiad esprimere le loro op<strong>in</strong>ioni su alcuni nomi fatti da rappresentantidelle altre correnti. Ciò mi parve, allora, dovuto alla mancanza nelle loro f<strong>il</strong>edi uom<strong>in</strong>i adatti a ricoprire certe cariche; <strong>in</strong>vece compresi più tardi che i comunist<strong>in</strong>on volevano «scoprire» i loro uom<strong>in</strong>i migliori <strong>in</strong> una situazione chepoteva essere soltanto transitoria, mentre questi avrebbero dovuto .esser tenuti diriserva o nascosti per le esigenze che si sarebbero manifestate <strong>in</strong> caso di una


33evoluzione della situazione politico-m<strong>il</strong>itare che sarebbe sboccata fatalmente,come poi avvenne, <strong>in</strong> una lunga lotta clandest<strong>in</strong>a.Ecco <strong>il</strong> contenuto di quel foglio: per l'<strong>in</strong>carico di vice-commissari al Comunedi Reggio, <strong>il</strong> rag. Armando P<strong>in</strong>otti e <strong>il</strong> rag. Att<strong>il</strong>io Manz<strong>in</strong>i, della correntesocialista; a commissario dell'Unione Commercianti, 11 cav. Cesare Romolotti,della corrente rappresentata da Montessori; all'Unione degli Agricoltori, l'<strong>in</strong>g.Anton Lorenzo Motti, che faceva capo al mio gruppo; a membri della G.P.A.l'avv. Luigi Corradi, della corrente Montessori, <strong>il</strong> rag. Romeo Galaverni, socialista,l'avv. Leuratti e l'<strong>in</strong>g. P. Spallanzani della corrente cattolica, l'avv. Morandi,di tendenza liberale, e l'<strong>in</strong>g. Vischi, designato dalla Combattenti. Per icomuni della prov<strong>in</strong>cia, segnalammo: per Bibbiano N<strong>in</strong>o Palazzi, per Luzzara<strong>il</strong> rag. G. Berni, per Campagnola Anselmo Mirotti, per Cavriago Fermo UcceHi,per Ciano Ulderico R<strong>in</strong>aldi, per Fa:bbrico Cesare Terzi che poi, nel febbraio1945, gu1dò la battagllia di Fabbrico, per Poviglio Italo Jemmi, per S.Ilario Augusto Verderi, per V<strong>il</strong>lam<strong>in</strong>ozzo Massimo Giacomelli, per Novellara <strong>il</strong>maestro Alberto Jemmi, per Castelnuovosotto <strong>il</strong> dotto R<strong>in</strong>aldo Baldi, per RioSaliceto Primo Bon<strong>in</strong>i socialista. Per le Unioni dei lavoratori iii. Comitato lasciò<strong>il</strong> compito della designazione ai partiti socialista e comunista: a quella dei lavoratoridell'<strong>in</strong>dustria fu poi nom<strong>in</strong>ato Degani e, su proposta di questi, SanteV<strong>in</strong>cenzi quale vice-commissario. Non ricordo chi fosse segnalato e poscia nom<strong>in</strong>atoper i lavoratori dell'agricoltura.Intanto <strong>il</strong> prefetto aveva «ufHcializzato» la mia presa di possesso dellaFederazione combattenti con un suo decreto (<strong>il</strong>legittimo) di nom<strong>in</strong>a a «reggente». Fu allora che redassi un messaggio ai combattenti, <strong>il</strong> cui testo fec<strong>il</strong>eggere a Degani, <strong>il</strong> quale mi suggerì qualche modifica non sostanziale: questofu l'unico, dico l'unico, documento politico che l'Autorità m<strong>il</strong>itare, che esercitavala censura preventiva, lasciò pubblicare e fu l'unica manifestazione pubblicae ufficiale di un organismo che si dichia,rava per la democrazia. Il col. DeMarchi mi convocò e ne discusse <strong>il</strong> testo con me; ma non fu persuaso e dovettifare qualche ritocco; ma non bastò: solo qualche giorno dopo, quandoricevette un telegramma dall'ono Gasparotto, commissario governativo dell'Associazione,al quale ne parlai <strong>in</strong> occasione di una mia visita a Roma che feciqualche giorno dopo, aderì: <strong>il</strong> giornale Il Tricolore lo pubblicò con un notevoler<strong>il</strong>ievo e fu anche affisso, mentre nello stesso giorno r<strong>il</strong>asciavo un'<strong>in</strong>tervistaaI Resto del Carl<strong>in</strong>o, sempre nella mia qualità di commissario, ora regolarizzatacon la nom<strong>in</strong>a fatta appunto da Gasparotto (23 agosto), che solo neaveva i poteri.Il manifesto, dopo una breve premessa di saluto ai combattenti ed aireggiani ed aver precisato quale avrebbe dovuta essere la funzione dell' Associazionecombattenti nel nuovo clima determ<strong>in</strong>atosi col crollo del fascismo,così concludeva:Combattenti,mentre vo1gono per 11 Paese cosi gravi eventi, leviamo <strong>il</strong> pensiero ai comm<strong>il</strong>itonicaduti, a quelli che ancora combattono ed a quelli che hanno softrerto la persecuzione e formuliamol'augurio che una giusta e rapida pace consenta all'Italia di riprendere <strong>il</strong> :bervoredelle sue opere <strong>in</strong> un regime di giustizia e di liber,tà che consenta <strong>il</strong> democranico man]fest<strong>il</strong>lrs1e realizzarsi delLe asphazioni del popolo.


34ROMBALDILei, Pellizzi, ci ha accennato ad un suo viaggio a Roma. Vuole dirciqualcosa <strong>in</strong> proposito?PELLIIZZIIn una riunione subito dopo <strong>il</strong> ferragosto, <strong>il</strong> Comitato reggiano mI Incaricòdi recarmi a Roma per <strong>in</strong>formare gli amici del Comitato del Fronte nazionaledella grave situazione che si era creata con la calata di cospicue forzecorazzate tedesche che di fatto, come ho detto prima, stavano assumendo <strong>il</strong>controllo della città e di parte della prov<strong>in</strong>cia, ed anche per l'ambiguità delleautorità civ<strong>il</strong>i e di parte di quelle m<strong>il</strong>itari; ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e per raccogliere notizieed eventuali direttive di azione. Partii <strong>il</strong> 21 agosto al matt<strong>in</strong>o e dopo unviaggio avventuroso <strong>in</strong> treno, arrivai Isolo aMa sera tardi. Il ma,tt<strong>in</strong>o dopochiamai al telefono Luigi Gasparotto, all"Associazione combattenti. Mi dissedi andare subito da lui a piazza Grazioli. Lo trovai molto preoccupato per levoci che correvano di un imm<strong>in</strong>ente colpo di mano di elementi faS'cisti perimpossessarsi del potere. Diceva che bisognava agire noi senza attendersi nulladal governo. Per mettermi a contatto col Fronte mi suggerl di parlare conRu<strong>in</strong>i. Telefonai a Ru<strong>in</strong>i. Mi diede appuntamento al mio albergo per le ore 15,ove giunse <strong>in</strong>vece assai dopo. Mi raccontò che rappresentava la Democrazia dellavoro nel fronte e che Bonomi ne era presidente. Gli riferii che a Reggio siera costituito un Comitato di <strong>in</strong>tesa di cui faceva parte anche Montessori. Sene 'Compiacque. Gli parlai sommariamente della situazione ,reggiana e gli espos<strong>il</strong>e nostre preoccupazioni. Lui, più che ascoltare me, mi parve desideroso diparlarmi di Roma, del complotto, della sua amicizia con Romita e mi suggerìdi conferire con Bonomi. In mia presenza telefonò a Leone Cattani perpregarlo di accompagnarmi da Bonomi. Non conoscevo Cattani. Venne <strong>in</strong> albergoalle 19 assieme a Vittorio Fossombroni. Entrambi mi parvero decisiall'azione e <strong>in</strong>soHerenti delle <strong>in</strong>certezze del governo e del Fronte. Comb<strong>in</strong>ammodi andare da Bonomi l'<strong>in</strong>domani matt<strong>in</strong>a. Alle 8,30 del matt<strong>in</strong>o seguente (23)mi venne a prelevare e assieme ci recammo a piazZJa della Libertà.Mi pare <strong>in</strong>teressante, sotto diversi aspetti, narrare un po' m<strong>in</strong>utamentecome lo riferii subito ad alcuni amici reggiani - i particolari di questicolloqui perché essi danno un'idea degli uom<strong>in</strong>i, delle cose, delle circostanze edegli ambienti del momento. Siccome l'ascensore non funzionava, salimmo lescale f<strong>in</strong>o al 5" piano. Ci venne ad aprire la moglie del Collare dell"Annunziata,che ci <strong>in</strong>trodusse subito <strong>in</strong> un modesto studiolo ove trovammo Bonomi occupatissimoa tagliare i boll<strong>in</strong>i delle carte annonarie perché sua moglie dovevarecarsi a fare la spesa. F<strong>in</strong>ita la grave operazione, ci chiese scusa e i miei accompagnatori(c'era anche Fossombroni) mi presentarono anche a nome diRu<strong>in</strong>i. AscoItata la relazione 'Sommaria che gli feci sulla situazione reggiana, sirivolse a Cattani e gli disse: «Che cosa possiamo fare? Anche qui le cose


35vanno male. Pare che ci sia una congiura fascista. Domatt<strong>in</strong>a ho appuntamentoda Badoglio ». Poi, rivolgendosi a me: «Venga anche lei. .. ». Mi diede appuntamentoper le 8,30 del 24 davanti al Vim<strong>in</strong>ale. Spesi <strong>il</strong> resto della giornata<strong>in</strong> altri colloqui: vidi ancora Gasparotto e poi Umberto Gazzoni e, permezzo di questi, Ugo La Malfa. Trovai tutti preoccupatissimi per <strong>il</strong> contegnodi Badoglio di fronte ad una situazione che si aggravava cont<strong>in</strong>uamente. LaMalfa era semplicemente furibondo col maresciallo e fece dell'ironia - ahimé,quanto giusta - sul colloquio che gli dissi avrei avuto l'<strong>in</strong>domani matt<strong>in</strong>a.Il 24, prima dell'ora fissata, ero ai piedi della scalea del Vim<strong>in</strong>ale aveBonomi mi aveva detto di attenderlo. Questi giunse puntuale e salimmo assiemeentrando nel gran palazzone dal lato sud. Tutti ossequiavano <strong>il</strong> vecchiosignore che era con me e che, anche se andava a colloquio col capo del governo,vestiva abiti dimessi e lisi. Tutte le porte si spalancavano. «Vede -mi disse - f<strong>in</strong>o a un mese fa tutti costoro mi avrebbero volontieri sputato<strong>in</strong> faccia e, avendo bisogno del pane, dovevo ridurmi alla mia età a faredelle causette <strong>in</strong> Conc<strong>il</strong>iazione o <strong>in</strong> Pretura. Ora i grandi farebbero a gara peraffidarmi degli <strong>in</strong>carichi! ». Sostammo pochi istanti nell'anticamera di Badoglio.Poco dopo venne un usciere ed <strong>in</strong>trodusse Bonomi. lo rimasi ad attendere.Dopo quasi un'ora si affacciò lo stesso Bonomi e mi chiamò «solo perun attimo ». Badoglio vestiva l'abito borghese e stava <strong>in</strong> piedi vic<strong>in</strong>o allascrivania. Aveva <strong>il</strong> viso st'anco, ma sorridente. Bonomi mi presentò e <strong>in</strong>trodusse<strong>il</strong> discorso, dicendo che aveva riferito lui stesso quanto a mia volta gliavevo detto sulla situazione reggiana e sull'arrivo delle divisioni tedesche. Badogliosi rivolse a me, dicendo: «Caro avvocato, sono <strong>in</strong>formato di tutto; ma«se tutto va secondo i nostri piani, credo che le cose si sistemeranno presto.«Intanto cercate di non dare esca al fuoco ». Poi, con gesto amichevole, miseuna mano sulla spalla di Bonomi e disse: «Stanotte abbamo fatto un po'«di pulizia. Sta tranqu<strong>il</strong>lo - aggiunse sorridendo - abbiamo ancora ottime«divisioni ed ottimi cannoni. Ma devono esser loro ad attaccarci, così potremo«chiedere l'aiuto degli Alleati ». Mi pareva di sognare. Ad un mio accennoal proposito manifestato da alcuni di noi del Comitato di armare la popolazione,ebbi come risposta solamente un atteggiamento del suo viso, tra loscandalizzato e <strong>il</strong> terrorizzato, e un gesto deciso della mano, come a dire:« Mai! ».Il colloquio, durato veramente un attimo, era f<strong>in</strong>ito. Bonomi mi dissedi accompagnarlo a casa sua dove giungemmo verso le Il. Non ci parla1tnmo,tanta era l'angoscia che mi aveva preso e la cupezza che <strong>in</strong>tristiva <strong>il</strong> viso delvecchio presidente. Trov'ammo nel piccolo e modesto appartamento di piazzadella Libertà alcuni uom<strong>in</strong>i politici, di cui ricordo Cattani, Spataro, l'ono Viottoe altri. A tutti Bonomi riferì con malcelato scoramento <strong>il</strong> suo lungo colloquio oalmeno la parte di esso che voleva dferire. Rivelò che Badoglio gli aveva dettoche durante la notte erano stati arrestati Cavallero, Freddi e altri gerarchi eche Muti «si era ucciso» all'atto dell'ar,resto a Fregene.Tutto qui. Non una parola sulla calata dei tedeschi. Vidi più tardiRu<strong>in</strong>i e poi La Malfa. Riferii. Erano entrambi su tutte le furie e <strong>il</strong> mio raccontoli fece uscire <strong>in</strong> <strong>in</strong>vettive ,contro Badoglio e contro <strong>il</strong> re. Nel pomerig-


36gio, col cuore gonfio di amarezza e di sconforto, presi un treno. Arrivai aReggio alle 9 del 25.La mia missione era stata completamente <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>e. Che cosa avrei potutoriferire ai mie amici? Nulla, se non la constatazione che avevo fatto delpauroso distacco di Badoglio dalla situazione reale del paese e la sua evidentepreoccupazione di cont<strong>in</strong>uare a reggersi con un gioco di equivoci, di <strong>in</strong>trighi edi piccole furberie, mentre la situazione si aggravava ed esigeva qu<strong>in</strong>di decisionicO'raggiose e di fondo, soprattutto per preparare la popolazione alle dureprove che ci avrebbero atteso e all'<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e scontro coi tedeschi. A questaconstatazione si aggiungevano due considerazioni: che <strong>il</strong> colpo di stato del 25luglio mi si rivelava una cO'ngiura di palazzo preparata dagli stessi fascisti perattuare un nuovo fascismo forse imperniato su Grandi e su velleitarie possib<strong>il</strong>itàdi trattare una pace separata con gli Alleati, congiura poi sfruttata evolta a proprio vantaggio dalla· cricca m<strong>il</strong>itare, senza una f<strong>in</strong>alità politica precisa;e che gli uom<strong>in</strong>i politici di Roma, anche se si riunivano spesso nel Frantenazianale, erano assolutamente privi di qualunque autorità presso <strong>il</strong> gaverno eda questa appenasoppartati.Ritenni oppartuno di riferire <strong>il</strong> mia viaggio nei suoi particolari salo apO'chi amici e a tu per tu. Uno di questi fu, came la conobbi, Cesare Campiolie l'altro don SimO'nelli. Ma questi mi cansigliarano di non riferire, <strong>in</strong>sede 'collegiale, dò che avevo sentito e pravato, perché ciò avrebbe scaraggiataanche i pochi che ancora erano decisi a cambattere.DON SIMONBLULa caduta di MussO'l<strong>in</strong>i <strong>il</strong> 25 luglio 1943, provacò una esplosiane disentimenti popolari, nei quali si mescO'lavanO' i mativi più diversi, non fac<strong>il</strong>i aclas·sificare. Ma immediatamente la castituziane del gaverno Badoglio, e piùancora l'annuncia della cant<strong>in</strong>uaziane della guerra ebbero l'effetto di una docciafredda, e riproposero molti <strong>in</strong>terrogativi ai quali non si sapeva offrire unarispasta soddisfacente.Bisognava <strong>in</strong>tanto risolvere un problema: e cioé la sostituzione di tuttala «gerarchia»· fascista con uom<strong>in</strong>i che potessero suggerire motivi di fiduciaalla popolazione, per non essersi compromessi col regime e per riconasciutedoti personali di equiHbrio e di onestà.Da parte cattolica (non è ancora <strong>il</strong> caso di parlare di forze «politiche»ben def<strong>in</strong>ite) tale compito fu <strong>in</strong> gran parte svolto da Corrado Corghi, <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uocontatto con Don Simonelli, <strong>il</strong> quale a sua volta att<strong>in</strong>geva notizie e compivasondaggi presso le persone più note degli ambienti cattolici.Il colonnello Codazzi, che aveva particolari responsab<strong>il</strong>ità nel comandom<strong>il</strong>itare e buoni rapporti con <strong>il</strong> comandante col. De Marchi, comandante delDistretto, dedicava le ore serali a questo lavoro.Bisogna ricordare che l'<strong>in</strong>certezza della situazione da molti veniva addottacome giustificazione di un rifiuto, suggerito <strong>in</strong>vece dal timore di trovarsiprima o poi co<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> situazioni diffic<strong>il</strong>i, e purtrO'ppo anche da una man-


cata educazione ad affrontare <strong>il</strong> rischio <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e nei momenti di emergenza.L'avv. Pellizzi ha riferito i nomi di coloro che, con prospettive di sacrificio evolontà di servire <strong>il</strong> paese <strong>in</strong> frangenti cosl delicati, accolsero l'<strong>in</strong>vito di prestarela loro opera.Va notato che tra questi nomi non figurano elementi comunisti e leragioni sono evidenti: da un lato <strong>il</strong> comando m<strong>il</strong>itare <strong>in</strong>vestito dei pieni poteri(pur cont<strong>in</strong>uando ad avvalersi dell'opera del Prefetto), non avrebbe dato <strong>il</strong>benestare per la nom<strong>in</strong>a di persone considerate sovversive, e dall'altra <strong>il</strong> partitostesso non riteneva forse che la situazione fosse adatta per un <strong>in</strong>serimentonella vita dello Stato quale era stata elaborata nella clandest<strong>in</strong>ità; qualche eccezionesi ebbe trattandosi di persone già <strong>in</strong> contatto con gli esponenti dellealtre forze politiche, che non avrebbero potuto accettare una preclusione totaleper doverosa solidarietà.Le disposizioni emanate dal governo Badoglio che sciogliendo <strong>il</strong> partitofascista, proibiva contemporaneamente la rkostituzione di altri partiti e vietavariunioni di più che tre persone, costituivano un notevole ostacolo ad ogni attivitàorganizzata; e <strong>il</strong> tragico ep<strong>il</strong>ogo della manifestazione delle «Reggiane»del 28 luglio <strong>in</strong> cui sotto <strong>il</strong> fuoco di una compagnia di bersaglieri caddero novedimostranti, e 42 restarono feriti, sembravano bloccare un lavoro più organico;ma d'altra parte si imponeva la necessità di <strong>in</strong>contri per lo studio della situazionee per decidere le opportune l<strong>in</strong>ee di condotta. Fu possib<strong>il</strong>e organizzare unprimo <strong>in</strong>contro di esponenti cattolici, agli <strong>in</strong>izi dell'agosto, che si tenne al conventodell~ Ghiara, ritenuto luogo sicuro anche perché molto vic<strong>in</strong>o alla Prefettura,dove risiedevano i comandi.Si parlò delle condizioni generali, ma la discussione essenziale riguardòl'atteggiarrnento che i cattolici dovevano ormai proporsi nella vita del paese, e sidel<strong>in</strong>earono due correnti: una proponeva la organizzazione di un movimentodichiaratamente cattolico, l'altra, sostenuta dal prof. Giuseppe Dossetti, chiedevauna presenza attiva e generosa <strong>in</strong> ogni campo, ma escludeva una formazioneche avrebbe <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente assunto un carattere confessionale, con rischidi notevole portata.In una seconda riunione <strong>il</strong> tema venne ulteriormente dibattuto, e, persentire un'altra voce autorevole, fu <strong>in</strong>vitato anche <strong>il</strong> prof. Giorgio La Pira,mentre si attendevano notizie da Roma, dove si sapevano attivi diversi esponentidel partito popolare.Intanto Don SimonelJi veniva <strong>in</strong>caricato di tenere contatti con <strong>il</strong> Comitatodi <strong>in</strong>tesa patriottica di cui facevano parte l'avv. Giann<strong>in</strong>o Degani, l'avv.Pellizzi e Mazz<strong>in</strong>i e P. Placido <strong>in</strong> rappresentanza dei cristiani-sociali che aReggio non ebbero alcun successo.Questo comitato tenne diverse riunioni, e la sua prevalente attività sisvolse nei contatti con la prefettura e con gli altri organi respons~bi:li perchéfacessero conoscere a Roma la volontà di tutta la popoJazione che si ponessef<strong>in</strong>e alle ost<strong>il</strong>ità, e si uscisse dal vicolo cieco <strong>in</strong> cui l'<strong>in</strong>sipienza del fascismo avevacacciata la nazione. Quan:do l'avv. Pellizzi, reduce da una visita alla capitale,riferl sullo stato di disagio e di abbattimento riscontrato negli ambientipolitici, si decise di organizzare per 1'11 settembre uno sciopero generale nella37


provmcla, e di tale deliberazione, passando sopra ai divieti badogliani, fu <strong>in</strong>formatoanche <strong>il</strong> prefetto, al quale, negli stessi giorni i primi di settembre, vennepresentata una lista di nomi per diversi <strong>in</strong>carichi, che si desiderava passassero<strong>in</strong> mano a persone più vic<strong>in</strong>e e qualificate dei movimenti politici.L'armistizio del1'8 settembre ripropose tutti i problemi, e si passò allaazione decisa.DEGANIIl prefetto si andò gradatamente adeguando alla mutata situazione politicae prese contatto con i rappresentanti dei partiti antifascisti con i qualipreventivamente si consultava per le nom<strong>in</strong>e nella r<strong>in</strong>novazione delle cariche.Per evitare la nom<strong>in</strong>a a Commissario dei lavoratori dell'<strong>in</strong>dustria di unapersona grata al Consiglio di Amm<strong>in</strong>istrazione delle O.M.'!. Reggiane, feci suggerire<strong>il</strong> mio nome e fui nom<strong>in</strong>ato dal prefetto <strong>il</strong> 20 agosto. La nom<strong>in</strong>a furatificata da Buozzi e da Roveda, commissari nazionali. Di questa mia <strong>in</strong>iziativapersonale, presa nella necessità immediata, diedi poi conto al Partito e fuapprovata. Vice-Commissario fu nom<strong>in</strong>ato Sante V<strong>in</strong>cenzi, una comunista digrande fede e umanità che aveva passati diversi anni della sua vita fra carceree conf<strong>in</strong>o, divenuto ufficiale di collegamento nella lotta partigiana ed arrestato,mentre entrava <strong>in</strong> Bologna con l'ord<strong>in</strong>e dell'<strong>in</strong>surrezione, selvaggiamentetorturato, mut<strong>il</strong>ato ed ucciso poche ore prima della Liberazione del1acittà. Pubblicai un manifesto di condanna del fascismo e, nello stesso testo,l'<strong>in</strong>vito agli operai ad eleggere democraticamente le Commissioni di fabbrica.Presi contatto con i consigli di Amm<strong>in</strong>istrazione delle offic<strong>in</strong>e locali perle elezioni delle Commissioni di fabbrica. Fac<strong>il</strong>i furono i contatti con la «Lombard<strong>in</strong>i», meno con <strong>il</strong> Consiglio delle «O .M.I. Reggiane» che frapponevaostacoli procedurali, ma tuttavia approvò <strong>il</strong> regolamento da me prima discussoe concretato con gli operai.Le elezioni per la commissione <strong>in</strong>terna di fabbrica delle «O.M"!' Reggiane»si erano svolte nella più assoluta regolarità e tranquiUità: i voti giacevanonelle urne quando, <strong>il</strong> giorno dopo, fu 1'8 settembre. Le schede furonodistrutte perché non cadessero <strong>in</strong> mani nemiche.GAMPIOiLILasciai Parigi ai primi di agosto e fui arrestato alla Frontiera. Tradottoalla prigione di Susa e trattenuto per una vent<strong>in</strong>a di giorni, arrivai a Reggio<strong>il</strong> 25 agosto 1943. La città era parzialmente occupata da truppe tedesche dislocateper la maggior parte nei pressi della stazione. Ebbi subito l'impressioneche pochi valutassero <strong>in</strong> quel momento la gravità della situazione che si andavadel<strong>in</strong>eando nel nostro Paese <strong>in</strong> conseguenza deIl'<strong>in</strong>vasione.Ebbi i primi contatti col mio partito - <strong>il</strong> P.C.I. - nella zona con Pao-


39lo Davoli, Aldo Magnani e Sante V<strong>in</strong>cenzi (<strong>il</strong> Davoli ed <strong>il</strong> Sante V<strong>in</strong>cenzi poiperdettero la vita durante la lotta), che <strong>in</strong> quel momento erano <strong>in</strong>caricati delladirezione del Partito nella nostra prov<strong>in</strong>cia. In una riunione che si svolse aS. Bartolomeo fui ragguagliato degli avvenimenti e designato a rappresentare<strong>il</strong> P.c.I. nel Comitato di <strong>in</strong>tesa patriottica che si era costituito ai primi diagosto fra le forze antifasciste.Per mezzo di V<strong>in</strong>cenzi presi contatti con l'avv. Pellizzi al quale comunicai<strong>il</strong> compito che mi era stato affidato ed ebbi con lui un ampio scambio diidee sulla situazione, che anch'egli considerava molto grave. Mi riferì che eraappena tomato da Roma e del disorientamento che regnava negli ambienti cheavrebbero dovuto dirigere e coord<strong>in</strong>are l'azione popolare <strong>in</strong> tùtto <strong>il</strong> Paese. E­spressi con lui l'op<strong>in</strong>ione che non sarebbe stato opportuno dire al Comitatotutto quello che aveva comunicato a me, perché una relazione del genere avrebbeprobab<strong>il</strong>mente scoraggiato i presenti, che <strong>in</strong>vece bisognava tenere legati per lelotte che probab<strong>il</strong>mente si sarebbero dovute affrontare.Ebbi del IPellizzi l'impressione che, pur non avendo dietro di sé unaforza organizzata, aveva una spiccata personalità, tale da poter essere ut<strong>il</strong>ese si ,fossero dovute adottare decisioni impegnative.Per suo tramite mi <strong>in</strong>contrai con Don Simonelli, che solo <strong>in</strong> quei giorniaveva assunto la rappresentanza dei gruppi cattolici. Padre Placido nello stessotempo si ritirava <strong>in</strong>vece dalla propria attività.La prima - ed ultima - riunione del Comitato alla quale partecipai fuquella tenutasi <strong>il</strong> 2 settembre nel convento dei Cappucc<strong>in</strong>i. Dei socialisti viera solo Mazz<strong>in</strong>i, per i cattolici Don Simonelli, per la s<strong>in</strong>istra democratica Pellizzied io per i comunisti. ;Padre Placido ci accolse ed ospitò; ma si ritrassesubito perché i suoi superiori così avevano disposto. Si parlò a lungo con preoc­CU!pazione del[a grave situazione e si decise di fare un passo ufficiale presso <strong>il</strong>Prefetto. Chiedemmo udienza a mezzo del rag. Boccardi, suo capo di gab<strong>in</strong>etto,e poiché era la prima volta che avevamo un contatto ufficiale con l'autoritàprefettizia, questi ci chiese l'elenco dei componenti, che gli fornimmo <strong>in</strong> unfoglietto datt<strong>il</strong>oscritto con l'<strong>in</strong>dicazione dei nomi, ma senza quella dei partitiche rappresentavano: essi erano Mazz<strong>in</strong>i, Montessori, Storchi, Don SimoneUi,Pellizzi e Campidli.n Prefetto ci ricevette <strong>il</strong> pomeriggio del 3. Eravamo presenti tutti. Fuuna lunga riunione nel corso della quale esprimemmo liberamente <strong>il</strong> nostro pensiero,le nostre preoccupazioni e le nostre richieste, le quali sostanzialmente eranodi mettere <strong>in</strong> azione tutti i mezzi, non escluso 10 sciopero, per fronteggiare itedeschi e per ridare tranqu<strong>il</strong>lità alla popolazione, nonché di far sapere al governoche i reggiani volevano la cessazione immediata della guerra. Il PrefettoVittad<strong>in</strong>i si mostrò molto comprensivo e altrettanto preoccupato; ma non nascoseche gli poteva fare ben poco di fronte alla preponderanza delle forzetedesche, alla mancanza di mezzi idonei per fronteggiarle ed alla assoluta assen-2'Ja di direttive da parte del governo. Promise tuttavia di fare del suo meglioper venire <strong>in</strong>contro alle nostre richieste. Fu un colloquio molto pacato e responsab<strong>il</strong>le,dal quale tuttavia uscimmo molto amareggiati.Il giorno dopo, <strong>il</strong> 4, arrivò a Reggio Att<strong>il</strong>io Gambia, da poco uscito dal


40carcere. Portò la notizia che <strong>il</strong> giorno prima era stato firmato l'armistizio e chese ne attendeva da un momento all'altro l'annuncio ufficiale. Ritenni opportunoportarlo da Pellizzi. Ed <strong>in</strong>fatti quello stesso matt<strong>in</strong>o Gombia ed io andammoa casa di questi <strong>in</strong> via T oschi ed ivi ci scambiammo le nostre idee <strong>in</strong>ord<strong>in</strong>e a ciò che sarebbe stato opportuno fare nel caso che all'annuncio dell'armistizioi tedeschi avessero occupato con la forza delle armi anche la nostracittà. Pellizzi ci comunicò che <strong>il</strong> giorno seguente doveva recarsi ad una riunionedel Partito d'Azione, al quale aveva frattanto aderito e che avrebbe poiriferito. Ma <strong>in</strong>tanto noi comunisti avevamo già deciso di farci <strong>in</strong>wiatori, <strong>in</strong>caso di lotta aperta coi tedeschi, della costituzione di un Comitato di .liberazionenazionale, appoggiandoci sul nucleo che già costituiva <strong>il</strong> Comitato di<strong>in</strong>tesa patriottica.Fu dunque da questo Organismo, un po' <strong>in</strong>forme e ancora <strong>in</strong>completo,che nacque <strong>il</strong> C.L.N. della nostra prov<strong>in</strong>cia, che poi condusse e diresse la lottaf<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e.PELLIZnILa partecipazione di Campioli e di don Simonelli al Comitato segnòsenza dubbio una accentuazione della sua capacità politica e della sua attività.Campioli recò l'apporto della 'sua esperienza politica, della sua volontà di azione,della sua capacità organizzativa e della conoscenza dei metodi di lotta clandest<strong>in</strong>acui aveva partecipato nella Francia occupata dai tedeschi. Don Simonellisostituì all'irruenza <strong>in</strong>comp05ta di Padre Placido, la consapevole responsab<strong>il</strong>itàdi rappresentare un movimento <strong>in</strong> formazione e ,la giovan<strong>il</strong>e decisione di lottarecon ogni mezzo <strong>in</strong> una situazione che si presentava ormai alla vig<strong>il</strong>ia di eventitragici. Entrambi univano doti esemplari di equ<strong>il</strong>ibrio.Come avevo detto a Campioli e Gombia, <strong>il</strong> 5 matt<strong>in</strong>a andai a Firenze.In casa di Carlo Fumo, figlio del prof. Fumo che aveva dovuto abbandonareReggio perché perseguitato dai fascisti f<strong>in</strong> dal 1922, ci trovammo <strong>in</strong> una vent<strong>in</strong>adi aderenti al partito d'Azione. La riunione avrebbe dovuto durare tre giorni;ma la situazione precipitava, e, dopo rapidi scambii di idee molti ,di noi tornammola sera ,stessa alle nostre sedi. C'erano \Parri, La Malfa, Pacchioni, Lussu,Lombardi, Calamandrei e tanti altri. Fu deciso che, <strong>in</strong> caso di lotta con i tedeschi,si costituissero subito i Comitati di Liberazione con la partecipazione ditutte le correnti antifasciste.Cçm questo viatico tornai a Reggio. Informai Campioli <strong>il</strong> 6 matt<strong>in</strong>a.Ed egli si compiaoque della decisione.Intanto improvvisamente Vittad<strong>in</strong>i era trasferito a Lecce e si <strong>in</strong>terrompevacosì una relazione che, secondo noi, avrebbe potuto dare dei frutti. Loavrebbe sostituito <strong>il</strong> dotto Gard<strong>in</strong>i, prefetto di Sondrio.Sapemmo alcune settimane dopo da'l rag. Boccardi che <strong>il</strong> Vittad<strong>in</strong>i, nellafretta della partenza (avvenuta <strong>il</strong> 9 settembre), aveva lasciato sul suo tavolol'elenco dei componenti del Comitato che gli aveva reso visita <strong>il</strong> 3 e che <strong>il</strong>


41foglietto era stato provvidamente distrutto dallo stesso Boccardi aff<strong>in</strong>ché noncadesse nelle mani dei tedeschi.Con questo episodio si concluse l'azione del Comitato di <strong>in</strong>tesa patriottica,la cui opera fu modesta e limitata come i tempi e le circostanze consentivano;ma fu egualmente assai ut<strong>il</strong>e - come ha accennato giustamente Campioli - perchéda essa sorse <strong>il</strong> ben più importante organismo unitario che assunse la dire­~ione e la responsab<strong>il</strong>ità della lotta di liberazione e che, con drammatiche edalterne vicende, la portò f<strong>in</strong>o alla vittoria.ROMBAIJDIQuesto primo convegno ha dunque chiarito le premesse della lotta di liberazioneche sarà argomento dei prossimi <strong>in</strong>contri.


43INCONTRO CON CROCEEra appena com<strong>in</strong>ciato <strong>il</strong> 1930. In campo nazionale, dim1nuito col passaredel tempo lo choc provocato dalla soppressione delle garanzie costituzionali,<strong>il</strong> Paese sembrava adeguarsi alle regole del nuovo regime Hberticida e autoritario<strong>in</strong>staurato dal fascismo. Le cosiddette elezioni del marzo 1929 - leprime svoltesi con la legge che istituiva <strong>il</strong> collegio unico nazionale e limitaval'esercizio del voto all'espressione di un si o di un no alla lista di candidatiapprovata dal Gran Consiglio del fascismo su proposta delle confederazioni fasciste- si erano svolte pacificamente. (1) La persona del Mussol<strong>in</strong>i da tre oquattro anni non era stata oggetto di attentati, mancati o addirittura soltantoallo stato di proposito, e le rappresaglie che eranosuccedue agli episodi del '25,del '26 e del '27 (arresti, bastonature, purghe, <strong>in</strong>vasioni e saccheggi di cooperative,di giornali antifascisti, di studii di professionisti) non avevano avutoragione di svolgersi nell'ultimo triennio: <strong>il</strong> che contribuiva a dare la sensazionedi una distensione nell'apparente ord<strong>in</strong>e basato sull'abolizione dei dirittidell'uomo (2).(1) Possono riuscire <strong>in</strong>teressanti alcuni dati sul «plebiscito» del 24 marzo 1929. In Italia, su 9.673.049iscritti, ben 8.519.559 votarono sì e solo 135.7.61 votarono no. In verità, <strong>in</strong> genere, si votò liberamente. Anch'iopotei adempiere al mio diritto segretamente, senza che si controllasse <strong>il</strong> voto. Avvertii soltanto, o credetti di avvertire,lo scambio di un sorris<strong>in</strong>o fra due membri del seggio: nient'altro. Vi furono <strong>in</strong>vece molte astensioni, oltre<strong>il</strong> 10% <strong>in</strong> Italia; a Reggio oltre <strong>il</strong> 13%. Nella nostra prov<strong>in</strong>cia i no furono 3.175 su 88.513 iscritti. La prov<strong>in</strong>ciaitaliana che votò <strong>il</strong> maggior numero di no fu quella di M<strong>il</strong>ano con una percentuale del 5,51%, subito segaita daquella dì Trento col 4.91% e da quella di Genova col 4.18%. Al 4° posto fu la prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia col3.59%, segaita da quella di Parma col 3.58%. In complesso si r<strong>il</strong>eva che nelle zone politicamente più maturesi ebbero le più alte percentuali di no, mentre <strong>in</strong> quelle economicamente e culturalmente più depresse la percentualedi no fu estremamente bassa o addrittura nulla: ad Enna, su 61.228 iscritti, vi fu un solo voto contrario;a Matera, su 31.938 iscritti, nessun no!(2) I cosidetti «attentati» al Mussol<strong>in</strong>i furono quattro:a) <strong>il</strong> primo ebbe luogo (anzi non ebbe luogo, perché fu un mancato attentato) <strong>il</strong> 4 novembre 1925. Fuideato da Tito Zaniboni, sembra (ma non è certo) d'accordo con la Massoneria cosidetta di palazzo Giust<strong>in</strong>iaoi,dal nome della sua sede romana. Lo Zaniboni aveva osservato che <strong>il</strong> Mussol<strong>in</strong>i, <strong>in</strong> occasione delle manifestazioniche spesso si preparavaoo sotto le f<strong>in</strong>estre di Palazzo Chigi ave aveva la sua residenza di ufficio, si affacciava spessoal balcone sito all'angolo di piazza Colonna col Corso. Dalle f<strong>in</strong>estre dell'albergo Dragoni, <strong>in</strong> largo Chigi, distanticirca 150 metri <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea d'aria, si potevano segaire bene le apparizioni del duce. Allora prese alloggio al Dragoni,si muni di un fuc<strong>il</strong>e ad alta precisione e ideò di sparare sul Mussol<strong>in</strong>i da una camera sita al 3° piano: avrebbeposato la canna del fuc<strong>il</strong>e su una stecca della persiana per non essere visto e per avere un appoggio nella mira. Maogni progetto venne sventato da una irruzione della Polizia, avvertita da una delle solite spie del regime, certoQuaglia.b) <strong>il</strong> secondo fu quello compiuto dalla <strong>in</strong>glese Violet Gisbon ed ebbe esecuzione <strong>il</strong> 7 apr<strong>il</strong>e 1926. Si <strong>in</strong>auguravaquel matt<strong>in</strong>o un Congresso <strong>in</strong>ternazionale di chirurgia e la seduta <strong>in</strong>augarale si era svolta <strong>in</strong> Campidogliocon la presenza del Mussol<strong>in</strong>i. All'uscita, l'anziana Violet sparò all'improvviso contro l'uomo un colpo di rivoltellache gli sfiorò <strong>il</strong> naso. Questa, con magnanimità regale, venne graziata e subito spedita <strong>in</strong> Gran Bretagna. Ma <strong>in</strong>quell'occasione Mussol<strong>in</strong>i pronunciò una delle sue frasi teatrali (<strong>in</strong> genere prese a prestito): «Se avanzo, segaitemi;se <strong>in</strong>dietreggio uecidetemi; se muoio, vendicatemi! », che poco dopo apparve scritta a caratteri cubitali sui maggioriedifici d'Italia, a Reggio <strong>in</strong> particolare.c) Il terzo attentato ebbe luogo 1'11 settembre 1926 e ne fu autore un anarchico della Garfagnana, <strong>il</strong> ventiseienneG<strong>in</strong>o Lucetti, <strong>il</strong> quale si recò appositamente a Roma e, mentre l'auto del Musssol<strong>in</strong>i transitava per lavia Nomentana provenendo da v<strong>il</strong>la Torlonia (ave ìl duce risiedeva con la famiglia), presso la Porta Pia lanciò una


44La situazione politica nella nostra prov<strong>in</strong>cia - dopo l'avventuroso imperodel prefetto fascista e squadrista fiorent<strong>in</strong>o D<strong>in</strong>o Perrone Compagni, cuiera succeduto da pochi giorni Luigi Miranda, funzionario <strong>in</strong>telligente e colto -risentiva di quella nazionale. La lotta fra le due fazioni fasciste locali che sicontendevano <strong>il</strong> potere - quella del Fabbrici e quella del Muzzar<strong>in</strong>i (3) -sembrava avviarsi a composizione con la recente nom<strong>in</strong>a di Franco Fontan<strong>il</strong>i asegretario federale (4). Le cosiddette elezioni avevano dato un vero plebiscitodi sì; pochissime cent<strong>in</strong>aia di no erano uscite dalle urne. Il regime, anche danoi, aveva dunque l'apparente ed <strong>il</strong>lusorio consenso popolare. La critka si disperdevanella mormorazione. Anche <strong>il</strong> Clero, appagato dalle recenti conquisteconcordatarie, aderiva - sia pure con qualche riserva - alla politica dell'uomo«mandato dalla Provvidenza », anche se seDpeggiavano i primi dissensi creatidall'attività dell''i\zione cattdlica. I partiti politici erano stati dissolti; gli uommlplU rappresentativi di essi e delle correnti antifasciste avevano dovutoscegliere fra la via dell' es<strong>il</strong>io o l'accettazione del nuovo regime o <strong>il</strong> rifugionella solitud<strong>in</strong>e, nel s<strong>il</strong>enzio e nella meditazione. lo fui ,fra questi ultimi. Soltanto<strong>il</strong> partito comunista, apparentemente disfatto, manteneva con accorta prudenzauna organizzazione di quadri, cospirativa, ma attiva ed efficiente.Ebbi occasione di conoscere .<strong>il</strong> Miranda (5) <strong>in</strong> casa di Pellegr<strong>in</strong>o Sforzabomba «Sipe» che urtò contro la carrozzeria della macch<strong>in</strong>a, rimbalzando e scoppiando a terra. Il Mussol<strong>in</strong>i nonfu neppure scalfito, mentre otto passanti vennero leggermente feriti.d) <strong>il</strong> quarto attentato fu quello compiuto a Bologna <strong>il</strong> 31 ottobre 1926. Ne fu <strong>in</strong>c01pato <strong>il</strong> qu<strong>in</strong>dicenneAnteo Zamboni, figlio del tipografo Mammolo Zamboni, che fu allora def<strong>in</strong>ito anarchico. Il povero Anteo vennecolpito da una pugnalata e poi venne pestato e ammazzato dalla folla feroce. La verità su questo episodio è rimastaoscura. Quest'ultimo attentato diede tuttavia l'occasione al grosso «giro di vite» che <strong>il</strong> Mussal<strong>in</strong>i da tempo anelavadi fare. I primi provvedimenti furono: lo scioglimento di tutti i partiti politici (tranne, naturalmente, quellofascista)' l'annullamento dei passaporti con l'Estero, l'istituzione del conf<strong>in</strong>o di polizia per reati politici, la costituzionedi una polizia politica (OVRA) e, sempre su proposta di Alfredo Rocco (testè commemorato alla presenzadel primo presidente della ,Corte di cassazione Tavolaro) la creazione del Tribunale speciale per la sicurezza dellostato e la comm<strong>in</strong>azione della pena di morte per i reati di <strong>in</strong>tenzione: come accadde qualche tempo dopo (i! 3febbraio 1931), quando furono arrestati l'anarchico Michele Schirru e Angelo Sbardellotto per avere pensato, dicopensato, di fare un attentato al duce: al che seguì la condanna alla fuc<strong>il</strong>azione, che fu eseguita!L'ultimo attentato (quello di Bologna) diede occasione al Mussol<strong>in</strong>i di telegrafare i! 2 novembre 1926 a LeandroArp<strong>in</strong>ati, federale di Bologna, la frase s<strong>in</strong>istramente presaga: «Nulla può accadermi prima che i! mio compito siaf<strong>in</strong>ito» (Corriere della Sera del 2-11-1926): i! compito f<strong>in</strong>ì <strong>in</strong> effetti ... <strong>il</strong> 25 apr<strong>il</strong>e 1945 e <strong>il</strong> 28 seguente gli «accadde»piazzale Loreto. Quella frase fece poi i! paio con l'altra con la quale si conclusero i Colloqui con Mussal<strong>in</strong>idi Emi! Ludwig (edit. Mondadori, 1932, pago 227): «Ognuno muore come deve morire ».I primi quattro attentati o pseudo attentati ebbero gravissime conseguenze <strong>in</strong> Italia. Nonostante gli ord<strong>in</strong>i« ufficiali» di non far luogo a rappresaglie, le violenze sulle persone e sulle cose assunsero aspetti paurosi e bestiali:bastonature a sangue, purghe con olio di ric<strong>in</strong>o, saccheggio di sedi di giornali, di cooperative, di studii professionali.A Reggio, varie sedi socialiste, la tipografia della Giustizia (settimanale), studìi di professionisti furonooggetto di violenze .. Il prof. Furno e l'avv. Giaroli dovettero emigrare, come avevano fatto Cam<strong>il</strong>lo Prampol<strong>in</strong>ì,Pietro Montas<strong>in</strong>i, Giovanni Zibordi, l'ex fascista Ottavio Corg<strong>in</strong>i e, fra gli operai, ricordo Cesare Campioli, AldoMagani, Alfeo Corassori. Ai professionisti si imputava genercamente l'appartenenza' o sospetta appartenenza allaMassoneria. A me fu prop<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> 13 settembre 1926 un buon bicchiere di olio di ric<strong>in</strong>o, rancido per giuta. Sidisse che ero aff<strong>il</strong>iato all'Associazione «Italia Libera» (primo nucleo di G. L.) e che pertanto la «lezione»avrebbe fatto bene. Furono due notissimi «squadristi» a compiere la valorosa impresa: non vale la pena di nom<strong>in</strong>arliperché la loro identità è nota a tutti, perché allora essi ne menarono vanto. .(3) La vicenda del dualismo Fabbrici-Muzzar<strong>in</strong>i nella prov<strong>in</strong>cia di Reggio meriterebbe di essere studiata afondo. Non fu soltanto la gara di due ambizioni per conseguire <strong>il</strong> dom<strong>in</strong>io politico della prov<strong>in</strong>cia; fu uno scontrodi due mentalità nell'ambito del sistema fascista. F<strong>in</strong>o a che la prefettura venne retta da funzionari di carriera,questi due modesti uom<strong>in</strong>i politici poterono svolgere, ciascuno a proprio modo, un'attività concorrenziale, <strong>il</strong>primo appoggiandosi sullo squadrismo della Bassa, <strong>il</strong> secndo cercando di conquistare posizioni <strong>in</strong> quel settore cheoggi si chiamerebbe di sottogovemo. Ad un dato momento (1927) venuto a reggere la prefettura <strong>il</strong> Perrone Compagnicon una somma di autorità che nessuno prima di lui. aveva mai avuto, la b<strong>il</strong>~mcia com<strong>in</strong>ciò a pendere a favore delMuzzar<strong>in</strong>i, tanto che verso la f<strong>in</strong>e del 1929 <strong>il</strong> Fabbrici, depuntato nel 1924 e r<strong>il</strong>etto col «plebiscito» del. marzo1929, con provvedimento pubblicato sul Foglio d'Ord<strong>in</strong>i del partito <strong>in</strong> data 15 dicembre venne sospeso- da ogniattività politica. Il che segnò l'<strong>in</strong>izio di un suo tramonto dalla vita politica locale.(4) Il Fontan<strong>il</strong>i era stato uno squadri sta ed era funzionario della Federazione prov<strong>in</strong>ciale di cui era segretario<strong>il</strong> Muzzar<strong>in</strong>i. Si può dire che fosse un suo uomo. Aveva scarsa cultura, ma era dotato di buon senso, cosicché resse. la carica per circa un anno f<strong>in</strong>o a che fu sostituito da Marcello Bofondi, uno squadrista romagnolo, poscia prefettodi Forlì.(5) Lugi Miranda - come è detto nel testo - era un funzionario molto <strong>in</strong>tellìgente che non dimenticava diessere anche un uomo di cultura e di mondo, venuto a maturità nell'ambiente s<strong>in</strong>istreggiante e neo-<strong>il</strong>lum<strong>in</strong>isticodella f<strong>in</strong>e del XIX secolo. Manteneva <strong>in</strong>tatto nel foro <strong>in</strong>teriore questo suo bagaglio culturale e ideologico; ma, perpoterlo conservare, doveva mostrarsi nel foro esterno quale fascista <strong>in</strong>transigente. Era questa una delle conseguenze


45e subito simpatizzammo, naturalmente con tutte le precauzioni e i riguardi cheegli doveva usare nei confronti di una persona come me, di cui erano note leidee politiche. Un giorno gli accennai che, non potendo occuparmi di politica,per dar sfogo al mio desiderio di «fare» avevo <strong>in</strong> animo di creare una rivistamens<strong>il</strong>e di carattere prov<strong>in</strong>ciale per dibattere pro'blemi locali e soprattutto argomentistorico-Ietterarii. Egli ne fu subito entusiasta, purché la cosa avvenissesenza che <strong>il</strong> mio nome apparisse. E giunse f<strong>in</strong>o a dire che egli stesso, con unopseudonimo, avrebbe collaborato; e mi consigliò di consultarmi (nientemeno!)con Benedetto Croce, al quale avrei potuto dire che lui stesso me lo avevasuggerito.Il disegno di pubblicare una rivista di carattere letterario era stato dame a ,lungo accarezzato, perché esso na.scondeva <strong>il</strong> proposito di contrabbandarviwnche idee politiche. Ne avevo parlato con Mons. Giovanni Saccani, con Ig<strong>in</strong>oBacchi e con Andrea Balletti (6); e tutti, pur essendo un po' scettIcI sullavitalità di un periodico anche di quei limiti ma che non avesse una chiara <strong>in</strong>tonazionefascista, mi <strong>in</strong>coraggiarono. Ma era diffic<strong>il</strong>e prendere contatto conquegli ambienti. Pensai allora che Antonio Fulloni (7), neoHta fascista e qu<strong>in</strong>difascistissimo, si sarebbe sentito solleticato nella sua ambizione se gliene avessiparlato; e cos1 feci. Non solo approvò, ma si assunse di parlarne col Fontan<strong>il</strong>i,di degradazione morale alle quali costr<strong>in</strong>geva <strong>il</strong> regime liberticida. Aveva pubblicato varii saggi, fra i quali unoedito nel 1921 dal Laterza nella celebre collana «Biblioteca di cultura moderna» col n. 103 e col titolo, divenutoper lui quanto mai compromettente, «Da Hegel a Croce». Quando ci <strong>in</strong>contrammo, ebbe una specie di coup defoudre di simpatia e vorrei dire di amicizia per me. Volle tivedermi subito e ho narrato nel testo ciò che gli dissie ciò che egli, con una ìmpulsività, direi <strong>in</strong>cosciente verso una persona che appena conosceva, mi suggerì (consultareCroce). Ma conviene, per rendersi conto di come si viveva a quei tempi, narrare un episodio che accaddequalche tempo dopo. Per l'estate egli aveva affittato sui colli di Alb<strong>in</strong>ea una v<strong>il</strong>la (già Mess<strong>in</strong>a ed ora Borell<strong>in</strong>i)e là talvolta andavo, quasi clandest<strong>in</strong>amente, a trascorrere la serata. Ed erano per me occasioni <strong>in</strong>teressanti perdiscutere e controllare le mie idee. Poi, se ci <strong>in</strong>contravamo <strong>in</strong> pubblico, i nostri rapporti tornavano ad essereglaciali. In occasione di un mio viaggio a Parigi con mia moglie, al ritorno fui convocato dal questore, <strong>il</strong> qualemi sottopose ad un <strong>in</strong>terrogatorio perché sosteneva che ero andato <strong>in</strong> Francia per allacciare rapporti con l'ambientedei fuorusciti (i nomi che mi vennero contestati furono quelli di Corg<strong>in</strong>i, di Berneri, di Montas<strong>in</strong>i e di Fac~ch<strong>in</strong>etti). Naturalmente smentii, senza tuttavia poter fornÌre una prova negativa, se non <strong>in</strong>dicando come testimonio<strong>il</strong> senatore Bongiovanni, che avevamo <strong>in</strong>contrato per caso al Savoy e col quale mi <strong>in</strong>trattenni assieme a mia moglieche ne era congiunta. Qualche giorno dopo mi chìamò <strong>il</strong> prefetto. Mi ricevette <strong>in</strong> presenza del suo carpo digab<strong>in</strong>etto e mi fece una scenataccia battendo i pugni sul tavolo e sbraitando come un facch<strong>in</strong>o col suo tipicoaccento napoletano. lo rimasi allibito e muto, perché ogni tentativo di difesa veniva subissato da pesanti e violenteaccuse. Poi mi congedò senza neppur salutarmi. Alla sera sua moglie telefonò alla mia <strong>in</strong>vitandoci ad Alb<strong>in</strong>ea.Andammo. Mi spiegò, con un c<strong>in</strong>Ìsmo <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e, la ragione di quella sfuriata fatta <strong>in</strong> presenza di un testimonio:da parte fascista era stata presentata una denuncia contro di me, perché si voleva ad ogni costo che io fossi deferitoalla commissione per <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>o di polizia. La risposta data dal questore dopo ìl mio <strong>in</strong>terrogatorio non era stataconsiderata soddisfacente, cosicché al prefetto si era mossa l'accusa di eccessiva tiepidezza verso di me, ed eglidoveva dimostrare <strong>il</strong> contrario; perciò, la scenata fatta <strong>in</strong> presenza del suo funzionario che, egli diceva, era unaspia della federazione fascista. E la cosa, per mia fortuna, f<strong>in</strong>i così.(6) Mons. Saccani era penitenziere nel Duomo e fu studioso attentissimo. Va ascritto a suo titolo l'averecollaborato Q diretto <strong>il</strong> riord<strong>in</strong>amento della biblioteca e dell'archivio vescov<strong>il</strong>i di Reggio. Pubblicò numerosi Saggie monografie di storia reggiana. Ig<strong>in</strong>o Bacchi fu uno degli uom<strong>in</strong>i che maggiormente <strong>il</strong>lustrarono Reggio a cavallodei secoli XIX e XX, sia nel campo della professione forense quale <strong>in</strong>signe civ<strong>il</strong>ista, sia nel settore politico edeconomico (fu s<strong>in</strong>daco di Reggio e poi presiedente della Deputazione prov<strong>in</strong>ciale e successivamente ebbe partedeterm<strong>in</strong>ante nella fondazione della Banca agricola commerciale di Reggio E.), sia come autore di numerose pubblicazionidi carattere storico, fra le quali acutissima e orig<strong>in</strong>ale quella su La gioventù di Antonio Panizzi (Ed.Anon. Poligrafica Em<strong>il</strong>iana, 1932). Inf<strong>in</strong>e Andrea Balletti, docente di economia politica, si dedicò a studii storicidi gran mole e con larga produzione. Sono da ricordare L'abate G. Ferrari Bon<strong>in</strong>i (Ed. S. Calder<strong>in</strong>i, 1886), GliEbrei e gli Estensi (pubblicato <strong>in</strong> Atti e Memorie della Deputazione di Reggio Em<strong>il</strong>ia, 1913, e poi edito dall'Anon.Poligrafica Em<strong>il</strong>iana) e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la Storia di Reggio Em<strong>il</strong>ia (Ed. L. Bonvic<strong>in</strong>i, 1925). Tutti tre, <strong>in</strong> forme e conideologie diverse, furono accaniti e <strong>in</strong>transigenti antifasciti.(7) Il Fulloni fu uomo <strong>in</strong>telligentissimo e colto, ma lavorò senza metodo, disord<strong>in</strong>atamente e sOj:>rattutto colsolo <strong>in</strong>tento di soddisfare la propria ambizione di prov<strong>in</strong>ciale. Peccato, perché avrebbe avuto numeri per affermars<strong>in</strong>el campo letterario. All'<strong>in</strong>izio, non era certo un fascista, anzi era un critico del regime; ma quando - dopol'assass<strong>in</strong>io di Giacomo Matteotti - i fascisti andarono alla ricerca di nuovi aderenti di qualche livello che su~turassero i gravi strappi che <strong>il</strong> loro tessuto politico aveva sofferto, subito accettò e divenne anzi un <strong>in</strong>transigen~tissimo m<strong>il</strong>itante e gerarca; e come tale, forse <strong>in</strong>consapevolmente, fece molto male. Sono sue alcune pubblicazionidi liriche di tipo gozzanluno e di novelle lievi e garbate, e varie monografie di storia reggiana, fra le quali <strong>il</strong>volume <strong>il</strong>lustrato su Reggio Em<strong>il</strong>ia, edito nella Collana diretta da Corrado Ricci dalle Arti Grafiche di Bergamo.Inoltre collaborò alla redazione dell'Enciclopedia Treccani per le voci riguardanti Reggio; <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e scrisse un volumetto,<strong>in</strong> collaborazione col conte Giuseppe Bor<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>titolato Figure e storfelle, edito dal Notati, <strong>in</strong>vero modestaconclusione della sua attività letteraria.


46che era <strong>in</strong> pectore segretario federale, per ottenerne <strong>il</strong> benestare, s'<strong>in</strong>tende senzamai accennare a me. E <strong>il</strong> benestare fu subito accordato. Mi assicurai la collaborazionedei tre uom<strong>in</strong>i sopranom<strong>in</strong>ati, che costituivano allora l'équipe reggianapiù qualificata nel settore culturale; e Fulloni scelse un certo Lodovico SUvani,che era giornalista e redattore capo del giornale Il solco fascista, per laresponsab<strong>il</strong>ità della rivista, restando <strong>in</strong>tesi che <strong>il</strong> nome del direttore non sarebbestato stampato, cosicché <strong>il</strong> pubblico avrebbe pensato al Fulloni, mentre <strong>in</strong> realtàero io, fra l'altro proprietario della testata e f<strong>in</strong>anziatore dell'impresa. Ed <strong>in</strong>questo senso col Fulloni ci scambiammo una lettera riservata, che conservo.Sostituito <strong>il</strong> Muzzar<strong>in</strong>i con <strong>il</strong> Fontan<strong>il</strong>i a1lla segreteria della federazionefascista (31 dicembre 1929), quando le cose sembravano ormai bene avviate,ci fu un'impennata di <strong>in</strong>transigenza: ,si pretendeva cioé che <strong>il</strong> nome del direttorefosse palese. Fulloni, un po' per gli impegni che aveva preso con me, unpo' per <strong>il</strong> timore di qualche complicazione, tergiversò. Ed allora si risolse conl'affidare al Sjllvani <strong>il</strong> titolo formale di direttore, ma con l'<strong>in</strong>tesa che egli avrebbericevuto tutto <strong>il</strong> materiale da Fulloni, <strong>il</strong> quale, ... sottobanco, lo avrebbeavuto da me. In sostanza <strong>il</strong> dom<strong>in</strong>us rimanevo io. Il S<strong>il</strong>vani accettò, accontentandosi.di un modesto compenso mens<strong>il</strong>e e non fece mai capricci: credo che, <strong>in</strong>verità, f<strong>in</strong> da allora sapesse benissimo la parte ch'io avevo nell'<strong>in</strong>iziativa. Naturalmente,per avere via libera, non mi opposi che <strong>il</strong> Fulloni nella Premessa dipresentazione della rivista mettesse un <strong>in</strong>ciso di stretta osservanza fascista: fu<strong>il</strong> pedaggio obbligatorio che avrebbe dovuto pagare chiunque avesse volutomettere <strong>in</strong> circolazione una pubblicazione. Ora si trattava di scegliere <strong>il</strong> nomedel periodico e di dargli l'<strong>in</strong>dirizzo che volevo io.Naturalmente <strong>il</strong> suggerimento del prefetto Miranda, di consultare Croce,fu subito da me realizzato. Ne parlai con l'amico carissimo Giulio Bergmann(8), un Hberale di idee avanzate che fu poi con me nel partito d'Azione. Sapevoche era <strong>in</strong> rapporti con Croce e che, col suo tramite, sarei riuscito adavere un colloquio. Pochi giorni dopo, mi scrisse - come eravamo rimasti<strong>in</strong>tesi - che <strong>il</strong> colloquio col «cliente» di Napoli era fissato: saremmo andatiassieme (conservo la cartol<strong>in</strong>a che reca <strong>il</strong> timbro postale del 22 gennaio 1930).Ci trovammo all' Albergo Moderno a Roma ed ebbi <strong>il</strong> piacere di ap-(8) Bergmann, dist<strong>in</strong>tissimo avvocato esercente a M<strong>il</strong>ano, assieme a Pivano di Alessandria, a Z<strong>in</strong>o di Genovae ad alcuni alrri, fu uno dei fondatori, nel 1918, dell' Assodazione Nazionale Combattenti. Presidente della federazioneprov<strong>in</strong>dale di M<strong>il</strong>ano della detta Assodazione (dal 1920 al 1925) <strong>in</strong> tale veste pattedpò al famoso Congressodi Assisi che ebbe luogo nel luglio del .1924. In questo si manifestarono due tendenze: una f<strong>il</strong>ofasdsta eduna antifascista. Era stato da poche settimane commesso <strong>il</strong> delitto Matteotti. La grande autorità morale dell'Associazionepronunciò <strong>in</strong> quell'occasione la esplicìta e solenne condanna del metodo e del regime fascista. La federazioneprov<strong>in</strong>dale dei combattenti di Reggio, che presiedevo, aderl all'aret<strong>in</strong>e del giorno che venne approvato agrande maggioranza, come aderirono Cuneo con Marcello Soleri, Alessandria con Livio Pivano, Palermo con FrancescoMusotto, Parma con Umberto Besegbi, Bergamo con Lnigi Bruni e Genova con Mario Z<strong>in</strong>o. Siamo superstitidi quella schiera Ettore Viola, Z<strong>in</strong>o, Pivano, Guatteri di Tor<strong>in</strong>o e pochi altri. La decisa posizione da me assuntaad Assisi e qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> campo nazionale e i passi da noi compiuti dopo <strong>il</strong> colloqnio che <strong>il</strong> Comitato centrale ebbecol Mussol<strong>in</strong>i a palazzo Chigi e l'udienza concessad dal Re a San Rossore ed <strong>il</strong> fiero atteggiamento antifascistadel giornale settimanale della federazione di Reggio (La Vittoria), che dirigevo, misero <strong>in</strong> moto verso i .miei amide me le prime violenze personali, f<strong>in</strong>o a che, nel febbraio 1925, con provvedimento prefettizio, la federazionevenne sdolta e ne fu nom<strong>in</strong>ato commissario straord<strong>in</strong>ario <strong>il</strong> col. Piero Casali. Poco tempo dopo, analogo provvedimentopoliziesco venne adottato dal Presidente del consiglio Mussol<strong>in</strong>i nei confronti del Comitato centrale dellaAssociazione, <strong>in</strong> luogo del quale fu nomi(lata una reggenza straord<strong>in</strong>aria con un triumvirato composto dai fasdstissimiAm<strong>il</strong>care Rossi, Lnigi Russo e Nicola Sansanelli, con pieni poteri. Da quel tempo l'Assodazione Combattenti,fiaccola di libertà e simbolo di sacrificio, assunse <strong>il</strong> ruolo di «spalla» o - meglio - di servo scioccodel fascismo (f<strong>in</strong>o al 25 luglio 1943). Qni a Reggio non fu da meno, tanto che <strong>il</strong> Casali - che era un galantuomoe un fascista di buona fede - appena se ne accorse, si dimise da commissario ed <strong>in</strong> suo luogo fu nom<strong>in</strong>ato l'on.Muzzar<strong>in</strong>i, dal quale <strong>il</strong> 30 luglio 1943 ebbi le consegne, riprendendo <strong>in</strong> veste di commissario le red<strong>in</strong>i della federazioneda cui era stato estromesso con la violenza e col sopruso didatta anni prima.


47prendere che a noi si sarebbe unito anche Marcello Soleri (9). Provavo unacerta emozione pensando a quel colloquio, non solo perché mi avrebbe dato lapossib<strong>il</strong>ità di conoscere uno degli uom<strong>in</strong>i contemporanei di più alta statura <strong>in</strong>tellettuale,ma anche per l'alone che lo circondava - specie dopo la pubblicazionedel famoso« manifesto» degli <strong>in</strong>tellettuali, da lui redatto - nel mondodell'antifascismo.Croce ci accolse nella sua abitazione, situata nel cuore della vecchia Napoli.Ci <strong>in</strong>trodusse una cameriera anziana dal grande grembiule bianco. Il f<strong>il</strong>osofostava <strong>in</strong> piedi, vic<strong>in</strong>o la f<strong>in</strong>estra, da cui si scorgeva un piccolo giard<strong>in</strong>o. Lastanza non era molto vasta; grandi scaffali pieni di libri, collocati <strong>in</strong> bell'ord<strong>in</strong>e,occupavano le pareti; <strong>in</strong> un angolo era un piccolo scrittoio da notaio diprov<strong>in</strong>cia e nell'angolo opposto troneggiava un ampio divano ricoperto dicuoio scuro. L'aspetto fisico dell'uomo era quello già noto dalle immag<strong>in</strong>i fotografiche;ma si accentuava, vedendolo di persona, quell'aria di piccolo borghesee paesana che ne caratterizzava 1'aspetto di onesto bottegaio. Solo la frontespaziosissima rompeva quell'equ<strong>il</strong>ibrio di mediocrità rivelando, con le profonderughe verticali, l'uomo dedito alla meditazione ed alle creazioni dello spirito.Volse lo sguardo su noi tre con una certa <strong>in</strong>differenza. Se un sentimentotraspariva, era quello di una benevola sopportazione. Ma, poiché la vocedi Bergmann gli aveva forse suscitato dei ricordi, <strong>il</strong> suo viso si <strong>il</strong>lum<strong>in</strong>ò <strong>in</strong> unabbozzo di sorriso e si udirono alcune parole di convenienza, pronunciate amezza voce e con marcata accenna meridionale.Ci fece sedere ,sul divano e lui si mise <strong>in</strong> una poltrona, a lato. Ebb<strong>il</strong>'impressione che noi fossimo tre studentelli liceali davanti al loro preside <strong>in</strong>attesa di una reprimenda, e mi trovai subito imbarazzato. Invece l'<strong>in</strong>iziativa deldiscorrere la prese lui e la situazione mutò perché egli parlava <strong>in</strong> un modofasc<strong>in</strong>oso. Diceva case comuni e banali, toccava argomenti superficiali, sullastagione, sul viaggio che avevamo fatto per venire «quaggiù» noi «piemontesi», sullo stato di abbandono delle vie di Napoli e <strong>in</strong> moda speciale di Spaccanapoli,e ancora altre cose prive di <strong>in</strong>teresse ma che, dette da lui, subitamentene acquistavano. Noi l'ascoltavamo <strong>in</strong>cantati come se, <strong>in</strong>vece di questiargomenti banali, egli discettasse di problemi di cultura o ci spiegasse «la logicacome scienza del concetto puro» ovvero «la dialettica dei dist<strong>in</strong>ti ».Poi, improvvisamente, attaccò l'argomento politico.Bisogna dire però che, da pr<strong>in</strong>cipio, non era l'uomo politico vera e proprioche parlava. Era semplicemente un uomo, un ribelle, un libera che si sentemettere le manette ai polsi, un nemica implacab<strong>il</strong>e del regime, per cui, accomunatida questi sentimenti, ci trovammo subito su un piano non solo di comprensione,ma direi come seduti ad una stessa mensa a mangiare cibi che eranograditi allo stessa moda ai nastri palati, pur così diversi... Espresse <strong>in</strong>tanto,così, come se appena sfiorasse l'argomenta e con un distacco da padre eterno,(9) Soleri m<strong>il</strong>itava f<strong>in</strong> dal 1912 (quando venne eletto, giovanissimo, s<strong>in</strong>daco di Cuneo) nella s<strong>in</strong>istra demo·cratica a fianco di Giolhti, di cui rimase sempre amico. Appena trentottenne fu sottosegretario agli approvvigionamentie poi m<strong>in</strong>istro delle F<strong>in</strong>anze e della Guerra, prima dell'avvento del fascismo. Al Congresso di Assisi presenetta posizione antifascista. Dopo <strong>il</strong> 25 aprUe 1945 fu m<strong>in</strong>istro del Tesoro nel govendo Parri f<strong>in</strong>o a che, nell'agosto1945, vene stroncato dalla morte mentre preparava la grande operazione di riassetto dell'esausto b<strong>il</strong>ancio delloStato. Gli succedette Federico Ricci.


48un giudizio sul Mussol<strong>in</strong>i, senza neppure mai nom<strong>in</strong>arlo ma chiamandolo sempre«quel manigoldo» o qualcosa di sim<strong>il</strong>e, e sul regime, def<strong>in</strong>endolo «qualcosadi commisto fra la sacrestia più <strong>in</strong>trigante e la corte più tirannica, nonquella borbonica, ché quella per grazia d'Iddio era un paradiso, ma una cortedel tipo russo del c<strong>in</strong>quecento, tipo Giovanni IV, per <strong>in</strong>tederci ». E concluse:«Capito? », con un <strong>in</strong>terrogativo che non ammetteva se non una rispostaaffermativa.Dopo una pausa, aggiunse che non andava più al Senato (


49Soleri, che lo aveva veduto molte altre volte <strong>in</strong> quel periodo, gli parlòdei suoi studii e lui stette ad ascoltare paziente. LPoi si voltò a me senza direnulla, ma con una espressione <strong>in</strong>terrogativa. Gli dissi che un gruppetto di reggianiaveva <strong>il</strong> proposito di pubblicare una rivista mens<strong>il</strong>e a carattere storicoletterario,ma con <strong>il</strong> segreto proposito di contrabbandare anche idee politichefrondiste.Ascoltò, quasi con compatimento. «Mo' voi che dite? Riviste ce n'èanche troppe - disse - E poi, che rivista volete fare senza la libertà? Comunque- tagliò corto - io non saprei darvi nessun consiglio ».Azzardai: «Come ho detto, la rivista è storico-letteraria nel frontespizio;ma vorremmo creare un centro per dibattere con la dovuta cautela anchealtri temi. Perciò ho chiesto di parlare con lei. Me ne ha dato suggerimentoanche <strong>il</strong> prefetto Luigi Miranda ... ». Al nome del suo antico discepolo, <strong>il</strong>Maestro levò gli occhi al cielo e disse: «Ma non è un prefetto fascista? ».. Risposi: «No, è un prefetto di carriera ed è antifascista, naturalmente con ogniprudenza. E' lui- che dice di chiedere a Lei una <strong>in</strong>dicazione sul titolo ... ».Inattesamente, come se fosse già pronto alla domanda, venne subito larisposta. Mi guardò bene <strong>in</strong> faccia; poi, alzando un po' la mano destra conl'<strong>in</strong>dice puntato verso un <strong>in</strong>visib<strong>il</strong>e bersaglio, sentenziò: «Il Segno ». E, colsolito tono, aggiunse: «Capito? poi mandatemi <strong>il</strong> primo numero ».Credemmo che, con questo, volesse congedarci e facemmo per alzarci.Ma con un gesto ci trattenne: «Che fretta - disse - mo' parliamo ».Venne la vecchia cameriera col caffé rituale.Allora com<strong>in</strong>ciò <strong>il</strong> colloquio, anzi <strong>il</strong> sol<strong>il</strong>oquio perché ogni <strong>in</strong>tervento,non dico mio, ma dei miei due ben più provveduti amici, veniva subito messo atacere o dall'atteggiamento scoraggiante del f<strong>il</strong>osofo o addirittura da una suasecca stroncatura.Prendendo lo spunto dal carattere «storico-letterario» che avremmo volutodare alla rivista, <strong>il</strong> Maestro entrò a spiegare - e spero che gli appunti,che presi subito dopo, rappresent<strong>in</strong>o <strong>il</strong> suo pensiero - come l'approfondimentodel concetto della storia porti alla confutazione implicita del materialismostorico. L'impostazione del discorso fu idealistica. E ad essa segul,quasi irridendo, un giudizio negativo su «coloro che fanno discendere la dottr<strong>in</strong>asocialistica dall'<strong>in</strong>segnamento di Hegel », affermando che «sl, c'è unacerta parentela fra idealismo assoluto e marxismo, ma si tratta di bastardi ». Equi, a me come ai miei amici, parve che questa fosse l'espressione di un distaccatodissenso dal Gent<strong>il</strong>e, dissenso sorto sul piano teoretico e <strong>in</strong> seguitoaccentuatosi per la posizione assunta dal f<strong>il</strong>osofo sic<strong>il</strong>iano nella m<strong>il</strong>izia politica,che lo aveva portato su rive nettamente opposte a quelle <strong>in</strong> cui stava Croce. Giàsembrò a questo punto che Don Benedetto volesse istituire un'analogia fra fascismoe marxismo, per quanto ne dist<strong>in</strong>guesse lo spirito, poiché questa analogia«deriva dalla concezione della funzione dello Stato di Hegel », assolutamente<strong>in</strong>accettab<strong>il</strong>e per chiunque abbia «della personalità umana un concettoveramente discendente da Kant ».Un discorso come questo naturalmente riusciva particolarmente graditoa Soleri e, secondo quanto mi disse subito dopo <strong>il</strong> colloquio, anche a Bergmann,


50sebbene con qualche riserva. Questi <strong>in</strong>f~tti aveva idee profondamente liberali;ma era altresì ansioso soprattutto di attuare un più giusto assetto sociale.Tuttavia <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo, dopo questi accenni teoretici, non dimenticò cheparlava con uom<strong>in</strong>i impreparati ad ascoltarlo e forse a capirlo appieno; ed alloraritornò a concetti più semplici e, direi, di politica pratica e cont<strong>in</strong>gente. Nonvedeva quando e come <strong>il</strong> regime fascista sareBbe cessato, perché ormai <strong>il</strong> Paesesi andava adagiando nella «sopportazione, che presto si cambia <strong>in</strong> adesione »,e perché l'apparente benessere economico, «la demagogia sociale o socialisticache colorisce tutti i discorsi di quel manigoldo» e <strong>il</strong> sistema corporativo <strong>in</strong> viadi <strong>in</strong>staurazione <strong>in</strong>dubbiamente costituivano tre grossi p<strong>il</strong>astri su cui poggiava<strong>il</strong> regime e che diffic<strong>il</strong>mente si sarebbero potuti distruggere. «Il quarto p<strong>il</strong>astrosu cui si regge <strong>il</strong> fascismo, disse Croce, è costituito dal regime di polizia,cioé, per <strong>in</strong>tenderci, dalla limitazione o <strong>in</strong> certi casi dall'abolizione dell'eserciziodella libertà ». Questo, aggiunse, ,è <strong>il</strong> p<strong>il</strong>astro più debole perché, se anche «<strong>il</strong>cosiddetto progresso della scienza e della tecnica» imporrà caute revisioni diconcetti che f<strong>in</strong>ora erano ritenuti permanentemente validi nel campo della speculazione,è <strong>in</strong>dubbio che l'uomo «aspira a forme di sempre più libero svolgimentodell'attività dello spirito ». Cosicché <strong>il</strong> primo dovere di ognuno che« <strong>in</strong>tenda la libertà» è quello non solo di «non lasciar spegnere quella fiamma,ma soprattutto di alimentarla cont<strong>in</strong>uamente ». E precisò testualmente: «avvalendosianche di coloro che, volendo realizzare una differente organizzazione economicadella società umana, non si preoccupano di difenderne i valori dellospirito, doé le libertà, che per noi sono fondamentali, e oggi sono avversari delfascismo non tanto perché quelle libertà ha abolito o limitato, ma perché loconsiderano una espressione della società capitalistica nella quale essi scorgono<strong>il</strong> vero nemico della condizione umana ». !L'allusione ci parve chiara - parlandonesubito dopo fra noi - o cosi noi la <strong>in</strong>tendemmo: avvalersi anche delleforze dei comunisti nella lotta contro <strong>il</strong> fascismo.Poi, dopo una pausa: «Non abbiate paura delle alleanze. Importante èche resti limpido lo spirito ».Quanto all'epoca <strong>in</strong> cui si sarebbero manifestate le condizioni per <strong>il</strong> crollo«<strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e », si limitò a dire: «Voi siete giovani: potete aspettare. La storiaha tanti esempi di lunghe attese e di rapide conclusioni ». Il «dopo» impegneràtutti per riportare a quello che ci hanno <strong>in</strong>segnato f<strong>in</strong>o a quando <strong>il</strong>D'Annunzio non venne a portare tanti elementi irrazionali a turbare la coscienzae lo spirito. «Ha fatto più male quell'uomo di quanto non ne faccia<strong>il</strong> suo allievo ed ora padrone ».Poi ritornò alla f<strong>il</strong>osofia e, accennando a Bertrando Spaventa ed alledifferenze che lo dividevano dal suo «predecessore» .( usò proprio questa parola), disse che <strong>il</strong> problema sommo e quasi unico per quegli consisteva nel rapportofra l'essere e <strong>il</strong> conoscere, «cioé quello della trascendenza e dell'immanenza», mentre egli, dopo aver v<strong>in</strong>to «le remore sentimentali» del distacco dallareligione, si era risolto per una sorta di «immanentismo» non <strong>in</strong>teressandosiche al mondo <strong>in</strong> cui viveva. Richiamandosi poi - almeno così ci parve -alla sua nota polemica col Gent<strong>il</strong>e (peraltro mai nom<strong>in</strong>ato), affermò che «<strong>il</strong>mondo <strong>in</strong> cui viviamo» recava comunque lieviti morali superiori alla pura


51forza - di cui <strong>il</strong> fascismo era espressione <strong>in</strong> base ai quali questo dovevaessere condannato da ogni uomo degno di questo nome. Ma, accennando allaesperienza successiva alla perdita della libertà, ci lasciò perplessi se nel «dopo»bisognasse, secondo lui, riportarsi o no alle condizioni politiche prefasciste. Eradunque un conservatore o un progressista? Diffic<strong>il</strong>e rispondere a questa domanda,<strong>in</strong>terpretando soltanto le cose che ci aveva detto <strong>in</strong> quel colloquio, senzatener conto cioé dell'immensa produzione storico-f<strong>il</strong>osofica con la quale giunse,con cont<strong>in</strong>ue critiche di se stesso, agli ultimi anni.Il colloquio stava per f<strong>in</strong>ire. Ci chiese sorridendo se ci eravamo anno-­iati. Era fresco e riposato, dopo quasi due ore di sol<strong>il</strong>oquio, come all'<strong>in</strong>iziodell'<strong>in</strong>contro.Si alzò. Ci furono ancora frasi convenzionali e, nell'<strong>in</strong>dicarci la porta, rivolgendosia me, ripeté: «Il Segno ».Non ci accompagnò. Non si mosse. Noi ci precipitammo da Caflisch asegnare qualche prudente appunto.La rivista <strong>in</strong>iziò le pubblicazioni alla f<strong>in</strong>e di febbraio del 1930 col titolo<strong>in</strong>dicato da Benedetto Croce e <strong>il</strong> primo <strong>fascicolo</strong> recò i numeri 1 e 2 (gennaioe febbraio 1930); ma visse soltanto un anno.I primi accenni, cauti1s:simi, a fatti politici o sociali ne ~mpedirono lacont<strong>in</strong>uazione. Un traf<strong>il</strong>etto <strong>in</strong>titolato «!L'ora del tè », scritto da me e firmatocon un pseudonimo, e poi una recensione da me fatta e pubblicata con la sigla«V.P.» di un Saggio dello Zibordi su


54occuparmi dell'organizzazione di un partito di cattolici, per <strong>il</strong> momento autonomo da sim<strong>il</strong>i<strong>in</strong>iziative sorte <strong>in</strong> altre parti d'TtaHa. Si tratta di costitu1re per <strong>il</strong> momento un CentroStudi Sociale.()risdano. Accetto l'<strong>in</strong>vito.l° agosto 1943: prendiamo atto dell'ord<strong>in</strong>e di Badoglio che proibisce riunioni politichee .predisponiamo <strong>in</strong> casa Codazzi (a porta S. Stefano) <strong>il</strong> p1ano oJ)ganizzativo delCentlro. Si fissano i nomi degli amici per costituire un Comitato Direttivo.4 ago,to 1943: sempre <strong>in</strong> cas'a Codazzi aHe ore 14, si riuniscono oltre al Codazzi eal sottoscritto, l'ono Manenti (ex popo~are), <strong>il</strong> prot. Marconi, <strong>il</strong> prof. Giuseppe Dossetti,Don SimonelH, l'<strong>in</strong>g. Toniolo (ora Provveditore al Porto di Venezia), l'Agronomo Farioli,Casoni e Righi di Poviglio, <strong>il</strong> prof. BaJ)chi (che farà parte poi del CiL.N. cittad<strong>in</strong>o),Benatti di Guastalla, Galli di Castelnuovomonti, Paterhni e ScaltTiti di Correggio e qualchealtro. Nel dibattito Dossetti sottol<strong>in</strong>ea l'esigenza che non venga costituito un partito dicattolici, ma che i cattolici abbiano la poss,ib<strong>il</strong>ità <strong>in</strong> quanto cittad<strong>in</strong>i di entrare e di assumereresponsab<strong>il</strong>ità <strong>in</strong> partti politici democraticJ. Questa tesi viene resp<strong>in</strong>ta da Marconi,Manenti e Codazzi. Alla f<strong>in</strong>e comunque tutti accettano di fondare i,l Centro e di seguiretramite questo, con la mass,ima attenzione, gli sv<strong>il</strong>uppi della situazione ancora molto oscura.Viene eletto presidente <strong>il</strong> Codazzi, Don Simonelli v~ene designato raappresenrontepresso la commissione di consultazione dei movimenti politici reggiani, iJ prof. Dossettiviene <strong>in</strong>caJ)icato di .prendere contatti con gruppi e movimenti poHtici cattolici <strong>in</strong> altrezone del Nord, <strong>il</strong> prof. Marconi di promuovere una rete organizzat1va <strong>in</strong> monmgna. IJsottosoritto viene <strong>in</strong>caricato della segreteria generaLe del Centro e dei rapporti con le Ol1ganizzazionigiovan<strong>il</strong>i cattooLiche. La riunione term<strong>in</strong>a alle ore 18.5 agosto 1943: presentato da un membro del Comitato Direttivo l'<strong>in</strong>g. DomenicoPiani (che col nome di battaglia Fontana sarà uno dei responsab<strong>il</strong>i del Comitato M<strong>il</strong>itaredel CLoN. e sarà <strong>il</strong> primo segretario prov<strong>in</strong>ciale della D.C. reggiana do:po la Liberazione)acoetta l'<strong>in</strong>cadco di occuparsi del movimento oper,aio olJganizzato dal Centro.Dal 6 all'11 agosto 1943: cont<strong>in</strong>ui colloqui di membri del Comhato con v'ari amicidella periferia per predisporre una rete comunale e zonale del Centro.11 agosto 1943: seconda riunione plenaria del Comitato Direttivo del Centro. Siprepana una circolare da diramare a tutta la rete comunale e zonale già <strong>in</strong> fase di coostituzioneper precisare la portata del movimento. 11 prof. Dossetti r.iferisce sui contatti avuticon altri gruppi di cattolici a M<strong>il</strong>ano e nelle prcw<strong>in</strong>ce vic<strong>in</strong>e. Si rende nota l'offerta d<strong>il</strong>ire c<strong>in</strong>quecento di un anonimo. Fm tutti i presenti si mccoglie una somma che vieneodi6erta, per suggerimento di Dossetti, al Piccolo Cottolengo di Castelnuovomonti.Dal 12 al 20 agosto 1943: si giunge a completare <strong>il</strong> quadro organizzativo del CentroStudi nell'<strong>in</strong>tera prov<strong>in</strong>cia (,ad eccezione di RoLo, Reggiolo, Luzzara) con elementiquasi tutti provenienti dalle f<strong>il</strong>e dell' Azione Cattolica ed ex Popolari. Si gettano le basiper creare un movimento giovan<strong>il</strong>e che dovrebbe avere come organo Tempo Nostro. Intantoad opera del Codazzi, di GiolJgio NizzoH e di Fmncesco PaterJ<strong>in</strong>i (ora domicHiati aRoma) si ricostituisce a Reggio _presso l'Istituto Artigianelli <strong>il</strong> gruppo degli esploratori c-attoHei(dopo 1'8 settembre <strong>il</strong> materiale ver-rà consellVato <strong>in</strong> un ripostiglio nella mia abitazionedi via Campan<strong>in</strong>i 1) .22 agosto 1943: per la terza voolta si riunisce <strong>in</strong> seduta plenaria <strong>il</strong> Comitato Direttivo.Si discute sull'organizZiazione di un movimento femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e. Si da mandato al presidentedi <strong>in</strong>vitare a f,ar parte del Comitato la prof.ssa L<strong>in</strong>a Cecch<strong>in</strong>i e Don Cocconcelli.Si discute sui necess,ari (i pareri sono divisi) contatti con ~a Democrazia Cristiana aRoma. Viene fissato un viaggio a Roma per i primi di settembre di alcuni membri delComitato. Qualcuno non Msconde perplessità sul ritorno aHa scena polLtica di De Gasperi.25 agosto 1943: <strong>il</strong> prof. GiolJgio La Pira tiene una riunione allangata degli amicidel Centro Studi presso <strong>il</strong> Convento deHa Ghiara per l'o~pitalità di Padre Zamboni. Ildiscorso di La Pira e la successiva discussione è <strong>in</strong>centrato sulle prospettive politiche deicattolici italiani nell"attuale momento. Qualche mese prima per <strong>in</strong>vito di Dossetti avevootganizzato sempre nel Convento Servita un'aLtra riunione con la partecipazione del prof.Giuseppe Lazzati dell'Università Cattolioa suEa costruzione di un nuovo Stato dopo ndis'astro fascista.Nel periodo 1942-43 si erano svolte presso la B~bHoteca Capitolare una serie di


55lezioni suNa sociologia di Toniolo ad opera del nipate <strong>in</strong>g. A,lberto e a cura - se nan erro- del Movimento Laureati di Azione Cattolica.E' pure di quel cempo una serie di <strong>in</strong>contri promossi da Mons. Leone Tondelli,Arciprete della Cattedrale e <strong>in</strong>signe studioso, per gli <strong>in</strong>tellettuali cattolici e sopmttuttoper gJi universitari, con testimoni come Don Mazzolari, Parroco di Bozzolo.Dal 26 al 31 agosto 1943: si prendono contatti con esponenti del mondo cattolico(laici e sacerdoti) della prov<strong>in</strong>cia (Azione Cattolica, Gioventù Cattolica, FUCI, ConferenzaUniversitaria della S. V<strong>in</strong>cenzo, ex dirigenti di Casse Rurali e di cooperative, s<strong>in</strong>dacalisticattolici come Per,v<strong>il</strong>E, giornaListi cattolici).i3 settembre 1943: quarta riunione del Comitato Direttivo del Centro. Don Simonelliriferisce sui contatti avuti con altri movimenti politici. Si discute sulla necessità di unpiano di emergenza da attuare nel momento <strong>in</strong> aui si concluderà l'aIJeanza con i tedeschi.Si spera <strong>in</strong> rapidi sbaJ)chi alleati. Il prof. Dossetci mantenga i contatti per non travarciimpreparati ad un probab11e cambiamento di situazione.Dal 4 all'8 settembre 1943: parteci'Po - anche per conto del Centro - ad un<strong>in</strong>contro promasso da amici dirigenti nazionali della G:oventù di A.C. <strong>in</strong> una zona dell'altoFiemonte per predisparre la più vasta pass~b<strong>il</strong>e partecipazione dei giovani cattolicialla vita politica del Paese. Si prevede un certo periodo di clandest<strong>in</strong>ità e farse anche didura lotta a causa deJr.atteggiamento nazista. Ricordo fra i presenti Don Coiazzi, r<strong>il</strong> praf.Carretto (ora Piccolo Fracello di Charles de Faucauld). La sera dell'8 seuembre apprendiamO'dalla radia la dichiamzione di armistizio. Abbiamo tutti la 'sensazione che stiaper aver <strong>in</strong>izio un bagno di sangue. Se ben ricmdo l'attuale Arcivescovo di Tor<strong>in</strong>o Mons.Pellegr<strong>in</strong>o, diede <strong>in</strong>izio subito, dapo la comunicamone radia ad un Ro&ario meditato suiMisteri dolorosi. Mi venne affidato <strong>il</strong> quarto mistero: <strong>il</strong> mistero del viaggio dei deportati,delle Fosse Ardeat<strong>in</strong>e, dei Fratelli Cevvri, di Don Pasqu<strong>in</strong>o e di tanti miei amici!9 settembre 1943: a Pollone per la cortesia di Don Coiazzi (hiografo, dell'universitarioPiergiorgio Frassati) sono ricevuto <strong>in</strong> casa del Senatore Frassati. Inizio <strong>il</strong> viaggio diritorno a Reggio cont<strong>in</strong>uamente ostacolato dai posti di blocco tedeschi e dai rastrellamenti.Devo percorrere varJe tappe a piedi con una v,al1gia zeppa di stampa sulla costituzione<strong>in</strong> Italia di un mov1mento politico demooratico di cattolici. A Piaoenza vengobloocato da una pattuglia tedesca, riesco comunque a gettare la valigia nel Po (unacopia di ciascun esemplare lo avevo accuratamente nascosta nella fodera degli abiti) . Una<strong>in</strong>cursione aerea mi permette con altri giavani rastrellati di fuggire dalla vig<strong>il</strong>anza tedescaRientro a Reggio dopo quat1'rO giarni di viflggio.14 settembre 1943: tutni i documenti del Centro StUdi vengono bruciati <strong>in</strong> casaCodazzi mentre gli elenchi vengono consegnati da me all'<strong>in</strong>g. Plani. Il Codazzi quale Comandantedi piazza era già stato arrestato dai tedeschi e verrà deportato <strong>in</strong> Germania. Lasua abitazione era guardata a Vlista da un gruppo di soldati tedeschi. Il oomplto di distrugger'ei documenti della nostra otganizzazione venne espletato da Alessandra Codazzi (oraresponsaJb<strong>il</strong>e nazionale CISL) e da me.28 settembre 1943: prima riunione del C.L.N. prov<strong>in</strong>ciale nella cananica di SanFrancesco. Vi partecipano <strong>il</strong> prof. Marconi e Don Simonelli. Don Cacooncelli verrà nom<strong>in</strong>atocassiere.Nei mesi successivi i vara. grU!ppi del Centro S.tudi daranno uom<strong>in</strong>i per la costituzionedei ComitatJ di Liberazione e per predisporre la pa:rtecipazione di giovaru cattolic<strong>in</strong>elle squadre armate nella pianura e <strong>in</strong> città e nell'azione <strong>in</strong> montagna (dove si giungeràpoi alla costituzione delle Fiamme Verdi). Nel 1944 e nel 1945 U'soiranno le «lettereai fuc<strong>in</strong>i» (ora raccolte presso la Brblioteca Municipa:le) per la direziane di Mons.Tondelli, men1're iO' neli'ottobre 1943 assumevo l'dncarico di reggere la presidenza dellaFUCI e di. predisparre aiuti per i giovani cattolioi universita'ri e diplomati rientrati onasoost:Ì dopo 1'8 settembre. Diversi saranno gli atteggiamenti del gruppo dirigente dell'AzioneGattolica reggiana <strong>in</strong> merito alla partecipazione dei cattolici aUa lotta armata, ancheper oerte <strong>in</strong>dicazioni dell'allora Direttore Generale dell'A.C.I. MO'ns. ColLi (attuale Arcivesoovodi Pa:vma). L'aHeggiamento del compianto Mons. Tondelli sa:rà per la partecipa­'


56V<strong>in</strong>cenzo de Paoli, avra 1n1Z10 una «scuola media unka» ( un -primo obbligato esperimento)per tutti d ragazzi &follati nella zona. Verrà :<strong>in</strong>titolata al S. Cuore.Questa <strong>in</strong>iziativa, che si concluderà con la l1berazione, sarà ut<strong>il</strong>e perché -permetteràlibertà di movimenti a resisten1Ji come <strong>il</strong> Fontanesi Amos ,(Athos), dirigente del Frontedella Gioventù, e Angiol<strong>in</strong>o Marconi, del CL.N. di Piev'e Modolet1a. Credo che i documet1tidd questo esperimento scolastico nel periodo resistenziale si trov<strong>in</strong>o negli archividel Provveditorato agli srudi.C'è ancora molto da slcoprire attorno a questo tormentato periodo. Maoccorreranno ancora altri anni prima che sia' poss~b<strong>il</strong>e gettare uno ,sguardo <strong>in</strong> variepistolari e <strong>in</strong> allChivi personali, più che <strong>in</strong> archivi di organizzazioni, -come <strong>in</strong> parteha fatto nel 'suo studio sull"Azione Cattolica reggiana, <strong>il</strong> Barchi.CORR*OO CORGHIL'estensore di questa «Nota» è stato presidente diocesano della Gioventù masch<strong>il</strong>e di Azione Cattolicadal 1941 al febbraio 1943 e dal giugno 1945 all'apr<strong>il</strong>e 1946 (N.d.R.).


57« TEMPO NOSTRO»UN'INTERESSANTE TESTIMONIANZADI GIOVANI CATTOLICICi sembra opportuno far conoscere, quale modesto contributo per unaobiettiva valutazione di quanto i cattolici (1) reggiani fecero per una trasformazionedella società e per un miglioramento delle coscienze, la pubblicazione«Tempo Nostro », che uscì nel luglio 1943.Durante <strong>il</strong> fascismo, <strong>in</strong> alcuni sacerdoti e laici non si era spenta l'opposizionealla dittatura, anche dopo gli accordi del settembre 1931, stipulati dopole gravi lotte tra la Gioventù d'~zione Cattolica e <strong>il</strong> Fascismo, (2) opposizionenascosta nelle coscienze, negli studi, nella quotidiana attività di lavoro, partecipataa pochi <strong>in</strong>timi, ma che <strong>in</strong> qualche caso era anche sfociata <strong>in</strong> attipubblici. (3)Dal 1938, con la approvazione delle leggi razziali, lo stato d'animo antifascistaaumentò e gli anni della guerra portarono, sia attraverso gli importantidocumenti pontifici che venivano via via pubblicati sia attraverso una maggioremeditazione sulla realtà politica e sociale del tempo, a rivedere quanto si erafatto <strong>in</strong> passato, a pensare <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i più profondi e vitali, non conformisti,diversi. Quest'opera fu condotta da sacerdoti, quali Mons. Leone Tondelli, DonDomenico Alboni, Don Angelo Cocconcelli e altri, e da laici che accanto aloro vivevano e a loro si ispiravano, soprattutto nella feconda vita delle associazionicattoliche e particolarmente <strong>in</strong> quelle della P.U.c.I. ('Federazione UniversitariaCattolica Italiana), della Gioventù Masch<strong>il</strong>e di Azione Cattolica e delSegretariato Laureati.E' <strong>in</strong> quest'atmosfera di r<strong>in</strong>novamento che nasce l'idea di una pubblicazionenuova, reggiana, aderente al mondo giovan<strong>il</strong>e, ai suoi problemi. Non puòesser certamente una pubblicazione antifascista <strong>in</strong> senso stretto, perché nonpotrebbe vedere la luce; d'altro canto essa nasce per un'esigenza <strong>in</strong>terioredi un gruppo di giovani (4) che prendono sempre più coscienza del tempo <strong>in</strong>(1) Il term<strong>in</strong>e « cattolici» non è usato nel suo significato più vasto ma <strong>in</strong> quello di cattolici iscritti nellediverse associazioni di Azione Cattolica o a gruppi gravitani <strong>in</strong>torno ad esse.(2) Cfr. G. Dalla Torre - Azione Cattolica e Fascismo - A.V.S. - Roma, 1964.(3) Si veda, per <strong>il</strong> comportamento dell'Azione Cattolica e dei cattolici reggiani durante <strong>il</strong> fascismo l'operaE. Barchi - La nostra battaglia - AGE - Reggio E., 1959.(4) Già a Reggio si era verificato un fatto sim<strong>il</strong>e nel 1942 con l'uscita di un ciclost<strong>il</strong>ato, « Temperamento »,che si occupava soprattutto di letteratura e arte, a cura di un gruppo di giovani tra i quali erano Vittorio Cavie-


58cui vivono e che vogliono dire le parole eterne del Vangelo <strong>in</strong> un l<strong>in</strong>guaggionuovo, adatto ai tempi.L'<strong>in</strong>iziatore è Corrado Carghi, che <strong>in</strong> una lettera del 14 giugno 1943 (5)<strong>in</strong>dirizzata all'Assistente della F.D.C.I. (che era allora Mons. L. Tondelli), alPresidente della Gioventù Italiana d'Azione Cattolica (Univ. Alberto Peruzzi) eagli amICI espone l'idea e fissa i punti fondamentali per realizzarla.Si considera dapprima che non basta la pubblicazione ufficiaie (6), mache occorre «anche una attiva collaborazione e responsab<strong>il</strong>ità collettiva »; ognistudente, <strong>in</strong>fatti, deve comprendere e vivere <strong>il</strong> suo apostolato d'ambiente. Sidice, <strong>in</strong>oltre, che «tra i compagni di studio c'è troppa <strong>in</strong>differenza e <strong>in</strong>comprensioneper <strong>il</strong> tempo nostro e c'tè un'<strong>in</strong>sana valutazione del nostro io ».Si rende pertanto necessaria la «preparazione e diffusione di una rivista(!?) ,( 7) nostra fra tutti gli universitari della città ». Si propone qu<strong>in</strong>diche la pubblicazione, autonoma, sia appoggiata contemporaneamente dalla F.V.C.!. e dalla Presidenza Diocesana della Gioventù Masch<strong>il</strong>e d'Azione Cattolica;che gli articoli port<strong>in</strong>o tutti uno pseudonimo e la testata sia «Tempo nostro ».La diffusione dovrà esser fatta tra gli universitari cattolici, iscritti o no allaF.V.C.I., i quali sono pure chiamati ad «un'attiva collaborazione »; «apprezzatissimadovrà essere la collaborazione degli universitari cattolici alle armi, aiquali gratuitamente dovrà esser spedito "Tempo nostro" ». Ogni numero dovrebbeessere impostato su un solo problema; si userà <strong>il</strong> ciclost<strong>il</strong>e, mentre lacopert<strong>in</strong>a sarà a stampa; si suggerisce la costituzione di una redazione che dovràsenz'altro comprendere l'Assistente della F.V.C.I. e <strong>il</strong> Presidente Diocesano dellaGioventù di Azione Cattolica.La lettera term<strong>in</strong>a con la richiesta di una risposta entro la settimana.Si acclude <strong>in</strong>oltre <strong>il</strong> primo articolo «che potrebbe presentare, senza <strong>in</strong>convenienti», «Tempo nostro ».«Senza <strong>in</strong>convenienti »: non era certo fac<strong>il</strong>e trattare pubblicamente igravi problemi dell'ora secondo idee personali.Gli scambi di vedute tra <strong>il</strong> Carghi e gli amici portano ad una riunione,che si svolge <strong>il</strong> giorno 26 giugno, non nella sede di associazioni ma <strong>in</strong> casa diAlberto Peruzzi, riunione che getta le basi della rivista, accogliendo sostanzialmentei punti espressi nella lettera citata.Da brevi appunti su quella riunione, si nota un richiamo alle responsab<strong>il</strong>itàdei giovani, notevole anche se si hanno meno di vent'anni, alla «serietàcristiana, umana », agli «operai, che aspettano molto da noi ».Il 30 giugno <strong>il</strong> Carghi, <strong>in</strong> una nuova lettera <strong>in</strong>viata agli «amici collaboratoridi Tempo nostro» s<strong>in</strong>tetizza quanto tè stato discusso e stab<strong>il</strong>ito nellariunione del giorno 26. La rivista uscirà a quaderni, contenenti scritti su unproblema centrale; <strong>il</strong> problema del primo numero sarà proprio <strong>il</strong> tempo che sista vivendo, esam<strong>in</strong>ato sotto gli aspetti della verità, dello studio, dell'apostolato,della società, dell'orientamento e della vocazione, della morale, dell'arte; ognichioni e Romolo Valli. Cfr. G. Degani· Sugli Appenn<strong>in</strong>i nevica - Tip. Ed. Libertas - Reggio E. 1948, pago 47.Nessun numero di Temperamento è conservato nelle biblioteche della città.(5) Conservata da chi scrive, <strong>in</strong>sieme al datt<strong>il</strong>oscritto dell'articolo di fondo e ad altri appunti del tempo.(6) La pubblicazione ufficiale era «Azione fuc<strong>in</strong>a ».(7) I punti esclamativo e <strong>in</strong>terrogativo sono nel testo. Il term<strong>in</strong>e «rivista» appariva <strong>in</strong>fatti un po' ambizioso.


collaboratore sceglierà uno degli argomenti e lo svolgerà secondo la condizionedei suoi studi e delle sue attività nell'Azione Cattolica e nella società.Il primo numero dovrà uscire <strong>il</strong> 25 luglio. La Direzione della nVlsta vieneassunta dal Segretariato della F.D.C.T., mentre la commissione di revisionedegli articoli sarà composta dall'Assistente e vice·Assistente della F.V.C.I., dalPresidente Diocesano della Gioventù Masch<strong>il</strong>e di Azione Cattolica, dal Reggentedella F.D.C.I. e <strong>in</strong>oltre da Don G<strong>in</strong>o Gori, dalla proff.ssa L<strong>in</strong>a Cecch<strong>in</strong>i edal prof. Valent<strong>in</strong>o Mar<strong>in</strong>i. La redazione viene assunta dal dotto Arberto Altanacon la collaborazione di Gianni Morselli, di Eugenio Salvarani, di Bruno eOsvaldo Piacent<strong>in</strong>i e di chi scrive. Amm<strong>in</strong>istratore G<strong>in</strong>o Zatelli.La lettera term<strong>in</strong>a con <strong>il</strong> proposito di offrire una Messa mens<strong>il</strong>e e laComunione per questo apostolato e con l'<strong>in</strong>vocazione «adveniat regnum tuum ».In nota, oltre l'<strong>in</strong>vito a cercare collaboratori, si dice: «Per affrontare<strong>il</strong> primo "urto" f<strong>in</strong>anziario ogni collaboratore, compresa la direzione, si impegnaa versare all'amm<strong>in</strong>istratore L. 15 (quale m<strong>in</strong>imo ... s'<strong>in</strong>tende!) ».«Tempo nostro» (8) vede la luce sotto forma di un <strong>fascicolo</strong> ciclost<strong>il</strong>ato,con copert<strong>in</strong>a a stampa, che reca una semplice slanciata croce, la testatae la data giugno - luglio 1943. Le pag<strong>in</strong>e sono 19 più una non numerata,la prima.Ne esce un solo numero: gli avvenimenti che seguirono impedirono lacont<strong>in</strong>uazione, tanto più che diversi collaboratori entrarono attivamente nel movimentodi liberazione. In un certo senso non morì, i quanto uscirono <strong>in</strong>seguito, per i Fuc<strong>in</strong>i, le «Lettere fuc<strong>in</strong>e », di cui si potrà eventualmente scrivere<strong>in</strong> altra occasione.Nessuno degli amici <strong>in</strong>terpellati ricorda con esattezza la data di uscita,ma certamente uscì dopo <strong>il</strong> 25 luglio.Ci sembra di poter affermare ciò per due motivi:1) anzitutto <strong>il</strong> « 1943 » non è seguito dal «XXI »;2) l'articolo di fondo doveva eSlsere «Tempo nostro», ohe <strong>in</strong>fatti èciclost<strong>il</strong>ato nella pag<strong>in</strong>a che reca <strong>il</strong> numero 1, mentre <strong>il</strong> primo articolo, stampatosu pag<strong>in</strong>a senza numerazione, è <strong>in</strong>titolato «Viva l'Italia ». Come si ricorderà,la rivista doveva uscire <strong>il</strong> 25 luglio; anche ammesso che <strong>in</strong> tale giornofosse pronta, si credette bene <strong>in</strong>tegrarla con un articolo che portasse un'ecodegli avvenimenti decisivi che si erano verificati.Si dà qui di seguito un riassunto, con qualche citazione, degli articoli,<strong>in</strong> modo da offrire una discreta conoscenza del contenuto della rivista.L'articolo di fondo è <strong>in</strong>titolato «Viva l'Italia ». Inizia con queste frasi:«La storia della Patria nostra è ad una svolta <strong>in</strong>tensa e drammatica. Azioni ereazioni si collegano. Passato e presente formano un groviglio <strong>in</strong> cui arduasarebbe la mente umana se volesse ora districare le responsab<strong>il</strong>ità (9). Qual èla causa di tutto ciò? E' una domanda, questa, che ogni uomo, perché peccatore,dovrebbe porsi e quasi sentirsi pesare addosso come una responsab<strong>il</strong>ità.59(8) Due copie di «Tempo nostro» sono conservate nella Biblioteca Municipale. (Mise. Regg. 250/6). Fuciclost<strong>il</strong>ato presso l'Associazione Giovan<strong>il</strong>e della Parrocchia di S. Stefano.(9) La frase suona esattamente cosl. Probab<strong>il</strong>mente <strong>il</strong> datt<strong>il</strong>ografo deformò <strong>il</strong> testo, che potrebbe esser corretto<strong>in</strong>: «Passato e persente formano un groviglio <strong>in</strong> cui arduo sarebbe, per la mente umana 1 volere ora districarele responsab<strong>il</strong>ità ».


60Ogni uomo ha collaborato ad <strong>in</strong>nalzare la supremazia, stoltissima, di una cosiddettaverità del tutto umana e v<strong>in</strong>colata gli <strong>in</strong>teressi dell'attimo e alle affocatebeghe delle passioni sulla Verità div<strong>in</strong>a. Il primato dello spirituale èstato <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>ato ».L'articolo prosegue ricordando che <strong>il</strong> rimorso per ciò che non si fececi deve sp<strong>in</strong>gere verso una nuova vita, animata dall'amore e dall'apprezzamentodei valori spirituali. Si chiude <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e con queste parole: «Le nostre coscienzegiovan<strong>il</strong>i sentono l'imperativo del tempo, trasaliscono all'appello di queste certezzeeterne e implorano nel sacrificio la benedizione di Dio sull'Italia ».La pag<strong>in</strong>a porta <strong>in</strong> basso a destra <strong>il</strong> tricolore; due mesi dopo lo stessotricolore sarà segnato sui fogli clandest<strong>in</strong>i diffusi <strong>in</strong> città.In «Tempo nostro» che, come abbiamo ricordato, è l'articolo di presentazionedella rivista, anche se passa <strong>in</strong> seconda pag<strong>in</strong>a per la caduta delfascismo, andus (10) afferma· la necessità di amare <strong>il</strong> tempo <strong>in</strong> cui si sta vivendo,carico di trasformazioni decisive.«Il tempo nostro è <strong>il</strong> tempo <strong>in</strong> Cul viviamo, con le sue caratteristichesociali e <strong>in</strong>dividuali, tecniche e culturali, tempo attuale generato dai tempiprossimi e remoti, ma con una fisionomia <strong>in</strong>confondib<strong>il</strong>e, ricca di problemi che <strong>il</strong>passato non conobbe e che spetta a noi, generazione d'oggi, risolvere ».Occorre qu<strong>in</strong>di impegnarsi, donarsi sempre plU per <strong>il</strong> bene della Patriaedegli <strong>in</strong>dividui. «Il nostro tempo deve essere amato così come Dioce lo presenta ».«E' l'erpice della Provvidenza - disse un giorno un amico - chepassa sul mondo perché i valori positivi del secolo possano attecchire ». -Mentre c'è chi combatte al fronte, deve essere massimo l'impegno dichi studia. «E' <strong>in</strong>dubbio, - term<strong>in</strong>a l'articolo - che questa guerra lasceràun segno <strong>in</strong>cancellab<strong>il</strong>e nelle anime dei giovani d'oggi. Una grande operazionespirituale è <strong>in</strong> atto. Occorre essere degni del momento di fronte a Dio e difronte alla Patria ».L'articolo «Veritas» di catholicus, essenzialmente religioso, ribadisce lanecessità di credere <strong>in</strong> una verità oggettiva, che si identifica col Dio della Bibbia.In «Non credere è colpa? » si dice che, anche se la verità è unica, la<strong>in</strong>timità della coscienza può esser giudicata solo da Dio.In «Crisi e responsab<strong>il</strong>ità» a. a. (11) afferma che della guerra siamotutti, più o meno, responsab<strong>il</strong>i, perché siamo ben lontani dal vivere <strong>in</strong>tegralmente<strong>il</strong> messaggio cristiano.Particolarmente <strong>in</strong>teressante «Vangelo e riforme sociali» di glossatore.~< Mai come oggi si è tanto parlato di riforme sociali, della necessitàdi tendere sempre più, anche se non sarà mai possib<strong>il</strong>e l'aggiungerla completamente,verso l'uguaglianza economica degli uom<strong>in</strong>i. lo credo che la riforma,se vorrà essere reale e non fittizia, dovrà essere preceduta da una riforma «<strong>in</strong><strong>in</strong>teriore hom<strong>in</strong>e ». E di questa poco si parla, forse perché costa fatica. Se siconv<strong>in</strong>ceranno tutti i s<strong>in</strong>goli uom<strong>in</strong>i che la vera salvezza sta nel Vangelo, nella(lO) Andus è pseudonimo di Corrado Carghi. Per alcuni pseudonimi è stato possih<strong>il</strong>e <strong>in</strong>dicare <strong>il</strong> nome corrispondente,per altri no. Gli pseudonimi com<strong>in</strong>ciano tutti con lettera m<strong>in</strong>uscola. Qualche articolo non è firmato.(11) a.a. è Alherto Altana, che si laureò <strong>in</strong> legge ma si fece poi sacerdote.


61sua legge d'amore e di povertà, le riforme sociali verranno a sanzionare unostato di fatto <strong>in</strong> pratica gIà esistente, non si imporranno ad una massa di egoistidesiderosi di eluderlo <strong>in</strong> ogni modo ».L'articolo prosegue ricordando che <strong>il</strong> concetto di giustizia (che puòportare al «summum jus summa <strong>in</strong>iuria») è superato dal concetto dell'amore,che deve regnare tra gli uom<strong>in</strong>i, mentre l'egoismo, <strong>il</strong> male peggiore, deve essereschiacciato. Qu<strong>in</strong>di occorre realizzare i «p<strong>il</strong>astri» fondamentali del Vangelo:«distacco del cuore dalle cose proprie, benevolenza verso i fratelli ». Se ciòavvenisse, avremmo un mondo <strong>in</strong> cui nessuno cercherebbe di opprimere <strong>il</strong> fratello,né politicamente né <strong>in</strong> alcun altro modo ».E si ricordano parole fondamentali di Cristo: «Non accumulate tesorisulla terra» e anche « 'Vendi quello che hai e dallo ai poveri».Questo è <strong>il</strong> punto che molti cosiddetti cristiani f<strong>in</strong>gono di non vederenel Vangelo, cercando di smussarne le angolosità con artificiose <strong>in</strong>terpretazioni.Eppure questo è <strong>il</strong> pr<strong>in</strong>cipio base del Vangelo applicato nelle sue logicheconseguenze ».«Utopia! si obietterà. Ammetto f<strong>in</strong>o ad un certo punto: sarà utopiapretendere che tutti gli uom<strong>in</strong>i lo mettano <strong>in</strong> pratica, per cui è ovvio che cisaranno sempre quelli che dovranno essere obbligati ad adattarsi coercitivamenteall'uguaglianza umana per mezzo di leggi sociali. Ma non posso credereché sia utopia <strong>il</strong> pretendere <strong>il</strong> distacco dalle ricchezze da noi che ci diciamocristiani. Come potrà Cristo sopportare che nelle case dei cristiani ci sianotante cose <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>i, mentre ci sono tanti fratelli, che noi chiamiamo plebe, masono Cristo, che soffrono la fame? Come potrà Cristo sopportare che tanti cosiddetticristiani si content<strong>in</strong>o di dare ogni tanto m<strong>il</strong>le lire <strong>in</strong> beneficenza enulla più, cioé <strong>il</strong> superfluo e nulla più, senza che questa elemos<strong>in</strong>a costituiscamenomamente una DIMINUZIONE DEtI.lLA LORO R:IOCHEZZA (<strong>in</strong> maiuscolonel testo). Universitari cattolici! Prendiamo dunque, <strong>in</strong> nome di Cristo edel suo Vangelo, un impegno sacro e solenne: <strong>il</strong> giorno <strong>in</strong> cui saremo padri difamiglia o comunque usciremo dalla casa paterna e saremo liberi di disporredelle nostre cose, ci sbarazzeremo delle cose <strong>in</strong>ut<strong>il</strong>i e cercheremo di rendercidegni del nostro nome di cristiani vivendo <strong>il</strong> Vangelo nella sua <strong>in</strong>tegrità e senplicità,nell'amore dis<strong>in</strong>teressato ».«Purtroppo anche tra quelli che dovrebbero esserci d'esempio ve ne sonoalcuni che amano la propria pancia. Accanto a questi però stanno tanti sacerdoti,um<strong>il</strong>i e sconosciuti, che dedicano la propria vita ai fratelli nella più completapovertà. Esempio lum<strong>in</strong>oso, tra gli altri, <strong>il</strong> compianto parroco di Castellarano.Da essi, che sono le nostre guide <strong>in</strong> Cristo, prendiamo esempio. Noi losappiamo, Gesù l'ha predetto: <strong>il</strong> mondo ci dirà pazzi.«Pazzi di una pazzia che ha nome amore, che se applicata dalla liberavolontà degli uom<strong>in</strong>i, porterebbe alla scomparsa delle guerre dalla faccia dellaterra ».«Oriens ex alto» di senior tratta <strong>il</strong> problema della vocazione, soffermandosi<strong>in</strong> particolare sul matrimonio.«Ragazzi del mio tempo» di don Sergio (12) mette <strong>in</strong> luce la ne-(12) Don Sergio è l'oggi Mons, Sergio Pignedoli, vescovo <strong>in</strong> terre lontane per importanti <strong>in</strong>carichi. Recentementesi è recato, <strong>in</strong>viato da Paolo VI, nel Viet Nam del Sud.


cessità che adulti e giovani si conoscano meglio, si comprendano e qu<strong>in</strong>di siam<strong>in</strong>o di più.«Le strade» di c.g. (13) esam<strong>in</strong>a <strong>il</strong> problema della professione, chedeve essere scelta tenendo conto delle attitud<strong>in</strong>i personali, per <strong>il</strong> bene del s<strong>in</strong>goloma anche della <strong>in</strong>tera società.« Attivismo» di pauper (14) espone l'esperienza di vita comunitaria,sociale, di una classe di scuola elementare.«De <strong>in</strong>telligentia» di fuc<strong>in</strong>o è una garbata polemica, anche ironica,con un amico che non reputa <strong>in</strong>telligenti i cattolici.Significativo <strong>il</strong> «Glossario» dell'ultima pag<strong>in</strong>aGerarchia spirituale - borghese, povero, artista, santo.Accidia - <strong>in</strong>contrare un povero, aVere l'ispirazione di portado a mangiare allanostra tavola e pensare: lo farò domani.Giustizia - tre sono le giustizie: la mia, la tua e la giustizia.«Acqua viva» di romanus è l'articolo di chiusura.«Noi giovani non amiamo piangere sulla tristezza del tempo nostroperché preferiamo fare da forti la strada anziché perdere tempo ed estasiarci<strong>in</strong>nanzi a quello che altri hanno fatto prima di noi ma non possiamo dimenticarela tristezza e la gravità dell'ora che volge. E <strong>il</strong> nostro desiderio di amaree di ascoltare Pietro si r<strong>in</strong>forza e acuisce. Nel sorgere dell'ord<strong>in</strong>e nuovo crediamofermamente che Egli avrà per noi la parola che segnerà alle nostre animegiovan<strong>il</strong>i la via da seguire ».Egli ha sofferto con noi, per tutti coloro che soffrono, i caduti,prigionieri.«Ascoltiamo e amiamo Pietro e nella tremenda solitud<strong>in</strong>e di essere <strong>il</strong>primo senta Egli, lo possiamo dire perché Egli lo ha detto, l'appoggio d'avercivic<strong>in</strong>i. Come a Lui scenderà anche su noi universitari la luce che Dio glicomparte e sarà compiuta la preghiera del Cristo «Vt omnes unum s<strong>in</strong>t, sicutEgo <strong>in</strong> Te et Tu <strong>in</strong> Me ».Dopo la presentazione degli articoli, rapida ma sufficiente, è necessariotrarre alcune conclusioni.Anzitutto è bene chiarire un punto: <strong>in</strong> queste pag<strong>in</strong>e non sono statitoccati argomenti schiettamente politici. Ciò era del resto <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e e per itempi - teniamo presente che gli articoli furono preparati prima del 25 luglio- e perché di politica <strong>in</strong> senso stretto, cont<strong>in</strong>gente, era bene non farneessendo la rivista pubblicata a cura della F.V.C.I., cioé di un ramo dell'AzioneCattolica che, per le sue f<strong>in</strong>alità e per gli accordi del 2 settembre 1931, nonpoteva svolgere attività politica, mentre poteva studiare e divulgare soltanto ipr<strong>in</strong>cipi fondamentali di esse secondo la visione cristiana della vita.Che però i collaboratori sentissero vivamente i problemi del loro tempoe ne vedessero una soluzione diversa da quella realizzata e prospettata f<strong>in</strong>o adallora, ci sembra evidente: <strong>in</strong> un articolo si parla espressamente di «ord<strong>in</strong>enuovo ».Che occorresse molta cautela nella stampa è tra l'altro dimostrato da(13) c. g. è Carlo Galeotti.(14) Pauper è Corrado Carghi.


63quell'espressione «senza <strong>in</strong>convenienti» che accompagna <strong>il</strong> datt<strong>il</strong>oscritto dell'articolodi fondo <strong>in</strong>viato ai collaboratori: non era fac<strong>il</strong>e dire pubblicamentecose nuove senza urtare i fascisti.L'<strong>in</strong>iziativa, dunque, è di un gruppo di giovani, i quali avvertono cheun nuovo mondo sta nascendo e sentono che ne debbono essere i costruttori.Ma occorre naturalmente ricordare che questi giovani si sono formati e siformano nelle f<strong>il</strong>e dell'Azione· Cattolica, animati da uom<strong>in</strong>i come Mons. Tondelli,Don Simonelli, don Cocconcelli e altri che uniscono ad una profondavita cristiana una chiara visione della realtà sociale e del nuovo camm<strong>in</strong>o cheoccorre compiere. (15)Aspetto non secondario è che questa <strong>in</strong>iziativa giovan<strong>il</strong>e, pur appoggiandosialla F.V.C.I. (ciò poteva anche costituire un aiuto <strong>in</strong> caso di contrasti colregime) si autof<strong>in</strong>anzia. I collaboratori sono <strong>in</strong>vitati a sborsare come m<strong>in</strong>imoL. 15: <strong>il</strong> che non era poco allora, per degli universitari, che tra l'altro provenivano<strong>in</strong> gran parte da famiglie modeste: <strong>in</strong>fatti qualcuno si manteneva neglistudii col suo lavoro.Se la fede religiosa e l'amor di patria, non di partito, risultano <strong>in</strong> diversepag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>sc<strong>in</strong>dib<strong>il</strong>mente uniti, la caratteristica fondamentale è <strong>il</strong> radicalismo, laposizione profondamente evangelica, quasi utopistica (la parola «utopia» risuonadiverse volte negli articoli).Più che a temi teologici, gli articolisti si richiamano a quella che è l'essenzapiù profonda e umana del messaggio cristiano, e cioé all'amore del prossimo,al superamento dell'egoismo, così presente <strong>in</strong> tutti, anche fra coloro chesi dicono cristiani. In diversi articoli sono presenti questi richiami, sia che si Iparli della vocazione matrimoniale, della professione, della scuola, della questionesociale. Non mancano critiche ai sacerdoti che non sanno essere d'esempio,come non mancano critiche ai ricchi che credono di essere a posto donando m<strong>il</strong>lelire (e si noti che m<strong>il</strong>le lire del 1943 non erano una somma da poco: equivalevanoad un buon stipendio).L'argomentazione è condotta prevalentemente su un piano di riforma<strong>in</strong>teriore, di esempio, di testimonianza, di rapporti personali con i poveri: lacritica è più rivolta agli uom<strong>in</strong>i che alle strutture.Al c<strong>in</strong>ematografo e a certe pubblicazioni viene data un'importanza maggioredi quanto <strong>in</strong> realtà non avessero nella decadenza del costume morale; sisente <strong>in</strong> certi momenti soprattutto lo spirito di difesa, la testimonianza dellospirito cristiano <strong>in</strong> netta opposizione allo spirito del mondo, anche se non mancala comprensione, <strong>il</strong> dialogo con chi non crede.La guerra viene vista em<strong>in</strong>entemente da un punto di vista religioso, comefrutto del peccato dei s<strong>in</strong>goli, non mettendo <strong>in</strong> luce le altre cause fondamentalidi carattere economico e sociale.(15) La loro azione non era limitata alle riunioni di Azione Cattolica. C'era chi <strong>in</strong>segnava nella scuola statalee poteva svolgere, con la necessaria <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e pnldenza, un'azione non conformista. Chi scrive ricorda che DonSimonelli, che <strong>in</strong>segnò storia per qualche tempo all'Istituto Magistrale Statale, consigliò molto tempo prima dellacaduta del fascismo la lettura del libro di ;. Huiznga «La crisi della civ<strong>il</strong>tà », pubblicato da E<strong>in</strong>audi. Naturalmenteci fu chi l'acquistò e lo lesse. E' chiaro che questo consiglio aveva <strong>in</strong>dubbiamente un carattere non conformista,stimolante verso nuove visioni della realtà.Bisogna <strong>in</strong>oltre aggiungere che ormai si stavano tessendo segretamente gli <strong>in</strong>contri a carattere politico aiquali anche diversi sacerdoti non erano estranei.


64Manca una visione complessa, completa, della realtà, una visione storicistica.Ciò era <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>e sia per la giovane età dei collaboratori sia per i lorostudi e la loro stessa formazione umana, che avvenne più nel seno delle associazionicattoliche che nella scuola statale, <strong>in</strong>evitab<strong>il</strong>mente troppo fascista, anchese tra gli <strong>in</strong>segnanti non mancavano i non conformisti.Bisogna <strong>in</strong>fatti tener presente che l'Azione Cattolica fu l'unica associazionenon fascista che potesse cont<strong>in</strong>uare a vivere autonomamente. Essa sv<strong>il</strong>uppòsoprattutto i temi <strong>in</strong>teriori, di dom<strong>in</strong>io di sè, di formazione di una personalitàcristiana, di donazione, più e soprattutto ad un livello personale chesociale, perché quest'ultimo era praticamente monopolio del regime. (16 JIn quel tempo fiorirono particolarmente le Conferenze di S. V<strong>in</strong>cenzo(17) e molti dei collaboratori di «Tempo nostro» vi appartenevano. Era, lavita di questi giovani, una vita non conformista sotto molti aspetti, perché<strong>in</strong>tensa, preoccupata dei problemi morali e tesa verso la donazione, <strong>il</strong> servizio,che solo <strong>in</strong> forma religiosa e caritativa - non certo politica - poteva trovaresbocco.«Tempo nostro» fu, per citare le parole del suo fondatore, «un tentativodi <strong>in</strong>teressere un dialogo tra noi per vederci chiaro. Un dialogo <strong>in</strong>genuo,faticoso» perché troppo a lungo si era vissuti <strong>in</strong> un regime senza libertà ed<strong>il</strong> cattolicesimo italiano ne aveva risentito, nelle sue strutture, nei suoi uom<strong>in</strong>i,nella sua stessa vita religiosa.Non era fac<strong>il</strong>e, qu<strong>in</strong>di, questo tentativo, questo dialogo per vederci chiaro:certo i collaboratori vi portarono la loro <strong>in</strong>esperienza, i loro sogni giovan<strong>il</strong>i,<strong>il</strong> loro primo affacciarsi al mondo dello studio e del lavoro, ma anche <strong>il</strong>loro entusiasmo, la s<strong>in</strong>cerità, la disponib<strong>il</strong>ità, <strong>il</strong> senso della testimonianza, la lorofede <strong>in</strong> un domani migliore.Che questo spirito, cambiati i tempi, portasse ad un <strong>in</strong>serimento socialee politico <strong>in</strong>tenso, lo dimostrò <strong>il</strong> fatto che diversi di questi giovani parteciparonoalla lotta di liberazione ( qualcuno subendo carcere e torture) epoi, a Liberazione avvenuta, alla vita sociale e politica della nuova Italia cercando,divenuti più maturi, di non tradire le speranze della giov<strong>in</strong>ezza, madi <strong>in</strong>carnarle nella quotidiana fatica.CA:RLO GALEOTTI(16) Gli accordi del l settembre 1931 (pubblicati nel val. cito Dalla Torre: «Azione Cattolica e fascismo»)vietano alle Associazioni Cattoliche perf<strong>in</strong>o lo svolgimento di «qualsiasi attività di tipo atletico e sportivo ».(17) Le conferenze di S. V<strong>in</strong>cenzo furono fondate nel 1833 dal francese Antonio Ozanam (1813-1853) professoreuniversitario alla Sorbona, e si estesero rapidamente <strong>in</strong> Francia e nel mondo. Il loro <strong>in</strong>tento fu ed è diaiutare i poveri con spirito profondamente cristiano. Gli aderenti si riuniscono per preghiere e meditazioneevangeliche e per far le loro offerte; essi stessi visitano le famiglie bisognose.


Le premesse storiche della lotta di LiberazioneIl saggio di CUt tntztamo la pubblicazione può sembrare che esulidai limiti entro i quali sono rivolti gli studi di questa Rivista. I n realtàesso, partendo dalle orig<strong>in</strong>i, <strong>in</strong>dividua e sv<strong>il</strong>uppa - secondo l'<strong>in</strong>terpretazionemarxistica che ne dà l'A. - una delle componenti storiche cheavrebbe determ<strong>in</strong>ato la partecipazione contad<strong>in</strong>a alla Resistenza nellaprov<strong>in</strong>cia di Reggio. Perciò abbiamo ritenuto di pubblicarlo, quale contributoallo studio di quel periodo.IL MOVIMENTO OPERAIO E CONTADINO NEL REGGIANOChe cosa è la storia della classe proletaria se non la storia delle lotteper la propria liberazione dal capitalismo?L'abbozzo storico che ho tracciato è <strong>il</strong> tentativo di raccontare, crtttcamente,la storia di questa lotta nella prov<strong>in</strong>cia di Reggio nell'Em<strong>il</strong>ia, dal formarsidi un proletariato agricolo ed operaio all'8 settembre 1943, dqta dell'<strong>in</strong>iziodella partecipazione volontaria ad una guerra nazionale popolare deicontad<strong>in</strong>i e degli operai alla lotta armata contro <strong>il</strong> capitalismo nella sua formapiù esasperata e feroce, <strong>il</strong> fascismo alleato al nazismo.La mancanza o per lo meno la scarsezza di monografie, di saggi e distudi su quest' argomento, ha reso diffic<strong>il</strong>e e lacunoso questo abbozzo che talvoltapresenta s<strong>in</strong>tesi troppo rapide ed anche non sempre documentate, talvoltasi diffonde nel riportare esclusivamente notizie e fatti.Come metodologia ho tenuto separate due storie: quella del movimentooperaio e contad<strong>in</strong>o e quella del partito socialista <strong>in</strong> cui gli operai e contad<strong>in</strong>isi organizzano ponendo la loro candidatura alla conquista del potere politicocon <strong>il</strong> programma di riord<strong>in</strong>are l'economia sulla base della proprietà collettivadegli strumenti di produzione e di abolire le classi sociali.Da ciò due trattazioni separate che riguardano la prima, le masse proletariecome formazione spontanea, la seconda i partiti di massa come formaorganizzata.Alcune direttrici dell' abbozzo storico sono state dedotte da Gastone Manacorda.Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. 1853-1892.Roma - Edizioni R<strong>in</strong>ascita, 1953.Agli studi di storia del movimento operaio e socialista è stato dedicatoun convegno a Firenze i giorni 18-20 gennaio 1963 i cui atti sono stati raccolt<strong>in</strong>el volume Il Movimento Operaio e Socialista. B<strong>il</strong>ancio storiografico eproblemi storici. Atti del convegno promosso da Mondo Operaio per <strong>il</strong> 70° delPartito Socialista Italiano. M<strong>il</strong>ano. Edizioni del Gallo. 1965.Sui recenti studi e documenti relativi al movimento socialista italiano ècomparsa pure una nota <strong>in</strong> Critica Marxista A. 3. n. 1965 pago 211.G. D.


66I1. - Argomento e tesi dell'opera: l'azienda signor<strong>il</strong>e si evolve <strong>in</strong> senso capitalisticoe genera <strong>il</strong> proletariato agricolo. I contad<strong>in</strong>i, come ceto medio osc<strong>il</strong>lanotra <strong>il</strong> proprietario agrario ed <strong>il</strong> proletariato agricolo. Partecipazione volontariadei braccianti e dei contad<strong>in</strong>i alla Lotta di Liberazione unitamente agli operai.Il carattere prevalentemente agricolo dell'economia della valle padanapone <strong>in</strong> primo piano lo studio sullo sv<strong>il</strong>uppo del mondo agricolo, padronale econtad<strong>in</strong>o.La questione agraria ha, <strong>in</strong>fatti, per elementi: l) l'evolversi dell'economiaagri:cola da signor<strong>il</strong>e feudale a borghese capitalistica. 2) <strong>il</strong> carattere orig<strong>in</strong>aledell'evoluzione storica, economica e sociale del mondo contad<strong>in</strong>o, comprendendo<strong>in</strong> questo mondo <strong>il</strong> piccdlo proprietario, <strong>il</strong> piccolo affittuario, <strong>il</strong> mezzadro,<strong>il</strong> salariato.Ma entro <strong>il</strong> mondo contad<strong>in</strong>o esistono delle differenziazioni economicheper cui <strong>il</strong> processo storico si manifesta <strong>in</strong> forme diverse.Il contad<strong>in</strong>o si differenZlia dal salariato perché come ceto medio osc<strong>il</strong>latra <strong>il</strong> proprietario capitalista ed <strong>il</strong> bracciante a seconda che i suoi <strong>in</strong>teressico<strong>in</strong>cidano con quelli del proprietar,io del fondo agri:colo o con quelli del salariato.Il salaria~o appartiene, <strong>in</strong>vece, a una classe le cui rivendicazioni sono~en;prequelle del proletariato nei confronti del proprietario capitalista.La questione agraria sorge con <strong>il</strong> nascere del Comune.Il Comune <strong>in</strong>troduce i primi elementi di una economia capitalistica neiconfronti dell'economia feudale per cui la rendita agraria tende a diventareprofitto capitalistico.Nella proprietà agricola feudale, la rendita agraria è caratterizzata dalm<strong>in</strong>or impiego di denaro possib<strong>il</strong>e, perché a quei tempi <strong>il</strong> denaro scarseggiava,dalla più vasta estensione di terreno, dal maggior numero possib<strong>il</strong>e dei contad<strong>in</strong>ii quali vivevano entro questo mondo signor<strong>il</strong>e.La forma di conduzione prevalente è quella della mezzadria che risaleai tempi della liberazione dei servi della gleba, quando con questa forma dirapporto, i proprietari volevano tenere ancora stab<strong>il</strong>mente legate ai fondi rusticigli antichi servi.Lo spossessamento del signore dai suoi diritti feudali distacca la proprietàdalla persona del proprietario per farne un bene autonomo, alienab<strong>il</strong>e,commerciale, un «capitale ».Dal 'Sorgere del Comune, i traffici e le manifatture hanno resa riccauna parte dei cittad<strong>in</strong>i. Essi <strong>in</strong>vestono <strong>il</strong> loro capitale <strong>in</strong> terreni erodendo laproprietà nob<strong>il</strong>iare.E' da questo momento che l'economia agraria assumerà un <strong>in</strong>dirizzocapitalistico.Si <strong>in</strong>izia la subord<strong>in</strong>azione della terra al capitale, cioé quello che è statochiamato un «processo di imborghesimento della proprietà terriera ».


67Questo nuovo rapporto di produzione, tende ad elim<strong>in</strong>are <strong>il</strong> mezzadrosul quale si fondava l'economia agraria signor<strong>il</strong>e, e riduce <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>o allacondizione di salariato e di bracciante.La ricchezza ha reso <strong>il</strong> ceto borghese politicamente <strong>in</strong>fluente ed i mercantied i nuovi proprietari fondiari, si associano nel reggimento della Città.1\ ccanto a questo tipo di borghesia che rappresenta <strong>il</strong> nerbo vivo dellanuova classe, esistono altri gruppi di borghesia parassitaria o semi1Jarassitaria.Il primo gruppo è costituito da piccoli e medi proprietari di terra chevivono ancora sulla rendita agraria, sfruttando f<strong>in</strong>o all'estremo limite <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>a:sono ex fattori od ex amm<strong>in</strong>istratori, contad<strong>in</strong>i <strong>in</strong> possesso di un piccolocapitale, professionisti cittad<strong>in</strong>i che <strong>in</strong>vestono <strong>il</strong> loro denaro nella terra.Un altro gruppo è costituito da quei grossi fittavoli che non assumonol'<strong>in</strong>tera responsab<strong>il</strong>ità dell'impresa capitalistica, ma sono degli <strong>in</strong>termediari fra<strong>il</strong> proprietario ed <strong>il</strong> colono.Si aggiungono i nob<strong>il</strong>i <strong>in</strong>teressati all'espropriazione dei beni ecclesiastici,nonostante i legami che questo ceto ha e mantiene con l'alto edera.Inf<strong>in</strong>e, quei nob<strong>il</strong>i imborghesitisi con attività mercant<strong>il</strong>i o bancarie cheimpiegano <strong>il</strong> profitto nel miglioramento della loro proprietà terriera per aumentarnela rendita agraria.Nel secolo XVIII <strong>il</strong> quadro che si presenta nelle sue l<strong>in</strong>ee generali èpertanto questo: 1) Decadenza della base economica su cui viveva la nob<strong>il</strong>tà, laproprietà fondiaria di orig<strong>in</strong>e feudale, perché non solo non dà più la possib<strong>il</strong>itàdi sussistenza a chi la lavora, ma anche a chi la possiede. 2) Formazionedi una borghesia capitalistica di tipo agrario mediante la prevalenza assolutadi gruppi capitalistici agrari composti da grandi e medi affittuari che si <strong>in</strong>serisconotra <strong>il</strong> proprietario, al quale pagano l'affitto anticipando la rendita liberatada ogni cura e peso, ed <strong>il</strong> colono; sono essi che <strong>in</strong>troducono nuovi metodie tecniche produttive e modificano i rapporti di produzione trasformando <strong>il</strong>atifondi nob<strong>il</strong>iari ed ecclesiastici <strong>in</strong> aziende agricole nelle quali la rendita agrariasi converte <strong>in</strong> profitto netto, cioé <strong>in</strong> profitto capitalistico.Accanto a questi gruppi, limitatissimi gruppi <strong>in</strong>dustriali che impiantanomanifatture con l'aiuto dello Stato, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e i commercianti della Città. Fra lanob<strong>il</strong>tà e la borghesia si <strong>in</strong>serisce <strong>il</strong> Pr<strong>in</strong>cipe con la politica delle «Riforme ».Le «Riforme» canonizzarono <strong>il</strong> processo economico e storico già <strong>in</strong> atto.Il Pr<strong>in</strong>cipe con <strong>il</strong> ricavato dell'espropriazione dei beni e dei diritti nob<strong>il</strong>iaried ecclesiastici vuole restaurare le f<strong>in</strong>anze, mediante la liberalizzazionedella proprietà nob<strong>il</strong>iare ed ecclesiastica dai v<strong>in</strong>coli feudali.Ma posti sul mercato i beni liberalizzati, trovano scarsi acquirenti perchèle cessioni avvengono più che come passaggio di piena proprietà, con <strong>il</strong> passaggiodei diritti feudali enfiteutici per cui al signore si sostituisce una categoriadi speculatori- che, diventati nuovi livellari, sfruttano con maggiore spietatezza<strong>il</strong> contad<strong>in</strong>o.La borghesia Italiana non è, <strong>in</strong>fatti, rivoluzionaria, ma S1 lnserisce nellapolitica di liberalizzazione <strong>in</strong>staurata dai Pr<strong>in</strong>cipi, semplicemente con un passaggiodi proprietà operato con <strong>il</strong> solo cambiamento del modo di acqu1sizione.Formalmente, i modi dell'acquisizione sono quelli legali, ma hanno già


68i caratteri della spregiudicatezza e rapacità della appropriaZ1One capitalistica.In sostanza: <strong>il</strong> ricavato dell'espropriazione compiuta nei confronti deibeni della nob<strong>il</strong>tà e del clero, entrerà nelle casse del Pr<strong>in</strong>cipe; la proprietà dellaterra od <strong>il</strong> possesso di diritti feudali passeranno alla borghesia agraria, ma <strong>il</strong>profitto sarà pagato dal ceto dei contad<strong>in</strong>i impoveriti dal nuovo sistema di rapportiproduttivi.Il grande affittuario che si sostituisce al proprietario, esigerà <strong>il</strong> canonef<strong>in</strong>o all'ultimo centesimo e cercherà anche di aumentarlo f<strong>in</strong> dove gli è possib<strong>il</strong>e.Le conseguenze sono: i mezzadri ed i piccoli fittavoli, sono ridotti asalariati e braccianti; i coloni gravati di patti onerosi; i mezzadri che debbonocorrispondere quote sempre più elevate per pagare i debiti, i beni c01i1unalisoggetti ad usi civici espropriati, per cui i frutti sono sottratti agli usuari.Così Marx <strong>in</strong> una nota de Il Capitale (secondo paragrafo, cap. 24, sez. 7)descriveva <strong>il</strong> fenomeno:In Italia dove la produzione capitalistica si sv<strong>il</strong>uppa prima che altrove anche <strong>il</strong>dissolvimento dei rapporti di servitù della gleba ha luogo prima che altrove.Quivi <strong>il</strong> servo della gleba viene emancipato prima di essersi assicurato un dirittodi usucapione sulla terra.Qu<strong>in</strong>di la sua emancipazione lo trasforma subito <strong>in</strong> proletario eslege, che per dipiù trova pronti i nuovi padroni nelle città, tramandati nella maggior parte f<strong>in</strong> dall'etàromana. Quando la rivoluzione del mercato mondiale dopo la f<strong>in</strong>e del secolo XV distrussela supremazia commerciale dell'Italia settentrionale, sorse un movimento <strong>in</strong> direzione opposta.Gli operai delle città furono sp<strong>in</strong>ti <strong>in</strong> massa nelle campagne e vi dettero un impulsomai veduto alla piccola coltura, condotta sul tipo' dell'orticoltura.Lo slancio della politica riformatrice si arresta però alle soglie del 1790:ceti priv<strong>il</strong>egiati ed <strong>il</strong> clero aumentano la loro resistenza.A queste forze retrive si contrappongono le forze di una borghesia chenelle <strong>in</strong>novazioni politiche e nel r<strong>in</strong>novamento economico' cerca esclusivamente<strong>il</strong> proprio <strong>in</strong>teresse di classe, temendo ed evitando mutamenti di struttura radicali.La Rivoluzione Francese <strong>in</strong>trodurrà nuovi germi vivificatori <strong>in</strong> questaborghesia italiana che si consoliderà come classe dom<strong>in</strong>ante, ma che non rim<strong>in</strong>ceràall'<strong>il</strong>lusione che si possa giungere ai risultati di quella Rivoluzione, senzaalcun rivolgimento <strong>in</strong>terno.E questa borghesia che non ha fatto una rivoluzione religiosa come latedesca, <strong>in</strong>dustriale come l'<strong>in</strong>glese, politica come la francese, deve accettare leidee e le conqciste di quest'ultima ne'lla misura e come le vengono imposte daun Bonaparte che agisce nell'<strong>in</strong>teresse della borghesia francese.La conseguenza è che la borghesia italiana dovrà impegnarsi a combatteresu più fronti; <strong>il</strong> fronte feudale-nob<strong>il</strong>iare, l'altro degli <strong>in</strong>teressi coalizzatidella borghesia francese nella persona del loro rappresentante Napoleone ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>edegli uom<strong>in</strong>i da lei generati: i proletari.Ma per ognuno di questi fronti, userà ancora e sempre i mezzi delcompromesso.Come la borghesia <strong>in</strong>dustriale genererà dal suo seno l'operaio, così laborghesia agraria generò <strong>il</strong> proletario agricolo, <strong>il</strong> bracciante, come strumento delletrasformazioni agricole, ma che diverrà <strong>il</strong> futuro protagonista di tutte le lotteeconomiche e sociali della valle Padana.


69Lo sv<strong>il</strong>uppo del capitalismo delle campagne seguì, pertanto, quella l<strong>in</strong>eache Len<strong>in</strong> chiamò la «via prussiana », ed una volta, anche «via all'italiana »,caratterizzata dal fatto che l'<strong>in</strong>serimento del capitalismo agrario sul tronco dellaproprietà signor<strong>il</strong>e, avveniva non <strong>in</strong> modo rivoluzionario, ma mantenendo certipesi ed impacci propri dell'economia feudale precapitalistka.Il processo di subord<strong>in</strong>azione della terra al capitale non si realizzerà,pertanto, <strong>in</strong> modo completo, perché non giungerà alla moderna subord<strong>in</strong>azionedel capitale dell'<strong>in</strong>tero processo produttivo agricolo.Il che avrebbe comportato un salto qualitativo verso un nuovo tipo dirapporto produttivo e sociale, che era ciò che la borghesia agraria temeva.Scriveva Gramsci:«La rivoluzione che la borghesia ha portato nel regime della proprietà privata,consiste <strong>in</strong> questo: la borghesia ha reso commerciab<strong>il</strong>e la proprietà privata, ha ottenuto edha cercato di assicurare le garanzie giuridiche necessarie perché la proprietà privata rimanesselibera, potesse fac<strong>il</strong>mente essere scambiata, perché fosse reso impossib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> ritorno,sotto qualsiasi travestimento della proprietà feudale, cioé della proprietà v<strong>in</strong>colata, dellaproprietà non commerciab<strong>il</strong>e ».I residui feudali che non furono elim<strong>in</strong>ati al momento del trapasso dell'economiasignor<strong>il</strong>e alla economia capitalistica, permasero anche nel periodorisorgimentale.Ciò dipese dal fatto che la borghesia italiana - sempre secondo <strong>il</strong> pensierodi Gramsci - mancò la propria rivoluzione non avendo attuato quellatrasformazione rivoluzionaria democratico-borghese nelle campagne, quale fu <strong>in</strong>veceattuata dalla Rivoluzione francese.Da ciò <strong>il</strong> persistere di elementi feudali nella società italiana, la soluzionemonarchko-moderata del problema costituzionale; <strong>il</strong> reazionarismo persistentenella classe dom<strong>in</strong>ante, la debolezza delle istituzioni liberali e, nell'economia, lapersistenza di forme precapitalistiche di sfruttamento.Queste le ragioni che fecero dell'Italia un paese storicamente arretratoe con le tappe del suo sv<strong>il</strong>uppo politico ed economico ritardate nei confrontidegli altri paesi dell'Europa.Quando nel 1848 veniva pubblicato <strong>il</strong> Manifesto dei Comunisti) 1'Italiafaceva le «C<strong>in</strong>que giornate di M<strong>il</strong>ano» - sono osservazioni di Giovanni Zibord<strong>in</strong>ella sua Storia del Partito Socialista Italiano -; nel 1864 quando venivafondata la Prima Internazionale l'Italia non aveva ancora raggiunto l'unità nazionale,perché mancava un <strong>in</strong>dirizzo unitario nella politica e nell'economia equando nel 1871 Parigi faceva la Comune) solo allora Roma era appena diventatacapitale d'Italia ».Riassumendo: la borghesia agraria, durante tutto <strong>il</strong> processo di trasformazionedell'economia feudale, <strong>in</strong> economia borghese, si è servita dei contad<strong>in</strong>ipoveri, poi, per la mancata trasformazione dell'economia agraria <strong>in</strong> economia<strong>in</strong>dustriale, genera un nuovo tipo di proletario: <strong>il</strong> bracciante agricolo.Ma gli uom<strong>in</strong>i che usarono le armi - parafrasando parole famose -forgiate dalla borghesia per abbattere <strong>il</strong> feudalesimo, diverranno i protagonistidella lotta contro quella stessa borghesia che li ha generati, costr<strong>in</strong>gendola, dopo


70<strong>il</strong> suo slancio <strong>in</strong>iziale, a cercare una via d'uscita sempre più vigorosa e rapida nelprocesso economico e oggettivo, trasc<strong>in</strong>ando nella loro lotta di classe <strong>il</strong> ceto mediocontad<strong>in</strong>o, formato da piccoli proprietari coltivatori diretti, affittuari mezzadried è <strong>in</strong> tale momento che questo ceto si stacca dal suo alleato naturale, <strong>il</strong>proprietario terriero, perchè è solo <strong>in</strong> questo modo che può salvare la sua esistenzadi ceto.Anticipando le conclusioni di questa ricerca, al f<strong>in</strong>e di esaurire l'esposizionedella tesi <strong>in</strong> essa svolta, devesi affermare che dopo la prima guerramondiale i capi dei lavoratori agricoli commisero l'errore politico di ostacolarel'acquisto della terra da parte dei coloni che avevano raggiunto le condizioniidonee per farlo, mentre dall'alto la Confederazione Generale del Lavoro promettevala «socializzazione della terra ».Questa politica distaccò <strong>il</strong> ceto medio contad<strong>in</strong>o dal bracciante e lo portòad all<strong>in</strong>earsi con <strong>il</strong> proprietario terriero che si serviva del fascismo per combatteresia l'economia cooperativistica che le rivendicazioni s<strong>in</strong>dacali e socialidei braccianti.Soltanto quando <strong>il</strong> ceto contad<strong>in</strong>o, leso dalla politica economica del fascismoed orientato da una giusta politica si alleò di nuovo con i braccianti, diverrà<strong>il</strong> sostegno, l'alleato <strong>il</strong> combattente nella guerra di Liberazione.2. - Le condizioni sociali ed economiche nel Reggiano dal 1500 al 1698.Nelle sue ricerche sugli Estensi al governo di Reggio dal 1523 al 1859,Odoardo Rombaldi così traccia <strong>il</strong> quadro delle condizioni sociali ed economiche.V<strong>in</strong>ta la resistenza dei feudatari, vanno al potere, <strong>in</strong> prevalenza proprietarifondiari e mercanti che impiegano <strong>il</strong> capitale accumulato mediante i trafficie le manifatture, nella campagna.E' <strong>il</strong> primo sorgere dell'economia capitalistica che <strong>in</strong> questo modo simanifesta. -.A metà del secolo XVI, l'economia agraria reggiana aveva, <strong>in</strong>fatti, <strong>il</strong>carattere di economia di consumo e di mercato <strong>in</strong>sieme, come lo dimostrala promiscuità delle culture sui fondi rustici. L'eccedenza del fabbisogno dialcuni prodotti agricoli diveniva oggetto di mercato, ma <strong>il</strong> nerbo era costituitodal mercato del bestiame.Sul mercato dei bozzoli ha <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio l'Arte della seta da quando nel1539 è stata riconosciuta ed i capitalisti produttori hanno con ciò ottenuto lavittoria sia nei confronti degli artigiani che dei produttori di f<strong>il</strong>ugelli.Il mercante diviene capitalista, imprenditore, banchiere e proprietariodi terre. I conflitti fra '<strong>il</strong> capitale ed <strong>il</strong> lavoro acquistano già <strong>il</strong> carattere d<strong>il</strong>otta di classe.Dal 1530 al 1550 gli elementi di una economia florida <strong>in</strong>dicati dallaproduzione della seta, dai lavori di bonifica, da un certo aumento del tenoredi vita delle classi aristocratiche e possidenti, si accompagnavano con un depauperamentodel patrimonio zootecnico per le esportazioni eccessive, un irrigidimentodella capacità d'acquisto da parte dei consumatori di grano durantela carestia del '39 e l'aumentato costo della vita nelle città, un <strong>in</strong>asprimentodelle imposte determ<strong>in</strong>ato dall'aumento del prezzo dell'oro.


71L'equ<strong>il</strong>ibrio fra gli elementi pOSltlVl e negatlvl dell'economia generale ècercato con <strong>il</strong> sacrificio delle classi <strong>in</strong>feriori mediante <strong>il</strong> blocco dei salari, calmierie la struttura corporativa delle Arti.Dopo <strong>il</strong> 1550 i feudatari v<strong>in</strong>ti ma non disthltti, tendono a rivendicarenei confronti della Città la loro piena giurisdizione ed i priv<strong>il</strong>egi di naturaeconomica.Alla conferma di vecchi priv<strong>il</strong>egi si aggiungevano richieste di nuovi. Inoltre,dopo <strong>il</strong> 1550, la Signoria degli Estensi consolidò i suoi poteri sulla Comunitàed <strong>il</strong> Governo <strong>in</strong>tervenne nell'economia pubblica per sopperire alle spese diguerra. L'<strong>in</strong>tervento determ<strong>in</strong>ò una forte resistenza da parte del Consiglio degliAnziani e un forte malcontento nella popolazione che pretese la liberalizzazionedel mercato del grano soppressa dal Duca .. Le categorie degli artigiani, operai e coltivatori sono colpite dalla carenzadi denaro, mentre <strong>il</strong> Comune ipoteca le entrate e mette <strong>in</strong> vendita alcunisuoi beni; si ricorre ai prestiti e all'usura.Nonostante le leggi contro l'usura la ricchezza si sposta dai consumatoriagli approvvigionatori di viveri che <strong>in</strong>vestono i loro capitali <strong>in</strong> beni immob<strong>il</strong>i.Cessata la guerra, per edificare nuove mura e bonificare le valli occorronocapitali: di conseguenza i prezzi rialzano nonostante <strong>il</strong> calmiere ed al rialzocontribuiscono i monopoli e le nuove imposizioni da parte del Governo.Davanti alle richieste dei feudatari che toccavano sia <strong>il</strong> potere delloStato che quello della Città, <strong>il</strong> Duca acco1se alcune richieste; per altre si dimostròreticente perché cedendo antichi priv<strong>il</strong>egi dei cittad<strong>in</strong>i avrebbe dim<strong>in</strong>uitala loro capacità contributiva già colpita duramente.Così <strong>il</strong> Rombaldi prosegue testualmente:Ciò nondimeno, lo stato di priv<strong>il</strong>egio dei cittad<strong>in</strong>i nei diritti reali e personali nonfu più osservato nella pienezza che i tempi non consentivano. Compito dello Stato dovevaessere quello di creare un solo stato giuridico per tutti i sudditi, riconoscendo alle giurisdizioni<strong>il</strong> diritto di porre obbedienti e priv<strong>il</strong>egiati sullo stesso piano, <strong>in</strong> base dellaterl'itorialità dei beni e non della personalità del proprietario, <strong>in</strong> modo che i feudi, diventandomere circoscrizioni amm<strong>in</strong>istrative, non costituissero un ostacolo al godimentodei diritti civ<strong>il</strong>i e alla libertà economica. Invece, l'elemento privato del feudo restandoconfuso con quello pubblico, le giurisdizioni feudali si isolarono dallo Stato e i feudataricostruirono barriere seJIlpre più alte. Nella valutazione delle necessità proprie e delloStato essi furono giudici <strong>in</strong>dipendenti e smantellarono a poco a poco i priv<strong>il</strong>egi dei cittad<strong>in</strong>i,senza che al centro si desse avvio alla costruzione di uno stato moderno. Infatti,nelle contese tra feudatari e cittad<strong>in</strong>i <strong>il</strong> Governo tenne una condotta <strong>in</strong>certa, del caso percaso, lasciando la via aperta a cont<strong>in</strong>ue liti. La ripresa del particolarismo sarà poi favoritadaHa crisi politica e m1litare dello Stato e daMe crisi economiche, f<strong>in</strong>chè lo Statostesso, sfornito di mezzi moltiplicherà le giurisdizioni feudali, spezzando le podesterie,aumentando lo stato mediato rispetto a quello immediato.Da questo momento, la borghesia dim<strong>in</strong>uirà progressivamente gli <strong>in</strong>vestimenti nelleterre del Ducato e aspirerà. anch'essa a divenire titolare di feudi per spremere <strong>il</strong> sanguedei sudditi.La decadenza dello Stato com<strong>in</strong>cierà quando l'aria della Città non farà più liberigli uom<strong>in</strong>i e <strong>il</strong> priv<strong>il</strong>egio si allargherà anche tra i ceti tradizionalmente liberi e <strong>in</strong>traprendenti.La difesa del Maggior Magistrato sarà l'ultima difesa dei priv<strong>il</strong>egi disconosciuti;le liti riporteranno <strong>in</strong> auge orientamenti di pensiero e di costume di altri tempi, mentrela decadenza delle manifatture e dei traffici produceva l'impoverimento generale.


72L'economia della valle Padana dopo <strong>il</strong> 1572 risente gli effetti deliavia commerciale stab<strong>il</strong>itasi nell'anno tra la Spagna, Genova e lo Stato di M<strong>il</strong>ano.F<strong>in</strong>o al 1598 <strong>il</strong> ritmo economico si accelera: <strong>in</strong> questo momento la monetasi sva'luta ulteriormente, aumenta <strong>il</strong> costo della vita, si diffonde l'usura.Le norme di lavoro sono <strong>in</strong>asprite: negli operai si manifesta uno statodi malcontento.Ma le rivendicazioni economiche e di diritto da parte delle classi subaltemenei conflitti tra capitale e lavoro, vennero considerate una colpa da partedell'Inquisitore ed un'eresia da parte del Vescovo i quali <strong>il</strong> 19 giugno 1562chiedono l'<strong>in</strong>tervento del braccio secolare per l'arresto di un tessitore e successivamentela consegna di altri undici operai sospetti di eresia. Il GovernatoreaderÌ alla prima richiesta, si oppose alla seconda cercando di m<strong>in</strong>imizzarela cOsa. Ma alle persecuzioni contro i lavoratori si aggiungono anche quellerazziali contro gli ebrei accusati di usura.Nel 1563 un predicatore accusa un ebreo di avere maltrattato unaebrea convertita ed accusa pure un'ebrea di <strong>in</strong>fanticidio.Le persecuzioni razziali si ripeteranno nella storia, ma <strong>in</strong> quel tempo co­,tituivano una prova dei contrasti tra <strong>il</strong> potere civ<strong>il</strong>e e l'ecclesiastico, contrastiche si acuirono con <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io di Trento al quale aveva assistito nelle sedutef<strong>in</strong>ali <strong>il</strong> vescovo di Reggio G.B. Grassi.I conflitti sono di natura giurisdizionale e si fanno ancora più vivacicon <strong>il</strong> vescovo succeduto al precedente, un domenicano.La resistenza del clero aumentò soprattutto nei riguardi delle imposteche la Comunità decideva per far fronte alle sempre maggiori esigenze f<strong>in</strong>anziarie.Nea secolo successivo, <strong>il</strong> 1600, la svalutazione della moneta unita adaltre cause produsse una crisi nei commerci per cui vari generi furono ceduti<strong>in</strong> appalto al governo.Come l'arte della seta anche le altre arti decadono e ne consegue unadisoccupazione di migliaia di lavoratori che per vivere debbono darsi all'accattonaggio.A questi si aggiungono provenienti dalla campagna, i contad<strong>in</strong>i cacciatidai poderi e affamati.Sorge <strong>il</strong> problema del «pauperismo ».Le affittanze che cont<strong>in</strong>uano a diffondersi e gli acquisti di terreni daparte di Opere Pie che dim<strong>in</strong>uiscono la disponib<strong>il</strong>ità sul mercato dei beni stab<strong>il</strong>i,sono tra gli effetti della crisi economka.Altri effetti furono <strong>il</strong> riversarsi degli oneri pubblici sui proprietari ternened <strong>il</strong> clero che aumenta le difese dell'immunità relativa agli oneri realie personali.Alla aumentata m<strong>in</strong>accia dei feudatari che tendono a raggiungere unapiena giurisdizione nei confronti dello Stato, si aggiunge <strong>il</strong> formarsi di unafronda fra i nob<strong>il</strong>i e i m<strong>il</strong>itari e nello stesso tempo si accentua la decadenzaeconomica e morale.La manifattura, nell'ultimo decennio del secolo subì una forte dim<strong>in</strong>uzionedi attività per cui <strong>il</strong> mercato di Reggio si riduce alle materie primecon un conseguente maggiore aumento della disoccupazione.


783. - La politica delle «Riforme» (1698-1796)La situazione obiettiva che neI 1700 determ<strong>in</strong>ò la necessità di «Riforme»era la seguente:Lo Stato oberato di debiti; la fuga dallo Stato di capitali liquidi; ladiscrim<strong>in</strong>azione e la disparità dei tributi; la disoccupazione nella città e nellecampagne.Poiché <strong>il</strong> potere economico della borghesia era dim<strong>in</strong>uito, <strong>il</strong> Duca FrancescoIII (1698-1780) ebbe più forza e potere di attuare una politica di« Riforme ». Il piano di queste «Riforme» non fu però attuato <strong>in</strong>tegralmentema <strong>in</strong> parte, per le opposizioni della borghesia e del elero e per condizioniobiettive che non erano nella possib<strong>il</strong>ità del Duca di mutare.Per alleviare <strong>il</strong> b<strong>il</strong>ancio dello Stato, <strong>il</strong> Duca ridus'se i priv<strong>il</strong>egi relativialla proprietà nob<strong>il</strong>iare e feudale; tassò tutti i beni che gli ecclesiastici avevanoacquistato dopo <strong>il</strong> 1620, <strong>in</strong>camerò quelli provenienti dalla soppressione di Entiecelesiastici, conventi, parrocchie e confraternite, compresi quelli dei Gesuiti,con l'effetto di fare cessare, nello stesso tempo, <strong>il</strong> trasferimento delle rendite diquei beni al di fuori dello Stato; soppresse per la Chiesa e per le comunitàreligiose <strong>il</strong> diritto a succedere; operò una perequazione tributaria degli Entiecclesiastici con gli altri contribuenti, aumentando però la generale pressionefiscale. Quanto alla disoccupazione nella campagna un rimedio poteva esserel'aumento della produzione agricola.I proprietari di terreni proposero una riforma agraria basata sullosmembramento del latifondo <strong>in</strong> piccole unità poderali da condursi, preferib<strong>il</strong>mente,a mezzadria.Ciò che desiderava la borghesia agraria era una classe di piccoli proprietaridi fondi rustici di media e piccola estensione che assorbisse l'eccedenza dimano d'opera e nello stesso tempo passasse alle dipendenze di un padrone chela v<strong>in</strong>colasse alla terra.L'Estense fu <strong>in</strong>vece di parere diverso ed <strong>il</strong> Governo preferì mantenere<strong>il</strong> sistema di conduzione <strong>in</strong> atto al momento della' laicizzazione dei beni, cioél'allivellamento, per la difficohà dell'<strong>in</strong>vestimento delle somme ricavate dalleeventuali vendite.Per la mancata formazione di una nuova classe di piccoli proprietari,poiché l'estensione dei latifondi rimaneva la stessa, sorse, <strong>in</strong>vece, uno stuolodi parassiti, affittuari e livellari, che si <strong>in</strong>serì tra <strong>il</strong> proprietario ed <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>oe trasformò la mezzadria <strong>in</strong> affittanza e subaffittanza ai f<strong>in</strong>i di una maggiorepossib<strong>il</strong>ità di sfruttamento.Con la sua politica delle «Riforme» <strong>il</strong> Duca ritrasse, come si è dettoun aumentato potere nei confronti della borghesia ma anche dei Nob<strong>il</strong>i e dellaChiesa ed <strong>il</strong> miglioramento de'lle f<strong>in</strong>anze fu a suo vantaggio personale, perchéla parte m<strong>in</strong>ore toccò allo Stato come <strong>in</strong>troito dest<strong>in</strong>ato alla Ferma.Dopo l'assalto alla proprietà nob<strong>il</strong>iare ed ecelesiastica, con l'allivellamentoe concessione <strong>in</strong> enfiteusi di beni di Opere Pie da parte del Governo,una delle malversazioni più clamorose che cont<strong>in</strong>uò per uno spazio di 120


74anni, attraverso tutti i mutamenti politici <strong>in</strong>tercorsi, fu quella che sfruttò comepiù fac<strong>il</strong>e preda, <strong>il</strong> patrimonio delle Opere Pie, cioé quello dest<strong>in</strong>ato ai poveri.Nel 1771 Francesco Advocati, Antonio Veneri, custode generale dell'Estimoe V<strong>in</strong>cenzo Maria L<strong>in</strong>ari, formarono una società che, con la garanziadel conte Pietro Bottoni, di Giuseppe Franceschi alias Spagnoli, ottennerodal Duca l'allivellamento dei beni di otto Opere Pie, per 75 anni al prezzodi lire reggiane 123.400. Nei beni allivellati erano compresi anche quelli delMonte di Pietà per 30.000 lire.Il contratto fu imposto ai presidenti delle Opere Pie da una letteradel Duca <strong>in</strong> data 10 gennaio 1771, accompagnata da una ancora più perentoriadel m<strong>in</strong>istro Felice Antonio Bianchi, che era stata magna pars nel grosso affare.Una successiva lettera con m<strong>in</strong>acce più pressanti impose la stipulazionedel contratto e la consegna dei beni prima ancora che fossero peritati. Erano67 dei poderi più belli del Reggiano per una estensione di più che 4.450 biolche(la biolca Reggiana corrisponde a m. 2922,45) che cadevano nelle mani deicapitalisti agrari.Gli amm<strong>in</strong>istratori del Monte, fatti peritare i beni allivellati a scansodi ogni loro responsab<strong>il</strong>ità, <strong>in</strong>tentarono causa avanti <strong>il</strong> Tribunale supremo perl'economia impugnando <strong>il</strong> contratto per lesione enorme e la v<strong>in</strong>sero.Ma altri e cioé Bartolomeo Corbelli e Biagio Torreggiani ottennerodal Duca un decreto che <strong>in</strong> data 6 maggio 1872 aggiudicava loro <strong>in</strong> livelloquegli stessi beni per 75 anni.Il losco affare 'si protrasse tranqu<strong>il</strong>lamente f<strong>in</strong>o al 1842, quando FrancescoIV nell'imm<strong>in</strong>enza dello scadere del term<strong>in</strong>e del contratto, prevedendo aquale rov<strong>in</strong>a sarebbero stati sottoposti i poderi, emanò un decreto <strong>il</strong> 3 dicembredel 1842 che proibiva l'abbattimento di piante senza <strong>il</strong> permesso dei presidentidelle Opere Pie.Cessato <strong>il</strong> livello nel 1847 sorsero subito controversie tra i livellari ed isublivellari i quali rimanevano soccombenti perché condannati a pagare 107.376,80 lire italiane.Interveniva un erede mediato di uno dei livellari Luigi Ferrari Corbelliche con una serie di transazioni pose term<strong>in</strong>e alle vertenze <strong>il</strong> 15 gennaio 1894e cioé 122 anni dopo <strong>il</strong> contratto orig<strong>in</strong>ario. Proprietari di fondi che si mantenneronei limiti d'una tradizionale economia agraria volta al miglioramentoagraria volta al miglioramento de1la rendita, ottenuta con un miglioramentodella rendita, ottenuta con un miglioramento tecnico della conduzione e dei metodidi sfruttamento della terra fanno eccezione fra tanti rap<strong>in</strong>atori che <strong>il</strong> popolodenom<strong>in</strong>ò magnoni.Sono nob<strong>il</strong>i, specialmente di recente <strong>in</strong>vestitura ed alcuni borghesi dellagrande borghesia agraria. Sono i Greppi di S. Vittoria di Gualtieri, Corbellidi Rivalta ed affittuari come i Fornaciari di Campeg<strong>in</strong>e, i Mariani di Fabbrico.Chi fece le spese della politica delle «Riforme» furono, soprattutto, icontad<strong>in</strong>i, poiché per i poveri della città soccorreva la carità «dall'alto », sichiamasse elemos<strong>in</strong>a, nella pratica cristiana, o beneficenza se dipendeva dallabenevolenza della borghesia o sussidio se elargito dal Pr<strong>in</strong>cipe, rimedi che mitigavano<strong>il</strong> male, senza rimuoverne le cause, perché, volutamente, lasciavanoimmutate le basi dell'ord<strong>in</strong>amento sociale.


Con la dissoluzione della società feudale <strong>il</strong> contad<strong>in</strong>o veniva liberatodalla servitù della gleba, ma con <strong>il</strong> passaggio alla società borghese rimanevav<strong>in</strong>colato alla terra mediante <strong>il</strong> patto di mezzadria oppure era costretto a vendere<strong>il</strong> proprio lavoro come salariato.Il mezzadro, figura tradizionale dell'economia feudale, subisce, <strong>in</strong>oltre,con l'economia capitalistica un <strong>in</strong>asprimento dei patti colonici; quando l'estensionedel fondo viene mutata, la famiglia è costretta a dividersi oppure ad abbandonare<strong>il</strong> fondo, se non è sfrattata.L'economia capitalistica preferisce <strong>il</strong> salariato al mezzadro perché la spesaper i salariati è m<strong>in</strong>ore della metà della rendita che dovrebbe essere corrispostaal mezzadro.Nel 1792 parecchi mezzadri del comune di Reggio si rivolgono al Ducacon uno scritto <strong>in</strong> cui espongono le loro situazioni:«Entro lo scorso mese di maggio tutte le mezzadrie si sono fermate e stab<strong>il</strong>ite, néa mezzadria né <strong>in</strong> affitto si trova alcun stab<strong>il</strong>e: dovranno passare cameranti, le loro famigliequa e là disperse, andar a male tutti i capitali ed arnesi di campagna e mob<strong>il</strong>i pernon sapere ove ricoverarli; è molto diffic<strong>il</strong>e ritrovar piccole case da cameranti, perchétutti gli anni molte famiglie per non ritrovar mezzadrie tengono ridursi andar per camerantie questo gran disord<strong>in</strong>e proviene dalla gran quantità di affittuari e livellari che lamaggior parte son cittad<strong>in</strong>i, e che tengono possessioni <strong>in</strong> affitto e anche a livello; li contad<strong>in</strong>imedesimi che non sono lavoranti di campagna ma che vivono civ<strong>il</strong>mente hannoritrovato quel modo tanto gravoso alla società che mandano via i mezzadri e tengono <strong>in</strong>economia gli stab<strong>il</strong>i, facendoli lavorare anche da persone straniere, <strong>in</strong> guisa tale cherov<strong>in</strong>ano li poveri mezzadri ».Alla f<strong>in</strong>e del 1795 <strong>il</strong> Supremo Consiglio della Economia <strong>in</strong> una suarelazione fa, tra l'altro, questi r<strong>il</strong>ievi:«Nei luoghi montuosi la ster<strong>il</strong>ità del suolo costr<strong>in</strong>ge quegli abitanti avezzi già adandar vagando la maggior parte dell'anno, massime quelli dell'alta montagna, ad emigrarequalora le loro famiglie divengono. numerose. Nella bassa pianura, <strong>in</strong> cui non è molto <strong>in</strong>vigore <strong>il</strong> contratto di mezzadria, quegli agricoltori, ridotti al misero stato di meri bovarida spesa, vivono disagiatamente e la miseria li costr<strong>in</strong>ge, allorché crescano <strong>in</strong> famiglia, dipassare sotto altro cielo ».Quanto alla bassa pianura:«Essendo per lo più <strong>il</strong> suolo di qualità migliore, non è molto <strong>in</strong> vigore <strong>il</strong> contrattodi mezzadria, perché <strong>il</strong> padrone del fondo conoscendo di poter alimehtare la famigliadi coltivatori con una rendita m<strong>in</strong>ore della metà e non essere suo ut<strong>il</strong>e ripartirlaegualmente, offre al rustico meno della stessa metà gravandolo ad un tempo della faticosadifesa dalle acque dei fiumi. Qu<strong>in</strong>di i coltivatori che sono venuti a ricever la legge deiproprietari, <strong>in</strong> luogo d'essere più mezzaioli divengono coltivatori salariati, col solo assegnoche fa d'uopo ad essi per vivere e non si domandano più mezzadri, ma boati a spesa. Laclasse di tali persone non è se non una forma di rustici che vive disagiatamente di famulatoe l'una famiglia sempre supplanta l'altra restr<strong>in</strong>gendosi a più misurato assegno ne avvieneche per la qualità del contratto e per lo scarso salario essendoché pel naturale statoprogressivo delle arti e della· popolazione non possono i bovari da spesa avere amore alsuolo né alla comproprietà delle rendite onde rimanendo senza speranza di migliorar condizionea poco divengono meno <strong>in</strong>dustri, impoveriscono e discendono alle più basse pianuree valli degli stati limitrofi, sempre più fert<strong>il</strong>i delle superiori, ma delle quali le ta-75


76vole economiche dimostrano essere ord<strong>in</strong>ariamente la mortalità più frequente e però maggiorela necessità di r<strong>in</strong>forzo dei coltivatori ».E più oltre:Supposta la nostra totale popola2Jione di sole 350.000 anime e persone, la parte chelavora la terra sarà meno assai della terza parte, sarà anzi 'la sesta, l'ottava, la nona partedella totale popolazione. Eppure questa piccola parte è quella che ci dà <strong>il</strong> pane, <strong>il</strong> v<strong>in</strong>o, lecarni, la legna. Fornisce a chi non ha <strong>il</strong> traffico esterno 11 superfluo pei nostri eccessivi comodi,pel nostro lusso. E questi nostri sim<strong>il</strong>i vivono a cont<strong>in</strong>uo stento di fame, di sete di vestiariodi abitazione. Che sarebbe se questa piccola parte di gente mancasse o si annoiasse della suamiseria? ».E' questa «noia» per la miseria, la prima forma di una coscienza diclasse dom<strong>in</strong>ata ancora dalla presenza del «Padrone» che è all'orig<strong>in</strong>e dellefuture lotte economiche e sociali di tutta la valle Padana.Il rimedio suggerito dal Supremo Consiglio dell'Economia fu quello disuddividere le grandi proprietà <strong>in</strong> piccole possessioni alf<strong>in</strong>e di aumentare <strong>il</strong>numero delle famiglie mezzadr<strong>il</strong>i, ma non sono certo sufficenti i Isuggerimenti diun Consiglio dell'economia a mutare <strong>il</strong> corso dei processi economici nel lorooggettivo realizzarsi.I limiti a questa politica economica degli Estensi furono, <strong>in</strong>fatti, postida una condizione obiettiva: la deficienza di capitale dipendente dal fatto chedei trecentom<strong>il</strong>a zecch<strong>in</strong>i che costituivano la rendita pubblica ord<strong>in</strong>aria, duecentom<strong>il</strong>aentravano nella cassa del Pr<strong>in</strong>cipe e centom<strong>il</strong>a venivano impiegatiper pagare debiti contratti durante guerre e <strong>in</strong> spese pubbliche.Ma <strong>il</strong> Duca tollerò e favorì questa situazione monetaria che se non erafavorevole alle casse pubbliche e private, giovava <strong>in</strong>vece alla sua.A questa deficienza di capitali, <strong>il</strong> Duca cercò di ovviare con una organizzazionedella produzione da vendersi oltre i conf<strong>in</strong>i dello Stato.Prima della venuta di Napoleone <strong>in</strong> Italia, la situazione determ<strong>in</strong>ata dalle« Riforme »era pertanto, questa: l'amm<strong>in</strong>istrazione statale era stata ammodernata,istituiti un Consiglio dell'Economia, una Camera dei Conti, un nuovocatasto per la pianura basato sulla dist<strong>in</strong>zione di valore <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco èd estr<strong>in</strong>seco.Di converso, l'ord<strong>in</strong>amento feudale era rimasto con i suoi priv<strong>il</strong>egi, giurisdizionalie f<strong>in</strong>anziari nonostante le limitazioni <strong>in</strong>trodotte dal codice; la riformaf<strong>in</strong>anziaria progettata non aveva avuto seguito (<strong>il</strong> reddito della terraveniva assorbito per 2/3 dalla cassa del Pr<strong>in</strong>cipe); per <strong>il</strong> diffondersi dei livell<strong>il</strong>a riduzione della mezzadria, aveva aumentato 11 numero dei CDntad<strong>in</strong>i caduti <strong>in</strong>miseria e declassati a giornalieri; all'aumento dei prezzi non aveva corrispostoun adeguamento dei salari <strong>in</strong> genere, per la maggior parte a cottimo e pagatiparte <strong>in</strong> denaro e parte <strong>in</strong> natura; <strong>il</strong> commercio <strong>in</strong>tralciato dal disord<strong>in</strong>e monetario;le riforme nell'agricoltura, come già erano state operate nel m<strong>il</strong>anese, sifermarono al tentativo; l'economia capitalistica dellè grandi affittanze, avevacreato un ostacolo allo sv<strong>il</strong>upparsi nelle condizioni economiche generali delDucato. Contro la diffusione delle affittanze per ovviare allo squ<strong>il</strong>ibrio prodottosi,<strong>il</strong> Governo cercò di fare risorgere la mezzadria, ma occorreva una riformaagraria che spezzettasse <strong>il</strong> latifondo e aumentasse <strong>il</strong> numero delle famiglie


77mezzadr<strong>il</strong>i. Il latifondo dava una rendita <strong>in</strong>feriore, nel complesso, alla sommadei redditi che sarebbe derivata dalla somma dei redditi, per una eguale estensionedi fondi che sem<strong>in</strong>avano 10-12 sacchi di grano ciascuno.Doveva la Riforma essere completata da altre provvidenze come lo sgraviodel1a tassa del sale per le famiglie numerose, esonero dai carreggi; concessionedi premi per i migliori raccolti; costituzione di un monte di CreditoAgrario per la concessione di mutui al 2% ai possidenti che costruissero casemezzadr<strong>il</strong>i con esonero per 25 anni dalle tasse.Tutto questo <strong>in</strong> sede di proposta.Il Duca ord<strong>in</strong>ò una esecuzione parziale del progetto.Quanto all'aumento del costo della vita, <strong>il</strong> Governo non ritenne di <strong>in</strong>tervenirenei diritti dei proprietari e non li costr<strong>in</strong>se ad aumentare i salari.(Cont<strong>in</strong>ua)GIANNINO DEGANI


Documenti e testimonianzeLE RELAZIONI DI "MIRO" E DI "EROS"SUL RASTRELLAMENTO DELLA ESTATE 1944.Con note di Guerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>iTra z molti documenti <strong>in</strong>editi riferentisi alla guerra di liberazione nelReggiano, rivestono <strong>in</strong>dubbiamente un particolare <strong>in</strong>teresse le relazioni dei duemassimi dirigenti garibald<strong>in</strong>i dell'epoca - Riccardo Cocconi «Miro» e DidimoFerrari Eros «» - su quello cbe fu def<strong>in</strong>ito <strong>il</strong> «grande rastrellamento estivo»effettuato sull'Appenn<strong>in</strong>o, a Sud del fiume Secchia.L'argomento è di attualità, giacché molto si discute e si scrive oggi sullavicenda della «Repubblica di Montefior<strong>in</strong>o» che comprendeva, oltre a quattroComuni modenesi, anche i tre Comuni reggiani di Toano, V<strong>il</strong>la M<strong>in</strong>ozzo e Ligonchio,i quali appunto furono <strong>in</strong>vestiti dal violentissimo attacco delle truppenemiche.La pubblicazione dei due documenti conservati presso l'Istituto per laStoria della Resistenza costituisce, a nostro avviso, un prezioso apporto allaconoscenza degli avvenimenti di quel periodo nella zona montana. Per questoli riportiamo <strong>in</strong>tegralmente. Ci siamo limitati a correggere gli <strong>in</strong>numerevolierrori commessi da datt<strong>il</strong>ografi improvvisati. Le due relazioni, <strong>in</strong>fatti, furonoredatte e datt<strong>il</strong>oscritte «alla macchia »: le poche formazioni ricostituite dopol'immane sconvolgimento provocato dalle operazioni m<strong>il</strong>itari, vivevano ancoranez boschi, lontane dai centri abitati.CORPO VOLONTARIO DELLA LIrBBRTA' ADERENTE AL C. di LN.BRIGATE GhRIBALDI - COMANDO DIViISIONI REGGrIANEOGGETTO: Relazionelì 22-8-1944Al Comitato di L.N. di Reggio Em<strong>il</strong>iaGiunto a Ligonchio la sera del 29 Juglio proVieniente dal settore del Ventasso (1)ebbri contatto con gli <strong>in</strong>caricati per la costituzione del Comitato comunale ,pro~isorio (2).Al matt<strong>in</strong>o del 30 luglio sono stato svegliato alle 5, dicendomi che si era '<strong>in</strong> allarme.Sollecitai sulbito Miro ad <strong>in</strong>teressarsi pel' rvedere con preclSlone cosa capitava. Presto sisentivano ,i primi colpi tedeschi. Constatai suhito che noi e~avamo attaccati <strong>in</strong> forze.(1) Leggi settore della Val d'Enza, ave operavano le formazioni della VI Divisione.(2) In una analoga relazione di Eros <strong>in</strong>viata «alla Federazione comunista di Reggio Em<strong>il</strong>ia» è detto che aLigonchio doveva aver luogo un comizio «per trattare <strong>il</strong> problema del Consiglio Comunale, delle Commissionieconomiche e delle consulte agricole».


80Per quanto concerne la dislocazione delle nostre ,forze, vedere rapporto di Miro.Dall'


81grore Tito aveva dato' <strong>il</strong> «si .salvi chi può» ed era partito con altDi sette per passarele l<strong>in</strong>ee. Il primo, <strong>il</strong> secondo e ~l terzo d'agosto furono tre ,giorni <strong>in</strong> cui molti garibald<strong>in</strong>ipassarono dal ,Passone. Non avevo collegamento con Miro, :più vollte tentai di mettermi <strong>in</strong>collegamento <strong>in</strong>uu<strong>il</strong>mente, la maggior parte dei garibald<strong>in</strong>i che passavano di lì erano demoralizzati,la gran parte di essi mi riferivano, senza mai dire con precisione, che Miroavrebbe dato l'oro<strong>in</strong>e di sbandamento. Risultò che mai Miro avesse dato quest'ord<strong>in</strong>e. Ilmio l'llvoro fu quello di riord<strong>in</strong>arli, di assegnare a loro una zona dove poteV'ano rifugiarsimomentaneamente per sfuggire al rastrellamento; i più disposlli e comprensivi rimasero conme al Passone per controlLare le mosse del nemico e scendere nella Val d'Asta ed <strong>in</strong>altre zone non appena ~l nemico si sarebbe spostato, con lo scopo di noro<strong>in</strong>me armi euom<strong>in</strong>i, per cont<strong>in</strong>uare la lotta.Posso assicurare che tutti i garibald<strong>in</strong>i passati dal posto dove mi rtrovavo si possonoriord<strong>in</strong>are o sono già riord<strong>in</strong>ati :<strong>in</strong> distaccamenti. Solo gli uom<strong>in</strong>i che prese Carlo (11)e :passò dal iPassone martedì .( 10 agosto), divisi da me <strong>in</strong> tante squadre e lliconsegnati aCarlo perché tutti desideravano ritornare a casa, compreso Jui, non sono riord<strong>in</strong>ati perchénon vuole rimetterli <strong>in</strong> formazione se ancora rimane Miro come comandante. In queigiorni ebbi contatto con <strong>il</strong> maggiore Johnston <strong>il</strong> quale si trovava un po' disgustato, edespresse giudizi poco lus<strong>in</strong>ghieri per Miro ed Armando. Mi disse anche se volevo <strong>in</strong>teres'sarmidella Garfagnana e della Lunigiana. lo gli dissi di s1. Il giorno sei mi arrivòun biglietto 'sul Passone dove diceva che avrei dOV'Urto portarmi a Regnano <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia diMassa, perché colà 'si doveva discutere <strong>il</strong> problema della costituzione di due brigate gmibald<strong>in</strong>ee collegarle con le formazioni reggiane.Prima di partire mi raccomandai con Luigi ( 12 ) di fare ogni possib<strong>il</strong>e .per avere<strong>il</strong> collegamento con Miro e scendere nella Val d'Asta appena sarebbe stato possib<strong>il</strong>e.lo dov·evo star via due giorni ·al m'llssimo; ma operazioni di rastrellamento miimpedirono di raggiungere i garibald<strong>in</strong>i prima di sei giorni (13). Rimasi d'accordo col Maggioreche ·appena si sarebbe presentata l'occasione sarebbe rientrato nelle !formazioni reggianecon tutta la sua Missione per mettersi al nostro servizio.Promise ·e mantenne la parola. M ritorno da Regnano trovai Miro ed Gwibald<strong>in</strong>iimpegnati nel lavoro di ricupero. Carlo nel suo «lavoro» di attesa.Cause dello sbandamentoSecondo me le oause pr<strong>in</strong>cipali che provocarono <strong>il</strong> '1'elativo sbandamento furonole seguenti:a) la maggior parte dei garibald<strong>in</strong>i non si aspettav~tno più di dover fare fronte ~ truppetedesche ben armate e animate daN'odio e daJla disperazione; dò vale <strong>in</strong> particolar modoper i garibald<strong>in</strong>i ultimi venuti: per loro IDU una sonpresa dover combattere cosiaccanitamente contro forze preponder·anti nemiche;bi <strong>in</strong>capacità da parte di certi comandanti <strong>in</strong>termedi o <strong>in</strong>feriori; <strong>in</strong> questa zona fu <strong>il</strong>primo grande rastrellamento, ed impegnò uom<strong>in</strong>i che non avevano mai pres,tato serwziom<strong>il</strong>itare e che non fecero mlii nessuna azione di .guerriglia, non 'sempre vi fu 11tempo materiale per addestvare gli uom<strong>in</strong>i pur ·riconoscendo che i comandanti nonsi davano troppo d'attorno per istruire i garibald<strong>in</strong>i;c) era troppo radicato <strong>il</strong> concetto delh difesa ,e poco considerato quello dell'attacco, ,tipicamentedi guerriglia, che è 11 solo modo per conoepire la difesa nelle formazionipartigiane;cl) la discipl<strong>in</strong>a non era <strong>in</strong>tesa come necessariamente si deve <strong>in</strong>tendere; tutto è <strong>in</strong>relazioneal :lavoro ,affrettato che 'Si è dovuto fare per organizzare :i distaccamenti ed a:rmarH.(11) Don Domenico Orland<strong>in</strong>i, allora Intendente generale delle formazioni reggiane.(12) Pio Monterm<strong>in</strong>i, allora Comandante della XIII Brigata.(13) Del convegno di Regnano ne parla Roberto Battaglia nel suo «Un uomo, un partigiano ». Ed. E<strong>in</strong>audi1965, pp. 91-97.


82RipresaMalgl'ado tutto noi siamo già <strong>in</strong> fase di ricostruzione. In gran parte le aml!i. nondistrutte dai tedeschi sono state ricuperate, quante non si sa, ciò grazie al lavoro svolto<strong>in</strong> questi giorni dai garibald<strong>in</strong>i.Miro <strong>in</strong> questo lavoro mi ha grandemente aiutato; mentre Garlo si è :perso <strong>in</strong> persecuzioni<strong>in</strong>def<strong>in</strong>ib<strong>il</strong>i e poco patriotuiche; perché poi lui e 'suo fratello opere con sistemied 3!tteggiamenti per separare i garibald<strong>in</strong>i del piano [da quelli] della monmgna?Circa la metà dei garibald<strong>in</strong>i impegnati nei combattimenti dei giomi 'Scorsi sonorimasti nelle formazioni.Tre distaccamenti hanno già ripreso le operazioni contro <strong>il</strong> nemico oon <strong>il</strong> verocriterio della guerrig1ia. Essi non vivono nei paesi, ma presso i paesi, e determ<strong>in</strong>ati element<strong>il</strong>ocali selWono per rifornire i garibald<strong>in</strong>i di viveri. La ripresa delle operazioni avrelbbe'avuto più sp<strong>in</strong>ta se Carlo non ,avesse fatrto un lavoro dissuadente <strong>in</strong> mezzo Il garibaJd<strong>in</strong>iche lui ritiene di controllare.Per riprendere bene 'e impegnal'e maggiormente <strong>il</strong> garibald<strong>in</strong>o ho ritenuto opportuno,comp<strong>il</strong>are un regolamento' col qruale solo i v,eri combattenti possono fare parte dellenostre formazioni. Ritengo che <strong>il</strong> Comitato sia già a conoscenza di tale retazione.Il Maggiore con la sua Missione


83Le armi automatiche collettive <strong>in</strong> distrihuzione erano quarantac<strong>in</strong>que (12 mitragliee 33 fuc<strong>il</strong>i mitragliatori). Di esse se ne ><strong>in</strong>cepparono 6 durante <strong>il</strong> combattimento permancanza di grassi.Ino'ltre, per la scars'a o mancata resistenza di alcuni distaccamenti, 9 armi automatichenon ,ebbero che trascurab<strong>il</strong>e dmpiego nella battaglia.Inf<strong>in</strong>e, 8 ,avmi automatiche collettive non entrarono <strong>in</strong> azione perché distaccamentiai quali appartenevano non vennero attaccati.Durante i combau1menti vennero ,adoperavi da parte nostra 4 mortai da 81 e 2cannonc<strong>in</strong>i da 47/32. Tali pezzi ci vennero lanciati da aerei <strong>in</strong>glesi fra <strong>il</strong> 22 e <strong>il</strong> 29luglio. 11 Joro impiego non fu molto efficace poiché i serventi dei pezzi ebbero soltantopochi giorni di tempo per l'istruzione; per i cannonc<strong>in</strong>i solo poche ore. Mancavano i congegnidi puntamento dei mortai ed i goniometri. Vennero anche a mancare le ·anni automatichea protezione dei mortai per <strong>il</strong> :ripiegamento troppo affrettato di alcuni distaccamenti<strong>in</strong>cal1kati di tale protezione.Calcolo che la forza nemica attaccante fosse <strong>in</strong> totale di 3000 uom<strong>in</strong>i circa armatidi fuc<strong>il</strong>e, mitra, abbondanti armai automatiche, mitragliere da 20 e da 37 e cannoni.L'attacco venne <strong>in</strong>iziato nei settori di Ligonchio, V<strong>il</strong>la M<strong>in</strong>ozzo, Carp<strong>in</strong>eti tf.ra le ore6 e 7 del matt<strong>in</strong>o del 30 luglio con colonne che puntavano su Vaglie, C<strong>in</strong>quecerri, Primaore,la Gatta, Carp<strong>in</strong>eti.I distaccamentli di Primaore, Carp<strong>in</strong>eti a Poiago si ritirarono poco dopo l'<strong>in</strong>iziodell'attacco e la :loro mancata resistenza contribuì a dim<strong>in</strong>uire notevolmente quella deidistaccamenti vk<strong>in</strong>i che, per evitare l'accerchiamento, furono costretti a ritirarsi su posizionifavorevoli.NeI settore di Ligonchio i combattdmenti veri e proprH cessarono verso Je ore10,30 del 30 luglio. Ord<strong>in</strong>ai ai distaccamenti di tale settore di portare <strong>il</strong> nuovo schieramentoa Basso Pradarena, al Bassone, ,alla Pres'Alta,al Passo della Osa ed a quello trala Gisa ed i[ Prampa.Nel settore di V<strong>il</strong>la M<strong>in</strong>ozzo ed <strong>in</strong> quello fra V<strong>il</strong>la M<strong>in</strong>ozzo-Toano, lo sganciamentoavvenne nel .pomerioo.[o del 30 ed <strong>il</strong>. nuovo schieramento venne portato sulla l<strong>in</strong>eaQuara, Costabona, Santonio, Monte Prampa, <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uazione di quello su accennato.Tale schieramento, a causa del r1piegamento dal Passo Cisa, subì nella notte fra<strong>il</strong> 30 e 3.1 luglio aloune variazioni: le formazioni che si trovavano sul cr<strong>in</strong>ale dom<strong>in</strong>anteSantonio e sul Prampa vennero spostate sul Monte Faggiola, sul Monte Penna e ,tra questo e<strong>il</strong> Passone.Nella giornata del 31 luglio vennero ripresi i combatt1menti nel settore di Costabonae <strong>in</strong> pallticolare <strong>in</strong> quello tra dI Monte Penna e <strong>il</strong> Passone.In tale giorno vennero cont<strong>in</strong>uati i combattimenti su Corredolo e Toano ed !imziatol'attacco contro Piandelagotti, difesi da formaziond modenesi.Nel pomeriggio dello stesso giorno, <strong>in</strong> seguito all'evacuazdone da tali posizioni daparte delle formazioni modenesi, lo schieramento su accennato veniva seriamente compromessoperché m<strong>in</strong>acciato diaggi1:amento. .Sempre nel pomeriggio del 31 i distaccamenti modenesi abbandonarono Gazzano,Fontanaluccia e Frass<strong>in</strong>oro. Da <strong>in</strong>formazioni assunte md risuJta che <strong>in</strong> tale occasione alcuniCom. modenesi impar.tirono l'ord<strong>in</strong>e di 'sbandamento.Soltanto alle ore 2,30 della 'agosto ricevetti da parte del Comando C.A. la comunicazionerÉguardante <strong>il</strong> llipiegamento di tutte le formazioni su Ospitale. F<strong>in</strong> dal pr<strong>in</strong>cipio eper molte ragioni esclusi 1'1dea di fare raggiungere Ospitale alle formazioni reggiane. Ord<strong>in</strong>aiallora <strong>il</strong> ripiegamento delle fO])ffiazioni reggiane su Gazzano-


84Dai calcoli fatti f<strong>in</strong>o ad ora non credo ci siano stati più di una dedna di mortied una qu<strong>in</strong>dic<strong>in</strong>a di feriti, gm~i e leggeri ·(14).Giunto nella zona di Gazzano-,Pan1gale con circa 200 uomlU1 affamati, stanchi edemoralizzati, non più ,<strong>in</strong> condizioni di combattere effimcemente, tenni rappoNoai Comandantied ai Commissari presenti.Ritenni che, per 'evitare lo sbandamento e sfuggite al rastrellamento, la cosa miglioreda farsi fosse quel1a di formare reparti armati della forza di 15-20 uom<strong>in</strong>i e diassegnare loro zone che, <strong>in</strong> quel momento, r<strong>il</strong>'enevo più 'sicure di quelle ave ci 1rovavamo.Impardi perciò gli ord<strong>in</strong>i <strong>in</strong> tal senso ai Comandanti di tali reparti, ai quali ord<strong>in</strong>aidi ricollegarsi subito con me una volta term<strong>in</strong>ato Il rastrellamento.Diedi loro, a tale scopo, ,<strong>il</strong> recapito del mio Comando: Val del Dolo e Val d'Asta.Mai l'oJ)d<strong>in</strong>e di sbandamenco - non necessario <strong>in</strong> quanto non se ne erano verifical'ele circostan2ie - venne da me pronunciato. A tale proposito, faccio r<strong>il</strong>evare chetutti d Comandanti delle formaz,ioni ai quali tenni rapporto approvarono i miei ord<strong>in</strong>i emi garantirono che i reparti non si sarebbero sbandati.Con una squadra di 12 uom<strong>in</strong>i armati mi portai nella wna di Novellano, Morsiano,Rovolo, Passo Fag.giola, Val d'Asta.Non appena term<strong>in</strong>ati i -rastrellamenti <strong>in</strong> questa zona (5 agosto) mi dedicai contutte le mie forze al ricupero delle armi pesanti, delie munizioni e del materiale che avevoord<strong>in</strong>ato di nascondere, 'alla costtu2i-lone di magazz<strong>in</strong>i segreti, al collegamento con le formazionivic<strong>in</strong>e e lontane ,e con gruppi ,che nel frattempo si erano sbandati e che ricostituiisu nuove basi <strong>in</strong> formazioni regolari.l,l 13 o ,<strong>il</strong> 14 agosto potei f<strong>in</strong>almente ricollegarmi con Eros ed appressi da lui(che nel frattempo si era portato <strong>in</strong> Garfagnana ed era <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e :Dientrato <strong>in</strong> Val d'Asl'a) chealoune delle forma2iioni da me costitu<strong>il</strong>'e <strong>il</strong> 1° agosto a Gazzano ed ·a Panigale si eranosbandate - essendo ,fuori dalla m<strong>in</strong>accia nemica - prima ancora di raggiungere la zonache io avevo loro assegnato.I garibald<strong>in</strong>i erano stanchi e demoralizzati. In tali condizioni di spirito e di corpo,<strong>in</strong>fluenzati dalle parole di moltissimi garibald<strong>in</strong>i modenesi che nel frattempo si eranototalmente sbandati, i gadbald<strong>in</strong>i reggiani ·erano stati presi dal desiderio di far rrientro alleproprie case. Tale desiderio venne a volte btto nascere, a volte assecondato da moltiComandanti di forma2iione. Ai Com. e ai Comm. (fra questi Eros, Mario ,ecc.) che li <strong>in</strong>contravanoe li <strong>in</strong>terrogavano i garibald<strong>in</strong>i dicevano di aver ricevuto ord<strong>in</strong>e di sbandamentoe dichiaravano di aver ricevuto tale ord<strong>in</strong>e da me.Mi spiego tutto dò nel modo seguente: i garibaJd<strong>in</strong>i ed ·<strong>il</strong> Com. che volevanoormai rientrare alle proprie case giustificavano <strong>il</strong> loro desiderio - che non avevano <strong>il</strong>coraggio di manif.estare apeNamente - dichiarando di aver ricevuto 1'ord<strong>in</strong>e di sbandarsi.Ecco perché Eros, Mario ed altri Com. e Comm. hanno creduto, per un certotempo, che ,io 'avessi effettivamente impartito tale ord<strong>in</strong>e.Questo fatto ha nuociuto alla mia posizione di Com. perché, ad esempio, Mario -secondo quanto mi hanno r1feri,to - ebbe 'ad esprimere <strong>in</strong> alcune occasioni .giudizi pocolus'<strong>in</strong>ghieri sul mio conto e ciò <strong>in</strong> presenza di molti gadba1d<strong>in</strong>i.Anche Carlo cr,edette che io avessi dato l'ord<strong>in</strong>e di sbandamento.Con Eros mi sono dato alla riorganizza:1lione - come già detto, su nuove e piùs21de basi - dei distaccamenti.Ritengo che dei 680 uom<strong>in</strong>i che costituivanoall'a1ba del 30 Juglio 1944 ia settimae l'ottava divisione, si possa d'are, a rastrelLamento ultimato, la seguente ripartizione:300 di essi non si sono sbandati ma sono rimasti nelle formazioni. Molti hanno giàripreso le operazioni contro ,<strong>il</strong> nemico; per .gli altri la ripresa avverrà tra qualche giorno;circa 50 garibald<strong>in</strong>i reggiani si 'sono ,aggregati aLle .formazioni modenesi che~isono dirette verso Ospitale;I ,rimanenti 330 circa sono rientrati alle proprie case.Sono certo però .che, nei prossimi giorni, di essi si presenter.anno al Com. per esserearruolati, circa la metà. Infatti, già da alcuni giorni cont<strong>in</strong>uamente 'essi si presentano(14) Fu accertato, successivamente, che tra le f<strong>il</strong>e partigiane vi furono 21 morti e 6 dispersi.


85al Comando per rientrare <strong>in</strong> formazione e firmano con entusiasmo l'accettazione delregolamento per <strong>il</strong> nuovo reolutamento.Secondo i miei calcoli, resterebbero a casa 100-150 ex garibald<strong>in</strong>i (15 l. T:ra essi:&li opportunisti.Non posso fornire òfre od elenchi delle armi, delle munizioni e del materialeperduto durante <strong>il</strong> rastrellamento ,<strong>in</strong> quanto le operazioni di ricupero sono ancora <strong>in</strong> corso.Esse procedono con buon successo.A mio parere le cause della prova non buona che hanno fornito molti garibald<strong>in</strong>idella VII e dell'VIII divisione <strong>in</strong> occasione del rastrellamento sono le seguenti:1 l La conv<strong>in</strong>zione poco radicata nell'animo dei garibald<strong>in</strong>i della necessità della lotta contrai tedeschi e contro :i fascisti.In tal senso è completamente mancata l'opera dei Comm. politici, nella quasi totaJitàpoco orLentati ed immatlUri per svolgere <strong>in</strong> seno


86per tale periodo - malgrado la sistemamone difensiva su accennata - negli attacchicon pattuglie contro <strong>il</strong> trafifico stradale del nemico 'e con buon successo.5) La mancanza di un regolamento di discipl<strong>in</strong>a seriN:o e di qualsiasi impegno di accettazionedi es'so da parte dei garibald<strong>in</strong>i.A mio parere tali sono le cause pr<strong>in</strong>cipali di quanto avvenne durante <strong>il</strong> combattimentorecente.Posso garantire <strong>in</strong> coscienza che, da quando assunsi <strong>il</strong> Coma:ndo, ho [atto tJUN:o 11possib<strong>il</strong>e, con fede, tenacia e passione per potenziare i reparti gariba:ld<strong>in</strong>rl. dipendenti, senzamai scoraggiarmi di fronte alle molte difficoltà che mi si presentavano ·ad ogni pié sosp<strong>in</strong>to.Le mie .conoscenze pr,atiche <strong>in</strong> fat'to di guerriglia, prima molto .scarse, si sono arricchitedopo l'<strong>in</strong>segnamento di questo doloroso avvenimento, durante <strong>il</strong> quale constataiche molte lacune ha presentato la mia azione di comando.A parziale giustificazione delle mie responsa:b<strong>il</strong>ità devo dichiarare che la mancanzadi collaboratori e di quadri ha <strong>il</strong>vuto molto peso <strong>in</strong> quanto è avvenuto.Comunque, rimetto a codesto Comitato <strong>il</strong> Comando delle Divisioni Garibald<strong>in</strong>e diReggio Em<strong>il</strong>ia, per le decisioni del caso dopo quanto è avvenuto.A proposito di quanto <strong>il</strong> prof. Marconi ha esposto nel rapporto che S1UppongOnoto a ,codesto Comita:to (16) ritengo mio dovere riferire <strong>il</strong> mio parere <strong>in</strong> merito:Gli appunti e le cdtiche fatte sono false ed esagerate sotto tutti irappoxti. Esagerateper i sentimenti uma:rutari del comp<strong>il</strong>atore, non certo <strong>in</strong> accordo con l'odio deiga:ribald<strong>in</strong>i verso <strong>il</strong> comporta:mento del nemico.IL COM. DELLE DIVISIONIGARIBALDINE REGGIANE(Miro)Le relazioni, naturalmente, toccano soltanto alcuni aspetti della situazionedi quel periodo <strong>in</strong> montagna. Determ<strong>in</strong>ati fatti sono dati quasi per scontatio sono rimasti totalmente <strong>in</strong> ombra. Certi brani, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, vanno <strong>in</strong>tegrati conqualche notizia per avere un quadro più ampio, ed altri vanno <strong>in</strong>terpretati percoglierne appieno <strong>il</strong> significato.In altre parole, si rende necessario un breve commento.1. - La situazione m<strong>il</strong>itare è descritta esaurientemente nei due documenti,ma l'esame è rigorosamente limitato al. campo prov<strong>in</strong>ciale. Manca qualsiasiaccenno alla situazione nel Modenese, benché le formazioni delle due prov<strong>in</strong>cefossero ufficialmente unificate nel «Corpo d'Armata Cent


o agli <strong>in</strong>cendi, le perdite umane tra i civ<strong>il</strong>i (36 morti, 200 arrestati, 50 deportati), le razzie del bestiame" l'<strong>in</strong>cendio del grano nei campi, i diffic<strong>il</strong>issmi edelicati rapporti) a rastrellamento ultimato, tra i partigiani ed i civ<strong>il</strong>i terrorizzatidalle atrocità del nemico. Queste omissioni potrebbero far pensare ad unasorta di diaframma esistente tra le formazioni partigiane e la popolazione o,quanto meno) ad un certo dis<strong>in</strong>teresse dei due massimi dirigenti garibald<strong>in</strong>i perle questioni di natura non prettamente m<strong>il</strong>itare. Viceversa) specie per meritodel Commissariato) i contatti con la popolazione venivano curati per mezzo deiCommissari civ<strong>il</strong>i e si stava provvedendo proprio allora (come risulta alf<strong>in</strong>iziodella relazione di Eros) alla costituzione di organismi a cui venivano affidate leAmm<strong>in</strong>istrazioni comunali) e di altri (Commissioni economiche) ai quali spettava<strong>il</strong> compito di regolare <strong>il</strong> settore delle forniture alimentari alle formazioni,per evitare requisizioni <strong>in</strong>giuste e conseguenti attriti tra m<strong>il</strong>itari e civ<strong>il</strong>i. Dovevasorgere <strong>in</strong>oltre) poco dopo) <strong>il</strong> C.L.N. della montagna, al quale sarebbespettato <strong>il</strong> coord<strong>in</strong>amento delle <strong>in</strong>iziative riguardanti la vita civ<strong>il</strong>e.3. - Non può sfuggire <strong>il</strong> tono pessimistico dei due documenti e lagrande severità di giudizio da parte degli estensori; <strong>in</strong>dubbiamente la preoccupazionedi porre <strong>in</strong> risalto i lati negativi rispetto a quelli positivi per potertrarre dai fatti i dovuti <strong>in</strong>segnamenti, ha impedito loro di tracciare un quadroobiettivo. Che <strong>il</strong> rastrellamento si sia risolto <strong>in</strong> un gravissimo colpo per l'organizzazionepartigiana del settore reggiano è una verità <strong>in</strong>contestab<strong>il</strong>e, (nonsaremo certo noi a voler trasformare una sconfitta <strong>in</strong> una vittoria), ma cheproprio tutto sia andato male non risponde a verità. Ci sembra doveroso ricordareche a Gatta vi fu una generosa quanto rischiosissima resistenza (cfr. LaQuercia, Rolando Maramotti: «Si bagnò <strong>il</strong> Secchia di sangue tedesco »)Il Volontario della Ubertà del 9 settembre 1945), che nei pressi di C<strong>in</strong>quecerriebbe luogo un vivacissimo combattimento sostenuto con molto coraggiodai garibald<strong>in</strong>i <strong>in</strong> condizioni di grande <strong>in</strong>feriorità) che si verificarono vari episodidi valore <strong>in</strong>dividuale e che alcune formazioni mantennero la loro <strong>in</strong>tegritànonostante i combattimenti, gli spostamenti, i disagi gravissimi della permanenzaprolungata alla macchia) la fame e la generale demoralizzazione.4. - Tra le lacune) grave ci sembra quella delfepisodio della distruzionedel magazz<strong>in</strong>o di Castiglione) all'imbocco della Val d)Asta, ove erano ammassatiarmi e materiali <strong>in</strong> grande quantità appena aviolanciati e dest<strong>in</strong>ati al Btg.«Nembo ». Vord<strong>in</strong>e di far saltare <strong>il</strong> magazz<strong>in</strong>o fu dato dal magg. Johnston <strong>il</strong>quale) a quanto pare, non vide un altro e migliore mezzo per sottrarre ai tedeschiqueste preziosissime scorte.5. - Vari sono i r<strong>il</strong>ievi fortemente critici nei confronti di s<strong>in</strong>goli o direparti, i quali non avrebbero opposto sufficiente resistenza all' attaccante primadi sganciarsi, ma non si mettono chiaramente <strong>in</strong> relazione questi fatti con lamancanza di moderni mezzi di collegamento. Le staffette) uom<strong>in</strong>i di grandeabnegazione e di notevole resistenza fisica, anche se capaci di imprese degnedegli antichi maratoneti non potevano compiere <strong>il</strong> miracolo di tenere tempestivamente<strong>in</strong>formati dell' andamento delle operazioni i comandi <strong>in</strong>feriori o superioridissem<strong>in</strong>ati sulla larghissima zona racchiusa grosso modo nel quadr<strong>il</strong>ateroCarp<strong>in</strong>eti-Civago-Ligonchio-Busana.87


L'argomento meriterebbe un discorso a parte. Non si comprende <strong>il</strong> perchégli Alleati, mentre <strong>in</strong>coraggiarono la tattica difensiva della zona anche conaiuti concreti, non dotarono le formazioni di telefoni da campo o di apparecchi R.T.La lenta circolazione delle notizie (e la impossib<strong>il</strong>ità di controllarle) fucausa non ultima del crollo prematuro di varie posizioni. Soprattutto fu causa dimal<strong>in</strong>tesi, di <strong>in</strong>comprensioni, di accuse reciproche.Armando e Davide (Osvaldo Poppi), <strong>in</strong> un loro rapporto di quel periodo,affermano che <strong>il</strong> «collasso dei reggiani» impedì la ritirata nel settorestab<strong>il</strong>ito (quello del Cusna); che «le forze reggiane si sono sbandate» e chevari Comandanti e Commissari «<strong>in</strong> particolare i reggiani », non seppero adempiereai loro doveri m<strong>il</strong>itari e politici (E. Gorrieri «La Repubblica di Montefior<strong>in</strong>o- Bologna 1966 p. 412 nota 17). Miro, per contro, riferisce che alcunicomandanti modenesi impartirono l'ord<strong>in</strong>e di sbandamento ed aggiunge cheparte dei garibald<strong>in</strong>i reggiani furono <strong>in</strong>fluenzati dall' esempio di «moltissimigaribald<strong>in</strong>i modenesi sbandati» Miro - come s'è visto - fu accusato a suavolta di aver dato l'ord<strong>in</strong>e di sbandamento, accusa che egli resp<strong>in</strong>ge recisamente,ma che danneggiò non poco la sua posizione di Comandante.Questo per non parlare della <strong>in</strong>fluenza deleteria (nervosismo, senso di<strong>in</strong>sicurezza o panico), che ebbero sui reparti, nel corso dei combattimenti, lenotizie allarmistiche diffuse con leggerezza da partigiani o da civ<strong>il</strong>i.6. - Uno dei lati più <strong>in</strong>teressanti dei documenti, sono gli accenni al contrastodi corrente, ovvero all'offensiva politica spesso asprissima di orientamentoanticomunista, che esplo'derà proprio <strong>in</strong> quei giorni, provocando la crisidi comando e aprendo la strada alla nascita di una formazione differenziata.La campagna diffamatoria condotta particolarmente contro Miro, puntavaad un «cambiamento di persone <strong>in</strong> uno dei due posti del Comando piùalto» (relazione di Marconi al c.L.N.) ossia alla sostituzione di Miro con Carloche, dice Eros, non sarebbe stata bene accetta alla maggioranza dei garibald<strong>in</strong>i.La controversia, dopo discussioni accese e riunioni a cui parteciperannoanche membri del Comando Piazza e del C.L.N. Prov<strong>in</strong>ciale, si risolverà poicon la nom<strong>in</strong>a dell'<strong>in</strong>dipendente Monti (col. Augusto Berti) a Comandante, diMiro a Vice Comandante, di Carlo a comandante dapprima del Btg. della Montafllae, più tardi, della Brigata Fiamme Verdi.7. - Non un volta sola Eros e Miro parlano della «Repubblica diMontefior<strong>in</strong>o ». Il fatto potrebbe stupire qualcuno: tanto si è parlato di questaRepubblica che parrebbe trattarsi di una imperdonab<strong>il</strong>e dimenticanza. La cosa<strong>in</strong>vece è naturale. La denom<strong>in</strong>azione di «Repubblica di Montefior<strong>in</strong>o» entrò<strong>in</strong> uso più tardi; a quanto ci risulta essa non figura <strong>in</strong> nessun documentodell' epoca.G. F.


Contrabbando- Le elezioni del Parlamento francese s.vohesi <strong>il</strong> 5-12 marzo hanno segnato un gravescacco del gollismo. Dispiace assistere al tramonto <strong>in</strong>glo~ioso del capo de,ua Resistenzafrancese; ma è motivo di soddisfazione assistere ·ad una vivace ripresa democratica dellagrande nazione d'oltralpe che, con la V Repubblica; aveva imboccato una via pel'icolosa perla Nbertà. Monito anche per chi, da noi, disprezza <strong>il</strong> regime parlamentare <strong>il</strong> quale, contutti i suoi difetti - che possono e debbono essere corretti stando nel sistema -, è ancorala forma meno imperfetta di partecipazione del popolo al potere politico.- Gli scandal'i e disfacimenti morali dei giorni scorsi e di cui sono protagoniJ1ti <strong>in</strong>gran parte uom<strong>in</strong>,i cui sono attribuite funzioni pubbliche e che <strong>in</strong>vestono le strutture piùdelicate deHo Stato -italiano - Banco d,i Sic<strong>il</strong>ia, Cassa per <strong>il</strong> mezzogiorno, INPS, ecc. -amareggiano tutto l'ambiente che, fra le f<strong>in</strong>alità da conseguire con la Resistenza e con laLiberazione, avevra posto <strong>in</strong> primissimo piano quella di r<strong>in</strong>novare <strong>il</strong> costume <strong>in</strong>tossicatodal fasciomo dopo i primi sessant'anni di wta semplice e misurata del vecchio Stato italiano.Invece si ha ./'impressione che tutto sia peggiorato. Bisogna assolutamente che una grandecampagna sia bandita propl'io da coloro che, con la loro partecipazione aUa Res.istenza, avevanouna f<strong>in</strong>alità liberatrice e <strong>in</strong>novatrice del costume e delle strutture. I partiti, tutti ipartiti democratioi, si rendano conto del grave g,uasto <strong>in</strong> atto e che esso non deve esserest'l'umentalizzato per far prevalere l'<strong>in</strong>teresse di parte, ma solo per raggiungere una migliorecondizione umana e civ<strong>il</strong>e. Spef'iamoto. Altriment'i, gravi-ss,imi tempi si preparerannoper le generazioni future.- Un feroce delitto, di oui sono state recentemente vittime due fratelli, ha messo<strong>in</strong> luce clamorosamente certe disfunzJÌoni fra i poteri dello Stato e fra le branche di unostesso potere. Il grande problema dei rapporti fra Magistratura e Polizia, fra Carab<strong>in</strong>ieri eP.S.; quello connesso con la sovranità del potere giudiziario e relativo alla ammi'ssib<strong>il</strong>itàdell' esercizio del d,iritto di sciopero d'a parte di chi ne ese~cita l'officio: sono tutti temiappassionanti e di alto <strong>in</strong>teresse per <strong>il</strong> raggiungimento di una società moderna e più civ<strong>il</strong>e.Anche le forze della Resistenza non se ne possono dis<strong>in</strong>teres.sare.v. p.


RecensioniGUERRINO FRANZINI:Storia deUa Resistenza reggianaEd. a cura dell' ANPI di Reggio Em<strong>il</strong>ia,1966, pagg. 904.Per quanto pubblicata ormai da oltreotto mesi, ci parrebbe di venir meno adun dover,e verso noi stessi 'se, <strong>in</strong>iziandoquesta Rubrica, manoasse la recensione diun'opera che, per la ponderosa mole, per!'impegno che <strong>in</strong> essa ,fu posto e perla v:asta 'rassegna dei fatti accaduti nel periodoal quale si riferisce, merirt,a a pienotitolo di essere a:icordata <strong>in</strong> una Riv1stacome questa.Le ,vicende che si svolsero nella nostraprov<strong>in</strong>cia dal settembre 1943 aJJ'apriJe 1945sono state più volte oggetto di narrazionenon sempre obiettiva. Molti !fatti sono statideformati, talora .ampliandone le d1mensioni,talaltm m<strong>in</strong>imizzandone <strong>il</strong> contenuto;altri, narrati isolatamente, cioé senza chesi ponesse <strong>in</strong> evidenza <strong>il</strong> legame di essiaLl'<strong>in</strong>sieme logico e poHtico di quel tempo,risultano di diffic<strong>il</strong>e comprensione oconcorrono a creare errati ,giudizi su cosee su eventi; altri, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, furono espostiper ragioni o f<strong>in</strong>aHtà di politica cont<strong>in</strong>gente,piuttosto che con 'scrupolosa volontàdi contrLbuire 'alla creazione di un quadrostorico. Su quasi t;utti, <strong>in</strong>oltre, alegg1a quelcaratteristico st<strong>il</strong>e o que1!'<strong>in</strong>eguagliab<strong>il</strong>e coloreche è proprio di ogni studio agiografico,cosicché la verità ne viene talvoltadeformata.Questa del F. <strong>in</strong>vece - uscita quasicontemporaneamente ad altro importante lavorosulla guerra di Liberazione nella vic<strong>in</strong>aprov<strong>in</strong>cia di Modena - è un'opera che,<strong>in</strong>sieme a questa che abbiamo citato, mada punti di vista differenti e sotto certiaspetti opposti, <strong>in</strong>terviene <strong>in</strong> modo direideterm<strong>in</strong>ante ad offl'ire una <strong>in</strong>teressantissi-ma ed ut<strong>il</strong>e raccolta di <strong>in</strong>formazioni e d<strong>in</strong>otizie su eventi che si compirono ~n quelperiodo <strong>in</strong> un settore del Nord Em<strong>il</strong>ia; settore- superFluo dirlo - che ebbe ungrandissimo peso sia nella condotta dellaResistenza italiana, sia sugli sv<strong>il</strong>uppi successividella vita politica del nostro Paese.Di qui dJ grande <strong>in</strong>t;eresse del lavoro;<strong>il</strong> quale è frutto di una ricerca attenta,paziente e appassionata fatta su documenti,che ne ,costituiscono J'unica fonte di <strong>in</strong>formazione,per <strong>il</strong> oui studio e per la cuistesura l'A. ha speso più di dieci anni di<strong>in</strong>tenso e onesto Javoro.Debbo conf'essare - pur col maggiorerispetto per <strong>il</strong> F. - che io non ho moltasimpatia per gli autodidaeti. Li consideroanzi, <strong>in</strong> generale, una 'specie di iattura,soprattutto nel settore della ricerca e dcllostudio. Per .questo mi sono s,empre battutocontro una delle maggiolli. <strong>in</strong>giustiziesociali che ancora affliggono <strong>il</strong> nostro tempo:che, cioé, oltre alla scuola d'obbHgogratuita (e Dio solo sa quali limiti ,arbbiaquesta gratuità!) i giovani meritevoli e capaci,ma <strong>in</strong> disagiate ,condizioni economiche,non siano prescelti per [a cont<strong>in</strong>uazione deglistudii a 'totale carico dello Stato. Maquesto è un altro discorso.Qui ci troviamo appunto di fronte adun A. autodidatta, che tuttavia conserva smouna parte del bagaglio di ditetti che sonproprii a questo tipo di 'studiosi; e che<strong>in</strong>oltre ha molte deLle ,qualità che per controlo caratterizzano, cioé [a spontaneità,l'entusiasmo 'e rassenza di tribolazione <strong>in</strong>tellettualistica- non <strong>in</strong>tellet;tuale -, chetalvolta <strong>in</strong>vece distorce, nello sforzo di unasublimazione teoretica, que[1a che è la real·tà dei fatti o delle vicende.La 'guerra di Liberazione ne1le prov<strong>in</strong>ocieem<strong>il</strong>iane,come è noto, fu caraHerizzatadalla vastissima partecipazione popolare (0-peraia e contad<strong>in</strong>a). Tale partecipazione,


92<strong>in</strong> breve tempo e nel1a mruggior parte,venne convogliata nel partito comunista, [ounico sopravissuto - sia pure solo neiquadri e con vita clandest<strong>in</strong>a e tribolatissima- ana tempesta del1a dittatura fascista.Lo stesso F., salito sui monti nel1aprimavera del 1944 senza avere una -tesserapoliticae neppure una precisa formazioneideologica, si orientò - artigiano difamiglia operaia e soldato deluso e disobbedienteflgliord<strong>in</strong>i fascisti di presentarsial1'esercito repubblich<strong>in</strong>o - verso formazionipartigiane gaJ1ibald<strong>in</strong>e, neHe quali poiconseguì anche un grado di comando (capodi stato maggiore di brigata).Nonostante tutto questo, <strong>il</strong> lavoro -e bisogna mrlo ad onore dell'A. - nonè frutto di settarietà. An~i, le vicende cheracconta san riprodotte con piena oggettivitàe con ampiezza, naturalmente con maggiorel'isa'lto a quel1e che furono compiutedal1e formazioni garibald<strong>in</strong>e, non tanto peruna <strong>in</strong>drngenza verso i comprugni del cuore,quanto perché obiettivamente - siasotto l'aspetto qUflntitativo, sia sotto quelloolJganizzativo - esse costituirono lastragrande maggioranza delle ,forze <strong>in</strong> campo.Va qu<strong>in</strong>di tr1butata una lode ed un en­COlmo a questo bravo, <strong>in</strong>telligente e modestonarrator-e per lo sforzo compiuto,per [a di1igenza del1'<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e svolta -e per<strong>il</strong> tentativo di campante un quadro omogeneodel1a guerra di Liberazione nel reggianodagli episodi che la composero. Ciònaturalmente non consente di sottacere, perdovere di critica, alcune franche e cOl1dialiosservaZiioni.La prima di queste è rivolta al titoloche è stato dato al1'opera: Storia della Resistenzareggrana. In re~ltà <strong>il</strong> lavoro riguardaquasi unicamente ,Ia lotta alJlIlataper <strong>il</strong> periodo 8 settembre 1943 - 25 apr<strong>il</strong>e1945, ·salvo l'<strong>in</strong>teressante ed -acuta monografiadi Giann<strong>in</strong>o Degati, pubblicata nelvolume autolo di Introduzione. Per controla Reshtenza, come è noto, fu soprattuttoun movimento politico che si s-volse,anche nel ,reggiano, neH'alJco di tempo cheva dal 3 gennaio 1925 <strong>in</strong> cui <strong>in</strong>iZiiò uftficiaJmente<strong>il</strong> regime (altri, e specialmentenell'Em<strong>il</strong>ia, anticipano la data di mlZ'lOdel1a -Resistenza all'autunno del 1919, quandocom<strong>in</strong>ciarono le prime violenze dellebande fasciste esi ebbero le distruzioni&istematiche di cooperative, di clubs democratici,distudii professionaH etc.) e :<strong>il</strong> 25apr<strong>il</strong>e 1945 (altri affermano che la iResistenzanon è f<strong>in</strong>ita: ·e forse non hannotorto). La narrazione del ;p. si riferi:sce dnv·eceunicamente al periodo conclusivo dellaResistenza: quello del1a guerra guerreggiata.Altro difetto - che è poi una reticenzavoluta dalla grande onestà <strong>in</strong>tel1ettualedel1'A. - consiste nel1a quasi totale mancanzadel r<strong>il</strong>ievo poHtico della lotta armata,cioé del modo come essa fu promossa,condotta e diretta: compito che spettò alC. L. N. e del quaJe i meriti e le responsab<strong>il</strong>itàsono da accreditare o da addebitarea questo Organismo del tutto tipico, checaratterizzò quel periodo. La ragione diquesto dHetto sta probab<strong>il</strong>mente nel fattoche <strong>il</strong> F., non avendo trov'ato la documentamonescritta d;elr,~~one svolta dalC.L.N. prov<strong>in</strong>ciale - che fu <strong>il</strong> cervellodi tutta la lotta - ne omise sostan~ialmentela narrazione limitandosi a pochi esommari cenni. Infatti, le fonti per la rievocazionedei fatti di guerra sono state<strong>in</strong> gran parte reperite perché, questa essendosisvolta sopr,attutto <strong>in</strong> territorio di« nessuno» o «liberato », non sussistevanoragioni per mantenere <strong>il</strong> riserbo della alandest<strong>in</strong>ità:i Comandi facev'ano e diramavanoord<strong>in</strong>i del giorno, scrivevano lettere edisposizioni organizzative e operative, ricevevanorapporti scdtti dai reparti dipendenvi,si scambiavano document:i, ecc. Invece iC.L.N. (e <strong>in</strong> ispecie quello prov<strong>in</strong>ciale),che agivano <strong>in</strong> territotlo «nemico» ederano esposti <strong>in</strong> conseguenza ad ogni possib<strong>il</strong>epericolo, dovevano mantenere la loroattività con i più rigidi criteri della clandest<strong>in</strong>ità.Le loro decisioni erano so~o orali.Non si scriveV'ano verbali e non si mandavanolettere (salvo <strong>in</strong> casi eccezionali econ <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite cautele): <strong>in</strong>somma, tutto o quasitutto era antidato alla lealtà ed allamemoria dei componenti e, per le comunicazioniad altl1i, alla fede1tà delle staffette.Pel1ciò di tutta questa attività nonesiste dooumentazione. Esistono <strong>in</strong>vece (ef<strong>in</strong>o a quando non lo so) .dei tes-timonii,i qua1i farebbero opera ut<strong>il</strong>issima se confidassero<strong>il</strong> loro ricordo a documenti (peresempio a delle conversazioni fra i magglOnesponenti dell'epoca, registrate sunastro ).Invece, l'azione politic-a dei C.L.N. fu digrandissimo peso nella lotta armata e perl'impostazione delle direttJi:ve generali che


93vennero date all'<strong>in</strong>izio e durante la lotta,sia sulla condotta di questa, sia per lapreparazione amm<strong>in</strong>istrativa e politica dellagestione della prov<strong>in</strong>cia nel periodo chesl'!ebbe succeduto alla Liberazione e cheaVl'ebbe impegnato i partiti aderenti al C.L.N. nel1'immane opera della vicostruzionemomle e materiale. Il C.L.N. della prov<strong>in</strong>ciadi Reggio, come i C.LN. comunali, e­ra formato dai rappresentanti di quattropartiti soltanto (<strong>il</strong> P.d.A., <strong>il</strong> P.c.I., la D.C.e <strong>il</strong> P.S.I.). Fra di essi es1stevano, come èovvio, drfferenze sostanziali nella <strong>in</strong>terpretazionedella Resistenza e delle sue f<strong>in</strong>alità,nei metodi politici e di azione bellicada seguire e sci modo come impostareiJ regime futuro: se cioé ad un sempliceritorno alla democrazia precedente al fascismoo se ad un r<strong>in</strong>novamento sostanzialedei rapporti sociali e politici. Sututti gli a·rgomenti di fondo, come su quellidi caratere cont<strong>in</strong>gente di azione, sorgevanoqu<strong>in</strong>di cont<strong>in</strong>ui conflitti. E fu grandemerito appunto dei C.L.N. di aver superato,pur di mantenere l'unità di azionef<strong>in</strong>o aI.la conclusione della lotta, questi dissensi.Ed è da dire che questa unità sostan:dalee non solo formale non fu fruttodi una convivenza 1d<strong>il</strong>liaca, bensì fu <strong>il</strong>risuhato di grandi sacdfici da parte diciascuno, realizzato con r<strong>in</strong>unce spesso doloroseo con compromessi fnricosamenteraggiunti, nella trattazione dei quaJi rifulse<strong>il</strong> grande senso di responsabi1dtà di tutti irappresentanti dei quattro partiti, sempree soprattutto preoccupati di raggiu11Jge['euniti la meta f<strong>in</strong>ale.Questo rappresenta, a mio avviso, unfatto storico di enorme portata, che nonpuò essere sottaciuto se si vuole dall'e larappresentazione completa di quel periodo,delle difficoltà che lo caratterizzarono edella visione a lunga portata che di essoebbero i capi politici che ne assumero laresponsab<strong>il</strong>ità.Inf<strong>in</strong>e sarebbe da r<strong>il</strong>evare che, talvolta,la narrazione appare un poco settoriale- come del vesto accade di frequente anchea più esperti scrittori, quando a fa'tela cronaca è uno dei protagonisti dei fattiche la crearono - con la conseguenzache <strong>il</strong> lettore smarrisce la visione generale etemporale degli avvenimenti, onde ne derivaun certo squ<strong>il</strong>ibrio che può nuocerealla determ<strong>in</strong>azione delle priorità politicomiHtaridei fatti.Dette queste osservazioni crltiche pe!amore di schiettezza, occorre però aggiungere,a conClusione, che ci troviamo di Monteaod un'opera che merita la più alta considerazione,sia per l'impegno col qualeè stata ideata e svolta, sia per la dov:iziadi documenti <strong>in</strong> essa r.ichiamati, sia per lasostanziale obiettività della narrazione. Pertanto,- a mio avviso - ben aLti titoliLe debbono :essere conferiti, soprattutto quellodi essere una fonte di gran pregio chepotrà essere ut<strong>il</strong>iz2Jata dai nostri successoriper concorrere alla composizione di quelprezioso mosaico che sarà la storia dellalotta di Liberazione <strong>in</strong> Italia.V. P.ERMANNO GORRIERI:La Repubblica di Montefiori:noSoc. ed. <strong>il</strong> Mul<strong>in</strong>o, Bdlogna, 1966, pagg. 746Un t]tollo prestigioso, una nar.razionepi~cevole e magistralmente articolata, unaricerca attenta e documentata, una vestetnpografica di prim' oJ)d<strong>in</strong>e: ecco i '!>J)egipiù evidenti di quest'opera ponderosa chesenza dubbio onora - come la onora,sotto aItri aspetti, <strong>il</strong> lavoro del Fran2J<strong>in</strong>i- tutta la ResiJstenza em<strong>il</strong>iana.Il G. - per quanto impegnato da protagonistanella guerra di Liberazione nelmodenese e successivamente qUalle uomopolitico appartenente all'ala del suo pamto(la D ,C.) più aperta alle istan2ie socialie più sensib<strong>il</strong>e agli squiHbJ)i che tuttoraoffendono la nostra giovane democrazia -ha saputo mantenere qUals;i sempre uncerto rdrstacco dagli avven~menti narrati etalvolta ha addirittura avuto la franchezzadi scendere ad una severa critica dell'attivitàdella propria parte <strong>in</strong> quel periodo.Il suo lavoro pertanto è di quelH chemer1tano grande rispetto per l'onestà che traspareda ogni pag<strong>in</strong>a, e che ne conferma laserietà di <strong>in</strong>tenti, e per l'assen21a di unavolontaria Hnalità propagandistica di partito.I primi fermenti da cui trasse poi loavvio la lotta part1giana nel modenese, cosìvivi di attività cospirativa, di ag<strong>il</strong>i e antiveggenticoncezioni poHtico"sociali e dicospiJcui apporti <strong>in</strong>telLettuali - mi sia concessodi aggiunmere: quasi tutti scaturItidalla fresca fonte azionista che ebbe ivi,


94fra i suoi protagonisd, uom<strong>in</strong>i come c.L.Ragghianti, prima, poi come E. Pacchionie A. Anderl<strong>in</strong>i e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, come R. Sa1v<strong>in</strong>i,per nom<strong>in</strong>are akuni fra i più em<strong>in</strong>enti eimpegnati po~itici di quel parvito - hannonei primi capitoli una desclJizione che servedi avvio (parziale) all'<strong>in</strong>tetlpretazionestorica deNa lotta combaHuta <strong>in</strong> quelpeliiodo nel vasto uerritoDio che conf<strong>in</strong>aad est con la nostta pro\"<strong>in</strong>cia.La quale lotta, come è naturale, per lacontiguità territoriale, per l'analogia dellastruttura economico~socia1e delle due prov<strong>in</strong>cee per iI frequente <strong>in</strong>crociarsi e sovrapporsidi azion!i, di <strong>in</strong>tese e di contrasti,che spesso traboroarono dai Emititerr1toriaài, merita una grande attenzioneanche da parte nostra. Di più: propnioun lleggiano (come del resto moltd altri) ,Dav1de, ebbe ivi un ruolo di prim~ssimoord<strong>in</strong>e per un lungo peDiodo deHa lottaguerreggiata, cosicché si legge con vivo<strong>in</strong> teresse la narrazione delle vicende spe'ssodrammat~che e taJora sorprendenti cheebbero per protagonisti, oltre a Davide,Armando, Bandiera e lo stesso Claudio (nomedi battaglia dell'A. ), per citare solo ipr<strong>in</strong>cipali. Anche perché taJi vioende formaronol'ordito sul quale fu <strong>in</strong>te~suto iIperiodo più caldo della Jotta armata eperché esse ebbero un gran peso sug<strong>il</strong>.i sv<strong>il</strong>uppidella lonta politica suocesswa nelmodenese e, <strong>in</strong> genere, <strong>in</strong> tutta l'Em<strong>il</strong>iacentlmle (~eggio, Modena, Bologna e Ferrara),come acutamente osserva l'A. neHeNote conclusive dell'opera, le quali costituiscono- a mio avviso - lo Isquarciostorico del lavoro e ne carat1Jeriz2Jano <strong>il</strong> valore,l'ampiezza e l'lsp<strong>il</strong>Jazione.Ed eccoci ora a qualche osservazionecritica.Ho scritto da pr<strong>in</strong>cipio che <strong>il</strong> titolodel volume è prest1gioso: e lo confermo.B±sogno però aggiungere che esso, a mioav'viso, è errato. Anzitutto perché la materiatrattata riguarda la lotta di Liberazione<strong>in</strong> gran parte di tutto li territollio modenese;<strong>in</strong> secondo luogo - 'ed è la ragionepiù importante del mio dlssenso - perchéuna «repubblica» di Monte6ior<strong>in</strong>o nonè mai esistita ( i partigiani non la chiamaronomai «Repuibblica », ma semplicemente«DlsHeao »; <strong>il</strong> nome di «Repubblica»fu coniato dopo (afr. M. Cesarmi,Modena M. Modena P.). Esistette <strong>in</strong>\"eCeuna Zona libera o liberata con sélf-gowrnementammlll1strat1vo, che si mantenne talecon alterne vicende. Ma, dal punto divista (diciamo la grossa paro~a) cost<strong>in</strong>uziona}e,uno Stato non vi fu mai. Si manifestò<strong>in</strong>vece, <strong>in</strong> modo pressoché identicose pure con proporzioni più vaste e olamorose,una situazione di fatto del tuttoanaloga a quelle che si vennero esplldtandoper es. <strong>in</strong> zone del nostro Aippenn<strong>in</strong>o(Vi1Iam<strong>in</strong>ozzo, Toano, Quara, Cervaroloecc.) neHe quwli per lunghi pemodi ditempo <strong>il</strong> territorio fu completamente nellemani delle formazioni parvigiane e nel!1equali sedette per un certo tempo (VetlSOla f<strong>in</strong>e della lotta) <strong>il</strong> C.L.N. proviociaJe,che assunse (come av'eva di dimtto) funzionidi goveDnO e che, come tale, procedetteaMa nom<strong>in</strong>a di amm<strong>in</strong>istratori, aH'approv,v1gionamentodelle popolazioni e delleForze armate, all'amm<strong>in</strong>istrazione della Giustizia,ecc. Con ciò non presumendo tuttaviadi aver mai casti1!uZionaJizzato un regimeche <strong>in</strong>vece, per la sua steslsa natura,era del 1!Uuto cont<strong>in</strong>gente e provvisomo.Ma la prestigiosità del titolo ben \"alevala distonsione della... candela; ond'èche l'A. va assolto.Un altro appunto può .rivolgersi al G.,ed è queHo di avere arquanto trascurato duepunti chiave della Lotta:a) l'avtività dei C.L.N. prov<strong>in</strong>ciale e comunali( aMlogo r<strong>il</strong>ievo è stato f.atto ahlaopera del Franz<strong>in</strong>i, ove l'omissione sembratlituav,1a meno r<strong>il</strong>evante), se pure si (l:vverralo sforzo di non d~sattender'e mai laimporrtanza ed <strong>il</strong> valore che ebbero queg<strong>il</strong>iorganismi neUa direzione politica della lotta.E' vero peraltro che nel modenese sussWsneva- a differenza di quanto avvennealtrove e <strong>in</strong> particolame nel regg<strong>il</strong>lno -una specie di assunzione di 1!Utti i poterida parte dei capi m<strong>il</strong>itari, aJ punto chesi ri1eva da:lla lettura del volume che spessoanche i dissensi di carattlere politico simaniJfestaJrono ai vertici delle .fo:l'1maZlioniparuigrane, cosicché, per comporne uno deipiù gravi, <strong>il</strong> 13 marzo 1945 ii CL.N. prov<strong>in</strong>ciale,anziché daDe dliJslP'osizaoni tas'sative,come sarebbe stata sua funzione e suocompito, do\"eae convocare una assemblea diuna c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a di capi partigiani (a Farneta)per raggiungere 'Un compromesso.Mentre da noi i capi m<strong>il</strong>litari ricevevanodir,ettive obbHgatorie dal C.L.N. prov<strong>in</strong>cialee, <strong>in</strong> generale, ad esse si attenevano, nelmodenese vi fu una certa pl"em<strong>in</strong>enza


95-- e se ne ha conferma leggendo l'operadel G. - dei comam.li m<strong>il</strong>itari su quempoHtJei.b) <strong>il</strong> movimento femm<strong>in</strong><strong>il</strong>e che a Modena,come nel reggiano, fu r,11ev,ante etalvolta detellffi<strong>in</strong>ante. Un quadro storicocompleto della Resistenza e delb sua conclusioneguerreggiata - se si vogliono spiegare,con la narnazione dei fatti, le ragioniprofonde che mossero coloro che partedparonoalla latta, i caratteri praprii del fenomenoche questa dist<strong>in</strong>sero <strong>in</strong> Em<strong>il</strong>iada quella che ebbe luogo <strong>in</strong> tante altre regioniital1ane - non può presc<strong>in</strong>dere <strong>in</strong>fattidal1a COInsiederazione della parte avutadalle donne, non per un omaggio caV'al1lerescoverso di loro, ma per un doverosoriconasdmento che ad esse va tributato.Inf<strong>in</strong>e sarebbe stato bene, a mio parere,far prec


96di GAP - sono della f<strong>in</strong>e di settembreprimi di ottobr.e; che ciò avvenne sottol'impulso del C.L.N. e del suo Com'itartomHitaa:e d'accordo con l'uruca f011ffiazionepoHti~a <strong>in</strong> quel momento eftfidiente, cioé<strong>il</strong> P.c. (gli <strong>in</strong>contd Fossa, Ascanio, D'Alberto,Bortesi per la prima organizzazionem<strong>il</strong>ibare sono della seconda dec!l!de di settembre).Le azion~ di queste pa:ime formazionicombMtenti furono SlUbito v1vaci e<strong>in</strong>dsive, comunque talH da allarmare e preoccuparegravemente - diremmo sproporzionatamentealtl"importanz'a mabe1'1alle dellestesse - i comandi tedesch~ e le geraochiedel r<strong>in</strong>ascente fascismo. La loro fo11ffiazionefu mista, ma con gran prevalenza ope­Mia e contad<strong>in</strong>a: hl che smentisce la po:etes'aottusità dei ceti rurali al l'1chiamoantifa~cista e liberatore.B. Le forma2lioni par,tLgiane <strong>in</strong> montagna(nel reggiano) ebbero orig<strong>in</strong>e dapiocoli nuclei che si formarono subitoattorno a don Or1and<strong>in</strong>i (Oarlo) e adon Borghi (Albertario). Essi, da pr<strong>in</strong>cipio,furono composti da ex p<strong>il</strong>:&gion~eri alleatifuggiti dai campi di concentramentonel periodo dei 45 giol'ni, da alcuni ex m<strong>il</strong>itarideIJ.'esel1Cito regio, scampati rulla deportazionedellO-D settembre, e da m<strong>il</strong>itanticomunisti <strong>in</strong>viati <strong>in</strong> montagna dalpartito. A metà ottobre, iIl C.L.N. prov.,che era a contMto con i due preti, d'.accordacol P .c.I., mandò Mart<strong>in</strong>l e Mon­Mnari (ali!l!s Tancredi) ad e&amlnme <strong>in</strong> locola skua2iione e per vedere come e f<strong>in</strong>oa qual punto sarebbe stato poss,ibhle crearedelle formazioni <strong>in</strong>qu!l!drate, eqru:iJpagg1ate,VlettoV'ag1i!ate e armate. Nel frattempocoloro, che già manifestavano hl propositodi «andare <strong>in</strong> montagna per arruo}a1:sIi »,v'enivano consigliaTIi dal C.L.N. di teneo:s<strong>in</strong>ascosti e pronti <strong>in</strong> attesa di ordim; e ciòper la cos'tante preoccupazione che l'organodiJ.1igente della lotta aveva di evitare i:1. formaJ:1sidi gruppi di «"bandati », prhri di<strong>in</strong>quadramento, senz"amni e senza mezzi disussistenza, che presto o ta:rdi si s,atebberodati a1 bandlit1smo (nel senso deteriore) perpoi diventare - <strong>in</strong>ermi come sarebbea:o stati- fa~<strong>il</strong>e preda dei rastllellamenti e delleoperazioni di polizia fasciste e tedesche. ContemporaneamenteSOllse qu<strong>in</strong>di per <strong>il</strong> C.L.N.<strong>il</strong> problema del tepeJ.1mnento e della l1accoltadelle armi, opeJ:1azione diffici!le e quasiimpos'sib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> quelle pllime settimane,per due ragioni: perché nel reggiano (contrariamentea quella che em la sLtuaziÌoneper es. del Piemonte, zona di guerrae retrovia immediata del fronte occiden1Ja[e)non esistevano unità dell'eseroito armate edequ<strong>il</strong>paggiate, ma sdlo enti miLitalli territorialiquasi totalmente rusarmati; e perchéquelle poche armi vecchie e quasi pr


97fermazione), di cui non abbiamo conoscenzama alla quale non attribuiamo comU!l1-que alcuna attendib<strong>il</strong>ità per hl solo fattoche proveniene da un uomo come Gt1azianie per di più <strong>in</strong> veste di imputatoe qu<strong>in</strong>di portato ad a:Efermare qua1unque cosada lui ritenuva ut<strong>il</strong>e ai f<strong>in</strong>i dt"J11a suadifesa. Ora, sembra a noi che, di frontealle righe citate (<strong>il</strong> cui signfufiJca,to o è conuradittorioo varrebbe fonse arooreditareuna discrim<strong>in</strong>azione poHdca, che non è maistata f·atta dai troppo sensib<strong>il</strong>i emiiiani coutwd<strong>in</strong>iopwai o <strong>in</strong>tellettuwli che srano ~vati,fra es'erdto di ,Salò e tasdsmorepubblich<strong>in</strong>o), di f,ronte all'<strong>in</strong>esistenza di fonti.,erie ed all'es]s'~enza <strong>in</strong>vece di testimonianzee di documenti contra, sia aolmeno aftl1ettatala pronunda che l'A. formula di uncosì pesante giud<strong>il</strong>'lio. Vero è <strong>in</strong>vece proprio<strong>il</strong> conurallio. Nel reggiano, i bandi dichiamata dei giovani IlIPpartenenti alle Classi1923, 24 e 25 rimasero pressoché <strong>in</strong>ascoltaci.L'Autorità miitare dovette llipetedipiù volte comm<strong>in</strong>ando la pena di morteai renitenti, e la G.N.,R, fu impegnata <strong>in</strong>una <strong>in</strong>tensa attività vdita a HmitaTe <strong>il</strong> vastofenomeno ddla nenitenza. Ta<strong>il</strong>e a1:tiVlirtàsi manifestò <strong>in</strong> «retate» poMe <strong>in</strong> es!serecon blocchi di strade, di piazze, di stazioni,di locali pubblici e peroSano con lacattura dei fam<strong>il</strong>iari dei renitenti; tan,toche hl giornale locale Il solco fascista giuns'ea pubb1kalle un appe]lo r1volto a ques1:!iul6mi e de<strong>il</strong> seguente tenore: «Gli ostag­«gi trattenuti a Reggio Em<strong>il</strong>ia presso la«A'lltorità m<strong>il</strong>itare <strong>in</strong> attesa che si presen-,«t<strong>in</strong>o le reclute alla chiamata, <strong>in</strong>viano ai«loro parenti sbandati un S'aiuto arfifet"«tuoso e l',<strong>in</strong>vito a presenvaTSi ai DiJstretto«per potJer ottenere la liberal'lione dei loro \« congiunti ». Seguh'ano i nomd. degli «ostaggi». Di più: <strong>il</strong> C.L.N. llivd1gendosi ai:possidenti, agriJcoltOlli e contad<strong>in</strong>i, fece dM-: ifondere un manifest<strong>in</strong>o <strong>in</strong>vi,tante alla «so~.l1darietà nazionwle nel!Joa lotta contro i ~a'scisti e i tedeschi» facendo appello a tuttidi «dare wppaggio e as<strong>il</strong>o ai giovani chesi ribellano a<strong>il</strong>Qa chiamata alle armi ». Queipochi che si presentarono, poco dopo <strong>in</strong>gran parte cUsertarono (con le armi) e passaronocon noi.D. La ques,tione della partecipazionedei con~ad<strong>in</strong>i e del perché della loropartecipazione sembra a noi essere maleimpostata. Sarebbe molto lungo spiegame imotiv,i e rimandiamo <strong>il</strong> B. a studii benampli fatti e pubblicati <strong>in</strong> propos,ito.E. L'A. dedica <strong>in</strong>gne due o tre righeaMa partc:cipazione delle fo.vmazioni partigianereggiane al1a fase ~<strong>in</strong>ale della lotta.Ignol'a, fra LI1tro, la battaglia di Alb<strong>in</strong>ea- che, combattuta oruentemente e gloriosamenteda nostri repa,rti d'assalto prep'aratidal Comando unko de}1e nostre formazionidi montagna, ruddest11ati all'uopo d'occordocon gN <strong>in</strong>glesi, castriJtui un coLpomortale <strong>il</strong>liferto aU'organizzazione dei comandogenemle tedesco comprendente loufficio cartografico, un centro di telecomunicazionie una sede di uffidaii s'lllPe­.viori del<strong>il</strong>a Wehrmacht, ave spesso si recavalo stesso KesseIr<strong>in</strong>g -e <strong>il</strong> successivoconurattacco tedesco di Cà Mallastoni, tutbidue si può dire aIla vig<strong>il</strong>ia del 25 apT<strong>il</strong>e.Ignara qurunto tali colpi furano determ<strong>in</strong>antiag<strong>il</strong>i effetti della dj'sorganizzal'lione econfusione dei tedeschi nei giooni che seguirono.Ignolla <strong>in</strong>oltlle qua<strong>il</strong>e peso ebbero, perdeo~dere i hsdsti s:lla fuga e i tedeschiaIla rL1J1rata senza che gli impialliti <strong>in</strong>dustda:hlsituati <strong>in</strong> diverse zane della prov<strong>in</strong>ciaavessero a subire la !furia devastatricedel nemico, le azioni delle formazioni partigianedi montagna e di pianma o=aiuscite dalla clandest<strong>in</strong>ità ed <strong>in</strong> campo a­perto, e l'<strong>in</strong>tervento diretto dei nostri reparti sulle fOJ1mazioni tedesche.AIuro che le quasi irrLdenti parole sorittea pago 591!Gli ruppunti sommarli e le .viJserve sopraruccentrate nuHa tolgono wl Vla10re globaledell'opera ed aNa stima che abbiamo, per GiOl1gio Boma, che fu compagno nel"P. d'A. di chi recens]sce <strong>il</strong> suo lavoro. Anz<strong>il</strong>i'1ldovrebbero spronarlo - per la SUJa grandeonestà di storico - rud approfondire e adal1arga're le sue ricerche e i su:oi OOudiial f<strong>in</strong>e di una più esatta conoscenza diaerti fatti che, anche se settori~i, contribuisconorud esprime.ve un giudizio complessi'Vopiù Vla:Hrdo sulla storia de<strong>il</strong><strong>il</strong>'I,taliapartigiana.V. P.


Atti e attività dell' IstitutoLa vicenda della costituzione dell'Istituto per la storia della Resistenza edella guerra di Liberazione nella nostra prov<strong>in</strong>cia, come è noto, è stata un po'laboriosa. F<strong>in</strong>almente, nell'autunno del 1965, un gruppo di ex partigiani e distudiosi se non sono fatti promotori e con rogito del notaio dotto Annibale Alpi <strong>in</strong>data 5 novembre 1965 n. 12641 siè fatto luogo alla pubblicazione dell'atto costitutivodell'Organismo. In quella stessa riunione venne approvato lo Statuto, chepiù sotto riportiamo <strong>in</strong>tegralmente, e venne nom<strong>in</strong>ato un Comitato provvisorio conl'<strong>in</strong>carico di raccogliere le adesioni e di riunire una assemblea dei Soci per la nom<strong>in</strong>adelle cariche sociali a sensi di Statuto.Solamente <strong>il</strong> 27 marzo 1966 ebbe luogo tale Assemblea <strong>in</strong> una sala delMunicipio di Reggio Em<strong>il</strong>ia, alla quale parteciparono numerosi Soci, fra i quali<strong>il</strong> S<strong>in</strong>daco di Reggio Em<strong>il</strong>ia avv. Renzo Bonazzi.Esposti gli scopi e le f<strong>in</strong>alità dell'IIstituto, l'Assemblea passò alla elezionedei componenti del Comitato direttivo e del Collegio s<strong>in</strong>dacale. Tale elezione, avvenutaa scrut<strong>in</strong>io segreto, ha dato i seguenti risultati:Componenti del Comitato Direttivo:Alpi dotto Annibale, Campioli Cesare, Carretti Giuseppe, Cocconcelli M.Viterbo, Curti ono Ivano, Grandi avv. Antonio, Manzotti prof. Fernando, Pellizziavv. Vittorio, Prandi Giacomo N<strong>in</strong>o, Prandi G<strong>in</strong>o, Simonelli mons. Prospero,Vecchia dotto Sergio, Veroni Gismondo; <strong>in</strong>oltre, Bonazzi avv. Renzo e Ferrari dottoFranco (S<strong>in</strong>daco e Presidente dell' Amm<strong>in</strong>istrazione Prov<strong>in</strong>ciale) quali membridi diritto.Componenti effettivi del Collegio dei s<strong>in</strong>daci:Camparada rag. Virg<strong>il</strong>io, Ferrari dotto Giuseppe, Gand<strong>in</strong>i prof. Umberto.Membri supplenti del Collegio dei S<strong>in</strong>daci: Fontanesi Nero e Salsi Mario.Il Comitato direttivo, riunitosi successivamente, ha nom<strong>in</strong>ato nel proprioseno <strong>il</strong> Presidente nella persona dell'avv. Vittorio Pellizzi e tre vice President<strong>in</strong>elle persone di Cesare Campioli, avv. Antonio Grandi e G<strong>in</strong>o Prandi. Ha altresìnom<strong>in</strong>ato un Comitato esecutivo composto dai membri della Presidenza, dal cav.


100Viterbo Cocconcelli con funzioni di segretario del Comitato, e da Gismondo Veroni,componenti del Comitato direttivo. Ha <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e nom<strong>in</strong>ato segretario dell'IstitutoGuerr<strong>in</strong>o Franz<strong>in</strong>i.L'Amm<strong>in</strong>istrazione della Prov<strong>in</strong>cia, per <strong>in</strong>iziativa del suo presidente dottoFranco Ferrari, membro di diritto del Comitato direttivo dell'Istituto, e dellaGiunta, ha proposto al Consiglio prov<strong>in</strong>ciale, che l'ha approvato all'unanimità, lostanziamento di un contributo f<strong>in</strong>anziario annuo a favore dell'Istituto. Tale delibera,anche per la sensib<strong>il</strong>ità nella circostanza dimostrata dal Prefetto dotto RobertoPoppi, è stata approvata dalla G.P.A. edè pertanto divenuta esecutiva. Successivamentel'Amm<strong>in</strong>istrazione prov<strong>in</strong>ciale ha allestito molto decorosamente alcun<strong>il</strong>ocali nell'immob<strong>il</strong>e di sua proprietà <strong>in</strong> piazza S. Giovanni, 4, e li ha concessi <strong>in</strong>uso gratuito all'Istituto, quale sede dello stesso. La stessa Amm<strong>in</strong>istrazione, quelledella Cassa di Risparmio, del Comune di Reggio e di altri Enti hanno poi provvedutoad ammob<strong>il</strong>iare i detti locali, sia fornendo mob<strong>il</strong>i sia <strong>in</strong>tervenendo a talf<strong>in</strong>e con concorsi f<strong>in</strong>anziarii. In tal modo la Sede, che oggi stesso si <strong>in</strong>augura, rendepossib<strong>il</strong>e l'<strong>in</strong>izio e lo svolgimento dell'attività delPlstituto per consentire agli studiosidi accedervi agevolmente per la consultazione e lo studio dell' Archivio edella Biblioteca, che <strong>in</strong> essa vengono custoditi ed ord<strong>in</strong>ati.Con Legge 16 gennaio 1967 n. 3, pubblica sulla G. U. del 26.1.1967n. 22, l'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Lìberazione, di cu<strong>il</strong>'lIsti tuta prov<strong>in</strong>ciale è membro, è stato eretto <strong>in</strong> Ente morale.STATUTOART. 1E' costitutito, con sede <strong>in</strong> Reggio Em<strong>il</strong>ia, l'Istituto Storico della Resistenza e della Guerra di Liberazioneper la prov<strong>in</strong>cia di Reggio Em<strong>il</strong>ia.Esso ha fuzione di Sezione Prov<strong>in</strong>ciale della «Deputazione Em<strong>il</strong>ia-Romagna per la Storia della Resistenzae della Guerra di Liberazione ».ART. 2L'Istituto si propone:a) di assicurare al patrimonio storico della prov<strong>in</strong>cia la più completa ed ord<strong>in</strong>ata documentazione della Resistenzamediante la ricerca, raccolta, conservazione e classificazione di documenti, cimeli, testimonianze, giornali,libri e tutto quanto si riferisce alla Resistenza, a partire dagli <strong>in</strong>izi del fascismo f<strong>in</strong>o alla conclusione della lottadi liberazione;b) di promuovere la conoscenza del movimento politico e m<strong>il</strong>itare della lotta di Liberazione mediante manifestazioni,esposizioni, puhblicazoni, convegni e qualsiasi altra <strong>in</strong>iziativa.ART. 3L'Istituto ha autonomia di gestione e di attività nel quadro delle direttive degli Istituti Nazionale e Regionale.E' costituito su base associativa fra coloro che hanno partecipato alla Resistenza ed alla lotta di Liberazionee la cui domanda sia accolta dal Comitato Direttivo.ART. 4L'Istituto si propone di agire <strong>in</strong> collaborazione con Istituti ed Enti aventi f<strong>in</strong>alità analoghe. Esso potrà istituireUffici di corrispondenza nei centri maggori della prov<strong>in</strong>cia.Sono organi dell'Istituto:a) l'Assemblea Generale dei soci;b) <strong>il</strong> Comitato Direttivo;c) <strong>il</strong> Presidente;d) <strong>il</strong> Collegio dei Revisori dei Conti.ART. 5ART. 6Il Comitato Direttivo è composto da 9 membri designati <strong>in</strong> parti uguali dalle tre Associazioni partigianea base nazionale, col rispetto delle rappresentanze delle correnti politiche della Resistenza; da 4 membri elettidall' Assemblea generale dei soci; dal S<strong>in</strong>daco di Reggio Em<strong>il</strong>ia e dal Presidente dell' Amm<strong>in</strong>istrazione Prov<strong>in</strong>cialequali membri di diritto ed eventualmente da rappresentanti di altri Enti che <strong>il</strong> Comitato Direttivo stesso ritenesse


101opportuno chiamare a farne parte.Il Comitato Direttivo elegge nel proprio seno <strong>il</strong> Presidente, tre Vice Presidenti, un Segretario e un Tesoriere,Può alttesl nom<strong>in</strong>are nel suo seno un Esecutivo di 5 persone. Elegge 5 rappresentanti dell'Istituto Prov<strong>in</strong>ciale acomponenti del Consiglio Generale della Deputazione Regionale. Le decisioni saranno adottate a maggioranzasemplice e, <strong>in</strong> caso di parità di voti, quello del Presidente sarà determ<strong>in</strong>ante nelle votazioni palesi.Il Comitato Direttivo dura <strong>in</strong> carcia 3 anni.ART. 7Possono essere soci anche i cittad<strong>in</strong>i di ambo i sessi di età superiore agli anni 21 che dimostr<strong>in</strong>o particolare<strong>in</strong>teresse ai problemi storico·culturali della Resistenza e le cui domande di ammissione siano accettate dal ComitatoDirettivo.Sono soci sostenitori coloro che versano quote di iscrizioni superiori a quelle che <strong>il</strong> Comitato Direttivofissa di anno <strong>in</strong> anno.I soci, secondo le norme del regolamento, hanno <strong>il</strong> diritto di consultare la biblioteca e l'arcbivio.Possono altresl essere ammessi alla consultazione dell'archivio e della biblioteca gli studiosi che nefacciano domanda a term<strong>in</strong>i di regolamento.ART. 8L'Associato cessa di essere tale per i seguenti motiVI:- dimissioni che devono venire comunicate mediante lettera al Comitato Direttivo;- morosità nel pagamento della quota annua;- espulsione per <strong>in</strong>degnità, sancita dal Comìtato Direttivo a maggioranza dei due terzi, con decisionemotivata.ART. 9Il patrimonio dell'Istituto è COStitUItO: dalle quote sociali, da contributi e donazioni di persone e diEnti vari, da eventuali proventi dell'attività sociale.ART. lOIl Presidente ha la legale rappresentanza dell'Istituto.ART. 11L'Assemblea, oltre ai 4 membri di cui all'Art. 6, nom<strong>in</strong>a 3 S<strong>in</strong>daci Revisori dei Conti effettivie 2 revisori supplenti che durano <strong>in</strong> carica due anni.ART. 12Lo Statuto potrà essere modificato su proposta del Comitato Direttivo con <strong>il</strong> voto favorevole dialmeno due terzi dell'Assemblea Generale nella quale sia presente almeno la metà dei soci.ART. 13L'Assemblea è convocata dal Presidente almeno una volta all'anno <strong>in</strong> seduta ord<strong>in</strong>aria, anche perl'approvazione del b<strong>il</strong>ancio.L'Assemblea può essere convocata <strong>in</strong> seduta straord<strong>in</strong>aria su richiesta del Comitato Direttivo o dialmeno un terzo dei soci.ART. 14Ferma restando la disposizione di cui all'Art. 12, per la validità dell'Assemblea Generale è necessariala presenza di almeno la metà più uno dei soci <strong>in</strong> prima convocazione; <strong>in</strong> seconda convocazione l'AssembleaGenerale è valida qualunque sia <strong>il</strong> numero dei presenti.ART. 15L'anno sociale decorre dal 25 apr<strong>il</strong>e di un anno e term<strong>in</strong>a <strong>il</strong> 24 apr<strong>il</strong>e dell'anno successivo.NORME TRANSITORIEIn attesa della convocazione dell' Assemblea Generale dei soci, che dovrà aver luogo non appenapossib<strong>il</strong>e e comunque non oltre <strong>il</strong> 31 marzo 1966, le funzioni del Comitato Direttivo sono assolte dalComitato Promotore, che assume la denom<strong>in</strong>azione di «Comitato Direttivo Provvisorio », composto daundki membri.Il presente Statuto, <strong>in</strong>dipendentemente dall'Art. 12, potrà essere modificato quando sarà emanato<strong>il</strong> nuovo Statuto dell'Istituto Nazionale allo scopo di adeguarlo a questo, con deliberazione dell' Assembleaadottata senza maggioranza qualificata.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!