Untitled - University Library
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THE UNIVERSITY<br />
OF ILLINOIS<br />
LIBRARY<br />
5&0.G<br />
SOB<br />
OTTO HARRASSOWtTZ<br />
BUCHHANOLUNG<br />
: LEIPZIG:
^<br />
BULLETTINO<br />
DELLA<br />
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA
BULLETTINO<br />
DELLA<br />
SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA<br />
^nno 1893.<br />
FIRENZE,<br />
1892.
Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10.
5o3<br />
/6 f ^<br />
BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA<br />
IV' RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI.<br />
Nella sua 3' Riunione generale la Società aveva deferito al Presidente<br />
r incarico di convocarla possibilmente nell' anno 1891 in una<br />
città delle provincie meridionali, e pertanto la 4* Riunione gene-<br />
rale ha luogo in Napoli alla metà di agosto 1891 , col seguente programma<br />
:<br />
Sabato 15 Agosto» — A ore 8 pom. conversazione serale.<br />
Domenica 16. — A ore 8 ant. adunanza privata ; a ore 2 pom. prima<br />
adunanza pubblica; a ore 11 pom. partenza pel Vesuvio.<br />
Lunedì 11. — Ritorno dal Vesuvio; ricerca di piante sulle anti-<br />
che lave.<br />
Martedì 18. — A ore 8 ant. seconda adunanza pubblica ;<br />
a ore 12 mer.<br />
partenza per Baia e visita di quelle antichità ; a ore 3 pom. ri-<br />
cerca di piante al Fusaro ; a ore 5 pom. partenza per Ischia.<br />
Mercoledì 19. — A ore 7 pom. ritorno a Napoli.<br />
Giovedì 20. — A ore 8 ant. terza adunanza pubblica; a ore 4' pom.<br />
visita all' Orto botanico.<br />
Venerdì 21. — A ore 9 ant. partenza per Capri.<br />
Sabato 22. — Partenza per Castellammare e Monte S. Angelo e ri-<br />
torno a Napoli.<br />
Domenica 23. — Riposo 6 gita * Fompei.<br />
Lunedì 24. — Partenza pel Matese.<br />
750578
6 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Le adunanza si tengono nei locali del R. Istituto tecnico in Tarsia<br />
e del R. Istituto d' incoraggiamento delle Scienze, gentilmente<br />
concessi, e alla Riunione intervengono i Soci :<br />
Arcangeli prof. G., Pisa<br />
Balsamo prof. ¥., Napoli<br />
Biondi A., Firenze<br />
Borzi prof. A., Messina<br />
Carnei prof. T., Firenze<br />
Comes prof. 0., Portici<br />
De Rosa dott. F., Napoli<br />
Geromicca prof. M., Napoli<br />
Giordano prof. G. C, Napoli<br />
Jatta dott. A., Ruvo di Puglia<br />
Martelli U., Firenze<br />
Pasquale prof. F., Napoli<br />
Savastano prof. L., Portici<br />
Severino P., Napoli<br />
Sommier S., Firenze<br />
Tanfani dott. E., Firenze<br />
Terracciano dott. A., Roma<br />
Terracciano prof. N., Caserta.<br />
Si scusano per lettera di non assistere alla Riunione o si fanno<br />
rappresentare mediante procura i Soci: Sigg. Aiuti L., Baroni P.,<br />
Baroni dott. E., Bastianini G., Bottini dott. A., Briosi prof. G.,<br />
Caleri U., Della Ripa signora V., De Toni prof. G., Fantozzi P., Gibelli<br />
prof. G., Goiran prof. A., Grilli C, Lojacono Poiero M., Massalongo<br />
prof. C, Mori prof. A., Pasquale prof. G. A., Paulucci march." M.,<br />
Piclii prof. P., Pirotta prof. R., Rossetti dott. C, Rostan 0., Saccardo<br />
prof. P. A.<br />
Assistono inoltre alle adunanze numerosi invitati e vi si fauno-<br />
rappresentare i più importanti sodalizi scientifici di Napoli.<br />
La sera del 15 agosto i Soci si riunivano in geniale ritrovo nei<br />
locali dell' Istituto tecnico a Tai'sia.<br />
Adunanza privata del 16 agosto 1891.<br />
Il Presidente Arcangeli apre V adunanza a ore 9 ant., ed invita<br />
il Segretario Carnei a leggere il verbale dell'adunanza privata tenuta<br />
in Verona, che viene approvato.<br />
Il Socio Martelli propone che la Società mandi un saluto al<br />
Prof. Giov. Antonio Pasquale impedito dal suo stato di salute dal<br />
prender parte alla Riunione, ed i presenti approvano all'unanimità.<br />
Il Presidente rende quindi conto nei seguenti termini della ge-<br />
stione della Società :<br />
Egregi Consoci,<br />
Il nuovo Consiglio di Direzione della nostra Società, da voi<br />
nominato nelle elezioni del settembre decorso in Verona, fu con-<br />
vocato in Firenze il 28 del decembre 1890, per la trasmissione<br />
dei poteri e per le consegne, ciò ch'ebbe luogo in perfetta regola.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI <<br />
Poco appresso uno dei Consiglieri, il chiaris.""^ prof. G-. Gibelli<br />
di Torino, dichiarando che le condizioni del suo domicilio non<br />
erano compatibili con l' esercizio delia sua carica, il Consiglio<br />
si trovò nella spiacevole necessità di considerarlo come dimis-<br />
sionario, e, valendosi dei poteri conferitigli dall'art. 7 dello Sta-<br />
tuto sociale, invitò il sig. Antonio Biondi ad occuparne il posto<br />
fino alla nuova Riunione generale. Il sig. A. Biondi avendo<br />
annuito all'appello del Consiglio, si procedette alla distribuzione<br />
degli uffici non elettivi, che, come già sapete, resultò nel modo<br />
che appresso :<br />
Martelli Ugolino, Archivista; Caruel prof. Teodoro, Segretario<br />
degli Atti; Tanfani dott. Enrico, Segretario del Bidlettino; Le-<br />
vier dott. Emilio, Segretario della Sede di Firenze ; Biondi An-<br />
tonio, Econo'iìio.<br />
Nella Riunione generale tenuta in Verona, la Società nostra,<br />
come ben ricorderete, deferì al suo Presidente la facoltà di con-<br />
vocarla neir anno corrente possibilmente in una città delle Pro-<br />
vincie meridionali, ed ove ciò non fosse stato possibile, delibe-<br />
rava di tenere la sua riunione nel 1892 in Genova.<br />
Il vostro nuovo Presidente, appena entrato in ufficio, ascriveva<br />
a suo principale dovere 1' associarsi al Consiglio direttivo, per<br />
soddisfare nel miglior modo possibile il desiderio espresso in<br />
quella Riunione. In seguito alle riunioni tenute in Firenze, in<br />
Roma ed in Verona, era ben giusto che la nostra bandiera ve-<br />
nisse portata nelle provincie meridionali, e la scelta non poteva<br />
esser dubbia. Nel momento in cui fu formulato in Verona quel<br />
voto, probabilmente Napoli era nella mente e nel cuore di tutti,<br />
e Napoli fu la preferita: né poteva essere altrimenti. Questa<br />
città meravigliosa, nel cui seno la vita si esplica con un' ener-<br />
gia veramente fenomenale, questo lembo di paradiso gettato<br />
sulle coste del Tirreno a sollievo dell'umanità, questa terra<br />
celebre per tante memorie, come quella che accolse le mortali<br />
spoglie del Principe dei poeti latini, che vide morire vittima<br />
della scienza uno dei più illustri naturalisti dell' antichità, che<br />
si largo tributo arrecò alle lettere, alle scienze ed alle arti, è<br />
pure terra classica pel botanico, che nella ricca e svariata ve-<br />
getazione di cui si adornano i suoi dintorni, il suo golfo incan-<br />
tevole e le isole che lo circondano, trova campo vastissimo e<br />
ben degno dei suoi studi e delle sue esplorazioni.
8<br />
RIUNIOXE GENERALE IN NAPOLI<br />
Con mio sommo rammarico debbo ricordarvi, clie la nostra<br />
Società in questi ultimi tempi ha dovuto subire perdite gravi<br />
ed irreparabili. Nel periodo infatti di raen clie sei mesi la morte<br />
ci ha rapito tre dei nostri migliori soci, nelle persone del dottor<br />
Emilio Marcucci, del sig. Enrico Groves e del generale Vincenzo<br />
Ricasoli, r ultimo dei quali, già Vicepresidente della nostra So-<br />
cietà nel passato triennio, ci fu rapito nel mese di giugno ultimo<br />
scorso, mentre egli trovavasi al suo giardino sperimentale della<br />
Casa bianca a Portercole, tuttora sulla breccia all'età di 78 anni,<br />
in mezzo alle piante sue predilette. È ben vero che nel periodo<br />
trascorso dal settembre al momento attuale, 6 nuovi soci ven-<br />
nero iscritti nel nostro elenco: siccome però, oltre quelli ricor-<br />
dati di sopra, necessità volle che tre fossero radiati dal ruolo<br />
a forma dell' art. 25 dello Statuto, il numero totale di 131 resta<br />
invariato, qual'era all'epoca della Riunione di Verona. Quindi<br />
altro non resta che fare i più caldi voti, affinché un semestre<br />
cosi infelice e deplorevole mai più si ripeta nell' avvenire.<br />
Nella Riunione di Verona furono presentati ben 18 lavori in<br />
iscrìtto. Successivamente altri 38 ne sono stati presentati com-<br />
plessivamente dalle sedi di Firenze e di Roma, nelle loro adu-<br />
nanze dall' ottobre 1890 al giugno 1891, senza contare le comuni-<br />
cazioni verbali. Gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenze<br />
dell'art. 21 dello Statuto sono stati pubblicati nel Bulleitino,<br />
secondo il consueto, con la massima diligenza compatibile con<br />
tale genere di pubblicazioni, e pure in quest' anno, alla stampa<br />
dei lavori che non potevano comparire nel Bulleitino, ha sup-<br />
plito, come pel passato, la Direzione del Nuovo giornale ììotanico<br />
italiano.<br />
Varie erborazioni sono state fatte dal settembre decorso sotto<br />
gli auspicii della nostra Società. Una di queste ebbe luogo al<br />
M. Stivo presso Riva, subito dopo la nostra gita al Monte Baldo;<br />
altra fu fatta posteriormente al lago Sibolla e a Bientina; altra al<br />
M. Penna della Croce nelle Alpi Apuane, ed una quarta all'Isola<br />
dell' Elba.<br />
Grazie all' attività del nostro Archivista é stato già compilato<br />
e distribuito il Catalogo della Biblioteca sociale, ciò che gioverà<br />
non poco a renderne accessibili le ricche raccolte della Biblio-<br />
teca stessa. 11 numero totale delle opere ed opuscoli, che al-<br />
l' epoca dell' adunanza in Verona era di 1340, dovuti a 174 do-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOI-I 9<br />
Qatori, 61 italiani e 113 esteri, si è accresciuto fino al di d' oggi<br />
di 550 opere ed opuscoli, dovuti a 71 donatori, 30 italiani e<br />
41 stranieri.<br />
Dal 2 settembre 1890 a tutto il 16 agosto 1801 la gestione<br />
economica si compendia come appresso:<br />
Entrata.<br />
Resto di cassa L. 611.57<br />
Da contribuzioni di Soci ...» 2315. 00<br />
Da un Socio perpetuo » 150. 00<br />
Uscita.<br />
L. 3076.57<br />
Spese in occasione della Riunione generale a Verona L. 106. 00<br />
Alla Direzione del Nuovo giornale botanico italiano<br />
in ordine all' art. 34 dello Statuto per resto e<br />
saldo del 1890 » 810.00<br />
Alla suddetta come sopra per 1* rata 1891 ...» 500. 00<br />
Spese di cancelleria, posta e simili » 408. 20<br />
Per circolari per la Biblioteca, carte di riconoscimento<br />
per la Riunione di Verona, biglietti per-<br />
sonali ecc » 189.00<br />
Rimborso di spese alla Sede di Roma > 38. 70<br />
Mance ad inservienti » 20. 00<br />
Per alcuni mobili ed un bollo ......... 69. 00<br />
Riassunto.<br />
L. 2140.90<br />
Somme ad entrata L. 3076. 57<br />
» ad uscita » 2140. 90<br />
Residuo attivo L. 935.67<br />
Del residuo attivo in lire 935. 67, lire 800 furono ultimamente<br />
depositate alla Cassa di Sconto di Firenze. Quindi il detto re-<br />
siduo, sommato alle lire 1675, depositate alla Cassa di Risparmio<br />
in. più tempi, dà la somma totale di L. 2610. 67, che aggiunta al
10<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
valore dei mobili e dei libri che la Società possiede, costituisce<br />
il suo capitale in essere.<br />
Il nuovo Consiglio di Direzione, che si tiene ben onorato di<br />
presentarsi a voi per la prima volta, sottopone alla vostra ap-<br />
provazione il suo operato e la sua gestione economica.<br />
Egli deve poi chiamarvi a deliberare circa la nuova Riunione<br />
generale.<br />
A forma inoltre di alcune proposte del Consiglio stesso, sarete<br />
chiamati a discutere §opra alcune modificazioni al nostro Statuto.<br />
Finalmente dovrete eleggere un nuovo Consigliere.<br />
^oo^<br />
Pel Consiglio di Direzione<br />
della Società 'botanica italiana<br />
G. Arcangeli pres.<br />
L' operato della Direzione viene approvato ad unanimità.<br />
Il prof. Balsamo prende la parola per ringraziare a nome dei<br />
Soci napoletani la Direzione per aver scelto Napoli a sede della<br />
Riunione.<br />
Aperta la discussione sul luogo e sul tempo della prossima Riu-<br />
nione generale vien fatta dal prof. Comes la proposta di confermare<br />
il voto emesso nella Riunione di Verona di riunirsi nel 1892 in<br />
Genova, e dietro proposta del medesimo, si delibera che la Riunione<br />
generale pel 1892 abbia luogo in Genova nell' autunno, dando mandato<br />
di fiducia alla Direzione per le opportune pratiche e modalità.<br />
Si procede quindi alla discussione delle proposte di modificazione<br />
allo Statuto, e dopo vivace discussione le proposte del Consiglio di<br />
Direzione vengono approvate integralmente nei termini seguenti :<br />
Art. 5. — Essa (la Direzione) è costituita da un Consiglio com-<br />
posto di un Presidente, di « quattro » Vice-Presidenti<br />
Art. 34. — Per il « rimanente del » triennio 1891-93 la stampa e<br />
pubblicazione del Bullettino della Società vengono afiidate alla Di-<br />
rezione del Nuovo giornale botanico italiano, la quale s' impegna :<br />
l*» a pubblicarlo a sue spese « (salvo una corresponsione aanua<br />
di L. 150 per parte della Società), mensilmente e separatamente dai »<br />
fascicoli del Giornale « con impaginazione propria e con frontespizio<br />
e copertina speciali. » Il Giornale « continuerà ad essere pub-<br />
blicato nelle medesima condizioni che al presente ; » 2" a cedere alla<br />
Società, al prezzo ridotto di L. 10 per copia, tante copie del Gior-<br />
nale « e del Bullettino » quante ne saranno richieste per distribuirsi<br />
ai Soci ; 3" a somministrare senza spese ad ogni autore di comunicazioni<br />
inserite nel Bullettino 80 copie della propria comunicazione,
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 11<br />
con l' impaginazione e numerazione del « Bullettino ;<br />
pie a disposizione dell' A.rchivista per cambi.<br />
» più. altre 20 co-<br />
Si decide di procedere all' elezione dei due nuovi Vicepresidenti<br />
in altra adunanza, e la seduta è tolta.<br />
Adunanza pubblica del 16 agosto 1891.<br />
Apre r adunanza il Presidente Arcangeli alle 2 '/^ pom. enumerando<br />
i sodalizi che si sono fatti rappresentare alla Riunione. La<br />
E.. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche difatti è rappre-<br />
sentata dai Soci professori Bassano e Piutti; il E,. Istituto d'Incoraggiamento<br />
dal Segretario prof. L. Palmieri; l'Accademia Pontoniana<br />
dal prof. S. Zinno ; la Società dei Naturalisti dal dott. S. Savastano<br />
Presidente, dal prof. Is. Sav. Monticelli Segretario, dai Soci U. Mi-<br />
lone, E. Tagliani e da altri membri pure consoci della Società bo-<br />
tanica. La Società Orticola dal dott. L. Savastano Presidente, dal<br />
dott. F. De Rosa Vicepresidente e da parecchi Soci.<br />
Il Presidente ricorda la perdita dolorosa fatta dalla Società nel<br />
E. Mar-<br />
volger del corrente anno nelle persone di tre valenti botanici :<br />
cucci, Enrico Groves e Vincenzo Ricasoli, e pronunzia le seguenti<br />
parole in ricordo del compianto Generale V. Ricasoli :<br />
CENNI NECROLOGICr SUL GENERALE VINCENZO RICASOLI.<br />
PER G. ARCANGELI.<br />
Delle alte benemerenze del generale Vincenzo Ricasoli, man-<br />
cato ai vivi il 20 giugno ultimo scorso, mentre egli trovavasi nella<br />
sua villa della Casa Bianca nel M. Argentario, già parlarono<br />
persone di me più autorevoli e più competenti, ond' è solo mio<br />
intendimento di tributare qui poche parole alla sua memoria, e<br />
dare sfogo al mio intenso dolore.<br />
Nato in Firenze il 13 febbraio 1814 dal barone Luigi Rica-<br />
soli e da Elisabetta Peruzzi, fino dalla prima sua gioventù egli<br />
mostrò singolare predilezione per le scienze naturali, ed in special<br />
modo per la botanica. Nei viaggi ch'egli intraprese fino dal 1831<br />
in Italia ed all'estero, tuttora giovanissimo attendeva assidua-<br />
mente a raccogliere piante, e stringeva relazioni amichevoli<br />
con gli scienziati di vari paesi. Quantunque da primo i suoi<br />
studi fossero rivolti principalmente alle piante utili ed ornamen-<br />
tali, egli non tardò ad estendere le sue ricerche ad un orizzonte
12 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
più vasto. Già nel 1843 sì éfa costituito un erbario, il suo Her-<br />
Mrium RicasoUanicm, e lavorava assiduamente alla flora del<br />
M. Argentario e di altre parti della nostra Toscana, come ne<br />
fanno fede i duplicati, eh' egli distribuiva ai suoi corrispondenti,<br />
e che tanto spesso troviamo ricordati nelle principali flore della<br />
nostra penisola.<br />
Di sentimenti altamente patriottici, nella riscossa del 1848 lo<br />
vediamo arruolarsi fra i volontari toscani, e poco appresso, im-<br />
paziente di battersi contro gli Austriaci, lo vediamo nell'esercito<br />
piemontese in qualità di luogotenente aggregato al corpo di Stato<br />
Maggiore del Re Carlo Alberto prender parte alla battaglia di<br />
Novara. Ma ciò non basta. Ben apprezzando egli quanto inte-<br />
resse avesse per la nostra Italia, specialmente in quell'epoca,<br />
la questione d'Oriente, sempre desideroso di giovare alla patria<br />
sua, arruolatosi nell'esercito piemontese, egli combattè nel 1855<br />
valorosamente in Crimea alla Torre di Malakoff ed alla Cernaja,<br />
e successivamente prese parte alle campagne del 1859, del 1860-61<br />
e del 1866, in breve a tutte le campagne che condussero al ri-<br />
scatto della patria nostra. Né solo con le armi egli efficacemente<br />
contribuì al nostro risorgimento, ma pure con i suoi savi con-<br />
sigli, come lo attestano le frequenti lettere eh' egli scriveva al<br />
suo fratello Bettino, il celebre Barone di ferro, che tanta parte<br />
ebbe nelle vicende politiche della Toscana e dell'Italia nostra,<br />
ed i cui grandi meriti, a dir vero, non furono peranche adegua-<br />
tamente riconosciuti.<br />
Compita l'opera portentosa del risorgimento italiano, e sod-<br />
disfatto il suo principale desiderio, egli depose le armi, per de-<br />
dicarsi tutto agli studi suoi prediletti: e fu appunto nel 1868,<br />
che egli si accinse all' istituzione del suo Giardino Sperimentale<br />
della Casa Bianca nel M. Argentario, giardino che costituisce<br />
una delle principali meraviglie della nostra penisola. Tale opera<br />
fu da lui intrapresa nella convinzione di non potere riprendere<br />
gli studi suoi prediletti con quella energia con cui avrebbe de-<br />
siderato « Ma la passione per le piante, egli dice, non mi dava-<br />
« pace, ed andava cercando un' occupazione, che con queste<br />
« avesse attinenza, e che pur facesse servire il mio poco sapere<br />
« a qualche cosa d' utile per la scienza. Pensai allora a dedi-<br />
« care questi miei ultimi anni alla creazione dì un giardino<br />
« sperimentale, per giungere a conoscere la temperatura mi-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 13<br />
« nima alla quale possono vivere le specie che provenutilo da<br />
« climi molto più caldi, e che nel loro paese stanno in condi-<br />
« zioni diverse da quelle che possono trovare tra noi. »<br />
Quali difficoltà egli ebbe a superare in questa sua opera<br />
ben conoscono tutti coloro che visitarono quella località: ter-<br />
reno roccioso e ribelle alla cultura, deficienza di braccia occor-<br />
renti per lavori, mancanza assoluta di acqua. Eppure egli seppe<br />
tutte superarle, colla straordinaria sua attività e col suo ardore<br />
pressoché giovanile. Allorquando io ebbi la sorte di visitare<br />
quella località nel 1883, ne rimasi altamente sorpreso, né sapeva<br />
persuadermi del come egli avesse potuto trasformare una rozza<br />
e rocciosa pendice in un ameno giardino, ove parecchie centi-<br />
naia di piante delle regioni più svariate del mondo, intreccia-<br />
vano i loro rami. Ben mi ricordo con quanta squisita gentilezza<br />
egli mi facesse la descrizione di tutte le parti del giardino stesso,<br />
e delle piante che vi erano coltivate, e con quanta soddisfa-<br />
zione, nelle ore di riposo alla sera, mi mostrasse il catalogo da<br />
lui stesso compilato, ove era tenuto nota di tutte le più inte-<br />
ressanti particolarità, relative alle piante che formavano oggetto<br />
delle sue cure. Tutto era tenuto nell'ordine il più perfetto, e<br />
non esito affatto a confessare, che quei tre giorni, ch'io rimasi<br />
suo ospite, furono per me una vera e continuata lezione.<br />
Della sua grande passione per l'orticultura e per la botanica<br />
fanno pur fede i lavori da lui pubblicati. Allorquando nel 1876<br />
fu istituito il Bullettino della R. Società Toscana d' Orticultura,<br />
egli vi prese parte attivissima, e numerosi sono gli articoli da<br />
lui pubblicati in quel periodico, eh' egli contribuì pure ad arric-<br />
chire di tavole, ed a fare giustamente apprezzare anche all'estero.<br />
Tra i lavori da lui pubblicati meritano di essere ricordati principal-<br />
mente l'interessante ed accurato elenco intitolato: Catalogo delle<br />
collezioni di piante coltivate nel giardino del harone Bettino<br />
Ricasoli presso al Pellegrino fuori la Barriera S. Gallo (Le<br />
Monnier, 1874); il resoconto di parte delle osservazioni fatte al<br />
M. Argentario, sotto il titolo di Otto anni di esperimenti di<br />
piante al M. Argentario, pubblicato nel citato periodico; lo scritto<br />
intitolato: Bell'utilità dei giardini di acclimazione e della na-<br />
turalizzazione delle piante, e le traduzioni delle monografìe delle<br />
Agave e delle Yucche del prof. Baker, tutti pure pubblicati nel<br />
Bullettino.
14 lllUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Né solo egli fu in alto grado benemerito dell' orticultura e della<br />
botanica, ma pure della agricoltura: essendoché egli riusci a<br />
trasformare un' insalubre ed inospitale estensione della pianura<br />
grossetana in una florida tenuta di dodici poderi, la tenuta di<br />
Gorarella, contribuendo cosi a migliorare grandemente le condi-<br />
zioni igieniche ed economiche dei coltivatori di quella regione, e<br />
mostrando chiaramente quanto sconsigliato sia sovente il pen-<br />
siero di quei coltivatori eh' emigrano in lontani paesi. « Il mio<br />
« più vivo desiderio, egli dice nella sua relazione al Ministero<br />
« d' Agricoltura, si é che il mio esperimento induca la convin-<br />
« zione che in Italia abbiamo tesori inesplorati da far valere,<br />
« ai quali si possono volgere quelle migliaia di braccia, che<br />
« vanno fuori a cercare un lavoro incerto e micidiale, e mercè<br />
« le quali si può risanare e render feconda dì una grande ric-<br />
« chezza nazionale quella vasta estensione di terra chiamata<br />
« con ragione da un egregio Ministro la vera Italia irredenta. »<br />
Allorquando la R. Società Toscana di Orticultura si fece ini-<br />
ziatrice degli studi sulla convenienza d' istituire in Italia una<br />
Società botanica, egli fu chiamato a far parte della Commissone<br />
incaricata di effettuare tali studi, e fu ben lieto di prender parte<br />
alla fondazione di questo nostro Sodalizio, nel quale a buon<br />
diritto gli fu affidata la carica di Vicepresidente. Tutti noi ri-<br />
cordiamo con quanto interesse egli abbia preso parte fin da<br />
principio alle nostre adunanze nella sede di Firenze, e pure<br />
nelle riunioni generali di Firenze e di Roma. La sua passione<br />
per le piante e pei fiori era veramente meravigliosa, e sembrava<br />
andasse accrescendosi con l' età. Tutto occupato nella cultura<br />
e nello studio delle sue piante, ed in relazione continua con nu-<br />
merosi corrispondenti di tutte le parti del globo, era altrettanto<br />
generoso nell' offrire altrui, quanto lieto nel ricevere. Ben ri-<br />
cordo con quanta gentilezza egli mi abbia più volte favorito<br />
piante rare e preziose delle sue collezioni pel nostro Giardino<br />
botanico. Io ben ricordo com' egli fosse felice, all' epoca della<br />
prima riunione generale in Firenze, per aver ricevuto dall'estero<br />
varie bellissime cicadacee, e con quanta premura egli stesso mi<br />
conducesse a vederle nel giardino Mercatelli, ov' erano state<br />
provvisoriamente collocate. Ben mi ricordo con quanta insistenza<br />
m' invitasse a recarmi di nuovo alla Casa Bianca, e cohie mi<br />
ripetesse più e più volte l' invito 1' anno seguente, nella riu-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 15<br />
nione generale a Roma, e persino pochi giorni avanti la sua<br />
morte.<br />
La mattina dell' 11 giugno decorso mi perveniva una cartolina<br />
con queste parole:<br />
« Carissimo Professore,<br />
« Sono qui da qualche settimana ammalato di catarro di sto-<br />
« maco, e mi ci tratterrò ancora qualche giorno. S' Ella potesse<br />
« farci una visita io Le ne sarei gratissimo.<br />
« Accolga i sensi della mia considerazione, e mi abbia per suo<br />
« Affezionat." Amico<br />
V. R.<br />
« Gli occhi m' impediscono di scrivere, e si va ogni giorno<br />
« peggio. »<br />
Infatti la cartolina non era di suo carattere.<br />
Nel leggere queste poche righe mi sentii stringere il cuore<br />
da un triste presentimento. Le mie occupazioni non mi permet-<br />
tevano di assentarmi, ed era con mio sommo dispiacere nell'im-<br />
possibilità di soddisfare quel desiderio tante volte ripetuto. Risposi<br />
immediatamente ringraziandolo, e dicendo che nel momento<br />
non mi era possibile appagare quel desiderio e eh' ero con mio<br />
dispiacere costretto a differire quella gita: aggiungevo pure<br />
alcune parole di conforto relativamente alla sua salute. Circa<br />
undici giorni dopo mi giunse l' annunzio della grande sciagura.<br />
Pur troppo il mio presentimento si era avverato! Il maestro e<br />
l'amico nostro ci aveva lasciati per sempre.<br />
L' anima sua grande e generosa, e l' amore eh' egli aveva per<br />
le piante si riflettono pure nel suo testamento, eh' egli stesso<br />
vergò di suo pugno, il di P marzo di quest' anno, sentendosi ap-<br />
pressare la morte. Egli raccomanda il suo giardino della Casa<br />
Bianca ad utilità della scienza e splendore del paese, provvede<br />
largamente a varie opere pie, e vuole che si facciano elemosine<br />
ai poveri della sua parrocchia, ricorda affettuosamente i parenti<br />
e gli amici, e finalmente lascia il suo Erbario, compresi i dupli-<br />
cati di piante secche, al R. Museo di Fisica e Storia Naturale<br />
di Firenze, onde faccia parte dell' Erbario centrale italiano. Né<br />
certamente poteva far di meglio.
16<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Non ostante la sua modestia veramente esemplare, d'onori-<br />
ficenze, di cariche e d' uffici ebbe ad esuberanza. Egli fu nomi-<br />
nato Cavaliere dell' Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere e<br />
poi Commendatore dell' Ordine illustre dei Santi Maurizio e Lazzaro,<br />
Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, Commendatore<br />
dell' Ordine della Corona d'Italia; occupò gradi elevati nella mi-<br />
lizia, e nel 1873 fu nominato Maggior generale. Uscito dall'eser-<br />
cito fu nominato dal Ministero della Guerra Ispettore dei de-<br />
positi per l'allevamento dei cavalli. Fece parte dell'Assemblea<br />
Toscana nell'agosto 1859, fu Deputato nella VII ed Vili legisla-<br />
tura, nel 1881 fu nominato Senatore, e fece parte di varii con-<br />
sigli e di numerose amministrazioni pubbliche e private.<br />
Gravissima è stata certamente la perdita del Generale per<br />
l'Italia nostra e per la scienza, e gravissima pure per questa<br />
nostra Società, che in lui ammirava una delle più nobili e splen-<br />
dide individualità, uno dei più bei modelli, uno dei principali<br />
suoi sostegni. Ma poiché non é in nostro potere il riparare a<br />
tanto infortunio, né all' uomo é dato invertire le supreme leggi<br />
della Natura, auguriamoci almeno che la memoria dell'Illustre<br />
Uomo valga a sempre meglio consolidare i vincoli e le basi di<br />
questo nostro giovane Sodalizio, eh' essa possa guidarci nel dif-<br />
ficile cammino della vita e della scienza, e eh' essa possa giun-<br />
gere pui'a ed inalterata alle più remote generazioni.<br />
Prende quindi la parola il Sacio Jatta il quale presenta un lavoro<br />
dal titolo : Materiale per wji censimento generale dei licheni italiani :<br />
diviso in tre capitoli cioè : 1° Considerazioni generali sulV habitat dei<br />
licheni in Italia; 2° Bibliografia; 3° Omeolicheni. Superando questo<br />
lavoro per la sua mol« i limiti prescritti dallo Statuto, comparirà<br />
nel corpo del Giornale.<br />
Il Socio BoRzi riferisce intorno 31\q Anomalie di struttura del fxLsto<br />
di Phaseolus Caracalla. Egli premette alcune notizie intorno a' ca-<br />
ratteri dei tessuti primari del caule di quella liana, facendo rilevare<br />
come nulla di anormale detti tessuti presentino. Al momento<br />
in cui comincia la costituzione dei tessuti secondari il cambio ma-<br />
nifesta la sua attività generando in tutto il circuito del cilindro<br />
assile e in via centrifuga delle serie radiali di cellule legnose, e che<br />
neir insieme costituiscono una spessa guaina midollare. Indi procede<br />
regolarmente la formazione di floema e di silema secondario. Quest'<br />
ultimo tessuto offre un' importanza del tutto eccezionale. Manca<br />
costantemente di tracheidi e di vere fibre legnose. Queste sono rap-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 17<br />
presentate da scarsi gruppetti di fibre d'indole floemica, cioè a pa-<br />
rete non lignificata e che i reattivi jodici manifestano costituita di<br />
pura cellulosa. Il parenchima del silema secondario è in grandissima<br />
prevalenza sugli altri tessuti ; difterenziato in raggi o no, di raro<br />
i suoi elementi lignificano la propria parete passando allo stato per-<br />
manente, mentre la più parte di essi persiste in condizioni cambiali.<br />
I pochi elementi di parenchima silemico a parete lignificata formano<br />
intorno ai grossi vasi areolati degli irregolari rivestimenti :<br />
ne derivano veri isolotti aventi al centro pochi vasi areolati e cir-<br />
condati dai detti elementi legnosi. L'abbondante parenchima a elementi<br />
cambiformi che separa siffatte aree è sede di nxiove forma-<br />
zioni d'indole perciò terziaria, per le quali il fusto, a partire dal<br />
secondo anno, acquista una struttura affatto anomala. I tessuti ter-<br />
ziari generati assumono di buon' ora i caratteri di floema : si formano,<br />
cioè, esclusivamente dei fascetti di libro terziario. Essi svolgonsi<br />
tanto in seno al floema secondario quanto all' interno del<br />
legno secondario. Presso quest'ultimo tessuto essi fascetti sono più<br />
frequenti, in quanto che molti prendono origine dal parenchima dei<br />
raggi midollari, e altri qua e là all' interno della restante regione<br />
xilemica. Soltanto in seno al libro secondario i fascetti di floema<br />
terziario si svolgono all' interno delle estreme terminazioni dei raggi<br />
midollari. L' ordine di comparsa dei fascetti tanto nel libro quanto<br />
nel legno secondario è quello stesso che regola l'accrescimento di<br />
questi due ultimi tessuti. Durante la genesi di libro terziario il cambio<br />
conserva inalterata la sua attività, producendo, cioè nuovi<br />
strati di legno e di libro secondario di cui la struttura viene tosto<br />
alterata per frapposizione di nuovi elementi di floema terziario.<br />
Il caso di anomalia descritto non trova, secondo il BoRzi, alcun<br />
riscontro presso i fusti di altre Leguminose, tali: Bauhinia (Crùger,<br />
De Bary), Rlnjnchosia phaseoloides (Crùger), Wistaria sinensis (Le-<br />
CLERC BU Sablon), Miicuna sp. (Fritz Mùller), Pueraria Thunhergiana<br />
(Avetta) e Ahrus precatorms (Wakker). In tutti questi casi<br />
l'anomalia consiste nella produzione di tessuti d' indole terziaria per<br />
attività di una o di più zone generatrici soprannumerarie le quali<br />
prendono origine al di fuori di quella normale, ordinariamente in<br />
seno al libro secondario. Se però, come nella Bauhinia, anche il<br />
silema secondario è in grado di prender parte alla formazione di fascetti<br />
terziari, questi sono normalmente e contemporaneamente<br />
costituiti di libro e legno e non di solo floema come si osserva nel<br />
Phaseolus Caracalìa.<br />
Dai dati esposti risulterebbe che nella costituzione dei fusti di<br />
questa pianta entrano quindi in massima prevalenza degli elementi<br />
d' indole floemica ; per la quale circostanza i fusti medesimi diven-<br />
tano in sommo grado pieghevoli ed elastici.<br />
Btiìh della Soc. bot. Hai.
18<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Il Vicepresidente Sommier comunica il seguente<br />
CENNO SUI RESULTATI BOTANICI DI UN VIAGGIO NEL<br />
CAUCASO. PER S. SOMMIER.<br />
Per scusarmi, in qualche modo, di non essere intervenuto alla<br />
Riunione generale della nostra Società 1' anno scorso, darò oggi<br />
un breve cenno del viaggio nel quale il nostro collega dottor<br />
E. Levier ed io eravamo appunto allora impegnati, e l' indica-<br />
zione sommaria dei risultati botanici di quel viaggio.<br />
Partiti il 28, maggio da Livorno, sbarcavamo il 15 giugno a<br />
Batum, presso i confini fra i possedimenti russi e turchi sul<br />
Mar Nero. Strada facendo avevamo messo a profitto, per fare<br />
raccolte botaniche, le nostre fermate in Sicilia, a Atene, a Co-<br />
stantinopoli e a Trebisonda, trovando già presso quest' ultima<br />
città alcune piante caratteristiche del Caucaso, fra cui VAbies<br />
orientalis che aveva per me un interesse speciale. Vedevo que-<br />
st' abeto nella località classica da dove lo descrisse per la prima<br />
volta il Tournefort, e potevo convincermi quanto esso sia di-<br />
verso di2L\VAlnes obovata col quale è stato confuso dal Ledebour,<br />
e che ben conoscevo per avervi lungamente viaggiato sotto in<br />
Siberia. Potevo accertarmi pure coi proprii occhi dell'altro er-<br />
rore di Ledebour, il quale asserisce che VAMes orientalis ha i<br />
coni eretti, mentre li J^a penduli al pari deW Abies obovata<br />
e del nostro abeto rosso.<br />
Da Batum, dove imparammo a conoscere la esuberante vege-<br />
tazione littoranea della Colchide, facemmo una escursione di<br />
cinque giorni nelle montagne dell'Anticaucaso, risalendo la valle<br />
dell' Agiari-Tzkhali, or non è guari appartenente al Lasistan<br />
turco. Traversando la zona di maestose foreste di Abies Nord-<br />
inanniana e di Abies orientalis, sotto le quali erano ancora in<br />
fiore due degli ornamenti della flora caucasiana, il Rhodoclen-<br />
dron ponticum e il E. flammi, si giungeva fino ai pascoli al-<br />
pini che stavano allora smaltandosi di fiori a contatto delle nevi<br />
che ancora in parte li cuoprivano.<br />
Dopo fermate prolungate a Tiflis, a Borgjom (luogo classico<br />
per le raccolte di Radde) e a Kutais, fermate necessarie per<br />
compiere i preparativi di viaggio e per ottenere permessi e
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 19<br />
coiTimendatizie dalle autorità, ma non inutili per le nostre rac-<br />
colte che vi si aumentarono considerevolmente, il 23 luglio<br />
ci dirigevamo verso la catena centrale del Caucaso. Risalendo<br />
il Rion (il Phase dei Greci), traversando dalla valle di questo<br />
fiume a quella dello Tzkhenis-Tzkhali (l'antico Hippus), giungemmo<br />
a Tzagheri, sui confini della Svanezia. Qui ci convenne<br />
-caricare sopra cavalli le nostre suppellettili, poiché neppure i<br />
piccoli carri mingreli, tirati da bovi, che ci avevano accompa-<br />
gnati fin li, possono penetrare nella Svanezia, vergine fino adesso<br />
di qualunque contatto di ruote.<br />
Il 1° agosto facciamo l'ascensione del monte Tetenar, sulla<br />
sinistra dello Tzkhenis-Tzkhali, dove certo non è stato mai<br />
alcun botanico, e da dove riportiamo una ricchissima messe di<br />
piante (170 specie in più di 500 porzioni d'erbario).<br />
Il 3 e 4 agosto accampiamo sul Latpari, passo alpino che se-<br />
para la valle dello Tzkhenis-Tzkhali da quella dell' Ingur, sa-<br />
lendo a circa 3000 metri sopra una delle cime sovrastanti.<br />
Vicino al passo (circa 2800""), vi sono ancora molte chiazze di<br />
neve, ed il Rhodoclenclron catocasicum, che vi forma una zona<br />
di fitta boscaglia, è in pieno fiore.<br />
Il 5 discendiamo a Kalà, uno dei più alti villaggi della Svanezia<br />
libera (circa 1800"), presso al limite della vegetazione arborea,<br />
segnato qui dagli abeti. Di là facciamo una gita fino ad una cre-<br />
sta rocciosa che sovrasta ai ghiacciai maestosi che scendono dal<br />
Djanga e dal Tetnuld, e poi, seguendo l' Ingur e il suo principale<br />
atfluente, la Mulkhra, traversiamo tutta la parte abitata della<br />
Svanezia libera fino a Ciubikhevi, dove, il 17 agosto, lasciamo<br />
l'ultimo villaggio e l'ultima particella di terreno coltivato.<br />
Colla scorta di 7 bestie da soma, di 6 Svaneti e di un inter-<br />
prete Letschkumese, c'inoltriamo in paese deserto, seguendo un<br />
sentiero appena abbozzato e spesso introvabile, dormendo sotto<br />
la tenda e mangiando le provviste che ci portiamo dietro, cui<br />
si aggiungono gì' incerti della caccia. Traversiamo cosi i valichi<br />
alpini che separano la Nakra dalla Nenskra, e questa dal Seken,<br />
passando dalla Svanezia all'Abkhasia. I nostri accampamenti<br />
sono ora sotto gli alberi secolari, nel folto della foresta, dimora<br />
dei lupi, degli orsi e dei cinghiali di cui ogni giorno vediamo<br />
le traccie, ora sui pascoli alpini, nel dominio degli stambecchi<br />
e dei mufloni.
20 RIUJìIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Dopo avere corso il rischio di perdere uno dei nostri muli,<br />
travolto dalle acque impetuose del Seken, e dopo avere guadato<br />
non senza pericolo l'altro ramo del Kodor, il Kliutsch, risaliamo<br />
quest' ultimo fiume fino al Klukhor, uno dei gioghi per i quali<br />
si passa dal versante asiatico a quello europeo. Là ci fermiamo<br />
quattro giorni per esplorare alcune delle cime vicine (fino<br />
a 3000"") e per visitare un altro passo, il Nakhar (2900*"), noto<br />
per le descrizioni -del Radde. Il 30 agosto attraversiamo il<br />
Klukhor (2800"), camminando per buon tratto con le nostre bestie<br />
sopra nèvès e ghiacciai dove non avremmo mai creduto che po-<br />
tessero trovare appiglio gli zoccoli di un solipede; e del resto<br />
qualche scheletro scarnito che giace sul ghiacciaio ci prova che<br />
l'impresa non riesce sempre fortunata. Scendiamo in Europa<br />
seguendo il corso della Tieberda, affluente del Kuban, lungo la<br />
quale, il 2 settembre, rivediamo per la prima volta delle terre<br />
coltivate, sedici giorni dopo avere lasciato le ultime in Svanezia.<br />
Dalla Tieberda passiamo nella valle del Dout, altro affluente<br />
del Kuban, varcando un colle di 2800, da dove abbiamo una<br />
veduta splendida sulla doppia cima nevosa del gigante cauca-<br />
siano l'Elbruz. Salendo fino a circa 3000"" sui monti che do-<br />
minano questo colle, facciamo, nonostante la stagione avanzata,<br />
una delle più ricche raccolte di tutto il viaggio, in fatto di<br />
piante endemiche del Caucaso. Passato un secondo colle alpino^<br />
scendiamo in paese Karaciai ad Utschkulan, villaggio situato al<br />
confluente del Kuban e del Nakhar.<br />
Di là, risalendo il torrente Kiikùrtli, andiamo ad accampare<br />
al piede dell'Elbruz, a 2300", altezza fin dove giunge il Pinus<br />
sylvestrìs che colà è l' ultimo albero.<br />
Il 10 settembre, scegliendo il terreno scoperto fra i ghiacciai,<br />
e' inerpichiamo sui fianchi dell' Elbruz (o Minghi-tau, come là<br />
si chiama), fra le roccie granitiche, i blocchi vulcanici e il la-<br />
pillo, fino a circa 3800", alla quale altezza troviamo ancora po-<br />
che fanerogame in fiore, e dove rupi verticali e ghiaccio ci<br />
sbarrano la via.<br />
Ma oramai la stagione era avanzata, e per questo ponemmo<br />
fine al nostro viaggio pedestre che era durato per ben 600 chi-<br />
lometri, durante i quali ci eravamo mantenuti per lo più ad al-<br />
tezze varianti fra 1000 e 3000 metri, facendo osservazioni ba-<br />
rometriche continue, e prendendo ricordi fotografici.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 21<br />
Da Utschkulan, scendendo il Kuban, traversando coi veicoli del<br />
paese le steppe dei Kabardini e dei Cosacchi, raccogliendo più poco<br />
in quelle pianure bruciate dal sole, raggiungemmo a Nevino-Mui-<br />
skaia la ferrovia che ci portò a Vladikavkaz, da dove riattraversammo<br />
la catena sulla strada maestra oramai coperta di<br />
neve. Ripassando per Tiflis e Kutais tornavamo a Batura e ci<br />
imbarcavamo per Odessa il 30 settembre, dopo un soggiorno di<br />
tre mesi e mezzo nel Caucaso.<br />
Vi ho così tracciato a grandi tratti il nostro itinerario, re-<br />
sistendo alla tentazione di darvi nomi di piante che mi sarebbe<br />
venuto fatto di citare ad ogni momento. Ma nominandone alcune<br />
mi sarebbe sembrato di essere ingiusto per tante altre, ed inoltre<br />
avrei corso rischio di dilungarmi troppo. Del resto contiamo di<br />
pubblicare in extenso i risultati botanici del viaggio, quando sarà<br />
ultimato lo studio delle nostre collezioni. Per ora mi contenterò<br />
di citarvi alcune cifre che possono dare una idea della loro<br />
ricchezza.<br />
In complesso, fra fanerogame e crittogame, le nostre colle-<br />
zioni, del Caucaso soltanto, sommano a più di 10,000 porzioni d'er-<br />
bario. Esse si spartiscono in 85 gite, o località diverse. I numeri<br />
di fanerogame sono 3003, di crittogame vascolari 50, di crittogame<br />
cellulari 914. Le famiglie che hanno fornito più numeri<br />
sono le 13 seguenti, che insieme rappresentano il 61.44 % dei<br />
numeri raccolti:<br />
Composte . . .<br />
Numeri
22<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Sono obbligato di parlare di numeri anziché di specie, perché<br />
lo studio di molti generi é ancora appena abbozzato. E certo<br />
che le specie in molti casi non saranno nella proporzione dei<br />
numeri, specialmente in certi generi che per la loro ricchezza<br />
di specie e per il loro polimorfismo attiravano specialmente la<br />
nostra attenzione, come i generi Astragahis, Potentina, Rosa,<br />
Cerastium, Alsine, Geranium, Ranunculus, Campanula, Se-<br />
necio, Centaurea, Cirsìum. Ne verrà di conseguenza che le fa-<br />
miglie, ordinate per la loro ricchezza di specie, non corrispon-<br />
deranno perfettamente col quadro sopra esposto. Le composte,<br />
che da sé sole contano 60 generi, conserveranno però sempre<br />
di gran lunga il primato.<br />
Il genere Potentina é già stato studiato dai signori Siegfried<br />
e Keller, e contiene varie specie nuove.<br />
Nel genere Rosa comunicato al prof. Crépin, questi ha distinto<br />
una nuova specie col nome di Rosa Svanetica.<br />
Le epatiche (119 numeri) vengono adesso studiate dal si-<br />
gnor Stephani; i muschi frondosi (655 numeri) dal signor Bro-<br />
therus.<br />
Da una comunicazione preliminare del sig. Brotherus sap-<br />
piamo che 620 dei numeri di muschi finora studiati rappresen-<br />
tano 204 specie, cioè più della metà delle specie note del Caucaso.<br />
Venticinque specie sono nuove per la briologia Caucasiana. L'aver<br />
riportato da una rapida traversata in una parte del solo Caucaso<br />
occidentale più della metà delle specie note di tutta la catena,<br />
prova che il Caucaso, per rapporto alla sua grande estensione,<br />
ha una flora briologica poco variata; e prova pure con quanto<br />
zelo si sia dedicato alla raccolta dei muschi il mio compagno<br />
dott. Levier, al quale tale raccolta era particolarmente de-<br />
voluta.<br />
Abbiamo inoltre distribuito più di 800 cartine di semi a vari<br />
orti botanici e stabilimenti orticoli.<br />
Permettetemi ancora di riassumere in poche parole l'aspetto<br />
generale della vegetazione nelle parti del Caucaso occidentale<br />
da noi percorse.<br />
I. La eegione littorale della Colchide, dotata di un clima<br />
caldo e piovoso, è caratterizzata da una vegetazione di straor-<br />
dinaria esuberanza. È però poverissima di piante erbacee e di<br />
suffrutici, che sembrano soffocati dalla ricca vegetazione di
KlUNIOME GENERALE IN NAPOLI 2'à<br />
grandi alberi e di arbusti e dalla Pieris aquilina che invade<br />
con rapidità straordinaria tutti i luoghi diboscati ed i campi<br />
abbandonati, scacciando quasi 0!^ni altra pianta. Là si trovano,<br />
allo stato selvatico, molti degli alberi da frutto dell'Europa<br />
media, che portano frutti mangiabili, talvolta — il ciliegio per<br />
esempio — eccellenti. Se tutti questi alberi vi siano indigeni, o<br />
se siano i discendenti di antiche colture in un paese che a varie<br />
epeche ebbe una florida civiltà, è difficile il dire. Vedendoli<br />
in mezzo a foreste ora vergini, verrebbe fatto di considerarli<br />
come autoctoni ; ma un caso ci fece nascere dei dubbi sulla va-<br />
lidità di questa prova. Nell'alta valle del Seken, a molte diecine<br />
di miglia da qualunque abitazione umana, trovammo inopinata-<br />
mente in mezzo alla foresta di quercie, di faggi e di abeti, vari<br />
di questi alberi in un'area circoscritta, dove, guardando con at-<br />
tenzione, si vedeva che vi era stata una colonia umana, rivelata<br />
fra altri indizi da qualche spiga di cereale nata da sé. Doveva<br />
essere stata la dimora di Abkasi, che hanno emigrato in massa<br />
dal paese soltanto dopo compiuta la conquista russa, cioè da pochi<br />
decenni. Già adesso è quasi scomparsa ogni traccia da cui si possa<br />
arguire che quel luogo fu coltivato; pochi decenni ancora, e la fo-<br />
resta avrà là, come tutto intorno, un aspetto di perfetta vergi-<br />
nità, ma gli alberi da frutto vi saranno sempre. Un altro fatto<br />
è venuto a confermare i nostri dubbi, ed é stato il vedere una<br />
pianta di introduzione relativamente recente, la Phytolacca de-<br />
candra, nei luoghi più selvatici, lontana da ogni abitazione, là<br />
dove non si sarebbe esitato a dichiararla pianta indigena.<br />
Le piante del piano e dei colli littorali della Colchide sono<br />
fatte per rovesciare tutte le nostre idee di zone di vegetazione.<br />
Li il faggio, a pochi passi dal mare, innalza al cielo dei tronchi di<br />
5 metri di circonferenza. E fra le sue radici, fin dentro ai suoi tron-<br />
chi marciti, si vede crescere il lauro-ceraso di dimensioni insolite.<br />
Si trovano promiscuamente il castagno, il gelso, il carpino, l'ontano<br />
con foglie di dimensioni colossali, i meli, i peri, i susini, i nocciuoli,<br />
i ciliegi, il Diospyros Lotus, il noce, il fico, la Slaphìjlea pinnaia,<br />
la Zelkova crenata, tutti riuniti dall'amplesso del lupolo, delle<br />
Clematis, della bella Smilax eoccelsa, della Periploca graeca e<br />
della vite che ricuopre di pampani i loro rami fino a grande<br />
altezza. Quella foresta rigogliosa, per il verde intenso del suo<br />
fogliame e per l' intreccio impenetrabile delle sue liane, ha un
24: RIUNIONE aENERALE IN NAPOLI<br />
aspetto tropicale col quale fa imo strano contrasto la sua com-<br />
posizione che è quasi tutta di specie europee. Né meno bella è<br />
la boscaglia in quella regione, formata principalmente di Eho-<br />
dodenclron ponticum dal fogliame scuro e lucente, di lauro-ce-<br />
raso, di VaccinUtm Arctostaphylos dai rami corallini e dai fiori<br />
bianclii striati di rosso, di grandi Rubus caucasicus dai frutti<br />
deliziosi. Meno nobile ai nostri occhi era il Sanibucus Ebulus,<br />
tanto abbondante da formare un tratto caratteristico del pae-<br />
saggio. In compenso, nei luoghi paludosi che colà abbondano,<br />
cresce un albero affatto estraneo all'Europa, la Pterocarya<br />
fraxinifolia Lam.<br />
Vari dei rappresentanti di questa flora littorale, anche fra i<br />
più caratteristici, si ritrovano ancora molto lontani dal mare.<br />
Cosi abbiamo incontrato per esempio il lauro-ceraso, il Biospy-<br />
ros, il Vaccinium Arctostaphylos, il Rhodoclendron ponticum,<br />
dopo molti giorni di marcia risalendo i fiumi, sotto le fore-<br />
ste di abeti.<br />
Sul greto stesso del mare e sulle rupi marittime, stazioni<br />
tanto ricche lungo il Mediterraneo, la flora è molto povera.<br />
Manca del tutto la macchia di mirti, lentischi, lillatri, cisti ecc.<br />
caratteristica della nostra regione costiera, e m.anca del pari<br />
quella coorte di labiate e d' altre piante aromatiche e xerofìle<br />
che l'accompagnano.<br />
IL La regione DELVAbìes Nordmanniana e imuJAMes<br />
Orientalis. Allontanandosi dalla zona littorale, e risalendo nei<br />
monti, si trova la foresta principalmente costituita da questi due<br />
alberi, ai quali si aggiungono i faggi, le betule, i carpini, le<br />
querele dai tronchi diritti quasi come gli abeti, gli ontani ed<br />
altri. La regione inferiore di queste foreste è povera ed a tipo<br />
europeo ; ma la superiore, e più ancora i primi pascoli della re-<br />
gione subalpina, hanno una flora che desta stupore ed ammira-<br />
zione in chi la vede per la prima volta. Li, fra 1500 e 2000"<br />
circa, crescono fìtte delle piante erbacee (vari Aconitum, Mul-<br />
gedium, Heracleum, Cirsium, Senecìo, Campanula lactiflora,<br />
Cephalaria tatarica, Centaurea macrocephala. Inula grandi-<br />
flora, Dipsacus pilosus, Lilium monadelphum ecc.) di tali di-<br />
mensioni che i nostri muli vi sparivano affatto, come i cavalli<br />
spariscono fra le erbe delle pampas nell'America meridionale.<br />
Questa zona di erbe giganti che non ha riscontro nelle nostre
RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 25<br />
Alpi, e che dà a quella regione un aspetto tutto suo, l'abbiamo<br />
ritrovata quasi sempre alla stessa altezza sul versante meri-<br />
dionale del Caucaso occidentale.<br />
III. La regione scoperta è la più ricca, ed é quella die<br />
contiene il maggior numero di piante endemiche, che sembrano<br />
aumentare in proporzione dell' altezza. Impossibile sarebbe il<br />
descrivere la bellezza di un prato alpino cosperso dalle sle'.le<br />
rosee delVAsiraniia helleborifolta, e coperto di Anthemis Bie-<br />
bersteiniana dai fiori d' oro e dalle foglie d' argento, di Aqui-<br />
legia olympica dai sepali cerulei e dalle corolle bianche, dì Pa-<br />
paver lateritiwn dai grandi petali fugaci color mattone, di<br />
Pedicularìs atropurpurea alta più d'un metro, di Rìiijncìiocorys<br />
Elephas dalla strana corolla a forma di proboscide, di molte spe-<br />
cie di Geraniuni tutte belle, ma fra cui spiccano il G. Ibericwn<br />
per i suoi grandi fiori d' un violetto intenso ed il G. Renarcli per<br />
le sue foglie bianco-tomentose, di Pyrethrum roseum, di Erigeron<br />
pulchellum, di Aster Caucasicus, di Gentiana sepiemfida. Né<br />
più facile sarebbe descrivervi la gioia di un botanico quando fra<br />
le chiazze di neve calpesta i pascoli dove crescono la Macroio-<br />
onia echioicles, la Caìtha octopetala, il Trollius patulus, la Prx-<br />
ììiitla amoena, il RanuncitAus Baidarae, YAnemone speciosa, la<br />
Fritillaria latifolia, la Coronilla iberica, il Crocus Scharojani<br />
fitti in modo da formare con le loro corolle variopinte un tap-<br />
peto dai colori più smaglianti, o quando trova un ruscello<br />
alpino ombreggiato dalla Primula grandis coi fiori somiglianti<br />
a un Symphytum o quando ancora sulle altissime roccie racco-<br />
glie le Saxifraga flagellaris, laevis, juniperifolia, cartilaginea,<br />
Sibirica, le Braba imbricata e scabra, le Corydalis conor-<br />
y^Mza e pauci^lora, la Dentaria bipinnata, le Jurinea acaulìs<br />
e linearifolia, la Veronica telephiifolia, il Lamium tomento-<br />
sum, V Omphalodes rupestris, la magnifica Scabiosa Caucasica<br />
e tante altre piante rare e belle. Troppo ci vorrebbe a dare<br />
anche una pallida idea di quella ricchissima flora. Perciò mi<br />
contenterò di ricordare la ricchezza — assoluta ed in specie en-<br />
demiche — di alcuni generi, fra i quali primeggiano Saxifraga,<br />
Braba, Ranunculus, Cìrsium, Primula, Geranium, Papaver,<br />
Veronica, Corydalis, Cerastium, Scrophularia, Campanula.<br />
Non ostante una proporzione non piccola di specie non europee,<br />
r aspetto generale della flora non é molto diverso da quello delle
26 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
nostre Alpi, perchè pochissimi sono i generi che non si trovano<br />
da noi. Le specie, in generale, ci sono sembrate poco localizzate<br />
e sparse invece sopra vaste estensioni.<br />
Una caratteristica della montagna caucasiana, che la distingue<br />
dalle nostre Alpi, é l' assenza quasi totale di acque dal corso<br />
lento, di paludi e di laghi, e quindi di piante idrofile. Ciò è do-<br />
vuto alla strettezza delle sue valli e alla ripidità dei suoi monti.<br />
Soltanto due o tre volte trovammo degli sfagneti di piccola esten-<br />
sione. ^ Le nostre collezioni contengono un solo Potamogeton,<br />
un solo Batrachmm, pochissimi Juiicus e due sole ciperace<br />
all' infuori dei generi Carex ed Elyna. Non vedemmo neppure<br />
un esemplare di Eriophorurti.<br />
Tralascio interamente di parlare della regione di Tiflis e della<br />
sua flora eminentemente xerofila, come pure delle steppe salate<br />
della Kura, predilette dalle salsolace e diàW'Alhag hi Camelorumy<br />
contentandomi per ora del breve cenno che vi ho dato unica-<br />
mente a titolo di notizia preliminare.<br />
Il prof. Giordano domanda al Vicepresidente Sommier quale sarà<br />
la destinazione dell'immenso materiale raccolto. Sommier risponde<br />
che le due prime collezioni saranno pei due viaggiatori, la 3" sarà<br />
donata all' Erbario centrale di Firenze, la 4» andrà all'erbario Boissier<br />
e che il rimanente materiale verrà distribuito agli studiosi di sin-<br />
gole famiglie.<br />
Il Socio r. Pasquale presenta la seguente nota :<br />
SU DI UNA NUOVA TEORIA CARPELLARE. PER F. PA-<br />
SQUALE.<br />
L'Académiedessciences de Paris, nell'adunanza del 5 marzo 1866,<br />
bandiva un concorso a premio sullo studio della strutlura ano-<br />
tomica del pistillo e del frutto, nelle sue principali modifica-<br />
zioni.<br />
Con questo tema domandava di studiare, nei principali tipi<br />
d'organizzazione del pistillo, la distribuzione dei fasci vascolari.<br />
* Finora era conosciuta una sola specie di Spliagnum del Caucaso,<br />
il subsecundum. Le nostre collezioni ne contengono sei specie, ciò<br />
che prova quante lacune vi siano ancora nella briologia caucasiana.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 27<br />
sia nella placenta e negli ovuli, sia nelle pareti dell'ovario e<br />
nel pericarpio e di determinare 1' origine di questi fasci vasco-<br />
lari e loro diverse connessioni.<br />
In quel concorso il premio fu aggiudicato al Van Tieghem,<br />
il quale svolse la teoria della foglia carpellare venendo a que-<br />
ste conclusioni:<br />
« Ovunque e sempre il pistillo è formato d' una o più foglie,<br />
« libere o associate, aperte o chiuse che producono gli ovuli<br />
« sul loro margine, o sopra una estensione più o meno grande<br />
« della loro superfìcie.<br />
« In generale questa produzione di ovuli si fa egualmente su<br />
« tutte le foglie, ma qualche voltavi ha localizzazione : alcune<br />
« foglie restano sterili, le altre portano gli ovuli. »<br />
Senza riandare alla teoria Linneana e Goethiana ed a tutto<br />
ciò che finora ha contribuito a dimostrare la natura follare del<br />
carpello e senza occuparmi se nella foglia carpellare intervenga<br />
no r asse, per la formazione della placenta, io riprendo la<br />
questione della distribuzione dei fasci fifjro-vascolari nella la-<br />
mina carpellare del frutto, voluta anche dalla stessa Académie<br />
des sciences de Paris. Parte questa, che dall'Autore àoìV Ana-<br />
tomie du Pistil, non é stata considerata abbastanza.<br />
Una delle ragioni che più mi ha indotto ad intraprendere<br />
questo studio, fin da molti anni fa, è stata la difficoltà che il<br />
Payer esprime nella sua Organogènie comparèe de la fleur,<br />
cioè: « Si commc le prétend De Candolle, les placentas ne sont<br />
« que les bords soudés de la feuille carpellaire les faisceaux<br />
« fibro-vasculaires doivent partir de la nervure moyenne de<br />
« la feuille carpellaire et venir s'épanouir dans les placentas.<br />
« Or c'est précisément le contraire qui a lieu; les faisceaux<br />
« fibro-vasculaires partent de ces placentas pour aller se ra-<br />
« mifìer dans la feuille carpellaire, comme lorsqu'une feuille<br />
« s'insére sur une large surface de la tige, on volt un grand<br />
« nombre de nervures partir de cette tige, et venir comme<br />
« auxillaires de la nervure principale, constituer la charpente<br />
« de la feuille. »<br />
Il Lestiboudois nella sua Carpografia anotoraica {Ann. des<br />
Se. nat., ser. IV, tom. 2° e 3") conchiude che:<br />
« Les carpelles sont de véritables feuilles, leur conformation<br />
« extórieure, leur arrangement symétrique, l'origine des leurs
28<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
« vaisseaux, le mode à'expansion de ces vaisseaux, les dfspo'<br />
« sitions essentielles qu'Us affectent, soni les mènies qice dans<br />
« les feuìlles. Ces vaisseaux forment une nervwe inèdiane et<br />
« des nervures latérales et parmi ces derniéres, les marginai es<br />
« cu trophospermiques prennent une importance particulière,<br />
« par ce qu'elles portent les graines. »<br />
Io non comprendo come il Lestiboudois possa tanto chiara-<br />
mente affermare che nella foglia carpellare « les éléments or-<br />
« ganiques sont les mémes que ceux des feuilles » e « que leur<br />
« vtode d' expansion et la disposition des parties sont identi-<br />
« ques » quando egli stesso descrive le nervature marginali<br />
e rispettive diramazioni verso la costola, cosa che certamente<br />
non si trova in alcun tipo di foglia.<br />
Ad escludere totalmente l' idea che il filloma carpellare sia<br />
da riferirsi al tipo della foglia trinervata basta ricordare che<br />
alcune foglie carpellari mancano del tutto di costola {Lunaria,<br />
Belphiniani) o questa é ridotta ad un semplicissimo fascio (Sler-<br />
culia, Delpliìnium, Cleoìne ecc.) che molte volte si arresta a<br />
metà altezza del carpello.<br />
L' anotomia del carpello è stata molto studiata dal sig Cave<br />
{Ann. des Se. nat, ser. V, tom. 10°, 1869) e cosi da altri autori;<br />
ma questi, fedeli alle teorie della foglia carpellare unica, han<br />
trascurato di studiare i nervi nella loro disposizione e dire-<br />
zione, come se non fossero questi gli elementi fondamentali<br />
della costituzione della foglia. Il Van Tieghem dichiara impos-<br />
sibile la teoria del Payer senza poi allontanarsi dal concetto<br />
generale che si ha della foglia carpellare.<br />
Stante le condizioni di brevità che e' impone il nostro Bui-<br />
lettino, presentemente io non posso che esporre in brevi termini<br />
i preliminari di una novella teoria sulla natura fogliare del car-<br />
pello. In seguito in tante altre note staccate esporrò tutte le<br />
osservazioni da me fatte nei singoli casi per viepiù illustrarla.<br />
10 in vero non farò che descrivere fedelmente ciò che mor-<br />
fologicamente si osserva nel carpello allo stato di frutto; sicché<br />
più che teoria esporrò la vera organografia del carpello.<br />
11 carpello è un insieme di foglie concrescenii, che concorrono<br />
alla formazione ed alla nutrizioìie degli ovuli e delle semenze.<br />
È in altri termini non un semplice filloma, ma un trifilloma di<br />
cui una foglia è sterile e posta inferiormente e le altre due
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 29<br />
sono fertili e poste superiormente. Fra le foglie fertili e le fo-<br />
glie sterili vi è realmente un saldamento intimo, con perfetta<br />
anastomosi nelle ultime ramificazioni dei nervi e quindi del me-<br />
sofìllo e delle epidermidi. La linea di saldamento, che regolar-<br />
mente è alquanto tortuosa, si potrebbe realmente fissare seguendo<br />
le estremità delle ultime venuzze nei punti di anastomosi : que-<br />
sta linea per facilitare le descrizioni la chiamerò da ora in poi<br />
linea di anastomosi.<br />
Ogni foglia fertile è composta di una metà membranosa avente<br />
un sistema di fasci fibro-vascolari, come in ogni foglia tipica<br />
caulinare ; e di un' altra metà trasformata tutta in corpo pla-<br />
centare ed ovuli. Intendo per corpo placentaì^e V insieme elei<br />
tessuti che costituiscono la placenta, i funicoli, lo stilo e lo<br />
stimma. Nel corso di questo lavoro chiamerò emifillo placen-<br />
taì^e la prima metà delle foglie fertili ed emifillo uvulare la<br />
seconda metà. Le due foglie fertili se da un lato sono anasto-<br />
mizzate con la foglia sterile pel rispettivo lembo degli emifilli<br />
placentari, dall' altro lato si uniscono coi corpi placentari, chiu-<br />
dendo cosi la cavità carpellare. E questa unione avviene, o per<br />
semplice innesto dei giovani tessuti delle placente, o per ana-<br />
stomosi di cortissime ramificazioni che negli emifilli oculari<br />
non prendono parte alla formazione degli ovuli. Nel primo caso<br />
la separazione dei due emifilli ovulari avviene facilmente al-<br />
lorquando il carpello é maturo, per cui si ha la deiscenza ven-<br />
trale come avviene nei follicoli e nella maggior parte dei legumi.<br />
Nel secondo caso la deiscenza non avviene, come osservasi nei<br />
legumi indeiscenti.<br />
Lo scopo del presente lavoro, lo ripeto, è quello di enunciare<br />
soltanto una novella teoria carpellare, da me intrapresa a stu-<br />
diare fin da quattordici anni fa. Teoria questa che ora è desi-<br />
derata anche dal Delpino *<br />
il quale, nel considerare il carpidio<br />
realmente tripartito nelle Conifere, nelle Felci e nelle Primu-<br />
lacee, accenna alla tripartibilità ideale nel carpello delle angio-<br />
sperme in generale, senza determinarne le parti. Per ora non<br />
esporrò tutte le osservazioni da me fatte; ma enuncerò la teoria<br />
* Valore morfologico della squama ovuUfera delle Abietinee e di altre<br />
Conifere {Malpighia, anno III, 1889, pag. 97).
30<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
generale, polendo essa dare maggior luce alla soluzione di di-<br />
versi problemi anche da parte degli altri morfologi.<br />
La prima interpretazione die io detti sulla natura del car-<br />
pello, fu quella di considerarlo come una foglia sola come nella<br />
teoria esistente, ma con le parti invertite. Val quanto dire che<br />
credetti all' esistenza d' una costola ove è la placenta ed i lembi<br />
ove è la sutura opposta. In seguito, la presenza della foglia<br />
sterile dileguò quel primo concetto.<br />
Pensai all'esistenza di due foglie, una fertile superiore e l'altra<br />
inferiore; ma la disposizione di questi due elementi, relativa-<br />
mente ai due verticilli di cui farebbero parte, non sarebbe quella<br />
voluta dalla legge generale della simmetria fiorale, perchè co-<br />
stantemente si troverebbero opposti gli organi di due verticilli<br />
consecutivi, cioè quello delle foglie sterili e quello delle foglie<br />
fertili. Né ciò avrebbe potuto essere, anche per altre ragioni.<br />
La parete interna del carpello avrebbe dovuto presentare di-<br />
versità di tessuti; perchè a costituirla sarebbe entrata la epi-<br />
dermide della pagina inferiore della foglia fertile e 1' epidermide<br />
della pagina superiore della foglia sterile.<br />
Ciò nel fatto non corrisponde, perché il tessuto dell'endocar-<br />
pio è tutto uniforme.<br />
Altra ragione in contrario sarebbe stata quella della posizione<br />
della placenta rispetto alla foglia sterile: avrei dovuto dapprima<br />
supporre la placenta di natura assile e poi l' avrei dovuta sup-<br />
porre nascere al disotto della foglia fertile od all'ascella della<br />
foglia sterile; ciò che mi è sembrato impossibile; ed ecco come<br />
sono riuscito a scovrire la reale esistenza di tre foglie nel car-<br />
pello.<br />
Questo fatto si dimostra anche microscopicamente, perchè fa-<br />
cendo una sezione trasversale verso il punto d' inserzione del<br />
carpello, si osservano tre fasci nettamente distinti e sono quelli<br />
stessi che formano il dorso ed i margini del carpello medesimo.<br />
E ciò rilevasi anche dalle osservazioni del Van Tieghem stesso.<br />
Il fascio di mezzo è sempre più piccolo dei due laterali e tro-<br />
vasi in un piano alquanto inferiore a quello degli altri due, ciò<br />
che dimostra appartenere esso al ciclo esterno delle foglie del<br />
trifilloma. Tutti i tre fasci presentano la stessa struttura ad<br />
arco, avente un sol piano di simmetria, tale e quale può<br />
presentarsi la struttura di tre picciuoli distinti. Al punto d'ori-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 31<br />
gìne del carpello i fasci sono disposti tutti e tre con la parte<br />
cava in su e col convesso in giù, ma facendo una sezione un<br />
po' più su del punto d'inserzione, sul podogino per es. del car-<br />
pello della Sterculìa platanìfolia, i fasci laterali si mostrano in<br />
posizione inversa. Questo fatto dimostra esservi torsione delle<br />
due foglie fertili superiori, dal perchè i margini adiacenti delle<br />
due foglie fertili sono quelli che si saldano con i margini della<br />
foglia sterile, per cui per saldarsi le due foglie fertili occofre<br />
necessariamente una certa torsione. In questo modo é chiaro,<br />
che r endocarpio è formato dalle epidermidi superiori delle tre<br />
foglie componenti il carpello. Ciò che poi realmente è dimo-<br />
strato ancora dalla struttura dell' endocarpio, la quale é la stessa,<br />
tanto dal lato della foglia sterile, quanto da quello delle foglie<br />
fertili.<br />
La presenza dei tre fasci osservasi tanto nei frutti semplici,<br />
quanto nei frutti composti, come ancora nei frutti ad ovario<br />
infero. Sovente manca il fascio di mezzo {Lunaria, Delphintuin<br />
Ajacis) ; cioè quello che dovrebbe essere la costola della foglia<br />
carpellare, ed in questo caso l'anastomosi avviene fra i due<br />
emifilli placentari.<br />
In quanto alla simmetria è evidente che essa non viene punto<br />
alterata; perchè le foglie sterili formano il ciclo esterno e le<br />
foglie fertili un doppio ciclo interno. Le foglie esterne seguono<br />
le leggi di alternativa cogli stami nello stesso modo come dalle<br />
presenti teorie carpellari è dimostrato, e le foglie interne si<br />
alternano a due a due con le esterne.<br />
Considerato così il triflUoma si ha che in alcuni fiori la sim-<br />
metria è al completo, come in quelli delle crocifero ove non<br />
sono da considerarsi più come anisoritmi; perchè ai sei stami<br />
si contrapporrebbero sei fillomi dei due carpelli.<br />
Tra le foglie sterili e le fertili è un meritallo, in continua-<br />
zione del ricettacolo, che in alcuni frutti è molto lungo {Koel-<br />
renteria) e prende parte alla formazione dell' asse placentare<br />
in alcuni frutti a placentazione assile. Questo meritallo non è<br />
da confondersi col podogino o col ginoforo. Esso corrisponde<br />
talvolta al carpoforo come nelle ombrellifere ed è un asse ben<br />
distinto che sarebbe bene chiamarlo placentoforo.<br />
Come sopra ho detto, per ora non entro nella questione se<br />
esista, no, una placenta assile indipendentemente dalla foglia
32<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
carpellare: probabilmente dalla ascella d'ogni foglia fertile po-<br />
trebbe esservi una gemma placentare, che prenda parte alla for-<br />
mazione degli ovuli assieme, al mesofillo placentare ; ma questo<br />
é oggetto di altro studio ed in niun caso può alterare la teoria<br />
che qui espongo.<br />
La mostruosità del pistillo della Tulipa Gesneriana descritta<br />
dal Duchartre {Ann. cles Se. nat, ser. IX, tom. 7°) ci mostra che<br />
la petalizzazione del margine ovulare corrisponde, per la sua<br />
ampiezza, più ad un emifillo che ad una serie di denti. Cosi<br />
ancora quella del DelpMniitm elatum, del Cìieirantus Clieiri^<br />
delle Brassìcìie ecc., descritte dal Bronghiart {Ann. cles Se. nat.,<br />
ser. IH, tom. 2°).<br />
Dai diversi casi speciali che in altre occasioni esporrò, di-<br />
versi problemi di morfologia saranno risoluti nella maniera più<br />
chiara. Uno dei più importanti è quello di alcuni pistilli di un sol<br />
carpello che mostrano due stimmi (graminacee, molte compo-<br />
site e leguminose). In questi casi i due stimmi non sono che le<br />
produzioni dei due emifilli placentari dello stesso carpello.<br />
Questo è il concetto generale' della nuova teoria carpellare,<br />
ma per meglio illustrare questa nota preliminare espongo qui<br />
appresso qualche esempio.<br />
La Sterculia platanifolia ha il frutto che meglio rivela la<br />
natura fogliacea dei carpelli; ma con le teorie vigenti in ogni<br />
carpello si vide una foglia di struttura del tutto diversa da quella<br />
della foglia caulinare. Dai margini del carpello, provvisti di<br />
grossi nervi, si diramano lunghi e grossi nervi secondarli, e<br />
nella costola, ove vanno a finire le ultime ramificazioni di que-<br />
sti nervi, non esiste che un sottile fascio quasi privo di rami-<br />
ficazioni secondarie.<br />
Evidentemente nel follicolo della Sterculia si ha un trifilloma<br />
di forme spiccate e composto tipicamente di tre foglie: una ste-<br />
rile inferiore e molto ridotta, e due fertili, superiori anastomiz-<br />
zate con la prima, con le linee di anastomosi molto prossime alla<br />
costola della foglia sterile.<br />
La posizione delle foglie dei cinque trifìllomi che formano<br />
l'intero frutto mostrano perfetta simmetria; perchè le dieci fo-<br />
glie fertili si alternano a due a due con le cinque foglie sterili.<br />
Una sezione trasversale fatta sul podogino di un carpello di-<br />
mostra che la struttura dei due fasci laterali è simile a quella
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 33<br />
del fascio mediano; dimostra ancora che tutti i tre fasci pro-<br />
vengono da tre picciuoli distinti e vanno a formare tre costole<br />
di tre foglie. E se i fasci laterali, verso 1' estremo superiore del<br />
podogino, si mostrano con la faccia in giù, dipende dalla na-<br />
turale torsione delle foglie fertili superiori per volgersi contro<br />
la foglia sterile e per chiudere la cavità del carpello; perchè<br />
una sezione fatta verso la base del detto podogino mostra al<br />
contrario i detti due fasci con la faccia in su. Se il carpello della<br />
StercuUa fosse costituito da una sola foglia trinervata il po-<br />
dogino che forma il picciuolo di essa foglia dovrebbe avere la<br />
struttura di un solo picciuolo: vale a dire con i fasci orientati<br />
intorno ad un solo asse; ciò che non é.<br />
Il legume è costituito da due foglie placentari ciascuna con<br />
la sua serie di semi; e da una terza foglia congiuntiva. Que-<br />
sto frutto cosi poco studiato dal Van Tieghem è fra quelli che<br />
più si prestano allo studio della morfologia generale del frutto.<br />
Fra i legumi vi è un certo passaggio dal più semplice, quale<br />
potrebbe essere quello della Biserrula, della Colutea, all'altro<br />
più complicato del Lotits tetragonololms.<br />
Il frutto della Biserrula é costituito apparentemente da due<br />
foglie dentate, piane, saldate fra loro per i margini. Sostanzial-<br />
mente poi è costituito dalle solite tre foglie : due fertili distinte<br />
ciascuna in emifillo placentare ed in emifìllo ovulare, ed una<br />
sterile delia stessa grandezza delle foglie fertili. Il falso concetto<br />
delle teorie carpellari vigenti si manifesta chiaramente in que-<br />
sto frutto; è impossibile immaginare in esso una foglia sola con<br />
quattro serie di denti laterali, per poi immaginare altre due<br />
serie di. denti marginali modificati in ovuli.<br />
Nelle crocifere il frutto non esce dal tipo da noi descritto<br />
nelle altre piante. Ciò che fin' oggi é rimasto alquanto oscuro,<br />
per le poco soddisfacenti interpretazioni, specialmente sulla na-<br />
tura del tramezzo e sulla natura delle valve. Con questa teoria<br />
le cose pare che restino chiaramente spiegate.<br />
Il carpello nella siliqua è formato ordinariamente da tre fo-<br />
glie, non altrimenti che nei carpelli di altri frutti, cioè due<br />
foglie fertili ed una sterile. L' asserzione del Van Thieghem<br />
(op. cit., pag. 83) della esistenza della foglia sterile compresa<br />
fra i trofospermi, basterà ad assicurarmi la buona accoglienza<br />
che dall'illustre scienziato sarà fatta a questa mia teoria; ma<br />
Bull, della Soc. bot. Hai. 3
34 mUKIOME GENERALE IN NAPOLI<br />
la sua interpretazione sulla natura di questa foglia non è esatta.<br />
Egli per spiegare l'indipendenza delle valve nella siliqua, ricorre<br />
alla descrizione di detta foglia sterile comprendendo in questa<br />
anche gli emifìlli placentari. Qui vi é una completa contradi-<br />
zione nel considerare i fasci marginali e sue ramificazioni. Egli<br />
descrive in tesi generali la foglia carpellare, considerando in<br />
essa tre frasci fìbro-vascolari, uno dorsale e due marginali,<br />
con diramaz4om.seconda.vie che da questi si dirigono verso il<br />
fascio dorsale. Nella siliqua lo stesso Van Thieghem dimentica<br />
che i nervi secondari marginali hanno origine dai fasci margi-<br />
nali principali e descrive quelli come parte della foglia sterile<br />
e questi come parte delle foglie fertili ovulari. Sicché è falsa<br />
r interpretazione della natura della foglia sterile data dal Van<br />
Tieghem, considerandola in tutta la valva di una siliqua, sia<br />
per le ragioni suddette, sia dal perchè le valve in molte<br />
silique mancano di nervo mediano. E tutto ciò il Van Tieghem<br />
espone per darsi ragione dell' indipendenza della valva.<br />
L' indipendenza della valva non si spiegherà mai se si resta<br />
nelle teorie carpellari vigenti. Invece con la mia teoria la cosa<br />
è cosi chiaramente spiegabile che non occorre altro se non<br />
ricordare 1' analogia che il distacco di tale valva ha col distacco<br />
delle foglioline di una foglia composta dalla rachide principale.<br />
Evidentemente fra 1' emifìllo placentare e la costola vi è arti-<br />
colazione nello stesso modo come in una foglia composta, sia<br />
considerando il detto emifìllo come una sola fogliolina a larga<br />
articolazione, sia considerandolo come tante foglioline fuse.<br />
Il carpello dunque nella siliqua è formato da tre foglie e<br />
l'intero frutto è formato da sei foglie: quattro fertili del ver-<br />
ticillo interno, e due sterili del verticillo esterno; queste sono<br />
opposte agli stami corti, che formano il verticillo esterno dell' an-<br />
droceo e le quattro foglie fertili sono opposte ai quattro stami<br />
lunghi, che formano un verticillo staminale interno. Ecco spie-<br />
gatomi altro fatto importantissimo nella morfologia vegetale: la<br />
simmetria fiorale delle crocifero è al completo e perfetta. Mancano<br />
due elementi nel primo verticillo staminale e questa man-<br />
canza è bilanciata dal primo verticillo carpellare. Questa per-<br />
fetta simmetria in questa famiglia non può che aggiungere<br />
potente argomento per sollevarla ancora di più agli scalini su-<br />
periori neir ordinamento naturale delle fanerogame. In alcune
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 35<br />
crocifere la foglia sterile ha un nervo mediano spiccatissimo<br />
{Brassica, Cheiranthus, ecc.). In altre ne ha tre fino a cinque<br />
come potrebbe essere una foglia Iriplinerve o pentinerve. Ma<br />
in altre il nervo è molto ridotto. E finalmente in altre manca<br />
del tutto tanto da manifestare il completo abortimento della<br />
foglia sterile. In questo caso gli emi filli placentari si saldano<br />
direttamente fra di loro con perfetta anastomosi; come si os-<br />
serva per es. nelle Lunarie, nei Nasturtium.<br />
Il tramezzo nel frutto delle crocifere ha dato luogo a molte di-<br />
scussioni e teorie fra illustri scienziati : fra questi il Bronghiart,<br />
il Fournier, il Trecul, il Van Tieghem, ecc.<br />
A me sembra chiarissima l' idea del tramezzo, ora che alla<br />
mente si presenta la vera natura del carpello. Esso non è che<br />
un avanzo dell' epidermide superiore di ciascuno emifiUo ovu-<br />
lare e questo fatto ce lo mostra la somiglianza del tessuto del<br />
tramezzo con la parete interna della valva.<br />
II Trecul nel 1843 descriveva il tramezzo di diverse crocifere<br />
ritenendo essere esso costituito da una parete semplice. Ciò mor-<br />
fologicamente è vero; ma anatomicamente dalla sua stessa de-<br />
scrizione e figura si rileva esser costituito da due epidermidi<br />
simili a quelle delle pareti interne delle valve, e di un tessuto<br />
parenchimatoso intermedio lasco e scarsissimo, che unisce le<br />
due epidermidi, le quali spesso presentano anche degli stomi e<br />
talvolta in numero molto rilevante.<br />
Evidentemente queste epidermidi non possono essere una di-<br />
pendenza dell'asse come insigni botanici (Lestiboudois, Endlicher,<br />
Schleiden, Fournier, ecc.) hanno preteso, perché la struttura è<br />
del tutto contraria. Il tramezzo delle crocifere è, senza dubbio,<br />
un avanzo deW emiflllo ovulare, che non prende parte alla for-<br />
mazione degli ovuli.<br />
Ce lo dimostrano anche le innumerevoli aberrazioni carpellari<br />
in questa famiglia, nonché quelle descritte dal Bronghiart, ove<br />
gli ovuli riprendono la loro primitiva natura fogliare e del tra-<br />
mezzo non vi è traccia.<br />
I frutti cosiddetti siliquiformi del genere Cleome, Chelido-<br />
niam, Glaucium, ecc. non differiscono dalla siliqua che per la<br />
sola mancanza del tramezzo, ma l'organizzazione è l' istessa.<br />
Vi sono le solite quattro foglie fertili e le due foglie sterili.<br />
Queste sono più o meno sviluppate, ma più comunemente ridotte<br />
ad un solo nervo e talvolta del tutto mancanti.
36 mUNIOXK GEXERALE IX XAPOLI<br />
Per ora a causa di brevità non posso riportare i numerosi esempi<br />
ed i casi speciali che furono oggetto di lunglii miei studii. Mi ar-<br />
resto qui e riporto in questo breve sunto le seguenti conclusioni :<br />
1° Il carpello è un trifìUoma e talvolta un bifilloma formato<br />
nel primo caso da due foglie fertili ed una sterile e nel seconda<br />
caso da due foglie fertili soltanto;<br />
2° Fra le foglie fertili e la sterile esiste una vera sutura<br />
con anastomosi degli ultimi nervicciuoli ;<br />
3° La foglia sterile, ritenuta fin' ora per la parte dorsale<br />
della cosiddetta foglia carpellare, spesso è ridotta ad un sem-<br />
plice fascio principale con qualche venuzza laterale da servire<br />
per r anastomosi ;<br />
costole ;<br />
talvolta manca del tutto ;<br />
4° Le foglie fertili si cogi ungono fra loro per le rispettive<br />
5° Ogni foglia fertile é formata da un emifillo membranosa<br />
che prende parte nella formazione del pericarpio, o del tra-<br />
mezzo, dell'uno o dell'altro insieme; e dami emifillo piegata<br />
nella cavità del carpello trasformato in corpo placentare;<br />
6" Gli ovuli hanno origine dell' intero emifillo ovulare non<br />
dai soli denti del margine carpellare;<br />
7° La simmetria fiorale non è alterala nel considerare in<br />
più verticilli le foglie componenti i carpelli;<br />
8" Resta spiegata la presenza dei due stimmi in molti pi-<br />
stilli unicarpellari (leguminose, graminacee, composite) perchè<br />
provenienti dalle due foglie fertili;<br />
9" Il falso tramezzo delle croci fere é un avanzo degli emi-<br />
fllli ovulari.<br />
Il prof. Arcangeli presenta una fruttificazione di Dracunoulus rulgaris<br />
dovuta alla fecondazione operata dai Coleotteri. Il prof. BoEzi<br />
dicliiara di avere osservato la visita dei Coleotteri nella infiore-<br />
scenza del Dracunculus vulgaris, e di aver trovato confermate le os-<br />
servazioni del prof. Arcangeli.<br />
L' adunanza è quindi tolta.<br />
Gita al Vesuvio.<br />
La sera stessa buona parte dei convenuti partivano pel Vesuvio,<br />
e la mattina si trovavano al cratere. Nella discesa l' erborazione non<br />
fu priva di interesse, e fu notato che Helichrysum litoreum, Arte-
EIUXIOXE GENERALE IK XAPOLI 37<br />
mìsì'a var/ahilis, Silene Cucuhalus forma angustifolia^ Bnmex Aceto-<br />
sella, Centranthus ruber sono le prime fanerogame che appariscano<br />
sulle lave, e che la loro vegetazione nell' Atrio del Cavallo era già<br />
comparsa sulle lave eruttate da pochi anni.<br />
Passando per Portici la comitiva si fermava alla Scuola superiore<br />
di Agricoltura, ove il Direttore prof. Italo Giglloli, nonché gli altri<br />
professori, fra cui il consocio prof. Comes, fecero loro lieta acco-<br />
glienza e dove veniva offerto un gradito rinfresco.<br />
Adunanza pubblica del 18 agosto 1891.<br />
Aperta l' adunanza dal Presidente Arcangeli, ha la parola il<br />
prof. Geremicca che j)resenta la nota seguente :<br />
SULLE CELLULE DEL MESOTECIO T>ELW IIYDRAXGEA<br />
HORTENSIA. NOTA DEL SOCIO M. GEREMICCA.<br />
Nel fare alcuni studi sull' epidermide dei fiori d' Ilyrirangea<br />
Hortensia, mi è avvenuto d' incontrare una specie di cellule<br />
fibrose, la quale, riferendosi ad un tipo poco conosciuto, e non<br />
essendo stata, per quanto mi sappia, ancora citata, credo non del<br />
tutto inutile far soggetto di una breve nota.<br />
È risaputo che le cellule del mesotecio di Chatin, cioè dello<br />
strato sottoepidermico dell' antera, acquistano speciali ispessi-<br />
menti sulla faccia interna delle loro pareti mediante formazione<br />
centripeta, destinati a determinare o ad agevolare la deiscenza<br />
dei sacchi pollinici. Queste cellule sono chiamate quasi generalmente<br />
cellule fibrose, e da qualcuno solamente, come il Van<br />
Tieghem, cellule a dande. I loro ispessimenti hanno per lo più<br />
la forma di linee spirali, o di anelli, o di reticoli, o qualche<br />
volta ancora di IJ ; piuttosto rara invece é la forma che si po-<br />
trebbe dire a zampa o a canestro.<br />
Le bandelle d'ispessimento YieWJIijflrangea Hortcnsia sono di-<br />
sposte in un modo, che si può rapportare appunto a quesf ul-<br />
tima forma.<br />
Osservando una sezione trasversale dell'antera di Ortensia, si<br />
vede immediatamente al disotto dell'epidermide uno strato di
38<br />
RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI<br />
celiale piuttosto cuboidi, ad ispessimenti nastriformi e quasi pa-<br />
ralleli fra loro, disposti nel senso radiale dell' organo. È desso<br />
appunto il mesotecio di Cliatin. La membrana di queste cellule<br />
neir epoca della deiscenza è stata già quasi completamente di-<br />
sciolta e riassorbita, e quindi sostituita, per dir cosi, dalle ban-<br />
delle d' ispessimento, die su di essa si formarono.<br />
Queste bandelle hanno la forma di lamine strette, lunghe, ma<br />
piuttosto spesse, che corrono quasi parallelamente sulle pareti<br />
laterali della cellula e si riuniscono in basso, allargandosi gra-<br />
datamente e fondendosi in modo, da formare una specie di coppa<br />
calotta molto aperta, la quale occupa la parete di fondo della<br />
cellula. Sollevandosi dunque dall'orlo di questa calotta le bande<br />
d'ispessimento, in numero per lo più di 6 a 9, si dirigono verso<br />
r alto, dove si terminano, dopo essersi leggermente allargate ;<br />
di guisa che la parete della cellula rivolta all' esterno, cioè<br />
quella in contatto coli' epidermide, non ha ispessimenti. Per<br />
avere un'idea molto chiara del modo come sono disposti gli<br />
ispessimenti in quistione, basta foggiare la mano a coppa, diri-<br />
gendo le dita in alto ; il cavo della mano rappresenta appunto<br />
la calotta del fondo della cellula e le dita le bande che dal<br />
bordo di essa si sollevano. Siffatta forma d' ispessimento si po-<br />
trebbe chiamare a ciuffo o a cespo.<br />
Ciascuna banda si va leggermente restringendo a misura che<br />
si allontana dalla sua origine, e corre per un tratto piuttosto<br />
lungo a bordi paralleli ; poi, prima di raggiungere 1' estremità,<br />
si allarga di nuovo gradatamente, ma per un tratto molto breve^<br />
e termina a superfìcie piana quadrangolare, in modo da formare<br />
una specie di cappello, o meglio di capitello. Osservandole ap-<br />
punto in questo loro tratto terminale, si ha la prova evidente<br />
che le bande d'ispessimento sono a sezione quadrata o rettan-<br />
golare.<br />
Esse inoltre non hanno tutte la stessa larghezza, ma gene-<br />
ralmente si alternano una più larga ed una alquanto più stretta.<br />
Tenuto conto dei quali caratteri è facile intendere che le cel-<br />
lule dell'epidermide poggiano, per dir cosi, sopra una specie di<br />
colonnato formato dai bracci dell' ispessimento a ciuffo delle cel-<br />
lule sottostanti, e spesso ciascuna cellula epidermica è sostenuta<br />
solamente dai bracci di un solo ciuffo.<br />
In quanto ai rapporti poi tz^a le bande di una cellula e quelle
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 39<br />
delle cellule contigue, è da sapere che esso per lo più si corri-<br />
spondono in modo da essere addossate 1' una all' altra per tutto<br />
il loro decorso.<br />
A misura che la membrana della cellula si discioglie e si ral-<br />
lenta cosi il freno che li teneva a posto, gì' ispessimenti incomin-<br />
ciano a perdere della loro primitiva regolarità, inclinandosi più<br />
meno; e finalmente, allorché è avvenuta la deiscenza e 1' epi-<br />
dermide si é distaccata per tratti di diversa estensione, le bande<br />
d'ispessimento restano allo scoverto e s'incurvano e s'inclinano<br />
variamente. In tale stato, visti di profilo, gì' ispessimenti, liberi<br />
da ogni aderenza, rassomigliano veramente ad un cespuglio molto<br />
aperto; osservati invece dall'alto, essendosi i loro bracci molto<br />
divaricati, hanno la figura di stelle irregolari a braccia disuguali,<br />
dritte curve, incrociantisi più o meno con quelle contigue.<br />
Prima di porre termine a questa breve nota, mi permetto far<br />
rilevare quanto inesatta sia la dicitura adoperata comunemente<br />
di cellule fibrose. La parola fibrosa, comunque si voglia, ri-<br />
chiama sempre alla mente l' idea di fibra ; laddove veruna cosa<br />
vi ha qui a vedere con le fibre. Qualche trattatista moderno le<br />
chiama invece, e con miglior criterio, celiale a bande; ma a<br />
mio modo di vedere sarebbe forse molto meglio chiamarle, non<br />
importa che si adoperino troppe parole, cellule ad ispessìmenU<br />
del mesotecio.<br />
Dopo alcune esservazioni del prof. Caruel e del prof. Bonzi,<br />
prende la parola il prof. Giordano clie presenta la seguente :<br />
NUOVA CONTRIBUZIONE DI MUSCHI MERIDIONALI « AD-<br />
DENDA AD PUGILL UM MUSCORUM IN A GR. NEAPO-<br />
LIT. LECTORUM. » NOTA DI G. C. GIORDANO.<br />
Dopo la pubblicazione del Pugillus, per una serie di difficoltà<br />
venute man mano sempre più ad aggravare la mia condizione<br />
officiale, difficoltà inutile qui ad esporre, ma che tuttavia mi<br />
tolgono il meglio del tempo per lavorare, e non mi permettono<br />
durante 1' anno che rare e brevi escursioni ; io non ho potuto<br />
continuare i miei lavori briologici con quell'alacrità come avevo<br />
cominciato. Tanto più che non essendo le nostre regioni gran
40 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
fatto ricclie in questo genere di vegetazione, perchè per lo più<br />
aride, capita sovente, che pure spingendosi lontano a forza di<br />
buona volontà, non che di sacrifizii d'ogni sorta (che benedetti<br />
se fossero magari compensati! dico moralmente), si ritorna a<br />
casa con ben magro bottino, e talora perfino a mani vuote, il<br />
che certo non incoraggia troppo o tropj)o a lungo.<br />
Nondimeno mi trovo già raccolto una buona massa di mate-<br />
riale, preso qua e là in siti lontani da Napoli. Sol che di esso<br />
non ho potuto finora determinare se non una piccola parte, ed<br />
è quella appunto che rendo nel modesto elenco che qui esibisco.<br />
Vi sono enumerate le specie soltanto ancora nuove per le Pro-<br />
vincie meridionali. Che se avessi voluto riesaminare le specie<br />
già pubblicate ne' lavori precedenti, quasi per ciascuna di esse<br />
avrei avuto a citare nuove località neh' interesse della rispet-<br />
tiva distribuzione geografica; ma di ciò veramente sarà poi il<br />
caso più opportuno un giorno in un lavoro di rifusione.<br />
Intanto parecchie volte mi occorrerà, con mia fortuna, fare<br />
il nome di qualche nostro Socio, come, per esempio, del pro-<br />
fessor Terracciano N., poiché alcune specie sono state raccolte<br />
anche o soltanto dal medesimo nell' agro di Caserta, ed io ho<br />
avuto la opportunità di poterle studiare insieme ad alcuni mu-<br />
schi residuali dell' Erbario De Notaris.<br />
1. Rliyncliostegium meridionale De Not. — Epil. pag. 77.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 12.<br />
Sulle roccie calcaree, in corti ma foltissimi cespugli. Luoghi<br />
piuttosto montani e boscosi. Quisisana a Castellammare e salendo<br />
fino a certa altezza verso Faito ; piuttosto abbondante. Gragnano-<br />
Cava-Vietri. Caserta, Terracc. N.<br />
2. Rli. praelong-um De Not. — Epil. pag. 86. Vent. Bott. Enu-<br />
mer. n. 25.<br />
Sui sassi all'ombra, nelle siepi. In Calabria, Pasq., Comment.,<br />
n. 61. Al Pollino (confine tra la Basilicata e Calabria-Citra), Brizi<br />
Malpighia, IV, pag. 122. Napoli, selve ne' dintorni, e R. Orto<br />
Botanico, Giord., Reliqiùe Cesatiane, pag. 9.<br />
3. Rh. murale Br. Eur. —• De Not. Epil. pag. 74. Vent. Bott.<br />
Enumer. n. 10.
KIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 4i<br />
Sparso su pe' muri campestri. Finora non 1' ho raccolto che<br />
a Pomarico, in Basilicata. A Caserta, Terracc. N.<br />
4. Rh. Meg"apolitamiin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 73.<br />
Vent. Boti Enumer. n. 9.<br />
Calabria Ulteriore, Pasq., Comment. n. 62. Tricarico, in Ba-<br />
silicata, sparso per terra ne* boschi vicini.<br />
5. Bracliytlieciuin g-lareosuni Br. Eur. — De Not. Epil.<br />
pag. 114. Vent, Bott. Eniiraer. n. 47.<br />
Un saggio e sterile senz' altra indicazione. Caserta, Terracciano,<br />
fra i muschi residuali dell'Erbario De JN'otaris, da me studiati.<br />
6. Brach. pluiuosuiu Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 120.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 55.<br />
Alle rupi calcaree umide. Valle di Gragnano e Castellammare.<br />
Dintorni di Napoli. Calabria a Serra S. Bruno, nell' Erbario<br />
Tenore.<br />
7. Anitolysteg-iuiii ripariiim Br. Eur. — De Not. Epil.<br />
pag. 146. Vent. Bott. n. 93.<br />
Giord.. Pugili, n. 16, sub A. flmtans, sterile, ed in cattivo stato,<br />
i saggi, per la cui determinazione avevo lungamente esitato,<br />
ma in seguito il Bottini in lettera lo ritenne e giustamente per<br />
l'Ami), riparium. Attaccato a' sassi negli affluenti molto freddi<br />
del Liri, Terra di Lavoro.<br />
8. Hypnum cuspìdatum L. — De Not. Epil. pag. 169. Vent.<br />
Bott. n. 103.<br />
.Muri umidi campestri. Calabria, Pasq. nell'Erbario Tenore.<br />
Caserta, Terracc. N. Da me raccolto in Basilicata, a Potenza, a<br />
Tricarico.<br />
9. Hypii. Bottìnii Breidl. — Plagiotliecium Boitlnii Bott.<br />
Enumer. n. 125. Sub Hypnum stellatam Schreb. Giord. Pu-<br />
gili, n. 19.<br />
Per terra nelle selvette alla Solfatara di Pozzuoli, e a Ca-<br />
stellammare, ove fu raccolto anche dal prof. Pirotla, Brizi, Mal-<br />
pigliia, IV, pag. 209.
42 KIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI<br />
10. Pylaisìa polyantlia Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 208.<br />
Yent. Bott. n. 150.<br />
Sul tronco degli alberi e copiosa. Raccolta dal Licopoli e ci-<br />
tata dal De Notaris nel suo Epil. 1. e. a' Camaldoli, dove poi<br />
r ho raccolto pur io a Villa Ricciardi, nelle selve adiacenti,<br />
quindi a Quisisana, M. Coppola, ecc.<br />
ll.Ttiuidiuin delicatuluin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 232.<br />
H. recognitum Hedw. Vent. Bott. n. 170.<br />
M. Croccia a Tricarico, Basilicata. Siti umidi ombrosi, su<br />
pe' sassi.<br />
12. Bartraiuia Oederi Swartz. — De Not. Epil. pag. 264.<br />
Vent. Bott. n. 198.<br />
Sulla roccia calcarea a M. Vergine sopra Avellino, quivi rac-<br />
colta prima anche dal Pasquale, De Notaris, Epil. 1. e.<br />
13. Polytriclium comune L. — De Not. Epil. pag. 329.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 257.<br />
Aspromonte, nell'Erb. Gussone. Matese, raccolto e comunica-<br />
tomi dal compianto prof. Pedicino.<br />
14. Catharìnea au^iistata Brid. (Atrichum Br. Eur.). —<br />
De Not. Epil. pag. 344. Vent. Bott. n. 264.<br />
Per terra ne' siti umidi ombrosi, Valle S. Rocco pr. Napoli.<br />
15. Miiiuiu punctatuui Hedw. — De Not. Epil. pag. 362.<br />
Vent. Bott. n. 278.<br />
Serra S. Bruno in Calabria. Pomarico in Basilicata.<br />
16. Bryiiin murale Wils. — Vent. Bott. n. 312.<br />
Colline intorno Napoli, muri campestri delle vigne, salendo al<br />
Vesuvio, Vietri sul mare, Potenza.<br />
17. Br. Doiiianum Grev. — De Not. Epil. pag. 391. Schimp.<br />
Syn., ediz. 2% pag. 454. Vent. Bott. n. 303.<br />
Per terra nel Bosco di Portici, a Quisisana, a Caserta, Ter-<br />
racciano N.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 43<br />
18. Bi*. versicolor Braun, — De Net. Epil. pag. 401. Vent.<br />
Bott. Enumer. n. 315.<br />
Napoli su pei muri della città e dintorni.<br />
19. Eiitostodou Tenipletoni Schwaegr. — De Not. Epil.<br />
pag. 452. Vent. Bott. Enumer. n. 357.<br />
Sulla via che mena da Castellammare a Sorrento.<br />
N.B. UEniostoclon ericctoru-in ^NIùll., n. 76, Giord. Pugillus,<br />
avendolo ristudiato, è propriamente Y Entostodon ericetorwn<br />
V. ^ Notarisii Schimp. Syn., ediz. 2", che lo stesso Schimper<br />
dapprima in lettera aveva elevato al grado di specie, chiaman-<br />
dolo Entostodon Notarisìi Schimp. De Notar. Epil. pag. 455.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 361, var. &.<br />
20. Tricliostommn crispiilum Br. Eur. — De Not. Epil.<br />
pag. 503. Vent. Bott. Enumer. n. 402.<br />
Rocce calcaree umide. Valle Gragnano.<br />
21. Tr. flavovireiis Bruch. — De Not. Epil. pag. 502. Vent.<br />
Bott. Enumer. n. 400.<br />
Sui sassi pe' campi, e sulle antiche Lave dell'Arso air Isola<br />
d' Ischia.<br />
22. Leptobarbula Iberica Phil. (Rev. Bryol. Husnot, 1882,<br />
pag. 19) (unum et idem L. ìjerica et L. meridion. Schimp.<br />
Syn., ediz. 2% pag. 181-182). Vent. Bott. Enumer. n. 404. —<br />
Trichostomum bericum De Not. Epil. pag. 509.<br />
Raccolto nel Casertano la prima volta dal Terracciano N.<br />
(De Not., 1. e), e poscia da me nella stessa località forse, pro-<br />
priamente a M. Cocciano in Valle Volturno, presso l'acquedotto.<br />
Specie rara, che si trova pure presso Napoli a Valle S. Rocco,<br />
ma solo in qualche sito che riesce poi difficile a rintracciarsi pel<br />
continuo sconvolgimento che vi fanno i cavatori di pietre, e diflì-<br />
cile pure lo stesso muschietto a discernere percliè piccolo, sparso,<br />
misto alla Tortula marginala; non cosi invece nell'altra località<br />
citata. Circostanze di cui bisogna tener conto, poiché a me stesso<br />
è capitato e più volte di non poter raccogliere più la LeptoMr-<br />
hula in parola dove certamente l'avevo raccolta per Io innanzi.
44<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
23. Toi'tula squamìgera De Net. — Muse. it. 4. Epilog.<br />
pag. 530. Vent. Bott. Enumer. n. 415.<br />
Sulla roccia calcarea, Vietri sul mare, lungo la via che sale<br />
a Raito, Castellammare, ecc.<br />
De' M. Tifati, presso Caserta, raccolta dal Terracciano Nic. è<br />
citata la var. j3 x^oitioidea De Not., Desmatodon griseus Juratz.<br />
nel lavoro del Brizi, Malpigliia, IV, pag. 276.<br />
24. Pottia truncata Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 589.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 481.<br />
Calabria, Anoia, dal prof. Pasquale.<br />
25. P. cavifolia Elirh. — De Not. Epil. pag. 585. Vent. Bott.<br />
Enumer. n. 480.<br />
Potenza in Basilicata, presso i mulini Addone lungo il Ba-<br />
sente.<br />
26. Hymenostoiiiuin tortile Br. Eur. — De Not. Epil.<br />
pag. 606. Weisìa iortilis Muli., Vent. Bott. n. 492.<br />
Dintorni di Napoli. Caserta, Terracc. Nic.<br />
27. Hym. inìcrostomuiii R. Br. — De Not. Epil. pag. 607.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 490 sub Weisia.<br />
Nelle stesse località sparso.<br />
28. Griiiiiuia leucophaea Grev. — De Not. Epil. pag. 708.<br />
Vent. Bott. Enumer. n. 592.<br />
Selve del M. Somma, Cesati.<br />
29. Gr. commutata Hùben. — De Not. Epil. pag. 699. Vent.<br />
Bott. Enumer. n. 594.<br />
Basilicata, a M. Li Foy presso Potenza. Reggio di Calabria,<br />
Brizi, loc. cit.<br />
SO. Hedwig-ia cilìata Hedw. — De Not. Epil, pag. 717. Vent.<br />
Bott. Enumer. n. 603.<br />
Sulle roccie, Basilicata, Potenza.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 45<br />
31. Pliasciim cuspidatuin Sclireb. — De Not. Epil. pag. 736.<br />
Veni Bott. Enumer. n. 618.<br />
Sparso per terra al Campo di manovre presso Napoli, ma umi-<br />
lissimo e poco discernibile. Fruttifica nel febbraio.<br />
Il Socio BoRzi riferisce quindi Sui cristalloidi nucleari proteici delle<br />
specie di « Convolvolus. » Dette produzioni sono state da, lui rinve-<br />
nute in varie specie di quel genere, e si possono anche riscontrare<br />
in materiale secco. Sono contenute nelle cellule del parenchima fo-<br />
gliare e dei cotiledoni. Formano ordinariamente degli ammassi, raramente<br />
rinvengonsi isolate o in poche. In molti casi i cristalloidi<br />
hanno una forma bacillare o sono aghiformi e si associano in fa-<br />
scetti più o meno densi, dentro un comune e tenuissimo inviluppo<br />
protoplasmatico, resto del plasma o della membrana nucleare. Ta-<br />
lora offrono maggiori dimensioni e risalta distinta la loro forma di<br />
ottaedro a base quadrata o di prisma a doppia base di piramide<br />
quadrata. Presentano le caratteristiche reazioni degli altri cristal-<br />
loidi proteici. Ottimo reattivo è la soluzione al 10 "/^ del cloruro<br />
aurico, che conferisce al fascette cristallino un colorito rosso-bruno<br />
intenso, mentre il contenuto cellulare si tinge in azzurrognolo ne-<br />
rastro.<br />
I cristalloidi di Convolvolus si formano all' interno dei nuclei delle<br />
giovani cellule del mesofìllo ;<br />
se ne può seguire lo sviluppo trattando<br />
i preparati mediante la Ematossilina del Bòhmer dopo aver fissato il<br />
contenuto cellulare j)er mezzo del liquido di Kleinenberg (acido pi-<br />
crico solforato). Con questo espediente al posto del nascente cri-<br />
stalloide si scorge un vacuolo dal contorno circolare. La sostanza<br />
costituente il cristalloide avrebbe i caratteri di ^^na vera linfa da<br />
cui, in seguito a un vero processo di cristallizzazione, prende origine<br />
il corpo cristallino.<br />
Quanto al significato fisiologico dei cristalloidi, tenendo conto<br />
della maniera loro di origine e considerando come essi formansi a<br />
spese della sostanza del nucleo, si direbbe che essi fossero il prodotto<br />
di un vero processo di degradazione che il nucleo medesimo<br />
subisce, cosi come è stato affermato dal "Wakker per altri casi. Tut-<br />
tavia non è inverosimile che questo prodotto possa in qualche guisa<br />
rendersi utile all' organismo. Cosi è che presso il C. Soldanella^ a<br />
gei'minazione inoltrata, quando i cotiledoni cominciano ad ingial-<br />
lire, vedonsi i cristalloidi incompletamente disciogliersi ; essi ridu-<br />
consi ad irregolari granulazioni solide che perciò rappresenterebbero<br />
un avanzo della materia che non ha potuto trovare impiego nutri-<br />
tizio durante la vita germinativa.<br />
II prof. Borzi nel corso del suo discorso parla incidentalmente<br />
del Convolvidus hirsutus che cresce spontaneo presso Messina.
46 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Il prof. Giordano domanda se il prof. Borzi crede che il Convoì-<br />
vulus liirsutus sia di recente introduzione o se sia sfuggito ai prece-<br />
denti botanici. Il Socio Borzi ritiene che il Convolvulus liirsutus,<br />
come altre piante osservate nell'agro messinese, sia avventizio e che<br />
la -sua comparsa sia in relazione con le migrazioni primaverili di alcuni<br />
uccelli, come ad esempio le quaglie.<br />
Il prof. Balsamo domanda se il prof. Borzi abbia adoperato il liquido<br />
di Strasburger. Parla poi del ioduro di metilene, che ha un<br />
indice di refrazione elevatissimo, come liquido da inclusione per le<br />
diatomacee.<br />
Il Socio Terracciano presenta una comunicazione :<br />
INTORNO ALLA STRUTTURA FIORALE ED AI PROCESSI<br />
D'IMPOLLINAZIONE IN ALCUNE NIGELLA. NOTA DEL<br />
DOTT. ACHILLE TERRACCIANO.<br />
10 credo che dal punto di vista dell'impollinazione le A7^e/te<br />
siano state poco studiate, e che le nostre conoscenze all' uopo<br />
si limitino presso a poco a quelle porteci già moltissimi anni<br />
addietro dallo Sprengel e nel 1875 dal Comes ; epperciò queste<br />
poche osservazioni, tratte da un lavoro monografico intorno al<br />
genere, potranno forse riuscire di un certo interessamento ai<br />
cultori della biologia e della morfologia.<br />
11 tipo fiorale è costituito da 5 sepali, 8 petali, stami indefiniti<br />
a spirale e formanti nel diagramma 8 file arcuate e radianti<br />
dall'asse, 3-5 o più carpofìlli saldati variamente tra loro lungo<br />
la sutura ventrale e terminati da stilo lineare, stimmatifero al-<br />
l' apice; così la maggior parte de'morfologi. — Ho coltivato 12<br />
specie con semi avuti da Portici, Palermo, Madrid, Coimbra e ne<br />
ho esaminate 6 : N. damascena L., satiiia L., Boitrgaeì Jord.,<br />
foeniculacea DO., arvensis L., gallica Jord., oltre la var. rai-<br />
crantha della N. damascena L. Ecco ora come stanno le cose.<br />
Il numero dei sepali è invariabile. — In N. damascena L. e<br />
Bourgaei Jord. nel boccio sono rigonfi per lasciarvi passare gli<br />
stili lunghissimi, fortemente carenati per la nervatura mediana<br />
assai pronunziata, poscia trinervi, perchè da questa alla base<br />
e per ciascun lato muove un nervo, che ne tocca il margine<br />
superiore con una serie varia di nostomizzamenti. Per forma<br />
sono obovato-spatolati, concavi, con breve unghia, assottigliati<br />
invece all'apice (denticolato-cigliato) in punta verde lesiniforme,
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 47<br />
e per colore verdi dapprima, indi d'un turchino sbiadito di sopra<br />
e più carico di sotto, sino a che, sbocciati, danno tutte le grada-<br />
zioni dal celeste al bleu chiaro. Una corona di 5 o 6 foglie, che<br />
per essere troppo ravvicinate, sembrano come su di uno stesso<br />
piano, e cui seguono altre 2 o 3 alquanto spostate in modo da<br />
tenere immutato l'ordine fillotassico di Vs» ^^ circonda a modo<br />
di invoglio : e tale invoglio è caratteristico di questo tipo, che<br />
da solo nella sistematica del genere costituisce la sezione Ero-<br />
datos. — In N. satwa L. e foeniculaoea DC, i sepali sono ester-<br />
namente pelosi, come il resto della pianta, trinervi, obovato-<br />
lanceolati, ottusi all'apice, unguicolati alla base, verdi nel boccio<br />
e quasi piani, bianchi dal lato interno a sbocciamento completo,<br />
quando si dispongono come a stelle perché patenti. Non è raro<br />
il caso di qualche foglia involucrante, ma breve e senza ordine<br />
fisso. — In N. gallica Jord. sono fortemente compressi nel boccio<br />
e d'ordinario cinquenervi, a nervature sporgenti, obovato-con-<br />
cavi, inegualmente eroso-cigliati a' margini; si aprono lenta-<br />
mente, perchè lento è lo sviluppo degli stili (corti abbastanza),<br />
si dispongono orizzontalmente e sono d'un colore celeste cupo,<br />
tendente al violetto, mentre rosse si vedono le antere, e tra il<br />
ceruleo ed il. rosso i filamenti degli stami ed i carpelli. — In<br />
A^. aroensis L. V unghia é sviluppatissima, sicché nel boccio<br />
su di esse si piegano alquanto le lamine, erette, carenate, tri-<br />
nerve o più, apicolate lungamente, obovato-spatolate, patenti a<br />
completo sviluppo, bianchicce.<br />
Non cosi fisso é il numero dei petali e la struttura. — Sino nei<br />
fiori d' una medesima pianta se ne contano 8-9-10, cigliati di<br />
peli bianchi lunghissimi, di colore bleu carico o d'un ceruleo<br />
scuro intenso, come per .V. Bott7'gaei Jord., damascena L., e nella<br />
var, micrantha; vi appaiono in una cerchia unica, ma qui e<br />
là un certo disordine accennerebbe ad una duplicità di serie.<br />
Hanno dapprima un peduncoletto sottile e cilindrico e patente,<br />
gozzuto all'apice, donde dal lato esterno si espande in una la-<br />
mina ovata eretta e divisa sin dalla base in due ali obovate;<br />
ottuse, e dal lato interno in una piccola lamina, cigliata, ovale,<br />
intera, la quale copre del tutto il gozzo pieno di nettare. A<br />
metà delle due ali é per ciascuna una ghiandola bruna, lucente,<br />
circondata da' soliti peli bianchi. — Al numero di 8 sono in N. sa-<br />
liva L. e foeniculacea DC, ed hanno il solito peduncolo ed il
48<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
solifo gozzo, donde si elevano la lamina esterna divisa in due<br />
ali flabelliformi, assottigliate in punte ottuse, erette, e l'interna<br />
lanceolato-acuta, mucronato-ottusa aneli' essa ; questa di color<br />
gialliccio, quelle pure giallicce, ma solcate da linea bruna trasver-<br />
sale verso la metà e terminate in punte brune. Le due ghiandole<br />
sono glabre, piccole, non circondate di peli, che pur ricoprono<br />
i margini delle lamine. — Ne ha anche 8 .V. gallica Jord., che dif-<br />
feriscono da quelli di N. saliva L. perché le due ali sono di<br />
color ceruleo, mentre alla metà sono listate di bianchiccio<br />
e di rosso in doppia riga trasversale, e si allungano in due<br />
punte cilindriche, ottuse, divergenti, rosso-cupe all'apice, e pre-<br />
sentano proprio sotto le strisele colorate due piccole ghiandole.<br />
Desse hanno dal lato interno ciascuna una plica, che in parte le<br />
ricopre. Contro queste ghiandole e contro le due pliche si adatta<br />
la lamina interna, di forma triangolare, allungata in punta ot-<br />
tusa, bianco-gialliccia nell' insieme e successivamente listate di<br />
bianchiccio, di ceruleo. — La laminetta interna in N. arvcnsis L.<br />
è spatolata alla base, terminata all'apice in punta cilindrica, ci-<br />
gliata brevemente dove si adatta al gozzo, di colore sbiadito,<br />
con una sola listerella trasversale bluastra a metà. L' esterna<br />
presenta le due ali come in N. foeniculacca DC, pelosette, con-<br />
cave, flabilliformi, mucronate, bluastre al basso, indi con varie<br />
linee successive di rosso cupo, gialliccio, bluastro, e cosi via<br />
via. Ha le due ghiandole assai più sviluppate, di color verde.<br />
Noi quindi ci troviamo in presenza di nettarli belli e definiti, ^<br />
a' quali va giustamente dato il nome di nettaroteche, e la cui<br />
architettura generale può ritenersi identica — meno alcune spe-<br />
ciali modificazioni — alle nettaroteche del genere Aquilegia.<br />
Quali rapporti hanno ora questi con la fecondazione incrociata?<br />
Il Mùller - riporta, e poi il Delpino ^ siccome proterandri i<br />
fiori di A^. arvensis L.; e quindi tale specie sarebbe a feconda-<br />
zione eterogama. — È un fatto, che la maturazione delle antere<br />
negli stami più bassi preceda di poco 1' evoluzione delle papille<br />
* Il prof. Delpino cosi scrive : « nel genere Erantlds e Nigella i<br />
petali sono commutati in vascoli melliferi ad orifizio chiuso, me-<br />
diante approssimazione di labbri. » Vedi : Ulteriori osservazioni sulla<br />
dicogamia nel regno vegetale, parte II, fase. II, pag. 98.<br />
* H. MilLLER, Die Befruchtung der Blumen durcli InseJcten, pag. 118.<br />
^ F. Delpino, op. cit., pag. 160,
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 49<br />
stimmatiche; ma sono queste antere appunto, le quali non hanno<br />
alcun valore nei processi impollinativi, poiché il polline solo di<br />
quelle negli stami superiori è attivo sugli stimmi. Ebbene, questi<br />
maturano dopo delle prime ed innanzi delle seconde, ed hanno<br />
dei movimenti coordinati appunto a tale asincronismo per com-<br />
piere le proprie funzioni.<br />
Ora, per parecchie altre specie, le mie osservazioni dirette<br />
menando a conclusioni negative, dirò che nessuna delle piante<br />
coltivate air aria libera fu visitata da insetti ; anzi, tenute suc-<br />
cessivamente sotto grosse camere di vetro, vi fiorirono e vi ab-<br />
bonirono i semi senza quindi alcun concorso di agenti esterni.<br />
E le cose stanno cosi.<br />
Gli stami sono in ogni specie numerosissimi, disposti in serie<br />
di 5 a 10, arcuate, parallele fra loro, oblique e radianti dal-<br />
l'asse ; ed ogni serie è tra una teca nettarifera e l'altra, sicché<br />
al numero ordinario di otto. Nel boccio, queste serie sono vi-<br />
cendevolmente addossate agli stili, eretti ed avvolgentisi quasi<br />
intorno a sé stessi ; ma quando i petali si aprono, a poco a poco<br />
si allungano, ed, a cominciare dai 2 o 3 più bassi, gradatamente<br />
si piegano sino a disporsi in tanti fascetti orizzontali quante<br />
sono le serie e si appoggiano o sui margini o nel mezzo dei<br />
sepali patenti. Degli altri, uno o due più interni si tengono quasi<br />
sempre eretti contro i carpofilli, ed i restanti per ordine s'inar-<br />
cano in fuori e vi si mantengono sino alla maturità delle an-<br />
tere, che sono erette, oblunghe, biloculari, estrorse, mucronate<br />
pel connettivo sporgente. Intanto gli stili subiscono un movi-<br />
mento dall' alto al basso, disponendosi orizzontalmente in A^. damascena<br />
L. e Bourgaei Jord., e quasi in saliva L. e foemcula-<br />
cea DC, ripiegandosi con la parte superiore dei carpofilli in<br />
N. gallica Jord., arcuandosi con tutti i carpofilli in A^. arvensis L.;<br />
al tempo stesso che nel terzo superiore, cui corrisponde la parte<br />
stimmatifera, accennano ad un altro movimento da destra verso<br />
sinistra. Il quale finisce quando od una o due antere hanno potuto<br />
acchiappare e tenere sino a loro completa deiscenza. É solo al-<br />
lora, che cominciano a svolgersi in senso contrario e si raddriz-<br />
zano sulle rispettive cassule, mentre i sepali, le teche nettari-<br />
fere, i primi fascetti di stami avvizziscono e cadono. — I carpofilli,<br />
che in N. saliva L. e foemculacea DC. erano al numero di 3<br />
a 5, d' ordinario 8, saldati fra loro interamente per la sutura<br />
Bull, della Soc. hot. ital. 4
50 EIDNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
ventrale sino all'apice, di forma ovale-ottusa, costituiscono poi<br />
una cassula obovato-quadrangolare o triangolare ad angoli smus-<br />
sati, rotondi, tubercolate nelle facce, con stili brevi, eretti. In<br />
N. gallica Jord. erano 8, fortemente costati, saldati sino oltre i<br />
due terzi ; e, siccome gli stili erano brevi piuttosto e nel moto<br />
di questi per prendere il polline la parte superiore esterna dei<br />
carpofilli vi aveva preso parte, cosi costituiscono una cassula 8<br />
costata, con logge alquanto aperte all' apice, con stili poco di-<br />
vergenti. Im^ece i 5 di A^^. aìwensis L., essendo saldati solo per<br />
un terzo ed essendosi troppo arcuati sopra sé stessi nel moto<br />
degli stili, costituiscono cassule con logge divaricato-raggianti. In<br />
N. damascena L, le cassule sono globoso-rigonfie, ed alla par-<br />
ticolarità, che queste presentano per un sepimento tangenziale<br />
spurio in una concamerazione esterna più grande sterile ed una<br />
più piccola interna fertile, si aggiunge che, al pari delle teche<br />
nettarifere, non si trovano tutti su d'uno stesso piano i fascetti<br />
di stami, ovvero ciascuno pare come diviso in due per leggiero<br />
spostamento. In tal caso sarebbe vera la figura tipica del diagramma,<br />
che li stabilisce in una sola spirale continua con i varii<br />
invogli fiorali ; ma di ciò mi riserbo di ragionare, quando avrò<br />
posto mano allo studio morfologico generale del genere.<br />
Concludo, adunque, che le Nigella, almeno quelle da me stu-<br />
diate, sono a fecondazione autogama. Né contro siffatta conclu-<br />
sione parlano il vario colore dei sepali e la disposizione, il colore<br />
istesso e la struttura ed i peli delle nettaroteche, le loro ghiandole<br />
ed il nettare, quando autogarae sono, per esempio, anco molte<br />
Orchidee, perfettamente conformate ne' fiori alla eterogamia.<br />
Tuttavia non è il caso di escludere a tali caratteri delle pro-<br />
prietà dicogamiche, dato il modo di vivere di queste piante, af-<br />
fatto umili tra le messi. A noi però resta sempre il fatto, che<br />
la configurazione esterna della cassula è in rapporto appunto<br />
con la lunghezza ed il movimento degli stili e degli stami fra<br />
loro; giacché quelli, costretti a ripiegarsi contro di questi per<br />
prenderne il polline delle antere, esercitano sui respettivi car-<br />
pofilli una diversa forza di trazione.<br />
Il prof. Comes ricorda al Socio Terracciano il proprio lavoro pubblicato<br />
fino dal 1874 sulla impollinazione della Nigella damascena;<br />
e Terracciano prende atto dell' avvertimento.
RIUNIOKE GENERALE IN NAPOLI 51<br />
Il Presidente Arcangeli dà comunicazione di un lavoro del<br />
prof. Goiran dal titolo : « Una erborizzazione attravei'so i monti<br />
Lessini veronesi luglio-agosto 1891 » e legge quindi le seguenti:<br />
COMUNICAZIONI DI A. GOIRAN.<br />
Di due nuove stazioni veronesi di Peuceclanum verticillare<br />
Koch. — Della presenza di Hypericum Coris L. e Melampyrum<br />
lìarhatwn W. et K. nei M. Lessini veronesi. — Di due<br />
forme albiflorae nei generi Trifoliitm e Carduus. — Nuova sta-<br />
zione di Camjmnula petraea L, — Una forma ibrida nel ge-<br />
nere Verhascum. — Ed altre notizie.<br />
1. In altra comunicazione alla Società Botanica Italiana ho<br />
trattato della presenza di Peuceclanum verticillare Koch nei<br />
monti veronesi; nel M. Baldo cioè, presso la Ferrara ed in Ime,<br />
•ed in Valle dì Squaranto nei Lessini. Ora segnalo due nuove<br />
stazioni di questa importante Apiacea, scoperte di questi giorni<br />
negli stessi Monti Lessini. Il giorno 3 agosto infatti seguendo<br />
il sentiero del Buso del Gatto che si stacca un po' al disotto di<br />
Roccapia, ed è rivolto verso Y Adige, V ho raccolta nei boschi<br />
e sotto al sentiero stesso, nel Colle della Cicala (1200-1229 m.):<br />
•e nel giorno 10 agosto 1' ho poi trovata copiosissima ed in esem-<br />
plari giganteschi nei boschi di Vaona presso S. Anna d' Al-<br />
faedo (900-1000 m.). Un esemplare aveva l'altezza di m. 2. 60.<br />
2. Lungo ristesso sentiero del Buso del Gatto ho pure rac-<br />
colto lo stesso giorno 3 agosto Hypericum Coris L, — Sino ad<br />
oggi ne era nota la presenza solo in M. Baldo presso Y Eremo<br />
dei SS. Benigno e Caro. Fa pure nel Trentino.<br />
3. Per la prima volta ho raccolto Melampyrum barbaium W.<br />
et K. fra le messi nel AL Masue, sempre nei Lessini. Questa<br />
Scrofulariacea è nuova pel Veronese.<br />
4. Segnalo due forme aWiflorae che non ricordo di avere vi-<br />
sto indicate in alcuna flora: la prima è di Trifolium pratense L.<br />
presso S. Anna d' Alfaedo nella contrada Camp)Ostrin: la se-<br />
conda di Carduus defloratus L. presso S. Anna d"Alfaedo, nel<br />
M. Pastelletto e sulle vette del Corno d' Aquilio (1545 m.). ^<br />
* Rivedendo le bozze della presente nota credo opportuno aggiungere<br />
che il giorno 14 settembre mi sono imbattuto nella forma<br />
albifiora di Trifolium pratense anche nella Valle di MarcelUse.
52 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
5. Nelle rupi o sengie di Falasco in Valpantena sopra Sta-<br />
lavena cresce copiosa Campamela peiraea L. Annunzio un'altra<br />
stazione di questa bella e rara specie nella stessa Valpantena<br />
nel Vaio della Pernise, al principio della salita a Corrubio di<br />
Cerro veronese.<br />
6. Nella regione dei Lessini crescono copiosissimi Verbascitm<br />
Lyclinìtis L. e V. Cliaixii Vili. Nella Valle Marcliiora sotta<br />
S. Anna d' Alfaedo lio raccolto una forma che prò interim<br />
ritengo un ibrido fra le due specie ora nominate, — Anche<br />
in M. Baldo in Pravazar di sopra osservo da anni altra forma<br />
ibrida fra V. Lychnitis e V. nigrum.<br />
7. In S. Anna d'Alfaedo e più ancora a Breonio é coltivata<br />
con ottimo risultato la Sulla {Hedijsarum coronariura L.). In<br />
questa ultima località non vi é orticello nel quale una aiuola<br />
non sia consacrata a questa Faseolacea, ritenuta ottima succe-<br />
danea al caffè e con questo nome pure chiamata volgarmente<br />
da quelli abitanti.<br />
8. Tn' altra stazione nei Lessini è da assegnarsi a Senebiera<br />
Coronopus Poir., alle falde orientali del M. Pastello nel luoga<br />
detto Cà da Corno sopra violane.<br />
9. U Acalypha virginica L. procede nel suo viaggio d'inva-<br />
sione. E ormai giunta sin oltre Parona d\A.dige, ove é stata<br />
primieramente osservata nel settembre dello scorso anno, nella<br />
seconda escursione della Società Botanica Italiana in occasiona<br />
della riunione di Verona.<br />
Il Socio ^Martelli ricorda che nella gita fatta al monte Stivo<br />
presso Riva fu raccolto 1' Hypericum Coris.<br />
Parla quindi della formazione del grappolo nelle gemme della<br />
vite.<br />
EPOCA DELLA FORMAZIONE DEL GRAPPOLO NELLE GEM-<br />
ME DELLA VITE. PER U. MARTELLI.<br />
Neil' adunanza della nostra Società Botanica tenuta in Firenze<br />
il 14 dicembre scorso ebbi l' onore di riferire brevemente in-<br />
torno ad alcuni studi sull'epoca della formazione dell'infiore-<br />
scenza nelle gemme della Vitìs vinifera.
RIUNIOXK GENERALE IX XAPOLI 53<br />
Come ebbi a dire sin d' allora, era mia intenzione di rendere<br />
conto di quelle mie osservazioni solo quando fossero giunte al<br />
termine prefisso, ma per alcune ragioni fui allora costretto a<br />
parlarne tanto nella nostra adunanza, quanto nel giornale UAgricoltore<br />
Toscano. Ora torno a svolgere lo stesso argomento ma<br />
entro limiti più estesi, appunto perché ora soltanto ho comple-<br />
tato quelle ricerche. Serva questa dichiarazione di spiegazione<br />
e di scusa se in questa nota si ritroveranno ripetute alcune delle<br />
cose già dette.<br />
Ognuno converrà meco che la bibliografia della Vitis vinifera,<br />
sia pure quella solamente scientifica botanica, è forse la più<br />
estesa di ogni altra. Per ciò è assai difficile potere assolutamente<br />
accertare se mai alcun autore abbia o no trattato un dato ar-<br />
gomento intorno a questa pianta, ma per quanto abbia eseguite<br />
le mie ricerche bibliografiche il più accuratamente possibile, non<br />
mi fu dato di rintracciare alcuna notizia che precisasse 1' epoca<br />
od il periodo di vegetazione nel quale il grappolo ha origine<br />
nelle gemme della Vite. È intorno a questo tema che ho ri-<br />
volto i miei studi e sui quali ora richiamo la vostra attenzione.<br />
L' argomento mi è sembrato assai interessante, specialmente dal<br />
lato agricolo ed economico, interessando molto di conoscere<br />
quando e per quali cause si forma il fiore e per conseguenza<br />
anche il frutto di una pianta che ha per noi tanta importanza.<br />
Si ritiene scientificamente che l' età, la predisposizione, la<br />
stanchezza, l' indebolimento, la robustezza, il calore e la siccità<br />
siano altrettanti agenti coadiuvanti la pianta nella produzione<br />
dei suoi fiori. Fra tutte le cause ora citate, a parte l'età, con-<br />
dizione essenziale, specialmente nei vegetali arborei, il calore é<br />
il coefficiente più necessario per la produzione delle gemme fio-<br />
rifere. Infatti non è difficile osservare alcune piante, le quali<br />
tenute ad una temperatura vegetano bene ma non producono<br />
fiori, sino a tanto che il calore dell'ambiente in cui vivono non<br />
viene aumentato. '<br />
* La quantità di calorico di cui una pianta lia bisogno per fiorire<br />
€ per fruttificare è stato creduto poterla stabilire all' incirca dalla<br />
somma dei gradi di calorico di cui ha goduto durante il periodo ve-<br />
getativo. Cosi per la Vitis vinifera si è creduto occorrere<br />
mulazione di 2603 a 3000 gradi cent, per fiorire, e da 4500 a 5000<br />
gradi cent, per maturare il frutto.<br />
1' accu
54 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Altro agente attivo nella formazione dei fiori secondo le opi-<br />
nioni del Sachs * sarebbero pure i raggi ultra-violetti dello spet-<br />
tro solare, sotto l' azione dei quali avverrebbe la formazione di<br />
una sostanza speciale clie l'autore chiama « autogena » ed alla<br />
presenza della quale sarebbe collegata la formazione dei fiori. ^<br />
Il Sachs riterrebbe che quantità estremamente piccole di una<br />
più sostanze speciali fissate nelle foglie produrrebbero i ma-<br />
teriali di formazione, che quindi verrebbero trasmessi ai punti<br />
di accrescimento per prendere in appresso parte alla formazione<br />
dei fiori.<br />
Secondo le esperienze del Sachs esisterebbero nello spettro<br />
solare in rapporto alla influenza che essi possono esercitare<br />
sulla vegetazione 3 qualità di raggi, vale a dire: quella dei raggi<br />
gialli e di quelli immediatamente affini, dei bleu e degli ultra-<br />
violetti. I primi sarebbero quelli che favorirebbero la decompo-<br />
sizione dell'acido carbonico e sarebbero quindi i più attivi nel-<br />
r assimilazione; i secondi gli agenti dei movimenti dovuti agli<br />
Tale opiniona sembra che non sia rigorosamente conforme al vera<br />
o almeno offre campo a molte obiezioni. Sta poi a combatterla il fatto<br />
che se la somma di calorico ritenuta necessaria per la fioritura o<br />
per la maturazione nel frutto si accumula lentamente o viene ri-<br />
partita in piccole frazioni, durante un lungo periodo, oppure vice-<br />
versa in quote elevate in corto tempo, non otterremo il resultato<br />
voluto né per la fioritura né per la maturazione del frutto. Da ciò<br />
resulterebbe assai evidente che per la completa vegetazione delle<br />
piante, oltre al quantitativo di calorico, di umidità ecc., occorre<br />
anche la ripartizione di tali agenti entro certi limiti e durante certe<br />
epoche del periodo vegetativo annuale.<br />
* J. Sachs, Arheìt. Bot. Inst. Wurzburg, III, 372.<br />
- Gli esperimenti relativi furono fatti dal prof. Sachs sul Tropaeo-<br />
lum majits. L' autore ha riconosciuto che allorquando i raggi so-<br />
lari attraversano una soluzione di solfato di chinino, i raggi ultra-<br />
violetti vengono intieramente assorbiti o trasformati in raggi di<br />
minor refraugibilità, diventano visibili e di un colore bleu. Se ap-<br />
profittando di tale particolarità si obbliga una pianta a crescere<br />
dietro uno schermo di solfato di chinino si osserva che lo sviluppo<br />
degli organi vegetativi ha luogo in modo normale, ma non si producono<br />
fiori. Cosi 26 piante tenute nelle condizioni sopra espresse<br />
produssero un solo fiore ed anche assai stentato, raentreché 20 altre<br />
piante cresciute in condizioni simili, ma dietro uno schermo di acqua<br />
pura della stessa densità della soluzione del solfato di chinino, pro-<br />
dussero 55 fiori.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 55<br />
stimoli esterni di irritazione; i terzi quelli che nelle foglie e<br />
nelle parti verdi produrrebbero le sostanze generatrici dei fiori.<br />
Tutte queste teorie lasciano ancora la scienza molto all' oscuro<br />
sopra r importante quesito della vera causa della formazione<br />
dei fiori, la quale molto probabilmente non è una sola ma<br />
il resultato del concorso di tutte le funzioni della vita della<br />
pianta. Senza però discutere le esperienze del Sachs/ né i re-<br />
sultati dell' azione dei raggi ultra-violetti, non dobbiamo dimen-<br />
ticare che altre cause indubitatamente favoriscono lo sviluppo<br />
dei fiori. Qui l'agricoltura viene in nostro aiuto e con espe-<br />
rienze coronate da eccellenti resultati dimostra come dalla pre-<br />
senza nel terreno di certe sostanze piuttostoché di altre, la ve-<br />
getazione tutta di una pianta e specialmente la produzione dei<br />
fiori è grandemente attivata. Cosi ad esempio è ormai accertato<br />
r effetto nel senso suddetto dei sali di potassa per la Vitis vi-<br />
nifera, per il Solanum esculenhcm, per il Pisum saiivum ecc.,<br />
mentre i concimi azotati hanno effetto sopra il Tritìcum sativum<br />
ed i fosfati sopra la Brassica, il Saccharum offìcinarum,<br />
la Zea Mais ecc. ^<br />
Dai resultati che 1' agricoltura ha ottenuto mediante le con-<br />
cimazioni artificiali specialmente apparirebbe che nella forma-<br />
zione dei fiori avesse grande influenza 1' accumulamento nella<br />
pianta di alcune sostanze, le quali renderebbero i succhi di den-<br />
sità atta a determinare i tessuti delia pianta a modificarsi da<br />
vegetativi in riproduttivi. Come già abbiamo detto, il calorico<br />
* Queste esperienze sembrami dovrebbero essere ripetute tenendo<br />
un sistema analogo a quello seguito dal Ville per accertare sui ve-<br />
getali 1' azione dei concimi e dei vari componenti il terreno, coltivando<br />
le piante entro sabbia calcinata e priva perciò di qualsiasi<br />
nuti'imento. Sembrami che agendo in tal guisa e con esempi di con-<br />
fronto, i resultati dovrebbero essere più concludenti, perchè se nelle<br />
piante coltivate nella sabbia calcinata la produzione di fiori è assai<br />
scarsa; severamente i raggi ultra-violetti hanno tanta azione sulla<br />
formazione delle gemme fiorifere, tenendo queste piante in presenza<br />
di raggi ultra-violetti, si dovrà ottenere per resultato un aumento<br />
rilevante di fiori, quasi da compensare almeno in parte la povei'tà<br />
del terreno, mentre che con la contro prova, cioè facendo crescere<br />
le piante dietro schermi di solfato di chinino, ne dovrebbe resultare<br />
la sterilità quasi completa.<br />
* Ville, Jjes engraìs chimiques.
56 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
nonché 1' umidità relativa, hanno parte attivissima nello sviluppo<br />
dei fiori. È quindi facile intendere quanta influenza debbono<br />
avere nella vita vegetativa le condizioni atmosferiche soprat-<br />
tutto, durante il periodo nel quale la pianta forma le sue gemme<br />
fiorifere; per cui se potremo arrivare a conoscere in quale<br />
epoca stagione dell' anno la Vite forma i suoi grappoli nella<br />
gemma, e quali sono le condizioni atmosferiche sotto la cui in-<br />
fluenza tale formazione ha luogo, potremo da queste conoscenze<br />
dedurre delle conclusioni di una utilità pratica per l'agricoltura.<br />
Le mie prime osservazioni sulla g^^mma della Vite ebbero<br />
principio nel mese di agosto dell'anno decorso, e furono rego-<br />
larmente proseguite di 15 in 20 giorni. Prendendo una gemma di<br />
un tralcio per lo più la 3* o la 4" inferiore (la 1'' e la 2* sono<br />
semplicemente foglifere) e tolto il primo involucro di perule, si<br />
mettono a nudo tre gemme secondarie, di cui è d'ordinario com-<br />
posta ogni gemma ben formata di Vite. Di queste tre, le due late-<br />
rali danno origine a rami non produttivi e volgarmente chia-<br />
mansi femminelle, mentre solo la mediana produce il tralcio o<br />
ramo principale sul quale compariscono i grappoli.<br />
Trascurando le due gemme secondarie e portando la nostra<br />
attenzione sopra la gemma mediana, se coli' aiuto di una lente<br />
che ingrandisca circa 10 diametri si separano una ad una le<br />
varie parti di cui é composta detta gemma, vedremo prima di<br />
tutto all' esterno alcune squame piuttosto grandi ovate, brune,<br />
assai consistenti e rivestite di peluria; al di sotto di queste<br />
prime squame altre ancora se ne vedranno di forma eguale ad<br />
esse, ma più piccole e di colore verdastro, abbondantemente la-<br />
nose. Dopo un paio di cicli di tale squame si incontrano delle<br />
piccolissime foglie verdi, le quali nonostante la piccolezza loro<br />
sono distintamente caratterizzate, ma avvolte da una densa pe-<br />
luria. Proseguendo ancora 1' operazione e distaccate ad una ad<br />
una tre o quattro di queste foglioline, apparisce da un lato un cor-<br />
piciattolo della lunghezza di circa un mill., di forma subtrigono, pi-<br />
ramidale, a base appena asimmetrica, di colore verdastro e rico-<br />
perto anche esso di peluria. Con un ingrandimento più forte si<br />
possono scorgere sulla sua superficie delle piccole protuberanze<br />
ravvicinate fra loro, ma con una disposizione spirale. È questo<br />
corpuscolo piramidale un giovanissimo grappolo, ma di esso ri-<br />
torneremo a parlare in appresso.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 57<br />
Proseguendo nella dissecazione si trova, quasi dal lato opposto<br />
al primo grappolo ora descritto, una piccola fogliolina ed un<br />
sacondo grappolo uguale al primo, ma solo più piccolo; talvolta<br />
mi sono imbattuto in un terzo grappolo che in tal caso non trovasi<br />
di seguito ai due primi, ma bensì dopo una interruzione. Non<br />
vi è dubbio alcuno sulla natura di questi piccoli corpicciuoli<br />
piramidali, essi sono certamente dei giovani grappoli, inquan-<br />
tochè la posizione loro non può dar luogo ad equivoci. Inoltre,<br />
allorché uno di essi venga trasportato sotto il microscopio, la<br />
forma risulta tanto evidente che sparisce qualsiasi dubbio.<br />
Facciamo una sezione longitudinale di un corpo piramidale<br />
dopo averlo incluso nel sapone glicerinato ed osserveremo<br />
r asse longitudinale con piccole protuberanze con alla base una<br />
brattea assai sviluppata. Queste protuberanze rappresentano le<br />
prime ramificazioni dell' asse principale, ma su di esse non è<br />
ancora comparsa alcuna traccia di protuberanze fiorali di cui<br />
non mi è mai stato possibile di scorgerne indizio sui grappoli<br />
contenuti nelle gemme di agosto. Altre gemme raccolte nel set-<br />
tembre e ottobre si sono mostrate nelle stesse condizioni delle<br />
precedenti, senza modificazione od aggiunta nella loro apparente<br />
struttura, solo ho osservato in esse un lento accrescimento che'<br />
é divenuto anche più lento nelle gemme esaminate nei mesi di<br />
novembre, dicembre e gennaio.<br />
Fu nei piccoli grappoli dissecati Ja gemme raccolte nel feb-<br />
braio, che per la prima volta notai delle protuberanze laterali<br />
corrispondenti alle prime ramificazioni dell' asse principale una<br />
tendenza all'allungamento ed in seguito vidi comparire lateral-<br />
mente nella parte superiore di ciascuna protuberanza una pic-<br />
cola prominenza, indizio di ulteriore differenziamento.<br />
Dopo coscienzioso esame venni alla conclusione che si era<br />
adesso giunti alla formazione del fiore, e che di fatto ognuna<br />
di queste ultime prominenze non era altro che la prima trac-<br />
cia di fiore. Era quanto occorreva conoscere e perciò non andai<br />
oltre, né mi curai di seguire 1' ulteriore sviluppo del fiore, es-<br />
sendo ormai conosciuta la sua organogenia.<br />
Dal sopra esposto rimane constatato che la prima apparizione dei<br />
grappoli nelle gemme della Vite ha luogo nell'estate, epoca nella<br />
quale si formano le gemme stesse, come rimane provato che la<br />
prima traccia dei fiori si manifesta in esse nella fine dell'inverno.
58 RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI '<br />
Che la gemma di agosto contenga di già i grappoli ne ho<br />
avuto la riprova dal seguente fatto.<br />
Nella seconda metà di agosto passato cadde nel Mugello (To-<br />
scana) copiosissima grandine che devastò completamente il rac-<br />
colto dell'uva e le piante. Private in tal guisa di pam pani quelle<br />
povere piante furono costrette a svolgere le gemme destinate<br />
all'ibernazione; per cui queste, dopo avere svolte le prime<br />
foglie nel modo stesso come avviene ogni anno nella primavera,<br />
produssero i primi grappoli che vi si trovavano già formati. la<br />
stesso nell'ottobre seguente raccolsi alcuni di questi grappoli per-<br />
fettamente sviluppati con i loro fiori in boccio. Forse si potrebbe<br />
giungere a spiegare questo fatto anche con altre ipotesi, ma la<br />
spiegazione accennata sembrami tanto naturale e semplice e nel<br />
tempo stesso istruttiva, da non dovere pensare a cercarne altra.<br />
Ora quale conclusione si può trarre da queste osservazioni,<br />
se non che i grappoli della Vite si formano contemporanea-<br />
mente alle foglie nella gemma ibernante, durante 1' estate che<br />
precede la fioritura della susseguente primavera? Cosi abbiamo<br />
che mentre il frutto di un anno è in via di maturazione, quello<br />
dell'anno avvenire si trova di già abbozzato ed in istato em-<br />
brionale nelle gemme dei tralci che si sono sviluppati nell' an-<br />
nata. Rimane pure provato che questo giovane grappolo coi<br />
fiori non ancora formati, od almeno in uno stato molto rudi-<br />
raentario o meglio allo stato potenziale, per vari mesi resta<br />
pressoché in riposo, finché al risveglio della vita vegetativa<br />
nella primavera veniente gradatamente si completa e sviluppa<br />
i suoi fiori. Adunque possiamo distinguere due periodi impor-<br />
tantissimi nella vita riproduttiva annuale della Vitis vinifera:<br />
il primo estivo od autunnale, nel quale ha luogo la prima<br />
comparsa è la formazione delle parti assili del grappolo; il se-<br />
condo primaverile, nel quale si effettua la differenziazione del-<br />
l' asse principale in assi secondari ed in fiori.<br />
Il periodo invernale è un periodo di riposo nel quale non ac-<br />
cadono cambiamenti apparenti nelle gemme. È certo innegabile<br />
r importanza di una stagione propizia durante il secondo pe-<br />
riodo o primaverile, per il regolare sviluppo dei fiori, ma per<br />
la formazione dei grappoli e quindi per la quantità di questi<br />
che comparirà nella primavera deve avere maggiore influenza<br />
il calore e l'umidità della stagione estiva ossia del primo periodo.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 59<br />
Ognuno converrà meco che se nell' estate, cioè durante la for-<br />
mazione dei grappoli, la stagione corre umida e fresca, verrà<br />
favorito lo sviluppo vegetativo a preferenza del riproduttivo e<br />
lo sviluppo dei grappoli sarà scarso ed imperfetto.<br />
Dal lato pratico avendo constatato che l'epoca della forma-<br />
zione dei grappoli della vite ha luogo nell' estate, ognuno che<br />
abbia acquistata la pratica necessaria potrà sino dai mesi au-<br />
tunnali conoscere con molta approssimazione quale sarà la<br />
produzione di grappoli per l'anno venturo e quindi potrà azzar-<br />
dare, con una certa dose di verità, una previsione sulla mag-<br />
giore o minore abbondanza della promessa della futura raccolta;<br />
per di più da queste osservazioni se ne potrà forse avvantag-<br />
giare r agricoltura potendo ricavare dei dati positivi sull' epoca<br />
e sul modo più favorevole, sia per somministrare i concimi e sia<br />
per eseguire le potature delle viti.<br />
L' adunanza è quindi tolta.<br />
Gita a Baia e ad Ischia.<br />
Alle 12 mer. i Congressisti partirono con la ferrovia per Baia, ove<br />
lungo la spiaggia raccoglievano alcune piante interessanti pei Soci<br />
delle parti più settentrionali della Penisola.<br />
In causa di un cambiamento di orario del battello a vapore non<br />
potè efifettiiarsi la erborazione al Fusaro, ove alcuni Soci si recarono<br />
poi dopo la Riunione.<br />
La partenza per Ischia si effettuava da Pozzuoli; i Soci pei-nottarono<br />
al paese d' Ischia e il mattino dipoi per tempo s'incamminarono<br />
per l'Eporaeo, discendendo poi a Casamicciola. Benché alcune<br />
rarità dell' isola non fossero state raccolte, stante la ristrettezza,<br />
del tempo, il resultato della erborizzazione fu nondimeno assai soddisfacente<br />
e basti solo ricordare l' Ipomaea atolonifera e la Woodwar-<br />
dia radicans.<br />
Adunanza pubblica del 20 agosto 1891.<br />
Apre 1' adunanza il Presidente Arcangeli a ore 8 ^'^ leggendo una<br />
lettera del Socio Lojacono Poiero che si scusa dal non essere intervenuto<br />
alla Riunione e che invia in dono alla Società alcune<br />
sue pubblicazioni.
co<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Il Socio BORzi espone i risultati di sue ricerche Sui fasci hicol-<br />
Interali di alcune Croci/ere e delle relative anomalie. È noto, egli<br />
dice, come i fasci libero-legnosi di alciine Crocifere, secondo le ricerche<br />
di Dennert, presentino una regione interna d' indole floemica<br />
; sarebbero perciò dei fasci bicollaterali nel senso ammesso dai<br />
moderni istologi. Sulla costituzione e sull' origine del floema in-<br />
terno le ricerche del Dennert, contengono qualche lacuna. Di più,<br />
l'esame di detti fasci presso la Brassica fruticulosa Cyr. e V Eruca-<br />
strum virgatum Stev. porge occasione di rilevare importanti parti-<br />
colarità anatomiche non ancora segnalate dagli autori.<br />
I fasti di Br. fruticulosa offrono una struttura primaria che non<br />
può dirsi veramente normale, in quanto che taluni fasci rimangono<br />
aifatto incompleti per mancata formazione di vasi spirali, caratteri-<br />
stici rappresentanti del legno primario; questo riducesi in tal caso<br />
a pochi elementi di parenchima legnoso. Seguendo lo svihippo della<br />
porzione circummidollare di ogni fascio completo si nota come molto<br />
di buon' ora differenziasi il cambio, mentre nella regione postero-cam-<br />
biale del nascente fascio prendono origine dei vasi anulati e spi-<br />
rali separati da pochi elementi di parenchima. Questi ultimi seguitano<br />
a segmentarsi per costituire alla fine un cordone più o meno<br />
spesso di elementi d'indole floemica; essi sono, in massima parte<br />
delle cellule cambiformi fra le quali scorgonsi degli esili gruppi di<br />
vasi crivellati. Durante i primordi della sua costituzione il cambio<br />
è suscettivo di accrescere detta regione floemica, generando nel<br />
tempo stesso nuovi vasi spirali. Sicché è da concludere che il floema<br />
interno non derivi esclusivamente dal meristema primitivo, né esso<br />
debba la sua origine ad un cambio proprio come fa supposto dal<br />
Dennert nel caso di altre Crocifere.<br />
Nella Br. fruticolosa il floema interno ha i medesimi caratteri del<br />
libro esterno. In altre Crocifere {Koniga, etc.) per altro detto tes-<br />
suto presentasi assai ridotto di proporzioni e sj)3SS0 rappresentato<br />
da pochi elementi cambiformi.<br />
II cambio normale possedendo nelle sue prime origini la facoltà<br />
di generare degli strati di libro in ordine centrifugo, conserva il-<br />
limitata siffatta proprietà. In tal guisa, in corso di accrescimento,<br />
la regolare formazione di legno secondario viene interrotta dalla<br />
produzione di libro secondario, il quale, spesso in forma di zone<br />
continue anulari, vedssi intercalato fra il legno stesso. Dette zone<br />
di libro corrispondono ai differenti periodi di accrescimento dei fu-<br />
sti, e segnatamente parrebbe certo che siffatta produzione di floema,<br />
in via centrifuga, avesse luogo durante la stagione estiva quando,<br />
cioè, la pianta trovasi esposta a prolungata siccità.<br />
L'anatomia della radica di Br. fruticulosa conferma i dati espo-<br />
sti. Anche i fasci libero-legnosi di datto organo possiedono dei cordoni<br />
di floema interno dovuti alla primordiale attività del cambio.<br />
Da questo hanno parimente più tardi origine degli strati di libro<br />
secondario formanti delle zone all' interno del legno.
RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI 61<br />
Viene qiTiiidi presentata la nota seguente del Socio Baroni :<br />
SULLA STRUTTURA DEL SEME DELL' BEMEROCALLIS<br />
FLAVA L. NOTA PRELIMINARE DEL DOTT. EUGE-<br />
NIO BARONI.<br />
Sul seme di Ilemerocallis flava, per quanto è a mia cono-<br />
scenza, nessuno fin ad ora ha scritto con qualche dettaglio. *<br />
Ciò mi ha indotto a intraprendere sui semi di questa specie al-<br />
cune ricerche, che cominciai fin dal luglio decorso. Mi piace<br />
dichiarare che, quanto verrò esponendo, é soltanto un riassunto<br />
di osservazioni più estese risguardanti anche il frutto, le quali<br />
saranno oggetto di altra nota; essendoché per quest'anno mi<br />
ha fatto difetto il materiale raccolto nell'Orto botanico pisano.<br />
I semi di Hemerocallis flava, provenienti da ovoli anatropi,<br />
sono provvisti di un brevissimo podospermo poco resistente, il<br />
quale in sezione trasversa apparisce di forma acutamente ellit-<br />
tica; si mostrano globosi e soltanto in corrispondenza del mi-<br />
cropilo terminano in punta leggermente uncinata. Dalla parte<br />
opposta al loro punto di attacco presentano una costola che si<br />
modella sopra il rafe. Sono neri, lucenti ed a superficie liscia:<br />
misurano 0'",006 di lunghezza e 0",P05 di larghezza. Molto spesso<br />
sono in numero di uno per ogni loggia del frutto, aderenti all'<br />
angolo interno della cassula triquetra, non di rado in numero<br />
di due tre. La consistenza del seme è corneo-coriacea; tanto<br />
é vero che, facendo delle sezioni, il rasoio rimane intaccato. La<br />
qual cosa mi fa giustamente ritenere inesatta l'espressione di<br />
Bentham e Hooker, che a proposito dei semi di Hemerocallis<br />
scrivono: « texta laxa crassiuscule membranacea. »^<br />
Lo sperraoderma consta di 8 o 10 strati di grosse cellule ir-<br />
regolarmente arrotondate o rettangolari. Una sezione trasversa<br />
* EnCtLEr und Prantl, Die natilrlichen Pflanzenfamilii'n, 2 Lie-<br />
ferung. Juncaceae, Stemonaceae und LlUaceae, pag. 40. Leipzig, 1887.<br />
- Bentham et Hooker, Genera plantarum^ voi. Ili, pars. II,<br />
pag. 773. Lendini, 1883.
62<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
di esso lascia vedere esternamente tre strati di elementi, in<br />
prevalenza rettangolari, a parete fortemente ispessita e masche-<br />
rati da un' abbondante quantità di sostanza colorante.<br />
Il primo strato esterno presenta un colore leggermente vio-<br />
laceo; il secondo, ove la sostanza è maggiormente ammassata,<br />
e colorato in nero; il terzo finalmente mostra una gradazione<br />
di colore che va dal nero al giallo-rossastro. Al di sotto di questi<br />
primi tre strati se ne osservano altri 5 o 6 costituiti da cellule<br />
ovoidee, con parete piuttosto sottile, colorate in giallognolo, co-<br />
lore del quale è provvisto anche il plasma in esse contenuto.<br />
Finalmente le cellule man mano che si avvicinano all'albume<br />
si comprimono fortemente fra loro, riducendosi abbastanza al-<br />
lungate, e costituiscono in tal modo una porzione distinta da<br />
quelle precedentemente citate. Frammiste alle cellule ovoidee<br />
trovansi disseminate una quantità di trachee con ispessimenti<br />
elicoidali, alcune delle quali hanno parete molto ingrossata,<br />
mentre altre l' hanno estremamente sottile. Un grosso fascio di<br />
trachee, accompagnato da cellule cambiformi, trovasi in corri-<br />
spondenza della costola longitudinale, che abbiamo notato alla<br />
superfìcie del seme. Del quale fascio ho potuto facilmente ac-<br />
certare la continuazione col breve podosfermo seminale.<br />
Esposta cosi con qualche dettaglio la costituzione dello spermoderma<br />
nasce spontanea la domanda se in esso si distinguono<br />
due tegumenti seminali, corrispondenti alla primina e alla se-<br />
condina dell'ovolo, oppure se uno solo sia conservato nel seme.<br />
A questo proposito il sig. Marcel Brandza* in una recente<br />
memoria formula le seguenti conclusioni, che mi piace di ripor-<br />
tare qui nella loro integrità:<br />
1° € Chez les plantes dont l'ovule a deux téguments, la con-<br />
« stitution des enveloppes de la graine et leur origine ne sont<br />
« pas telles qu'on les a décrites généralement. Dans la plupart<br />
« des cas, le tègument interne n'est pas digéré. Il persiste et<br />
« peut souvent constituer la partie lignifiée de l'ehveloppe sé-<br />
« minale. Parfois, le nucelle lui-raéme contribue à la formation<br />
« des enveloppes de la graine mure. C'est seulement dans quel-<br />
' M. Brandza, Recherches siir le développement des téguments sémi-<br />
naux des Atigiospermes, in Comptes rendus de VAcadémie des sciences<br />
de Paris, T. CX, pag. 1225. Paris., 1890.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 63<br />
« ques familles que l'enveloppe de la graine est formée par la<br />
« partie extérieure du tégument externe de l'ovule.<br />
2" « Chez les plantes dont l'ovule n'a qii'iin tégument, les<br />
« enveloppes de la graine proviennent, soit de cet unique té-<br />
« gument, soit à la fois de ce tégument et du nucelle. Quelque-<br />
« fois, la partie lignifiée de la graine peut méme tirer son ori-<br />
« gìne de l'épiderme du nucelle. »<br />
Nel contesto della memoria dice inoltre che in certe Gigliacee<br />
sussiste nel seme il tegumento interno, mentre in certe altre<br />
viene riassorbito.<br />
Ora le osservazioni da me fatte ritengo mi permettano di as-<br />
serire che nei semi di cui ci occupiamo persiste il tegumento<br />
interno corrispondente alla secondina dell' ovolo. E ciò può di<br />
leggieri osservarsi anche coli' esame macroscopico; poiché sbuc-<br />
ciando un seme la parte coriacea esterna vien facilmente tolta<br />
via insieme alla carnosa, e invece addossata alla mandorla rimane<br />
una pellicola membranacea filamentosa, la quale deve con<br />
molta probabilità ritenersi come il tegumento interno o tegmen.<br />
Coi più usati solventi, tanto a freddo quanto a caldo, ho spe-<br />
rimentato la solubilità della sostanza che dà il colore al seme,<br />
ma non ho ottenuto resultati soddisfacenti. In presenza di acidi<br />
forti si comporta in modo differente: cosi con acido nitrico di-<br />
scretamente concentrato la sostanza si colora in giallo-rossastro,<br />
V azione prolungata di questo acido (48 ore) muta quest' ultima<br />
colorazione in giallo-violetto. L' acido solforico pure concentrato<br />
invece fa acquistare alla sostanza un colore verde-sporco nella<br />
parte superficiale esterna, mentre la massa apparisce colorata<br />
in nero-sporco. L' azione prolungata di questo acido (48 ore)<br />
induce una colorazione nero-violetta. Il colore giallo-rossastro,<br />
di cui son provviste le cellule dello spermoderma, deve con<br />
molta probabilità attribuirsi prevalentemente alla presenza di<br />
sostanze tanniche e di altre afl3ni, giacché esse cellule acqui-<br />
stano colorazione verde-nerastra con acetato ferrico e anche<br />
con acido osmico.<br />
La mandorla, che costituisce la parte maggiore del seme, si<br />
presenta formata dall' albume e dall' embrione.<br />
L' albume consta di elementi in forma di romboidi a parete<br />
sottile disposti in serie radiali di 15 a 20 cellule. In queste<br />
stanno incluse sostanze alburainoidi, olii-grassi e fecola. La
64 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
quale ultima con iodio si rende maggiormente manifesta in<br />
forma di minuti granuli globosi. Questi sono in maggior numero<br />
nelle cellule degli strati più lontani dall' embrione, mentre vanno<br />
diminuendo e finalmente scomparendo negli strati con questo a<br />
contatto. Ciò deve attribuirsi alla parziale digestione avvenuta<br />
per opera dell'embrione stesso: inquantocliè gli ultimi strati<br />
cellulari, oltre ad essere sprovvisti di fecola, mancano anche<br />
delle gocce d' olio e delle altre sostanze dianzi citate.<br />
L'embrione infine occupa la parte centrale del seme: é sub-<br />
cilindrico, allungato e sporgente al di fuori dell' albume colla<br />
porzione corrispondente alla radichetta. Misura da O^jOOG a0'",007<br />
di lunghezza e da 0'",002 a 0"\003 di larghezza.<br />
Il cotiledone racchiude completamente la gemmetta in una<br />
cavità conica posta in basso. La foglia cotiledonare, in corri-<br />
spondenza della gemmetta, presenta i suoi margini l'uno all'altro<br />
sovrapposti, o solo semplicemente aderenti, limitando in tal modo<br />
una fenditura longitudinale, mentre al di sopra del piano cor-<br />
rispondente alla gemmetta si salda e prende 1' aspetto di corpo<br />
compatto quasi conico.<br />
Una sezione trasversa fatta nella porzione compatta del coti-<br />
ledone lascia vedere un parenchima omogeneo formato da grandi<br />
cellule a sottil parete, limitate esternamente da una serie di<br />
cellule epidermiche molto più piccole e anch' esse a parete<br />
ugualmente sottile. Le grosse cellule costituenti il parenchima<br />
del cotiledone hanno un diametro che oscilla fra 42 e 47 /x.<br />
Il contenuto consta di sostanza oleosa abbondantemente distri-<br />
buita in granuli sferici di varie dimensioni, e di fecola pure in<br />
granuli globosi analoghi a quelli dell' albume. Disposti concen-<br />
tricamente si osservano da 3 a 5 fasci procambiali; questi, nelle<br />
sezioni trasverse fatte in corrispondenza delia regione della gem-<br />
metta e del fusticino, si riducono a 2 soltanto.<br />
Facendo una sezione longitudinale si scorge, nella porzione<br />
inferiore del cotiledone, la gemmetta, annidata in una cavità<br />
pressoché conica, la quale ha una posizione leggermente obli-<br />
qua, coir apice rivolto alla fenditura prodotta dal cotiledone<br />
colla sovrapposizione o colla semplice aderenza dei suoi margini.<br />
In corrispondenza della regione che limita la gemmetta e il<br />
fusticino ha principio una serie di lunghissime tracheidi prov-<br />
viste di ispessimenti anulari, le quali prima tengono una dire-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 65<br />
zione perpendicolare all' asse del fusticino, poi ripiegandosi ad<br />
arco prendono una direzione ad esso parallela, si insinuano nel<br />
parenchima del cotiledone e lo percorrono fino quasi al suo apice-<br />
La piccola gemma presenta l' abbozzo di alcune foglioline co-<br />
stituenti la pinmetta; a questa segue il fusticino e quindi la ra-<br />
dichetta, la quale è rivestita dalla piloriza.<br />
Nel punto di origine della piloriza si osserva un tessuto me-<br />
ristematico, nel quale si riscontrano le iniziali del pleroma, pe-<br />
riblema, dermatogene e piloriza. Questo tessuto consta di pochi<br />
strati trasversi di piccole cellule irregolarmente rotondeggianti<br />
ed a parete esilissima. Procedendo verso la parte inferiore, si<br />
ha la piloriza, che risulta formata da cellule ovoidee disposte<br />
regolarmente in serie percorrenti delle linee curve; hanno pa-<br />
rete piuttosto sottile e sono limitate da una serie di cellule<br />
molto appiattite, con parete esterna alquanto ispessita. Gli strati<br />
delle cellule costituenti la piloriza, in corrispondenza della<br />
parte centrale della radichetta, ascendono fino a 16 e diminui-<br />
scono gradatamente a misura che essa va estendendosi verso<br />
la superficie laterale della radichetta.<br />
Osservando il fusticino e la radichetta possono distinguersi<br />
facilmente uno strato più esterno costituito da elementi rego-<br />
lari, il quale rappresenta il dermatogeno: a questo, procedendo<br />
dall' esterno all' interno, segue il periblema formato da cellule<br />
rotonde o poliedriche a parete sottilissima, contenenti un plasma<br />
minutamente granuloso e piccole goccio d' olio, infine una por-<br />
zione di elementi allungati longitudinalmente, che possono ri-<br />
guardarsi come procamMum, i quali limitano internamente il<br />
cilindro centrale o pleroma.<br />
Ha poi la parola il Socio Balsamo che espone i resultati di un<br />
suo lavoro « Sull' assorbimento della radiazione nelle piante. »<br />
RICERCHE SULLA PENETRAZIONE DELLE RADIAZIONI<br />
NELLE PIANTE. PARTE PRIMA. METODO DI RICERCA<br />
(RIASSUNTO). PER F. BALSAMO.<br />
In una nota presentata alla Società dei Naturalisti in Napoli<br />
nella tornata del 2 febbraio di quest'anno e pubblicata'nel voi. 5°,<br />
pag. 61-69 del Bullettino, ho esposto, in generale, Io scopo ed<br />
Bull, della Se e. hot. ital. 5
6Q RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
il metodo di alcune mie ricerche, tendenti a determinare la<br />
profondità cui giunge la radiazione luminosa e termica, allor-<br />
ché penetra nel corpo della pianta, in funzione della struttura<br />
del tessuto o dell' organo che attraversa.<br />
I rapporti tra le modificazioni che la luce subisce attraverso<br />
i tessuti ed i fenomeni che vi determina, non per anco sono<br />
bene accertati; inoltre la relazione tra la profondità
niUXIONE GENERALE IN NAPOLI 67<br />
decrescono in lunghezza. È nofo pure che le azioni chimiche<br />
della radiazione, come le termiche e le luminose, non sono li-<br />
mitate ad una determinata regione dello spettro, ma si riscon-<br />
trano in ciascun punto di esso.<br />
Le modificazioni della radiazione, cosi considerata nel suo<br />
complesso, sono valutate nei diversi organi delle piante, mercè<br />
di appropriati mezzi, quali il bolometro del Langlej^ e gli ele-<br />
menti al selenio e tellurio, che per la loro sensibilità ci per-<br />
mettono di apprezzare le minime variazioni della energia rag-<br />
giante. E queste variazioni, modificando la resistenza elettrica<br />
di un circuito, in cui col bolometro o l' elemento al selenico è<br />
intercalato un sensibile galvanometro, si trasformano in altret-<br />
tanti movimenti dell'ago del galvanometro, e si possono leg-<br />
gere, amplificate, nel campo di un canocchiale.<br />
Il lavoro iniziato con questo indirizzo è diviso in duo parti.<br />
Nella prima si espongono i principii dello assorbimento ed emis-<br />
sione della radiazione, esaminandone le leggi e le modificazioni<br />
che subisce nei diversi corpi; si tratta delle trasformazioni del-<br />
l'energia raggiante e si accenna all'equivalente meccanico della<br />
radiazione. Alla descrizione degli apparecchi adoperati in queste<br />
ricerche segue la determinazione delle loro « costanti, » la di-<br />
scussione delie cause di errore e la loro compensazione.<br />
La seconda parte del lavoro comprende le serie di esperienze<br />
fatte sulle diverse piante nelle più favorevoli condizioni di esi-<br />
stenza. In queste esperienze si cerca di determinare, per qualità<br />
•e quantità, la radiazione assorbita, sia in rapporto alle proprietà<br />
fisiche dei diversi tessuti delle piante in esame, sia in rapporto<br />
alla struttura degli organi sui quali si sperimenta. E però si<br />
considera, in primo luogo, il diverso modo di comportarsi dei<br />
tessuti verso una radiazione di data refrangibilità o, in altri<br />
termini, trattasi della « trasparenza attinica » dei tessuti.<br />
In tutte queste esperienze gli errori medii inevitabili sono<br />
compensati applicando ad essi il metodo dei minimi quadrati.<br />
Della prima parte di questo lavoro darò ora un breve riassunto.<br />
Come introduzione sono prese in esame, cronologicamente,<br />
tutte quelle memorie che trattano, dal punto di vista fisico,<br />
delle relazioni tra le piante e la radiazione. Oltre alle prime<br />
ricerche del Sachs (1860) sulla penetrazione della luce nelle<br />
piante, gli studii del Maquenne (1880) sull'assorbimento ed emis-
68<br />
RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI<br />
sione del calore, le ricerche di Engelmann (1883-84) sulla re-<br />
lazione tra l'assorbimento della luce e l'assimilazione ecc., sono-<br />
degne di particolare considerazione, come quelle che furono<br />
condotte a termine con mezzi fisici assai delicati. A queste si ag-<br />
giungono gli studii più recenti del Priugsheim e del Reinke (1883)<br />
e le ricerche del Detlefsen (1888) nelle quali le correnti termo-<br />
elettriche sono adoperate come mezzo indicatore delle variazioni<br />
dell' energia raggiante.<br />
Tralasciando di dire della radiazione in generale e come essa<br />
venga oggi studiata dai fisici, noto che la sorgente dell'energia,<br />
sia naturale come la radiazione solare, sia artificiale come quella<br />
delle lampade elettriche e del gas, deve avere, per le nostre<br />
esperienze, una intensità costante. E poiché la radiazione solare<br />
non è assolutamente costante per esperienze di una certa du-<br />
rata, e richiede numerose correzioni, è d'ordinario sosti-<br />
tuita da quella delle lampade elettriche, che può mantenersi<br />
costante per molto tempo: ben inteso però che bisognerà tenere<br />
presente, nel calcolo, il valore relativo della radiazione elettrica<br />
e di quella solare.<br />
Dissociando questa radiazione complessa nei suoi raggi di data<br />
refrangibilità e lunghezza di onda, possiamo osservare quale<br />
parte spetta a ciascun raggio nella produzione di un dato fe-<br />
nomeno, e come ciascuna radiazione semplice si comporta verso<br />
un determinato organo o tessuto di una pianta. E perchè fosse<br />
possibile ottenere gruppi di raggi di data refrangibilità, od in<br />
altri termini, radiazioni monocromatiche, sono stati posti in opera<br />
diversi artificii, sia filtrando la radiazione attraverso acconce<br />
soluzioni vetri colorati, sia ricorrendo ai prismi di vetro o di<br />
salgemma. Nelle più delicate esperienze questi mezzi comuni<br />
non più corrispondono, e quindi per ottenere uno spettro normale<br />
bisogna servirsi dei reticoli a diffrazione. Un raggio di<br />
luce riflesso da un eliostata passa a traverso la fessura di un<br />
collimatore e cadendo sopra un reticolo metallico (reticolo di<br />
Rowland) dà uno spettro di diffrazione, che può essere proiet-<br />
tato sull'organo su cui si sperimenta. La determinazione delia<br />
refrangibilità del raggio o del fascio raggiante e la misura della<br />
lunghezza delle onde dei diversi punti dello spettro sono esposte<br />
brevemente in questa parte del lavoro, rimandando il lettore ai<br />
trattati di fisica per una più estesa cognizione dell'argomento.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 69<br />
Le radiazioni oscure ed invisibili, cioè le ultrarosse e le ultra-<br />
violette, la cui azione è pur tanto importante sulla vita delle<br />
piante, sono isolate per mezzo della nota soluzione di jodo in sol-<br />
furo di carbonio, e per mezzo della ebonite in lamina sottile;<br />
mentre con uno strato di argento metallico precipitato sul vetro<br />
«i possono isolare i raggi ultravioletti. E finalmente i liquidi<br />
fluorescenti servono ancora come mezzi per separare le radia-<br />
zioni di più elevata refrangibilità.<br />
Tra gli apparecchi dei quali mi servo per la misura della<br />
radiazione va posto in primo luogo il bolometro o « bilancia at-<br />
tinica » del Langley. Lo strumento del quale si servi il Langley<br />
nei suoi bellissimi studii sulla regione ultrarossa dello spettro<br />
consisteva in una sottilissima laminetta di acciaio larga mezzo<br />
millimetro e della spessezza di V310 ^^ millimetro. Due di queste<br />
laminette, lunghe un mezzo pollice, erano intercalate, come re-<br />
sistenze, tra le branche di un ponte di "Wheatstone che com-<br />
prendeva una pila ed un galvanometro a specchio. Se una ra-<br />
diazione termica colpiva una di queste lamine, essendone l'altra<br />
difesa, la conducibilità elettrica di questa variava per assorbi-<br />
mento del calore, e rotto 1' equilibrio del ponte, si aveva il mo-<br />
vimento dell' ago del galvanometro. Varie forme di bolometri<br />
sono state adoperate nelle ricerche dai fisici, sostituendosi alle<br />
laminette di acciaio, difficilissime ad ottenersi, dei fili di platino<br />
molto sottili, i quali alla sensibilità termica uniscono il vantag-<br />
gio della resistenza agli agenti esterni e però sono da preferirsi<br />
a quelle. La sensibilità del bolometro è, secondo i calcoli del<br />
Langley, 200 volte maggiore della pila termo-elettrica del Nobili;<br />
le sue indicazioni sono rapide, e quasi istantanee, attesa la esi-<br />
guità della massa metallica sottoposta alla radiazione.<br />
Il galvanometro che si adopera per queste esperienze è del<br />
tipo Thompson, cioè un galvanometro a specchio ; la sua sen-<br />
sibilità non deve essere eccessiva. È però necessario di adope-<br />
rare, nel ponte di Wheatstone, una resistenza accessoria oltre<br />
il bolometro, per stabilire 1' equilibrio del galvanometro.<br />
Le indicazioni di questo si leggono mercè un piccolo canoc-<br />
•chiale munito di micrometro oculare, e con una scala divisa in<br />
mezzi millimetri; un doppio decimetro, inciso su vetro, corri-<br />
sponde perfettamente.<br />
L' elemento al selenio e che può chiamarsi « occhio artifi-
70<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
ciale » serve per constatare le variazioni della radiazione visibile<br />
luminosa. Io adopero o un elemento simile a quelli adoperati<br />
dal Mercadier per le esperienze sulla radiofonia, o semplicemente<br />
una laminetta di selenio fuso posta tra due vetri ed intercalata<br />
nel circuito elettrico.<br />
Con uno spettroscopio a visione diretta si ottiene la determina-<br />
zione preliminare delle zone di assorbimento, o dello spettro di<br />
assorbimento di un dato organo o tessuto, posto in condizioni<br />
per quanto è possibile normali. Per osservare inoltre gli spettri<br />
di assorbimento in alcuni organi o tessuti cavi, mi servo di tubi<br />
di Geissler fatti costruire a tale scopo, e che, come gli endoscopii<br />
adoperati per la esplorazione delle cavità del corpo, illuminana<br />
dallo interno gli organi, senza ledere in modo straordinario la<br />
loro vitalità.<br />
Tutti gli apparecchi misuratori ed indicatori delle radiazioni<br />
sono disposti sopra un « banco di ottica » orientato in modo da<br />
ricevere secondo 1' asse il raggio luminoso riflesso dall' eliostata.<br />
nella camera nera. Adoperando le lampade elettriche, chiuse in<br />
apposita custodia, si può fare a meno dell' eliostata.<br />
In queste ricerche la sensibilità e delicatezza degli apparec-<br />
chi che si adoperano rende possibile lo apprezzamento di minime<br />
quantità di energia, e però nella serie di osservazioni o di let-<br />
ture r approssimazione al valore vero può spingersi ad un grada<br />
assai più elevato che con gli ordinarli metodi di ricerca. L' er-<br />
rore medio diventa, per questo, assai più piccolo. Ciò non per-<br />
tanto, per compensare gli errori di lettura o di calcolo inevita-<br />
bili per ogni osservatore e che entrano come incognite nella<br />
« equazione personale » dell' osservatore medesimo, corrisponde<br />
assai bene il metodo dei « minimi quadrati. » Di questo si di-<br />
scorre brevemente esponendone i principii teorici e nella seconda<br />
parte del lavoro si applica alle diverse medie ricavate dalle<br />
esperienze.<br />
Un ultimo capitolo é consacrato alla bibliografia, nella quale<br />
sono indicate le opere che trattano più diffusamente di quegli<br />
argomenti, che la natura del lavoro ci ha concesso di accennare<br />
appena, colla citazione ancora di quelle che furono consultate<br />
per la parte speciale delle nostre ricerche.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI ti<br />
Vengono quindi presentate le seguenti note del prof. Massalonqo :<br />
CONTRIBUZIONE ALL' ACARO-CECIDIOLOGIA DELLA FLORA<br />
VERONESE. DEL DOTT. C. MASSALONGO.<br />
Nel presente articolo riunisco gli acaro-cecidii che ho sco-<br />
perti dopo la pubblicazione della mia memoria « Acaro-cecid.<br />
FI. Veron. Ulteriori Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It.,<br />
voi. XXIII, pag. 469-488 » ed aggiungo qualche utile indica-<br />
zione relativa a quelli da me precedentemente descritti.<br />
Bibliografia<br />
(Continuazione).<br />
57. Canestrini G. — Nuove specie di Fitoptidi (II* serie) in<br />
Bullettino Soc. Venet.-Trent. Se. Nat. tom. V, n. 1 p. 13-17;<br />
Padova, 1891.<br />
58. — Sopra tre nuove specie di Phytoptus (HI* serie) in 1. s.<br />
e. p. 43-44; Padova, 1891.<br />
59. RÙBSAAMKN Ew. H. — Die Gallmiicken und Gallen des Sieger-<br />
landes in Verh. d. Naturhist. Ver. P^euss. Rheinl. West-<br />
falens u. des Regierungsbez. Osnabriick XLVII, 1890,<br />
p. 18-58.<br />
60. SCHLECHTENDAL D. R. voN — Die Gallbilduugen (Zooceci-<br />
dien) der deutsche Gefiisspflanzen (aus d. Jahresb. d. Ve-<br />
rein f. Naturk. zu Zwickau f. das 1890 besonders obge-<br />
druckt) ;<br />
Zwickau, 1891.<br />
1. Bromus arvensìs L. — Lòw F. , Beschreibung von<br />
neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon<br />
bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 9717, 187;<br />
Hieronymus, Beitriige zur Kenntniss Zoocecidien in 1. e,<br />
p. 17; Schlecht. Uebersicht in 1. e. p. 516 und die Gallbildungen<br />
(Zoocecidien) p. 8. — Le spighette attaccate dai<br />
fitotti distinguonsi dalle normali per essere superiormente<br />
turgide, subcilindriche, né compresse. Le glumelle inferiori<br />
dei fiori situati all' estremità di tali spighette si dilatano
72 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
ed accartocciandosi sopra se stesse danno origine ad un<br />
corpo allungato fusiforme. In questi fiori tanto gli organi<br />
sessuali che la loro glumella interna abortiscono. La ca-<br />
vità limitata dalla glumella inferiore del fiore terminale<br />
(spesso ancora di quello immediatamente sottoposto) è tap-<br />
pezzata da numerosi peli ramosi e jalini fra i quali vivono<br />
i fitotti.<br />
Dintorni di Tregnago (Calavena) ; Sett. 1891.<br />
2. Buxus sempervirens L. — C. Massai. Acarocecid. FI.<br />
Veron., Ult. Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It. voi. XXIII,<br />
p. 473, n. 3. — Gemme ascellari (fiorali) e terminali iper-<br />
trofizzate, subglobose, ricoperte da una fitta pelurie 1. s, e.<br />
Cecidiozoo: oltre al Phytoptus Canestrìnii Nalep., il prof. Ca-<br />
nestrini in questo cecidio scoperse ancora il Ph. unguicidatus<br />
sp. nov., Nuove specie di Fitoptidi (IP serie) in 1. s. e.<br />
3. Cytisus sessìlìfoiius L. — C. Massai. Acarocecid. Veron.<br />
Saggio in 1. e, p. 113, n. 68 et Acarocedid. FI. Veron. Ult.<br />
Oss. ed Agg. in 1. s. e, p. 474, n. 7.<br />
Cecidiozoo: in società del Phytoptas {Cecidophyes) Ci/tisi Can.,<br />
si scoperse il Phìjiopius grandipennis sp. nov. Canestr., Nuove<br />
specie di Fitoptidi, n* serie, in 1. s. e.<br />
4. Doryciiiiiin herbaceum Vili. — Cloranzia concomitante<br />
a deformazione delle foglie situate in vicinanza delle infiore-<br />
scenze. — Generalmente i singoli fiori degenerano in un<br />
fascette o ciuffo di piccole appendici scolorate, lanceolato-<br />
lineari, bratteiformi e rivestite di copiosi peli bianchi. Spesso<br />
però incontransi ancora delle infiorescenze sulle quali i pe-<br />
duncoli fiorali, sotto 1' azione del cecidiozoo, atrofizzandosi<br />
restano molto accorciati, e si terminano con una specie di<br />
capolino peloso, del diametro di circa 1 millimetro, costi-<br />
tuito da fillomi del tutto rudimentali. — Anche le foglie<br />
collocate presso delle infiorescenze, influenzate dal parassita,<br />
diventano atrofiche, prendono una tinta giallo-verdastra, e<br />
le loro fogliette mostransi inoltre più o meno conduplicate.<br />
Dintorni del paese di Tregnago ; ottobre 1891.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 73<br />
5. Ecliinm vulvare L. — C. Massai. Acarocecid. FI. Veron.<br />
Saggio ili 1. s. e, p. 86, n. 10. — Cloranzia e policladia<br />
delle ramificazioni dell'infiorescenza in 1. s. e.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Echiì Can., Sopra tre nuove specie di<br />
Phytoptus (IH" serie) in 1. s. e. p. 44.<br />
6. Galium lucidum Ali. — Low Fr., Beschreibung von<br />
neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon<br />
bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 719; Schlecht.<br />
Uebersickt in l. e, p. 527. — Galle prodottesi per degenera-<br />
zione dei verticilli delle foglie (Blattquirlgallen), pressoché<br />
identiche a quelle descritte per il Galium veruni (vedi<br />
n** seguente), colla sola differenza che nel G. lucidum, come<br />
le sue foglie, cosi ancora le galle sono di color verde-glauco.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus galioUus Canestrini in litt. — Corpo piut-<br />
tosto allungato, posteriormente bilobo; statura grande. Lo scudo<br />
dorsale porta una distinta striatura, la quale consiste di 5 strie<br />
longitudinali, che fino verso la metà dello scudo corrono fra loro<br />
parallele e poscia si rendono divergenti verso l'esterno. -S. d.^<br />
lunghe, tanto che sorpassano 12 anelli dorsali; s, L circa si<br />
lunghe delle s. v. I, ed ambedue mediocri; 5. v. II, più brevi<br />
delle precedenti, cosi che non sormontano che 5 anelli ventrali.<br />
Le s. V. Ili, non raggiungono l'estremità posteriore dell'ad-<br />
dome. S. e. p., brevi, lunghe circa '/g dell' acaro ; s. e. a. distinte,<br />
ma non molto lunghe, S. g. bene sviluppate. — Arti di ordi-<br />
nario sviluppo; il loro 4° articolo è più lungo del 5". Questo<br />
porta un'unghia alquanto più lunga della pennetta la quale<br />
ha 5 paja di raggi. Sterno non biforcato al suo estremo poste^<br />
riore. Rostro breve, delicato. Punteggiatura minuta, massime<br />
sul dorso, e sugli ultimi anelli dorsali indistinta.<br />
Nell'epiginio la valva anteriore porta 7 grosse strie longitU"<br />
dinali ; la posteriore é larga, conformata a borsa e carenata. —<br />
Lunghezza della femmina mm. 0,30; sua larghezza 0,06.<br />
Nei colli dei dintorni di Tregnago; Luglio 1891.<br />
7. Galiuiu veruiu L. — Fr. Low, Nachtriige zu meinen Ar-<br />
beiten ùber Milbengallen in Verh. Z.-B.-G. Wien 1875,<br />
' Vedi Canestrini G., Ricerchi intorno ai Fitoptidi in 1. e. p. 6.
74 RIUNIONE GEXERAI-E IN NAPOLI<br />
Bd. XXV, p. 625 et Beitràge zur Kenntniss der Milben-<br />
galleii in 1. c„ Bd. XXVIII, 1878, p. 135, tav. II, fig. 4*<br />
et fig. 4"; Schlecht. Uebersicht p. 530, n. 4 « Blattquirl-<br />
gallen. » — Galle subgloboso-ovate o sub-urceolate, sessili,.<br />
di color verde, ristrette e quasi apicolate all' estremità su-<br />
periore ove trovasi l'ostiolo, nonché spesso un poco atte-<br />
nuate inferiormente, con la loro superficie glabra e percorse<br />
da vari solchi o pieghe longitudinali. Queste galle, del dia-<br />
metro di 4-8 millimetri circa, si sviluppano all'apice dei<br />
rami e trovansi per lo più immediatamente al disopra di<br />
un verticillo di foglie , essendoché 1* internodio che termi-<br />
nasi con uno di questi cecidii resta ostacolato nel suo nor-<br />
male allungamento; talvolta però si incontrano ancora al-<br />
l' ascella delle foglie e non di rado fra le ramificazioni<br />
dell'infiorescenze. Nella cavità di queste singolari produ-<br />
zioni, che per la prima volta verrebbero segnalate per il<br />
nostro paese, rinvengonsi numerose escrescenze cellulari,<br />
irregolarmente lobato-cristate, delle quali alcune emanano<br />
dall'interna superficie delle pareti delle galie, mentre altre<br />
trovansi sul prolungamento dell' inserzione di quest' ultime.<br />
Questi cecidii, riguardo alla loro natura morfologica, si de-<br />
vono attribuire a degenerazione ipertrofica e concrescenza<br />
di tutte le foglie di un verticello.<br />
Cecidiozoo: Phijtoptas galioMiis Can.<br />
Nei luoghi coltivati, al margine dei campi ; nei monti presso<br />
il paese di Bolca, 25 luglio 1891.<br />
Oss. Oltre che sulle due specie di Galium surriferite, degli<br />
anologhi cecidii furono scoperti ancora sul G. Mollugo L. (Cfr.<br />
Thomas, Beschreibung neuer oder minder gekannt. Acarocecid.<br />
in Nov. Act. K. Lepold.-Carol. Deutsch. Akad. Naturf. Bd. XXXVIII,<br />
n: 2, p. 259, tav. IX, fig. 9).<br />
8, Geraniuiu saiìg'Uineuiu L. — C. Massai. Acarocecid.<br />
Veron. Saggio in 1. e, p. 90, n. 21. — Accartocciamento<br />
revolutivo delle lacinie delle foglie.<br />
Cecidiozoo : Phytoptus Geranii Can., e Phyt. dolichosoma<br />
Canestrini; Sopra tre nuove specie di Fitoptidi (IIP serie)<br />
in 1. s. e.
KI UNIONE GENERALE IN NAPOLI 75<br />
9. Helìaìitliemum oelaiidiciiin DO. — C. Massai. Acaro-<br />
cecid. FI. Veron. Saggio p. 88, n. 15. — Clodomania unita-<br />
mente a fillomania dei germogli, v. 1. s. e.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Helianthemi Canestrini, Nuove specie<br />
di Fitoptidi (II* serie) in 1. s. e.<br />
10. Pimpinella Saxifraga L. — Low F., Beschreibung<br />
neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige scbon<br />
bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 724?, 1879;<br />
Hieronymus Beitriige Kenntniss Europ. Zoocecidien p. 31 ;<br />
Schlecht. Uebersicht p. 537 und die Gallbildungen (Zooce-<br />
cidien) p. 66. — Deformazione dei fiori. I petali vengono al-<br />
terati nel loro profilo e prendono una tinta giallo-verdastra<br />
macchiansi di rosso; essi sono inoltre in vario modo con-<br />
torti ed un poco anormalmente inspessiti. Gli stami più o<br />
meno si atrofizzano o si metamorfosano in appendici sub-<br />
petaloidee; gli stilopodi degenerano in escrescenze carnose,<br />
mentre gli stili abortiscono. Spesso in questi fiori mostruosi<br />
la condizione infera dell' ovario viene del tutto eliminata.<br />
Lungo il torrente (Progne) della valle di Tregnago, presso il<br />
paesetto di Marcemigo; settembre 1891.<br />
11. Seduiii album L. — Sclileclitendal, Gallbildungen (Zooce-<br />
cidien) d. deutschen Gefasspflanzen, pag. 67. — Deformazione<br />
delle foglie dell' apice dei germogli. — Le foglie di questa<br />
regione infette da fitotti, si distinguono dalle normali per<br />
la forma più o meno alterata, per essere di colore giallo-<br />
verdastro, ma specialmente perchè alla loro superfìcie pre-<br />
sentano delle papille subemisferiche, sublobate e jaline. Per<br />
questa ultima particolarità, tali foglie mostruose, esaminate<br />
con una lente, ricordano quasi quelle del Mesembryanthe'<br />
mum crystallinum.<br />
Colli dei dintorni di Tregnago ; ottobre 1891.<br />
12. Tliesinm divaricatiim Jan. — Cloranzia, nonché clado-<br />
mania nella regione dell'infiorescenza. — Questo cecidio per<br />
i suoi caratteri è molto simile a quello qui descritto per il<br />
Thesium intermedium. Né dififerisce soltanto perchè gli
76 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
anormali fillomi bratteiformi, i quali produconsi al luogo<br />
delle varie parti dei fiori, invece di essere distribuiti su di<br />
un asse relativamente allungato a guisa di spiga, trovansi<br />
per lo più agglomerati.<br />
Fra le ghiaie del torrente « Progne » presso Tregnago ; ot-<br />
tobre 1891.<br />
13. Tliesinni intermediuni Schr. — Lòw Fr., Mittheilungen<br />
ùberPhytoptocecidienin Verhandl Z.-B.-G. Wien Bd. XXXI,<br />
— Cladomaiiia concomitante a cloranzia. I cauli o germo-<br />
p. 7 (sub Tliesio Unophyllo) ; Schlechtendal, Uebersicht p. 555.<br />
gli di questa pianta affetti da fitottosi, superiormente nella<br />
regione dell'infiorescenza anormalmente dividonsi e sud-<br />
dividonsi in numerose ramificazioni, le ultime delle quali<br />
invece di terminarsi con un fiore portano molti fillomi brat-<br />
teiformi, sublanceolati, disposti a spiga più o meno allun-<br />
gata e lassa, ì quali diminuiscono di grandezza dalla base<br />
verso l'apice, assumendo spesso ancora una tinta verde-<br />
giallastra.<br />
Cecidiozoo: Phijtoptits sp.<br />
Dintorni di Tregnago; luglio 1891.<br />
14. Tìlia grandìfolia Ehrh. — Thomas in Programm der<br />
Realscbule und Progymnasium zu Ohrdruf p. 3; Low Fr.<br />
Beitràge zur Naturgeschichte der G-allmilben in Verhand.<br />
Z.-B.-G. Wien 1874, Bd. XXIV, p. 10, n. 27; Schlecht. Uebersicht<br />
p. 556, n. 4 (Ceratoneon extensura Bromi olim). —<br />
Galle follicolari {Nagelgallen) identiche a quelle descritte<br />
per le foglie della Tilia parvìfolia (C. Massai. Acarocecid.<br />
FI. Veron. Saggio p. 103, n. 47).<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Tiliae Nalepa.<br />
Nel Monte Baldo presso il paese « della Ferrara »; settem-<br />
bre 1890.<br />
15. Tilia parvifolia Ehrh. — Erinosi sulle brattee e ramifi-<br />
cazioni dell'infiorescenza, cogli anormali tricomi identici a<br />
quelli dell' Erinewn {Phijllerium) tiliaceum Pers., cioè ci-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOM 77<br />
lindrici, unicellulari, variamente sinuosi, arrotondati-ottusi<br />
all' estremità, di color fulvo.<br />
Cecidiozoo: PhytoxAus Tlliae Nalepa.<br />
Presso il paese di S. Rocco; 5 agosto 1891.<br />
16. Tìlia parvifolia Ehrh. — La galla cefaloneiforme delle<br />
foglie di questa pianta la descrissi nella mia memoria « Aca-<br />
rocecid. FI. Yeron. Ult. Oss. ed Agg. Nuov. Giorn. Bot. It.,<br />
voi. XXIII, p. 483, n. 36 » ove trovasi erroneamente indi-<br />
cata per la T. grandifoUa ; sulla quale ultima specie venne<br />
segnalata soltanto, come sembra, dal Low (v. 1. e).<br />
17. Tilia parvifolia Ehrh. — Frank Krankh. Pfl. II, p. 689,<br />
fig. 129. — Il margine della lamina delle foglie per una<br />
breve estensione (e nei miei esemplari interrottamente) si ar-<br />
riccia, incurvandosi dalla parte della pagina superiore formando<br />
cosi un orlo un poco turgido o cercine scolorato,<br />
colla superfìcie qua e !à talvolta verrucosa. La concavità<br />
di questa ripiegatura, che corrisponde alla pagina morfolo-<br />
gica superiore della foglia, è rivestita di peli allungati, as-<br />
sottigliati all' apice e per lo più di color fulvo. Questi peli,<br />
fra cui trovansi i fitotti, sono pressoché identici a quelli<br />
che stanno sulla pagina inferiore, all' ascella delle nerva-<br />
ture delle foglie di questa specie. Nel tratto del margine<br />
ripiegato gli elementi dell' epidermide esterna (ipofillo)<br />
hanno subito una anormale dilatazione ed il mesofìllo, in<br />
questa regione, oltre che avere uno spessore circa doppio<br />
triplo del resto della lamina, é del tutto alterato nella<br />
sua struttura, essendo costituito di cellule parenchimatiche<br />
più grandi dell' ordinario, con scarsa clorofilla, le quali di-<br />
minuiscono di dimensioni dall' esterno all' interno del ceci-<br />
dio, senza che vi si scorga traccia del tessuto a palizzata.<br />
Presso il paesetto di S. Rocco; 5 agosto 1891.<br />
Oss. È molto probabile che questo cecidio sia una semplice<br />
modificazione di quello per la stessa pianta descritto sotto il<br />
nome di Legnon crispum Eremi, dal Thomas (in Programm.<br />
d. Realschule und Progymnasium zu Ohrdruf, Gotha 1869, p. 11,<br />
n. 17), dal Lòw Fr. (in Ueber Milbengallen der Wiener-Ge-
78<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
gend, Verhandl. Z-B.-G. Wien. Bd. XXIV, 1874, p. 506, n. 61)<br />
e segnalato ancora dallo Schlechtendal (Uebersicht p. 557, n. 4).<br />
Di questi autori però non ne feci menzione perchè secondo essi,<br />
contrariamente al Frank, il cosi detto Legnon crispum sareb-<br />
besi prodotto in conseguenza del ripiegarsi del margine della<br />
lamina verso la pagina inferiore (né superiore) della foglia.<br />
18. Vicia Gerardi Vili. — Accartocciamento involutivo dei due<br />
margini delle fogliette che spesso si estende fino alla costa<br />
mediana, nel qual caso dette fogliette vengono trasformate<br />
in appendici lineari e subcilindriche.<br />
]Sei monti presso Tregnago « Calavena » ; ottobre 1891.<br />
Appendice.<br />
Titex Agnus-Castiis L. — Lòw F., Ueber neue und schon<br />
bekannte Phytoptocecid. in Yerh. Z,-B.-G. Wien, p. 455, 1885<br />
et in Neue Beitràge zur Kenntniss Phytoptocecid. ibidem<br />
p. 37, 1887 ; Hieronymus Beitr. Kenntn, europ. Zoocecid.<br />
p. 57 ; Canestrini G., Ricerche Fitoptidi in 1. e. tab. VI,<br />
fig. 6. — Galle subcefaloneiforrai, subgloboso-lobate, spesso<br />
confluenti, circa del diametro di 2-2,5 mill., sui giovani ra-<br />
moscelli, picciuoli e specialmente sulle fogliette. Allorquando<br />
sviluppansi su quest'ultime sporgono sulle due facce della<br />
lamina e sono fornite di un canale ostiolare tappezzato di<br />
corti peli, il quale apresi ora sulla pagina inferiore ed ora<br />
sulla superiore. Lo spazio limitato dalle pareti di questi ce-<br />
cidii è diviso in numerosi scompartimenti irregolari e sub-<br />
labirintiformi, fra loro separati da lamelle (emergenze)<br />
parenchimatiche, spesso ramose, che dalla periferia si insi-<br />
nuano verso r interno.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Massalongoi Can. G., Ricerche intorno<br />
ai Fitoptidi in 1. s. e. p, 12, tav. VI, fig. 1-2 et tav. VII, fig. 1-3.<br />
In Sicilia (Berlese), nell'Orto botanico di Pisa (G. Arcangeli).
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 79<br />
SULLI SCOPAZZr DI ALNUS INCANA DC. CAUSATI DALLA<br />
TAPHRINA EPIPHYLLA SADEB. NOTA DEL DOTT.<br />
C. MASSALONGO.<br />
Nell'adunanza che si tenne dalla Società Botanica Italiana in<br />
Firenze nel giorno 12 dello scorso mese di marzo, a proposito<br />
di una breve mia comunicazione « sulla scoperta in Italia della<br />
Taphrina epìphylla » (Nuov. Giorn. Bot. It., voi. XXIII, p. 525),<br />
ho riferito che questa specie, la quale viene a sporificare sulle<br />
foglie AqW Alnus incana, determina, col suo micelio peren-<br />
nante, suir autofìta la formazione dei cosi detti scopazzi, ciò<br />
che fu esperimentalmente dimostrato dal Sadebeck. Nel passato<br />
autunno, quando, presso il paese di Bolca, raccolsi, sulle foglie<br />
dell' Alnus incarta, i saggi di Taphrina, che furono l' oggetto<br />
della predetta comunicazione, io non sapeva che questo micete<br />
fosse ancora l'autore di tali anomalie, e per ciò ritengo che al-<br />
lora sieno sfuggite alla mia osservazione. Quest' anno, ai 25 di<br />
luglio, tornai appositamente a Bolca per verificare sugli indi-<br />
vidui di Alnus lucana infetti dalla Taphrina epiphylla la pre-<br />
senza degli scopazzi (ffexendesen) e cosi avere una prova di<br />
più sulla esattezza della mia determinazione. Arrivato sul luogo,<br />
senza perdere molto tempo, ebbi la fortuna e soddisfazione di<br />
rinvenirne infatti parecchi esemplari, alcuni dei quali per le<br />
loro cospicue dimensioni spiccavano sul resto della pianta che<br />
li portava. Su questi esemplari si riconosceva ancora chiara-<br />
mente il luogo ove il parassita aveva operato l' infezione, in<br />
corrispondenza del quale il ramo presentava un visibile inspis-<br />
simento. A partire da questo locale inspissiraento nasceva un com-<br />
plesso di anormali e numerose ramificazioni le quali dividevansi<br />
e suddividevansi sotto un angolo molto acuto. Ciò però che ca-<br />
ratterizza gli scopazzi, di cui ci occupiamo, è che tutti i rami<br />
di cui risultano costituiti, mostransi al massimo grado geotropico-<br />
negativi, ragion per la quale fino dalla loro origine fortemente<br />
inarcandosi, e descrivendo quasi un semicerchio, tendono colla<br />
loro parte superiore a raggiungere la direzione verticale. Si<br />
aggiunga che le foglie inserite su questi rami sono relativa-<br />
mente poco numerose perchè, come sembra, o cadono in parte,
80<br />
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
molto prima del solito, oppure perchè vi si sviluppano in minor<br />
copia; queste foglie inoltre distinguonsi dalle altre per la loro<br />
tinta giallo-verdastra essendo più o meno cloratiche, ciò clie<br />
contribuisce a rendere queste anormali cladomanie maggior-<br />
mente appariscenti, almeno durante la stagione estiva. — Queste<br />
sarebbero in poche parole le particolarità più salienti degli sco-<br />
pazzi da me esaminati, sui quali in altra occasione mi propongo<br />
di studiare il tragitto del micelio del parassita a cui devesi la<br />
formazione di questi strani micocecidii, come ancora di rintrac-<br />
ciare le alterazioni anatomiche dei tessuti invasi dal medesimo.<br />
Fra le TapUrina che finora sono note in Italia, oltre della<br />
T. epipJiijlla, determinerebbe la produzione di scopazzi un'altra<br />
specie soltanto, vivente parassita sul Quercus Ilex e che venne<br />
studiata recentemente dal Kruch (an Exoascus KrucMi Vuil-<br />
lemin ?).<br />
DT ALCUNI ENTOMOCECIDII DELLA FLORA VERONESE.<br />
COMUNICAZIONE DEL DOTT. C. MASSALONGO.<br />
Fra i numerosi entomocecidii, da me raccolti nella provincia<br />
di Verona, desidero di far conoscere in questo luogo i tre se-<br />
guenti, i quali, venendosi a sviluppare sopra piante coltivate,<br />
forse potranno offrire qualche interesse.<br />
I. Cecìdoinyia Oleae (Ang.) Low Fr. — Le galle causate da<br />
questo dittero rinvengonsi predominantemente sulle foglie del-<br />
l'Olivo, ove formano sulla loro lamina dei rigonfiamenti allungati,<br />
sporgenti sulle due sue facce, e trovansi per lo più situate fra il<br />
margine e contorno della medesima. Se una foglia porta un piccol<br />
numero soltanto, p. e. da 1-5 di queste neoformazioni patologiche,<br />
allora essa generalmente non subisce notevoli alterazioni nel suo<br />
contorno e può ancora venire utilizzata nell'economia della pianta.<br />
Spesso però succede che sopra una foglia si sviluppino molte<br />
di queste galle, nel qual caso diventando confluenti deturpano<br />
al massimo grado questo organo, trasformandolo in un corpo<br />
informe e quasi completamente lignificato. Sebbene più di rado,<br />
oltre che sulla lamina o lembo delle foglie, possono questi ce-<br />
cidii trovarsi ancora sui loro picciuoli e persino incastrati nel<br />
parenchima corticale dei giovani ramoscelli di circa un anno.
RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 81<br />
Questa malattia parassitaria fu scoperta nel 1831, per la prima<br />
volta, dall' entomologo veronese B. Angelini il quale l'attribuiva<br />
ad una nuova specie di dittero, cioè alla sua Coì^ethra Oleae.<br />
Fino a quest' ultimi tempi però rimase si può dire sconosciuta<br />
alla generalità dei naturalisti ed è soltanto nel 1885 che il Lów<br />
segnalò novellamente le suddette galle negli oli veti dell'Istria<br />
descrivendone il cecidiozoo sotto il nome Ceciclomyia Oleae,<br />
senza però che questo autore avesse nessuna conoscenza della<br />
scoperta dell' Angelini. — Fra breve pubblicherò una dettagliata<br />
monografia sulla struttura e maniera di formazione di queste<br />
galle, indicando i danni che da esse ne derivano all' Olivo e ciò<br />
a complemento di questo breve cenno e di quanto sullo stesso<br />
argomento ho anteriormente altrove riferito (vedi: BolleUino<br />
del Naturalista, n. 8°, pag. 91, Siena 1890; Bollettino Agrario<br />
veronese, n. 7°, pag. 103-105, Verona 1891).<br />
La malattia in questione è assai diffusa nella provincia di<br />
Verona, dove dagli agricoltori già da tempo si conosce sotto il<br />
nome di « rogna delle foglie dell' Olivo; » per questo motivo sem-<br />
brami molto strano che all' infuori di questa regione e dell' Istria<br />
non sia stata segnalata in altre località d'Italia o di altri paesi<br />
nei quali si coltiva l'Olivo.<br />
II. Cecidomyia oenopìdla v, Haimh. (C. vitis auct. Gali.), —<br />
Origina delle galle sublenticolari sporgenti quasi egualmente<br />
tanto sull'una che sull'altra delle due facce della lamina delle<br />
foglie, ove trovansi distribuite in serie più o meno numerose,<br />
lungo le nervature. Il loro ostiolo ipofillo é rappresentato da una<br />
piccola apertura puntiforme la quale viene quasi completamente<br />
ostruita da parecchi peli corti e sinuosi che sono inseriti sul<br />
suo contorno. Rarissimamente rinvenni le galle di questo ceci-<br />
diozoo ancora sui picciuoli i quali nel luogo da esse occupato<br />
avevano subito un anormale ingrossamento. In questa occasione<br />
piacemi rilevare che il Malpighi (in Anatome Plantarum « de<br />
Gallis, » tav. XVI, fig. 58) figurò un cirro di Vitis vinifera por-<br />
tante^due nodosità o galle subfusiformi, dal sommo naturalista<br />
riferite all' azione di un dittero; queste galle, per analogia con<br />
quelle peziolari da me osservate, con molta probabilità ritengo<br />
altro non sieno che il prodotto della C. oenopMla. Secondo il<br />
Targioni Tozzetti questo cecidio sarebbe stato trovato anche in<br />
altre località italiane; fortunatamente sembra però che finora<br />
Bull, della Soc. boi. ital. 6
82 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
non abbia arrecato danni sensibili. Forse allo stesso parassita<br />
devesi ancora riferire la galla scoperta recentemente nei vi-<br />
gneti dei dintorni di Catania e Lentini in Sicilia e che l'Aloi<br />
descrisse ed illustrò, attribuendola ad una specie di cecidomia.<br />
III. ScMzoneura lanigera Hrig. (Pidocchio sanguigno del<br />
pomo). — Questo dannosissimo afide, attraverso della corteccia<br />
dei giovani rami del pomo o del tessuto cicatriziale di ferite<br />
preesistenti, penetra col suo rostro fino nel cambio il quale, in<br />
conseguenza del succhiamento operatovi dal parassita, al suo<br />
lato interno invece del legno produce un tessuto patologico, es-<br />
senzialmente costituito da elementi poco o punto lignificati.<br />
Come effetto di questa anormale attività del cambio formansi<br />
sui rami delle nodosità o rigonfiamenti irregolari e più o meno<br />
voluminosi, alla superficie dei quali in seguito la corteccia si<br />
screpola, mentre i tessuti molli e non lignificati ad essa sotto-<br />
stanti coir andar del tempo muoiono e disseccansi.<br />
Comes osserva che la Cecidomyia Oleae esiste nei dintorni di Napoli,<br />
e lo stesso dice il prof. BoRzi pei dintorni di Messina.<br />
SOMMIER presentando un suo lavoro sulla Flora del Nord della Si-<br />
beria occidentale, riassume il capitolo nel quale tratta la questione<br />
tanto controversa delle cause che determinano la morte degli ultimi<br />
alberi al Nord ed il regresso delle foreste, notato da lui come da<br />
tanti altri viaggiatori nelle terre boreali.<br />
Esso non crede che bastino a spiegare questi'fenomeni, né un freddo<br />
maggiore dei venti invernali, né un aumento dei geli estivi, né una<br />
diminuzione nel numero di giorni con temperatura sufifìciente per<br />
la vegetazione degli alberi. Secondo lui, il fattore principale sarebbe<br />
una diminuzione dello strato di terreno che sgela in estate, e l'impaludamento<br />
maggiore del terreno seguito dalla invasione degli sfa-<br />
gni, potendo la diminuzione dello sti-ato sgelato essere causa dell'impaludamento,<br />
come inversamente 1' aumento di umidità del suolo<br />
potrebbe essere la causa dello sgelo meno profondo del terreno.<br />
Questi mutamenti nelle condizioni del suolo non implicano necessariamente<br />
un abbassamento nella temperatura della regione; basta<br />
a spiegarli una variazione nella quantità o anche nell' epoca delle<br />
precipitazioni acquee.<br />
Il Sommier porta molte prove in appoggio della sua ipotesi, e<br />
dice che, senza pretendere che il rialzo del sottosuolo gelato sia<br />
sempre l'unica causa del regresso delle foreste al Nord, è persuaso<br />
che lo sia in molti casi, e crede che si sia tenuto finora troppo poco<br />
conto delle condizioni speciali del suolo in Siberia, nella spiegazione<br />
dei limiti degli alberi. Ogni albero ha bisogno di sprofondare le sue
RIUNIONK GENERALE IN NAPOLI 83<br />
Tadici almeno sino ad una data profondità, e questa profondità deve<br />
essere diversa per le vai-ie specie. Ciò potrebbe spiegare, in parte<br />
almeno, la grande diversità nei limiti settentrionali delle varie spe-<br />
cie di alberi nella penisola scandinava, dove non esiste sottosuolo<br />
perennemente gelato, e nella Siberia dove la congelazione del suolo<br />
va aumentando da Ponente a Levante.<br />
Il lavoro del Sommler verrà prossimamente pubblicato in extenso.<br />
Il Presidente legge quindi le seguenti note :<br />
SULLE FOGLIE E SULLA FRUTTIFICAZIONE BELU IIELI-<br />
CODICEROS MUSCIVORUS. NOTA DI G. ARCAN-<br />
GELI.<br />
Ili una delle ultime note da me pubblicate sopra questa specie,<br />
esposi alcune nuove osservazioni sopra la conformazione singo-<br />
lare, delle sue foglie, e sulla struttura della sua infiorescenza.<br />
Aggiungo adesso qualche altra osservazione, che ho avuto op-<br />
portunità di fare sulle sue foglie e sulla sua fruttificazione.<br />
Relativamente alle foglie riferii che negli esemplari giovani<br />
e piccoli, dal tubero, eli* è pur piccolo, sorgono soltanto una o<br />
due appendici con lamina non ramificata. Aggiungerò adesso<br />
che queste appendici sono d'ordinario precedute da alcune pre-<br />
foglie, le quali si presentano pure negl' individui perfettamente<br />
sviluppati, con la differenza che in questi sono di dimensioni<br />
maggiori e più robuste. Tali prefoglie si riconoscono facilmente,<br />
perché si mostrano costituite dalla sola guaina fogliare, in se-<br />
guito all'aborto del picciuolo e della lamina, come resulta ben<br />
manifesto dal loro confronto con le foglie perfettamente svi-<br />
luppate, essendo esse fornite in alto di un- piccolo apice, che si<br />
osserva pure all' estremità della guaina delle foglie perfettamente<br />
sviluppate.<br />
Una mostruosità assai interessante mi è avvenuto di riscon-<br />
trare, in uno degli esemplari coltivati nel nostro Giardino, rela-<br />
tivamente all'apice sopra ricordato. Questa mostruosità consi-<br />
steva nello sviluppo di quel piccolo apice in un' appendice,<br />
costituita da un picciuolo assai allungato, terminato in lamina<br />
bene sviluppata ed allungata, nella sommità della guaina stessa,<br />
mostruosità che si ripeteva in due foglie perfettamente svilup-<br />
I^ate e robuste. In una di queste tali appendici era fornita di
84 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
una lamina lanceolata allungata, affatto intera, mentre nell'al-<br />
tra la lamina era lanceolato-astata, cioè lateralmente guarnita<br />
alla base di due laminette o ramificazioni trasversali, simili a<br />
quelle delle giovani foglie. Tanto nell'una foglia che nell'altra,<br />
che appartenevano ad uno stesso individuo, 1' appendice ripro-<br />
duceva in sostanza i caratteri di una foglia senza guaina, con-<br />
trapposta a quella maggiore cui apparteneva la guaina, e pure<br />
fornita come quelle di pagina superiore rivolta in alto.<br />
Il confronto di queste foglie con le altre a sviluppo normale,<br />
non lasciava alcun dubbio che quelle appendici provenissero<br />
dall' accrescimento dell' apicolo della guaina fogliare in un or-<br />
gano simile alla parte superiore della foglia, determinando cosi<br />
una specie di sdoppiamento della foglia, nel punto corrispondente<br />
all' apice della guaina.<br />
Altra considerazione, che mi sembra potersi rilevare dalle<br />
guaine fogliari dell' Helicodiceros, confrontate con la brattea<br />
della infiorescenza o spata, interessa quest' organo stesso. Da<br />
tale confronto infatti resulta che, come nelle prefoglie si hanno<br />
organi costituiti dalla sola guaina fogliare, restando soppressi<br />
il picciuolo e la lamina, lo stesso si verifichi nella spata, che re-<br />
sulterebbe perciò costituita dalla semplice guaina fogliare, con-<br />
venientemente accresciuta e modificata, con aborto del picciuolo<br />
e della lamina.<br />
Tale considerazione del resto credo possa estendersi alle<br />
brattee delle altre aracee non solo, ma di molte altre piante, per<br />
la tendenza manifesta, negli organi appendicolari, a sviluppare<br />
e complicare più o meno la loro parte apicale od a ridurla, a<br />
seconda dell'alternarsi delle condizioni più o meno favorevoli al<br />
loro sviluppo.<br />
Passerò adesso a dire della fruttificazione di questa bella specie.<br />
L' infiorescenza che fu da me fecondata nel modo già de-<br />
scritto, ' ha cominciato a raggiungere la perfetta maturità il<br />
26 di giugno, e pochi giorni dopo, cioè il P luglio, essa era com-<br />
pletamente matura. La parte inferiore e convolta della spata, o<br />
camera nuziale, si è conservata assai fresca e vegeta fino a ma-<br />
turazione assai inoltrata, racchiudendo in sé i carpidi, che hanno<br />
* I pronubi delV « Helìcodiceros muscivonis, » in questo stesso pe-<br />
riodico, voi. XXIII, N. 4, p. 588.
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 85<br />
cominciato a maturare, come nel Dracunculus vulgaris ed in<br />
altre aracee, dall'alto in basso: vale a dire che i primi a cam-<br />
biare la consistenza ed il colore del loro pericarpio sono stati<br />
i superiori, e quindi mano mano gl'inferiori. La parte pure<br />
dello spadice, sulla quale i frutti s'inseriscono, cioè il ricettacolo,<br />
cambia pure di colore e di consistenza, riducendoli di colore<br />
arancio ed alquanto carnoso.<br />
I frutti ottenuti da questa infiorescenza erano in num. di 42,<br />
ed alla maturazione completa essi si distaccavano facilmente dal<br />
ricettacolo. Riguardo alla forma ed alla struttura differiscono<br />
alquanto da quelli del Dracunculus vulgaris. Essi hanno per<br />
lo più una forma bislungo-obovata, con estremità superiore ot-<br />
tusa ed ombilicata, fornita nel centro di una macchietta scura<br />
residuo dello stimma, mostrandosi però spesso contratti ed un<br />
po' lobati in alto. Essi sono inoltre più grandi di quelli del<br />
Dracunculus vulgaris, misurando 0"",01-0",02 in lunghezza e<br />
O^'jOOe-O^jOIS in larghezza. Il loro pericarpio è di colore aran-<br />
cio ed un po' traslucido, e mostrasi esternamente formato da una<br />
epidermide costituita da cellule poligonali depresse, con pareti<br />
sottili, nucleate e pure fornite di minuti cromoplasti, alle quali<br />
qua e là s' interpongono degli stomi. Al di sotto di questa epi-<br />
dermide, che rappresenta 1' epicarpio, è un tessuto molle e quasi<br />
gelatinoso, formato da cellule globulari ovoidee o bislunghe,<br />
pure nucleate e fornite di numerosi e minuti cromoplasti di<br />
color giallo-croceo, disposte in più strati. In questo tessuto, che<br />
rappresenta il mesocarpio, trovansi pure numerose cellule glo-<br />
bulari bislunghe, od anche assai allungate, contenenti rafidi, le<br />
quali fanno si che il sapore della polpa, da prima dolciastro,<br />
si riduca ben tosto urente, con sensazione che può persistere<br />
nella muccosa boccale per più di 2 ore. Internamente poi, a<br />
contatto del seme, è un' epidermide a cellule poligonali od al-<br />
lungate a sottile parete, fra le quali si osservano degli stomi,<br />
che pel trovarsi in una parte che rappresenta l'endocarpio,<br />
chiamerò endocarpici. Nel tessuto parenchimatico interposto<br />
alle due epidermidi stanno pare dei sottili fasci fibrovascolari<br />
dei quali i principali, in numero di circa 8, si partono dall' in-<br />
serzione del frutto e si dirigono in alto qua e là connettendosi<br />
con rami traversi. In questi fasci si riscontra una guaina for-<br />
mata da uno strato di Cillule allungate, un csilema a vasi
86 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
aimlato-spirali ed un floema a vasi crivellati e cellule cambiformi.<br />
Ogni frutto contiene ordinariamente un solo seme, di rado 2-3;<br />
onde può dirsi una bacca oligosperma.<br />
II seme è di forma ovale, talora un po' compresso od incavato<br />
da un Iato, della lunghezza di 0'",006-0",007, e della larghezza<br />
da 0",004 a 0^004.<br />
II guscio del seme o testa è assai grosso, di colore scuro gros-<br />
solanamente rugoso-punteggiato e formato da più strati di cel-<br />
lule globoso-poliedriche l'esterne più grosse. II contenuto di<br />
queste cellule più o meno abbondante e le pareti si colorano<br />
alquanto in scuro, ciò che principalmente determina il colore<br />
dell'invoglio. Esso invoglio contiene pure cellule rafidifere, che<br />
sono principalmente numerose nella sua parte interna. Al di<br />
sotto di questo invoglio, che probabilmente proviene dalla pri-<br />
mina dell'ovulo, avvene altro composto di due strati di cellule,<br />
a quanto pare corrispondente alla secondina. Quest' invogli, né<br />
con floroglucina, né con sali d'anilina, non danno la reazione<br />
dei tessuti lignificati, e col liquido di Braemer non danno la<br />
reazione del tannino ; però con soluzione di acido osmico si co-<br />
lorano intensamente in nero.<br />
La mandorla del seme resulta di un albume abbondante e di<br />
un embrione assai piccolo. L'albume é ovoideo o quasi globulare,<br />
però fornito di una profonda ed angusta insenatura in direzione<br />
centripeta in corrispondenza dell'ilo, cui corrisponde un'inse-<br />
natura simile nel tegumento. Esso presenta una lunghezza di<br />
circa 0'",004 ed una larghezza di circa 0'",003. Esso consta di<br />
cellule subpoliedriche, spesso un po' allungate in direzione ra-<br />
diale, delle quali le più esterne, con pareti notevolmente ingros-<br />
sate nella parte esterna, rappresentano uno strato epidermico.<br />
II plasma di questo strato di cellule é ricco di granulazioni e<br />
contiene gocciole di olio, con soluzione d' iodio si colora in<br />
giallo, mostrandosi scevro di granuli di fecola, e con soluzione<br />
di acido osmico si colora in scuro. Le cellule pure dello strato<br />
sottostante mostrano di contenere plasma in quantità, ma con-<br />
tengono altresì grani di fecola, che principalmente abbondano<br />
nelle cellule più interne mostrandosi di forma ellissoidea o glo-<br />
bulare e composti. II contenuto di tutte queste cellule si colora<br />
parte in giallo e parte in azzurro con iodio, ma non si colora<br />
in scuro con acido osmico.
RIUNIONB GENERALE IN NAPOLI 87<br />
L' embrione è cilindroide od a forma di pestello, e collocato al<br />
di sotto della regione micropilare, col suo asse maggiore in di-<br />
rezione radiale ed antitropo. Esso è lungo circa 0'",002 e largo<br />
circa 0'",0005. Nella sua parte inferiore, ch'é rivolta al micropilo,<br />
mostra una breve parte assile, nella quale benissimo differen-<br />
ziata apparisce la piloriza, come pure il cilindro assile e la<br />
scorza primitiva. Al di sopra di questa parte, ad Vj circa di<br />
lunghezza, vi si osserva la piumetta avvolta nel cotiledone che<br />
è di forma allungata quasi conica. In questo si veggono bene<br />
differenziati l'epidermide, il tessuto fondamentale e tre fasci pro-<br />
cambiali longitudinali principali. In seguito poi a quanto fu detto,<br />
e siccome 1' embrione si colora in scuro con acido osmico, sem-<br />
bra che le riserve grasse prevalgano nello strato periferico del-<br />
l'albume, e la feculacea nella parte interna dell' albume stesso.<br />
SUL DRACVNCULUS CANARIENSIS KUNTH. NOTA DI<br />
G. ARCANGELI.<br />
Un esemplare di questa bella specie, che da poco più di un<br />
anno coltivasi nell'Orto botanico pisano, mi ha posto in grado<br />
di fare alcune osservazioni, che credo valga la pena di far co-<br />
noscere.<br />
Questo esemplare, che mi fu favorito dall' Orto botanico di<br />
Firenze, dopo essere stato allevato in vaso per qualche tempo,<br />
nella primavera dell'anno decorso (1890), fu collocato all'aria<br />
aperta in una delle aiuole del nostro Giardino, ove pure si col-<br />
tivano varie altre Aracee. In questa località esso vegetò con<br />
sufficiente vigore nel corso della primavera e dell'estate, pro-<br />
ducendo varii getti fogliferi, gli uni dopo gli altri, e finalmente<br />
nell'ultimo di questi, che si sviluppò in ottobre, mostrò un'in-<br />
fiorescenza, che sembrava dovesse schiudersi entro un tempo<br />
assai breve. Sopraggiunti però i primi freddi, tale infiorescenza<br />
rimase chiusa, e per quanto a lungo si conservasse in tale stato,<br />
nell'inverno successivo essa terminò col deperire e distruggersi.<br />
Incominciata la nuova primavera, la pianta ricominciò a dar<br />
segni manifesti di vita sviluppando un nuovo getto, che assai<br />
sollecitamente si allungò in alto, mostrandosi nell'aprile termi-<br />
nato da una nuova infiorescenza, che si schiuse il 21 del maggio
88 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
successivo. Lo sbocciamento incominciò la mattina alle ore 6 circa,<br />
e si ridusse completo circa alle ore 6 della sera. In tale stato<br />
r infiorescenza esalava un odore gradevolissimo, intermedio<br />
quasi fra quello del popone e dell' ananasso ; però non mi fu<br />
possibile osservare che ad essa accorressero insetti, forse a ca-<br />
gione della stagione piuttosto fresca e variabile, che prevalse in<br />
quell'epoca. Nel giorno successivo allo sbocciamento l'odore<br />
gradevole persisteva tuttora, ed in quello stesso giorno (22)<br />
potei riscontrare, che alle 2 pom. le antere si erano già aperte,<br />
ed avevano già lasciato uscire il polline, che in forma di pol-<br />
vere di color giallo, era caduto sopra gli ovarii sottoposti e nel<br />
fondo della camera nuziale. Veramente, trattandosi di una sola<br />
infiorescenza, e non essendo mancata la pioggia a disturbare la<br />
fioritura, io credevo che la fecondazione non avrebbe avuto<br />
luogo; ma la cosa andò ben altrimenti.<br />
Già dissi in altro mio scritto' come nel Giardino botanico di<br />
Firenze, mi avvenisse di riscontrare in questa specie la produ-<br />
zione di numerosi frutti fecondi, senza che si potesse in alcun<br />
modo ammettere essersi verificata l'impollinazione eterodina.<br />
A questa prima mia osservazione corrisponde perfettamente l'al-<br />
tra, che ho potuto fare recentemente sopra l'individuo sovrari-<br />
cordato : giacché in esso, in seguito all' impollinazione, avvenuta<br />
per opera del polline caduto dalle antere sovrastanti ai carpidi,<br />
questi si sono accresciuti, ed hanno raggiunto la completa ma-<br />
turazione. Nò si può ammettere che la cosa sia proceduta altri-<br />
menti : essendoché nel nostro Giardino non si aveva affatto altra<br />
infiorescenza di questa specie, né altra simile ne poteva esistere<br />
nei dintorni, trattandosi di forma che ben di rado si coltiva, e<br />
che si può ritenere affatto mancante nei giardini della nostra<br />
città.<br />
Se pertanto si può ritenere, in seguito alle osservazioni sopra<br />
riportate, che il Dracunculus canariensis sia specie in cui nor-<br />
malmente avviene l' impollinazione omoclina, ciò non vuol dire<br />
che si debba escludere la possibilità dell' impollinazione etero-<br />
dina. Ammettendo, infatti, che in questa specie le nozze incro-<br />
ciate non possano aver luogo, non si potrebbe comprendere il<br />
* Osservazioni sulla fioritura del « Dracunculus vulgaris Scliott, » nel<br />
Nuovo Giornale botanico italiano, voi. XI, 1879, pag. 37.
KIUNIOXE GENERALE IX NAPOLI 89<br />
significato dell* odore gradevole, che esala dall' osmoforo nella<br />
infiorescenza che ha raggiunto il completo sviluppo, tanto più che<br />
l'intensità dell'odore, e lo sviluppo dell'organo che lo produce,<br />
non permettono la supposizione di un organo e di una funzione<br />
in via di degradazione. Come il polline, che cade dalle antere<br />
sugli stimmi dei carpidi sottoposti, dà luogo alla fecondazione<br />
omoclina, cosi può avvenire che il polline stesso, trasportato per<br />
opera degl' insetti da un' infiorescenza all' altra, dia luogo alle<br />
nozze eterodine, che conferiscono al rinvigorimento ed alla va-<br />
riabilità della specie. E basta naturalmente che questo si ve-<br />
rifichi di quando in quando per alcuni carpidi, al conseguimento<br />
dei vantaggi che resultano dalle nozze incrociate, senza che si<br />
abbia una eterogamia necessaria, quale si riscontra cioè in molte<br />
Aracee. Né forse é da escludere la possibilità, che il polline di<br />
estranea provenienza, nella funzione di ft?condazione, spieghi<br />
un'azione preponderante sul polline autoctono, come può essere<br />
altresì che l'impollinazione eterodina, avvenuta in precedenza<br />
dell' omoclina, renda quest'ultima affatto inelTìcace.<br />
In conclusione, il fatto della autogamia normale nel Dracim-<br />
culas canariensis non esclude la eterogamia. Per questa specie<br />
però non si può ammettere un' eterogamia necessaria, come nel<br />
Dracunculus vitlgaris ed in varie altre Aracee, ma solo una<br />
eterogamia contingente, provocata da un mimismo ben diffe-<br />
rente da quello del Dracicnculus vulgaris. Mentre infatti que-<br />
sta specie presenta uno dei più belli esempi di necromimismo de-<br />
voluto al richiamo ed incarceramento dei necrocoleotteri, l'altra<br />
ci offre nella sua infiorescenza un caso di carpomimismo, desti-<br />
nato al richiamo di coleotteri carpofagi, e quindi con ragiono<br />
la specie può dirsi carpocoleotterofila.<br />
Passerò adesso ad esporre quanto ho potuto riscontrare nella<br />
fruttificazione di questa stessa pianta;<br />
La fruttificazione è in forma di spiga ovoidea compatta, cinta<br />
in basso dalla base della spata persistente, i cui lembi però<br />
sollecitamente si divaricano in seguito alla fecondazione. La<br />
maturazione in essa si effettua d'alto in basso, cioè i primi<br />
frutti a maturare sono quelli situati nell'apice, e successiva-<br />
mente quelli situati mano mano più in basso.<br />
I frutti sono di forma obovata, spesso un po' tetragoni ed un<br />
po' compressi lateralmente, e sono sostenuti da un breve pedicello.
90 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />
Non contato il pedicello essi sono lunghi 0",015, alti 0'",012, e<br />
larghi 0'",011: queste dimensioni possono però alquanto variare.<br />
Il pedicello è quasi cilindrico, e consta di un' epidermide a cel-<br />
lule poligone con cuticola elegantemente increspata, e di un tes-<br />
suto collenchimatico che ne forma la parte maggiore, attraversato<br />
da vari sottili fasci fibrovascolari longitudinali. Dall'apice di<br />
questo pedicello il frutto facilmente si stacca allorché é giunto<br />
a maturità.<br />
Il loro pericarpio é di colore rosso-minio o rosso-arancio, car-<br />
noso, ma di moderato spessore. In esso esternamente osservasi<br />
un' epidermide a cellule subpoligone, disposte in uno strato, fra<br />
le quali si mostrano assai frequenti gli stomi. Queste cellule<br />
hanno la cuticola pure elegantemente increspata, come quelle<br />
del pedicello, e le piegoline si vedono presso gli stomi paralle-<br />
lamente disposte in gruppi convergenti verso l'apertura di<br />
questi. Al di sotto di questo primo strato si osserva un paren-<br />
chima formato da vari strati di cellule globulari od ovoidee,<br />
contenenti in copia minuti cloroplasti giallo-crocei, ed al di den-<br />
tro poi un endocarpio formato da cellule a sottile parete, bi-<br />
slunghe, con cuticola liscia, fra le quali s'intercalano stomi somi-<br />
glianti a quelli dello strato esterno. Fra le cellule di questo strato<br />
medio, che rappresenta il mesocarpio, si presentano pure cellule<br />
rafidifere assai numerose, e sottili fasci fibrovascolari costituiti<br />
da floeraa molle e csilema a vasi anulati ed anulato-spirali.<br />
I semi sono nel frutto in numero variabile da 2-8, parte in-<br />
seriti in alto e parte in basso, con podospermi più o meno brevi.<br />
Essi sono ovoide! quasi trigoni e spesso un po' irregolari, talora<br />
pure con una faccia un po' incavata. Il loro colore é bianco-<br />
gialliccio, a ditferenza di quelli dell' Helicodiceros che sono scuri,<br />
e somigliano molto a quelli del Dracunculas vulgarìs. Essi<br />
hanno una larghezza di circa O^.OOT ed una larghezza di circa<br />
O^OOe, e sono quindi un poco più grossi di quelli del Dr. vulga-<br />
ris. La loro superfìcie è punteggiato-scavata, ed alla base pre-<br />
sentano una parte ingrossata a guisa di caruncola. L' invoglio<br />
esterno o testa è assai grosso e costituito da più strati di cel-<br />
lule, globulari od ovali o poliedriche, contenenti aria. L'invoglio<br />
interno molto più sottile, di colore baio, è formato da due strati<br />
di cellule come nelV Ilelicodiceros. Ambedue questi invogli non<br />
danno la reazione dei tessuti lignificati, né con cloridrato di ani-
RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 91<br />
lina, nò con floroglucina. L'albume è ovoidale con una insenatura<br />
in corrispondenza dell'ilo e costruito come iieW Ilclicodiceros.<br />
L'embrione è lungo circa 0,0025 e largo circa 0,000G. Esso è<br />
a l'orma quasi di pestello ed ha struttura molto simile a quella<br />
déiVIIelicodiceros. Trattando una sezione longitudinale del seme<br />
con acido osmico, gl'invogli, lo strato epidermico dell'albume e<br />
l'embrione si colorano in scuro, mentre il rimanente dell'albume<br />
non si colora, similmente a quanto fu osservato per V Ileli-<br />
codiceros, ciò che pure permetterebbe di trarre conclusioni ana-<br />
loghe relativamente alla repartizione delle differenti riserve.<br />
11 Presidente legge quindi una lettera del prof. Italo Gìglioli di-<br />
rettore della Scuola di Portici, il quale, pai giorno di Domenica 23,<br />
invita gentilmente i Soci a visitare la Scuola superiore di Agri-<br />
coltura.<br />
Il prof. Balsamo legge una lettera del R. Commissario che si<br />
scusa di non essere intervenuto alla Riunione ; dopodiché il Presidente<br />
dichiara sciolta la pubblica adunanza.<br />
Adunanza privata del 20 agosto 1891.<br />
Il Presidente invita i Soci presenti a trattenersi per procedere alla<br />
elezione dei due nuovi Vicepresidenti e di un nuovo Consigliare in<br />
sostituzione del prof. Gibelli dimissionario.<br />
Resultano eletti :<br />
Passerini prof. Giovanni ) „. ., ..<br />
^ ^ r-, \ Vuepresidenti.<br />
^<br />
Gibelli prof. Giuseppe j<br />
Biondi Antonio Consigliere.<br />
L' ordine del giorno è cosi esaurito e la Riunione è chiusa.<br />
Visita all'Orto botanico e gita a Capri<br />
e al Monte S. Angelo.<br />
Alle ore 4 pom. dello stesso giorno i Soci visitavano il R. Orto<br />
botanico ove erano ricevuti dal prof. Pergola rettore dell'Univer-<br />
sità di Napoli e dal pei'sonale dell' Orto, ed ove veniva loro offerto<br />
un rinfresco.
92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
La mattina successiva 21 agosto i convenuti partivano per Capri,<br />
ed ivi dopo avere erborato pernottavano. Anclie in Capri, malgrado<br />
la stagione poco promettente, le raccolte riescivano interessanti, e<br />
fra le altre piante meritano di essera indicate : Convolvulus Cneorum,<br />
Asperula tomentosa, Campanula fragilis, Statica cumana, ecc.<br />
La mattina seguente aveva luogo col battello a vapore la partenza<br />
par Vico Equense per fare 1' ascensione dal monte S. Angelo<br />
a Tre pizzi. A Vico Equense si trovava ad aspettare il Socio prof. Savastano<br />
che aveva preparato le vetture per raggiungere Moiano,<br />
donde a piadi guidò l'allegra comitiva sino alla punta più alta (1549).<br />
Qui j)ure le raccolte non furono prive d'interesse, e nel ritorno, a<br />
Faito i convanuti trovarono splendida accoglienza e ristoro nel vil-<br />
lino del conte Giusso, e l'amabile conversazione del conte, del signor<br />
cav. Volpicelli e della sua signora e della signorine Cassano<br />
faceva presto dimenticare la fatica superata.<br />
A Castellamara i Soci prendevano la ferrovia per tornare a Napoli.<br />
Prima di separarsi, anche una volta i Soci si ritrovavano il giorno<br />
23, alle 12 mar., alla Scuola superiore di Agricoltura, rispondendo<br />
al grazioso invito della Direzione, e colà venivano ricevuti dal<br />
Direttore prof. Italo Giglioli e dagli altri professori. Dopo una ac-<br />
curata visita ai vasti locali, alle collezioni, ai laboratori ed alle<br />
varie ofilcine, prendevano parte ad un geniale banchetto ofì'erto dalla<br />
Direzione della Scuola. *<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza dell' 11 ottobre 1891.<br />
Il presidente Arcangeli dà comunicazione alla Società di un catalogo<br />
di piante scandinave, messe in vendita dai signori Haglund<br />
e Kallstròm, a Falun in Isvezia.<br />
L'Archivista U. Martelli presenta le opere seguenti, pervenute<br />
in dono alla biblioteca dàlia Società botanica:<br />
Dal dott. A. L. Gronvall : GronvaU. Bidrag till kannedonen om<br />
de nordista arterna af de bada Lofmoss-slagtena Orthotrichum och<br />
Ulota. Malmo 1885. — Nya bidrag till kannedonen om de nordista<br />
arterna af slagtet Orthotrichum. Malmo 1887. — En nv art af<br />
* Per iniziativa dei Soci Martelli e Tanfani verrà redatto un ca-<br />
talogo ragionato delle piante raccolte nelle escursioni fatte durante<br />
la Riunione in Napoli.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 93<br />
slagtet Orthotrichum. — Anteckningar roraude nàgra europeiska<br />
orthotricka. Stockholm 1889. — Beriittelse om en bryologisk resa i<br />
Bohiislan, med understod fràm k. Vetenskaps-Academien utfòrd<br />
imdersommaren 1881. Stockolm 1882. — Liste des Bryologxies du<br />
monde. 1888. — Remarques sur quelques formes du genre Ortho-<br />
trichum. 1888. — Phìlibert. Etudes sur le póristome. 1888-89. — Cardata<br />
J. Le Zygodon du Eighi. 1888. — Note sur une Fontinale du<br />
Rhoue. 1888. — Gravef, F. Bibliographie. 1888. — Ljungstrdm, E.<br />
Kleistogami hos Primula siuensis. — Gronvall, A. L. Om Ulota intermedia<br />
Scli. och dess narmaste samslagtingar. — Olssen, P. Anteckningar<br />
till de Jemtlande angransande provinsernas flora. —<br />
De Toni, J. B. Notiz libar die Ectocarpeen-Gattungen Entonema<br />
Reinsch und Streblonemopsis Valiente.<br />
Dal prof. T. Carnei : The Missouri Botanica! Garden.<br />
Dal dott. E. Baroni: Baroni. Contribuzioni alla lichenografia della<br />
Toscana. Firenze 1890. — Sulla struttura del seme ^e\VEvonymìLs<br />
Japonìcus Thunb. Firenze 1891.<br />
Dal dott. E. Tanfani : Tanfani. Sull'origine delle zucche. Firen-<br />
ze 1891. — Morfologia ed istologia del frutto e del seme delle<br />
Apiacee. Firenze 1891.<br />
Dal dott. T. Jaensch : Jae^isoh. Anatomie einiger Legumiuosenholzer.<br />
Berlin 1884. — Nachtrag zur Kenntniss von Herminiera<br />
Elaphroxilon. Berlin 1884.<br />
Dal sig. E. C. Hansen : Hansen. Recherches sur la physiologie et<br />
la morphologie des ferments alcooliques. 1890. Où est-ce que la levùre<br />
pure de M. Pasteur? 1891.<br />
Dal cap. L. Micheletti: Micheletti. Mentha Pulegium forma alhiflora.<br />
Firenze 1891. — Intorno ad alcune specie di Centaurea della se-<br />
zione Cyanus. Firenze 1891. — Appunti sull' oi'dinamento degli er-<br />
bari. Firenze 1891.<br />
Dal sig. J. Coulter : Coulter. Contributions from the U. S. Natio-<br />
nal Herbarium. "Washington 1891.<br />
Dal sig. M. J. D'Arbaumont: D^Arhaumont. Ramification des am-<br />
pelidées. Vrilles et intìorescences. Paris 1882. — Ramification des<br />
Ampelidóes. Bourgeons. Paris 1882.<br />
Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi del Dracunculus<br />
vulgaris e le lumache, 1891. — Sulla polvere cristallina e sulle<br />
druse d'ossalato calcico. Firenze 1891. — SnWArisai'um Prohoscideum<br />
Savi. Firenze 1891.<br />
Dal prof. N. Passerini : Passerini. Snlla composizione chimica<br />
degli steli e delle foglie del Pomodoro. Firenze 1891. — Lo zolfo<br />
e alcune altre sostanze sparimentate per preservare le fave dai suc-<br />
ciameli. Firenze 1891.<br />
Dal prof. O. Comes : Comes. Le lave, il terreno vesuviano e la<br />
loro vegetazione. Portici 1888.<br />
Dal sig. W. Nylander : JSIylander. Sertiim Licheneae tropicae<br />
Labuam et Singapore. Parisiis 1891.
9J: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Dal sig. M. Lojacono Poiero : Lojaoono Poterò. Sulla morfologia<br />
dei legumi del genere Medieago. Palermo 1891.<br />
Dal dott. F. Balsamo: Balsamo. Quadri sinottici di botanica (mor-<br />
fologia e fisiologia). Napoli 1889. — Elenco delle piante raccolte in<br />
Africa dal prof. cav. G. B. Licata dal 1886 per la Società Africana<br />
d'Italia e determinate dal socio prof. Balsamo. Napoli 1891. — Sul-<br />
l'assorbimento delle radiazioni nelle piante. Napoli 1891. — Diatomee<br />
contenute nel canale digerente di alcune Aplysiae raccolte dal<br />
capitano G. Chierchia nel viaggio di circumnavigazione della regia<br />
corvetta « Vittor Pisani » nel 1884-85. Napoli 1890. — Homonimiae<br />
algarum in plantis animalibusque tentamen. Neapoli 1888. — Impressioni<br />
dal vero, cenno geologico-botanico sull' isola d'Ischia. Napoli<br />
1883. — Alghe della baia d'Assab raccolte da G. B. Licata. Na-<br />
poli 1885. — Le Diatomee della cascata di Caserta. Naj)oli 1884.<br />
Dal prof. P. A. Saccardo : Saaardo. Intorno ad xin microscopio<br />
di Eustachio Divini conservato nel Museo di Fisica dell' Univ. di<br />
Padova. Venezia 1891.<br />
Dal prof. T. Thomas : Taylor, T. Report of the microscopist for 1890.<br />
Dal sig. U. Martelli: Martelli. Il Black-Rot sulle viti presso Fi-<br />
renze. Firenze 1891. — Parassitismo e modo di riprodursi del Cynomorium<br />
Cocoineum. L. Genova 1891. — P. La potatura dei Gelsi.<br />
Firenze 1891. — Rosselli, A. Contro il succiamele. Firenze 1891. —<br />
n. La peronospora sulle viti americane. Firenze 1891. — Ohlsen, C<br />
L'industria vinifera negli Stati Uniti d'America settentrionale. Fi-<br />
renze 1891.<br />
Dal prof. F. D3lpino : Delpino. Note ed osservazioni botaniche<br />
(decuria 1» e 2» in due fascicoli). Genova 1889-90. — Sull'impollina-<br />
zione dell' Arum Dracunculus L. Genova 1890. — Contribuzione alla<br />
teoria della pseudanzia. Genova 1890. — Fiori monocentrici e poli-<br />
centrici. Genova 1890.<br />
Dal prof. C. Massalongo : Massalongo. La rogna delle foglie del-<br />
l' Olivo. Ferrara 1891.<br />
Dal prof. N. Passerini : Passerini. Ricerche chimico-agricole sui<br />
Caci (Cicer arieiinum Li.). Roma.<br />
Dal cav. S. Sommier : Sommier. Un' estate in Siberia. Firenze<br />
1885. — Ancora sulla Lonicera Coerulea, Firenze 1890. — Nuove<br />
stazioni di piante in Toscana. Firenz3 1890. — Una genziana nuova<br />
per r Europa. Firenze 1888. — Piante del Jardin de la Mer de Giace.<br />
Firenze 1890. — Il nuovo giardino botanico « La Linnaea. » Fi-<br />
renze 1890. — La nuova opera del prof. Schiìbeler. Firenze 1886.<br />
— Erborazioni fuori di stagione. Firenze 1889. — Della presenza<br />
di stipole nella Lonicera Coerulea. Firenze 1890.<br />
Dal sig. U. Galeri : Galeri. Alcune osservazioni sulla fioritura<br />
dieWArum Dioscoridis. Firenze 1891.<br />
Dal dott. E. Rostan: Beyer, R. Beitrage zur Flora der thàler Grisanche<br />
und Rhemes in den Grajischen Alpen. Berlin 1891.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 95<br />
Viene letta quindi dal Presidente la seguente comunicazione del<br />
prof. Goiran:<br />
SULLA PRESENZA DI FRAXINUS EXCKLSIOR L. NEI<br />
MONTI VERONESI. NOTA DI A. GOIRAN.<br />
Né Calzolari, né Pona nei loro Viaggi in M. Baldo accennano<br />
alla pi'esenza di Fraxinus excelsior in questo classico<br />
monte: cosi pure non ne parlano il diligentissimo Seguier nelle<br />
Plantae veì''onenses e Ciro Pollini nel Viaggio al Lago di<br />
Garda e al M. Baldo e nella Flora vcronensis. In quest' ultima<br />
il celebratissimo Autore si limita ad accennare che la pianta in<br />
quistione in sglvis nioniium humilioram Tirolensium passim<br />
nasciiur, ni edam in Vicentina provincia ecc. (FI. ver., Ili,<br />
pag. 233). Anche Antonio Bertoloni, che pure ebbe molte piante<br />
veronesi dal Barbieri, da Abramo Massalongo, da Carlo Tonini,<br />
da Antonio Monganotti, tace in proposito, anzi non cita alcuna<br />
stazione delle Alpi per questa Oleacea. I signori Visiani e Sac-<br />
cardo nel loro Catalogo (pag. 127) indicano Fraxinus excelsior<br />
nei boschi montuosi del Veronese, ma senza indicare precisa-<br />
mente alcuna località.<br />
Io era persuaso della presenza di questa Oleacea nel Vero-<br />
nese — pur ritenendola pianta assai rara presso di noi — e<br />
convinto che la stessa o fosse andata confusa con alcuna delle<br />
tante forme di Fraxinus Ornus, ovvero fosse sfuggita agli occhi<br />
degli erborizzatori ; forse perchè, entrando in unione ad altre e<br />
molteplici essenze nella formazione di boschi cedui soggetti a<br />
frequenti tagli, non trovavasi nelle condizioni opportune da<br />
poter raggiungere quello sviluppo di vegetazione che facilmente<br />
avrebbe potuto farla distinguere dall' affine F. Ornus, anche<br />
dai meno intelligenti di cose erbarie. E sebbene io non avessi mai<br />
raccolto Fraxinus excelsior in questa zona botanica, ciò nonper-<br />
tanto lo collocai fra le piante da bosco veronesi nel mio Erbario<br />
forestale veronese (pag. 44), primieramente per la testimonianza<br />
già citata dei signori Visiani e Saccardo, ed in secondo luogo<br />
perchè il 7?. Ministero di Agricoltura, nella pubblicazione avente<br />
per titolo Nomi volgari adoperati in Italia a designare le prin-<br />
cipali piante di bosco, a pag. 63 riporta pure la nostra pianta
96 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />
coi nomi vernacoli di Frassano, Frassìne. Siccome la pubblica-<br />
zione ora ricordata é sfata compilata sopra V esame dei ramo-<br />
scelli di tutte le piante legnose spontaneamente crescenti nelle<br />
varie regioni italiane, raccolti per cura degli ispettori ed uffi-<br />
ciali forestali e quindi preparati e ridotti in erbario, trovavo<br />
in essa altra testimonianza più che sufficiente per provare la<br />
presenza di Fraxìnus excelfiìor nel Veronese, nutrendo però<br />
sempre ferma fiducia che in alcuna delle mie escursioni mi sarei<br />
finalmente imbattuto nella pianta della quale da tanti anni an-<br />
davo iu cerca.<br />
Cosi per r appunto è avvenuto, talché in oggi posso segna-<br />
lare diverse stazioni veronesi di Fraxinus excelsior, non ce-<br />
lando però che alcune di esse mi sono state recentemente in-<br />
dicate da ufficiali forestali.<br />
E primieramente mi sono imbattuto in alcune piante di F.<br />
eoccelsior in M. Baldo, nei boschi cedui che crescono, quasi alle<br />
falde del versante orientale del monte, fra il Passo della Cro-<br />
cetta sopra la Ferrara e l' altipiano di Festa al disopra di Ri-<br />
valla \\\ Val d' Adige (m. 900-696): le piante erano ridotte alle<br />
dimensioni di frutici, però le foglioline sessili non lasciavano<br />
dubbio alcuno. E nello stesso M. Baldo recentemente sono state<br />
rinvenute alcune piante di F. eoccelsior, più a sud della sta-<br />
zione ora indicata, presso il Santuario della Corona (m. 774)<br />
a merito delle guardie forestali di Caprino vet^onese. So che il<br />
solerte Ispettore forestale ed amico carissimo Vittorio Pellegrini<br />
intende assumere sotto la propria tutela quei pochi esemplari<br />
di una pianta preziosissima per la nostra Flora, e fare in modo<br />
che gli stessi nei tagli futuri vengano risparmiati dalla scure<br />
dei boscaiuoli.<br />
Passando sulla sinistra dell'Adige iroviàmo Fraxinus excel-<br />
sior quasi di fronte alle due stazioni ora indicate sulla destra del<br />
fiume. Nello scorso mese di agosto 1' ho infatti raccolto sui M.<br />
Lessini nei boschi cedui che stanno sopra Peri seguendo il diru-<br />
pato e rovinoso sentiero che da questo paese conduce a Fosse<br />
(m. 149-900) : ed inoltre dalle guardie forestali mi è stato detto<br />
che nei boschi demaniali di Pe)'i se ne sono rinvenuti non po-<br />
chi campioni oramai educati e diventati adulti. Ed il nestore<br />
dei botanici veronesi, prof. Antonio Monganotti, da me recen-<br />
temente interpellato, mi ha assicurato di averne osservate al-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97<br />
cune piante, sempre però allo stato di frutice, fra i crepacci ne»<br />
M. Pastello (m. 1200).<br />
Si trova infine Fraxmiis excelsior nel territorio del Comune<br />
di Erbezzo, sempre nei M. Lessini; ma vi é stato introdotto<br />
già da parecchi anni, ed a quanto mi è stato detto, dalla pro-<br />
vincia di Vicenza. È però certissimo che future e più diligenti<br />
ricerche faranno ritrovare questa Oleacea in altri punti del<br />
territorio veronese.<br />
Il socio Martelli fa la seguente comunicazione :<br />
RIPRODUZIONE AGAMICA DEL CYNOMORIUM COCCI-<br />
NEUM. PER U. MARTELLI.<br />
Non è scorso molto tempo da che tenni parola sul modo di<br />
vegetazione e riproduzione del Cyìiomoriwn coccineicm e da<br />
che pubblicai nel periodico Malpighia * una memoria relativa.<br />
Nel parlare allora delle radici avventizie che si osservano nu-<br />
merose lungo r asse del Cynoniorìum, accennai 1' opinione che<br />
esse fossero da considerarsi organi ausiliari alla pianta per la<br />
sua riproduzione. Tale ipotesi faceva di conseguenza attribuire<br />
a questi organi radicali funzione assai diversa da quella che<br />
loro attribuì Weddell, il quale li considerò come dei succhiatoi.<br />
E qui forse non è fuori di luogo richiamare brevemente alla<br />
memoria alcune delle osservazioni già riferite nella sopracitata<br />
memoria in seguito delle quali venni a formare quel concetto.<br />
Ricorderò adunque come questi corpi radiciformi del Ci/no-<br />
ìnorium che si incontrano in tutta la lunghezza dell' asse tanto<br />
fiorale che sotterraneo e che hanno la struttura di vere radici,<br />
si trasformano tostoché con una loro parte (in generale con<br />
l'estremità) vengono a contatto con una radice di una pianta<br />
sulla quale il CynomoriLtm può vivere parassita. Si ingros-<br />
sano allora a forma di bulbillo e nel tempo stesso il loro tessuto<br />
penetra in quello della radice della pianta nutrice, generandovi<br />
un nuovo talloidima. Questo modo di procedere non osterebbe<br />
certo con l' opinione del Weddell, cioè di considerare queste<br />
* Malpighia, V, pag. 97.<br />
Bull, della Soc. hot. Hai.
98<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZR<br />
radici del Cìjnomormm come austori, se però non vi si oppo-<br />
nesse l'avvizzimento della porzione della radice che sta fra la<br />
parte rigonfiata e l'asse del Cynomo7''ium, come avviene dopo<br />
l'innesto fra le due radici. In conseguenza di tale fenomeno non<br />
seppi né so più in qual modo riconoscere in questi organi radicali<br />
la possibilità di esercitare le funzioni di austori. Ritengo invece<br />
che le radici del Cynomoriuin funzionino da vere radici avven-<br />
tizie , come sono di loro natura , solamente finché la loro<br />
struttura istologica non varia, il che avviene quando incontrano<br />
le radici su cui si innestano; per conseguenza l'esercizio delle<br />
funzioni di radice avventizia può durare per un periodo brevis-<br />
simo, oppure continuare indefinita. Or dunque se questi organi<br />
del Ci/nomoriuìn non sono austori, mi sembrò, per quella fa-<br />
coltà di originare nuovo talloidima, poterli ritenere come organi<br />
sussidiari alla pianta per la sua riproduzione. Nonostante tutte<br />
queste osservazioni, nessuna esperienza era sino ad ora venuta<br />
a confermare le mie supposizioni.<br />
Allorquando ricevei dal prof. Gennari di Cagliari il Cyno-<br />
moriuin coccineum, collocai una porzione di rizoma ben con-<br />
sei'vato ed avente buon numero di corpi radiciformi a con-<br />
tatto delle radici di un rigogliosa AtriiJlex nummularia che<br />
cresceva da tre anni nell' Orto botanico di Firenze. Lo scopo<br />
appunto era di accertare se, cosi praticando, il rizoma avrebbe<br />
continuato la sua vegetazione e se si sarebbe stabilito l'innesto<br />
fra il Cijnomorium e il nostro AMiolew. Or sono pochi giorni<br />
che alla superficie della terra a pie dell' Airiplex si sono ve-<br />
duti 4 piccoli giovani assi fiorali di Cynomoriiim e che pro-<br />
mettono di svolgersi nella ventura primavera, se pure il rigore<br />
della stagione non ucciderà e il Cynoinovhim e l' Airiplex.<br />
L'esperienza è riuscita; in conseguenza non resta più dubbio<br />
che il rizoma del Cynomorium da me sotterrato a contatto<br />
delle radici deW Airij^lex nummularia non soltanto abbia con-<br />
tinuato a vegetare, ma altresì che abbia trovato mezzo di inne-<br />
starsi suW Airiplex e su di esso esercitare la sua azione para-<br />
sitaria. È pure giuocoforza ammettere che il talloidima ormai<br />
vegeta nei tessuti delle radici dell' Airiplex e che in esse è<br />
stato introdotto dai corpi radiciformi i quali per conseguenza ne-<br />
cessaria vengono a poter essere qualificati come organi au^^iliari<br />
della pianta per la sua riproduzione, come già avevo supposto.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 99<br />
Cosi resta chiarito un altro punto importante della vita di<br />
questa Balanoforacea, come pure le funzioni dei suoi organi ra-<br />
dicìformi. D'ora innanzi, dovunque piaccia, sarà facile coltivare<br />
una pianta tanto strana ed interessante.<br />
La presenza di questi organi propagatori sussidiari del Ci/noonoriam<br />
deve essere molto necessaria per assicurarne la esi-<br />
stenza, e la presenza o la funzione loro, almeno come corpi ri-<br />
produttori, è probabilmente una conseguenza delle condizioni<br />
biologiche speciali della pianta stessa.<br />
Le Rafìesiacee sono tassinomicamente affini alle Balanofo-<br />
racee, ed il modo di vegetazione e di esercitare il parasitismo<br />
è uguale in ambedue le famiglie. Questa eguaglianza biolo-<br />
gica fa pure pensare e giustamente che leggi eguali gover-<br />
nino lo sviluppo di queste piante. Ricordiamo un poco quanti<br />
tentativi inutili hanno fatto vari distinti botanici onde ottenere<br />
mediante i semi la riproduzione delle Raflesiacee, ed ancora ri-<br />
cordiamo le inutili esperienze di Weddell con i semi di Cìjnomoriwn<br />
coccineum, quantunque a quelle esperienze si possa fare<br />
obiezioni pel modo con cui furono condotte. Sinché il Tej^smann<br />
non ebbe l'idea di collocare i semi ài Raflesìa sotto la corteccia<br />
del Cissus, mai si ottenne il loro germogliamento, e ciò dimo-<br />
stra come la rad i eh et t a del seme non può sopportare lo sforzo,<br />
per lei troppo grande, di perforare il periderma della radice, il<br />
che viene eliminato quando il seme è collocato al di sotto od<br />
anche entro a delle cavità del periderma.<br />
Se cosi succede per le Raflesiacee, non so vedere ragioni per<br />
escludere da questa stessa legge il seme del Cynomorium. E<br />
quantunque i semi di questa pianta siano molti, pure non deve<br />
essere cosa facile che si trovino collocati in sito favorevole pel<br />
germogliamento, so si pensa che i soli mezzi per trasportarli<br />
fra le screpolature del periderma delle radici, oppure al disotto di<br />
esso, sono l'acqua o gli insetti od anche vermi i quali li pos-<br />
sono rilasciare con i loro escrementi. Da queste poche parole<br />
si vedrà bene le diflfìcoltà grandissime che vi sono nella propa-<br />
gazione della pianta mediante semi. In conseguenza di che il<br />
Cijnoìnorium sotto la minaccia continua della propria esistenza<br />
si è trovato direi quasi costretto ad assicurarla con altri mezzi<br />
più certi, quale la riproduzione mediante i numerosi organi pro-<br />
pagatori e riproduttori del talloidima.
100 ADUXAKZA DELLA SEDE DI FIREXZE<br />
Il prof. Caruel rammenta che, negli esperimenti di Weddell, i<br />
semi di Cynomorium^ messi in contatto con le radici di Melilotus, germogliarono<br />
bene, ma che dopo breve tempo si arrestò il principiato<br />
sviluppo. Egli suppone che forse "Weddell operò su radici troppo<br />
vecchie di Melilotus e che l'innesto non possa riescire che su ra-<br />
dici giovani, nelle quali i tessuti non siano diventati troppo resi-<br />
stenti.<br />
Il presidente Arcangeli, dietro i suoi studi anteriori sullo sviluppo<br />
del Cytinus Hi/pocistis, crede che non sia senza importanza la pic-<br />
colezza dei semi, tanto del Cijtimis quanto del Cynomorium, giacché<br />
essa facilita la loro diffusione ; trasportati nelle screpolature del periderma<br />
dello radici, vi si potranno far strada e cosi potrà esser fa-<br />
cilitata la penetrazione del parassita. Forse dunque la moltiplica-<br />
zione per semi non è tanto difficile quanto ritiene Martelli.<br />
Il professore Caruel, per incarico speciale del prof. A. de Can-<br />
dolle, presenta alla Società il pregevolissimo lavoro del signor Cogniaux<br />
sulle Melastomacee (VII volume della Monographiae Phanerogamarum).<br />
Parla con elogio della compendiosita delle diagnosi,<br />
nelle quali l'autore osserva il piìi rigoroso parallelismo, onde ren-<br />
derle più facilmente paragonabili tra loro. Martelli si associa agli<br />
elogi dei professori de Candolle e Carviel, deplora per altro che il<br />
signor Cogniaux non abbia consultato l'erbario Webb, ricchissimo<br />
di saggi originali, e che la troppa mole dell' opera gli abbia fatto<br />
tralasciare di dare in iine l'elenco dei numeri delle collezioni iden-<br />
tiche in molti erbari, il che ne avrebbe facilitato lo studio.<br />
Il dott. Tanfani presenta saggi secchi, corredati da un disegno,<br />
di una Lychnis e fa la seguente comunicazione:<br />
SOPRA UNA LYCHNIS IBRIDA. PER E. TANFANI.<br />
Neir occuparmi del genere Lychnis per la Flora italiana<br />
trovai neir Erbario centrale una bellissima pianta rappresen-<br />
tata da 4 saggi, accompagnata da un buon disegno e recante<br />
sul cartellino: « Agrostemma haldense inviata da Porta in Gen-<br />
naio 1884. » Scrissi all' abate Porta per avere particolari sul<br />
luogo di rinvenimento delia interessante pianta ed egli mi ri-<br />
spose che r aveva raccolta nei pascoli orientali di Monte Baldo<br />
sopra S. Giacomo, nel luglio del 1883. Questa pianta si avvicina<br />
per r aspetto alla Lychnis flos Jovis di cui ha il calice uniforme-<br />
mente costato ed i petali smarginati con la linguetta non pungen-<br />
te, ma i fiori non sono disposti in dipasio contratto, bensì solitari
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101<br />
o in dicasio con lunghi pedicelli, ed hanno i petali molto più grandi<br />
e più larghi. La lunghezza dei pedicelli e la larghezza dei petali la<br />
avvicinano alla L. Coronaria, ed io pertanto ritenni si trattasse di<br />
una forma ibrida ed appunto dell' ibrido segnalato da Rohrbach<br />
(Synopsis der Lychnideen, p. 178) e descritto già prima come<br />
specie nuova yiqW Index seinìnuin (horti petropolitani), p. 4,<br />
sotto il nome di Lyclmis inedia. Ma il non essere stata segnalata<br />
nel Baldo la L. Coronaria mi tenne perplesso. Nella Flora ita-<br />
liana, in una osservazione alla L. flos Jocis, accennavo alla pianta<br />
raccolta dal R. Porta soggiungendo che la ritenevo come ibrida<br />
delle due Lijchnis surricordate. La mia opinione si è cangiata<br />
ora in certezza essendomi capitato sott' occhio nel Gardener's<br />
Chronicle (serie 3*, voi. 2, p. 56 e 100) un articolo di Masters<br />
sullo stesso ibrido L. flos JovisX Coronaria del quale si dà una<br />
figura posta a confronto con quelle dei genitori. Questo ibrido<br />
non può a quanto sembra propagarsi per seme, ma si molti-<br />
plica senza difficoltà per divisione e viene indicato come bella<br />
pianta ornamentale.<br />
Resta a sapere come quella pianta abbia potuto trovarsi nel<br />
Baldo. Venendo i genitori coltivati nei giardini come piante or-<br />
namentali, è supponibile che l'incrociamento abbia avuto luogo<br />
in qualche giardino (tanto più che nel territorio di Riva i giar-<br />
dini abbondano) e che una causa accidentale abbia portato i semi<br />
nei pascoli ove l' abate Porta i-accolse la pianta. L' incrociamento<br />
potrebbe anche essere avvenuto fra la L. Coronaria dei giar-<br />
dini e la L. flos Jovis che cresce spontanea appunto nel Baldo,<br />
oltre il confine sopra S. Giacomo. Oppure anche potrebbe darsi<br />
che in quei dintorni crescesse, inosservata sino ad ora, anche<br />
la L. Coronaria.<br />
Nel caso presente abbiamo una nuova conferma di quanto si<br />
debba esser cauti nel pubblicare nuove specie.<br />
Il socio Levier, a proposito dell' AzoUa Caroliniana, mandatagli<br />
il giorno stesso in tina lettera dal signor Frank Norris, che la sco-<br />
parse in acque stagnanti presso Massa Ducale, emette il sospetto<br />
che la crescente diffusione di detta pianticella,, anche in località lon-<br />
tane da Pisa, dove la introdusse primo il prof. Arcangeli, possa esser<br />
dovuta a uccelli acquatici, nel medesimo modo come avviene per molte<br />
piante acqiiatiche lungo il Dauiibio, che si vedono, secondo quanto<br />
scrive il prof. Kerner in « Pflanzenlehen », spesso apparire inopi-
102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
natamente in località molto distanti dalle loro stazioni abituali. Il<br />
dott. Tanfani rammenta in appoggio di tale opinione che gli uccelli<br />
palmipedi diffondono anche le nova di pasci. Il socio Aiuti aggiunge<br />
che, nell'Orto botanico di Firenze, l' Azolla si è rapidamente diffusa<br />
da una vasca in tutte le altre per mszzo della rane, ed il presidente<br />
Arcangeli crede cha, nel Pisano, anche i pescatori di rane abbiano<br />
contribuito a trasportare con le loro reti l'Azolla da un fosso all'altro.<br />
Nel caso attuale però potrebbe darsi che 1' Azolla fosse stata por-<br />
tata a Massa da studiosi, fraquentatori dell' Orto botanico di Pisa.<br />
Il Presidente quindi dà lettura della comunicazione seguente del<br />
prof. GoiRAN ;<br />
I TERREMOTI E LA VEGETAZIONE. NOTA PRELIMINARE<br />
DI A. GOIRAN.<br />
Antichi scrittori quali Baglivi, Stishele.y, Nuneberg, Kant, Sarti<br />
riferiscono fatti ed osservazioni dalle quali risulta come la ve-<br />
getazione prende sviluppo singolarmente rigoglioso in occasione<br />
dei terremoti. Si verificò una straordinaria precocità o rigoglio<br />
nella vegetazione in coincidenza con terremoti nel 1473 in Lom-<br />
bardia, nel 1534 in Romagna, nel 1807 e 1851 e 1857 in Basi-<br />
licata, nel 1816 in Toscana, nel 1851 e 1854 in Calabria. Gior-<br />
gio Baglivi neil' opera De Progressione Romani terraemotus<br />
a kalendis lurnHiis anni 1703 ad kalendas marlias anni 1705<br />
{In op. omn. Venetiis, 1754, pag. 286) scrive: « Fructus omnes<br />
« telluris hoc anno (1703) uberiores quam aliis ante annis fne-<br />
« runt, Triticum, oleum, vinum summopere abundarunt quod<br />
« serio omnes animadvertimus, quasi interiore telluris parte a<br />
« terraemotibus veluti cribrata ignis ejus centralis, et nitrum<br />
« congenitum veluti exaltata, ac corroborata ad fructum ferti-<br />
« litatem maxime contribuerint. » Ed il Bassanelli, in una sua<br />
scrittura sul terremoto di Albano presso Roma nel 1829 e pub-<br />
blicata nel Giornale Arcadico, narra che, mentre la terra<br />
tremava con grande spavento degli abitanti, la vegetazione si<br />
manifestava con forme e modi realmente straordinari. Io ho ri-<br />
petutamente constatato questo fenomeno nel Veronese durante<br />
diversi periodi sismici da me osservati e studiati dal 1869 ad<br />
oggi : anzi nel Prodromus Florae veronensis {Nuovo Giornale<br />
Botanico, voi. XIV, pag. 78) chiedeva se la esuberanza di vege-<br />
tazione che presenta la regione del M. Baldo, non potesse avere
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103<br />
una qualche relazione coi fenomeni sismici che da epoca im-<br />
memorabile, e talvolta con periodi prolungati, tormentano quella<br />
catena.<br />
Fatti recentissimi sono sopraggiunti per confermare le indu-<br />
zioni alle quali condussero le antiche osservazioni; induzioni<br />
oggidì ed in questa mia zona istintivamente accolte e proclamate<br />
dal sentimento popolare.<br />
Come é noto alle ore antim. 2 e minuti 4 del giorno 7 giu-<br />
gno, corrente anno, uno spaventevole terremoto colpiva il Ve-<br />
ronese : e non solo, che urtava benanco l' intero Veneto, il<br />
Trentino, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, 1' Emilia e le<br />
Marche, la Toscana, spingendo le estreme vibrazioni sino a toccare<br />
Aquila e Roma e forse altro stazioni più meridionali. La<br />
parte della provincia di Verona che sta sulla sinistra dell'Adige<br />
ed il lembo più occidentale di quella di Vicenza risentirono mag-<br />
giormente la violenza di queir urto che riesci rovinoso special-<br />
mente nelle valli del Chiampo, dell' Al pò, d'Illasi ed in parte in<br />
quella di Mezzane. Non devo diffondermi in questo luogo sopra<br />
questa spaventosa conflagrazione che devo analizzare in altra<br />
sede ; mi limito ad affermare che la stessa dura tuttora sebbene<br />
con diminuita violenza; e che da quella data sino ad oggi, dal<br />
Benaco al territorio vicentino il suolo si è mantenuto e si man-<br />
tiene in continua agitazione.<br />
Ora sta il fatto che in questa zona, e nel tratto specialmente<br />
di essa che con maggiore violenza è stato colpito dalle onde<br />
telluriche, osservazioni accurate fatte sopra piante seminate e<br />
coltivate in aiuole, avrebbero messo fuori dubbio nel mese di<br />
giugno, e quindi nel periodo durante il quale i fenomeni sismici<br />
si produssero con maggiore energia:<br />
1° Una più rapida germinazione dei semi;<br />
2" Un più rapido accrescimento delle pianticelle germinate,<br />
in confronto di quanto soleva avvenire negli anni normali: ed<br />
inoltre sono stati constatati :<br />
1° Un lusso ed una esuberanza di vegetazione realmente<br />
straordinaria, in generale nelle piante tutte nei campi coltivati,<br />
come nei prati e nei pascoli, nei vitigni, nei luoghi boschivi ecc.;<br />
2° Un verde cupo marcatissimo, smagliante nelle foglie.<br />
Questi i fatti. Quale la loro interpretazione?<br />
Durante i terremoti di Albano, superiormente ricordati, è messo
104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
fuori dubbio avvenissero emanazioni straordinarie di anidride<br />
carbonica e non è improbabile clie tali emanazioni avvengano<br />
normalmente e necessariamente e nei luoghi clie sono centri<br />
di azioni vulcaniche, ed in via transitoria in quelle regioni che<br />
divenissero sede di un periodo sismico.<br />
I fenomeni che avvengono nei pozzi e nei fontanili prima e<br />
durante o dopo i periodi sismici — quali: l'accresciuta o dimi-<br />
nuita affluenza delle acque od anche la loro scomparsa; i cam-<br />
biamenti di sapore o di colore o di qualità chimiche; le va-<br />
riazioni nella temperatura — mettono in evidenza alterazioni<br />
profondissime tanto nella costituzione fisico-chimica, che nella<br />
circolazione delle acque sotterranee.<br />
I rumori sotterranei, le nebbie frequentemente osservate, odori<br />
singolarissimi e di varia natura segnalati nell'aria — di brucia-<br />
ticcio, di catrame, di zolfo ecc. — durante i periodi stessi non<br />
possono non riferirsi, in parte almeno, alla emissione, e quasi<br />
potremmo dire alla eruzione di sostanze gazose dal suolo.<br />
E quindi è lecita la domanda se i terremoti che si manten-<br />
gono in una data regione per un periodo un jìo' lungo di tempo,<br />
facendo variare la temperatura del suolo ed insinuando in que-<br />
sto vapore acqueo, anidride carbonica e probabilmente altri<br />
principii gazosi, non diventino in certo qual modo i fattori degli<br />
elementi più essenziali alla vegetazione e quindi la causa indi-<br />
retta della esuberanza e dello splendore di questa. Vediamo<br />
infatti feracissimi i terreni alle falde del Vesuvio; una vegeta-<br />
zione quasi tropicale in Pensilvania in vicinanza di alcuni pozzi<br />
dai quali si sprigionano continuamente dei gaz sotterranei ; ed<br />
i medici veronesi Zenone Bongiovanni e Matteo Barbieri, che<br />
illustrarono le terme di Caldiero o Fonti di Giunone, celebra-<br />
tissime sino dai tempi di Augusto, si domandavano se le acque<br />
termali di Caldiero cosi ricche di acido carbonico per dove si<br />
di/fondono e penetrano non concorressero alla fertilità delle<br />
terre situate nelle adiacenze delle terme stesse.<br />
Ma vi ha di più. Sembra ormai dimostrato che la elettricità<br />
atmosferica abbia una influenza marcatissima sulla vegetazione,<br />
favorendo la germinazione dei semi ed il conseguente accresci-<br />
mento delle giovani piantine. Tacendo per brevità delle ricerche<br />
fatte sopra questo argomento ed in questi ultimi tempi tanto<br />
da scienziati esteri che nazionali, mi limiterò a ricordare quelle
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 105<br />
uUimissime del prof. Antonio Aloi, le quali formano argomento<br />
di una bella e dotta memoria pubblicata nella Malpìghia (anno V,<br />
fase. Ili) col titolo Della influenza della elettricità atmosferica<br />
sulla vegetazione delle piante. Dalle sue dilij?enti ed accurate<br />
ricerche il prof. Aloi ha dedotto le due conclusioni:<br />
1» Che l'elettricità atmosferica esercita una influenza bene-<br />
fica sulla vegetazione delle piante;<br />
2'^ Che l'elettricità nel terreno influisce favorevolmente sulla<br />
germinazione dei semi.<br />
Non intendo fermarmi in questo luogo sui fenomeni elettrici<br />
e magnetici apparsi durante i terremoti e dei quali recentissimamente<br />
r egregio amico dott. Mario Baratta ha pubblicato una<br />
dotta statistica. Ma è fuori dubbio che all'atto dei terremoti si<br />
formano correnti elettriche dirette dal suolo alla atmosfera: ciò<br />
hanno messo fuori dubbio il prof. Ragona di Modena, il sempre<br />
compianto prof. A. Serpieri di Urbino, ed il sig. Crescimanno<br />
che si è reso cosi benemerito della sismologia colle preziosissime<br />
osservazioni fatte durante i terremoti di Corleone.<br />
Durante i periodi sismici pertanto che battono una data re-<br />
gione si ha uno scambio continuo, incessante di elettricità fra<br />
l'atmosfera ed il suolo; scambio superiore certamente a quello<br />
che avviene nelle condizioni normali, e determinante quindi un<br />
fattore eminentemente favorevole alla vegetazione come risul-<br />
terebbe dalle conclusioni del prof. Aloi sopra riferite. Notiamo<br />
inoltre che sotto l' azione della elettricità ed in presenza del<br />
vapore acqueo esistente nell' aria l' azoto atmosferico più facil-<br />
mente trasformasi in acido azotico ed azotoso, assumendo quindi<br />
la forma maggiormente propizia per l'assimilazione e conseguen-<br />
temente per r incremento della vegetazione.<br />
L' incremento pertanto e l' aspetto singolarmente rigogliosi<br />
assunti dalla vegetazione in occasione di molti terremoti, sem-<br />
bra debbano attribuirsi a due cause :<br />
1" alla emanazione di principii fluidi provenienti dal suolo<br />
che servono alla nutrizione delle piante;<br />
2" a produzione di elettricità che promuove e seconda la<br />
opera e le funzioni di nutrizione, ed il conseguente sviluppo<br />
vegetativo.<br />
E nel caso concreto che ha dato origine alla presente nota<br />
non fecero difetto né V uno né l' altro dei due fattori ora ac-
106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
cennati. Percliè nel periodo sismico attualmente attraversato<br />
dal Veronese, unitamente agli scotimenti o violentissimi e di-<br />
sastrosi leggerissimi, non sono certamente mancate né le emis-<br />
sioni più rigorosamente le eruzioni gazose, né il corso irre-<br />
golare e le alterazioni delle acque sotterraneamente circolanti,<br />
né gli odori nell'aria, ecc.; e cosi pure le frequenti, anzi quasi<br />
continuate perturbazioni magnetiche e numerose e variabilis-<br />
sime manifestazioni elettriche hanno dimostrato lo scambio di<br />
elettricità tra suolo ed atmosfera — la burrasca eleilrica come<br />
energicamente la chiamava il prof Serpieri — che sempre accom-<br />
pagna i tremiti e le convulsioni della terra.<br />
In tal modo, per un caso singolarissimo e veramente strano<br />
di compensazione, uno fra i più spaventosi e tremendi flagelli<br />
diventerebbe via e mezzo — quasi direi — di una specie di auto-<br />
concimazione del suolo: al quale mediante il terremoto ver-<br />
rebbe, in parte almeno, ridonata la fertilità mediante la restitu-<br />
zione di molti dei principii plastici che le piante assorbono e<br />
consumano all'atto del loro lavorio di vegetazione.<br />
Però se qualche volta il terremoto può essere istrumento di<br />
fertilità, può altre fiate diventarlo di sterilità. L'esperienza del<br />
passato infatti dimostra che frequentissimamente il terremoto<br />
va congiunto a calori esagerati ed a siccità prolungata; questa<br />
e quelli sempre fatali alla vegetazione.<br />
Viene poi letta una nota del prof. Caro Massalongo, intitolata :<br />
« Osservazioni intorno ad un rarissimo Eutomocecidio deW Hedera<br />
Helix », ma essendo accompagnata da figure comparii-à nel Giornale.<br />
Il presidente Arcangeli presenta la seguente nota :<br />
SOPRA. UNA VARIETÀ DELL' HIBISCUS CANNABINUS L.<br />
NOTA DI G. ARCANGELI.<br />
Nella primavera ultimamente decorsa il R. Ministero di Agri-<br />
coltura m' inviava un saggio di semi provenienti da Teheran,<br />
appartenenti ad una pianta denominata Kanaff, pianta che, se-<br />
condo quanto si asserisce, si è ultimamente diffusa nella Persia<br />
e nel Caucaso, per le fibre tessili che si ricavano dal suo fusto.<br />
L'esame di questi semi mi condusse a riconoscerli per quelli
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107<br />
di un Ilibiscics. Essi somigliavano moltissimo a quelli deW Ilibl-<br />
sciis cannabirms, ma siccome mostravano qualche lieve diffe-<br />
renza, fu pensato di ricorrere alla cultura, per risolvere defi-<br />
nitivamente la questione.<br />
Una parte dei detti semi fu seminata in terra in una delle<br />
aiuole del nostro Giardino, ed altra fu seminata in vaso, e con-<br />
temporaneamente furono pure seminati in simili condizioni altri<br />
semi d'IIlbisciis cannaMnus di ben nota provenienza, presi dalla<br />
nostra collezione, come termine di confronto. I semi delle due<br />
qualità germogliarono sollecitamente, ed i germogli che si otten-<br />
nero si mostrarono perfet temente corrispondenti pei loro carat-<br />
teri; allorquando però le piante ebbero raggiunto sviluppo inol-<br />
trato ed incominciarono a schiudere i loro fiori, si riscontrarono<br />
varie differenze, che agevolmente persuasero essere la pianta<br />
ottenuta dai semi del Ministero alquanto differente d-dW Ilibiscits<br />
cannablìius ordinario, e doversi considerare come una varietà<br />
di questa specie. Siccome però non trovo che di questa varietà<br />
sia stata fatta parola nelle pubblicazioni da me consultate, e nep-<br />
pure nella Flora of BriUsìi I.v.lla di Hooker, ho creduto con-<br />
veniente di darne notizia.<br />
I caratteri della forma comune dell' Hibisaus cannabìnus L.<br />
si possono riassumere nella seguente diagnosi :<br />
//. cannabìnus L. Caulis, erectus, cylindraceus 0, 70 — 1", 80<br />
altit: metiens (5-6pedalis s. Spach) basi ramosus, ramis 2-à ar-<br />
cuato-ascendentibus. Folia ima petiolata ovata vel obovata, saepe<br />
subtriloba, reliqua majora longe petiolata limbo palmato pro-<br />
funde 3-5fldo laciniis lanceolatis irregulariter serratis. Flores<br />
solitarii, axillares. Calyculus profunde 7-8fidus hispidulus, laciniis<br />
lineari acuminatis crassiusculis. Calyx subtrochiformis 5-fidus,<br />
dentibus ti'iangulari-elongatis tubo longioribus acutis, dorso<br />
margineque costatis, costa dorsali merlio glanduligera. Petala 5,<br />
sepalis alterna, oblongo-obovata, obtusa, insequilatera hjT-pogyna<br />
basi inter se et imo tubo stamineo adnata, dilute sulphurea,<br />
tertio inferiore intus purpureo-maculata, maculis sursum ef-<br />
fusione violacea superatis. Tubus stamineus subprismaticus, gy-<br />
naeceum plerumque omnino obtegens, fìlaraentis antheris vix<br />
longioribus. Pollen globosum, hispidum, luteum. Ovarium sessile<br />
ovoideo-conicum, loculis 5-4 ovulatis, ovulis angulo centrali ad-<br />
fixis recurvis. Styli 5 infame coaliti, superne distincti, stigma-
lOS ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
tibas capitatis liispidis. Seminibus subreniformi-frigonis, fuscis,<br />
adpresse squamulosis.<br />
Nelle piante ottenute dai semi del R. Ministero la maggior<br />
parte dei caratteri sopra riportati si ripetevano, ma però il<br />
fusto era generalmente semplice ed assai più alto, variando da<br />
1, 75 a 3", 25. Le foglie medie del caule erano più grandi, la<br />
loro lamina superando spesso O, 10 di lunghezza, 1 segmenti del<br />
calic3 erano più allungati, la corolla era fornita di macchie<br />
basali per lo più prive di sfumatura violacea, in alto, gli stimmi<br />
spesso sporgevano per breve tratto al di sopra della colonna<br />
staminale.<br />
Tale varietà, che quindi propongo di chiamare elallor, si può<br />
distinguere nel modo seguente:<br />
Var. elitior, caule plerumque simplici elatiore (2-3"" et ultra),<br />
foliis majoribus, calycis laciniis tubo fere triplo longioribus, co-<br />
rollae maculis sursum effusione violacea plerumque destitutis.<br />
Probabilmente questa varietà è da ritenersi come una forma<br />
ottenuta mediante la cultura. A conferma di ciò starebbe il fatto<br />
della semplicità e della maggior lunghezza del fusto, che ap-<br />
punto può essere il resultato dell' allevamento delle piante fra<br />
loro molto prossime ed in grandi masse. Ad ogni modo, se la<br />
qualità delle fibre tessili corrisponde ai caratteri esteriori, non<br />
può restare alcun dubbio che il Kanaff, dal punto di vista indu-<br />
striale, costituisca una varietà altamente raccomandabile.<br />
Il prof. Caruel legga un lavoro intitolato :<br />
DUBBI SULLA FUNZIONE VESSILLARE DEI FIORL NOTA<br />
DI T. CARUEL.<br />
Già da parecchi anni, tanto in pubbliche lezioni quanto in<br />
privati colloqui, io aveva dovuto esternare la mia meravi-<br />
glia della franchezza, per non dire altro, con la quale i botanici<br />
sogliono parlare degli insetti e dei loro sensi, e specialmente<br />
del senso della vista e conseguente percezione dei colori,<br />
come se fossero identici coi sensi dell'uomo. Ciò segnatamente
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 109<br />
per le relazioni che gl'insetti hanno con le piante nel fenomeno<br />
dell'impollinazione: onde la famosa funzione ve&sillare<br />
attribuita ai fiori e corpi analoghi secondo il loro colorito. Ep-<br />
pure pareva a me che certi fatti volgari, osservabili negli ani-<br />
mali anche più vicini all' uomo, dovessero per lo meno mettere<br />
in guardia contro la presunta identità di sensazioni. Il cane, per<br />
esempio, si sa eh* è dotato di tal finezza di odorato da distin-<br />
guere emanazioni che l'uomo non avverte o confonde, e di<br />
più la sua percezione n' è di tal natura da lasciarlo apparen-<br />
temente insensibile agli odori che ci sono più grati, come sa-<br />
rebbero quelli dei fiori, mentre altri che in noi destano ribrezzo<br />
sono per lui causa di curiosa ricerca. E l'uomo stesso, non va<br />
egli soggetto, più di quello che si credeva, a quella modifica-<br />
zione appunto della vista che si dice daltonismo, ed è la confu-<br />
sione parziale o completa dei colori, senza che per questo 1' altre<br />
percezioni visuali restino alterate? In presenza di simili ftitti<br />
non mi pareva lecito arguire dall'uomo agli insetti, senza altre<br />
prove della comunanza delle loro percezioni sensorie.<br />
Volendo avere maggiori lumi in proposito, mi rivolsi ad un<br />
entomologo autorevole, dal quale ebbi risposta perentoria clie<br />
gl'insetti devono vedere come l'uomo. Della quale opinione ho<br />
saputo poi eh' era il fisiologo Paolo Bert, che l' aveva estesa<br />
anche a tutti quanti gli animali, è vero in seguito ad esperi-<br />
menti sopra i soli crostacei del genere Daphnia. Mi rivolsi<br />
ancora ad un fisico altrettanto autorevole, e questi mi spiegò<br />
che la visione essendo un adattamento fra i raggi luminosi<br />
e gli organi visivi, spettava alla biologia chiarire la que-<br />
stione, con il metodo suo proprio di osservazione e di esperi-<br />
mentazione. Per vero dire 1' ultimo discorso mi persuase più<br />
del [irimo ; molto più che in quel frattempo mi era venuto sot-<br />
t' occhio qualche articolo di giornali scientifici, dove io aveva<br />
veduto che qualcuno si occupava di ricerche intorno all' argomento<br />
che m'interessava: ora chi cerca vuol dire che non ha<br />
trovato, e mi convinsi che i miei stessi dubbi non erano in me<br />
solo, ma pareva che fossero più generali e fra i migliori cono-<br />
scitori della materia che dovrebbero essere gli entomologi.<br />
Per cui non è a dire se rimanessi soddisfatto quando ebbi prima<br />
la notizia di un libro, e poi me l'ebbi fra le mani, Sui sensi,<br />
gV istinti e V intelligenza degli animali e specialmente degli
110 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
insetti, compilato da quel valentuomo eh' è il Lubbock, ' ben<br />
noto quale scienziato, altrettanto coscienzioso e savio, quanto in-<br />
dustrioso. E letto con cura il libro, vi trovai la piena conferma<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 111<br />
cezlone delle forme e dei colori. E che per alcuni fra di essi il<br />
perfezionamento della vista possa giungere sino a quest'ultimo<br />
grado, tendono a dimostrarlo una serie di esperimenti, per<br />
quanto non perfettamente d'accordo fra di loro e ristretti quasi<br />
esclusivamente alle api e alle formiche.<br />
In tale condizione della scienza, che fare dunque, noi altri<br />
botanici, cui occorre sapere cosa pensare della supposta funzione<br />
vessillare, quanto vi sia di vero o di falso? Terminare da dove<br />
si avrebbe dovuto principiare : cioè a dire, lasciando da parte<br />
la facile scienza dei presupposti, e dei voli di f^mtasia, per<br />
quanto possano allettare, rivolgersi alla rigorosa esperimenta-<br />
zione, sulle singole piante e i singoli insetti dei quali si cerca<br />
conoscere i reciproci rapporti, e i motivi di questi ; per atten-<br />
dere poi con la debita pazienza, dal cumulo dei dati forniti dagli<br />
esperimenti, quei maggiori risultati generali cui tende ogni<br />
scienza. Le supposizioni sono benefiche nell' agone scientifico,<br />
soltanto quando sono incitamento ad osservare.<br />
Avendo io pure qualche osservazione propria sull'argomento,<br />
dovrei qui farla palese; ma le mie osservazioni sono e troppo<br />
poche e non abbastanza confortate dall' esperimentazione per po-<br />
tersi riguardare quali concludenti. Mi azzarderò peraltro a dire<br />
che da esse sarei indotto a credere che più che dai colori e dalla<br />
vista mi pare che siano determinati gl'insetti nella loro ricerca<br />
di certi fiori da altri sensi, e specialmente dall' olfatto. Ma di<br />
ciò giudicheranno meglio altri.<br />
L' adunanza è quindi tolta.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 29 ottobre 1891.<br />
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini,<br />
Terracciano, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente prof. Pirotta,<br />
ricoi-dando ai Soci presenti il Congresso Internazionale Botanico che<br />
si terrà il prossimo anno in Genova, raccomanda fin d' ora di preparare<br />
il maggior contributo possibile di lavori per la buona riuscita di esso.
112 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Presenta quindi una ricca collezione di piante fatta dal consocio<br />
prof. O. Grampini in un recente suo viaggio negli Stati Uniti e da<br />
lui donata al Museo dell' Istituto Botanico di Roma.<br />
Annuncia poi che l'egregio lag. Cav. Robecchi-Brichetti ha ripor-<br />
tato dal suo ardito e fortunato viaggio nella penisola somala da<br />
Obbia attraverso l'Ogaden, sino a Berbera una pregevole collezione<br />
di j)iante, che la Società Geografica ha consegnato per lo studio e<br />
per la conservazione all'Istituto botanico di Roma. Fa risaltare<br />
l'importanza di tale collezione fatta in paesi in parte affatto scono-<br />
sciuti e fa noto che il celebre Schweinfurt crede che tali piante saranno<br />
per un terzo nuove per la scienza.<br />
Quindi il prof. Pirotta riassume i risultati delle sue osservazioni:<br />
Sulla presenza di serbatoi mucipari nella Hypoxis erecta L. Dopo<br />
aver descritta la struttura morfologica di questa pianta, ne espone<br />
quella anatomica, e parla specialmente dei serbatoi mucipari, della<br />
loro struttura, del loro contenuto e della loro distribuzione, facendo<br />
notare, che mancano nella radice e nello scapo fiorifero, si trovano<br />
nel rizoma e nella base o porzione guainante della foglia.<br />
Il prof. Pirotta fa poi un' altra comunicazione : Sulla costituzione<br />
della famiglia delle Hypoxidaceae. Espone brevemente la storia dei<br />
due generi Ciirculigo Gartn. ed Hypoxis L., ricordando come i si-<br />
stematici siano stati sempre incerti nel collocarli a posto nel sistema.<br />
Dalle Scitaminee, Crocacee, Juncaginacee, Asparagacee, Asfodelee,<br />
Gigliacee, Eniodoracee, Amarillidacee, tra le quali furono collo-<br />
cate e anticamente e recentemente, egli crede si debbano staccare,<br />
e per i caratteri della morfologia degli organi vegetativi e per quelli<br />
del sistema fiorale e per i caratteri anatomo-istologici. Fa notare<br />
che già nel 1805 R. Brown diceva i generi Curculigo ed Hypoxis<br />
intermedii fra le Asfodelee e le Amarillidacee, e che più tardi nel 1814<br />
istituiva con essi la famiglia delle Hypoxideae. Fu seguito da molti<br />
e specialmente dal Baker, che, scrivendo la monografia della fami-<br />
glia, illustrava, benché assai incompletamente e qualche volta in<br />
modo non troppo esatto, la morfologia dei due generi. Il prof. Pi-<br />
rotta soggiunge, che attende allo studio generale di questa piccola<br />
ed interessante famiglia, e che ora vuol ricordare soltanto un ca-<br />
rattere, che gli sembra di valore non piccolo. Neil' ultima seduta della<br />
sede di Roma egli annunciava d' aver trovato nel rizoma, nelle<br />
squamme catafìlliche, nella guaina e nel picciuolo delle foglie normali<br />
e nelle brattee ascellanti della Curculign recurvata (Herb.) (co-<br />
nosciuta più comunemente nei giardini col nome di C. sumatrana)<br />
dei canali o serbatoi mucipari regolarmente disposti. Le ricerche<br />
a questo riguardo portate smW Hypoxis creata L., come più sopra è<br />
detto, condussero a scoprire simiglianti serbatoi mucipari anche<br />
nel rizoma e nella guaina fogliare di questa pianta. Egli insiste<br />
su questo fatto anatomico, attribuendogli molta importanza siste-<br />
matica, perchè nelle famiglie affini a quella delle Hypoxidaceae<br />
non fu mai riscontrato un sistema simile.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 113<br />
Ha quindi la parola il Socio Terracciano il quale presenta la<br />
SECONDA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER<br />
A. TERRACCIANO.<br />
III.<br />
Da Cineto Romano a Riofreddo.<br />
Insieme con il prof. R. Pirotta, direttore del R. Istituto bo-<br />
tanico di Roma, il 23 di maj^!;i'io mi sono recalo a Cineto, donde,<br />
per una serie di colline, ora nude ed ora coperte da fitte selve di<br />
castagno, tutte fra' 700 ed i 900 metri sul livello del mare, sono<br />
disceso a Riofreddo e poi ad Arsoli.<br />
A quanto mi sappia, il solo prof. Pirotta con il sig. Pelosi, ve-<br />
nendovi da Vicovaro, aveva nel maggio del 1886 raccolto poche<br />
piante fra la stazione di Cineto ed il paese, intento come era<br />
a recarsi a studiare la flora di Subiaco e del soprastante monte<br />
Calvo. E desse sono di grande interessamento nella disti'ibu-<br />
zione generale delle specie entro il dominio floristico della no-<br />
stra campagna, poiché o vi giungono dal mare o di qui muo-<br />
vono per difflmdersi nelle terre vicine. Tali:<br />
Polygala nionspeliaca L.<br />
Cynoglossum Columnae Ten.<br />
Ranunculus arvensis L.<br />
• Apium grandiflorum B. et H.<br />
Euphorhia exigua L.<br />
Hippocrepis unisìliquosa L.<br />
Ruta angustifolta Pers.<br />
Linaria chalepensis Mill.<br />
Cicer arìelinum L.<br />
Astragalus sesameus L.<br />
Vida Lens L.<br />
Galium tricorne Wiht.<br />
Scrofularia canina L.<br />
Andropogon pubescens Vis.<br />
Più larga invece é stata, sulla medesima strada, la messe dì<br />
quest'anno; ed eccone sommariamente l'elenco:<br />
Anthyllis tetrapJu/lla L.<br />
• Acer campestre L.<br />
* Anchusa italica Retz.<br />
Anthemis tinctoria L.<br />
— arvensis L.<br />
Bull, della Soc. hot. Hai.<br />
* • — muralis Beri.<br />
* Avena barbata Brot.<br />
* Arabis hirsuia Scop.<br />
* • A spenda arvensis L.<br />
Aegijlops ovata L.
114 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
* • Arenaria serpyllifolia L.,<br />
J3. leptoclados (Guss ).<br />
BrachypocUumjJìnnatitmV.B.,<br />
var. muticum Pari.<br />
Bunias Erucago L.<br />
Sérrafalcu^ mollis Pari.<br />
Benaverla securidaca Rchb.<br />
* B7'omus sterìlis L.<br />
Bellis perennis L.<br />
Centaurea Calcitrapa L.<br />
Convolviiliis arvensis L.<br />
— Cantabrica L.<br />
Cornus sanguinea L.<br />
Coronilla scorpioide^ Koch.<br />
Cercis Siliquastrum L.<br />
* *' Crupina vulgaris Cass.<br />
Cardamine hirsuta L,<br />
Cynoglossum Columnae Ten.<br />
* Carduus pijcnocephalus L.<br />
Clematis Vitalba L.<br />
* • Cerasiium sylvaticum W.<br />
et K.<br />
— vulgatmn L.<br />
* — brachypetaliim Pers.<br />
J3 luridum Boiss.<br />
Crepis vesicaria L.<br />
— neglecta L.<br />
* Calainintha ptarviflora Lara.<br />
* • Diplotaxis erucoides DO.<br />
Lianlhus prolifer L,<br />
Baucus platycarpos B. et H.<br />
Borycniam herbacewn Vili.<br />
* —<br />
hirsulum Ser.<br />
Echiam ilalicum L.<br />
— plantagineum Willd.<br />
Erodiwn malacoides Willd.<br />
Euphorbia helioscopia L.<br />
— exigtii L.<br />
— falcata L.<br />
Filago germanica L., var. 52?/a!-<br />
thalata (Presi.).<br />
Gauiinia fragilis P. B.<br />
Geranium robertianum L,<br />
var. romanum A. Terr,<br />
* — lucidam L.<br />
— «loWe L.<br />
— rotundìfolium L.<br />
— dissectum L.<br />
— columbinum L.<br />
Galium Cruciata Scop.<br />
* — Aparine L.<br />
Hippocrepis unisiliquosa L.<br />
Hypericum perforatum L.<br />
Helianthemuinvulgare(ji2i&vin.<br />
Hedypnois tubaeformis. Ten.<br />
Koeleria phleoides Pers.<br />
* Binaria chalepensis Mill.<br />
• Botus corniculatus L., var.<br />
versicolor (Ten.).<br />
— ornithopodioides L.<br />
Bithospernium arvense L.<br />
Bathyrus setifoUus L.<br />
* — sphaericus Retz.<br />
Melilotus neapolitana Ten.<br />
• — parviflora Desf.<br />
• Myosotis intermedia Lk.<br />
Muscari comosum L.<br />
Medicago minima Desr.<br />
• — lupulina L.<br />
— orbicularis AH.<br />
Ornithogalum narbonense L.<br />
Plantago Psyllium L.<br />
P/'stacia Terebinthus L.<br />
* • Poa bulbosa L.<br />
— sylvicola Guss.<br />
Papaver Rhoeas L.<br />
Polygala monspeliaca L.<br />
Picridiwn vulgare Desf.<br />
• var, vivipara Koch.<br />
• Poterium Sanguisorba L.<br />
• i?/;tw5 Coriaria L.<br />
Rumex pulcher L.<br />
* Bhagadiolus stellatusG a-evin.<br />
, Rapistrum rugosum AH.<br />
,
* Ranimculus neapolUanus<br />
Ten.<br />
— Phìlonoifs Ebrh.<br />
— l)uWosiish.,^.Aleae{'W\\\k).<br />
* Sediim hìspanìcum L.<br />
Sìlene infiala Sm.<br />
— noctarna L.<br />
— 2Jemlula L.<br />
— gallica L.<br />
— viridìflora L.<br />
Scorpiarus sitbvillosa L.<br />
Seriola aeinensis L.<br />
Sonchus asper Bar tal.<br />
Siiynibriam officinale Scop.<br />
Sclerocìiloa rigida Panz.<br />
Scrofularia canina L.<br />
var. fiore albo.<br />
Sherardia arvensis L.<br />
Specularla SpeciUuni DO.<br />
Staciiiis germanica L.<br />
* Slellarla media Vili.<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 115<br />
Salvia Verbenaca L.<br />
Trifolium resupinatum L.<br />
— glomeratum L.<br />
— nigrescens Vili.<br />
— stellatam L.<br />
— procunibens L.<br />
. — pratense L.<br />
Tordylìum apulum L.<br />
Triticum villosum P. B.<br />
* Tìujmus Serpyllum L.<br />
var. pannonicus (Ali.).<br />
Urospermum Daleschampìì<br />
Desf.<br />
* Vulpia liguslica Lk.<br />
Valerianella eriocarpa Desv.<br />
F/cto sepium L.<br />
• — angustifolia AH.<br />
— saliva L.<br />
— didynia Ten.<br />
• Veronica arvensis L.<br />
E nei dintorni del paese, insieme con parecchie delle specie<br />
ricordate e che nel precedente elenco ho già segnate con aste-<br />
risco, rinvenni:<br />
• Aethìonema saxalile R. Br.<br />
Alliaria officinalis Andrz.<br />
Anagallis arvensis L.<br />
Asplenium Trichomanes L.<br />
^yen« /a/
116 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Da' signori Cesati, Passerini, Gibelli (Conap. fl. ita!., p. 778) è<br />
tenuta distinta 1* ArenayHa leptoclados Guss., cui spettano come<br />
sinonimi: A. serpyllifolia Guss., Syn., I, p. 495, Ten., Fl. nap., IV,<br />
p. 221, — A. serpullifolia L., var. leptoclados Rchb., Cent. XV,<br />
p. 32, fig. 4941, — A. serpyUifolici L., var, tem^zor Koch, Syn.,<br />
p. 128, — A. serpyUifoUa L., var. genuina Godr., ex Willkomme<br />
et Lange, Prodr. fi. hisp., Ili, p. 620, — A. minuiiflora Losc, ex<br />
Nyman, Consp. fi. europ., suppl. II, p. 63, — A. serpyllifolia L.,<br />
var. glutinosa Losc, ex Wiilk. et Lange, 1. e. Per quanto della<br />
stessa idea siano i citati Willkomm et Lange, il Boissier (Fl.<br />
or., I, p. 701), il Freyen (Flora von Sùd-Istrien, in Act. soc. z. b.<br />
vind., 1887, p. 490), io la pongo sotto 1'^. serpyllifolia tipica<br />
quale sottospecie j3; confrontisi all'uopo il mio Prodromo della<br />
P'ioìa lucana (I, p. 71), ove, notandone le differenze dalla specie<br />
linneana, dico essere questa nostra forma affatto meridionale,<br />
di Spagna cioè, Italia peninsulare ed insulare, Grecia, coste del-<br />
l'Africa settentrionale ed Asia minore.<br />
Il Cerastium brachypetahim Pers. fi. luridum Boiss., che è<br />
il C. luridum Guss!, Syn., I, p. 510, — C. atticum Boiss. et Heldr.<br />
Diagn., ser. II, n. I. p. 93, dato finora per l'Italia solamente di<br />
Sicilia, trovasi non solo copioso in molti luoghi calcarei ed espo-<br />
sti a me/.zogiorno della nostra provincia, ma dal monte Circello<br />
a Gaeta!, nell'isola di Ischia (Gussonel herb. et En. fl. In., 56),<br />
pei colli di Amalfi e Castellammare (Lacaita, ex Nyman, op.<br />
cit., Suppl. II, p. 63); sicché è assai più diffuso di quanto non<br />
sembri. Secondo il mio modo di vedere è sottospecie piuttosto<br />
geografica, per quanto tra noi viva insieme col tipico C. bra-<br />
chypzialum (Desport) Pers. da cui differisce: caule magis cae-<br />
spitoso, pedunculis breviorihus, /loribus et cìmis confertioribus<br />
ad ramulos abbreviaios, filamenti^ basi tantum 1-2 pilis obsitis;<br />
poiché, mentre nell'Europa settentrionale, centrale ed occidentale<br />
trovasi la specie tipica, nelle parti orientali predomina la forma<br />
C brachypetalam glandulosum K. A questa sono collegati il<br />
C. luriium Guss., il quale può dirsi proprio di Grecia e d'Italia,<br />
ed il C. Roessri Boiss. et Heldr., indicato solo del monte Par-<br />
nasso dal Boissier e testé ritrovato da mio padre al monte Pol-<br />
lini in Calabria (Terracciano N., Fl. Poli., p. 62); che alla loro<br />
volta, insieme col C. tenoreanum Ser. (C. pilosum Ten.), rien-<br />
trano nella stirpe del C. viscosum Linn.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 117<br />
Noto qui l'abbondanza del Cynoglossum Columnae Ten., specie<br />
affatto meridionale e che già avevo ritrovata a Vicovaro, —<br />
del Lotus corniculatiis Linn., var. versicolor A. Terr, (L. ver-<br />
sicolor Ten.), — della Filago germanica Linn., var. spathulata<br />
(= Gnaphalium pyrainidatum Auct. fl. rom.), — e la presenza<br />
della Poa silvicola Guss ! (=<br />
P. attica Boiss. et Heldr.), sinora<br />
indicata di Firenze e del Napoletano, d'Istria e d'Ischia, — della<br />
Calamintha suaveolens Boiss., fi. acinoides A. Terr. Questa<br />
non comparisce nella « Flora italiana del Parlatore, continuata<br />
da T. Carnei », poiché (op. cit, VII, p. 142) il sinonimo Thij-<br />
mics acinoides Ten! {^= Melissa acinoides Nym., Syll., p. 101.<br />
— C. acinoides Nym., Consp. fl. eur., p. 588) non può essere ri-<br />
ferito a Calamintha Acinos Clairv., stando alle descrizioni del<br />
Tenore stesso (Syll., p. 295), del Gussone (PI. rar., p. 241), del<br />
Bertoloni (FI. ital., VI, p. 214), ed agli esemplari autentici dello<br />
scopritore. In fatti è perenne con fusti ascendenti e sutfruti-<br />
colosi, non anwia {C. Acinos), ed ha foglie più brevemente pic-<br />
ciolate, ellittiche od ellittico-lineari, rigide, acute, non ovate o<br />
romboidali, molto dentate (C. Acinos), — verticillastri di 6-9 fio-<br />
ri, approssimati, variamente subsessili, in spighe lasse, non<br />
geminati od a tre (C. Acinos), — calici irsuti, gozzuti ed in-<br />
curvi alla base del gozzo, coi denti quasi eguali fra loro, eretti,<br />
conniventi, lungamente assottigliati all'apice e con base lar-<br />
ghetta, 4 volte più brevi del tubo, non co' labbri 2 volte più<br />
brevi del tubo, il superiore quasi troncato Jiel mezzo e termi-<br />
nato in tre denti, V inferiore in due, tutti sottilissimi (C. Aci-<br />
nos), — corolle grandi, il doppio o più del calice, irsute ester-<br />
namente. Per tali caratteri si accosta alla C suaveolens Boiss.<br />
(Fl. or., IV. p. 582), cui vanno riferiti per sinonimi Acinos acu-<br />
minatus Friv. (Flora, 1835, p. 332), — Melissa suaveolens (Sra.)<br />
Nym. (Suppl., p. 20), — C. patavina Host,, fi. acuminata Griseb.<br />
(Spie, II, p. 123), ed io ve la distinguo sotto fi. acinoides, inclu-<br />
dendovi quindi in parte C. Acinos var. acinoides Are. (Comp. fl.<br />
ital., 542), e C. patavina Ces. Pass. Gib. (Comp. fl. ital., 303, p. p.).<br />
Lungo la strada fra Cineto (m. 521) e Riofreddo (m. 705), at-<br />
traversando il colle di Santa Maria (m. 839) e costeggiando le<br />
alture lungo il Torrente Ferrata (m. 626-752), raccolsi, insieme<br />
con molte delle piante notate con un punto nero ne* due prece-<br />
denti elenchi, le seguenti specie:
118 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Adiantitm Capìllus Veneris L.<br />
Apium nocUflovum B. et H.<br />
Arimi ilalicum Mi 11.<br />
Aiuga Chamaepytis Schreb.<br />
— reptans L.<br />
Alyssiiin calycìnuni L.<br />
Arisarum prohoscidewn Savi.<br />
Calamintha Acin os Cla i r v. , var.<br />
canescens A. Terr,<br />
Catabrosa aquatica P. B.<br />
Chaerophyllani ìiirsutum L.<br />
Conringia orientalis Andrz,<br />
Coronilla Emeroides Boiss.<br />
Cytisus Alschingeri Vis.<br />
Craiaegus monogyìia Jacq.<br />
var. tenuiseda A. Terr.<br />
Crepis bulbosa L.<br />
Castanea satìva Mi 11.<br />
Celtis australis L.<br />
Corylus Avellana L.<br />
Cyclamen repanduyn S. et S.<br />
Laucus platycaì^pos B. et H.<br />
Epilobimn hirsuhim L.<br />
Equisetani Telmateja Ehrh.<br />
— ratnosissimuììi Desf.<br />
Galega officinalis L.<br />
Helleborus foetidus L.<br />
/stìi^w tinctoria L.<br />
Lamium maculat>j,in L.<br />
Lappa maior G.<br />
Lepidiiim Draba L.<br />
Lonicera implexa Ait.<br />
Litìiosperinum purpiireo-coeruleum<br />
L.<br />
Nastiirtiam officinale R. Br.<br />
Osyrìs alba L.<br />
Primula officinali^ Jacq., S. Columnae<br />
(Ten.).<br />
Quercus Cerris h.<br />
Ranunculus lanuginosus L,<br />
— repens L.<br />
Sambucus Ebulus L.<br />
— nigra L.<br />
Salvia glutinosa L.<br />
Spartium junceum L.<br />
Silene italica Pers.<br />
Stachys italica Mill.<br />
Thalicirum aquilegifoUuni L.<br />
T'iissilago Farfara L.<br />
Ulraus caiupestris L.<br />
Uì^tica dioica L.<br />
Veronica Beccabunga L.<br />
— agresti^ L.<br />
F267'a spuria Raf.<br />
E nelle selve di castagno attorno Riofreddo, ancora:<br />
Allium pendulinum Ten.<br />
Alyssum campestre L.<br />
Anem-one apennina L.<br />
Aquilegia vulgaris L., var. t?/-<br />
5Cosa Gouan.<br />
Arabis Turrita L.<br />
Athyrium Filix foemina Rth.<br />
Arthemisia Absintfiium L.<br />
Asperula taurina L.<br />
— camphorata Vili.<br />
Barbarea vulgaris R. Br.<br />
Calepina, Corvini Desv.<br />
Cardamine sylvatica LK.<br />
Ca.ìnpanula Rapunculus L.<br />
Cephalanthera ensifolia Rich.<br />
Cerastium campanulatum Vi v.<br />
— arce use L.<br />
Euphorbia dulcis L.<br />
— amygdaloides L.<br />
— Characias L.<br />
Fragaria vesca L.<br />
Geum urbanum L.<br />
Hieracium inurorum L.<br />
Latìujrus j^ratensis L.<br />
— variegatus Gr. et Godr.<br />
Leucanthemum vulgare L.
Luzula Forsterii DC.<br />
Lychnis Flos- Cuculi L.<br />
Listerà ovata Br.<br />
Melittis MetissophylUtm L.<br />
var. /lo?^e albo.<br />
Neottia Niclus-avis Ridi.<br />
Orchis mascula L.<br />
var. foliis maculatis<br />
immaculatis<br />
— purpurea Huds.<br />
— maculata L.<br />
— provincialis Balb.<br />
Ophrys Bertoloniì Moret.<br />
Paris quadrifolia L.<br />
Petasites o/fi'Jìnalis Mnch.<br />
Polygala nìcaeensis Risso.<br />
— flavescens DC.<br />
Populus tremula L.<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119<br />
et<br />
Palmonaria offlcinalis L.<br />
Plalantliera chloraniha Cust.<br />
Rumex Acetosa L.<br />
Ranunculus velutimcs Ten.<br />
— umbrosus Ten. et Guss.<br />
Sanicic'.a europaea L.<br />
Saxìfraga rotundifolia L.<br />
— bulbifera L.<br />
Sideritis Sicilia Ucr. J3. brutta<br />
(Ten.).<br />
Symphyfum tuberosum L.<br />
Tliymus serpyllum L. var., /atinum<br />
A. Terr.<br />
Trifolium incatmatum L.<br />
Veronica serpyllifolia L.<br />
— Chamaedrys L.<br />
Feoto sylvatica Fr.<br />
— tricolor L.<br />
Il prof. Cuboni fa poscia due comunicazioni 1' uua sopra C/?i caso<br />
die rossore della vite, l'altra sul Black-rot.<br />
Esaurite le comunicazioni, prima di togliere la seduta il Presi-<br />
dente, in ordine alla prossima pubblicazione mensile del Bullettino<br />
della Sociefc'i, raccomanda vivamente ai Soci di consegnare seduta<br />
stante i manoscritti delle loro comunicazioni, o alla piìi lunga nei<br />
due giorni successivi, par evitare che ne venga ritardata la pubblicazione<br />
iino al Bullettino dal mese seguente.<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza dell' 8 novembre 1891.<br />
In assenza del Presidente prof. Arcangeli, il Vicepresidente SoM-<br />
MIER invita r archivista Martklli a render conto dei doni perve-<br />
nuti alla biblioteca della Società, che sono :<br />
Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi dell' HeUcodiceros<br />
muscivorus (L. F.) Engler. Firenze 1891.<br />
Dal dott. C. Acqua : Acqua. Contribuzione alla conoscenza della<br />
cellula vegetale. Genova 1891. — La questione dei « tonoplasti » e<br />
del loro valore. Genova 1891.
120 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />
Dal cap. L. Micheletti : Micheletti. Elenco di Muscinee raccolie in<br />
Toscana. Firenze 1891.<br />
Dal prof. N. Passerini: Passerini e Marchi. Sulla moltiplicazione,<br />
ricolcatura, cimatura e concimazione della Patata. Prima serie di<br />
ricerche eseguite nel 1891. Firenze 1891.<br />
Leggesi il seguente lavoro del prof. Macchiati :<br />
TERZA. CONTRIBUZIONE ALLA. FLORA DEL GESSO. NOTA<br />
DEL DOTT. LUIGI MACCHIATI.<br />
Alle piante che raccolsi il 20 maggio 1888 ed il 5 giugno 1890,<br />
nell'affloraraento selenitico della collina di Ventosa, presso Scan-<br />
diano, che mi offrirono l'opportunità di fare due brevi comuni-<br />
cazioni alla nostra Società botanica, * ora credo utile di aggiun-<br />
gere anche quelle che vi ho raccolte il 15 maggio del corrente<br />
anno. Ma a differenza delle due prime escursioni, nelle quali<br />
esplorai soltanto 1' affioramento selenitico della collina di Ven-<br />
tosa, presso la riva sinistra del fiume Tresinaro, quest'ultima<br />
volta ho spinto le mie indagini anche presso Mattaiano, dalla<br />
parte della riva destra del fiume, e per essere più esatto, vi-<br />
cino al cosi detto bosco del Comune, dove si presenta, in più<br />
punti, un affioramento selenitico in tutto analogo a quello di<br />
Ventosa, del quale probabilmente non è che la continuazione.<br />
Senza enumerare le piante che figurano negli elenchi da me<br />
dati nelle due precedenti note, molte delle quali ricompaiono nel-<br />
l'affioramento di Mattaiano, ricorderò soltanto quelle che vanno<br />
ad arricchire le mie piccole contribuzioni alla flora del gesso.<br />
Le specie da me raccolte, nell'escursione del maggio 1891, sono<br />
le seguenti: nella collina di Ventosa: Myagrum perfoliatum L.,<br />
Diplotaxis muralìs DC, Globularia vulgaris L., Galium verwn<br />
Scop,, Hypérìcum perforatum L., Sherardia arvensis, Geranium<br />
molle L. ; presso Mattaiano: Salvia ]}ratensis L., Matrica-<br />
rìa ChamomUla L., Crepis iaurinensis W., Dipsacus silmstris<br />
Min., Sedum sp.? Rolìinia Pseudo-Acacia L., Ophr^ys arachni-<br />
ies Reichdt., ConvolDulus arvensis L., Broinus erectus Huds.,<br />
* Contribuzione alla flora del gesso. Bull. Soc. Bot. Ital. nel Nuovo<br />
Giorn. Bot. Ital., voi. XX, n. 3, luglio 1888. Seconda contribuzione<br />
alla flora del gesso. 0. e, voi. XXIII, n. 1, gennaio 1891.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE3 121<br />
Hordeum inurinum L., Eqaìsetum arvcnse L. la tutto; altre<br />
18 specie (che aggiunte alle 52 delle precedenti contribuzioni<br />
formano un totale di 70 specie) le quali confrontate colle liste<br />
date dal Contejean, * si trova che sono ripartite come segue :<br />
1. Globularia vulgaris L. . calcicela esclusiva<br />
2. Mijagrum perfoliattiìn L. . calcicola quasi indilTerente<br />
3. Diplotaxis muralis DC. . id.<br />
4. Seduìii sp.? id.<br />
5. Ophrijs arachnites Host. . id.<br />
6. Salvia pratensis L. . . . indifferente<br />
7. MatricatHa Chamomilla L. id.<br />
8. Dlpsacus silvestris Mill. . id.<br />
9. Galium vey-um Scop. . . id.<br />
10. Hijpericum perforatam L. id.<br />
11. Sherardia arveìisis L. . . id.<br />
12. Convolvulas aroensis L. . id.<br />
13. Geranium inolle L. . . . id.<br />
14. Bromus erecius Huds. . . id.<br />
15. Hordeum murinum L. . id.<br />
16. Equisetum arvense L. . . id.<br />
17. Robinia Pseudo-Acacia L. non compresa nelle liste del<br />
Contejean<br />
18. Crepis taurinensis W. . . id.<br />
E riassumendo risulta che il totale delle piante da me rac-<br />
colte nel r affioramento selenitico delle colline di Scandiano é<br />
di 70 specie, le quali stando agli elenchi dati dal Contejean, che<br />
si basa unicamente sulla natura chimica del terreno, verrebbero<br />
ripartite come resulta dal seguente prospetto :<br />
Calcicele esclusive 1<br />
Calcicele meno esclusive 1<br />
Calcicele quasi indifferenti 10<br />
Indifferenti 42<br />
Calcifughe quasi indifferenti 6<br />
Calcifughe esclusive 2<br />
Non comprese nelle liste del Contejean .... 8<br />
' Contejean, Lifluencs da terrain sur la végétation. Paris, 1881.<br />
70
122 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Questa mia nuova contribuzione alla flora del gesso mi con-<br />
ferma nell'opinione che emisi allorché pubblicai le altre due<br />
note e con la quale rifiutai che la flora del gesso, secondo il pa-<br />
rere del Contejean, sia quella del calcare. Io credo che questo<br />
minerale (il gesso) eserciti la sua influenza sulla vegetazione non<br />
soltanto in ragione della sua composizione chimica e mineralo-<br />
gica, ma anche in virtù del suo stato fisico e del suo disgrega-<br />
mento meccanico.<br />
Si dà lettura di una comunicazione del prof. GtOIRAN :<br />
SULLA PRESENZA E DISTRIBUZIONE DI EVONYMUS LA TTi^'OL/^J.S<br />
5C0P. NEL VERONESE. NOTA DI A. GOIRAN.<br />
Questa Ramnacea è certamente una delle specie più rare del<br />
Veronese: di essa non fanno parola, come abitatrice del Monte<br />
Baldo, né Calzolari, né Pona. Lo scrupoloso e diligenlissimo<br />
Seguier non la raccolse nelle sue erborizzazioni sulle prealpi<br />
veronesi ; però nella classica opera Plantae veronenses (III,<br />
pag. 295), scrive di essa: A Borclonio accepi, qui in Albae<br />
moniìs devexltate invenerat. E pare che il Bordoni la racco-<br />
gliesse assieme al Moreni nella selva dei Catazzi presso S. Bartolomeo<br />
Tedesco, come risulterebbe dall'Erbario stesso del Mo-<br />
reni. — Ciro Pollini nel suo Viaggio al Lago di Garda e al<br />
Monte Baldo indica Eoonymus latifoliiis a Malcesine (pag. 16),<br />
alla Seloa di Malcesine (pag. 107), alle falde settentrionali del<br />
M. Baldo verso Tierno, Castione, Brentonico ascendendo per<br />
S. Giacomo, Pozzaferrera fin presso ai Pianeta dai 300 ai<br />
1000 metri (pag. 109) : e nella Flora veronensis (I, pag. 301) lo<br />
segnala ancora nel M. Baldo, in primis circa Malcesine, et la<br />
Corona, ed inoltre in regione Fagi montiam Lessiniam. Però<br />
neir Erbario PoUiniano non esistono esemplari veronesi di que-<br />
sta pianta!<br />
Il celebratissimo prof. Antonio Bertoloni nella classica Flora<br />
Italica non cita alcuna stazione veronese di E. latifolius : i si-<br />
gnori Visiani e Saccat^do nel loro Catalogo (pag. 230) lo indi-<br />
cano nei boschi del Veronese senza designazione di luogo; il<br />
Barone Hausm.ann (Flora von Tyrol, pag. 185) ripete pel Baldo<br />
le identiche stazioni date da Ciro Pollini; ilqW Erbario fore-
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 123<br />
Stale italiano pubblicato dal R. JMinistero di Agricoltura Indu-<br />
stria e Commercio nell'opera Nomi volgari adoperati in Italia a<br />
designare le principali l'ìiante di bosco (Firenze, Barbèra, 1873)<br />
non si trova annotato pel Veronese il nome vernacolo della pianta,<br />
sej4"no che la stessa tornava allora ignota agli ulHciali forestali<br />
incaricati di raccogliere colle piante legnose anche i loro nomi<br />
vernacoli. Noto infine che l'egregio amico e collega prof. An-<br />
tonio Manganotti, ancora oggi interrogato da me, mi dichiarò<br />
di non avere trovato, nelle sue escursioni botaniche attraverso<br />
al Veronese, Eoonijmus latifoliiis.<br />
La quale pianta però é rara bensì, ma ad ogni modo ciois<br />
nostra : là a -5. Bartolomeo Tedesco (m. 918), la stazione di<br />
Bordoni e Moreni, fu raccolta da Àbramo Massalongo!; alla<br />
Corona di M. Baldo, stazione indicata da Ciro Pollini (m. 774),<br />
fra i cedui ne furono rinvenuti alcuni individui dalle guardie<br />
forestali, e l'egregio ed intelligentissimo Ispettore forestale, Vit-<br />
torio Pellegrini, con pazienti ricerche giunse persino a trovare il<br />
nome vernacolo della pianta — Fitsan dalle larghe foglie, Passi<br />
hecclii — quasi a docLimento e testimoaianza della sua antichità<br />
in questa zona.<br />
Sono dunque due stazioni accertate di Evongmus latifoliiis,<br />
alle quali andiamo lieti di aggiungerne due altre. La prima an-<br />
cora nel M. Baldo a nord-ovest della Ferrara nel bosco a si-<br />
nistra del torrentello Pissol andando verso le Giare di Val-<br />
brutta (m. 900 circa) ; e la seconda nei AL Lessini nella Valle<br />
di Squ'iranto lungo la strada che da questa porta a Casale di<br />
sotto, al principio di essa e nei boschi che la fiancheggiano<br />
(m. 400 circa). Scoperta la prima stazione nel mese di agosto 1878,<br />
la seconda nel mese di agosto 1888. Si trova pure in Verona nel<br />
Giai'dino del Conte Giulio Giusti.<br />
Il prof. Caruel legge un suo lavoro intitolato :<br />
DELLE REGIONI BOTANICHE IN ITALIA. NOTA DI T.<br />
CARUEL.<br />
Una scienza tanto più acquista di precisione e progredisce,<br />
quanto meglio definiti e più precisi ne sono proposti i termini<br />
tecnici. La geografia botanica — o per dirla più brevemente —
124 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
la geobotanica abbisogna di una più rigorosa definizione di certi<br />
suoi termini : quello di regione in special modo, adoperatissimo<br />
in sensi molto diversi, e che andrebbe limitato ad uno solo di<br />
quelli.<br />
Nel suo senso più stretto, di area occupata da una data<br />
pianta, converrebbe dismetterne l' uso, essendo già in corso<br />
l'altra parola abilazione equivalente del tutto; laonde meglio<br />
dire abitazione dell'ulivo o del faggio, anziché regione dell'ulivo,<br />
del faggio, ecc.<br />
In altri sensi più lati, converrà distinguere secondo il più o<br />
il meno di larghezza del concetto che si vuol esprimere. Io ri-<br />
tengo che nello stato presente della scienza sia sufficiente la<br />
distinzione in tre gradi di estensione, che potranno essere chia-<br />
mati rispettivamente regione, dominio, zona. Le zone sareb-<br />
bero le notissime tropicale, temperate e fredde; le quali possono<br />
essere qualificate botanicamente. I domini (cosi traduco i Ge-<br />
bieie di Grisebach, i domaines della traduzione francese della<br />
sua opera) sarebbero secondo me le estensioni di paese dove<br />
« le famiglie sono graduate medesimamente per la importanza<br />
numerica, e sono rappresentate dai medesimi geneii dominanti. »<br />
(Car. in Pari. fi. Hai., voi. 6, img. 410). Le regioni infine, se-<br />
condo me, dovrebbero essere le estensioni aventi « sostanzialmente<br />
la medesima flora, cioè le medesime specie in maggio-<br />
ranza distribuite presso a poco in uguale abbondanza d'individui »<br />
(Car., Slat. boi. della Tose, lìag. 104). Si noti che col metodo<br />
proposto le abitazioni, le regioni, i domini e le zone vengono<br />
tutte ad avere caratteri botanici, e non altri.<br />
Le indicate spartizioni botaniche della superficie terrestre, o<br />
altre analoghe, non sono accettate da tutti, voglio dire da co-<br />
loro che non ammettono divisioni nel manto vegetale della terra,<br />
ma ritengono che le varie flore passano gradatamente le une<br />
nelle altre. Io non ho in materia altre osservazioni de visu se<br />
non quelle fatte in Toscana per un ventennio per la compila-<br />
zione del mio Prodromo, riprese poi estendendole a tutta l'Ita-<br />
lia nell'ultimo decennio dappoiché ho impresa la continuazione<br />
della Flora italiana. Dalle prime fui condotto a riconoscere<br />
nella flora toscana 5 regioni : maremmana, campestre, sub-<br />
montana, montana ed alpestre. Dalle seguenti, voglio dire dai<br />
viaggi fatti nell'Alta Italia e soprattutto nelle Alpi, nell'Italia
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 125<br />
Media quasi tutta conforme alla Toscana, e in qualche sito della<br />
Bassa Italia, sono stato portato a riconoscere nella Penisola tutta<br />
e nelle Isole le medesime 5 regioni, con certe necessarie mo-<br />
dificazioni : l'alpestre sviluppatissiina continua nelle Ali)i pro-<br />
prie e non più ristretta ad alcune cime, la submontana estesa<br />
per la valle del Po, ecc. Il massimo divario mi si è presentato<br />
nelle parti più calde della Bassa Italia, occupate non più dalla<br />
regione maremmana, ma da altra digerente, cui si potrebbe<br />
dare intanto il nome di ionia, lasciando alle ricerche dei bota-<br />
nici di quelle parti il saperne meglio dire i caratteri propri<br />
della sua flora.<br />
Dopo le nuove esplorazioni da me fatte, ancora ritengo che<br />
le suddette regioni siano corrispondenti al vero, cioè a dire sufficientemente<br />
distinte per riconoscersi da un occhio pratico. Non<br />
occorre che la distinzione sia assoluta, che non potrebbe essere,<br />
vista la necessità di concedere un certo margine per il tratto<br />
di passaggio da una regione all' altra. Bisogna anche tenere<br />
conto di tutte le circostanze eccezionali che possono disturbare<br />
i caratteri di una regione, a segno da renderla irriconoscibile.<br />
Né darò qualche esempio.<br />
Talora condizioni speciali di clima, od altre ragioni più lon-<br />
tane, fanno comparire in mezzo ad una data regione come isole<br />
occupate da singoli rappresentanti o pure da intere compagnie<br />
di un' altra flora più o meno lontana. Cosi presso Firenze, in<br />
piena regione campestre, esiste in un luogo il Liliimi Martagon<br />
dell'alto Appennino; e presso Lucca, sul confine fra le regioni<br />
maremmana e campestre, stanno al luogo detto Grotta di Poz-<br />
zuolo XAdoxa e la Dentaria bulbifera montanine, e da un'altra<br />
parte stavano pochi anni or sono sui pollini Bientinesi la Cal-<br />
tha palusfris, la Liparis LoeseUi, le Rhyncospora fasca, ed alba,<br />
gli Eriophorum angustifoliam, e laiifoliitm, V Oxijcoccus pa-<br />
lusiris, tutte specie dell'Appennino o delle Alpi, reliquie del-<br />
l' epoca glaciale. Altrove sono pendici scoscese di monti, dalle<br />
quali vengono giù ruzzolando piante delle parti superiori, op-<br />
pure scendono col corso dei torrenti, e si mescolano a quelle<br />
dei luoghi inferiori: fatto questo frequente, e che rinnuovandosi<br />
periodicamente doventa normale.<br />
L'esposizione diretta dei monti alti ai venti marini è un'altra<br />
causa disturbatrice, i cui effetti si possono vedere palesi nelle
126 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Alpi Apuane, per esempio, o presso Napoli sul monte S. Angelo<br />
di Castellammare. La natura diversa del terreno può dare un<br />
carattere specialissimo alla flora; ciò si vede dalla flora dei<br />
gabbri in Toscana; meglio ancora si vede paragonando fra loro<br />
i terreni vulcanici dei dintorni di Napoli con l'isola calcare di<br />
Capri: in questa abbiamo la flora maremmana, con le sue piante<br />
caratteristiche, parecchie delle quali fanno difetto o saranno molto<br />
i-are nei tufi vulcanici e nelle lave napoletane, quali il Linterno,<br />
il Ramerino, il Prasium maius, il Teucrium flavmn ed altre<br />
di cui la mancanza fa senso.<br />
Altro esempio. I caratteri floristici dell'Etna sono tali da fer-<br />
mare alla prima l'attenzione del botanico, talmente sono peculiari.<br />
Nella parte bassa del monte fino al terzo della sua altezza vedonsi<br />
dominare ne' coltivati l'Ulivo, il Fico d'India, il Mandorlo, la Vite;<br />
poi succede per un altro terzo all' incirca un tratto boscoso di<br />
Castagni con Querele ed altre essenze forestali; viene infine<br />
r ultima parte del monte, rivestita inferiormente di cespugli di<br />
Astragalas siculas, con Berberis aetnensis e Ginepro, e nella<br />
parte superiore, poco al di là di 2500 metri, spogliata di qualunque<br />
vegetazione e ridotta assolutamente un deserto. Dunque niente<br />
che, a prima vista almeno, rammenti la distribuzione delle piante<br />
sugli altri monti alti d'Italia; e notevole soprattutto il fatto<br />
che sopra un monte di 3300 metri manchi qualunque traccia<br />
di regione alpestre. Della quale anomalia è però stata data la<br />
spiegazione, a quanto io sappia sin dal 1832, dal Philippi in un<br />
suo lavoro (Ueber die Vegeiailon am Aetna) inserito nella Lin-<br />
naea. Il terreno costituito da lapilli e sabbia vulcanica, conti-<br />
nuamente battuto e smosso da venti impetuosi, l'assoluta sua<br />
siccità, non essendovi nevi perpetue a diminuirla, le frequenti<br />
eruzioni, gi* darebbero ragione in gran parte alla deficienza<br />
di piante alpine. Ma la considerazione che vale per tutte, e da<br />
sé sola costituisce una dimostrazione, si è che l'Etna, essendo<br />
monte dei più giovani sulla terra, formatosi nell' epoca quater-<br />
naria e forse negli ultimi tempi di questa (baldacci, Descri-<br />
zione geologica dell" isola dì Sicilia), non avrebbe potuto for-<br />
nirsi di piante alpestri che dalle Madonie di -Sicilia o dai monti<br />
di Calabria, che essi stessi non ne possedevano, almeno dopo<br />
terminata 1' epoca glaciale.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 127<br />
TI Vicepresidente Sommieu applaudisce alle proposte del prof. Ca-<br />
RiJEL ed esprima il voto che la bramata concordanza nei termini<br />
tecnici, riferentisi alle diverse regioni botaniclie, si realizzi. Il dottor<br />
Tanfani, a proposito delle colonie di piante comparse in luogo<br />
inaspettato, cita come altro esempio il non piccolo numero di piante<br />
meridionali che ricompariscono nella Valle di Susa, lontano dalla loro<br />
abitazione consueta. Sommieh accenna a fatti di trasporto di jiiante<br />
l>er opera dell'uomo e del bestiame, così, per esempio, all'apparizione<br />
del RaìiuncuJus flahellatus nel Mugello, del Leonfodon fascicu-<br />
lafus sul monte Morello, ecc.<br />
Il capitano Micheletti presenta alla Società: saggi teratologici<br />
dello Sjjar tium junceuìii (fasciazione e ramificazione anormale); il ceci-<br />
dio prodotto dal Phytoptus Chondrilìae; un Erineum della Salvia Verhe-<br />
na^a di Firenze ;<br />
VOidiitm erysijiilwides ed il Rhytisma acerinum sull'alce?*<br />
campestre.<br />
Martelli annunzia l'importante risultato dell'ultima sua campagna<br />
micologica a Vallombrosa, nella quale fu assistito dal signor<br />
P. Baroni.<br />
11 prof. Caritè L applaudisce alla ripi'istinazione degli studi mico-<br />
logici in Toscana dopo Micheli. Dice sarebbe cosa interessantissima<br />
trar profitto dai manoscritti e dai disegni del Micheli, riunendoli per<br />
formare un' opera, che riuscirebbe di non dubbio valore arclieolo-<br />
gico e botanico; non vuol tacere che aveva ideato di pubblicare la<br />
flora di Firanze lasciata manoscritta dal Micheli, lo cha permet-<br />
terebbe di fare confronti assai preziosi conia flora d'oggi. Disgraziatamente<br />
le spese della pubblicazione, che avrebbe riempito due<br />
grossissimi volumi in-4°, non permisero di attuare il pensiero. SoM-<br />
MIRR esprime il voto che si cerchi di pubblicare almeno in parte<br />
(come già fece il socio Martelli j^er le Agaricacee), se non per in-<br />
tero, il patrimonio scientifico lasciato dal coscienziosissimo Micheli.<br />
Vien data lettura della comunicazione seguente del prof. Arcangeli<br />
:<br />
SULLA CULTURA DEL CYNOMORIUM COCCINEUM. NOTA<br />
DI G. ARCANGELI.<br />
In seguito a quanto fu comunicato nell'ultima seduta della no-<br />
stra Società dal sig. U. Martelli sul Cfjnoinorìum coccineum,<br />
credo opportuno render conto di quanto fu operato nel nostro<br />
Giardino botanico riguardo a questa pianta singolare, e dei re-<br />
sultati ottenuti.<br />
Nella primavera ultimamente decorsa mi furono favoriti dal
128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
sig. Martelli alcuni saggi vivi di Cynomormm, parte cioè di<br />
quelli a lui inviati dal prof. Gennari di Cagliari. Non avendo<br />
in quel momento il tempo necessario per occuparmi di speciali<br />
ricerche sopra questa pianta, in riguardo all' anatomia, pensai<br />
di valermi dei saggi favoritimi, per tentarne la cultura nel no-<br />
stro Giardino botanico. La prima idea che mi sorse in mente<br />
si fu di far raccogliere lungo la nostra marina od a Livorno<br />
alcune piante di Airlplex laciniata, o di Olitone portalacoi-<br />
des, per sperimentare l'innesto sopra tale specie; ma poi, pen-<br />
.sando alla difficoltà che offre la cultura di queste pianto in<br />
luoghi lontani dal mare, specialmente quando si tenta di tra-<br />
piantarle già adulte, mi rivolsi ad altro espediente più semplice<br />
e più spiccio. Avendo osservato che alcuni degli esemplari fa-<br />
voritimi erano tuttora aderenti alle radici di una pianta di Sa-<br />
lìcornia, insieme alla quale erano stati raccolti e spediti, pensai<br />
di piantare questi in una delle aiuole del nostro Giardino, insieme<br />
alla pianta cui aderivano, e che manifestamente era la loro nu-<br />
trice, procurando di usare tutte le cure, affinchè la pianta nu-<br />
trice fosse posta nelle migliori condizioni per riprendere a ve-<br />
getare insieme al suo parassita. Oltre a ciò alcuni altri saggi<br />
staccati furono collocati nel fondo di una piccola fossetta, scavata<br />
presso il ceppo di un robusto esemplare di Alriplex num-<br />
ìnularia, avente più di 2 anni d' età, in modo che resultassero<br />
quasi a contatto con le sue radici, e furono quindi ricoperti con<br />
terra riempiendo la fossetta, onde si trovassero nelle condizioni<br />
più adatte a conservarsi in vita ed innestarsi alle radici che<br />
presso loro si trovavano.<br />
Il resultato di questi tentativi, che furono fatti all' insaputa<br />
di quanto si operava a Firenze dal Martelli, se in parte fu ne-<br />
gativo, in parte fu ben sodisfacente. Mentre infatti si è riscon-<br />
trato che l'individuo di Salìcornta, piantato come è stato detto<br />
di sopra, nel corso dell'estate è morto, e con esso sono pure<br />
scomparsi i saggi di Cynomorium che ad esso aderivano, i<br />
saggi sotterrati presso le radici dell' Atrtplex nummularia<br />
hanno determinato in questa pianta lo sviluppo del parassita,<br />
come si rileva dal fatto, che alla superficie del terreno già si<br />
vedono sporgere 13 bellissime gemme di bel color rosso intenso,<br />
che si preparano per la prossima primavera.<br />
Il resultato adunque ottenuto a Pisa è in pienissimo accordo
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 129<br />
con quanto fu osservato a Firenze. Resta adesso a vedere se lo<br />
sviluppo cosi bene incominciato giungerà a buon esito, ed a sa-<br />
persi come avvenga questo innesto del parassita sulla matrice,<br />
ciò che sarà messo in chiaro dalle ulteriori ricerche. Ci basti<br />
intanto l' aver buone ragioni per sperare, che la cultura del<br />
Cijnomorium, coccineum di ditHcile, incerta e fallace, si sia ridotta<br />
ben facile, specialmente per quelle località nelle quali YAtriplex<br />
nummularia può coltivarsi in piena aria, e fra le quali sem-<br />
bra potersi pure ascrivere il nostro Giardino botanico, ove questa<br />
pianta resiste già da alcuni anni all' aria aperta senza alcun ri-<br />
paro. Siccome poi, come è ben noto, il Cynomoriam si adatta<br />
a vivere sopra molte piante fruticose, suffruticose ed anche an-<br />
nue, e persino sopra piante nostrali comuni, come il Lentisco ed<br />
il Mirto secondo quanto asserisce il Micheli, sarebbe pure interes-<br />
sante di tentarne l'innesto sopra questi frutici e sopra altri an-<br />
cora, a meglio indagare fin dove si spinga l'adattabilità di questo<br />
parassita, e per riconoscere se vi sia qualche specie che ^meglio<br />
ancora dell' Atriplex niunmularia si presti alla sua cultura.<br />
Il socio Martelli è dispiacente di dire che il Cynomorium del-<br />
l'Orto botanico di Firenze, non progredisce. Per tentare di conservarlo<br />
fu con V Atriplex trapiantato in vaso e portato in serra. Non<br />
nutrisce più circa al modo di innesto le incertezze cui allude il<br />
prof. Arcangeli. Esprime l' idea che la riproduzione per semi debba<br />
esser dithcile. Il Socio Tanfani non concepisce perchè il Cynomoriumnon<br />
debba riprodursi anche da semi se i semi abboniscono. L'insuccesso<br />
delle esperienze di Teysmann sulle Raiìlesiacee, e di Weddell<br />
sul Cynomorium non gli sembra prova perentoria. Cita esempi di<br />
piante nelle quali si ha con eguale facilità la riproduzione agamica<br />
e la sessuale. Preferirebbe alle asserzioni a priori, fatti desunti da<br />
esperimenti rigorosi, ed esorta Martelli a volerne intraprendere, prima<br />
di dichiarare che il Cynomorium difficilmente si riproduca per seme.<br />
In ultimo il Socio Bargagli presenta la seguente nota :<br />
DATI CRONOLOGICI SULLA DIFFUSIONE DELLA GALIN-<br />
SOGA PARVIFLORA RUIZ. E PAV. IN ITALIA. PER<br />
P. BARGAGLI.<br />
Nel luglio del 1891 avendo io avuto occasione di trovare nei<br />
dintorni di Levico in Val Sugana ed in copia grandissima la<br />
QaUnsoga parvi/lora, della quale altre volte é già stato par-<br />
Bull. della Soc. bot. ital.
130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
lato nel « Bullettino della Società Botanica Italiana, » credei non<br />
privo di interesse il rintracciare la comparsa di questa pianta<br />
in Europa e particolarmente in Italia e seguirne il modo di dif-<br />
fusione.<br />
De Candolle nel Prodromus, voi. V, pubblicato nel 1836, la<br />
indica come indigena del Perù, del Chili, della Nuova Granata<br />
e del Messico; e poi soggiunge: « et nunc circa Erlang, etc, se-<br />
« minibus ex hort. bot. egressis quasi spontanea. »<br />
Il Bertoloni nella Flora italica, voi. IX, 1853, afferma di averla<br />
ricevuta dai dintorni di Bassano e dalla vai Sugana inferiore,<br />
dove infesta i campi.<br />
Più precisi punti di partenza li dà l'Ambrosi nella i^tora del<br />
Tiralo meridionale, edita nel 1857, ove dice che questa pianta<br />
fu introdotta in Europa dopo il 1800, e trovasi ora nella Prus-<br />
sia, nella Lituania, nella Sassonia, lungo il Reno, in Savoia; nel<br />
1820 il sacerdote Paterno di Telve la coltivava nel proprio giar-<br />
dino da dove si sparse nei luoghi circostanti; ed all'epoca della<br />
pubblicazione di questa Flora, nel 1857, tale specie si trovava a<br />
Borgo di Telve, a Grigno, a Castelnuovo ed a Tezze.<br />
È inesatta l'affermazione dei sigg. Cesati, Passerini e Gibellì<br />
nel Compendio della Flora Italiana dove, dopo aver detto che la<br />
Galinsoga è di origine peruviana, si asserisce che « ora è insel-<br />
vatichita da tempo per tutta V Italia. » Le Flore ed i botanici<br />
della Italia meridionale e centrale non parlano, a quanto io sap-<br />
pia, della presenza di tal pianta nelle loro regioni.<br />
Nella Flora Italiana del prof. Arcangeli è indicata come « in-<br />
selvatichita in Valle Intrasca: »<br />
Ulteriori e più recenti notizie ce ne vennero fornite nelle nostre<br />
adunanze dai soci Micheletti, Goiran ed altri. Infatti nella se-<br />
duta del 9 dicembre 1888 il prof. Goiran citava questa Asteracea<br />
come da lui trovata a Riva sul Lago di Garda, copiosissima a<br />
Trento, nel Vicentino, nel Bassanese, a Venezia, al Lido, ecc.<br />
e da alcuni anni nel Veronese in Campo Marzo, lungo l'Adige,<br />
ed anche in una ortaglia nella città di Verona. In seguito a tal<br />
nota il socio Micheletti comunicava di aver ricevuto molti esem-<br />
plari della Galinsoga da Milano; e lo stesso prof. Goiran nel-<br />
r adunanza del 9 febbraio 1890 (Bullettino della Società Bota-<br />
nica Italiana, 1890, pag. 296) ci faceva noto che il prof. Pirotta<br />
ricordò la Galinsoga parDi/lo)''a ivà ]e moUe \)'mnte esotiche ac-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 131<br />
climate nella pianura lombarda, qualificandola come vera peste<br />
dei prati umidi. La comparsa di tale specie nella provincia di<br />
Bergamo è pure segnalata nella stessa circostanza dal profes-<br />
sore Goiran.<br />
Il distinto botanico dott. Damiano Graziadei di Caldonazzo,<br />
presso Levico, nel darmi notizie della rapidità con cui si pro-<br />
paga questa specie, e nel citarmi i dati della Flora dell'Ambrosi,<br />
mi affermava che due anni fa fu constatata la presenza della<br />
Galinsoga a Rovereto e ad Innsbruck.<br />
Da me, come ho già accennato, fu trovata comuni ssima nel-<br />
l'alta vai Sugana, a Levico, a Caldonazzo, a Pergine, in piena<br />
fioritura nel luglio, ed in frutto verso la fine dello stesso mese,<br />
I coltivatori di quei luoghi la chiamano Martorella, forse per<br />
una certa rassomiglianza nel portamento colla Mercurialis<br />
annua L. che in alcuni luoghi ha anche il nome di Mercorella<br />
o Marcorella. La ritengono però come pianta infesta perchè il<br />
bestiame non la mangia che mal volentieri, e perché malaugu-<br />
ratamente diviene abbondantissima nei prati ove tende a sosti-<br />
tuirsi alle piante foraggere.<br />
Esaurite cosi le comunicazioni la seduta è tolta.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 19 novembre 1891.<br />
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Ivrucla, Terac-<br />
«iano e Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio<br />
Terracciano il quale, oltre alla presenza del Juncus tennis in Italia,<br />
di cui scrisse il Goiran, accenna alle differenze tra il J. Fontanesii<br />
Gay. ed il J. striatus Schousb. che sono due specie distinte, ed alla<br />
presenza della Luzula glabrata Desv. nuova quindi per la nostra<br />
flora. Ricorda anche un gran numero di forme che studiando le<br />
Giuncacee dell'Erbario romano è venuto esaminando.
132 ADUNANZA. DELLA SEDE DI EOMA<br />
Presenta poi un lavoro sopra:<br />
LE SASSIFRAGHE DEL MONTENEGRO RACCOLTE DAL<br />
DOTT. A. BALDACCL PRIMA NOTA DEL DOTT. A. TER-<br />
RACCIANO.<br />
I.<br />
Le specie sino allo scorso anno conosciute e riportate dal<br />
Nyman per questa piccola ma importante re^'ione, erano undici:<br />
S. Aizoon Jacq., crustata Vest., Rocheliana Sternbg. var. co-<br />
rìopfiylla Engl., porophi/lla Bert. var. Friderici Augusti EngL,<br />
glabella Bert., scarclica Griseb,, exarata Vili., tulhifera Linn.,.<br />
rotundìfolia Limi., olympica Boiss. *<br />
Per quanto anche mio scopo sia di occuparmi e donde il<br />
Nyman abbia attinti tali dati e quanto vi abbiano contribuito<br />
di recente gli studii del Pantocseck ^ e Szyszylowicz -, ora dirò<br />
solo dell'assai largo contributo, che vi ha teste porto il dottor<br />
Antonio Baldacci. Il quale, da più tempo studiando la flora del<br />
Montenegro, ha sui primi di quest'anno pubblicato un elenca<br />
di nove Sassifraghe \ delle quali sei da aggiungersi alle già ri-<br />
cordate: S. Sprimeri Boiss., aizoides Linn., prenja G. Beck,<br />
moschata Wulf. (S. caespitosa Scop. var. compacta Wulf.), adenophora<br />
Koch, FaccMnii Koch, raccolte nel 1889 e 1890. Ed<br />
insieme con queste altre cinque in più ne ha portate dal suo<br />
ultimo viaggio: S. Boryì Boiss. var. subuniflora A. Terr., cerna-<br />
gorica A. Terr., opposìtifolia Linn. fi. merìdionalis A. Terr.»<br />
cyìnosa Wild. J3, Baldaccii A. Terr., taygetea B. H. var. omcro-<br />
petala A. Terr.; delle quali, con alcune delle precedenti già da<br />
1 C. Nyman, Consiì.fl. eur., p. 267-275, et Supplem., Il, p. lBO-133.<br />
* J. Pantocseck, Adnotationes ad floram et faunam Hercegovinacy<br />
Cernagarae et Dalmatiae, p. 88-84.<br />
* J. Szyszylowicz et G. Bbck, Plantae a Dott. Szyszylowicz in<br />
itinere per Cernagoram et in Albania adiacente^ anno 1886, lectae<br />
p. 85-86.<br />
* A. Baldacci, Nel Montenegro, una, parte delle mie raccolte, ia<br />
Malpighia, anno V, fase. I-II, p. 70.
ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 133<br />
lui stesso mandate per esame al nostro Museo botanico, terrò in-<br />
tanto, qui sotto, parola.<br />
1. S. BoRYi Boiss. (Diagn. pi. nov. or., Ser. 2, II, pag. 65).<br />
var. sui) unì fior a A. Terr. : foliis dimiautis, laevibus, obtu-<br />
sis, caule unifloro, tenuissimo.<br />
Hab. In rupesfribus summi jugi mentis Veliki Maglie (m. 2150),<br />
2 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 40).<br />
Obs. Ad S. marginalam Ten.! (non Sternbg.) migrat, quae<br />
hactenus per montes circa Neapolim (Sanf Angelo di Castellam-<br />
mare) et campanos (monte Matese, etc.) et praetutianos, nec<br />
non per calabros (?) inventa tantum fuit. Judicio meo sub S. mar-<br />
ginata Sternbg., cuius a. est S. Tenorii A. Terr. (= S. 'margi-<br />
nata Ten.!), et J3, S. Spruneri (= S. Sjjruneri Boiss., op. cit.,<br />
Ser. 1, in, pag. 18), prò y. Borì/i amplectenda videtur. S. Siìru-<br />
neri a S. marginata typica caudiculis columnaribus, floribus<br />
minoribus, foliis parvis, subtus carinatis, margine et pagina su-<br />
periore ciliatis differt; S. Boryì a proxima S. Siìruneri foliis<br />
paullo maioribus, glabris, caule brevi, superne paucifloro, capsula<br />
longe bicorni. S. Rocliellana valde S. Boryì proxima, caudiculos<br />
praebet nudos v. breviter coluranares, et calycis lacinias obtusas;<br />
specimina cernagorica, e rupestribus per totum montem Kom<br />
Kucki et Vasojevicki (Collect. Baldacci, n. 154, augusto 1891),<br />
pedicellis sunt calyci aequalibus v. minoribus, capsulis distincte<br />
bicornibus, ita ut facillime ad S. Spruneri transeant.<br />
Qua de re :<br />
S. CARPATHiCA A. Terr.<br />
a.. Rochelìana (= S. Rocìieliana Sternbg., Engl., Monogr.<br />
Saxifr., 261).<br />
a. normalis: Banat., Transs., Serbia.<br />
b. coriophylla Engl. (= S. coriophylla Griseb.): Dalm.,<br />
Croat., Bosn., Alban., Monten.<br />
J3. marginata {= S. marginata Sternbg., Engl., op. cit,<br />
262).<br />
a. Tenorii (= S. marginata Ten.I): Italia.<br />
b. Spruneri (= S. Spruneri Boiss.) : Monten., Graecia,<br />
Thessalia.<br />
e. Boryi (= S. Boryi Boiss.) : Graecia (Taygetus).<br />
var. subuni/lora A. Terr.: Monten.
134 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
2. S. CERNAGORICA A. Terr.<br />
S. foliis spathulato-lingulatis, obtusis, racemo spiciformi, apice-<br />
vix incurvo, floribus intense roseis, maioribus, basi fere uni-<br />
lateralibus, superne dense appro- xiraatis, bracteis purpura-<br />
scentibus, pedicelliscalyce 2-3-plo longioribus, seminibus ovato<br />
V. elliptico-costatis, subtriquetris, utrimque acutis, una<br />
latere cannato, facie opposita subrotunda, longe papillosa,<br />
papillis teretibus.<br />
var. alpina A. Terr.: pianta diminuta, racemo tenui, foliis basi<br />
rosulatis, nunc lanceolatis, longiusculis, acutis, glabris, viri-<br />
dibus, mucronatis, nunc minoribus, glaucis, qua de re fere<br />
pulvinaris.<br />
Hab. In summo jugo mentis Zijovo et per viam ad Kosticara,.<br />
districtu Kuci, 29-31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 42), — et var.<br />
in fìssuris rupium ad jugum Maglie prope Kostica et in monte<br />
Zijovo, 29-31 julio et augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 41).<br />
Obs. Seminum papillis longioribus a S. porop?iylla Bertol. (ia<br />
Desv., Journ. bot, IV, pag. 76, et Amoen. ital., pag. 98 et 360)^<br />
recedit, quae vero sat a proxima S. media Gouan (III, pag. 27),.<br />
seminibus ovato-triquetris, rugosis praedita, distat. Tamen, con-<br />
stituta stirpe Guani A. Terr., S. media Gou. racemos praebet<br />
ovatos, pedunculos bracteolatos et bractea longiores, calycis la-<br />
cinias acutiusculas, semina ovato-triquetra, rugosa; S. poro-<br />
phylla Bertol. racemos spiciformes, simplices, pedicellos bractea<br />
breviores, calycis lacinias ovato-obtusas, semina papillosa. Sub<br />
hac vero, quae corollarum laciniis est calyce campanulato 5-fido<br />
brevioribus, S. Friderici Augusti Bias. (Viagg. dalm., pag. 199)<br />
et S. cernagorica A. Terr. cum varietatibus thessalica A. Terr.<br />
(floribus maioribus, intensius purpureis, racemo fructifero elon-<br />
gato, 6-7 poUicari), et alpina A. Terr., amplectendae sunt. Ita ut:<br />
S. GouANi A. Terr.<br />
a. media (= S. media Gouan., Engler, op. cit, pag. 256):<br />
Pyren. alp. et subalp.<br />
fi. porophìjlla (= S. porophylla Bertol.).<br />
a. normalis : Italia media.<br />
b. Friderici Augusti (= S. Friderici Augusti Bias.,<br />
S. porophylla Boiss., FI. or., II, pag. 802, p. parte) :<br />
Dalm., Monten., Alban., Bosu., Serb., Thrac, Maced.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 135<br />
c. cernagotHca A. Terr., {S. media var. Siblhorpiana<br />
Griseb., Spie, I, pag. 331, — S. porophijlla Boiss,,<br />
1. e, p. p. — S. media FI. graec.) : Monten, alp.,<br />
Graecia.<br />
var. ihessalica {= S. thessalica Schot., Aiinal.<br />
bot., p. 26, — S. ohjmpica Sibth., FI. gr., te-<br />
ste Engler.,): Olymp., Thessal., Euboea.<br />
var. alpina A. Terr.: Monten.<br />
3. S. CYMOSA W. et K. (PI. rar. hung., I. pag. 91).<br />
? Baldaccii a. Terr.<br />
S. caespitosa, subglabra, v. foliis margine tantum leviter glan-<br />
duloso-ciliatis, et caule apice inter flores glanduloso-hirto,<br />
foliis intense vidiribus, minoribus, basi et dorso eleva-<br />
tim nervosis, apice cuneato 3-fidis, laciniis obtusis, floribus<br />
etiam minoribus, cymosis v. subcorymbosis, pedicellis lon-<br />
gioribus,<br />
Hab. In rupestribus montis Kom Kucki et Vasojevicki (m. 2440),<br />
augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 57).<br />
Obs. Exacte S. cymosae synonima iS^. Aìlionii Baumg., En.<br />
stirp. Transs., I, pag. 378, S. caespitosa Wùlf., in Jacq., Coli., I,<br />
pag. 290, exl. syn., S. heterophylla Sternbg., Rev., pag. 50, con-<br />
veniunt, quum a S. pedemontana AH. (FI. ped., n. 1540) egregie<br />
foliis elevatim 5-7 nerviis (non 14-16 nerviis), calycis laciniis<br />
linearibus, obtusis (non angustioribus) differat. Attamen utrae-<br />
que sejungendae haud mihi videntur, et sub una stirpe, sic<br />
constituta, amplector :<br />
S. ALLroNii A. Terr.<br />
.1. pedemontana (= S. pedemontana Ali., Engler., op.<br />
cit., pag. 162).<br />
a. normalis: Alpes Pedem., Helvet. mer., et maritimas.<br />
b. cervicornis (= S. cervìcornis Viv., Prodr. fl. Cors.<br />
app., pag. 2, et app. alt., pag. 7, Barbey, Fl. Sard.<br />
comp., pag. 226, — S. pedemontana var. ìninor Mot.,<br />
Fl. Sard., II, pag. 148): Corsica, Sardinia.<br />
^. cymosa {= S. cymosa W. et K,).<br />
a. normalis : Banat., Transs., Thrac, Maced., Alpes<br />
Hungariae.<br />
b. Baldaccii A. Terr.: Monten.
136 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
4. S. Taygetea Boiss. et. Heldr. (Diagn. pi. nov. or., ser. 1, X, p. 19).<br />
Tar. tnicropetala A. Terr. : rhizomate longe repente, cre-<br />
bre fibrinoso, caule gracili, elato, superne in paniculam<br />
piloso-glandulosam fere contractam abeunte, floribus mino-<br />
ribus, petalis obovatis, obtusis, in unguem brevem con-<br />
tractis, albis ac intense et crebre ad medium purpureo-<br />
maculatis.<br />
Hab. In alpiiiis, ad nives deliquescentes sub monte Gradiste,<br />
20 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 158).<br />
Obs. Haud recte clariss. Engler (op. cit., pag. 112-117) S. tayge-<br />
team])ro S. rotandìfoliae Liim. varietate habuit, quamquam haec<br />
sit typus polymorphus. Quum folla mire ludant, ita ut a forma<br />
vulgarì Engl., varietates lieucherifolia Engl. (:= S. heucheri-<br />
folia Griseb., in Wiegm., Arch., 18^, Schot., Anal., pag. 28) et<br />
fontìcola Engl. (= S. fonticola Kerner, in Oesterr. bot. zeit-<br />
schr., Xn, pag. 90) facillime distingui possimus, tamen formae<br />
raeridionales ad ^. repandam {= S, reponda Willd., in<br />
Sternbg., Rev., pag. 17) referendae sunt, quae S. rotundifo-<br />
liae typicae per var. glandalosam Engl. (= S. glandiUosam<br />
Griseb., Spie. fl. rumel., I, pag. 336) accedit. In S. repanda sqraina<br />
sunt grosse tuberculata et capsulae rostris erectis, dum<br />
in S. rotundifolia semina seriatim minute tuberculata et capsulae<br />
rostris divergentibus, qua de re S. olympica Boiss. (Diagn. pi.<br />
or., Ser. 1, III, pag. 19) capsularum rostris subhorinzontalibus et<br />
seminibus tuberculato punctatis, et S. taygetea Boiss. et Heldr.<br />
seminibus angulato-costatis, subspeciem omnino alpinam orien-<br />
talem constituunt, quae per var. micropetalani k. Terr, ad var.<br />
glandalosam migrat.<br />
Qua de re proponendum mihi videtur :<br />
5. ROTUNDIFOLIA (Linu.) Eiiglcr, op. cit, pag. 112.<br />
a. vulgaris Engler.: Europ, occ. (Italia, Pyren.,Hisp., Gali.,<br />
Belg., Carpath., et huc illuc, sed haud exacte loca<br />
natalia recordare possum).<br />
var. JieucJierifolia Engl.: Transs., Valach., Banat.<br />
» subv. lasiophylla (= S. lasiophylla Sch. Nym.<br />
Ky.): Transs.<br />
» » angulosa (= S. angulosa: Sch. Nym. Ky.):<br />
Transs.<br />
> » fonticola Engl.: Hungh.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 137<br />
fi. repanda (= S. repanda Willd.): Sicilia, Ital. merid.,<br />
Graecia in reg. subalp. et alp.<br />
y. hellenica A. Terr.<br />
var. glandiilosa Engl.: Ital. med., Istr., Croat.,<br />
Rumel., Banat.<br />
a. vulgaris (— S. chrysosplenifoUa Boiss., Dign. pi. or.,<br />
Ser. 1, HI, pag. 20) : Graecia reg. iiif. et mont.<br />
b. alpina A. Terr.<br />
var. olympica (= S. olympìca Boiss.): Olymp., Alban.,<br />
Maced.<br />
» taygetea (= S. taygetea B. et H.) : Parnass. et<br />
Taygetes.<br />
subv. micropetala A. Terr.: Monteii.<br />
5. S. OPPOSITIFOLIA Linn. (Sp. pi., I, pag. 402, II, pag. 575).<br />
fi. MERiDioNALis A. Terr.<br />
S. foliis obovatis, latiusculis, incrassatis, a medio ad apicem<br />
pilis rigidis, albis ciliatis, a medio ad basim pilis subtilibus<br />
longioribusque arachnoideo-ciliatis, caudiculorum iiiterno-<br />
diis inferioribus longioribus, glabris, superioribus, floriferis<br />
vero, rainoribus vel toto v. uno la- tere albo-pilosis, flori-<br />
bus mediocribus, capsula ovata, longe bicorni.<br />
Hab. In rupestribus summi jugi Sljeme (montis Durmitor)<br />
ad 2600 m., 1 angusto 1890, — et in monte Kora Vasojevicki,<br />
rara, 8 augusto 1891 (CoUect. Baldacci, n. 155).<br />
Obs. Subspecies, per Apeaninos italicos obvia, certe in Hispa-<br />
nia, Lusitania et Gallia meridionali provenit; S. Mflorae Ali.,<br />
qiiae Delph., Pedem., Helv., Styr., Carinth., Salisb., Lomb., Tyrol.,<br />
Banat., iiicolit, notis indicatis certe migrat, S. opposUìfolia ty-<br />
pica a Rossia arctica, per Spitzb., et aliis insulis arcticis, Island.,<br />
Lapp., Suec. bor., Norv., Scot., Angl. etiam bor., Hibern. bor.,<br />
Pyrenaeos montes et Alpes attingit; specimina per Sudetos, Carpathos<br />
et Transilvaniam v. sub hoc nomine v. nomine S. KocMì<br />
et S. macropstalae Kern. lecta, ad fi. ineridionalem prò va-<br />
rietate referenda sunt. S. Kochii Horn. (in Flora, 1835, pag. 463),<br />
per Helvetiam solum vulgata, hybrida est inter ^S". oppositifoliam.<br />
et hìflorain; S. Riiiolphiana Hornsch. (in litt. Koch., Syn.,<br />
pag. 232) est var. aliena speciei linnaeanae.<br />
Hac de caussa:
138 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
5. opposiTiFOLiA Linn.<br />
a. normalis: Europ. arctica, alpes, Pyren., rara.<br />
var. Rudolphiana Engl. (op. cit., pag. 278) : Styria^<br />
Carinthia, Salisburia» Transsilvania.<br />
J3. Tnerìdìoìialis A. Terr.<br />
a. apennina A. Terr.: Hisp., Gali., Italia.<br />
b. orìentalis A. Terr.: Sadet., Carpath., Transs., Monten.<br />
6. S. GLABELLA Bert. (Virid. bon. reg., 1824, pag. 8).<br />
var. montenegrino^ A. Terr.: caulibus erectis, valde ra-<br />
mosis, ramis tenuibus, parce foliatis, floribus luteolis, par-<br />
vis, ad ramulorum apicem 1-3 v. ultra subcorymbosis, pe-<br />
dicellis calyce saepe brevioribus.<br />
var. alpina A. Terr. : caudiculis imraerosis, caespitosis, dense<br />
in apice foliatis, foliis integris, obtusis, floriferis erectis^<br />
gracilibus, simplicibus v. parce ramosis, distiche-foliosis,<br />
floribus ad apice 1-4-5 glomeratis v. subcorymbosis, prò<br />
forma magnis, petalis obovatis, fere emarginatis, exacte<br />
trinervibus.<br />
Hab. Species ad nives in promontoriis montis Gradiste, dis-<br />
trictu Kolasin (m. 2200), 20 augusto 1891; — var. a, inglareosis<br />
prope nives deliquescentes ad Kaheni Kostica districtu Kuci,<br />
31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 39);— var. b, in rupestri-<br />
bus summo jugo Sljeme ra. Durmitor (m. 2500), augusto 1890.<br />
Quindi il prof. Pirotta fa una comunicazione Sopra un carattere<br />
delle Gelsominee, a proposito del testé pubblicato volume XI della-<br />
Histoire des plantes del Baillon. Rileva che il Baillon stesso a pag. 241<br />
del citato volume, esponendo i caratteri della sesta serie delle sue<br />
Oleacee comprendente le Gelsominee, scrive: embryon dépourvud^albumen<br />
. . . . cotylédons charnus plan-convexes, e più oltre, a pag. 252,<br />
a proposito di Jasminum : Semen exalbuminosum. Egli ricorda come<br />
nel 1887 pubblicasse una nota {Malpighia, I, pag. 427), che restò<br />
completamente sconosciuta al Baillon, colla quale egli dimostrava<br />
la presenza dell' endosperma in tutte le Gelsominee da lui potuto<br />
studiare, ed aggiunge che, trattandosi di un' opera nota a tutti, con-<br />
viene correggere le inesattezze che vi sono contenute. La forma dei<br />
cotiledoni è in rapporto con la presenza, la mancanza e la quantità<br />
dell'endosperma nel seme. Ora nei Gelsomini, ad es,, abbiamo<br />
sempre endosperma, ma poco quando i cotiledoni sono tubercolosi,<br />
molto quando sono fogliacei. Nelle Menodora, nelle Linociera V al-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 13^<br />
bume è abbondante. Il carattere tolto dall'albume non ha dunque<br />
nessun valore tassonomico per distinguere le Oleacee dalle Jasmi-<br />
nee, tanto più che il Pirotta stesso dimostrava in altro lavoro (Sulla<br />
struttura del seme delle Oleacee, Ann. Ist. Bot. Roma, I, pag. 32. 1884)<br />
esservi delle Oleacee (Fontanesia, Forsythia), nelle quali l'endosperma<br />
è più ridotto cbe in certi Gelsomini. E inesatto dunque anche<br />
quanto al riguardo scrive il Di'ude (System, u. geograph. Anornung<br />
d. Phaneroganien [18S7J, pag. 376), che, separando le Oleacee<br />
dalle Gelsominacee, assegna alle prime: seme con ricco endosperma^<br />
alle seconde : seme quasi senza endosperma a maturazione.<br />
Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta.<br />
Adunanza del 3 decembre 1891.<br />
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini,<br />
Terracciano, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente invita i<br />
soci presenti a procedere alla elezione del Seggio direttivo della<br />
sede per l'anno 1891-92. Fatta la votazione nel modo prescritto<br />
dall' art. 4 del Regolamento risultano confermati in carica i membri<br />
del Seggio scaduto, cioè: prof. Pirotta, presidente, prof. Cuboni,<br />
vicepresidente, dott. Avetta, segretario economo. Il prof. Pirotta<br />
ringrazia anche a nome degli altri membri riconfermati e dà quindi<br />
la parola al Socio dott. Terracciano il quale presenta la seguente :<br />
TERZA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER<br />
IL DOTT. A. TERRACCIANO.<br />
IV.<br />
Monte Pellecchia.<br />
Se non difficile, molto lunga è la gita al monte Pellecchia^<br />
alto m. 1368, epperciò da considerarsi il più alto del gruppo^<br />
onde finora ci siamo venuti occupando. Io, per la via carroz-<br />
zabile che costeggia il torrente Licenza a sinistra ed a destra<br />
le pendici del monte Fogliettoso e di Roccagiovine, mi vi re-<br />
cai il 27 luglio del 1890; né l'ascesa fu faticosa, poiché, la-
140 ADUNANZA DELLA SBDK DI EOMA<br />
sciata la rotabile sotto il paese Licenza (m. 478) e presa la mu-<br />
lattiera di Ci vitella (m. 569) fino presso al mulino della Posta<br />
(m. 644), in dolce declivio percorsi tutta la valle del torrente<br />
Castiglione, fra la R. Costa Vena Lunga ed i fianchi N. 0. del<br />
Pellecchia, sino al Pozzo della neve (m. 1067).<br />
Per il sole, che batte entro questa gola abbastanza ristretta,<br />
io trovai la vegetazione tanto innanzi, da non poter raccogliere<br />
che poche piante in buono stato. Tali, fra le più degne di nota:<br />
Dianihus longioaulisTcn.ì var.<br />
ininoì" Ten.!<br />
Linum viscosum L.<br />
Astragalus rnonspessulanus L.<br />
Potentina DethomasH Ten.<br />
Asperula aristata L.<br />
Pimpinella Tìmgium L.<br />
Xeranthemum cylindraceum<br />
S. Sm.<br />
Leucanthemum vulgare Lam.<br />
var. pilosum A. Terr.<br />
Lactuca viminea Link.<br />
Gnaplialium sylvaticum L.<br />
Crepis neglecta L. var. cernua<br />
(Ten.).<br />
Campanula foliosa Ten.<br />
— glomerata L.<br />
Digitalis lutea L. var. micrantha<br />
(Guss.).<br />
Aniirrhinum Orontium L. var.<br />
elegans (Ten.).<br />
Hyssopus officinali^ L.<br />
Allium dipani. Raf.<br />
Il Dianthus longicaulis Ten.! trovasi nella flora romana, a<br />
Terracina, al Circello, a* monti Lepini, a Corneto (secondo gli<br />
essiccati del nostro erbario generale), ed è descritto dal Mauri<br />
(Cent., XIII, p. 21) e dal Sanguinetti (FI. rom. prodr., II, p. 334)<br />
col nome di D. caryophyllus ; la varietà invece a monte Gen-<br />
naro, a'monti Simbruini qui e là, al Pellecchia, dove dapper-<br />
tutto r ho io raccolta e donde passa al vicino Abruzzo. Se-<br />
condo il Kerner ed il Nyman (Consp. fl. europ., Suppl. II, p. 60),<br />
a tale var. minor Ten. corrisponderebbe il D. nodosus Tsch.<br />
e D. caryophylloides Rchb. p. p., di Illiria e Croazia; sicché, ag-<br />
giuntavi per la Francia meridionale-orientale la var. collìvagus<br />
{= D. collivagus Jord. apud Bill., exs. 2631 ! — D. ScJieuch-<br />
zeri Jord., Pug., non Rchb., fide Nyman, Consp., p. 105j, la<br />
specie tipica tenoreana sarebbe propria all'Italia media e me-<br />
ridionale , mentre le due varietà la congiungerebbero al B.<br />
viultinervis Vis. di Dalmazia ed al D. siculus Pr. di Cor-<br />
sica e Sicilia. I quali alla loro volta, studiati di confronto con<br />
essiccati del Puy de France e di Montpellier e di Calabria e di<br />
Basilicata col nome di D. longicaulis Ten., presentano caratteri
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 141<br />
comuni tali, da non reggere ad una critica molto accurata.<br />
D'altra parte l'esame stesso del D. caryophyllas Limi, porte-<br />
rebbe alla conclusione, che sotto questo nome appunto, inteso<br />
come determinante una stirpe, quali sottospecie geografiche più<br />
che morfologiche vadano D. longicaulis con B. sìculus e multinerois,<br />
D. Arrostii Pr., D. Boissieri Wk.<br />
La saltuaria ubica/ione delle Potentina Deihomasii Ten. at-<br />
traverso r Italia, ne' pressi di Roma ed in Abruzzo e nella Ba-<br />
silicata ed a Palermo, mi induce a dire di tale pianta, che di<br />
recente fu trovata al monte Pollino (Terracciano N.!), al monte<br />
Morello (Levier!), al monte Acuto in Umbria (Batelli !), e che<br />
nel nostro erbario, oltre ad essiccati del monte Velino (Mauri!)<br />
e della valle d' Orfenta (Pedicino!), se ne trovano del monte<br />
Gennaro, Albano, Rocca di Papa (Sanguinetti!), del monte Cir-<br />
cello (Fiorini !), dei monti Lepini alla faggeta di Carpinete<br />
(Rolli !). — Cosi per VAllium Cupani Raf., il quale, dato si-<br />
nora della Sicilia e degli Abruzzi, io ho testé (luglio 1891) rac-<br />
colto a Filettino, dove il Rolli lo aveva già trovato nel 1860 ;<br />
— e per VHyssopus officinalis Linn., di cui ho un essiccato di<br />
Roma (Sanguinetti!), ma che qui e li si trova nei monti Sim-<br />
bruini, del Gennaro e di Tivoli, con una distribuzione irrego-<br />
lare per quanto continua con il vicino Abruzzo (Sulmona, Aqui-<br />
la, ecc. : Siemoni ! : Cerulli !).<br />
Ben distinta dalla vera Digitaìis lutea Linn. è la D. micran-<br />
tha (Roth.) Guss. !,<br />
abbondante per tutta l'Italia meridionale in-<br />
sieme con la D.australis Ten.!, diffusa attorno Roma pei luoghi<br />
aridi, e non improbabile per altre province delle parti centrali<br />
e settentrionali, fecondo me, in D. lutea Linn. accanto ad un'<br />
normalis, cui anco mal si potrebbero riferire gli essiccati del-<br />
l'Europa media occ. ed or., sta una p. australis (Tenore, sensu<br />
latiore): e questa comprende le var. riiicranllia (Guss.), ed al-<br />
cune forme spagnuole e greche, oggi con altri nomi descritte,<br />
e molti ibridi. — Né con Antirrhinuin calyciniun Lam. può<br />
essere del tutto confuso A. elegans Ten.! (SylL, p. 305), per<br />
quanto ne lo stirai forma affatto locale ; infatti VA. caluoinmn<br />
Lam. è limitato alla sola Spagna, \A. elegans Ten. all' Italia<br />
meridionale, con una forma sardoa intermedia, ed ambedue<br />
differiscono appena pei fiori molto approssimati nel primo e<br />
lassamente racemosi nel secondo.<br />
a
142 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Della Crepis neglecta Limi, meritano considerazione le due<br />
specie tenoreane C. corymbosa e C. cernua; sono forme co-<br />
stanti, epperciò stimo debbano almeno venir considerate quali<br />
varietà. — Una insigne var. è quella i??7oswm del Leucanthemum<br />
vulgare Lam., per « folìis pUosulis, caule tomentoso, acìieniis<br />
pilis drevibiis adspersis v. omnino glabris, vix ac minime<br />
coronatis »; cioè nei luoghi aridi ed esposti a mezzogiorno, in<br />
cespugli densi, suffruticosi alla base, con cauli piuttosto piccoli,<br />
rigidi, eretti. — Nei luoghi ombrosi non manca la var. incisum<br />
(Bert.) Are, ed una forma che potrebbesi chiamare macran-<br />
tlia, a capolini molto grandi e foglie assai larghe, spatolate, ap-<br />
pena picciuolate, rotondo-smarginato-seghettate all' apice.<br />
Dal Pozzo della neve, che trovasi già in Sabina, si costeggia<br />
prima il monte a Nord e poi ad Ovest, e per selve basse di Fagus<br />
sijlvatica Linn. si giunge sulla scrima, che é come un altopiano<br />
ondulato assai stretto e lungo per oltre a 2 chilometri fra' 1356<br />
(1368, 1352, 1364, 1352, 1315) e 1327 metri Pizzo di Pellecchia.<br />
Dalla parte che guarda il monte Gennaro, sulle valli Lopa e Sanerico,<br />
scende selvaggio ed erto, con boschi assai belli di Fagus<br />
giganteschi in principio, indi di Quercus pedunculata W. e Q. Ro-<br />
hur Linn. con Corylus Avellana Linn., Fraxinus Ornus Linn.,<br />
Pyrus Aria Ehrh. etorminalis Ehrh. ; ed io lo discesi per R. Co-<br />
sta romana, sino a ripigliare alla Posta le mulattiera di Civitella.<br />
Dell'altopiano, par quanto non molto ricche le raccolte, noterò:<br />
Delphinìam vehdinum Bert.<br />
Cerastium Coli^mnae Ten.<br />
Geraniam re^lexmn Ten.<br />
— luoidum L. var. montanum<br />
N. Terr.<br />
Rubus corylifolius Smith.<br />
Carlina gummifera Less.<br />
— acaulis L.<br />
— acantliifolia Ali.<br />
Pyrethrum Achilleae DO. var.<br />
tenuifolium (Ten.).<br />
Campanula persicifolia L.<br />
Veronica serpyllifolia L.<br />
Eufralia offìcinalis Funk. var.<br />
pectinata Ten.<br />
VerMscitm Lyclinitis Linn. var.<br />
mìcrantìium (Morett.).<br />
— australe Schrad. var. samnitìcum<br />
Ten.<br />
Festuca ovina L.<br />
il cui interessamento è assai grande per noi.<br />
Intorno al valore morfologico ed alla presenza nella flora romana<br />
del Gerànitun reflexuni Linn. ho già discorso in un mio
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 143<br />
precedente lavoro (Spscie rare o critiche di Geranii italiani,<br />
in Malpighia, voi. IV, estr. p. 20-27), ora aggiunj?erò solo, che<br />
ho tale specie trovata abbondante dietro il monte della Trinità<br />
salendo all'Autore e nei pressi di Filettino, dove pur l'avevano<br />
raccolto Rolli, Martelloiii, Pelosi. — Circa il Verbascum australe<br />
Schrad., trovo giusto che il Caruel ne abbia fatto un J3. del V.<br />
phlomoides Linn. ; ma io devo scernerne la var. samnìticum<br />
{=: V. samnìticum Teii., Syll., p. 108), con caule nudo, foliis<br />
lUroque villosis, suMntegerrimis, semidecurrentihwì, supra mt-<br />
diuscuUs, caulinìs oW.ongis, florum fascicuUs sessilìbus, remo-<br />
tis, ferrugìneo-tomentosis ac lanatis, dracteis hrevibus, antheris<br />
aequalìbus, oblongis, dell'Italia centrale, e la var. viminale<br />
(= V. viminale Guss., Rar., p. 101, tab. 21, — V. argyrostachyon<br />
Ten., Syll., p. 107) dell' Italia meridionale, con le subv.<br />
siculum (V. australe Guss., FI. sic. syn. I, p. 262, non Ces., El.<br />
piante Majella, p. 22). — E distinguerò dal Verbascum Lychni-<br />
tis Linn. la var. micranthum {= V. micranthum Morett.), sic-<br />
come quella che è la sola a trovarsi nei monti della provincia<br />
romana insieme con il V. nigrum Linn. distinta per « caule sul-<br />
cato, foliis superne glabris, sessilibus, floribus aggregatis, in<br />
paniculam nunc sìmplicem, mone ramosam, albicantibus v.<br />
pene luteolis, minoribus, laciniis calycinis lanceolatis, fubum<br />
aequantibus, corollinis explanatis, y^ calyce longioribus.<br />
Riepilogando adunque, ecco il catalogo delle piante raccolte<br />
in tutta la gita botanica al monte Pellecchia:<br />
Thalictrum aquilegifoUum L.<br />
Delphinium velutinum Bert.<br />
— Consolida L.<br />
Hanunculus lamcginosus L.<br />
— arvensis L.<br />
Aethionema saxatile R. Br.<br />
Arabis hirsuta Scop.<br />
Barbarea vulgaris R. Br.<br />
Erysimum lanceolatum R. Br.<br />
Rapistrum rugosum AH.<br />
Reseda luteola L.<br />
DianUius afrorubens AH.<br />
D. sylvestris Wulf.<br />
D. longicaulis Ten. ser. minor<br />
Tunica prolifera Scop.<br />
Silene Armeria L.<br />
— infiata Sm.<br />
— paradoxa L.<br />
Arenaria leptoclados Guss.<br />
Cerastium arvense L.<br />
— tomentosum L.<br />
— Cohcmnae Ten.<br />
— brachypetalum Desp.<br />
Hypericum perforatum L.<br />
— hirsutum L.<br />
Geranium reflexum Ten.
144 ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA<br />
Geranium rotundifoliuin L.<br />
— m,olle L.<br />
Polygala flavescens DO.<br />
Geranmm pyrenaicum L.<br />
— liicidwn L.<br />
var. montanum N. Terr.<br />
— columMnum L,<br />
AWiaea Mrsuta L.<br />
Malva Alcea L.<br />
Linwn anguatifolmm Huds.<br />
— ienuifolium L.<br />
— viscosum L,<br />
Ononis spinosa L.<br />
Anthijllis Vulneraria L.<br />
Dorycniam herbacewn Vili.<br />
Lotus corniculatus L.<br />
Astragalits monspessidanus L.<br />
Trìfoliuni medium L.<br />
Melilo/US alba Desr.<br />
Lathyrus sylvesiris L.<br />
Galega officinalis L.<br />
Epilobiumjjarvi/lorumSchveh.<br />
Potentina recta L.<br />
— Dethomasìi Ten,<br />
Rubus corylifoUus Smith.<br />
Saxifraga rotundifolia L.<br />
Sedum ì-'upestre L.<br />
— album L.<br />
Conium maculatum L.<br />
Pimpinella Tragium L.<br />
Selinimt apioides B. H.<br />
Galium veruni L.<br />
— Mollugo L.<br />
Asperula aristata L.<br />
Valeriana ofTicinalis L.<br />
Scabiosa arvensis L.<br />
Bryonia dioica L.<br />
Carwn Bulbocastanum Ivoch.<br />
Carlina acaulis L.<br />
— vulgaris L.<br />
Xe7''anihemic ni cylìndraceum,<br />
S. Sm.<br />
Crupina vulgaris Cass.<br />
Centaurea alba L., var. deusta<br />
Ten.<br />
— Cyanus L.<br />
— montana L.<br />
— amara L.<br />
/ntf^a montana L.<br />
Leucanthemum vulgare Lam.<br />
var. pilosum A. Terr.<br />
Achillaea MillefoUum L.<br />
Pyrethrum Achillaea DC, var.<br />
tenuifolium (Ten.).<br />
Anthemis Triumphetti DC.<br />
Hieracium Pilosella L.<br />
— praealtum Vili.<br />
Picris spinulosa L.<br />
Lactuca viminea Link.<br />
Rhagadioliis stellatus L.<br />
Gnaphalium syWaticum L.<br />
Leontodon Villarsii Lois.<br />
Thrincia Iurta Roth.<br />
Crepis neglecia L. var. cernua<br />
(Ten.).<br />
— lacera Ten.<br />
Scorzonera ìiispanica L.<br />
Campanula persìcifolia L.<br />
— Trachelium L.<br />
— Rapunculus L.<br />
— foliosa Ten,<br />
— glomerata L.<br />
Convolvulus arvensis L.<br />
— Cantabrica L.<br />
Anagallis arvensis L.<br />
Myosotis sylvatica Hoff.<br />
Cynoglossitm pictum Ait.<br />
— ajjenninuìn L.<br />
Digitalis lutea L. var. micran-<br />
tìia Guss.<br />
Scrofularia canina L,<br />
Linaria spuria Mi 11.<br />
Antirrhinum Orontium L.<br />
var. elegans (Ten.).
Veronica Chamaednjs L,<br />
— serpyllifolia L.<br />
— arvensis L.<br />
Euplirasia o/ficinalis Punk.<br />
var. pectinata Ten.<br />
Verbascum Lychnitis L.<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 145<br />
var. mtcranthuni (Mo-<br />
rett.).<br />
— australe Schrad, var. sam-<br />
nilicuìn (Ten.).<br />
Brunella vulgaris h.<br />
Betonica officiìiaUs L.<br />
Hyssopus offiGinaUs L.<br />
Saiureja juliana L.<br />
— hortensis L.<br />
Calamintha Acinos L.,<br />
Thymus Serpyllum L.<br />
Are.<br />
var. montanum (W. K.)<br />
Oaleopsis Ladanum L.<br />
Stachys sylvatica L.<br />
— italica Mi 11.<br />
— annua L.<br />
Salvia glutinosa L.<br />
— pratensis L.<br />
Armeria plantaginea W.<br />
Polygonum Convolvulus L.<br />
— Hydropiper L.<br />
Rwnex crispus L.<br />
Euphot^Ma falcata L.<br />
— CJiaracias L.<br />
— amygdaloides L.<br />
— platypliylla L.<br />
Orchis maculata L.<br />
Epipactis latifolta Ali.<br />
Asphodelus aWus Mill.<br />
Phalangiuin Liliago Schreb.<br />
Lilium croceum Chaix.<br />
Allium spUoeroceplialwn L.<br />
'— dipani Raf.<br />
— paniculatum L.<br />
Luzida camì)estris DC.<br />
Phleum pratense L.<br />
— asperum Jacq.<br />
Aegilops ovata L.<br />
Festuca ovina L.<br />
Triticum villosuni P. B.<br />
Bromus squarrosus.<br />
Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta.<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 13 decembre 1891.<br />
Il Presidente AucANaELi aprendo 1' adunanza domanda 1' opinione<br />
dei presenti sui giorni da destinare per le adunanze nel prossimo<br />
anno e viene deliberato di tener ferma, come per gli anni precedenti,<br />
la seconda domenica di ogni mese.<br />
Viene quindi presentato il catalogo di piante dell' Herhier méditerranéen<br />
del sig. Flaliault pel 1891-92, ed il manifesto dei Fungi Lon-<br />
gohardiae exsiccati del sig. F. Cavara. \<br />
Bull, della Soc. boi. Hai. 10
146 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
L' Archivista Martelli comunica 1' elenco dei doni pervenuti alla<br />
biblioteca della Societ.à, cioè :<br />
Dal prof. N. Passerini : Passerini, Sui materiali disciolti nell' acqua<br />
piovana precipitata negli anni 1888-89-90. Ricerche chimiche<br />
istituite presso la stazione meteorologica della Scuola Agraria di<br />
Scandicci (Firenze). Torino 1891.<br />
Dal prof. C. Gr. Giordano : Gussone. Florae siculae prodromus sive<br />
plantarum in Sicilia Ulteriori nascentium enumeratio secundum systema<br />
Linneanum disposita. Neapoli 1827. — Plantae rariores quas<br />
in itinere per oras Jonii ac Adriatici maris et per regiones Samnii<br />
ac Aprutii collegit. Neapoli 1826.<br />
Dal dott. E. Tanfani: Tanfani. Osservazioni sopra due Silene della<br />
ilora italiana. Firenze 1891.<br />
Dal sig. C. Lindman: Lindman, Om Drifved och andrà af hafsstrommar<br />
uppkastade naturforemal vid Norges kuster. Goteburg 1883.<br />
— Om postflorationen och dess betydelse sàson skyddsmedel fòr<br />
fruktanlaget. Stockholm 1814. — Die Vegetation der Umgebung dar<br />
Stadt Cadiz. Cassel 1886. — Bliihan und Bestaubungseinrichtungen<br />
im Skandinavischen Hochgebirge. Cassel 1887. — Bidrag till kannedomen<br />
om skandinaviska fjellvaxternas blomaing och befruktning.<br />
Stockholm 1887. — Ueber die Bestaubungseinrichtungen einiger<br />
skandinavischer Alpenpflanzen. Cassel 1888. — Ueber die Bromeliaceen-Gattungen<br />
Karatas, NìduTarium und Rerjelia. Stockholm 1890.<br />
— Bromeliaceae Herbavii Regnelliani. Stockolm 1891. — Om nagra<br />
arter af slagtet Silene L. Stockholm 1891.<br />
Il dott. Tanfani presentando alla Società un libretto scolastico pubblicato<br />
in collaborazione col prof. Poli, fa la seguente comunicazione:<br />
L'INSEGNAMENTO DELLA BOTANICA NEI GINNASL PER<br />
E. TANFANI.<br />
Nel presentare alla Società questo libretto (Poli e Tanfani,<br />
Botanica descrittiva ad uso della quinta classe ginnasiale) che<br />
è in gran parte solo una fusione di altri due volumetti (Poli e<br />
Tanfani, Prima e Seconda parte della Botanica ad uso delle<br />
scuole classiche), voglio accennare alla circostanza che gli dette<br />
origine, alla modificazione cioè dei programmi per la botanica<br />
nelle Scuole secondarie.<br />
Neir Avvertenza del volumetto, gli autori hanno esposto la<br />
loro opinione su tali morlificazioni; mi sia concesso aggiungere<br />
ora alcune parole intorno questo argomento, che ha relazione più<br />
intima di quanto non sembri, con lo. scopo della nostra Società,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 147<br />
ossia con la diffusione e col progresso degli studi botanici in<br />
Italia.<br />
Secondo i programmi testé caduti, lo studio delle scienze naturali<br />
negli ultimi due anni del Ginnasio era ripartito in modo<br />
che il primo periodo di ogni anno scolastico veniva assegnato<br />
alla zoologia, il secondo alla botanica. Coi nuovi, invece, tutto il<br />
primo anno è destinato alla zoologia, tutto il secondo alla bo-<br />
tanica.<br />
Inutile ripetere quanta importanza a' di nostri abbia acqui-<br />
stato lo studio delle scienze naturali nelle scuole di tutte le<br />
nazioni. La natura é la prima nostra maestra; essa è la fonte<br />
più pura e più abbondante a cui la nostra mente possa attin-<br />
gere. La osservazione è il più solido fondamento dei nostri giu-<br />
dizi, la guida più sicura dei nostri ragionamenti, e riesce altresì<br />
il più efficace aiuto allo svolgimento delle nostre facoltà intel-<br />
lettuali.<br />
Ma perché l' insegnamento delle scienze naturali nel Ginna-<br />
sio raggiunga il suo scopo educativo, occorre impartirlo ogget-<br />
tivamente, contentandosi di fare acquistare nella gran vastità<br />
della materia poche ma ben ordinate cognizioni, le quali gene-<br />
rino il desiderio di acquistarne con l'opera propria altre ed<br />
altre, senza limite alcuno, per tutta la vita.<br />
Se alcuno volesse negare l'importanza di queste cognizioni<br />
per chi non si avvierà nella carriera delle scienze, dovrà a<br />
forza riconoscere la somma utilità che ha per tutti il sapere<br />
osservare attentamente, rendendosi conto di quei particolari che<br />
sfuggono a chi non ha contratto 1' abitudine di una accurata<br />
analisi.<br />
E per sviluppare questa attitudine della mente è in singoiar<br />
modo opportuna la botanica, che sottopone ad esame oggetti na-<br />
turali, sui quali volentieri e con diletto i giovani fermano la<br />
loro attenzione, prendendo spesso, per questo studio, come l'espe-<br />
rienza mi ha dimostrato, un amore che perdura e che può di-<br />
ventar poi sorgente di utile e piacevole occupazione.<br />
La oggettività dell' insegnamento della botanica poteva con-<br />
seguirsi coi vecchi programmi, secondo i quali lo studio incomin-<br />
ciava a primavera, quando cioè i giardini e le campagne offrono<br />
facilmente al professore coscienzioso il materiale indispensa-<br />
bile di piante fresche; ma essa é impossibile coi programmi
148 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
presenti, giacché nei mesi invernali fanno difetto le piante in<br />
fiore.<br />
Potrebbe obiettarsi la difficoltà di procurare le piante fresche ;<br />
ma questa difficoltà o non esiste o può essere facilmente superata:<br />
nei grandi centri infatti l'insegnante dispone di mezzi tali che gli<br />
permettono, con lievissima spesa, di procurarsi quanto gli oc-<br />
corre, e nei piccoli centri la vicinanza immediata della campa-<br />
gna rende la cosa anche più agevole.<br />
Potrebbe pure proporsi di sostituire le piante fresche con<br />
modelli e con erbari. Ma qui conviene riflettere che i primi, oltre<br />
ad essere costosissimi, non sono che riproduzioni più o meno<br />
imperfette del vero, e possono quindi essere adoperati come aiuta<br />
nella spiegazione delle piante fresche, ma non devono essere so-<br />
stituiti a queste. Quanto alle piante secche, ognuno sa quale<br />
difficoltà presenti, anche ai botanici di professione, la ricogni-<br />
zione dei loro caratteri ; ed inoltre se i saggi di erbario si fanno<br />
vedere a distanza non si raggiunge lo scopo, mentre che se si<br />
danno in mano ai discepoli, non è possibile salvarli da un rapido<br />
deterioramento.<br />
L'insegnamento della botanica senza i mezzi indispensabili al<br />
suo svolgimento, si riduce a un mandare a memoria aride frasi e<br />
viene meno al suo scopo principale ; perduta cosi ogni serietà,<br />
riesce tedioso, sterile, inutile, anzi dannoso, generando nei gio-<br />
vani disgusto sin dai primi passi che essi muovono nel campo<br />
di questa scienza.<br />
E qui giova ricordare che i programmi, ispirati al concetto<br />
di render essenzialmente oggettivo l' insegnamento di queste<br />
discipline, e testé caduti, non vissero che due anni, e furono<br />
quindi modificati prima assai che razionalmente si potesse giu-<br />
dicare dei loro effetti.<br />
È in vero da deplorare che l' insegnamento secondario venga<br />
troppo spesso perturbato da rimaneggiamenti frettolosi dei pro-<br />
grammi, fatti spesso all' ultima ora senza ponderati concetti<br />
d' insieme, senza accuratezza alcuna nei particolari.<br />
Per convincersi che tale fu la genesi dei nuovi programmi,<br />
basta gettarvi uno sguardo e rilevare quanti siano gli errori<br />
e le inesattezze che contengono.<br />
La instabilità dei programmi rende poi difficile l'avere per<br />
le scuole libri seriamente pensati e coscienziosamente elaborati.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 149<br />
i quali sono, è innegabile, uno dei cardini principali del proficuo<br />
insegnamento.<br />
Ed intanto, per le ragioni sopra accennate, i giovani escono<br />
dalle scuole classiche con un corredo insuHìciente di cognizioni<br />
nelle scienze biologiche. Per coloro che devono nelle Univer-<br />
sità ritornare su questi studi, il danno è meno grave; ma per<br />
gli altri rimane poi sempre una irreparabile lacuna nella loro<br />
educazione, e di questa lacuna, nel nostro paese, si sentono pur<br />
troppo dovunque le tristi conseguenze.<br />
Si lamenta che il nostro paese resti indietro a molti altri per<br />
l'attività della vita scientifica, e che vi manchi quasi affatto il<br />
pubblico scientifico. I naturalisti di professione infatti, che formano<br />
negli altri paesi uno stato maggiore circondato da uno<br />
stuolo di liberi seguaci della scienza, restano quasi isolati fra noi.<br />
Ed occorre ricordare che questa milizia di volontari suole<br />
essere costituita prevalentemente dai seguaci della Scientìa<br />
amaììilis.<br />
Per dare una prova materiale di quanto io dico, citerò per<br />
esemplo che del Compendio della fiora italiana del pro-<br />
fessore Arcangeli, solo libro nostro che pel suo prezzo e la<br />
sua mole possa andare per le mani dei più, a tutt'oggi abbiamo<br />
avuto una sola edizione, mentre di uno dei molti libri d' indole<br />
consimile che si hanno in Germania, cioè della Flora von<br />
Deutscfiland di Garcke, si sono fatte di già ben 16 edizioni ; e<br />
la Nouvelle florae francaise di Gillet e Magne ebbe pure un<br />
numero considerevole di edizioni.<br />
Uno dei mezzi più efficaci per rimediare a questa condizione<br />
di cose consisterebbe, a parer mio, nel dare all'insegnamento<br />
delle scienze biologiche, nelle nostre scuole secondarie, quel-<br />
r impronta del tutto oggettiva, che gli vien data in altri paesi,<br />
e dalla quale, improvvidamente e senza ragione alcuna, viene<br />
allontanato sempre più per opera dei programmi attualmente<br />
in vigore.<br />
Il Presidente Arcangeli riconosce la somma importanza dell'argomento<br />
trattato e dichiara di seguire 1' opinione del Tanfani riguardo<br />
alle modificazioni dei programmi. Approva lo scopo e la forma<br />
del libretto che, a quanto egli crede, renderà utili servigi nell' inse-
150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
gnamento. Giacché il Socio Tanfani ha accennato nel suo discorso<br />
al Compendio della flora italiana^ annunzia di aver preso coli' edi-<br />
tore Loescher gli opportuni accordi per una seconda edizione.<br />
Il prof. Carubl trova giustificati i lamenti mossi dal Socio Tan-<br />
fani, e chiama insensate le modificazioni dei programmi di scienze<br />
naturali affidate a persone evidentemente ignare della materia. Dice<br />
che 1' aver trasportato l' insegnamento della botanica dalla primavera<br />
alla stagione invei*nale, nella quale fa difetto il materiale in-<br />
dispensabile di piante fresche, è stato un sostituire al bene il male.<br />
Ritiene la cosa tanto importante par gì' interessi degli studi in generale<br />
e della botanica in isj)ecie da rendere quasi desiderabile un<br />
voto della Società botanica che invitasse il Governo a riparare al<br />
mal fatto.<br />
Anche il Presidente Arcangeli ritiene opportuno che la Società<br />
botanica esprima con un voto il suo parere.<br />
Il Vicepresidente Sommier domanda se oltre alla modificazione<br />
lamentata, riferentesi alla stagione dell' anno destinata allo studio<br />
della botanica, altre ne sono state introdotte nei programmi, ed in-<br />
vita il prof. Carnei a formulare il voto da rivolgare al Ministro.<br />
Il prof. Carubl dice di non conoscere la questione altro che per<br />
quanto ne ha sentito testé esporre dal Socio Tanfani. Chiede che<br />
per formulare il voto al Ministro gli sia concesso tempo sino alla<br />
prossima adunanza per studiare i vecchi ed i nuovi programmi.<br />
Invita il Socio Tanfani a fornire gli schiarimenti desiderati da^<br />
Sommier.<br />
Tanfani risponde che la modificazione più. importante arrecata<br />
dai nuovi programmi è appunto la peggiora, e consiste nel]' aver<br />
trasportato tutto lo svolgimento della botanica all' ultimo anno del<br />
ginnasio . Nei precedenti programmi la seconda metà dell' ultimo<br />
anno, per preparare i giovani alla intelligenza della sistematica e<br />
per far loro intuire il concetto di ciò che siano i vari gruppi, era.<br />
destinata a comparazioni tra forma affini, come si pratica con ottimo<br />
successo nelle scuole di Germania. Egli non attribuisce soverchia<br />
importanza a tale modificazione, né ad altre sostituzioni inconsulte<br />
di specie, come quella della palma da datteri e dello zafferano,<br />
entrambi difficili a procurare, all' olivo ed alla vite. L' insegnante<br />
valente, a stagione opportuna, sa scegliere e trovare da sé le spe-<br />
cie più adattate allo svolgimento del programma, che non è un letto<br />
di Procuste ; le fa studiare via via che fioriscono, e mai penserà a<br />
seguire in questo studio 1' ordine del programma o di qualunque al-<br />
tro ordinamento sistematico, sacrificando a tale concetto d'indole<br />
secondaria, 1' oggettività dell' insegnamento.<br />
Sommier ringrazia il prof. Carnei e Tanfani, e vien deciso che nella<br />
prossima adunanza Carnei presenterà un progetto di voto al Mini-<br />
stro, acciò venga riparato all' inconveniente deplorato.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151<br />
Martelli espone sommariamente i resultati delle erborazioni fatte<br />
durante la Riunione di Napoli, e trattiene la Società sopra la sua<br />
gita al Matese. Mette a disposizione dei Soci numerose fotografie da<br />
lui prese durante quelle escui'sioni. Dice che insieme al dott. Tan-<br />
fani si occupa a redigara la nota delle piante raccolte, delle quali alcune<br />
sono interessantissime.<br />
SoMMiER dica che anch' egli ha redatto 1' elenco delle piante rac-<br />
colte e che lo comunicherà a Martelli e Tanfani. Dice che sarà in-<br />
teressante confrontare le determinazioni fatte separatamente da lui<br />
e da Martelli e Tanfani.<br />
Arcangeli dichiara che egli si è occupato della determinazione<br />
dai muschi ma che non ha compiuto tale studio.<br />
Vi^ne letta la nota seguente dal Socio Goiran :<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
Sotto la denominazione di iM. Lessini Veronesi, intendo in<br />
questo luogo la formazione montuosa — appartenente alle prealpi<br />
carniche — che è compresa fra la Valle dell'Adige, la Valle di<br />
Ronchi e la Valle d'Ulani. Nel fatto però gli studi floristici che<br />
formano argomento delle presenti note — già presentate nello<br />
scorso agosto al convegno di Napoli, ed oggi ripresentate accre-<br />
sciute di mole — si estenderanno ad una zona un po'più vasta,<br />
ad un'area cioè compresa fra la riva sinistra dell'Adige, il con-<br />
fine trentino e la finitima provincia di Vicenza. Dal mese di<br />
giugno al mese di novembre dell' anno che sta per spirare, ebbi<br />
a perlicare questa zona così importante della provincia di Ve-<br />
rona e quasi senza interruzione ; dovendo studiarvi i terre-<br />
moti che da oltre 6 mesi la bersagliano e continuano a bersa-<br />
gliarla.<br />
Ma tra un terremoto e 1* altro non mi erano vietate le osser-<br />
vazioni botaniche: è il risultato di tali osservazioni che offro<br />
ai miei colleghi, aumentate però di quelle altre che ebbi a fare<br />
in quella stessa zona specialmente dal 1886 al 1889; durante il<br />
qual periodo ho passato costantemente i mesi da luglio ad ot-<br />
tobre sopra quelle amenissime alture, frugando e rifrugando<br />
per rinvenirvi le ricchezze botaniche in esse celate.
152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Ranuncdlaceae.<br />
1. Clematis veda L. — Luoghi selvatici in Valpantena a<br />
Spredino, in Val d'Adige ecc. — Alle sponde veronesi del Lago<br />
di Garda la ho "trovata fiorita anche in fine al mese di no-<br />
vembre.<br />
2. Atragene alpina L. — Luoghi rupestri e selvatici : al<br />
Corno d. Aquilio (m. 1546), Vallene (m. 1070), Vaio del Fal-<br />
cone e Vaio dell'Anguilla a meno di 700 metri di altitudine,<br />
Chiesanuoua, Cima di Malóra ecc.<br />
3. Tìialictrìjiin aquilegifolium L. — Ovunque dai boschi<br />
della collina alle stazioni elevate.<br />
4. Th. minus L. — Pascoli e prati dalle stazioni più basse<br />
sino alla zona subalpina.<br />
5. Th. flamini L. — Margine dei siepi e luoghi umidi a<br />
Caldiero, S. Bonifacio, MonieforHe d'Alpone ecc.<br />
6. Anemone alpina L. — Macchie e pascoli : al Corno<br />
d'Aquino, Cima Malóra ecc. Fruci.<br />
7. Adonis aeslivalis L. — Nei seminati ed anche nei 7ne-<br />
dicai e fra i prati di trifoglio, dalle parti basse alla zona mon-<br />
tana. A Spredino (m. 456) in Valpantena sopra Grezzana ho<br />
raccolto una forma pumila ed affatto gregaria.<br />
8. Ranunculas alpeslris L. — Pascoli e rupi elevate nei<br />
monti Posta (m. 2235), Campobrun (m. 1650), Passo della Lora<br />
(m. 1717), Zeola (m. 1978) ecc.<br />
9. R. aconitifolius L. — Macchie in Podesteria, Malóra ecc.,<br />
e più al basso a Rovere di Velo. Fruct.<br />
10. R. Thora L. — Luoghi pietrosi e pascoli elevati : monte<br />
Posta, Campobrwi ecc. Fruct.<br />
11. R. montanus Wild. — Pascoli elevati in tutta la zona.<br />
12. R. Villarsii DO. — Col precedente.<br />
13. R. lanuginosus L. — Lungo tutta la catena montana<br />
dalla Val d'Adige al confine vicentino, nei luoghi selvatici.<br />
* Si elencano soltanto, fatte rare eccezioni, le piante in fiore e<br />
quelle in frutto, e queste ultime con la indicazione Fruct. Si omettono<br />
le specie volgari ed universalmente diflpuse. Per semplicità sono<br />
disposte secondo la ottima flora del prof. Arcangeli.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 153<br />
14. R. nemorosus DC. — Luoghi ombrosi e selvatici dalle<br />
parti più basse a tutta la zona montana. — É pianta presso di<br />
noi frequentissima : ciò nondimeno il Pollini non la cita fra le<br />
piante veronesi, limitandosi {FI. ver., II, pag. 236) a dire di<br />
averla, assieme al Cristofoli, incontrata al margine dei campi<br />
presso Roveveclo (Trentino). — Presso di noi si incontra in<br />
fiore dal principio della estate sino a tardissimo autunno.<br />
15. R. Philonotis Ehrh. — Rarissimo. Presso Verona in Campomarzo<br />
in prossimità àoiVAdige (giugno-luglio).<br />
16. Caltha palastris L. — Luoghi umidi nelle basse di S. Mi-<br />
chele presso Verona in prossimità dell'Adige ed abbandonato ivi<br />
in seguito a forte escrescenza del fiume (FrucL); nei luoghi<br />
paludosi presso Velo Veronese (m. 1087) e nel Vaio dei Molini<br />
ad ovest di Seloa di Fragno sotto ai Cavoli dell" Orso (m. 878).<br />
— Nell'anno 1876 di questa bella specie ne ho trovato in fiore<br />
alcuni esemplari in un fosso nella bassa pianura veronese nelle<br />
Inaili del Tartaro.• era di settembre.<br />
17. Trollius europaeus L. — Pascoli assai elevati : Velo,<br />
S. Anna d" Alfaedo, ecc.<br />
18. Nigella damascena L. — Nella Valle di Mizzole al mar-<br />
gine di una strada, ed anche nella collina veronese. Sfuggita<br />
certamente alla coltivazione.<br />
19. Aquilegia atraia Koch. — Macchie in tutta la zona<br />
montana e subalpina.<br />
20. A. pyrenaica DC. (an Reichb ?). — Rarissima : rupi ele-<br />
vate alla Cima di Malóra ed al Passo della Lora. Fa anche in<br />
M. Baldo in Valle degli Ossi.<br />
21. Belphinium Consolida L. j3 albiflormn. — In mezzo alla<br />
forma a fiori normalmente colorati, ma rarissimo: seminati nella<br />
Valpantena.<br />
22. Aconitum Anthora L. — Raro. Pascoli nel M. Pastello<br />
(m. 1122), ed alla Croce di Malóra (m. 1693). — Questa bella<br />
specie cresce pure nel M. Baldo in Valfreddal, alla Colma di<br />
Malcesinel, presso il Romitorio dei SS. Benigno e Caì^o! ecc.:<br />
è scomparsa dalle vicinanze del Santuario della Corona ove la<br />
ho ancora raccolta nell'agosto del 1870; ed ogni anno diventa<br />
semi)re più rara ed è fatalmente condannata a scomparire; per-<br />
chè i mandriani e gli erbaiuoli distruggono una gran quantità<br />
di piante per cavarne i tuberi radicali i quali vengono adope-<br />
rati a curare molte malattie del bestiame.
154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
23. A. Lycoctonum L. — Luoghi selvatici: Corno d'Aquilìo,<br />
Velo Veronese, Giazza ecc.<br />
24. A. Cammarum L. — Luoghi selvatici e rupestri elevati<br />
in tutta la zona: Corno crAquilio, Corno Mozzo, Malèra, Velo<br />
Veronese ecc.<br />
25. A. Napellus L. — Nei Lessini non è comune come il<br />
precedente, col quale ordinariamente si incontra, per esempio<br />
alle Gozze di Velo.<br />
2Q. Actaea spicata L. — Luoghi selvatici piuttosto elevati<br />
dai quali scende alle stazioni della zona montana: Corno d'Aqui-<br />
no, S. Amia d'Alfaedo, Velo, Chiesanova, Trachi, ecc.<br />
27. Paeonia peregrina Mill. — Luoghi boschivi e rupestri<br />
dalla collina alle zone superiori. Fruct.<br />
,<br />
Berberidaceae.<br />
28. Epimedium alpinum L. — Luoghi selvatici in tutte le<br />
valli della zona fra YAdige ed il confine vicentino, dalla col-<br />
lina alla regione montana. Fruct.<br />
29. Berheris vulgaris L. — Luoghi selvatici e boschivi ;<br />
ovunque sino alle cime anche elevatissime, per esempio in<br />
Malèra.<br />
Papaveraceae.<br />
30. Papaver liyòridurn L. — Raro : campi nella collina ve-<br />
ronese.<br />
31. P. dubium L. — Raro: come il precedente.<br />
32. P. somniferum L. — Figura nel presente elenco vista<br />
la altitudine della stazione nella quale 1' ho raccolto ; avendolo<br />
infatti trovato presso S. Anna d'Alfaedo (m. 939) a 300 passi<br />
circa dall' abitato sul margine della strada che conduce a Fosse.<br />
— Ho pure raccolto una forma aWiflora al Chievo presso<br />
Verona.<br />
33. Chelidonium majus L. j3 laciniatum (DC). — È molto<br />
pili raro della forma tipica: l'ho osservato lungo la strada che<br />
dalla Valle d'Adige conduce alla Sega e presso Badia Calavena<br />
in Val d'niasì.<br />
34. Corydalis lutea DC. — Luoghi pietrosi e muri in tutta
ADUNANZA DELLA SEDIi DI FIRENZE 155<br />
la zona, dallo sbocco delle valli nella pianura alla regione più<br />
elevata.<br />
35. Fumaria Vaillantil Lois. — Non comune. Muri nella<br />
Valpantena presso Grezzana (m. 105) ed altrove, e nei semi-<br />
nati nel monte Masuci di Cerna (m. 923).<br />
(Continua).<br />
Il prof. Caruel presenta un fiore mostruoso di Cyclamen, accompagnato<br />
dalla sua fotografia, trovato nell'Elba dal prof. Roster.<br />
Passa poi a parlare delle Rose, di cui ha terminato ultimamente<br />
lo stadio per la Flora italiana, con gran sollievo suo, compreso<br />
facilmente da tutti i botanici che sieno stati condotti a trattare<br />
questo genere intricatissimo fra tutti quanti. Domanda a se stesso,<br />
donde questo terrore e questo ribrezzo, destati dallo studio delle<br />
regine dei fioi'i? Causa ne sono sanza dubbio i mercanti di piante,<br />
o i possessori di erbari desiderosi di far cambi, o coloro che vanno<br />
dietro alla creazione di nomi per attaccarvi il proprio, o gli stu-<br />
diosi ancora che nelle piante non sanno vedere altro che le differenze<br />
e magnificarle : ma una ragione superiore che abbia data occasione<br />
a tanta creazione di nomi specifici — fino a 4000 presso<br />
taluni autori — ci ddv' essere, ed egli la trova nella somma natu-<br />
ralezza del genere Rosa, costituito da elementi sommamente affini<br />
fra di loro, i quali perciò offrono pochi e lievi caratteri differen-<br />
ziali, e non possono dare che specie deboli e polimorfe. Per cui<br />
egli a questo riguardo è venuto ad una conclusione diametralmente<br />
opposta a quella del maggiore monografo odierno del genere,<br />
il signor Crépin, che opina esistano in esso specie buone per quanto<br />
difficili a discernere. Dove egli concorda del tutto col signor Crépin,<br />
si è nella riduzione dei tipi specifici de' quali non riconosce in<br />
Italia che 14.<br />
E parlando in generale, egli insiste sulla necessità d' intendere<br />
la speoie nel senso Linneauo, divenuto ti'adizionale, al modo stesso<br />
che s' intende il genere secondo il concetto di Tournefort, o la fa-<br />
miglia secondo quello di Jussieu ; regnerà sempre confusione, se<br />
al termine specie si vuol dare un significato assoluto, divei'so da<br />
ciò che si fa per gli altri gruppi della classazione. Peggio avverrà<br />
se, con alcuni rodologi, si ammettono specie di diverso grado.<br />
I liiibun, prosegue a d re, sono nel caso delle Rose, ma meno,<br />
perchè il ganere è spartibile in sezioni distinte, ed è perciò già alquanto<br />
meno naturale del genere Rosa.<br />
SoMMiEU, riconoscendo la verità di quello che il prof. Caruel dice<br />
del genere Rona, esprime dei dubbi sulla ammissibilità del principio<br />
generale, che quanto più un genere è naturale, tanto più è polimorfo<br />
e difficile a scindere in buone specie. Non crede vi possa es-<br />
sere relazione fra questi due fatti d' ordine diverso, risultando il
156 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
primo dalla scomparsa di forme di transizione ad altri generi, il secondo<br />
dalla plasticità, ossia della tendenza a variare delle forme<br />
entro quel genere.<br />
La naturalezza di un genere dipende da due fattori : dalla mancanza<br />
di passaggi ad altri generi, e dalla omogeneità delle specie<br />
componenti il genere. Ora non pare al Sommier die né 1' uno né<br />
l' altro di questi fattori possano avere relazione necessaria colla<br />
molteplicità delle forme affini fra loro in un genere, e colla conseguente<br />
difficoltà di raggrupparle in specie ben distinte. Non solo<br />
gli pare che non si potrebbe trovare una spiegazione scientifica per<br />
tale fatto, ma gli pare altresì che il fatto non esista. Per esempio<br />
il famigerato genere Hieracium è contrassegnato da caratteri generici<br />
di poco valore, quindi non é naturalissimo per il suo isolamento<br />
da altri generi. Non presenta neppure una grande omogeneità nelle<br />
specie che lo compo^ngono, poiché si può dividere in sezioni, confluenti<br />
si, ma con estremi assai lontani. Eppure tutti sanno come non<br />
sia certo meno difficile che nel genere Boni la definizione di buone<br />
specie nel genere Hieracium, Lo stesso dicasi del genere Astragalus.<br />
poco distinto dai generi affini Oxytropis e Phaca e presentante nel<br />
suo interno variazioni grandissime, com© per esempio da un ^. Tra-<br />
gaoantha ad un A. Cioer. Eppure le sue 900 specie (o press' a poco)<br />
mostrano forme di passaggio infinite che hanno messo a dura prova<br />
1' abilità di un monografo come il Bunge.<br />
Invece nella stessa famiglia delle Leguminose abbiamo dei generi<br />
più. naturali (come Szorpiurus par esempio), composti di sole jDOche<br />
specie omogenee che non presentano variazioni tali da indurre anche<br />
il fitografo più sminuzzatore a farvi numerose suddivisioni. E nella<br />
famiglia delle Composte abbiamo tanti altri generi più naturali del<br />
genere Hierasium (il genere Xanthium^ per citarne uno solo) compo-<br />
sti di poche specie ben distinte.<br />
Lasciamo da parte i generi natu.ralissimi composti di poche specie,<br />
come, per esempio, il genere Empetrum che ne ha due sole di cui<br />
una, VE. nifjrum, cuopre a miliardi di esemplari tanta superficie di<br />
terra nelle regioni alpine e polari, senza mostrare alcuna tendenza<br />
a variare, e vediamo come si presentino, rapporto al polimorfismo,<br />
i genei-i piìi naturali fra tutti. Non v' é dubbio che il massimo di<br />
omogeneità nella composizione di un genere è raggiunto nei generi<br />
monotipici cioè formati da una specie sola. Se inoltre questi generi<br />
sono tanto isolati nella serie vegetale, da lasciare incerti a quale<br />
famiglia si debbono riferire, o da essere considerati come soli rap-<br />
presentanti di una famiglia, come ad es. Hippuris, Adoxa, Theligonum^<br />
Cynomorium (dei due ultimi lo stesso prof. Carnei ha dimostrato<br />
1' isolamento), essi sono i generi piìi naturali che si possano imma-<br />
ginare. Abbiamo dunque il minimo di polimorfismo appunto nei<br />
generi che raggiungono il massimo di naturalezza.<br />
Il j)rof. Caruel osserva che il tema toccato dal Vicepx-esidente<br />
Sommier é vastissimo. Non vede contraddizione fra le idee testé
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 157<br />
espresse intorno a generi di poche specie e quanto egli ha detto<br />
sul genere Busa.<br />
A Levibii tion sembra che il concetto del prof. Carnei, giustissimo<br />
par certi generi critici, valga per tutti i casi. Esistono, in vai-ie famiglie<br />
vegetali, generi ben delimitati, di composizione omogenea quanto<br />
il genere Jio^a , cioè naturalissimi, i quali constano di specie fa-<br />
cilmente distinguibili tra di loro, vale a dire di buone specie nel<br />
senso linneano, malgrado il loro numero talvolta rilevante. Cosi,<br />
per esempio, il genere Taìipa, uno dei più naturali delle mono-<br />
cotiledoni, non pi'esenta passaggi, né strette affinità con generi vi-<br />
cini, e pure nessun autore ha mai pensato di decomj)orre le sue spe-<br />
cie in tipi di primo, secondo e terzo ordine. Questa nitidezza dei<br />
caratteri specifici vale non solo per le specie spontanee, ma ezian-<br />
dio per quei tulipani di origine ibrida, apparsi nell'Europa meridionale<br />
in tempi più recenti e metamorfosati cosi profondamente,<br />
da rendere impossibile il rintracciare i loro antenati spontanei. Le<br />
diagnosi di tutte queste specie possono formolarsi in poche righe,<br />
procedendo per sì e per no^ anziché per pìk e per meno, e ciò malgrado<br />
una grandissima omogeneità, o, se si vuole, una relativa in-<br />
significanza dei caratteri distintivi, dimostratisi perfettamente co-<br />
stanti allo stato spontaneo o subspontaneo. Molti altri generi di<br />
piante, come ha già notato Sommiar, si trovano nel medesimo<br />
caso.<br />
E dunque evidente che, entro i diversi generi, i limiti tra i singoli<br />
componenti o gruppi specifici, quali si presentano a noi nelle<br />
attuali condizioni naturali, non sono di uguale valore e nettezza.<br />
In certi generi, detti dal prof. Carnei intricatissimi, e che fanno la<br />
disperazione del fitografo, questi limiti esistono appena e rendono<br />
spesso impossibile la distinzione in s^Decie. In altri, non meno na-<br />
turali, i tipi specifici si sono invece diversificati in modo nitido e<br />
reciso, pur restando omogenei par una carta somma di caratteri più<br />
generali o generic/'. Ora, essendo primo obbligo del sistema di uni-<br />
formarsi alla natura, cioè di adattarsi ai fatti, la tassonomia dovrebbe<br />
cercare di esprimere queste differenze anche formalmente, e<br />
non trattare colle medesime norme, categorie essenzialmente diverse.<br />
Il concetto della specie Linnaana, applicabile tuttora, j^er nostra for-<br />
tuna, alla gran maggioi-anza dei tipi vegetali, non lo è aftatto a quelle<br />
lunghe serie di tipi confluenti, che costituiscono i generi critici. Ciò<br />
dice in difesi di tanti osservatori rispettabilissimi che hanno de-<br />
dicato e didicano tuttora la loro vita a sbrogliare i « gineprai » innanzi<br />
accennati, e che hanno i^roposto diverse formole (per esempio<br />
quella dalle categorie subordinate) onde esprimere, in modo almeno<br />
approssimativo, fatti naturali intricatissimi, che sono e saranno sem-<br />
pre ribelli alla forma stereotipa e ideale dell' equivalenza o della<br />
specie Linneana.<br />
Il prof. Cauuel non entra a confatare le idee sopra esposte, ma<br />
fa solo osservare che ad un botanico di Firenze ha inteso espri-
158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
mere, riguardo ai tulipani, opinioni non troppo conformi con quelle<br />
di Levier.<br />
Il j)rof. Arcangeli legge la seguente nota :<br />
SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI G. ARCAN-<br />
GELI.<br />
Un colto e distinto amatore delle piante, il signor Odoardo<br />
Chiarella di Lecce, mio buon amico, m' inviava nel decembre<br />
ultimamente decorso due saggi di funghi, dei quali mi aveva<br />
parlato nell'occasione di una sua gita a Pisa, come comune-<br />
mente usati per alimento nel Leccese, specialmente preparati<br />
con aceto. Uno di questi saggi consisteva in funghi tuttora vivi<br />
freschi, e quali erano stati raccolti, e 1' altro in una caraffetta<br />
contenente i funghi stessi preparati all' aceto.<br />
Dall'esame di questi funghi mi fa assai agevole il rilevare<br />
trattarsi di una specie del genere Lactariiis: siccome però per<br />
quanto i caratteri principali corrispondessero a quelli del Lac-<br />
iarius pubescens Fr., alcuni pure combinavano con quelli del<br />
Lactarium to7vninosus Fr., pensai d' inviarne alcuni all' amico<br />
prof. Saccardo per avere il suo parere in proposito.<br />
Il prof. Saccardo non ha tardato ad informarmi com'egli ri-<br />
tenga doversi questa forma ricondurre al Lactariiis puhe-<br />
scens Fr., ed io non posso che associarmi al suo giudizio, tanto<br />
più che, sebbene, come egli stesso asserisce, stando alle figure di<br />
Bulliard, Barla, SchaefFer e Krombholz, sembrino sussistere<br />
delle forme intermedie fra il L. jnibescens ed il L. torminosus,<br />
la forma di Lecce si mostra molto più prossima al pubescens,<br />
per le dimensioni minori, per lo stipite assai più corto, per il<br />
pileo azoiio e meno peloso, e pure per le dimensioni delle spore<br />
che misuravano 8= 5 /x., anziché 9 = 6 come nel L. tormino-<br />
sus. La figura data del L. pubescens da Cooke nelle sue Ilhi-<br />
strations of Btntish Fungi ' differisce un poco per la parte su-<br />
periore del cappello che nella nostra forma é più colorata e più<br />
pelosa, e per le spore che nei nostri esemplari sono, non quasi<br />
globose, come le figura 1' autore, ma decisamente eliissoidee.<br />
» Vedi n. LXn, tav. 974.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 159<br />
Secondo quanto asserisce lo stesso prof. Saccardo questa specie<br />
sarebbe nuova per la nostra penisola, non essendo stata indicata<br />
di alcuna località, e secondo Krombholz, per quanto sia stata<br />
mangiata in varii casi senza che ne siano derivati disturbi, es-<br />
sendo stata trovala cattiva, non é da impiegarsi come alimento....<br />
zum Genusse nicht zu verwenden.<br />
Dal canto mio riguardo all' uso di questo fungo come alimen-<br />
tare, dopo aver riferito quanto mi asserisce il signor Chiarella,<br />
che cioè si mangia nel Leccese, aggiungerò i resultati degli espe-<br />
rimenti da me fatti. Una certa porzione dei funghi vivi invia-<br />
timi fu fatta cuocere con olio, aglio e nipitella in umido, come<br />
si suol fare per i morecci e le altre specie più comuni, però per<br />
quanto la cottura fosse assai prolungata, i funghi si mantennero<br />
piuttosto duretti e conservarono gran parte del loro sapore acre e<br />
resinoso. Alcuni conigli, cui furono dati varii di questi funghi cosi<br />
preparati, non ne vollero mangiare. Alcune persone ed io stesso li<br />
abbiamo trovati di sapore spiacevole, ma per quanto ne abbiamo in-<br />
geriti alcuni pezzi, non ne abbiamo risentito alcun disturbo. Tutto<br />
ciò del resto non ha che un valore limitato, perché può essere che<br />
il modo di cottura non sia quello che meglio si conviene a questa<br />
specie. Quello però che interessa si è che i saggi preparati con<br />
aceto, quali mi sono stati favoriti dal signor Chiarella, hanno per-<br />
duto quasi atìatlo il loro sapore acre e piccante, tantoché sono<br />
buoni e si mangiano volentieri conditi con olio, senza risentirne<br />
il minimo disturbo. Ciò del resto non fa meraviglia, ove si rifletta<br />
che lo stesso Lactarius torminosiis Fr., che fu pure distinto<br />
con r epiteto di necator, e ritenuto in alto grado venefico da<br />
Schaeffer e da Bulliard, secondo 1' esperienze di Paulet non è<br />
affatto nocivo, ciò che viene pure confermato dal Fries nella<br />
1* edizione delle sue EpicrHsis, ' e dal Venturi, ^ il quale asserisce<br />
che questo fungo nella nostra Riviera viene mangiato con tutta<br />
sicurezza, e che lo si antepone ad altri per la delicatezza della<br />
sua carne. Per preparare i detti funghi all'aceto, come si pratica<br />
nel Leccese, si puliscono nell' acqua calda, si tuffano nell'acqua<br />
bollente, e dopo averli fatti sgocciolare si aspergono con sale.<br />
Quando sono raffreddati si mettono nell' aceto con aglio, menta<br />
* T. Fries, Eplcrisis syslematis mycologioi eto. Upsalia, 1833-39, p. 34.<br />
* A, Venturi, Studi micologici, Brescia, 1842, p. VII e p. 19.
160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
o qualche altra sostanza aromatica, e si conservano in questa<br />
liquido.<br />
Relativamente ad altra specie ben conosciuta, cioè al Lacta-<br />
rius deliciosus Linn., credo opportuno riferire, clie non solo<br />
l'ho potuto raccogliere frequentemente nel Pisano, tanto alla<br />
Selva che al Monte nei boschi di pino, e presso Livorno, ma<br />
ne ho pure trovato in quantità a Boscolungo nell'Appennino<br />
pistoiese nelle abetine fino dal 1874, ed a Firenze nei colli<br />
sopra Settignano e specialmente presso Castel di Poggio. La va-<br />
rietà da me raccolta presso Livorno, * che ritengo corrispondere<br />
al L. deliciosus violascens del Panizzi, ' 1' ho pure incontrata in<br />
altri luoghi, e specialmente presso Castel di Poggio sopra Setti-<br />
gnano, con caratteri tali da doverla ritenere come ben distinta<br />
dalla forma ordinaria. Essa infatti ne differisce pel cappello che di<br />
sopra è di color pallido o carneo-cenerino, per le lamelle che<br />
sono carnicino-violacee e più fragili, per lo stipite carnicino-<br />
violaceo più lungo e rotondato alla base, e per il latticelo eh' è<br />
di colore rosso mattone scuro.<br />
Alcune particolarità interessanti, che si riferiscono alle due<br />
specie sopra ricordate, riguardano la forma delle loro spore ed<br />
il loro contegno coi reagenti. Nelle opere descrittive ordinaria-<br />
mente si asserisce che le spore del L. pudescens Fr., del L. de-<br />
liciosus L. e di non poche altre specie hanno superficie fornita<br />
di minute sporgenze a guisa d' aculei e si dicono echinulatce,<br />
ma la cosa veramente non sta sempre in questi termini. In se-<br />
guito infatti all' esame accurato, eseguito sulle spore delle due<br />
specie sopra nominate, posso asserire che, tanto nell' una che<br />
nell'altra, ove s'impieghi un obiettivo di sufficiente ingrandi-<br />
mento, le spore si presentano scabre per rughe irregolarmente<br />
ramose e più o meno anastomosate od interrotte e quindi irre-<br />
gulariter ruguloso-alveolatce , piuttostochè echinulatoi. Con-<br />
viene pure aggiungere, che nelle due specie sopra ricordate, le<br />
spore contengono normalmente una grossa gocciola oleosa, che<br />
* G. Arcangeli, Nuovi studi sopra alcuni funghi raccolti in Livorno<br />
e nei suoi dintorni. Nuovo Giorn. Bot. Ital., 7, p. 118.<br />
^ F. Panizzi, DegV Imenomaceti che crescono nel circondario di San<br />
Remo, nel Commentario delia Società crittogamologica italiana^ n. 3,<br />
settembre 1862, p. 167.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 161<br />
occupa la parte maggiore della loro cavità, della quale gli autori<br />
non fanno parola, e che con acido osmico si colora in scuro.<br />
La loro parete poi presenta un contegno ben differente di<br />
fronte ai reagenti, da quello delle basidi e delle ife. Se infatti<br />
si tratta una sottile sezione dell' imenio di questi funghi con<br />
soluzione d' iodio e successivamente con acido solforico, oppure<br />
se si tratta con cloruro di zinco iodato, le pareti delle spore si<br />
colorano in azzurro od in violetto (mentre quelle delle basi delle<br />
cistidi e delle ife si colorano in giallo) dando cosi manifestamente<br />
la reazione della cellulosa. Una colorazione simile si può otte-<br />
nere, ma però più debole, impiegando una soluzione iodata<br />
d' idrato di cloralio composta di 8 p. d' idrato e 5 di acqua. Una<br />
colorazione molto leggera si è potuta ottenere pure con una<br />
soluzione assai vecchia d' ioduro potassico iodata. Forse ciò av-<br />
viene per la ragione che l' idrato di cloralio e V ioduro potas-<br />
sico, quando figurino nella soluzione in una certa quantità, agi-<br />
scono sulla cellulosa come il cloruro di zinco. Un fatto simile<br />
é stato già registrato dal De Bary per le spore acrogene della<br />
Perono.yyora e per quelle pure del Coy^ticmm amoy'phimi :<br />
però nulla è detto dei Laclarius, né per quanto é a mia no-<br />
tizia un tal fatto è stato da altri avvertito. Sarebbe certamente<br />
interessante il sapere se questo contegno si verifichi pure nelle<br />
spore degli altri Lactarius, e quanto si estenda nell' ordine<br />
delle Agarìcidee. Per ora, non avendo potuto estendere le mie<br />
ricerche su tal proposito, mi limiterò a riferire come questa<br />
proprietà, di colorarsi in azzurro od in violetto con i sopra<br />
citati reattivi, é stata da me riscontrata pure nel Lactarius seri-<br />
fluus che ha spore rugose come i due sopra ricordati, e man-<br />
cherebbe nelle spore àeWAgaricus campestìHs L., diQWArmil-<br />
laria ìnellea Vahl., deWJIydnum repandum Linn., del Boletus<br />
colliniius Fr., della Pmthyrella disseminata Pers. Debbo però<br />
fare avvertire che nei Lactarius citati la colorazione coi reat-<br />
tivi della cellulosa interessa tutta la parete, senza che vi ap-<br />
parisca una distinzione in uno strato esterno cutinizzato come<br />
si suole riscontrare d' ordinario nelle spore. Forse, come ri-<br />
tiene il De Bary, sarà cosa eccezionale che in certi funghi le<br />
' A. De Barv, Vergleichende Morpholorjìe und Biologie der Pilze,<br />
ecc. Leipzig, 1884, p. 112.<br />
'Bull, della Soc. hot. Hai. 11<br />
'
162 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
spore abbiano la facoltà di dare le reazioni della cellulosa, ma<br />
pure a me sembra che questo argomento meriti di fissare 1' at-<br />
tenzione dei micologi, come uno di quelli di non poca impor-<br />
tanza per la conoscenza della struttura delle spore, e che forse<br />
non manca di utili applicazioni.<br />
Martelli accenna a due interessanti pubblicazioni di Dufour e<br />
di Cooke sopra i funghi mangerecci.<br />
Esaurite cosi le comunicazioni 1' adunanza è tolta.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 7 gennaio 1892.<br />
Sono presenti i Soci: Pirotta, Grampini, Erede, Krucb, Baldini,<br />
Terracciano, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente ba la parola il Socio<br />
dott. Terracciano, il quale presenta un libro malamente attribuito<br />
a G. "VV. Wedel dal titolo : de Hyperico [aliis Fuga Daemonum),<br />
dissertano inauguraUs hotanico-medica. L'autore, cbe è Fede-<br />
rico Houck, dedica la sua dissertazione dottorale ai signori J. E.<br />
Hartleben, B. de Bentbeim, F. H. Balcken. Per la storia della Bo-<br />
tanica sono notevoli i paragrafi 15-25 del cap. I, dal titolo De Ety-<br />
mologia, definittone, differentia et synonimia Hyperici ed il Terracciano<br />
li ricorda percbè le specie ivi desci'itte concordano con specie oggi<br />
ben conosciute.<br />
Quindi il prof. Pirotta legge una nota del prof. Baccarini intorno<br />
ad una particolarità dei vasi cribrosi nelle Papilionacee, colla quale<br />
estende e completa ed in parte modifica le recenti osservazioni dello<br />
Strasburger. Mostra cbe l' ammasso di mucillaggine sospeso per<br />
opera di filamenti nel mezzo della cavità del vaso è comune in quasi<br />
tutte le Papilionacee da lui studiate ; ne descrive le forme diverse,<br />
il numero e la disposizione dei fili, la struttura e 1' origine, riguardo<br />
la quale dimostra cbe in taluni casi vi prende parte il nucleo ed il<br />
plasma perinucleare.<br />
Esaurite le comunicazioni, prima di levare la seduta il Presidente<br />
rinnova ai Soci della Sede la raccomandazione di prender parte at-<br />
tiva al prossimo Congresso botanico di Genova per contribuire alla<br />
buona riuscita di esso.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 10 gennaio 1892.<br />
Il Presidente Arcangeli aperta 1' adunanza annunzia che il Socio<br />
A. Pucci, avendo soddisfatto alla condizione prescritta dall'art 26<br />
dello Statuto, è dichiarato Socio perpetuo.<br />
L'Archivista Martelli comunica l'elenco dei doni pervenuti alla<br />
Biblioteca sociale, cioè :<br />
Dal sig. E. Tanfani : Poli e Tanfani, Botanica descrittiva ad uso<br />
della V classe ginnasiale. Firenze 1891.<br />
Dal Governo Giapponese : Calendar of the Imperiai <strong>University</strong><br />
of Japan for the Year 1887-88. Tokyo 1888.<br />
Dal cav. S. Sommier: Inaugurazione del busto di Filippo Barker<br />
Webb. Firenze 1874. — Borodin. Sur la respiration des plantes pendant<br />
leur germinatiou. Florence 1875. — Suringar W. F. B. Sur les pro-<br />
cédés pour obtenir une évaluation fixe des grossissements micro-<br />
scopiques. Florence 1875. — Orphanides G. T. Dissertation sur les<br />
caractères spócifiques du genre Colchtoum et sur quelques espèces<br />
nouvellement découvertes en Grece. Florence. 1885. — Duval Jouve J.<br />
Réponse au thème XVIII. " demandant : Si l'on peiit établir des<br />
règles pour une distinction rationnelle entre les groupes qu'on dó-<br />
signe par les noms d'espèce, race, variété, et cela surtout en vue des<br />
limites à poser aux appréciations individuolles des phytographes.<br />
Firenze 1876. — Smee A. A brief sketch of the best varieties of fruits<br />
cultivated in England. Florence 1876. — De Heldreich T. Sertulum<br />
plantarum novarum vel minus cognitarum Florae Hellenicae. Florentiae<br />
1876. — Stauh M. Sur l'ótat de phitophénologie en Hongrie. Bu-<br />
dapest 1881. — Rùci jR. Nuova specie di Anthoxaìithiun. Firenze 1881.<br />
Dal sig. U. Galeri: C/ementi J. Sertulum orientale, seu recensio<br />
plantarum in Olimpo bithynico, in agro byzantino et hellenico non-<br />
nullisque aliis orientis regionibus annis 1849-1850 collectarum.<br />
Taurini 1855.<br />
Viene quindi letta la seguente comunicazione del prof. Aser Poli:<br />
SUI NUOVI PROGRAMMI DI BOTANICA PEL GINNASIO E<br />
LICEO. PER ASER POLI.<br />
Alle giuste osservazioni che il Socio Tanfani fece nella pas-<br />
sata seduta, riguardo all'insegnamento della Botanica nel gin-<br />
nasio, mi permetto aggiungerne altre che spero la Società vorrà<br />
prendere in considerazione.
164 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Per meglio giudicare dei mutamenti introdotti col recente de-<br />
creto 11 ottobre 1891 nei programmi di Storia naturale, sarà<br />
opportuno consultare la Relazione che li accompagna, e che<br />
trovasi a pag. 612 del « Bollettino ufficiale della pubblica istruzione<br />
», anno XVIII, parte III (fase, del 21 ottobre 1891). A<br />
pag. 617 leggonsi queste parole: « L'importanza che hanno<br />
« oggidì gli studi scientifici nei vari ordini di scuole, non è da<br />
« attribuirsi ad una esagerata ampiezza data ai programmi d'in-<br />
« segnamento di queste materie, ma è piuttosto la necessaria<br />
« conseguenza del rapido e grande sviluppo che in questi ultimi<br />
« tempi ha raggiunto lo spirito d' osservazione, e della tendenza<br />
« del secolo onde si gran numero di studiosi sono indotti a pre-<br />
« ferire alle ricerche speculative quelle da cui si ripromettono<br />
« i maggiori benefìci della vita. »<br />
Non è mia intenzione confutare qui, uno ad uno, i concetti<br />
contenuti in questo periodo; ma soltanto faccio fin d'ora una<br />
dichiarazione. Le mie seguenti considerazioni non si partiranno<br />
dal concetto che la Storia naturale in generale, e la Botanica in<br />
particolare, debbano studiarsi nel ginnasio e nel liceo allo scopo<br />
di saper distinguere la lattuga dal prezzemolo in riguardo ai<br />
loro diversi usi nella vita pratica; ma io ritengo tali studi alta-<br />
mente educativi, e tra i più adatti per le giovani menti, purché<br />
siano fatti come a queste si conviene; e credo che ogni ricerca<br />
speculativa deve presupporre una perfetta conoscenza del mondo<br />
sensibile.<br />
Ed ora entro in argomento. Il Socio Tanfani ha giustamente<br />
fatto osservare l' inopportunità, anzi il danno, di aver destinato<br />
r intero sviluppo della Botanica descrittiva alla 5* classe del gin-<br />
nasio, mentre prima, la Botanica si faceva nella seconda metà<br />
dell'anno scolastico, fra la 4' e la 5* classe. La citata Relazione<br />
dovrebbe dire, mi sembra, le ragioni di tale mutamento. Invece<br />
vi si legge semplicemente questo (pag. 618) : « L' insegnamento<br />
« delle Scienze naturali dovrebbe invece costituire una materia<br />
«<br />
« a sé nel ginnasio superiore, ma esser diviso in modo che la<br />
« parte di zoologia sia per intero trattata nella 4* classe, e la<br />
« parte di botanica pure per intero svolta nella classe 5*. » Il<br />
perchè di questo? Il perché della diversa ripartizione che il<br />
Socio Tanfani riteneva più opportuna egli lo disse nella passata<br />
seduta, ed i presenti alla sua lettura furono d' accordo nel rite-
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 165<br />
nere buone le ragioni da lui addotte. Ma Tanfani e tutti quelli<br />
che la pensano come lui si partono dal concetto che l' insegna-<br />
mento della Botanica nel ginnasio debba esser fatto su piante<br />
fresche, mentre questa non è forse V intenzione di chi propose<br />
i nuovi programmi.<br />
Ai vecchi programmi furon fatte precedere alcune istruzioni,<br />
con le quali in poche parole si spiegava in qual modo dovesse<br />
essere impartito l' insegnamento della Botanica nel ginnasio. I<br />
nuovi non sono accompagnati da nessuna istruzione, e dalla Re-<br />
lazione non appare chiaro quali siano state le intenzioni del<br />
compilatore o dei compilatori di essi. Io credo invece che sia<br />
bene insistere su questo: che l' insegnamento della Storia natu-<br />
rale nel ginnasio sia esclusivamente oggettivo; che non consista<br />
in una filza di nomi e di descrizioni da imparare a memoria; che<br />
all'esame l'allievo non debba ripetere a memoria una o più<br />
descrizioni di piante o d' animali, ma debba mostrare di avere<br />
imparato ad osservare, descrivere e confrontare. Lo scopo di<br />
questo insegnamento deve esser quello di fermare l'attenzione<br />
dei giovani sugli oggetti che vedono (osservazione), di insegnar<br />
loro a dire quello che vedono (descrizione), a distinguere un<br />
oggetto dall'altro e saper dire perché l'uno non è 1' altro (con-<br />
fronto). Se non è guidato da questi concetti, tale insegnamento<br />
diviene arido, pesante, noioso e dannoso piuttosto che utile.<br />
V insegnamento oggettivo della Botanica offre poi altri van-<br />
taggi. I nomi tecnici, che per necessità bisogna cominciare ad<br />
imparare fin dal principio, e molti dei quali non sono famigliari<br />
a chi non ha mai studiato piante, costituiscono uno dei mag-<br />
giori ostacoli allo studio della Botanica, quando questo si faccia<br />
esclusivamente sui libri; ma se invece si studiano le piante sul<br />
vero e con metodo, i nomi tecnici rimarranno facilmente im-<br />
pressi a poco a poco nella mente, insieme agli oggetti cui essi<br />
si riferiscono, e con poco sforzo il giovane si preparerà un cor-<br />
redo di nomenclatura, che gli è poi necessario negli studi su-<br />
periori. Aggiungasi poi, e questo io ritengo d'immenso vantaggio,<br />
che nelle piante, e sui fiori specialmente, è facile quella grossa<br />
anatomia, che negli animali non è possibile, se si eccettuano gli<br />
insetti. Bastano un ago, un temperino, una pinzetta ed una lente<br />
perché si possano con poca fatica, non solo, ma con molto di-<br />
letto, imparare molte cose. È questo un esercizio molto utile
166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
per i giovani, e non v' è insegnante di Storia naturale che non<br />
sappia quanto essi vi prendano passione. Né credo inutile ri-<br />
chiamare l'attenzione sull'importanza del fatto che, mentre è<br />
facile, e si può fare in scuola da ciascun allievo, l'anatomia de-<br />
gli insetti e dei fiori, insetti e fiori hanno tali intimi rapporti<br />
biologici, che si prestano a speciali ed utili considerazioni ed<br />
insegnamenti.<br />
È anche un fatto innegabile che i ragazzi, così educati allo<br />
studio degli oggetti naturali, trovano gran diletto nell' acchiap-<br />
pare insetti e raccoglier piante in campagna; ed a questo pro-<br />
posito una grave lacuna si rivela nei nuovi programmi, inquan-<br />
tochè essi non raccomandano né le gite in campagna, né la<br />
formazione di piccoli erbari da parte degli allievi. Con qual co-<br />
raggio si grida soprattutto contro 1' eccessivo lavoro mentale<br />
cui vengono condannati i nostri giovani, se poi, mentre si ri-<br />
formano i programmi di scienze, « per ridurli entro i limiti che<br />
si convengono ad istituti d' istruzione classica, » se ne muta<br />
r indirizzo in modo che, per la Storia naturale, l' insegnamento<br />
diventi più pesante, e se ne toglie ciò che avrebbe giovato di<br />
più al morale ed al fisico dei giovani?<br />
Le gite in campagna non solo dovrebbero farsi, ma essere<br />
frequenti. I nostri giovani sono troppo abituati alla vita citta-<br />
dina, allo studio di tavolino (quando studiano), troppo attaccati<br />
a ciò che presenta un utile immediato: ed è bene distrarli da<br />
queste dannose abitudini richiamando la loro attenzione sulle<br />
bellezze della natura, mentre i loro polmoni per l' esercizio del<br />
corpo si dilatano ed aspirano l'aria balsamica dei monti.<br />
Né io posso accordarmi coli' opinione più oltre espressa nella<br />
più volte citata Relazione, che, cioè, si debba ridurre l'orario<br />
delle scienze naturali ad un minimum, per infrenare la ten-<br />
denza degli insegnanti a svolger troppo per esteso i programmi<br />
(pag. 619). Con l'orario più limitato, o il programma non viene<br />
svolto completamente, o viene anch'esso contenuto dentro i giusti<br />
limiti, ma sono sempre sacrificate le ripetizioni. I programmi<br />
hanno da esser limitati, questo è vero ; ma l'orario deve lasciar<br />
tempo di svolgerli completamente e con profitto dei giovani,<br />
cioè con accompagnamento di frequenti ripetizioni e dimostra-<br />
zioni pratiche, e non deve essere una camicia di piombo che si<br />
adatti per l'appunto, e senza alcun margine libero, ai programmi.
ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 167<br />
La limitazione dell' orario non è, a parer mio, il miglior modo<br />
di correggere i difetti di quegli insegnanti che invece di far<br />
lezione pel ginnasio o pel liceo la fanno per 1' università.<br />
Finalmente mi si permetta di richiamare l'attenzione della<br />
Società sui numerosi errori di ortografia che figurano nel programma<br />
di Botanica per la 5" classe del ginnasio. Voglio con-<br />
cedere che alcuni siano errori di stampa; altri però, costante-<br />
mente ripetuti, dimostrano, in chi ha scritto i nomi latini delle<br />
piante, la completa ignoranza delle regole d'ortografia che i<br />
botanici seguono scrupolosamente. Mi si dirà che il programma<br />
forse non fu scritto da un botanico; ma allora, abbiamo mag-<br />
gior ragione di credere che anche per la parte scientifica e<br />
didattica lasci molto a desiderare, se fu scritto da chi non sa la<br />
materia. Comunque sia, vi par ben fatto di mettere nelle mani<br />
di giovani che fanno gli studi classici (i giovani i programmi<br />
li comprano e li leggono prima dei professori) un programma<br />
dove non sono rispettate né la lingua italiana, né la latina, né<br />
la greca?<br />
Il Socio Caiìuel prende la parola per dichiarare cbe 1' esame dei<br />
programmi vacclii e dei nuovi ha rafforzato l' impressione prodotta<br />
in lui durante 1' ultima adunanza dalle parole del Socio Tanfani, e<br />
confermata ora dalla precedente lettura. Risponde all'incarico ricevuto<br />
neir ultima adunanza leggendo il seguente ordine del giorno :<br />
« Considerando che nel Programma per i ginnasi e i licei del<br />
« 24 settembre 1889, saviamente era stato ripartito l'insegnamento<br />
« elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva dato<br />
€ nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione estiva,<br />
« quando solamente era possibile avere il materiale fresco assolu-<br />
te tamente richiesto dall' indole dell' insegnamento ;<br />
« Considerando che nel programma dell' 11 ottobre 1891 ora entrato<br />
« in vigore il medesimo insegnamento è stato irragionevolmente<br />
« portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella stagione in-<br />
« vernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa d' uopo ricor-<br />
« rere in sua vece a dei compensi affatto inadatti, anzi contrari allo<br />
« scopo dell'insegnamento qual' è dichiarato nel programma stesso ;<br />
« La Società Botanica Italiana fa voti perchè in questa parte<br />
« r insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica del<br />
« programma del 1889. »<br />
Il Socio Tanfani approva pienamente la proposta del prof. Carnei ;<br />
accenna all' avversione che hanno alcuni professori di sacrificare<br />
all'oggettività dell' insegnamento l'ordine sistematico; deplora anche
168 ADUNANZA DELLA SEDB^DI 'FIRENZE<br />
cha molti professori non giungano ad intendere 1' utilità delle com-<br />
parazioni ; dichiara che è impossibile fare dei confronti prima di<br />
avere imparato ad osservare e prima di conoscere un poco la terminologia<br />
botanica, che appunto si impara facendo le- desciùzioni,<br />
trova logico che, dovendosi ripartire l'insegnamento in due anni,<br />
i confronti si facciano nel secondo anno. Dice che a tutto questo<br />
provvedevano i vecchi programmi, ma ritiene che assegnando allo<br />
studio della Botanica la stagione conveniente, l'opera dell'insegnante<br />
valente possa svolgersi utilmente con qualunque programma. Egli<br />
perciò propone l' approvazione dell' ordine del giorno del prof. Carnei.<br />
L' approvazione viene votata all' unanimità.<br />
Dietro invito del Presidente il prof. Cavanna, presente all' adu-<br />
nanza, richiama 1' attenzione dei Soci sulle disposizioni che nei programmi<br />
dal 1889 prescrivevano le modalità da seguire negli esami<br />
di Storia naturale nel Ginnasio. Dichiara che quelle disposizioni,<br />
per ogni riguardo opportune, mentre consacravano la necessità di<br />
applicare nell' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Mini-<br />
stero un modo facile per verificare se 1' opera degli insegnanti suoi<br />
era conforme ai più sani principi della didattica, e di giudicare<br />
altresì con criteri sicuri degli effetti educativi che dall' insegnamento<br />
medesimo si attendono e si possono ottenere. Nello stesso<br />
tempo l' esame, cosi com' era prescritto, dava all' insegnante pub-<br />
blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi provenienti<br />
dalle scuole private, nelle quali, troppo spesso, l'insegnamento<br />
della Storia naturale, malamente impartito, riesce del tutto ineffi-<br />
cace. Riterrebbe utile che nel voto della Società al Ministro s' insi-<br />
stesse sulla modalità degli esami.<br />
Il prof. Carnei propone che nella lettera con cui il Presidente<br />
presenterà al Ministro 1' ordine del giorno testé approvato si raccomandi<br />
a nome della Società di attenersi negli esami alle modalità<br />
prescritte nei programmi del 1889, e tale proposta viene accolta unanimemente.<br />
Si dà quindi lettura della seguente nota del prof. Macchiati.<br />
SULLA RIPRODUZIONE DELLA NAVICULA ELLIPTICA<br />
KTZ. COMUNICAZIONE PREVENTIVA DEL DOTTORE<br />
L. MACCHIATI.<br />
Si è disposti ad ammettere che nella moltiplicazione delle Ba-<br />
ci! lariee (Diatomee) per fissiparità i loro frustuli si fanno, di<br />
mano in mano, sempre più piccoli, sino a raggiungere un certo<br />
minimo di dimensione, il quale varia colla natura specifica del-<br />
l' alga. Allora si dice che interviene un fenomeno riproduttivo<br />
di natura sessuale, cioè una vera coniugazione, in seguito alla
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169<br />
quale si forma una specie di spora (però il nome non è forse<br />
bene appropriato) che E. Pfitzer ha chiamato auxospora, dalla<br />
quale esce un frustulo, il così detto frustulo sporangiale, che<br />
assume prestissimo la massima dimensione della specie.<br />
I casi di coniugazione che si conoscono nelle Bacillariee, non<br />
sono molto numerosi, però il fenomeno, in parecchie specie, è<br />
stato osservato, in epoche diverse, da un certo numero di botanici<br />
autorevolissimi, che d' ordinario lo descrivono pressoché nello<br />
stesso modo, ma non tutti ne danno la stessa spiegazione. Il<br />
signor Paolo Petit, che ha seguito il processo in una specie di<br />
Cocconema (C eirtuia), è contravio all'idea d'una generazione<br />
sessuale , essendo , invece , più disposto ad ammettere che si<br />
tratti d' un vero ringiovanimento dei plasma. L' opinione di<br />
questo autore si trova in opposizione con quella emessa dagli<br />
egregi signori Thwaites, Carter, W. Smith e Lùders, i quali ri-<br />
tengono che si tratti d' una vera coniugazione sessuale, con re-<br />
ciproca fusione dei plasma, invece è una riconferma di quella<br />
dello Schraitz.<br />
In una serie di pubblicazioni, Tuna più interessante dell'al-<br />
tra, il chiarissimo signor conte ab. Francesco Castracane, ha<br />
preso a sostenere, sino dall'aprile dell'anno 1868, che le Bacil-<br />
lariee, oltre ai casi di coniugazione bene accertati, hanno anche<br />
la riproduzione per germi. La fortunata circostanza di avere<br />
sorpreso nel campo del microscopio una Podosfenia, nel mo-<br />
mento di dare esito ad alcune piccole forme rotonde e dell' averne<br />
potuto constatare le più minute circostanze (essendosi tutto svolto<br />
sotto i suoi occhi), gli fece riconoscere (cosi l'autore) e dimo-<br />
strare, che nelle Bacillariee esiste lo stato e la forma embrio-<br />
nale, il che include l' idea di un seme e di un germe qualun-<br />
que riproduttore.<br />
Prima di lui lo Schumann {Die Diatomeen cler Hohen Taira.<br />
"Wien, 1867) dice di avere non di rado osservato in frustuli vivi<br />
dei nuclei con corpi granulosi, dai quali si producevano dei<br />
nuovi individui, e ne adduce in esempio una Nitzschia sigmoi-<br />
dea Sm.<br />
Air idea d' una riproduzione per germi in questi organismi è,<br />
altresì, favorevole il Deby (1877), il quale si esprime cosi;<br />
« U apparizione suMtanea di specie, là ove precedentemente<br />
non ne esistevano; la loro successione periodica ciascun anno
170 ADUNAKZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
in stagioni indeterminate, senza che se ne possa trovare ne-<br />
gli intervalli, nella stessa località, fanno presentire la possi-<br />
ì)ililà cf un modo dì generazione che non è ancora sospettato<br />
(quesf affermazione è, per lo meno, inesatta) per germi, per<br />
THicro macì^ozoospore, come ciò ha luogo per tante alghe<br />
inferiori, inventi nelle stesse condizioni delle Biatomee ».<br />
Anche il chiarissimo signor dottor Matteo Lanzi (1878), avendo<br />
trovato neir interno dei frustali di parecchie Bacillariee nume-<br />
rosi corpuscoli che si ricoprivano d'una membrana e si orga-<br />
nizzavano in celhile divenendo nuovi frustuli, fu indotto ad ac-<br />
cettare la teoria della riproduzione per germi, ritenendo che<br />
quelle cellule siano i generi delle Bacillariee.<br />
E i nuovi argomenti portati non è molto (1886) in campo dal<br />
signor conte Castracane, rendono sempre più probabile l'idea<br />
d' un processo di riproduzione per germi nelle Bacillariee.<br />
Avendo il detto autore scoperto un Coscinodiscus radiolalus allo<br />
stato fossile, che nel perimetro delle valve avea numerosissime<br />
impronte di piccole forme rotonde, le ritenne doversi riguardare<br />
quali impronte delle forme embrionali rimaste in seno della cel-<br />
lula madre, allorché fu sorpresa dalla morte.<br />
Un caso fortunatissimo che si è presentato ai miei occhi il<br />
giorno 3 del corrente mese, mentre stava esaminando una pre-<br />
parazione temporanea di Diatomee vive, allo scopo d' indagarne,<br />
come fo, quasi tutti i giorni da più di quattro anni, la biologia,<br />
mi mette nella favorevole condizione di potere portare in ap-<br />
poggio della teoria della riproduzione per germi in questi or-<br />
ganismi, il validissimo argomento d' una prova di fatto. Nel campo<br />
del microscopio mi si presentò, spostando la preparazione, una<br />
graziosa Navicula elliptica Ktz., che si muoveva lentissima-<br />
mente e ne racchiudeva altre quattro, ognuna delle quali rag-<br />
giungeva appena '/g del diametro longitudinale e trasversale della<br />
Navicula madre. I piccoli frustuìi delle Navicule, racchiuse dalla<br />
maggiore, morfologicamente erano in tutto simili alla Navicula<br />
elliptica, della quale ripetevano la stessa finezza di striatura,<br />
come me ne potei accertare determinandola coli' impiego, non<br />
perfettissimo, del micrometro oculare, non potendo ricorrere ad<br />
altro mezzo, trattandosi d' una preparazione, come dissi, tempora-<br />
nea, fatta per scopo biologico. Altre tre Navicule della stessa<br />
forma, ma di dimensioni alquanto maggiori a quelle racchiuse
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171<br />
nella cellula madre, le si trovavano vicino, delle quali collo stesso<br />
mezzo potei constatare l' identità di striatura. Né potrebbe solle-<br />
varsi il dubbio che le piccole Navicale fossero sopra o sottoposte<br />
alia grande, che tale obbiezione ho la certezza di poterla esclu-<br />
dere, trattandosi di specie vive racchiudenti il loro endocroma,<br />
mentre che una simile aberrazione potrebbe verificarsi nelle Ba-<br />
cillariee che avessero subiti gli ordinari trattamenti, per farne<br />
dei preparati stabili da conservare. Del resto il fatto da me osser-<br />
vato non è che la ripetizione di ciò che ci viene raffigurato da<br />
W. Smith, che lo riguardò per frustulo sporangiale includente<br />
piccoli nuovi frustuli.<br />
Feci le prime osservazioni all'ingrandimento di 1500 diametri,<br />
nel microscopio perfezionato del Koristka, coli' obiettivo apocro-<br />
raatico a secco 3""" e l'oculare compensatore 18; ma la mi-<br />
sura delle strie la feci all'ingrandimento di 750 diametri, avendo<br />
adattato 1' oculare n. 6, che porta annesso il micrometro rela-<br />
tivo, e r obbiettivo ad immersione omogonea 2"".<br />
Seguii per alcuni minuti, meravigliato e contento di cosi for-<br />
tunato incontro, la preparazione che mi offriva un bellissimo<br />
esempio in appoggio della teoria della riproduzione per germi;<br />
e mi ricordai subito di avere osservato più volte una varietà di<br />
questa Bacillariea descritta col nome di Navicula elliptica ini-<br />
nutissima Grun, la quale morfologicamente è in tutto simile<br />
alla specie tipica e non se ne distingue che per le dimensioni<br />
molto minori. Mi s'ingenerò allora il dubbio, che presto divenne<br />
quasi certezza, che la medesima non sia che una varietà biolo-<br />
gica della Navicula elliptica Ktz.: voglio dire un suo stadio di<br />
sviluppo.<br />
Nella speranza di poterne ricavare un esattissimo disegno,<br />
allorché rimase per qualche istante immobile, applicai all'ocu-<br />
lare la camera lucida di Zeiss, ma in causa di un leggiero spo-<br />
stamento della preparazione la perdei di vista. Allora tentai,<br />
senza perder tempo, di trasformare la preparazione temporanea<br />
in una preparazione stabile, facendo evaporare a moderato ca-<br />
lore l'acqua e poi montandola al balsamo; ma questo mio ten-<br />
tativo non fu coronato da quel felice risultato che mi atten-<br />
deva, probabilmente perchè il calore avrà costretto ad uscire<br />
le piccole Navicule dalla Navicula madre, per allontanamento<br />
delle valve di questa. Ma nutro fiducia che, perseverando in que-
172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
sto genere di ricerche sulla biologia delle Bacillariee, non tar-<br />
derò molto a trovare qualche caso consimile.<br />
Dopo questa osservazione, mi sovvenni della Cyinbella Pisci-<br />
culus trovata dal Castracane, la quale presentava individui grandi<br />
e piccoli, differenti tra loro nella lunghezza dell'asse longitu-<br />
dinale, come 1 sta a 2, in cui però le strie si mantenevano co-<br />
stanti in tutti i frustuli; e mi ricordai anche del caso analogo<br />
citato dallo stesso autore riguardo alla Pinnularìa stauronei-<br />
formis var. Latialis Castrac, nei cui frustuli ebbe luogo vero-<br />
similmente r auxesi per accrescimento bilaterale. Tutti questi<br />
casi tornano in appoggio della teoria della riproduzione per<br />
germi nelle Bacillariee; la quale teoria, come mi scriveva in<br />
questi giorni il Castracane, « non è esplicitamente riconosciuta,<br />
perchè generalmente tutti si tì^'asiullano alla caccia di qualche<br />
nuova Diatomea (Bacillariacea), invece di occuparsi a ricono-<br />
scere la loro 'biologia ». Facendo questo studio, si vedrebbe che<br />
moltissime forme, descritte come specie o varietà, non sono che<br />
stadi di svilupppo di altre forme o tipi. Nella descrizione delle<br />
specie in questo gruppo di Alghe bisogna abbandonare la con-<br />
suetudine di basarsi, quasi esclusivamente, sui caratteri morfo-<br />
logici dei frustuli, senza tener conto delle loro condizioni di vita.<br />
Un lavoro di revisione sulla sistematica delle Bacellaricee si<br />
è ormai reso assolutamente indispensabile; ma bisogna farlo con<br />
criteri nuovi di ordine superiore.<br />
Il prof. Caruel dicliiara di non essersi occupato specialmente di<br />
Diatomacee, ma che le cose esposte dal prof. Macchiati gli sembrano<br />
talmente insolite da far deplorare che il preparato microscopico di<br />
cui è fatto menzione non abbia potuto salvarsi, giacché avrebbe<br />
contribuito a vincere la iacredulità con cui le asserzioni del Mac-<br />
chiati potrebbero essere accolte.<br />
Il Presidente Arcangeli legge la nota seguente:<br />
BREVI NOTIZIE SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI<br />
G. ARCANGELI.<br />
In seguito a quanto .esposi nell'adunanza dell'anno ultima-<br />
mente cessato, aggiungo adesso i resultati di altri studi eflet-<br />
tuati ultimamente.<br />
Il contegno singolare delle spore di varii Lactarius di fronte
ADUNANZA DELLA SBDK DI FIRENZE 173<br />
ai reattivi della cellulosa, quali furono da me esposti ed effet-<br />
tuati sopra materiale fresco, m'invogliarono di tentare la prova<br />
sopra il materiale disseccato del nostro Erbario pisano. Tentai<br />
quindi 1' azione del cloruro di zinco iodato e dell' iodio ed acido<br />
solforico, sopra sottili fettoline ottenute dalle lamelle del Lacta-<br />
rium controversus (Pers.) Fr., del L. mdematopus Fr., del L. in-<br />
sulsus Fr. e del L. thejogalus (Bull.) Fr. In tutti questi fungili<br />
le spore si mostrarono, nonostante il disseccamento, assai ben<br />
conservate; tanto che per alcune d' esse fu pure possibile rico-<br />
noscervi dimensioni corrispondenti a quelle date dagli autori,<br />
e tutte dettero manifestissime la reazione, colorando cioè la loro<br />
parete in violetto od in azzurro, sotto 1' azione dei citati reat-<br />
tivi. Potei pure riscontrare, come nelle dette specie le spore<br />
presentino la loro superficie irregolarmente rugoso-alveolafa,<br />
piuttosto che aculeata, senza per altro escludere, che qualche<br />
verruca più o meno pronunziata possa talora presentarsi. Per<br />
ora solo nel L. exsuccus potei riscontrare spore decisamente<br />
vestite di piccoli aculei.<br />
I resultati ottenuti coi Lactarius, mi hanno indotto a ricer-<br />
care quale si mostrasse il contegno delle spore nel prossimo<br />
genere Russula.<br />
Preparate varie sottili sezioni delle lamelle della Russula alu-<br />
tacea Fr. della R. foetens (Pers.) Fr., R. virescens (Schseff.) Fr.,<br />
R. rubra Fr. da saggi secchi conservati neh' Erbario, ho potuto<br />
agevolmente riconoscere, che in queste specie pure le spore si<br />
riscontravano assai ben conservate. In esse specie le spore ave-<br />
vano una forma ellissoidea, e mostravano la loro parete decisa-<br />
mente irta di piccole punte, a differenza di quella dei Lactarius<br />
già esaminati, e di più essa si colorava pure in violaceo od az-<br />
zurro, ma però assai meno intensamente che nei detti Lacta-<br />
rius. Da tutto ciò si può adunque ritenere, che anche nel genere<br />
Russula, almeno nelle specie da me esaminate, le spore hanno<br />
la facoltà di colorarsi in violetto od in azzurro con i reattivi<br />
della cellulosa, e che mentre le spore, in non poche specie del<br />
genere Lactarius sono irregolarmente ruguloso-alveolaie, in<br />
varie specie del genere Russula sono decisamente echinulatae.<br />
Ho potuto pure riscontrare che nella R. virescens le spore ave-<br />
vano 8-7 = 7-6, nella R. rubra 10-9 = 8-7.<br />
Altra notizia di qualche importanza si é la scoperta d'una
174 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
forma da ritenersi come nuova specie, ultimamente raccolta nel<br />
M. Pisano. Questa forma mi fu recata da Asciano, insieme a va-<br />
rie altre di cui intendevo servirmi per le ricerche di cui è già<br />
stato fatto parola nel mio precedente lavoro.<br />
Esaminando il ricettacolo di questo fungo, rimasi in dubbio<br />
se esso dovesse riferirsi al genere Pleurotus od al genere Trì-<br />
choloma: né ciò farà meraviglia, ove si consideri le difficoltà<br />
che s'incontrano in questo genere di studi, e le parole del Fries<br />
sui Pleurotus : « A Chondripedihus (Colli/Ma, Mycenaeì Ompha-<br />
« Uà) Pleuroti facillime dignoscuntur, sed a reliquis hymenophoro<br />
« cum stipite contiguo {Armillaria, Trìcholoma, Clitocybe) saepe<br />
« tantum statione epixyla. » Il mio fungo avendo stazione ter-<br />
restre, la faccenda si rendeva ancor più difficile, tanto più che<br />
le figure di alcuni Tricholoma somigliavano assai alla mia forma.<br />
Pensai allora di ricorrere all' amico prof. Saccardo, inviando a<br />
lui alcuni ricettacoli del mio fungo, ed egli non tardò a infor-<br />
marmi, come esso fungo si debba riferire al genere Pleurotus,<br />
e somigli assai al Pleurotus craspedius, del quale opina debba<br />
ritenersi come specie distinta. Un esame più accurato infatti mi<br />
ha potuto convincere essere giustissima l' opinione del Sac-<br />
cardo, avendo potuto riscontrare, che la mia forma differisce dal<br />
Pleurotus craspedius, non solo per la stazione terrestre e per<br />
le lamelle sordide, anziché bianche, ma pure per caratteri de-<br />
sunti dagli organi di riproduzione. Infatti, per quanto le spore<br />
del P. craspedius sieno dal Saccardo ' e dal Voglino ^ date di<br />
dimensioni assai differenti, concordando si l'uno che l'altro<br />
neir ammetterle globose, resultano in realtà differenti da quelle<br />
della mia forma, che le ha decisamente ellissoidee. Credo quindi<br />
opportuno riportare la diagnosi e la descrizione di questa forma,<br />
che chiamerò Pleurotus Saccardianus, in omaggio al professor<br />
Saccardo.<br />
Pleurotus Saccardianus n. sp. Caespitosus, pileo plus minus<br />
excentrico vel subexcentrico, 6-15 era. lato, plerumque sinuato-<br />
lobato, disco parum incrassato, versus marginem sensim attenuato.<br />
^ P. A. Saccardo, Sylloge fungorum omnium ec, voi. V, Agarici-<br />
neae. Patavii, 1887, pag. 343-4.<br />
* P. Voglino, Observationes anaìyticae in Fungos agaricinos ìnì^noYÓ<br />
Giorn. bot. ital., XIX, 239.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 175<br />
superne alutaceo vel cinereo, levi, glabro, pellicula secernibili<br />
Granino deslituto, demum explantato vel repando, carne satini<br />
compacta; stipite striato glabro, cinereo vel umbrino, subaequali,<br />
farcto, 3-7 cm. longo, 1-1 '/j cm. crasso: lamellis sat angustis,<br />
tenuibus confertis, breviter decurrentibus, minoribus (lamellulis)<br />
postice truncatis obtusisve, omnibus antice acutis sordidis: spo-<br />
ris dilute albo-carneis, ellipsoideis, obtusis, leviter torulosis,<br />
intus aequaliter graniilosis, G-5 = 4-3 jx, basidiis clavatis obtu-<br />
sis 4-sterigmicis, steriginatibus subulatis brevibus ; C3^stidiiis<br />
clavatis.<br />
Ad terram in olivetis prope pagum Asciano in Agro Pisano,<br />
mense decembris 1891.<br />
A Pleuroto craspedio, cui proximus, lamellis sordidis, nec<br />
candidis, sporis distincte ellipsoideis, haud globosis nec muricu-<br />
latis, et statione terrestri sat differt.<br />
Ricettacolo assai grande; con pileo del diametro da G-15 cm.<br />
Stipite quasi cilindrico, piuttosto breve, spesso flessuoso od irre-<br />
golarmente curvato, esternamente striato di colore cenerognolo,<br />
poco punto ingrossato alla base, internamente pieno ed alla fine<br />
un po' cavo, con carne elastica di color nocciuola, un po' fibrosa.<br />
Pileo spesso inserito eccentricamente sullo stipite, superiormente<br />
color di pelle o cenerognolo, liscio e con tessuto superficiale<br />
non separabile dalla carne sottoposta, eli' é di color nocciuola<br />
chiaro e molle, quasi sericea. Lamelle primarie posteriormente<br />
assai larghe e scorrenti brevemente sullo stipite ed anterior-<br />
mente acute, le secondarie posteriormente troncate ed ottuse,<br />
scorrenti sul pileo con un breve dente ed anteriormente esse<br />
pure acute, tutte di color nocciuola o sordide alla fine con margine<br />
più scuro. Le spore riunite in massa sono di color biancastro<br />
leggermente carneo o quasi isabella debole, esse sono ellissoidee<br />
con estremità ottuse e superficie leggermente torulosa. Lo di-<br />
mensioni loro sono da 6-5 = 4-3 /x ed il contenuto grossolana-<br />
mente granuloso. Le basidi sono cìaviformi ottuse, poco sporgenti,<br />
a 4 sterigmi lesiniformi brevi. Le cistidi sono pure cìaviformi.<br />
Anche le spore di questa specie con i reattivi della cellulosa non<br />
danno colorazione alcuna. L'odore é assai pronunziato, non spia-<br />
cevole: il sapore è debole, quasi farinaceo. É mangiato volentieri<br />
dai conigli.<br />
Aggiungerò pure come dalla stessa località mi fu recato
176 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
V Hygrophorus pratensis Fr., che già fu pubblicato xìqW Eri).<br />
Crìit. ital., n° 968, raccolto dal dott. Baglietto nella valle della<br />
Polcevera sopra a Genova nel 1862 e citato dal Lanzi dei prati<br />
di Marsigliana presso Roma, ma che non trovo indicato della<br />
Toscana. Ultimamente poi ho ricevuto da Lecce, inviatami dal<br />
sig. 0. Chiarella, la Colhjbia velutlpes Curt., specie già raccolta<br />
da L. Caldesi presso Faenza nel 1863, da me nel Giardino bo-<br />
tanico pisano nel decembre 1873, e dal prof. Saccardo a Padova<br />
nel decembre 1876 (vedi Myc. veneta n" 1105) e citata dal Lanzi<br />
del Lazio, ma fino ad ora affatto ignota di quella località. Il<br />
sig. Chiarella m' informa aver raccolta questa specie nel suo<br />
giardino a pie di una pianta di PUiosporum.<br />
Il prof. Arcangeli soggiunge che malgrado la sua circospezione<br />
nel creare specie nuove si è creduto autorizzato ad ammettere quella<br />
di cui sopra lia tenuto parola. Cita le parole di un suo allievo il<br />
quale gli espose il dubbio cbe spesso si potessero creare nuove spe-<br />
cie in seguito a conoscenza imperfetta delle vecchie.<br />
Il Socio Martelli vede nella scoperta di questa nuova specie<br />
una conferma della sua opinione che allontanandosi dai dintorni di<br />
Firenze si possano ancora scoprire in Toscana molte specie nuove<br />
o non segnalate per la regione. Accenna al fatto che pel passato<br />
i micologi hanno dato troppa importanza nello studio dei funghi<br />
superiori ai caratteri desunti dal colore.<br />
Il Socio Caruel gode approvare le parole dello studente di Pisa,<br />
e ritiene più facile creare una nuova specie, anziché studiare accuratamente<br />
le specie vecchie, e indagare entro quali limiti esse possano<br />
variai'e; mentre molte scoperte restano senza dubbio da fare nel<br />
campo micologico, ritiene che sarebbe un avvenimento raro la sco-<br />
perta d' una vera nuova specie di Fanerogame presso noi.<br />
Il Socio BarGtAGLI presenta un esemplare di Hypericum calycmum,<br />
pianta da lui raccolta allo stato spontaneo a Stigliano, fra le valli<br />
di Rosia e di Merse. Caruel fa osservare che questa pianta origina-<br />
ria dell'Oriente e coltivata nei giardini, secondo Parlatore sarebbe<br />
stata raccolta, a quanto pare inselvatichita, nel Nizzardo e nel Veronese.<br />
La scoperta della nuova località fa supporre che essa vada<br />
diffondendosi fra noi.<br />
Il Socio Bargagli, parlando della nuova edizione del Compendio<br />
della flora italiana annunziata dal prof. Arcangeli, esprime il desi-<br />
derio che essa venga corredata di una chiave dicotomica simile a<br />
quella dioVV Erborista toscano del prof. Caruel. Il prof. Arcangeli<br />
dichiara che questa aggiunta accrescerebbe soverchiamente il volume<br />
dell' opera e si dichiara poco favorevole del sistema dicotomico. II<br />
Socio Bargagli si rivolge al prof. Caruel manifestando il desiderio
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 177<br />
che egli completi il lavoro già iniziato nel suo Erborista toscano, e<br />
nel suo Erborista italiano, elaborando un nuovo erborista italiano<br />
che si spinga fino alla specie. Il prof. Cakuel risponde di aver già<br />
ti-a mano troppi lavori, e di lasciare quello ora accennato alla più<br />
giovane generazione.<br />
Il Socio Tanfani parla della utilità, del sistema dicotomico nella<br />
determinazione delle piante ;<br />
cita la Nouvelle fiore fran
173 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA<br />
presente comunicazione é di segnalarne la sua presenza anche<br />
in Italia.<br />
La sola indicazione che mi venne dato di rinvenire in pro-<br />
posito si trova in una Nota dei casi di malattia dei vegetali<br />
presentati alla E, Stazione di Patologia vegetale nei mesi<br />
di maggio, giugno e luglio 1889. * Io ho esaminato il rela-<br />
tivo materiale che si trova nella collezione della Stazione di<br />
Patologia, raccolto nella prihia metà del giugno 1889 a Torri-<br />
cella Sicura in provincia di Teramo e non avvi alcun dubbio<br />
che si tratti della malattia dettagliatamente descritta dal Boyer.<br />
Da parte mia posso aggiungere due altre regioni nelle quali si<br />
é manifestata la stessa malattia, la Toscana cioè e la provincia<br />
romana. Nella primavera ed al principio dell'estate del 1890<br />
venivano, a diverse riprese, spedite da Firenze e da altra parte<br />
della Toscana delle foglie di olivo che si ritenevano infette da<br />
una crittogama. Sulla pagina superiore di queste si notavano delle<br />
macchie nerastre o di arsiccio di forma circolare, mentre la pa-<br />
gina inferiore delle stesse mostrava delle chiazze irregolari di<br />
colore plumbeo che talora si estendevano a tutta la superficie<br />
della foglia. L'esame microscopico dimostrava che le macchie<br />
circolari della pagina superiore erano prodotte dal Cycloconium,,<br />
(|uelle irregolari della pagina inferiore da numerosi cespuglietti<br />
di ife di colore bruno olivaceo che sporgevano sulla superfice<br />
dall'apertura degli stomi. Mentre il fungo della pagina supe-<br />
riore del lembo fogliare offriva un micelio esclusivamente sot-<br />
tocuticolare, abbondanti fili micelici, jalini, settati, attraversa-<br />
vano il tessuto spugnoso del mesofìllo arrivando fino al palizzata;<br />
essi si raccoglievano per lo più in un fitto intreccio nella camera<br />
stomatica e da esso uscivano per l'apertura stomatica le ife so-<br />
pra ricordate. Gli elementi del tessuto attraversati dal micelio di<br />
quest'ultimo fungo erano più o meno profondamente alterati e<br />
la differenza tra la disposizione del micelio dei due funghi e<br />
l'azione patologica da essi esercitata risaltava subito all'occhio.<br />
Esclusa la possibilità che il micelio della pagina inferiore potesse<br />
ascriversi 2AV Antennaria elaeophila Mont. e per il suo aspetto<br />
differente e perchè il micelio di questo fungo si sviluppa sulla<br />
pagina superiore e non penetra nei tessuti dell'ospite, rimaneva<br />
' Bollettino di notizie agrarie del Ministero cVAgricoltura, n. 55, 1889.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 179<br />
'da stabilire a quale altro ifomicete dovesse attribuirsi. Ad onta<br />
di diligenti ricerche fatte dal prof. Cuboni e da me per rintrac-<br />
ciare la presenza di qualche spora che permettesse la determi-<br />
nazione sicura del fungo non si riusci mai a riscontrarne. Le<br />
fogli? infette vennero ripetutamente tenute per un tempo più o<br />
meno lungo in camera umida, ma non si ottenne altro resultato<br />
che un più ricco sviluppo del sistema vegetativo del fungo. Tut-<br />
tavia credo di non errare nel!' ascrivere il micelio in questione<br />
alla Cevcospora cladosporìodes Sacc, perchè esso corrisponde<br />
perfettamente per colore, forma e dimensioni alla descrizione ed<br />
al disegno che ne dà il Saccardo (Syll., IV, pag. 470; F. ifal., 672).<br />
Data la presenza contemporanea di due parassiti nasce sponta-<br />
nea la domanda: si manifestano essi contemporaneamente, indi-<br />
pendentemente l'uno dall'altro, o l'uno sviluppandosi prima col-<br />
r azione patologica da esso esercitata sull'organo, prepara il<br />
terreno favorevole allo sviluppo dell'altro? A questa domanda,<br />
dovendosi le mie osservazioni limitare al semplice esame di ma-<br />
teriale staccato dalla pianta, non si può rispondere che indiret-<br />
tamente. Gli studii del Boyer hanno dimostrato che il Cycloco-<br />
niimi oleaginum non si sviluppa esclusivamente sulla pagina<br />
superiore della foglia, come prima si riteneva, ma che esso può<br />
svilupparsi, sebbene con minore intensità, anche sull'inferiore.<br />
Mi venne il dubbio che la Cercospora cominciasse a manife-<br />
starsi in corrispondenza ai punti della pagina inferiore già<br />
stali attaccati dal Cycloconium, e che di qui si estendesse poi<br />
gradatamente all'altre parti della foglia. L'esame mici'oscopico<br />
.escludeva però questo dubbio, perchè la parefe esterna delle cel-<br />
lule epidermiche appariva sempre intatta; nel suo spessore non<br />
si osservava alcuna traccia di micelio, né apparivano in essa<br />
modificazioni tali da farci ritenere che fosse stata antecedente-<br />
mente attaccata. D'altra parte il Boyer ha osservato che il Cy-<br />
cloconium non intacca che le foglie che hanno raggiunto il loro<br />
completo sviluppo, fatto che è, come è naturale, in stretta re-<br />
lazione col luogo nel quale il micelio è destinato a vegetare.<br />
La sua apparizione si manifesta quindi tardivamente; nelle fo-<br />
glie dell'annata comincia di regola nel settembre e va diffon-<br />
dendosi dalla base dei rami dell'annata verso l'alto. La Cerco-<br />
spora si riscontrava di regola nel caso nostro sviluppata sopra<br />
le foglie che presentavano sopra la pagina superiore un numero
180 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
più meno grande di macchie prodotte dal Cycloconium; solo<br />
in qualcuna di esse ho osservato la pagina superiore perfetta-<br />
mente immune da parassiti e la pagina inferiore abbondante-<br />
mente provvista della Cercospora. Questo fatto però che si deve<br />
ritenere come un* eccezione, non è succiente per distruggere<br />
l'impressione ricevuta dall'esame del materiale che ebbi a mia<br />
disposizione, che T infezione del Cycloconium i^veceda di regola<br />
l'apparizione dell'altro parassita e che le alterazioni patologiche<br />
da esso prodotte alle foglie inducano in queste una certa quale<br />
predisposizione ad essere attaccate dalla Cercospora. I danni<br />
prodotti sull'ospite da quest'ultimo fungo sono di certo supe-<br />
riori a quelli esercitati dall'azione parassitaria del Cycloconium,<br />
che secondo il Boyer sono insignificanti, data la sua apparizione<br />
tardiva, ad onta che esso possa talora svilupparsi, specialmente<br />
sopra alcune determinate varietà di olivo, in estrema abbondanza.<br />
Ricorderò finalmente che altri esemplari del Cycloconium in<br />
differenti stadii di sviluppo furono da me raccolti nel luglio<br />
del 1890 a Colonna presso Frascati. Riguardo all'azione patologica<br />
di questo parassita sugli organi da esso attaccati, io non ho niente<br />
da aggiungere a quanto dice l'Autore già più volte citato: le<br />
mie osservazioni non confermando che le sue: solo dirò che nel<br />
materiale a mia disposizione il fungo si trovava esclusivamente<br />
sviluppato sulla pagina superiore.<br />
Il Socio dott. Terracciano presenta poi la nota seguente:<br />
LE SASSIFRAGHE DELLA FLORA ROMANA. NOTA DEL<br />
DOTT. ACHILLE TERRACCIANO.<br />
Quante Sassifraghe ci venivano date e descritte per la flora<br />
della provincia di Roma dai sigg. Sebastiani e Mauii e dal San-<br />
guinetti, * erano quattro appena: Saxifraga tridactylites Linn.,<br />
* Sebastiani et Mauri, Florae romanae prodromus (Romae, 1818),<br />
pag. 147-148. — Mauri, Romanarum plantarum centuria XIII (Romae,<br />
1820), pag. 20. — Sanguinetti, Florae romanae prodromus alter<br />
(Romae, 1861), pag. 327-331.
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 181<br />
S. bulbìfera Linn., 5. granulala Linn., S. rotundifolìa Linn.<br />
Tuttavia in un libro, compiuto forse nel 1772 ma edito nel 1822,<br />
dal titolo « Flora romana, 1). Joannis Francisci Maratti, abbatis<br />
vallumbrusiaiii, » insieme con S. iridaclijUte^, granulata, ro-<br />
tundlfolia, si dava anche S. colyledon (= S. Ungulata Bell.)<br />
per San Polo e per monte Gennaro, ove però non fu mai rin-<br />
venuta. Si deve solo al Rolli, raccoglitore accurato e già pro-<br />
fessore di botanica in questa R. Università, se il numero ne<br />
fosse di molto accresciuto; poiché primo raccolse nei monti di<br />
Filettino : S. adscenclens Linn,, moschata Murr., Ungulata Bell.,<br />
Aizoon Murr., porophijlla Bert., oppositifoUa Linn. Le quali poi<br />
li stesso e, per ora, non altrove furono rinvenute dai più re-<br />
centi studiosi della flora romana.<br />
Io, riordinando testé 1' erbario generale e quello speciale romano<br />
del nostro R. Istituto botanico, ho potuto averle tutte sot-<br />
t' occhio e studiarle di confronto. Per tale modo sono venute<br />
fuori forme peculiari di S. trìdactylites Linn., Aizoon Murr.,<br />
rotundlfoUa Linn.; var. di S. moschata Murr. ed Aizoon Murr.;<br />
ed una specie che già descrissi per S. meridionalis ed é quella<br />
che comunemente va tra noi per S. oppositifoUa Linn. Le dia-<br />
gnosi sono, con quella chiarezza e brevità che ho potuto mag-<br />
giori, apposte ad ogni specie ; solo per la S. 'ìneridionalis, di<br />
cui in questo medesimo Bullettino a pag. 137 trovansi descri-<br />
zioni ed osservazioni, aggiungerò essere succedanea geografica-<br />
mente e morfologicamente della S. oppositifoUa tipica di Linneo.<br />
Nelle varietà e forme date per un solo piccolo tratto dell' Ap-<br />
pennino romano già si rileva, che i caudicoli fioriferi sono ora<br />
glabri ed ora pelosi, le foglie tutte densamente cigliate e pe-<br />
loso-aracnoidee alla base per l'allungarsi dei denti marginali<br />
bianchi, i sepali ora glabri ed ora lievemente peloso-ghiando-<br />
losi, le capsule terminate dagli stili divergenti ; catatteri che la<br />
fanno adunque stare fra il tipo linneano e la S. biflora Ali.,<br />
senza essere né 1' una né l' altro. È comune in tutto l'Appen-<br />
nino centrale, vive nel Montenegro come una varietà orientalis,<br />
e non è improbabile che assai più grande ne sia la diffusione e<br />
che nei diversi luoghi si presenti con forme del pari caratte-<br />
ristiche.
182 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
II.<br />
1. S. TRiDACTYLiTES Li'nn. IMaratti, FI. rom., voi. I, pag. 307 ;<br />
Sebastiani et Mauri, Prodr. fl. rom., pag. 148 ; Deakin, FI.<br />
Coloss., pag. 53; Sanguinetti, Fl. rom. prodr. alt., pag. 328;<br />
Fioiini-Mazzanti, Fl. Coloss., pag. 19; Gravis, Herbor. mar.<br />
poni., pag. 176.<br />
formae: a. muralis, pusilla, magis glandulosa, foliis<br />
et floribus dimiuutis, paucis.<br />
b. nemoralis, elata, ramosa, ramis divarica-<br />
tis, interdum huc illuc glabriuscula, foliis^<br />
caulinis lanceolato-obtusis, floribus longe<br />
pedunculatis, saepe cernuis.<br />
e. montana, pusilla sed caespitosa, foliis in-<br />
ferioribus rosulatis, caule maxime glandu-<br />
loso, rubescente.<br />
Hab.;* Roma nei muri e sui tetti, Sanguinetti, 1. e, Maratti,<br />
1. e; sui muri antichi, Rolli!; Colosseo!, De Notaris! Fiorini-<br />
Mazzanti!; Fòro Romano!, Sanguinetti! (V. 18i32): Tempio della<br />
Pace, Sanguinetti!; Palazzo dei Cesari, Avetta! (20, IH, 1881);<br />
Scala di San Gregorio Magno, Canneva! (22, IV, 1877); Te-<br />
staccio, Sanguinetti! (II, 1828), Avetta! (25, IV, 1881); Ponte<br />
Mammolo fuori porta San Lorenzo, Canneva!; Orto botanico<br />
di Panisperna, Canneva! (26, III, 1890); Villa Borghese, Pelosi !<br />
(15, III, 1883); dintorni della città, Cuboni! (IV, 1879); Tor d'An-<br />
gelo fuori Porta Maggiore, Mauri! (29, III, 1876); monti Parioli!<br />
(16, IV, 1890); — Cori nei monti Lepini, Gravis, 1. e; —<br />
Campagnano ! (4, IV, 1887) — ; Rocca di Subiaco, Pelosi ! (25,<br />
V, 1886) — ; Filettino! nei colli Albanesi, Martelloni ! (IV, 1887);<br />
monte Cotento!, Pelosi! (VII, 1886); — Tivoh! (27, V, 1887); —<br />
monte Gennaro, Brizi! (12, V, 1889); a colle Zappi! (27, V, 1887);<br />
— Cineto Romano! (23, V, 1891).<br />
2. S. ADSCENDENS Linn.<br />
forma: rivalis, petalis obovatis, calycem aequantibus.<br />
* Io stesso raccolsi la pianta quando al nome della stazione segue<br />
l' ammirativo ;<br />
1' ammirativo dopo un nome di persona denota che<br />
studiai la pianta con cartellino autografo.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 183<br />
Hab. : Filettino nel monte Piano, Martelloni! (VI, 1887) ; Tri-<br />
nità e monte Autore nei monti Simbruini! (15, VII, 1891); la<br />
forma alla sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856).<br />
3. S. GRANULATA Liiin. Maratti, op, cit., pag. 307 ; Sebastiani<br />
et Mauri, op. cit, pag. 147; Deakiii, op. cit., pag. 52; San-<br />
guinetti, op. cit., pag. 329.<br />
Hab. : Sommità della Semprevisa nei monti Lepini sopra Car-<br />
pinete, Rolli! (6, VI, 1852); — monte Gennaro! (6, VI, 1891),<br />
Maratti, 1. e, Brizi ! (12, V, 1889); — monte Viglio sopra Fi-<br />
lettino! (14, VII, 1891); —Colli albani, a Rocca di Papa, Rolli!<br />
(13, V, 1861); Madonna del Tufo, Sanguinetti! (IV, 1828); som-<br />
mità del monte Lucretile, Rolli! (26, V, 1859); monte Cavo,<br />
Cuboni! (25, IV, 1880), Avetta ! (14, IV, 1880), Pelosi! (21, V,<br />
1886); — Guadagnolo, Sanguinetti, loc. cit.<br />
Obs. : Il Deakin descrive e dà pel Colosseo tale pianta ; ma,<br />
non avendovela mai nessuno, e prima e dopo di lui, ritrovata,<br />
siffatta indicazione va ritenuta dubbiosa.<br />
4. S. BULBIFERA Liun, Mauri, Rom. pi. cent. XIII, pag. 20 sub<br />
S. veroìiicaefolia ; Sanguinetti, op. cit., pag. 329.<br />
Hab.: Monti Albani, Campi di Annibale, Rolli! (23, V, 1861);<br />
monte Compatri ed Albano, Sanguinetti, 1. e; Forcella presso<br />
monte Compatri, Mauri, 1. e; Guadagnolo, Sanguinetti! (V. 1832);<br />
monte Calvo, Pelosi ! (26, V, 1886); monte Gennaro! (6, VI, 1891),<br />
Cuboni! (10, VI, 1880); Riofreddo! (23, V, 1891); monte Cimini,<br />
Mauri, 1. e; fosso Lupato nei dintorni di Viterbo, Mari! (9,<br />
V, 1890); monti Lepini alla Reticheta di Carpineto, Rolli! (5,<br />
VI, 1852).<br />
5. S. ROTUNDiFOLiA Linu. Maratti, op. cit., pag. 306; Sebastiani et<br />
Mauri, op. cit., pag. 147; Sanguinetti, op. cit., pag. 328.<br />
formae: a. uìnbrosa, caule elato, laxe folioso, apice<br />
valde ramoso, foliis caulinis sessilibus, acu-<br />
te-lobatis, lobis triangularibus, aequalibus,<br />
foliis infei'ioribus longe petiolatis, obtuse<br />
lobatis, lobis interdum albo-marginatis.<br />
b. pumila, caule abbreviato, ramulis etiam<br />
confertioribus, foliis caulinis inaequaliter
184 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
lobatis, lobis deltoideo-acutis, floribus mi-<br />
noribus.<br />
Hab.: Monte Gennaro! (6, VI, 1891), Cuboni ! (10, VI, 1880,),.<br />
Pirotta! (VI, 1885); monte Lucretile, Sanguinetti! (VII, 1827);<br />
Guadaglielo, Sanguinetti 1 (VII, 1832); monti Lepiiii a Carpinete,<br />
Rolli! (VII, 1852); Riofreddo! (23, V, 1891); San Vito Romano,<br />
Salomonsohn! (V, 1891); monte Pellecchia! (27, VII, 1890); monti<br />
Simbruini a monte Viglio! (14, VII, 1891); monte Cosento! (12,<br />
VII, 1891); fra Trevi e Valleprietra! (15, VII, 1891); Cafor-<br />
chietto, Martelloni !<br />
(VI, 1887) ; Faito, Baldini ! (29, IX, 1886) ;<br />
Filettino nelle colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886).<br />
6. S. MOSCHATA Wulf.<br />
YSiV. pygmaea (Han.) Engler (= S. muscoides \V\i\L var. in-,<br />
tegrifolia Koch. con Are, Corap. li. ita!., pag. 253).<br />
Hab.: Rupi del Cantre di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856);<br />
monte Viglio, sulla vetta! (15, VL 1891).<br />
7. S. LINGULATA Bell.<br />
Hab.: Filettino sul Cantre, Rolli! (12, VII, 1856); monte Vi-<br />
glio ! (14, VH, 1891).<br />
8. S. AizooN Murr.<br />
formae: a. humilis, foliis diminutis, dense rosulatis,<br />
surculis sterilibus abbreviatis, caule fiori-<br />
fero tenui, recto, apice tantum'ramoso-co-<br />
rymboso.<br />
b. elata, foliis obovato-spathulatis, caule erec-<br />
to, valde ramoso, ramis longis, divaricatis.<br />
varietates : a. latina, foliis, basilaribus lingulatis, planis,<br />
3-4 cm. longis, 3-9 mm. latis, apice mu-<br />
cronulatis, margine serrulatis, basi cilia-<br />
tis, caule elato, piloso-glanduloso, superne<br />
praesertim, floribus ad ramulorum apicem,<br />
et in paniculam fere oblongam, obtusam<br />
dispositis, calycis laciniis subtriangulari-<br />
bus, obtusis, petalis dimidio minoribus.<br />
b. m/erme^m, foliis, obovato-spathulatis, ob-<br />
tusis, serrulatis, dentibus, nunc obtusis,
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 185<br />
mine acutis, caule crasso, erecto, Tube-<br />
scente, piloso-glaiiduloso, caiycis laciniis<br />
subrubris, floribus intense luteis, maio-<br />
ribus.<br />
Hab.: Cantro di Filettino, Rolli! (13, VII, 1856); monte Ca-<br />
forchietto nei Simbruini, Baldini! (10, IX, 1886); monte Viglio!<br />
(14, VII, 1891), Pelosi! (VII, 1886), Baldini! (23, IX, 18S6).<br />
Var. a. al monte Cotento ! (12, VII, 1891; — &. Filettino alle<br />
colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886); Caforchietto, Martel-<br />
loni! (VI, 1887).<br />
0. S. poROPHYLLA Bei'tol. (confei". A. Terracciano, Le Sassifra-<br />
ghe del Montenegro, in Bull. Soc. bot. ital., 1892, pag. 134).<br />
Hab.: Sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856).<br />
10. S. MERiDiONALis A. Terr. Sass. Monten., in Boll. Soc. bot.<br />
ital., 1892, pag. 137 (= S. opposìtofìa Baldini e Pelosi, Add.<br />
ad fl. ital., in Malpighia, ann. I, fase, IV, pag. 191).<br />
varietates : a. apennina, foliis dimlnutis, ovato-obovatis,<br />
albo-ciliatis, ramulorura sterilium farete<br />
et quadri fariam imbricatis.<br />
Formae occurrent: a. caudiculis sterilibus<br />
superioribus longioribus glabris;—<br />
&. caudiculis sterilibus pilosis, foliis qua-<br />
drifariam disposltis. Cataphylla nunc<br />
desunt, nunc in quibusdam caudiculis<br />
adsunt ; folia variant malore et mi-<br />
nore, laxe ac dense imbricafa.<br />
b. latina, calyce glandulifero, floribus in ca'u-<br />
diculorum elongatorum laxe foliosorum et<br />
pilosorum apicem subsessilibus, maiusculis,<br />
caudiculis sterilibus foliis haud cataphylli-<br />
feris, brevibus, columnaribus foliis planis,<br />
parvis, maxime dentato-ciliatis et basi<br />
arachnoideis.<br />
Hab.: Sopra il Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856)!<br />
monte Viglio! (14, VII, 1891), Baldini! (23, IX, 1886), Pelosi;<br />
(VI, 1886). — Var. b. a monte Piano, Martelloni ! (VI, 1887, et<br />
VIII, 1888).
186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Da ultimo il prof. Pirotta fa la seguente comunicazione a propo-<br />
sito della coltura del Cynomorium cocGÌneum :<br />
« I SociU. Martelli e G. Arcangeli (Bull. Soc. bot. ital., 1892, p. 97<br />
e 127) hanno fatto conoscere i risultati dei loro tentativi per col-<br />
tivare il Cynomorium coccineum, ed il Martelli, annunciando l'esito<br />
felice della prova, aggiungeva : che V esperienza era riuscita ......<br />
e che cV ora innanzi dovunque piaccia sarà facile coltivare una pianta<br />
tanto strana ed interessante.<br />
« Ora, al solo scopo di constatare, che non è la prima volta, che il<br />
Cynomorium vien coltivato in Italia, credo dover far conoscere, che<br />
fin dal 1885 io introducevo nell'Orto Botanico di Roma questa Bala-<br />
noforea, valendomi di abbondante materiale inviatomi da Cagliari<br />
dall'egregio collega prof. Gennari. Alcuni individui, allevati dapprima<br />
in vaso sopra piante di Halimus portulacoides, collocai in piena<br />
terra vicino alle radici di un rigogliosissimo esemplare di questa<br />
stessa pianta vegetante a Panisperna. Nel febbraio dall'anno sxiccessivo<br />
poco lontano dal luogo nel quale io avevo messo il Cynomorium<br />
si svilupparono cespi di bellissimi scapi fioriferi. Il parassita continuò<br />
a mostrarsi par parecchi anni successivi finché, abbandonata<br />
la parte di Orto, dove stava V Halimus, lo feci levare e coltivare in<br />
vaso, coltura che tuttora riesce.<br />
« Dell'esito di questi tentativi da me fatti scrisse il pi'of. A. Engler<br />
nella Gartenflora del 1886 a pag. 286. »<br />
Esaurite le comunicazioni la seduta è levata.<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 14 febbraio 1892.<br />
Il Presidente apre 1' adunanza dando lettura della seguente let-<br />
tera da lui diretta, dietro incarico ricevutone nell'adunanza della<br />
Società del 10 gennaio, al Ministro della Pubblica Istruzione :<br />
Firenze, 26 gennaio 1892.<br />
La Società botanica italiana, avendo giudicato suo dovere<br />
prendere in esame i nuovi programmi per l'insegnamento della<br />
Storia Naturale nei Ginnasi e nel Licei, ha incaricato il sotto-<br />
scritto di comunicare alla S. V. 111."* un ordine del giorno ed<br />
un suo desiderio relativi a tale argomento.<br />
L'ordine del giorno suddetto, che ebbe l'approvazione una-r<br />
•
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 187<br />
nime nella sediUa del 10 gennaio u. s. tenuta nella sua Sede<br />
di Firenze, è concepito nei seguenti termini ;<br />
« Considerando che nel Programma per i Ginnasi e Licei del<br />
« 21 ottobre 1883 saviamente era stato ripartito l'insegnamento<br />
« elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva<br />
« dato nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione<br />
« estiva, quando solamente era possibile avere il materiale fre-<br />
« SCO assolutamente richiesto dall'indole dell'insegnamento;<br />
« Considerando che nel programma del 7 ottobre 1891, ora<br />
« entrato in vigore, il medesimo insegnamento è stato irrazio-<br />
« nalmente portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella<br />
« stagione invernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa<br />
« duopo ricorrere in sua vece a dei compensi affatto inadatti,<br />
« an/-i contrari allo scopo dell'insegnamento, qual' é dichiarato<br />
« nel programma stesso ;<br />
« La Società botanica italiana fa voti, perchè in questa parte<br />
« l'insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica<br />
« del programma del 1889. »<br />
La Società stessa prega inoltre 1' E. V. IH."* a voler rivolgere<br />
la sua attenzione alle disposizioni che nei programmi del 1889<br />
prescrivevano le modalità d^ seguire negli esami di Storia Na-<br />
turale nel Ginnasio.<br />
Quelle disposizioni che la Società considera per ogni riguardo<br />
opportune, mentre consacravano la necessità di applicare nel-<br />
l' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Ministero un<br />
modo facile per verificare se l'opera degl'insegnanti suoi era<br />
conforme ai più savi principi della didattica, e di giudicare al-<br />
tresì con criteri sicuri degli elfetti etlucativi che dall'insegna-<br />
mento medesimo si attendono e si possono attendere. Nello stesso<br />
tempo l'esame, cosi com'era pre^^critto, dava all'insegnante pub-<br />
blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi pro-<br />
venienti dalle Scuole private, nelle quali troppo spesso l' inse-<br />
gnamento della Storia Naturale, malamente impartito, riesce<br />
del tutto inefficace.<br />
A Sua Eccellenza il Ministro<br />
della Pubblica Istruzione<br />
Roma.<br />
DevJ^° Servo<br />
Giovanni Arcangeli.
188 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />
Il Presidente annunzia quindi il prossimo viaggio alla Colonia<br />
Eritrea del Socio Achille Terracciano al quale dietro proposta del<br />
Socio Martelli viene inviato un saluto ed un augui-io.<br />
Viene quindi annunziato che il sig. S. Renaud (Principato di Monaco)<br />
mette in vendita una collezione di 150 specie di Muschi Austro-<br />
affricaui con circa 40 specie nuove, al prezzo di L. 15 la mezza cen-<br />
turia.<br />
L'Archivista Martelli dà Iattura del seguente elenco di doni per-<br />
venuti alla biblioteca della Società :<br />
Dal prof. T. Carnei : Carnei. Epitome florae Europae terrarumque<br />
affinium. Florentiae 1892.<br />
Dal prof. G. Arcangeli: Arcàngeli. Cenni necrologici sul generale<br />
Vincenzo Ricasoli. Firenze 1891. — Sopra ima varietà dell' Hibiscus<br />
cannab'nus L. Firenze 1891. — Sulle foglie e sulla fruttificazione dell'<br />
HeliaodicerGs musjìvorus. Firenze 1891. — Sulla cultura ddl Cynomorium<br />
co^.cineum. Firenze 1891. — Sul Dracunculus canariensis Kunth.<br />
Firenze 1891.<br />
Dal dott. E. Baroni : Baroni. Sulla struttura del seme dell' He-<br />
merocallis flava.<br />
Dai sigg. G. Gibelli e F. Ferrerò : Gibelli e Ferrerò. Eicerche<br />
di anatomia e morfologia intorno allo sviluppo dell'ovolo e del seme<br />
della Trapa natas L. Genova 1891.<br />
Dai sigg. G. Gibelli e S. Belli : Gibelli e Belli. Rivista critica<br />
delle specie di Trifulium. italiane comparate con quelle del resto<br />
d'Europa e delle regioni circummediterranee della sezione Trigantheum<br />
Nobis (Mistyllus Presi. P. P.). Torino 1891.<br />
Dal dott. E. Rostan : Fuohs L. De historia stirpium commen-<br />
tari insignes. Lugduni 1549. — BnUetins des travaux de la Socióté<br />
Murithieiine pour les années 1872, 1873, 1874. Sion 1876. —<br />
MuUer J. Les Characées geaévoises. Genève 1881. — Correvon H.<br />
Liste des plantes des montagnes élevées au jardin alpin d'acclima-<br />
tation de Genève. Genève 1885, — Crep'n F. Nouvelle classification<br />
des Boses. Melun 1891. — Examen de quelques idées émises par<br />
MM. Burnat et Gremii sur le genre Rosa. Gand 1888. — Genty P. A.<br />
Note sur le Piroga media Swartz, piante rare nouvelle pour la flore<br />
jurassique et la flore fran9aise. Paris 1890.<br />
Dal sig. C. Grilli : Grilli. Ossarvazioni sopra una questione di fisiologia<br />
vegetalo relativa ai licheni per 0. J. Richard. Traduzione<br />
autorizzata dall'Autore. Castelpiano 1892.<br />
Dal dott. D. Lanza: Lanza. Gli Adonia di Sicilia e di Sardegna. Palermo<br />
1891.<br />
Dal prof. C. H. Peck : Peak. Annual report of the state botanist<br />
the state of New York. Albany 1891-92.<br />
Dal sig. W. H. Bdeby: Beeby. On the flora of Shetland 1891. —<br />
A new Hieracium. London 1891.<br />
Dal sig. J. E. Forster : Forster. Mushrooms and Mushroom-poiso-<br />
ning. Massachusetts 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189<br />
Vien dato lettura della nota seguente :<br />
UNA ERBORIZZAZIONE FUORI STAGIONE. NOTA DI A.<br />
GOIRAN.<br />
Osservazioni da me accuratamente proseguite per oltre un<br />
ventennio, hanno messo in chiaro che nei dintorni di Verona<br />
fra il 15 di novembre e il 15 di dicembre, almeno negli anni<br />
normali, é quasi certo di rinvenire nei campi, nelle sie[)i, lungo<br />
i fossi e le vie, nelle ortaglie, con tracce e segni evidenti di<br />
fioritura e non infrequentemente con fioritura completa, o tutte,<br />
o per lo meno alcuna fra le specie seguenti: Dellìs perennis,<br />
Picris liieracioìdes, Ceniauma solstitlalis, Scabiosa Colwnba-<br />
ria, Lychnis alba, Chenopodium murale, Alyssum mariti-<br />
muiii, Pyrethrwn Parthenittm, Stellarla media, Poa annua,<br />
Senecio valgaris, alcune forine di Crisantemi ecc.; le quali<br />
pertanto rappresenterebbero presso di noi le specie maggior-<br />
mente resistenti ai rigori invernali. All' infuori di questi resi-<br />
dui simulacri di vegetazione tutto è squallore sin oltre al sol-<br />
stizio d'inverno. Si hanno però anni eccezionali che si sottraggono<br />
'nel fatto a questa regola generale: narra un cronista veronese<br />
che nel mese di dicembre dell'anno 1504, in molti lochi del<br />
Veronese se trovò de la scgalla che haveva facto de le spighe,<br />
et de le fave fresche, et pizoli che erano renassucli, et sosini<br />
et altri frati, et fiorì li mandolini, et fa trovato meloni<br />
maturi.<br />
L'anno 1891 appartiene a queste annate eccezionali come è<br />
dimosti-ato da una erborizzazione accidentalmente da me fatta<br />
nella collina soprastante a Montorio veronese il giorno 13 no-<br />
vembre fra Olive (m. 70) e la torricella Orti (m. 356). È oppor-<br />
tuno ricordare che la temperatura abbassò considerevolmente e<br />
rapidamente negli ultimi giorni di ottobre e si mantenne assai<br />
bassa nei primi di novembre: nei quali si ebbero in Verona<br />
forti brinate, oltre ad un tentativo di nevicata 1' ultimo giorno<br />
di ottobre.
190 ADUNANZA DELLA SKDE DI l^UENZE<br />
1<br />
1" Decade<br />
2* Decade<br />
3» Decade
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZB 191<br />
Prunus spinosa, Fragrarla sp. (coltivata: intere ajuo le<br />
fiorite), Rosa sp. (coltivata).<br />
Canon Petroselinum (in fiore, ma coltivata nelle ajuole<br />
di una piccola ortaglia alla Pezza), Pimpinella saxifraga, Foe-<br />
niculum officinale, Peiicedanuin venetum, P. Oreoselinum,<br />
P. Cercaria, Daucus Carota, Caucalis daucoides.<br />
Hedera Helix.<br />
Comus sanguinea.<br />
Asperula cynanchica, Galium purpureum.<br />
Scabiosa Colunibaria.<br />
Solidago Virga-aurea, Erigeron canadensis, E. acris,<br />
Aster Ame.Hus, Bellis i;(?r^;»2e\9, Senecio vulgaris, Leucanthemum<br />
vuljare, Chrysanthemum (piante collivate), Pijrèthriim<br />
Parthenium, Anthemis arcensis (copiosissima). Achillea mille-<br />
foliiim. Artemisia camphorata, Xanthium spinoswn, X. strumarium.<br />
Calendula o/fìcinalis (coltivata), Centaureanigrescens,<br />
C. maculosa, Rhagadiolus sle'laliis, Cicliorlam Intijbus, Picris<br />
hieracioides, Leontjdon hispidam, Sonchus oleracewi, Tarawacum<br />
vulgare, Cì-epis foelìda, C. setosa, Hieracium pilosella,<br />
H. sabaiuluni, IL umhellaium.<br />
Campanula spicata, C. glomerata.<br />
Liguslrum vulgare (fruct.).<br />
Vinca minor.<br />
Solanu n nigrmn.<br />
Plantago major.<br />
Antirrìiinuni majus, Linaria vulgaris, L. minor.<br />
Calami! Ulta Clinopodium, C. paroiflora. Salda pratensis,<br />
Rosmarini o/Ticinalis, Stachys annua, S. recta, Ajuga<br />
Chamaepilys.<br />
Verbena oflicinalis.<br />
Anagallis aroensis.<br />
Polygonum Convolvolus, P. aviculare.<br />
Amarantwi relrofleocus, A. Blitum.<br />
Chinopodium urbicum.<br />
Urtica urens, U. dioica, Parietaria diifusa.<br />
Euphorbia helioscopia, E. Peplus, Mercurijlis annua.<br />
Corylus A vel'ana.<br />
Rus:jux aculeatus.<br />
Avena salica, Poa annua, Lolium iemulentum, Triticum<br />
vulgare (tutts con pannocchie o spighe in pieno sviluppo).
192 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />
Nel giorno 13 novembre nel quale ho osservato le piànte qui<br />
sopra elencate cade la festività di S. Lucia, ed il vecchio pro-<br />
verbio veronese dice che A santa Lussia el fredo crussia,<br />
per esprimere appunto che a quest' epoca sopravvengono i freddi<br />
più rigorosi della stagione. Del resto mi è occorso, or sono di-<br />
versi anni, in questo stesso giorno di S. Lucia, rinvenire al-<br />
l' altez/.a ili Cerro Veronese (m. 728) una pianta di fragola non<br />
solo in (ìoritura, ma con numerosi frutti perfettamente maturi,<br />
in società con esemplari in fiore di Priinula grandiflora, Viola<br />
odorala, Porientilla alba.<br />
Termino questa nota osservando che il 25 dicembre (1891)<br />
ho trovato in fiore Helleborus niger (Rosa di Natale) ed ai<br />
4 febbraio (1892) Crocus Injloriis e Primula Sibthorpii. Sin<br />
dai primi di Febbraio a Cerro Veronese era fiorito Daphne<br />
Laureola.<br />
Il Socio C.vuuEL mette in rilievo l'analogia che deve esistere, a<br />
giudicarna specialmente dagli ebnchi surriferiti, fra il clima di Verona<br />
e quella di Firenze. Il Socio Micheletti confei-ma l'osssrvazione<br />
del prof. Carnai.<br />
Viena presentata la seguente nota:<br />
FRAMMENTI LICHENOGRAFICL NOTA DEL DOTT. EUGE-<br />
NIO BARONI.<br />
Della Lichenografia dell'Italia settentrionale e meridionale<br />
già si occuparono egregiamente i chiarissimi signori Anzi, Ga-<br />
re vagì io, Massalongo, Baglietto, Jatta, per non citarne che al-<br />
cuni; ciò nulla meno credo non inutile cosa riferire in questa<br />
nota sopra alcune specie, le quali possono forse interessare per<br />
le nuove località in cui sono state raccolte.<br />
Dal sig. Emilio Rodegher furono inviate nell' anno decorso al<br />
sig. prof. G. Arcangeli alcune specie di Licheni raccolti in quel<br />
di Bergamo e da quest' ultimo a me favoriti per studio.<br />
Quelli riferaiitisi al ganere Cladonia furono rinvenuti sui<br />
Colli Bergamaschi sopra roccia calcareo-lerrosa e ai piedi delle<br />
quercia; gli altri qua e là sul terreno e sul letto del Serio.<br />
Essi sono : Cladonia rangiformis Hoffm. — CI. alcicornis<br />
(Leight.) Flk. — CI. pyxidata (L.) Fr. ^. pocillum (Ach.) Fr. —
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 193<br />
CI. fimbriata (L.) Fr. a. iabaeformis HofTm. — CI. furcata<br />
(Hoffm.) j3. racemosa (Hoffm.) Flk. e la forma co?'i/mbosa (Ach.)<br />
Nyl. — CI. squamosa Hoffm. s frondosa (DC.) Nyl. — CI. cae-<br />
spìtitia (Flk.) — Lepra candelaris Schaer. — Physcia pulve-<br />
rulenta (Schreb.) Nyl. ?. pilijrea (Ach.) Nyl.) — Xanihoria<br />
parìetina (L.) Th. Fr.<br />
sum (Huds.) Th. Fr. — PI. falgens (Sw.) Th. Fr. — Psora<br />
ot. vulgaris Schaer. — Placodìum cras-<br />
decipiens (Ehrh.) Kbr. f. dealbata Mass. — Thalloidima eoe-<br />
ruleonigricans (Lightf.) — Synechoblastus Vespertilio (Lightf.).<br />
Appena che dallo stesso sig. Rodegher saranno inviati altri<br />
esemplari che ha promesso di raccogliere sul Barbellino e sul<br />
Cinione, mi affretterò a riferirne alla nostra Società.<br />
I sigg. Antonio Biondi e prof. Arcangeli in occasione della<br />
IV* Riunione generale della nostra Società botanica in Napoli<br />
raccolsero insieme ad altre piante alcune specie di Licheni, delle<br />
quali intendo qui di riferire brevemente.<br />
Le specie sono poche e piuttosto comuni. Ho riscontrato vari<br />
esemplari di Roccella phycopsis (DC.) diversamente sviluppati,<br />
giacché il tallo di alcuni misura appena 2 o 3 cm., quello di<br />
altri supera i 5 o 6 cm. : in questi ultimi il tallo è sempre soredifero<br />
e sporifero. Furono raccolti il 26 agosto presso Cuma<br />
dall'Arcangeli. Frammista agli esemplari precedenti credo di<br />
avere riconosciuto la Roccella tinctoria (DC), gracile e ste-<br />
rile, che si lascia scorgere per il suo tallo arrotondato, bian-<br />
castro e bruno nell'apice. Noto inoltre la Parmelia saxatilis<br />
(L.) Fr., sterile, con tallo vinato e macchiettato nei margini in<br />
bruno, raccolta dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense: la<br />
Physcia pulverulenta (Schreb.) Nyl. a. allochroa (Hoffm.) Th. Fr.<br />
d. venusta. A., caratteristica pei suoi apoteci contornati da pic-<br />
cole foglie talline disposte orizzontalmente, pure raccolta dal<br />
Biondi a Vico Equense; alcuni piccoli frammenti del tallo di<br />
Peltigera canina (L.) Schaer., sterili, furono raccolti dall'Arcan-<br />
geli in cima al monte Epomeo; il Nephromium laevìgatam<br />
(Ach,) 'Ny]. ^. papyraceum (Hoffm.) rinvenuto dall'Arcangeli<br />
fra' muschi dell'isola d'Ischia. Questo esemplare combina per-<br />
fettamente con uno dell' Erb. critt. italiano studiato da P. M.<br />
£uU. della Soc. bot. ital. 13
194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Ferrari e che é posto sotto la denominazione di N. laevigaium<br />
(Ach.) Nyl. 7. LusUanicum Schaer., varietà alla quale<br />
non ho riportato il nostro esemplare perchè lo strato midollare<br />
trattato con idrato sodico non dà nessuna colorazione, mentre,<br />
se fosse la var. LusUanicum, col reagente indicato lo strato<br />
midollare dovrebbe colorarsi intensamente in rosso. '<br />
Cito poi la Pannarla plumbea Lightf. v. Tnyrìocarpa (Schaer.)<br />
sporifera e il Placodium classum Huds. sporifero raccolti en-<br />
trambi dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense nel monte S. An-<br />
gelo; e finalmente la Biatora ambigua (Mass.) sporifera, che<br />
l'Arcangeli e il Biondi raccolsero sugli alberi sopra Vico Equense<br />
nel monte S. Angelo di Castellamare.<br />
*<br />
* *<br />
Colgo questa occasione per notare un fungo che, secondo mi<br />
scrive il eh. prof. Saccardo, non è stato ancora citato della To-<br />
scana: voglio dire V Exosporium Tiliae Link., da me raccolto<br />
il 19 maggio 1891 sui rami dei Tigli della Tenuta del marchese<br />
Parinola a Varramista presso Pontedera.<br />
Il Socio Martelli presenta un lavoro del Socio VìccioM Sui rap-<br />
porti biologici fra le piante e le lumache, che superando la mole pre-<br />
scritta dallo statuto non può venir pubblicato nel Bullettino. Il<br />
Socio Carubl esprime il desiderio che il Socio Piccioli abbrevi possibilmente<br />
il suo lavoro tanto da poter comparire nel Bullettino, acciò<br />
si conosca che anche in Italia vengono coltivati simili studi.<br />
Il Socio MiCHELBTTi prende la parola per fare la<br />
COMMEMORAZIONE DI ANTONIO MANGANOTTI DA VERONA.<br />
PER L. MICHELETTI.<br />
Nel 17 gennaio decorso spirava in Verona il prof. cav. Anto-<br />
nio Manganotti, presidente di queir onorevole Accademia d'agri-<br />
coltura.<br />
Di quest'uomo, che nella nostra Riunione generale del settem-<br />
bre 1890 in quella città abbiamo avuto fra gli invitati, voi tutti<br />
• Sydow P., Die Flechten Deutschlands, pag. 6D, Berlin, 1887.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 1<br />
conoscevate la vasta dottrina, l' integrità del carattere e la la-<br />
boriosa attività.<br />
Io che ve ne parlo e come concittadino e come allievo suo,<br />
non ho quindi bisogno di diffondermi per tesserne l'elogio;<br />
ma sono troppo obbligato alla benevolenza del mio primo pro-<br />
fessore di botanica, che aveva messo a mia disposizione tutto<br />
il suo erbario ed i suoi doppi sino da quando io incominciava a<br />
studiare questa scienza, perché non mi senta in dovere di ricor-<br />
darlo in questa nostra Riunione, la prima dopo la morte di lui.<br />
Antonio Manganotti, già segretario perpetuo di queir Accade-<br />
mia, professore di botanica e di chimica nelle scuole di Verona<br />
e più tardi, per alcuni anni, in quelle di Mantova, lascia di sé<br />
eredità di affetto e di stima grandissima ; lascia un considere-<br />
vole numero di pubblicazioni che provano appunto la sua eru-<br />
dizione, il suo ingegno e la indefessa operosità.<br />
Scrisse per conto dell'Accademia, e per ben ventott' anni non<br />
interrotti, le osservazioni agrarie; lessi un suo opuscolo sulle<br />
faune e sulle flore e cosi un interessante raffronto fra le con-<br />
dizioni igieniche della sua Verona e della regina del Mincio;<br />
mi valsi io stesso di un trattato di botanica ch'egli ebbe a pub-<br />
blicare per uso delle scuole ; fu antico redattore del Collettore<br />
delV Adige e corrispondente di vari periodici scientifici.<br />
In molte delle principali flore d'Italia, come in quella del Berto-<br />
Ioni, del Parlatore, dell'Ambrosi, vediamo citato il suo nome quale<br />
collettore di piante del classico Monte Baldo, del resto della pro-<br />
vincia di Verona e di altre provincie del Veneto e della Lombardia.<br />
Fu sempre animato da sentimenti prettamente italiani, e an-<br />
cora sotto l'Austria, quando ebbe l'unico suo figlio, a questi<br />
impose il nome di Orsino, come a protesta contro l' oppressione<br />
dello straniero.<br />
Latinista appassionato gli spiacque che nel congresso bota-<br />
nico internazionale del 1874 riunitosi qui a Firenze, e al quale<br />
prese parte mandatovi dalla sua città nativa, non fosse lingua<br />
uflìciale, invece della francese, la latina.<br />
Da questa lingua tradusse- ultimamente in italiano un poema<br />
scientifico, * che dedicò al figlio, con prefazione scritta nella lin-<br />
gua classica da lui prediletta.<br />
' « La sifilide » del veronese Fracastoro.
196 'ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
La tempra adamantina del Manganotti, la serenità della mente<br />
e la integerrima condotta gli permisero di vivere sino all' 82"<br />
anno di età, in.,cui lasciò addoloratissimi quanti ne apprezza-<br />
rono le doti.<br />
E il Comune di Verona volle rendergli solenni onoranze fu-<br />
nebri come a cittadino emerito, assumendone il funerale e man-<br />
dando, dietro voto unanime dell'intero Consiglio, le condoglianze<br />
alla famiglia.<br />
Possano meritare i botanici italiani l'affetto e la stima che<br />
seppe guadagnarsi il nostro professore.<br />
Il Socio Caruel pronunzia alcune parole di compianto pel pro-<br />
fessore Manganotti che egli chiama il Nestore dei botanici italiani, e<br />
ricorda come la maggior parte dei presenti avesse occasione di farne<br />
la conoscenza durante la Riunione generale in Verona. Propone, ben-<br />
ché Manganotti non facesse parte della Società, un voto di lutto che<br />
viene approvato unanimemente.<br />
Il Socio Martelli comunica le seguenti diagnosi di funghi nuovi<br />
raccolti presso Firenze :<br />
IMENOMICETI NUOVI. PER J. BRESADOLA.<br />
Hetoeloma fiisipes Bres., n. sp. Pileo carnosulo, convexo-gib-<br />
boso, margine late infracto, vìscido, albido-alutaceo, glabro,<br />
2-4 cm. lato; lamellis latis, subdistantibus, postico sinuato-<br />
adnexis, cinnamomeis, acie albido-fimbriata; stipite pallido,<br />
basi fusi formi-radicato, fibrilloso-glabrescente, e farete sub-<br />
cavo, 6-8 cm. longo, 4-6 mm. crasso. Caro luride albida, ad<br />
basin stipitis fuscidula, odore subspirituoso-dulci, sapore<br />
miti; sporis subamygdali formi bus, vel obverse obovatis, lu-<br />
teis, 12-15 * 9-10 /Jt; basidiis clavatis 30-35 » 9-10 ja,<br />
Hàb. ad terrara Vallumbrosae (Leg. U. Martelli).<br />
finis.<br />
Oì)s. Pileus saepe rubro-maculatus. Hebelomati clavicipiti dS-<br />
Marasmius Martellìi Bres., n. sp. Pileo membranaceo, e<br />
convexo expanso, umbilicato, e badie alutaceo-cinnamomeo,<br />
margine demum striato-subsulcato, e pubescente glabrato<br />
1-1 Vi cm. lato; lamellis subconfertis, e fuscidulis luride lu-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 197<br />
tescentibus, acie fimbriata, postice siiiuato-adnatis, dente<br />
deciuTentibiis; stipite deorsum attenuato^ rubescenti-luteolo,<br />
albo-pruinato, basi flocculoso, fistuloso, 1 V^-S cm. longo,<br />
apice 1 Vs mm., basi 1 mm. crasso. Carne concolore, odore<br />
et sapore nuUis. Sporis h\aliiiis, obovato-elongatis, 1-gut-<br />
tuialis, 7-9 * 3^/Mu; basidiis clavatis 18-25 » 5-6 />t.<br />
jffab. ad terram Florentiae (Leg. U. Martelli).<br />
Obs. Marasmio languido afflnitate proximus.<br />
Sepedouiuiii laterìciniu Bres. n, sp. Hyphis effusis, filifor-<br />
mibus, vage ramulosis, 4-5 V* Jatis, septatis, maculis late-<br />
riciis efformantibus ; conidiis globosis, rauriculatis, pallide<br />
roseis, G /a diam.<br />
Hai), ad terram Cascine prope Florentiam (Leg. U. Martelli).<br />
Viene quindi letta la nota seguente :<br />
INTORNO ALLA TAPHRINA POLYSPORA (SOR.) JOHANS.,<br />
VAR. PSEUDOPLATANI. COMUNICAZIONE DEL DOTT.<br />
C. MASSALONGO.<br />
Lo scorso autunno erborizzando nei dintorni del classico paese<br />
di Bolca, rinvenni degli esemplari di Acer Pseudoplatanus, di<br />
cui alcune foglie presentavano delle macchie suborbicolari,<br />
brune e quasi di secco, a ciascuna delle quali (sulle foglie almeno<br />
ancor fresche) corrispondeva sulla faccia della lamina, una<br />
gibbosità, analogamente a quanto si osserva per le foglie della<br />
stessa pianta infette daW Erineum platanoideuyn Fr., od Er.<br />
acerinum Pers. Esaminando sul luogo, col mezzo di una sem-<br />
plice lente, queste macchie, mi era sembrato che potessero es-<br />
sere determinate da una specie di Taphrina, ciò che ho incon-<br />
testabilmente verificato in seguito sottoponendo al microscopio<br />
delle sottilissime sezioni trasversali della lamina, eseguite in cor-<br />
rispondenza delle macchie anzidette. Sulla loro superfìcie, dal<br />
lato dorsale della foglia, trovavansi infatti densamente stipati<br />
i numerosissimi aschi del parassita, i quali si erano formati fra<br />
l'epidermide inferiore (ipofiUo) e la cuticula. Questi aschi, nel<br />
loro ulteriore accrescimento, rotta la cuticula, presentano, a
198 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />
completo sviluppo, forma subcilindraceo-clavata, ottusa e quasi<br />
troncata alle due estremità; essi mancano di una cellula ba-<br />
silare e racchiudono numerose spore subglobose od ellittiche.<br />
A maturità gli aschi all'apice si aprono per lasciare uscire le<br />
spore, molte delle quali restando impigliate fra i residui delle<br />
pareti di detti aschi, dopo breve tempo si rigonfiano e germo-<br />
gliano, emettendo dei filamenti od ife jaline che serpeggiano alle<br />
superficie della foglia, fra loro intrecciandosi in varia guisa.<br />
Le foglie attaccate da questo parassita mostravansi sulla<br />
pianta distribuite senza regola; talvolta p. es. ne erano influen-<br />
zate soltanto quelle situate verso 1' estremità di un ramo, op-<br />
pure fra numerose foglie incolumi se ne trovava una infetta.<br />
Tale maniera di comportarsi del micele rispetto all'autofita, di-<br />
mostrerebbe eh' esso è sfornito di un micelio perennante e che<br />
perciò le ife sottocutanee sviluppatesi da ciascuna spora, ven-<br />
gono interamente esaurite nella produzione degli aschi. Da ciò<br />
devesi ancora dedurre che le singole macchie epifille non sono<br />
prodotte che da altrettante locali infezioni, fra loro indipendenti.<br />
Questa forma di Taphrina, per i suoi caratteri, fra tutte le<br />
altre specie congeneri sinora descritte, offre la massima somi-<br />
glianza soltanto con quella che vive parassita sulle foglie di<br />
Acer tàtaricum, cioè colla T. poli/spora Joh. Questa però,<br />
stando alla diagnosi datane dagli autori, possederebbe aschi di<br />
maggiori dimensioni (33 : 47 X 12 : 17 jj-), i quali inoltre conte-<br />
rebbero delle spore più numerose, 80-100 circa. Tenuto conto<br />
del valore ed importanza sistematica, che suolsi attribuire alla<br />
grandezza degli aschi, nonché al numero delle spore, nella cir-<br />
coscrizione degli ascomiceti in generale, sarei forse autorizzato<br />
a considerare la Taphrina da me scoperta, specie autonoma,<br />
se non me ne trattenesse il dubbio che tali differenze, in con-<br />
fronto della T. polì/spora, non fossero indotte dalla diversità<br />
della matrice. Per questo motivo ed anche perché non ho po-<br />
tuto esaminare verun saggio della tipica T. polyspora, per ora<br />
preferisco di riferire la forma segnalata a Bolca ad una sem-<br />
plice varietà o deviazione di quest' ultima specie, varietà a cui<br />
assegno i seguenti caratteri:<br />
Taphrina polyspora (Sor.) Johanson, On svampslàg. Taphrina<br />
och dithòr. svenska Arten in Ofversigt of KongI, Veten.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 199<br />
Akad. Fòrhandl. 1885, n. 1, Stockholm, pag. 41, n. 15, tav. I,<br />
fig. 4; Sacc. Syll. Fung., voi. Vili, pag. 813. — Exoascus<br />
Aceris Linhart Fung. Hung., n. 353. — Ascomyces poiyspo-<br />
rus Sorok. in Annal. Se. Nat. 6, ser., toni. 4, pag. 72, tav. IV.<br />
fi. — Pseudoplatani Nob. — Foliicola absque mycelio perennan-<br />
te; maculis internerviis, fuscis dein exaridis, suborbiculari-<br />
bus, in pagina superiore foliorum raagis minusve bullatis;<br />
ascis hypophyliis cellula basilare carentibus, densissime sti-<br />
patis, cuticulam erumpentibus, subcylindraceo-clavatis, utrin-<br />
que subtruncatis, circiter 30-50-sporis 16 : 24 X 10 : 12 /x;<br />
sporidiis globulosis vel ellipticis 2 : 2,5 ja, diametr. — an<br />
distincta species?<br />
Ab. — Sulle foglie di Acer tataricum in Russia (Sorokin),<br />
Ungheria (Linhart), Svezia (Johanson) ; — fi, sulle foglie di<br />
Acer Pseadoplatanus in Italia: presso il paese di Bolca, prò*<br />
vincia di Verona (C. Massai.).<br />
Il Socio Tanpani presenta a nome del Socio Massalongo un esem-<br />
plare di Ca'yptospora Goeppertiana forma teleutosporifera, nuova per<br />
l' Italia, dòli' Aecidium Columnae.<br />
Il Socio MiCHELETTi legge la nota seguente :<br />
SCHIARIMENTI SULLA PRECEDENTE COMUNICAZIONE<br />
SULU ADONIS FLAMMEUS JACQ. PER G. CICIONI.<br />
Nella Malpighia (Ann. V., fase. VI) usei non è molto una Nota<br />
del sig. doti Lanza di Palermo sugli Adoni Siciliani e Sardi,<br />
comunicatami poi direttamente dallo stesso autore, nella quale<br />
fa delle gravi osservazioni su ciò che esposi nell'Adunanza del<br />
14 giugno 1891 snW Adonìs flammeus Jacq. da me trovato nel<br />
territorio di Perugia. Non é mia intenzione polemizzare con<br />
lui, anche perchè non vi è luogo; ma solo togliere ogni malin-<br />
teso, e rettificare qualsiasi equivoco, che è bene non si abbian<br />
mai in cose di scienza.<br />
Il sig. Lanza pertanto asserisce che io allora esponessi alcune<br />
sue « idee clie mi avea comunicate per lettera sull'A. Presili,<br />
« ma mutilandole ed accompagnandole da un gran numero di<br />
« inesattezze. » Sono due gravi addebiti d'indelicatezza e di<br />
errori: ma il primo non sussiste, ed i secondi ora li vedremo.
200 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Le idee che allora esposi, lo ripeto e confermo, sono tutte<br />
mie, totalmente mie, frutto immediato e diretto di mie proprie<br />
osservazioni, esclusivamente su piante che io tengo nel mio pic-<br />
colo e privato erbario.<br />
Se il sig. Lanza lo vuole, io volentieri gli accordo che esso'<br />
sia stato l'occasione non solo di farmi accorto dell'errore di<br />
aver scambialo 1' Ad. flammeus Jacq. coWAd. microcarpus DC,<br />
ma anche dei susseguenti raffronti che io feci, prendendo pure<br />
a base e tenendo conto delle sue osservazioni: ma ciò nulla<br />
osta che io mi sia da me formato un concetto qualsiasi, indi-<br />
pendente da tutte le altre suggestioni. Aggiùngerò di più che<br />
io, quantunque abbia subito riconosciuto il mio equivoco, pure<br />
volli sentirne anche il definitivo parere, che il sig. Lanza ma-<br />
nifestommi con lettera cortese quanto mai e diffusa; della<br />
quale non lo ingrazierò mai abbastanza. Alcun tempo dappoi<br />
mandommi alcuni esemplari dello stesso Ad. PresHi, e dell' Ad.<br />
Cupanianics Guss. Ma del primo (che io tenevo sicuramente per<br />
sinonimo dell'oc/, flammeus Jacq.) già ne avevo 4 o 5 esemplari<br />
differenti, ricevuti da Palermo nel precedente anno.<br />
In tale situazione con nuovi dati, di fronte ad opinioni così<br />
diverse da quelle che avevo, come rattenermi dall' istituir re-<br />
lazioni e confronti per vedere da me stesso dove fosse e fino a<br />
qual segno la verità? E cosi avvenne che mi formassi quelle<br />
idee che poi esposi nella mia comunicazione. Che se in esse non<br />
trova il sig. Lanza tutto ciò che mi espose, e qualche cosa che<br />
con le sue idee non concorda, non lo attribuisca a mutilazione<br />
ma a ciò che o non potei formarmene da me un concetto e ve-<br />
rificarle, oppure anche che non credetti di poterle seguire.<br />
L' averne poi fatto soggetto di una comunicazione alla Società<br />
botanica, fu per me argomento di doverosa rettifica. Molti<br />
altri botanici infatti avevano ricevuto il predetto ma falsato<br />
Adone. I più certo si saranno addati dell'errore; ma molti, e<br />
mi costava di certo, non già. E poi anche un certo senso di<br />
amor proprio, non al tutto irragionevole, mi spingeva a non<br />
farmi prevenire da altri nel riconoscere le ricchezze del mio<br />
suolo. Non é infatti la prima volta (cosi mi avvenne del Pyrethrum<br />
AchiU.eae DC.) che io ho viste a proprio nome pubblicate<br />
da altri piante di questo territorio, che io aveva già preceden-<br />
temente raccolte, determinate ed esattamente classate. E egli
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 201<br />
vero che anche il non riconoscere una pianta già trovata del'<br />
proprio territorio non è molto onorifico per un botanico locale:<br />
ma nel caso presente non mi sento assai umiliato in compagnia<br />
di botanici cosi distinti, che su questo genere sono caduti in'<br />
equivoci certo non più lievi del mio.<br />
Vengo ora alle inesattezze. La prima che il sig. Lanza m' at-<br />
tribuisce è r aver detto l' Ad. Presili analogo assai all' Ad.<br />
flaìnmeus Jacq. pei suoi petali rosso-chiari, raggianti, allungati,<br />
lanceolati. Queste parole, cosi come giacciono, non le avrei certa-<br />
mente scritte, se avessi ricevuto in tempo gli esemplari quasi<br />
freschi di Ad. Preslii Tod. che poi il Lanza mi spedi, perché allora<br />
vidi che a questa forma realmente non convengono. Ma<br />
appunto per averle scritte dietro osservazioni fatte in exsicca-<br />
iis, soggiungo che qualche cosa di analogo pur sussiste. Pri-<br />
mieramente la corolla dell'uno e dell'altro apparisce tinta di<br />
un rosso-chiaro similissimo in entrambe. Lo che vuol dire che<br />
almeno nel primo periodo di disseccamento la tinta corollina<br />
dell' Ad. Presili assume o può assumere questa colorazione. De-<br />
gli esemplari che posseggo, anche quelli mandati dal Lanza,<br />
tutti nessuno escluso, hanno nella mia carta preso questo co-<br />
lorito roseo-acceso. In secondo luogo, non saprei affatto staccare<br />
dall' addiettivo « lanceolato » né il petalo ^qW Ad. Preslii, né<br />
dell'AC, flammeus, quantunque con diverso valore, e quantun-<br />
que in tutto il resto vi sia diversità grandissima.<br />
Questa modificazione di tinta negli essiccati di Ad. Preslii Tod.<br />
può bene esser temporanea, e può dipendere anche dal metodo<br />
di conservazione in erbario. Il Lanza asserisce infatti che col<br />
tempo assume « sempre il medesimo colore giallo sbiadito; »<br />
e tutti conosciamo che simili sbiadimenti sono un fatto<br />
molto ovvio e generale. Quindi non insisto eccessivamente su<br />
questa analogia fondata in un fenomeno tanto accidentale. Pur<br />
noto che ciò non succede nel comune Ad. autiimnalis L., la<br />
cui corolla anche dopo alcuni mesi dal disseccamento mi è sempre<br />
pervenuta alla pallidezza accennata; dal Lanza.<br />
Un'altra forma però di Ad. autiimnalis L. (io non credo fino<br />
a questo momento distaccarla dalla specie, e mi riservo nuove<br />
osservazioni nell'imminente primavera), distinta affatto dalla<br />
tipica e comune, anche per ciò che ha i suoi petali sprovvisti<br />
affatto di macchia nera basilare, o tutt'al più ridotta ad una sola
202 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />
linea brunastra verso l'unghia, prospera in questo territorio di<br />
Perugia. Ora questa forma nel disseccamento prende appunto costantemente<br />
la tinta rosso-chiara che l'avvicina a quella ùeWAd.<br />
flammeus Jacq. Noto per ultimo che nel vero Ad. /tammeus Jacq.<br />
la disparizione della tinta stessa seppure si verifica completa-<br />
mente, ha una data assai lunga. Il primo fiore di questa specie<br />
che raccolsi nel 1887, dopo 5 anni non differisce dai recenti.<br />
Il secondo appunto che il dott. Lanza fa a mio carico é l'aver<br />
detto che VAd. Presili Tod. richiama VAd. autumnalis L. o me-<br />
glio V Ad. aestivalish. quasiché queste due distintissime specie<br />
abbiano un abito comune. Su di che soggiungo che io fui costretto<br />
studiare i rapporti su esemplari Sardi di Ad. aesiwalis L. perchè<br />
gli esemplari continentali che di questa specie posseggo, essendo<br />
troppo monchi, non poteano servirmi. Ora poi che il Lanza con<br />
giustissime osservazioni, cui non ho che opporre, fa vedere l'er-<br />
rore incorso dai determinatori Sardi, la mia osservazione cade<br />
da sé, ed io mi trovo in perfetto accordo col Lanza stesso.<br />
Parlando dell'AC?, dentatus Del. il chiaro Autore asserisce aver<br />
ricevuto da me qualche esemplare di Ad. flamjiteus Jacq. che<br />
è già qualche piccolo passo verso esso. Mi dispiace che tra le<br />
piante che in tutta fretta raccolsi nel passato maggio, se non<br />
erro, per spedirgliele fresche, vi siano stati esemplari cosi me-<br />
schini. Io invece ne ho raccolti dei bellissimi, in mezzo a tanti<br />
altri, che somministrano tutte le gradazioni tra l' Ad. flammeus<br />
Jacq. e l' Ad. dentatus Del. In certuni gli achenii specialmente<br />
situati presso la base, della spiga sono tutti forniti di una<br />
corona di sporgenze tubercolari marcatissime e continue (non<br />
però acute, né molto lunghe) proprio caratteristiche. Non li ho<br />
riferiti né li riferisco tuttora al predetto Ad. dentatus Del. per-<br />
ché non ho ragioni sufficienti, e li ho sempre creduti, e tuttora<br />
credo, una semplice variazione dell' Ad. flammeus Jacq. Se il<br />
sig. Lanza ne desidera, io, assieme a tutte le forme di Adone<br />
che conosco e che mi si presenteranno nell'Umbria, potrò prov-<br />
vedernelo, onde ne porti parere; tanto più che esso dell'ufi?, den-<br />
tatus Del. non fa che una varietà dell' A^^. flammeus Jacq.<br />
Tolta cosi ogni apparente divergenza, non resta che attendere<br />
la pubblicazione veramente opportuna dell' annunziato lavoro<br />
sul genere Adonis, augurando al sig. Lanza numerosi imitatori<br />
per altri generi al pari di questo e forse più di questo imbro-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 20S<br />
gliati e confusi. È questo il voto che già altra volta espressi,<br />
che vedo con piacere ripetuto da vari colleghi, e pian piano con<br />
maggior piacere vedo che va ad effettuarsi nella revisione di<br />
intieri generi da parecchi intrapresa, con mire eminentemente<br />
sintetiche, che vedo per fortuna essere il desiderio dei più.<br />
Il prof. Caruel loda il Lanza par avere restituito al sesso ma-<br />
schile il personaggio mitologico di Adone. Ricorda che un altro<br />
personaggio mitologico, cioè Endimione, fu trattato anche peggio<br />
dai botanici che lo ascrissero al sesso neutro.<br />
Il prof. ARCANaELi muove alcune critiche alla sinonimia del Lanza<br />
ed all' aver egli riferito l' Adonis dentata del suo Compendio come<br />
sinonimo àeW Adonis microcarpa var. pseudodentata.<br />
Viene quindi presentata la nota seguente del Socio Fichi :<br />
ALCUNI ESPERIMENTI FISIOPATOLOGICI SULLA VITE IN<br />
RELAZIONE AL PARASSITISMO DELLA PERONOSPORA.<br />
SECONDA NOTA DI P. FICHI. *<br />
Presento in questa nota i resultati delle analisi chimiche rela-<br />
tive a ottanta campioni di foglie e tralci, tolti dalle viti dei filari<br />
dei campi, in esperimento. A tali viti erano state somministrate,<br />
come concimazione, durante 1' anno 1890, le quantità di solfata<br />
di rame che riportai in appositi prospetti nell'altra comunica-<br />
zione che feci a questa onor. Società botanica, nella seduta del-<br />
l' 11 Gennaio 1891.<br />
Queste analisi furono da me intraprese al solo scopo di cono-<br />
scere in che quantità il rame assorbito dalle radici si era diffuso<br />
nei tralci e nelle foglie delle viti, dopo il primo anno di esperi-<br />
mento. Degli 80 campioni 40 erano di foglie e 40 di tralci senza<br />
foglie. Le foglie furono distaccate dalla parte inferiore e dalla<br />
superiore dei tralci delle viti appartenenti ai primi 10 gruppi<br />
che ebbero il primo trattamento con soluzione di solfato di rame,<br />
e agli altri primi 10 gruppi di viti trattate da principio con solfato<br />
di rame in polvere. Da questi stessi gruppi furono prelevati i<br />
campioni dei pezzi di tralci scelti nella parte superiore e nella in-<br />
feriore. Tutti i campioni furono preparati nell'autunno del 1890.<br />
Le seguenti determinazioni del rame nelle ceneri delle foglie-<br />
e dei tralci furono fatte con il metodo elettrolitico.<br />
* Continuazione della prima nota: Alcuni esperimenti fisiopatologioì<br />
sulla Vite, ecc. Nuovo giorn. hot. ital., voi. XXIII, n. 2, Aprile 1891.
204 ADUKAKTZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
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1<br />
ANALISI DEI CAMPIONI DI TRALCI.
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o<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
ANALISI DEI CAMPIONI DI FOGLIE.<br />
205
^06 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Aggiungo che nelle ceneri di vari campioni di tralci e foglie<br />
di viti che si erano sviluppate presso a poco nelle medesime<br />
condizioni e che non erano state mai trattate con rimedi cu-<br />
prici, non ho trovato che solo in qualche caso tracce di rame.<br />
Intanto da questi primi resultati analitici se ne può conclu-<br />
dere : 1° che il rame assorbito dalle radici si è diffuso in quan-<br />
tità non indififerente tanto nelle foglie che nei tralci; 2" Che in<br />
varie viti esso si è distribuito in quantità maggiore nelle foglie<br />
inferiori e nella parte inferiore dei tralci, mentre in altre viti<br />
si è diffuso maggiormente nelle foglie superiori e nella parte<br />
superiore dei medesimi.<br />
La vegetazione di queste viti durante 1' anno 1891 è stata<br />
rigogliosa e la peronospora in esse si è sviluppata molto in ri-<br />
tardo sulle foglie recando però qualche danno. Appena avrò<br />
compiute le ulteriori ricerche chimiche e istologiche relative<br />
anche alle viti vegetanti in appositi vasi, ne comunicherò, a<br />
questa onor. Società botanica, i resultati, in altra nota.<br />
Viene quindi presentata la nota seguente :<br />
LICHENI RACCOLTI NELL'ISOLA D'ISCHIA FINO ALL'AGO-<br />
STO DEL 1891, DA A. JATTA.<br />
L'ultima gita ad Ischia eseguita nell'agosto 1891 mi ha<br />
messo in grado di completare ed arricchire la collezione dei<br />
licheni che nelle varie escursioni fatte in quell'isola dal 1879<br />
in poi era andato raccogliendo, e mi ha scoperte alcune forme<br />
interessanti, che sfuggitemi per lo avanti si presenterebbero<br />
ora per la prima volta non solo in quella importante località<br />
del bacino mediterraneo, ma anche nell'Italia meridionale. Nel<br />
redigere quindi questo elenco di licheni inarimensi richiamerò<br />
specialmente l'attenzione degli studiosi su di alcune specie e<br />
varietà non comprese nella MonograpMa lichenum Jtaliae me-<br />
ridionalis, le quali formano una seconda nuova contribuzione<br />
-alla Flora lichenologica del mezzogiorno d'Italia dopo la no-<br />
tizia dei Licheni di Sicilia e Pantelleria già presentata nel-<br />
Fanno scorso alla Società botanica italiana.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 207<br />
Le specie e varietà in parola sarebbero le seguenti: Rama-<br />
lina polymorpJia Ach., Lccanora gangaloides Nyl., Biatora<br />
viridula n. sp., Buellia leptocline Fw. var. inarimensis n. var.,<br />
Bllimbìa suUutescens n. sp., Leptographa ioninioides n. sp,,<br />
Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. var., Sagedia<br />
Koerheri Fw., Leptogium suUile Schaer.<br />
1. Usnea barbata Ach. var. hirta<br />
Ach.<br />
2. — articulata^c/t. (Monte Ro-<br />
taro%<br />
3. ChloreaSoleiroliiDn/. (S.Ni-<br />
cola).<br />
4. Evernia prunastri L.<br />
5. — furfuracea Fr.<br />
6. Ramalina fraxiuea L. (Fras-<br />
sitelli) var. angulosa Mass.<br />
1. — calycaris L.<br />
8. — fastigiata Ach.<br />
9. — polymorpha Ach. (S. Ni-<br />
cola).<br />
10. — subfarinacea Nyl. (S. Ni-<br />
cola).<br />
11. — farinacea L.<br />
12. — pollinaria Ach.<br />
13. Roccella tinctoria DC.<br />
(Arso).<br />
14. — Phycopsis Ach.<br />
15. Cladonia rangiferina L. (Ro-<br />
tare).<br />
16. — caespiticia Flk. (La Pera).<br />
17. — alcicornis Lgtf,<br />
18. — endiviaefolia Dclcs. (Arso).<br />
19. — furcata Schreh.<br />
20. — crispata Ach.<br />
21. — fimbriata Schaer.<br />
22. — pungens Krb.<br />
23. — macilenta Hffm.<br />
24. — pyxidata L.<br />
25. Stereocaulon Vesuvianum<br />
Pers. (Arso).<br />
26. — condansatum 7/^7)1. (Arso).<br />
27. — nanum Ach. (Via di Ba-<br />
rano).<br />
28. Peltigera canina L.<br />
29. — rufescens Ilffra. (Frassi-<br />
telli).<br />
30. —- aphthosa L. (Rotaro).<br />
31. Nepliroma lusitanicum<br />
Schaer. (La Pera).<br />
32. — laevigatum Hffm,<br />
33. Sciorina saccata L.<br />
34. Sticta pulmonacea L.<br />
35. — linita Ach.<br />
36. — glomerulifera Krb.<br />
37. Imbricaria caperata L,<br />
38. — conspersa Ehr.<br />
39. — periata L. var. ciliata<br />
Schaer. (S. Nicola).<br />
40. — tiliacea //.<br />
41. — saxatilis L. var. leuco-<br />
chroa-furfuracea Schaer.<br />
(Montagnone).<br />
42. — Borreri Tourn,<br />
43. — Acetabulum L. (Via di<br />
Barano).<br />
44. — olivacea L.<br />
45. — subaurifera ATy^. (La Pera).<br />
46. — aspera Mass.<br />
47. — dendritica Fw.<br />
48. Parmelia ciliaris L. var. sa-<br />
xicola Nyl. var. deformis<br />
Jatt. (S. Nicola).<br />
49. — stellaris L. var. tenella<br />
Schaer.<br />
50. — albinea Ach. (Via di Ba-<br />
rano).<br />
51. -— pulverulenta Schreb. var.<br />
venusta Ach. var. grisea<br />
Lmk.<br />
52. — muscigena Ach. (Monta-<br />
gnone).<br />
53. — aquila Ach. (S. Nicola).
208 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
54.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIllENZE 209<br />
106. Haeraatomma coccÌBeum<br />
Dcks. (La Pera).<br />
107. Acarospora trachitica Jatt.<br />
(trachiti verdi di Forio).<br />
108. — smaragdula Ach. (Mon-<br />
tagnone).<br />
109. — vulcanica Jatt. (Arso).<br />
110. Aspicilia calcaria L. var.<br />
viridescens Mass. (Arso).<br />
111. — cinerea L.<br />
112. Gyalecta cupularis £/
210<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
165. Opegrapha saxatilis DC.<br />
166. — girocarpa Fw. (La Pera).<br />
167. — atra Hds.<br />
168. — bullata Pers. (Via di Ba-<br />
rano).<br />
169. — var. Pers. var. notha Ach.<br />
170. •— lithyrga Ach. (Arso).<br />
171. — Dilleniana4c/i. (LaPeva).<br />
var. subfumosa n. v. (4).<br />
172. Leptograj)ha toninioides n.<br />
sp. (5).<br />
173. Pachnolepia decussata Fw.<br />
174. — impolita Ehr. (La Pera).<br />
175. Artlionia vulgaris Schaer.<br />
176. •— punctiformis Ach.<br />
177. — galactites DC.<br />
178. — glaucomaria Nyl.<br />
179. Calicium curtum Nyl. (La<br />
Pera).<br />
180. Spliincrina turbinata Fr.<br />
181. Coniocybe furfuracea Ach.<br />
182. Endopyrenium pusillum<br />
Krh. (Arso).<br />
183. — rufescens Krh.<br />
184. Verrucaria rauralis Ach.<br />
185. — controversa Mass.<br />
(Lacco).<br />
186. — viridula Schrad. (Forio).<br />
187. — macrostoma Duf.<br />
188. — Bdltraminiana Mass. (S.<br />
Nicola).<br />
189. Sagedia Koerberi Fw.<br />
(Arso).<br />
190. Microthelia micula Fw. (La<br />
Pera).<br />
191. — pygmaea Krh.<br />
192. Artliopyrenia pimctiformis<br />
Pers.<br />
193. A. (? Cyrtidula) Amphilo-<br />
matis Jatt. (Arso).<br />
194. Pyrenula nitida Schrad.<br />
195. Collema pulposum Berh.<br />
196. — cristatum L.<br />
197. Leptogium lacerum Ach.<br />
var. lopbaeiim Ach.<br />
198. Leptogium subtile Schaer.<br />
(S. Nicola).<br />
199. Syneclioblastus Vespartilio<br />
JVeu.<br />
203. — flaccidus Ach.<br />
201. Lecotbecium corallinoides<br />
Hffin. (Casamicciola).<br />
202. Gonionema velutinum Nyl.<br />
(Via di Barano).<br />
(1) Biatora viridula w. sp. — Thallus crassiusculus, subfar-<br />
lareus, sordide olivaceus, sorediis pallide viridibus effloresceii-<br />
tibus. Apothecia minutissima atra, plana, margine tumidulo in-<br />
tegro, humecta livida. Paraphyses laxae, superne smaragdulae.<br />
Sporae in ascis clavatis octonae, ovoideae, majuscuiae, diametri<br />
duplo longiores, hyalinae.<br />
Ad rupes, Salita dell" Epomeo.<br />
(2) Biiellia lepiocUne Fw. inarimensis n. v, — Thallus albo-<br />
cinereus, rimuloso-areolatus, areolis minutis contiguis, a proto-<br />
thallo nigro decussatus.<br />
Ad basalta, Montagnone.<br />
(3) Bilinibia suNutescens n. sp. — Thallus crassiusculus,<br />
rimoso-squamulosus, squamulis minutis contiguis, sordide viridi-<br />
fuscescentibus, humectis viridescentibus; protothallo indistincto.<br />
Apothecia sessilia, primitus plana tenuissime marginata, dein
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 211<br />
cephaloidea, atra. Lamina brevis, hypothecio fuscidulo, paraphisi-<br />
bus subconglutinatis. Sporae in ascis clavalis octonae, submcdio-<br />
cres, tetrablastae, saepe curvatulae, apicibus oblusis, hyalinae.<br />
Ad rupes vulcanicas, Arso.<br />
Specie prossima alla B. Regeliana Hep. da cui a prima vista<br />
si distacca pel colore del tallo castagno e non tendente al roseo.<br />
Gli apotecii si mostrano dapprima appianati e leggermente<br />
marginati. Dalla B. coprodes Krb. poi è ben distinta per la forma<br />
del tallo e delle spore, ed anche perché gli apotecii carbonacei<br />
restano invariati umettandoli.<br />
(4) Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. v. —<br />
Thallus subradiosus, crassus, dilute fumosus. Apothecia et sporae<br />
speciei. Gonidia chroolepea.<br />
Ad trachites S. Nicola,<br />
(5) Leptographa toninioides n. sp. — Thallus cinereus, cras-<br />
sus, areolato-verrucosus, hypothallo concolore. Apothecia com-<br />
posita, diftbrmia, flexuosim-angulose-orbicularia, ac deia centro<br />
elevata, cerebriformia. Sporae mediocres, nubiloso-monablastae,<br />
ellipsoideae, diam. 4-6 pio longiores, saepe incurvatae, hyalinae.<br />
Ad trachites S. Nicola.<br />
Il tallo è conforme a quello della Toninia squalida Schl.,<br />
mentre i caratteri esterni degli apotecii si riportano perfetta-<br />
mente alla Encepìialographa cerebrìna DC.<br />
Il Socio Martelli dichiara clie 1' Elenco delle fanerogame e delle<br />
protallogame raccolte durante le Riunioni generali in Napoli del 1891<br />
compilato da lui e da Tanfani è pronto ma che per la sua mole (ascendendo<br />
il numero delle specie a circa 400) non potrà comparire nel<br />
Bullettino ;<br />
tanico italiano.<br />
soggiunge che verrà pubblicato nel Nuovo giornale bo-<br />
Il Socio Tanfani presenta alla Società il Polycarjìon peploides<br />
raccolto in Calabria dal Socio Biondi, e fa la seguente comunica-<br />
zione :<br />
SUL POLYCARPON PEPLOIDES. PER E. TANFANI.<br />
Cupani neir Hortus cathoUcus pubblicato a Napoli nel 1696<br />
(p. 171) descriveva una pianta senza indicarne la patria con la<br />
frase seguente: Poligonum, alpinum repens, gracilius seic ioium<br />
minori folio copiosiore semine stipaiam (sic). Nel Supple-
212 ADUXANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
mentiim alterum ad liorium catholicum egli riferisce nei se-<br />
guenti termini il nome volgare della stessa pianta : Erl)a turca<br />
siciliana di munti che va pri terra ed è perpetua, indicandone<br />
cosi la patria; e finalmente nel Panpliìjton siculum, secondo Bii-<br />
bani, ne dà una figura che non ho trovato negli esemplari di<br />
questo libro che ho potuto riscontrare.<br />
Bivona {Stirp. rar. Sic. Man., 1, n. 3, 1814) sotto il nome di<br />
Hagea polycarpoica descriveva la stessa pianta, raccolta sul<br />
monte Gallo presso Palermo.<br />
P. de Candolle nel 1828 {Prodromus, 3, p. 376), descrivendo il<br />
Polycarpon psploides da lui raccolto presso Perpignan e Colliure,<br />
erroneamente riferiva a questo, come sinonimo, l'^a^m<br />
poltjcarpoides di Bivona.<br />
Bertoloni, pure intravedendo la confusione fatta da de Can-<br />
dolle, e credendo che la pianta raccolta da questo fosse una forma<br />
del P. tetraphijUum o della varietà alsinaefotium, conservava<br />
a torto il nome CandoUeano alla pianta di Sicilia.<br />
Sia dal 1839 Bubani avvertiva l'errore di Bertoloni e nel<br />
Giornale agrario toscano (p. 255) dava alla pianta siciliana il<br />
nome di Polycarpon Cupani da quello del suo scopritore; e più<br />
tardi nella sua Dodecaìiihea (1850, p. 14) malmenava Berto-<br />
Ioni pel suo errore.<br />
Intanto Gay nella Revue botanique di Duchartre, senza cono-<br />
scere quanto aveva scritto Bubani nel Giornale agrario, dava<br />
alla stessa pianta il nome di Polijcay^pon Bivonae. Nondimeno<br />
tanto Gussone nella sua Florae siculae synopsis, quanto gli<br />
autori dei due Compendi della flora italiana seguitarono ad ap-<br />
plicare alla pianta di Sicilia invece del nome di P. Cupjani, quello<br />
errato di P. peploides.<br />
Questo ultimo nome non dovrebbe quindi figurare più nella<br />
Flora italiana, se il vero Polycarpon ijeploides, conosciuto<br />
dei Pirenei e dell' Algeria, non fosse stato scoperto nel 1877<br />
dal sig. A. Biondi a Palmi in Calabria, ove cresce abbondante,<br />
ma localizzato, fra i sassi presso il mare.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 213<br />
Il Presidente Arcangeli presenta quindi il seguente elenco di :<br />
MUSCINEE RACCOLTE DI RECENTE NELL'ITALIA MERI-<br />
DIONALE. NOTA DI G. ARCANGELI.<br />
Nell'occasione dell'ultima riunione generale tenuta dalla no-<br />
stra Società in Napoli, nell'agosto decorso, quantunque la sta-<br />
gione estiva eccessivamente calda ed asciutta non fosse troppo<br />
propizia, le gite stabilite nel programma resultarono assai frut-<br />
tuose, ed alle fanerogame rare ed interessanti che ci fu con-<br />
cesso raccogliere potemmo pure aggiungere un discreto manipolo<br />
di crittogame. Oltre i licheni dei quali si occupò principalmente<br />
il Socio Jatta furon pure raccolte varie muscinee parte dai<br />
Soci U. Martelli, A. Biondi e Giordano, e parte da me. Di que-<br />
ste ultime essendomi assunto lo studio, in seguito alla gentile<br />
concessione di quelle raccolte dai miei colleghi presento adesso<br />
l'elenco delle forme tutte da noi trovate, unendovi pure alcune<br />
specie favoritemi dal sig. O. Chiarella di Lecce, le quali come<br />
appartenenti ad una località dell' Italia meridionale, briologica-<br />
mente quasi del tutto inesplorata, non mancano d' un certo in-<br />
teresse. I generi sono disposti secondo l' ordine adottato da<br />
Schimper nella 2* edizione della Synopsis, le specie sono per<br />
ordine alfabetico. Quelle più importanti sono contrassegnate dal<br />
segno * ed il nomo del raccoglitore è per lo più indicato fra<br />
parentesi.<br />
BRYACEAE.<br />
1. EucLADiDM YERTiciLLATUM (Brìcl.) Br. et ScTi. Sulle rocce<br />
umide alla sorgente dell'Acquasanta nel M. S. Angelo di<br />
Castellammare (Arcangeli).<br />
2. DiCRANDM UMDDLATUM Br. et Scìi. Nei dintorni di Lecce,<br />
ster. : inviato dal sig. 0. Chiarella. Fin ad ora ò conosciuto<br />
solo dell' Italia settentrionale.<br />
* 3. Leptothrichum flexicaule {Schio.) Rampe. Nel M. S. An-<br />
gelo di Castellammare presso l'Acquasanta, ster. (Arcangeli).<br />
Questa specie è nuova pel Napoletano.
214 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
4. DiSTicHiuM CAPiLLACEUM (L.) Br. et Soli. Nel M. S. Angelo<br />
di Castellammare nelle faggete presso 1' Acquasanta, e. fr.<br />
(Arcangeli).<br />
5. Lemobryum glaucum (L.) Hampe. Dintorni di Lecce, ster.,<br />
inviato dal sig. O. Chiarella.<br />
6. Barbula gracilis Schwaegr. A Cama sopra un vecchio muro,<br />
e. fr. vecchi (Arcangeli).<br />
7. B. MURALis (Z/.) Hedw. var. aestiva. Sopra un muro fra il<br />
Fusaro ed il Villaggio Cappella in gran quantità e. fr. vec-<br />
chi. È citata pure dal prof. Pasquale pel Napoletano. ' Altri<br />
saggi sono stati raccolti in un muro presso il promontorio<br />
di Cuma. Vi furono riscontrati fi. cT laterali ai fusti fertili<br />
e pure terminali a rami speciali, quindi non cade dubbio<br />
che questa specie sia monoica come lo asserisce Boulay. Il<br />
Limpricht al contrario asserisce essere dioica e ne fa una<br />
specie distinta eh' egli pone presso la B. marginata rite-<br />
nendola come specie in via di formazione.<br />
8. B. RURALis Hedw. Presso al lago del Matese in una fag-<br />
geta, un piccolo saggio con fi. feminei (Martelli).<br />
9. B. TORTUOSA (L.) Web. et Mohr. Sulle rocce calcaree sopra<br />
Faito nel M. S. Angelo presso l'Acquasanta, ster, (Arcangeli).<br />
10. Trichostomum Barbula Schio. Nel Matese presso il Lago,<br />
ster. (Martelli).<br />
11. T. FLAVOVIRENS Brucli. A pie degli alberi sulla scorza presso<br />
Cuma, e. fr. vecchi. Questa forma é assai più piccola della<br />
ordinaria e da ritenersi corrispondente a quelle descritte<br />
da Geheeb - dell' isola di Giannutri. Conosciuta pure d'Italia.<br />
12. T. MUTABILE Br. eur. Al M. S. Angelo pressa l'Acquasanta<br />
sulle rocce calcaree e sui vecchi muri presso Cuma ai cespi<br />
insieme ai R. Utoreum De Not. (Arcangeli).<br />
13. Grimmia apocarpa {L.) Hedw. Sulle rocce calcaree al M.<br />
S. Angelo di Castellamare presso l'Acquasanta, e. fr, (Ar-<br />
cangeli).<br />
* J. A. Pasquale, Bryologiae neapolltanae commentariolum. Rendiconto<br />
della R. Accademia delle Scienze. Società Borbonica, marzo<br />
ed aprile 1850, voi. IX, pag. 115-125.<br />
- A. Geheeb, Bryologisclie Fragmente, Plora, 1886, n. 22 e 23<br />
pag. 615.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 215<br />
14. G. PULVINATA Sm. Sulle rocce calcaree al M. S. Angelo<br />
presso l'Acquasanta, e. fr. (Arcangeli).<br />
* 15. G. Sardoa De Noi. In cima al M. Epomeo nell'Isola d'Ischia<br />
sulla trachite, ster. (Arcangeli, Giordano). Raccolta da Pa-<br />
squale ad Anoia, da me a Cerasia in Calabria; nuova pel<br />
Napoletano.<br />
16, Orthotrichdm AFFINE SckracL Nel M. S. Angelo di Castellammare<br />
sopra Faito, e. fr. (Arcangeli).<br />
Secondo l'avv. G. Venturi di Trento, cui comunicai questo<br />
esemplare, questa forma non sarebbe la normale, ma<br />
una di quelle di passaggio all' 0. fastigiatam, essa però è<br />
da riferirsi all' 0. affine, perché ha le strie della cassula<br />
anguste (con 2-3 serie di cellule) e gli stomi di^^posti come<br />
neir 0. affine, caratteri che hanno stabilità maggiore di<br />
quelli desunti dai denti del peristoma e dal tessuto delle<br />
foglie. Si conosce del Romano e della Calabria Ultra citato<br />
da Pasquale ; nuova pel Napoletano.<br />
* 17. 0. ANOMALUM Iledw. var. saxatile. Nel M. S. Angelo di<br />
Castellammare, sopra Vico Equense, e. fr. (Biondi). Non in-<br />
dicato dell'Italia meridionale.<br />
18. 0. LEJOCARPUM Br. et Sch. Nel M. S. Angelo di Castellam-<br />
mare presso Faito sui faggi, e. fr. (Arcangeli, Martelli e<br />
Biondi). Questa specie è stata da me raccolta in Calabria,<br />
ma non ò indicata pel Napoletano.<br />
* 19. 0. ScHAWi Wils. All'Acquasanta nel M. S. Angelo di Ca-<br />
stellammare, e. fr. (Martelli).<br />
Questo esemplare appartiene realmente a questa forma<br />
interessantissima, com'è stato confermato dal dott. Venturi.<br />
Esso fu raccolto da me per la prima volta in Italia sugli<br />
alberi sopra i piani d'Aspromonte in Calabria, sulla via che<br />
si percorre per salire da Sant'Eufemia a M. Alto ' giacché,<br />
come è ben noto, la forma che De Notaris descrisse nell'Epi-<br />
logo ' si deve considerare come una varietà dell' 0. rupestre.<br />
Essa forma è stata raccolta per la prima volta da Schaw<br />
* A. Bottini, G. Arcangeli e L. Macchiati, Prima contribu-<br />
zione alla Flora briologica della Calabria negli Atti della Soc. Critt.<br />
Italiana, anno XXVI, ser. 2\ voi. Ili, disp. 2, pag. 111.<br />
* G. De Notaris, Epilogo della Briologia ital., Genova, 1869, pag. 302.
216 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
in Scozia nel 1860 sugli alberi, * successivamente da R. Ruthe<br />
nel Brandeburgo nel 1867 ' sopra un vecchio PoinUas pyra-<br />
midalis, in Calabria nel 1877 sugli alberi, dal prof. Phili-<br />
bert nella Coi'sica sui faggi, e sugli alberi pure ultima-<br />
mente da Martelli. Il dott. Venturi per quanto poco inclinato<br />
ad ammettere ibridismi, com' egli mi scrive, riterrebbe<br />
possibile eh' essa .<br />
fosse<br />
mi ibrido fra 1' 0. lejocarpum e<br />
r 0. rupestre. Certamente l'esemplare da me raccolto in<br />
Calabria trovasi in prossimità dell' 0. lejocarpum, che pure<br />
raccolsi in quella località; e pure al M, S. Angelo, tanto<br />
Martelli che io abbiamo raccolto 1' 0. lejocarpum nella stessa<br />
località ove egli raccolse 1' 0. Schawì, ma tanto in Cala-<br />
bria che a M. S. Angelo non abbiamo incontrato I' 0. ru-<br />
pestre.<br />
* 20. N. STRAMiNEUM Hsch. var. de/luens Veni. Sui tronchi morti<br />
nel M. Miletto nel Matese, cfr., raccolto da U. Martelli.<br />
Nuovo per l' Italia meridionale.<br />
Debbo la determinazione di questo saggio al dott. Venturi,<br />
Le condizioni speciali di questo esemplare, dipendenti dalla<br />
difficoltà di accertare la struttura del peristoma, e la pre-<br />
senza d' un'unica calittra ne rendevano lo studio diffici-<br />
lissimo.<br />
21. Encalypta vulgaris Hedio. Nel M. S. Angelo presso l'Acqua-<br />
santa nelle screpolature delle rocce calcaree, e. fr. (Ar-<br />
cangeli).<br />
22. FuNARiA HYGROMETRiCA (Z.) Hcdw. Al M, S. Angelo sul ter-<br />
reno, e. fr.<br />
23. Brydm CAPILLARE (i.) Sopra un vecchio muro a Cuma, e.<br />
fr. vecchi (Arcangeli). Questa forma é prossima alla v. me-<br />
ridionale.<br />
* 24. Mnidm medicum Br. Eur. Nel M. Miletto nel Matese, e. fr.<br />
(Martelli). Questa specie sarebbe conosciuta solo di Riva in<br />
Valsesia e dello Spinga.<br />
25. PoLYTRicHUM JUNiPERiuM Hedio. Nel M. Miletto nel Matese<br />
(Martelli).<br />
' W. Ph. Schimper, Si/nopsis miiscorum, ed. 2", pag. 314 e 315.<br />
* C. "Warnstorf, Moosjlora der Provinz Brandenbourg etc. XXVII.<br />
Berlin, 1885, pag. 45.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 217<br />
26. Leptodox S.MiTHir (D/c/i.) Mohn. Sui lecci del Parco Gus-<br />
sone alla R. Scuola di Portici (Arcangeli).<br />
27. Neckera crispa Heduo. Sopra Faito nel M. S. Angelo sul<br />
terreno (Arcangeli). Ricevuta pure recentemente da Lecce<br />
inviata dal sig. Chiarella.<br />
28. Lemodon Sciuroides (L.) Schio. All'Acquasanta nel M. S. An-<br />
gelo sugli alberi (Arcangeli), ed al M. Miletto nel Malese,<br />
sui tronchi morti, ster. (Martelli).<br />
29. Antitrichia curtipendula (L.) Bricl. In cima al M. Epomeo<br />
sopra la grotta di S. Nicola a 795 m. d' elevazione<br />
sulla trachite, nell'Isola d'Ischia, ster. (Arcangeli e Giordano).<br />
Raccolta dal Pcisquale al Matese e in Calabria da me<br />
e da Macchiati.<br />
30. Fabronia pusilla Raddi. Sulla scorza dei lecci nel Parco<br />
Gussone a Portici, ster. (Arcangeli).<br />
31. Climacium dendroides Weì). et M. Dintorni di Lecce, ster.,<br />
inviato dal sig. Chiarella.<br />
32. HoMALOTHEcruM SERICEUM (L.) Br. et Sch. Presso l'Acqua-<br />
santa nel M. S. Angelo sugli alberi, e. fr. (Arcangeli), e nel<br />
Matese presso il Lago (Martelli).<br />
33. Camptothecium aureu.m (Brid.) Br. et Sch. In cima al<br />
M. Epomeo nelle fenditure della trachite, ster. È specie nuova<br />
pel Napoletano. Si conosce della Toscana, dell'Elba, del Ro-<br />
mano, della Sicilia e della Sardegna (Arcangeli e Giordano).<br />
34. Thuidium abietinum (L) Br. et Sch. Dintorni di Lecce, ster.<br />
inviato dal sig. O. Chiarella. Finora ignoto oltre Terra di<br />
Lavoro.<br />
35. T. DELiCATULUM Lììidì). Dintorni di Lecce, ster. inviato dal<br />
sig. 0. Chiarella. Indicato solo del Canton Ticino, delle Mar-<br />
che e di Gioia Tauro.<br />
36. T. tamariscinum {Heiw.) Br. et Sch. Dintorni di Lecce,<br />
ster., inviato dal sig. 0. Chiarella.<br />
37. Pterooynandrum filib'orme Heiw. Presso all'Acquasanta<br />
nel M. S. Angelo, ster. (Arcangeli e Martelli).<br />
38. Brachythecidai rivulare Br. enr. Nella faggeta presso<br />
il Lago del Matese raccolto il 26 agosto, ster. (Martelli).<br />
Nuovo per l' Italia meridionale.<br />
* 30. Br. velutinum (L.) Br. et Sch. Presso l'Acquasanta nel<br />
M. S. Angelo sulle rocce, e. fr. (Arcangeli). Questa forma si
218 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
avvicinerebbe alquanto al B. trachijpodium per le foglie<br />
che sono assai lungamente acuminate e la parte media dei<br />
denti del peristoma che nell'unica cassula che potei esa-<br />
minare era formata da 8-9 articoli anziché da 6-8 come<br />
dovrebbe essere secondo l'asserzioni di Amann. '<br />
40. ScLEROPODiUM ILLECEBRUM {ScJiw.) Sclini. Sui muretti nel<br />
Parco Gussone presso la R. Scuola Superiore d'Agricoltura<br />
di Portici, ster. (Arcangeli).<br />
4L EuRHYNCHiuM ciRCiNNATUM (Brìci.) Br. et Sdì. Sulla terra<br />
nel M. S, Angelo sopra Faito ster. e presso Cuma sulle<br />
pietre, ster. (Arcangeli).<br />
42. Rhynchostegium confertum (Dicks.). A pie dei pini presso<br />
Cuma, e. fr.<br />
* 43, R. LiTOREUM (Dnrs.). Sopra un vecchio muro insieme al<br />
Trichosiomum mutaNle a Cuma presso al mare con urne<br />
guaste, ma pedicelli tuttora in buono stato. L' esemplare<br />
presenta le foglie un poco più larghe del solito e rami fa-<br />
stigiati, onde corrisponde all' esemplare tipico del De No-<br />
taris, 11 march. Bottini lo considera come specie intermedia<br />
fra R. tenelìam e R. curoìsehtm. Dal canto mio ritengo<br />
non improbabile che si tratti d' una forma ibrida fra R. cur-<br />
viseium e R. tenellum. Nella località ove fu raccolto que-<br />
sto saggio ed anzi sullo stesso muro trovavasi in copia<br />
R. tenelltcm, però non trovai il R. curvisetam. È vero del<br />
resto che ciò non vuol dire che questa specie non potesse<br />
trovarsi in qualche punto di quella località tanto più che<br />
mi mancò affatto il tempo di esplorarla a dovere.<br />
44. R. TENELLUM (Dicks.) Br. et Sch. Sulle pietre dei muri a<br />
Cuma presso al mare, e. fr. (Arcangeli).<br />
45. Thamnium alopecurum (L.) Br. eicr. Sopra un muro a<br />
Cuma, ster. (Arcangeli).<br />
46. Hypnum commdtatum Heiw. Sulla roccia d' onde sgorga<br />
l'Acquasanta nel M. S. Angelo, ster. (Arcangeli).<br />
47. H. CUPRESSIFORME (L.) Al M. S. Angelo presso l'Acquasanta,<br />
ster. (Arcangeli).<br />
48. H. FiLioiNUM (L.). Nel Matese al M. Miletto, ster. (Martelli).<br />
* Note sur le Brachytheciam trachypodium {Revue Bryologique, .1.889,<br />
n. 4, pag. 55).
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIUENZE 219<br />
49. H. MOLLUSCUM Hedio. Sulle rocce nelle faggete presso l'Acqua-<br />
santa, nel M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).<br />
50. H. PURUM {L.) Dintorni di Lecce, inviata dal sig. 0. Chia-<br />
rella.<br />
51. H. ScHRERERi Wiìld. Dintorni di Lecce, ster. inviato da<br />
sig. 0. Chiarella.<br />
52. Hylocomium brevirostre {Ehrii.) Br. eur. Dintorni di Lecce,<br />
ster., inviato dal sig. 0. Chiarella. Nell'Italia media e me-<br />
ridionale è nota del Piceno e della Calabria.<br />
53. H. SPLENDENS {Hectw-)- Br. eur. Pure dei dintorni di Lecce,<br />
ster., inviato e. s.<br />
* 54. H. SQUARRosuM (L.) Br. eur. Dei dintorni di Lecce, ster.,<br />
inviato e. s. Nuova per l' Italia meridionale.<br />
55. H. TRiQUETRDM (L.) Br. eur. Dei dintorni di Lecce, ster.,<br />
inviato e. s.<br />
SPHAGNACEAE.<br />
56. Sphagnum cimbyfolium {Ehrh.) Hedto. Presso Lecce, ster.<br />
inviato dal sig. 0. Chiarella. Per l' Italia meridionale è co-<br />
nosciuto solo di Sora nella Campania.<br />
57. S. SUBSECUNDUM Necs. V. Ts. var. viride Bord. Un piccolo<br />
saggio misto al precedente però sufficiente per la determi-<br />
nazione. È r unica specie fin ora segnalata dell'Algeria e<br />
della Tunisia. ' È<br />
pure indicata della Sicilia, " ma è nuova<br />
per r Italia meridionale. La sua stazione più meridionale<br />
sul continente fino ad ora era la Toscana!<br />
HEPATICAE.<br />
58. Frullania Tamarisci (L.) Bum. Sulle pietre sopra Vico<br />
Equense (Biondi). Citata da Macchiati di Bagnara e di Me-<br />
nto in Calabria.<br />
59. Jungermannia riparia Tayl. var. minor. Sulla roccia cal-<br />
carea dalla quale sgorga 1' Acquasanta nel M. S. Angelo di<br />
^ T. Cardot, Lss Sphagnes d^ Europe. Gand, 1886, pag. 109.<br />
* A. Bottini, Appunti di Briologia italiana. Nuovo Giorn. Bot. It.,<br />
voi. XXII, pag. 266.
220 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Castellammare, ster. (Arcangeli). Debbo la determinazione di<br />
questo saggio al prof. C. Massalongo. Finora non indicata<br />
dell' Italia meridionale.<br />
60- Metzgeria purgata (L.) Lindi). A Faito nel M. S. Angelo<br />
di Castellammare sui faggi (Arcangeli). Finora ignota del-<br />
l'Italia meridionale.<br />
61. Plagiochila asplenioides (Z.) Bum. f. media fra la major<br />
e la minor. Nel Matese nella faggeta presso il Lago, ster.<br />
(Martelli). Citata di Calabria da Macchiati.<br />
62. PoRELLA PLATYPHYLLA {L.) Liìidb. Sulle rocce presso l'Acqua-<br />
santa nel M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).<br />
Citata di Calabria da Macchiati.<br />
63. ScAPANiA NEMOROSA (L.) Bum. Nelle fessure delle rocce<br />
calcaree al M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).<br />
Finora ignota dell' Italia meridionale.<br />
Dopo di elle esaurite le comunicazioni l'adunanza vien tolta.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 3 marzo 1892.<br />
Sono presentii Soci Pirotta, Cuboni, Grampini. Erede, Solla, Mar-<br />
catili, Krucli, Baldini, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio<br />
dott. Kruch il quale legge una sua nota :<br />
SOPRA UN CASO DI RIZOMANIA NEL ROSMARINO. PER<br />
O. KRUCH.<br />
In un robusto esemplare di Rosmarino, un arbusto di più di un<br />
metro di altezza, coltivato nell' Orto botanico a Panisperna, una<br />
parte dei suoi rami offriva da parecchi anni un aspetto soffe-<br />
rente e presentava qua e là delle speciali produzioni, lo studio<br />
delle quali forma l'oggetto della presente nota.<br />
Queste speciali formazioni cominciano a mostrarsi verso la<br />
base dei rami dell'annata, sotto forma di tubercoletti tondeg-<br />
gianti di cilindretti di colore tabacco a superflce liscia che
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 221<br />
sporgono fra le screpolature della corteccia, in modo che essi<br />
danno ai rami sulla superjfìce dei quali si elevano un aspetto<br />
che ricorda quello offerto dai rami di piante affetti da quelle<br />
malattie che i fitopatologi comprendono sotto il nome di cancro.<br />
Le dimensioni di queste protuberanze sono alquanto piccole poi-<br />
ché il loro diametro raggiunge o di poco supera la lunghezza<br />
di un millimetro; esse sono sparse senza ordine apparente tanto<br />
negli internodii quanto all'ascella delle foglie, appena aldi so-<br />
pra dell'inserzione della gemma. Solitarie o riunite in piccoli<br />
gruppi in corrispondenza ai tratti della superfice dei rami nei<br />
quali cominciano a manifestarsi, il loro numero e la superfice<br />
occupata da ciascun gruppo va aumentando procedendo verso<br />
la base del ramo, dove possono, per un tratto più o meno lungo,<br />
estendersi a tutta la periferia e formarvi una specie di mani-<br />
cotto la cui superfice apparisce risultante di tanti cilindretti a<br />
sommità rotondeggiante. Quivi la forma delle protuberanze pri-<br />
mitive si è di molto modificata: esse non solo hanno subito un<br />
notevole allungamento in direzione normale alla superfice del-<br />
l' organo sul quale si trovano impiantate, ma molte di esse si<br />
sono pure ramificate; ne viene quindi che se si pratica un ta-<br />
glio trasversale in corrispondenza ad un tratto di ramo rico-<br />
perto da tali formazioni, si riceve l' impressione che queste non<br />
sieno altro che radici sviluppatesi sul ramo l'una accanto all'altra<br />
ed intrecciantisi fra di loro.<br />
Il reperto anatomico dimostra infatti che, tanto nel caso nel<br />
quale le formazioni in discorso hanno la forma di tubercoletti<br />
di poco elevantisi sulla superfice del ramo, quanto nell'ultimo<br />
caso ricordato nel quale le loro dimensioni longitudinali sono<br />
di molto aumentate, ci troviamo dinnanzi a vere radici avven-<br />
tizie. La loro struttura non offre nulla di anormale e di regola<br />
si osservano cinque raggi vascolari ben distinti. In corrispon-<br />
denza ad alcuni rami più vecchi, e quasi sempre in vicinanza<br />
al loro punto d'inserzione, tali formazioni avventizie raggiun-<br />
gono uno sviluppo considerevole non solo riguardo alla loro<br />
estensione, alla superfice cioè da esse occupata, ma anche per<br />
le loro dimensioni longitudinali che superano di parecchie volte<br />
il diametro del ramo che le porta; è però da notarsi che anche<br />
in questo caso le radici ad onta della loro lunghezza non si<br />
mostrano affatto o solo in debolissimo grado geotropiche.
222 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Il fatto che nei rami dell'annata dove le radicelle cominciano<br />
ad apparire esse si presentano quasi tutte isolate, e che invece<br />
un poco più al di sotto sono in generale riunite in gruppetti<br />
la superfice occupata dai quali è più o meno estesa, viene a<br />
dimostrare che la loro apparizione non avviene contemporanea-<br />
m.ente, ma che attorno ad una protuberanza od a un gruppo di<br />
qualcuna di esse apparso per primo se ne vanno in seguito svi-<br />
luppando altre. Ed infatti osservando attentamente è facile con-<br />
statare attorno a qualche bitorzoletto più grande, vale a dire<br />
attorno ad una radicella più sviluppata, altri minori in varii<br />
stadii di sviluppo i più giovani dei quali sporgono appena dalle<br />
screpolature della corteccia.<br />
Riguardo all'origine delle radicelle ricorderò che la loro ap-<br />
parizione è legata ad un dato grado di sviluppo del ramo sul<br />
quale si manifestano; esse non cominciano a svilupparsi che in<br />
corrispondenza a quei rami nei quali comincia ad entrare in<br />
attività il fellogeno, che nel Rosmarino si forma nella regione<br />
periciclica all'indentro dei cordoni meccanici che proteggono<br />
la porzione cribrosa dei fasci della cerchia.<br />
Le radicelle, quantunque fuori del loro mezzo naturale, si con-<br />
servano in gran parte per un tempo abbastanza lungo, vive e<br />
capaci quindi di accrescimento. L'allungamento che esse subi-<br />
scono è in generale di poco conto; ma favorite da una stagione<br />
umida crescono non solo in lunghezza, ma su ciascuna di esse<br />
si può manifestare l'inserzione di altre radicelle secondarie a<br />
formare nel loro assieme attorno al ramo quella specie di feltro<br />
che ho già descritta.<br />
L'accrescimento può mantenersi per un tempo più o meno<br />
lungo a seconda dei casi; raggiunto però che esso abbia un<br />
certo limite cessa ed allora le radici vanno gradatamente dis-<br />
seccandosi, rimanendo però sempre aderenti al ramo.<br />
Credo opportuno di chiamare col nome di rizomania il caso<br />
offerto da questa pianta, seguendo in ciò il AVakker ' che in un<br />
suo recente lavoro ha descritto per alcune specie di Ribes un<br />
caso che ha molta analogia con quello che forma l'oggetto della<br />
presente nota.<br />
* J. Wakkrr, Contrihutions à la pathologie vegetale. Arcliivesnésrlan-<br />
daises des sciences exactes et naturelles. Tom. XXIII, pag. 396, 1889.
ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 223<br />
Ho già accennato all'aspetto sofferente mostrato da parecchi<br />
rami della pianta; oi'a aggiungerò che parecchi dei rami più<br />
fortemente rizomani, erano completamente disseccati e che altri,<br />
ancora verdeggianti, presentavano un numero minore di ger-<br />
mogli e di rametti e che questi erano inoltre meno rigogliosi<br />
di quelli che si inserivano sui l'ami normali che non offrivano<br />
alcuna produzione radicellare. Le radicelle che si sviluppavano<br />
in vicinanza all'inserzione di una foglia impigliavano fra loro<br />
la gemma che non aveva agio di svilupparsi normalmente, li-<br />
mitandosi alla produzione di qualche gracile foglia; in modo che<br />
in questi casi si può pensare che una gran parte dei materiali<br />
elaborati destinati allo sviluppo del germoglio vengano invece<br />
impiegati alla formazione ed ulteriore sviluppo di radicelle che<br />
si formano nelle sue vicinanze. Risulta quindi da questi fatti<br />
che la forte produzione di radici avventizie è in relazione con<br />
una diminuita produzione rameale.<br />
Alla domanda a quale causa si debba attribuire un cosi ab-<br />
bondante ed anormale sviluppo di formazioni avventizie non mi<br />
è possibile, per ora, di rispondere che in modo negativo, esclu-<br />
dendo cioè la presenza di parassiti. Anzi a questo proposito devo<br />
dire che nell'ottobre del 1890 io trovai sulla pagina inferiore<br />
di alcune foglie dell' esemplare rizomane delle piccole protube-<br />
ranze fusiformi, che riconobbi non essere altro che un cecidio<br />
nella cavità del quale si trovava una piccola larva di un Ceci-<br />
domide. Questo cecidio è ricordato dal Frank {Bie Kranìiìieìten<br />
der Pflanzen, pag. 741). Questa scoperta mi fece nascere il so-<br />
spetto che la produzione di radici avventizie potesse essere in<br />
relazione colla presenza di qualche larva di Cecidomide. Le mie<br />
ricerche a quest'intento ripetute in diverse epoche dell'an-<br />
nata non approdarono ad alcun risultato: non solo non osser-<br />
vai alcuna larva in corrispondenza od in vicinanza alle produ-<br />
zioni radicellari, ma nemmeno rinvenni alcuna cavità o qualche<br />
alterazione patologica dei tessuti che mi potesse far dubitare<br />
della sua presenza.<br />
Non voglio però dimenticare che il Rosmarino si riproduce<br />
con facilità per mezzo di talee in modo che é possibile ammet-<br />
tere in esso una forte predisposizione alla produzione di radici<br />
avventizie, quantunque ci sia ignota la causa che abbia talmente<br />
eccitato questa facoltà rizogena, da determinare la produzione
224 ADUNANZA DKLLA SEDE DI KCMA<br />
di radici in rami che si trovano ancora in rapporto colla pianta.<br />
Mi permetto in fine di far risaltare che l'aspetto patologico of-<br />
ferto dai rami che presentano le descritte formazioni avventizie<br />
sembra essere una conseguenza del forte sviluppo di queste, che<br />
impediscono o rendono meno attivo lo sviluppo dei germogli<br />
che si inseriscono su di essi; è facile infatti constatare che i<br />
rami che offrono le radicelle in piccola quantità, ed in generale<br />
tutti i rami giovani nei quali comincia l'apparizione, non dif-<br />
feriscono per nulla nel loro aspetto da quelli normali.<br />
Dopo alcuna osservazioni del prof. Pirotta che concordano con<br />
quelle dell'autore, il Socio prof. Solla presenta una nota dal titolo<br />
Notizie botaniche sull'Italia centi-ale, che per la sua mole non può<br />
comparire nel Bullettino.<br />
Il Presidente Pirotta richiama 1' attenzione sull' importanza che<br />
avrebbe ixno studio accurato della geografia botanica dell'Italia cen-<br />
trale e ricorda molti tatti da lui osservati che confermano quelli<br />
citati dal Solla.<br />
Infine il prof. Pirotta fa una distesa recensione dal recente lavoro<br />
del Treub sulle Casuarinee di cui presenta il sunto seguente :<br />
IL NUOVO GRUPPO DELLE CALAZOGAME DI TREUB. NOTA<br />
DI R. PIROTTA.<br />
Lo studio accurato, che il Treub ' ha fatto recentemente di<br />
quella interessante famiglia delle Casuarinacee, che i diversi<br />
sistematici diversamente collocarono nel sistema naturale, pur<br />
sempre mettendola fra le infime Angiosperme, ha condotto a<br />
risultati morfologici, biologici e filogenetici cosi interessanti,<br />
che io ho creduto meritassero di esser subito fatti conoscere.<br />
Le piante ascritte alla famiglia delle Casuarinacee, costitui-<br />
scono il solo genere Casuarina, ricco però di specie e forse capace<br />
di esser diviso, dopo che uno studio ampio e completo ne sarà<br />
fatto. Orbene, nelle specie studiate dal Treub, particolarmente<br />
nella C. suber^osa Otto et Dietr,, lo sviluppo dell' ovulo e del<br />
sacco embrionale, il percorso del tubo pollinico, il modo con cui<br />
ha luogo la fecondazione sono così diversi da quanto si cono-<br />
* M. Treub, Sur les Casuarinées et ìeur place dans le système na-<br />
turel, Ann. Jard. botan. Buitenzorg. Voi. X, 1891, pag. 145.
ADUNANZA DELLA SKUE DI KOMA 225<br />
sce fino ad ora per tutte le altre fanerogame, che il Treub fu ne-<br />
cessariamente condotto a istituire per esse un gruppo partico-<br />
lare, perfettamente giustificato.<br />
Le infiorescenze femminili delle Casuarina sono dei capolini,<br />
che prendono presto il carattere di strobili, che nascono colla<br />
più grande irregolarità su rami di età differentissima. Il fiore<br />
femmineo, senza perianzio, nasce all'ascella di una scaglia for-<br />
nita di due brattee laterali. L'ovario è dimero con due stili<br />
filiformi, lunghi. La cavità ovarica primitiva, in seguito a pres-<br />
sione per r accrescimento delle scaglie riducesi fino a scompa-<br />
rire, prima della apparizione degli ovuli. Lo stilo comunica o me-<br />
glio continua direttamente fino alla base dell' ovario, dove<br />
più tardi ricompare la cavità ovarica. In essa compariscono di<br />
regola due ovuli, semianatropi, costituiti da una nocella e da<br />
due tegumenti, i quali presentano l' interessante particolarità<br />
di avere un funicolo comune nella parte basale inserito sul<br />
fondo della cavità ovarica. Più importante ancora è il fatto che,<br />
durante lo sviluppo, gli ovuli si saldano verso 1' alto colla base<br />
del cilindro stilare, cosicché si stabilisce un ponte tra la base<br />
del cilindro stilare e la placenta o parte inferiore della spor-<br />
genza che porta gli ovuli.<br />
Dei due ovuli uno solo cresce e abbonisce. Allora nella nu-<br />
cella cominciano le differenziazioni, che conducono alla forma-<br />
zione del sacco embrionale e dell' apparecchio sessuale. Queste<br />
difi'erenziazioni avvengono in modo affatto diverso da quello<br />
con cui si presentano nelle Angiosperme finora studiate e solo<br />
in parte ricordano i processi simili delle Gimnosperme, delle<br />
Pteridofite e delle Briofite.<br />
Infatti nel centro della nucella si differenzia un ammasso di<br />
cellule ben limitato dal resto ad elementi più grandi, che co-<br />
stituisce il tessuto sporigeno, il quale in basso si collega con la<br />
calaza (analogia col pedicello degli sporangi di Selaginella).<br />
Quindi le cellule del tessuto sporigeno si segmentano, poi si<br />
differenziano in tre sorta di elementi: cellule piccole, inattive,<br />
che sono poi riassorbite; cellule grandi, le macrospore o celiale<br />
n/iadrì del sacco embrionale : finalmente dei tracheidi, che ri-<br />
cordano gli elateri delle Epatiche.<br />
Le macrospore numerose ingrandiscono, poi si prolungano<br />
in una specie di tubo o coda verso il basso, giungendo fino alla<br />
Bull, della Soc. bot. ital. 15
226<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
regione della calaza e persino nel funicolo. Tutte le macrospore<br />
ben sviluppate racchiudono un apparecchio sessuale, costituito<br />
da due o tre cellule che stanno alla parte superiore (opposta<br />
alla coda) della macrospora stessa: però queste cellule in tutte<br />
le macrospore meno una, sono nude: in questa sola sono ri-<br />
vestite di memlirana. Orbene è questa unica macrospora che<br />
diventa il vero sacco embrionale, che sarà cioè fertile. La cellula<br />
ovo è dunque nelle Casuarina rivestita da membrana.<br />
Le cellule dell'apparecchio sessuale hanno origine diversa che<br />
nelle Angiosperme finora studiate, provenendo da divisione di<br />
una cellula primaria: epperò le due cellule che accompagnano<br />
r oosfera non sono omologhe ai sinergidi delle Angiosperme,<br />
ma piuttosto alle cellule del canale delle Gimnosperme.<br />
Il tubo pollinico discende pel cilindro stilare, arriva al ponte,<br />
no?i entra nella cavità ovarica, discende fino alla calaza, risale<br />
nella nucella profittando della strada segnata dalle code delle<br />
macrospore sterili ed arriva fino al disotto del sacco embrio-<br />
nale. L'adesione del tubo pollinico alla parete del sacco em-<br />
brionale è fortissima ed ha luogo sempre in x)unti diversi da<br />
quello che corrisponde all' apparecchio sessuale. L'apice del<br />
tubo pollinico si separa poi con una parete divisoria dal resto<br />
del tubo e finalmente in questo punto si stacca e diventa libero.<br />
Il Treub non potè seguire il processo di fecondazione, che<br />
deve aver luogo in modo affatto peculiare. Avendo constatato<br />
che il tubo pollinico non entra mai nel sacco embrionale, giu-<br />
stamente conclude, che 1' elemento fecondatore deve attraver-<br />
sare non solo la membrana del tubo pollinico e quella del sacco<br />
embrionale, ma altresì percorrere la cavità del sacco embrionale<br />
stesso fino all'oosfora e traversare la membrana dell' oosfora me-<br />
desima. Il processo di fecondazione è preceduto dalla formazione<br />
dei nuclei eìidospsrmici, i quali provengono dalla divisione suc-<br />
cessiva del nucleo unico del sacco embrionale. È in vicinanza<br />
dell'apparecchio sessuale che si difterenziano le prime cellule<br />
endospermiche e pare che ciò coincida coli' avvenuta feconda-<br />
zione, poiché infatti mentre la differenziazione delle cellule endospermiche<br />
procede verso il basso, l'embrione si sviluppa nel modo<br />
ben noto per le Dicotiledoni. — Nel sacco embrionale delle Ca-<br />
suarinacee non si forma mai l'apparecchio antipode, a causa del<br />
modo di origine dell'apparecchio sessuale.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 227<br />
Il Treub, dopo aver esclusa ogni possibile affinità delle Ca-<br />
suarinacee colle Miricacce, alle quali furono dai più avvicinate,<br />
in considerazione dei fatti sovraesposti, ammette, che all'appari-<br />
zione della angiospermia fra le piante, il tubo pollinico per ar-<br />
rivare all'oosfera aveva due strade da scegliere : o percorrere<br />
lo stilo, penetrare nella cavità ovarica e nell'ovulo per il mi-<br />
cropilo (Monocotiledoni, Dicotiledoni) o dopo percorso lo stilo,<br />
non entrare nella cavità ovarica e penetrare nell'ovulo perla<br />
calaza (Casuarinacee). Stabili quindi nelle Angiosperme le due<br />
suddivisioni delle Porogame (Mono- e Dicotiledoni) e delle Ca-<br />
lazogame (Casuarinacee).<br />
Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.<br />
SEDE DI FIRENZE<br />
Adunanza del 13 marzo 1892.<br />
Il Presidente Arcangeli commemora la perdita del Socio prof. Mal-<br />
fatti nei seguenti termini :<br />
« Bartolommeo Malfatti nacque nel Trentino, e per molti anni<br />
tenne per sua patria adottiva Milano. Di sentimenti altamente pa-<br />
triottici e di animo integerrimo, in seguito ai rivolgimenti del 1859,<br />
prese parte per qualche tempo alla vita politica, ma ben presto fece<br />
ritorno agli studi che costituivano la gioia sua prediletta.<br />
« Egli amò e coltivò sopra tutto la Storia e la Geografia, ed occupò<br />
successivamente tutte e due le cattedre di queste discipline nel<br />
R. Istituto di Studi Superiori di questa città, ove insegnò per pa-<br />
recchi anni. Penetrato delle relazioni intime fra le scienze sue pre-<br />
ferite, egli dedicò la parte migliore della sua vita a farne rilevare<br />
l' importanza reciproca, ed a promuoverne il progresso.<br />
« Autore di scritti infiniti e svariati, oltre i preziosi volumetti di<br />
letteratura pei fanciulli, egli si distinse principalmente pei suoi<br />
lavori geografici ed etnici, pei suoi cicli epici e pel suo Manuale di<br />
etnografia, scritti tutti nei quali, alla unità d' indirizzo e di concetto,<br />
si accoppiano larghezza, universalità e profondità di vedute.<br />
« Egli fece parte del Comitato internazionale affricano, e contribuì<br />
alla fondazione della Società antropologica italiana, della quale fu<br />
vic6-j)residente, ed ai cui lavori prese parte attivissima. Egli fu<br />
pure socio fondatore di questo nostro Sodalizio.
228 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />
« Per le rare doti del suo animo, ed in specie per la sua singolare<br />
modestia, noncliè per la sua pazienza, tolleranza ed opsrosità,<br />
amato da tutti, non solo egli lascia un gran vuoto nella famiglia,<br />
ma merita il compianto di tutti i suoi conoscenti. »<br />
Il Presidente proclama 1' ammissione dei nuovi Soci sigg. :<br />
Camillo Chiovenda di Roma.<br />
Dott. Gastone Cerulli Irelli di Roma.<br />
Luigi Re di Roma.<br />
Annunzia che si è costituito un comitato con lo scopo di trasportare<br />
le ossa di Endlicher nel cimitero centrale di Vienna e di erigere alla<br />
sua memoria un monumento, e soggiunge che le offerte vengono<br />
raccolte dalla le. k. zoologisch-hotanisclie Geselìsshaft in Vienna.<br />
Comunica un rapporto sull' andamento della Società botanica di<br />
Ginevra durante l'anno 1891.<br />
L' Archivista Martelli dà lettura del seguente elenco di doni<br />
pervenuti alla Biblioteca sociale:<br />
Dal sig. L. Piccioli: Piscioli. Le piante legnose italiane. Firenze 1891.<br />
Fase. 2".<br />
Dal prof. R. Pirotta : Firotta. Sulla presenza di serbatoi muci-<br />
pari nella Curculigo recurvata (Herb.) Roma 1891. — Sull' Urocy-<br />
stis prinmltcola Magnus in Italia. Firenze 1891. — Sopra alcuni casi<br />
di mostruosità nell' /onoj9s/c?mOT acaule. Firenze 1891. — Snìl-A Pucci-<br />
nia Gladioli e sulle Puccinie con parafisi. Firenze 1891.<br />
Dal conte N. Passerini : Passerini. Ricerche sulla composizione<br />
del Giaggiolo [Iris germanioa L.). Presenza del boro, del litio e del<br />
rame nella pianta. Firenze.<br />
Dal dott. U. Brizi: Brizi. Reliquie Notarisiane. Muschi. Roma 1892.<br />
Dal dott. E. Rostan : Les stations botaniques du Valais. Bex 1890.<br />
— Tissier M. P. C. Notice sur le Chanoine L. J. Murith. S. Maurice<br />
1862. — Guide du botaniste sur le Grand Staint-Beruard. Aigle<br />
1868. — Favre M. E. Guide du botaniste sur le Simplon.<br />
Aigle 1876. — Garbocai A, e Cazzuola F. I foraggi italiani , ovvero<br />
le pianta foraggifere buone o nocive al bestiame che crescono spon-<br />
tanee coltivate in Italia. Torino 1888.<br />
Viene nuovamente presentata la seguente nota del Socio Piccioli<br />
ridotta entro il limite di otto pagine, prescritto dallo statuto :<br />
RAPPORTI BIOLOGICI FRA LE PIANTE E LE LUMACHE.<br />
PRIMA NOTA. PER L. PICCIOLI.<br />
Molti autori si sono occupati delle relazioni biologiche fra le<br />
piante e gli animali, e sebbene i lavori fatti sopra quest'argo-<br />
mento, e fondati sull' esperienza, si riferiscano a gruppi molta<br />
ristretti di animali, sono tali però da permettere di formulare
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 229<br />
delle conclusioni certe e da aprire un vasto campo a nuove ri-<br />
cerche.<br />
Ernesto Stahl, professore di botanica nell'Università di Jena,<br />
ha fatto degli studi sopra un gruppo di animali finora negletto<br />
nei suoi rapporti col regno vegetale, ed il suo eccellente la-<br />
voro sopra le piante e le lumache, ' condotto con metodo in-<br />
gegnoso e con quella originalità di vedute che distingue l' au-<br />
tore, ha portato una forte prova in favore di questi rapporti.<br />
Trovandomi a Catania, in condizioni geografiche e di clima<br />
molto diverse da quelle in cui aveva esperimentato lo Stahl,<br />
ed in presenza di specie di piante e di lumuche assai ditferenti,<br />
ho voluto provare se le conclusioni alle quali è giunto l'autore<br />
in Germania fossero applicabili a tutti i luoghi e potessero ge-<br />
neralizzarsi.<br />
Sono grato al prof. Grassi, che nel suo laboratorio di zoolo-<br />
gia mi ha ofiferto del materiale di confronto e molte preziose<br />
indicazioni che mi hanno servito di guida in queste ricerche,<br />
da lui stesso consigliatemi.<br />
I lavori sopra i molluschi terrestri e d* acqua dolce che ho<br />
potuto consultare, non trattano questi animali dal lato biolo-<br />
gico e solo per alcune specie sono indicate le piante ove furono<br />
' trovati dove sogliono stare abitualmente ; ma questo è un<br />
indizio di poca utilità, che non vale a determinare con certezza<br />
neppure il genere di cibo di cui sogliono nutrirsi, poiché ho<br />
sovente osservato delle piante sulle quali passano le lumache<br />
e sulle quali restano ferme, che non vengono punto divorate<br />
dalle medesime; ciò avviene per gli eucalitti, le querci giovani<br />
le Arundo ed altre, il cui fusto e le cui foglie sono talora co-<br />
* E. Stahl, Pflanzen und Schnecken, eine biologische Studie iiber die<br />
Schutzmittel der Pflanzen gegen Schneckenfrass. — Sondar Abdruck<br />
aus der lenaischen Zeitsahrift fiir NaturwìssenscTiaft und Medizin,<br />
Band. XXII, N. F. XV. Iena, 1888.<br />
* F. Tornasene e G. Maggiore, Sopra alcuni vegetali che servono<br />
di stazione ai molluschi, negli Atti dell'Accademia Gioenia, voi. XVIII,<br />
pag. 181. Anno 1845. — In questo lavoro gli autori giungono a con-<br />
clusioni erronea, come queste : « Alcune Pupa vivono in Sicilia sul<br />
Quarcus Laricio! » — « Tutte le Helix cercano i luoghi umidi perchè<br />
ivi spuntano i Nostoch, i Tremella, i Lichen !» — ed indicano<br />
come proprie della Sicilia alcune specie che non vi sono.
230 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE<br />
perte daiil' Helicc conoidea, H. vermìculata, ecc. senza esserne<br />
danneggiate.<br />
Le mie osservazioni sono limitate alle lumache terrestri ed<br />
a pocliissime d' acqua dolce ; mi propongo però di proseguirle con<br />
le conchiglie marine, appena le circostanze mi permetteranno<br />
di raccogliere e di mantenere del materiale adatto.<br />
Ecco le specie di cui ho potuto disporre: Helix pisana Miill.;<br />
H. aspersa Muli.; H. vermiculata Muli.; H. muralis MuU.; H.<br />
lenticularis Mor. ; H. aperta Bor.; H. veniricosa Drap.; Pupa<br />
granimi Drap.; ClausìUa bidens L. ; Succìnea elegans Riss.;<br />
Slenogìra decollata h.; Afyialia gagates Drap.; Limax flavus<br />
L. ; Lymnaeus lagotis Sch. ; L. pahistrìs Muli.; Pseudamnicola<br />
vestita Ben.; Ancylics recurvus Kus. ; A. tìbertanus Ben.;<br />
Planorbis umbilicatus Muli. Ne ho raccolte anche altre specie<br />
con le quali non ho potuto istituire delle prove per la scarsezza<br />
del materiale.<br />
L'allevamento delle lumache terrestri e la loro conservazione,<br />
anche per lungo tempo, non presenta in generale grandi diffi-<br />
coltà, e ne ho alcune specie, come VJlelìx pisana, II. vermicu-<br />
lata, IL conoidea, H. aspersa, Buliminus pupa, Clausilia ecc.<br />
da più di un anno, che trovansi in ottima condizione. Le tengo<br />
in apposite cassette ed ho cura di dar loro un nutrimento adatto<br />
e di preservarle dagli sbalzi troppo forti di temperatura; per-<br />
ciò le ritiro in casa al coperto ogni volta che sopravvenga un<br />
forte gelo o quando il sole d' estate sia troppo cocente. Ma con-<br />
tro i grandi calori esse provvedono quasi sempre da sé, inter-<br />
nandosi nel terreno spesso a grande profondità, come osservo<br />
né\V Helix vermiculata, H. aperta ed H. aspersa. Ciò che in<br />
Sicilia avviene nell'estate, nei paesi nordici accade l' inverno,<br />
poiché è in questo periodo, che essendo forzate ad un lungo<br />
digiuno a cagione della neve che copre il terreno, le lumache<br />
cadono in una specie di letargo, simile a quello che si osserva<br />
in molti mammiferi, e chiudono il guscio con un epifragma denso,<br />
rimanendo in tal modo fino a primavera inoltrala. In Sicilia le<br />
lumache si nascondono in generale ai primi di giugno e restano<br />
cosi fino alla metà di ottobre, salvo a comparire qualche volta<br />
dopo una pioggia abbondante che rinfreschi l'aria o quando vi<br />
sia qualche giornata di freddo eccezionale. Da questo cambia-<br />
mento di stagione nell'attività e nella voracità delle lumache
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 231<br />
risulta una notevole differenza per la qualità del cibo utilizzato,<br />
poiché in inverno ed al principio della primavera le piante<br />
sono ancora molto giovani e tenere, non hanno in molti casi<br />
sviluppati sufficientemente i ripari e non possono perciò sfug-<br />
gire ai danni delle lumache, specialmente di quelle omnivore,<br />
che, quando sono affamate, si adattano a divorare quasi tutte<br />
le specie; ma che avendo libera scelta preferiscono quelle sprov-<br />
viste o quasi di mezzi di difesa; mentre in estate i ripari sono<br />
portati a compimento e le lumache trovansi di fronte a piante<br />
interamente protette, o almeno preservate in maniera tale da<br />
sfuggire al pericolo nei momenti dell'abbondanza. Da ciò na-<br />
sce la notevole differenza esistente fra le condizioni delle piante<br />
rispetto alle lumache dei paesi settentrionali, in confronto con<br />
quelle delle nostre regioni, e la necessità che avrebbero le<br />
piante meridionali di provvedersi, come è talora il caso, di più<br />
forti mezzi di protezione negli organi giovani.<br />
I mezzi di difesa delle piante dalle lumache sono chimici o<br />
meccanici od entrambi uniti insieme. Essi sono in generale<br />
sviluppati nelle parti esposte agli attacchi dei nemici o sulla<br />
via che conduce ad esse, come nelle radici aeree, lungo i fusti,<br />
i picciuoli e le foglie,in guisa da avere il maggior effetto utile<br />
col minimo dispendio di parti modificate; così più spesso vedonsi<br />
protette le foglie e gli organi riproduttori a preferenza delle<br />
radici, del fusto e dei rami.<br />
È noto che i ripari, di qualunque specie essi siano, non hanno<br />
valore assoluto, non possono cioè agire ugualmente sopra tutti<br />
gli animali; cosi molti Cactus, Opuntia, ecc. provvisti di grandi<br />
spine contro i mammiferi, vengono divorati o danneggiati da<br />
qualche insetto, da parecchi afidi, ecc.,' e le querele, rifiutate<br />
dal bestiame, servono di cibo ad un' infinità d' insetti di ogni<br />
ordine. ^ Anche relativamente alle lumache, i ripari sono svilup-<br />
pati in grado diverso e talora servono a preservare le piante<br />
da specie determinate, in maniera assoluta, tal' altra invece val-<br />
gono a proteggerle solo nei casi in cui siavi abbondanza di<br />
altre specie vegetali e quindi libera scelta.<br />
* V. A. Daul, Handbuch der Kakteenkunde. Stuttgart, 1890.<br />
* A. Vitale, Appunti di filopatologia sulle queróie italiane. Fi-<br />
renze, 1890.
232 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
I mezzi chimici di difesa sono quelli contenuti per lo più<br />
neir interno della pianta e che agiscono sugli organi della bocca<br />
sull'odorato o sugi' intestini, come moltissimi alcaloidi, gli olii<br />
eteiei ed aromatici, gli odori nauseanti, un' infinita serie di acidi<br />
organici, come l'acido formico nell' ortica, l'acido aspartico nelle<br />
gemme di Asparagus, l'acido tannico nelle querele e nel sommacco,<br />
l'acido ossalico nelle Oxalis q Ruììiex, l'acido canforico<br />
nel Laurus Camphora, ecc. ecc. Gli acidi dei licheni si trovano<br />
nel tallo sotto forma di granuli situati sempre all'esterno della<br />
membrana cellulare; sono spesso colorati e danno la tinta ca-<br />
ratteristica di alcuni fra essi, come la Physcia jj^rietina \^ fra<br />
i principali noterò l'acido lichenico o cefrarico nella Cety^arìa<br />
islanclica, l'acido vuipinico nella Cetraria vulpina, l'acido ever-<br />
nico neìV Evernia, l'acido usnico nell' Usma, ecc. I mezzi mec-<br />
canici sono disposti all'esterno delia pianta ed agiscono fìsica-<br />
mente sull'animale, come i peli, il tomento, le scabrosità, gli<br />
aculei, le spine, l' ispessimento delia cuticola, l' incrostamento<br />
di sostanze calcaree, silicee, ecc., ovvero anche essendo interni,<br />
la loro azione risulta meccanica, come nei rafìdi e nel latice, il<br />
quale ultimo, oltre a contenere spesso disciolti dei potenti ve-<br />
leni, nello sgorgare all'esterno agisce a guisa di vischio impa-<br />
stando gli organi boccali.<br />
Le mie ricerche furono incominciate in dicembre e continuate<br />
senza interruzione fino al principio di giugno, tanto nell'aperta<br />
campagna quanto col materiale tenuto nel laboratorio; la mag-<br />
gior parte delle osservazioni furono fatte all'aperto, ma ho tenuto<br />
anche dello lumache e delle piante in luoghi riparati ed atti a<br />
permettermi una continuata e facile osservazione. Il risultato<br />
degli esperimenti eseguiti nel dicembre e nel gennaio differisce<br />
da quello di aprile e di maggio e perciò esporrò separatamente<br />
gli uni e gli altri. La quantità di cibo mangiato fu calcolato<br />
con metodo approssimativo; furono pesate due quantità uguali<br />
di foglie di altra sostanza ed una di esse fu data alle lumache,<br />
sempre in numero di parecchie, e l'altra fu tenuta da un<br />
^ A. Db Bary, Vergleiohende 3Iorphologie und Biologie dsr Filze, ecc.<br />
pag. 438, — Fr. Schwarz, Beitr. z. Biologie der Pfl., di Cohn.<br />
Bd. Ili, pag. 249.— E. Bacmann, Zeitsch. fur wiss. Mikr., Bd. Ili,<br />
pag. 216.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23B<br />
lato onde esaminare poi la diminuzione che aveva subito e con-<br />
frontarlo col residuo di quello lasciato dalle lumache. Le quan-<br />
tità di cibo che indicherò furono press per parecchi giorni di<br />
seguito, in guisa eh' è evitato il dubbio che possa trattarsi di<br />
lumache in uno stato di eccezionale digiuno.<br />
Esperimenti invernali (dal 3 dicembre al 31 gennaio). — Le<br />
lumache in inverno sono poco voraci, mentre lo sono molto in<br />
primavera; ciò risulta dai seguenti esperimenti: Sette individui<br />
di Limax flavus divorarono in media giornalmente e per tre<br />
giorni consecutivi 0, 19 grammi di cibo ognuno. Venti individui<br />
di Helix pisana consumarono ognuno 0, 15 grammi di cibo. Que-<br />
sta specie è pantofaga per eccellenza e 1' ho veduta a mangiare,<br />
in quantità più o meno grande, le seguenti piante allo stato<br />
naturale: Schinus molle, Medicago, Lotus, Trifolium, Eleagnus<br />
angustifolia. Cactus, Opuniia, Agave americana, Buxas<br />
sempervirens, Querciis Suber e Q. Ilex, Centaurea taurome-<br />
nitana, C. napifolia, ecc. Quasi nessun riparo chimico o mec-<br />
canico vale a trattenere questa specie, che pel numero stra-<br />
grande in cui trovasi ovunque, e specialmente nelle giovani<br />
piantagioni lungo la riva del mare, riesce dannosissima. Essa<br />
copre in alcuni luoghi interamente il terreno e le piante e ne<br />
ho raccolte fino a 300 sopra uno stesso ramoscello.<br />
Venti individui di Helix aspersa consumarono in media 0,069<br />
grammi di cibo ognuna. Trenta individui di Clausilia bidens<br />
divorarono giornalmente" 0,008 grammi di cibo ciascuna. L'Ama-<br />
lia gagates divorò in media 0, 18 grammi di cibo al giorno.<br />
La Stenogira decollata ne divoi^ò 0, 21 grammo.<br />
L' Helix aperta 0, 20 grammi al giorno.<br />
L' Helix ventricosa 0, 19 grammi.<br />
L' Ancijlus ì^ecurcas e la Pseudamnicola vestita, che trovansi<br />
comuni addossate ai muri od alle pietre lungo i ruscelli o le<br />
vasche, divorarono pochissime JDiatomee ed Oscillaria; non ho<br />
potuto determinare esattamente la quantità di cibo ingerito per<br />
la piccolezza di queste specie, ma ho esaminato al microscopio<br />
molti stomachi ed ho veduto che la quantità di cibo preso era<br />
piccolissima e di gran lunga inferiore a quella utilizzata durante<br />
la primavera. Ho motivo di ritenere che quella di maggio sia<br />
il triplo od il quadruplo dell' invernale. Entrambe queste specie<br />
nutronsi, per quanto ho potuto vedere a Catania, esclusivamente
234 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
di Diatomee e di Oscillar la, ma ciò che mi ha sorpreso è stato<br />
di trovare nel loro stomaco pochissimi gusci silicei delle Diato-<br />
ìnee; s'incontrano però talvolta, frammisti a pezzettini di Oscil-<br />
larla, che si vedono qua e là interi. Queste specie rifiutarono<br />
sempre di mangiare dei fili di Claclophora glomeraia, Vauclie-<br />
ria e Oedogonium che diedi loro. Tali alghe debbono perciò<br />
considerarsi come riparate.<br />
Molte alghe infatti, come le Vauclieria, Spirogyra, Zignenia,<br />
Mesocarpus, ecc., hanno nell' interno delle cellule, degli olii o<br />
delle sostanze grasse situate nel protoplasma, ' che probabil-<br />
mente servono come mezzi di difesa; e altre, come i Pleiiro-<br />
taenìuìn, Closterium, ecc., contengono dei cristalli di solfato di<br />
calcio. Oltre a ciò vi è in molte Besmidiacee, Zignemacee, No-<br />
stocacee, Tetrasporacee {Honnotila mucigena Bzi),' ecc. uno<br />
sviluppo di mucillaggine al di fuori dell' epidermide o talora<br />
anche intercellulare, che le preserva. ^ Oltre a queste vi sono<br />
altre alghe armate di sporgenze acuminate a guisa di pungi-<br />
glioni, come lo Schizacanthimi armaium Lund ; l' Holacanihwn<br />
cristatum Lund, ecc. che possono verosimilmente avere<br />
in tali protuberanze un mezzo di difesa.<br />
Il Lìjìnnaeus pahtstris divorò una quantità di cibo che non<br />
ho determinato esattamente, ma eh' è inferiore della metà circa<br />
di quella divorata in maggio.<br />
Sembra dunque che anche le specie acquatiche seguano le<br />
abitudini di quelle terrestri e siano più affamate in primavera<br />
anziché in inverno.<br />
Esperimenti primaverili (dal P al 31 gennaio). — Anche que-<br />
sti dati furono presi con lo stesso metodo di quelli invernali e<br />
furono fatti in gran parte con gli sfessi individui.<br />
La quantità di cibo divorato è la media di almeno cinque<br />
* Fr. Schmitz, Die Chromatophoren der Algen. Bonn, 1882.<br />
* Questa specie, eh' era stata trovata solo a Salice, presso Messina<br />
dal prof. BoRzi {Studi algologiii, voi. I, pag. 99) e dal Wille<br />
in Boemia {Nat'drl. Pflanzenfamilien, fase. 41, pag. 50), fu da me<br />
raccolta in alcuni luoghi della provincia di Caneo (presso Vinadio<br />
ed a Borgo S. Dalmazzo), lango i ruscelli, addossata alle pietre.<br />
* Klbbs, Uber di Organisation der Gallerie bei einigen Algen u.<br />
Flagellateli, nelle Untersuch. aus dem hot. Inst. zu Tùbingen. Bd. II.<br />
— E. Strasburger, Bot. Prakt., II* ediz. pag. 319.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 235<br />
giorni ed ho voluto prolungarla cosi perchè rappresenti meglio<br />
lo stato normale delle lumache.<br />
Il Limax flaviis divorò 0,27 grammi di. cibo.<br />
V Helicc iitsana consumò 0,23 grammi di foglie.<br />
V Helix aspersa consumò 0,11 grammi di cibo, ma dopo il<br />
terzo giorno cessò di mangiare e si chiuse nel guscio; credo che<br />
la qualità del cibo datole non sia stala molta adatta perchè po-<br />
chi giorni dopo, potendo scegliere fra altre piante, rifiutò quella<br />
interamente.<br />
La Claiisilla bklens mangiò 0, 13 grammi di muschi {Barbala<br />
muralis, ed altri).<br />
'L'Amalia gagates divorò in media 0, 27 grammi di cibo nei<br />
primi due giorni e 0, 23 nei successivi.<br />
La Stenogira decollata divorò 0, 40 grammi di cibo.<br />
L' Helix aperta ne divorò 0, 33 e 1' Helix ventrìoosa 0, 20.<br />
Il Lìjmnaeus palustris, VAncylm recurmts e la Pseudamni-<br />
cola vestita divorarono, come ho notato precedentemente, una<br />
quantità di cibo molto superiore a quella presa durante l' in-<br />
verno.<br />
Tanto negli esperimenti invernali quanto nei primaverili, fatti<br />
per determinare la voracità delle lumache, diedi loro sempre il<br />
cibo che preferivano fra molti altri, poiché alcuni, difesi chi-<br />
micamente meccanicamente, vengono mangiati dalle specie<br />
pantofaghtì come l' Helix pisana, o polifaghe come l' Helix<br />
aspersa, solo quando sono molto affamate, ed anche allora in<br />
piccola quantità; mentre le specie monofaghe o quasi, rispar-<br />
miano le piante anche quando i mezzi di difesa sono poco svi-<br />
luppali.<br />
La notevole differenza della stagione sui rapporti fra le piante<br />
e le lumache ha portato come conseguenze che le specie omni-<br />
vore, come V Helix pisana, Helix aspersa, Amalia gagates, ecc.,<br />
divorarono molte piante i cui ripari non si erano completamente<br />
sviluppati, mentre in maggio le stesse piante furono o intera-<br />
mente risparmiate o appena intaccate.<br />
In una mia prossima nota parlerò di quei ripari che più fre-<br />
quentemente ho avuto occasione di apprezzare, e che, quando<br />
sono interamente sviluppati, agiscono con efiìcacia per la difesa<br />
delle piante.
236 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />
Viene presentata la seguente nota :<br />
SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA CALYPTOSPORA<br />
GOEPPERTIANA J. KUHN. COMUNICAZIONE DEL DOTT.<br />
C. MASSALONGO.<br />
Questa interessantissima uredinea eteroxena che, da quanto<br />
ho potuto rilevare, non fa sinora segnalata nel nostro paese,<br />
sembra essere piuttosto comune, nei dintorni di Riva-Valdobbia,<br />
sul Vacciniam Vitis-Idaea, dove venne recentemente scoperta<br />
dall'infaticabile Ab. A. Carestia tanto benemerito della flora<br />
patria. Come è noto, nel ciclo evolutivo della Calyptospora<br />
Goeppertiana incontransi due sorta di fruttificazione, teleuto-<br />
sporifera 1' una ed imeniale 1' altra. Le teleutospore sviluppansi<br />
entro le cellule dell'epidermide dei ramoscelli di Vaccìnium,<br />
i quali, per effetto del parassita, assumono, in seguito, una tinta<br />
bruna e mostransi inoltre anormalmente ingrossati in causa<br />
dell'ipertrofia subita dal parenchima corticale invaso dal suo<br />
micelio. Dette teleutospore germogliando danno origine ad un<br />
promicelio formato da cellule uniseriate, ognuna delle quali<br />
emette una sottile appendice laterale che all'apice terminasi<br />
con uno sporidio globuloso. Ciascun sporidio a maturità si stacca<br />
e venendo, trasportato dal vento, a cadere sulle foglie di Pinus<br />
Abies D. Roi, vi produce la seconda fruttificazione, corrispondente<br />
al Peridermium columyiare Alb. et S., di cui le ecidiospore<br />
arrivate sui ramoscelli di Vaccinium Vitis-Idaea rigenerano<br />
la forma teleutosporifera. Il nesso genetico del Perideriniwm<br />
colla Calijplospora venne sperimentalmente dimostrato da R.<br />
Hartig, il quale però avrebbe riconosciuto che questa uredinea<br />
talvolta può propagarsi direttamente da una pianta all' altra di<br />
Vaccinium, per mezzo ancora degli sporidi nati dalle teleuto-<br />
spore, senza che per ciò sia necessario l' intervento delle pre-<br />
dette ecidiospore.<br />
Quantunque dalla presenza della Calyptospora si debba rite-<br />
nere che esista in Italia anche il Peridermium corrispondente,<br />
tuttavia quest' ultima forma metagenetica non sarebbe stata<br />
ancora raccolta fra noi. I saggi almeno pubblicati al n' 46
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 237<br />
(sulle foglie di Abies excelsa DC. = Pinus Picea D. Roi. =<br />
Pinus Abies h., nec Abies excelsa Link. = Pinus Abies D. Roi.<br />
= Pinus Picea L.) dell' Erbario Critt. It., erroneamente sotto<br />
il nome di Peridermium columnare Alb. et S., spettano invece<br />
air ecidio {^= Aecidium Abietinum Alb. et Schw.) di una specie<br />
di Chrysomyxa (forse alla Ch. Rlioiodendri Wint.) e lo stesso<br />
dicasi per gli esemplari, raccolti nelle alpi del Cadore dal Be-<br />
renger, che conservansi nel mio erbario.<br />
Si dà quindi comunicazlono della seguente nota :<br />
MUSCHI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO. P CONTRIBU-<br />
ZIONE. PER E. RODEGHER-VENANZI.<br />
1. Fontiiiivlis antipyretica L. — Comunissima sui sassi,<br />
pali, nelle acque fluenti e stagnanti della provincia,<br />
specialmente in pianura.<br />
2. Hypiimii teiielliim Dicks. {H. algirianum. Desf. //. Ste-<br />
reodon algirianus Brid. Bryol. Pterigynandrum algirianum<br />
Brid. muscol.). — Sui muri vecchi e sulle<br />
rupi esposte al sole. Bergamo.<br />
3. — serpens L. (//. catenulatum Bals. et De Not. //. coniextum<br />
Hedw. H. spinulosum Hedw. H. fragile Schwaegr.<br />
//. tenue Schrad. H. subtile Dicks. Lesliia subtilis Pol-<br />
lin.). — Comunissimo sui muri, al piede degli alberi, sui<br />
margini delle vie e sui sassi dei colli di Bergamo.<br />
4. — taiìiarisciiiuni Hedw. {H. proliferimi L. H. delicalu-<br />
Iwn L. H. xìcirietinwn Willd. H. recognitum Hedw.)<br />
— Comune nei luoghi selvatici, sulle mura della città ;<br />
nelle selve e sui colli qua e là.<br />
5. — alopecuriini L. (//. arbuscula Brid. Thamnium alopecurum<br />
Schimp.). — Sui sassi dei colli ombrosi e monti<br />
della provincia.<br />
6. — Sclireberi Willd. (ff. muticum Swartz. H. compressum<br />
Schreb. H. Teesdalii Dicks.) Sui muri, sui tron-<br />
chi degli alberi, ed anche in terra nei luoghi ombrosi<br />
ed umidi.<br />
7. — rutabulniu L. (//. dentìculatum Birol. //. flavescens<br />
Brid. ff. crenulatum Smith. H. brevirosire Smith.
238 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Bracìiythecium rutabitlum Bryol. Eur.). — Comunis-<br />
simo nelle siepi, sui tronchi degli alberi, sui sassi delle<br />
colline e nella regione campestre.<br />
8. Hypniim rivulare Br. et Sch. — Qua e là con la specie<br />
precedente.<br />
9. — velutinum L. Brid. Bryol. {H. intricatum Schreb. H.<br />
Teesdalii Dicks.). — Sui muri, sui tronchi degli aberi<br />
ed anche in terra nei luoghi ombrosi ed umidi.<br />
10. — l'iiscifornie Weiss. {H. ruscifoUuni Nesk. H. riparioi-<br />
des Hedw. B. proliflcum Dicks. II. ìnundaium Brid.<br />
H. atlanticum Brid. muscol. Rhìncostegiuìn ìntsciforme<br />
Dui). Sterile. — Comune nei fossi, nei rigagnoli, negli<br />
acquedotti, sui pali, sulle pietre, sui sassi ecc.<br />
11. — strìatum Schreb. (//. longirostrum Ehrb. Rhìncoste-<br />
giuìn strialaìn Dut. De Not.). Sterile. — Pianure, selve<br />
e colli di Bergamo.<br />
12. — pxiiniluin Dut. Sterile. — Qua e là con la specie pre-<br />
cedenle.<br />
13. — molliiscuiu Hedw. {H. crista castrensis DC. non L.).<br />
Al piede dei tronchi di castagno nei colli di Bergamo<br />
e sui sassi e nelle selve delia provincia.<br />
14. — ciipressiforme L. Hiiben. {H. polyanthos Smith, non<br />
Schreb. H. aduncum Savi. H. nigromride Dicks, H. de-<br />
cipìens Hoffm. H. Stereodon cupressiformis Brid.<br />
Bryol.). — Comunissimo sui tetti, sui muri ombreg-<br />
giati, sui tronchi degli alberi e in molti luoghi sul ter-<br />
reno. Molte ne sono le varietà.<br />
15. — spleiideiis Hedw. (H. parìeiinum Swartz). — Comune<br />
nelle selve, nei pascoli aridi dei colli e monti della pro-<br />
vincia {Hijlocomium splendens Schisof.).<br />
16. — trjqiietriim Schimps. {E. sagittifolium Voit. muse.<br />
herbip. Eijlocomiuni triquelrum Schimp.). Sterile. —<br />
Comune nelle selve, nei pascoli secchi della pianura e<br />
de' monti della provincia.<br />
17. — piirnm L. {Hylocomium purwn{L.) De Not.). Sterile.<br />
— Selve e pascoli dei colli e monti.<br />
18. — sericeiim L. (Leskea sericea Hedw. Homaìotìiecium<br />
sericeum (L.) Hedw.). — Sui vecchi muri e sui tron-<br />
chi degli alberi.<br />
—
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 239<br />
19. Hypniim conciiiniiiii De Not. Mant. n. 18 {H. cuspidatum<br />
L. 7 Concìnnam. H. ortìiocarpon La Pylaie. H.<br />
SchreberH y. — Nei pascoli dei colli della provincia {Ct/-<br />
lindroiìieciam concinnum Hedw.).<br />
20. — rufesceiis Dicks. {Lescliea fnifescens Schwaegr. Iso-<br />
thecium rafescens Hiiben. Orthothecium rufescens<br />
Hedw.). — Sulle rupi dei monti alti della provincia,<br />
21. — deiidroides L. {Climacium dendroide^ Web. et M.<br />
Leskia dendi'oides Hedw. Nehera dendroide^ Swartz).<br />
Nelle sei re e nei luoghi sterili secchi della provincia.<br />
22. Anomodoii vitìculosus Hook, et Tayl. {Nehera vUicic-<br />
losa Hedw. Hypnum vUicutoswn L.). — Sui tronchi<br />
degli alberi, sui muri antichi, ai lati delle vie, sulle rupi<br />
delle colline e dei monti della provincia.<br />
Vengono lette le due segnanti comunicazioni dal Socio E. Baroni.<br />
SOPRA ALCUNE CRITTOGAME AFRICANE RACCOLTE PRES-<br />
SO TRIPOLI DI BARBERIA DAL PROF. RAFFAELLO<br />
SPIGAL NOTA DEL DOTT. EUGENIO BARONI.<br />
Per por termine allo studio di varie piante crittogame in-<br />
viate al prof. Arcangeli dal prof. Raffaello Spigai mi restano<br />
ancora pochi esemplari che, per le regioni in cui furono rac-<br />
colti e per le specie che rappresentano, credo possano essere<br />
di qualche interesse. Provengono tutti dalle vicinanze di Tripoli<br />
e più specialmente da Ghiran, Bommeliana, Sokra, Garga-<br />
rese, ecc. La piccola raccolta in complesso comprende 24 specie,<br />
di cui tre Muschi, una Epatica, quattordici Licheni e sei Funghi.<br />
1. Brydm atropurpuredm Br.<br />
Muschi.<br />
Ilab. Sporifero sulle ripe dei giardini a Gargarese (26 feb-<br />
braio 1887).<br />
2. Barbula squamigera Viv.<br />
Bab. Sporifera sulle ripe dei giardini a Gargarese (26 gen-<br />
naio 1887).<br />
—
240 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
3. Barbula ambigua Br.<br />
Hab. Sporifera sulle ripe dei giardini a Gargarese (29 gen-<br />
naio 1887).<br />
4. Targionia Micheli Corda.<br />
Epsiticlie.<br />
Hàb. Sporifera sulla sti^ada di Mellaha in luogo ombroso<br />
(febbraio 1888).<br />
Oss. Già era conosciuta dell'Algeria.'<br />
5. Physcia villosa Dub.<br />
JLìclieiii.<br />
Hai). Sporifera a Bommeliana sui rami del Lycium europaeam<br />
(29 gennaio 1887).<br />
Oss. Nylander ' dice: « Passim abundans in Africa boreali. »<br />
Più avanti, parlando delle lacinie in cui è diviso il tallo,<br />
si espnme cosi: « Laciiiiae.... variant quoque saltem in<br />
Algeria subnudae vel prò magna parte denudatae. » A<br />
tav. Vili, fig. 49 sono disegnate le spore.<br />
6. Xanthoria paretinia (L.) Th. Fr.<br />
Hab. Sempre sporifera nel Deserto a Bommeliana sui rami<br />
di Fico, di Zizypus communis, Lycium europaeum<br />
(29 gennaio 1887) e a Sokra sulla scorza di arancio,<br />
albicocco ecc.<br />
Oss. Questa comunissima specie é già citata dell'Egitto<br />
(Delta del Nilo) da Nylander. '<br />
7. Gasparrinia mdrorum (HofFm.) Tornab.<br />
7 lobulata (Acli.).<br />
Hab. Sporifera a Bommeliana e a Ghiran sul terreno nei<br />
cimiteri turchi (25 gennaio 1887).<br />
Oss. Non avendo potuto consultare i lavori di Nylander,<br />
' GoTTSCHB, LiNDENBERG et Nees ab EsENBECK, Synopsis Hepa-<br />
ticarum^ pag. 574. Hamburg!, 1844.<br />
* Synopsis Lichenum, pag. 408. Parisiis, 1858-60.<br />
' Lichenes in Aegypto a ci. Larhalestier collecti. Flora, 1876, pag. 281.<br />
* W. Nylander, Etudes s. les Lichens de l'Algerie. Cberbourg, 1854.<br />
— Idem. Prodr. Lichenographiae Galliae et Algeriae. Bordeaux, 1857.<br />
''
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZK 241<br />
Krerapelhuber ' e quelli più recenti di Miiller ' e Fla-<br />
gey' ed altri sulla lichenografla afiicana non sono in<br />
grado di asserire se questa specie e quelle che seguono<br />
mancanti di osservazione siano già notate fra i Licheni<br />
d'Africa.<br />
8. Gasparrinia candicans (Dicks.).<br />
Hai). Sporifera a Ghiran sui muri dei cimiteri turchi<br />
(25 gennaio 1887).<br />
9. Placodidm lentigerum (Web.) Th. Fr.<br />
Hai). Sporifero insieme al Thalloidima coerideonigricans<br />
sul terreno calcareo dei giardini a Dahura (marzo 1888).<br />
10. Placodium gypsaceum (Sm.) Kbr.<br />
Hai). Sporifero insieme a un Thalloidima sulla strada di<br />
Sokra e sui muri (marzo 1888).<br />
11. Placodium albescens (Hoflm.) Mass.<br />
oe (jalaclina Ach.<br />
Hai). La specie e la var. sporifere sui muri dei pozzi a<br />
Bommeliana (25 gennaio 1887).<br />
12. Placodium crassum (Huds).) Th. Fr.<br />
f. Dufourei (Fries.) Hepp.<br />
Hab. Sporifere tanto la specie che la var. a Ghiran. sul<br />
terreno (29 gennaio 1887).<br />
Oss. La specie è citata da Nylander '<br />
ram ad El Kantara » (Algeria).<br />
13. Placodidm fulgens (Sw.) D. C.<br />
« supra saxa et ter-<br />
Hai). Sterile sul terreno calcareo a Bommeliana e a Ghiran<br />
(29 gennaio 1887).<br />
Oss. Nylander^ Io. cita di Biskra (Algeria) «supra terram<br />
arenosam ».<br />
' A. KuEMPELHUBEK, Neue Beitr. zur Afn'ka'tì Fhchtenflora. Miin-<br />
chen, 1876.<br />
' J. MiiLLER, Les Lichens iVEyyptc. Jievue mi/coL, 1880. — Idem.<br />
Lichenes Africae oacidentalis a rlr. dott. Pechuel- LoescJte et iSoyaux e<br />
regione fluminis Quilìu et ex Angola inissi. (Liiinaea, Bd. IX,<br />
Heft. I, 1880).<br />
' Flagey, Lichenes algerisnses exsic^ati (Revue ing;ologtque, tav. XIII,<br />
pag. 107, 1891).<br />
4.-5 -^ Nylander, Symbolae quaedam ad Lichenographiam Saha-<br />
riensen. Flora, 1878, pag. 342.<br />
Bull, della Soc. boi. Hai. 10
242 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
14. Callopisma aurantiacum (Lightf.) Kbr.<br />
1 holocarpum Ehrh.<br />
Hai). Tanto la specie che la var. sporifere a Sokra sulla<br />
scorza degli alberi (20 febbraio 1887).<br />
Oss. La specie é citata da Nylander ^ dell'Africa « super<br />
corlicem Cedri ad Batna. »<br />
15. Urceolaria scruposa (L.) Ach.<br />
5 albissima (Ach.).<br />
Hai). La specie e la var. sporifere sulla terra calcarea a<br />
Ghiran (29 gennaio 1887) e a Gargarese (febbraio 1888).<br />
Oss. Nylander ° cita la specie dell' Africa « super lignum<br />
Cedri ad Batna. »<br />
16. PsoRA DECiPiENS (Ehrh.) Kbr.<br />
f. dealbata Mass.<br />
Hab. Sporifera sul terreno a Ghiran (29 gennaio 1887).<br />
Oss. La specie è citata da Nylander* « supra terram are-<br />
nosam ad Biskra » (Algeria).<br />
17. Thalloidima coeruleonigricans (Lightf.).<br />
Hab. Sporifero a Bommeliana sulle ripe dei giardini e nei<br />
cimiteri turchi (25 gennaio 1887).<br />
18. CoLLEMA PULPosuM (Bemh.) Ach.<br />
Hab. Sterile sulla strada di Mellaha in luogo ombroso (feb-<br />
braio 1888).<br />
Oss. Njiander '<br />
dice: « in Africa boreali. »<br />
Funghi.<br />
19. SCHIZOPHYLLUM COMMUNE Fr.<br />
Hab. Sopra un Pero presso Tripoli (ottobre 1888).<br />
Oss. Dal Saccardo ' non é citato dell'Africa.<br />
20. MONTAGNITES GANDOLLEI Fr. !<br />
Hab. Sul terreno presso Ain Zara (ottobre 1888).<br />
1-2 ^_ Nylandrr, Symbolae qiiaedam ad Lichenographiam i>aha-,<br />
riensen. Flora 1878, pag. 342.<br />
» Loc. cit., Flora, 1878, pag. 341.<br />
' Synopsis Lìchenum^ V^E- HO-<br />
* P. A. Saccardo, Sylloge Fungorum, voi. V, pag. 655. Pa-<br />
tavii, 1887.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 243<br />
Oss. Secondo quanto mi osserva il chiaris. prof, Saccardo<br />
è questa una specie assai interessante. Dallo stesso<br />
Saccardo' è citata « in arenosis maritimis Monspelii<br />
Galliae et Algeriae. »<br />
•il. CLATHRUS CINCELLATUS Toum.<br />
Hai). Sulla strada di Mellaha in luogo ombroso.<br />
Oss. È citata d'Algeria dal Saccardo.^<br />
22. Tylostoma Boissieri Kalchbr.<br />
Bab. Nel Deserto a Bommeliana (gennaio 1887).<br />
Oss. E citato dal Saccardo' « in arena deserti Aegyptiaeo-<br />
Syriaci. »<br />
23. Peziza vesiculosa Bull,<br />
Hab. Sul terreno a Bommeliana (gennaio 1887).<br />
Oss. Dal Saccardo ' non è citata dell' Africa.<br />
24. Hydnotrya sp. nov. ?<br />
Hab. Sul terreno a Ghiran (gennaio 1887).<br />
Oss. A proposito di questo esemplare il chiaris. prof. Sac-<br />
cardo mi scrive che non può determinarsi con sicurezza<br />
perchè non presenta sporidii maturi; ha molti caratteri<br />
dell' Hyd, Tulasnei B. et Br. delle sabbie inglesi, ma so<br />
ne distingue.<br />
NOTERELLK CRITTOGAMICHE, PER EUGENIO BA-<br />
RONI.<br />
In aggiunta alle Crittogame del Piceno e dell'Abruzzo, già<br />
[)ubblicate dal prof. Arcangeli ^ e da me, ® debbono citarsi al-<br />
cune altre poche piante, spettanti alV Berbarium 07^sinianum,<br />
raccolte dai sigg. Marzialetti, Orsini e Castelli, Le specie sono<br />
' Loc. cit,, voi. V, pag. 1140,<br />
' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 19.<br />
' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 61.<br />
* Loc. cit,, voi. Vili, pag. 83-84.<br />
^ G. Arcangeli, Ricerche e lavori eseguiti n&lV Istituto botanico del-<br />
r Università di Pisa, fase. II, pag. 101. Pisa, 1888.<br />
'E, Baroni, Sopra alcune crittogame raccolte nel Piceno e nel-<br />
l'Abruzzo (N'uovo Giorn. boi. ital., voi. XXI, pag. 427. Firenze, 1889).
244 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
piuttosto comuni, ma possono forse interessare per le nuove=<br />
località in cui furono raccolte: in tutte ascendono a ventidue.<br />
1. ASPLENIUM VIRIDE Huds.<br />
Felci.<br />
Hab. Sulla Corona del Monte Sibilla ("settembre 1887. Ca-<br />
stelli).<br />
Muschi.<br />
2. Hylocomium tkiquetrum (L.) Br. eur. !<br />
Hab. Sul vertice del monte Sibilla (settembre 1887. Ca-<br />
stelli).<br />
3. POLYTRICHUM ALOIDES Hcdw.<br />
Hai). Nel monte Vettore (maggio 1836. Marzialetti).<br />
4. DrcRANUM scoPARiUM (L.) Hcdw.<br />
Hab. Nell'Abruzzo sul Monte dei Fiori (agosto 1887. Ca-<br />
stelli).<br />
5. Barbula muralis Scliwaegr.<br />
Hab. Nel Piceno a San Giorgio in Isola sotto monte Mo-<br />
naco (settembre 1887. Castelli).<br />
6. Barbdla subulata (L.) Pai. Beauv.<br />
Hab. Nell'Abruzzo sul monte dei Fiori (agosto 1887. Ca-<br />
stelli).<br />
7. Hypnum cupressiforme L.!<br />
Hab. Sul terreno a Monte Fortino (1849. Marzialetti).<br />
8. Aplozia hyalina (?) Dmrt.<br />
Epatiche.<br />
Hab. Sul terreno presso Monte Fortino (1847, Marzialetti).<br />
9. Jungermannia lanceolata L.<br />
Hab. Alla volta dell'Acquedotto del molino di Monte For-<br />
tino (aprile 1846. Marzialetti).<br />
10. Lophocolea bidentata (L.) Nees.<br />
Hab. Nei dintorni di Monte Fortino (1847. Marzialetti).<br />
11. Tricholea tomentella (Ehrh.) Dum.<br />
Hab. Nei dintorni di Monte Fortino presso il rivo di Val-<br />
gelata (ottobre 1847. Marzialetti).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 245<br />
12. PORELLA PLATYPHYLLA Lindb.<br />
Hàb. A Monte Fortino presso Castel Manardo all' Acqua del<br />
Faggio (1845. Marzialetti).<br />
13. Frullania tamarisci (L.).<br />
Hab. A Monte Fortino (1849. Marzialetti).<br />
14. Hepatica conica (L.) Lindb.<br />
Hab. A Monte Fortino all' Acquaviva e al primo fosso del<br />
Loto (1841-43-51. Marzialetti).<br />
15. Reboulia hemisphaerica Raddi.<br />
Hai). Ad Amandola lungo la strada sopra San Bastiano<br />
(aprile 1846. Marzialetti) e a Monte Fortino al primo'<br />
fosso del Loto (maggio 1817. Marzialetti).<br />
Licheni.<br />
16. Lecanora sqbfusca (L.) Ach.<br />
var. mtiiìnescens Fw.<br />
Ilab. A Monte Fortino all' Acquaviva (1847. Marzialetti).<br />
17. Rhizocarpon geographicum (L.) do.<br />
f. alrovirens Fr.<br />
Hai). Nel monte Acuto (Acquasanta-Ascoli) (1847. Orsini).<br />
18. Lecidea confluens Fr.<br />
Hai). Nell'Abruzzo sul corno piccolo del Gran Sasso (1845.<br />
Orsini).<br />
19. Opegr.\pha macularis Ach.<br />
var. fagìnea Ach.<br />
Hai). Sulla scorza degli alberi di Monte Fortino (1850. Mar-<br />
zialetti).<br />
Fung^hi.<br />
20. POLYPORUS medulla-panis Fr.<br />
Hab. Sui vecchi tronchi a Monte Fortino (1845. Marzialetti).<br />
21. Stereum hirsutum Pers.<br />
Hab. Sui tronchi degli alberi a Monte Fortino (1845. Mar-<br />
zialetti).<br />
22. EXIDIA. AURICOLA JUDAE Fr.<br />
Hab. A Monte Fortino presso Castel Manardo (1845. Mar-<br />
zialetti).
246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
il Socio Martelli legge la seguente nota del Socio Jatta :<br />
SUL GENERE SIPHULASTRUM MUELL. ARG. NOTA DI<br />
A. JATTA.<br />
Tra i licheni raccolti alla Terra del Fuoco dal prof. C. Spe-<br />
gazzini il prof. J. MùUer rinvenne alcuni esemplari ben singolari<br />
provenienti da Staten Marni, su cui credette poter formare un<br />
nuovo genere e una nuova famiglia di omeolicheni. Descrisse<br />
quindi il nuovo lichene sotto il nome di SiphiilasfrumMuU. Arg.,<br />
per la grande somiglianza esterna che egli stesso notò con una<br />
Siphula Fr., e lo ritenne prototipo della famiglia delle Sipliu-<br />
laslreae, che secondo l'A. prenderebbe posto presso la famiglia<br />
delle Heterìneae Muli, tra i Colleniacei.'-<br />
Nel rivedere posteriormente alcuni maleriali indeterminati esi-<br />
stenti neW Erbario De Notarls, conservato ora presso il R. Isti-<br />
tuto Botanico di Roma, mi venne fatto imbattermi in alcuni<br />
esemplari di un lichene raccolto sulle vette della Valdobbia dal-<br />
l' ab. Carestia sin dal 18G0 molto prossimi, per quanto riguarda<br />
caratteri generici, a quelli del lichene della Terra del Fuoco<br />
già descritto dal Mùller, tanto che li designai già in un recente<br />
mio lavoro collo stesso nome che il prof. Mùller adoperò per<br />
gli esemplari Fuegiani.^<br />
Cosi il genere patagonico diventava pure un genere di lichene<br />
italiano assolutamente nuovo per l'Europa.<br />
L'esame intanto degli esemplari italiani e di quelli provenienti<br />
dalla Terra del Fuoco rivela i seguenti caratteri generali nel<br />
tallo.<br />
Il lichene forma dei cespugli riuniti a cuscinetti abbastanza<br />
estesi, che crescono sul nudo terreno sabbioso. I cespugli sono<br />
molto ramosi ed intricati, alti negli esemplari patagonici fino ad<br />
1 cm., e non più di 6 raill. in quelli italiani. Le ramilìcazioni<br />
dei cespugli sono frequenti, erette, molto tortuose {dendroidee),<br />
e si intrecciano tra loro sin dalla base. Negli esemplari americani<br />
specialmente questi rami si mostrano verso le basi com-<br />
» Flora, 1889, 143.<br />
» Giorn. Fot. Ital, 1892, pag. 2.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 247<br />
pressi e deformi, allargandosi (ino a 2 mill., mentre nella parie<br />
superiore riacquistano la loro forma cilindrica, e spesso al-<br />
l' apice si anastomizzano tra loro, prendendo la forma frondosa,<br />
e formando delle lamelle squamose, cristiformi. Più regolari in-<br />
vece sembrano le ramificazioni negli esemplari dell' Erbario<br />
Denotaris, in cui serbano più comunemente la forma cilindrica<br />
con un diametro di poco superante il mezzo millimetro, e assumendo<br />
meno la forma squamulosa all' apice.<br />
Negli uni e negli altri esemplari poi il tallo si mostra sempre<br />
carbonizzato per oltre i due terzi della sua altezza, rimanendo<br />
solo r ultimo terzo, ed anche meno, verso l' apice, in vegeta-<br />
zione. Queslo fatto rivela senza dubbio la provenienza della<br />
pianta; imperocché può dedursene che appartenendo alla re-<br />
gione delle nevi la sua vegetazione sia stata strozzata dal pro-<br />
lungato permanere sotto di esse. Fenomeno non diversoci offrono<br />
le piante alpine, quasi tutte, come è noto, distiate da rizomi<br />
largamente sviluppati e cortissima parte aerea; e certamente il<br />
nostro lichene potrebbe presentarci un caso, molto semplice, di<br />
riproduzione continua non diversa da quella che si avvera in<br />
parecchi muschi, se si stabilisse che gli elementi vegetativi del<br />
lichene si raccolgano all'apice dei rametti tallini, e sieno capaci<br />
di mantenersi vivi per un tempo abbastanza lungo per porsi poi<br />
in nuova vegetazione non appena sia dato alla pianta di ripren-<br />
dere le sue normali funzioni vegetative, mentre la parte infe-<br />
riore, già vegetante precedentemente, muore e assume 1' aspetto<br />
di un carbone resinoso, molto friabile e luccicante nel taglio.<br />
Da questo punto di vista anzi potrebbe considerarsi il SijJhu-<br />
lasirum Muli, come lichene tipico della vegetazione polare.<br />
Esaminando al microscopio la parte carbonizzata del tallo, la<br />
si troverà formata dalle solite ife ipotalline brune riunite in<br />
filamenti strettamente raggruppati fra loro, e spesso formanti<br />
una specie di reticolato interposto ai filamenti stessi. Sarà facile<br />
poi notare in questa parte del tallo l'assoluta mancanza di gonidi.<br />
Negli esemplari dello Spegazzini non sfuggiranno all'osserva-<br />
tore delle lunghe fibrille ciliari, capilliformi, che partono dai<br />
margini dei rami, anche nella parte carbonizzata, e ramificandosi<br />
seguono il cespuglio e si intrecciano in esso, prolungandosi fino<br />
agli apici dei rametti tallini. Queste fibrille mancano negli esem-<br />
plari italiani.
248<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
L' apice del ramo tallino nella parte non carbonizzata poi si<br />
mostra costantemente di color verde-cinereo (ocroleuco) ten-<br />
dente ad oscurarsi verso 1' estremità in una tinta verde-bluastra.<br />
L' analisi microscopica di questa estrema parte del tallo ci<br />
rtiostra come la stessa sia formata da un compatto tessuto ifoi-<br />
dale, ad ife contorte e a brevissime articolazioni strettamente<br />
intrecciate tra loro, le quali non si dirigono mai longitudinal-<br />
mente, e nell'assieme riproducono il tessuto interno ifoidale di<br />
una squamula di Pannarla Del. Fra queste ife qua e là si pre-<br />
sentano delle serie di gonidi simili a quelli di una Coccocar-<br />
pìa Pers., cioè degli Scylonema. AH' estremo di questa parte<br />
del tallo le serie dei gonidi si trovano raddrizzate verso l'apice<br />
e la periferia in tutti i sensi, e quindi disperse per tutta la spes-<br />
sezza del tallo. Questo potrebbe indurre a credere che si tratti<br />
di un omeolichene. A misura però che i tagli orizzontali si fanno<br />
in maggior prossimità della parte carbonizzata, la disposizione<br />
delle serie gonidiali diventa più simmetrica, e se si pratica un<br />
taglio verticale ad una delle squamule frondose che si formano<br />
negli esemplari americani, anche col solo aiuto della lente si<br />
riconoscerà subito che la disposizione dei gonidi rispetto agli<br />
altri elementi costitutivi del tallo non sia diversa da quella che<br />
ordinariamente si jiscontra nelle squamule di un eterolichene<br />
frondoso; imperocché i gonidi si dirigono verso la faccia supe-<br />
riore della squamula, lasciandone la parte inferiore sprovvista<br />
interamente, o quasi. Tale fatto ravvicina senza alcun dubbio<br />
il genere descritto dal Miiller agli eterolicheni, cui si riferireb-<br />
bero inoltre l'alterazione delle ife nella parte inferiore del tallo<br />
che abbiam detto carbonizzarsi, il tessuto compatto e uniforme<br />
formato da esse nel tallo in vegetazione, la natura stessa dei<br />
gonidi (scìjionema), che è facile osservare in parecchi eteroli-<br />
cheni. Quali caratteri possono a nostro avviso ritenersi sufficienti<br />
per considerare il genere Siphulastrum Miill. come un etero-<br />
lichene, il quale malgrado la natura del tessuto ifoidale interno<br />
che ci rammenta benissimo la struttura tallina degli eterolicheni<br />
crostosi, merita senza alcun dubbio essere compreso tra i licheni<br />
frustulosi per l' aspetto esterno del tallo, e il modo di accresci-<br />
mento dello stesso. Il prof. Mùller non riflettendo bene alla na-<br />
tura dei gonidi li credette simili a quelli del gen. Lichina Ag.,<br />
che, come é noto, prende i suoi gonidi dalla Oscìllaria; e fu
ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 249<br />
forse da ciò tratto a considerare il suo nuovo genere come una<br />
Collemacea, molto affine al gen. Lichina Ag., da cui però egli<br />
stesso notò differire per strucfura cellulari haiccl collemacea.<br />
Ciò malgrado secondo il eh. lichenologo di Ginevra il gen. 6^/-<br />
phulastrum Muli, può servire di tipo alla sua nuova famiglia<br />
delle Sìplmlastreae, secondo lui molto prossima alla famiglia<br />
delle Ileterìneac. '<br />
Ma dopo quanto abbiamo osservato risulta ben chiaro che tale<br />
concetto sistematico merita essere corretto; e che i caratteri ge-<br />
nerici del Siphuìastrum Muli, rispondono esattamente a quelli<br />
di un eterolichene. E allora é ben evidente che non. risulterebbe<br />
giustificata pel momento la creazione di una nuova famiglia,<br />
tanto più che i caratteri generici del lichene in esame, finché<br />
nuovi studi fatti su soggetti più completi non autorizzino a pen-<br />
sare diversamente, giustificano l'iscrizione di esso tra i Siphulei,<br />
nella quale famiglia il S/phalasttncm Muli, rappresenterebbe un<br />
genere a gonidi cianoficei che starebbe al gen. Siphula Fr. come<br />
il gen. Stichina Nyl. sta al gen. Slieta Ach. nei Parmeliei.<br />
Il Mùller intanto dette pel genere la seguente frase diagno-<br />
stica: « T/iallus erectiis, denclroideus (ochroleiicus), rami plus<br />
minusve compressi, undique corticati; cellulae centro laxae, in<br />
interstitiis, aèrigerae, peripheria densae; liawl longitudinales,<br />
irregulares; gonidia laete aeruginoso-coerulea, demwm olivacea<br />
in caienas Irreves adpresso-ordinata. Apothecia ignota. Gonidia<br />
ut in genere Lichina Ag. in catenis varie curoatis, liinc inde<br />
Iransversim latiora, nitnquaìn longitrorsum divisa. » '<br />
Se però si considera la pianta come un eterolichene della fa-<br />
miglia dei Siphulei, si potrebbero più brevemente determinare i<br />
caratteri del genere e delle specie. E ciò senza dissimulare la<br />
dillìcoltà che si incontra nel dovere stabilire delle specie sui sem-<br />
plici caratteri del tallo e nell'assoluta ignoranza dell' apotecio.<br />
Ma ritenendo opportuno pel momento designare due forme ben<br />
distinte per la grandezza, forma esterna e sviluppo del tallo, re-<br />
sterà sempre a vedere, in seguito di più accurate ricerche, se<br />
alla forma italiana competa il grado di specie, o piuttosto quello<br />
di varietà.<br />
Flora, 1889, loc. cit.<br />
* Flora, loc. cit.
250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Fara. SiPHULEi Nyl.<br />
Gen. Siphulasirum Muli. Arg. Flora, 1889, 143,<br />
« Thallus dendroideus, ramosus, vel dichotome divisus; rami<br />
« firmi, plus, minusve teretes, undique corticati, aggregati, taii-<br />
« tum ad apices ocliroleucbi, inferne ustulato-nigri. Iphae densae,<br />
« contortae, breviter articulatae, haud longitudinales. Gonidia<br />
« scytonemea. Apothecia ignota. »<br />
Sp. I. S. triste Muli. Arg., 1. e,<br />
« Thallus ^dense caespitosus, late effusus; caespites subdicho-<br />
« tome ramosi, 1 cm. alti, superne ocbroleuci, inferne ustulato-<br />
« carbonacei; ramuli valde abbreviati, obtusi, teretes, diam. fere<br />
« 1 mil. lati, vel plus minusve compressi, et saepe ad apicera in<br />
« laminam connati cristiformem, fìbrillis nigris marginalibus ca-<br />
« pillaribus ramosis, varie cibati, »<br />
Ad terrara in Fuegia, Staten Island, leg. Spegazzini.<br />
Sp. 2. S. alpinum n. sp.<br />
« Thallus densissime caespitosus, pulvinatus, etfusus; caespites<br />
« dichotome-ramosissimi, vix '/a cm. alti; ad apices tantum ocbro-<br />
« leuci, in reliquis partibus ustulato-carbonacei ; haud cibati; ra-<br />
« muli abreviati, teretes, intricati, diam. fere '/, mil. lati. »<br />
Ad terram in alpe Vetta di VaMobbia, leg. Ab, Carestia, in<br />
Herb. De Notaris.<br />
Viene letta la seguente nota :<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
(Continuazione).<br />
Crdciferae.<br />
36. Nasiurtium officinale R. Br. — Si incontra con le sue<br />
varietà, nei fossati di tutta la regione, e dal piano sale su per<br />
le zone collina e montana sino a toccare altitudini comprese<br />
fra 600 e 700 metri.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251<br />
37. Arabis Tarriia L. — Luoghi rupestri dalla pianura<br />
alla regione subalpina in tutta la zona: nello mura di Verona<br />
fra Porta del Vescovo e Porta S. Giorgio, e nella cerchia stessa<br />
della città al Giardino Giusti. Fruct.<br />
38. .-1. alpina L. — Luoghi rupestri e ghiaiosi delle zone<br />
elevate dalle quali si avanza seguendo i tori-enti verso la pia-<br />
nura: nel Vaio dell' Anr/ailla (350 m.), ai Tradii (1338 m.),<br />
Remilo (1327 m.), Giazza (1583 m.), ecc. FI. et Friict.<br />
39. A. hiì^snta Scop. — Prati ovunque. Fruct.<br />
40. A. sagiUata DC. — Rupi a Rocca pia (1229 m.). Rara.<br />
41. ^1. ciliata R. Br. ^ A. serpillifolia Pollin. FI. veron<br />
II, pag. 391 et Jierb. l, non Vili. — Pascoli e prati presso Bo-<br />
sco di Chiesanova (1104 m.) ecc. Copiosamente in unione alla<br />
var. hirsuta Koch. FI. et Fruct.<br />
42. A. muralis Bert. — Rarissima fra le rupi nel M. Pa-<br />
stello, lungo la strada che da Ceraino (105 m.), sulla sinistra del-<br />
VAdige, conduce al paese di Monte (432 m.). Fruct. — Cresce<br />
pure più copiosamente, ma non può dirsi pianta comune, alla<br />
destra del fiume Adige, alquanto più a nord, sul fianco orien-<br />
tale del M. Baldo lungo la salita a Spiazzi, fra Brentino<br />
(174 m.) ed il Santuario della Corona (774 m.).<br />
43. A. pumìla Jacq. — Rupi elevatissime: M. Posta, Cam-<br />
pobì'un, Passo della Lora, Zeola, ecc.<br />
44. A. beVidifoUa L. — Rarissima. In M. Campobrun<br />
(1650 m.) fra le macchie di Pinus MugJius, Juniperus alpina,<br />
Rhododendron ìiirsutum.<br />
45. A. perfoliafa Lam. — Pascoli e prati. Fruct.<br />
In marzo ed aprile nella Valle Pantena sopra Stalavena e<br />
precisamente sotto alle cosi dette Grotte Fontana o Sengie di<br />
Falasco si trova copiosissima una delle Brassicacee maggior-<br />
mente rare delia Flora veronese, A. auriculata Lam., la quale<br />
vi cresce in unione a Hutchinsia petraea R. Br. — Nei din-<br />
torni di Recoaro poi (Provincia di Vicenza) cresce abbondan-<br />
tissima A. Halleri.<br />
40. Cardamine impatiens L. — Luoghi selvatici dal piano<br />
alla zona montana.<br />
47. C. sìjlvniica Link. — Rara. Luoghi e rupi umide; Valle<br />
dell" Anguilla, di Squaranto, di Tregnago, ecc.<br />
48. C. amara L. — Rara. Fossi presso 5. Michele di Ve-<br />
,
252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
rona e nella Valpolicella presso S. Pietro Incartano e Fiimane.<br />
— Sebbene parli in questo luogo di pianta raccolta di<br />
giugno, amo ricordare di aver raccolto questa specie presso Ve-<br />
rona ed in piena fioritura anche nel mese di ottobre.<br />
49. C. trifoUa L. — Rarissima. Luoghi selvatici a Revolto<br />
(Caro Massalongo).<br />
50. Dentaria 'bulbifera L. — Luoghi selvatici presso i Tra-<br />
dii, a Casielvero, Vestena, ecc.<br />
5L Sisymbrium Loeselii L. — Raro. In un campo presso<br />
la stazione di Porta Vescovo in Verona.<br />
imniena.<br />
52. S. Columnae L. — Raro. Muri \)resso Monteforted'Alpone.<br />
53. Erysimum cheiranihoides L. — Rupi in tutta la zona.<br />
54. E. odoratum Ehrh. — Margine dei fossi nella Val-<br />
55. E. australe Gay. — Luoghi rupestri ; frequentissimo in<br />
tutta la zona da giugno ad ottobre.<br />
56. Conringia orienlalis Adrz. — Frequente nei seminati<br />
da giugno ad ottobre : presso Verona, nella Valpantena, Spre-<br />
dino, Cerro, S. Viola, S. Anna d'Alfaedo, ecc. M. Precastio<br />
in Val di Tregnago.<br />
57. Rapistrum ragosum Ali. — Nei seminati: ovunque sino<br />
a tutta la zona montana.<br />
58. Lunaria biennis Monch. — Coltivata sotto il nome di<br />
Argentina, ed inselvachita in diversi punti, per esempio nel<br />
Camposanto di Cerro Veronese.<br />
59. Farsetia clypeata R. Br. — Rarissima : rupi nel Giar-<br />
dino Giusti in Verona. — Il Pollini indica questa Brassicacea<br />
nei colli di Valpantena presso Grezzana ed Alcenago ; ed<br />
Abramo Massalongo la raccolse alle Sengie di Falasco: ma<br />
oggidì è scomparsa da queste stazioni.<br />
60. Alyssum calycinum L. — Campi e luoghi aridi e sec-<br />
chi sino al termine della zona montana.<br />
61. Braba pyrenaica L. — Rara :<br />
M. Posta (2235 m.), nei pascoli e nelle rupi.<br />
cime elevatissime del<br />
62. D. aizoides L. — Pascoli elevati in tutta la zona: Corno<br />
d'Aquino, Podesteria, Malóra, Velo, Zeola, ecc.<br />
63. Coclearia saxatilis Lam. — Rupi in tutta la zona al-<br />
pina e subalpina dalla quale scende avvicinandosi alla pianura<br />
seguendo le valli.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 25'Ò<br />
64. Camelina saiioa L. — Seminati in tutta la zona, dal<br />
piano alla regione montana; frequentissima.<br />
65. Thlaspì arvense L. — Raro nei dintorni di Verona; fre-<br />
quente nei coltivati della zona montana: a Cerro Veronese,<br />
S. Viola, S. Anna (TAlfaedo, Caniposilvano, Saline, ecc.<br />
66. T. praecox W. — Nei muri, nei luoghi rupestri e nei<br />
pascoli : nei Colli di Montorio, alla Mosella, in Val di Tre-<br />
gnago alla Cà del Diavolo. Fract.<br />
67. T. rotundifoliani Gaud. — Luoghi sassosi : M. Zevola.<br />
68. T. Dursa-iMstoìHs L. forma alpina. — Pascoli di Cam-<br />
pobrun, Revolto, ecc.<br />
69. Hictchinsia alpina R. Br. — Luoghi sassosi eleva-<br />
tissimi dai quali scende sino a toccare la zona montana: a<br />
Giazza, Revolto, alle Gozze sopra Velo, Purga di Velo, M. Po-<br />
sta, ecc.<br />
70. //. petraea R. Br. — Frequentissima dove la prece-<br />
dente : nel principio di primavera però si incontra copiosa be-<br />
nanco nello zone della collina e della pianura.<br />
7L Lepidium Dral)a L. — Nei dintorni di Verona, ove non<br />
cresceva ai tempi di Ciro Pollini, frequentissimo : e di anno in<br />
anno dimostra sempre più spiccata la tendenza ad estendere la<br />
sua area di vegetazione; cosi ad esempio è penetrato nella Valle<br />
Pantena ed oramai, e nel corso di pochi anni, è giunto sin<br />
presso Quinto.<br />
72. L. ruderale L. — Comune nei dintorni e nella città<br />
stessa di Verona lungo le vie e fra le macerie, ad Olive presso<br />
Montorio, a Caldiero, ecc.<br />
73. Biscutella cicliorifolia Lois. = B. liispida DC. — Ra-<br />
rissima nel M. Pas/e^/o presso Monte: più copiosa sulla sponda<br />
destra dell'Adige alle falde del M. Baldo nelle rupi sopra Jn-<br />
canale e quindi quasi di fronte alla stazione di M. Pastello.<br />
74. Biscutella laevigata L. — Frequentissima con le sue<br />
numerose varietà dalla pianura alle cime più elevate.<br />
75. Senebiera Coronopus Poir. — Nelle vie di Verona, in<br />
diversi punti della Valpantena, e alle falde di M. Pastello nel<br />
luogo chiamato Cà di Coìmo.<br />
76. Isatis tincloria L. — Luoghi incolti ed anche rupestri<br />
presso Castagne, Trezzolan, Centro, Moruri, ecc.<br />
77. Neslia paniculata Desv. — Seminati in tutta la zona
254 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
ma non frequente : in Campomarzo di Verona, nel M. Pa-<br />
stello, nel M. Tondo, presso Tì^egnago, ecc.<br />
78. Calepina Corvini Desv. — Rara :<br />
di Verona.<br />
nei fossi della città<br />
79. Mìjagrum jìsrfoliatum L. — Nei seminati non comune:<br />
nei dintorni di Verona, nel M. Precastio in Valle di Tregnago, ecc.<br />
Delle Brassicacee, sporadicli9 o subspoatanee, occorre qual-<br />
che volta di incontrare nella collina e specialmente presso le abi-<br />
tazioni rusticane MaiUUola incana R. Br., Cìieiranthus Cheiri L.,<br />
Eruca saliva Lam., Cochlearia Armoracia L., Lepidium sa-<br />
tlvum ecc. ecc.<br />
CA.PPARIDEAE.<br />
80. Capparis rupesiris Sbth. et Sm. — Luoghi rupestri e<br />
muri in tutta la collina, copiosamente.<br />
81. C. spinosa L. — Raro: rupi a S. Giovanni in Valle<br />
in Verona.<br />
Mentre presso di noi Capparis rapestris cresce copiosissimo<br />
— coltivato fatto selvatico — in quella vece C. spinosa é<br />
pianta rarissima; e per parte, mia nel Veronese lo ho incon-<br />
trato nella unica stazione ricordata or ora. Avviene il contra-<br />
rio in altre località, p. e. a Nizza di mare. Quivi C. spinosa<br />
è pianta comune; straordinariamente rara invece C. rupssiris,<br />
che a me venne dato unicamente di incontrare lungo la vec-<br />
chia strada da Nizza a ViUafranca. Noto inoltre che non mi<br />
è mai stato possibile di ritrovare in frutto C. spinosa, mentre<br />
in quella vece C. r
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 255<br />
specialmente nei dintorni di Pisa e di Livorno, nelle Alpi Apuane<br />
e nell'Appennino di Liinigiana, credo intanto opportuno di pre-<br />
sentare alla nostra Società alcune delle piante nuove o molto raro<br />
per la nostra Flora da me ultimamente raccolte o studiate.<br />
Le specie segnate con asterisco sarebbero nuove per la Flora<br />
della Toscana.<br />
Cardaiiiiiie ti'ìfolia Linn. — Alpi Apuane lungo la Tur-<br />
rite Cava fra Palagnana e le Fabbriche e lungo la Turrite<br />
Secca sopra Castelnuovo di Garfagnana.<br />
Polygala Caruelìaua Burnat. — Alpi Apuane alla Tam-<br />
bura (Erbario Pisano ! Pietro Savi, Luglio 1843. — sub P. vul-<br />
garis J3, cxyptera Koch.).<br />
Sileiie viridiflora Linn. — Nel Valdarno di sotto a Var-<br />
ramista presso S. Romano nei boschi di abeti del parco della<br />
villa del Marchese Farinola.<br />
* Amorpha fruticosa Linn, — Sugli argini dell' Arno fra<br />
Pisa e le Cascine nuove, dove abbonda e dove la scoperse il<br />
mio amico Pietro Pellegrini nell'Agosto del 1888,<br />
* Peiieedaiìiim veneliim Koch, — Alle falde settentrionali<br />
delle Alpi Apuane fra Ponte a Monzone e Gragnola in Lunigiana.<br />
* Galiiisog-a parviflora Cav. — Raccolta dal mio amico<br />
Pietro Pellegrini a Pisa presso Porta Nuova nell'estate del 1891.<br />
Aiidrosace villosa Linn, — Alpi Apuane sulla cima del<br />
M. Sumbra.<br />
Lysiiuacliia neiiioruiu Linn, — Nel M, Pisano sopra<br />
Buti,<br />
Veronica pereg:riiia Linn. — A Pisa, inselvatichita nelle<br />
aiuole dell' Orto Botanico dove abbonda,<br />
Atriplex rosea Linn. — A Livorno,<br />
Cheiiopodiuui ainbrosioides Limi. — In Lunigiana<br />
presso Mocrone,<br />
* Roiibieva niulfifìda Moq. — A Livorno.<br />
* Polyciiemiim majus A. Br. — A Livorno e nell'alta<br />
256 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Soggiunge che già da molti anni egli aveva raccolto nel Monte<br />
Pisano la Lysimaehia nemorum e ne px*esenta esemplari.<br />
Martelli parla della fotografia microscopica e presenta numerose<br />
fotografie di Diatomaoee.<br />
Il Presidente dona all'Erbario Centrale saggi di PucGÌnìa Phragmitis<br />
e di Melampsora popuUna raccolti a Licola durante la riunione ge-<br />
nerale in Napoli.<br />
Parla quindi del Cydoconium oleaginum di cui il socio Kruch ha<br />
fatto menzione nel BuUettino ; dice che è abbondante nel Pisano ove<br />
ei lo raccolse sino dal 1889.<br />
Il Socio Galeri presenta delle foglie di olivo raccolte nel Fioren-<br />
tino ed invase da questo miceto.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 7 aprile 1892.<br />
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Erede, Kruch,<br />
Baldini, Ee, Chiovenda, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente annuncia<br />
l'ammissione nella Società di tre nuovi Soci residenti in Roma,<br />
cioè dott. Cerulli-Irelli Gastone, dott. Re Luigi e sig. Chiovenda<br />
Emilio.<br />
Partecipa pure ai convenuti le prime notizie sul viaggio botanico<br />
che il dott. Terracciano sta compiendo nella Colonia Eritrea.<br />
Dà quindi la parola al Socio prof. Cuboni il quale legge una elaborata<br />
recensione del recente lavoro del Wiesner dal titolo: Die<br />
FdementarstruGtur und das Wazhstum der lebenden Substanz.<br />
Questa lettura dà luogo ad una lunga ed interessante discussione,<br />
finita la quale il Presidente ringrazia il prof. Cuboni e leva la seduta.<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 10 aprile 1892.<br />
Il Presidente Arcangeli comunica che il Ministero dell'Istru-<br />
zione Pubblica ha risposto dichiarando di prendere atto del voto<br />
espresso dalla Società Botanica intorno all' insegnamento della Bo-<br />
tanica usile scuole secondarie.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 257<br />
L' Archivista Martelli presenta i doni seguenti pervenuti alla<br />
Società :<br />
Dal sig. F. Cazzuola : Garbocci A. e Cazzuola F. I foraggi italiani<br />
ovvero le piante foraggifei"e buone o nocive al bestiame che crescono<br />
spontanee o coltivate in Italia. Torino 1888.<br />
Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. Brevi notizie sopra alcune Aga-<br />
ricidee. Firenze 1892. — Sopra alcune Agaricidee. Firenze 1892.<br />
Daldott. E. Baroni: i?aro7i/. Frammenti lichenografici. Firenze 1892.<br />
Dai sigg. G. B. De Toni e G. Paoletti: De Toni una Faoletti. Bei-<br />
trag zur Kenntniss des anatomischen Baus von Nicotiana Tabacum L.<br />
Berlin 1892.<br />
Dal dott. E. Rostan : Callier. Ueber die in Schlesien vorkommenden<br />
Formen der Gattung Alnus. 1891.<br />
Dal dott. W. Voss : Voss. Mycologia Caruiolica ein Beitrag zur<br />
Pilzkunde des Alpenlandes (4" Theil). Berlin 1892.<br />
Dall'abate J. Bresadola: i?resafZo^a.Imenomiceti nuovi. Firenze 1892.<br />
Dal sig. P. Bolzon: Bolzon. Appunti sulla flora dell'Elba. Sienal891.<br />
— Una nuova località di Fragaria indica. Siena 1891. — Significato<br />
morfologico delle foglie di Rosa berberifolia Pallas. Siena 1891. —<br />
Un vero narciso esistente nel Veneto. Siena 1891. — Pseudanzia<br />
delle rosacee. Siena 1891. — Contributo alla flora dell'Elba. Siena 1892.<br />
Dal dott. E. Jhne: Jline. Dr. Hermann Hoffmann. Giessen 1892.<br />
Dalla Scuola nazionale di agricoltura di Montpellier: Annales de<br />
l'École Nat.ionale d'Agriculture de Montpellier, tome VI, 1891.<br />
Martelli fa osservare che nei suddetti annali si trova la descri-<br />
zione e la figura del Cycloeonium oleaginum di cui fu parlato nell'ultima<br />
adunanza.<br />
Vien data lettura della seguente nota:<br />
CONTRIBUTO ALLA FLORA DELLA PIANOSA. PEL DOTTOR<br />
P. BOLZON.<br />
In tutto l'Arcipelago la Pianosa è l'isola<br />
di cui si coaoscono meno piante.<br />
Cakuel.<br />
La flora della Pianosa nella Siat Boi. della Tose, del prof. Ca-<br />
ruel è rappresentata molto più scarsamente che quella delle<br />
altre isole dell'Arcipelago. La sua configurazione affatto piana,<br />
il clima secco, la mancanza di acque correnti tranne magri e<br />
avventizi stillicidi, lo sviluppo sempre crescente della parte col-<br />
tivata e delle vigne, sono invero condizioni tutte sfavorevoli al<br />
crescere d'una flora svariata; e Giannutri che rispetto alla<br />
flora si trova in analoghe condizioni se si eccettui il suo stato<br />
Bull. deUa Soc. boi. ital. 17
258 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
affatto incolto e selvaggio, e che per di più ha un' area molto<br />
inferiore a quella della Pianosa, nella Statistica è rappresentata<br />
da quaranta piante, mentre questa soltanto da sedici.<br />
Le quindici piante segnalatevi da Caruel, sono: Alyssumma-<br />
ritimum, Anthyllis tetympìiylla, Lotus cytisoides, Meltlotus par-<br />
vi/lorus, Ornitìiopus comjjressus, Piychotis ammoides, Crith-<br />
^inum maritìmum, Thapsia garganica, Anthemis maritima,<br />
Evax pygmaea, Hyoscyamus albus, Prasium majus, Teucrium<br />
fruticans, Ajicga Iva, Euphorbia pinea, e Senecio Cineraria.<br />
Da questo scarso numero di piante e dall' esser esse in gran parte<br />
non comuni si capisce che le rapide erborazioni fatte non ebbero<br />
per iscopo la conoscenza completa della flora dell'isola, ma<br />
soltanto di raccogliervi le piante rare.<br />
Alcuni anni or sono, i signori Tanfani e Simonelli approda-<br />
rono il primo a Giannutri e il secondo in Pianosa allo scopo<br />
anche di completarvi, per quanto fosse possibile, le raccolte bo-<br />
taniche. Il risultato delle erborazioni del Simonelli fu una ses-<br />
santina di piante di cui 47 da aggiungersi alia flora dell'isola.*<br />
L'anno scorso, i signori Lini Giovanni e Pedro Selci fecero<br />
una serie d' erborazioni in Pianosa per mio conto in primavera<br />
« in autunno, uniche stagioni in cui le piante vi possono ger-<br />
mogliare, essendo nella stagione estiva arse dal sole cocentis-<br />
simo e dalla siccità; il risultato di queste erborazioni fu al-<br />
quanto più d'un centinaio di specie di cui 64 nuove per l'isola<br />
e parecchie a esemplari molto incompleti che, una volta deter-<br />
minate, saranno pure da aggiungersi alla sua flora. Questa<br />
viene in tal modo portata a 127 specie a cui aggiungendo quelle<br />
ancora indeterminate del Simonelli e mie, ne resulteranno almeno<br />
150 specie (fanerogamo e crittogame vascolari). Con tutto<br />
ciò la flora di Pianosa resta sempre in rapporto all' area la più<br />
povera fra quelle delle isole dell'Arcipelago, più povera anche di<br />
Oiannutri, la cui flora, malgrado un'area tanto piccola, venne<br />
mediante le ricerche del Tanfani ^ portata a 127 specie (fane-<br />
rogame).<br />
* Simonelli, Notizie sulla flora e sulla fauna delV isola di Pianosa<br />
(in Atti della Soc. tose, di se. nat., Proe. verb. 4), 1884.<br />
' Tanfani, Florula di Giannutri (in N. Giorn. Bot, it., fase. II,<br />
XXII), 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 259<br />
Ecco intanto le piante da aggiungersi:<br />
Anemoìie hortensis L. Comune fra i cespugli. Marzo.<br />
Nigella Damascena L. Marzo.<br />
Papaver duhium L. Nei prati. Marzo.<br />
Fumaria capreolata L. Nei campi. Marzo.<br />
Cheiranthus Cheirì L. Campi e seminati. Marzo.<br />
Arabis hirsuta Scop. Per i muricciuoli. Marzo.<br />
Neslia panlculaia Desv. Marzo.<br />
Cardamine hirsuta L. Marzo.<br />
Tunica saxifraga Scop. Marzo.<br />
Spergularia media Pers. Marzo.<br />
Silene inflata Sm. Marzo.<br />
Reseda alba L. Contorni del Giudice, Cardon, Torretta,<br />
Brigantino, Centrale. Marzo.<br />
Ilijpericum perforatimi L. Ottobre.<br />
Lavatera arborea L. Marzo.<br />
Geranium Robertianum L. Ottobre.<br />
Lotus edulis L. Marzo.<br />
L. ornithopodioides L. Marzo.<br />
Borycnium hirsuiam Ser. Ottobre.<br />
Psoì^alea bituminosa L. Ottobre.<br />
Trifolium angustifolium L. Ottobre.<br />
T. stellatum L. Ottobre.<br />
Lathyrus Ochrus DO. Ottobre.<br />
L. spJiaericus L. Ottobre.<br />
L. sylvestris L. Ottobre.<br />
L. sativus L. Prati e cespugli. Marzo.<br />
Saxifraga tridactylites L. Marzo.<br />
Bupleurum protractum HofF. et Lk. Ottobre.<br />
Hedera Helix L. Scogli. Marzo.<br />
Sherardia arvensis L. Ottobre.<br />
Galium saccharatum Ali. Marzo.<br />
Lonicera implexa Ait. Ottobre.<br />
Senecio vulgaris L. Marzo.<br />
Chrysanthemum segeium L. Per i prati. Marzo.<br />
C. coronarium L. Marzo.<br />
Palicaria dysenterica Gaertn. Alla Botte, al Brigantino,<br />
al Marchese, al Cardon. Marzo.
260 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Calendula arvensis L. Marzo.<br />
Helichnjswn Stoechas Gaertn. Marzo.<br />
Crepis bulbosa Cass. Ottobre.<br />
Filago spathulala Presi. Ottobre.<br />
Centaurea Calcitrala L. Ottobre.<br />
Scolymus liispanicus L. In quasi tutte le località dell'isola.<br />
Ottobre.<br />
Urospsrmum JDaleschampn Desf. Ottobre.<br />
Zacintha verrucosa Gaertn. Ottobre.<br />
ConvolDulus aUheoides L. Ottobre.<br />
C. arvensis L. Marzo.<br />
Lithospermum aroense L. Comune nei prati. Marzo.<br />
Cijnoglossum pictimi Ait. Ottobre.<br />
Veronica Cyinbalaria Bod. Lungo i viali, campi e seminati.<br />
Marzo.<br />
Barista Trixago L. Ottobre.<br />
B. viscosa L. Ottobre.<br />
Odontiles vulgaris Stev. Marzo.<br />
Lamium amplexicaule L. Campi e seminati. Marzo.<br />
Anagallis arvensis L. j3 Monelli (Savi). Marzo.<br />
Mercurialis peremiis L. Marzo.<br />
Orchis papilionacea L. Alla Grottacoscia, al BìHgantino,<br />
alla Torretta ecc. Marzo.<br />
Anacamptis jìyramidalis Rich. Marzo.<br />
? Ophrys fusca LK. AH' Oì^to novo, al Brigantino ecc. Marzo.<br />
Iris germanica L. Marzo, (coltivata?)<br />
Mascari racemosum Bert. Marzo.<br />
Allium roseum L. Ottobre.<br />
Asphodelus fìstulosus L. Comune nei prati e cespugli. Marzo.<br />
A. microcarpus Viv. Comune per tutta l' isola. Marzo.<br />
? Avena sterilis L. Marzo.<br />
Cynosurus echinatus L. Marzo.<br />
Questa flora è ben poco caratteristica; di peculiare, rispetto<br />
alle altre isole, ha soltanto Saxifraga tridaciylites ^ che si trova<br />
* Nel rivedere le bozze di stampa devo aggiungere d' aver segna-<br />
lata questa specie anclie all' Elba sul M. Orello e al Campo della<br />
Valle, ai primi d' Aprile.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 261<br />
al Monte Argentare e in Terraferma. Si collega specialmente<br />
colla flora della vicina Elba: circa 35 specie, nell'Arcipelago,<br />
sono peculiari alla Pianosa e all' Elba e non si trovano nelle<br />
altre isole; inoltre le piante di Pianosa si trovano anche al-<br />
l'Elba tranne tr'e, oltre la suddetta Sassifraga, cioè: Passerina<br />
hirsala, Osyris alba, Allìum spliaerocephalum.<br />
Viene quindi presentata la seguente nota dello stesso Socio :<br />
APPUNTI SULLA -FLORA DEL TREVIGIANO. PEL DOTTOR<br />
P. BOLZON.<br />
Quella parte della provincia Trevigiana che si estende fra il<br />
fiume Piave ed il bosco Montello a mattina, il fiume Brenta a<br />
sera, il monte Grappa a settentrione e i colli di Asolo a mezzodi è<br />
certo, dal lato botanico, una delle più interessanti della provincia.<br />
Il bosco Montello, nella sua grande estensione, solcato da una<br />
infinità di vallette, in qualche parte ancora fittissimo d'alberi,<br />
in molte assai rado o affatto mancante, può considerarsi come<br />
un vero vivaio di piante campestri e submontane. La sua flora<br />
e quella dei paesi limitrofi venne con somma cura studiata dal<br />
prof. Saccardo, talché nulla o ben poco vi potranno aggiungere<br />
ulteriori ricerche; specialmente al suo margine settentrionale<br />
lungo il Piave, nell'alveo e nelle rive di questo, s'incontrano<br />
non rare traccio di flora alpina, evidente effetto del fiume che,<br />
nascendo nel cuore delle Alpi, ne è potente veicolo della flora<br />
anche fino al piano.<br />
Ma dove la flora alpina cresce nella sua sede naturale, dove<br />
essa si esplica in modo direi quasi lussureggiante si é nel<br />
M. Grapxja. Con questo nome non intendo soltanto quelle larghe<br />
distese di morbidi prati che, al di sopra di Crespàn, s'in-<br />
nalzano fino a quasi 1800 m. sostenuti da pendii ora morbidi<br />
ed erbosi pur essi (U Frontàl), ora nudi, irti di rupi e tagliati<br />
quasi a picco (il Bocaòr); ma il tratto di prealpi che va dal<br />
Piave al Brenta senza scontinuità, tranne due valli trasversali<br />
che ne incidono profondamente il fianco rivolto verso la pia-<br />
nura: la Valle di .S'. Felicita e il Bocaòr, dal cui fondo s'er-<br />
gono quasi perpendicolari le pareti del monte.
262 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
li M. Grappa per la ricchezza della sua flora alpina e anche<br />
per la comodità con cui vi si possono fare le escursioni, esercita<br />
da parecchi anni una grande attrattiva pei cultori della Bota-<br />
nica, talché il suo patrimonio botanico, dovuto a numerose<br />
escursioni fatte da naturalisti anche notissimi, lascia a prima<br />
vista credere che ben poche aggiunte vi possano fare ulteriori<br />
ricerche.<br />
Infatti, lasciando ora da parte le molte piante alpine comuni<br />
al M. Grappa e a qualche altra località della provincia (bosco<br />
Cansiglio, M. Endimiona, M. Collalti, ecc.), rilevo dalle opere del<br />
prof. Saccardo che oltre 150 sono le piante (fanerogame e crit-<br />
togame vascolari), quasi tutte alpine, proprie esclusivamente,<br />
rispetto al resto della provincia, al M. Grappa.<br />
Con tutto ciò, credo che nuove erborazioni, fatte in stagioni<br />
diverse, aumenteranno considerevolmente il numero delle piante<br />
del M. Grappa; lo prova una rapida escursione da me fatta<br />
nel luglio del 1889 la quale fruttò una ventina di specie nuove<br />
per il M. Grappa, due e forse tre nuove anche per la provincia.<br />
Queste sono :<br />
* Epiloììium trigoniiìn Schr. Ne raccolsi numerosi esemplari<br />
in un prato umido ed erboso presso il Casòn (Cascina) dell'Ar-<br />
closa! situato sul fianco meridionale, vicino alla sommità. Se-<br />
condo gli Autori trovasi nel S, Bernardino, in Valtellina, in<br />
Valsassina, nel Tirolo, ecc. e anche nelle Alpi venete; in quelle<br />
del Trevigiano non era però stato mai trovato.<br />
* ? Senecio corclatus Koch. Secondo gli Autori, trovasi al S. Got-<br />
tardo, al S. Bernardino, al Tonale, ecc., e, in generale, nei monti<br />
dell'Italia superiore; in provincia non era però mai stato se-<br />
gnalato; ma soltanto la var. j3 auriculattis (S. subalpinus Koch)<br />
nel Bosco Cansiglio. L'unico e incompleto esemplare del mio<br />
erbario non si può assolutamente confonderlo colla specie, e<br />
anche il mio amico G. Ettore Mattei, a cui ne mandai un altro<br />
esemplare meno incompleto, propenderebbe a ritenerlo per la<br />
vera specie.<br />
* Calamintha patavina Host. Nei monti sopra Borso ! e sem-<br />
brami averla vista anche nei colli Asolani. Da quanto mi con-<br />
sta è nuova per la provincia.<br />
I colli di Asolo hanno certo un' estensione non inferiore a<br />
quella del bosco Montello e del M. Grappa; la catena principale è
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 263<br />
formata da una serie di colline elevate che va da Cornuda ad<br />
Asolo parallela al M. Grappa a una distanza da esso di sette<br />
od otto chilom. Dirò brevemente che sono formate da strati plioce-<br />
nici (marne, arenarie e superiormente puddinghe calcaree) incli-<br />
nati da N. a S.; il versante meridionale, corrispondendo ai dorsi<br />
degli strati, scende verso la pianura con un pendio dolce, in<br />
basso per Io più boscoso e in alto arido, roccioso e ripido; il<br />
versante settentrionale, corrispondendo alle testate degli strati,<br />
scende molto rapido ed é spesso frastagliato da scoscendimenti,<br />
da burroni, da piccole valli d'erosione nella marna e nell'are-<br />
naria, dove gli stillicidi formano stazioni molto adatte per una<br />
vigorosa flora crittogamica; questo versante cosi selvaggio deve<br />
evidentemente prestarsi ad accogliere qualche pianta montana<br />
ed anche alpestre del vicino Grappa che gli sta di fronte.<br />
Una si interessante zona collina è ben lungi dall'essere com-<br />
pletamente studiata ; nelle opei-e del prof. Saccardo 1 colli di<br />
Asolo figurano ben di rado se si eccettui la parte più orientale,<br />
cioè Cornuda e i suoi dintorni verso il Piave.<br />
È vero che, essendosi studiata bene la flora del bosco Montello<br />
e del Grappa, una zona ad essi interposta potea lasciar sperare<br />
poco di particolare, ma quanto sto per esporre mostrerà che la<br />
flora dei colli di Asolo, se è strettamente collegata con quella<br />
del bosco Montello e se presenta molti tratti caratteristici del<br />
M. Grappa, presenta un discreto numero di endemismi, tale da<br />
dare da sé un importante contributo alla flora della provincia.<br />
Do intanto notizia di quelle piante da me raccolte nel territorio<br />
Asolano o nuove per la provincia o raccolte in una o in poche<br />
località della provincia lontane da quello.<br />
Thalictrwn aquilegifoliuni L. Nel versante settentrionale del<br />
M. Bacciocco! in luogo ombroso; era stata raccolta soltanto<br />
lungo i fossati ombrosi nelle vicinanze di Treviso.<br />
T. flaviim L. Nella valle fra il M. S.'* Giustina e il M. Mon-<br />
forca lungo il ruscello; era stata trovata a Selva presso il Montello.<br />
Anemone ranuncaloides L. Lungo le siepi presso Asolo (nella<br />
riva di Quèr, ecc.); altrove é rarissima non essendosi trovata<br />
che in una località (ai Frali) del Montello; gli esemplari asolani<br />
sono spesso a involucro 3-floro.<br />
Ranunculus parviflorus L. Rarissimo presso Asolo ! lungo la<br />
strada di Bassano, come è raro nella zona Montelliana.
264 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Ranunculus lanuginosus L. Ad Asolo ! nella valle dei Lòr<br />
lung-o il ruscello ; anche questo non era stato trovato che nel<br />
Montello.<br />
* RanuncicliiS buWosus L. 7 napulosus (Caldesi). Pendii erbosi<br />
presso Asolo ! Credo di segnalare per primo in provincia questa<br />
varietà distinta per le fibre radicali spiccatamente fusiformi<br />
anziché gracili.<br />
Caltha palastris L. Non abbondante presso Asolo nella riva<br />
di Buzzòla in luogo umido e pingue dove fiorisce in primavera<br />
e, qualche esemplare, anche in autunno; i contadini del vicinato<br />
la chiamano pèca de Tuussa (impronta di asino) dalla forma<br />
delle foglie circolari e profondamente cuoriformi alla base; era<br />
stata segnalata nel bosco Montello in una sola località.<br />
Cardamine trifoUa L. Nella località detta Bredal presso Asolo,<br />
lungo il ruscello ; anche questa è specie Montelliana.<br />
Dentaria hullnfera h. Boschi del colle Piumada a Monfumo!<br />
cresce frequente nel Montello.<br />
Polugala Chamaebuocus L. Ne trovai non senza meraviglia<br />
alcuni esemplari benissimo fioriti e tutti coperti di brina agli<br />
ultimi di dicembre del 1889, in un pendio erboso sul fianco set-<br />
tentrionale del M. di Maser!; trovasi anche nel Monfenera che<br />
appunto gli sta di fronte e nel Cansiglio.<br />
Lychnis sylvestris Hoppe {L. diurna Sibth). Prato presso la<br />
ghiacciaia pubblica! Questa specie montana venne raccolta presso<br />
Serravalle e Valdobbiadene.<br />
Stellaria 7iemorum L. Presso Asolo nei boschi molto ombrosi;<br />
anche questa specie è Montelliana.<br />
Bypericitm AndrosaemumL. Vallate ombrose presso il monte<br />
di Maser! ad Asolo nella località detta Bredal; nei monti sopra<br />
Borso ! e nel Montello.<br />
H. Mrsutum L. Nei ciglioni dirupati e ombrosi presso il Fo-<br />
resto novol cresce copioso pure nel bosco Montello.<br />
H. montanum L. Comune lungo il Foresto novo e nei boschi<br />
presso Asolo! copioso pure nel Montello.<br />
* Linum gallicum L. Nel versante meridionale del M. Bac-<br />
ciocco nei boschi. Da quanto so é nuovo per la provincia.<br />
L. viscosum L. Nel versante settentrionale del M. Bacciocco !<br />
è raro nel bosco Montello e nei campi a Selva.<br />
L. catharticum L. Luoghi erbosi e secchi lungo le vie,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 265<br />
presso Asolo ! invece a Cornuda e nelle vicinanze del bosco Mon-<br />
tello la stazione è diversa, ossia nei prati paludosi.<br />
Oxalis Acetosella L. presso Asolo nella località detta 5refif«/<br />
e nel Montello.<br />
Dorijcniiim ìierhaceum Vili. Nei prati magri dei colli presso<br />
Asolo ! e cosi a Selva, Cornuda e Serravalle.<br />
Lotus siliquosus L. Presso Asolo lungo la strada detta di<br />
Bare'tlna ! ; era stato segnalato lungo i ruscelli presso Treviso<br />
e nella stessa città.<br />
Lotus corniculaius L. a glabratus. Oltre che nelle vicinanze<br />
del bosco Montello, cresce copioso nei colli di Asolo.<br />
* L. tenuis Kit. Lungo il torrente Musòn presso la casa<br />
S'rachm. Non mi consta sia mai stato trovato in provincia.<br />
Secondo gli Autori nel Veneto si trova soltanto al Lido veneto.<br />
I fiori sono verdi, nel secco, alla loro metà superiore.<br />
Astragalus glijcupliìjllos L. Ad Asolo, lungo la strada detta<br />
Forestiizzo l ; è pure specie Montelliana.<br />
Coronilla varia L. Nel versante settentrionale del M. Bac-<br />
ciocco ! presso il bosco Montello.<br />
;<br />
Hippocrepis comosa L. Oltre die nelle ghiaie del Piave e<br />
nelle vicinanze del Montello trovasi lungo il torrente Musòn !<br />
presso Asolo e qua e là nei luoghi magri dei colli !<br />
Cytisus capitatiis Jacq. Nei colli Asolani ; e nel Frontàl di<br />
Crespàn.<br />
C. hirsutus L. Nei colli di Asolo ! e nella zona Montelliana.<br />
Vida d'imetoricm L. Lungo le siepi opache presso Asolo !<br />
analogamente nel bosco Montello.<br />
Potentina argentea L. Questa rara specie era stata segnalata<br />
soltanto sulle mura di Treviso; io la trovai fiorila in autunno<br />
avanzato ad Asolo sul prato presso la Chiesa di S. Gottardo!<br />
P. verna L. Nei luoghi erbosi e secchi dei colli ! dove fiorisce<br />
in primavera, in autunno e qua e là anche d'inverno; è pure<br />
specie Montelliana.<br />
* Fragaria ìndica Andr. Segnalo questa specie come inselvati-<br />
chita nelle vicinanze di Asolo lungo un viottolo dove l'ho vista per<br />
più anni successivi in frutto e in fiore. In Italia venne segnalata<br />
come inselvatichita a Verona dal prof Goiran, presso Bergamo<br />
dal prof Rodegher (v. Riv. il. di so. nat., anno XI, fase. 0, 1891)<br />
e, come mi riferi il prof Fiori di Bologna, anche nel Modenese.<br />
e
286 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Chrysosplenìicm alternifolium L. Questa modesta ma bella<br />
sassifraga, copiosa nelle vallate umide ed opaclie del bosco Mon-<br />
tello, trovasi pure presso Asolo nella località detta Bredal dove<br />
fiorisce in primavera.<br />
Asperula taurina L. Fiorisce in primavera lungo il Foresto<br />
noi'o! trovasi pure nel Montello e a Valdobbiadene.<br />
Galiimi riibruni L. Nelle puddinghe calcaree dei colli ! e cosi<br />
pure a Montebelluna e nei monti sopra Borse !<br />
G. sylvaticum nelle siepi opache presso Asolo! e nel bosco<br />
Montello.<br />
Senecìo crucifoliits L. Nei boschi a Monfumo I<br />
nel Montello.<br />
e non frequente<br />
Erigeron acris L. Lungo il Foresto novo ! sulle ghiaie del<br />
Piave e nelle vicinanze del Montello.<br />
Carpesìum cernuum L. Qua e là lungo la strade presso Asolo t<br />
nonché nelle vicinanze del Montello.<br />
Gnaphalium luteo-aldwn L. Nelle fessure di un muro presso<br />
Asolo lungo la strada di Pagnano 1 come pure presso Vittorio,<br />
Bassano e a Camalò.<br />
Centaurea amara L. (C. Jacea L. j3 amara). Lungo il Fo-<br />
resto novo I e nelle vallate del Montello.<br />
C. montana L. Nei colli presso Asolo ! e nei prati montani<br />
presso Serravalle e a Valdobbiadene.<br />
* Cnicus eriopho)nts^V. fi spaihulatas. Presso Asolo! Questa<br />
varietà riconosciuta per tale anche dal dottor C. Rossetti non<br />
credo sia mai stata trovata nel Trevigiano ; nel M. Grappa e<br />
nel Monfenera venne invece trovata la vera specie. Secondo<br />
l'Arcangeli (Compendio) è nuova anche per il Veneto, non tro-<br />
vandosi che in Piemonte e in Lombardia.<br />
C. pannonicusTio^ì. Nel M. S. Martino! presso Asolo; venne<br />
raccolta a Crespàn e a Cusignarca vicino al Montello.<br />
C. Erisìthales Scop. Oltreché nelle vallate umide presso Cor-<br />
nuda, trovasi anche lungo i rivoli nel piano sotto Cavaso !<br />
Gentiana verna L. Trovasi nei prati a Narvesa e nel Grappa;<br />
non è rara pure nei pendii erbosi ed aprichi dei colli Asolani !<br />
dove fiorisce in primavera e, pili scarsamente, in autunno avan-<br />
zato; in primavera i fiorellini formano in qualche parte (come<br />
nel versante meridionale del M. Bacciocco) dei vaghi tappeti<br />
azzurri.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 267<br />
* Echimn italicum L. Comune nei colli presso Asolo! Secondo il<br />
prof. Saccardo, l'unico Echium trevigiano è l'^". vulgare L., ed io<br />
identificai per tali gli esemplari Asolani; ma il mio amico G. Et-<br />
tore Mattel avendone visti alcuni mise in dubbio tale identifica-<br />
zione; il doti C. Rossetti che ultimamente pure li vide, avendoli<br />
confrontati con esemplari di E. italicum, non dubitò di ritenerli<br />
per tali. Questa specie, da quanto so, è nuova pel Trevigiano.<br />
Omplialocles verna Much. È rarissima nel bosco Montello e a<br />
Covolo presso il Piave; trovasi in qualche località dei colli Aso-<br />
lani ! cioè nel versante settentrionale del M. Bacciocco e nella<br />
località detta Breda!<br />
* Scrofularia aquatica L. Ho la soddisfazione di aggiungere alla<br />
flora trevigiana anche questa specie che credo rarissima. L' ho<br />
trovata una sola volta in un unic-o esemplare a Pagnano di'Asolo<br />
lungo il torrente Èrega vicino al ponte della strada maestra,<br />
l'agosto dello scorso anno. Per questa e anche per le altre no-<br />
vità trevigiane da me trovate, dispiacerai di non poter consul-<br />
tare la Flora Veneta del Saccardo e De Yisiani per avere<br />
notizie dettagliate circa la loro area di diffusione nel Veneto;<br />
secondo l'Arcangeli la sua area di diffusione in Italia é: Lom-<br />
bardia, Toscana, Corsica e Sicilia, restandone escluso, insieme a<br />
più di metà della penisola, anche il Veneto.<br />
* Veronica Teucrium L. Molto rara presso Pagnano ! In pro-<br />
vincia non é mai stata trovata ; sul M. S. Augusta presso Serra-<br />
valle trovasi la var. latìfolia (L.) a foglie cuoriformi-abbraccianti,<br />
ma i miei esemplari hanno le foglie inferiori bensì cuoriformi-<br />
abbraccianti, ma le superiori sensibilmente picciolate e ristrette<br />
alla base.<br />
Orobanche congesta Rchb. All'unica località italiana assegnata<br />
dagli autori a questa specie (a Serravalle nell'alto Trevigiano<br />
dove venne scoperta dal sig. Venturi) ne aggiungo un'altra nelle<br />
vicinanze di Asolo: nel giugno del 1889 la trovai nel versante<br />
del M. S. Martino in luogo erboso e alberato, e il 2 settembre<br />
dell' anno scorso a Monfumo in un prato vicino aWAcqica morta<br />
accanto alla strada maestra che sale alla chiesa.<br />
Lalhraea Squamarla L. Era stata segnalata soltanto presso<br />
Ceneda; fiorisce anche ad Asolo! in primavera precoce in qualche<br />
valle umida, ombrosa e boscheggiata, come lungo la strada del<br />
Pozzctl che conduce alla rocca.
268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Satureia horiensis L. Trovasi in qualche giardino ed orto ad<br />
Asolo 1 come pure a Selva ecc.<br />
Nepeta Cataria L. Rarissima a Pagnano! e verso il Bosco<br />
Montello<br />
Ajiiga genevensis L. Lungo il Foresto novo ! presso xVsolo<br />
dove fiorisce in primavera. Era stata raccolta nel M. Grappa e<br />
nel Montello.<br />
Galeopsis Laclanum L. Nel fianco del M. Bacciocco! rivolto<br />
verso r Acqua della Regina ! È copiosa nell' alveo del Piave e<br />
del Mescli io.<br />
Thesium divaricaium Jam. Era stato segnalato soltanto nelle<br />
ghiaie e sabbie del Piave; cresce in abbondanza dietro il Monte<br />
S. Martino! nella località detta SassHl in mezzo alle eriche e<br />
quindi in terreno molto magro.<br />
* Narcissus aWulus Lev.? (v. RiV). II. di Se. nat., Anno XI,<br />
fase. 2, 1891). Trovasi presso Asolo nella riva di Gandin lungo<br />
la strada di Pagnano. Questo narciso, a fiore tutto bianco, è<br />
nuovo per la provincia e anche pel Veneto, non essendosi mai<br />
segnalati in esso narcisi a fiore completamente bianco; lo trovai<br />
nella primavera del 1889; in seguito non ho più avuto occa-<br />
sione di raccoglierlo, ma mi propongo di studiarlo meglio alla<br />
prima occasione.<br />
Leucoiam vernnm L. Fiorisce abbondantemente nei boschi<br />
presso la strada del Forestuzzo ! e del Foresto novo! sul finir<br />
dell' inverno e in primavera. Trovasi anche nel M. Monfenera e<br />
nel bosco Montello.<br />
Paris quadrìfolia L. L'ho trovata nella località detta Bredal<br />
È rarissima nel Montello.<br />
Szilla hifolia L. Frequente nel bosco Montello e abbondante<br />
in qualche valletta presso Crespignagal dove fiorisce in prima-<br />
vera assai precocemente.<br />
Da queste notizie apparisce che la flora dei colli Asolani si<br />
collega strettamente con la flora Montelliana; da esse e dalle<br />
opere del prof. Saccardo rilevo che non meno di sessanta, fra<br />
specie e varietà, sono proprie, in provincia, esclusivamente al<br />
bosco Montello e ai colli Asolani; in questi vi sono 5 specie che<br />
si trovano soltanto nel M. Grappa e 27 di loro esclusiva perti-<br />
nenza rispetto al resto della provincia. Di queste, 9 sarebbero<br />
da aggiungersi alla flora della provincia Trevigiana, le altre 17
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZE 269<br />
furono già raccolte da altri, cioè dal Zanm^dini, Berenger, Pa-<br />
solini, Montini, Fracchia.<br />
Credo che continuando accuratamente le ricerche in questa<br />
bellissima zona subalpina, si ricaverà nuovo e più interessante<br />
materiale.<br />
Il prof. PENZia presenta alla Società esemplari disseccati di una<br />
pianta (Barbeya oleoides Schweinf.j raccolta nal suo ultimo viaggio<br />
in Abissinia, pianta tanto somigliante allo stato sterile all' Olea<br />
chrysophylla da costituire Un caso di mimetismo dei più singolari.<br />
Essa fu già trovata in frutto due anni fa nell'Arabia Felice dal<br />
dottor Scbweinfurtli ; cresce in alcune valli delle pendici orientali<br />
dell'altipiano abissino, al monte Saber, a Ghinda ecc., è dioica e<br />
costituisce, secondo Schweinfurth, un genere nuovo anomalo delle<br />
Urticacee, Barbeya, cbe si potrebbe qiiasi erigere a famiglia nuova.<br />
Il prof. Caruel fa osservare che il nome di Barbeya, scelto dal<br />
dott. Schweinfurth, non è troppo felice, perchè esiste già un genere<br />
Barbeuia, istituito da Du Petit Thouars sopra una pianta del Madagascar,<br />
poco conosciuta in generale ed affine alle Euforbiacee.<br />
Martelli presenta, per parte del dott. De Toni, saggi raccolti<br />
presso Keren dà Penzig del Poriìhyrosiphon Notarisiì, alga conosciuta<br />
d' Italia. ^<br />
Viene annunziato che il Socio Rostan ha mandato alla Società<br />
una traduzione del ben noto lavoro del dott. Townsend suU' Euphrasia<br />
officinalis L.<br />
Viene quindi presentata la comunicazione seguente del prof. Goiran:<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
(Continuazione).<br />
Resedaceae.<br />
82. Reseda Phyteuma L. — Campi, vigneti, muri, rupi, sino<br />
a tardo autunno. Tocca quasi l'altitudine di 1000'".<br />
83. R. lutea L. — Poco frequente. Presso Verona, a Tre-<br />
gnago ecc. nei campi.<br />
Nel M. Zovo (Valpantena), 540'°-708'", mi sono imbattuto in<br />
una forma singolarissima, prossima a«!sai a R. Plvjtheuma ma<br />
pure da essa notevolmente distinta; non ho avuto il destro di<br />
studiarla con sufficiente diligenza, e sto attendendo, nella oramai
270 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
ap3rta campagna botanica del 1892, propizia occasione per farlo.<br />
Qua e là si incontra inselvatichita R. odorata.<br />
POLYGALEAE.<br />
84. Polygala vulgarìs L.; P. vulgaris Pollin. prò parte. —<br />
Pascoli e luo;^lii boschivi sino alla zona subalpina.<br />
85. P. comosa Schk.; P. vulgaris Pollin. prò parte. — Pa-<br />
scoli della collina e della zona montana; forse più frequente<br />
della precedente.<br />
8Q. P. amara L. — Dai pressi di Verona (per esempio Campo<br />
Marzo lungo V Adige) ai pascoli della zona subalpina con le sue<br />
varietà.<br />
Non mi sono mai imbattuto in P. m'caeensis Risso. — Nei<br />
pascoli tra Bosco Chiesanova ed i TracM (1104"-1328"') si<br />
trova abbondante una Poìygala coi fiori bluastri disposti in ra-<br />
cemi da prima terminali e poscia laterali e che Koch, Ore-<br />
nier e Godron, Arcangeli riferiscono a P. depressa Wend. Que-<br />
sta forma interessante cresce pure in Ime di M. Baldo. La pianta<br />
veronese concorderebbe con gli esemplari avuti dal dott. Rostan<br />
e classificati P. depressa.<br />
87. P. Chamaebiixiis L. — Frequente nei luoghi selvatici,<br />
rupestri ecc. Manca nella pianura: dai colli sale sino a raggiun-<br />
gere la zona alpina.<br />
« J3 fìoribus exiguis, vix explicatis, viridulis, fere herba-<br />
« ceis. Forma autumnalis an forma monstruosa? »<br />
Ho osservato questa forma singolare primieramente nell'otto-<br />
bre del 1889 nei boschi di M. Lavello (700") presso Cerro e<br />
nello scorso autunno presso S. Anna d'Alfaedo, ed a RevoUo<br />
nell'alta Valle d' Illasi.<br />
ClSTINEAE.<br />
88. Helianthemum salicifolium Pers. — Luoghi aridi, nei<br />
campi, nei pascoli, lungo le strade sino alla zona montana.<br />
89. E. itodicum Pers. ; //. aìpeìtre Pollin. — Nei pascoli<br />
elevati.<br />
90. H.'canum Dun.; B. rnarifolium Pollin. prò parte. —<br />
Luoghi erbosi, pascoli ecc. dalla collina alla zona alpina.<br />
91. //. vulgare Gaertn. — Frequentissimo: più rara la var.<br />
—
ADUNANZA DELLA SEDE DI I^IRENZE 271<br />
grandiftorum Scop.: nei luoghi selvatici elevati, per esempio in<br />
Malera (1772""), la var. Segmeri Pollin.<br />
92. H. polifolmm DC. = IL intlveralentum DO. — Raro. Nelle<br />
rupi a S. Ambrogio di Valpolicella q Domegliara (150'"-200"').<br />
e presso Ospedaletto di Valpolicella nel colle Monilwlon, sta-<br />
zione indicata da Ciro Pollini. Il prof. Abramo Massalongo ha<br />
raccolto questa bella specie nella Valle d' Iliaci presso Tregnago.<br />
93. //. Fumana Mill. — Rupi e pascoli sino alla zona alpina.<br />
Come è noto Clstus albidus cresce copioso alle sponde del<br />
Lago di Garda fra Torri e Pai nei luoghi selvatici e rupestri!.<br />
Il prof. Abramo Massalongo ha trovato questa bella specie nei<br />
M. Lessini presso Rovere di Velo: ma sino ad oggi in questa<br />
stazione a me non fu dato di incontrarla.<br />
ViOLACEAE.<br />
94. Viola mirabilis L. — Luoghi selvatici della collina e della<br />
zona montana: nel M. Pastello, nel M. Tondo, al Maso, ecc.<br />
alpina.<br />
95. V. sylvatica Fries. — Frequente dal piano alla zona sub-<br />
^ Rioiniana Reichb. = V. canina Pollin. — Colla specie<br />
ma più rara.<br />
7 alpicola. — Rupi in Val Marcliiora.<br />
S apelala. — « Forma monstruosa serotina. » — Luoghi<br />
selvatici in Valle deWAnguilla, Valle di Tregnago ecc.<br />
96. V. Ruppii Ali. — Sotto ai castagni al Maso ed altrove.<br />
97. V. elatior Fries. — Luoghi boschivi a Rovere di Velo.<br />
98. V. bifiora L. — Luoghi umidi selvatici in tutta la zona<br />
subalpina ed alpina.<br />
99. V. tricolor L, — Ovunque, dal piano alla zona alpina<br />
colle sue numerose varietà, nei campi, nei prati, nei pascoli.<br />
Droseraceae.<br />
100. Parnassia paluslris L. — Luoghi selvatici, rivoli ecc.<br />
della intera regione dalla zona montana alla alpina.<br />
È singolare però che questa specie, qui nel Veronese, fa per<br />
cosi dire un salto, e compare d'un tratto nella pianura, nei<br />
prati umidi e torbosi presso Vacalio e Vigasio. Ricordo che in
272 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZK<br />
queste stesse stazioni mi sono imbattuto in piante prettamente<br />
alpine, e che a distanza non molto grande da Vìgasio, presso<br />
CacUdamd, come pure al Bosco Mantìco, si trova copiosissimo<br />
Colclìicum alpinum che invano si desidera nelle alpi veronesi.<br />
Ed io sono indotto, come ebbi a dichiarare in altra scrittura,<br />
a vedere in queste specie viventi, si può dire, nel cuore della<br />
pianura nostra, i residui ultimi di una vegetazione prettamente<br />
alpina che doveva essere l'ornamento di questa regione all'epoca<br />
glaciale.<br />
Caryophylleae.<br />
101. Gypsophila muralis L. — Rarissima. Una volta sola nel<br />
M. Tondo nell'alta Valpantena: Abramo Massalongo l'ha i-ac-<br />
colta a Tregnago.<br />
102. Saponaria Ooìjmoides L. — Luoghi selvatici dal piano alla<br />
zona subalpina.<br />
j3 aWìflora. — Rarissima. Nella collina veronese e nel Vaio<br />
della Pernise.<br />
103. S. oftìoinalls L. — Lungo le vie, nelle siepi, nei muri ecc.<br />
dal piano a tutta la zona montana: per esempio a Bosco Chie-<br />
sanova (1110 met.).<br />
104. S. Vaccarìa L. — Luoghi coltivati, prati, seminati ecc.<br />
dal piano a tutta la zona montana.<br />
105. Dianthus Carthusianorum L. — Luoghi selvatici dal<br />
piano alla zona montana.<br />
^ sanguineas. — Pascoli aridi della collina veronese.<br />
106. D. Seguieri Chaix. — Ovunque nei luoghi selvatici, nei<br />
pascoli, nelle siepi, colle sue varietà sino alla zona alpina. —<br />
Àbramo Massalongo raccolse anche D.<br />
Tregnago presso Badia Calavena.<br />
Armeria L. in Val di<br />
107. D. monspessulanus L. — Luoghi selvatici in tutta la<br />
zona forse in unione a D. superbus e D. plumarius.<br />
fi. Sternbergii (Sieber). — Pascoli e rupi elevatissime:<br />
M. Zeola, Passo della Lora, M. Posta, M. Malèra ecc. (ni?"--<br />
2235'").<br />
108. D. Caryophyllas L. — Rupi in tutta la regione.<br />
fi pygmaeus. — Luoghi elevati.<br />
109. Silene Cucubalas Wib. — Ovunque.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 273<br />
fi commutata (Guss.). — Rupi in Tal d' Adige alia. Chiusa,<br />
y alpina (Thomas). — Torrenti alpini e luoghi ghiaiosi<br />
elevati: alla Giazza, Rcvolto, Malóra, M. Posta ecc.<br />
110. ò\ conica L. — Luoghi erbosi in Val d' Adige alla<br />
Chiusa. Rara.<br />
111. S. gallica L. — Dintorni di Verona;in Valpantena ecc., ecc.<br />
112. 5. saxifraga L. — Rupi in tutta la zona, scendendo dalle<br />
parti elevate nelle valli à! Adige alla Chiusa^ del Falcone, Mar-<br />
chiora, dell' Anguilla, di Squaranto, d' Illasi ecc.<br />
113. S. acaulis L. — Rupi e pascoli elevatissimi: M. Malèra,<br />
M. Posta, Passo della Lora, M. Zeola ecc.<br />
fi elongata. — Colla specie ma più rara.<br />
7 aWiflora. — Qua e là colla forma tipica ma raramente.<br />
114. S. Aì^neria L. — Dintorni di Verona all'ingresso in<br />
Valpantena, ma avventizia.<br />
115. S. Otìtes L. — Pascoli secchi ed aridi della Collina ve-<br />
ronese; sopra Quinzano; M. Cucco m Valpantena; M. S. Viola;<br />
Val di Tregnago ecc., ecc.<br />
116. 5". italica L. — Luoghi selvatici della collina e della zona<br />
montana in tutta la regione.<br />
fi nemoralis. — Esemplari lussureggianti di questa forma<br />
ho raccolto nei colli di Quinzano, e nella Valpantena a M. Cucco,<br />
Lotrago, S. Viola ecc.<br />
117. S. quadrifida. — Rupi umide in tutta la zona alpina della<br />
regione colle sue numerose varietà.<br />
118. Lìjchnis Sì/lvesiris Hoppe. — Luoghi selvatici della zona<br />
montana elevata in tutta la regione.<br />
1 19. L. alba Mill. — Siepi, luoghi boschivi ecc. a tutta la zona<br />
montana. E una delle specie più resistenti, e quindi s' incontra<br />
in piena fioritura anche ad inverno inoltrato.<br />
120. L. Flos-Cuculi L. var. albiflora. — Colla forma tipica,<br />
che è comunissima, ma raramente all' ingresso in Valpantena.<br />
121. Agrostemma Githago L. — Nei seminati : dal piano alla<br />
zona montana, p. e. al Bosco Chiesanova (m. 1104). Si trova pure<br />
una forma pumila, semplicissima, uniflora, elegantissima.<br />
122. Malachium aquaticum Fries. — Frequentissimo dal piano<br />
alla zona subalpina, tanto nei luoghi umidi come in località<br />
aride, asciuttissime.<br />
Bull, della Soc. bot. ilal. 18
274 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
123. Cerastium campanulatitm Vir. — Luoghi- erbosi nei din-<br />
torni di Verona.<br />
124. C. arvense L. — Comunissimo colle sue numerose va-<br />
rietà dalla pianura alla zona alpina.<br />
125. C. latifoUum L. — Luoghi ghiaiosi elevatissimi: M. Zeola,<br />
M. Campoìjrun, M. Posta : scende anche nelle valli, p. e. al<br />
Lago secco presso Revolto (m. 1253).<br />
126. C. Tnanticum L. — Pascoli del M. Tondo nell' alta Val-<br />
pantena. — Del genere Cerastium si omettono le specie più comuni<br />
e che si incontrano ovunque in tutta la zona.<br />
127. Stellarla nemorum L. — Luoghi selvatici: qua e là, ma<br />
non comune: in M. Bolca, Valle di Sqiiaraìito ecc.<br />
128. S. Holostea L. — Luoghi selvatici, ma non comune : in<br />
Valpolicella a Fumane e risalendo per la Valle presso Molina,<br />
alle Scalucce sotto S. Anna d'Alfaedo, nella Valle di Squa-<br />
ranto sotto Casale ecc.<br />
129. S. graminea L. — Prati della zona montana elevata e<br />
della subalpina in tutta la regione.<br />
130. Arenaria ciliaia L. — Rupi e pascoli elevatissimi :<br />
M. Zeola, M. Campobrun, M. Malóra ecc. — In M. Malóra<br />
(m. 1772) cresce una bellissima forma, che merita di essere<br />
ulteriormente studiata, coi cauli quasi sempre uni-triflori.<br />
131. Moeliringia trinervia Clairv. — Luoghi ombrosi e freschi<br />
nei pressi di Verona, p. e. Vaio del Borago presso Aresa, alla<br />
zona subalpina. Si incontra pure la var. pentandra.<br />
132. M. polygonoides Mert. et Koch. — Non comune : nelle<br />
regioni elevate in M. Posta ecc. : Ahramo<br />
colse presso Velo.<br />
Massalongo la rac-<br />
133. M. muscosa L. — Luoghi rupestri e selvatici, muri ecc.<br />
frequentissima: dalle parti più elevate scende nelle valli di Adige,<br />
Falcone, MarcMora, Anguilla, Squaranto, Illasi, Alpone ecc.<br />
134. M. Ponae L. — Sempre nelle rupi!, questa bella specie<br />
si trova copiosamente in tutta la zona, dalla regione mon-<br />
tana elevata alla collina; Val d'Adige alle falde di M.] Pastello,<br />
Fumane, Ponte di Veia in Valpantena, Rupi di Falasco presso<br />
Grezzana e all' ingresso del Vaio della Pernise ecc.<br />
fi collina. — Rupi sotto alla strada che conduce da Avesa<br />
al Maso, in Valpolicella ])resso Fumane e probabilmente altrove.<br />
135. Sagina procurnhens L. — Nelle vie di Verona, donde
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 275<br />
si Spinge sino alle zone elevate, p. e. nel M. Brancon sopra i<br />
TracM (1560 m.).<br />
136. S. apetala L. — Segue l' istesso itinerario della prece-<br />
dente.<br />
137. S. Linnaet Presi. — Pascoli elevati: ai Tradii, in M.<br />
Brancon, Malèra, Podesterìa, Campobrim ecc.<br />
138. Alsine tenuìfoUa L. — Comunissima: la colloco nel pre-<br />
sente elenco perchè nei gradini deW Arena ho trovato la forma<br />
che corrisponde ad A. arvaiìca Presi.!<br />
139. A. austriaca Jacq. — Rupi e pascoli elevatissimi nel<br />
M. Malèra.<br />
140. A. verna Bartl. — Pascoli elevati in tutta la zona e con<br />
tutte le sue numerose varietà.<br />
141. A. Jacquinii Koch. — Pascoli asciutti della collina ve-<br />
ronese: Colle delle IJngherine, M. Tondo, M. Cucco ecc., Cogolo<br />
e Tregnago in Valle d' Illasi.<br />
142. A. Clierleri Gren. et Godr. — Pascoli elevatissimi: M.<br />
Posta, Campohrun, Velo, Campofontana ecc.<br />
143. Spergula arvensis L. — Nei seminati in M. Bolca.<br />
Viene letto il lavoro seguente :<br />
RICERCHE ANATOMICHE SUL FRUTTO E SUL SEME DI<br />
EUGENIA MYRTILLIFOLIA DC. PER IL DOTTORE<br />
EUGENIO BARONI.<br />
Nelle serre del R. Orto botanico di Pisa é coltivato in vaso<br />
un bell'esemplare di Eugenia myrtillifolia DC. Nel marzo ul-<br />
timo scorso attratto dalla bellezza dei frutti, di cui la pianta era<br />
abbondantemente provvista, mi decisi studiarne la costituzione<br />
anatomica: ciò feci difatti, ed oggi sono in grado di riferire qual-<br />
checosa sui resultati ottenuti dalle mie ricerche.<br />
Che io sappia nessuno in passato ha avuto occasione di occu-<br />
parsi dell'argomento, se eccettuiamo Godfrin il quale nelle sue<br />
Recherches sur Vanatomie comparèe des cotylèdons et de l'alhumen<br />
' parla della costituzione dei semi di alcune Mirtacee<br />
* Ann. des so. nat., tom. XIX, pag. 5. Paris, 18S4.
276 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
{Caryophyllus, Jmnbosa, Sizygìitm, Eugenia aocillaris, ecc.) e<br />
Baccarini, che nelle sue Osservazioni anatomiche sopra alcuni<br />
ricettacoli fiorali ^ descrive la nervazione del ricettacolo e del-<br />
l'ovario di varie famiglie vegetali, tra cui delle Mirtacee (Myr-<br />
tus, Eugenia, ecc.).<br />
Costituzione organografica del fr^utto. — Gli autori principali<br />
che ho consultato, da Gaertner a Luerssen, concordano nel ri-<br />
portare il frutto di Eugenia al tipo ijacca. Il Baillon ^ soltanto,<br />
dopo averlo detto « fructus baccatus, » aggiunge molto dubbia-<br />
mente « nunc (?) drupaceus. » Credo però che, nella specie che<br />
é oggetto di questo studio, rimanendo l'endocarpio membranaceo,<br />
il frutto debbasi considerare per una bacca. Esso proviene da un<br />
ovario infero che, quando é immaturo, si mostra biloculare, in<br />
seguito poi si riduce monoloculare ;<br />
ha forma globoso-allungata,<br />
e a perfetta maturità misura circa O." 015""" di lunghezza e circa<br />
0."012""" di larghezza: sulla parte superiore, in opposizione al<br />
peduncolo, esso presenta un' area concava, portante nel centro<br />
un breve stilo, e limitata esternamente dai 4 pezzi del calice<br />
che è persistente. La superficie del frutto é levigatissima, ed il<br />
colore dapprima verde, passa in seguito a un colore bianco-roseo,<br />
finché si fa decisamente roseo, e quando il frutto è completa-<br />
mente maturo può dirsi di colore amaranto : il calice però non<br />
mostra queste successive variazioni di colore, solo nel frutto<br />
maturo è anch' esso un po' colorato in rosso. I pezzi del calice<br />
dapprima sono volti all'esterno in modo che il frutto è in questo<br />
stadio campaniforme, successivamente si piegano verso l' asse<br />
del frutto, finché a maturità di questo, essendo adagiati sulla<br />
sua superficie superiore, lasciano vedere 4 fenditure disposte a<br />
croce prodotte dal loro ravvicinamento. La polpa del frutto ha<br />
un sapore acidulo e leggermente amarognolo.<br />
A testimonianza di Aug. de Saint-Hilaire ^<br />
i frutti di alcune<br />
specie di Eugenia, p. es. quelli di E. ligustrina, sono mange-<br />
' Annuario del R. Istituto hot. di Roma, Anno I, fase. 1, pag. 154.<br />
Milano, 1885.<br />
* H. Baillon, Histoire des plantes. MonograpMe des Myrtacées, ecc.,<br />
pag. 354. Paris 1877.<br />
^ Edouard Spach, Histoire naturelle des végétaux, tona. IV, pag. 176.<br />
Paris, 1835.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 277<br />
recci. Inoltre i frutti, le foglie e la scorza dei giovani rami di<br />
E. Pimenta, secondo quanto scrive lo stesso Spach ' sulla fede<br />
di M. de Tussac, forniscono un olio essenziale che non la cede<br />
per niente all' olio di Garofano.<br />
Costituzione istologica del frutto. — Una sezione longitudinale<br />
lascia vedere esternamente 1' epicarpio, formato da una sottile<br />
epidermide, che sta fortemente aderente al tessuto sottostante;<br />
il mesocarpio o sarcocarpio costituito da una abbondante polpa<br />
che forma quasi la totalità del frutto; finalmente l'endocarpio<br />
rappresentato da una buccia rossa piuttosto spessa il cui tessuto<br />
si mostra in continuità con la polpa precedente: la parte cen-<br />
trale è occupata dal seme.<br />
Nelle prime fasi di sviluppo il frutto è verdognolo e presenta<br />
sezionato longitudinalmente una epidermide che consta di uno<br />
strato di cellule per lo più rettangolari, strettamente unite tra<br />
loro con parete esterna piuttosto ispessita: in esse sta un pla-<br />
sma, a volte in coloro, più di frequente colorato di verde per la<br />
clorofilla che tiene disciolta; queste cellule vedute di fronte ap-<br />
paiono irregolarmente quadrangolari, a contatto tra loro, senza<br />
traccia di stomi. Al di sotto si hanno 7 o 8 serie di cellule molto<br />
grosse, ovoidee o arrotondate, che misurano in lunghezza da 80 a<br />
120 ft, in larghezza da 48 a 60 /^ ; il plasma loro è incoloro, spesso<br />
però alcune cellule, soprattutto quelle dei primi due strati sub-<br />
epidermici, si presentano colorate in verde. Queste cellule sono<br />
distribuite in strati tangenziali regolarissimi, e a misura che ci<br />
avviciniamo alla regione più interna del frutto acquistano dimen-<br />
sioni sempre maggiori fino a che possono misurare anche 180 /a<br />
di lunghezza per 80 /a di larghezza: le cellule testé rammentate<br />
costituiscono il mesocarpio. L'endocarpio poi è formato da pochi<br />
strati di cellule ovoidee che contengono numerosi cristalli di ossa-<br />
Iato calcico riuniti in bellissime druse: è limitato internamente<br />
da tre strati regolarissimi di cellule a contenuto colorato ora<br />
in rosso, ora in bleu ed anche in giallo, che, osservate in sezione<br />
trasversa, si mostrano ellittiche ed a parete assai ispessita; lo<br />
strato di mezzo consta essenzialmente di tracheidi spirali bre-<br />
vissime a contatto fra loro, che insieme alle druse già ricordate<br />
danno una certa consistenza all' endocarpio stesso.<br />
' Loc. cit., pag. 178.
278 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Anche nella sezione longitudinale si vede bene come il frutto<br />
sia percorso da una quantità di fasci fibrovascolari provenienti<br />
dal peduncolo fiorale : questi appena entrati nel frutto, e preci-<br />
samente poco sopra alla regione occupata dal seme, si dividono<br />
dicotomicamente e, formando due serie tra loro parallele, percor-<br />
rono tutto il frutto, insinuandosi poi nei sepali, i quali si trovano<br />
nella parte superiore del frutto stesso. In sezione trasversa i<br />
fasci fibrovascolari appariscono distribuiti in due zone concen-<br />
triche, ciascuna di 22 a 24 fasci, alcuni dei quali corrispondono<br />
ai meridiani passanti pei sepali, gli altri per le regioni a questi<br />
intermedie. Dall' esame di una sezione trasversa del frutto in<br />
questo stadio di sviluppo, possiamo ancora notare 1' epidermide<br />
formata da cellule a diametro radiale e tangenziale eguale. Sotto<br />
a queste si hanno le solite cellule ovoidee o sferiche, più o meno<br />
fra loro compresse e non lascianti in modo alcuno meati inter-<br />
cellulari. In vicinanza del seme le cellule sono di dimensioni<br />
minori, hanno plasma intensamente colorato, per modo che pos-<br />
sono considerarsi la sede della sostanza colorante che dovrà poi<br />
dare il colore a tutto il frutto.<br />
In progresso di tempo gli strati parenchimatici aumentano<br />
notevolmente di numero; se ne contano in direzione trasversa<br />
prima 20, poi 24, fino a 3G, il che dimostra come l'accrescimento<br />
loro avvenga principalmente in modo radiale; della qual cosa ci<br />
possiamo facilmente convincere, esaminando le sezioni a dilfe-<br />
rente stadio di sviluppo, dalle quali risulta che le cellule paren-<br />
chimatiche sono provviste più spesso di setti tangenziali e più<br />
raramente di setti in direzione radiale.<br />
A completo sviluppo le maggiori cellule del parenchima mi-<br />
surano 260 jx di lunghezza per 100 ju, di larghezza; le altre sol-<br />
tanto 180// per 76 jx. Gli strati poi che limitano la cavità seminale<br />
sono giunti fino a 10 o 12, e constano di cellule subsferiche, il<br />
cui diametro misura in media da 36 a 40 jjl.<br />
La distribuzione della sostanza colorante, negli stadi prossimi<br />
a completa maturità del frutto, acquista qualche cosa di carat-<br />
teristico che merita d' essere ricordato. Essa è sempre sciolta<br />
nel succo cellulare, ed ha colore bleu-rosa; nel primo strato<br />
sub-epidermico si riscontra in pochissima quantità; negli strati<br />
sottostanti invece molte cellule si mostrano colorate e special-<br />
mente in quattro regioni ben distinte, nelle regioni cioè interposte
ai sepali ;<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 279<br />
ciò che può anche ad occhio nudo verificarsi sezionando<br />
trasversalmente il frutto in prossimità della parte superiore: ad<br />
ogni regione che è interposta fra un sepalo e l'altro troviamo<br />
come quattro aree ben distinte, colorate in rosa. Successivamente<br />
gli strati prossimi alla parte interna del frutto non si presen-<br />
tano colorati, mentre lo sono quelli limitanti la cavità seminale.<br />
Nel frutto completamente maturo la sostanza colorante è distri-<br />
buita egualmente tanto nella regione più esterna, quanto in<br />
quella più interna.<br />
La sostanza colorante è insolubile in acqua; in alcool i frutti<br />
si scolorano e il liquido rimane colorato in modo leggerissimo;<br />
in acido acetico invece la sostanza è solubilissima e il liquido<br />
acquista un bel colore rosso porporino. Con idrato potassico i<br />
frammenti in esso immersi si colorano subito dopo in giallo, e<br />
in giallo rimane pure colorato il liquido. La glicerina scolorisce<br />
le preparazioni mantenute in essa.<br />
Costituzione organografica e istologica del seme. — Il seme<br />
sferico occupa la regione centrale del frutto e misura cir-<br />
ca O." 003""° di diametro : consta semplicemente dell' embrione,<br />
formato dai cotiledoni e dal fusticino; manca il tegumento e<br />
r albume. '<br />
Dirò subito brevemente che la mancanza del tegumento nel<br />
seme è solo apparente: giacché, osservando bene una sezione<br />
longitudinale del frutto in via di sviluppo, avvertiamo di leg-<br />
gieri nella parte superiore della cavità seminale due strati cel-<br />
lulari nettamente separati fra loro: quello più interno spetta<br />
al tegumento vero e proprio, l' altro spetta invece all' endocar-<br />
* Gaertxer cosi spiega la maucanza del tegumento in alcuni semi :<br />
dopo avei' parlato del testa del seme prosegue in questi termini :<br />
« liinc<br />
Illa nunquam deficit, et quamvis in nonnullis fructibus probe maturis,<br />
semina omni integumento prorsus carere videantur atque<br />
ao'occrt, ob nuditatem nuclei dicantur ; ut in Rbizophora, Greggia,<br />
Jambolifera, Caryophyllo, Lauro etc. ; tamen in his ipsis, ante plenam<br />
suam maturitatem, testa adest, atque apparens eius defectus inde<br />
saltem provenit, quod ovuli tunica, eum sensiìn in modum extenuetur,<br />
aut cura pericarpil parietibus ita conferruminetur, ut a nucleo non am-<br />
plius discerni, vel et ab hoc facilius, quam a pericarpio separavi possit:<br />
sicuti prius manifeste in Rhizophora, et posterius in Lauro acci-<br />
dit. » De fruct. (Introductio generalis), voi. I, pag. CXXXII. Lip-<br />
siae, 1801.
280 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
pio ; in progresso di sviluppo però il primo di questi strati si<br />
rende sottilissimo e si salda completamente colle pareti dell'en-<br />
docarpio, in modo che nel frutto maturo non si ha più traccia<br />
del tegumento seminale.<br />
I cotiledoni, completamente verdi, sono in numero di due, ete-<br />
romorfi, uno più sviluppato dell' altro. La superfìcie loro esterna<br />
è liscia, quella interna invece è assai irregolare: il cotiledone<br />
maggiore presenta difatti una concavità che ha principio circa<br />
a metà del raggio del cotiledone stesso ed è limitata da una<br />
linea circolare regolarissima di un colore amaranto che in cor-<br />
rispondenza del fusticino scompare, dando cosi la superficie con-<br />
cava ricetto al fustici no stesso: il cotiledone meno sviluppato si<br />
presenta convesso e la sua convessità corrisponde esattamente<br />
alla concavità dell'altro; la parte apicale della convessità si al-<br />
lunga in forma di punta uncinata, che si insinua al di sotto del<br />
fusticino abbracciandolo più o meno.<br />
I più antichi autori, a cominciare da Gaertner, chiamano i<br />
cotiledoni del genere Eugenia « conferruminatae. » Tali po-<br />
tranno forse chiamarsi quelli di Syzygium caryopliyllaeum,<br />
S. Mtikul, ecc., come vuole Gaertner; però dovendo giudicare<br />
dalle figure che ne dà lui stesso, ' nemmeno questi possono dirsi<br />
« conferruminatae, » se a parere di Gaertner " e di A. de Saint-<br />
Hilaire ' con questa denominazione hanno da intendersi due cotile-<br />
doni che si sono fra loro saldati in modo da costituire un corpo<br />
unico.<br />
A. de Candolle ' si spinge anche più oltre e considera l' em-<br />
* De frud., tom. Ili, tab. XXXIII.<br />
* Pai'lando dei cotiledoni di Greggia (Eugenia) aromatica dice :<br />
« Cotyledones crassae, reniformes, per maturitatem fructus ita inter<br />
se conferruminatae, ut vix separari queant. » De fruct., voi. I, pa-<br />
gina 168.<br />
^ Cosi si esprime: « Rarement, comma dans plusieurs Delphinium,<br />
deux cotylédons opposés restent écartés l'un de l'autre; le plus ordinairement<br />
ils sont extrSmement rapprochés et embrassent entre<br />
eux la gemmule ; quelquefois méme, comma certaines feuilles op-<br />
posées, il se soudent et se confondent (cotyl. conferruminatae). »<br />
Legons de Botanique comprenant la morphologie végét., pag. 745. Pa-<br />
ris, 1845.<br />
* Prodromus systematis naturalìs regni vegetalis, Pars tertia, pa-<br />
gina 262-263. Parisiis, 1828.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 281<br />
brione di Eugenia come pseudo-monocoti ledoneo. Soltanto Endli-<br />
cher ' si esprime a parer mio con maggiore esattezza di chi Io<br />
precedette quando scrive: «Semina crassa. Embryonis exalbu-<br />
« minosi, cotyledones crassae, carnosae, plus minus in massam<br />
« cum radicula brevissima continuam coalitae. » Ed ecco perchè.<br />
Dalle ligure' dei semi di Suzugium (Eitgenia) cari/ophyllaeam,<br />
S. Makul, S. paniculatum, S. lacidam, Greggia (Eugenia)<br />
a?'omatica, e più specialmente dall' esame accurato dei semi di<br />
Eugenia myrtillifolla, che abbondanti ho avuto a mia disposi-<br />
zione, resulta che solo in pochi casi esiste una limitatissima ade-<br />
renza fra i due cotiledoni, e questa unicamente in corrispondenza<br />
del fusticino, mentre in tutto il rimanente della loro interna<br />
superficie si presentano manifestamente separati.<br />
Ed ora diciamo brevemente della loro costituzione istologica.<br />
In sezione trasversa presentano esternamente uno strato di<br />
cellule quadrangolari, isodiametriche ;<br />
al di sotto di questo se ne<br />
ha un altro ad elementi compatti, rettangolari, col diametro loro<br />
maggiore in direzione radiale, contenenti clorofilla disciolta.<br />
Mentre il pripio di questi strati cellulari può riguardarsi come<br />
epidermide, il secondo deve ritenersi come un inizio di tessuto<br />
a palizzata. Il parenchima cotiledonare consta poi di elementi<br />
ovoidei subsferici, a parete sottile, che misurano in media<br />
60 ju. di diametro. Le cellule che limitano la faccia interna dei<br />
cotiledoni sono caratteristiche per sostanza rosso-violacea in esse<br />
contenuta; questa in corrispondenza del fusticino si estende anche<br />
ad alcune cellule sottostanti allo strato esterno.<br />
Trattando una sezione dei cotiledoni col Liquore di Labarraque'<br />
la clorofilla cambia subito il suo colore in giallo intenso; in tal<br />
modo si apprezza facilmente la sua diffusione nella cavità cel-<br />
lulare in mezzo alla massa abbondantissima dei granuli di fecola,<br />
i quali, anche dopo l' impiego del reagente, rimangono incolori.<br />
Alcuni dei granuli di fecola sono sferici, 1 più però si mostrano<br />
allungati con un estremo ristretto, l' altro rigonfio, a mo' di<br />
fiaschetto.<br />
« Gen. lìlant., pag. 1233, u. 6323. Viadobonae, 1836-40.<br />
* Gaeutner, loc. cit., tom. Ili, tab. XXXIII.<br />
^ A. Garbini, Manuale per la tecnica moderna del microscopio^<br />
pag. 118. Verona, 1887.
282 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Al di sotto dell'epidermide cotiledonare, anche in questa specie,<br />
si vedono manifestamente delle ampie lacune, ripiene di goccie<br />
d' olio essenziale ; la qual cosa fu già osservata da Godfrin ' per<br />
alcune altre Mirtacee, quali Caryophyllus aromaticus, Jaiiibosa<br />
vulgayHs, Sizygiwn jaiiibolanum, Eugenia axillaris ecc.<br />
Il fusticino è cilindrico, lungo appena 0." 002"°', verdognolo e<br />
solo un poco rossiccio nella porzione apicale in corrispondenza<br />
della gemmetta. In sezione longitudinale apparisce limitato da una<br />
serie di elementi isodiametrici, cui segue un parenchima a cel-<br />
lule allungate secondo l'asse maggiore del fusticino, rettangolari<br />
e contenenti clorofilla e fecola. Si mostra attraversato da quattro<br />
sei fasci procambiali, ad elementi esilissimi, come possiamo<br />
accertarcene dall' esame di una sezione trasversa. Il dermato-<br />
gene, il periblema e il pleroma non si mostrano ancora differen-<br />
ziati; soltanto nella porzione inferiore dell'asse ipocotileo si co-<br />
mincia a scorgere un inizio di piloriza.<br />
Sostanze che si contengono nel frutto e nel seme. — A com-<br />
pleto sviluppo i frutti di Eugenia inyrtillifoUa, oltre la cloro-<br />
filla e la sostanza di colore amaranto, contengono tannino, amido,<br />
zucchero ed oli essenziali.<br />
La clorofilla si riscontra abbondantissima nei cotiledoni e nel<br />
fusticino, e nel frutto quando non è ancora maturo. Il tannino<br />
si incontra principalmente nel tessuto parenchimatico del frutto,<br />
della cui presenza ci possiamo accertare per le colorazioni brune<br />
che induce nelle cellule il solfato e il cloruro ferrico, nonché<br />
dal fatto che il rasoio, nel tempo in cui si fanno le sezioni, di<br />
subito annerisce. L'amido poi abbonda nel frutto e nel seme;<br />
sempre in forma di granuli sferici o ellittici. In quanto allo<br />
zucchero ho potuto rinvenirlo allo stato di saccarosio mediante<br />
il reattivo di Trommer, - col quale le cellule del seme si colo-<br />
rano intensamente in azzurro, colorazione che qua e là si ma-<br />
nifesta anche nelle cellule del mesocarpio. La sostanza colo-<br />
rante, come ho già accennato altrove, si scioglie benissimo in<br />
acido acetico, colorando subito il liquido di un bel rosso-porpo-<br />
rino. A questo liquido aggiungendo goccia a goccia dell' idrato<br />
potassico, appena neutralizzato l' acido, si avverte una colora-<br />
* Loc. cit., pag. 97.<br />
* A. Poli, Microaliimica vegetale^ pag. 29. Toi'iiio, 1881.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 283<br />
zione verde, la quale passa poi al giallo-oro coli' aggiunta di<br />
altro idrato potassico. Queste successive colorazioni si avver-<br />
tono più distintamente agendo con acido solforico sopra la so-<br />
luzione alcoolica. La quale, essendo leggerissimamente violacea,<br />
passa con acido solforico di subito a un bel rosso porporino, e<br />
quindi con idrato potassico (20 per 100 di concentrazione) al<br />
verde prima, al giallo poi. Con acido solforico si ripristina la<br />
primitiva colorazione rossa. Per questo modo di comportarsi<br />
della sostanza colorante, deve ritenersi che essa è molto ana-<br />
loga alla antocianina. Per quello poi che riguarda gli olì essen-<br />
ziali ho già detto a suo luogo.<br />
Il prof. Caruel presenta saggi vivi della Eosa semjìcrvirens, che<br />
è realmente sempreverde, cosa stata negata o messa in dubbio da<br />
alcuni.<br />
Parla poi del nome generico Erythrcea erroneamente attribiiito<br />
da quasi tutti gli autori, senza controllo delle sorgenti, a Renealmus<br />
(IGllj, il quale difatti parla di un' ErytJircea, ma chiama cosi<br />
una specie (il Centaurium mlnus = Erythrcea Centaurìum), e non<br />
un genere. Altri autori attribuirono la creazione del genere Enjthrcea<br />
al Borckhausen, il quale però scrisse Erythalia, non Erythrfea, e in-<br />
tendeva sotto questo nome diverse Genziane vere, non l' attuale<br />
Erythrcea.<br />
Il Presidente Arcangeli legge una comunicazione sull' origine<br />
e probabile età del Castagno d' India che trovavasi all' ingresso<br />
dell' Orto Botanico di Pisa.<br />
SOPRA AL CASTAGNOj D' INDL\ GIÀ ESISTENTE ALL'IN-<br />
GRESSO DELL' ORTO PISANO. NOTA DI G. ARCAN-<br />
GELI.<br />
In un mio lavoro pubblicato parecchi anni fa ' descrissi una<br />
pianta di castagno d'India esistente in detto Orto presso l'in-<br />
gresso di via S. Maria, l'unica superstite delle due esistenti in<br />
detta località, pianta] di cui avevano pure scritto il prof. G. Savi^<br />
* G. ARCANaELi, La piante arboree delV Orto botanico di Pisa, nel<br />
Nuovo Giorn. bot. ital., IV, 1872, pag. 125.<br />
' G. S.vvi, Notizie per servire alla Storia del Giardino e Museo<br />
della I. e R. Universitì di Pisa. Pisa, Tip. Nistri, 1828, pag. 10.
284 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
ed il prof. A. Targioni, ' ed alla quale si attribuiva una grande<br />
longevità, ritenendosi, per quanto ne asseriva il Savi stesso,<br />
ch'essa fosse stata piantata dal Padre Malocchi nel 1597, ciò che<br />
pure era scritto sopra un cartello affisso al suo tronco.<br />
II prof. T. Caruel, già direttore del detto Orto botanico, in<br />
seguito a giuste considerazioni, fra le quali principalmente quella<br />
che di tali piante non trovasi indicazione alcuna nella pianta<br />
dell'Orto botanico unita al catalogo del Tilli, - ritenne ch'essa<br />
non esistesse nell' epoca nella quale il catalogo del Tilli fu dato<br />
alla luce, e che in conseguenza non le spettasse affatto la lon-<br />
gevità che le veniva attribuita.<br />
In seguito alle condizioni nelle quali essa pianta trovavasi,<br />
per la carie che aveva invaso non solo le sue ramificazioni ma<br />
il tronco stesso fino alla base, per quanto fossero usate le cure<br />
opportune per mantenerla in vita, essa mori. Al momento del<br />
mio trasferimento a Pisa (nel novembre 1881), riscontrai che<br />
questa bella pianta non dava più speranza alcuna di voler ri-<br />
prendere a vegetare, ed anzi era in piena balia della morte. Potei<br />
infatti riscontrare che essiccate e morte erano le gemme di<br />
tutte quante le sue messe, e necrosato mostravasi il tessuto<br />
cambiale già estesamente invaso da funghi, onde riconoscendo<br />
come il lasciarne il tronco alle intemperie nel rimanente au-<br />
tunno, non avrebbe recato che danni maggiori, col favorirne<br />
sempre più la decomposizione, decisi di farlo abbattere. In tale<br />
circostanza non mancai di far segare due sezioni trasversali di<br />
detto tronco alla base, per conservarle nel nostro Museo bota-<br />
nico, una delle quali fu pure tirata a pulimento e lustrata per<br />
poterla meglio studiare: onde non tutto passò al crematoio,<br />
come fu erroneamente asserito.<br />
L' esame istituito sopra tali sezioni ha chiaramente dimo-<br />
strato, come giuste fossero le congetture del prof. Caruel, come<br />
cioè la pianta avesse un età molto minore di quella presunta.<br />
In tali sezioni infatti si poterono contare al massimo 140 strati le-<br />
gnosi, però con molte difficoltà, a cagione dell'uniformità di strut-<br />
' A. Targioni-Tozzetti, Cenni storici sulV introduzione di varie<br />
piante neW Agricoltura ed Orticoltura toscana. !Pii*enze, 1853, pag. 236.<br />
^ T. Caruel, IJ Castagno d' India dell' Orto botanico di Pisa, Bal-<br />
lettino della R. Soc. tose, di Orticolturn, Anno XI, 1886, pag. 36.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 285<br />
tura del legno e della ineguaglianza degli strati stessi. Di questi<br />
i primi 20, a partire dal centro organico della sezione, assai più<br />
grossi degli altri, occupavano circa 0"", 4 del diametro del<br />
tronco che in media era di circa 1, ed erano d' un colore<br />
scuro simile a quello del legno di noce, dotati peraltro di poca<br />
durezza, ed i più vecchi in via di decomposizione. A questi poi<br />
succedevano altri strati, a grado a grado più sottili quanto più<br />
esterni, più grossi però e meglio visibili in corrispondenza a<br />
tre grossi rilievi, percorrenti longitudinalmente il tronco e cor-<br />
rispondenti ai tre rami principali. I più sottili di tali strati non<br />
giungevano allo spessore di un millimetro : tutti quanti però<br />
erano di colore biancastro simile a quello del legno di pioppo,<br />
eccetto vari alla periferia che erano colorati in nerastro, per<br />
la presenza di particolari miceli in essi sviluppatisi dopo la<br />
morte della pianta. Debbo anzi aggiungere, che il ritiro della<br />
parte interna mortificata ed in via di decomposizione, aveva de-<br />
terminato alcune larghe spaccature, che non permettevano di<br />
ben distinguere le prime zone legnose: onde il loro numero an-<br />
che per questa ragione sembrerebbe non potersi ritenere infe-<br />
riore ai 140.<br />
Non può dunque ammettersi che la pianta in questione ri-<br />
monti alla epoca del Padre Malocchi; giacché, tenendo conto di<br />
quanto resulta dalla struttura del fusto, la sua comparsa nel-<br />
r Orto pisano, non può rimontare oltre il 1740 o poco più ; ciò<br />
che viene confermato dal fatto osservato già dal prof Caruel,.<br />
che la posizione dei due castagni d'India, presso l'ingresso del<br />
Giardino pisano, non è affatto indicata nella carta topografica<br />
annessa all' opera del Tilli, che fu stampata nel 1723. * Vero<br />
è che il Calvi nel suo Commentarium'^ non riproduce nella<br />
pianta topografica dell' Orto pisano, che unisce alla sua opera, i<br />
due castagni d' India, che a quell'epoca dovevano esistere presso<br />
l'ingresso; ma ciò si spiega facilmente, osservando come il Calvi<br />
non fece altro che riprodurre l'incisione già riportata nell'opera<br />
del Tilli, forse per economia, e senza introdurre alcuno dei cam-<br />
' Catalogus plantarum Ilorti pisani, auctore M. Angel Tilli, etc.<br />
Florentiae, MDCCXXIII.<br />
' Commentarium inserviturum historiae Pisani Vireti botanici academici,<br />
auctore J. Calvio cremonensi, etc. Pisis, annoMDCCLXXVII.
286 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
biamenti, che certamente dovevano essere stati effettuati nel<br />
corso di 54 anni: mentre non è affatto ragionevole l'ammet-<br />
tere, che il Tilli stesso trascurasse di segnare nella sua tavola<br />
1 due castagni d'India, come quegli che fece disegnare ed inci-<br />
dere, la detta tavola, nel che egli deve aver posto ogni maggior<br />
cura, affinché il lavoro riuscisse esatto ed affatto scevro d'omis-<br />
sioni.<br />
Tutto adunque induce a concludere che il prof. G. Savi ed il<br />
prof. Targioni abbiano preso abbaglio, nel ritenere che i detti<br />
castagni d'India dovessero farsi risalire all'epoca del Padre Ma-<br />
locchi, errore nel quale io stesso caddi nel lavoro sopra citato.<br />
Tale errore può essere derivato dall'avere essi osservato dette<br />
piante ad un età assai avanzata, quando esse avevano già rag-<br />
giunto nel loro tronco notevoli dimensioni, e dal non avere<br />
avuto cognizioni sufficienti riguardo alla energia con la quale<br />
si effettua l'accrescimento in tali piante, tanto più che a quel-<br />
r epoca trattavasi di piante non molto conosciute e diffuse. Pro-<br />
babilmente tali castagni d' India furono piantati all' epoca di<br />
M. Angelo Tilli, o forse poco dopo la sua morte dal suo nipote<br />
Attilio, cioè poco dopo il 1740, forse da semi provenuti da quelli<br />
già coltivati dal Padre Malocchi, ciò che appunto corrisponderebbe<br />
al numero degli strati legnosi dell' ultimo abbattuto. Siccome poi<br />
la pianta all'epoca in cui il Savi entrò nell'Orto botanico di Pisa,<br />
cioè nel 1791, ' doveva aver raggiunto nel suo tronco un dia-<br />
metro non meno di 0, 60 avendo circa 50 anni di età, come fa-<br />
cilmente rilevasi dalle zone legnose delle sezioni conservate,<br />
facilmente si spiega come egli sia stato indotto in errore, attri-<br />
buendo a quella pianta un' età assai maggiore a quella che posse-<br />
deva. Ad ogni modo 1' età della nostra pianta doveva essere mag-<br />
giore ai 104 anni, cioè a tutto il tempo decorso dalla pubblica-<br />
zione del Commentario del Calvi al 1881, per la ragione che<br />
all'epoca in cui il Savi entrò nell'Orto pisano (1791), essa non<br />
poteva avere nel suo tronco un diametro maggiore di 0, 4, come<br />
si_^rileva dalla sezione; ciò che non avrebbe certamente permesso<br />
di giudicarla per una pianta annosa, e tale da farla risalire<br />
all' epoca del Padre Malocchi.<br />
• RlDOLFi C, Elogio del prò". G. Savi, morto in Pisa il 2ì apri-<br />
le 1844 ecc. Modena, 1845, pag. IV.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 287<br />
Il prof. Caruel si dichiara contento che i fatti abbiano dato ra-<br />
gione alle precedenti sue osservazioni.<br />
Dopodiché esaiirite le comunicazioni 1' Adunanza è tolta.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 5 maggio 1892.<br />
Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, E.e, Chiovenda,<br />
Baldini, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il prof. Cu-<br />
boni il quale presenta una figura di un ifomicete trovato sopra i<br />
bronzi antichi affetti dalla cosi detta rogna o scabbia dei bronzi. Tale<br />
ifomicete si sviluppa qua e là alla superfìcie dei bronzi alterati,<br />
in cespuglietti minutissimi, invisibili ad occhio nudo. All'esame<br />
microscopico presenta 1' aspetto di un Cladosporium ; è formato da<br />
una serie di cellule ellittiche colorate in bruno, riunite iu catenelle<br />
che lateralmente danno origine a rametti formati da cellule più<br />
allungate, colorate meno intensamente e terminate all' apice con<br />
un Gonidio sferico ialino. Tale ifomicete è stato trovato sopra tutti<br />
i bronzi affetti da rogna finora esaminati, e cioè due monete anti-<br />
che romane e tre statuette greco-romane. In tali bronzi<br />
1' alterazione,<br />
denominata rogna dagli archeologi, aveva cominciato a ma-<br />
nifestarsi da qualche mese ed era in via di sviluppo. Siccome il<br />
modo di procedere della alterazione, come indica chiaramente il<br />
nome di rogna o scabbia, rassomiglia, per alcuni caratteri, alle<br />
malattie prodotte negli organismi da parassiti, è lecito domandarsi<br />
se r ifomicete sopra descritto sia la causa della rogna del bronzo.<br />
Per risolvere questo problema il prof. Cuboni ha intrapreso una<br />
serie di esperienze e colture intorno alle quali si riserva di riferire<br />
in altra occasione.<br />
Lo stesso prof. Cuboni fa anche una breve comunicazione intorno<br />
alla forma ibernante del Fusioladium dendriticum Fuck. da lui tro-<br />
vato recentemente sopra i rametti di pomo e studiato dall'allievo<br />
sig. Attilio Pizzigani. I rametti infatti mostrano delle pustole giallobrune<br />
al disopra delle quali si estende 1' epidermide in parte screpolata.<br />
Nelle sezioni anatomiche si vede che la pustola è formata<br />
da uno stroma parenchimatoso costituito da parecchi strati di elementi<br />
dei quali quelli centrali sono perfettamente ialini e quelli<br />
periferici sono colorati in bruno. Tenendo i rametti qualche giorno<br />
in coltura in camera umida, alla temperatura dell' ambiente si<br />
osserva prodursi alla superficie dello stroma parenchimatoso un
288 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA<br />
grande numero dei conidì caratteristici del Fusicladium dendriticum.<br />
Non vi è quindi dubbio che tale stroma, finora osservato dal Sorauer<br />
soltanto nei frutti, sviluppandosi sopra i rametti passa ivi l'inverno<br />
e riproduce a primavera i nuovi conidì. In tal modo il ciclo biolo-<br />
gico di questo parassita, finora molto oscuro, rimane chiarito e vi<br />
è fondata speranza che applicando ai rametti di pomo i trattamenti<br />
invernali con miscela di solfato di rame e calce, si possa riuscire<br />
a prevenire lo sviluppo della malattia.<br />
Quindi il Socio prof. Grampini presenta :<br />
DUE PIANTE INTERESSANTI PER LA FLORA ROMANA.<br />
PER IL PROF. O. GRAMPINI,<br />
1. Myosotis caespitosa F. Schultz. (= M. Ungulata Schultz),<br />
la quale fino ad ora non consta sia stata trovata nel territorio<br />
della flora romana. Fu raccolta a Castel Porziano nelle paludi<br />
della Veneria reale il 24 aprile del corrente anno, insieme alla<br />
seguente, in una escursione fattavi col Socio sig. Chiovenda.<br />
2. Isoetes velata A. Br. — Riscontrata questa specie nella<br />
zona marittima del territorio della flora romana fino ad ora<br />
soltanto nella Selva di Nettuno. Trovata abbondante nei terreni<br />
limacciosi colla precedente nello stesso tempo e luogo. È<br />
interessante questa nuova località abbastanza lontana dalla<br />
prima, dimostrando, come già il prof. Pirotta accennava, che<br />
r area di distribuzione di questa specie, ritenuta fino a qualche<br />
anno fa mancante alla Penisola, è molto più considerevole e<br />
forse si estende a tutta la zona marittima paludosa della costa<br />
tirrena meridionale.<br />
Il Presidente dà poi la parola al Socio dott. Re il quale presenta<br />
la seguente nota :<br />
SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI SFERITI NELLE AMARIL-<br />
LIDACEE. NOTA DEL DOTT. LUIGI RE.<br />
In una breve Nota da me pubblicata sul principio del corrente<br />
anno ' ho fatto parola di abbondante formazione di sferiti che<br />
si ha in certe parti (brattee dello scapo, fiore, frutto) àoiV Agave<br />
* L. Re, Sulla presenza di sferiti nelV Agave mexicana Lam. in<br />
Annuario del R. Istituto botanico di Roma, voi. V, fase. 1, 1892.
ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 289<br />
meocicaiia Lamk,, sottoposte all' azione dell' alcool ;<br />
e da ultimo,<br />
dopo avere accennato alla loro presenza anche nell' Agave coe-<br />
rulescens Salm Dyck (fiore e frutto), mi sono proposto di tornare<br />
suir argomento, estendendo lo studio di tali produzioni colla ri-<br />
cerca di essi in altre specie. Prima però di trattare della loro<br />
distribuzione, credo opportuno far precedere alcune osserva-<br />
zioni sulla sostanza che costituisce gli sferiti dell' Agave mexi-<br />
cana, dei quali mi sono precedentemente occupato.<br />
E innanzi tutto é da ricordare l' aver potuto artificialmente<br />
produrre degli sferiti, pestando alcuna delle grandi brattee dello<br />
scapo (che ne sono assai ricche), e filtrata la sostanza cosi ot-<br />
tenuta, precipitandola con alcool ; poi ridisciogliendola in acqua,<br />
e dopo averla nuovamente filtrata, riprecipitandola, e cosi ope-<br />
rando successivamente per parecchie volte, a fine di ottenere, per<br />
quanto questi mezzi fisici, anziché chimici, lo consentono, la so-<br />
stanza pura. Allora il precipitato è di aspetto fioccoso, di co-<br />
lore biancastro, e, osservato al microscopio, si presenta amorfo.<br />
Ma, lasciandolo in riposo, va man mano diminuendo di volume,<br />
e dopo circa venti giorni ha subito una riduzione enorme, e<br />
perduta la struttura fioccosa. Osservato allora al microscopio,<br />
lo vediamo non più amorfo, ma costituito da bellissimi e rego-<br />
larissimi sferiti. È importante l' osservare come questi siano di<br />
due sorta : la maggior parte ci si mostra in forma di sfere re-<br />
golari, piuttosto grosse, senza apparente struttura, colla super-<br />
ficie liscia; altri, in minor numero, sono di dimensioni più pic-<br />
cole ed hanno aspetto assai diverso: la loro superficie non è liscia<br />
ma granulosa. Questi presentano le reazioni comuni agli altri,<br />
ma offrono maggiore resistenza a tutti i reattivi; e per esempio<br />
l'acido picrico, mentre attacca rapidamente i primi, opera lentis-<br />
simamente su questi ultimi. Trattati con soluzione, anche dilui-<br />
tissima, di acido fenico, ci presentano manifesto un nucleo, spesso<br />
colorato in rosso-bruno, o bruno. Talvolta questi si trovano iso-<br />
lati, spesso però stanno aderenti agli sferiti ordinarli, di maniera<br />
che si presentano all'aspetto come una loro gemmazione. È da<br />
osservare che, anche fra quelli di forma ordinaria, se ne vedono<br />
talvolta di piccoli aderenti a più grossi a mo' di gemmazioni.<br />
Gli sferiti, trattati con una soluzione diluita di ossalato d' am-<br />
monio, ci manifestano una struttura a strati concentrici, e nello<br />
Bull. dcUa Soc. bot. Hai. 19
290<br />
ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA<br />
stesso tempo, quelli che si trovavano a contatto fra loro si ve-<br />
dono in relazione colla parte mediana attraverso la pellicola<br />
esterna, formando un sistema unico di stratificazioni. Da ultimo,<br />
e tanto più rapidamente quanto più la soluzione è concentrata,<br />
si ha la formazione di piccoli cristalli di ossalato di calcio.<br />
Adoperando, in luogo dell' ossalato d'ammonio, l'acido ossa-<br />
lico, la reazione colle sue varie fasi è all' incirca la medesima;<br />
ma, essendo la sua azione più energica, esse sono più rapide,<br />
e la fase finale (formazione di cristallini d' ossalato di calcio) è<br />
più sollecita.<br />
Tutti gli sferiti ottenuti nel modo sopra descritto, trattati con<br />
soluzione diluita di acido solforico, danno aggregati stellati di<br />
cristalli di gesso.<br />
Col clorojoduro di zinco, dapprima si ingrandiscono, mostrano<br />
la divisione in parti concentriche, poi si disciolgono.<br />
Le soluzioni di iodio li attaccano e li distruggono.<br />
Facendo agire una soluzione dlluitissima di acido fenico, in<br />
generale, ci si mostra la parte centrale, o nucleo, granulosa e<br />
colorata in nero o rosso-bruno.<br />
Non si colorano con la soluzione alcoolica di fucsina.<br />
L* acido cromico li attacca e li distrugge immediatamente, la-<br />
sciando al loro posto aggregati stellati di cristalli di cromato di<br />
calcio, molto somiglianti per l' aspetto agli aggregati stellati dei<br />
cristalli di gesso.<br />
Con la soluzione concentrata, la reazione è alquanto complessa,<br />
e si divide in più tempi: dapprima si spacca la parete esterna;<br />
poi gli sferiti, che vanno man mano distruggendosi, restano<br />
uniti per fili di congiunzione; fino a che, attaccati anche que-<br />
sti, ogni cosa scompare.<br />
Esaminati col microscopio di polarizzazione, a nicol incrociati,<br />
gli sferiti tutto al più, e massime i più piccoli, rischiarano de-<br />
bolmente il campo del microscopio, ma non presentano i feno-<br />
meni ottici proprii dei grani d'amido o degli sferocristalli<br />
d'inulina.<br />
Ho poi rivolte le mie osservazioni a ricercare se una sostanza<br />
simile si trovi nell* Agave mexicana Lara, anche in parti di-<br />
verse da quelle studiate. A tale scopo ho posto a germinare dei<br />
semi presi dalla pianta medesima che mi aveva fornito il ma-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 291<br />
teriale per le precedenti ricerche, e le piantine che ne sono<br />
nate ho messe per un tempo conveniente in alcool forte. Ho<br />
potuto allora riscontrare la presenza di una sostanza, precipi-<br />
tata, in forma di aramassi piuttosto irregolari, nel parenchima<br />
corticale della radice, e soprattutto verso la base di essa.<br />
Inoltre, allo stesso scopo, ho esaminato delle piantine di Agave<br />
HPMì'iquesii Baker, nate da seme e tenute in alcool forte. Nella<br />
radice, e soprattutto verso la base, si trova nel parenchima corti-<br />
cale grande numero di sferiti: questi hanno colore giallo-chiaro;<br />
spesso ce n' è parecchi in una sola cellula, talora assai grandi.<br />
Molto frequenti si mostrano dei precipitati aventi una carat-<br />
teristica forma a ventaglio (forma che fra poco ritroveremo<br />
in parte diversa di altra pianta), i quali danno le stesse rea-<br />
zioni, sono cioè solubili in acqua, anche fredda, e presentano<br />
bellissima la reazione del gesso, trattati coli' acido solforico<br />
diluito.<br />
Inoltre in queste stesse piantine giovani di Agave Henri-<br />
quesii Baker, si trovano nelle foglie piccole sferettine giallo-<br />
chiare, poco numerose :<br />
in una cellula generalmente ce n' è una,<br />
o pochissime; stanno addossate alle pareti cellulari. In numero<br />
maggiore e di dimensioni un po' più grandi si trovano attorno<br />
ai fasci fìbro-vascolari: ad ogni modo è molto scarsa la loro<br />
distribuzione topografica. Danno anch' esse, trattate con acido<br />
solforico, aggruppamenti stellati di gesso.<br />
Le ricerche su diverse specie del genere Agave ho potuto<br />
estendere assai ampiamente per ciò che spetta alle parti fio-<br />
rali, valendomi del ricco materiale conservato in alcool nel<br />
Museo del R. Istituto Botanico di Roma, e molto deficientemente<br />
per le altre parti che pure presentano sommo interesse (grandi<br />
brattee dello scapo, frutto). Peraltro di parecchie specie ho po-<br />
tuto rinvenire alcuna delle piccole brattee che sono in alto, pros-<br />
sime alla infiorescenza.<br />
Accennerò brevissimamente il risultato di queste ricerche<br />
fatte sulle specie seguenti, oltre quelle già ricordate:<br />
Agave americana L.<br />
— Salmiana Otto<br />
— strida Salm Dyck<br />
— Sariorii K. Koch
292 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Agave filifera Salm Dyck<br />
— appianata Lemaire<br />
— VerscliaffeltU Lemaire<br />
— pohjacantha Haw.<br />
— yuccaefolia DC.<br />
Le piccole brattee da me osservate appartengono alle specie<br />
A. Salmiana, strida, Sartoyni. Nell'^. Salmìana ci presentano<br />
il parenchima ripieno di numerosissime sferettine incolore, dif-<br />
fuse in tutta la sua massa, e assai abbondanti anche nelle sin-<br />
gole cellule. Attorno poi ai fasci fibro-vascolari si formano grossi<br />
sferiti di colore giallastro. Facendo la reazione coli' acido sol-<br />
forico, si ottengono cristallini isolati e aggruppamenti stellati di<br />
gesso. Le piccole brattee dell' A. strida ' si compongono di due<br />
parti : del corpo della brattea, che ha forma presso a poco tri-<br />
gona, e di una resta lunghissima, lesiniforme. Nel corpo della<br />
brattea non ho riscontrato sferiti; invece ce ne sono nella re-<br />
sta; più in basso si dispongono attorno ai fasci, più in alto in-<br />
vadono il parenchima.<br />
Essi sono giallo-scuri, e, procedendo verso l'apice, crescono<br />
di numero, e assumono dimensioni assai maggiori. Nell'^. Sar-<br />
torii, esaminata una piccola brattea, vi si trovano sferiti piut-<br />
tosto abbondanti, spesso di dimensioni assai grandi; e, soprat-<br />
tutto quest' ultimi, ci mostrano manifestissimo al centro un bel<br />
nucleo di color rosso-bruno (tendente al nero), di aspetto gra-<br />
nuloso. Riesce stupenda la reazione coli' acido solforico: si formano<br />
aggregati stellati di grossi cristalli di gesso, disposti come<br />
raggi di una sfera che si partano dal nucleo centrale.<br />
Il peduncolo fiorale, che nell' A. mexicana vedemmo ricchis-<br />
simo di sferiti, per lo più di enorme grossezza, ce ne offre anche,<br />
assai belli e grandi, di color giallo ranciato carico nell' ^. ap-<br />
planata; e bellissimi e assai abbondanti ne presentano anche i<br />
peduncoli dell' J.. yuccaefolia e dell'ari, filifera. Soprattutto in<br />
quest' ultima specie, l' aspetto e la distribuzione loro sono affatto<br />
simili a quelli descritti per r .4. mexicana: sono numerosissimi<br />
' Nelle foglie di Agave, striata Salm Dyck si trovano abbondanti<br />
sferocristalli di color giallo-cliiaro : essi riempiono ciascuno per in-<br />
tero una cellula, e si trovano in più cellule contigue.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 293<br />
€ regolarmente rotondi in alto, presso la superfìcie d'inser-<br />
zione del fiore; più in basso si raccolgono in masse più grosse,<br />
prevalentemente attorno ai fasci fibro-vascolari.<br />
Il fiore in nessuna delle specie da me studiate e sopra nomi-<br />
nate mostra la j-icchezza di tali contenuti, che fu trovata nel-<br />
y A. mexicana. Peraltro non ne ha assoluta mancanza: perché<br />
ne vediamo in quello dell' A. appianata, massime nella sua por-<br />
zione inferiore, e nella sua parte periferica esterna; nell' A. fili-<br />
fera, dove spesso, nel perigonio, sono sotto forma di piccole goc-<br />
cioline numerose nelle cellule; nella A. yuccaefolia; nell'^.<br />
strida. '<br />
Non se ne trovano affatto, o sono rarissimi, nell' A. ameri-<br />
cana, e ciò sorprende, essendo questa specie tanto affine al-<br />
l' A. mexicana, la quale, coms si é detto, ne è oltre ogni dire<br />
ricca, tenendo anche conto che gli esemplari delle due specie<br />
da me studiate hanno vegetato nello stesso terreno (R. Orto<br />
Botanico a Panisperna in Roma). Inoltre nell'^. americana<br />
mancano affatto anche nel peduncolo. Intanto è da notare che<br />
dove questo termina e s' inserisce il fiore, si trova quantità<br />
enorme di amido, che non solo sta nella guaina che circonda<br />
i fasci, ma riempie per intero tutta la massa del parenchima,<br />
e questa disposizione si continua nella porzione inferiore del-<br />
l' ovario.<br />
Forse c'è un rapporto fra l'amido e gli sferiti; perché, in<br />
generale, dove questi mancano o sono in assai scarso numero,<br />
ivi si trova amido in maggiore abbondanza e in grani più grossi;<br />
come (oltreché confrontando il peduncolo e il fiore dell' J.. ame-<br />
ricana con quelli dell'. 1. mexicana) si può vedere ad esempio<br />
nell'ai. Salmiana, dove la piccola brattea osservata é ripiena di<br />
sferiti, e il peduncolo e il fiore si può ritenere ne siano privi<br />
quasi del tutto; ma in questi troviamo la guaina vascolare ric-<br />
chissima di amido in grani assai grossi; e lo stesso fatto avviene<br />
pure nel peduncolo dell' A. polyacantha.<br />
* Neil' Agave Verschaffeltii Lemaire, si hanno nel perigonio specie<br />
di sferocristalll disposti a ciuffo, addossati ai fasci di rafidi d'ossa-<br />
lato di calcio, che ivi abbondano, e talvolta anche alla parete della<br />
cellula rafidofora. Sono solubili in acqua.
294 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Occupandomi io dello studio anatomico delle Amarillidacee,<br />
Ilo voluto estendere le osservazioni su questi contenuti, oltre-<br />
ché al genere Agave, anche a qualche altro genere che ho<br />
avuto fra mani.<br />
Nella Fourcroya gigantea Vent., le cellule che si trovano verso<br />
la periferia della foglia sono ripiene di sferiii aventi varia dimen-<br />
sione, colore giallo-chiaro, trasparenti. Si rassomigliano alquanto<br />
a quelli delle brattee dell'^. mexicana. Molti di essi stanno ad-<br />
dossati alle pareti cellulari. Danno la reazione sopraricordata del<br />
gesso. Inoltre lungo i fasci fibro-vascolari si trovano sovrap-<br />
posti in serie sferiti piuttosto grossi di color chiaro, che li ac-<br />
compagnano per la loro lunghezza. Essi presentano bellissima<br />
la reazione coli' acido solforico diluito. Malgrado 1' abbondanza<br />
di tali contenuti nella foglia, non ne ho riscontrati di somi-<br />
glianti in nessuna parte del flore della Fourcroya gigantea.<br />
Nella Polyanthes tuberosa L. si trovano nel parenchima della<br />
foglia speciali contenuti in forma di piccole sferettine incolore,<br />
sparse qua o là, ma soprattutto raccolte in appositi idioblasti,<br />
che ne sono zeppi, e del resto non hanno forma diversa dalle<br />
altre cellule del parenchima. Questi piccoli sferiti sono solubili<br />
in acqua, anche fredda, e danno evidentissima la reazione col-<br />
r acido solforico, formando belli aggruppamenti stellati di gesso.<br />
I generi fin qui nominati appartengono alla stessa tribù, che dal<br />
genere Agave prende nome, delle Agavee. Ma una simile sostanza<br />
precipitata per l' azione dell' alcool, ho rinvenuto in una pianta<br />
della tribù delle Amarillee, cioè nel Crinwn asiaticum L. Nella<br />
foglia di questa specie si trovano precipitati, aventi forma di<br />
ventaglio (forma già precedentemente ricordata), nel parenchi-<br />
ma, soprattutto attorno ai fasci e dentro a speciali cellule al-<br />
lungatissime sovrapposte in serie, che si ritrovano in queste fo-<br />
glie insieme alle cellule spirali, proprie di parecchie specie di<br />
Crìnum.<br />
Anche questi precipitati formano aggregati stellati di gesso<br />
assai belli, quando si trattano con acido solforico.<br />
Il Presidente, dopo aver fatto rilevare l'importanza dell'argomento<br />
trattato dal dott. Re specialmente dal punto di vista della
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 295<br />
fisiologia della nutrizione, dà la parola al Socio sig. Chiovenda che<br />
presenta la nota seguente e gli essiccati relativi.<br />
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />
ROMANA. PER E. CHIOVENDA.'<br />
Manipolo primo: Raiiuncolacee.<br />
Ranunculus montands var. Apenninus Chiov.<br />
R. moìitanus. Sang. ! Prodr. fi. rom., pag. 417 p. p.; Paol.,<br />
FI. march.., pag. 621; Ten. ! Syllog. fi. neap., pag. 270; Bald. e<br />
Pelosi! in Malp., I, pag. 190; Brocchi, Oss. nat. Apenn. Abruzzi,<br />
pag. 22.<br />
R. llllarsii Paol. in Malp., I, pag. 531.<br />
R. rhizomate obliquo, brevi, crasso, nigro, fìbris radicalibus<br />
divisis plus minusve longis praedito: foliis radicalibus petiolo<br />
limbo duplo vel magis longioribus: limbo rotundaio, 5-lobato,<br />
sinubus aciUis vel laeve obtusis quasi usque ad insertionem<br />
folium secantibus; lobis tlabellatini incisis, lobulis Hnearibus<br />
apice obtusis vel interdam subacutis. Caule erecto robusto,<br />
3-15 cm. longo, apice terete nunquam nec laevissime sulcato<br />
etiam in fructo, pilis adpressis hirto: Folio caulino unico infra<br />
medium sito, tripartito, foliolis lanceolatis, angustis acutissi-<br />
mis. Flore mediocre aureo: calyce patenti, hirsutulo, nervoso,<br />
in margine non scarioso et concolore: petalis apice obtusis, ro-<br />
tundatis, minime retusis, nectario parvo. Fructibus sublenticu-<br />
laribus, basi parum attenuatis, dorso rotundatis, carina parva<br />
percurso; rostro eximie uncinato sed non revoluto, carpello "/g<br />
breviori. Receptaculo ad basim glabro in '/^ inferiori sparse pi-<br />
loso et inde magis magisque pilosior ut denique in apice dense.<br />
Subs. a typicus Chiov. in herb. Rom. — R. caulibus 10-15 cm.<br />
elatis, rectis: foliis 1-2 cm. diametri, laciniis obtusissimis, si-<br />
nubus angustissimis: flore 1.30-2.20 cm.<br />
* Sotto questo titolo intraprendo la pubblicazione di una serie di<br />
comunicazioni, risultati dello studio che io vado facendo nell' Istituto<br />
botanico di Roma sul ricco materiale che il prof. Pirotta ha<br />
messo insieme per l'erbario romano.
296 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Sul mt. Viglio 14, VII, 1891; a Trinità e mi Autore 15,<br />
VII, 1891 (A. Terracciano !) ; a Fiumana presso Filettino, VII,<br />
1888; alla Foce e a Camporiano nei rat. Sirabruini, VI, 1887<br />
(Martelloni!), In Apenninis. Sul Cantro o Giglio sopra Filettino,<br />
12, VII, 1856 (Rolli!). Raccolto anche sul mt. Vettore, VII, 1830<br />
(Sanguinetti ! non gli esemplari della stessa località del VI, 37).<br />
f. parmilus (A. Terracciano!) Chiov.<br />
R. monianus var. parmtlus A. Terr. ! in Herb. R. H. Romani.<br />
R. caulibus gracilioribus, basi plerumque contortis 3-10 cm.<br />
elatis.<br />
Sul mt. Viglio, 14, IV, 1891; sul mt. Cotento, 12, VII, 1891<br />
(A. Terracciano!). Al piano di Caforchietto sopra Filettino, 13,<br />
IX, 1886; sul mt. Cotento, 26, IX, 1886; sul mt. Viglio (Baldini!);<br />
sul mt. Viglio a Moscosa e ad Obico, 14, XI, 1886 (Martelloni!).<br />
Neil' erbario Cesati si conservano due individui di questa va-<br />
rietà e precisamente della f. parvulus a cui furon mandati per<br />
la determinazione dal signor E. Levier dal quale furon raccolti:<br />
« In pascuis alpinis della Majella (sotto l' ultimo cono di mt. Amaro<br />
salendo da valle di Femminamorta presso Grotta Canuto) 7,<br />
Vili, 1873. »<br />
Il Cesati in apposita scheda scrisse:<br />
« Cfr. Boissier, FI. orient., I, pag. 40-1. R. Villarsii j3 et verum<br />
R. demissum (suum saltem) et specimen nostrum R. demissi. »<br />
Dalla descrizione del R. Villarsii fi sartorianus Boiss. la no-<br />
stra pianta differisce per quello che già dicemmo dell' avere le<br />
foglie circolari. Colla descrizione del R. demissus la nostra pianta<br />
concorda in tutto salvo che ha i carpelli evidentemente ca-<br />
renati.<br />
Nello stesso erbario Cesatiano si conserva pure un esemplare<br />
d' una forma del R. gracilis Schl. del Vallese raccolto dal Sud-<br />
der che si avvicina al nostro per le incisure delle foglie pro-<br />
tratte fin quasi all' inserzione, ma ne differisce per la gracilità<br />
di tutta la pianta, per le lacinie acute, ecc.<br />
Molti autori o danno come specie distinte forme assai prossime<br />
al R. montanus Wiild. o come varietà dello stesso. La<br />
forma tipica è assai frequente sulle Alpi e sulle montagne che<br />
da quelle derivano, ove io stesso l' ho ripetutamente potuto<br />
raccogliere.<br />
Le foglie nel tipo sono esattamente pentagonali, cioè essendo
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 297<br />
divise in cinque lobi e questi alla lor volta suddivisi, le sud-<br />
divisioni non sono lunghe come tutte le divisioni principali.<br />
Questo è il carattere più importante che m' indusse a separare<br />
questa forma del vero R. montanus Willd. en. hort. Ber.,<br />
pag. 598.<br />
A prima vista potrebbe sembrare il R. gracilis Schl., Cai. 1815,<br />
che il Gaudin, FI. helv., Ili, pag. 540, con molta ragione aggiunge<br />
al R. montanus; ma se ne distingue perchè la forma Schlei-<br />
cheriana ha le foglie radicali spesso solo 3-fide, sempre con la-<br />
cinie più strette ed acute; e pel caule gracile spessissimo quasi<br />
cascante. Di questa forma ho potuto esaminare esemplari non<br />
dubbi nell'erbario generale di questo Istituto botanico di Roma,<br />
ed io r ho più volte raccolta sulle Alpi Ossolane e Vallesane.<br />
La var. tenellus Gaud., loc. cit., non è che una forma sten-<br />
tata e nascente nei luoghi molto elevati e quindi locale.<br />
Nel Prodr. fi. Msp. di AVillk. e Lang., Ili, pag. 936, si danno<br />
di questa specie quattro varietà che tutte differiscono dalla no-<br />
stra pianta per avere le foglie radicali pentagonali.<br />
Nella Syyi. pi. vaso. mi. Pollini in Annuario R. I. B. Ro-<br />
mano, 1889-90, pag. 64, del sig. N. Terracciano è data una va-<br />
rietà sotto il nome di h Pollinensis.<br />
L' affinità del mt. Pollino colla parte dell' Appennino ove la<br />
nostra pianta cresce potrebbe far supporre che questa o quella<br />
possa venire ridotta: invece, dall' ispezione degli esemplari<br />
autoptici donati dall'autore all'erbario generale, mi pare si<br />
tratti di cosa ben diversa dal R. montanus Willd. et Auct. e<br />
che si debba piuttosto porre vicino al R. adimcus DC. per la<br />
forma delle foglie, del tricoma e specialmente del rostro e lo<br />
denomino R. Pollinensis (N. Terracciano) Chiov. '<br />
* R. Pollinensis CLiov.<br />
B. montanus b Pollinensis N. Terracc. ! Syn. pi. vaso. mt. Pollini<br />
in Ann. R. I. B. Romano, 1889-90, pag. 64.<br />
R. rhizomate horizontali vel obliquo, crassinsculo fibris crassis<br />
subsimplicibus, fuscis.<br />
Caulibus, simplicibus, usque ad 40 cm. longitudinis metientibus<br />
teretibus foliis uno-duobus. Foliis radicalibus longissime peduncu-<br />
latis, pedunculo 5-7 °* limbo lougiori pilis stricte adpressis hirtis<br />
limbo subrotundo 3-5 partito, lobis cuneato-rliomboideis apice prò-
298 ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA<br />
Questa nuova specie (che a mio parere sarebbe piuttosto da<br />
considerare come una varietà del R. aduncus DC.) differirebbe<br />
dalla nostra pianta per i seguenti caratteri : Il fusto è robustis-<br />
simo, alto 20-30 cm., sempre unifloro: la sommità del peduncolo<br />
fiorale é perfettamente cilindrica: il toro è scarsamente peloso<br />
e solo alla sommità: tutta la pianta é sparsa di peli bianchi più<br />
meno appressati.<br />
Non posso dire nulla di positivo intorno alla differenza dalle<br />
numerose specie create intorno al R. montanus dai sig. Jordan<br />
e Schur, mancandone gli esemplari autentici. Il R. montanus<br />
di Tenore, per ciò che mi risulta dall'ispezione di un suo esem-<br />
plare dell' erbario di Sanguinetti a cui fu mandato dal Tenore<br />
stesso e conservato nell'erbario generale dell'Istituto di Roma,<br />
appartiene assolutamente alla nostra varietà.<br />
funde 3-5 fidis, laciniis lanceolatis obtusiusculis, undique sed subtus<br />
praecipue pilis adpressis lutescentibus hirsutis, sinubus acutis se-<br />
paratis. Foliis caulinis 1-2 plerumque 3-partitis partitionibus lan-<br />
ceolatis, ad apicem longe atteuuatis interdum dentibus 1-2 praeditis.<br />
Pedicellis perfectissime teretibus nunquam etiam in fructu striati,<br />
bisutis pilis stricte adpressis. Corolla non vidi. Calice refiexo, se-<br />
palis ovatis, concavis, marginibus-scarioris, lutescentibus, hirsu-<br />
tis pili*- adpressis. Staminibus luteis anteris longitudine tripla la-<br />
titudinis, apice muticis. Carpellis subellipticis, convexiusculis,<br />
marginibiis, carina evidenti quanquam parva munitis, glaberrimis,<br />
laevibus, rostro '/j carpelli longo, apice revoluto.<br />
In pascuis montosis Calabriae Piano di Pollino, Vili, 1886; al Dol-<br />
cedorme, VII, 1886 (N. Terracciano !).<br />
Mi pax-e forma ben distinta da tutte le altre del R. montanus^<br />
Villarsii, aduncus, Gouani, gracilis, ecc., per i sepali muniti di mar-<br />
gini, colorati, giallastri, subscariosi, larghi iìno a 2 mm. Nel R. aurasiacus<br />
Pomel i sepali presentano questo carattere ; ma la pianta del<br />
Terracciano se ne distingue per la forma delle lacinie fogliari e<br />
specialmente per la forma della foglie caulinari.<br />
Dal R. aduncus Gren. Godr., cui è vicina più che ad alcun' altra<br />
specie, oltre che per la scariosità dei sepali più larga, differisce per<br />
le antere lungha 4 volte la lavgezza e per la maniera di divisione<br />
delle foglie.<br />
var. minor Chiov.<br />
R. montanus N. Terracc. ! FI. poli, syn., pag. 66 non Willd.<br />
R. caulibus 8-15 cm. elatis: foliis 4-6 cm. diametri, laciniis obtu-<br />
siusculis: flore 2-3 cm. diametri, foliis caulinis plerumque 2, 3-fidis,<br />
laciniis angustia.<br />
Schiena di Pollino, VIII, 1885 (N. Terracciano!).
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 299<br />
Ranunculus neapolitanus Ten.!<br />
R. neapolitanus Ten.! Syll. fl. neap. app., V, pag. 15; Bert., FI.<br />
it., V, pag. 556; Sang.! Prodr fi. rom., pag. 419; Nym., Consp.,<br />
pag. 12; Are, Comp. it., pag. 13; Ces.! Pass. Gib., Comp. it., pag. 880.<br />
R. palastris Griseb., FI. europ., pag. 15 p. p.<br />
! non L.<br />
11 Sanguinetti, loc. cit., descrive la specie, ma non dice nes-<br />
suna località in cui essa sia stata rinvenuta. Di tutti gli altri<br />
autori, eh' io mi sappia, nessuno fin' ora l'ha data dell'Agro ro-<br />
mano, in cui si trova ed é forse più diffusa di quello che si<br />
crede.<br />
Nell'erbario romano si conservano esemplari raccolti dal<br />
dott. A. Terracciano nei dintorni del promontorio Circello, dal<br />
piano d'Orlando al Telegrafo, 19, V, 1888; da S. Felice alla<br />
Mola, 12, V, 1888; nella Macchia Giacchetti, 18, V, 1888. E nel-<br />
r erbario generale a Pizzoli, 1828 (Herb. Mauri, legit D. Cec-<br />
chetti!): Villa Borghese, VI e IV, 1830 (Sanguinetti).<br />
Gli esemplari dell' isola di Creta a Kissomos, 2, V, 1884 (Re-<br />
verchon !) come pure quelli d'Istria raccolti dal Tommasini!<br />
corrispondono perfettamente alle nostre piante.<br />
Oltre a questi esemplari ch'io ritengo tipici, corrispondendo<br />
essi perfettamente agli autoptici Tenoreani dell' erbario Sangui-<br />
netti e di quello Cesati, se ne conserva uno nell'erbario romano<br />
che di gran lunga se ne scosta, mostrando in sé non dubbi<br />
segni d' ibridismo.<br />
La pianta è assai meno pelosa ed i peli che ha sono bianchi<br />
e non appressati come nel vero R. neapolitanus, ma patenti e<br />
spesso nei picciuoli e nella base dei fusti quasi reflessi.<br />
L'esemplare è unico e per di più non ha i frutti maturi;<br />
però la forma del pistillo mi pare sia quella del R. neapolitanus:<br />
le fibre radicali non sono cosi fortemente ingrossate, ma<br />
molto meno, quantunque lo siano evidentemente.<br />
Sospetto assai che si tratti di qualche ibrido del R. Sar-<br />
dous X neapolitanus, ma non posso asserirlo per la mancanza<br />
di materiale; corrisponde per altro sufficientemente bene alla<br />
descrizione che il Presi {Delie, vrag., pag. 9) dà di un suo<br />
R. pratensis, di cui vedi Freyn in Flora, 1880, serie li,<br />
voi. XXXVU, n. 13, pag. 215.
300 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Per il calice reflesso ed i peli bianchi, patenti, si avvicine-<br />
rebbe pure al R. Aleae Willk., da cui però differisce per le<br />
foglie radicali, che hanno la fogliolina mediana assai più breve-<br />
mente picciolettata, e spesso confluente colle due laterali, per<br />
la form.a dello stelo, per il bulbo radicale quasi perfettamente<br />
nullo come è appunto nel R. neapoliianus.<br />
V unico esemplare fu raccolto dal dott. A, Terracciano al Te-<br />
staccio in Roma, 15, V, 86.<br />
Ranuncdlus Aleae Willk.<br />
R. buWosiis Auct. fi. tnerìd. praec. medit max. parte.<br />
R. monspeliacus Alea pi. exsicc. non L. fide Willk.<br />
R. Aleae Willk., Pug. pi. nov. in Linnaea, 1859, XXX, pag. 84;<br />
Willk. et Lange, Proclr. fi. hisp.. Ili, pag. 931; Amo, FI. iber., VI,<br />
pag. 718; Willk., Illustr. /?. Hisp. et Bai., I, pag. 101, tab. LXIII, f. B ;<br />
Rouy, Bull. soc. ì)ot. frang., 18S1, XXVIII, pag. 64; Timb.-Lagr.,<br />
FI. Comi), in Rev. de Bot., 1892, X, pag. 27. Baenitz.! Herh. europ.;<br />
Terracc! Contr. fi. Rom. in Nuovo Giorn. bot. it., 1891, XXIII,<br />
pag. 498-9, 500.<br />
R. bulbosus var. meridionalis Levier! Herb. etrusc. exsicc;<br />
Terracc! Contr. fi. Rom. in Nuovo Giorn. bot. it., 1891, XXIII,<br />
pag. 499.<br />
R. bulbosus B napulosus Caldesi, FI. fav. tent. in Nuovo<br />
Giorn. bot. ital., XI, 1879, pag. 327; Bolzon, App. fi. trev. in<br />
Bull. Soc bot. ital., 1892, pag. 264.<br />
R. neapoliianus Ces.! hef^b. quaed. pi. florentina.<br />
R. dense et undique albo-pilosus, pilis patentibus, rarissime<br />
subglabro; basi bulbosus, fibris radicalibus, simplicibus, napifor-<br />
mibus, crassis ad apicem abrupte acuminatis. Foliis radicalibus<br />
longiuscule petiolatis, imis brevius ; omnibus 3-natis, foliolis<br />
rhombeo-ovatis, dentato-laciniatis, interdum profunde incisis<br />
dentibus acutiusculis vel obtusis, foliolo medio semper longe pe-<br />
tiolulato, petiolulo quandoque ut limbo longo.<br />
Caule crasso erectissimo, plerumque recto; fìstuloso, sulcato.<br />
Foliis caulinis radicalibus simillimis. Floribus, numerosis, raro<br />
paucis, rarissimae plantae uniflorae, speciosis aureis usque 2 cm.<br />
diametri attingentibus; petalis aureis, partem inferiorem dimi-<br />
diam ad unguem macula nititente coloratiori pictis, apice vix
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 301<br />
ne vix emarginatis; sepalis patentibus hirtis, luteolis, nervosis<br />
sed nunquam marginibus scarioris. Staminibus aureis gyneceura<br />
viridem aequantibus. Carpellis ellipticis basi vix angusta! is, la-<br />
teribus planis, rostro \\ longitudinis akenii longo laeve arcuato,<br />
margine dorsali anguste carinato.<br />
È specie propria dell' Europa meridionale e specialmente della<br />
regione mediterranea, e comune in tutta l'Italia come mi ha<br />
potuto provare l' ispezione dell' erbario generale di questo Isti-<br />
tuto ed il mio privato in cui si trovano esemplari da me raccolti<br />
nel Canton Ticino a Locamo, in Val Ganna, nel!' Ossola sul<br />
monte Calvario, ecc.<br />
Dal R. ìJuWosus L. tipico, che è comune nelle pianure dell'Eu-<br />
ropa centrale e in Italia piuttosto nei luoghi montuosi,* il<br />
i?. Aleac si distingue per essere pianta molto più sviluppata e<br />
quasi sempre lanuginosa: per le fibre radicali sempre tutte na-<br />
piformi molto più grosse e pei fusti generalmente più ramosi,<br />
sempre eretti, mentre nel buWosus sono alla base sdraiati e<br />
quindi arcuato-ascendenti: pei picciuoli e fusti con peli quasi<br />
reflessi e non eretto-patenti od orizzontali: per la lamina delle<br />
foglie radicali colla fogliolina mediana più brevemente picciolet-<br />
tata spesso sessile; e per 1 seni ottusi sempre, mentre nel pul-<br />
bosiis spessissimo sono acuti.<br />
Nel biclbosus gli achenii sono lenticolari con rostro diritto<br />
lungo ';, dell' achenio con margine dorsale strettamente care-<br />
nato e le foglie un po' convesse.<br />
I signori Willkomm e Lange distinguono le seguenti varietà :<br />
^ DENTATUS Freyn.<br />
R. Aleae j3 dentatus Freyn in Willk. et Lang., Prodr., III, 931 ;<br />
Willk., IllHStr., I, tom. LXIV, fase. II, 1-3.<br />
Questa varietà non è che una forma di passaggio tra la var.<br />
genuinits Freyn. e la y laciniatus Freyn. Qui nell'Agro romano<br />
si trova promiscuamente mista colla forma genumus.<br />
7 LACINIATUS Freyn.<br />
R. Aleae y laciniaius Freyn in Willk. et Lang., loc. cit. ;<br />
Willk., Illustr., I, pag. 102, tom. LXIV, fase. III.<br />
' Ne ho potuto studiare esemplari bellissimi nell' erbario Cesa-<br />
tiano provenienti dall' Austria, Germania, Inghilterra, ecc.
302 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
La si trova diffusa qua e là promiscuamente colle due va-<br />
rietà precedenti e colla seguente. '<br />
d MULTiFLORUS Freyn.<br />
R. Aleae S muUiflorus Frej^n. in Willk. Lang., loc. cit.; Lev.<br />
Somm., Add. fi. Etr. in Nuov. Giorii. bot. ital., 1891, voi. XXIII,<br />
pag. 246.<br />
Predilige più di ogni altro luogo i prati dei colli, ma è co-<br />
munissimo.<br />
f ALPESTRIS Willk.<br />
R. Aleae s alpestris Willk., Ilhistr., I, tom. LXIV, fase. I.<br />
Neil' erbario romano esiste un solo esemplare di questa forma<br />
a cauli umili uniflori raccolto dal dott. A. Terracciano sul monte<br />
Gennaro.<br />
Io posso aggiungervi la seguente.<br />
e GLABRESCENS ChiOV.<br />
Tota pianta pilis raris induta: floribus paucioribus longius<br />
pedunculatis. Forma intermedia inter R. Aleae et R. bulbosus.<br />
Gli esemplari raccolti ad Anzio e Nettuno, 10, V, 1888 (Pi-<br />
rotta!); a Cineto Romano, 13, V, 1891 (Pir. Terr.!), segnano un<br />
principio di transizione che si accentua di più in un esemplare<br />
raccolto a S. Paolo, 6, V, 1888 (Pirotta!); finché un esemplare<br />
raccolto sul monte Gennaro, 6, VI, 1891 (A. Terracc!) segna<br />
perfettamente il punto intermedio tra le due specie, avendo tutto<br />
*<br />
f. monfanus Chiov.<br />
R. hulhosus Carest. ! in herb. Cesati!<br />
R. radicibus omnibus vix carnosulis, per totam longitudinem fìbril-<br />
lis tennis brevibusque tectis : bulbo pai'vo : foliis ternatis foliolis<br />
profunde et irregulariter laciniatis ; medio petiolulo limbi dimidium<br />
acquanti. Pianta pilis patentissimis subflavescentibus tecta. Flores<br />
permagnis 1-3, calyce in anthesi reflex© : foliis floralibus summis<br />
multifidis.<br />
Dintorni di Riva in Valsesia (Carestia!).<br />
Dintorni di Susa alla Brunetta (Cesati!).<br />
Differisce dal la:iniatus Freyn tipico per le radici assai meno car-<br />
nose, pel bulbo più piccolo e per il peziolulo mediano nelle foglie<br />
radicali un po' più breve.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 303<br />
l'aspetto, il colore e l' indumento del R. bulbosics L., ma i pe-<br />
duncoli e le radici del R. Aleae. '<br />
Il prof. Pirotta presenta infine i seguenti :<br />
TRE CASI TERATOLOGICI. PER IL PROF. R. PIROTTA.<br />
1° In alcune piante di Urtica membranacea le infiorescenze<br />
che si svolgono dall' ascella delle foglie fiorali inferiori si sono<br />
saldate due a due per il tratto di tutta la lunghezza del pedun-<br />
colo e di porzione della parte fertile, rimanendo per il restante<br />
tratto (circa due terzi della lunghezza totale) libere. La salda-<br />
tura è fatta in modo, che la dorsiventralità della porzione sal-<br />
data è molto più accentuata che non quella della porzione li-<br />
bera. Il prof. Pirotta espone delle considerazioni suggeritegli<br />
dallo studio di questa anomalia intorno la struttura e la mor-<br />
fologia delle infiorescenze delle specie del genere Urtica.<br />
2° Il fusto di una specie di Dioscorea indeterminata che vive<br />
neir Orto botanico di Roma presentò nello scorso anno un caso<br />
interessante di torsione e di fusione di alcuni rami. La fusione<br />
è per certi tratti cosi completa, che il ramo di tal maniera pro-<br />
dotto, salvo le maggiori dimensioni, ha l'aspetto esteriore di un<br />
fusto normale : per altri tratti é tale, che lascia manifestamente<br />
distinguere i due rami fusi. Alcuni rami, dopo essersi fusi e di<br />
nuovo separati, si tornano a fondere. Il prof. Pirotta mostra le<br />
variazioni considerevoli portate nella disposizione fillotassica da<br />
queste profonde alterazioni dell'asse del germoglio.<br />
3° In una seminagione di Fave un seme germogliando pre-<br />
sentò fuori del suolo due assi epicotilei, sotto il suolo però una<br />
sola radice primaria. I cotiledoni non erano stati sollevati in<br />
alto e dei due fusticini l'uno era un po' più sviluppato e ro-<br />
busto e corrispondente per posizione a quello normale, l' altro<br />
più gracile e un po' più corto usciva tra i cotiledoni e il punto<br />
' Credo che sia inedita una varietà del R. hulbosus Li. tipico bel-<br />
lissima che si conserva nell'erbario Cesatiano sotto il nome, di<br />
R. hulbosus f. stricta Ces. ! da<br />
lui raccolto a Milano, 21, V, 1840.<br />
Differisce per avere cauli ramosi coi rami uniflori e tutti parallelamente<br />
tra loro eratti e quasi fastigiati.
304 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
d' inserzione di questi sul primo. A primo aspetto sembrerebbe<br />
trattarsi di un caso di poliembrionia; ma la presenza di un<br />
solo paio di cotiledoni normali e di una sola radice primaria,<br />
e la posizione relativa dei due germogli mostra che si ha a<br />
fare collo sviluppo di una gemma all'ascella di uno dei cotile-<br />
doni, caso che, a quanto pare, non è molto frequente.<br />
Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza dell' 8 aprile 1892.<br />
11 Presidente Arcangeli aperta l'adunanza prende la parola per<br />
commemorare nei seguenti termini la perdita del Socio prof. Ago-<br />
stino Todaro :<br />
« Agostino Todaro nacque in Palermo il 14 giugno 1818. Quantunque<br />
egli si fosse principalmente dedicato alle scienze giuridiche,<br />
non tardò a manifestare una speciale inclinazione per gli studi bo-<br />
tanici, che coltivò con amore, e nei quali ben presto si distinse.<br />
« In seguito ai suoi meriti, chiamato all'insegnamento della<br />
Botanica nella R. Università di Palermo ed alla direzione dell'Orto<br />
botanico di quella città, continuò a coltivare con pari successo e<br />
con 1' ammirazione di tutti le scienze del Diritto e la Botanica,<br />
onde fu ad un tempo eminente botanico e giureconsulto. Egli pubblicò<br />
numerosi lavori che valsero non solo ad illustrare la Flora<br />
siciliana, ma contribuirono pure efficacemente al progresso degli<br />
studi fitografìci nella nostra penisola. Oltre le numerose pubbli-<br />
cazioni sulle piante siciliane e le sue exsiccata, meritano di essere<br />
ricordati i suoi scritti sulle piante coltivate nel R. Orto di Palermo,<br />
i suoi lavori sui Cotoni, ed il suo Hortus hotanicus panormttanus,<br />
opera di pregio singolare per la ricca serie di nuove specie che vi<br />
sono descritte e figurate, alla quale dette principio nel 1876, e che<br />
continuò a pubblicare fino alla sua morte. Ad attestare inoltre de-<br />
gli alti suoi meriti valgono pure le onorificenze a lui tributate, il<br />
genere Todaroa a lui dedicato da Parlatore e le numerose specie<br />
fregiate del suo nome.<br />
< Di sentimenti altamente liberali, e di rara modestia, egli ebbe<br />
a disimpegnare uffici ragguardevoli nella sua Palermo, e nel 1879<br />
fu nominato Senatore. Egli fu pure socio promotore e fondatore di<br />
questa nostra Società.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 305<br />
« All' elevatezza dell' ingegno egli accoppiò singolare acutezza nelr<br />
osservare, e fu di modi cortesi, affettuoso cogli amici e padre di<br />
famiglia esemplare.<br />
« Spirava in Palermo il 18 dell'aprile decorso in mezzo al vivo rim-<br />
pianto di tutti i suoi amici e di coloro che ne ammii-arono le doti. »<br />
L'archivista Martelli presenta i seguenti doni pervenuti alla Bi-<br />
blioteca sociale :<br />
Dalla Società Botanica di Copenhague :<br />
Botanisk Tidsskrift udgi-<br />
vet af den botaniske Forening i Kjobenhavn (voi. 18, fase. 1). Kjobenhavn<br />
1892. — Meddelelser fra den botaniske Foreningi Kjobenhavn<br />
1891.<br />
Dalla Experiment Station of the Kansas state agricultural Cool-<br />
lege Manhattan (Botanical departement). Bullettin of the Kansas etc.<br />
N. 22-23. Topecha 1892.<br />
Dalla Scuola Nazionale di Montpellier: Annales de l'Ecole Natio-<br />
naie d'Agriculture de Montpellier (Tome 5«). Montpellier 1890.<br />
Dal prof. C. Marangoni : Marangoni. Replica alle considerazioni<br />
e proposte del prof. Guelfo Cavanna intorno ai programmi per V insegnamento<br />
della Storia naturale nelle scuole classiche. Firenze 1892.<br />
Dal prof. N. Passerini. Sulla quantità di rame che si ritrova negli<br />
aceti ottenuti con vinaccie provenienti da viti trattate con polti-<br />
glia cupro-calcica. Firenze 1892.<br />
Dal Samen-Control-Station di Vienna ; Weinzierl, T. Die qualita-<br />
tive Beschaffenheit der Getredekòrnerente des Jahres 1887-88-89 in<br />
Niederosterreich. Wien 1888. — Die Untersuchung der Samereien<br />
des Handels. AVien 1889. — Ergebnisse der in den Jahren 1888<br />
und 1889 eingeleiteten feldmassigen Futterbau-Versuche in Nieder-<br />
osterreich. Wien 1890. — Getreidesameubau-Anstalten in Nieder-<br />
osterreich und die Untersuchungsresultate der 1891 — er Ernte.<br />
Wien 1892. — XI Jahresbericht der Samen-Control-Station der k. k.<br />
Landwirthschafts-Gesellschaft in Wien fiJr das Berichtsiahr 1890-<br />
1891. Wien 1892. — Wirkungskreis und Thàtigkeit der Samen-Con-<br />
trol-Station. Wien 1889-90. — Verzeichnis der publicationen der Samen-Control-Station<br />
in Wien. Wien 1881. — Sakellario D. Apparate<br />
und Hilfsmittel zur Samencontrole. Wien 1891.<br />
Il Presidente informa la Società di aver ricevuto dal prof. Maran-<br />
goni una cartolina nella quale questi dichiara di non essere stato<br />
l'autore dei programmi per le Scuole secondarie, dei quali la Società<br />
ebbe ad occuparsi.<br />
Viene letta da Martelli una lettera dall'Affrica del Socio Achille<br />
Terracciano, il quale dà conto del proprio viaggio ed accenna al de-<br />
siderio che la Presidenza della Società esprima al comandante della<br />
R. N. Scilla, cav. Cassanello, ringraziamenti per il valido aiuto ricevutone<br />
neir effettuare le sue raccolte, invitandolo nell' interesse<br />
della scienza ad occuparsi in avvenire delle raccolte botaniche come<br />
già fece di quelle zoologiche.<br />
Bull, cella Soc. hot. Hai. 20
306 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Il voto del Socio Terracciano viene accolto all' unanimità ed il<br />
Presidente accetta l'incarico di scrivere al comandante della xS'ciVZa.<br />
Martelli rende conto delle sue Osservazioni critiche sopra gli<br />
Astragali italiani^ che per la loro mole non possono trovar posto<br />
nel Bullettino.<br />
Viene presentata la nota seguente del Socio Goiran:<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
(Continuazione).<br />
Paronychieae.<br />
144. Herniaria Mrsuta L. — Rara. AI piede dei muri a Olive<br />
in Valle di Montorio. Comunissima invece H. glabra L.<br />
145. Sclerantlms annuus L. — Comune dal piano sino alla<br />
zona subalpina nei campi e nei pascoli: per esempio nella Col-<br />
lina veronese sopra Qmnzano, nel M. Serbavo e nel M. No-<br />
vesago fra Valpantena e Valle di Squaranto, in Val d'Adige<br />
presso Domegliara, sopra i Tradii ecc.<br />
Tamakiscineae.<br />
146. Mijricaria germanica. L. — Nelle ghiaie dieW Adige;<br />
per esempio presso Verona a valle del ponte ferroviario.<br />
Hypericineae.<br />
147. Hypericum Androsaemum L. — Raro. Alle Ferrazze;<br />
in Valpantena nel Vaio del Paradiso presso Grezzana ; nella<br />
Valle dell" Alpone; presso il Vicentino S. Giovanni Uarione;<br />
ai Finetiì, Figarolo, Celore presso Tregnago ed Illasi.<br />
148. H. perforatum L. — Comunissimo. Colla forma tipica si<br />
incontra frequentemente in tutta la zona la varietà corrispon-<br />
dente a H. veronense (Sdir.). Nei luoghi elevati, per esempio<br />
in M. Malèra, la varietà alpinmn (Pari.).<br />
149. H. niontanum L. — In tutta la zona frequentissimo dal<br />
piano alla zona subalpina.<br />
150. H. Richeri Vili. — Pascoli elevati; presso Chiesanova,<br />
Tradii, S. Anna d'Alfaedo ecc.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 307<br />
151. //. Coris L. — Raro. Lungo il sentiero che da Rocca<br />
Pia conduce al Buso del Gatto.<br />
Si coltiva in qualche giardino //. calijcinum che comincia a<br />
mostrarsi sporadicamente qua e là.<br />
TiLIACEAE.<br />
152. Tilia platyphìjlla Scop. — Luoghi boschivi e selvatici;<br />
qua e là in tutta la zona: in Val d'Adige alle falde del M. Pa-<br />
stello, Erhezzo, Chiesanova, ai Tradii ecc., ecc. — Fruct.<br />
153. T. ubnifolia Scop. — In tutta la zona nei luoghi bo-<br />
schivi, più comune del precedente e forse in unione con la<br />
varietà intermedia (Heyn.)- — Fruct.<br />
Malvaceae.<br />
154. Malva Alcea L. — Luoghi boschivi in tutta la zona dalla<br />
collina alla zona montana elevata. Frequentemente s' incontra<br />
la var. corrispondente a M. Morenii Pollin., per esempio a<br />
S. Anna d'Alfaedo, al Ponte di Veia, presso Tregnago e Co-<br />
golo in Valle d' Illasi, a Vestena, a Ronca ecc., ecc.<br />
155. Althaea offìcinalis L. — Lungo i fossi e le vie in Val-<br />
pantena, presso Caldiero, S. Bonifacio.<br />
156. A. cannahina L. — Fossi e siepi dal piano alla zona<br />
montana in tutta la regione: per esempio appena fuori Porta<br />
Vescovo di Verona (m. 58) all' ingresso in Valpantena ed a<br />
Rovere di Velo (m. 843), Vestena (m. 510) ecc., ecc. — Si in-<br />
contra di frequente in unione alla varietà corrispondente a<br />
A. narbonensis Pourr., che ho osservato sopra Gì'czzana a<br />
Romagnano e nel M. Gazo.<br />
157. A. hirsuta L. — Non comune. Lungo le strade ed il<br />
margine dei campi presso Tregnago nel M. Belocca ed ai Fi-<br />
netti ; a Vestena, Castelvero ecc.<br />
158. A. pallida W. et. K. — Rara nella regione. Sugli spalti<br />
di Castel S. Felice a Ve7'0tia, nel Castel di Montorio e sotto a<br />
questo nella Villa dell'avvocato Luigi Gemma ove è copiosa; in<br />
Valle d' Illasi a Badia Calavena. — Forse inselvatichita da<br />
tempo: porta il nome volgare di Rosa marina.<br />
Si incontra qua e là, fatta quasi selvatica, A. rosea Cav. in<br />
unione alla varietà corrispondente ad A. SiWiorpii Boiss. —
303 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
È questa una pianta molto resistente, e si trova in fiore ad inverno<br />
anche inoltrato nei giardini. Regge anche in zone assai elevate,<br />
avendola io osservata ad altitudini superiori anche ai 1000 metri.<br />
159. HWiscus Trionum L. — Nella Collina veronese presso l'ul-<br />
tima delle Torri Massimiliane in campi aridissimi e con esem-<br />
plari nani affatto : nel M. Cucco, a Loirago, nel M. Gazo sopra<br />
Grezzana; ai Menegai, Prà delVAcqua, Serbaro \erso la Valle eli<br />
Squaranto ecc. e quindi sino a toccare altitudini d'oltre 500 metri.<br />
Nella regione si incontra qua e là, quasi fatto selvatico, H. sy-<br />
-riacus L.: per esempio in Valpantena presso Marzana, ed in<br />
altri luoghi.<br />
Geraniaceae.<br />
160. Geranium sanguineum L. — Luoghi selvatici dalla col-<br />
lina a tutta la zona montana.<br />
161. G. phaèiim L. var. lividiun Koch. — Prati della zona<br />
montana.<br />
162. G. inisillum L. — Muri, siepi, luoghi rupestri: in Val-<br />
pantena presso Grezzana (m. 165), nel M. Masua (m. 923), a<br />
Roccapia (m. 1229) ecc.<br />
163. G. rotundifolìum L. — Lungo le siepi e le vie, nei<br />
muri ecc. Presso Grezzana in Valpantena, nella Valle di Squa-<br />
ranto, presso Avesa, in Valpolicella ecc.<br />
164. G. liicidum L. — Luoghi umidi nel Vaio dell'Anguilla,<br />
e fra le rupi al Corno d'Aquilio (m. 1546) ecc., ecc.: però non<br />
comune.<br />
165. G. nodosum L. — Luoghi selvatici della zona montana.<br />
166. Impatiens Noli-tangere L. — Luoghi erbosi umidi sotto<br />
ai Covoli di Velo presso la Contrada Torneri.<br />
167. Oxalis Acetosella L. — Luoghi selvatici nel Vaio del-<br />
l'Anguilla, ai Tradii, Rovere di Velo ecc. — Fruct.<br />
168. 0. strida L. — Luoghi ombrosi, lungo i fossi, ortaglie,<br />
nelle parti basse di tutta la zona.<br />
169. 0. corniculata L. — Muri, luoghi coltivati, lungo le strade<br />
in tutta la zona: tocca altitudini comprese fra 360 m., per esempio<br />
Romagnano sopra Grezzana, e 728 m., per esempio Cerro. —<br />
Nelle ortaglie di Verona si trova la var. purj^urea Pari.<br />
170. Linwn nodiflorura L. — Raro. Nei campi coltivati a<br />
Mezzane di sopra (15 settembre 1892) ; presso Mezzane è stato
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 309<br />
pure raccolto da Caro Massaiongo. Questa bella specie sembra<br />
scomparsa dalla Valdonega nella collina veronese, ove era stata<br />
indicata da Segaier.<br />
171. L. gallìcum L. — Pascoli secchi: sopra Quinzano, al<br />
Castel di Montorio, nel M. Cavolo sopra Grezzana, a Centro ecc.<br />
172. L. viscosum L. — Luoghi rupestri e selvatici a Velo,<br />
presso Giazza ecc.<br />
173. L. tenuìfoUum L. — Luoghi aridi sassosi in tutta la regione<br />
nella zona della collina e nella montana; penetra nella subalpina.<br />
174. L. catharticum L. — Prati, pascoli, luoghi boschivi in<br />
tutta la regione sino alla zona alpina.<br />
175. L. usitatissìmuni L. — L' ho trovato coltivato in qualche<br />
luogo, per esempio a Spredino di Grezzana, ed a Campo-<br />
strin presso Sant" Anna d"Alfaedo ecc.: ma si incontra fatto<br />
selvatico in più punti; alla Cà del Bosso presso i Bertasi (Breo-<br />
nio), a Fané nell'alta Valpolicella, a S. Francesco, a Rovere<br />
di Velo, presso Tregyiago ecc.<br />
176. L. alpinum L. = L. narbonense Pollin., FI. ver. non L. —<br />
Pascoli e luoghi selvatici elevati; per esempio in M. Maiella.<br />
Rdtaceae.<br />
177. Tribulus terrestìHs L. — Lungo le vie e nei campi nei<br />
dintorni di Verona.<br />
178. Ruta graveolens L. — Muri e luoghi rupestri; certa-<br />
mente inselvatichita. Nella città stessa di Verona a S. Giovanni<br />
in Valle; nella Collina veronese in Valdonega ecc.; a Prà<br />
delVAcqua verso il Vaio di Squaranto; presso Tregnago ecc.<br />
179. Dictamnus albus L. — Luoghi selvatici e rupestri; in<br />
Val d'Adige nel M. Pastello e Pastelletto, nel Colle delle Un-<br />
gherine, nel Vaio dell" Anguilla, neWdi Valle di Squaranto, nella.<br />
Valle d^ Illasi ecc.<br />
Anagardiageae.<br />
180. Pistacia TereMnthus L. — Luoghi rupestri in Valpoli-<br />
cella, in M. Novesago verso la Valle di Squaranto, in Valle di<br />
Mezzane ecc.<br />
181. Rhus Cotinus L. — Luoghi rupestri della collina e della<br />
zona montana in tutta la regione. — Fruct. — Vanamente ho
310<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
cercato R. loriceria in Val d'Adige alle falde di M. Pastello<br />
ove é stato indicato da Moreni. — Si incontra sporadico R. Tijphìnum.<br />
— É quasi inselvaticliito Ailanthus glandulosa.<br />
Rhamnaceae.<br />
182. Evonijmus latifolius Scop. — Raro. Luoghi boschivi r<br />
nella Valle di Squaranto al principio del sentiero che conduce<br />
a Casale di sotto, e presso S. Bartolommeo Tedesco. — Fruct.<br />
183. Ilex AquifoUwn L. — Luoghi selvatici al principio della<br />
Valfredda al passo della Sega; tra CorMolo e Chiesanuova<br />
nel M. Belocca sopra Tregnago : nella Valpantena, forse acci-<br />
dentalmente, a Marcili, ove se ne trova una pianta in un muro.<br />
184. Rhamnus catharticus L. — Luoghi boschivi della zona<br />
montana in tutta la regione. — Fruct.<br />
185. R. saxatilis L. — Luoghi rocciosi dalla collina alla zona<br />
subalpina. — Fruct.<br />
186. R. pumila L. — Fessure delle rupi: ovunque al disopra<br />
degli 800 metri di altitudine.<br />
187. R. Frangula L. — Nel mese di settembre ho trovata<br />
piante in fiore in una siepe appena fuori di Porta Vescovo.<br />
In Verona a S. Giovanni in Valle e nel Giardino Giusti,<br />
presso Lavagne ecc. ho osservato individui affatto inselvatichiti<br />
di R. Alaternus L.<br />
188. ZizijpUus saliva Gaertn. — Nella Collina veronese sopra<br />
Quinto di Valpantena ecc. — Raramente fruttifica.<br />
189. Paliurus australis Gaertn. — Siepi nella Collina vero-<br />
nese, nella Valpantena ecc. — Si trova in fiore anche ad au-<br />
tunno inoltrato.<br />
190. Vitis vinifera L. — Luoghi selvatici e boschi della col-<br />
lina e della zona montana in tutta la regione. — Fruct.<br />
Sapindaceae.<br />
191. Acer Pseudoplatanus L. — Boschi nella zona montana<br />
elevata e nella subalpina della intera regione. — Fruct.<br />
192. Staphijlea pinnata L. — Rara. Boschi e luoghi selvatici<br />
presso Cogolo in Valle d' Illasi. È indicata da Ciro Pollini presso<br />
Caldiero, ma io non mi sono mai imbattuto in essa.<br />
;
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 311<br />
Si dà lettura del seguente :<br />
CONTRIBUTO ALLA FLORA DELL' ELBA. PEL DOTTOR<br />
P. BOLZON.<br />
In alcune brevi note, inserite nella Riv. IL di Scienze Natu-<br />
rali di Siena, ho riferito il risultato di parecchie erborazioni<br />
da me fatte all' Elba, nelle quali figurano una sessantina di spe-<br />
cie nuove per essa, di cui almeno metà nuove per 1' Arcipelago<br />
Tospano e due anche per la Toscana. '<br />
Ora, mentre mi occupo anche di crittogame, campo all'Elba<br />
fin' ora inesplorato o tutt'al più appena sfiorato, mano amano<br />
che allargo le mie ricerche vado trovando altre novità in fatto<br />
di fanerogame, che credo non inutile comunicare ai colleghi<br />
della Società botanica italiana.<br />
Mesembri/anihemum acinaciforme L. Ho notato fin dall'anno<br />
scorso questa splendida Ficoidea, indigena del Capo di Buona<br />
Speranza, frequentemente inselvatichita nei colli presso Porto-<br />
ferraio; sono sua stazione i luoghi aridi, sabbiosi o rocciosi lungo<br />
le strade o sui colli aprichi, come al torte S.' Cloud, presso il Ci-<br />
mitero e in altre località. I petali di questi fiori, numerosi e<br />
d' un bel color porpora, quando il sole splende hanno una re-<br />
golare disposizione raggiata, talché col loro assieme i fiori formano<br />
dei superbi tappeti porporini stesi sui declivi rocciosi dei<br />
poggi e pendenti ai margini di questi a guisa di festoni; quando<br />
il tempo é piovoso o di notte i petali si piegano in dentro e<br />
ricoprono il disco del fiore, cosicché, a distanza, ne é tolta la<br />
vivace appariscenza dell'assieme. Riferisc^emi l' ing. Pullé, di-<br />
morante air isola da parecchi anni, di sapere per certo che vi<br />
fu introdotto una trentina d'anni fa, e il largo sviluppo che ha<br />
preso in questo frattempo mostra quanto 1' Elba è adatta al suo<br />
crescere; secondo il prof. Arcangeli (Comp.) non entra ancora<br />
nel dominio della flora italiana, e secondo Cesati P. e G. (Comp.)<br />
vi è rappresentato soltanto all' isola d' Ischia : ora il suo svi-<br />
' Lotus tetragonolobus L. e Oenothera strida L. trovata in Italia sol-<br />
tanto presso la pineta di Ravenna.
312 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
luppo all' Elba è tale da doverlo ormai senza dubbio conside-<br />
rare come pianta anche italiana, tanto più che, avendomene<br />
il sig. G. Dini mandati alcuni esemplari di Pianosa, é probabi-<br />
lissimo che incominci a estendersi anche in quest'isola, la più<br />
vicina all'Elba.<br />
Qui si chiama comunemente Cactus, dal fusto e dalle foglie<br />
carnose che ricordano questo gruppo di piante grasse.<br />
Iris fiorentina Mill. È piuttosto comune nei margini dei campi<br />
e sulle rive sassose dei ruscelli in parecchie località specialmente<br />
presso i Magazziyii dove fiorisce in Marzo e Aprile. È notevole<br />
che nella regione maremmana toscana questa specie fin' ora non<br />
figurava, ma soltanto nella campestre; mentre Iris germanica,<br />
che pur figura in detta zona maremmana, non posso asserire con<br />
certezza se esista selvatica all' Elba.<br />
Linum, angustìfolium Huds. Neanche questa specie dovea<br />
mancare all' Elba, essendo già stata raccolta al Giglio, in Ca-<br />
praia, e a Montecristo: trovasi in luoghi erbosi al forte S* Cloud!<br />
dove fiorisce in Aprile e Maggio.<br />
Geranimn lucidum L. L' ho trovato fiorito nella prima metà<br />
d' Aprile al Campo della Valle nei boschi, e a pie di M. Orello<br />
nelle fessure delle rocce; all'Elba non dovea mancare essendo<br />
già stato raccolto in terraferma, al Giglio e a Montecristo.<br />
Saxifraga tridactylites L. Fiorisce ai primi d' Aprile al Campo<br />
della Valle l sulle rocce e dietro M. Orello! verso la cima, sul<br />
terreno arido e coperto da macchia ; nella Statistica non figura<br />
per alcuna delle isole toscane, ma l'anno scorso la segnalai<br />
anche in Pianosa; per tanto cessa ad essere di questa 1' unico en-<br />
demismo rispetto al resto dell' Arcipelago.<br />
Romulea Columnae Seb. et Maur. Fiorisce nei luoghi erbosi<br />
al forte S.' Cloud! e a pie dei colli presso S. Giovanni! in Marzo<br />
e Aprile; essendo già stata trovata al M. Argentare e in Ca-<br />
praia non dovea mancare all' Elba.<br />
AniirrMnum ìnajus L. Fiorisce in Aprile fra i sassi a M. Bello !<br />
Nella regione maremmana venne trovato soltanto in terraferma.<br />
Ophrijs aranìfera Huds. ,8 atrata (Lindi). Fiorisce abbondan-<br />
temente in Marzo insieme alla specie da me già segnalata l'anno<br />
scorso sui prati alle Ghiaie e sui piani erbosi delle fortezze di<br />
Portoferraio.<br />
In seguito ad esame di molti esemplari mi pare di poter as-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 313<br />
serire che le due linee del labello longitudinali, glabre con-<br />
giunte verso la base da una fascia trasversale non siano un<br />
carattere della vera specie, tale da distinguerla dalla varietà<br />
(in cui te due linee non sono alla basa congiunte dalla fascia<br />
trasversale); infatti in molti esemplari dette linee sono fuse in<br />
una assai più larga, tutt' al più intaccata alla sua estremità vi-<br />
cina al margine del labello; spesso la lista vellutata frapposta<br />
alle due linee glabre non è sparita del tutto ma lascia una trac-<br />
cia di sé in una tacca che occupa il centro dell'unica linea<br />
glabra; è notevole poi che queste variazioni sovente hanno<br />
luogo soltanto in alcuni dei flori d' uno stesso individuo.<br />
Ophrys bomlnliflora Lk. Trovasi sui pendii aridi e sassosi<br />
presso la cima di M. Creilo ! dove fiorisce in Aprile; trovasi<br />
anche al monte Argentaro, ma è nuova per le isole toscane.<br />
Orchis tridentata Scop. Fiorisce nelle macchie dietro M. Orelio !<br />
ai primi d'Aprile: era stata raccolta a Montecristo dal Taylor.<br />
*<br />
* *<br />
Do infine notizia di alcune piante che per essere rare o qui o in<br />
Toscana per qualche altra cagione meritano particolar menzione.<br />
Galiwn ellipticuni W. L' ho trovato nello scorso Giugno fio-<br />
rito in abbondanza sui fianchi ripidi e selvaggi, rivolti verso<br />
r Ottone, del M. Volterraio. Secondo l'Arcangeli (Comp.) è nuova<br />
in Toscana, non trovandosi che nei monti della Calabria, della<br />
Corsica, della Sardegna e della Sicilia; nel Cesati P. e G. (Comp.)<br />
a queste regioni è aggiunta la Toscana senza specificare in<br />
quale parte di essa; questa, secondo il Prodromo della FI. tose,<br />
è esclusivamente l' Elba dove venne raccolta dal prof. Pietro<br />
Savi tra Portoferraio e Longone. La suddetta mia località si<br />
trova invece fra i Magazzini e Rio.<br />
Romulea Rollìi Pari. L' ho raccolta nello scorso Marzo nelle<br />
macchie dei pendii erbosi verso la cima di M. Orello dove cre-<br />
sce estremamente rara. Secondo gli autori è propria soltanto<br />
dei luoghi erbosi marittimi della spiaggia romana; perù poste-<br />
riormente alla pubblicazione del Prodromo e della Statistica fu<br />
trovata nel 1871 all' Elba nelle sabbie marittime del golfo di<br />
Campo, come pure più di recente in Sardegna. *<br />
V. Nuovo Giani, hot. ital., voi. XXIII, n. 2.
314 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Matthiola incana R. Br. Ricordo questa specie, comune quasi<br />
in tutte le isole toscane, per averne trovato presso Portoferraio<br />
alle Viste sui muri, esemplari a fiori completamente bianchi,<br />
mentre nelle flore italiane da me consultate si parla soltanto<br />
di M. incana a fiori violacei. Soltanto nella FI. frang. di Gillet<br />
et Magne questa specie figura coi fiori anche bianchi.<br />
Orchis Morio L. Anche di questa specie ho segnalato una<br />
varietà a fiori quasi afifatto bianchi; soltanto i fiori superiori<br />
aveano leggiere sfumature porporine ; cresceva in Aprile nei<br />
luoghi erbosi al M. Bello ! presso il mare. La vera var. alba si<br />
trova secondo gli autori in Boboli a Firenze e altrove.<br />
Ranimculus millefoUatus Vahl. Già raccolto da Pietro Savi<br />
sul M. Monferrato, cresce copiosamente sui prati e nelle fessure<br />
delle rocce presso la cima di M. Orello ! dove fiorisce in Aprile.<br />
Bonaverìa securidaca Reich. L'ho raccolta nel Giugno 1891<br />
co' suoi caratteristici legumi ensiformi presso Rio Marina nei<br />
campi di frumento lungo la strada; 1' avea raccolta in Bagnala<br />
P. Savi.<br />
Euphorhia spinosa L. Venne segnalata da Bertoloni a S. Pie-<br />
tro in Camiìo e trovasi assai dififusa nelle macchie dei colli e<br />
presso il mare anche a Portoferraio ! ai Magazzini ! ecc.<br />
SoMJUER e Martelli parlano del ricco materiale di piante dell'Elba<br />
lasciato dal dott. Marcucci ed ora proprietà del dott. Beccari<br />
ed esprimono il loro rincrescimento che esso non sia pubblicato a<br />
vantaggio degli studiosi.<br />
SoMMiER presenta la seguente relazione di :<br />
UNA GITA IN MAREMMA. PER S. SOMMIER.<br />
Già altra volta ho raccomandato le gite fuori di stagione ai<br />
colleghi che s' interessano alla flora toscana. Una gita frut-<br />
tuosa, fatta in compagnia del sig. Gemmi, nella Toscana meri-<br />
dionale, in Maremma, alla metà di aprile, mi dà luogo di ripetere<br />
la mia raccomandazione.<br />
Dal 14 al 18 aprile abbiamo visitato Capalbio, il Lago Acquato,<br />
Monteti, Capalbiaccio, il tombolo di Burano, i colli del Monte Ar-<br />
gentario di faccia ad Orbetello, e la costa fra Castiglion della Pe-<br />
scaia e Follonica.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 315<br />
Avevo scelto la costiera fra Castiglione e Follonica perchè<br />
mai citata da botanici ; la regione di Capalbio perchè citata ra-<br />
rissimamente e perchè è l'estremità meridionale della Toscana<br />
dove la vegetazione doveva essere più avanzata, ed anche perchè<br />
in una gita invernale vi avevo trovato qualche pianta rara.<br />
Comunicherò in seguito alla Società l'elenco delle specie non<br />
indicate di località vicine. Per esempio non citerò le località di<br />
Capalbio-Burano per specie già indicate del Monte Argentario,<br />
dell'Ansedonia, del tombolo di Feniglia, e in genere dell' Orbe-<br />
tellano, salvo in alcuni casi in cui si tratta di piante rare. Tut-<br />
tavia tengo la nota completa delle piante raccolte a disposizione<br />
di chi farà il desiderato supplemento complessivo al Prodromo<br />
della Flora Toscana, e dovrà tener conto di queste località, le<br />
più meridionali della Toscana continentale.<br />
Fra le piante caratteristiche della Maremma in quella stagione<br />
vanno citate Cerastiuin caniponulatum e Bellis annua<br />
che colpiscono anche chi passa in ferrovia, cuoprendo come una<br />
leggiera nevicata le terre incolte e facendovi prevalere il colore<br />
bianco nel paesaggio primaverile. Rammenterò ancora una fra<br />
le piante più comuni della bassa Maremma, il Tordijlinm apu-<br />
liim, perché è interessante il notare che, se non è d' introdu-<br />
zione antica, vi si è sparsa non meno che nell'Agro fiorentino,<br />
ed anche 11 predilige gli argini.<br />
La propagazione di questa come di altre piante lungo gli ar-<br />
gini (per esempio della Stenaciis hellidiflora che ho vista seguire<br />
la ferrovia come traccia di polvere nelle pianure del Reno, e<br />
che va invadendo in egual modo gli argini ferroviari dell'alta<br />
Italia) permette di dire che la ferrovia e le strade maestre sono<br />
vie di locomozione per certe piante come per gli uomini. Ciò è<br />
dovuto probabilmente, oltre che al trasporto dei semi, al fatto<br />
che nelle terre nude degli argini recenti possono germogliare<br />
e crescere alcune piante che difficilmente attecchirebbero in<br />
terre già coperte di vegetazione. Ed una volta conquistato il<br />
diritto di cittadinanza nella nuova stazione, vi si mantengono<br />
e di li, lentamente, approfittando d'ogni occasione offerta loro,<br />
vanno guadagnando terreno intorno a sé.<br />
Questo mi porta a parlare di alcune altre piante per le quali<br />
si potrebbe essere in dubbio se siano di recente diffusione, o se<br />
fossero sfuggite finora ai botanici perché non fioriscono nella sta-
316 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
gione solita delle erborazioni. Nel 1875 il sig. Groves scopriva<br />
per la prima volta in Toscana la Pterotheca nemausensis Cass,<br />
(non M, B.) a Livorno, dove adesso la può trovare chi vuole.<br />
Nel marzo 1876 trovavo questa pianta, che cominciava a fiorire,<br />
a Capalbio. Adesso ve l'abbiamo ritrovata in pieno fiore in immensa<br />
quantità, tale da potersi dire che è, nei dintorni di Ca-<br />
palbio, quasi dappertutto, ma specialmente lungo le vie, una delle<br />
piante più comuni, come può essere presso Firenze la Bellìs<br />
2)erenms o V Hyoseris radiata.<br />
L' abbiamo trovata abbondante pure lungo la strada fra Or-<br />
betello e Burano e sul Monte Argentario di faccia ad Orbetello,<br />
negli stessi luoghi dove, alla fine di giugno, coli' amico Levier<br />
avevo raccolto in copia la Crepis hursifolia. Come mai questa<br />
pianta, cosi diff'usa nella regione Orbetellana, non vi era mai<br />
stata osservata? La ragione più plausibile è che di solito i bo-<br />
tanici visitano il Monte Argentario nel mese di maggio e che<br />
allora forse non è facilmente riconoscibile. Per la ragione me-<br />
desima, probabilmente, non era stata trovata la Crepis bursifolia<br />
avanti che ve la scuoprisse il sig. Groves nel luglio del 1873.<br />
Nel classico mese di maggio la prima è passata, la seconda non<br />
è ancora fiorita. In quanto alla Pterotheca, è assai probabile che<br />
questa pianta, che ho veduta in quantità sulla riviera, da Porto<br />
Maurizio a Tolone , e che nel mezzogiorno d' Italia è stata<br />
indicata soltanto nei dintorni di Roma, si trovi in molti altri<br />
punti del littorale tirreno.<br />
Un' altra pianta della quale ho potuto costatare la diffusione<br />
da Burano a Follonica é la Centauì^ea sphaerocephala. Nel-<br />
r anno 1864 il sig. Marcucci l' indicava per la prima volta in<br />
Toscana, a Bocca di Cornia. Nel 1886 la trovavo col dott. Levier<br />
vicino a Port' Ercole alla cala Sgalera ; ma ero ben lungi dal<br />
figurarmi che fosse una pianta comune delle rupi e delle arene<br />
marittime del littorale maremmano. Ora l'abbiamo raccolta sul<br />
tombolo di Burano, a Castiglione della Pescaia, nella marina di<br />
Forte Troja ed a Follonica stessa, assai diffusa in tutti questi luo-<br />
ghi. Anche per questa specie, tanto grande e bella, e che cresce<br />
in luoghi spesso visitati da botanici, ci si può domandare: come<br />
mai era sfuggita ai nostri predecessori ? Può darsi che si sia<br />
introdotta recentemente e rapidamente diffusa. Ma è più pro-<br />
babile che non fosse stata avvertita perchè fiorisce quando in
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 317<br />
Maremma regna la malaria. Non l'ho potuta riconoscere adesso<br />
che mediante le rosette di foglie ed alcuni steli con capolini sec-<br />
chi dell' anno scorso.<br />
Cosi VAnthemìs tascata, per le indicazioni che finora si ave*-<br />
vano, poteva credersi rarissima, ed invece cuopre molti luoghi<br />
umidi lungo lo stagno alla base del Monte Argentario, lungo lo<br />
stagno di Burano ed al piede dei colli di Capalbio e di Capal-<br />
biaccio.<br />
Lo stesso si può osservare del Pyrus amygclaliformU Vili.<br />
L* abbiamo trovato abbondantissimo lungo la via da Orbetello<br />
a Capalbio e in tutto il distretto di Capalbio, compreso il tom-<br />
bolo di Burano. Una parte di quegli alberetti era in pieno flore,<br />
con poche foglie appena sbocciate. Altri erano coperti di foglie<br />
giovani che col loro verde chiarissimo spiccavano in mezzo al<br />
verde più scuro della macchia e del bosco. Questi alberetti, di<br />
colore caratteristico in quella stagione, si vedono lungo tutto<br />
lo stradale, se non sbaglio, da S. Vincenzio in giù, frequenti<br />
tanto da costituire una nota spiccata nel paesaggio. Io stesso<br />
r ho raccolto altra volta a S. Vincenzio ed al Monte Argentario<br />
ed ora anche a Castiglion della Pescaia. Va dunque annoverato<br />
fra le piante comuni e caratteristiche della bassa Maremma.<br />
Eppure finora era indicato di un sol luogo in Toscana, come una<br />
scoperta fatta nel 1856 dal prof. Parlatore. Questo sembra tanto<br />
più strano, inquantochè non é notato che sia comune in Maremma<br />
neppure il Pyrus communis col quale è molto pro-<br />
babilmente stato confuso in varie località maremmane. Esso<br />
varia per la larghezza delle foglie, ma ha del resto tutte le ca-<br />
ratteristiche del P. amygclaUformis. Tuttavia non si può ne-<br />
gare che riesce assai malagevole il segnare un confine netto<br />
fra questa specie ed il Pyrus communis che pure trovasi nella<br />
bassa Maremma.<br />
Il Pyrus Malus L., che fioriva pure allora, è molto più raro.<br />
L'abbiamo raccolto sul tombolo di Burano, a Monteti e verso<br />
Lago Acquato. Altra volta 1' avevo raccolto ai Passionisti sul-<br />
r Argentario e a San Vincenzio.<br />
La gente del paese pretende che le bucature delle spine del<br />
P. amygclaUformis, che chiamano peratto, siano specialmente<br />
cattive; assai peggiori di quelle della marruca, facendo marcire<br />
la piaga.
B18 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Vi sono poi molte piante che per la loro piccolezza, o per la ^<br />
fioritura precoce sfuggono facilmente, e sono in realtà più fre-<br />
quenti di quanto si crede, tanto che certune sembra basti chi-<br />
narsi per trovarle. Citerò la Clypeola Jonthlaspi, abbondante fra<br />
le piante minute dei luoghi erbosi dei tomboli di Burano e di Ca-<br />
stiglione e sui colli di Capalbio; era in frutto, anzi molti esem-<br />
plari erano già ridotti a piccoli steli nudi appena riconoscibili;<br />
r Helianthemum salicifoliuin, V Asterolinum stellatum, VA-<br />
lìhanes arvensis, la Saxifraga trìclactylìtes, la Veronica arven-<br />
sis, la Eufragia latifolia, con fiori ora rossi ora bianchi, la<br />
Moencfiia erecta, la Pohjgala monspeliaca, ì\ Thlaspi perfoUa-<br />
tum, la Myosoiis Mspida, la Teesdalia regularis, VHutchiusia<br />
petraea, VArabis verna, la Sagina maritUna, il Scirpus Savii,<br />
la Molineria mmuta, la Tìllaea muscosa, YAlliwn Cìiamae-<br />
inoly, le orchidee in genere e le Ophrys in specie, impossibili<br />
a riconoscersi quando sono passate di fiore. Fra le orchidee ab-<br />
biamo avuto la fortuna di trovare due specie nuove per la To-<br />
scana, di cui una nuova per il continente, ed un nuovo ibrido.<br />
Gli Orniihogaliim nella regione di Capalbio non sono meno<br />
imbarazzanti che abbondanti. Ali sono convinto che la maggior<br />
parte, dai peduncoli refratti e dalla capsula alata, va riferita al-<br />
l' 0. exscapiun Ten., specie variabilissima nelle dimensioni e<br />
nel portamento, come già notò Parlatore, tanto che spesso non<br />
si merita affatto il nome di exscapwn; prova ne siano gli esem-<br />
plari che qui vi mostro. Ma vi trovammo pure un'altra specie,<br />
ben distinta, con scapo e peduncoli robusti, colle capsule non<br />
alate e con i peduncoli eretti anche nel frutto maturo, che non<br />
sap3vo a quale specie riferire, ed ora mi sono persuaso essere una<br />
forma robusta dell' 0. comosum, pianta non ancora indicata di<br />
Toscana.<br />
Il tombolo di Burano, ossia quella lingua di rena che separa<br />
lo stagno di Burano dal mare, ci ha fornito 139 specie in una<br />
gita di appena 2 ore, durante la quale però abbiamo cercato di<br />
raccogliere tutto, comune o raro. Sono per la maggior parte<br />
piante dei tomboli arenosi, ma alcune giungevano inaspettate in<br />
quelle località. Citerò soltanto il Prasium majus che suole cre-<br />
scere fra le roccie, il Sisymbrium Alliaria che siamo abituati<br />
a vedere nei boschi freschi lontani dal mare, VAcer ''monspes-<br />
sulanum. Del resto il tombolo porta già una foresta discreta
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 319<br />
nella quale si notano : Qaercus Sahe7\ Q. sessiliflora, Ulmus<br />
campestris, Ulnms glutinosa, Olea europaea, Tamarìx afri-<br />
cana, Pyrus Malus e aìnygdaliformis, oltre agli arbusti più<br />
comuni della regione littoranea e delle arene marittime, fra 1<br />
quali si arrampicano le vitalbe e la vite. Vi si é fatto strada<br />
anche la Robinia pseudo-Acacia, forse dovuta a un tentativo<br />
di cultura. Vi mancano affatto i pini. Maggior ornamento delle<br />
arene marine era allora la Silene sericea, le cui corolle appas-<br />
siscono al sole di mezzogiorno, e ridiventano tese e fresche<br />
verso sera.<br />
Le gite intorno a Capalbio, nelle quali abbiamo trascurato le<br />
ubiquiste, ci hanno dato circa 240 specie. Fra le piante che là<br />
sono molto comuni citerò, oltre alla Pterotheca nemausensis<br />
Siinethis bicolor, Ranunculus chaerophyllus, comune in certi<br />
punti quanto il R. millefoliatus, Vida grandiflora, che insieme<br />
?i\VAllium pendalinum é un ornamento dei boschi, Cynara Cardunculus<br />
che cuopre certi poggi come in tanti punti della Maremma<br />
r infesto porrazzo (Asphodelus microcarpus) , il Lamiam<br />
bifidum comunissimo qui e frequente in tutta la re-<br />
gione fino a Castiglion della Pescaia ed a San Vincenzio dove<br />
altra volta lo raccolsi, la Serratula ciclioracea di cui si vede-<br />
vano soltanto le rosette dì foglie, ma che sembra non essere<br />
meno abbondante nella macchia sotto Capalbio che sul Monte<br />
Argentario.<br />
Nei campi incolti del piano, in gran quantità la bella Vida<br />
atropurpurea, e sugli argini della ferrovia non meno abbon-<br />
dante la graziosa Lycopsis variegata.<br />
Fra le piante meno rare che erano allora in fiore e colpivano<br />
per la loro abbondanza nei dintorni di Capalbio, citerò il Cy-<br />
clamen repandum, ì'Arabis hirsuta (talvolta con fiori rosei),<br />
la Salma multifida, con una varietà dai fiori bianchi, VjEtheorìiiza<br />
bulbosa, il Ranunculus millefoliatus, la graziosa An-<br />
thyllis Dilleni, VOrchis papilionacea, ornamento di tutta la<br />
Maremma, V Anemone hortensis, VA. apiennina, il Lithosperinum<br />
purpureo-coeruleum, gli Alliwn subliirsutum, A. trique-<br />
trum, il Lathyrus Cicera, VOrchis Morto, VOphrys tenthre-<br />
dinifera, VO. aranifera, con le sue molteplici forme, VOphrys<br />
bombili/iora. La Cercis Sitiquastrum era in pieno fiore, così<br />
pure la bella Linaria purpurea, e il non meno bello Antirrhi-<br />
:
320 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZK<br />
num latifolhim. Il Teucrium fruticans cominciava a fiorire.<br />
Del Convolvulus althaeoicles non si vedevano che le foglie, e<br />
(ÌqWErica muUìjlora i fiori dell' anno passato. Frutti di Ro-<br />
tnulea in quantità a Capalbio come in tutta la regione (proba-<br />
bilmente tutti della R. Bulbooodium).<br />
La mia speranza di trovare piante acquatiche al Lago Acquato<br />
fu delusa. Il livello di quel lago minuscolo era alzato in seguito<br />
alle pioggie in modo che sulle sue sponde non v'erano altro che<br />
piante di prato sommerse. Rammenterò per la venerabilità del-<br />
l' esemplare un Acer monspessiUanum che cresceva su di un<br />
piccolo colle vicino al Iago, insieme alla Celtis austraUs , il<br />
cui tronco contorto misurava più di due metri di circonferenza<br />
a un metro sopra il suolo. Questa specie è del resto molto comune<br />
in tutta la regione di Capalbio, come sul Monte Argen-<br />
tario. Le piante più interessanti che ci fruttò quella gita sono:<br />
OroìMS ochroleucus, Genista prostrata, Orcliis pseudo-sam-<br />
hucina.<br />
A Castiglion della Pescaia ritrovai una pianta già indicata<br />
dal Santi, VOnonis variegata che ivi cresce in grande abbon-<br />
danza nelle arene marittime, coprendole in alcuni punti di un<br />
bel tappeto verde. Non aveva ancora traccia di fiori. Fui me-<br />
ravigliato di trovarvi, nei luoghi arenosi vicino al mare, dei bei<br />
cespugli di Daphne collina (già indicata di quel luogo) che di<br />
solito cresce sui poggi. In certi punti della collina e della pineta<br />
vi è adesso una vera invasione di Cytinus liypocistis (dalle<br />
brattee sanguigne e dai fiori gialli) sulle radici del Cistus Mon-<br />
speliensis, abbondante come non l'avevo mai visto altrove.<br />
Mi ero ripromesso molto dalla passeggiata fra Castiglione della<br />
Pescaia e Follonica, passando per i forti della Rocchetta e della<br />
Troia. Fu invece poverissima. La macchia maremmana che si vede<br />
li nel suo perfetto sviluppo, soffoca quasi ogni altra vegetazione.<br />
Inoltre é tanto folta che è pressoché impossibile allontanarsi dal<br />
sentiero e scendere a visitare le rupi lungo il mare. Impiegai più<br />
di mezz' ora per attraversarne un tratto di poche centinaia di<br />
metri, e ne escii malconcio. E si che non e' era la famigerata<br />
marruca che 1' avrebbe resa completamente impenetrabile non<br />
essendo vestito da fauno come i pastori maremmani; ma v'era<br />
un sostituto, benché meno feroce, la Calycoiome villosa. Fu per<br />
questo che non andai in cerca della Chamaerops ìiuniilis che
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 321<br />
316. symmichera Nyl. FI., 1872, 249. — Syn. L. symmicta<br />
Ach., L. raaculiformis Hffm. — Anzi L. m. r., 174, 177;<br />
Lng., 303 ; Erb. cr. it., II, 270 ; Garov. ; Ces.<br />
Yar. glaucella Fw.<br />
L., T., Tr. — Sett., Tose.<br />
317. tartarea L. sp., 14. — Anzi L. m. r., 166; Lng., 100,<br />
101, 431; Rbh. L. E., 324; Erb. cr. it., I, 672, 672; 673;<br />
Mass. (XXVII); Garov.; Bgl., Dnrs., Bgl.<br />
Var. alboflavescens Mass., arborea DC, frigida Schaer., tumidula<br />
Mass., saxorum Mass.<br />
T., Rv., Rcr. — It.<br />
318. iorquata Fr, Sch. cr., 284. — Syn. L. Schaereri Ach.<br />
— Anzi Lng., 44 ; Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
319. transcendens Nyl. Bt. Ztg., 1868, 896. -— Anzi Lng., 548.<br />
L. — Alp.<br />
320. Trevisani Mass. Sch. cr., 309. — Syn. L. pallida var.<br />
trachitica Mass. — Rbh. L. E., 373 ; Mass. L. L, 309 ;<br />
Anzi Etr., 19; Ces.; Trev. Lich. v., 65.<br />
Rcr. — Sett., Tose.<br />
321. varia Ehr. PI. cr., 58. — Anzi L. ra., 173-176 ; Lng.,<br />
303, 376, 512, 546; Erb. cr. it., I, 1225, 1382; Rbh. L.<br />
E., 690; Mass. (XIX); Dnrs.; Ces.<br />
Var. aitema Hep., alpina Krplh., apocliroa Fr., betulina Ach.,<br />
denigrata Fw., denudata Bgl., melanocarpa Anzi, paradoxa<br />
Dnrs., pallescens Scbaer., sepincola Adi.<br />
L., T., Tr. — It.<br />
322. verruculosa Bgl. Comm. s. cr., I, 436. — Bgl.<br />
Var. detrita Bgl.<br />
Rcr. — Lig.<br />
323. vulcanica Bgl. Coram. s. cr., I, 437. — Bgl.<br />
Rv. — Sic.<br />
324. zonata Bgl. Pr. Tose, 237. — Bgl.<br />
Rcr. — Tose., Sard.<br />
*** Aspilicia Mass.<br />
Bull, della Soc. bot. ital. 21
322 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
325. alpina Smrf. SuppL, 91. — Anzi Lng., 730 ; Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
326. acquatica Krb. Syst., 165. — Syn. L. verruculosa Krplh.,<br />
L. subdepressa Nyl. — Anzi Lng., 71 ; Erb. cr. it., I,<br />
1386; II, 216; Rbh. L. E., 336; Mass. (IV); Garov.; Dnrs.;<br />
Ces.<br />
Rea., Rcr. — Alp., Tose, Lig., Merid.<br />
327. bunodea Mass. Syn., 26. — Mass. (XXXV).<br />
Rcr. — Sett.<br />
328. calcarea L. sp., 6. — Mass. L. I., 226, 263, 266; 267;<br />
Rbh. L. E., 336 ; Anzi L. m. r., 169, 209, 210; Etr., 21;<br />
Ven., 46, 47, 49 ; Lng., 69, 324 ; Ces. ; Garov. ; Dnrs.<br />
Var. alpina Anzi, atomaria Mass;, baliosa Mass., cinerea Mass.,<br />
cinereo-virens Mass., concreta Krb., contorta Flk., farinosa<br />
Mass., giaucopvuinosa Mass., Hoffmanni Acli., ochra-<br />
cea Anzi, multipuncta Mass., murorum Mass., trachitica<br />
Mass., viridescens Mass.<br />
Rea., Rv. — It.<br />
329. candida Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 325; L. m. r., 204.<br />
Rcr., Rea. — Sett., Merid.<br />
330. carneopallens Nyl. FI., 1873, 292. — Anzi Lng., 80.<br />
Rea. — Alp.<br />
331. ceracea Arnd. FI. 1859, 16. — Anzi Lng., 76.<br />
Rcr. — Sett.<br />
332. cinerea L. Mant., I, 132. — Anzi Lng., 130, 306,477;<br />
L. m. r., 207, 208; Mass. L. L, 270; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. alba Mass., atrocinerea Scbaer., chiodectonoides Anzi,<br />
daedalea Mass., laevata Fr., lavanea Mass., lignicola Anzi,<br />
obscura Rbh., ochracea Mass., olivacea Anzi, oxydata Anzi,<br />
pantlierina Mass., polygonia Vii., rubicunda Bgl., traclii-<br />
tica Mass.<br />
L., Rcr., Rv., Rea. — It.<br />
333. cinereorufescens Ach. Univ., 677. — Syn. A. sanguinea<br />
Krplh. — Erb. cr. it., I, 678; Anzi Lng., 73, 74; Mass.,<br />
(IV); Garov.; Ces.; Dnrs.<br />
Rcr., Rv. — Alp., Tose, Merid.<br />
334. coecula Ach. Syn., 164. — Syn. A. ocellulata Bgl. —<br />
Anzi Lng., 323 ;<br />
Ces.<br />
Rea., Rcr. — Alp., Tose, Merid.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 323<br />
335. coronata Mass. Mem., 131, — Anzi Ven., 51 ; Mass.<br />
(XXXV); Ces.<br />
Rea. — Sett.<br />
336. cupreoatra Nyl. FI., 18G4, 417. — L. olivacea Bgl. e<br />
Crst. ;<br />
Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
337. cyanocarpa Anzi Coram. d. soc. cr. it., Ili, 145. — Anzi<br />
Lng., 79; Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
3.38. depressa Flk. Beri. Mag., 1810, 123. — Anzi Lng., 527.<br />
Rcr. — Alp.<br />
339. Dicksoni Ach. Univ., 1G5. — Anzi L. m. r., 213; Lng.,<br />
164; Erb. cr. it., II, 168; Ces.<br />
Rcr. — Sett.<br />
340. doloniicola Anzi Ctg., 61.<br />
Rea. — Sett.<br />
341. epulotica Ach. Univ., 151. — Anzi Lng., 77.<br />
Rcr. — Sett.<br />
342. euganea Trev. Paf., 261.<br />
Rcr. — Sett.<br />
343. flavidescens Jatt. ad int. — Syn. Aspicilia flavescens<br />
Anzi Comm. Soc. cr. II, 9. — Anzi Etr., 38 ; Ces.<br />
Rea. — Sett., Lig., Tose.<br />
344. flavida Hep. L. E., 1860, 630. — Syn. A. argillacea Anzi.<br />
— Anzi Lng., 278 ; Ces.<br />
Rea. — Sett., Lig., Tose.<br />
345. gibbosa Ach. Prodr., 90. — Anzi Lng., 72; Bgl.; Ces.<br />
Yar. squamata Fw., verruculosa Krplh.<br />
Rcr. — Sett., Tose, Sard.<br />
346. lactea Mass., Syn., 26. — Anzi Ven., 52; Mass. (IV); Ces.<br />
Rea. — Sett., Lig., Merid.<br />
347. lacusiris (With.). Nyl. Lap., 137. — Anzi Lng., 326.<br />
Yar. diamar toides Nyl.<br />
Rcr. — Alp.<br />
348. melanopUaea (Fr.) Krb. Syst., 159. — Erb. cr. it., II,<br />
168; Ces.
324 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Var. concolor Anzi.<br />
Rcr. — Alp.<br />
349. muiabilis Ach. Univ., 34d. — Anzi Lng., 129; Garov.;<br />
Ces.<br />
L. — Seti<br />
350. odora (Adi.) Schaer. Spie, 80. — Erb. cr. it., II, 926 ;<br />
Anzi Lng., 75; Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
351. polijchroma Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 70, 277, 325,<br />
530; Ces.; Dnrs.<br />
Var. ochracea Anzi.<br />
Rcr. — Sett., Merid.<br />
352. scutellaris Mass. Rie, 38. — Syn. ? A. cinerea Ach. var.<br />
— Erb. cr. it, I, 380; Mass. (IV); Dnrs.; Ces.<br />
Rcr. — Lig.<br />
353. similis Mass. Neag., 5. — Syn. A. isabellina Jatt. —<br />
Anzi Lng., 80; Mass. (XXVII); Dnrs.; Ces.<br />
Rea. — Sett., Lig., Tose.<br />
354. suaveolens (Ach.) Schaer. Spie, 70. — Mass. L. I., 124;<br />
Anzi Lng., 75 ;<br />
Rcr. — Alp.<br />
Ces.<br />
355. tenebrosa (Fw.) Krb. Prg., 95. — Erb. cr. it., I, 1387 ;<br />
Anzi L. m. r., 212; Dnrs.; Ces.<br />
Rcr. — Seti, Lig.<br />
356. verrucosa Ach. Univ., 339. — Anzi L. m. r., 211; Erb.<br />
cr. ii, I, 938; Mass. (XXXV); Dnrs.; Ces.<br />
M. — Sett., Merid.<br />
357. vitrea Anzi Neos., 7.<br />
Rcr. — Alp.<br />
Esaurite le comunicazioni togliesi<br />
1' Adunanza a ore 4 pom.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 325<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza dell' 11 maggio 1893.<br />
Letto ed approvato il verbale precedente, il prof. R. Pirotta pre-<br />
senta un completo e ben sviluppato esemplare di un Gasteromicete, il<br />
Geaster fornicatus (Huds.) Fries.<br />
Ricorda che appartiene al gruppo dei fornicati, che comprende<br />
secondo la Sylloge del Saccardo (voi. VII, parte I, pag. 70) soltanto<br />
tre specie, una americana, G. radicans Berk. et Curt. ; una del Por-<br />
togallo, G. Welwitscliii (Montg), e la terza, G. fornicatus (Huds.), del-<br />
l' Europa e dell'America del Nord. Quest'ultima specie, secondo la<br />
citata Sylloge (loc. cit., pag. 74), non sarebbe ancora stata riscontrata<br />
in Italia, È pertanto interessante la sua scoperta fatta da uno stu-<br />
dente a Monte Celio, nei colli Tiburtini pi-esso Roma, essendo la<br />
bella specie nuova a quanto pare per l' Italia, certamente per la<br />
provincia di Roma.<br />
Lo stesso prof. R. Pirotta discorre poi intorno ad un caso di sinspermia<br />
nella Ginkgo biloba.<br />
Mentre sono registrati numerosi casi di sincarpia, cioè di saldatura<br />
o di concrescenza di frutti, 1' opere di teratologia ricordano un<br />
numero relativamente raro di casi di sinspermia o concrescenza di<br />
semi, e questi pocbi casi sono relativi alle Angiosperme (vedasi<br />
Moqiiin-Tandon, Tératol. végét. pag. 277 e Masters, Pflanzenteratol.<br />
[trad. Dammer], pag. 69).<br />
Ora il prof. Pirotta riscontrò un bellissimo caso di sinspermia nella<br />
Ginkgo biloba, il quale sarebbe pertanto il primo segnalato per le<br />
Gimnosperme. La saldatura era totale per i tegumenti del seme,<br />
essa non interessava<br />
tanto esterni molli, quanto interni duri ; ma<br />
r endosperma e l' embrione, i quali erano perfettamente indipendenti,<br />
come lo dimostrò anche la germinazione, che ebbe luogo regolarmente,<br />
dando due piantine perfettamente indipendenti e normali.<br />
Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.
326 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 14 maggio 1893.<br />
Il Vice-Presidente Sommier annunzia che il Presidente Arcan-<br />
geli non è intervenuto all' adunanza a causa di un grave lutto di<br />
famiglia. Egli ha perduto pochi giorni fa il figlio maggiore dell'età<br />
di 17 anni, che si faceva onore negli studi universitari a Pisa. Il<br />
Consiglio della Società ha deliberato d' inviare una lettera di con-<br />
doglianza al prof. Arcangeli, ed i soci intervenuti vorranno certo<br />
unirsi a questa testimonianza di affetto e di stima per il Presidente<br />
della Società.<br />
Il prof. Caruel appoggia la proposta che la lettera venga man-<br />
data anche a nome della Società riunita in adunanza pubblica.<br />
La proposta è quindi approvata all' unanimità.<br />
Il Vice-Presidente Sommier aggiunge che il Consiglio ha deciso<br />
di proporre ai soci convenuti che, per dare maggior prova della<br />
parte che prendono al lutto del loro Presidente, venga sciolta l'adunanza<br />
odierna, e ne sia rimandato il seguito alla domenica ventura.<br />
Domanda se vi è alcuno che abbia osservazioni da fare a questa<br />
proposta del Consiglio.<br />
Il prof. Caruel si alza, e parla in questi termini : « Nessuno può<br />
dubitare dei miei sentimenti verso il prof. Arcangeli, già mio Aiuto,<br />
ora mio collega nell' insegnamento e nella Società. Non vi ha alcuno<br />
forse che divida più di me il dolore della sua disgrazia. Per<br />
questo ho approvato con tutti la lettera di condoglianza che gli<br />
verrà scritta a nome della Società ;<br />
ma non per questo posso con-<br />
venire della proposta d'interrompere oggi i nostri lavori. Sono pre-<br />
senti soci e non soci, venuti appositamente dietro invito; sono state<br />
inviate comunicazioni — ho sentito a dire in buon numero — con<br />
l' intosa che fossero lette oggi ; il rimandare l'adunanza avrebbe<br />
inconvenienti, fra' quali non ultimo l' incappare in altre adunanze<br />
future. Onde non credo mancare di riguardo, né al nostro Presi-<br />
dente, né al Consiglio, pregando la Società a non accogliere la pro-<br />
posta che ci vien fatta. »<br />
Il Vice-Presidente Sombiier dice che la proposta del Consiglio è<br />
di quelle che non conviene mettere in discussione, e che perdono<br />
il loro valore quando non sono approvate all' unanimità. Crede<br />
quindi suo dovere di ritirarla in nome dei Consiglieri presenti e di<br />
dar seguito ai lavori dell' adunanza.<br />
Partecipa quindi la morte del nostro Vice-Presidente prof. Giovanni<br />
Passerini avvenuta il 17 aprile decorso. Si limita al semplice
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 327<br />
annunzio della grave perdita subita dalla nostra Società e dalla Botanica<br />
in Italia, poiché è certo che il nostro Presidente vorrà da<br />
sé tessere l'elogio del chiaro estinto.<br />
Viene proclamato socio il sig. Guido Uzielli di Firenze.<br />
Il Segretario Baroni dà lettura di un telegramma inviato da<br />
Martelli che si trova al Gargano per erborizzare. Il testo del telegramma<br />
è questo : « Ritenuto burrasca, saluto colleghi interve-<br />
nuti adunanza, raccolte buone. »<br />
Ha la parola 1' Archivista Bargaoli per annunziare i doni pervenuti<br />
alla Società durante il mese.<br />
Rivista Agraria, Giornale dell' Associazione dei proprietari ed agri-<br />
coltori in Napoli, n.» 15, 16, 17, aprile 1893.<br />
P. Magnus. Mykologische Miscellen. Bevichten der Deutschen Bo-<br />
tanischen Gesellschaft. Jahrgang 1893. Band. XI, Heft. I.<br />
Eduard Kilias. Nachruf von P. Magnus. Separat-Abdruck aus den<br />
Verhandlungen des Botauischen Vereins der Provinz Brandeburg<br />
XXXIV.<br />
P. Magnus. Ueber das monstrose Aufreten von Blattern und<br />
Blattbuscheln an Cucurbitaceen-friichtchen. Separat-Abdruck aus<br />
der Oesterr. botan. Zeitschrift. Jahrg, 1893, n. 2.<br />
P. Magnus. Frucht von Amygdalus persica foliis purpureis. Sonderabdruck<br />
aus Gartenfiora, 1893, Heft. 4.<br />
Baroni doti. Eugenio. Del posto che occupa la Eohdea japonica Roth.<br />
tra le famiglie vegetali e sul suo processo di impollinazione. Estr.<br />
dagli Atti del Congr. bot. internaz., 1892.<br />
Saccardo P. A. UAzolla Caroliniana in Europa. Estr. dagli Atti del<br />
R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tom. III, serie VII.<br />
Kellog M. D. Methods of precision in the investigation of disor-<br />
ders of digestion.<br />
Bullettino della Scuola agraria di Scandicci. Ricerche ed esperienze<br />
istituite nei poderi sperimentali e nel laboratorio di chimica<br />
agraria sotto la direzione di N. Passerini. Seconda serie. Anno I,<br />
1893, fase. I e II.<br />
L'Avvenire agricolo, Bollettino della Scuola ambulante pratica<br />
e sperimentale dell' agricoltura ecc. della provincia di Parma,<br />
20 aprile 1893, n. 4, nel quale è contenuto un Cenno necrologico<br />
del dott. G. Batta. De-Toni sul prof. Giovanni Passerini.<br />
Abhandlungen herausgegeben vom naturwissenschaftlichen Ve-<br />
reine zu Bremen, XII Band. 1893.<br />
The Journal of the Quekett Microscopical Club. London, Ser. II,<br />
voi. V, n. 32, 1893.<br />
Bullettin of the Torrey Botanical Club. Voi. XX, Lancaster, Pa,<br />
aprii 10 1893, n. 4.<br />
Wiener Illustrirte Garteu-Zeitung. Aprii 1893, 4 Heft.<br />
Bollettino Agrario Veronese, n. 9, 30 marzo 1893 e n. 11-12, 20-<br />
30 aprile 1893.
328 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
De Bonis. Le piante del Polesine. Estratto dal Bull. Soc. Bot. It.<br />
12 marzo 1892.<br />
De Bonis. Fecondazione occasionale della Plafanthera hifolia Ricli,<br />
Estratto dalla Rivista It. di Scienze Nat. XIII. 1 febbraio 1893.<br />
Massalongo C. Entomocecidii italici. Estratto dagli Atti del Con-<br />
gresso Botanico Internazionale di Genova, 1892.<br />
Canestrini e Massalongo. Nuova specie di Phytoptus : Phr/toptus Mal-<br />
pighianus n. sp. Estr. dal Bull. Soc. Ven.-Trent. di Scienze Nat.<br />
Tom. V, n. 3.<br />
Bericlite der Schweizerischen. Botaniscben Gesellschaft. Hefte III,<br />
1893.<br />
Atti del Congresso Botanico Internazionale di Genova, 1892.<br />
Bonnet Edm. Le Congrès de Génes. Extrait du Bulletin de la<br />
Soc. Botanique de France. — Una nomenclatura medico-botanica<br />
estratta da un codice del secolo IX, scritto nell' Italia settentrionale.<br />
Estr. dagli Atti del Congresso Internazionale di Genova.<br />
Il Segretario dà lettura di una comunicazione del prof. MasSA-<br />
LONao, che ha per titolo :<br />
NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA DELLA<br />
FLORA VERONESE E D'ALTRE REGIONI D'ITALIA. NOTA<br />
DEL DOTTOR C. MASSALONGO.<br />
Mosso dal desiderio di portare contributo alla conoscenza<br />
degli acarocecidii o milbogalle proprie della flora del nostro<br />
paese, sino dal 1889 rivolsi l'attenzione a queste, per vari ri-<br />
spetti, interessantissime patologiche produzioni. Quanto però<br />
finora, sopra questo argomento, pubblicai nel Nuovo Giornale<br />
Botanico Italiano o nel Bullettino della Società Botanica Ita-<br />
liana, si riferisce quasi esclusivamente agli acarocecidii che se-<br />
gnalai nel dominio della provincia di Verona, dove essendo solito<br />
di passare alcuni mesi dell'anno, ebbi tutto l'agio di fare a tale<br />
riguardo numerose esplorazioni. Nella presente memoria, oltre<br />
alle milbogalle che scopersi di recente in detta provincia, vi ho<br />
aggiunto ancora quelle gentilmente inviatemi, da varie parti<br />
d'Italia, dai chiarissimi signori: G. Canestrini, G. Arcangeli,<br />
A. Carestia, E. Rostan, L. Micheletti e P. Baccarini, ai quali mi<br />
è grato di esprimere per ciò i più sinceri ringraziamenti.<br />
Come è noto, in quest'ultimi tempi, per opera segnatamente<br />
degli illustri prof. A. Nalepa e G. Canestrini, la sistematica degli<br />
acari cecidiogeni della famiglia dei fltottidi, entrava in un' èra
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 329<br />
novella. Mentre infatti per l' addietro l'autonomia delle forme<br />
spettanti alla menzionata famiglia di artropodi era ritenuta<br />
molto problematica, oggigiorno invece, benché da pochi anni<br />
soltanto ne sia stato seriamente intrapreso lo studio, si conoscono<br />
di già oltre un centinaio di specie e vari generi ancora di fitot-<br />
tidi. Di queste specie, create quasi tutte dal Nalepa e Canestrini,<br />
parecchie vennero stabilite sopra il materiale ch'io raccolsi;<br />
per questo motivo non pochi dei cecidii da me successivamente<br />
descritti, acquistano anche dal punto di vista zoologico un' im-<br />
portanza eccezionale.<br />
B lì) li agrafia<br />
(Continuazione vedi: Nuovo Giom. bot. it., voi. XXIII, pag. 79-82, 471-472<br />
e BuUett. della Soc. bot. ital., 1892, pag. 71).<br />
61. Balle E. — Catalogne descriptif des galles observées aux.<br />
environs de Vire (Calvados) in: Bullet. Soc. Amis se.<br />
nat Rouen 1889, II Sem., p, 415-437. — In questa memoria<br />
trovasi la descrizione del PliyHocoptes Ballei Trouessart.<br />
62. Berlese a. N. — La Fitoptosi del Pero in : Rivista Patol.<br />
vegetale voi. I, p. 71, tav. IV ; Padova 1892.<br />
63. Canestrini G. — Sopra due nuove specie di Phytoptus<br />
(V* serie) ; estratto Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur.<br />
voi. XII, fase. II ; Padova 1891.<br />
64. — Sopra due nuovi Fitoptidi (VP serie): estratto Atti Soc.<br />
Venet.-Trent. Se. natur. voi. XII, fase. II ; Padova 1891.<br />
65. — Sopra due nuove specie di Phytoptus (VIP serie); in<br />
BuUett. Soc. Venet.-Trent. Se. natur. Tom. V, n. 2; Pa-<br />
dova 1892.<br />
68. — Sopra tre nuove specie di Fitoptidi italiani (VIIP serie);<br />
Atti R. Ist. Venet. se, lettere ed arti, Tom. III, ser. VII,<br />
p. 837-39; Venezia 1892.<br />
67. — Abbozzo del sistema acarologico: estratto dagli Atti R.<br />
Ist. Venet. se, lett. ed arti, Tom. II, ser. VII ; Venezia 1891.<br />
68. — Famiglia dei Phytoptini in: Prospetto dell' acarofauna<br />
italiana, Parte V% p. 543-557, p. 589-722, tav. 44-59 ; Pa-<br />
dova 1892.<br />
N.B. La stessa pubblicazione è inserita nel voi. I, fase. 1,<br />
ser. II degli Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur. p. 49-198,
330 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
tav. I-XVI (di queste tavole la IV-V si trovano sotto i n. 6-7<br />
nel fase. I del voi. XII).<br />
68.^is Canestrini G. e Massalongo C. — Nuova specie di Phy-<br />
toptus (Ph. Malpighianus) in: Bullett. Soc. Venet.-Trent.<br />
Se. natur, Tom. V, n. 3; Padova 1893.<br />
69. Corda A. C. J. — leones fungorum voi. IV, Pragae 1840 et<br />
voi. V, ibidem 1842.<br />
70. De Stefani F. — Sopra una galla di Phytoptus sul Vitex<br />
Agnus Castus in: Naturalista Sie. Vili, 1888, p. 66-69.<br />
71. KiEFFER J. J. — Neue Mittheil. ùber lothringisehe Milbeii-<br />
gallen in: Bot. Centralbl. 1889, n. 1, p. 1.<br />
72. — Die Zooeecidien Lothringens (Fortsetz.) in: Entom. Naeh-<br />
richten von Karscli, Jahrg. XVIII (1891), n. 14-16 (Sepa-<br />
ratabdr., p. 1-18); Berlin 1891.<br />
73. — Aearoeéeidies de Lorraine in: Feuille des Jeunes natura-<br />
listes Ut sér., 1 Juin, n. 260, ann. 1892.<br />
74. LiEBEL R. — Die Zooeecidien (Pflanzendeformationen) und<br />
ihre Ergeuger in Lothringen. — Zeitschrift f. naturwiss.<br />
Bd. LIX, 1886, p. 531.<br />
75. — Ueber Zooeecidien Lothringens in: Entom, Naehr. von<br />
Karseli, Jahrg. XV (1889) n. 19, p. 297.<br />
76. — Die Zooeecidien (Pflanzendeformationen) der Holzge-<br />
wàchse Lothringens; Mùnchen 1892.<br />
77. Lòw F. — Verzeichniss der dureh Gallrailben (Phytoptus)<br />
an Pflanzen verursachten Deformationen (Phytoptocecidien)<br />
der Hernsteiner Gebietes und seiner Umgebung<br />
(Beck's Fauna von Hernstein in Nieder-Oesterreich II<br />
Th., II Halbbd.) in: Beeker's Monographie; Wien 1885,<br />
p. 6-15. — Conf. Just. Bot. Jahresb. XIII (1885), II Abth.<br />
2 Heft, p. 548.<br />
78. Massalongo C. — Sulla Fitottosi dei fiori dell' Alloro in :<br />
Bullett. Soc. Bot. It., 1893, p. 189.<br />
79. Nalepa a. — Neue Gallmilben (Fortsetz.) in: K. Akad, Wissensch.<br />
Wien, Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom<br />
8 Oct. 1891, p. 198.<br />
80. — Neue Gallmilben (2 Fortsetz.) in 1. e., Sitz. mathematisch-<br />
naturw. Classe vom 5 Nov. 1891, p. 225.<br />
81. — Neue Gallmilben (3 Fortsetz.) in 1. e., Sitz. mathematisch-<br />
naturw. Classe vom 4 Febr. 1892.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREN;5B 331<br />
82. Nalepa a. — Nelle Gallmilbeii (4 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. ma-<br />
thematisch-naturw. Classe vom 19 Mai 1892, p. 128.<br />
83. — Neue Gallmilbeii (5 Fortsetz.) in 1. s. e, Sitz. raatematisch-<br />
naturw. Classe vom 6 Oct. 1892 p. 190.<br />
8-1. — Mittheilung ùber « Neue Gallmilben » (0 Fortsetz.) in 1. e,<br />
Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom 3 Febr. 1893, p. 31.<br />
85. — Neue Gallmilben in: Nov.ActaKais.Leop.-Carol.-Deutsch.<br />
Akad. Naturforscher Bd. LV, n. 6 ; Halle 1891.<br />
86. — Genera und species der Familie der Phytoptida in: Denk-<br />
schrift d. K. K. Akad. Wissenscli. Wien 1892, mit. 4 Taf.<br />
87. — Tegonoius ein neues Phytoptiden-Genus, aus: Zool. Jahrb.<br />
Abth. f. Systematik, Geograph,, Biolog. d. Thiere vom J.<br />
W. Sprengel in Giessen, VI Bd., p. 327; Jena 1892.<br />
88. — Neue Arten d. Gattung Phijtoptus und Cecidophyes in :<br />
K. Akad. Wissenschaft. Wien ; Sitz. mathematisch-naturw.<br />
Classe vom 7 July 1892, p. 155.<br />
89. — Neue Arten der Gattung Phytoptus u. CecMophyes, aus<br />
dem LIX Bd. d. Denkschrif mathematisch-naturw. Classe<br />
d. K. Akad. d. Wissenschaft. Wien, p. 525 mit 5 Taf.<br />
— Wien 1892.<br />
90. Reaumdr M. — Mémoires pour servir à l'histoire des In-<br />
sectes voi. Ili, mém. XII ; Paris 1737.<br />
91. Trail J. W. H. — Galls and their makers in « Dee »: Transact.<br />
of the nat. hist. Soc. of Aberdeen, p. 55. — Aberdeen 1878.<br />
92. — Scottish Galls: ibidem, anno 1885, p. 35.<br />
93. — Scottish Galls: from the Scottish naturalist 1887, p. 107-110.<br />
94. — Scottish Galls in: Scottish naturalist for January 1890,<br />
p. 226.<br />
9". — The Galls of Norway (Transact. and Proceed. of Bot.<br />
Soc. of Edinburgh 1888, p. 201).<br />
90. — Galls of Norway in 1. s. e. voi. XVII, part. Ili, p. 482,<br />
anno 1889.<br />
97. Trouessart E. — Diagnoses d'Acariens nouveaux {Le na-<br />
turaliste, 2 sér., n. 93, p. 25) ; Paris 1891.<br />
Descrizione dei Cecidii.<br />
1. AJuga Cliaiuaepytis Schreb. — All'estremità dei rami<br />
di questa pianta, le foglie, brattee, nonché i fiori, infetti da
332 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
milbe, sono coperti da fitta e candida lanugine, formata da<br />
luiiglii peli (uniseriato-pluricellulari), assai simili a quelli<br />
propri alla specie.<br />
Luoghi coltivati della valle di Tregnago presso Cogolo nel<br />
veronese. Ottobre 1892.<br />
2. Alnus cordifolia Ten. — Brinosi delle foglie (= Erineum<br />
Alneiim Pers.; vedi descrizione in: Nuovo Giorn. boi it.,<br />
XXIII, p. 100, n. 42).<br />
Cecidiozoo: probabilmente il Pìiytopius drevitarsus Fock.;<br />
Canestrini, Familia dei Phytoptini in 1. s. e, p. 662, tav. 45,<br />
flg. 7-8.<br />
Monte Sant'Angelo di Castellamare presso Napoli (G. Ar-<br />
cangeli!).<br />
3. Alnus g-lutinosa Gaertn. — Lòw F., Beitràge zur Naturg.<br />
d. Gallmilben (Phytoplus Duj.) in 1. s. e, p. 8; Thomas,<br />
Programm d. Realschule u. d. Progymnasiums zu Ohrdruf<br />
1869, p. 8, n. 6 b; Hieronymus, Beitràge zur Kenntn, europ.<br />
Zoocecidien in 1. s. e, p. 11, n. 31; Schlecht., Uebersicht<br />
p. 512, und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., p. 12, n. 87; Kieffer,<br />
Acarocécid. Lorraine 1. s. e, p. 6, n. 16 et p. 29, flg. 9 ex p.<br />
— Cephaloneon pustulatum Eremi olim. — Sulla pagina<br />
superiore delle foglie genera delle piccole galle (1,5-2 mill.<br />
di diametro), vescicolari, rossastre, glabre, subglobose e ri-<br />
strette strozzate alla base di inserzione. Le loro pareti<br />
carnosette (0,5 mill. grosse) e formate da più strati di cel-<br />
lule parenchimatiche, limitano una cavità, tappezzata da<br />
numerosi tricomi, fra i quali vivono i fitotti. Questi tricomi<br />
sono leptodermi, unicellulari e semplici, nonché ottusi al-<br />
l' apice. L' ostiolo è epifillo.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus laevis Nalepa, Neue Gallmilben in:<br />
Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. s. e, p. 23, Taf. 4,<br />
fig. 1-2. — Il Nalepa rinvenne in questo cecidio un' altra specie<br />
di fitottide cioè : Tegonotus heptacinctus Nal., Tegonotus ein<br />
neues Phytoptiden-Genus in 1. s. e, p. 335, Taf. 13, flg. 10-12.<br />
Presso il paese di Bolca nel veronese; Giugno 1892.<br />
4. Alnus incana DC. — Lòw F., Beitràge zur Kenntn. d.<br />
Milbengallen in 1. s. e, p. 131, n. 4; Thomas, Programm
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 833<br />
d. Realschule u. Progymnasiuius zu Ohrdruf 1869, p. 8,<br />
n. 6 a; Hieronymus, Beitriige Keniitii. europ. Zoocecid.,p. 12,<br />
n. 33; Schlecht. Uebersicht p. 512 uiid Gallbild. deutsch.<br />
Gefasspfl., p. 12, n. 93 ; Nalepa, Beitràge Systematik d. Phy-<br />
iopten in 1. s. e. Taf. IV, flg. 3 und Neue Gallmilben in:<br />
Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. s. e, Taf. 3,<br />
fig. 11. — Cephaloneon inistulatum Br. olim. — Produce<br />
delle galle fogliicole identiche a quelle sopradescritte (ii. 3).<br />
Cecidiozoo: Phijtojjltcs laevis Nal. in 1. s. e.<br />
In Piemonte presso Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).<br />
5. Aliius Yìridis DC. — Thomas, Aeltere u. Neue Beobacht.<br />
ùber Phytoptocecidien in 1. s. e, p. 354; Lòw F., Beschreib.<br />
von neuen Milbengalleii, nebst Mittheil. ùber einige schon<br />
bekannte in 1. s. e, p. 715, n. 1; Hieronymus, Beitràge<br />
Kenntniss europ. Zoocecid. in 1. s. e, p. 12, n. 34; Schlecht.<br />
Uebersicht p. 513 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 12,<br />
n. 96 a. — Erineum (PhyUeriam) purpureum DC. —<br />
Acervuli o cespuglietti epifilli di rado anfigeni, per lo<br />
più confluenti in serie parallele alle nervature secon-<br />
darie delle foglie. Questi cespuglietti sono formati da<br />
anormali tricomi, unicellulari, lunghi e cilindrici, fortemente<br />
sinuosi ed arricciati, coli' estremità ottusa; il loro colore è<br />
dapprima bianco, ma coli' andar del tempo prendono una<br />
bella tinta roseo-persicina.<br />
Luoghi più elevati dei monti Lessini nella località detta « il<br />
Vallone » al disopra dei Spia/.zoi nel veronese; a Riva-Valdobbia<br />
in Valsesia (A. Carestia!); nella provincia di Cuneo (R. Fusari!).<br />
6. Artemisia vulg'aris L. — Low F., Beitràge zur Kenntn.<br />
d. Milbengallen in 1. s. e, p. 132, n. 5; Hieronymus, Bei-<br />
tràge Kenntn. europ. Zoocecid., p. 14, n. 43; Schlecht.<br />
Uebersicht p. 514 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 107,<br />
n. 1211; Kieffer, Acarocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 20;<br />
Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 53, fìg. 10.<br />
— Sulla pagina superiore delle foglie determina la produ-<br />
zione di piccole galle (poco più di un mill. alte, sopra<br />
due terzi di mill. circa in diametro) vescicolari, rossastre,<br />
subobovato-clavate (cefaloneiformi), substipitate alla base e
334 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
colla superfìcie papillosa. II loro ostiolo giace al lato dor-<br />
sale del lembo fogliare ed é, unitamente al canale che attra-<br />
versa Io stipite delle medesime, quasi ostruito da lunghi<br />
peli sinuosi. Le cellule dell' epidermide (continuazione del-<br />
l' epiflllo) che riveste le pareti (circa il doppio più grosse<br />
della lamina normale della foglia) di questi cecidii sono<br />
ipertrofizzate, jaline e gibbose verso l'esterno, dove qua e là<br />
portano dei tricomi, semplici, uniseriato-pluricellulari.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Artemisiae Canestrini, Fam. dei Phy-<br />
toptini in 1. s. e, p. 650, tav. 49, fig. 3 et tav. 54, fìg, 6.<br />
Provincia di Padova: presso Teolo negli Euganei (G. Cane-<br />
strini !).<br />
7. Betula alba L. — Thomas, Beschreib. neuer oder minder<br />
gekannter Acarocecidien in 1. s. e, p. 266, n. 10, tav. X,<br />
fig. 12-15; Lòw F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber<br />
Milbengallen in 1. s. e, p. 622, n. 69; Hieronj^raus, Beitràge<br />
Kenntn. europ. Zoocecid., p. 16, n. 57 (sub Beiula verru-<br />
cosa); Schlecht. Uebersicht p, 515 und Gallbild. deutsch.<br />
Gefàsspfl., p. 13, n. Ili (sub Betula verrucosa); Kieffer, Aca-<br />
rocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 27; Canestrini, Fam. dei<br />
Phytoptini 1. e, tav. 59, fìg. 2. — Cephaloneon betulinum<br />
Br. olim. — Galle fogliicole (appena un mill. di dia-<br />
metro), subgloboso-ovate, glabre, quasi egualmente promi-<br />
nenti sulle due faccie della lamina. Per lo più sulla pagina<br />
inferiore della foglia appariscono subemisferiche, mentre al<br />
lato opposto vi producono una sporgenza (o vistibulo) sub-<br />
conica, all' apice della quale sbocca l' ostiolo. Le loro pareti,<br />
un terzo circa di millimetro grosse, sono formate di ele-<br />
menti parenchimatici, fra i quali nella regione delle galle,<br />
situata sul dorso del lembo fogliare, osservansi dei meati<br />
intercellulari.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Betulae Nalepa, Genera u. Species d.<br />
Fam. Phytoptida in 1. s. e, p. 873, Taf. II, fìg. 3-4; Canestrini,<br />
Fam. d. Phytoptini in 1. e, p. 680, tav. 59, fìg. 3.<br />
II Nalepa in questo cecidio trovò ancora il Phytoptus lejo-<br />
notus Nal., Genera u. Species ibidem., p. 86S, Taf. I, fig. 1-2;<br />
Canestrini, ibidem, p. 666, tav. 58, fig. 9.<br />
Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 335<br />
8. Bettila alila L. — Low F., Beitriige zur Naturg. d. Gall-<br />
milben in 1. s. e, p. 8, n. 13; Schlecht. Uebersicht p. 515,<br />
11. 13 et (sub. BetiUa verrucosa) Gallbild. deutsch. Gefasspfl.,<br />
p. 13, n. 115; Hieronymus, Beitràge Kenntn. europ. Zooce-<br />
cid., p. 16, n. 55 (sub. B. verrucosa) ; Kieffer, Acarocécid.<br />
Lorraine 1. e, p. 8, n. 28; Canestrini, Fam. dei Phytoptini<br />
in I. s. e, tav. 57, fig. 5. — Erineum betulinum Schum.,<br />
Rabeiih. Deutschl. Krypt. FI., I, p. 65, n. 622; Wallroth<br />
FI. Crypt. Germ., II, p. 129, n. 1.382. — Erinosi delle foglie.<br />
Gli anormali tricomi, caratteristici di questo erineo, formano<br />
dei cespuglietti o macchie piane ed ipofìlle, talvolta però<br />
anfigene, le quali sovente confluiscono in fascie parallele<br />
alle nervature secondarie delle foglie. Tali tricomi, dapprima<br />
pallidi ed in seguito rubiginosi, sono molto corti, rigonfi<br />
all' apice, e spesso dilatati a guisa di imbuto o variamente<br />
lobulati, mentre sono attenuato-stipitati alla base.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus rudis Can., Fam. d. Phytoptini in 1. s.<br />
e, p. 658, tav. 52, fig. 1.<br />
Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).<br />
9. Coronilla varia L. — Low F., Mittheil. iiber Phytopto-<br />
cecidien in 1. s. e, p. 3; Schlecht. Uebersicht p. 521 und<br />
Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 79, n. 838; Kieffer, Acarocé-<br />
cid. Lorraine in 1. s. e, p. 26. — Volvella Coronillae A meri,<br />
in Kaltenb. Pflanzenf., p. 136, n. 22. — Foglietto delle foglie,<br />
per lo più terminali, conduplicate nonché arcuate o subcon-<br />
torte e col margine non di rado qua e là involuto.<br />
Provincia di Verona: valle di Tregnago « a Marcemigo »;<br />
autunno 1892.<br />
10. Cotoneaster tomentosa Ait. (= C. vulgaris Lindi.) —<br />
Low F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber Milbengallen<br />
in 1. s. e, p. 623, n. 72; Schlecht. Uebersicht. p. 521 und<br />
Gallbild. deutsch. Gefasspfl. p. 70, n. 712; Hieronymus, Bei-<br />
tràge europ. Zoocecidien p. 20, n. 81 ;<br />
Kieffer, Acarocécid. Lor-<br />
raine in I. s. e, p. 26; Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s.<br />
e. tav. 48, fig. 4 (habitus). — Vajolo delle foglie caratteriz-<br />
zato (analogamente a quanto è noto per la stessa malattia<br />
d' altre pomacee) da pustule suborbicolari, più o meno ri-
336 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
gonfie e sporgenti specialmente dalla parte dorsale della la-<br />
mina, dove spesso sono ricoperte da lunghi ed abbondanti<br />
peli. In corrispondenza di dette pustule, il mesofìllo è rap-<br />
presentato da uno straterello di cellule clorofilligere che<br />
tappezza al lato interno le due epidermidi del lembo ed in<br />
tutto il resto del suo spessore da numerose briglie cellulari<br />
fra loro anastomizzantesi in lasso reticolo irregolare.<br />
Cecidiozoo: Phytoptus Cotoneastris Canestrini, Pam. d. Phy-<br />
toptini in 1. s. e, p. 638, tav. 48, fig. 7-8.<br />
Provincia di Verona: nel monte Baldo presso il Santuario<br />
della Madonna della Corona (A. Goiran !) ; nel Trentino (Gr. Ca-<br />
strini I).<br />
11. Crataegus Oxyacaiitlia L. — Pustule vajolose sulle fo-<br />
glie, sublenticolari e turgide specialmente al lato dorsale<br />
della lamina. La cavità di questi cecidii, che comunica al<br />
di fuori per mezzo di un ostiolo ipofìllo, puntiforme, è attra-<br />
versata in tutti i sensi da numerosi cordoni cellulari, ra-<br />
mosi, separati da ampi spazi aeriferi.<br />
Nel Trentino (Gr. Canestrini !).<br />
NB. I frammenti di foglie che ebbi per esame, non mi per-<br />
misero di verificare la determinazione del substrato di questo<br />
cecidio, ed è perciò soltanto sulla fede del eh. prof. Canestrini<br />
eh' io li riferisco at Crataegus Oxyacantha L.<br />
Oss. — All'estremità dei rami di Crataegus Oxyacantha L.<br />
(ed ancora di C. monogyna) per impulso delle larve di Cecidomyia<br />
Crataegi Winn., le foglie vengono deformate. La loro<br />
lamina cioè presentasi in vario modo accartocciato-increspata ed<br />
atrofica, mentre le stipulo respettive appariscono, d'ordinario,<br />
anormalmente dilatate. La superficie della lamina e delle stipula<br />
predette, portano inoltre numerose emergenze, subcilindriche,<br />
terminate da una capocchia, bruna glanduliforme. Tali foglie cosi<br />
alterate producono un' agglomerazione più o meno compatta che<br />
caratterizza la galla o cecidio della surriferita specie di Ceci-<br />
domyìa (vedi Canestrini Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 48,<br />
fig. 11). — Il prof. G. Canestrini in questa galla scoperse due<br />
nuovi fitottidi cioè il Tegonotus armatus Cn. (Fam. Phytoptini<br />
p. 693, tav. 47, fig. 7, tav. 48, fig. 6, 12) ed il Phytopim Cra-<br />
taegi Cn. (ibidem, p. 635, tav. 52, fig. 3), il quale ultimo acaro
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 337<br />
sarebbe ritenuto, dall' illustre prof. Canestrini, l' autore delle<br />
emergenze epifille sopramenzionate. In quanto alla presenza del<br />
PJiijtoptus Crataegi nel cecidio, io non posso che constatare l'esat-<br />
tezza delle osservazioni del suilodato professore; ciò mi risulta<br />
dall'esame di alcuni saggi (raccolti nel Trentino) dallo stesso in-<br />
viatemi. Ritengo ad ogni modo che come il Tegonoias armatus,<br />
cosi pure il Phijtoptus Crataegi si debba considerare specie non<br />
cecidiogena, ma piuttosto inquilina accidentale della galla pro-<br />
vocata dalla Ceciclomyia Crataegi, essendoché nelle identiche<br />
deformazioni osservate in differenti località sul Manco-spino, da<br />
altri e da me vi furono trovate solo le larve di questo dittero.<br />
{Continua).<br />
Vien letta inolti'e una comunicazione del dott. Baldacci :<br />
OSSERVAZIONI SULLA RAMIFICAZIONE DEL SYMPHYTUM<br />
ORIENTALE L. APPLICATE AL GENERE SYMPHY-<br />
TUM L. DI A. BALDACCI.<br />
La presente nota ha lo scopo di accennare a particolari ca-<br />
ratteri normali di ramificazione del Symplujlum orientale, i<br />
quali sembrano manifestarsi nelle altre specie del genere e per<br />
ciò parmi che debbano tenersi h\ buon conto nella descrizione<br />
di questo gruppo di piante.<br />
Symphytdm orientale L. a) Sviluppo di un individuo pri-<br />
mario. — Alla base dell' asse si nota un numero variabile di<br />
gemme dormenti che nascono all' ascella di altrettante foglie.<br />
Dopo uno due nodi al più si manifestano, sempre rigorosa-<br />
mente ascellari, individui ripetitori tanto più sviluppati quanto<br />
é la loro distanza dalla base dell'asse: essi occupano quattro<br />
quinti dell'altezza dell'individuo primario. Da numerosi esem-<br />
plari osservati, l' ultimo quinto dell' asse, al quale si giunge<br />
quasi per regola dopo sette od otto nodi fogliari, presenta<br />
foglie alla cui ascella manca il rispettivo individuo secondario<br />
il quale si é innalzato emergendo a distanza variabile. * Questi<br />
* Misura delle distanze fra la foglia ed il rispettivo asse ci hanno<br />
dato : Ind. A) mm. 7, 52, 55, 57. — Ind. B) mm. 10, 27, 43, 57, 57.<br />
— Ind. C) mm. 20, 43, 55, 55. — Ind. D) mm. 5, 50, 71, 67. —<br />
Ind. E) mm, 16, 42, 47, 63. — Ind. F) mm. 6, 53, 57, 58.<br />
Bui', dalla Soc. hot. ital. g2
338 ADDNAJfZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
assi che hanno contratto aderenza radiale coli' asse principale<br />
sono sirapodiofori, eccettuato in qualche caso il primo ed il<br />
secondo immediatamente superiori all'ultimo ripetitore che si<br />
presentano come intermediari. Ora, facendo la prova di spiccare<br />
dal basso all' alto ogni foglia col suo individuo secondario, sia<br />
ripetitore che intermediario o simpodioforo, si viene infine ad<br />
isolare l' ultimo individuo secondario prodotto con apparente<br />
soppressione dell'individuo primario. Ma guardando attentamente<br />
si scorge un cono vegetativo appena marcato a variabile di-<br />
stanza dall'ultimo individuo secondario: questo cono vegetativo<br />
rudimentale sta senza dubbio ad indicare l' individuo primario<br />
che nel S. otnentale è rimasto mortificato ed abortivo. Abbiamo<br />
quindi esempio, chiarissimo di sviluppo monopodiale.<br />
h) Natura mo^'^fologica del cono vegetativo. — Nella plu-<br />
ralità dei casi quest' organo si rende bene evidente ad occhio<br />
nudo, mostrandosi come un piccolo ingrossamento, più o meno<br />
circondato di peli, lungo la doccia dell'ultimo simpodioforo e a<br />
distanza variabilissima del suo percorso. Taluna volta l' ingros-<br />
samento tende a generare un piccolo mucrone che si vede me-<br />
glio allorché la pianta è del tutto formata. Ma ciò che é più<br />
necessario di ricordare e che conferma pienamente la natura<br />
dell'organo è il completo, benché rarissimo, sviluppo di esso<br />
in un fiore fertile, difl^cilmente sterile, come avviene sem-<br />
pre d'ordinario fra le due infiorescenze di un individuo sim-<br />
podioforo. Raro è pure il caso in cui quest' accenno di asse<br />
primario non arrivi a formarsi né sotto l'aspetto di cono, di mu-<br />
crone di fiore: appena una quindicina di individui su duecento<br />
osservati ne sembravano sprovveduti; cinque o sei presentavano<br />
il flore e nel -resto si notava o il cono o il mucrone.<br />
e) SvUuppo di un individuo ripetitore. — Questi individui<br />
si comportano esattamente nella stessa guisa di un asse prin-<br />
cipale, quantunque in più limitata scala. Nella parte inferiore<br />
all' ascella di ogni foglia si formano altrettante gemme di natura<br />
simpodiofora che restano quiescenti ; dopo quattro o più nodi fo-<br />
ghari l'asse corrispondente alla foglia si innalza, e staccando,<br />
come per 1' asse primario, ogni foglia e il rispettivo individuo<br />
si arriva ad isolare l'ultimo simpodioforo, nel decorso del quale<br />
si trova il testé ricordato cono vegetativo rudimentale od asse<br />
principale che in qualche caso si é visto svolgersi nella naturale<br />
terminazione di un fiore.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 339<br />
d) Sviluppo dì ^m individuo intermediario. — L' esame<br />
degli individui intermediari ha dimostrato, come indica il loro<br />
nome, il passaggio fra la ramificazione dei ripetitori e dei sim-<br />
podiofori veri. Il cono vegetativo che dovrebbe indicare l' asse<br />
principale non è più visibile né ad occhio nudo, né colla lente,<br />
salvo in rare eccezioni : però resta confermato dalla teoria. Tal-<br />
volta uno dei due simpodiofori rimane abolito; tal'altra si notano<br />
ambedue sembrando apparentemente provveduti di una sola<br />
foglia e perciò monofìlli, ma all'analisi attenta si scorge che<br />
la supposta foglia mancante ad uno dei simpodiofori si è trasfor-<br />
mata in un pedicello a funzione vegetativa o in una brattea<br />
insensibilmente dilatata all' apice a guisa di spatola. In altri casi,<br />
per lo contrario, il simpodioforo manifestavasi uniparo e afillo<br />
ed in altri anche uniparo e fogliato.<br />
e) Sviluppo di icn individuo simpodioforo. — Sono assai<br />
semplici, bipari e difilli. Soprascellarmente a ciascuna foglia si<br />
forma una gemma che darà il racemo scorpioide : fra 1' uno e<br />
r altro si forma l' asse principale rappresentato da un fiore e<br />
dal suo peduncolo.<br />
f ) Costruzione del S. orientale. — In questa specie si notano<br />
adunque, riassumendo il già detto, individui ripetitori, inter-<br />
mediari e simpodiofori. I primi si dividono in quiescenti e svi-<br />
luppati; i quiescenti sono quelli non sviluppati. L'asse principale<br />
è caratterizzato dal cono vegetativo. Gli individui intermediari<br />
talvolta mancano. I simpodiofori presentano infiorescenza bifida<br />
difilla e non hanno abortimento del loro asse principale che<br />
termina sempre in un fiore.<br />
Relazione dei « S. tuberosdm L. » e « S. bulbosum Schimp. »<br />
COL « S. ORIENTALE L. » — Certamente per il ritorno all'atavismo<br />
il cono vegetativo rudimentale del S. orientale ottiene la sua com-<br />
pleta formazione per cui l'osservazione nostra é confermata. Che<br />
se poi compariamo il fatto con quello che si produce in forme<br />
più antiche di Sijmpìnjium la chiarezza dell' asserto non am-<br />
mette più replica. Prendiamo ad esaminare il -S". tuberosmn od<br />
una specie affinissima come il S. bulbosum. Sono piante assai<br />
meno ramificate dell'altra (il numero delle foglie e quindi delle<br />
rispettive gemme alla base dell'asse primario é pronunciato, ma<br />
per cause più condizionali che intrinseche le foglie periscono di<br />
buon'ora e le gemme abortiscono in gran parte) della quale però
340<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
imitano perfettamente l'abito, presentandosi anche in esse, nella<br />
metà superiore, delle foglie che hanno il rispettivo asse ad una<br />
distanza più o meno evidente. È molto difficile poter distinguere<br />
gli individui ripetitori, intermediari o simpodiofori in causa dei<br />
continui aborti; ciò peraltro non implica la questione principale.<br />
Se consideriamo individui bene vegetati nel punto ove nel Symphytum<br />
orietitale sorgeva il cono di vegetazione mortificato, in<br />
queste specie invece di S. tuherosum o hulbosum, si sviluppa<br />
un fiore, o, in altri casi, una brattea che sta a dimostrare la<br />
terminazione dell' asse primario.<br />
Non è infrequente, per le medesime cause condizionali ci-<br />
tate, che accada 1' aborto completo o parziale delle due ultime<br />
cime scorpioidi e allora il solo fiore che segna l'asse princi-<br />
pale rimane fertile. Altre volte, al contrario, è questo fiore che<br />
viene a deperire a tutto vantaggio dei fiori più inferiori delle<br />
due cime.<br />
S. ASPERRiMDM Sims. — Allo stato coltivato assume uno svi-<br />
luppo poco adatto allo studio della sua ramificazione. Da un ri-<br />
zoma emergono 15-20 piedi, ciascuno dei quali porta un numero<br />
grandissimo di foglie. In basso le gemme sono ascellari, dormenti<br />
assai poco evolute; dopo 7-10 nodi danno luogo ad individui<br />
ripetitori con marcato sviluppo. A questi succedono tosto gli assi<br />
simpodiofori (pare accertato che veri individui intermediari non<br />
esistano nel S. asperrimum) i cui inferiori sono ascellari, men-<br />
tre i più alti contraggono spiccata aderenza coli' asse innal-<br />
zandosi a distanze irregolari dalla rispettiva ascella fogliare,<br />
imitando precisamente gli altri Sijmphytum ora studiati. Tali<br />
simpodiofori sono difilli e bipari. Recidendo i ripetitori e i sim-<br />
podiofori si arriva ad isolare l'ultimo di questi senza osservare<br />
traccie di asse primario. Ma sul sirapodioforo rimasto non è<br />
difficile di notare, quando si possono esaminare molti individui,<br />
quel medesimo ingrossamento, benché più piccolo, che si mani-<br />
festa nel S. orientale. D' altra parte concorre spesso in aiuto<br />
dell' osservatore un piccolo numero di simpodiofori apicali in<br />
cui, invece dell' ingrossamento, è arrivato a formarsi un fiore<br />
od una bratteola.<br />
Concludendo si ha che il genere SympJiyimn, o per lo meno<br />
parecchie specie di esso, presenta, per quanto mi è noto, due<br />
caratteri che fin qui non sono stati considerati dagli Autori :
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 341<br />
P r innalzamento costante degli assi simpodiofori e degli ul-<br />
timi ripetitori rispetto alle loro foglie; 2" il cono rudimentale<br />
mortificato che sta ad indicare la terminazione dell'asse prin-<br />
cipale.<br />
Il Socio Levier presenta Viola pinnata L. in frutto e Saponaria<br />
Ocynioides L. in fiore, coltivate da rizomi raccolti a Bormio nel 1892.<br />
I fiori dell' ultima non hanno per niente perduto del loro colore,<br />
benché Bormio sia di quasi 1300 metri più elevato di Firenze. II<br />
D'' Levier crede inoltre di rammentare che in stazioni più basse,<br />
per es. al Monte Pisano, i fiori della Saponaria Ocymoides presen-<br />
tino una tinta rosa meno vivace.<br />
Il Prof. Caruel non condivide quest'ultima opinione del D*" Levier.<br />
Il Segretario Baroni, associandosi all'opinione del Prof. Caruel,<br />
dice di aver raccolto al Monte Pisano esemplari di Saponaria Ocy-<br />
moides più robusti e a fiori di colore ben più vivace di quelli pre-<br />
sentati dal D"^ Levier.<br />
Il Segretario Baroni annunzia che il Prof. Goiran ha inviato<br />
esemplari secchi di Eleusine indica e Spiraea sorbifolia ^ da distri-<br />
buirsi ai soci presenti e all' Erbario centrale di Firenze, insieme a<br />
una lettera diretta al Presidente e ad una comunicazione sulla Spiraea<br />
sorbi/olia e sulla Vinca major.<br />
EL^° Sig, Presidente,<br />
Verona, 10 maggio 1893.<br />
Altra volta ho comunicato alla Società Botanica Italiana al-<br />
cune notizie intorno alla ubicazione di Eleusine indica Gàrtn.,<br />
sia nel Veronese che in altri punti della Penisola Italiana.<br />
Oggi segnalo una nuova stazione veronese di questa Po^cea;<br />
che il nostro egregio collega, dott. Emilio Rodegher, ha rinve-<br />
nuto, copiosissima di esemplari, nella località detta la Venturina<br />
presso le Fery^azze, e quindi alle ultimissime pendici di uno dei<br />
contrafforti dei M. Lessini.<br />
Gli esemplari che presento, sono offerti come dono ai Colle-<br />
ghi, fatta sempre la debita contribuzione aWEt-bario centrale.<br />
Voglia, signor Presidente, credermi<br />
Devotissimo<br />
A. GOIRAN.
342 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
SULLA PRESENZA IN VERONA DI SPIRAEA SORBIFO-<br />
LIA L. NUOVA STAZIONE DI VINCA MAJOR L. NOTA<br />
DI A. GOIRAN.<br />
Il Compendio della Flora Italiana dell' amatissimo nostro<br />
Presidente prof. O. Arcangeli, indica questa Rosacea nei boschi<br />
della Valle della Polcevera, nell'Appennino Ligure, ove insel-<br />
vatichita è stata rinvenuta dal sig. Figari. Oggi annunzio la<br />
presenza di Spiraea sorhifolia alle porte, per cosi dire, della<br />
città di Verona.<br />
Clii, seguendo il Lung-Adige, a sinistra del fiume, esce di<br />
città per Porta Pellegrina o Porta Vittoria che dire si voglia,<br />
si trova immediatamente di fronte a un piccolo fortilizio, il quale<br />
porta il n. XXVII (27) e fu costrutto dagli austriaci nell'anno<br />
MDCCCXXXVIII (1838). Nel muro che prospetta l'Adige, da anni<br />
io osservava un arboscello o frutice che a primo aspetto poteva<br />
scambiarsi con un esemplare nano e cespuglioso di Ailanihus<br />
glandulosa; ma non ebbi mai tempo od occasione per occuparmene<br />
di proposito. Negli ultimi giorni di ottobre dello scorso 1892<br />
io visitava quel luogo per verificare se i movimenti di terreno, ai<br />
quali hanno dato occasione i grandiosi lavori intrapresi a di-<br />
fesa dalle piene d'Adige, avessero recato qualche variazione<br />
nella Flora propria a quel punto dei pressi di Verona. E rividi<br />
la pianta in quistione; ma con mia grande soddisfazione in piena<br />
ed esuberante fruttificazione. Procuratami una scala mi affrettai<br />
a fare raccolta dei rami fruttiferi, dei quali presento esemplari<br />
ai miei colleghi.<br />
Oggi (10 maggio) l' unico esemplare che rappresenta nella<br />
mia zona questa bella specie vegeta prospero e rigoglioso. Per<br />
quanto io mi sappia, nella città di Verona questa Spiraea non<br />
é coltivata in alcun giardino.<br />
Segnalo una nuova stazione veronese di Vinca major L. sco-<br />
perta recentissimamente (3 maggio 1893). Questa elegantissima<br />
Apocinacea cresce copiosa in una siepe nel luogo detto le Are,<br />
lungo la strada che va alle Torri Massimiliane da Porta<br />
S. Giorgio ovvero da Porta Vescovo.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 343<br />
Il Segretario Baroni dà lettura di altra comunicazione del prof.<br />
MAssalongo, accompagnata da esemplari, che ha per titolo :<br />
INTORNO ALLA CERATOMANIA EPIFILLA DI DIANTHUS<br />
CARYOPHYLLUS L. NOTA DEL DOTTOR C. MAS-<br />
SALONGO.<br />
Delle molte anomalie di sviluppo a cui vanno soggette le<br />
piante, una delle più singolari e nel tempo stesso più rare è cer-<br />
tamente quella mostruosità, che, fra i teratologi, il Morren pro-<br />
pose, per il primo, di indicare sotto il nome di cer^atoììiania,<br />
cosi chiamata perchè si manifesta colla produzione di corpi<br />
cavi, conici o corniformi, sulla superficie di vari organi del ve-<br />
getale. Per i suoi caratteri questa mostruosità non devesi iden-<br />
tificare colla formazione anormale di ascidii, essendoché que-<br />
st' ultimi originansi a spese di tutto un organo laminare e<br />
generalmente in conseguenza di unione congenita dei suoi mar-<br />
gini, oppure devonsi considerare quali sue ramificazioni od escre-<br />
scenze (enazione) cave, come sarebbe ad esempio dei due casi<br />
illustrati dal Masters {Veget Teratology, fìg. 166-1G7) per le<br />
foglie di Brassica Q Lactuca, dove però l'apertura degli ascidii<br />
trovasi sempre diametralmente opposta all' inserzione dei mede-<br />
simi. Nella ceratomania, invece, sia che questa si incontri sopra<br />
una foglia o sugli involucri fiorali, trattasi costantemente di lo-<br />
cali estroflessioni saccate, cosicché 1' orificio di esse si troverà<br />
situato alla loro base. Per l'aspetto potrebbero piuttosto scam-<br />
biarsi con certi zoocecidii, però la natura teratologica di simili<br />
estroflessioni calcariformi verrebbe^ dimostrata dal fatto che<br />
nella loro cavità non fu mai trovata veruna sorta di parassita<br />
con cui si potesse sospettare avessero un rapporto etiologico.<br />
A queste brevi considerazioni faccio ora seguire la descrizione<br />
del caso di ceratomania da me osservato.<br />
Sopra alcuni giovani esemplari di Diantlms caryophyllus L.,<br />
coltivati neir orto botanico di Ferrara, ed ottenuti da semi pro-<br />
venienti da Erfurt, varie foglie portavano delle curiosissime<br />
appendici coniche cave di cui le più grandi elevavansi dalla pa-<br />
gina inferiore 5-9 mill., misurando alla base 3-4 mill. di diame-<br />
tro. Di tali singolari produzioni, nella parete delle quali il me-<br />
sofillo si continuava pressoché inalterato, quelle che eransi
344 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
sviluppate su foglie sovrapposte nella gemma, sovente corrispon-<br />
devansi a due a due, in guisa cioè che 1' una trovavasi ricoperta<br />
od invaginata nell'altra. Qualche volta l'estremità, per lo più<br />
scolorata, di coteste neoformazioni era rovesciata od inflessa,<br />
venendo cosi, non di rado, a sporgere più o meno dal loro ori-<br />
ficio, situato sulla pagina superiore della foglia.<br />
Quantunque la mostruosità qui descritta, sia stata, nel 1821,<br />
scoperta dal Trattenick (vedi: Masters, Veget Teratology; Pen-<br />
ziG, Pfianzenteratologie), oltre che sulle foglie, ancora sul calice<br />
e petali del garofano, tuttavia ho creduto opportuno di farne<br />
anch' io un breve cenno, perchè, come sembra, posteriormente<br />
al Trattenick, non venne segnalata da nessun altro teratoiogo.<br />
Il prof. GoiRAN ha inviato la continuazione delle sue :<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
(Continuazione).<br />
Vekbenaceae.<br />
670. Vitex Agnus-casius L. — Siepi presso Verona; nella<br />
Valpantena presso Ore e sopra Romagnano a Spredino (me-<br />
tri 456). Non spontaneo ma introdotto da tempo ed ora quasi<br />
fatto selvatico: nell'ultima delle stazioni ora ricordate vi si<br />
trova assieme a Spiraea prunifoUa (Hortul.) e lasmìnum fru-<br />
ticans L.<br />
671. Verbena officinaUs L. — Ovunque dal piano alle zone<br />
elevate.<br />
j3 montana. — « Elatior et robustior; ad basim fere sub-<br />
fruticosa. » — Luoghi selvatici elevati, per esempio presso ai<br />
TracM (m. 1338).<br />
Recentemente il sig. G. Menegazzoli nel suo giardino ha in-<br />
trodotto Lippia nocliflora Mich. la quale vi alligna ottimamente;<br />
dando prova anche presso di noi di quella tendenza alla diffu-<br />
sione che ho osservato nelle piante esistenti in diversi Orti bo-<br />
tanici da me visitati.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 345<br />
ACANTHACEAE.<br />
672. Acanthus spinosus L. Sj). pi., ed 1% pag. 639; Parl.-Car.,<br />
FI. il., VI, pag. 342; A. molUs Pollin., FI. ver.. II, pag. 311;<br />
BertoL, FI. it., VI, pag. 458-59; Vis. et Sacc, Cai., pag. 158;<br />
Arcang., Comp. fi. il., pag. 562 « saltem quoad plantara vero-<br />
nensem. » — In Verona fra le rupi nel Giardino Giusli quivi<br />
certissimamente introdotto da epoca immemorabile. — VAcan-<br />
thus mollis che i vari autori segnalano nel Giardino Giusli<br />
nella città di Verona non è che A. spinosus L., la pianta cioè<br />
trasmessa àW Erbario centrale di Firenze dal sig. Gregorio<br />
Rigo: nuovi esemplari comunicherò io fra non molto a conferma<br />
di questa mia asserzione.<br />
Globdlariaceae.<br />
673. Globularia cordifolia L. — Rupi e luoghi ghiaiosi del-<br />
l' intera regione dalle vette più elevate scendendo nelle valli,<br />
per esempio nella Val d'Adige alle falde del M. Pastello presso<br />
la Chiusa, nelle valli Marchiora, del Falcone, dell'Anguilla,<br />
di Squaranto, d'Illasi, ecc. — È pianta sempre gregaria.<br />
fi nana Camb. — Qua e là con la specie nelle stazioni mag-<br />
giormente aride e secche, specialmente se elevate.<br />
Il Bertoloni * scrive: « Vidi lusum hujus speciei floribus duo-<br />
« bus, vel tribus, solitariis, alternis, remotiusculis, statim sitis<br />
« infra capitulum in axilla paleae, seu bracteolae. » Ho osser-<br />
vato presso di noi frequentissima questa forma in tutta la re-<br />
gione. — S'incontrano talvolta in uno stesso cespuglio dei ca-<br />
polini bianchi in unione agli altri a colorazione normale.^<br />
674. G. viclgaris L. — Pascoli e luoghi ghiaiosi dal piano<br />
alle zone elevate dell' intera regione. Oltre alla forma con fiori<br />
cerulei, se ne incontrano due altre a fiori bianchi o porpore-<br />
' FI. it., II, pag. 8.<br />
* Questa forma corrisponde alla pianta di Segujer, Glohularìa liumillima<br />
repens flore albescente {PI. ver., Ili, pag. 264), e raccolta da Bor-<br />
doni nel M. Alba.
346 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
scenti raccolte da Pontedera^ nei monti veronesi: io ho osservato<br />
runa e l'altra forma nella Collina Veronese, rarissima la prima.<br />
675. G. nudicaulìs L. — Pascoli elevati : Corno d'Aquilio,<br />
Podesteria, M. Tomba, M. Sparaver, Cima di Malóra, Monte<br />
Zeola, ecc.<br />
Lentibulaeieae.<br />
676. Utricularia vulgarìs L. — Fossi presso S. Michele, San<br />
Martino, Caldiero, Belfiore, Valle Zerpana, ecc.<br />
677. U. minor L. — Ove la precedente, però meno frequente.<br />
Per semplice affermazione di fatto, faccio per ora pura menzione<br />
di una forma serótina da me osservata, nella seconda metà di ot-<br />
tobre, in un fosso presso *S^. Michele riserbandomi di ritornare<br />
sopra la stessa dopo ulteriori studi.<br />
Seguirebbe il genere Pinguicula che certissimamente deve<br />
trovarsi in questa regione rappresentato da Pinguicula alpina<br />
e da diverse forme di P. vulgaris; ma lo passo sotto silenzio<br />
e per sentimento di onestà ; perchè né la memoria, né le mie<br />
note di viaggio, né le mie raccolte mi danno alcun documento<br />
notizia che valga ad accennare con sicurezza le stazioni nelle<br />
quali posso avere osservato queste eleganti piantine, ad ogni<br />
modo però da me viste " in più di un luogo.<br />
Primulaceae. '<br />
678. Hottonia 2)dlustris L. — Fossi e luoghi paludosi special-<br />
mente del piano, dal quale però sale ad una certa altezza nei<br />
monti trovandosi per esempio a Rovere di Velo (m. 857).<br />
679. P^Hmula vulgaris Huds. — Luoghi selvatici, pascoli, prati,<br />
siepi, ecc., in tutta la regione dal piano alle zone più elevate.<br />
^ aWiflora. — Rara. Alle Ferrazze.<br />
y gracilis. — Luoghi selvatici nel M. Tondo e presso 07''è<br />
in Valpantena ecc.<br />
$ caulescens. — Qua e là raramente.<br />
* Pont., Comp., pag. 134 et Segu., PI. veron., II, pag. 185.<br />
* Pinguicula alpina ad esempio è indicata da Ciro Pollini {FI. ver.,<br />
I, pag. 25) nei monti Zeola e Alba.<br />
* Lodovico Caldesi in FI. it.; Parl.-Car., Vili, pag. 613.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 347<br />
680. P. SiUhorpiì Reichb. — Coltivata nei giardini come bor-<br />
dura alle aiuole, si trova in questi oramai quasi fatta selvatica. '<br />
681. P. variabills Goup. =: P. granclifloy'a-officinalis et P. of-<br />
ficinali-grandifloym Goir. — Pascoli, prati e luoghi selvatici a<br />
Csrro, Rovere di Velo, lungo il sentiero clie da Selva di Progno<br />
va ai Torneici sulla destra del torrente, ecc., ecc.<br />
682. P. intricata Gren. et Godr. = P. pachyscapa Goir. —<br />
Pascoli e luoghi selvatici di tutta la zona elevata nella intera<br />
regione, dalla quale scende verso il piano: Corno d'Aquilio e<br />
Corno Mozzo, ecc., Podesteria, ecc., M. Sparaver, M. Tomba,<br />
M. Malóra, M. Trappola, M. Pertica, M. Posta, Campobrun,<br />
M. Zeola, ecc., Spiazzoi, Spiazzoletti, Velo, Rovere di Velo, e<br />
nella Valle d'Illasi presso Selva di Progno, Giazza e Revol-<br />
to, ecc., ecc. — Questa specie é stata certamente confusa da<br />
molti botanici ed erborizzatori con la P. elatior lacq. Ritengo<br />
poi certa la esistenza di forme ibride tra P. intricata e P. viU-<br />
garis e P. ofjìcinalis.<br />
683. P. offìcinalis lacq. — Pascoli e prati delle zone elevate<br />
dalle quali scende sino alla collina, senza giammai penetrare<br />
nella pianura : Cuzzano in Valpaìitena a sud di Grezzana (me-<br />
tri 165) é la stazione più bassa alla quale ho osservato questa<br />
pianta.<br />
J3 raicrantha. — Nelle siepi presso Corbiolo (m. 817).<br />
y ascapa. — Colla precedente.<br />
Ulteriori ricerche faranno forse riconoscere la presenza di<br />
P. sitaveolens Bertol.<br />
684. P. Auricula L. — Rupi elevate in tutta la regione. As-<br />
sieme alla forma foliis glabris, s'incontra non di rado la pianta<br />
di Segujer,^ Auricula-Ursi foliis quasi farina aspersis. Per<br />
testimonianza di Segujer, Moreni e Bordoni, nei M. Alba (me-<br />
tri 1621) e Zeola (m. 1975) cresce una forma con scapo portante<br />
pochi fiori e bianchi.'<br />
^ Bulhtfino della Società botanica italiana, in Nuovo Giorn. hot,<br />
ita?., voi. XXIII.<br />
» PI. ver., Ili, pag. 109.<br />
' Auricula-Ursi alba. « Albae mentis summum jngura incolit,<br />
« ibique humilis, paucosque flores in fastigio gerit propter loci aspe-<br />
« ritatem ; in hortis eulta vegetior, et quinos aut senos flores pro-<br />
« fert. » Segu., PI. ver., Ili, pag. 109.
348 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
J3 pusilla. — « Pianta partibus omnibus minor. An species<br />
diversa ?» — Questa forma si distingue dalla vera P. Auricula,<br />
per essere più piccola, o a meglio dire ridotta a minime pro~<br />
porzioni in tutte le sue parti. L' ho raccolta sul M. Posta (me-<br />
tri 2235) il 29 agosto 1889.<br />
685. P. Balbisii Lehm. — Rupi presso Spiazzoi (m. 1372) ove<br />
è quasi gregaria, nel M. Posta, ecc. ; più rara della precedente.<br />
Anche di questa specie ho notato una forma major ed una<br />
forma minor.<br />
686. P. spectabilis Tratt. — Nelle rupi e pascoli maggiormente<br />
elevati di tutta la regione copiosissima.<br />
j3 ascapa. — « Umbella sessili, multifìora, congesta. » —<br />
Rara, nei pascoli al Vallone di Campegno presso il Pozzo del<br />
ghiaccio (m. 1692).<br />
687. Aretia (?). — Rarissima fra le rupi elevatissime del<br />
M. Posta. — Lascio senza nome specifico questa elegantissima<br />
e minuscula pianticella, della quale ho raccolto pochissimi esem-<br />
plari il 29 agosto 1889. Forse sarà A. Hausmanni, ma ad ogni<br />
modo desidero rivederla viva ed in posto prima di avventurarmi<br />
ad una determinazione.<br />
688. Aìidrosaces lactea L. — Pascoli e rupi elevate: nel Monte<br />
Sparaver, alla Gasparina, in Val dei Ronchi, al Passo della<br />
Lora, nel M. Zeola, nel M. Alba.<br />
689. Cyclamen europaeum L. — Luoghi selvatici boschivi e<br />
sassosi nelle zone subalpina e montana, dalle quali scende ai<br />
colli e nelle valli che vanno a sboccare nella pianura, Val<br />
d'Adige, Vaio del Falcone e àoXVAnguilla, Valle di Squaran-<br />
to, ecc. Frequentissimo.<br />
^ albiflorum. — Qua e là raramente : nel mese di agosto<br />
del 1891 una gentile signorina ha raccolto questa forma gra-<br />
ziosissima in Valpolicella nel M. delle Sassine (m. 322).<br />
690. Soldanella alpina L. — Pascoli elevati del Corno d'Aqui-<br />
no, Malóra, Campohrun, Zeola, ecc.<br />
691. S. montana W. — Ove la precedente.<br />
692. S. pusilla Baumg. — Luoghi sassosi e pascoli elevatis-<br />
simi dei M. Posta e Camijobrun (m. 2235-1650) ove cresce<br />
quasi gregaria.<br />
693. S. minima Hoppe. — Ove la precedente.<br />
694. Lysiìnachia vulgaris L. — Luoghi selvatici, siepi, ecc.,
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 340<br />
dal piano, per esempio in Campo Marzo di Verona, Caldie-<br />
ro, ecc., sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in<br />
Bolca (m. 945).<br />
695. L. Nwmmilaria L. — Luoghi umidi e torbosi, margine<br />
dei fossati : dal piano, per esempio Campo Marzo di Verona,<br />
Caldierino, Caldiero, ecc., alla collina, per esempio a Soave,<br />
sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in Bolca.<br />
096. Anagallis aroensis L. — Nei campi e prati: dintorni di<br />
Verona, Collina Veronese, alla Mosella, nel M. Pastello, a<br />
Spredino di Valpan/ena, M. S. Viola, presso Cerro Veronese,<br />
a S. Anna d'Alfaedo, ecc., dal piano cioè ai monti sino a circa<br />
1200 m. di altitudine. — Presenta secondo me due forme: una<br />
a fiori color rosso-minio (A. phoenicea), l'altra a fiori azzurri<br />
(la vera A. arvensis).<br />
fi Monella (L). — Pianta più robusta ed a fiori azzurri :<br />
ove le due forme precedenti.<br />
097. A. tenella L. — Rara nella regione contemplata nella<br />
presente scrittura : non ho trovato e raccolto questa elegantis-<br />
sima piantina che in un punto solo, nelle Basse di S. Michele,<br />
cioè in un prato torboso presso Centore.<br />
098. Samolus Valerandi L. — Luoghi umidi nei dintorni di<br />
Verona, nella Val d'Adige tra Ceraino e Peri ed in tutte le<br />
altre vallate al loro sboccare nella pianura ; nelle Basse dì<br />
S. Michele, a Caldiero, in Val Zerpana, ecc. — S' incontra fre-<br />
quentemente gregaria, e nei luoghi sabbiosi non di rado é dato<br />
raccogliere una forma nana la cui statura non oltrepassa i<br />
2-3 centimetri.<br />
Plumbagineae.<br />
099. Armeria elongata Hoffm. Q alpina W. — Rara nella re-<br />
gione: non l'ho incontrata e raccolta che nelle rupi e ghiaie<br />
a Cima di Posta e Campohrun.
350 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Vien data sommaria lettura della comunicazione del Socio Bolzon<br />
dal titolo ;<br />
ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR<br />
PIO BOLZON.<br />
Centuria Quinta.<br />
(Continuazione).<br />
* Orcliis longicrurìs Link. (0. atlayiticaì W. in Comp. della<br />
FI. It. di Are.) Capannone ; M. S. Martino. Aprile Maggio.<br />
O. Morio L. Forte Saint-Cloud e qua e là nei colli presso Por-<br />
toferraio.<br />
O. tridentata Scop. Presso la cima di M. Orello. Aprile.<br />
O. provincialis Balb. Cima del M. Perone (630 m.) Maggio.<br />
0. maculata L. Luoghi selvati dei colli e anche nella parte sco-<br />
perta del M. Capanne.<br />
* Ophrys araiiifera * Huds. Diffusissima nei prati alle Ghiaie<br />
insieme alla var. ^ atrata. Marzo-Aprile.<br />
* O. exaitata Ten. Luoghi erbosi presso la cima di M. Orello.<br />
Aprile.<br />
* O. bomtoilifera Lk. Luoghi aridi presso la cima di M. Orello.<br />
Aprile.<br />
* O. Araclmites Host. Luoghi erbosi presso la cima di<br />
M. Orello. 18 Marzo.<br />
Alcuni esemplari colle gobbe del labello poco manifeste li ridur-<br />
rei alla var. 3 oxyrrliyiichos Tod. propria, secondo gli autori, sol-<br />
tanto della Sicilia. E qui noterò che alcuni esemplari di Ophrys del<br />
il/. Orello a labello portante una macchia lucida in forma di mez-<br />
zaluna, li avrei l'iferiti a 0. luoulata Pari, propria, secondo gli autori,<br />
soltanto della Sicilia; cosi, all' Ottone avrei trovato 0. fusca Lk.<br />
j3 funerea (Viv.) propria, secondo gli autori, dei colli presso Genova<br />
e del Parmense, e di recente stata trovata anche in Firenze a Boboli,<br />
ma non potendo, sul secco, controllare tali determinazioni fatte sul<br />
fresco piuttosto in fretta, m' accontento d' averle accennate specialmente<br />
a chi intendesse di erborizzare all' Elba.<br />
* O. teiitliretliiiifera W. Luoghi erbosi presso la cima di<br />
M. Orello. Aprile.<br />
* Vedi Bulleit. della Sos. hot. ital., anno 1892, pag. 312.<br />
* Vedi Acid, ad FI. Etruriae, pag. 265.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 351<br />
* Ci'ocus bifloriis Mill. ,3 lineatus (Jan.) Largamente dif-<br />
faso nei prati elevati alle Panche, presso il M. Volterraio.<br />
28 Febbraio.<br />
Nella Statistica non figura per alcuna delle isole, ma in seguito<br />
alla pubblicazione di essa venne trovata da altri. '<br />
Koiiiulea Rollìi Pari. Al M. Orello nelle macchie. Aprile.<br />
Secondo gli autori non figura per la Toscana, ma posteriormente<br />
alla pubblicazione della Statintica venne trovata all' Elba da altri '<br />
presso Campo.<br />
R. columiiae Seb. et Maur. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud<br />
a pie di Monte Orello verso S. Giovanni.<br />
** Iris floreiitìiia L. Luoghi erbosi ai margini dei torrenti<br />
ai Magazzini, a Lacona, ecc. Aprile.<br />
I. germanica L. Comune presso lo Siioperello, lungo la strada<br />
di Longone. Aprile.<br />
** Herinodactylus tiiberosiis Pari. Cima del M. S. Lucia<br />
lungo il muro dell'oratorio. Marzo.<br />
Quivi ne vidi due esemplarari soltanto ;<br />
vidi traccia di questa specie.<br />
1' anno succeòsivo non<br />
** Narcissus Panizzariiis Pari. Adiacenze della Villa Bi-<br />
gescìii alle grotte. 28 Febbraio.<br />
Evidentemente è sfuggito alla cultura.<br />
** N. elatus Guss. Diffuso nei prati alle Ghiaie. Gennaio.<br />
Distinguesi a prima vista da N. Tazzetta per i fiori molto -più<br />
grandi e per la corona largamente imbutiforme, anziché cilindroide.<br />
Nel Prodromo figura soltanto per le vicinanze di Lucca; più re-<br />
cente venne trovato subspontaneo intorno alle ville presso Firenze.<br />
All' Elba perciò trovasi in analoghe condizioni che quivi, giacché<br />
i prati alle Ghiaie sono i giardini pubblici di Portoferraio, attualmente<br />
affatto abbandonati quanto alla cultura di fiori.<br />
N. Tazzetta Lois. A Portoferraio sotto le Viste ; presso S. Gio-<br />
vanni; allo Stioperello, ecc. Febbraio-Marzo.<br />
** N. Bertolonii Pari. Luoghi sassosi lungo il ruscello alla<br />
Valle di Lazzaro; a pie di M. Orello presso S. Giovanni.<br />
Prima metà di Gennaio.<br />
« Vedi 1. e, pag. 2G5.<br />
* Vedi 1. e, pag. 2Go.
352 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Agave americana L. Poggi aridi presso il mare.<br />
Tamus communis L. macchie di M. Orello. Maggio.<br />
Ruscus acuLeatus L. A pie del M. S. Martino, ecc.<br />
R. Hìppo^lossuiu L. j3 liypophyllum (L.). Nei prati alle<br />
Ghiaie dove si trova ormai allo stato semiselvatico.<br />
Asparagus acutifolius L. Comune nelle siepi e nelle macchie.<br />
Smilax aspera L. Come la precedente. Ottobre.<br />
Ornithogalum uiribellatuin L. Prati e vigne. Primavera,<br />
0. arabicum L. (Camelia arabica Pari.). Nei prati alle Ghiaie.<br />
Primavera.<br />
0. pyrenaicum L. Si è rifugiata nel castagneto di Marciana.<br />
** O. iiartooneuse L. A pie di M. Orello verso .S". Giovanni.<br />
Maggio.<br />
** Scilla caiupaiiiilata Ait. Diffusa nei prati e anche nei<br />
viali alle Ghiaie in Aprile.<br />
Muscari comosum Mill. Qua e là ne' luoghi erbosi.<br />
M. racemosum L. Come la precedente.<br />
Allìum triquetrum L. Luoghi erbosi presso S. Giovanni, ecc.<br />
Primavera.<br />
A. roseicm L. In Bagnala. Primavera.<br />
— var. carneum Bert. Più diffuso della specie al forte Saint-<br />
Cloiid, ecc.<br />
A. subhirsuium L. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud, presso<br />
Casa Marchetti, ecc. Primavera.<br />
* A. Ctiamaeinoly L. Nel margine delle strade che dal<br />
Ponticello conduce alle Ghiaie presso Portoferraio. Gen-<br />
naio-Febbraio.<br />
Dopo la pubblicazione della Statistica fu già trovato da altri. *<br />
* A. pulcliellum Don. Luoghi erbosi secchi alle Panche<br />
presso il Volterraio. Maggio.<br />
A. spliaeroceplialon L. Come il precedente.<br />
A. ainpeloprasLim L. Presso Portolongone. Aprile.<br />
Asphodelus fistulosus L. Luoghi erbosi presso il forte di Por-<br />
tolongone dove fu pure segnalato dal Savi.<br />
A. microcarpus Viv. Diffusissimo nei colli, come nel M. Orello<br />
dove in certe parti è affatto invadente.<br />
* Vedi op. cit.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 353<br />
Alisma Plantago L. Fossati lungo le strade presso Portoferraio.<br />
Luzula Forsterii DC. Comune nelle macchie.<br />
Juncus acutus L. Luoghi umidi presso Portoferraio.<br />
J. compressus Jacq. Come la precedente.<br />
Phoenix dactylifera L. Qua e là in individui isolati nelle vigne,<br />
dove, mi si dice, fruttifica.<br />
Arisarum vulgare Targ. Comune dovunque anche d' inverno.<br />
Tifa angustifolia L. Nella palude di Mola presso Portolongone.<br />
Eleocharis imlustris R. Br. Luoghi umidi presso Portoferraio.<br />
* E. Pollicliii Gr. et Godr. {E. triqueier DC). Come la pre-<br />
cedente.<br />
Carex cUvulsa Good. Luoghi erbosi dei colli. Aprile.<br />
C. glauca Scop. Palude di Mola, della Praia presso i Magaz-<br />
zini, ecc.<br />
C. divisa Huds. Comune dovunque.<br />
C. vulpina L. Forte Saint- Cloucl ; Valle di Lazzaro. Maggio.<br />
* Plialaris coerulescens Desf. Luoghi erbosi presso Porto-<br />
ferraio. Aprile.<br />
Anthoxanihum odoratwn L. Luoghi erbosi al M. Perone. Aprile.<br />
* Alopecurus utriculatus Pers. Luoghi erbosi alle Ghiaie.<br />
Sorghum halepense Pers. M. Volterraio; Valle di Lazzaro.<br />
Maggio.<br />
Arundo Donax L. Inselvatichita lungo la strada di Portolon-<br />
gone, ecc.<br />
Phragmites comniunis Trin. Palude di Mola, della Praia.<br />
Ag^rostìs alba L. Qua e là ne' luoghi erbosi.<br />
Lagurus ovatus L. Comunissimo in primavera lungo le strade, ecc.<br />
Stipa tortilis Desf. L. Come la precedente.<br />
Aìra caryophyllea L. Presso Portoferraio.<br />
A. capillaris Hust. j3 ambigua (De Notaris). Qua e là ne' luo-<br />
ghi erbosi come all'Enfola.<br />
Miliiiìn muliiflormn Cav. Come la precedente.<br />
Avena sterilis L. Forte Saint-Cloud.<br />
A. barbata Brot. Spiaggia di Mola.<br />
Trisetum neglectwn R. et S. Forte Saint-Cloud, ecc.<br />
Lamarhia aurea Much. Luoghi aridi e sassosi presso il forte<br />
di Portolongone.<br />
Holcus lanatiis L. Luoghi aridi presso Rio, al il/. Volterraio,<br />
alla Valle di Lazzaro.<br />
Bull, della Soc. hot. ital. 23
354 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Melica MagnoUi Gr. et Godr. Luoghi aridi al M. Volterraio.<br />
** M. nutans L. Luoghi erbosi al M. Perone. Maggio.<br />
Poa bulbosa L. Forte Saìnt-Cloud, ecc.<br />
— mvipara Koch. Monte Perone.<br />
* P. pratensìs L. Al M. Perone e non in altre parti dell' isola.<br />
P. trivialis L. Presso la spiaggia di Mola.<br />
Briza minor L. Nei seminati presso S. Rocco vicino a Porto-<br />
ferraio.<br />
B. maxima L. Comune ne' luoghi erbosi.<br />
Dactylis glomerata L. Alle Oìiiaie.<br />
Gynosurus echinatus L. Lungo le strade e nei seminati.<br />
Koeleria phleoides Pers. Luoghi aridi al M. Volterraio.<br />
Centuria Sesta.<br />
Serrafalcus Tnollis Pari. Prati alle Ghiaie, tanto la forma a<br />
spighette glabre come quella a spighette pubescenti.<br />
Vulpia ligustica Lk. Forte Saint-Cloud, ecc.<br />
Aegilops triaristaia W. Presso Portoferraio, ecc.<br />
A. triuiicialis L. M. Volterraio.<br />
Hordeum murinum L. Comune ne' luoghi erbosi.<br />
Catapodium loliaceum Lk. Forte Falcone a Portoferraio.<br />
Ceterach offìcinarum W. Nelle fessure delle rocce al M. Orello,<br />
a Lacona, ma non cosi diffuso come in parecchie regioni<br />
della penisola.<br />
Polypodium, vulgare L. Fessure delle rupi al M. Poppe,<br />
M. Orello, ecc.<br />
Aspidium, aculeatum Sw. Macchie al Capannone; nei boschi<br />
di Marciana.<br />
Asplenium Filix-foemina Bernh. Boschi presso Marciana.<br />
A. Trichomanes L. Nelle fessure delle rupi al M. Orello, ecc.<br />
A. Adiantum-nigrum L. Comune dovunque.<br />
A. Capìllus-VeneìHs L. Qua e là nelle anfrattuosita delle rocce.<br />
Cheilanthus odora Sw. Nelle fessure delle rupi presso la cima<br />
del M. Cima del Monte (516 m.).<br />
NotocMaena Maranthae R. Br. Lungo le saline di S. Rocco;<br />
lungo la strada del Capannone.<br />
Equisetum Telmateja Ehrh. Lungo i rivoli a pie di M. Orello, ecc.<br />
Selaginella denticulata Lk. Comune in tutta l'isola.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 355<br />
Piante cellulari.<br />
Non trascurai di raccogliere, per quanto poteva, anche le<br />
piante inferiori, tenendo conto della roccia madre, delle condi-<br />
zioni di sviluppo e dell' altitudine : se mi fossi occupato esclusi-<br />
yamente di esse trascurando le fanerogame, credo che i risultati<br />
sarebbero stati considerevolmente superiori a quelli da me<br />
ottenuti; tuttavia, trattandosi di località che si possono esplo-<br />
rare meno agevolmente di molte altre, renderò conto anche di<br />
essi , come complemento alle mie Erdorizzazionì alV isola<br />
delV Elba.<br />
Hepaticae. *<br />
Juiig°ei'iuannìa turbinata Raddi. Sulle rocce porfiriche<br />
dei colli presso Portoferraio.<br />
Porella laevìg^ata (Schrad.) Lindbg. Presso la cima del<br />
M. Cima del Monte (51G m.) negli antri umidi e più in<br />
basso al Campo della Valle; sterile.<br />
P. platyphylla (L.) Lindbg. Nei colli presso Portoferraio.<br />
Radula complanata (L.) Dmrt. Sul terreno nelle macchie<br />
presso S. Rocco; in frutto.<br />
Frullanìa Tamarìsci (L.) Dmrt. Comune sulle rocce por-<br />
firiche in tutta l'isola; sui tronchi di castagno presso Afar-<br />
ciana Castello.<br />
Lejunea serpyllifolia (Dickr. eniend.) Lindbg. « cavifo-<br />
lìa (Ehrh.) Lindbg. Sulle rocce porfiriche al Campo della<br />
Valle presso i Magazzini.<br />
— planiuscula Lindbg. Nelle placche di Sticta pulmonaria<br />
sulle rocce granitiche (950 m.) del M. Capanne.<br />
Metzgeria furcata (L.) Lindbg. Sui graniti del M. Calan-<br />
cfie sopra Procchio.<br />
Liunularia cruciata (L.) Lindbg. Comune sul terreno umido<br />
e ombreggiato.<br />
' Le Epatiche, come pure i Muschi e le Alghe, furono determi-<br />
nati dal dott, C. Rossetti.
356 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Musei.<br />
Eurhyiichiuiu circinnatum £r. E.<br />
Funaria liy§^rometrica Hedw.<br />
Barbula niuralis Tirana.<br />
Pottia interiuedia Sch.<br />
Dìcranella varia Sch.<br />
LlCHENES. *<br />
Raiualina fraxinea (L.) Fr. Sul calcare presso la cima di<br />
M. Orello.<br />
R. farinacea (L.) Fr. Sui porfidi del M. Poppe, ecc.<br />
— £ ang^ustissiiua Anzi. Porfidi dei colli presso Portoferraio.<br />
R. pollinaria (Westr.) Ach. a elatior Acli. Sul calcare presso<br />
la cima di M. Orello<br />
— ^ huiuilis Adi. Sui porfidi al Campo della Valle.<br />
R. carpatica Kbr. Sui calcari presso la cima di M. Orello.<br />
Roccella tiiictoria (DC.) Fr. Sui muri diroccati alla cima<br />
di M. Orello; sul porfido in altre parti dell'isola.<br />
Il sig. E. Dilli me ne mandò alcuni esemplari bellissimi di Pianosa.<br />
R. fiiciformis (L.) Ach. Sulla ftanite del versante meridio-<br />
nale del M. Castello, molto rara; in Marzo era sterile.<br />
Cladonia alcicornis (Leight.) Flk. Sul terreno nelle mac-<br />
chie presso Portoferraio; nel M. Calanche sui graniti.<br />
C. verticillata (Hoffm.). Rocce porfìriche presso Portoferraio.<br />
— pliylloptiora (Fk.) Sui graniti del M. Capanne.<br />
Pariuelia periata (L.) Ach. Presso Portoferraio sui porfidi<br />
in molte altre località dell'isola fino sul M. Calanche (graniti).<br />
P. tiliacea (Hoffm.) Fr. Sul M. Orello.<br />
P. saxatilis (L.) Kbr. Sulle rocce porfiriche dei colli fino sul<br />
M. Calanche (graniti).<br />
P. olivacea (L.). Sui graniti del M. Calanche.<br />
P. caperata (L.) Ach. Porfidi dei colli.<br />
P, conspersa (Ehrh.) Ach. Come la precedente fino sui gra-<br />
niti del M. Calanche.<br />
^ I Licheni furono determinati dal dott. E. Baroni, secondo l'opera<br />
di P. Sydow: Die Flechten Deutschlands, Anleitung zur Kenntnis und<br />
Bestimmung der deutschen Flechten.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 357<br />
P. scortea Ach. Sui calcari presso la cima di M. Orello.<br />
Physcia aquila Ach. Sui porfidi al M. Orello, ecc. fino al<br />
M. Calanche (graniti).<br />
Xanthoria parìetiiia (L.) Th. Fr. SuU' eurite al Forte In-<br />
glese, sulle corteccie degli alberi, ecc.<br />
Sticta scrobiculata (Scop.) Ach. Sui graniti al M. Calanche.<br />
S. Pulmonaria (L.) Schaer. Sul tronco dei castagni presso<br />
Marciana, nel versante settentrionale di M. Orello sulle<br />
rocce porfiriche.<br />
Peltigera canina (L.) Schaer. Al M. Orello e al Campo della<br />
Valle sulle rocce porfiriche.<br />
Nephroniiuui laevig^atum (Ach.) Nyl. Come la precedente<br />
e sui graniti del M. Calanche.<br />
Umbilicaria pustulata (L.) HofFm. Sui graniti del M. Ca-<br />
lanche (900 m.) e presso Marciana Castello (350 m.).<br />
Gyrophora hirsuta Ach. a vestita Th. Fr. Sui graniti del<br />
M. Calanche (900 m.).<br />
Gasparrinta muroruni (Hoffm.) Tornab. Sulle rocce di<br />
M. Orello.<br />
Placodium crassum (Huds.) Th. Fr. M. Orello.<br />
Calloplsnia ferrugineum (Huds.) Th. Fr. Sul porfido al<br />
M. Poppe.<br />
Haematonima coccineum (Dickr.) Kbr. M. Orello.<br />
Oclirolecliia pallescens (L.) Kbr. y parella (L). Sul por-<br />
fido presso Portoferraio.<br />
Pertusaria sulpliurea Schaer. Sui graniti delle parti su-<br />
periori del M. Capanne.<br />
Algae.<br />
Nel golfo di Portoferraio ho trovato le seguenti:<br />
Enteromorplia iniestinalis Link.<br />
Padina pavonia Lamx.<br />
8phacelaria filicina Ag.<br />
S. scoparia Lyngb.<br />
Yalonia utricularis Ag.<br />
Corallina ofiìcinalis L.<br />
C. rubens L.<br />
Cliaetoniorpha Linum Kg.<br />
Dictyota fasciola Larax.
358 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Il Socio Jatta ha inviato la continuazione del suo lavoro :<br />
MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI-<br />
CHENI ITALIANI. PER A. JATTA.<br />
XXXIL ACAROSPORA Mass.<br />
(Continuazione).<br />
358. admissa Nyl. FI., 1873, 199.<br />
Rcr. — Alp.<br />
359. Urica Mass. FI., 1856, 291. — Mass. L. L, 346 ; Anzi<br />
Lng., 433; Trevis. Lich. v., 115.<br />
T. — Alp., Sett.<br />
360. cervina Ach. Syn., 188. — Syn. A. castanea Rmd,, squa-<br />
mulosa Fr. — Erb. cr. it., II, 563; Garov. ; Ces.; Mass. (II);<br />
Dnrs.<br />
Var. incusa Bgl., leucopsora Mass., murorum Mass., normalis<br />
Mass., percaena Mass., pruinosa Mass.<br />
Rea. — It.<br />
361. chlorophana Wahl. Lap., 416. — Rbh. L. E., 326; Anzi<br />
Lng., 68; L.. m. r. 214; Erb. cr. it, I, 369, II, 166; Ga-<br />
rov.; Mass. (XVII); Ces.<br />
Var. oxytona Schaer.<br />
Rcr. — Alp., Sard.<br />
362. flavorubens Bgl. e Crst. An., 192. — Bgl., Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
363. fuscata Schrad. Spie, 83. — Anzi L. m. r., 216; Lng.,.<br />
532; Ces.<br />
Var. bullata Anzi, rufescens Fr.<br />
Rcr. — Sett.<br />
364. glaucocarpa Wahl. V. Ak. Hand., 143, — Syn. A. trun-<br />
cata Mass. ;<br />
Sarcogyne acarosporoides Anzi. — Rbh. L.<br />
E., 227 ; Mass. L. I, 283-85 ; Anzi L. ra. r., 215 ; Lng.,<br />
127, 328 p., 829, 395; Garov.; Ces.<br />
Var. depauperata Krplh., distans Wahl., ostreata Anzi, pruinosa<br />
Anzi, truncata Mass.<br />
Rea. — It.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 359<br />
365. glebosa Krb. Syst., 156. — Syn. A. olygospora Nyl. — Ces.<br />
Rcr. — Tose.<br />
366. Beppi (Naeg.) Krb., Prg., 61.<br />
S., Rea. — Alp,<br />
367. macrospora Hep., FI. E., 58.<br />
Rea. — Sett., Lig.<br />
368. molyMina (Trev.) Mass. Syn., 21.<br />
Var. microcyclos^Mass.<br />
Rcr. — Sett.<br />
369. murorwn Mass. Mem., 130. — Mass. L. I., 62.<br />
Rea. — Sett.<br />
370. phoiina Mass. Sym., 22. — Mass. L. L, 279.<br />
Rcr., Rv. — Seti, Merid.<br />
371. rugulosa Krb. Prg., 59. — Syn. A. peliscypha Wahl.<br />
— Anzi Lng., 564.<br />
Rcr. — Alp.<br />
372. scabra (Pers.) Fr. Th. Seand., 208. — Bgl., Ces.<br />
Rcr. — Alp.<br />
373. Schleicheri Mass. Rie, 27. — Bgl., Ces.<br />
Rcr. — Sard.<br />
374. smaragdula Wahl. Supp., 29. — Anzi L. m. r., 216,<br />
217; Mass. L. I, 281; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. foveolata Krb., lignicola Bgl., sinopica Wahl.<br />
L., Rcr. — Sett., Tose, Merid.<br />
375. traohitica Jatt. Man., IV, 127. — Ces.<br />
Rv. — Merid.<br />
376. umUlicata Bgl. En. Lig., 27. — Syn. A. percaenoides<br />
Nyl., Carestiae Bgl., versicolor Bgl., Cesatiana Jatt. —<br />
Anzi Lng., 328 p.; Bgl.; Dnrs.; Ces.<br />
Rcr., Rea. — Alp., Seti, Lig., Merid.<br />
377. ValdobMensis Bgl. e Crst. An., 194.<br />
Rcr. — Alp.<br />
378. Velana Mass. Sert. in Lotos, 1856, 75. — Mass. L. I., 282.<br />
Rea. — Sett.<br />
379. Veronensis Mass. Rie., 29. — Mass. L. I., 645; Dnrs.<br />
Rea. — Sett.
360 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
380. vulcanica Jatt. Mass., II, 218. — Syn. A. peltata Bgl.<br />
in Hrb. — Ces.<br />
Rv. — Lig., Merid., Sic.<br />
XXXIII. Caloplaca Fr.<br />
* AnipMloma Fr.<br />
381. aurea Schaer. Nat. Anz., 11. — Anzi Lng., 314; Garov.;<br />
Ces.; Mass. (XVII).<br />
Rea. — Sett., Boi., Tose, Merid.<br />
382. Wacteata Hffm. D. FI., II, 169. — Anzi Lng., 99.<br />
Rea. — Sett., Tose., Sic.<br />
383. callopisma Ach. Univ., 435. — Rbh. L. E., 228; Mass., L.<br />
L, 58, 103; Anzi L. m. r., 134; Un. it, XX; Erb. cr. it., I,<br />
1379; II, 163; Ces.; Trev. Lieh. v., 73; Garov.; Dnrs.<br />
Var. centroleuca Mass., sympagea Acli.<br />
Rea. — It.<br />
384. callopiza Nyl. FI., 1883, 98. — Mass. L. L, 63.<br />
Rea. — Sett.<br />
385. carphìnea Fr. L. E., 110. — Bgl.; Ces.<br />
Rer., Rea. — Sard., Merid.<br />
386. cìrrhochroa Ach.. Syn., 181. — Anzi L. m. r., 136; Lng.,<br />
31, 316; Garov.; Ces.<br />
Var. areolata Schaer.<br />
Rea. — Sett., Merid.<br />
387. decipiens Arnd. FI., 1867, 562. — Bgl.<br />
Rea. — Lig., Merid.<br />
388. elegans Lnk. Ann. Bot., I, 37. — Mass. L. L, 104; Anzi<br />
L. m. r., 133; Erb. er. it., I, 835; Trev. Lieh. v., 217;<br />
Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. biatorina Mass., discreta Schaer., orbioularis Schaer.,<br />
tenuis Ach.<br />
Rer., Rea. — It.<br />
389. granulosa Muli. Lieh. gen., 40. — Anzi Lng., 30 ; Erb.<br />
cr. it., II, 165; Ces.<br />
Rea. — Alp., Sard., Merid.<br />
390. medians Nyl. Bull. Soc. Fr. IX, 262. — Anzi Lng., 444 ;<br />
Mass. (XXXIII).<br />
Rea. — Tose., Sard.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 361<br />
391. muroru7n Hffm. En., 63. — Syn. Amphiloma Heppia-<br />
nura Muli. — Mass. L. I., 93-98; Anzi Lng., 29, 275;<br />
Erb. cr. it, I, 668; li, 164; Trev. Lich. v., 218, 219;<br />
Garov. ; Dnrs. ; Ces.<br />
Var. centrifuga Mass., centroleuca Mass., dealbata Fw., de-<br />
trita Mass., lobulata Srarf., miniata Offm., omocarpa Krb.,<br />
pulvinata Mass., tegularis Krb.<br />
Rea. — It.<br />
392. omUerans Nyl. FI., 1874, 7. — Anzi Lng., 316.<br />
Rea. — Alp.<br />
393. pusilla Mass. FI., 1852, 567. — Syn. Amphiloma tegu-<br />
laris Ehr. — Mass. L. I., 99-101 ; Anzi Lng., 30, 391 ;<br />
Yen. 29; Rbh. L. E., 363; Trev. Lich. v., 24, 220; Dnrs. ;<br />
Ces.<br />
Var. detrita Mass., dispersa Bgl. e Crst., eupbora Trev.,<br />
eutypa Trev., miniata Anzi, turgida Mass., umbratica Jatt.<br />
Rea. — It.<br />
* Callopisma Dnrs.<br />
394. agardhiana Aeh. Syn., 152. — Anzi Lng., 37, 42; Trev.<br />
Lich. V., 33; Mass. (XXXIl); Dnrs.; Ces.<br />
Rea. — Sett., Tose., Merid.<br />
395. arenaria Hep. FI. E., 199. — Erb. er. it, I, 1076; Mass.<br />
(V) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces.<br />
Rea., Rv. — It.<br />
396. athroocarpa Anzi Ctg., 38. — Sj^n. C. lamprocheila DC.<br />
— Anzi Lng., 298, 464.<br />
L. — Alp.<br />
397. auraniiaca Lgthf. FI. Se., 810. — Mass. L. I., 238-244,<br />
249; Anzi Lng., 34, 273, 274, 445, 446; Ven., 26, 27;<br />
L. m. r., 136, 137, 145; Erb. er. it., I, 192, 1075; II, 66,<br />
.561; Trev. Lieh. v., 182, 228, 229; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. anomala Mass., contigua Mass., coronata Krb., deci-<br />
piens Trev., diffracta Mass., flavovirescens Mass. {epomenon<br />
Mass.), gyalectoides Mass., holocarpa Krb., inal-<br />
pina Hep., lacteaMass., leucotis Mass., macrocarpa Anzi,<br />
Oasis Mass., ocbroleucaMass., picilos Mass., placida Mass.,<br />
polycarpa Mass., rubescens Mass., salicina Schrad., SchaererianaMass.,<br />
smaragdula Mass., stipata Anzi, velanaMass.<br />
L., T., Tr., Rea., Rer., Rv. — It.
362 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
398. cerina Ehr. PI. cr., 216. — Anzi L. m. r., 141 ; Lng., 33,<br />
92, 300; Mass. L. L, 226-230; Erb. cr. it, I, 838, 1423;<br />
Trev. Lich, v., 183-184; Garov.; Ces.; Dnrs.<br />
Var. albiseda Nyl., chlorìna Fw., chloroleuca Sw., cyanolepra<br />
Fr., effusa Mass., Ehrarti Schaer., flava Anzi, fusca<br />
Mass., muscorum Mass., nigromarginata Bgl., rytidodes<br />
Mass., stillicidiorum Ach.<br />
M., T. — It.<br />
399. caesiorufa Ach. Syn., 44. — Anzi Lng., 28 ; L. m. r., 144.<br />
Var. amniospila Ach.<br />
M., Tr. •— Sett., Merid.<br />
400. cerinoides Anzi Neos., 5. — Syn. C. plumbeorufa Nyl.<br />
Rea. — Sett.<br />
401. chaly'baea CDnf.) Fr. L. E., 125. — Anzi Lng., 35; Trev.<br />
Lich. V., 23; Mass. (XXXII); Garov.; Ces.<br />
Rea. — Sett., Merid.<br />
402. citrina Ach. Syn., 196. — Anzi Yen., 25; L. m. r., 132;<br />
Lng., 32; Trev. Lich. v., 180; Mass. (XI); Ces.<br />
Var. lignicola Bgl.<br />
L., Rea. — It.<br />
403. conglomerata Bgl. Tose., 243.<br />
Rer. — Tose, Sard.<br />
404. conversa Krplh. Bay., 162. — Anzi Lng., 317.<br />
Rea. — Alp.<br />
405. diphijoides Nyl. FI., 1872, 353. — Ces.<br />
Var. Gneissii Bgl. e Crst.<br />
Rcr. — Alp.<br />
406. epixantha Ach. Univ., 208. — Syn. Gyalolechia aurella<br />
Mass. — Anzi L. m. r., 147; Lng., 89.<br />
S. — Sett.; Lig.<br />
407. eryihrocarpea Pers. Act. Soe. Wett., II, 12. — Rbh.<br />
L. E., 232; Mass. L. I., 45; Anzi Etr., 15; Erb. cr. it.,<br />
I, 677; II, 316; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. Lallavei Mass.<br />
Rea. — It.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 363<br />
408. fallax Bgl. Com. Soc. cr., I, 18. — Dnrs.<br />
Rea. — Lig.<br />
409. ferruginea Hds. FI. Angl., II, 526. — Erb. cr. ii,<br />
I, 199, 1384; II, 116; MaSs. L. I., 221-225; Anzi L. m.<br />
r., 144, 145; Lng., 28, 90, 96, 272; Yen., 26; Un. it, IX;<br />
Trev. Lich. v., 162, 230, 231; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. contigua Mass., decussata Bgl.; erysibe Mass., festiva<br />
Ach., genuina Krb., inarimensis Jat., macrocarpa Anzi,<br />
metabasis Mass., microcarpa Bgl., obliterata Krb., omora<br />
Mass., plumbea Krb., saxicola Mass.<br />
T., Rea., Rcr., Rv. — It.<br />
410. flammea Anzi An., 10. — Syn, C. eoccinea Miill.<br />
Rea. — Sett.<br />
411. ful-oa Anzi Comm. Soe. er., II, 1864, 7. — Anzi Lng., 393.<br />
Rea. — Alp.<br />
412. fuscolutea Deks. Cr., 18. — Mass. (V) ; Ces.<br />
M. — Alp.<br />
413. gilvolutea Nyl. FI., 1879, 202.<br />
T. — Tose.<br />
414. glaucescens Bgl. e Crst. An., 215.<br />
Rer. — Alp.<br />
415. haematites Chav. St. Ara. FI. Ag., 492. — Mass. L. L, 170;<br />
Anzi Etr., 13; Rbh. L. E., 156; Erb. cr. it, I, 733; II, 965 ;<br />
Trev, Lich. v., 198; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. saxicola Ljka.<br />
T., Rea. — It.<br />
416. irrubescens Nyl. FI., 1874, 318. — Anzi Lng., 446; L.<br />
m. r., 135.<br />
Rea. — Alp.<br />
417. Jungermanniae Wahl. N. Sei. Skr., 2, p. 29. — Syn.<br />
C. fulvolutea Nyl. — Anzi Lng., 94; Ces.<br />
M. - Alp.<br />
418. livida Hep. L. E., 403. — Anzi Lng., 95; Erb. cr. it.,<br />
I, 837; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
M. — Alp.<br />
419. luctuosa Anzi Man., 150. — Anzi Lng., 119.<br />
Rcr. — Alp.
364 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
420. luieoaWa Krb. Syst., 128. — Syn. C. pyracea Ach. —<br />
Mass. L. I., 232-236; Anzi L. ra. r., 137, 139, 140; Ven.,<br />
24; Lng., 93; Rbh. L. E., 100, 458, 459; Erb. cr. it,<br />
I, 21, 379, 1383; Un." it, II; Trev. Lich. v., 227; Garov. ;<br />
Dnrs. ;<br />
Ces.<br />
Var. Celtidis Mass., confluens Mass., cupressina Bgl., grisea<br />
Mass., gyalectula Mass., holocarpa Ehr., lactea Mass.,<br />
lithogala Mass., microcarpa Anzi, muscicola Schaer., orbicularis<br />
Mass., Persooniana Schaer., saxicola Rbh.<br />
T., Rea., Rcr. — It. (Malta).<br />
421. marmorata Bgl. Sard., 84. — Erb. cr. it, II, 67; Ces.;<br />
Bgl.<br />
Rea. Sard., Merid., Malta.<br />
422. nivalis (Krb.) Mass. Mera., 129. — Un. it., XLI.<br />
M. - Alp.<br />
423. obscurella Smrf. Cr. Norv., 132. — Nyl. Lap., 143.<br />
Tr. — Alp.<br />
424. ockracea Schaer. N. Anzi, 1818, 11. — Syn. C. dalraa-<br />
ticura Mass. in Hrb. — Mass. L. L, 114; Rbh. L. E., 362;<br />
Anzi L. m. r., 138; Trev. Lich. v., 223; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Rea. — It.<br />
425. olimcea Mass. BL, 124. — Mass. (XXXII).<br />
Rea. — Sett.<br />
426. paepalostoma Anzi Cora. Soe. er., III, 141. — Syn. Ri-<br />
nodina artieulata Bgl. — Rbh. L. E., 761 ; Anzi Lng., 311 ;<br />
Dnrs.<br />
Rer,, Rea. — Sett., Lig.<br />
427. percrocata Arnd. exs.<br />
Var. parasitica Jatt.<br />
Rv., P. — Merid.<br />
428. Pollini Mass. BL, 111. — Syn. C. nigricans Tuck. —<br />
Mass. L. I., 66; Rbh. L. E., 213; Anzi Lng., 375; Erb.<br />
er. it, I, 200; Trev. Lieh. v., 161; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
Var. versicolor Cald.<br />
T. — Sett., Tose., Merid.<br />
429. pulchrevirens Anzi Coram. soe. er.. Ili, 141. — Anzi<br />
Lng., 91.<br />
T. — Sett.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 865<br />
430. reflexa Nyl. Bull. soc. bot., 1866, 141. ~ Anzi Lng., 544.<br />
T. — Alp.<br />
431. rubelliana Acli. Univ., 376. — Anzi Lng., 559; Ven., 28;<br />
Garov. ; Dnrs. ; Ces.<br />
Rcr., Rv. — Alp., Sett., Merid.<br />
432. Schaereri (Flk.) Arnd. FI., 1881, 312. — Anzi Lng.,<br />
34, 560; Mass. (XLIX).<br />
Rea. — Alp.<br />
433. scliislidii Anzi Ctg,, 38. — Anzi Lng., 88.<br />
M. — Alp.<br />
434. sinapisperma DC. FI. fr., II, 349. — Syn. C. leucoraea<br />
Ach. — Mass. L. L, 220; Erb. cr. it., I, 1120; Anzi L.<br />
m. r., 146; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
M. - Sett., Merid.<br />
435. subsimilis Fr. (Th.) Scand., 89. — Anzi L. m. r., 147;<br />
Bgl.<br />
Rea., Rcr. — Sett., Tose., Mar., Merid.<br />
436. Tauriliana Mass. Lotos, 1856, 75. — Mass. (V).<br />
Rea. — Sett.<br />
437. teicholyta Ach. Univ., 425. — Syn. C. Visianica Mass. —<br />
Trev. Lich. v., 157; Mass. (V); Dnrs.; BgL; Ces.<br />
Ca., Rea., Rcr., Rv. — It.<br />
438. tetrasiicha Nyl. FI., 1874, 307. — Anzi L. m. r., 252.<br />
Rea. — Alp.<br />
439. Tremnìacensis Mass. FI., 1852, 573. — Mass. (XI).<br />
Rea. — Sett.<br />
440. variaUlis Pers. in Ust. N. An., I, 26. — Anzi L. m.<br />
r., 142, 143; Lng., 36, 365; Mass. (XXXII); Ces.; Trev.<br />
Lich. V., 181, 222, 223; Garov.; Dnrs.<br />
Var. acrustacea Arnd., albopruinosa Arnd., lilacina Mass.,<br />
ocellulata Ach., pulcliella Mass.<br />
Rea. — It.<br />
*** Candelaria Mass.<br />
*<br />
441. concolor Dcks. Cr., III, 18. — Syn. C. vulgaris Mass.,<br />
C. laciniosa Duf., Lecanora candelaria Ach. — Mass.<br />
L. L, 61; Anzi L. m. r., 131; Erb. cr. it., I, 191; Trev.<br />
Lich. V., 216; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />
T., Tr. — It.
366<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
442. Vitellina Ehr. PI. cr., 155. — Mass. L. I., 60; Anzi L.<br />
ni. r., 132; Trev. Lich. v., 224-226; Dnrs.; Ces.<br />
Var. Xanthostigma Hp.<br />
M., T., Tr., Rea., Rcr., Rv. — It.<br />
XXXIV. DiPHRATORA Trey.<br />
* Eudiphratora.<br />
443. candicans Dcks. Cr., Ili, 15. — Erb. cr. it., I, 1068;<br />
Mass. L. I., 210; Anzi Lng., 447; Etr., 12; Garov.;<br />
Dnrs.; Ces.<br />
Rea. — It.<br />
444. Cesati Mass. Mem., 147. — Syn. R. liparina Nyl. —<br />
Mass. L. I., 141; Erb. er. it., I, 368; Ces.; Dnrs; Garov.;<br />
Bgl.<br />
Var. grisea Bagl., olivacea Bgl.<br />
Rcr., Rea. — It. (Malta).<br />
445. olivacea Bgl. Comm. Soc. er., 1862, 125. — Biatorina<br />
Michelettiana Mass. — Anzi Ven., 65; Dnrs.; Ces.<br />
Rea. — Sett., Lig., Tose., Merid., Malta.<br />
446. spadicea Fw., Linnaea, 1849, 54. — Rbh. L. E., 789;<br />
Un. it., XI; Erb. er. it, I, 1380; II, 268; Dnrs.; Ces.<br />
Var. Gennari Bgl.<br />
Rea. — Tose., Sard., Merid. (Malta).<br />
** Lecaniella Jatt.<br />
447. carneonivea Anzi An., 10. — Anzi Lng., 509.<br />
M. — Alp.<br />
448. cyrtella Aeh. Meth., 67. — Mass. L. L, 132; Rbh. L.<br />
E., 457; Erb. er. it., I, 1425; Anzi Lng., 356, 338, 516;<br />
Trev. Lieh. v., 67; Dnrs.; Ces.<br />
Var. carneorubra Anzi.<br />
T., Tr. — Alp., Lig., Tose., Merid.<br />
449. disparata Nyl. An. se. nat., 1862 (Bot.), 377. — Syn.<br />
Gyalolechia leeanorina Anzi. — Anzi Lng., 299; Ces.<br />
M., Rea. — Alp.<br />
450. proteiformis Mass. Seh. er., 144. — Syn. L. erysibe<br />
Aeh., L. Rabenhorsti Hp. — Rbh. L. E., 964; Mass. L.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 367<br />
L, 144-148; Anzi Lng., 118; Erb. cr. it, I, 1394 ;Ces.;<br />
Garov. ;<br />
Dnrs.<br />
Var. ceramonea Mass., dispersa Mass., lecideina Mass., Rabenhorstii<br />
Mass.<br />
Rea., Rcr., Rv. — It.<br />
451. pseudo-cyriella Anzi Neosymb., 9.<br />
T. ~ Sett.<br />
452. sairibucina Krb. Prg., 137.<br />
L. — Merid.<br />
453. Turicensis Mass. Sym., 43. — Mass. L. I., 149; Anzi<br />
Lng., 463; Trev. Lidi., v. m.<br />
Var. farinosa Mass.<br />
Rea. — Seti, Tose., Merid.<br />
XXXV. RiNODiNA Ach.<br />
454. albana Mass. Rie, 15. — Rbh. L. E., 508 ; Mass. L. L,<br />
216; Anzi Lng., 304; Erb. cr. it, II, 120; Dnrs.; Ces.<br />
Var. orbicularis Mass.<br />
T. — It.<br />
455. aierrìma (Krplh.) Anzi Sym., 35. — Sym. Mierothelia<br />
Metzleri Krb. — Rbh. L. E., 770; Anzi Lng., 461; Bgl.;<br />
Ces.; Dnrs.<br />
Rcr. — Alp.<br />
456. atrocinerea Dcks. Cr., Ili, 14. — Sym. R. caesiella Flk.,<br />
R. aggregata Bgl. — Anzi Lng., 321 ; Ven., 45 ; Erb.<br />
cr. it., I, 373, 676 ; Dnrs. ; Ces.<br />
Var. dispersa Bgl.<br />
Rcr., Rv. — Alp., Lig., Tose, Merid.<br />
457. Beccariana Bgl. Pr. Tose, 239.<br />
Var, cinerea Bgl., tympanelloides Bgl.<br />
Rcr. — Tose., Sard.<br />
458. Matorina Krb. Prg., 76. — Ces.<br />
Rcr. — Sett.<br />
459. BischofTì Hep. K. Z., 113. — Syn. Buellia lithofraga Mass.<br />
(Hrb.). — Mass. L. L, 113; Anzi L. m. r., 222; Ces.<br />
Var. immersa Krb.<br />
Rea. — Sett., Tose, Merid.
268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Satureia horlensìs L. Trovasi in qualche giardino ed orto ad<br />
Asolo ! come pure a Selva ecc.<br />
Nepeta Cataria L. Rarissima a Pagnano! e verso il Bosco<br />
Montello<br />
Ajuga genevensis L. Lungo il Foresto novo ! presso Asolo<br />
dove fiorisce in primavera. Era stata raccolta nel M. Grappa e<br />
nel Montello.<br />
Galeopsis Laclanum L. Nel fianco del M. Bacciocco! rivolto<br />
verso r Acqua della Regina ! È copiosa nell' alveo del Piave e<br />
del Meschio,<br />
Thesium divaricatum Jam. Era stato segnalato soltanto nelle<br />
ghiaie e sabbie del Piave; cresce in abbondanza dietro il Monte<br />
S. Martino! nella località detta Sasskl in mezzo alle eriche e<br />
quindi in terreno molto magro.<br />
* Narcissus allmlus Lev.? (v. Riv. It. di Se. nat., Anno XI,<br />
fase. 2, 1891). Trovasi presso Asolo nella riva di Gandin lungo<br />
la strada di Pagnano. Questo narciso, a fiore tutto bianco, é<br />
nuovo per la provincia e anche pel Veneto, non essendosi mai<br />
segnalati in esso narcisi a flore completamente bianco; lo trovai<br />
nella primavera del 1889; in seguito non ho più avuto occa-<br />
sione di raccoglierlo, ma mi propongo di studiarlo meglio alla<br />
prima occasione.<br />
Lencoiaui vernum L. Fiorisce abbondantemente nei boschi<br />
presso la strada del Forestuzzo ! e del Foresto novo ! sul finir<br />
dell' inverno e in primavera. Trovasi anche nel M. Monfenera e<br />
nel bosco Montello.<br />
Paris quadrifolia L. L'ho trovata nella località detta Bredal<br />
È rarissima nel Montello.<br />
S3illa hifolia h. Fre:iaente nel bosco Montello e abbondante<br />
in qualche valletta presso Crespignaga! dove fiorisce in prima-<br />
vera assai precocemente.<br />
Da queste notizie apparisce che la flora dei colli Asolani si<br />
collega strettamente con la flora Montelliana; da esse e dalle<br />
opere del prof. Saccardo rilevo che non meno di sessanta, fra<br />
specie e varietà, sono proprie, in provincia, esclusivamente al<br />
bosco Montello e ai colli Asolani; in questi vi sono 5 specie che<br />
si trovano soltanto nel M. Grappa e 27 di loro esclusiva perti-<br />
nenza rispetto al resto della provincia. Di queste, 9 sarebbero<br />
da aggiungersi alla flora della provincia Trevigiana, le altre 17
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZK 269<br />
furono già raccolte da altri, cioè dal Zanardini, Derenger, Pa-<br />
solini, Montini, Fraccìiia.<br />
Credo che continuando accuratamente le ricerche in questa<br />
bellissima zona subai [)ina, si ricaverà nuovo e più interessante<br />
materiale.<br />
Il prof. Penzig presenta alla Società esemplari disseccati di una<br />
pianta (Barbeya oleoides SchweinfJ raccolta nal suo ultimo viaggio<br />
in Abissinia, pianta tanto somigliante allo stato sterile all' Oha<br />
chrysophìjUa da costituire Un caso di mimetismo dei più singolari.<br />
Essa fu già trovata in frutto due anni fa nell' Arabia Felice dal<br />
dottor Schweinfurtli ; cresce in alcune valli delle pendici orientali<br />
dell'altipiano abissino, al monte Saber, a Ghinda ecc., è dioica e<br />
costituisce, secondo Schweinfurth, un genere nuovo anomalo delle<br />
Urticacee, Barbeya, cbe si potrebbe quasi erigere a famiglia nuova.<br />
Il prof. Cauuel fa osservare che il nome di Barbeya, scelto dal<br />
dott. Schweinfurth, non è troppo felice, perchè esiste già un genere<br />
Barbeuia, istituito da Du Petit Thouars sopra una pianta del Ma-<br />
dagascar, poco conosciuta in generale ed affine alle Euforbiacee.<br />
Martelli presenta, per parte del dott. De Toni, saggi raccolti<br />
presso Keren dà Penzig del Porphyrosiphon Notarisìi, alga cono-<br />
sciuta d' Italia. ,^<br />
Viene annunziato che il Socio Rostan ha mandato alla Società<br />
una tradazione del ben noto lavoro del dott. Townsend suU' Euphra^ia<br />
officinalis L.<br />
Viene quindi presentata la comunicazione seguente del prof. Goiran:<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
(Continuazione).<br />
Resedaceae.<br />
82. Reseda Phyteuma L. — Campi, vigneti, muri, rupi, sino<br />
a tardo autunno. Tocca quasi l'altitudine di 1000"".<br />
83. R. lutea L. — Poco frequente. Presso Verona, a Trc-<br />
gnago ecc. nei campi.<br />
Nel M. Zovo (Valjìantena), 540'°-708'", mi sono imbattuto in<br />
una forma singolarissima, prossima a«;sai a R. Plvjtheuma ma<br />
pure da essa notevolmente distinta; non ho avuto il destro di<br />
studiarla con sufficiente diligenza, e sto attendendo, nella oramai
370 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Il Presidente Arcangeli a nome del Socio E. Baroni presenta la<br />
seguente comunicazione :<br />
LICHENES PEDEMONTANI A CL. PROF. ARCANGELI IN<br />
MONTE CINISIO ET MONTE ROSA ANNIS 1876 AC 1880<br />
LECTI, QUOS EXPONIT D' E. BARONI.<br />
1. Bryopogon jubatdm (L.) Link.<br />
a x)roUxum (Ach.) ** canwn Ach.<br />
Hai). Ad Laricum truncos prope montis Cinisii Lacum et in<br />
Silva Lanslebourg, alt. 2000 m. circiter.<br />
Obs. Forma ** canum, teste Jatta/ occurrit in Sicilia, in<br />
Provincia neapolitana, in Lucania et in Latio.<br />
2. CORNICDLARIA ACULEATA Schreb.<br />
a alpina Schaer.<br />
Hab. Cum Cetraria nivali in cacumine Ronche prope montem<br />
Cinisium ultra alt. 2000 m.<br />
3. EVERNIA VULPINA (L.) Ach.<br />
Hab. In monte Cinisio ad Laricum truncos in silva Lansle-<br />
bourg satis frequens.<br />
4. EVERNIA FDRFURACEA (L.) Acll.<br />
Hab. Ad truncos cum praecedente.<br />
5. RoccELLA FDCiFORMis Ach. Lich. un. p. 440.<br />
Hab. In cacumine Ronche prope montem Cinisium.<br />
Obs. Thallus KOH et praecipue H* SO* lutescit, Ca CI non<br />
mutatur.<br />
6. Cladonia rangiferina (L.) Hoffm.<br />
J3 silvatica (L.) Hoffm. * alpestris (L.) Schaer.<br />
Hab. Ad terram in convalle Gressoney supra Gaby, alt. 1000 m.<br />
circiter.<br />
Obs. In ^ et in * alpestri thallus KOH non mutatur, sed Ca CI<br />
dein adhibito, color luteus prodit.<br />
7. Cetraria islandica (L.) Ach.<br />
Hab. In monte Cinisio prope Lacum.<br />
8. Cetraria cucullata (L.) Bell.<br />
Hab. Cura praecedente.<br />
Obs. lodo non coloratur.<br />
' Jatta A., Monogì-aphia Liohenum Italiae Meridionalis. Trano, 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 371<br />
•9. Cetraria nivalis (L.) Ach.<br />
Hai). Cum praecedente.<br />
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum vidi<br />
a ci. Arcangeli lectum ad Olen (3000 m. circiter).<br />
10. Cetraria juniperina (L.) Ach.<br />
var. lubulosa Schaer. Enum. p. 63.<br />
Ilab. In cacumine Ronche prope montem Cinisium.<br />
Obs. lodo thallus non coloratur.<br />
il. Parmelia revoluta F\K. = Parmelia laeingata Ach. var. re-<br />
voluta Flk.<br />
Hab. Ad saxa in convalle Gressoney supra Gaby.<br />
Obs. A forma typica praecipue distinguitur sporis minoribus.<br />
12. Parmelia encausta (Smrft.) Nyl.<br />
Ilab. Ad saxa in monte Rosa ad Olen (3000 m. circiter).<br />
Obs. Thallus KOH liitescil; Ca CI non inutatur.<br />
13. SoLORiNA crocea (L.) Acli.<br />
Hab. Super terram in monte Rosa ad Olen.<br />
14. Umbilicaria postulata (L.) Hoffm.<br />
Hab. Ad rupes convallis Gressoney supra Gaby.<br />
Obs. Partes strato gonidiali adjacentes Ca CI rubescunt.<br />
15. Gyrophora spodochroa (Ehrh.) Ach.<br />
j3 depressa (Ach.) Th. Fr. = (6^. crustulata fi de-<br />
pressa ; Umbilicaria vellea j3 depressa Fr. ; U.<br />
saccaia DC; U. spodochroa var. depressa Nyl.).<br />
Hab. Ad rupes convallis Gressoney supra Gaby.<br />
Obs. A spodocliroa typica distinguitur thallo coriaceo, in-<br />
cano-pruinoso, subtus pallido, atque praecipue apotheciis<br />
in thallo depressis.<br />
16. Gyrophora cylindrica (L.) Ach.<br />
a Delisei (Despr.)<br />
Hab. Sporifera ad riipes convallis Gressoney supra Gaby.<br />
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum<br />
vidi ex « Lago Nero » in apennino Pistoriensi a ci. Ar-<br />
cangeli lectum.<br />
17. Gasparrinl\ elegans (Lk.) Tornab.<br />
Hab. Ad saxa schistosa in silva Lanslebourg.<br />
18. Artrorhaphis flavovirescens (Borr.) Th. Fr.<br />
Hab. Ad Laricum truncos in silva Lanslebourg.<br />
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum<br />
vidi a ci. W. Nylander lectum ad Helsingfors.
372 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />
19. Sarcogyne Clavus (DC.j = Stereopeltìs CaresUae De Not. in<br />
Comm. Soc. critt., n. 1, p. 31.<br />
Hab. Ad saxa in monte Cinisio prope Lacum.<br />
Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar vidi alterum<br />
a ci. Carestia lectum ad saxa micacea prope Riva in<br />
Valle Sessitana.<br />
Altra memoria viene pure consegnata dal Presidente Arcangeli a<br />
nome dei sigg. Rossetti E. e Baroni E.<br />
FRAMMENTI EPATICO-LICHENOGRAFICI. PER C. ROS-<br />
SETTI ED E. BARONI.<br />
Dal sig. Ugolino Martelli ci fa di recente inviata una piccola<br />
collezione di Epatiche dal medesimo raccolte in varie località<br />
della Toscana e specialmente dell'Appennino pistoiese. Avendovi<br />
incontrato alcune specie che, per quanto è a nostra conoscenza^<br />
non furono ancora state pubblicate della Toscana e qualche al-<br />
tra assai rara e interessante, crediamo che sia utile riferirne<br />
brevemente agli onorandi colleghi della Società botanica italiana.<br />
Se abbiano aggiunto alcune indicazioni di nuove località per<br />
talune specie anche comuni e già note, si è perchè abbiano ri-<br />
tenuto che ciò possa riuscire vantaggioso ad una più esatta<br />
conoscenza della loro distribuzione presso di noi.<br />
Alle Epatiche facciamo seguire alcune specie di Licheni rac-<br />
colti pure dal Martelli, e due o tre dal prof. Arcangeli durante<br />
le escursioni che ebbero luogo in occasione della IV* Riunione<br />
generale della Società botanica in Napoli. Anche fra questi ab-<br />
biamo trovato qualche varietà non ancora citata dell' Italia Me-<br />
ridionale nelle accuratissime pubblicazioni del distinto liche-<br />
nologo sig. dott. A. Jatta.<br />
Epatiche. '<br />
1. Nardia EMARGINATA (Ehrh.) B. et Br. emend.<br />
Ab. Sulla terra silicea all' Abetone nell'Appennino pistoiese<br />
(agosto 1885).<br />
* Le specie nuove p3r la Toscana sono contrassegnate con un<br />
asterisco.
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 373<br />
2. Plagiochila asplenioides (L.) Dmrt.<br />
a minor Liiidenb.<br />
Ai). Sulla terra silicea all'Abetone (agosto 1885).<br />
* 3. SCAPANIA u.MBROSA (Schrad.) Dmrt. Hep. Eur., pag. 38; Syn.<br />
hep., pag. 09; C. Massai, exs., n. 120; Stephani, Deutsch.<br />
Jung., pag. 21, fig. 25; Boulay, Muse. Est., pag. 776; Husnot,<br />
Hep. Gali., pag. 22. — Jungermannia Schrad.; Hook, Brit.<br />
Jung., tab. 24; Ekart., Syu. Jung., tab. H, fig. 12. — (Cum<br />
colesulis!).<br />
Ai). Sui tronchi putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone,<br />
spesso insieme con Blepharostoma tricophyllum, Ce-<br />
phalozda hicuspidata, Lophocolea heierophylla, Kantia<br />
Trichomanis e Riccardia latìfrons (agosto 1885). Già<br />
raccolta nella stessa località fino dal 1880 dal dott. E.<br />
Levier. *<br />
Oss. I nostri esemplari coincidono esattamente con quelli<br />
autentici delle collezioni Massalongo (m. Pozzetto sopra<br />
Pontebba) e Rabenhorst (Lapponia, Baden), contenuti<br />
neir Erbario pisano, nonché con quelli raccolti da Arnell<br />
(Svezia), Breider (Stiria) e Jack (Baden) dell' Erbario<br />
privato del dott. Bottini. — Questa specie che abita nei<br />
luoghi montuosi subalpini di tutta l'Europa^ era nota<br />
finora in Italia solo delle Alpi piemontesi, lombarde e<br />
venete. '<br />
4. SCAPANIA AEQUiLOBA (Schw.) Dmrt.<br />
j3 inermis Carringt.<br />
Ab. Sulla terra silicea all'Abetone (agosto 1885).<br />
Oss. La varietà, per quanto ci è noto, era conosciuta solo<br />
delle Alpi apuane. *<br />
* 5. JUNGERMANNIA VEXTRICOSA Diks.<br />
j3 x>orp1iyroleuca (Nees.) Limpricht.<br />
' Levier E., Comuuicazione epistolare, 9 giugno 1892.<br />
^ Gottsche C. M., Linden7ierg J., Nees ab. Esenbeck C. Synapsis<br />
Hepattcarum, pag. 69. Hamburgi, 1844 ; Du<br />
Europae, pag. 38. Bruxelles et Lipsiae, 1874.<br />
Mortier C, Hepaticae<br />
' Massalongo E., Repertorio della Epaticologia italiana, Estr. dal<br />
voi. II, fase. 2° dell' Annuario delV Istituto hot. di Roma. Roma, 1886.<br />
* Rossetti C, Epaticologia toscana nord-ovest (Nuovo Giorn. hot.<br />
tal., voi. XXII, pag. 335. Firenze, 1890).
374 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
AI). Sul terriccio vegetale e sui legni putridi all'Abetone-<br />
(agosto 1888).<br />
Oss. La forma tipica è già stata osservata della Toscana<br />
nei dintorni di Firenze (Raddi); la varietà è nuova<br />
per la Toscana, essendo finora conosciuta in Italia solo<br />
delle Alpi Piemontesi, Lombarde e Venete. ^<br />
* 6. JuNGERMANNiA INCISA Schrad.<br />
Ab. Nella stessa località che !a precedente.<br />
Oss. Specie nuova per la Toscana e nota finora in Italia<br />
nelle Alpi.<br />
7. Cephalozia bicqspidata (L.) R. Spr. (cum colesulis!).<br />
Ab. Sui legni putridi e fra' muschi all'Abetone (agosto 1885).<br />
8. Cephalozia catenulata (Hùbn.) Lindenb. eraend.<br />
Ab. Sui legni putridi all'Abetone (agosto 1885).<br />
Oss. Per quanto ci consta era nota finora in Toscana delle<br />
Alpi apuane. ^<br />
9. Cephalozia dentata (Raddi) Lindenb.; Massalongo, Repert.,<br />
pag. 65, tav. 9, fig. 6. — Jungermannia Raddi, Jungermannogr.<br />
etrusc, pag. 12 (1841) ; Syn. Hep., pag. 143. —<br />
Anthelia Dum., Hep. Eur., pag. 99-100.<br />
Ab. Sulla terra nel M. Argentare fra' cespi di Kantia Tri-<br />
comanis (aprile 1885).<br />
Oss. Nota finora in Italia della Toscana nei dintorni di Fi-<br />
renze (Raddi, Arcangeli, Levier), nel M. Pisano e nelle<br />
Alpi apuane (Arcangeli, Rossetti);^ fuori d'Italia, per<br />
quanto sappiamo, è stata raccolta solo in Francia a<br />
S. Sever (R. Spruce) ' e nell'Alta Savoia lungo l'Arve<br />
(J. Rome). * —<br />
Gli esemplari che abbiamo esaminato<br />
coincidono esattamente con quelli archetipici di Raddi,<br />
che si conservano nell' Erbario pisano.<br />
^ Dobbiamo la determinazione di questa specie e della seguente<br />
al chiar. prof. C. Massalongo.<br />
* Rossetti C, loc. cit., pag. 328.<br />
^ Rossetti C, loc. cit., pag. 329.<br />
* Massalongo C, Appunti statistici sulVEpaticologia italica, Estratto<br />
dagli Atti del Congresso nazionale di hot. crittog. in Parma, pag. 9.<br />
Parma, 1887.<br />
' Bernet H., Catalogne des Hépatiques du sud-ovest de la Suisse et<br />
de VHaute Savoie, pag. 82. Genève, 1888.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 375<br />
10. LoPHOCOLEA CUSPIDATA (Limpricht.).<br />
Ab. Sul terriccio vegetale all' Abetone (agosto 1885).<br />
Oss. Conoscevasi finora in Toscana solo di Vallombrosa<br />
(Micheli, Arcangeli, Levier), * del M. Pisano e delle<br />
Alpi apuane (Rossetti). * Inoltre é citata da Brizi ^ del<br />
Romano al Monte Cavo presso Rocca di Papa.<br />
11. LoPHOCOLEA HETEROPHYLLA (Schrad.) Dmrt. (cum fruct. !).<br />
Ab. Sui legni putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone<br />
(agosto 1885).<br />
Oss. Nota finora in Toscana solo dei dintorni di Pisa (S. Ros-<br />
sore) * e dell' isola del Giglio. ^<br />
12. Chiloscyphus polyanthos (L.) Dmrt.<br />
Ab. Nei luoghi umidi all' Abetone (agosto 1885).<br />
13. PORELLA PLA.TYPHILLA (L.) Lindb.<br />
Ab. Sulle rupi all' Abetone (agosto 1885).<br />
14. Radula complanata (L.) Dmrt. (C. truci!).<br />
Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884)<br />
e air Abetone (agosto 1885).<br />
15. Frullania dilatata (L.) Dmrt.<br />
Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884).<br />
16. Lejeunia. serpillifolia (Dicks. emend.) Lindb. (C. colesul !).<br />
a cavifolia (Ehrh.) Lindb.<br />
j3 planmscula Lindb.<br />
Ab. Tutte e due le forme sulla scorza degli alberi presso<br />
Barberino in Mugello (ottobre 1883).<br />
17. Kantia Trichomanis (Dill. L.) B. et Gr. — (Forma typica).<br />
Ab. Sul terreno presso Barberino in Mugello (ottobre 1883) ;<br />
nel M. Argentare (aprile 1885) e all' Abetone (ago-<br />
sto 1885).<br />
18. Metzgeria purgata (L.) Lindb.<br />
Ab. Sul tronco degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884) ;<br />
all' Abetone (agosto 1885) e a Gricigliano presso Pon-<br />
tassieve (settembre 1885).<br />
' Rossetti C, loc. cit., pag. 330.<br />
* Brizi U., Seconda contribuzione alla Epaticologia romana {Mal-<br />
pighia, anno HI, pag. 326. Genova, 1889).<br />
' Bottini A., Muscinee de.IV isola del Giglio (Nuovo Giorn. hot. ital.,<br />
voi. XIX, pag. 274. Firenze, 1887).
376<br />
ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIKENZE<br />
19. Metzgeria coniugata Lindb.<br />
Ab. Sul terreno fra' muschi all' Abetone (agosto 1885).<br />
* 20. RiccARDiA LATiFRONS (Schmid., Liiidb.) Lindb., Hep. Hib.<br />
lect., Act. Soc. se. Fennicae, voi. X, pag. 513 (1875) ; Ste-<br />
phani, Deutsch. Jung., pag. 66, fìg. 127. — Aneura palmata<br />
a ìnajo?-' Nees Syn. Hep., pag. 498. — Jungermannìa<br />
muUifida Ekart, Sj-n. Jung., tab. 7, fìg. 50.<br />
Al). Sui legni marci all' Abetone spesso in compagnia di<br />
Scapania unibrosa, Blepharostoina trichopliyllum, Ce-<br />
phalozia Mciispidata, Lopliocolea heteropìiylla e Kantia<br />
Trìchomanis (agosto 1885). Già raccolta nella stessa<br />
località fino dal 1880 dal dott. E. Levier. ^<br />
Oss. Coincide con gli esemplari della collezione del prof. Mas-<br />
salongo (Hep. it. ven. exs.), raccolti dal medesimo so-<br />
pra Tregnago in provincia di Verona e dallo Spegaz-<br />
zini nel bosco di Cansiglio in provincia di Treviso<br />
contenuti nell' Erbario pisano e con quelli dell' Erbario<br />
Bottini raccolti da Arnell nella Svezia. — Nuova<br />
per quanto sappiamo per la Toscana e nota finora in<br />
Italia solo di poche località delle Alpi piemontesi e ve-<br />
nete, raccoltavi dal dott. Spegazzini e dal prof. C. Mas-<br />
salongo. ^<br />
21. Targionia hypophylla Linn. (cum fruct. !).<br />
Ai). Sulle rupi calcaree nelle Alpi apuane alle sorgenti del<br />
Frigido sopra Massa-Carrara (febbraio 1889).<br />
22. Riccia fluitans (L.) Lindenb.<br />
j3 canaliculata (Hoffm.) Lindenb.<br />
Al). La varietà iti un pantano nei fossi presso Prato.<br />
23. USNEA BARBATA (L.) Fr.<br />
Licheni.<br />
J3 hirta (L.) Fr. * soredifera Arn.<br />
Ai). Sterile nella montagna del Matese a Capo d'Acqua<br />
(24 agosto 1891).<br />
' Levier E., Comunicazione epiistolare, 9 giugno 1892.<br />
2 Massalonoo C, Rejyerforio, ec, pag. 49.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 377<br />
Oss. Jatta ' cita la varietà « ad truncos sterilis: Gargano, Sol-<br />
fatara, Lazio » nonché dell'isola d'Ischia. Per la forma<br />
aggiunge: « In Majella occurrit forma soredifera »;<br />
Arnold, Aufliig. Lich. in T^'rol., XIV, pag. 471.<br />
24. Ramalixa scopulorum (Rotz.) Ach.<br />
Ab. Sugli scogli dell'isola d'Ischia (18 agosto 1891).<br />
Oss. Non citata da Jatta d' Ischia, ma soltanto « ad scopu-<br />
los marinos: Sicilia, Sardegna. » '<br />
25. RoccELLA PHYCOPsis Ach.<br />
Ai). A Rupe di Cuma (24 agosto 1891).<br />
Oss. Questa specie è già conosciuta di questa località ;<br />
si osservi Jatta ' ^, e un mio lavoro pubblicato di re-<br />
cente. '<br />
26. FarmeliA sinuosa Smft. — P. laevigata Ach.<br />
Ab. Sterile a Licola (Napoli) (agosto 1891).<br />
Oss. A quanto ci consta non è stata ancora citata da Jatta.<br />
27. Physcia ciliaris (Lin.).<br />
7 solenaria (Dub.) Schaer., En., pag. 10.<br />
Ab. Nell'Isola d'Ischia (18 agosto 1891).<br />
Oss. La varietà non é ancora stata citata nei lavori di Jatta.<br />
La specie invece è notissima di vari luoghi dell'Italia<br />
meridionale e ancora dell'isola d'Ischia. L'esemplare<br />
coincide esattamente con uno autentico dei Lich. Helv.<br />
exs. Schaer. et Hep., n. 1100, che si conserva nell'Er-<br />
bario pisano.<br />
28. Phvscia caesia (Hoffm.) Nyl.<br />
Ab. Sporifera sui vecchi faggi secchi nella montagna del<br />
Matese a Capo d'Acqua (26 agosto 1891).<br />
Oss. L'esemplare esaminato differisce un poco da quello<br />
descritto da Jatta sotto il nome di Pannelia albinea<br />
Ach. var. diinidiata Nyl., se non altro per gli apoteci<br />
che sono « caesio-pruinosa » anziché « atra. »<br />
* Jatta A., Monographia Li;henum Italtue Meridionalis. Trano, 1890.<br />
* Jatta A., Licheni raccolti nelV Isola d'TsjJiia fino alVagosto del 1801<br />
(Biillettino della Soc. botanica ital., n. 3, in Nuovo Giorn. boi. ital.,<br />
voi. XXIV, pag. 208. Firenze, 1892).<br />
^ Baroni E., Frammenli liohenografiù {Bull, della Soc. bot. ital.,<br />
n. 8, pag. 192, in Nuovo Gior. bui. ital., voi. XXIV. Firenza, 1892).
378 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
29. Callopisma citrinum (Ach.) Kbr.<br />
Ab. Sporifero sui vecchi faggi nella montagna del Matese<br />
a Capo d'Acqua (24 agosto 1891).<br />
Oss. Citato da Jatta « ad truncos siccos. » Napoli. *<br />
30. Lecanora DISPERSA (Pers.) Flk.<br />
f. corticola Lahm.<br />
Ab. Sporifera sui vecchi faggi nella montagna del Matese<br />
a Capo d'Acqua (24 agosto 1891).<br />
Oss. Jatta ^ cita la specie, sotto il nome di L. Flotoioiana<br />
(Sprgl.) Kbr., « ad rupes calcarias et arenarias : Abruzzi,<br />
Gargano, Basilicata, Sardegna. »<br />
31. Biatora ambigua Mass.<br />
Ab. Sporifera sugli alberi all'Acqua Santa presso Castellammare<br />
(Arcangeli, 22 agosto 1891).<br />
Oss. Jatta' la cita: « ad abietes: Ruoti in Basilicata. »<br />
32. Leptogium lacerum (Ach.) Fr.<br />
^ pulmnaiuni Ach.<br />
Ab. Sterile sulla terra muscosa nel Monte S. Angiolo al-<br />
l'Acqua Santa (Arcangeli, agosto 1891).<br />
Oss. La var. pulvìnatum non è citata da Jatta. Invece que-<br />
sti cita la specie : « ad terram muscosam : Abruzzi,<br />
Gargano, Basilicata, Calabria, Napoli, Venafro, Sicilia,<br />
Lazio »; la var. lophaeum (Ach.) Kbr. «ad muros,<br />
truncos et Stictas : Calabria, Abruzzi, Basilicata ' e<br />
dell' isola d' Ischia. » "<br />
Il Socio Jatta lia inviato lina breve comunicazione che lia per<br />
titolo :<br />
LA PELTIGERA RUFESCENS HOFFM. VAR. INNOVANS<br />
FW. NOTA DI A. JATTA.<br />
Il Flotow dopprima^ e poi il Koerber * distinsero una varietà<br />
della Peltigera rufescens Hffra. denominata dal primo var. m-<br />
novans: thalli oris in squamulas prolificantibus, di cui pre-<br />
* Jatta A., Monographia, ecc.<br />
* Jatta A., Licheni raccolti neW isola (V Ischia^ ecc.<br />
^ Flotow, Beut. FI., 73, H.<br />
* Koerber, Syst., 60.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 37i)<br />
sento un esemplare della Porretta, inviatomi recentemente dal-<br />
l' egregio mio amico dott. Mattei. Esemplari simili erano stati<br />
precedentemente rinvenuti nei Lazio ' e nei monti Stabiani. ^<br />
In questa varietà la lamina foliosa del tallo della Pelligera<br />
rufescens HfTm. si frastaglia ai bordi e degenera in squamule<br />
minute, le quali accumulandosi e disponendosi in giro formano<br />
spesso una specie di frangia. La fronda tallina assume allora<br />
un aspetto capriccioso e ben caratteristico.<br />
È poi sempre sprovvista di apotecì.<br />
L'aspetto esterno di questa varietà farebbe a prima vista<br />
supporre trattarsi di formazioni cefalodiche; però basterà un<br />
sommario esame dei caratteri interni ad assicurare che le squame<br />
non contengono gonidi diversi da quelli del resto del tallo,<br />
e quindi deve ritenersi che la degenerazione non è affatto do-<br />
vuta alla solita azione di un' alga eterogenea. Anzi osservando<br />
più attentamente le squamule coli' aiuto delia lente si vede che<br />
ciascuna porta all' apice un punto nero di quel solito tessuto<br />
corneo che designa gli apici degli apotecì angiocarpi e degli<br />
spermogonì. E sulla scorta di questi punti, praticandosi dei tagli<br />
per l'osservazione microscopica verticalmente alla base della<br />
squamula, può stabilirsi che dessi corrispondono difatti all'ostiolo<br />
di veri spermogonì di forma sferica, o quasi, da cui si sprigio-<br />
nano in quantità immensa spermazì bacillari, molto corti e al-<br />
quanto rigonfiati nella parte mediana, a leggiera incurvatura.<br />
In esito a tale osservazione sembrami potersi stabilire che<br />
nella varietà innovans Fw. della Pelligera rufescens HfTm. si<br />
abbia un tallo munito della speciale attività di produrre sper-<br />
mogonì, la quale lo fa frastagliare e degenerare ai bordi e pro-<br />
priamente al sito in cui ordinariamente nella specie dovrebbero<br />
svilupparsi gli apotecì.<br />
Come si è notato intanto questa varietà fu finora rinvenuta<br />
sempre sprovvista di apotecì. Ed è su questo punto che credo<br />
dover richiamare principalmente l' attenzione. Generalmente<br />
oggi lo spermogonio è ritenuto un vero organo di riproduzione,<br />
giacché si ammette esistere anche nei licheni le due forme di<br />
* Tamburlini, Licli. rom. (An. ist. bot. rom., 1884, 9).<br />
* Cfr. Erbario dell' Università di Roma (Licheni raccolti nel 1885<br />
a Castellammare di Stabia dal prof. Pirotta).
380 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
riproduzione (quella per spore e l'altra per con idi) caratteri-<br />
stiche dei funghi. Questo nuovo punto di contatto tra le due<br />
classi affini, come é noto, finora parve non esistesse; perché si<br />
dava con lo Stahl ' allo spermogonio il valore di apparato maschile<br />
produttore degli organi di fecondazione (spermazl). Ma<br />
sulla sessualità dei licheni sursero in questi ultimi tempi gra-<br />
vissimi dubbi, malgrado gli studi del Tulasne ^ e quelli dello<br />
Stahl, i quali tentarono dimostrarla fino all' evidenza.<br />
Dando allo spermogonio del lichene il valore di apparato co-<br />
nidioforo, avremmo cosi la possibilità di due apparati riprodut-<br />
tori sulla stessa pianta; e allora diventa logico e naturale che<br />
lo sviluppo eccessivo di uno di essi avvenga a scapito dell'altro.<br />
E cosi nel caso nostro il grande sviluppo degli spermogonì po-<br />
trebbe da solo spiegare l' assenza di apotecì, presentandosi la<br />
varietà destituita di questi ultimi appunto perché la sua ripro-<br />
duzione risulta ben assicurata dai primi. Quindi anche nelle<br />
tallofìti si avrebbe una prova ben evidente di quella specie di<br />
antagonismo tra le due forme possibili di riproduzione, come<br />
nelle fanerogame avviene spesso tra la riproduzione per semi<br />
e quella per gemme,' nel posto delle quali ultime nelle tallofiti<br />
potrebbero stare idealmente i conidi.<br />
Più strano risulterebbe il fatto se si dovesse assegnare allo<br />
spermogonio il valore di organo fecondatore; perchè allora do-<br />
vrebbe ammettersi un caso di dioicia, che certamente non avrebbe<br />
riscontro prossimo né nei licheni stessi, né nelle altj'e crittogame<br />
affini. Né il caso della Peltigera rufescens Hflfm. potrebbe<br />
in certo qual modo avvicinarsi a quello descritto dal prof. Gi-<br />
belli ^ nelle Verrucarieae, perchè qui la sostituzione dell'apotecio<br />
allo spermogonio non sarebbe possibile, e quindi non avremmo<br />
che individui esclusivamente e costantemente maschi.<br />
Qualunque sia però la interpretazione che voglia darsi allo<br />
spermogonio, non mi son parse prive affatto d' interesse queste<br />
^ Stahl, Beitrclge zur Entwiclcelungschichfe der Flechten. Leip-<br />
zig, 1877.<br />
* TULASNB, Memoire pour servir à Vhist. organograph. et physiol.<br />
des lichens (An. se. nat., 1852).<br />
^ Cfx". Darwin, De la variation des anirnaux et des plantes (trad. fr.).<br />
Paris, 1868, voi. II, pag. 181.<br />
* GiBELLi, Mem. della Soc. it. di se. nat. Milano, voi. I, 1865.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 381<br />
poche osservazioni, convinto che al caso rilevato nella Peltigera<br />
rufescens Hffm. var. innovans Fw. non possano in alcun modo<br />
assegnarsi i caratteri di una forma sporadica, o di una de-<br />
formità.<br />
TI Presidente ricorda che le adunanze della sede di Firsnze venf^ono<br />
sospesa sino al 9 di Ottobre prossimo, secondo quanto fu stabilito.<br />
Ricorda ancora clia il giorno -4 del mese di Settembre la Società è<br />
convocata per la Riunione generale in Genova e pel Congresso bota-<br />
nico internazionale, indetto d' iniziativa della Società Botanica ita-<br />
liana. Non dubita che in tale occasione tutti i botanici italiani converranno<br />
a quelle riunioni scientifiche.<br />
Togliesi quindi l'adunanza.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 2 giugno 1892.<br />
Sono presenti i Soci Pirotta, Grampini, Erede, Cernili, Re,<br />
Baldiui, Avetta.<br />
Letto ed approvato il verbale dell' ultima seduta, il Presidente<br />
comunica la seguente nota :<br />
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />
•ROMANA. PER E. CH IOVENDA.<br />
Manipolo primo: Rnuniiculacee.<br />
(Continuazione).<br />
R. GRAMINEUS L,<br />
Il Sanguinetti FI. rom. prodr., pag. 414, lo dà solo dell'Agro<br />
Piceno al Piano grande del Castelluccio; Pelosi ! lo raccolse sul<br />
monte Calvo li 26, V, 80.<br />
R. SOELERATUS var. Pelosianus Chiov.<br />
R. capitulis carpophoris isodiametricis.<br />
R. sceleratus Sang. ! FI. rom. iwodr., 416, p. p. ; alla CafTa-<br />
relia, V, 1815 (Sanguinetti!) p. p.; Ostia, 1827 (Sanguinetti!);
382 ADUNANZA DELLA. SEDE DI ROMA<br />
Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860 (H. Rolli !) ;<br />
al Lago di Bracciano, 5, IV, 1887 (Pelosi!).*<br />
Tutti gli autori eh' io ho consultati circa questa specie di-<br />
cono di avere i carpelli numerosissimi e disposti in una spiga<br />
allungata. Neil' Erbario Romano e in quello Generale esistono<br />
tre esemplari tipici di questa specie, raccolti dal Rolli sui mar-<br />
gini del lago di Fogliano, 25, V, 1857. Uno di quelli dell' Er-<br />
bario Romano porta sull' etichetta scritto di pugno dello stesso<br />
Rolli: « RanunciUas sceleralus L.? Petalis calyce brevioribus<br />
oblongo obovatis, ungue squamata, nuculis margine incrassato<br />
minime rugulosis, receptaculo villoso, petiolis bracteatis. » Cer-<br />
tamente però gli esemplari accennati appartengono al tipo e 1" os-<br />
servazione del Rolli non ha alcuna importanza, salvo il carattere<br />
dell' avere 1' unghia squamata, mentre per tutti gli autori come<br />
io stesso ho potuto vedere in esemplari freschi tipici raccolti po-<br />
chi giorni fa in compagnia dei sigg. prof. Pirotta e Grampini alle<br />
Acque Albule, il nettario è in forma di un poro, sollevato ora l?g-<br />
germente ora maggiormente dalla superficie del petalo, ma sem-<br />
pre destituito da qualsiasi appendice che possa dirsi squamma, e<br />
probabilmente il Rolli confuse il poro coi margini alquanto al-<br />
lungati con una squama.<br />
Esemplari, che appartengono pure alla forma tipica, esistono<br />
nell'erbario Sangui netti della Caffarella, ma sono mescolati con<br />
quelli della nostra varietà.<br />
Questa in tutti gli esemplari è una pianta glabra come nel tipo<br />
salve le sommità rameali, la forma della ramificazione, le stria-<br />
ture solchi caulinari, e le foglie sono su per giù come nel tipo,<br />
ma se ne scosta per la forma del carpoforo, che dato da tutti<br />
gli autori per allungato e spiciforme o dai sig. Willk. et Lange<br />
{Prodr. FI. hisp.. Ili, 913) anzi come un carattere per la sezione<br />
Hecatonia Gren. Godr. ; la nostra pianta li presenta invece glo-<br />
bosi coi diametri transverso e longitudinale perfettamente uguali.^<br />
* Ho dedicato questa varietà al sig. Alpinolo Pelosi rapito giova-<br />
nissimo ancora da violenta morte agli studi li 1° agosto 1887.<br />
* Nelle forme macilenti non è raro trovare sugli stessi esemplari<br />
carpofori sferici e carpofori strettissimi e più allungati del solito;<br />
ma quelli sferici sono assai più piccoli che non si mostrano nei<br />
nostri esemplari i quali j)er giunta sono tutti emisferici e non qualcuno<br />
solamente.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 383<br />
Confrontando gli autori se avessero per avventura parlato di<br />
qualche forma cui si potesse riferire la nostra pianta, trovo in<br />
DC. Prodr. sysL veg., I, 34, n. 86, due varietà: « ^ umhellatam<br />
pericarpiorura splcis magis oblongis. — R. umbellatus Roxb. in<br />
Willd. En. PI. Iiort. Bey^oL, pag. 588 in adnot. : y minimus caule<br />
nano, foliis radicalibus 3-fidis »: varietà ambedue che basta leg-<br />
gerne le diagnosi perchè si dica subito che non sono per la no-<br />
stra pianta. In Ledeb. Fi. ross., I, 45; Breb. FI. norm., pag. 8;<br />
Hartm. Tlandb. Shancl. FL, pag. 94, si trova descritta solamente<br />
({uest* ultima varietà y minimus DC. che pure si trova in<br />
Kuntze Tasch. FL, Leipz. pag. 168, sotto il nome di § salìnus.<br />
Nel Gaudin FI. helv., IH, 539, invece si trova descritta una va-<br />
rietà fi hirsutus che ci dà appunto il « fructus sphaerico » della<br />
nostra pianta. Egli alla sua varietà dà come sinonimi il R. sar-<br />
dous Crantz. FL austr., 11; Poiret EnoycL, VI, 118, con dubbio<br />
e giustamente, giacché questi appartengono al R. philonotis<br />
Ehrh. e in una nota a piò di pagina gli attribuisce pure il<br />
R. pallidior Chaix. in Vili. Ilist pL Dauph., Ili, 751. Nella<br />
descrizione data dal Villars non si fa alcun accenno della forma<br />
del ricettacolo, ma dalla descrizione delle foglie pare che si tratti<br />
di una forma del R. sardous Crantz. — R. philonotis Ehrh., e<br />
in questa decisione mi conferma il sinonimo di J. Bauh. Hist.,<br />
Ili, 417, e del Ray HisL pL, I, 582.<br />
Riguardo poi alla sinonimia del R. sardous Crantz. 1763 e<br />
del R. philonotis Ehrh. 1788, che alcuni vorrebbero apparte-<br />
nere il primo al R. sceleratus, si consulti ciò che già ampia-<br />
mente scrisse il sig. A. Gras nel Bull. soc. boL Frane., 1862,<br />
voi. XXIX, séance du 27 juin, pag. 324.<br />
Conclusione di quanto ho detto è questa, la sinonimia eh' io<br />
adotto al R. sceleratus L.: R. sceleratus a tijpicus Chiov., R.<br />
sceleratus L. sp. pi., 776 et auct. fere omn. ; R. carnosus<br />
Wallr. in Herb. 1824; R. indicus Roxb. FL ind., II, 671.<br />
R. carpophoris elongatis spiciformibus.<br />
R. sceL<br />
3c typ. a genuinus Chiov.<br />
R. omnino glaber vel in summitatibus ramorum et in phyllis<br />
calycinis hirsutulus: caule 2-7 dm. elato, multifloro: toro in ma-<br />
turitate carpellorum ovato-oblongo in extremitatibus obtuso.<br />
Margini del lago di Fogliano, 25, V, 57 (Rolli!); alla Caffa-<br />
rella, V, 1846 (Sanguinetti ! p. p.)-
384 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
R. scel. y- tìjp. 5 minor (DC.) Chiov.<br />
R. sceleraius 7 minor DC. Prodr., I, 34 et auct. cit.<br />
R. sceleraius salinus Kuntze, loc. cit.<br />
R. omnino glaber vel ut supra; caulibus 5-15 era. longo do-<br />
radice caespitosis, paucifloris: toro ut supra.<br />
R. scel. a lyp. e unibellatus (Roxb.) Chiov.<br />
R. umbellatus Roxb. loc. cit.<br />
R. sceleraius fi umbellaius DC. loc. cit.<br />
R. glaber ut supra: foliis inferioribus digitatis, floralibus ter-<br />
natis sessilibus, toro cylindraceo, angustiori quam in forma<br />
genuina.<br />
R. scel. a iyp. d. foliosissimus Chiov.<br />
R. sceleraius Cesat. ! herb.<br />
R. caule crasso, foliis majoribus, conferii oribus, trilobis, lobis<br />
in caulinis inferioribus et mediis profunde bifidis : capitulis ira-<br />
maturis permagnis rotundis in maturitate longitudine latitudine,<br />
dupla.<br />
Ex agro Vindobonensis (Cesati!).<br />
Differisce dal R. sceleraius tipico per la pianta molto più<br />
sviluppata, per le foglie tutte più grandi, ma specialmente le<br />
mediane e le inferiori che hanno per giunta i lobi profonda-<br />
mente bipartiti onde le foglie stesse invece di essere trilobe<br />
sembrano 5-lobe.<br />
R. sceleraius fi Pelosìanus Chiov.<br />
R. sceleraius Sang. ! Prodr. fi. rom., 416 p. p.<br />
R. glaber vel hirtus capitulo fructifero globoso isodiametrico.<br />
R. sceler. fi Pelosa a glaber Chiov.<br />
R. totidem glaber vel in apicem ramorura hirsutulus.<br />
Ad Ostia, VI, 27 (Sanguinetti!); alla Caffarella, V, 45 (San-<br />
guinetti! p. p.); Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860<br />
(H. Rolli!); Lago di Bracciano, 5, IV, 87 (Pelosi!); Lago d' Agna-<br />
no, II, 1869 (Pedicino!).<br />
Ohs. — Exempl. e Pedicino ob fructus laeve oblongatis ap-<br />
propinquatur ad var. typicam.<br />
R. sceler. fi Pelos. b Jiirsuius (Gaud.!) Chiov.<br />
R. sceleraius fi hirsutus Gaud. ! FI. helv., Ili, 539 excl. syn. omn.<br />
R. « caule pubescente, superne lanuginoso, calyce hirsuto,<br />
fructu sphaerico. »<br />
Helvetia prope Tigurum [Zùrich] (Gaudin).
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 385<br />
AcoNiTUM Lycoctonum var. neapolitanum Ten.<br />
A. neapolitanum Ten. Syllog. fi- neap. app., IV, pag. 21.<br />
A. Lycoctonum Sanguin. Prodr., 411 ; Bert. FI. it., V, 417; pr.<br />
min. par.; Paol. FI. Tnarch., pag. 615; N. Terracc. Syn.pì. vasc.<br />
mi. Pollin. in Ann. R. J. B. Romano, 1889-90, pag. 70.<br />
A. Lycoctonum B neapolitanum Terr. Syllog. fi. neap.,<br />
pag. 262; Nym. Consp., pag. 19.<br />
A. robustissimum, valde ramosum : caule erecto, fistuloso, sul-<br />
cato: foliis permagnis, radicalibus et caulinis circumscriptione<br />
rotundato-reniformibus, 5-palmato-partitis, segmentis cuneatis,<br />
profundissime incisis, partitionibus iterum et repetite laciniatis,<br />
laciniis linearibus e basi sensim attenuatis, apice acutissimis: in<br />
pagina inferiori nervis primariis validissimis, parum divisis et<br />
inter se anastomosantibus, albidis, notatisi nervis tertiariis in-<br />
conspicuis. Floribus luteis; galea subcylindraceo-conica, ad me-<br />
dium vix ne vix constricta, apice rotundata, basi acute in rostro<br />
declinato, subacuto antea terminata, nervis in lateribus curvis:<br />
alis subrotundis ad basim laeve cuneatis, subhirsutis: staminibus<br />
filamentis glabris: folliculis glaberrimis, in sicco nigricantibus,<br />
nervis prominulis praeditis: seminibus transverse fortissime sul-<br />
cato-rugosis.<br />
A Roia presso Trevi nel Lazio, luglio 1887 (S. Martelloni!);<br />
alla Serra di S. Antonio, in copia, nella selva dell'Autore presso<br />
la Cammarata (H. Rolli!); monte Simbruini alla Serra di S. An-<br />
tonio, 20, IX, 1886 (Baldini!).<br />
Appartiene sicuramente all'^. lycoctonum non solo per la<br />
forma della galea e pel colore dei fiori, ma anche pei rostri dei<br />
nettarli lunghissimi, revoluti, e per la marginatura delle foglie.<br />
Secondo la Monografia del Reichembach « III. aconitonum »,<br />
deve essere collocata nella sottospecie Ft*^7;ar2«2<br />
.• formando una<br />
varietà distinta, come già benissimo osservò l'autore (Ten. FI.<br />
neap. syll. app., IV, pag. 21), caratterizzata dal rostro della galea<br />
declinato e per le foglie 5-palmato-partite fino all' inserzione e<br />
per la forma delle lacinie.<br />
Quantunque il nome di neapolitanum, sia alquanto inadatto<br />
per la nostra pianta, non essendo oggi l' Abruzzo terra napole-<br />
Bull. della Soc. hot. Hai. 25
386<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
tana, tuttavia per riguardo alla priorità ed autorità del Tenore<br />
mi pare giusto che sia conservato.<br />
La forma delle foglie si avvicina a quella dell' A. pyrenaicwn<br />
Lam. che ho visto dell' erbario Mauri raccolto a Mende<br />
dal Gay ! nel 1831, ed al Lautaret dal Parseval-Grandmaìson !<br />
7 Agosto 1864.<br />
Da tutte le forme però si distingue assai bene e facilmente<br />
per le incisure tra i lobi protratte fino all' inserzione e per la<br />
forma del rostro della galea.<br />
Essendo assente il sig. Chio venda, il Presidente fa rilevare i punti<br />
più interessanti della memoria e quindi legge<br />
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />
ROMANA. PER E. CHIOVENDA.<br />
Manipolo secondo: Croci fere.<br />
Nastdrtidm officinale var. siifolidm (Steud.) Ces. !<br />
A'', officinale var. sìifoliuin Ces.! in //er&.; Arcang. Co7np.fl.<br />
il., pag. 32.<br />
TV. siifolium Steud. in Rchb. Leutschl. fi., ser. II, voi. I, f. 4361 ;<br />
Rchb. Exsicc, n. 292. !<br />
Forma assai ben distinta dal N. officinale R. Br. tipico per<br />
avere la fogliolina terminale uguale alle laterali e tutte ovato-<br />
lanceolate.<br />
È nuova per la provincia romana ove fu raccolta dal dottor<br />
A. Terracciano alla fonte della Bagnara presso il promontorio<br />
Circello li 20 Aprile 1888 ! e nei campi fra la Madonna della<br />
Mola e Torre Vittoria li 23 Maggio 1888; io stesso l'ho rinve-<br />
nuta abbondante presso Cecchina li 8 Maggio 1892. Per l'Italia<br />
centrale era già stata indicata dal Paolucci FI. marcii., pag. 582.<br />
Neil' erbario Cesati esiste un esemplare da lui raccolto alla<br />
Molinella presso Como 3 Giugno 1861 e determinato: « N. offi-<br />
cinale var. siifolium Rchb. »<br />
A questa varietà deve pure essere riportato il A^. officinale<br />
Kotschy iter siriac. 1855 ! raccolto in Palestina.
ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 387<br />
Barbarea arcuata Rchb.<br />
B. arcuata Rchb. Deutschl. fi., ser. II, voi. I, t. XLVIII,<br />
f. 4757; Griseb. FI. eavop. frag., pag. 42; Ces. Pass, e Gib.<br />
Comp. fl. Hai., pag. 852 ; Moret. Bot. Hai., 1826, n. 2, pag. 23.<br />
B. culgaris var. arcuata Fr. ! in Herì). norm., voi. V, pag. 147.<br />
B. taurica DC. Syst., voi. II, pag. 207.<br />
B. milgaris y taurica Arcang. Comp. fi. ital, pag. 33.<br />
II Compendio di Ces., Pass, e Gib., loc. cit., la dà del Veneto,<br />
dell'Italia inferiore e della Sicilia; l'Arcangeli, loc. cit., solo di<br />
Sicilia e dell'Aspromonte.<br />
Per la provincia romana è nuova e fu raccolta sulle colline<br />
di Vicovaro, 24 Maggio 1888, dal Pelosi !<br />
Si distingue assai facilmente dalia B. vulgaris R. Br. per le<br />
silique fortemente arcuate e strettissimamente appressate all'asse,<br />
per le foglie più piccole, con lobi laterali piccolissimi e quasi nulli<br />
in confronto del terminale.<br />
Arabis albida Stev.<br />
A. aWicla Stev. Cat. h. Gori, 1808, pag. 51; Nym. Consp.,<br />
pag. 34; Boiss. Fl. orient., voi. I, pag. 174; DC. Prodr., voi. I,<br />
pag. 142; Arcang. Comp. fi. ital., pag. 34; Ten. Syll., pag. 324;<br />
Guss. PI. rar. pag. 276; Griseb. Fl. eiirop. fragm., pag. 49;<br />
Unio itiner. 1836 ! Carnei Prodr. fi. tose. suppL, II, pag. 6.<br />
A. caucasica Willd. in. Hort. her. suppL, 1813, pag. 45 (fide<br />
DC. et Boiss.).<br />
A. apennina Tausch. in Erste Beilage z. Fl07^a, 1827, pag. 244;<br />
Ces. Pass, e Gib. Comp. H. ital., pag. 851.<br />
A. alpina Seb. et Mauri Prodr. fi. 7'om., pag. 219; Bert. Fl. it.,<br />
voi. VII, pag. 119 p. p.; N. Terr. !<br />
pag. 72 ! ; Carnei Prodr. fl. tose, pag. 29.<br />
Syn.<br />
pi. vaso. mt. Pollini,<br />
A. auriculata Sang. ! Prodr. fl. rom., pag. 508. *<br />
* L'^. alpina Sang., Prodr. fl. rom., pag. 507, come ho potuto ac-<br />
certarmi coli' ispezione di nn autopto conservato nell'Erbario ge-<br />
nerale di questo Istituto, si deve riferire all' .4. muralia f. Calahra<br />
N. Terracc. ! in Herh. rom.
388 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Citata fia'ora unicamente dell'Appennino centrale abruzzese,<br />
lio qui voluto parlarne solo per rettificare la pianta conosciuta<br />
dagli autori che già illustrarono questa flora.<br />
Si distingue assai bene dair.4. alpina Linn. tipica per i caudi-<br />
coli più sviluppati, più allungati e gracili, per le orecchiette<br />
delle foglie cauline più larghe e spesso munite di qualche dente,<br />
per i fiori grandi circa il doppio, ecc., come già notò il Boiss.,<br />
loc. cit. Però tutti gli esemplari italiani che ho studiati corrispon-<br />
dono perfettamente con quelli balcanici e caucasici.<br />
UÀ. flavescens Wettst. Beilr. fl. aWan., in « Bibl. Botan. »<br />
voi. XXVI, f. I, pag. 16, tab. I, f. 15, 16, 18; A. alpina, fi fla-<br />
vescens Griseb. Spicil. fi. 7'uni. biih., voi. I, pag. 247.<br />
A. Tenorii Huet Par. Exsicc. neap.l ; Arcang. Co'ìnp.fl. Hai.,<br />
pag. 34; Levier Exsicc. plani, neap. ex aprut., 1888!; é specie<br />
distinta dall'ai, alpina e dallVl. alMda per essere lungamente sar-<br />
mentosa : per le foglie cauline grandi come o un poco più di quelle<br />
radicali e tutte più piccole che nelle succitate specie, per le si-<br />
lique solamente lunghe 2 volte i pedicelli, più larghe e to-<br />
rulose.<br />
Negli essiccata del Levier, citati, sta un esemplare sotto il<br />
nome di A. alpina var., che appartiene sicuramente all'J.. Te-<br />
norii per la forma delle silique, ma è di passaggio all'A. albida.<br />
A. ALBIDA var. CANESCENS (Brocchi) Chiov.<br />
A. canescens Brocchi, Osserv. nat. Appen. Abruz. in « Bibl.<br />
ital., » voi. XXIX; della mem. sep., pag. 27.<br />
A. laxiuscule caespitosa, caespitibus raagnis, exiraie canescen-<br />
tibns, caulibus subfiliformibus, prostratis ad basim, deinde erectis,<br />
foliosis et in basi caudiculis crassis numerosissimis sufifultis; ra-<br />
cemo elongatiori.<br />
Alla Rocca di Subiaco, 25 Maggio 1886 (Pirotta-Pelosi!).<br />
L' egregio prof. Pirotta coltiva su alcune roccie nell'Orto bo-<br />
tanico di quest'Istituto un esemplare di questa varietà, che cre-<br />
sce prosperamente, senza cambiare menomamente caratteri, ^<br />
quantunque lontano dalla località nativa.<br />
* Arabis albida var. sioula (Stev.) Chiov.<br />
A. sicula Stev. fide Todaro e Janka : Tod. Exsicc. fl.<br />
sic. !
ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 389<br />
A. Turrita forma grandifolia Chiov.<br />
A. caulibus gracilibus, foliis maximis, mollibus, subglabrescea-<br />
tibus, obscure virentibus.<br />
Alle Fosse presso Filettino, Aprile 1889 (Martelloni !).<br />
A. FUMILA J3 STELLULATA Ces.<br />
A.pumila j3 stellulata Ces.,! Pass, e Gib. Camp. fi. il., pag. 851;<br />
Arcaiig. Comp. fi. it., pag. 30.<br />
A. stellatala Bert. ! in Journ. Botan., voi. IV, pag. 70; Amoen.<br />
ital., pag. 101 ; DC. Syst. nat., voi. II, pag. 240 ; Prodr., voi. I,<br />
pag. 147; Caruel, Pi^odr. fi. tose, pag. 31; Ten. SylL, pag. 325.<br />
A. scabra p Moretti in Meni., voi. I, pag. 282 (fide Bert.).<br />
A. pumila fi Bert. FI. it., voi. VII, pag. 137.<br />
A. 2)uniila Sang. FI. rom. prodr., pag. 774.<br />
Fin' ora non è stata citata che delle Alpi Apuane alla Tam-<br />
bura e del Piemonte (Colla, Herh.ped.): riesce quindi nuova per<br />
la nostra regione. Presso Terni alla Cascata delle Marmore (San-<br />
guinetti). Sul monte Viglio sopra Filettino, Luglio 1880 (Baldini!).<br />
A. FUMILA J3 STELLUTATA 1) POLYPHYLLA CllioV.<br />
A. caulibus 3-6 foliis stellato-hirsutis praeditis.<br />
Sul monte Gennaro, 3 Marzo 1890 (Baldini!).<br />
Nell'erbario Cesati! si conservano parecchi esemplari identici<br />
a quelli ascritti alla presente forma, e da lui posti insieme all'J..<br />
pumila Vili.<br />
A. ROSEA DC.<br />
A. rosea DC. Syst. nat, voi. II, pag. 215: Prodr., voi. I, pa-<br />
gina 142 ; Ces. !, Pass, e Gib., Comp. fi. ital., pag. 850 ; Willk.<br />
Lang. Prodr. fi. hisp., voi. Ili, pag. 820; N. Terr.! FI. Pollin.,<br />
pag. 72; Griseb. FI. europ. (rag., pag. 48.<br />
A. alhida Giiss. FI. .sicul. Syn. voi. II, pag. 171.<br />
A. albida var. lucana N. Terr. !<br />
Distintissima: Foliis albido-pannosis etiam radicalibus miuoribus<br />
plaata densius caespitosa.
390 ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA<br />
A. muralis Mauri !<br />
in Herb. rom.<br />
A. muralis fi rosea Arcang, Comp. fi. it, pag. 35.<br />
A. pilis rainosis vel simplicibus albis sparsa: foliis radicalibus<br />
obovatis, profuiide dentatis, deiitibus obtusis, cauliuis basi cor-<br />
datis, subamplexicaulibus, profuiide dentatis, valde radicalibus<br />
minoribus: floribus purpureis, speciosis, raagnis; petalis obovatis,<br />
calyce duplo longioribus, pedicellis calyce fere duplo longis, lierba<br />
saepe glaucescens. Semina nondum vidi.<br />
Pizzoli (D. Cecchetti ! in herb. Mauri); a Foce presso Filet-<br />
tino, Aprile 1887 (Martelloni!); monte Gennai'o, 12 Maggio 1889<br />
(Brizi) ! Raccolta anche nel monte Catria, alle balze del Pupillo<br />
(Rolli !).<br />
A. ROSEA forma collina Ces. !<br />
A. collina ten. Proclr. fi. neap., voi. XXXIX ; DO. Prodr.,<br />
voi. I, pag. 148 p. p. ; Giiss. Syn. fi. sic, voi. II, pag. 172; Nym.<br />
Consp., pag. 33; Ten. Sijll. fi. neap., pag. 323 (excl. syn. Tausch.<br />
et var.); Koch, Syn. fl. germ. helv., pag. 36 (sub A. murali).<br />
A. rosea f. collina Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. il, pag. 850;<br />
Griseb. FI. eur. frag., pag. 48.<br />
A. muralis Bert. FI. it., voi. VII, pag. 135; E. Fior. App.<br />
prod. fi. rom., pag. 17.<br />
A. foliis hirsutis, pilis densis ramosis,' radicalibus spathulatis,<br />
caulinis ovatis, sessilibus basi laeve cordato-amplexicaulibus ; ra-<br />
cemo stricto vel laxiusculo ; siliquis planis margine laeve in-<br />
crassato ; seminibus ala undique lata cinctis.<br />
Il Bertoloni {Rar. ital. pi, dee. II, pag. 37, n. VI) attribuisce<br />
alla sua A. muralis foglie cauline sessili, ma colla base mai né<br />
auricolata né menomamente cordata ; carattere questo che fa<br />
distinguere la specie Tenoriana da quella del Bertoloni fin di se-<br />
zione. Il DC, loc. cit., perciò ponendo la pianta del Tenore tra<br />
quelle a « foliis caulinis sessilibus aut nullis, petalorum limbo<br />
patente » pare che abbia avuto sott'occhio qualche forma magra<br />
dell'A. 'ìnuralis Bert. e coi fiori un po' più grandi. — Oltre al ca-<br />
rattere delle foglie, testé accennato, VA. collina si distingue dalla<br />
onuralis, come assai bene fece notare il Koch, loc. cit., per le<br />
silique coi margini meno incrassati, pei semi cinti completa-<br />
mente da un'ala membranacea (nella ìnuralis V ala. manca alla
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 391<br />
base del seme, mentre al suo apice è larghissima), per i fiori<br />
grandi una o due volte.<br />
E non è neppure molto vicina allM. hirsuta Scop., differendone<br />
molto bene pei semi lenticolari cinti perfettamente da un'ala<br />
membranacea, mentre nella specie Scopoliana i semi sono sub-<br />
quadrati, compressi e senza alcuna ala. Si distingue dalle A. Ge-<br />
rardì Bert. e A. sagìltata DC. per lo stesso carattere, cui si deve<br />
aggiungere le orecchiette meno pronunziate, ottuse, e le foglie<br />
cauline molto diverse dalle radicali.<br />
Cardamine HIRSUTA fomia UMBROSA Chiov.<br />
C. foliis radicalibus foliolis magnis, rolundis, distinctissime pe-<br />
tiolulatis: caulinis foliolis cuneatis in petiolulis attenuatis. Cau-<br />
libus et foliis radicalibus densissime caespitosis.<br />
Ad Obico presso Filettino, 14 Settembre 1886 (Martelloni !) ;<br />
Castel Madama, 6 Febbraio 1881 (Pirotta!); Roma, nella Villa<br />
Borghese, 2 Maggio 1892 (Chiovenda!).<br />
AUBRIETIA COLUMNAE GuSS. !<br />
A. Columnae Guss. ! PI. rar., pag. 266, t. 46, f. Ili ; Bert.<br />
FI. it., voi. VI, pag. 506 ; Nym. Consp., pag. 50 ; Arcang. Comp.<br />
fi. li., pag. 51 ; Janka, Sìlic. fi. europ. in « Termés Fùjetek, »<br />
voi. VII, 1883, pag. 110.<br />
Farsctia Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. ital., pag. 837.<br />
Sarebbe nuova per la provincia romana ove fu raccolta a<br />
Vallepietra e Trinità nei monti Simbruini li 13 Agosto 1891 dal<br />
dottore Terracciano ! ; senonchè questi esemplari diversificano<br />
notevolmente dalla descrizione e dalla figura di Gussone, nonché<br />
dagli esemplari' autoptici conservati nell'erbario Sanguinetti e<br />
in quello Cesati, per le foglie coperte di peli tutti stellati non di-<br />
sposti in ciuffi qua e là, ma egualmente in ambe le pagine, per<br />
i pedicelli un poco più brevi della cassula, per la cassula molto<br />
più allungata di quanto non é nella figura e spesso torulosa, per i<br />
pedicelli densamente tomentosi e per lo stilo lungo la metà della<br />
cassula.<br />
Dalla descrizione dell'Arcangeli, loc. cit., differisce per le foglie<br />
ovate e non lanceolate, ecc., per lo stilo non lunghissimo.
392<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Anche gli esemplari di N. Terracciano ! FI. Pollin., pag. 74,<br />
mi paiono diversificare da quelli del Gussone pei pedicelli più<br />
allungati e per la cassula (immatura) allungata, cilindrica, per<br />
cui mi pare debbano ascriversi all'^. italica Boiss. FI. orìent,<br />
voi. I, pag. 252 (in nota); Janka, loc. cit.; Nym. Consp., pag. 50;<br />
A. deltoìdea Auct. Ital.<br />
Mancando però gli esemplari citati di semi, di valve e di fiori,<br />
non posso dir nulla di più giacché queste disuguaglianze dalla<br />
descrizione Gussoneana potrebbero dipendere dall'età avanzata<br />
in cui si trovano gì' individui studiati,<br />
BERTEROA OBLIQUA Var. INTERMEDIA ChiOV.<br />
B. foliis lanceoiatis vel linearibus saepe plicatis et foliatis, ca-<br />
nescentibus ; siliculis subrotundis, laeve elongatis et vix inflatis,<br />
basi quando obliquis et quando rectis \ seminibus alatis.<br />
Presso la Macchia di Marco Simone, 20 Settembre 1881 (A.<br />
Pelosi !). A Bracciano, 20 Settembre 1889 (Brizi !). A S. Paolo<br />
alle Tre Fontane presso Roma, 13 Settembre 1887 (Terracciano!).<br />
La diagnosi differenziale fu da me fatta prima sulle figure del<br />
Rchb. Deatschl tl-> ser. II, voi. I, t. XXII, f. 4, pag. 285, poscia<br />
su esemplari tipicissimi dell' erbario Cesatiano.<br />
Coir aggettivo intermedia io ho voluto far intendere che la<br />
nostra pianta si avvicina alla B. incana DC, che ancora non<br />
fu raccolta nella nostra provincia, quantunque sia stata segna-<br />
lata nella Toscana (Lev., e Somm., in Nuovo Giorn. dot. ital.,<br />
1891, voi. XXIII, pag. 247).<br />
Il prof. N. Terracciano negli Atti del R. Istit. d'Incoragg. alle<br />
Scienze Nat. Icon. e Tecnol., 1885, ser. Ili, voi. IV, n. 3, pub-<br />
blica una sua B. oNiqiia b macrorhiza, tab. II, f. 3, a, b, e, d, e,<br />
che differisce dalla nostra pianta per la forma della silicola che<br />
é quasi cuneiforme alla base, più lunga che larga.<br />
DRABA LONGIROSTRA Schur.<br />
B. longirosiraSchuT.Herb. Transilv.; ^ohoM. Analect, pag. 38,<br />
in Oesterr. ì)ot. Zeitschrift, 1859, pag. 81, 91; Nym. Consp., pag. 62;<br />
Lev. e Somm. in Nuovo Giorn. ì)ot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 247;<br />
Janka Cruc. silicul. fi. europ. in « Terméz. Fùjetek, » voi. VII,<br />
1883, pag. 107; Ces.! Pass, e Gib. Comp. fi- eto?., pag. 835 ; Pao-
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 393<br />
lucci, FI. mare. pag. 598, excl. syn. Lyn.; N. Terr.! FI. Pollin.,<br />
pag. 75; Gib. e Pir. FI. mocL, voi. I, supp. pag. 6, n. 115.<br />
D. aizoides Ten. Syll. fi. neap., pag. 24 (excl. var.) ; Sang.<br />
Cene, ires, pag. 91 ; Prodr., pag. 499 p. p. ; Caruel, Prodì\ fi. tose,<br />
pag. 38; Gren. Godr. FI. fr., voi. I, pag. 122 (?).<br />
D. aizoides b cuspidata Schur. Exsicc. pi. Transilv., pag. 66.<br />
Draba scapo nudo, foliis cuneiformibus IriloMs Maratti, FI.<br />
rom., voi. II, pag. 500, n. 2263 (non Loefl. et excl. syn.).<br />
LeiiGojumluteum aizoides montanum Column. Tephr., voi. II,<br />
pag. 62.<br />
E specie molto ben distinta dalla D. aizoides L. delle Alpi,<br />
per la forma delle silicole, per la lunghezza del pistillo e per<br />
la forma delle rosette fogliari. Secondo la descrizione che ne dà<br />
il Sanguinetti, si distinguerebbe inoltre per le foglie verdi prima<br />
di essere fatte seccare, glauche poscia. Di questa specie ho ve-<br />
duti i seguenti esemplari romani.<br />
Negli Appennini sopra il Giglio di Filettino, 17 Luglio 1856 (Fio-<br />
rini!); Filettino sopra il Cantro, 12 Luglio 1850 (Rolli!). Sul<br />
monte Viglio, 23 Settembre 1886 (Baldini !) ; Giugno 1888 (Mar-<br />
telloni); 14 Luglio 1891 (A. Terracciano !). Sul monte Calvo,<br />
25 Maggio 1886 (Pelosi !). A Monna Meschina sopra Filettino<br />
(S. Martelloni !). A Trinità e monte Autore, 15 Luglio 1891 (A.<br />
Terracciano !).<br />
Grenier et Godron, loc. cit., dicono delle silicole della D. aizoi-<br />
des: « non déprimées sur les faces » ; il che fa dubitare assai<br />
ch'essi abbiano descritto la D. longirostra invece della B. aizoi-<br />
des L.<br />
La D. turgida Huet ! in Herh. Cesati; Levier ! Plantae neap.<br />
ex ApìnUio, è una var. della D. longirostra ben distinta per le<br />
silicole attenuate verso l' apice ; fortemente ingrossate invece e<br />
rotondate verso la base. Eccone la diagnosi differenziale: « 1).<br />
densissime caespitosa, rosulis columnaribus, foliis lanceolato-li-<br />
nearibus, margine setoso-ciliatis, undique hispidis; scapo brevi<br />
crasso ; floribus 1-4 ; siliculis permagnis hirsutis, ovatis, basi<br />
fortiter inflatis rotundatisque, apice attenuatis, marginibus ob-<br />
tusis; stylo silicula vix breviori. »<br />
Monte Corno (Levier!); monte Pizzo di Palermo (Huet!).<br />
f. glabriuscula Huet !<br />
D. foliis et siliculis glabris.<br />
in Herb. Cesati.
394 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
Monte Nebrodes o Madonie (Huet !).<br />
Per questi caratteri della cassula si avvicina alle specie della<br />
penisola iberica.<br />
Erophila vulgaris var. Krockeri (Andrz.) Nym.<br />
Braha Kroclieri Andrz. in Rclib. Beutschl. fi., ser. II, voi. I,<br />
pag. 45, t. XIT, f. 4236.<br />
E. Krockeri Nym. Consp., pag. 54.<br />
E. majuscula Jord. fide Nym. Braba verna fi Gaud. FI. helv.,<br />
voi. Ili, pag. 251.<br />
E. verna var. majuscula Keller ! in Exsicc. h. rom.<br />
E. stenocarpa Jord.<br />
E. foliis radicalibus magnis, ovatis, uno duobusve dentibus in<br />
arabobus lateribus praeditis : siliquis et floribus majoribus ; si-<br />
liquis atteauatis in extremitatibus Y^ vel Ys pedicelli longis.<br />
Al Colosseo lungo i muricciuoli al disotto della strada, 23 Feb-<br />
braio 1886 (Canneva!). All'Isola Farnese presso Roma, 7 Apri-<br />
le 1887 (Pelosi!). Sui colli Albani, 13 Marzo 1892 (Chiovenda !).<br />
Roma, al Testacelo, Aprile 1828 (Sanguinetti !).<br />
Trovasi anche presso Ortezzano, Ascoli Piceno, dove la raccolse<br />
il Carboni il 24 Marzo 1892.<br />
11 sig. Jordan distinse molte specie che davvero non saprei<br />
come tener distinte :<br />
L'È. Ozanoni Jord. è una forma dell' ^. Krockeri coi frutti<br />
rotondati all'apice.<br />
h'E. lugclmiensis Jord. é forma intermedia fra la Krockeri e<br />
la vulgaris per la forma delle silicole e colle foglie radicali più<br />
piccole della Krockeri, ma più grandi della vulgaris e appena<br />
denticolate.<br />
VE. furcipila Jord. è similissima alla licgdunensis salvo che<br />
ha i fusti più lunghi, le foglie più grandi e i pedicelli un po' più<br />
sviluppati.<br />
VE. Ijracliycarpa Jord. è intermedia tra la Krockeri e la prae-<br />
cox per la forma delle silicole; il rimanente é della Krockeri.<br />
Esaurite le comunicazioni il Presidente scioglie 1' adunanza.
RIUNIONE GENERALE IN GENOVA 395<br />
V RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />
Sono presenti i signori :<br />
Arcangeli Giovanni, Presidente,<br />
Gibelli Giuseppe )<br />
• o oi / Vice-presid.<br />
bommier bteiano !<br />
Berlese Augusto Napoleone<br />
Biondi Antonio<br />
Borzi Antonino<br />
Caruana-Gatto A.<br />
Cernili Irelli Gastone<br />
Chiovenda Camillo<br />
Comes Orazio<br />
Cuboni Giuseppe<br />
De Toni Giovan Battista<br />
Gaeta Giuseppe<br />
Hanbury Tommaso<br />
Jatta Antonio<br />
Macchiati Luigi<br />
Martelli Ugolino<br />
E Congresso Internazionale.<br />
„.<br />
Massalongo Caro<br />
Mattei Giovanni Ettore<br />
Mattirolo Oreste<br />
Micbeletti Luigi<br />
Mori Antonio<br />
Pasquale Fortunato<br />
Penzig Ottone<br />
Piccone Antonio<br />
Rodegher Emilio<br />
Ross Ei'manno<br />
Rostan Edoardo<br />
Saccardo Pier Andrea<br />
Solla Ruggero<br />
Terracciano Achille<br />
Venanzi Giuseppe<br />
Voelino Pietro.<br />
Si fanno rappresentare inviando procura: Grilli Cesare, Della<br />
Ripa Valentina ed Avetta Carlo.<br />
Per conformarsi a quanto era stato stabilito dalle Riunioni generali<br />
III* e IV» tenute in Verona ed in Napoli, la Presidenza ha con-<br />
vocato la V* Riunione generale della Società nello stesso tempo e<br />
luogo che fu indetto, ad iniziativa della Società Botanica, il Con-<br />
gresso internazionale ed ha adottato il programma seguente :<br />
Domenica 4 Settembre. — A ore 9 ant. adunanza privata ed ammini-<br />
strativa generale dei Soci ;<br />
nici stranieri al Palazzo del Municipio.<br />
a ore 8 pom. ricevimento dei bota-<br />
Lunedì 5. — A ore 9 */, ant. apertura del Congresso ; a ore 2 pom.<br />
prima seduta scientifica.<br />
Martedì 6. — A ore 10 ant. inaiigurazione dell' Istituto Hanbury<br />
(Orto Botanico) ;<br />
a ore 2 pom. seconda seduta scientifica.<br />
Mercoledì 7. — A ore 9 ant. terza seduta scientifica ; a ore 2 pom.<br />
visita all'Esposizione ed alla città.<br />
Bull, della Soc. bot. Hai. 20
396 EIUNIONK GENERALE IN GENOVA<br />
Giovedì 8. — A ore 8 ant. gita per mare a Portofino ; con vetture<br />
a S. Margherita, Rapallo, Ruta, Recco.<br />
Venerdì 9. — A ore 9 ant. quarta seduta scientifica; a ore 2 pom.<br />
quinta seduta scientifica.<br />
Sabato 10. — A ore 7 ant. gita a Ventimiglìa ed alla Mortola ; visita<br />
del Giardino T. Hanbury.<br />
Domenica 11. — Gita da Ventimiglia al Colle di Tenda.<br />
Le riunioni hanno luogo nella R. Università,<br />
Adunanza privata del 4 settembre 1892.<br />
Il Presidente prof. Arcangeli apre l' adunanza a ore 9 ant. ed<br />
annunzia con sommo dispiacere che in conseguenza ad indisposizione<br />
di salute il Segretario prof. Carnei non può recarsi a Genova. Il<br />
prof. Sago ARDO propone di mandare un saluto al prof. Caruel, augu-<br />
randogli pronta guarigione. Il Socio Berlese fa pure proposta di<br />
spedire altro telegramma al Vice-prasidente prof. Giovanni Passerini,<br />
onde dimostrargli rincrescimento per la sua assenza in causa di<br />
malferma salute. Le proposte sono unanimemente accettate.<br />
Letto quindi ed approvato il processo verbale delle adunanze tenute<br />
in Napoli, il Presidente rende conto dell' andamento sociale<br />
durante 1' anno decorso :<br />
Egregi Consoci,<br />
Voi ben ricorderete come nella Riunione generale tenuta in<br />
Verona nel 1890 la nostra Società stabilisse condizionatamente<br />
di tenere la sua Riunione generale pel corrente anno in Genova,<br />
e come, ricorrendo in esso anno la celebrazione del IV cente-<br />
nario della scoperta dell'America, dietro proposta del professor<br />
Penzig essa deliberasse di farsi iniziatrice di un Congresso in-<br />
ternazionale da tenersi insieme alla Riunione generale in detta<br />
città.<br />
Il Consiglio direttivo in seguito a tale deliberazione, che fu<br />
confermata all' unanimità nella Riunione tenuta l'anno decorso<br />
a Napoli, si è dato premura clie quel voto fosse pienamente<br />
appagato. Certamente era ben giusto che dopo le Riunioni a<br />
Firenze, a Roma, a Verona ed a Napoli il nostro vessillo ve-
KIUNIONE GENERALE IN GENOVA 397<br />
nisse portato in questa illustre città che pure tanta parte ha<br />
avuto nel progresso scienlifìco, e che nei suoi dintorni e nel<br />
mare che la bagna offre vasto campo agli studi ed all'esplora-<br />
zioni botaniche. In una circostanza poi cosi solenne quale l'at-<br />
tuale, nella quale si commemora una delle più grandi scoperte,<br />
quella cioè che condusse alla dimostrazione sperimentale della<br />
conformazione della nostra terra e che schiuse la via ad una<br />
nuova èra di civiltà, era ben giusto che la nostra Società vi<br />
concorresse con quei maggiori mezzi di cui poteva disporre; né<br />
si sarebbe potuto scegliere mezzo migliore della convocazione<br />
•di un Congresso botanico internazionale. Ed ora che siamo alla<br />
vigilia di questo Congresso, tanto pel favore con cui fu accolto,<br />
come per gl'illustri scienziati che vi prenderanno parte, possiamo<br />
bene attenderne i migliori resultati.<br />
Debbo adesso annunziarvi che la nostra Società ha dovuto su-<br />
bire pure in questo anno gravi perdite. Nel periodo di pochi<br />
mesi infatti la morte ci ha rapito tre dei nostri migliori Soci<br />
nelle persone del prof. Bartolommeo Malfatti di Firenze, pro-<br />
fessor senatore Agostino Todaro di Palermo e dottor Enrico<br />
Tanfani di Firenze, 1' ultimo dei quali, come ben sapete, faceva<br />
parte del Consiglio direttivo ed occupava l' ufficio di Segretario<br />
del Bullettlno. Devesi però avvertire che nel corrente anno<br />
otto nuovi Soci furono inscritti nel nostro elenco, onde non<br />
ostante il numero elevato dei decèssi, possiamo pure notare un<br />
aumento.<br />
In seguito alla disgrazia del dott. Tanfani il Consiglio si è tro-<br />
vato in non lievi difficoltà, stante l' ufficio di Segretario del<br />
Ballettino ch'egli disimpegnava con speciale zelo, ed ha dovuto-<br />
prendere sollecitamente i provvedimenti opportuni. Valendosi<br />
quindi dell'art. 7 dello Statuto, ha invitato il sig. capitano Luigi<br />
Micheletti ad occupare temporaneamente il posto di Consigliere<br />
affidandogli pure l'ufficio di Archivista da cui veniva esonerato<br />
jl Consigliere U. Martelli, ed affidava a quest'ultimo l'ufficio di<br />
Segretario del Bullettlno.<br />
Nella Riunione di Napoli furono presentati 15 lavori in scritto.<br />
Oltre a questi, altri 66 ne sono stati presentati complessivamente<br />
nelle Sedi, di Firenze e di Roma nelle loro Adunanze dall' ot-<br />
tobre 1801 al giugno 1802, senza contare le comunicazioni ver-<br />
bali. In seguito poi a quanto fu stabilito nella Riunione di
398 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />
Napoli il Consiglio si dette premura di concertare afflncliè il Bui-<br />
lettino venisse pubblicato separatamente dal Nuovo Giornale<br />
botanico italiano, nella forma migliore, ed in modo che la pub-<br />
blicazione avesse luogo con la sollecitudine desiderata. Quindi<br />
gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenza dell' art. 21<br />
dello Statuto furono pubblicati in fascicoli a parte con la mas-<br />
sima diligenza compatibile con tal genere di pubblicazioni. Quanta<br />
poi ai lavori, che non potevano comparire nel Bullettino, ha<br />
supplito pure in quest'anno, come pel passato, la Direzione del<br />
Nuovo Giornale botanico italiano.<br />
Varie esplorazioni furono pure fatte in quest' anno sotto gli<br />
auspici della Società. Alcuni Soci di Firenze hanno effettuata<br />
escursioni a Vallombrosa e nei dintorni della città e furono<br />
pure esplorati M. Calvi, Follonica, l' Isola della Troja nonché<br />
il littorale che da Follonica si estende fino a Castiglion della<br />
Pescaia per due volte, come pure lo Stagno di Talamone ad<br />
Alberese, il M. Argentario, la Marenmia toscana più meridio-<br />
nale, Montepiano, il Giogo di Scarperia ed il Volturno. Altra<br />
esplorazione poi è stata fatta da un Socio di Roma nella nostra<br />
Colonia Eritrea.<br />
Il numero delle opere ed opuscoli che all'epoca dell'Adu-<br />
nanza di Napoli era di 1590, * opere ed opuscoli dovuti da 245<br />
donatori, 91 italiani e 154 esteri, si è accresciuto fino al di<br />
d'oggi din. 160 pubblicazioni dovute a 36 donatori italiani e<br />
20 esteri. Quanto poi alle 20 copie di ogni estratto del Bullettino<br />
riservate all'Archivista alcune serie furono spedite alle diverse<br />
Biblioteche del Regno ed altre a botanici stranieri per ottenere<br />
scambi.<br />
Lo stato attivo della Società al 31 dicembre 1891 ammon-<br />
tava a L. 3343.50, cifra che confrontata coli' attivo al 31 dicem-<br />
bre 1890 in L. 2611.32, otfre un aumento di stato patrimoniale<br />
di L. 732. 18.<br />
Dal 16 agosto 1891 a tutto il mese di luglio 1892 la gestione<br />
economica si compendia come appresso:<br />
* In seguito ad un errore di trascrizione la cifra di 550 della re-<br />
lazione dell'anno passato {Bullettino, n. 1, pag. 9) resultò erronea<br />
ed essa va quindi ridotta a 350.
RIUNIONE GENERALE IX GENOVA 399<br />
Entrata.<br />
Resto di cassa ,'<br />
. L. 135.67<br />
Da contribuzioni di Soci » 2,540.00<br />
Da un Socio perpetuo » 150.00<br />
Fino dal 15 gennaio 1892 ritirato dalla Cassa di Ri-<br />
sparmio di Firenze L. 18G. 35, che L. 175 per<br />
estinzione del Libretto num. 70459, serie IV, e<br />
L. 11.35 per frutti » 180.35<br />
Uscita.<br />
Speso in occasione della Riunione generale a Na-<br />
poli •<br />
Alla Direzione del Nuovo Giornale boiamco italiano<br />
in ordine all'art. 34 dello Statuto, che L. 830 per<br />
resto e saldo del 1891, e L. GOO per la 1* rata<br />
L.<br />
L. 3,012. 02<br />
76.51<br />
del 1892 » 1,430.00<br />
Spese di cancelleria, posta e simili » 361.55<br />
Per cartoline di ringraziamento ai donatori di libri<br />
alla Biblioteca, circolari, carte di riconoscimento<br />
per la Riunione a Napoli ecc » 320.00<br />
Spese di scrittura delle carte di riconoscimento, bi-<br />
glietti pel Congresso botanico a Genova e spe-<br />
dizione delle suddette con tessera » 31.00<br />
Speso fatte dalla Sede di Roma » 39.22<br />
Mance agl'inservienti » 20.00<br />
Ter una ghirlanda di fiori con nastro di seta pel tra-<br />
sporto della salma del compianto dott. Tanfani. » 50.00<br />
Riassunto.<br />
L. 2,328. 28<br />
Somme ad entrata a tutto il 31 luglio L. 3,012. 02<br />
» ad uscita » 2,328. 28<br />
Residuo attivo L- 683. 74
400 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />
Quindi il residuo attivo in L. 683. 74 sommato alle L. 1500<br />
depositate alla Cassa di Risparmio di Firenze come da Libretto-<br />
rosso num. 65040, serie IV, a L. 800 depositate alla Cassa di<br />
Sconto l'anno passato come dal Libretto num. 5221, dà la somma<br />
totale di L. 2983.74, che aggiunta al valore dei mobili e dei<br />
libri che la Società possiede, costituisce il suo capitale in essere.<br />
11 Consiglio pertanto sottopone alla vostra approvazione il suo<br />
operato e la sua gestione economica.<br />
Egli v' invita inoltre a deliberare circa il luogo ove dovrà<br />
tenersi la Riunione generale dell' anno prossimo, ed a discutere=<br />
sopra alcune sue proposte.<br />
Finalmente dovrete pure occuparvi della nomina di un nuova<br />
Consigliere pel triennio tuttora in corso.<br />
Nessuna obiezione viene fatta relativamente alla gestione suesposta<br />
e messa ai voti l'approvazione è unanime.<br />
Prima di venire alla discussione dei vari articoli annunziati nel-<br />
l'ordine del giorno il Presidente prende la parola:<br />
Signori,<br />
Il 14 giugno ultimo scorso cessava di vivere uno dei nostri<br />
amati colleghi, il dott. E. Tanfani, vittima di uno dei più de-<br />
plorevoli accidenti, in seguito cioè ad una ferita riportata in<br />
un esercizio di scherma.<br />
Enrico Tanfani nacque in Firenze da Luigi Tanfani e dalla<br />
contessa Dora Keyserling il 28 settembre 1848. Egli attese agli<br />
studi elementari sotto la direzione del suo zio paterno cav. Leo-<br />
poldo Tanfani-Centofanti, attualmente direttore del R. Archivio-<br />
di Stato in Pisa, e successivamente compì i suoi studi liceali<br />
in Firenze ove consegui la licenza nel 1867. In quello stessa<br />
anno fu inscritto studente di Matematiche pure nell'Università<br />
di Pisa, ove frequentò i corsi di quelle discipline per tre anni<br />
consecutivi. Nel 1881 passò all'Istituto di Studi superiori in Fi-<br />
renze e desideroso di sodisfare la sua inclinazione per le scienze<br />
naturali lasciò lo studio delle Matematiche per darsi tutto a<br />
quelle discipline nelle quali poco appresso ebbe la laurea.<br />
Compiti gli studi universitari, le sue qualità non comuni fu-<br />
rono ben tosto riconosciute. Egli fu infatti chiamato presso il
Riunione generale in Genova 401<br />
Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio in Roma, ove<br />
si trattenne per alcuni anni disimpegnando uffici diversi, fino<br />
cioè al 1882, epoca in cui fu nominato al posto di Aiuto alla<br />
cattedra di Botanica nel R. Istituto di Studi superiori, e ciò<br />
per opera del chiarissimo prof. T. Carnei che desiderava averlo<br />
a suo collaboratore.<br />
Dall' epoca del suo ritorno a Firenze fu ben lieto di consa-<br />
crare la maggior parte della sua attività agli studi botanici, nei<br />
quali sollecitamente si distinse pei suoi lavori, e poco appresso<br />
fu pure chiamato ad insegnare le scienze naturali nel R. Liceo<br />
militare di Firenze.<br />
Allorquando nel 1887 furono rinnovati i tentativi per l'isti-<br />
tuzione della Società botanica italiana egli fu ben sollecito a<br />
prendervi parte. Egli non solo figurò nel numero dei soci fon-<br />
datori, ma sino da queir epoca fu chiamato a formar parte del<br />
Consiglio di direzione della Società stessa, ove rimase fino alla<br />
morte.<br />
La sua educazione scientifica era fondata sulle salde basi di<br />
una larga cultura. Egli aveva atteso con assiduità non solo<br />
allo studio delle lingue straniere ma pure al maneggio delle<br />
armi. Egli si era reso schermitore accorto e fortissimo, ond'egli<br />
ebbe a tenere la presidenza del Circolo degli schermidori fio-<br />
rentini. E fu appunto questa sua passione per la scherma che<br />
dette luogo al disgraziato accidente che lo condusse a morte<br />
nel momento stesso in cui, non contento di prender parte alle<br />
feste colombiane coi suoi lavori scientifici, intendeva pure con-<br />
corrervi col maneggio delle armi.<br />
I numerosi lavori da lui pubblicati fanno ampia testimonianza<br />
delle sue speciali attitudini.. P'ra quei lavori, per la maggior<br />
parte pubblicati nel Nuovo Giornale botatiico italiano e nel<br />
Bullettino della nostra Società, meritano di essere specialmente<br />
ricordati : la Florida dell" Isola di Giannatri, la Ricisia delle<br />
Silenee italiane, gli Studi sulla Morfologia ed Istologia del<br />
seme delle Apiacee, la Botanica ad uso delle Scuole classiche,<br />
elaborato in società col prof. A. Poli, le Liantacee italiane, in<br />
continuazione alla Flora del prof. Parlatore, nel quale ultimo<br />
principalmente si son fatti palesi i suoi alti meriti come bo-<br />
tanico.<br />
Di sentimenti altamente liberali, alle qualità di distinto scien-
402 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />
ziato egli accoppiava mitezza e dolcezza di animo, gentilezza di<br />
jnodi, affetto grandissimo pei suoi, ed una fermezza di carattere<br />
non comune, doti clie gli procurarono la stima e 1' affetto di<br />
tutti coloro che lo conobbero. Allorquando si sparse la notizia<br />
flel tristissimo avvenimento, egli fu 1' oggetto di generale com-<br />
pianto che in speciale modo si manifestò nelle onoranze funebri<br />
che gli furono tributate.<br />
. Di<br />
fronte ad un cosi funesto infortunio che ha spento una<br />
vita preziosissima nel momento in cui se ne attendevano i mi-<br />
gliori frutti, che ha distrutto tante dolci speranze, che ha<br />
piombato nel più profondo dolore due famiglie e che ha recato<br />
tanto danno a questa nostra Società ed alla scienza, altro non<br />
resta che adattarsi alle imperscrutabili leggi della natura, pro-<br />
curare di conservare viva nel nostro cuore la memoria del<br />
caro estinto e registrarne il nome fra quelli dei tanti martiri<br />
che rimasero vittime degli accidenti più deplorevoli.<br />
Quindi i Soci sono invitati a stabilire il luogo ed il tempo nel<br />
C[uale desiderano riunirsi il ventu.ro anno ; si ricorda loro che in<br />
quell'occasione saranno cliiamati ad eleggere il nuovo Consiglio e<br />
che perciò nello scegliere il luogo di riunione sarà bene tener conto<br />
della facilità di comunicazioni tanto per i Soci meridionali quanto<br />
per i settentrionali. Doj)o vai-ie proposte si stabilisce la ventura riunione<br />
in Perugia nella prima quindicina del mese di agosto , la-<br />
sciando però alla Presidenza la facoltà di variare la data se circo-<br />
stanze lo esigessero.<br />
Come da proposta del Consiglio, già fatta nota ai Soci con circolare<br />
speciale, l' articolo 5° dello Statuto viene modificato come segue :<br />
« . . . . essa è costituita da un Consiglio composto di .... , più dei<br />
Delegati delle singoli sedi » e 1' articolo 20 : « le sedi sono rappresen-<br />
tate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d' intervento e<br />
di voto nelle sue adunanze, comunicano ecc. »<br />
Il Presidente invita ad eleggere un nuovo Consigliera in sostitu-<br />
zione del compianto dott. Tanfani. Votanti 24, procure 3.<br />
Eletto : Capitano Luigi Micheletti con voti 23.<br />
Dovendosi eleggere dalla presente Riunione i Segretari per il<br />
Congresso intsrnazioaale, son proposti i signori: Penzig 0., Segre-<br />
tario generale; Martelli TI., Sommier S., Ross E., Terracciano A.<br />
L'Assemblea approva.<br />
Il Segretario dà lettura dei nomi dei botanici italiani ed esteri che<br />
hanno aderito al Congresso internazionale, ed il Presidente invita i<br />
membri della Società ad eleggere un numero di Vice-presidenti, i<br />
quali alla loro volta nomineranno un Presidente per ogni seduta del
ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 403<br />
Congresso. Risultano elatti i signori : Ed. André. — P. Asclierson.<br />
— E. Burnat. — E. Bonuet. — N. L. Britton. — J. Borodine. —<br />
F. Colin. — R. Chodat. — Th. Durand. — J. F. Duthie. — M. Freyn.<br />
— C. Haussknecht. — J. Hagen. — J. Hijar y Haro. — L. Kny. —<br />
G. King. — L. Lawson. — P. Magnus. — L. Mangin. — G. Mantin.<br />
— F. W. Moore. — Marshall Ward. — E. Malinvaud. — K. Franti.<br />
— E. Pfitzer. — L. Radlkofer. — J. D. SaA'nes. — E. Strassbui-ger.<br />
— F. von Thuemen. — L. Underwood. — G. Vasey. — H. De Vilmorin.<br />
— M. Yladescu. — A. Vogl. —E. De Wildeman. — E. P. Wright.<br />
11 prof. PenziGt propone che la Società prenda in esame il modo<br />
di stabilire una Commissione permanente per studiare la flora italiana<br />
tanto crittogamica quanto fauerogamica. Questa Commissione<br />
spartita nelle varie regioni italiane avrà per compito di riferire nelle<br />
adunanze generali annuali sull'incremento scientifico avvenuto nella<br />
zona loro assegnata.<br />
Il Socio Mattiuolo propone che nello stesso ordine si formi un<br />
Comitato per redigere un elenco bibliografico italiano che dovrebbe<br />
datare dal 1880. Le proposte sono accettate, rilasciando alla Presidenza<br />
di studiarne i modi ed i mezzi onde metterle ad effetto. Dopo<br />
di che l'adunanza è sciolta. '<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 9 ottobre 1892.<br />
Letto ed approvato il verbale jjracedente, il prof. Pirotta dà comunicazione<br />
di una nota del socio Chiovenda in continuazione di<br />
quelle già presentate dal titolo :<br />
SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />
ROMANA. PER E. CHIOVENDA.<br />
Malcolmia confusa Boiss.<br />
M. confusa Boiss., FI. orient., I, pag. 220 et Sappi., pag. 44;<br />
Nj^m., Consp., pag. 40;<br />
Sisym'brmm nanum Coss., in Bull. Soc. hot. frane., X,<br />
pag. 397, p. p; Griseb., FI. europ. fvag., pag. 58;<br />
M. parmflora Paci., FI. march., pag. 590 ?<br />
• Le memorie presentate al Congresso botanico internazionale verranno stampate in un<br />
volume a parte che avrà per titolo : kUi<br />
Genova nel 1892.<br />
del Congresso botanico inlernazio)ta1e tenuto in
404 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
M. pusilla, 2-10 cm. elata, radice tenua, pallida, subsimplice<br />
vel apice in fibris tenuissimis longis distiiicta. Caule basi quando<br />
simplici quando ramoso, sursum semper ramoso, ramis plus mi-<br />
nusve arcuato-adscendentibus, foliosis: foliis ovatis, obovatis vel<br />
linearibus, albescentibus pilis stellatis densis undique farctis,<br />
apice laeve attenuatis, obtusis. Petalis obovato-cuneatis, ungue<br />
calycem aequanti vel vix breviori ; lamina apice rotundata,<br />
obtusissima et integra. Siliquis subteretibus, pedicello 4-5**<br />
longioribus, laeve torulosis, dense tomentosis, stylo ut eius la-<br />
titudo longo, vel vix breviori, stygmate parvo coronato, bilobo,<br />
lobis divergentibus: seminibus ovatis minutissimis vix mm. 0,5<br />
longis, luteis, exalatis, laeve tuberculatis, nitidis.<br />
Il Boiss., 1. e. in nota, dà questa specie per l'Italia australe<br />
presso il mare Adriatico, mentre il Nyman, I. e, non accenna<br />
punto all' Italia. Comunque questa specie riesce nuova per le<br />
flore italiane non essendo mai fin ora stata citata in alcuna.<br />
Fiumicino IV, 1887 (Armitage!).<br />
È assai ben distinta dalla AL parviflora DO. pei fusti più<br />
gracili ramosi dalla base coi rami alti al più 8 cm. arcuato<br />
erecti: per lo stilo lungo la metà della larghezza della siliqua e<br />
Io stimma coi lobi divergenti, come bene avverte il Boiss., 1. e.<br />
DlPLOTAXIS TENUIFOLIA Var. INTEGRIFOLIA BoisS.<br />
B. tenuifolla fi integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 387; Paol.,<br />
FI. march., pag. 593.<br />
Filettino a Fossetto, nei monti Simbruini 20, IX, 1888 (Mar-<br />
telloni!) Roma presso S. Giovanni in Laterano abbondantissima<br />
3, IX, 1891 (Chiovendal).<br />
Capsella rubella Reut.<br />
C. ritbella Reut., in Ball. Soc. hallem., 1854, pag. 18; Lev.<br />
Somm., in Nuono Giorn. hot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 248;<br />
Ross., in Malp., 1891, voi. V, pag. 241; Nym., Consp., pag. 66:<br />
Gremii, FI. an. suis., pag. 116; Barb., Comp.fl. sard., pag. 173;<br />
C. bursa-pastoris Auct. ital. pi. p. p. ; C. bursa-jMstoris y.<br />
rubella Gib. Pirot., FI. mod., 23; C. rubescens Personnat, in Bull.<br />
Soc. boi frang., 1860, voi. VII, pag. 511.<br />
Questa specie data già dal dottor Ross come copiosissima per
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 405<br />
tutta la Sicilia ed isole circonvicine è pure copiosissima qui<br />
nella provincia romana. Neil' Erb. Romano ne esiste di Monto<br />
Circeo alla Batteria 10,111, 1889 (Terracciano!). Della Valle di<br />
Baccano 3, IV, 1887; dei boschi di Eacalyptas alle Tre Fontane<br />
presso Roma 20, IV, 1887; dell' Isola Farnese 7, III, 1887 (Pelosi!).<br />
Del monte Viglio 18, IX, 188G (Baldini!). Il Warion, Ball. Soc.<br />
botan. frane., 1886, pag. 393, 1' aveva già indicata come non<br />
rara nella camptigna romana. Ed io V ho raccolta abbondante<br />
nei monti Albani tra Frascati e Rocca di Papa ; presso Roma a<br />
S. Onofrio; a Castel Porziano nella caccia riservata reale. In<br />
altri luoghi d'Italia pure l'ho raccolta, cosi a Varese, nell' Ossola<br />
a Premosello, ad Intra e Pallanza, a Gozzano, in Liguria so-<br />
pra Savona ecc.<br />
Lepidium SATivuM jS iNcisuM A. Terracc. !<br />
L. sativum fi incisum A. Terracc! in herb. R. h. B. Romani;<br />
L. incisum Wierzb.<br />
« L. foliis latioribus pinnatim incisis; stylo alas vix acquante.<br />
Al Tumuleto di Paola presso la Casina Giacchetti 22, V, 1888 ;<br />
nella macchia Giacchetti 18, V, 1888 » (A. Terracciano !).<br />
Thlaspi praecox var. italica Chiov.<br />
T. perennans, foliis rosularum spathulatis vix denticulatis,<br />
crassiusculis: caulibus solitariis vel caespitosis erectissimis:<br />
foliis caulinis radicalibus majoribus, ovatis, basi cordatis, auri-<br />
culis rotundatis: siliquis ovato-cuneatis, ad basim non rotun-<br />
datis, sinu acuto dimidium styli longo: floribus albis.<br />
T. iwaecox A. Terracc! in lierh. Rom.; T. monianum Rolli!<br />
in herb. Rom.<br />
Sul monte Viglio 14, VII, 187J ; a Trinità e monte Autore<br />
15, VII, 1891 (Terracciano!). In montibus Lessinis a Carpinete<br />
S. Sirena V, 1852 (Rolli!). Sui colli Albanesi presso Filettino<br />
IV, 87; sul monte Viglio VI, ^d, (Martelloni!). — Alla Sila in<br />
prov. di Catanzaro 23, V, 84 (Fiori !).<br />
Guardando il Rchb., Deiitschl. Fi, ser. II, v. I, t. V, f. 4185,<br />
ognuno potrà facilmente accorgersi che la pianta dell' Apiìcnnino<br />
centrale e meridionale sia distinta da quella delle Alpi orientali<br />
per la grandezza delle foglie cauline. A questo riguardo ho
408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
confrontati gli esemplari tipici raccolti da Marchesetti! Stemer!<br />
Tommasini! Solla! ecc. ed anche questo esame mi ha convinto<br />
della distinzione fatta.<br />
Iberis Rollìi A. Terracc!<br />
/. Rollìi A. Terracc. ! in herlj. Rom. ;<br />
I. 2^innata Seb. Mauri, Proclr., pag. 212;- Sang., Prodr.,<br />
pag. 497; Rolli! Exsìcc. in herl). Rom.; Are, Comi), fi. it, pag. 61<br />
p. p. ; Boiss., FI. orìenL, I, pag. 335 ?<br />
I. annua, radice subsimplici, flexuosa ut caule crassa. Caule<br />
terete, scabrulo pilis brevibus, erectissimo et plerumque recto,<br />
dense, folioso basi quando simplice, quando ramoso, sed plerum-<br />
que in Ys superioribus ramis simplicibus, vel quasi semper in<br />
tertio superiori subdivisis, ramis erecto patulis, angulo 15''-45°;<br />
ramis longiuscule nudis ad apicem versus incrassatis, longitu-<br />
dinaliter exquisite sulcatis. Foliis circumscriptione obovata, pin-<br />
nato-partitis laciniis 1-2 obovato-linearibus vel lanceolatis 1,<br />
5-4 ram. latis, obtusis erecto-patenti bus; rachide 2-2, 5 mm.<br />
lata. Coryrabo florali hemisphaericopgrf^ce/^/5 in anthesi erecto-<br />
patentlbus in fructu horizontaliter patentibus, calyce fere ses-<br />
quilongioribus, silicula ter. Calyce phyllis ovatis obtusissimis<br />
basi lutescentibus apice interdum violaceis: petalis albis vel<br />
roseis, calyce triplo longioribus, obovato-cuneatis sensim in unguem<br />
productis linearem angustam, apice rotundatis, integer-<br />
rimis. Silicula e basi ad insertionem styli 3-4 mm, metiente,<br />
basi rotundata, auriculis triangularihus acutis, cHoergentibus,<br />
sinu amplissimo oUaso, trìangulari, desianciis. Stilo auriculis<br />
duplo triplove longiori. Stigmate incospicuo. Semina nondum vidi.<br />
In montibus ad margines viarum, in agris a Palombara (Seb.<br />
Mauri). Inter segetes a Marcellino (E. Rolli !). Sul monte Gen-<br />
naro 12, V, 1889 (Brizi!) a Vallepietra e Trinità 15, VII, 1891;<br />
sul monte Gennaro 6, VI, 1891 (A. Terracciano!). Sulle colline<br />
di Vicovaro 24, V, 1886 (Pirotta!). Dintorni di Tivoli sul monte<br />
Catillo V, 1887 (Pelosi!).<br />
Pare che il Rolli prima di ogni altro sospettasse che Vl.pin-<br />
naiiflda Auct. Rom. non fosse quella del Gouan, giacché nel-<br />
r etichetta di uno dei suoi esemplari che si conservano nell' er-<br />
bario Romano si legge scritto da lui: «Caule scabro, foliis pin-
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 407<br />
natifidis-bijugi, calyce petalis minoribus duplo-breviore: silicula<br />
semielliptica, truncata in apice, siiui lato, lobis triaiigularibus<br />
divaricatis circumscripto. »<br />
Il Bertoloni, FI. ìL, VI, pag. 526, nella frase diagnostica dice:<br />
« Silicula auriculis acutis » mentre nella descrizione dice: « Si-<br />
licula aiiriculis brevibus triangulis acutis, rarius obtusiusculis. »<br />
I sign. Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno i lobi<br />
della silicula come ottusi.<br />
II Gaudin, FI. liclc, IH, pag. 232, dice della silicula dell'/. pm-<br />
nata: « Lobulis apice triangularibus acutis, » però osserva: « Ut<br />
puto cum seminibus peregrinis adventitia. »<br />
Il Boissier, 1. e, è in grandissima contraddizione dicendo della<br />
sua pianta: «Silicula alis acutis divaricatis » e poi citando la<br />
fig. 4195 del Rchb., figura che non potrebbe presentare le auri-<br />
cole più ottuse di quello che 1' autore ve le ha disegnate.<br />
11 DC, Syst. Nat., Il, pag. 399, dà alla pianta del Gouan « Si-<br />
liculae lobis subobtusis » e di più « Folla lobis linearibus acu-<br />
tiusculis subcarnosis utrinque 2-3, » mentre nella nostra pianta<br />
questi sono ottusissimi all'apice e al massimo nelle foglie infe-<br />
riori in numero di due.<br />
I Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno decisamente<br />
alla pianta Gouaniana i lobi della silicula ottusi.<br />
Da queste citazioni pertanto é facile scorgere che nelle de-<br />
scrizioni dei vari autori vi è contraddizione e che perciò si debba<br />
ricorrere agli esemplari autentici. Causa di questa contraddizione<br />
può forse essere il modo di vedere dei vari autori: infatti se<br />
io prendo un angolo ottuso, se lo si considera come terminato<br />
da un vertice, si può chiamare la figura circoscritta acuta,<br />
mentre per il nome geometrico altri la direbbe ottusa : a me<br />
invece pare più naturale il dire acuto tutto ciò che termina in<br />
un angolo, mentre ottuso ciò che ha 1' angolo troncato verso<br />
il vertice.<br />
Ciò premesso, passiamo ora ad osservare gli esemplari au-<br />
tentici che si conservano nell'Erbario generale e Cesatiano di<br />
quest' Istituto.<br />
Gli esemplari raccolti dal Jordan à la Pape prés de Lyon<br />
dans les champs et collines des terrains de transport au calcai-<br />
res 18, VII, 1841, hanno i lobi della silicula ottusi, non però ro-<br />
tondati come li disegna il Rchb., 1. e, più brevi, non divergenti,
408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
ma piuttosto convergenti, divisi da un seno strettissimo in fondo<br />
a cui s'inserisce uno stilo più lungo dei lobi medesimi di y^.<br />
Nei numerosi esemplari che ho potuto studiare di Firenze, i<br />
lobi sono ancora ottusi, ma sono separati da un seno acuto un<br />
po' più largo che negli esemplari di Lione. I pedicelli tanto<br />
negli esemplari Lionesi che Fiorentini sono eretti a formare<br />
un ombrello serratissimo, mentre nell' I. Rollìi sono, almeno<br />
gì' inferiori, orizzontali.<br />
Gli esemplari della Brunetta presso Susa 20, V, 1863 (Cesati !)<br />
hanno i lobi siliculari non divergenti, subottusi, i pedicelli frut-<br />
tiferi eretti e non orizzontali. Quelli di Montpellier VI, 1847<br />
(Kralik!) hanno i lobi della silicula ad angolo ottuso, non di-<br />
vergenti e i pedicelli eretti appressati tra loro.<br />
L' /. 'pedinata Boiss. ! Diagn. orient., 1, pag. 75, secondo un<br />
esemplare autoptico differisce dalla nostra pianta per le silicule<br />
coi lobi non divergenti, per le foglie lanceolate dentato-pet-<br />
tinate e per essere pianta molto scabra.<br />
L'/. intermedia Guers., in Ball. pìiiL, n. 82, dififerisce dalla<br />
nostra specie per le foglie sempre intiere, per le orecchiette più<br />
lunghe, pei pedicelli fruttiferi più brevi e per le valve più ri-<br />
gonfie e meno alate.<br />
Cakile maritima. var. integrifolia Boiss.<br />
C. maritima J3 integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 335 ;<br />
C. latifolia Sang.!<br />
Ad Ostia VII, 1836 (Sanguinetti !) sulla spiaggia di Terracina<br />
8, Vili, 1856 (Rolli !). A Nettuno 29, IV, 1889 (A. Terracc. !).<br />
Raphanus sativus L.<br />
R. sativus L., Sp. pi, pag. 669; Are, Comp. fl. il, pag. 48;<br />
Ces. Pass. Gib., Comp. fi. it., pag. 855.<br />
Inselvatichito presso Roma lungo la via Tiburtina Vili, 1886<br />
(Pelosi!); presso Bracciano 29, IX, 1889 (Brizi !).<br />
Il dott. Tarracciano dà un resoconto dal suo viaggio attraverso la<br />
Colonia Eritrea e le isole circostanti; quindi presenta un nuovo<br />
genere di Orcliidacea, dell'isola di Hota, clie dedica al prof. Pirotta<br />
in seguo di affetto e di stima e che chiama Eomualdia Pirottae.<br />
Esaurite le comunicazioni la seduta è tolta.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZK 40;)<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 9 ottobre 1892.<br />
Il Prasideute prof. Arcangeli apre l' adunanza e dà la parola<br />
all'Archivista Micheletti, il quale legge il seguente elenco dei<br />
doni pervenuti alla biblioteca sociale dall' ultima adunanza (12 giugno<br />
1892) a tutto settembre p. p.<br />
Dal pi'of. L. Macchiati : Macchiati. Sulla doppia colorazione dei<br />
bacilli sporigeni. Genova 1892. — La bacterosi dei grappoli della<br />
vite. Bologna 1892.<br />
Dal sig. U. Martelli: Grilli. Sull'autonomia dei licheni. Jesi 1892.<br />
— Martelli e Tanfavi. Le fanerogame e le iirotallogame raccolte<br />
durante la riunione generale in Napoli della Soc. hot. italiana nelr<br />
agosto 1891. Firenze 1892.<br />
Dal prof. F. Delpino: Delpino. Pensieri sulla metamorfosi delle<br />
piante vascolari. Bologna 1892.<br />
Dal sig. R. Chodat: Chodat. Rapport présidentiel sur la marche<br />
de la Société botanique de Genève (Section de la Société suisse de<br />
botanique) pendant l'année 1891.<br />
Dai Sigg. U. Bernaroli e F. Delpino: Bernaroli e Deliìino. Pseu-<br />
dantia di Camellia e di Geum. Genova 1891.<br />
Dal cav. S. Sommier : Sommier. Cenno sui resultati botanici di un<br />
viaggio nel Caucaso. Firenze 1892. — Idem, traduzione in tedesco di<br />
E. Levier. Cassel 1892. — Una gita in Maremma. Firenze 1892. —<br />
Keller. Neue Standorte und Formen orientalischen Potentillen.<br />
Leipzig 1892.<br />
Dal sig. Aug. Lyttkens : Lyttkens. Arsberattelse for Frokontrol-<br />
lanstolten a Nydala. Halmstadt 1892.<br />
Dal dott. C. J. Forsyth : Stefani, Forsyth et Barhey. Samos. Etude<br />
géologique, palóontologique et botanique. Lausanne 1891.<br />
Dal dott. E. Rostan : Bulletins des travaux de la Société murithienne<br />
du Valais. Années 1880-81-82, X et XI fascicules. Neu-<br />
chàtel 1881-83.<br />
Dalla scuola d'agricoltura di Montpellier : Annales de l' Ecole nationale<br />
d'agricolture de Montpellier. Tome V, 5'' anuée 1889. Mont-<br />
pellier 1890.<br />
Dal dott. E. Baroni :<br />
Baroni. Lichenes pedemontani a CI. prof. Arcangeli<br />
in Monte Cinisio et Monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti. —<br />
Fossetti e Baroni. Frammenti epatico-lichen ografici. Firenze 1892.<br />
Dal sig. P. E. Vinassa: Vinassa. Contribuzione alla Ficologia li-<br />
gustica. Firenze 1892. — Seconda contribuzione alla Ficologia li-
4l0 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
gustica. Pisa 1891. — I propagoli delle Sfacelarie. Pisa 1891. —<br />
Note algologiche. Pisa 1891. — Nuove coralline mediterranee.<br />
Pisa 1892.<br />
Dal capitano L. Micheletti : Micheletti. Commemorazione di An-<br />
tonio Mauganotti da Verona. Firenze 1892.<br />
Dal prof. Penzig : Girard. Gènes et ses environs (avec 18 vues<br />
et un pian de la ville). Gènes 1892.<br />
Dal prof. P. Ascherson : Asoherson. Verlaufiger Bericlit ùber die<br />
von Berliner unternommenen Schritte zur Erganzug der « Lois de<br />
la nomenclature botanique. » Berlin 1892.<br />
Dal barone Ferd. von Mueller : Mueller. Select exti-a-tropical plants,<br />
readilj'' eligible for Industi'ial Culture or Naturalisation, with indications<br />
of their native countries and some of their uses. Melbourne<br />
1891. — Second Systematic census of Australian Plants, with<br />
chronologic, literary and géographic annotations. Part. I, Vascu-<br />
lares. Melbourne 1889.<br />
Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Les collections de l' expéditioa<br />
envoyée à la recberclie de la Pérouse, d'après des documents inédits.<br />
Paris 1891. — Lettres de Tournefort à Fagon. Paris 1891. —<br />
Mémoire et lettres de Lenoir du Roule au Chancelier de Pont-<br />
chartrain sur sa mission en Ethiopie. Paris 1891. — Notice sur l'berbier<br />
dit de Gaston d'Orléans, conserve au Muséum de Paris. Pa-<br />
ris 1891. — Nouveaux documents relatifs à l'Ambassade d'Etliiopie.<br />
Lettres de Lenoir du Roule et d'Augustin Lippi. Paris 1890. —<br />
Une mission fran9aise en Afrique au début du dix-buitième siècle :<br />
Augustin Lippi, ses observations sur la<br />
Cberbourg 1891.<br />
flore d'Egypte et de Nubie.<br />
Dal sig. Jules Poisson : Poisson. Installation et conservation des<br />
collections botaniques. Paris 1891.<br />
Dal dott. L. Picaglia : Picaglia. Bibliografìa botanica della pro-<br />
vincia di Modena. 1° Supplemento. Modena 1892.<br />
Dall' Istituto ottico-meccanico F. Korista :<br />
Korista. Catalogo il-<br />
lustrativo descrittivo n. 6. Milano 1892.<br />
Dal sig. I. M. G. Carter : Carter. A. Synopsis of tbe Medicai botany<br />
of the United States. S.* Louis 1888.<br />
Dal sig. E. Burnat : Burnat. Flore des Alpes maritimes ou catalogne<br />
raisonné des plantes qui croissent spontanément dans la<br />
chaine des Alpes maritimes y compris le département franpais de<br />
ce nom et une partie de la Ligurie occidentale. Volume I^"", accompagné<br />
d'une carte des régions explorées. Genève 1892.<br />
Dalla Società dei Naturalisti di Modena: Picaglia. Bibliografia botanica<br />
della provincia di Modena. Modena 1833 e 1° Supplemento. Modena<br />
1892. — Gibelli G. e Pirotta B. Flora del Modenese e del<br />
Reggiano. Modena 1882. — 1^ Supplemento. Modena 1884. — Mori A.<br />
2° Supplemento. Modena 1886. — N. N. Indice alfabetico dei generi<br />
citati nelle predette memorie ed in altre. — Fiori A. Muschi raccolti<br />
e studiati da ... . — Camus G. Anomalie e varietà della flora
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 411<br />
del Modenese 1% 2», 3* contribuzione. Modena 1884-87. — Alcune<br />
nuove osservazioni teratologiche sulla flora del Modenese. Modena<br />
1888.<br />
Dal Comm. T. Hanbui-y : Hanhury. List of seeds. Collected this<br />
3^ear in the Garden at la Mortola, Ventimiglia, Italy. London 1891.<br />
— Cronemeyer. Alphabetical catalogne of plants growing in the open<br />
air in the garden of Thomas Hanbury F. L. S. Palazzo Orengo.<br />
La Mortola near Ventimiglia, Ital3^ Erfurt 1889.<br />
Dal prof. J. Borodine : Borodine. Su.1 deposito diffuso di ossalato<br />
di calce nelle foglie (in lingua russa). Pietroburgo.<br />
Dalla Società botanica svizzera : Bulletin de la Société botanique<br />
suisse. Heft 2. 1892. — Berichte der Schweizerischen Botanischen<br />
, Dal<br />
Gesellschaft. Basel 1892.<br />
Dal dott. G. B. De Toni : Da<br />
Toni. Secondo pugillo di Alghe tri-<br />
politane. Roma 1892.<br />
Dal dott. C. Rossetti : Rossetti. Appunti sulla flora della Toscana.<br />
Firenze 1892. — Nuova contribuzione della flora vascolare della<br />
Toscana. Pisa 1892. — Seconda contribuzione alla fiora vascolare<br />
della Versilia. Pisa 1892.<br />
sig. A. De-Bonis : De-Bonis. Le piante del Polesine. Firenze 1892.<br />
Il Presidente si compiace che la biblioteca abbia avuto doni cosi<br />
numerosi, molti dei quali di vera importanza.<br />
L' Archivista ha luogo a sperare che anche in avvenire, specialmente<br />
per le gentili promesse fatte da vari membri del Congresso<br />
internazionale botanico in Genova e per le raccomandazioni rivolte<br />
a tutti i congressisti, non mancheranno continui aumenti. Avverte<br />
che secondo le fatte promesse il dott. Bonnet di Parigi ha rimesso ora<br />
altre cinque pubblicazioni, il titolo delle quali comparirà nell' elenco<br />
da comunicarsi alla prossima adunanza.<br />
Per r odierna adunanza furono rimesse alla presidenza tre comunicazioni.<br />
Il Presidente fa dare lettura di quella inviata dal<br />
prof. Goiran, la quale è una continuazione dei rapporti intorno alla<br />
flora veronese che 1' Autore comunicò nelle passate adunanze.<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
AI MONTI LESSINI VERONESI NOTE DI A. GOIRAN.<br />
(Continuazione).<br />
Araliaceae.<br />
304. Hedera Helix. L. — Sui muri e sui trouclu degli alberi<br />
in tutta la zona : tocca altitudini comprese tra 1000-1200 in. —<br />
Fiorisce alla fine di agosto nelle stazioni basse, alla fine di set-<br />
tembre nelle elevate.<br />
Bidl. della Soc. hot. Hai. 27
412 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />
fi folìis variegati^. — Qua e là con la forma tipica. Nei<br />
boschi specialmente e nelle regioni elevate singolarmente; si<br />
osserva sul tronco degli alberi una forma microphylla bellis-<br />
sima e costantemente sterile.<br />
CORNACEAE.<br />
305. Cornus sanguinea L. — Siepi e boschi. Dalle stazioni<br />
della pianura alla zona subalpina. Fiorisce d'ordinario di mag-<br />
gio, ma si incontra in fiore anche ad autunno inoltrato. — FI.<br />
et Fruct.<br />
fi folìis purpurasceniibus. — Luoghi boschivi nel M. Te-<br />
soro (m. 800).<br />
306. C. 'ìnas L. — Luoghi boschivi dalla collina alla zona su-<br />
balpina. Fruct. — Ho segnalato altra volta una forma serotina,<br />
di questa specie da me raccolta sul M. Baldo, in Val d" Adige<br />
al di sopra di Peri e nella Valpantena nel Vaio della Per-<br />
nise. Questa istessa forma é stata da me osservata sulla collina<br />
veronese nelle siepi a S. Mattia e S. Leotiardo e nella Valle<br />
di So[uaranto.<br />
RUBIACEAE.<br />
307. Sherardia arvensis L. forma aWiflora. — Luoghi erbosi<br />
assieme alla forma tipica della quale però é molto più rara. Si<br />
incontra tanto al piano, per esempio nei fossi della città di Ve-<br />
rona, quanto in stazioni più elevate, per es. Spredino (m. 456),<br />
S. Anna d'Alfaedo (m. 936).<br />
308. Asperula arvensis L. — Seminati della collina e della<br />
zona montana in tutta la regione.<br />
309. A. taurina L. — Non comune nei luoghi boschivi e sel-<br />
vatici: nel Vaio dell"Anguilla a circa 700 m. di altitudine, Ca-<br />
sale dì sotto (m. 633), Badia Calavena (m. 450), Castellerò ecc.<br />
310. A. odorata L. — Luoghi selvatici umidi della zona mon-<br />
tana elevata e della subalpina in tutta la regione.<br />
3n. A. Gìjnancliica L. — Luoghi sassosi e pascoli dell' intera<br />
regione, nella quale si incontra dal piano alla zona alpina insieme<br />
alle sue varietà. La forma che cresce nei pascoli più elevati<br />
forse sarebbe da riferirsi a A. nitens Guss. ; un' altra forma la<br />
quale se non è A. longiflora W. et K. é per lo meno ad essa
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 413<br />
vicinissima: questa seconda si incontra pure copiosamente nel<br />
M. Baldo lungo la salita da Bì^enilno al Santuario della Corona<br />
a circa 700 m. di altitudine.<br />
312. Ri(bia tìnctorum L. — Rara nei dintorni di Verona, per<br />
esempio in una siepe in Campagnola presso VArsenale! e nella<br />
Collina di S. Leonardo (ManganoUil). Invece è copiosissima<br />
weW Agro Veronese a Vigasio, Villafranca, Custoza, Sommacampagna,<br />
Guastalla ecc.<br />
313. Galimn sylvaticmn L. — Boschi dalla collina a tutta la<br />
zona montana. Assai frequente è pure la varietà corrispondente al<br />
G. laevigatam L. Quest'ultima, ad esempio, tra Fosse e S. Anna<br />
d'Alfaedo, si incontra copiosissima nelle siepi.<br />
314. G. Mollugo L. — Dal piano alla zona montana nelle siepi<br />
e nei muri in tutta la regione : anche in Vcì^ona nei muri del-<br />
l'arena. Nelle parti più elevate specialmente, per es. ivo. Fosse<br />
di S. Giovanni (m. 945) e S. Anna d'Alfaedo (m. 936), la va-<br />
rietà corrispondente a G. elatuni Thuill. ;<br />
nelle valli del Falcone,<br />
Marchiora, deWAnguilla quella che va riferita a G. erectum<br />
Huds.; la forma infine che spetta a G. insuliricum Gaud. nei con-<br />
torni di Avesa e nella Valpolicella a Pedemonte.<br />
315. G. lucidimi Ali. — In tutta la regione ; nelle rupi della<br />
collina e della zona montana. In Valpatitena, nel M. Pastello, ecc.<br />
Nella città stessa di Verona sull'^to dell'Arena !. Specie assai<br />
polimorfa.<br />
316. G. sijlvestre Poli. — Pascoli elevati : in M. Campol)run,<br />
Malèra, Corno d'Aquilio ecc. — In società a questo ritengo<br />
cresca benanco, nei luoghi ghiaiosi specialmente, il G. Iielveticum<br />
Weigg. {G. baldense Spr.).<br />
317. G. pusillum L. — Pascoli e luoghi pietrosi elevati, non-<br />
ché in tutte le valli alpine avvicinandosi alle parti basse: Corno<br />
d' Aquilio (m. 1546), Podesteria (ra. 1659), Malèra (ra. 1772), Cam-<br />
poTjrun (m. 1650), Vaio deWAnguilla, Revolto (m. 1340) ecc.<br />
318. G. purpuremn L. — Luoghi pietrosi e rupestri dal piano<br />
alla zona subalpina in tutta la regione. È una specie assai re-<br />
sistente, incontrandosi fiorita anche ad autunno inoltrato, spe-<br />
cialmente sulla collina.<br />
319. G. rubrum L. — Pascoli, siepi e luoghi boschivi della<br />
zona montana e subalpina: S. Anna d'Alfaedo (m. 936), Coste<br />
sotto al Corno d'Aquilio (m. 1200), Vaitene (ra. 1070), Chiesa-
414<br />
ADUNANZA DELLA SÈDE DI FIRENZE<br />
nuova (m. 1104). Qualche rara volta si incontra pure in ista-<br />
zioni molto più basse, per es. Spredino di Grezzana {va. 456),<br />
e nella alta Valpolicella a Prun, a Fosse. Specie anche questa<br />
assai polimorfa.<br />
320. G. veruìu L. — Luoghi erbosi ; dai dintorni di Verona<br />
ai pascoli più elevati, per es. Malóra (m. 1772).<br />
321. G. tricorne With. — Nei seminati di tutta la regione dai<br />
dintorni di Verona e in generale dalle parti più basse ai limiti<br />
della coltivazione : per es. Valdonega, Tregnago (m. 317), Coste<br />
ai piedi del Corno d'Aquilio a circa m. 1200.<br />
322. G. parisiense L. — Colle sue varietà nei luoghi aridi<br />
della collina veronese a S. Leonardo, presso Quinto e Spredino<br />
di Valpantena: più frequente si incontra sulla destra dell'Adige,<br />
neir alto Ag7^o Veronese, a Tomì)etta, Tomha, Bosco Man-<br />
tico ecc.<br />
Di questo genere non si sono nominati G. vernum Scop.<br />
G. cruciata Scop., G. palustre, G. aparine che si incontrano<br />
ovunque. — Le Flore italiane indicano G. pedemontanum Ali.<br />
nel Veronese, ma si incontra molto raramente ed a me sino ad<br />
oggi venne fatto di rinvenirlo soltanto wqWAUo Agro presso<br />
Chievo. Aggiungo infine che studi attualmente in corso mi met-<br />
teranno in grado di ulteriormente arricchire l' elenco dei Ga-<br />
lium veronesi.<br />
Caprifoliaceae.<br />
323. Adoxa Moschatellina L. — Boschi e luoghi umidi om-<br />
brosi delia zona montana e subalpina : a Fosse di S. Giovanni,<br />
Vaio dell'Anguilla, Tradii.<br />
324. SamduGus Ebulus L. — Nei luoghi incolti e lungo le vie<br />
in tutta la regione dal piano alla zona montana per es. a Rovere<br />
di Velo (m. 843), Cerro (m. 728), Fosse di S. Giovanni, S. Anna<br />
d'Alfaedo, Erì)ezzo ecc.<br />
325. S. nigra L. — Siepi e boschi in tutta la regione dal piano<br />
sin quasi a toccare la zona supalpina, per es. a Vaitene (m. 1070).<br />
326. S. racemosa L. — Boschi, luoghi sassosi, rupi della zona<br />
montana elevata e della subalpina : Corno d' Aquilio, Corno<br />
Mozzo, Passo della Liana (m. 1461), Podesteria (m. 1659), Tra-<br />
dii (m. 1338), Spiazzoi e Spiazzoletti (m. 1372-1421).
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 415<br />
327. Viburnum Lantana L. — Luoghi boschivi e selvatici in<br />
tutta la regione sino alla zona subalpina,<br />
328. t; Opulas L. — Luoghi per lo più umidi e selvatici in<br />
tutta la regione dal piano alla zona montana: lungo i fossi in<br />
Campo Marzo di Verona, Monte Tondo, Valle di Squaranto,<br />
Velo Veronese (m. 1087), M. Tesoro ecc.<br />
In Verona nel Giardino Giusti si trova quasi inselvatichito il<br />
Viìmrnum Tinus L.<br />
329. Lonicera Caprifoliam L. — Siepi in tutta la regione dal<br />
piano a tutta la zona montana nella quale però diventa assai<br />
rara. — Credo aver visto L. Periclymenum L., ma non ne sono<br />
sicuro, nel M. Pastello ove sarebbe pure stata osservata dal<br />
signor G. Rigo.<br />
330. L. Xylosteurii L. — Frutice elegantissimo e frequente nelle<br />
convalli della Collina veronese sopra Avesa, nella Valle di Squa-<br />
ranto, AeWAnguilla, del Falcone ecc.: tocca altitudini benanco<br />
superiori a 1000 metri lungo tutta la catena.<br />
331. L. nigra L. — Più rara della precedente: al Passo della<br />
Lora e al Passo del Ristele (m. 1641-1717), alla Giazza, ai<br />
Traclii, a Chìesanuova al Bosco grande.<br />
332. L. alpigena L. — Luoghi selvatici della intera regione<br />
nella zona montana e subalpina toccando altitudini di m, 1461<br />
al Passo della Liana, e di m. 1540 e 1530 al Corno d'Aquilio<br />
e Corno Mozzo. — Fruct. — Si trova frequentemente la varietà<br />
macropUylla (Arcang., FI. it., pag. 319).<br />
Credo pure aver visto L. coerulea L.: ma mi astengo di elen-<br />
carla in questo luogo per scrupolo, sebbene il Pollini la indichi<br />
neW Alpe Campobrun presso al Passo della Lora. É coltivato il<br />
Symphoricarpos vulgaris Mich. (in vernacolo : Sinforgna, Sin-<br />
foria. Lagrime d'Italia): ma comincia ad incontrarsi qua e là<br />
quasi selvatico, per esempio a Selva di Progno ecc.<br />
Valerianeae.<br />
333. Valerianella echinata DC. — Seminati: a S. Cristina so-<br />
pra Parona, alla Pezza sopra Olive in Valle di Montorio, a<br />
Spredin di Valpantena, nella collina di Avesa. — Si incontrano<br />
nei seminati, nei campi, nei pascoli da primavera a tutta estate,<br />
ed anche in autunno più raramente, V. carinata Lois., T'. oli-
416 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
taria Pollich., F. Auricula DC, V. microcay^pa Lois., V. Mo-<br />
risoìiu DC, V. eriocarpa Desv., V. coronata DC, ed anche<br />
altre specie: di queste talune raggiungono altitudini superiori<br />
à 1000 m.<br />
334. Valeriana officinalis L. — Siepi e boschi umidi ombrosi<br />
dal piano alle zone elevate: S. Anna tìCAlfaedo (m. 936), Velo<br />
veronese (m. 1087). Se ne osservano diverse forme. — Sul Monte<br />
Baldo ho trovato V. officinalis ad altitudini di poco inferiori a<br />
2000 metri.<br />
335. Valeriana dioica L. — Margine dei fossi a S. Martino,<br />
S. Michele, Caldiero, in Val di Tregnago, a Cogolo e Badia ecc.<br />
336. V. ^montana L. — Rupi e luoghi ombrosi in tutta la re-<br />
gione della zona montana in su: nel M. Pastello, Corno d'Aqui-<br />
no, nelle Valli di Squaranto, del Falcone, deW Anguilla, adu-<br />
lasi ecc., nel M. Zeola, alla Podesteria ecc.<br />
337. F. iripteris L. — Ove la precedente : però scende più al<br />
basso di essa.<br />
Di questa come della specie precedente si incontrano parec-<br />
chie varietà : cercando bene è probabile si raccolga F. tube-<br />
rosa L.<br />
338. F. saxatilis L. — Questa elegante piantina si trova nelle<br />
rupi sopra le creste più elevate di tutti i monti dalla Val d'Adige<br />
al Confine Vicentino.<br />
339. Centranthus ruder DC. — Muri nella città di Verona;<br />
luoghi rupestri in Val d'Adige alla Chiusa, Ceraino ecc.<br />
j3 aWiflorus. — Raro. In Verona, in un muro a *S'. Maria<br />
in Organis. 11 Pollini ha segnalato questa forma sulla Riviera<br />
Benacese presso Garda : io da anni normalmente la vedo su<br />
questa stessa Riviera tra Cassone e Malcesine.<br />
Questa specie si mantiene in lìore anche ad autunno inoltrato,<br />
per esempio nella città di Verona in novembre nei muri lungo<br />
l'Adigetto. — Dovrebbe rinvenirsi presso di noi C. angustifo-<br />
lius DO.<br />
DlPSACEAE.<br />
340. Bipsacus silvestris L. — Lungo le vie ed i fossi: dal<br />
piano s'innalza colle sue varietà, sino a toccare altitudini su-<br />
periori a 1000 m.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 417<br />
341. D. lacìniaius L. — Raro. Fossi a Caldiero, Monteforte<br />
d'Alpone ecc. (30-83 m.).<br />
342. D. pilosus L. — Rarissimo. In Val cVIllasi alla Cà del<br />
Diavolo (193 m.) sopra Badia Calavena. Unica stazione sino ad<br />
oggi a me nota in provincia di Verona: secondo Pollini si tro-<br />
verebbe pure a Ronca.<br />
313. Cephalaria transylvanica Schrad. = C. Allionii Kerner.<br />
— Lungo le vie e nei campi : nella Valpantena a Spredino,<br />
nel Vaio Sperzani yerso la Valle di Squaranto, a Caldiero,<br />
in Val di Trcgnago ecc. da 30 m. a circa 500 m. di altitudine.<br />
— A Grezzana ho visto coltivata in un giardino C. leucantha<br />
Schrad. che Huguenin segnala a Verona.<br />
344. ScaMosa sylvalica L. — Rara. Luoghi selvatici presso<br />
S. Giovanni Ularione in Valle dell'Alpa presso Tregnago<br />
(A. Mass. !).<br />
345. S. longifolia W. et K. - Knauiia baldensis Kerner. —<br />
Pascoli elevati di Malóra, Trappola, Podesteria, Pertica, Cam-<br />
pol)run ecc. Di questa bella specie ho osservato diverse forme<br />
mostruose ed al Vallone una forma a fiori bianchi,<br />
346. S. graminifolia L. — Luoghi sassosi in tutta la regione,<br />
giammai al disotto della zona montana; nel M. Pastello, nel<br />
M. Pasteletto ecc. ecc. Se ne incontra una forma nana coi ca-<br />
polini piccoli, le foglie strettissime e di un bel verde.<br />
347. S. Uccida Vili. — Non comune. Pascoli e luoghi selvatici<br />
elevati : nei M. Trappola e Malóra, a S. Bartolomeo Tedesco<br />
(1772-1918 m.). Specie assai polimorfa.<br />
Si passano sotto silenzio molte altre specie appartenenti al<br />
genere Scahiosa come volgatissime, ed altre ancora delle quali,<br />
per la molteplicità delle occupazioni alle quali sono condannato,<br />
non ho potuto portare a .termine lo studio.<br />
Non essendovi osservazioni in proposito, si passa alla lettura di<br />
una breve notizia inviata dal Socio Martelli e clie ha per titolo :<br />
NOTIZIE SULL'ERBARIO AMIDEI, GIACENTE PRESSO IL<br />
COMIZIO AGRARIO DI VOLTERRA. PER U. MARTELLI.<br />
Nelle nostre adunanze, più volte abbiamo espresso il deside-<br />
rio di raccogliere le più ampie notizie intorno alla flora toscana.<br />
Abbiamo spesso tenuto parola delle escursioni scientifiche che
418 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
sono state fatte in varie località toscane meno conosciute e dalle<br />
quali si hanno riportati materiali di studio nuovi per questa<br />
flora rari. Non poco resta ancora da fare in alcune provincie<br />
e le proposte fatte alla nostra Società nella riunione in Genova,<br />
cioè di stabilire una Commissione italiana regionale che an-<br />
nualmente si occupi e riferisca suU' incremento botanico di tutte<br />
le Provincie italiane, sarà certamente un impulso maggiore a<br />
nuove ricerche. Se certamente sono utili le erborizzazioni in<br />
località oggi assai trascurate dai botanici, non dobbiamo dimen-<br />
ticar» però che talvolta queste stesse locahtà furono già esplo-<br />
rate da appassionati cultori della scienza i quali oggi pur troppo<br />
sono quasi perduti di memoria. Nei tempi decorsi più che pre-<br />
sentemente regnava la passione di conoscere e raccogliere le<br />
produzioni naturali di una provincia, e specialmente i medici<br />
si interessavano di riunire dei piccoli musei di vegetali e<br />
minerali. Oggi tale passione é quasi scomparsa del tutto, forse<br />
in causa del grande incremento che ha avuto la scienza e che<br />
rende poco pratiche le piccole e parziali collezioni, forse in<br />
causa delle facilitazioni di comunicare con i grandi centri scien-<br />
tifici. Comunque sia, dall'esistenza delle antiche e parziali col-<br />
lezioni, io credo che si possa trarne vantaggio non piccolo nelle<br />
cognizioni della nostra flora. Non pochi di questi erbari pri-<br />
vati furono smarriti e dispersi, ma altri ancora esistono giacenti<br />
dimenticati in mano a chi poco o punto li cura e perciò mi-<br />
nacciati di prossima distruzione.<br />
Uno di essi è l' erbario Amidei che trovasi a Volterra presso<br />
il Comizio agrario. In una gita che ebbi agio di fare a quella<br />
città ricercai di quel!' erbario del quale non si aveva che no-<br />
tizia incerta. Si compone di circa 2000 specie. Giace mal tenuto<br />
e custodito senza riguardo fra la polvere e mille oggetti posa-<br />
tivi sopra. Non so per mano di chi, tempo indietro fu appuntato<br />
sopra carta colorata e con assai falso criterio trascritte l' eti-<br />
chette senza conservare quelle autentiche dell' Amidei e delle<br />
quali solo poche rimangono. Dello stesso carattere, da persona<br />
ben poco pratica nel custodire gli erbari, sono molte erronee<br />
determinazioni. Dal numero di specie di talune famiglie ed an-<br />
che da notizie avute sembra che in quel riordinamento malau-<br />
gurato molte piante fossero gettate in causa delle cattive con-<br />
dizioni in cui si trovavano. L'erbario dell' Amidei da quanto potei
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 419<br />
constatare riunisce piante della Valle di Cecina e del Volter-<br />
rano, dell'alta valle Tiberina, Borgo S. Sepolcro, Città di Ca-<br />
stello ecc., località ove appunto l'Amidei abitò come medico.<br />
Quest'erbario per quanto riguarda il territorio volterrano è<br />
assai interessante, poiché contiene molte più specie di quelle lo-<br />
calità che non siano registrate nel Prodromo del Caruel, il quale<br />
credo nel compilare quel suo lavoro non avesse agio di con-<br />
sultare queir erbario e le poche volte che ha citato l'Amidei è<br />
stato in conseguenza a piante o ricevute in dono o vedute nel-<br />
l'erbario di Firenze e l'orse di Pisa. Inoltre non è a mia cogni-<br />
zione che altri botanici abbiano posteriormente erborizzato ac-<br />
curatamente nel Volterrano ed in Val di Cecina, che certo deve<br />
essere interessante per specie e forme in causa dei terreni di<br />
costituzione geologica cosi difTerenti e situati ira la zona maremmana<br />
e quella della Toscana centrale. Oltre alle piante ita-<br />
liane l'erbario Amidei possiede pure piante egiziane, le quali<br />
sebbene non in gran numero, pure talune assai rare e che sa-<br />
ranno mancanti anche in erbari assai più vasti.<br />
Con queste poche parole ho voluto ricordare un erbario, la<br />
cui esistenza é ignorata da molti o che almeno è creduta per-<br />
duta. A noi che soprattutto interessa la conoscenza della flora<br />
toscana, a noi che ci siamo proposti di scoprirne le rarità, in-<br />
combe il dovere di richiamare alla luce queste collezioni par-<br />
ziali le quali serviranno di grande aiuto al compito prefìssoci.<br />
Dopocliè il Presidente legge una sua nota :<br />
SOPRA ALCUNE PIANTE RACCOLTE PRESSO RIPAFRATTA<br />
NEL MONTE PISANO. PER G. ARCANGELI.<br />
In una località detta la Sassina, situata nella parte occiden-<br />
tale del Monte Pisano presso il piccolo paese di Ripafratta, mi<br />
avvenne d'incontrare nel settembre decorso una forma di<br />
Dianthus Carihusianorum assai distinta dalle altre tutte per<br />
la figura e la dentatura dei suoi petali.<br />
Secondo quanto si rileva dalla descrizione del -prof. Parlatore *<br />
i petali del Dianthus Carihusianorum hanno il lembo più lungo<br />
* Parlatore F., Flora italiana, continuata da T. Caruel, voi. IX.
420 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
che largo, quasi obovato, angustamente ed irregolarmente den-<br />
tato all'apice (pag. 256, descrizione della pianta di Boscolungo),<br />
oppure l'hanno a forma di cuneo con l'apice appena tondeg-<br />
giante e fornito di denti acuti e molto disuguali (pag. 257, de-<br />
scrizione della pianta coltivata). Per quanto io stesso ho potuto<br />
rilevare, i petali di questa specie possono variare per la figura<br />
loro, che può essere obovata, più o meno slargata ed ottusa e con<br />
denti più o meno acuti, come pure pel colore che dal roseo<br />
pallido può variare fino al rosso porpora intenso, e talora ri-<br />
dursi pure gialliccio. Sovente anzi la tinta della lamina, in luogo<br />
di presentarsi uniforme, si mostra più intensa lungo le tre ner-<br />
vature principali, nella parte inferiore dello quali spesso appa-<br />
riscono alcuni punti più intensamente colorati, e talora pure la<br />
tinta si mostra più intensa lungo linee anastomosate in rete,<br />
onde la superfìcie ne apparisce come elegantemente marmo-<br />
rizzata di porpora.<br />
Nella pianta che mi si presentò nella detta località potei os-<br />
servare tre fusti floridi lunghi 2-3 dm., due con pochi fiori<br />
neir apice ed uno con un fiore unico. In tutti questi fiori la<br />
corolla era formata da 5 petali con unghia di conformazione<br />
ordinaria e lamina più lunga che larga, romboidale, con uno o<br />
due denti laterali ed acuti a metà circa della sua lunghezza<br />
interponenti un segmento intermedio bislungo, bidentato nel-<br />
r apice. In grazia di tale conformazione la corolla aveva un<br />
aspetto molto differente dall' abituale. In uno di questi fiori<br />
i denti laterali erano, anziché 2, 4, cioè una coppia per lato.<br />
Tale varietà, che chiamerò Sassiniana dalla località in cui fu<br />
raccolta, si può caratterizzare nel modo seguente:<br />
D. cmihusianorum var. Sasspiiana, petalorum lamina<br />
rhom'boideo-o'hlonga utroque latere ad medium lacinula unica<br />
porì^ecta vel duodus donata apice Mfida.<br />
Forse tale modificazione nella forma dei petali sarà derivata<br />
dalle condizioni speciali nelle quali vegetava la pianta : debbo<br />
però avvertire eh' essa pianta vegetava in un gruppo erboso<br />
volto a mezzogiorno, formante ciglio ad un piccolo campo, in-<br />
sieme a molte altre della stessa specie, che presentavano la<br />
loro corolla di conformazione affatto normale. Siccome poi la<br />
modificazione interessava tutti i fiori della stessa pianta, è chiaro<br />
che essa deve ritenersi come dipendente dalla struttura stessa
ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 421<br />
della pianta, e non come derivante da alterazione locale di qual-<br />
che singola sua parte. Tale modificazione poi si può facilmente<br />
derivare dal tipo normale, ammettendo che in ciascun petalo si<br />
sviluppino solo uno o due dei denti laterali, che d'ordinario sono<br />
più acuti, e che la parte mediana si sia allungata in una ap-<br />
pendice bislunga, bifida o con soli due denti nell' apice.<br />
Alcune altre specie furono da me raccolte presso Ripafratta,<br />
sia alla Sassina, sia in prossimità del paese. Fra queste mi limi-<br />
terò a ricordare VAsier acris L. raccolto nei boschi presso la<br />
Sassina e sotto la Torre di Centine, cioè la torre più elevata<br />
di Ripafratta, e V EpiloNam augustissimum Ait. trovato presso<br />
una cava a Ripafratta. La prima di queste specie fu già raccolta<br />
da P. Savi presso Rigeli e presso le Molina di Quosa, ma<br />
non era indicata di Ripafratta: l'altra é atfatto nuova pel Monte<br />
Pisano.<br />
Nessuno dei presenti avendo osservazioni a fare in merito a que-<br />
ste comunicazioni, il Presidente dicMara sciolta 1' adunanza.<br />
SEDE DI ROMA.<br />
Adunanza del 10 novembre 1892.<br />
Approvato il processo verbale dell' adunanza precedente, si pro-<br />
cede all' elezioni del Seggio direttivo della Sede per 1' anno 1892-93 ;<br />
risultano confermati i sigg. : Pirotta prof. Romualdo, Presidente;<br />
Cuboni prof. Giuseppe, Vicepresidente ; Avetta dott. Carlo, Segretario-<br />
economo.<br />
Il Presidente invita il Socio A. Terracciano a dare rapporto della<br />
sua comunicazione.<br />
CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DEL PAESE DEI SOMALI.<br />
PER A. TERRACCIANO.<br />
Il professore Pirotta, direttore del Regio Istituto botanico di<br />
Roma, m'incaricava testé dello studio di una mezza centuria<br />
di piante, donate dalla Società Geografica italiana. Esse furono<br />
portate dai signori Candeo e Baudi di Vesme, reduci dal loro
422 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
importante viaggio nella penisola dei Somali; ' per quanto in<br />
poco buono stato di conservazione quando le ebbi fra mano,<br />
mi sono di buon grado accinto a studiarle, perchè servono ad<br />
accrescere sempre più la conoscenza botanica di tale regione.<br />
Il Revoil, il James e l'Hildebrandt anclie dai Somali riportarono<br />
piante, le quali chiarissimi botanici già illustrarono;^ ma<br />
queste, che ora mi è dato presentare, sono di non minore in-<br />
teresse dal punto di vista della geografìa botanica. Spettano la<br />
maggior parte alle terre abitate dai famosi Ger-Amaden o Gerar-<br />
Amaden, poche alle montagne di El-Anot, qualcuna solamente al<br />
fiume Derer-Huina; e, prese nel loro complesso, ammontano a 43,<br />
di cui 6 nuove affatto, ed una diecina appena ricordate nei cata-<br />
loghi di Oliver e Franchet.<br />
Le diagnosi apposte alle specie stimate nuove, servono solo a<br />
prendere data, epperciò brevissime e senza quella copia di raf-<br />
fronti, tanto necessari per stabilire sicuramente il valore siste-<br />
matico di una data forma.<br />
1. Cadaba FARINOSA FoTsli. — Montagne di El-Anot; 28, II, 91.<br />
2. DiANTHERA SEMiTETRANDRA Kl. — Campi a Gcrar-Amadon;<br />
IV, 91.<br />
3. SiDA RHOMBiFOLiA Liun. — Prati di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
4. Pavonia arabica Hochst. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
5. P. KoTSCHYi Hochst. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />
6. HiBiscus CERNDUS A. Terr.l foliis petiolatis, palmatifidis, cre-<br />
* Bollettino della Società geografica italiana, serie III, voi. IV :<br />
a) Dalla penisola dei Somali, lettera del capitano E. Baudi di<br />
Vesme al Presidente della Società geografica italiana. Fascicolo V,<br />
maggio 1891, j)ag. 384, con schizzo.<br />
b) Da Berbera attraverso rOgaden a Inaè nelV Harrar, lettera del<br />
capitano E. Baudi di Vesme al marchese G. Doria. Fase. VIII, lu-<br />
glio 1891, pag. 553.<br />
* Oliver, Flora of Somali-Land: memorandum and Catalogne^ in<br />
James F. L., The unhnown horn of Africa. London, 1888.<br />
Franchet, Sertulum Somalense; in Mission G. Révoil aux pays Qo-<br />
malis. Paris, 1882.<br />
HiLDEBRANDT, Botanische Forschungen in Somali-Lande; in Verh.<br />
hot. Ver. Prov. Brandenburg, XIX, 1877. — Le collezioni di questo<br />
viaggiatore furono studiate dal Vatkb nella Linnaea e neìVOest.<br />
hot. zeitschrift.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 423<br />
nato-dentatis, floribus pedunculis ad apicem geniculatis,<br />
rubris, phyllis exterioribus reflexis calyce minoribus, la-<br />
ciniis calycinis lanceolatis, corollam aequantibus, stylis 5<br />
divaricatis, longis. — Campi a Gerar-Amadeii; IV, 91.<br />
7. LuEDERiTZiA PiROTTAE A. Tevr. ! foliis palmato-3-5 fìdis,<br />
longe petiolatis, stipiilis subulatis, floribus luteolis, caly-<br />
cis laciniis brevissimis, phyllis exterioribus 30 vel ultra,<br />
barbulatis, corolla longioribus, capsulis glabris, carpellis<br />
bialatis. — Campi e prati di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
Oss. Ho dedicata questa specie del nuovo genero Lue-<br />
deritzta, stabilito testé dallo Schumann, al mio maestro<br />
ed amico prof. Romualdo Pirotta, perchè anche pubblicamente<br />
possa dimostrargli la stima e I' affetto che a lui<br />
da sei anni mi legano.<br />
8. ZiZYPHUS Spina-Christi (Linn.) Willd. — Montagne di El-<br />
Anot; 28, II, 91.<br />
Oss. I frutti sono buoni a mangiare ; la pianta è chiamata<br />
Ghup dai Somali.<br />
9. Tribulds terrestris Linn. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />
10. Cassia (aflìne alla C. holosericea Fresen.) — Colli a Gerar-<br />
Amaden; IV, 91.<br />
11. CoMBRETUM FERRUGiNEUM A. RicU. — Fiumo DercF Huina;<br />
3, III, 91.<br />
Oss. I Somali lo chiamano Ohah.<br />
12. BoswELLiA Carteri BìtcIw. — Pianure a Gerar-Amaden ;<br />
IV, 91.<br />
13. Commiphora Opobalsamum Engler. — Campi di Gerar-Ama-<br />
den ; IV, 91.<br />
Oss. È un rametto a foglie imparipennate, 3-jugie, a<br />
foglioline sessili crenate e la mediana crescente alla base;<br />
ho potuto identificarlo con esemplari che nei nostri erbari<br />
si posseggono della Baia di Anfilah.<br />
14. Lactuca (affine alla L. taraxacifolia Schum. et nim.). —<br />
Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
15. Oldenlandia retrorsa Boìss. — Campi a Gerar-Amaden ;<br />
IV, 91.<br />
16. CucuMis Figarei Belile. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91.
424 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
17. SoLANDM — Campi di Gerar-Araaden; IV, 91.<br />
Oss. Mancano i frutti per la sicura sua determinazione;<br />
però sembra nuovo dal portamento e dai fiori, che sono su<br />
peduncoli ascellari lunghissimi e solitarii e con corolla<br />
pelosa a lobi irregolari, profondamente fessi.<br />
18. OcYMUM DEPAUPERATUM Vatke. — Campi di Gerar-Amaden ;<br />
IV, 91.<br />
19. Orthosiphon grandiflorum a. Terr.! foliis basi canescen-<br />
tibus, margine undulato-crenatis, pedunculis gracilibus,<br />
vix pubescentibus, calycis laciniis inferioribus longisetis,<br />
corolla extus pilosa, triplo calyce longiore. — Prati e luo-<br />
ghi aridi di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
Fiume Derer-Huina; 3, 111,91.<br />
20. Premna resinifera . —<br />
21. Sopubia Candei A. Terr.! foliis simplicibus v. 3-partitis.<br />
longissimis, junciformibus, apiculatis, pedunculatis, ad me-<br />
dium geniculatis et 2 bracteolatis, corolla calycis laciniis<br />
obovatis et margine hyalinis triplo longiore. — Campi a<br />
Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
Os». Ho dedicatala specie al raccoglitore sig. G. Candeo.<br />
22. Craterostigma auriculatdm (Doìribr.). — Campi a Gerar-<br />
Amaden; IV, 91.<br />
23. Ruellia grandiflora Pers. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />
24. Blepharis edulis Pers.<br />
Var. OBLONGATA A. Terr. ! spicis longe columnaribus, qua-<br />
drifariis. — Montagne di El-Anot; 22, II, 91.<br />
Oss. Corahar chiamata dai Somali. Pare vicina alla<br />
B. spicata od Acanthodium spicatum.<br />
25. (Acanthacea) — Campi di Gerar-Ama-<br />
den; IV, 91.<br />
26. Heliothropium glomeratum a. Terr. ! foliis lineari-subula-<br />
tis, ad nodos glomeratis, floribus in racemo abbreviato,<br />
sessilibus, calyce strigoso, nuculis laevibus, pilosissimis,<br />
— Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
27. Hebenstreitia rariflora A. Terr.! corollae tubo partim<br />
incluso, parte superiore libera infundibuliformi, calycem<br />
dimidio superante, seminibus 2, cylindraceis, nigris, undu-<br />
latis, in quoque loculo solitariis. — Campi di Gerar-Ama-<br />
den; IV, 91.
ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 425<br />
28. Aerva JAVANiCA (Burm.) Juss. — Campi di Gerar-Araaden ;<br />
IV, 91.<br />
29. LoRANTHus (affine al L. gibbulosus Rich.). — Montagne di<br />
El-Anot; 28, li, 91.<br />
30. Salvadora persica Linn. — Montagne di El-xVnot; 28, II, 91.<br />
Oss. Su questa pianta, chiamata Hadai dai Somali e<br />
Mossuah dagli Arabi, era parassita il Lorantlms.<br />
31. Pleuropterantra Revoilii Franchel. — Laferur; 1, III, 91.<br />
32. LiTTONiA Baudii a. Terr.l caule striato, basi subpilosulo,<br />
foliis ciliolatis, ensiformibus, verticillatis, floribus maxi-<br />
mis, roseis, phyllis basi pene coalitis, oblongo-obovatis,<br />
reliexis, staminibus vix petala aequantibus, stylo apice<br />
tantum tripartito. — A LiUonia Revoilii, cui proxima,<br />
stylo et laciniis coroUinis longe differt. — Campi di Gerar-<br />
Amaden; IV, 91.<br />
Oss. Dedicata al cap. Baudi di Vesme, che la raccolse.<br />
33. Vellozia Schnitzleinia (Hochst.) Bali.<br />
Var. soMALENSis A. Terr. ! foliis reclinatis, rigidis, flore so-<br />
litario, pedunculato, peduncolo apice geniculato, et a me-<br />
dio ad apicem piloso-strigoso. — Campi di Gerar-Amaden ;<br />
IV, 91.<br />
Oss. Pare jDiuttosto una nuova specie; ma l'assenza<br />
delle capsule non permette che credei'la varietà locale.<br />
34. Sanseviera ehrenbergiana Schio. — Montagna di El-Anot;<br />
28, II, 91.<br />
Oss. Thahar in Somalo e Seher in Arabo; usata, ma-<br />
cerandone le foglie, per fibre tessili.<br />
35. Scilla — Campi a Gerar-Araaden; IV, 91.<br />
Oss. Parrebbe una specie nuova, a foglie dal contorno<br />
ondulato; ma i pochi fiori e la mancanza dei bulbi mi<br />
lasciano indeciso sul suo valore specifico.<br />
36. CoMMELiNA FoRSKALAEi Hocìist. — Campi a Gerar-Amaden ;<br />
IV, 91.<br />
37. AsPARAGUs — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
Oss. Non posso riferirlo che all'^. abyssinicus come va-<br />
rietà ; però ne posseggo un i^iccolo pezzo con foglie, e<br />
quindi di incerta diagnosi.
426 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />
38. Cyperus — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />
Oss. Non sarà difficile, con maggiori confronti, stabi-<br />
lire l' entità di questa forma, che sembrerebbe nuova ;<br />
tuttavia il poliformismo del genere mi induce a non ri-<br />
ferirla, per ora, a nessuna delle specie conosciute e né<br />
porvi altro nome.<br />
39. C. BULBOSUS Vahl.<br />
Var. LONGEBRACTEATUS A. Terr.l spiculis compressis, pauci-<br />
floris, subdistantibus, bracteatis, 2-3 bracteis inferioribiis<br />
iongissimis, reliquis spiculas haud superantibus. — Campi<br />
di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
40. Tragus racemosds (W.) Hall. — Campi e prati di Gerar-<br />
Amaden; IV, 91.<br />
41. PAPPOPHOR0M BRACHYSTHACHYUM Jaul). et SpacH.<br />
Var. PILOSDM A. Terr. ! foliis infìmis divaricatis, subulatis,<br />
pungentibus, rigidis, dense pilosis, superioribus erectis,<br />
latioribus, setis aureis. — Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />
42. Andropogon circinatus ? Hoclist — Campi e luoghi aridi a<br />
Gerar-Amaden; IV, 91.<br />
43. Sporobolus (affine alla S. capensis?). — Campi a Gerar-Ama-<br />
den, IV, 91.<br />
Il prof. Cuboni fa la seguente comunicazione :<br />
LA SESSUALITÀ DELLE PIANTE SECONDO UNO SCRIT-<br />
TORE DEL SECOLO XVL PER G. CUBONI.<br />
Degli storici della botanica che hanno esposto le opinioni de-<br />
gli antichi filosofi e naturalisti sulla sessualità delle piante nes-<br />
suno ha mai ricordato il nome di Giovanni Camilla, medico ge-<br />
novese, che in un suo libro pubblicato a Venezia nel 1564<br />
espone brevemente le opinioni allora dominanti sulla natura<br />
delle piante e parla della sessualità.<br />
Il libro é così intitolato: — Enthosiasmo — di Gìov. Camilla<br />
— filosofo — e "medico genovese. — De misierii, e meravigliose<br />
— cause della compositione del Mondo, — Al Rever. e molto<br />
illustre — monsignor Carlo Cicala, — vescovo di Albenga. — In<br />
Vinegia appresso — Gabriel Giolito de Ferrari. — MDLXIIII.
ADUNANZA DELLA SEDE DI F1RENZE3 427<br />
Il libro è in forma di dialogo fra Camilla e Livio — hono-<br />
rnto e bellissimo spirito, et in qual si voglia arte e scienza<br />
eccellente. — Il capitolo X a pag. 47 tratta delle piante, e vi si<br />
discorre delle diverse sorta di piante, delle radici, del fusto, della<br />
scorza, della midolla, della foglia, dei frutti e delle semenze ecc.<br />
Riguardo alla sessualità ecco le precise parole a pag. 51:<br />
« Cam. Ditemi di grafia, si ritrovano nelle piante maschio e<br />
« femina?<br />
« Liv. Questo si; e s' il maschio, di cui sono le foglie più<br />
« grandi, sarà appresso la femina, cagionerà essa a far più<br />
« frutti, ch'ella non farebbe; essendo egli più fruttifero di<br />
« di lei. Di tal sorte, che si vede alle volte, il maschio essen-<br />
« dole appresso, che le si accosta, piegando le sue cime; segno<br />
« veramente di amore tra loro. » — Prima, parlando delle ra-<br />
dici, dice per lo più il maschio ha la radice con più nodi che<br />
non la femina.<br />
Queste brevi citazioni sono sufficienti a dimostrare che anche<br />
il filosofo Camilla, come tutti gli scrittori antichi e moderni fino<br />
a Camerario (che, come è noto, fu nell'anno 1691 il vero scopri-<br />
tore degli organi sessuali nelle piante), aveva un concetto della<br />
sessualità del tutto erroneo, basato soltanto sulla diversità dell'<br />
habitus di alcune forme e non già sulla conoscenza più o meno<br />
esatta degli organi sessuali.<br />
Il prof. Cuboni presenta poi alla Società alcuni esemplari di Galinsoga<br />
parviflora Cav. raccolti a Trobaso, presso Intra (Lago Mag-<br />
giora) ; sulle cui radici si trovano numerosi tubercoli prodotti dal-<br />
l' /fé feroce ra radicicola Greeif. Osserva che finora questo parassita<br />
non era mai indicato sulla Galìnsoga.<br />
SEDE DI FIRENZE.<br />
Adunanza del 13 novembre 1892,<br />
'<br />
Dichiarata aperta la seduta, il Presidente proclama Soci i signori<br />
: Bonnet prof. E. di Parigi, IngegnoH cav. Francesco di Milano,<br />
Gentile prof. Giacomo di Porto Maurizio, Schmitz cav. Fe-<br />
lice di Firenze. Ad eccezione del sig. Bonnet, che ha l'atta esplicita<br />
dimanda per essere ammesso con la data del 1892, gli altri entreranno<br />
a far parto della Società dal 1° gennaio venturo.<br />
Bull, della Soc. boi. Hai. 28
428<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIEENZE<br />
In seguito a pratiche ora giunte a termine, il R. Governo del<br />
Giappone ha partecipato che per mezzo della Direzione della nostra<br />
Società potrà, chi desideri, comunicare con l'Orto botanico di Tokio<br />
e fare scambi di pubblicazioni e di semi ; tali rapporti sono altamente<br />
graditi ed è da lusingarsi che ogni interessato ne approfitterà<br />
a vantaggio non scarso della scienza.<br />
L'Archivista Micheletti dà rapporto delle pubblicazioni perve-<br />
nute in dono alla Società.<br />
Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Petite flore parisienne. Paris 1883.<br />
— Le Djebel Abderrhaman el Mekki (Tunisie). Paris 1887. — Les<br />
produits végétaux du marche de Sfax. Paris 1884. — Plantes du<br />
poste optique de Founassa (Sud Oranais). Paris 1889. — Bonnet Ed.<br />
e Mauri/ P. D'Ain-Sefra à Djenien-Bou-Resq. Voyage botanique dans<br />
le Sud-Oranais. Paris 1888.<br />
Dal prof. P. Magnus :<br />
Magnus. Johannes Groenland. Nachruf.<br />
Dresden 1891. — Hermann Rober. Nachruf. 1871. — Johannes Roeper.<br />
Biographischer Nachruf. 1885. — Mittheilung ùber das Vorkommen<br />
der Paccinia singularis Magn. Berlin 1890. — Ein Beitrag<br />
zur Beleuchtung der Gattung Diorchidium. Berlin 1891. — Verbreitung<br />
des Gebrauches des Knollenpilzes (Pachyma Fr.) bei wilden<br />
Vòlkerschaften. Berlin 1892. — Eiuige Beobacktungen zur naheren<br />
Kenntniss der Arten von Diorchidium und Triphragmium.<br />
Berlin 1891. — Zwei neue Uredineen I. Diorchidium Steudneri P.<br />
Magnus IL Ein neues bemerckenswerthes Caeoma auf Geum. Ber-<br />
lin 1891. — Zur Kenntniss der Verbreitung einiger Pilze. Berlin 1892.<br />
— Zur Umgrenzung der Gattung Diorchidium nebst kurzer Uebersicht<br />
der Arten von Uropyxis. Berlin 1892. — Zweiter Nachtrag zu<br />
dem Verzeichnisse der im Botanischen Garten zu Berlin beobachteten<br />
Ilstilagineen und Uredineen. Berlin 1887. — Ueber den Rost<br />
der Weymouth-Kiefern (Pinus Strobus L.). Berlin. — Eine Bemerkung<br />
zu Uromyces excavatus (D.C.). Magn. Berlin 1891. — Ein<br />
neues Exobasidium aus der Schweiz. Bei-lin. — Ueber der Einfluss,<br />
den die Vegetation einiger parasitischer Pilze in der Biute der<br />
Wirtspflanze auf die Ausbildung der Bliitenteile ausiibt. Berlin 1891.<br />
— Beitrag zur Kenntniss einer osterreichischen Ustilaginee. Ber-<br />
lin 1892. — Ueber das Auftreten der Stylosporen bei den Uredineen.<br />
Berlin 1891. — Ueber einige von Herrn Professor G. Schweinfurth<br />
in der italienischen Colonie Eritrea gesammelte Uredineen. Berlin<br />
1892. — Ueber Staubgefassrudimente an den Seiten desLabellum<br />
von Orchis papilionacea. L. Berlin 1891. — Verzeichnis der bei<br />
Oranienburg am 30 Aprii und 24 Mai 1891 beobachteten Pilze.<br />
Berlin 1891. — Ueber die in Europa auf der Gattung Veronica auftretenden<br />
Puccinia-Arten. Berlin 1890. — Thorea ramosissima Bory<br />
bei Belgrad in Ssrbien und ihre weitere Verbreitung. Berlin 1889.<br />
— Verzeichnis der am 15 Mai und 1 Juni 1890 bei Freienwalde a.<br />
0. beobachteten Pilze. Berlin 1890. — Ueber zwei Bildungsabweichungen<br />
(Cytisus Laburnum und Taraxacum officinale). Berlin 1890.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 429<br />
— Ueber das Auftreten eines Uromyces auf Glycyrrhiza in der alien<br />
und in der neuen Welt. Berlin 1890. — Ueber einige in Sudamerika<br />
aiif Berberis-Arten wachsende Uredineen. Berlin 1892.<br />
Julius Miinter. Nachruf. Berlin 1885. — Ascherson P. und Magnus<br />
P. Die Verbreitung der hellfriichtigen Spielarten der europiiischen<br />
Vaccinien, sowie der Waccinium bewohnonden Sclerotinia-Arten.<br />
Wien 1891.<br />
Dal dott. Hermann von Ihering : Von Ihering. As arvores do Rio<br />
Orande do Sul. Porto Alegre 1891.<br />
Il prof. Caro Massalongo ha inviato due brevi note delle quali<br />
si dà lettura mostrando gli esemplari delle piante che l'autore vi<br />
ha- unito.<br />
SOPRA UN DITTERO-GECIDIO DELL' ERYNGIUM AMETHY-<br />
STJNUM L. — CENNO DEL D.' C. MASSALONGO.<br />
Sino dai tempi del celebre entomologo Reaumur si conosce<br />
un dittero-cecidio suU' Eryngiuìn campestre L. (Mém. hist.<br />
Insectes, III, tav. 44, fig. 1-2?), il quale si manifesta con degli<br />
ingrossamenti caulini o rameali, di forma e grandezza diversa,<br />
€he verrebbero a prodursi a spese del parenchima midollare<br />
enormemente dilatato. Nello spessore di detto parenchima tro-<br />
vansi sovente numerose logge o camere larvali. Posteriormente<br />
il Vallot riconobbe per primo, che il surriferito cecidio era<br />
determinato da una Cecicloinyia, la quale dalla pianta matri-<br />
cale veniva dal medesimo distinta col nome di C. Eryngii; in<br />
un' epoca a noi più vicina, il Giraud riportava definitivamente<br />
questo insetto al genere Lasioptera. La galla in questione, seb-<br />
bene di rado, fu da me pure osservata nei dintorni di Tregnago;<br />
credo opportuno di far ciò conoscere, perché non ricordo che<br />
altri ne abbiano segnalata la presenza nel nostro paese. Non è<br />
però questo soltanto che desidero col mezzo della presente no-<br />
terella di render noto agli egregi colleghi della Società botanica<br />
italiana, ma sibbene la scoperta da me fatta (nei monti della valle<br />
di Tregnago) di un'analoga dittero-galla ancora sopra V Eryngium<br />
ametliystinuni L., la quale per i suoi caratteri e specialmente<br />
per quelli delle larve del suo autore, ritengo come pro-<br />
babile da attribuirsi alla stessa Lasioptera Eryngii (Vali.) Gir.,<br />
quantunque sopra questo substrato, da quanto so, non la trovi<br />
da alcuno indicata. Le nodosità o rigonfiamenti provocati dal ce-
430 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
cidiozoo, come potrà rilevarsi dagli esemplari infetti di Eryngium<br />
ainethystinum che unisco a questa comunicazione, sono<br />
assai polimorfi, spesso interessano la lunghezza di più internodii,<br />
però d' ordinario trovansi all' estremità del caule e predominan-<br />
temente sui rami i quali portano i capolini delle infiorescenze.<br />
DEFORMAZIONE PARASSITARIA DEI FIORI DI AJUGA<br />
CHAMAEPITYS SCHREB. — NOTA DEL D^ C. MAS-<br />
SALONGO.<br />
Nei luoghi coltivati della valle di Tregnago, da due anni<br />
circa, trovo degli esemplari di Ajuga chamaepitys, che accanto<br />
ai fiori ordinarli altri ne portano nei quali la corolla un poco<br />
inspessita ed anormalmente rigonfiata, nonché divenuta vire-<br />
scente, resta chiusa, producendo cosi una specie di sacco cir-<br />
condato alla base dal calice. Nell'interno di tali fiori il ginoceo<br />
trovasi in vario modo sformato, ed i filamenti degli stami mo-<br />
stransi più o meno ingrossati. Causa di questa alterazione si<br />
è la larva di un dittero della famiglia delle cecidomiidì, larva<br />
che solitaria annidasi nella cavità limitata dalla corolla mo-<br />
struosa, dove in seguito trasformasi in pupa. Trattasi adun-<br />
que di una galla e precisamente di un dittero-cecidio che pel*<br />
suo aspetto potrebbe paragonarsi a quelli prodotti da insetti<br />
della stessa famiglia, sopra i fiori di numerose altre piante.<br />
Quantunque dalle galle di Ajuga chamaepUys finora non sia<br />
riuscito ad ottenere l' insetto perfetto (alato) e perciò, con<br />
sicurezza, non possa dire a qual genere si debba ascrivere il<br />
loro autore, tuttavia, basandomi sopra le particolarità offerte<br />
dalla larva e specialmente della sua spatula sternale, crederei<br />
di poter affermare, nel caso nostro, trattarsi di una specie, forse<br />
non ancora descritta, del genere Asphondylia. Dei cecidiozoi<br />
spettanti a questo genere, da quanto ho potuto rilevare, sopra<br />
altre labiate se ne conoscerebbe una specie soltanto, cioè 1'^.<br />
Hornigii Wacht., la quale deforma i fiori di OìHganum vulgare<br />
in maniera analoga a quanto venne qui riferito per quelli delyAjuga<br />
ChamaepUys.<br />
A complemento dell'ora esposto aggiungerò alcune indicazioni<br />
relative al cecidiozoo. La larva di colore giallastro o subaran-
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 431<br />
ciato, è tutta coperta di papille, alcune delle quali, al lato ven-<br />
trale degli anelli del corpo, portano una brevissima setola:<br />
r ultimo anello, assai più piccolo del penultimo, è bilobo coi<br />
lobi arrotondati, questi però non presentano veruna appendice.<br />
La spatula sternale, provvista di stipite lineare, è divisa all'estre-<br />
mità in due denti subacuti, separati da un seno angoloso; al<br />
margine interno di ciascuno di essi scorgesi una leggera spor-<br />
genza o gibbosità. — La pupa da 3 mill. o poco più lunga, so-<br />
pra 1 mill. di grossezza, al lato dorsale dei segmenti addomi-<br />
nali é fornita (eccetto del primo eh' è liscio) di numerose spinette<br />
coniche, brune, le quali sono disposte in serie trasversali. Le<br />
guaine delle ali arrivano appena oltre l'estremità del secondo<br />
segmento dell'addome, quelle del pajo anteriore e mediano di<br />
zampe sorpassano di poco il terzo, mentre le guaine dell'ultimo<br />
paio prolungansi sino al limite posteriore del quarto od alla<br />
metà del quinto segmento dell'addome. Cornetti (perforanti)<br />
terminali, subconici, minutissimi ed appena fra loro divergenti.<br />
Il Presidente rileva l'importanza delle osservazioni del prof. Mas-<br />
salongo, loda la sua costanza nelle ricerche continue e confida in re-<br />
sultati di grande utilità sotto molti rapporti. Avverte che i saggi<br />
inviati saranno trasmessi al gabinetto zoologico del R. Istituto di<br />
Studi superiori non avendo la Società Botanica modo di custodire<br />
tali collezioni.<br />
Dal Socio dott. Jatta è pervenuta la memoria :<br />
MATERL\LI PER UN CENSLMENTO GENERALE DEI LI-<br />
CHENI ITALIANL PER A. JATTA.<br />
IV.<br />
ETEROLICHENI.<br />
Ser. I. — Eterolichenì fruUcuìosL<br />
La serie degli eterolichenì fruticulosi, che corrisponderebbe<br />
ai lìchenes thaìnnoblasti del Koerher,^ o Epìconiocleì, Cladonio-<br />
dei e Ramalodei del Nylander, ^ può dividersi nelle tre famiglie<br />
* KOEKBER, Sljst., XXV.<br />
* NvLANDER, Lich. Scand., Helsing., 186L
432 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Ramalinaceì, Cladoniaceì e Spìiaeroiplioracei, modificandosi la<br />
classificazione da me precedentemente proposta * col distacco dai<br />
Cladoniaceì degli SpliaeropTiorei ora considerati come famiglia<br />
autonoma.<br />
Si distingueranno poi nei Ramulinacei tre tribù rispondenti<br />
ai tipi offerti dai generi Usnea Dill., Ramalina Ach. e Roc-<br />
cella DC. Nei Cladoniaceì si hanno due tipi principali secondo-<br />
la natura del protallo granelloso {Boeomyces Pers.), o frondoso<br />
{Cladonia Hff'm.), e in conseguenza due tribù. E due tribù ab-<br />
biamo pure negli Spliaeroplioraceì : una ad apotecì deiscenti<br />
mercè lacerazione dello involucro tallino che ricopre il tecio<br />
come nel genere Sphaerophoron Pers., e l' altra con apotecì<br />
ostiolati come nella Siphula Fr.<br />
Quindi tutti gli eterolicheni fruticulosì italiani comprendono<br />
le seguenti sette tribù :<br />
Trib. I. Usneì.<br />
Trib. II. Ramalìnei.<br />
Trib. III. Roccelleì.<br />
Trib. IV. Boeomycei.<br />
Trib. V. Cladonieì.<br />
Fam. L Usneacei.<br />
Fam. II. Cladoniaceì.<br />
Fam. III. Sphaerophoracei.<br />
Trib. VI. Sphaerophorei.<br />
Trib. VII. Sìphulei.<br />
Tra gli eterolicheni fruticulosì non comprenderò col Koerber *<br />
i generi Cetraria Ach., Cornicularia Schreb. e Anaptychia Krb.,<br />
perchè non sembrandomi possibile in un sistema naturale stac-<br />
care i primi due generi da Platysma Hill, e 1' ultimo da Par-<br />
melia Ach., tutti tre i generi sono riportati tra gli eterolicheni<br />
folìosi.<br />
* Cfr. Monogr. Liah. It. merid., pag. 75.<br />
* Koerber, Syst., pag. 7, 44, 49.
ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 433<br />
È duopo riconoscere che il genere Thamnolia Ach. piuttosto<br />
che essere riattaccato al genere Cladonia HIFm., come credette<br />
Io stesso Koerber, ' meriti un posto tra i Siphalei, dopo gli studi<br />
del Mincks, che più esattamente potette esaminarne l'apotecio, '<br />
scoprendolo indubbiamente angiocarpo.<br />
Né si enumerano col Fries ' tra gli eleroUcUeni friUiculosi i<br />
generi Theloschistes Norm. (sinonimo di Physcia Schreb.) e<br />
Tornabenia Trev., di cui riuUa può giustificare il distacco dal<br />
genere Parnielia Ach.<br />
È facile intanto osservare come il metodo di classificazione<br />
seguito trovi in parte riscontro con quello proposto dal Mùller, *<br />
potendo, meno qualche piccola divergenza, corrispondere la fa-<br />
miglia dei Cladoniacei alla sua serie delle Capitularieae, e quella<br />
dei Ramalinaceì alla prima divisione della serie delle Bisco-<br />
carpeae, cioè alle Biscocarpeae thamnoUastae. Però il Mùller<br />
vi comprende anch' egli i generi Cetraria Ach. ed Anaptijchia<br />
Krb., che, come già si è osservato precedentemente, vanno me-<br />
glio riportati tra gli eterolicheni foliosi, e nelle Capitularieae,<br />
registra il genere Thamnolia Ach. come prossimo al genere<br />
Cladonia Hffm., seguendo in ciò l' erronea classificazione del<br />
Massalongo. ^<br />
Il Nylander ed il Mùller* inoltre, seguendo il Fries, riunirono<br />
agli Sphaerophoracei i Caliciei, formando cosi la serie degli Epi-<br />
coìiiodei Nyl. (Epiconiaceae Muli.), che eglino considerarono come<br />
molto prossima a quella dei Cladonei Nyl. {Capitularieae Muli.).<br />
Ma anche da questo concetto sistematico (seguendo il Koerber,<br />
il Mudd, lo Stizenberger ed altri autori) mi é forza allontanarmi,<br />
ritenendo più naturale di considerare il gruppo dei Caliciei come<br />
una famiglia autonoma degli eterolicheni crostosi molto pros-<br />
sima a quella dei Graphidacei. Causa di tale opinione è prin-<br />
cipalmente il valore genetico assegnato al pedicello dei Ca^e-<br />
czef/ giacché l'esame della struttura interna di questo sembrami<br />
* Koerber, Prg., pag. 14.<br />
* MiNCKS, Flora, 1878, pag. 337-353, tav. V.<br />
3 Fries (Th.), Gen. heteroL, Ups., 1851.<br />
* MuLLER, Prìnc. d. class, d. lich., Genève, 1862.<br />
' Massalongo, in Flora^ 1856, pag. 15.<br />
' Mùller, loc. cit. ; Nylander, L. Scand., loc. cit.<br />
"^ Jatta, Monogr. Lidi. It. merid., pag. 63, tav. VII, 30-41.
434 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE<br />
metta facilmente in chiaro come desso sia una formazione di-<br />
pendente dalle ife ipotecali, da quelle stesse ife, cioè, che assumono<br />
speciale sviluppo e differenziazioni nelle vicine famiglie<br />
dei Graphidacei e dei Lecideacei; e nello stesso modo che in<br />
queste possono formare una specie di rivestimento, o di cusci-<br />
netto di difesa sottoposto al thecium carbonizzandosi, nei Calicia-<br />
cei9\ prolungano nel cilindretto di tessuto compatto, che riattacca<br />
la base dell'apotecio al tallo. Il pedicello quindi va considerato<br />
come parte e derivazione dell'apotecio. — In conseguenza di che<br />
gli Epiconiodei del Nylander son divisi in due gruppi ben distinti,<br />
di cui uno, gli SpìiaeropUorei, resta a far parte degli eterolicheni<br />
frutìculosi, e l'altro, i Calicìei, passa tra gli eterolicheni crostosi.<br />
Non posso infine sottoscrivere interamente alle nuove vedute<br />
sistematiche del Wainio, che del modo onde il tallo si accresce<br />
e della posizione che in esso prendono i due elementi che con-<br />
corrono a formarlo, come pure dei dettagli dell' apotecio, non<br />
sembra tener gran conto nella formazione delle famiglie, ba-<br />
standogli dividere tutta la classe nei due grandi gruppi di Dì-<br />
scolichenes e Pi/renolichenes. '<br />
*<br />
* *<br />
Come per gli Omeolicheni cosi per gli Eterolicheni non trovo<br />
ragioni convincenti per seguire la nuova nomenclatura del<br />
Kuntze, che vorrebbe mutati i nomi Boeomi/ces Pers., Chlorea<br />
Nyl. e Urceolaria Ach. in Titbercularìa Wigg., Nylanderarìa<br />
Ktz. e Lagerheimina Ktz. in omaggio ad una legge di priorità<br />
che per noi non può avere un valore assoluto. *<br />
Tra i generi Alectoria Ach. e Brijopogon Lnk. si é fatta tale<br />
confusione, che riuscirebbe malagevole mantenere la distinzione<br />
stabilita dal Fries ' sul solo colore delle spore. Dividerò nullameno<br />
il genere Alectoria Ach. in due sottogeneri : Eualectoria<br />
e Bryopogon Lnk., riferendo al primo A. sarmenlosa Ach.,<br />
ochroleuca Ach. e nigricans Ach. con spore grandi e spesso<br />
colorate, nel numero di 2-4 in ciascuna teca, e al secondo<br />
* Wainio, Elude sur la classìfication naturelle des lichens du Brésil.<br />
Helsing., 1890.<br />
^ Kuntze, Bev. gen. plani., 1891, pag. 875-877.<br />
* FiiiES, Gen. Jieterolic, loc. cit.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 435<br />
A. ^libata Krb., bìcolor Nyl. e divergens Ach., con spore pic-<br />
cole sempre ialine, nel numero di 8 per teca. '<br />
Dei vari sottogeneri in cui venne diviso il genere Cladonia,<br />
per evitare confusioni, si manterranno soltanto : Cladlna Nyl.,<br />
Pycnotlielia Ach., Eiicladonia (Hffm.) Nyl. distinguendo però<br />
in quest' ultimo tre gruppi, cioè : specie e>'ìjthrocarpae, ochro-<br />
carpae e phaeocarpae.<br />
Riportando lo Stereocaulon nanum Ach. ad un sottogenere<br />
si adotterà per questo il nome friesiano Chondrocaulon. ^<br />
E infine sarà bene notare come non sieno affatto rappresentati<br />
tra i licheni italiani i generi Pilophoron Tuck., Siphula Fr.,<br />
Neuropogon Nees e F\v., di cui si incontrano specie nelle re-<br />
gioni nordiche di Europa ; mentre 1* Italia fornisce un nuovo<br />
genere da aggiungere ai licheni europei, Siphulastrum Muli.,<br />
che già sostenni doversi ascrivere alla famiglia dei Siphulei^<br />
contro l'opinione del Mùller stesso che lo stabili come prossimo<br />
al genere Lichina Ag. *<br />
I. Apotecio lecanorino :<br />
1. tallo cilindrico :<br />
Chiave dei generi e delle tribù.<br />
Trib. I. UsNEi<br />
Pam. I. Ramai ina ce i.<br />
a. spore uniloculari, sferiche, minute :<br />
Gen. 1. Usnea Dill.<br />
&. spore uniloculari, ovoidee.<br />
Gen. 2. Alectoria Ach.<br />
&'. spore massime :<br />
sottogen. Eualectoria.<br />
b". spore mediocri :<br />
sottogen. Brijopogon Lnk.<br />
e. spore uniloculari, ellissoidee, minute:<br />
Gen. 3. Chlorea Nyl.<br />
* Stizenberger, Ann. di K. Nat. Hofmus., VII, 3, 121 (1892).<br />
* Fribs., Man. stereoc, Ups., 1863.<br />
^ Bull, della Soo. hot. ital., 1892, pag. 246. \<br />
* Flora, 1889, pag. 142.
436 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
2. tallo compresso :<br />
Trib. IL Ramalinei<br />
II. Apotecio sublecideino :<br />
a. spore ovoidee, uniloculari :<br />
Gen. 4. Evernia Ach.<br />
&. spore ovoidee, biloculari :<br />
Gen. 5. Dufourea Ach.<br />
e. spore curvate, biloculari :<br />
Gen. 6. Ramalina Ach.<br />
Trib. III. ROGCELLEI<br />
a. spore ellittiche, quadriloculari :<br />
Gen. 7. Roccella DO.<br />
1. prototallo granuloso :<br />
Trib. IV. BoEOMYCEi<br />
Fam. II. Cladoiiìacei.<br />
a. spore aciculari, pluriloculari :<br />
Gen. 8. Gomphyllus Nyl.<br />
&. spore fusiformi, bi-quadriloculari :<br />
2. prototallo frondoso :<br />
Gen. Boeomyces Pers.<br />
Trib. V. Cladoniei<br />
a. spore ovoidee, uniloculari :<br />
Gen. 10. Cladonia Hffm.<br />
a', podezio glabro papillare :<br />
sottogen. 1. Pycnothelia Ach.<br />
a", podezio glabro, elongato, ramoso<br />
sottogen. 2. Cladina Nyl,<br />
a!", podezio squamuloso :<br />
sottogen. 3. Eucladonia Nyl.<br />
&. spore aciculari, pluriloculari :<br />
Gen. II. Stereocaulon Schreb.<br />
&'. podezio granuloso :<br />
sottogen. Eustereocaulon.<br />
ì)'. podezio eruginoso :<br />
sottogen. Chondrocaulon Fr.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 437<br />
Fam. in. Sphaerophoracei.<br />
1. apotecio lacero-deiscente :<br />
Trib. VI. Sphaerophorei<br />
a. spore sferoidali :<br />
2. apotecio ostiolato :<br />
I. UsNEA Din.<br />
Gen. 12. Spliaerophoron Pers.<br />
Trib. VII. SiPHULEi<br />
a. apotecio laterale composto :<br />
Gen. 13. Thamnolìa Ach.<br />
ì). ignoto (ad interim) :<br />
Gen. 14. Sipfiulastruni Muli.<br />
Fam. I. Ramalinaceì.<br />
Trib. I. UsNEi.<br />
1. articulata (Ach.) Rbh. L. D., 120. — - Erb. cr. it, II, 14;<br />
Un. it., V; Dnrs.; Ces.; Mass. (XLV).<br />
T., Tr. — Alp., Seti, Tose, Merid.<br />
2. barbata (Acli.) Krb. Syst., 3. — Erb. cr. it., I, 725; Rbh.<br />
L. E., 245; Mass. L. L, 51, 83, 84; Anzi L. m. r., 12-16:<br />
Lng., 413; Ces.; Dnrs.; Garor.<br />
Var. hirta Ach., intermedia Mass., florida Ach., dasypoga<br />
Ach., sorediifera Arnd.<br />
T., Tr. — It.<br />
3. ceraiina Schaer. En., 3. — Ces. ; Dnrs. ; Garov.<br />
Var. incurvescens Arnd.<br />
T. — It.<br />
4. cornuta (Fw.) Krb. Prg., 2. — Anzi Lng., 415.<br />
T. — Seti, Tose, Merid.<br />
5. lonffissima Ach. Univ., 626. — Mass. L. I., 7; Anzi L. ra.<br />
r., 11; Ces.<br />
Tr. — Alp.
438 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
6. pUcata Fr. Scand., 16. — Anzi L. m. r., 14; Lng., 414; Un.<br />
ii, VI; Ces.; Garov.<br />
T. — It.<br />
7. rubiginosa Mass. Gap., 13, — Anzi Lng., 413.<br />
T. — Seti, Tose.<br />
8. tortuosa Dnrs. Fr. lidi., 202. — Ces.; Dnrs.<br />
T. — Lig.<br />
II. Alectoria Adi.<br />
* Eualectoria.<br />
9. nigricans (Ach.) Nyl. Prodr., 71. — Un. it., III.<br />
S. — Alp.<br />
10. ochroleuca (Adi.) Nyl. Prodr., 47. — Erb. cr. it., I, 1219;<br />
Mass. L. L, 48; Anzi L. m. r., 23; Ces.; G-arov.<br />
Var. rigida Yill.<br />
Tr., S. — Alp.<br />
11. sarmeniosa Krb. Syst., 7. — Trev. Lidi, v., 140, 141 ;<br />
Ces.; Mass. (II).<br />
Tr., T. — Alp., Seti, Tose.<br />
** Bryopogon Lnk.<br />
12. bicolor Nyl. Prodr., 45. — Anzi Yen., 17; L. m. r., 22;<br />
Mass. (II); Ces.<br />
Var. Berengeriana Mass.<br />
S. — Alp.<br />
13. divergens Adi. Meth., 305.<br />
S. — Alp.<br />
14. jiibata Adi. Univ., 592. — Erb. cr. ii, I, 1415; Anzi L.<br />
ni. r., 17-21; Lng., 453, 498; Trev. Lieh. v., 147; Ces.;<br />
Dnrs.; Mass. (II).<br />
Var. cana Ach., capillaris Ach., chalibeiformis L., implexa<br />
Hffm., prolixa Krb.<br />
T., Tr. — It.<br />
III. Chlorea Nyl.<br />
15. arì)oricola Jat. — Syn. Chi. Soleirolii var. arborea Jat,<br />
Mon., 79.<br />
T. — Merid.<br />
16. Soleirolii (Duf.) Nyl. Prodr., 45. — Erb. cr. it. I, 755 ;<br />
II, 19; Ces.; Dnrs.<br />
Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 439<br />
17. vulpina Ach. Meth., 268. — Erb. cr. it., I, 31; II, 266;<br />
Mass. L. I., 1; Anzi Lng., 19; Rbh. L. E., 191; Ces. ;<br />
Dnrs.; Bgl., Garov.<br />
Tr. — Alp., Sett., Lig., Merid. .<br />
IV. EvERNiA Ach.<br />
Trib. II. Ramalinei.<br />
18. discaricala Ach. Univ., 441. — Rbh. L. E., 244 ; Mass.<br />
L. I., 22; Erb. cr. it., I, 184; Anzi L. m. r., 72; Trev.<br />
Lich., V. 148; Ces.; Dnrs.; Garov.<br />
Tr. — It.<br />
19. furfuvacea Fr. L. E., 26. — Erb. cr. it., I, 15; Rbh.<br />
L. E., 251 ; Anzi L. m. r., 71 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov. ;<br />
Mass. (XVII).<br />
Var. platyphylla Fw.<br />
T. — It.<br />
20. lìrunaslri Ach. Univ., 442. — Erb. cr. it., I, 829; II, 363;<br />
Anzi L. m. r., 70; Ces.; Dnrs.; Mass. (XVII) ; Trev. Lich.,<br />
V. 139; Garov.<br />
T. — It.<br />
21. thamnodes (F\v.) Krb. Syst., 42. — Anzi Lng., 20.<br />
Tr. — Alp.<br />
V. DUFOUREA Ach.<br />
22. madreporiformis Ach. Univ., 524. — Rbh. L. E., 753;<br />
Erb. cr. it., I, 1416; Dnrs.; Ces.<br />
S. — Alp., Merid.<br />
23. ramulosa (Hoock.) Nyl. Flora, 1863, 76. — Syn. D. mu-<br />
ricata Laur. — Anzi Lng., 18.<br />
S. — Alp.<br />
VI. Ramalina Ach.<br />
24. AraUim (Ach.) Nyl. Ram., 15.<br />
T. — Cors., Sic, Pant.<br />
25. Bourgeana (Mtg.) Nyl. Rara., 54.<br />
Var. Morisiana Bgl.<br />
Rcr. — Cors., Sard.<br />
26. calycaris Krb. Syst., 39. — Rbh. L. E., 952; Un. it., XX;<br />
Erb. cr. it., II, 15; Mass. L. 1., 176; Anzi L. m. r., 61;
440 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
63, 64; Lng., 419; Trev. Lich. v., 235, 236; Ces.; Dnrs.;<br />
Garov.<br />
Var. crispa Mass., elegans Bgl, e Crst., subampliata Nyl.,<br />
subfastigiata Nyl.<br />
T. — It.<br />
27. cribrosa Dnrs. Fr. lich., 214. — Dnrs.; Bgl.<br />
Var. fastigiata Dnrs.<br />
Rcr. — Tose, Sard.<br />
28. Durìaei Dnrs. Fr. lich., 214. — Syn. R. evernioìdes Nyl.<br />
— Rbh. L. E., 960; Mass. L. I., 175; Ces.; Dnrs.<br />
T. — Cors., Tose, Merid. (Malta).<br />
29. farinacea (Ach.) Krb. Syst., 40. — Erb. or. it., 1, 420;<br />
Rbh. L. E., 872; Anzi L. ra. r., 67, 166; Ces.; Garov.;<br />
Mass. (XXXVII).<br />
T. Tr. — It.<br />
30. fastigiata Ach. Meth., 260. — Erb. cr. it., II, 62; Anzi<br />
L. m. r., 65; Etr. 5, 7; Ces.; Dnrs. ; Bgl.; Garov. ; Mass.<br />
(XXXVII).<br />
Var. breviuscula Nyl., pumila Mrs. et Dnrs., torulosa Mass.<br />
T. — It.<br />
31. fraxinea (L.) Wallr. Corap., 536. — Un it., XX; Rbh.<br />
L. E., 248, 249; Mass. L. L, 47, 115, 120; Anzi L. m. r.,<br />
59-62, 66; Lng., 419; Ven., 61; Ces.; Dnrs.; Garov.<br />
Var. ampliata Fr. {platyloha Wallr.), angulosa Mass., angu-<br />
stata Rbb., cephaloidea Mass., Oleae Mass., striatella Bagl.<br />
T. — It.<br />
32. maciformis Del. FI. d'Eg., 288. — Mass. L. L, 288.<br />
Var. rosacea Mass.<br />
Rcr., Rea. — Cors., Tose, Merid.<br />
33. mìnuscula Nyl. Ram., 66. — Dnrs.<br />
T. — Merid., Sic.<br />
34. Panizzei Dnrs. Fr. lich., 211. — Dnrs.; Mass. (XXXVII).<br />
T. — Lig.<br />
35. polymorpha (Ach.) Nyl. Syn., 293.<br />
Rv. — Merid.<br />
36. Pollinaria Ach. Univ., 608. — Mass. L. L, 46; Erb. cr.
ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 441<br />
ìt, I, 928 ; II, 63, 403 ; Rbh. L. E., 766, 893 ; Anzi L.<br />
m. r., 67, 68; Trev. Lich., v. 233, 234; Ces. ; Dnrs. ;<br />
Garov.<br />
Var. anceps Trev., Bolcana Mass., cetrarioides Bgl., inflata<br />
Mass., pulvinata Anzi, sarmentica Dors.<br />
T., Rcr. — It.<br />
37. pusUla Fr. L. E., 29. — Mass. L. I., 175 p.<br />
T. — Cors., Tose, Merid.<br />
38. Eeqmeni Dnrs. Fr. lidi., 215. — Ces.<br />
Rcr. — Cors., Sard.<br />
39. scopulorum Ach. Univ., 604. — Anzi L. m. r., 69; Mass.<br />
L. L, 287; Ces.; Garov.<br />
Var. cornuta Ach., cuspidata Ach., humilis Mass., incras-<br />
sata Nyl.<br />
Rcr. — Cors., Tose, Sard., Merid., Sic.<br />
40. subfarinacea Nyl. Pyr. Or., 5, 29. — Syn. R. farinacea<br />
var. augustissima Anzi ; R. farinacea var. saxicola Jatt.<br />
— Anzi L. m. r., 67 p.; Etr., 6.<br />
Rcr., Rv. — Tose, Merid.<br />
41. thrausta Nyl. Ram., 18. — Anzi L. m. r., 24; Ven. 18.<br />
T., Tr. — Alp., Sett., Cors.<br />
42. tinctoria Schaer. En., 8. — Syn. R. capitata Ach. — Anzi<br />
Lng., 420; Mass. (XXXVII); Garov.; Ces.; Dnrs.<br />
Rcr. — Alp.<br />
43. tingitana (Salz.) Nyl. Ram., 62.<br />
Rcr. — Cors.<br />
VII. ROCCELLA Del.<br />
Trib. III. RoccELLEi.<br />
44. fuciformis Ach. Univ., 440. — Erb. cr. it. I, 834 ; II, 411 ;<br />
Rbh. L. E., 119, 836; Mass. L. I., 280; Ces.; Dnrs.<br />
Rcr., Rea. — Lig., Tose, Sard., Sic<br />
45. phycoims Ach. Univ., 440. — Mass. L. I., 208 ; Un<br />
it.,<br />
XV; Erb. cr. it., I, 69; II, 412; Rbh. L. E., 55, 958;<br />
Anzi L. m. r., 25 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov.<br />
Var. Ceciliae Metellae Beltr.<br />
Rcr., Rv., Rea. — Lig., Tose, Cors., Merid., Sic.
442 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
46. tincmna Fr. L. E., 33. — Mass. L. I., 124; Rbh. L. E.,<br />
17; Erb. cr. it, I, 422; Anzi Etr., 4; Ces.; Dnrs,; Garov.<br />
Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid., Sic. (Malta).<br />
Il Socio prof. VoGLiNO ha pure mandato una nota sopra anoma-<br />
lie di Agaricini, avvertendo che se alcuno desiderasse vedere i di-<br />
segni degli esemplari egli è disposto a spedirli.<br />
OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNI CASI TERATOLOGICI DI<br />
AGARICINI DEL DOTT. PIETRO VOGLINO.<br />
Nell'adunanza tenuta in Verona il di 4 settembre 1890 io<br />
comunicavo alcuni casi teratologici di Agaricini e venivo in<br />
generale incoraggiato a continuare in dette ricerche. È perciò<br />
che in questo frattempo raccolsi e studiai alcuni Agaricini de-<br />
formati, dei quali ne ricordo qui i caratteri principali.<br />
Potei specialmente conservare numerosi esemplari di una<br />
Mycena, che, relativamente a certi caratteri, dovrebbe riferirsi<br />
a forme piccole della CollyMa racemosa di Persoon, descritta<br />
già fin dal 1797, ma che credo debba ritenersi appartenere alla<br />
Mycena galopocla di Persoon.<br />
Gli esemplari da me trovati nel bosco di Torcello (Casale) si<br />
presentavano con uno stipite un po' più grande del normale,<br />
alto da 4 a 6 cm., di color bruno-nerastro, radicante alla base,<br />
pieno di un latice bianco e che lungo tutta la sua lunghezza<br />
portava 10-20 ed anche 25 stipiti supplementari, lunghi tutt'al<br />
più un centimetro e terminati da un piccolissimo pileo con lamelle<br />
quasi sempre rudimentali, con rarissimi basidi e spore ben svi-<br />
luppate. All'apice lo stipite principale terminava in un pileo<br />
perfettamente normale. Questa specie la raccolsi 1' anno decorso<br />
ed anche pochi giorni fa nella stessa località ne riscontrai al-<br />
cuni esemplari che presentavano gli stessi caratteri.<br />
Nei boschi di Torcello e della Comunità di Trino (Vercelli)<br />
osservai anche alcuni altri casi teratologici di prolificazione infe-<br />
riore, fra i quali una forma di Mycena Pelianthina Fries, che<br />
aveva lungo lo stipite principale 5 ricettacoli supplementari, e due<br />
esemplari della CollyMa rancida Fries che presentavano lungo<br />
lo stipite principale 3 stipiti supplementari, e, quel che é più<br />
interessante, nel pileo principale di uno di essi si elevava un
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 443<br />
piccolissimo stipite supplementare lungo pochi millim. che ter-<br />
minava in un pileo quasi rudimentale.<br />
Nelle numerose sezioni longitudinali fatte in diversi punti<br />
delle specie ricordate ho potuto all' esame microscopico col-<br />
l'eraatossilina convincermi che i ricettacoli supplementari erano<br />
formati da ifì che provenivano direttamente dal micelio sotto-<br />
stante, donde la certezza che questi casi di prolificazione in-<br />
feriore sieno dovuti all' unione di parecchi individui, uno solo<br />
dei quali, dotato di maggior vigoria, può raggiungere il suo<br />
completo sviluppo.<br />
Raccolsi pure alcuni esempi di prolificazione superiore e<br />
specialmente ricorderò un esemplare di Clitocyìje cyathiforìnis<br />
Fries, nel pileo del quale si elevavano 3 piccoli stipiti alti circa<br />
1 cm. terminati da piccolissimi pilei ognuno dei quali presen-<br />
tava lamelle con basidi e spore normali. Simile anomalia la<br />
riscontrai pure in due esemplari di Armillaria mellea Vahl.<br />
raccolti presso Torcello, i quali avevano uno stipite ed un pileo<br />
normalmente sviluppato e sopra di questo in uno si notavano<br />
due piccoli stipiti con pileo e nell' altro uno stipite con pileo<br />
pure piccolissimo.<br />
Dalle sezioni longitudinali fatte in diversi punti di questi<br />
esemplari riscontrai che in mezzo all' ifenchima dello stipite<br />
principale si notavano nel primo caso due, nel secondo un ifen-<br />
chima ad iti molto sottili, il quale attraversava in senso verti-<br />
cale r ifenchima del pileo principale formando quindi i ricet-<br />
tacoli secondari. Per il che anche in queste forme riterrei doversi<br />
trattare di ricettacoli provenienti da individui diversi.<br />
Un caso teratologico di grande importanza e che credo non<br />
sia stato ancora notato lo riscontrai in un boschetto dei giar-<br />
dini pubblici di Casale. Questo caso è costituito dall' adesione di<br />
due esemplari appartenenti a specie diverse che con certezza<br />
potei riferire al Tricholoma melaleucwn Pers. ed al T. sor-<br />
clidum var. jonidiforme Vogl.<br />
L' esemplare che raccolsi nel novembre dell' anno decorso si<br />
elevava dal terreno con un unico stipite, di color bruno-chiaro,<br />
fibrinoso, elastico, ed ingrossato alla base.<br />
All'altezza di due cm. lo stipite si biforcava e ciascuna di<br />
queste biforcazioni terminava dopo circa un cent, o poco piìi<br />
in un pileo convesso e che presentava nella parte superiore<br />
Bull, della Soc. hot. Hai. 29
444 ADUNANZA DELIìA SEDE DI FIRENZE<br />
mediana una leggera linea di demarcazione resa specialmente<br />
evidente dal diverso colore, che da tin lato era bruno-violetto e<br />
dall'altro completamente bruniccio. Nella parte inferiore si no-<br />
tavano ben marcate le lamelle le quali partivano dai due sti-<br />
piti e si dirigevano normalmente verso l'esterno, mentre verso<br />
la parte interna raggiungevano un minore sviluppo e le une<br />
si univano alle altre, lasciando però ben visibile una linea di<br />
divisione. Da un lato le lamelle erano adnate leggermente vio-<br />
lacee {Tricholoma sordidum yds. jonidiforme Vogl.), dall'al-<br />
tro erano piuttosto ristrette e di color bianco {T. melaleucum<br />
Pers.); le tinte andavano però rendendosi quasi eguali presso<br />
la linea di unione. Sezionate parecchie lamelle violacee osservai<br />
basidi di forma clavata lunghi da 25 a 29 /x. larghi 7 /x. e spore<br />
jaline muricolate, lunghe da 6 ad 8 //., larghe da 3 a 5 }j.., ca-<br />
ratteri tutti del T. sordidum var. jonidiforme Vogl.; mentre<br />
nelle sezioni delle lamelle bianche i basidi avevano una forma<br />
leggermente clavata, e misuravano una lunghezza di 40 o 45 /x.<br />
ed una larghezza di circa 8 /x., caratteri tutti del T. melaleucum<br />
Pers.<br />
Nelle sezioni dello stipite l'ifenchima si mostrava quasi uni-<br />
forme, solo in vicinanza della biforcazione gli ifi si dividevano<br />
in due gruppi, cioè da una parte apparivano di un diametro di<br />
15 a 25 jx. ( T. sordidum var. jonidiforme Vogl.), dall' altra di<br />
un diametro di 10 a 12 jx. ( r. me^afówcwm Pers.). Questa diffe-<br />
renza di grandezza e di direzione degli ifi la riscontrai pure<br />
nel pileo ove eran disposti in due gruppi e disposti in senso<br />
radiato dal centro dei due stipiti alla periferia.<br />
Non v' ha dubbio che si tratti di due esemplari appartenenti<br />
a specie diverse {T. sordidum var. jonidiforme Yog\. e T. me-<br />
laleucum, Pers.) che si fusero assieme sul principio del loro svi-<br />
luppo. Continuerò in dette ricerche perché approderanno senza<br />
dubbio a risultati importantissimi per quanto concerne lo svi-<br />
luppo degli Agaricini, e spero che i botanici nelle loro escur-<br />
sioni vorranno sempre tener conto degli esemplari che aves-<br />
sero a trovare per poterne quanto prima pubblicare un numero<br />
maggiore.<br />
Il Presidente osserva come sino ad ora sia stato molto trascurato<br />
di tener nota delle anomalie che presentano i funghi. Queste osser-
ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 445<br />
vazioni ben condotte approderanno certamente a conclusioni impor-<br />
tantissime alle conoscenze istologiche di questi vegetali.<br />
Il Socio Martelli rivolge dimanda se alcuno sappia che nel<br />
Pisano si coltivi artificialmente V Agaricus piopimrello Viv. Rivolge<br />
questa interrogazione perchè essendo in Pisa ha avuto oc-<br />
casione di vedere sul mercato grande abbondanza di quel fungo pel<br />
tutto settembre ed ottobre. Ricorda che in alcune località della Romagna<br />
si costuma di coltivare questo fungo disponendo alcuni tronchi<br />
di pioppo in buche di terra orizzontalmente gli uni sopra gli<br />
altri e ricuoprendoli con fine strato di terra; dopo pochi mesi VAgaricus<br />
piopparello spunta abbondantemente. Il prof. Caruel dice che<br />
negli anni che abitò in Pisa mai seppe di coltivazioni artificiali di<br />
questo fungo; l'abbondanza di esso su quel mercato è in conseguenza<br />
della sua grande produzione spontanea nell'agro pisano dovuta<br />
all' abbondanza dei pioppi i quali nella provincia servono di sostegno<br />
alle viti. Il prof. Arcangeli conferma le parole del socio Caruel. Aggiunge<br />
che il nome di questo fiingo per ragioni altre volte esposte<br />
dal prof. Veglino è di Agaricxis [Pholiota) aegerita Brig., non di Aga-<br />
ricus piopparello né di Agaricus Viviani come lo chiama il Fries<br />
(Hym. Europ.). Questo Agaricino non vive solamente nel pioppo ma<br />
bensì sul Sabucus suU' Aesculus ecc. e ritiene che esso possa essere<br />
parassita di tutti gli alberi a legno dolce.<br />
Il Presidente rimette da parte del Socio Goiran la continuazione<br />
delle sue<br />
ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />
Al MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />
§ I. — Asteraceae.<br />
(Continuazione).<br />
COMPOSITAE.<br />
318. Eupatorium cannaMnitm L. — Luoghi selvatici e fossi<br />
dalla pianura alla zona subalpina: è in flore anche ad autunno<br />
avanzato. Si incontrano pure le due forme :<br />
fi indivisum. Forma foliis omnibus indivisis. — Rara-<br />
mente. Nelle stazioni aride e secche specialmente, ha una sta-<br />
tura nana che qualche volta raggiunge appena pochi centimetri<br />
di altezza, caule semplice, foglie piccolissime.<br />
7 alhiflorum. Forma floribus albis. — Rarissima. Non era<br />
ignota a Ciro Pollini che parlando della specie scrive di essa:
446<br />
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Flores rubentes raro albidi} Recentemente (12 settembre 1892)<br />
ho trovato una piccola colonia di questa forma elegantissima<br />
neir^//o Agro Veronese sulla sinistra dell'Adige, in un fosso<br />
tra Cavaion e le Porte.<br />
349. Adenostyles alpina B. et F. — Luoghi selvatici della<br />
zona alpina e subalpina. Nel M. Pastello (metri 1122), Passo<br />
di Rocca Pia (m. 1229) e della Liana (m. 1461), Corno d"Aqui-<br />
no (m. 1546) e Corno mozzo (m. 1536), Podesteria (m. 1659)^<br />
M. Tornita e M. Sparaver (ra. 1771-1778), Eevolto (m. 1340) ecc.<br />
Nell'Erbario di Àbramo Massalongo si trovano esemplari rac-<br />
colti in M. Bolca (m. 945) nella grotta delle donne salvadeghe !<br />
350. Homogyne alpina Cass. — Pascoli e luoghi selvatici nella<br />
zona alpina, raramente nella subalpina : a Bocca di Selva (me-<br />
tri 1551), Podesteria, M. Malèy^a (m. 1772), al disopra di Velo<br />
Veronese (m. 1087), nel M. Alba (m. 1621).<br />
Di altre specie appartenenti alla tribù delle Tussilagineae, Pe-<br />
tasites fragrans Presi., P. offlcinalis Moench, P. albus Gaertn.,<br />
P. niveus Baum., Tassilago Farfara L, si vedono le piante<br />
tuttora munite delle loro foglie anche in sul finire dell'autunno :<br />
P. fragrans appena è da dirsi subspontanea; P. offtcinalis dai<br />
fossati e luoghi umidi della pianura sale ad altitudini di 500-<br />
1000 metri ;<br />
Tussilago Farfara anche a 1600 m.<br />
351. Solidago Virga-aurea L. — Comunissima, colle sue va-<br />
rietà, dal piano a 1500-1800 m. in altitudine, nei luoghi selva-<br />
tici di tutta la regione.<br />
Si incontra inselvatichita S. serotina Ait. :' di questa recen-<br />
tissimamente (ottobre 1892) ho trovato una nuova stazione sulla<br />
destra dell'Adige a S. Vito del Mantice (m. 90).<br />
352. Erigeron acris L. — Comunissimo, con le sue varietà e<br />
forme (E. muralis, elogantus, serotinus, corymbosus), nei luo-<br />
ghi sterili e lungo le vie in tutta la regione. Raggiunge altitu-<br />
dini comprese fra 1400 e 15G0 m., per esempio al Passo della<br />
Liana e al Como mozzo.<br />
353. E. alpinus L, — Rupi elevate in tutta la regione.<br />
354. E. glabratus Hopp. et Horn. — Ove il precedente.<br />
Erigeron annuus Pers. originario dell' America, indicato da<br />
' FI. veron., II, pag. 635.<br />
* Bull, della Soo. hot. itaL, ia Nuovo Giorn. hot. {tal., XXII, n. 2.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 447<br />
Pollini alle sponde del lago di Garda, a Ronca, Monteforte,<br />
Illasi, ' ora si incontra ovunque al margine dei campi, nelle<br />
siepi, lungo le strade, raggiungendo altitudini prossime a 700-<br />
800 ra. Anche E. canadensis L., originario esso pure dell'Ame-<br />
rica del Nord, infesta i campi ed i colti, dal piano al monte, sino<br />
dai tempi di Pontedera e Seguier. *<br />
355. Aster alpinus L. — Pascoli elevati di tutta la regione.<br />
Sulla cima di M. Pastello (m. 1122) rarissimo!; Corno d" Aquino,<br />
Corno mozzo, Podesteria, Castelberto (m. 1751), M. Ma-<br />
lóra, Campobrun, Passo della Lora, M. Zeola, Velo, Rovere<br />
di Velo, Canipofontana, Bolca. — E sparso come si vede per<br />
molte stazioni, cionondimeno non può dirsi pianta comune.<br />
356. A. AmelhiS L. — Specie polimorfa ' frequente nei luoghi<br />
selvatici, dalla pianura alla zona subalpina, in tutta la regione.<br />
357. A. Linosyris B. et H. — Luoghi selvatici : nella Valle<br />
Policella a Fumane (m. 194), Avesa (m. 103), in Valpantena<br />
nel M. Cavolo e ^f. Cucco (m. 462) sopra Grezzana e Santa<br />
Maria in Stelle; e cosi pure nei M. Porcile e Novesago verso<br />
la Valle di Squaranto, a Montalto sopra Montorio, nel Monte<br />
Viacara (m. 591), a Vico, Cogolo, Badia Calavena in Val dì<br />
Illusi ecc. — È frequentissima la var. minor Wallr. in tutte<br />
le stazioni ora nominate.<br />
Di A. salignus, oriundo dall'America del Nord e da epoca re-<br />
motissima inselvatichito nei pressi di Verona, ho trattato in<br />
altra scrittura. ' Aggiungo che qua e là sporadico comincia ad<br />
osservarsi qualche esemplare di A. Novi-Delgii L.<br />
358. Bellidiastrwn Michela Cass. — Rupi umide montane, al-<br />
pine e subalpine in tutta la regione. Eccezionalmente ho rac-<br />
colto presso iS. Michele di Verona un esemplare gigantesco di<br />
questa specie, in luogo inondato ùrW Adige.<br />
359. Senecio abrotanifolius L. — Rarissimo. Luoghi rupestri<br />
in M. Campobrun e M. Posta (m. 1650-2235).<br />
360. S. nebrodensis L. — Copioso nei luoghi rupestri, sassosi,<br />
ghiaiosi delle zone alpina e subalpina ; meno frequente nella<br />
' Pollini, Viag., pag. 14; FI. veron., II, pag. 701.<br />
* Skgl'Ikr, pi. ver., II, pag. 214.<br />
' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII, n. 1, pag. IDI.<br />
Bullettino ecc. ecc., n. 2, pag. 335.
448 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
montana : si avanza verso la pianura seguendo il corso dei tor-<br />
renti. — Dopo la piena del 1882 comparve una gran quantità<br />
di questa specie, appena fuori la città di Verona, là dove av-<br />
venne la rotta Fumi ed il fiume si scavò un nuovo letto.<br />
361. -S". erraticus Bertot. — Fossi e luoghi umidi del piano e<br />
della parte più bassa della zona montana. Si mantiene in fiori-<br />
tura anche ad autunno avanzato.<br />
362. S. Jacóhaea L. — Raro nei luoghi aridi della Collina<br />
veronese: copioso al Bosco Manlico sulla destra dell'Adige.<br />
363. S. eriicifolius L. — Luoghi selvatici: non comune. Nella<br />
Valpantena sopra Grezzana nel M. Zovo (ra. 540) e Mooiie<br />
Gazo (m. 497; a piedi del M. S. Viola, al Campon e Prà del-<br />
l'Acqua verso il Vaio di Squaranto, nella Collina di Montorio,<br />
nella Valle d'Illasi presso Saline, Illasi, Tregnago, Cogolo ecc.<br />
È specie prettamente autunnale: fiorisce ordinariamente nella se-<br />
conda metà di settembre. Si incontra anche, ma assai raramente^<br />
la var. tenuifolius Jacq.<br />
364. S. Boronìcum L. — Pascoli elevati in tutta la regione.<br />
365. S. hrachychaetus DC. — Specie polimorfa, che s' incontra<br />
nei pascoli alpini, subalpini e montani dell' intera regione.<br />
366. S. Cacaliaster Lam. — Raro. Luoghi rupestri in Pode-<br />
steria e al Corno mozzo.<br />
367. *S'. jmluclosus L. — Fossi della pianura in Val Zerpana,<br />
Caldiero ecc.<br />
368. S. nemorensis L. — Luoghi selvatici dalle zone elevate<br />
alla collina. Si incontra colle sue numerose varietà: fra le quali<br />
la maggiormente diffusa é quella che corrisponde a S. nemo-<br />
rensis £. Fitchsii Koch. '<br />
369. S. cordatus Koch, — Cresce gregario nei pascoli elevati<br />
della zona alpina e subalpina; più raro diventa nella montana.<br />
Or sono alcuni anni raccolsi S. Ciìieraria DC. quasi selvatico<br />
fra le rupi del Giardino Giusti in Verona.<br />
370. Doronicum austrìacum Jacq. — Raro. Luoghi selvatici<br />
presso Velo.<br />
371. Arnica montana L. — Nei pascoli elevati : Corno d'A-<br />
quilio. Corno mozzo ecc. Malóra (m. 1772) ecc., Velo (m. 1100-<br />
1200) ecc., Campofoìitana (m. 1223).<br />
' Syn. fi. germ. et helv., ed. 2*, pag. 430.
ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 449<br />
372. Leucanthemum pallens DC. — Forse in unione a L. maximum<br />
DC; due specie le quali probabiimenfe sono state prese<br />
per forme di L. vulgare. Di quest' ultimo nel Vaio Spcrzani<br />
(ottobre 1889) ho trovato un esemplare appartenente alla va-<br />
rietà incisum (Bertol.).<br />
373. L. montanum DC. — Colla var. alralam nei pascoli ele-<br />
vati di Maièra, Trapala, Pertica ecc.<br />
374. Pyrethrum corymbosum W. — Luoghi selvatici e bo-<br />
schivi in tutti i colli e monti.<br />
Presso tutte le abitazioni campagnole, fatto quasi selvatico,<br />
cresce P. Partheniwn Smith. — Dopo la piena d'Adige del 1882,<br />
nel luogo superiormente citato ed in diverse vie della città di Verona<br />
comparvero non pochi esemplari di Crysanlhemwn Myco-<br />
nis L. E nei ruderati si trova qualche volta C. Coronarium L.<br />
375. Anthemis montana L. — Rarissima. Pascoli di Campo-<br />
brun e M. Posta.<br />
376. A. tinctoria L. — Vie e luoghi aridi dal piano ad una<br />
certa altitudine, per esempio a Carnpofontana (m, 1223).<br />
j3 microcephala. Forma capilulis minoriltus. — In Valpoli-<br />
cella presso Pedemonte e Sausto.<br />
377. A. Colala L. — Nei luoghi aridi e lungo le vie nelle parti<br />
basse della regione specialmente : per esempio al Vago, Slrà di<br />
Caldiero ecc. — Si passano sotto silenzio A. arvensis, A. Gota L.<br />
copiosissime nei seminati, ed altre forme tuttora in istudio.<br />
378. Achillea Clavenae L. — Pascoli e luoghi rupestri della<br />
zona elevata : al Passo della Lora, alle Gozze di Velo ve?^o-<br />
nese, nel luogo detto Mandriele presso Rovere di Velo.<br />
379. A. tomentosa L. — Luoghi aridi : dintorni e collina di<br />
Vero7ia.<br />
380. A. distans Pollin., FI. ver., II, pag, 713. — Specie poli-<br />
morfa che in tutta la regione cresce al margine dei campi e<br />
sul ciglio dei muri a secco, dalla collina ad altitudini comprese<br />
fra 1000 e 1500 metri.<br />
381. Tanacetum vulgare L. — Si trova assieme alla var. crispam<br />
presso tutte le case rusticane, coltivato per le pretese<br />
virtù. È inselvatichito qua e là: copiosissimo per esempio nel<br />
M. Bolca, nella Valpaniena a Romagnano, Lamiago, Monte<br />
Lave, Tenda di Orti ecc. — Sporadico si incontra T. Balsa-<br />
mita L., per esempio presso Tregnago nella Valle dei Finctti.
450 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Nella città di Verona, nello stradone di S. Fermo, ho rinvenuto<br />
Santolina Chamaecyparìssias L.<br />
382. Arthemisia camphorata Vili. — Luoghi sassosi : dalla<br />
pianura ascende ai monti sin quasi a toccare la zona subalpina.<br />
Si incontrano con la forma tipica le var. canescens DC. ed m-<br />
canescens Jord.<br />
883. A. AbsintMum L. — Nei luoghi incolti e negli orti dove<br />
qualche volta é coltivata: nella Valpantena, nel M. Gazo, Tenda<br />
degli Orti, nella Valle di Tregnago ecc.<br />
384. A. campestris L. — Luoghi aridi dal piano alla zona al-<br />
pina, meno frequente però di A. vulgaris che raramente oltre-<br />
passa la zona montana.<br />
Sono coltivati, ma si incontrano sporadici, Helianthus annuus<br />
L. ed II. tuberosus.<br />
385. Bidens Cullata L. — In un fosso parallelamente sdVAdige<br />
a Ceraino. Rarissima. Il veronese Da Campo l'ha raccolta a<br />
Ponti alle sponde del Mincio. — Si trovano con le loro varietà<br />
B. tripartita L. nei fossi della pianura dalla quale ascende ad<br />
una certa altitudine, e B. cernua L. nei fossati e nelle risaie:<br />
B. bipinnata L., pianta americana rinvenuta già da Seguier *<br />
ed oramai naturalizzata, infesta tutta la campagna veronese, e<br />
proseguendo nel suo viaggio di ascensione nei monti tocca al-<br />
titudini, per esempio in Valpantena e Val di Tregnago, pros-<br />
sime a 500 m. — In questo luogo sarebbe pure da inserire Ga-<br />
linzoga parvi/torà Cav.; ma avendone fatto parola altra volta,<br />
mi limito a riferire che recentissimamente ho rinvenuto una<br />
nuova stazione veronese di questa Asteracea sulla destra del-<br />
VAdige presso S. Vito del Mantico : un campo coltivato a Sor-<br />
go-turco in riva al fiume ne era letteralmente infestato.<br />
386. Xanthium spinosum L. — Lungo le vie e nei calcinacci:<br />
a Verona, Parona d'Adige, Pescantina, in tutta la Valpolicella,<br />
in Valpantena a Quinto, Montorio, Caldiero, Tregnago, Soave,<br />
Sambonifacio ecc.<br />
387. X. macrocarpum L. — Campi nei dintorni di Verona, ed<br />
in generale nella parte più bassa della regione che raramente<br />
abbonda, a Tregnago (m. 317) nel Cimitero vecchio.<br />
' PI. veron., Ili, pag. 284.<br />
* Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXI, pag. 271.<br />
"
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 451<br />
388. Inula spi7'aeaefolia L. — Luoghi boschivi, selvatici e ru-<br />
pestri della collina e della zona montana in tutta la regione.<br />
389. /. iurta L. — Ove la precedente.<br />
390. /. salicina L. — Non comune. In Valle d'Illasi i)resso<br />
Tregnago.<br />
391. /. Conyza DC. — Luoghi selvatici ed incolti dal piano alla<br />
zona montana.<br />
392. /. graveolens Desf. — Accidentalmente nei cantieri fer-<br />
roviari a Porla Vescovo.<br />
393. Palicaria vnlgaris Gaertn. — Luoghi inondati presso San<br />
Michele.<br />
394. Buphihalmum salìcifolium L. — Luoghi selvatici dal<br />
piano alla zona alpina: frequentissimo in unione alle sue va-<br />
rietà. '<br />
395. Asteriscus spinosus Gr. et Godr. — Non comune: siepi<br />
e luoghi selvatici presso Verona in Valdonega, S. Leonardo,<br />
S. Mattia, Avesa, nella Valle cClllast ai Rancani presso Tre-<br />
gnago.<br />
396. Carpesiam cernuum L. — Nei luoghi ombrosi e lungo i<br />
fossi. Non comune. — In Campomarzo di Verona, al l'ago, a<br />
Caklierino, Caldìero ecc., in Val d'Adige a Peri, Ossenigo, Bor-<br />
ghello.<br />
397. Calendula arvensis L. — Luoghi coltivati dal piano alla<br />
zona montana. — Sporadica si incontra C. o/flcinalis L.<br />
398. Belichrysum Stoechas DC. — Raro. Rupi fra Dolce e<br />
Peri in Val d'Adige. ^<br />
399. Gnaphaliuni luteo-album L. — Nelle mura di Verona, a<br />
Pescantina d'Adige, nella Valpantena a Quinto e sopra Grezzana<br />
alle Grotte di Falasco, nella Valle di Montorio ecc.<br />
400. G. sijlvaticum L. — Pascoli alpini e subalpini in tutta la<br />
regione.<br />
401. G. supinum L. — Raro. Luoghi ghiaiosi in Campobrun<br />
e M. Posta.<br />
402. Antennaria dioica Gaertn. — Pascoli della zona montana<br />
e subalpina.<br />
' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XXIII, u. 1, pa-<br />
gina 1!>0.<br />
- Id., id.
452 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
403. Leontopodìmn aìpinum Cass. — Rupi nella zona più ele-<br />
vata. Al Passo della Liana (m. 1461),' Corno mozzo (m. 1536),<br />
Podesteria (m. 1659), CasteWerto (ra. 1751), Passo di Malóra<br />
(m. 1659), Passo della Lora (m. 1717), M. Alba (m. 1621), Passo<br />
di Pertica (rn. 1546), M. Posta (ra. 2235). — E sarebbe ormai<br />
tempo, presso di noi fosse, come nella Svizzera, posto argine alla<br />
opera di distruzione perpetrata a danno di questa povera specie:<br />
la quale di anno in anno si va facendo meno copiosa. In alcune<br />
stazioni é scomparsa. Nello scorso mese di settembre é capitato<br />
a S. Anna d'Alfaedo, ove io mi ritrovavo, un erbaiuolo reduce<br />
dal M. Baldo ove erasi recato a fare raccolta di Edehoeiss: e ne<br />
aveva asportato qualche cosa come 10,000 piante. Dico 10,000!<br />
404. Filago arvensis L. — Luoglii aridi e secchi dal piano<br />
alla zona montana : meno frequente della volgatissima F. ger-<br />
manica L.<br />
405. Micropus erectus L. — Pianta per lo più gregaria nei<br />
pascoli aridi e secchi : nel M. Gain, Castel di Montorio (me-<br />
tri 139), nei colli sopra Quinzano, nel M. Pastello, nel M. Via-<br />
cara (m. 591), ecc.<br />
406. Xeranthemum annuum L. — Non comune. Nei luoghi<br />
aridi a Monteforte d'Alpone, M. Viacara sopra Tregnago, Mar-<br />
cellise, Spredino di Grezzana, M. Castello.<br />
Il cap. MiCHELETTi comuiiica alla Società la nota seguente del<br />
prof. G. TucciMEi, aggiungendovi alcune Considerazluni :<br />
SULLA RESTAURAZIONE DEL LATINO. COMUNICAZIONE<br />
DI L. MICHELETTI.<br />
Per il congresso botanico internazionale, riunitosi a Genova<br />
nel decorso mese di settembre, era stata dichiarata lingua uf-<br />
ficiale r italiana, e oltre gli scienziati italiani, che se ne valsero<br />
tutti, alcuni scienziati esteri 1' usarono pure.<br />
* Eccezionalmente e con un solo esemplare in questo punto, prossimo<br />
però al Corno mozzo ove è abbondantissimo. Nella regione dà<br />
le coordinate del punto più occidentale e più basso in altitudine.
ADUNANZA DKLLA Sf^DE DI FIRENZE 45ci<br />
Il prof. Magnus di Berlino parlò in italiano inforno ad un<br />
fungillo; il prof. Radlkofer di Monaco (Baviera) lesse nella no-<br />
stra lingua una memoria sopra il fusto anomalo della Serjana<br />
piscatoria Radlk. e cosi il dottor Schottlaender di Breslavia,<br />
con molta facilità di pronunzia e in eletta forma, disse in ita-<br />
liano delle ricerche da lui fatte sul nucleo e sulle cellule ses-<br />
suali nelle piante crittogame. Ma era naturale che soltanto po-<br />
chi stranieri potessero conoscere la nostra lingua al punto di<br />
usarla nelle loro conferenze scientifiche. Il prof. Strassburger<br />
dell' Università di Bonn tenne la presidenza in francese e cosi<br />
il prof. Borodine di Pietroburgo, il dottor Bonnet di Parigi e<br />
il signor De Vilmorin; in inglese il signor Vasey di Washing-<br />
ton. Parlarono pure in francese il prof. Chodat, il dottor Bri-<br />
quet di Ginevra, il sig. E. Burnat, ecc. ; in inglese i signori Mar-<br />
shall-Ward di Cappers Hill, Underwood, ecc.; in tedesco lo<br />
stesso signor prof. Strassburger, i professori Ascherson e Pfìtzer,<br />
il sig. Palacky e molti altri.<br />
Certo è da notarsi, ad onore dei congressisti, che la cono-<br />
scenza dei vari idiomi non si poteva dire né scarsa nò ristretta<br />
a pochi. Ma in una riunione cosi numerosa, parecchi pure non<br />
potevano essere in grado di comprendere vuoi l'italiano o il<br />
francese, vuoi il tedesco o l'inglese, e taluno veramente nessun<br />
altro idioma all' infuori del proprio, che altro è il leggere e il<br />
comprendere libri (cosa del resto non sempre facile anche col-<br />
r aiuto del vocabolario) e altro é l' intendere dalla viva voce<br />
di uno straniero.<br />
Nessuno parlò o lesse in latino; il che venne a provare una<br />
volta di più, che la lingua latina, già internazionale per la<br />
scienza e che da molto tempo andò perdendo terreno, n' ebbe<br />
a perdere parecchio!<br />
La necessità di avere una lingua scientifica internazionale<br />
essendo sentita da tutti gli scienziati, comunico alla Società il<br />
discorso letto dal prof. G. Tuccimei, il 10 febbraio 1892, nel-<br />
l'aula magna della Cancelleria in Roma, discorso che merita<br />
veramente la maggior diffusione nell' intento di restaurare e sal-<br />
vare il latino.
454 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
Il discorso del Prof. G. Tuccimei<br />
La lingua scientifica internazionale o restauriamo il latino !<br />
« Il secolo che muore, se ha grandi meriti verso le scienze<br />
pei progressi realizzati, per la grande divulgazione, pel culto<br />
che osse vi hanno guadagnato, e finalmente per l'importanza<br />
che hanno acquistato in tutti i rami della vita pubblica e pri-<br />
vata; ha però verso di esse un torto grave. All'idioma latino<br />
già universalmente adottato dagli scienziati per la pubblicazione<br />
dei loro lavori, ha lasciato sostituire le lingue nazionali. E<br />
quella che era stata proclamata la lingua dei dotti, e che sem-<br />
brava colla bellezza e l'austerità delle forme dovesse circondare<br />
di un'aureola di prestigio i più eletti parti della mente umana,<br />
venne dai dotti stessi dimenticata e reietta, e poco meno che<br />
condannata al ridicolo.<br />
« Quali conseguenze sieno venute da questa proscrizione è<br />
facile comprendere. La scienza già patrimonio universale, de-<br />
stinato ad oltrepassare i monti ed i mari, come il sole che ir-<br />
radia per tutto, si è venuta invece progressivamente segre-<br />
gando ed isolando nelle nazioni. I prodotti di ciascuna di esse,<br />
non controllati dai dotti delle altre, han formato come tanti<br />
fidecommissi, cui gli altri guardano senza poter raggiungere.<br />
L' isolamento del linguaggio ha contribuito alla formazione di<br />
scuole e di sistemi, i quali, tenendo divise le menti anche nelle<br />
questioni più positive, rimangono come una prova della primi-<br />
tiva divisione babelica. I cultori poi delle scienze, per poco che<br />
vogliano tenersi al giorno, si vedono costretti a sacrificare una<br />
parte della loro vita, e specialmente l'età più attiva e più pro-<br />
duttiva, nello studio di alcune lingue. Onde una parte del la-<br />
voro utile viene sottratta par darla alla ricerca di uno dei<br />
mezzi più indispensabili a proseguire. E bastasse ! Giacché<br />
quand'anche siamo giunti a impadronirci del tedesco, dell'in-<br />
glese e del francese, che sono le lingue più diffuse, o quelle in<br />
cui si pubblica di più, specie nelle scienze naturali, si é sempre<br />
assai lontani dall'intento. Perocché oggi (per non parlare delle<br />
lingue neolatine, come rumeno, spagnolo e portoghese, facili a
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 455<br />
comprondersi da noi Italiani) si lavora moltissimo in ungherese,<br />
in svedese, in croato, in russo, in boemo, in olandese, e perfino in<br />
giapponese. Onde il tener dietro a tutto si è fatto oramai im-<br />
possibile a chi non ha il genio di un Mezzofanti, e dopo sforzi<br />
inauditi si finisce col lamentare che gli scienziati di una na-<br />
zione ignorino quanto si fa da quelli di un'altra.<br />
« In questo male ognora crescente che ha ristretto la scienza<br />
entro i confini troppo angusti di uno stato o di una nazione,<br />
chi sta peggio degli allri siamo noi Italiani. Sia per le difficolta<br />
che offre la nostra lingua, sia per idee preconcette invalse, o<br />
per altre ragioni che qui non occorre indagare, i nostri lavori<br />
sono forse tra i meno letti e meno conosciuti al di fuori. E<br />
mentre di certi rami delle scienze mediche e naturali l'Italia<br />
fu culla gloriosa, le sue orme sicure furono ricalcate dagli stra-<br />
nieri, e le scoperte più grandi de' suoi genii le vennero viva-<br />
mente contese d' oltremare : oggi invece nell' areopago scienti-<br />
fico internazionale essa è poco meno che ignorata, e molti<br />
de' suoi dotti sono costretti a ricorrere a lingue straniere per<br />
dififondere i proprii studii,<br />
« Il campo delle scienze naturali è senza dubbio il più danneg-<br />
giato da questa proscrizione di una lingua comune, come quello<br />
nel quale la divisione del lavoi'o essendo maggiore, maggiore<br />
è pure dappertutto il numero dei cultori e delle pubblicazioni.<br />
« Cercare le cause del fatto che sto lamentando, non è cosa<br />
facile. Le sue origini vanno certamente indietro di qualche se-<br />
colo. Gli scienziati di tutto il mondo si ritenevano un tempo<br />
legati da una consuetudine divenuta legge per lunghissimo uso,<br />
poiché servirsi del latino fu sempre il distintivo delle persone<br />
colte. Esse sapevano che la internazionalità dei loro lavori era<br />
con tal mezzo assicurata. Onde è che le opere più importanti<br />
venute alla luce nelle diverse nazioni erano appunto in quella<br />
lingua. Lungo sarebbe l'enumerarle, e basterà citarne soltanto<br />
alcune tra le più celebri a partire dal rinascimento.<br />
« Nel secolo decimosettimo in Italia si pubblicavano in latino<br />
molte opere del Galilei e quelle dell'Aldrovandi e del Malpighi,<br />
ambedue naturalisti, il secondo anche medico. In latino scrive-<br />
vano il celebre gesuita Bonanni, e a Napoli il zoologo Fabio<br />
Colonna. Il Leuwenoeck in Olanda pubblicava la sua grande<br />
scoperta del microscopio, e il Wotlon a Londra trattava argo-
456 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE<br />
menti di zoologia sempre in latino, cosi pure in Francia il<br />
Tournefort per le sue opere di botanica. E latina era pure la<br />
veste di cui l' inglese Harvey adornò la sua grandissima sco-<br />
perta della circolazione del sangue, scoperta che noi ancora gli<br />
contendiamo per l'aretino Andrea Cesalpino, che un mezzo se-<br />
colo prima l'aveva accennata pur esso in latino.<br />
« Sul principio del secolo decimottavo Sibilla di Mérian in<br />
Amsterdam trovava confacevole la lingua del Lazio per la de-<br />
scrizione dei suoi celebri viaggi naturalistici nell'America del<br />
Sud. E nello stesso secolo una plejade d' illustri botanici italiani,<br />
come il Battazza, il Maratti, il Micheli, lo Scopoli, e tra gli<br />
stranieri il grande zoologo danese Federico Mùller, e il tedesco<br />
Klein, e tanti altri che la brevità del tempo non mi consente di<br />
nominare, consegnavano alla posterità i loro lavori, cui l' idioma<br />
latino assicurava per sempre l'amorevole interesse dei dotti.<br />
« Cosi giungiamo alla seconda metà del secolo decimottavo,<br />
quando le riforme di Carlo Linneo inaugurarono per la storia<br />
naturale il vero secolo d'oro, e le aprirono orizzonti inattesi,<br />
[n quel periodo il grande svedese pubblicava a Lipsia, a Vienna,<br />
ad Utrecht, a Leyden, a Upsal, ben quattordici edizioni del suo<br />
immortale Systema natiirae, tutte in latino. E l'illustre suo<br />
allievo Fabricius, fecondo scrittore di entomologia, ne seguiva<br />
l'esempio in più libri che vanno tuttora per le mani dei natu-<br />
ralisti.<br />
« Ma in questo unanime consenso degli scienziati di tutto il<br />
mondo, il quale assicurava alla posterità le più grandi scoperte<br />
delle scienze mediche e naturali, non mancavano le eccezioni.<br />
Scarse, rare e timide, tra le nazioni dotte dei secoli trascorsi,<br />
sono le opere scritte nelle lingue nazionali, cosi che noi le an-<br />
diamo cercando colla lente dell'avaro; esse però erano tutf 'al-<br />
tro che eccezioni in Francia. Qui invece era eccezione il trovare<br />
uno scienziato che scrivesse in latino. E il cattivo uso andò<br />
siffattamente radicandosi, che, quando colla grande rivoluzione<br />
l'influenza politica di quel popolo si andò estendendo sull'Eu-<br />
ropa, una falange gloriosa di scienziati francesi che allora ap-<br />
punto fiorivano, scrivendo nella loro lingua, estesero quell'in-<br />
fluenza anche nel campo scientifico. I lavori del Geoffroy, del<br />
Buffon e del Cuvier in zoologia, quelli dei De Jussieu in bo-<br />
tanica, del Lavoisier e del Fourcroy in chimica, del La Grange
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 457<br />
e del Legendre in matematica, del Laplace nella meccanica ce-<br />
leste, portavano nomi troppo illustri perchè non esercitassero<br />
una preponderanza anche per la lingua nella quale erano scritti.<br />
Nell'ebbrezza di quei tempi la Francia sperava d' imporre alle<br />
nazioni civili, oltre alle sue riforme politiche, anche la sua<br />
lingua come mezzo di comunicazioni scientifiche. Tanto era sentita<br />
fra i dotti la necessità di un linguaggio internazionale. Ma<br />
la speranza rimase delusa, poiché le rivalità nazionali determi-<br />
narono invece una reazione a favore delle lingue proprie, e<br />
d'allora si può dire cominciò ad esser ripudiato il latino.<br />
« Pochi naturalisti proseguivano nel secolo attuale la tradi-<br />
zione degli avi; e tra questi l'Italia, anzi Roma ebbe, come<br />
sempre, il primato. Onde possiamo ancora citare le opere dei<br />
romani Sebastiani, Mauri, Sanguinetti ;<br />
quelle dei bolognesi Ber-<br />
toloni e Bianconi, e alcuni stranieri tra cui il francese De Can-<br />
dolle, i tedeschi Steudel e lustus Roth. Ma oramai il malo<br />
esempio della Francia aveva trovato seguaci dappertutto. Ed<br />
oggi nella dotta Germania, che pure è 1' unica in cui si conservi<br />
ancora un resto dell* antica tradizione, tra le tesi di laurea che<br />
ivi regolarmente si pubblicano se ne conta una latina su 150 te-<br />
desche; ciò dia una idea della proporzione a cui son ridotte le<br />
pubblicazioni in quella lingua.<br />
« La grande rivoluzione si era fatta sentire pur troppo an-<br />
che qui!<br />
« Non è nostro compito esaminare se la Francia abbia pagato<br />
il fio del cattivo esempio. Ma certo il predominio intellettuale<br />
della sua antica rivale, la Germania, farebbe crederlo. Intanto<br />
al punto in cui siamo ne risentiamo gravissimo il danno tutti<br />
e dappertutto, ma specialmente noi cultori delle scienze natu-<br />
rali, perchè in queste la produzione è salita ad un grado in-<br />
credibile. Il bisogno d'intenderci una volta è divenuto urgente,<br />
e la confusione delle lingue si può dire è al suo apogeo. Chi<br />
non si è trovato nel campo attivo della produzione scientifica<br />
non giunge a formarsi un' idea del male che si è fatto alla<br />
scienza e agli scienziati coli' abolizione di una lingua comune.<br />
È un'ansietà insoddisfatta, un senso di scoraggiamento e di<br />
umiliazione che ci assale quando ci vediamo circondati da libri,<br />
il cui argomento e' interessa, forse anche personalmente, e che<br />
non possiamo arrivare a decifrare.
458 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
« Il male deve esser grave davvero se vediamo da più parti<br />
sorgere proposte sia di adottare una lingua vivente o estìnta,<br />
sia di fabbricarne di pianta per uso e consumo degli scienziati.<br />
Sul quale proposito ricorderò i tentativi del Lamenhof, dello<br />
Steiner, dell' Henderson, del Bauer, del Dyer, e di qualche altro,<br />
diretti appunto alla invenzione di una lingua comune. Nel 1887<br />
poi la Società filosofica di Filadelfia pigliava una seria inizia-<br />
tiva, incaricando una commissione di suoi membri di esaminare<br />
fino a qual punto il Volapiik potesse utilizzarsi a questo scopo.<br />
Il parere della commissione fu contrario, ed io aggiungo che<br />
non poteva essere a meno, perchè se la lingua inventata dallo<br />
svizzero Schleyer presenta appena qualche punto d'appoggio<br />
per le relazioni commerciali, per le scientifiche offre tutte le<br />
difficoltà del latino senza un solo de' suoi vantaggi. Poi chi vor-<br />
rebbe sul serio, non dirò posporre, ma solo mettere a confronto<br />
col Volapiik una lingua, come il latino, grande nella storia della<br />
civiltà, ricca di tradizioni gloriose più che due volte millenarie,<br />
strumento splendido di ogni più nobile progresso intellettuale?<br />
« Tra questi tentativi non va dimenticata la proposta di un<br />
nuovo latino fatta dal naturalista Rosa dell' università di To-<br />
rino. Ma con siffatte oramai famose lingue artificiali siamo sem-<br />
pre alle solite! Proporre ai dotti un miscuglio di ausiliari in-<br />
glesi, di avverbii e pronomi latini, di desinenze tedesche, il tutto<br />
ordinato in una sintassi mezzo italiana e mezzo francese, piut-<br />
tosto che un nuovo latino è una parodia di latino, nella quale<br />
scapita la serietà di tutti, compresa la scienza, alla quale tutti<br />
sinceramente desideriamo giovare.<br />
« Non parliamo di una lingua vivente. Il solo fatto che nessuno<br />
la propone dei tanti che oramai si preoccupano della questione,<br />
mostra che le rivalità nazionali sarebbero tante da soffocare il<br />
tentativo fino dal suo primo nascere. Meno che mai potrebbe poi<br />
quest' onore toccare al francese. Basta osservare quanto è av-<br />
venuto in certi congressi internazionali, dove da principio sta-<br />
bilitosi il francese come lingua ufl^ciale, han finito i più col<br />
parlare la lingua propria. Si può dire che noialtri Italiani siamo<br />
i più caldi partigiani del francese. Ma perfino nella corrispon-<br />
denza privata con persone di altre nazioni, si finisce col risponderci<br />
in italiano. Negli usi scientifici poi il francese non ha<br />
mai attecchito.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 459<br />
« Se dunque le cose sono a tal punto che una risoluzione pur-<br />
chessia urga prendere, non e' è, a mio credere, che un rimedio<br />
da adottare, rimedio degno del male che si vuol curare, pro-<br />
porzionato alla importanza, alla grandezza della scienza di cui<br />
vogliamo assicurare 1' universalità. E questo rimedio è compreso<br />
nel grido : Restauriamo il latino ! A questo grido si associno<br />
quanti sentono il fuoco sacro della scienza, quanti amano il<br />
progresso di questa luce della intelligenza umana. Se altri per<br />
inerzia o per timidezza, per ipocrisia o per aperta ostilità si<br />
asterrà dal perorarne la causa, l'iniziativa e l'apostolato ne<br />
partano da questa Kalia già culla gloriosa dell' idioma, e delle<br />
scienze che di lui ammantate varcarono le Alpi e i mari.<br />
« Non si creda, o signori, che io nel dispiegare questa bandiera<br />
mi dissimuli le difficoltà che si incontreranno :<br />
1* intrinseca<br />
difficoltà della lingua, l' incapacità sua ad esprimere concetti<br />
completamente ignoti agli antichi, e più di tutto la grandissima<br />
quantità di vocaboli tecnici non aventi alcun equivalente nel<br />
latino. JNIa queste difficoltà non devono essere gran cosa, se ve-<br />
diamo, anche nella seconda metà del secolo attuale, pubblicali<br />
libri scientifici in latino, come l'opera in corso del Carus sulla<br />
fauna del Mediterraneo; varie di malacologia del PfeiiTer, 1' Enu-<br />
meratìo molluscoruin Siciliae del Philippi, la Flora algologica<br />
europaea del Rabenhorst, la Sylloge fangorum omnium del<br />
Saccardo, anch'essa in corso, il Catalogus coleopterorum Eu-<br />
ropae et Caucasi di Heiden, Reiter et Weise, e perfino opere<br />
di geologia, che fra le scienze naturali sembrava la più restia<br />
al latino, come quella del Justus Roth (Symljolae ad regionis<br />
Lwnebargensis inclolem geognosticam cognoscendam. Bero-<br />
linii, 1861) e del nostro Bianconi (Le mare olim occupante<br />
planities et colles Italiae. Bononiae, 1846-50).<br />
« Non devono esser gran cosa le difficoltà che presenla il la-<br />
tino, se vediamo la dotfa Germania (e ciò torna a suo onore)<br />
quasi sola servirsene ancora, sia pure scarsamente, in mezzo<br />
al generale abbandono, e trattare con elegante semplicità argo-<br />
menti che altri crederebbe i più restii. Poi di queste difficoltà la<br />
storia naturale si trova averne superate la più gran parte, quando<br />
vediamo il latino generalmente adottato per la sistematica, per<br />
la nomenclatura e sopra tutto per la speciologia. Al punto che<br />
gli stessi Russi, i quali aggiungono la traduzione tedesca a fronte<br />
Bull, della Soc. boi. ital. 30
460 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
del testo russo, intercalano poi i caratteri e la lingua latina<br />
non solo per la nomenclatura, ma anche per la descrizione delle<br />
specie.<br />
« Ma esaminiamole in faccia queste difficoltà che ci vengono<br />
obiettate. La difficoltà intrinseca del latino ha poco da invidiare<br />
al tedesco, che, quanti sono cultori delle scienze, si vedono co-<br />
stretti ad imparare, dal momento che dalla Germania oggimai<br />
irradiasi il movimento intellettuale. Inoltre sarà sempre minor<br />
fatica apprendere il solo Ialino che tre o quattro lingue viventi.<br />
E tutto questo nell'ipotesi che si debba studiarlo a& elementis,<br />
ipotesi superflua pei tre quarti dei dotti di tutto il mondo, i<br />
quali già lo conoscono.<br />
« Più grave apparisce l'altra difficoltà della terminologia tecni-<br />
ca, ma questa è già di fatto superata per tutte le parole di etimo-<br />
logia greca. Per questa ragione fra i diversi rami delle scienze<br />
positive, le scienze mediche e la botanica sono le più disposte a<br />
riadottare il latino, meno la geologia e la mineralogia, e meno<br />
ancora la fisica e la meccanica; queste ultime perchè più tras-<br />
formate modernamente, e perché più ricche di parole prese dalle<br />
lingue viventi. Ma a tutto si rimedierebbe col formare commis-<br />
sioni di scienziati e filologi incaricati di compilare il dizionario<br />
tecnico; e non dubito che il rimedio, coli' attività e buon volere<br />
di tutti, sarebbe trovato in poco tempo.<br />
« Quando vediamo in Berlino pubblicarsi da ben 35 anni un<br />
giornale in ebraico, e cavarsela bene per tutti i termini rela-<br />
tivi alla vita moderna; molto più facilmente certe difficoltà sa-<br />
ranno superate dal latino, che ha in proprio vantaggio maggiore<br />
ricchezza, maggiore plasticità e antichità minore.<br />
« Si aggiunga l'esempio dei più chiari scienziati i quali comin-<br />
ciassero dal rompere il ghiaccio scrivendo in latino, come alcuni<br />
già fanno, le opere che più vanno per le mani. Poi una pro-<br />
paganda attiva, un apostolato infaticabile, un centro d'azione<br />
situato in non importa quale centro scientifico dell'Europa, e<br />
in meno di un quarto di secolo ho fede che la scienza torne-<br />
rebbe ad essere il patrimonio delle nazioni.<br />
« Parrà strano, o signori, che un cultore delle scienze positive<br />
venga oggi qui a spezzare una lancia a favore di ciò che rap-<br />
presenta il classicismo più puro, quando bisognerebbe invece<br />
volgere la parola e l'opera in difesa della coltura scientifica.
ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 461<br />
che qui in Italia nel!' insegnamento secondario sta passando un<br />
brutto quarto d' ora. Tanto più strano quando sopratutto ve-<br />
diamo le scienze naturali nascostamente od apertamente osteg-<br />
giate là dove in fatto di pubblica istruzione si pitote ciò che sì<br />
vuole, sicché una voce autorevole che reagisca ancora non si<br />
è levata, e noi ci rimpiangiamo invano i De Filippi, i Matteucci,<br />
i Cantoni, i Sella, che utilmente spesero la loro influenza a prò<br />
di questo importante elemento della coltura moderna. Tutto<br />
questo parrà strano se non si rifletta che qualora andasse a<br />
vuoto la campagna che io vorrei incominciare, il primo a pa-<br />
garne la pena sarebbe immancabilmente quello stesso latino, a<br />
favore del quale alcuni moderni classicisti vorrebbero soppresse<br />
le scienze naturali dalla coltura generale. Infatti ove non si<br />
arrivasse a rimettere in vigore questo come lingua scientifica<br />
universale, non sarebbero le scienze che ne soffrirebbero, per-<br />
chè il movimento che si va accentuando è tale oramai, che<br />
un'altra lingua qualsiasi, foss' anco il Volapiik, finirà per es-<br />
sere adottata. Sarebbe forse una piccola umiliazione per le<br />
scienze ed anche per gli scienziati; ma il danno attuale non si<br />
aggraverebbe di certo. Invece chi ci perderebbe sarebbe il la-<br />
tino. Osserviamo infatti quali sono le tendenze del secolo spe-<br />
culatore e banchiere, e come tutto vada per questa china. Il<br />
classicismo puro difficilmente resisterà a queste tendenze. Un<br />
elemento di cultura, quale è il latino, per quanto bello intrin-<br />
secamente e ricco di tradizioni gloriose, rimasto però come fine<br />
a sé stesso, e coltivato unicamente pel bello estetico, mal reg-<br />
gerà alla corrente realista ed utilitaria invadente. Se ciò sarà<br />
bene o sarà male non voglio discutere. Ma per quanto è lecito<br />
inferire dalle tendenze generali, l'avvenire piuttosto che della<br />
coltura classica, é delle scienze positive, praticamente utili e<br />
feconde di benessere materiale e sociale. L'avvenire è della<br />
fisica, della meccanica, delle scienze naturali, della igiene. Le<br />
piccole guerricciole saranno sfatate dalla legge inesorabile del<br />
progresso; e se sono vere certe parole, che qualche mese fa<br />
furono attribuite al sire di Germania, esse sarebbero ben poco<br />
incoraggianti per l'avvenire del latino in quel paese. Ed é pro-<br />
prio la nazione i cui dotti, per quanto poco, han conservato più<br />
degli altri l'amore al latino.<br />
« Non sembra dunque arrischiato il credere che l'avvenire gli
462 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />
sarà contrario. Come già nei secoli andati la scienza dovè ri-<br />
fugiarsi, quasi entro inaccessibile rocca, nei chiostri, cosi in<br />
avvenire il latino non avrebbe forse altro ricovero che la<br />
Chiesa. Ora quale altro modo vi sarebbe di scongiurare la<br />
temuta jattura, se non rendendo il latino praticamente utile?<br />
Quale altro uso più nobile che farlo servire alla diffusione e<br />
alle comunicazioni scientifiche? Qual mezzo più pratico e più<br />
sollecitamente diretto al fine di universalizzarne la coltura, che<br />
quello di renderlo necessario ai dotti di tutto il mondo? Io non<br />
saprei immaginare altro mezzo adeguato a ravvivarne lo studio,<br />
a rinsanguarne la fibra oramai invecchiata. Se esso dovrà resi-<br />
stere alle tendenze materiali del secolo non lo sarà che per la<br />
scienza, e in servigio della scienza. Al grido dunque restauriamo<br />
il latino, faccia eco l'altro salviamo il latino l ed è solo in tal<br />
modo che classicisti e positivisti, letterati e scienziati si affra-<br />
telleranno in una aspirazione comune. Che se il primo grido<br />
dovrà rimanere senza eco, coli' altro parleremo al deserto; e in<br />
tal caso ho gran timore che le parole del sire di Germania se-<br />
gneranno il principio della decadenza, e il secolo ventesimo<br />
compirà l'opera nefasta incominciata dal secolo deciraonono. »<br />
L'adozione del latino come lingua scientifica internazionale sol-<br />
leva alcune obbiezioni da parte degli intervenuti. Ciascuno riconosce<br />
quanto sia desiderabile ed opportunissima per principio, ma<br />
essa incontrerà non lievi difficoltà pratiche. Cosi il Vicepresidente<br />
SoMMiER riferisce die al Congresso degli Americanisti, al quale egli<br />
assistette in Huelva quest' autunno, un discorso letto in latino,<br />
non fu capito quasi da nessuno, e ciò principalmente per la pronunzia,<br />
la quale, come si sa, varia da un paese all' altro non meno<br />
delle lingue stesse oggi in uso.<br />
Essendo esaurite le comunicazioni togliesi 1' adunanza alle ore 3.
INDICE 463<br />
INDICE<br />
Arcangeli, G. — Altre notizie sulla coltura del Cynomorium<br />
coceineum ^'f^ff- 315<br />
— Brevi notizie sopra alcune Agaricidee » 172<br />
— Cenni necrologici sul generale Vincenzo Ricasoli . . » 11<br />
— Cenni necrologici sul dott. E. Tanfani » 400<br />
— Commemorazione del prof. Agostino Todaro .... » 304<br />
— Commemorazione del prof. Bartolommeo Malfatti . . » 227<br />
— Dal Cyclocenium oleaginum {proc. vevb.) » 256<br />
— Muscinee raccolte di recente nell'Italia meridionale . » 213<br />
— Sopra al castagno d' India già esistente all' ingresso<br />
dell' Orto Pisano » 283<br />
— Sopra alcune Agaricidee » 158,161<br />
— Sopra una varietà dell' Hibiscus cannabinus Li. ... » 106<br />
— Sul Dracunculun canariensis Kuntli » 87<br />
— Sulla cultura del Cynomorium coceineum » 127<br />
— Sulle foglie e sulla fruttificazione deìV Helicodiceros<br />
muscivorus » 83<br />
— Sopra alcune piante raccolte presso Ripafratta nel<br />
Monte Pisano » 419<br />
Baccarini, P. — Intorno ad una particolarità dei vasi<br />
cribrosi nelle Papilionacee {proc. verb.) » 162<br />
Balsamo, F, — Ricerche sulla penetrazione delle radiazioni<br />
nelle piante. Parte prima. Metodo di ricerca. (Riassunto) » 65<br />
Baroni, E. — Frammenti liclienografici » 192<br />
— Lichenes pedemontani a ci. prof. Arcangeli in monte<br />
Cinisio et monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti ...» 370<br />
— Noterelle crittogamiche » 243<br />
— Ricerche anatomiche sul frutto e sul seme di Eugenia<br />
myrtillifolia DC » 275<br />
— Sopra alcune crittogame africane raccolte presso Tri-<br />
poli di Barberia dal prof. Raffaello Spigai » 239,241<br />
— Sulla struttura del seme àeW Hemerocallis flava L. . » 61<br />
Bargagli, P. — Dati cronologici sulla diffusione della Ga-<br />
linsoga parviflora Ruiz e Pav. in Italia » 129<br />
Bolzon, P. — Appunti sulla flora del Trevigiano ...» 261<br />
— Contributo alla flora dell'Elba » 311,356<br />
— Contributo alla flora della Pianosa » 257<br />
BoRzi, A. — Anomalie di struttura del fusto di Phaseulus<br />
Caracolla {proc. verb.) » 16<br />
— Sui cristalloidi nucleari proteici delle specie di Con-<br />
volvulus (proc. verb.) » 46<br />
— Sui fasci bicollaterali di alcune Crocifere e delle rela-<br />
tive anomalie {proc. verb.) » 60
464<br />
INDICE<br />
Bresadola, J. — Imenomiceti nuovi Po.g- 196<br />
Caruel, T. — Delle regioni botaniche in Italia .... » 123<br />
— Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori » 108<br />
— Intorno al genere Rosa e necessità d'intendere la « spe-<br />
cie » (proc. verh.) » 155<br />
— Relazione intorno ai programmi pei ginnasi ed i licei<br />
(proc. verh.) » 167<br />
—• Sul genere Maillea {proc. vero.) » 338<br />
— Sul nome generico Erythraea {proc. verh.) » 283<br />
— Sulla Rosa sempervirens (proc. verh.) » 283<br />
Cavanna, G. — Intorno ai programmi pei ginnasi ed i<br />
licei {proc. verh.) ;> 168<br />
Chiovenda, e. — Sopra alcune piante rare o criticlie della<br />
flora romana 295,381,386,403<br />
Gigioni, G. — Schiarimenti sulla precedente comunica-<br />
zione sulVAdonis fiammeus Jacq » 199<br />
CUBONi, G. — Sulla forma ibernante del Fusicladlum den-<br />
driticum Fuck {proc. verh.) » 287<br />
— Sulla Rogna o Scabbia dei bronzi {proc. verh.) ...» 287<br />
— La sessualità delle piante secondo uno scrittore del<br />
secolo XVI » 426<br />
De Toni, G. B. — Sul Porphyrosiphon Notarisii {proc. verh.) » 269<br />
Geremicca, M. — Sulle cellule del mesotecio àeW Hydrangea<br />
Hortensia » 37<br />
Giordano, G. C. — Nuova contribuzione di Muschi meri-<br />
dionali « Addenda ad pagillum muscorum in agr. neapolit.<br />
lectorum » » 39<br />
GoiRAN, A. — Comunicazioni » 51<br />
— Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso ai monti<br />
Lessini veronesi 151,250,269,273,306,361,411,445<br />
— I terremoti e la vegetezione » 102<br />
— Sulla presenza di Fraxinus exceìsior L. nei monti ve-<br />
ronesi » 95<br />
— Sulla presenza e distribuzione di Evonymus latifolius<br />
Scop. nel Veronese » 122<br />
— Una erborizzazione fuori stagione » 189<br />
Grampini, O. — Due piante interessanti per la flora romana » 288<br />
Jatta, a. La Peltigera rufescens Hoffm. var. innovans . » 378<br />
— Licheni raccolti nell'isola d'Ischia fino all'agosto del 1891 206,209<br />
— Sul genere Siphulastrum Muell. Arg » 246<br />
— Materiali per un censimento generale dei licheni ita-<br />
liani {proc. verh.) » 16<br />
— Idem » 431<br />
Kruch, O. — Sopra un caso di rizomania nel Rosmarino » 220<br />
— Sulla presenza del Cycloconium oleaginum Cast, in Italia >> 177<br />
Lettera al Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi<br />
per i ginnasi ed i licei {proc, verh.) .... » 186
INDICE 465<br />
Levier, e. — Sul Banunculus lacervs Bell, in Piemonte e<br />
— Intorno alla AzzoUa CaroUneana » 101<br />
— Sull'esistenza della F/o/a ca^cara/o nell'isola dell'Elba<br />
il Cyperus difformis L. in Toscana {proc. vero.). . . . Pag. 355<br />
{proc. vero.) » 301<br />
Macchiati, L. — Seconda comunicazione sulla coltura<br />
delle Diatomee » 329<br />
— Sulla riproduzione della Navicula ellittica Ktz. .<br />
— Terza contribuzione alla fiora del gesso » 120<br />
Martelli, U. — Epoca della formazione del grappolo nello<br />
gemme della vite » 52<br />
— Gita sul littorale toscano fra Follonica ed Orbetello<br />
. » 1G8<br />
{proc. verh.) » 355<br />
— Osservazioni critiche sopra gli Astragali italiani<br />
{proc. verh.) » 306<br />
— Riproduzione agamica del Ci/noinoriutn coccineum . . » 07<br />
— Ayaricus piopparello {pror. verb.) » 445<br />
— Notizie sull'erbario Amidei, giacente presso il Comizio<br />
Agrario di Volterra » 417<br />
Massalongo, C. — Contribuzione all' acaro-cecidiologia<br />
della flora veronese » 71<br />
— Di alcuni Entomocecidii della flora veronese .... » 80<br />
— Osservazioni intorno ad un rarissimo Entomocecidio<br />
dell' //ecZera Helix {proc. verb.) » 106<br />
Massalongo, C. — Intorno alla Taphrin a p>olisi}ora {Sor.)<br />
. Johans., var. Pseudoplatani » 197<br />
— Sulla scoperta in Italia della Calyptospora Goepper-<br />
tiana J. Kiihn » 236<br />
— Sugli scopazzi di Alnus incana DC. causati dalla Taphrina<br />
epiphiiUa Sadeb » 79<br />
— Sopra un Dittero-cecidio à^W Eryngium ameihystinum » 429<br />
— Deformazione parassitaria dei fiori di Ajuga chamaepi-<br />
tys Scbreb. » 430<br />
MiCHELKTTi, L. — Commemorazione di Antonio Manga-<br />
notti di Verona » 194<br />
— Sulla restaurazione del latino » 452<br />
Pasquale, F. — Su di una nuova teoria carpellare . . » 26<br />
Penzig, 0. — Sulla Barbeia oleoides {pi-oc. verb.) ...» 269<br />
Piccioli, L. — Rapporti biologici fra le piante e lo lumache 228,338<br />
Picui, P. — Alcuni esperimeutifisiopatologici sulla vite in<br />
relazione al parassitismo della Ferunospora (seconda Nota) * 203<br />
Pirotta, R. — Sulla presenza di serbatoi mucipari nella<br />
Hypoxis erecta {proc. verb.) * 112<br />
— Sulla costituzione della famiglia delle Hypoxidaceae<br />
{proc. verh.) » 112<br />
— Sopra un carattere delle Gelsominet » 13b<br />
— Sul Cynomorium coccineum {proc. verh.) » 186
466<br />
INDICE<br />
PiROTTA, R. — Il nuovo gruppo delle Calazogame di Treub. Pag. 224<br />
— Tre casi teratologici » 303<br />
Poli, A. — Sui nuovi programmi di botanica pel ginna-<br />
sio e liceo<br />
Re, L. — Sulla distribuzione degli sferiti nelle Amaril-<br />
' » 163<br />
lidacee » 288<br />
Riunione generale in Napoli » 5<br />
Riunione generale in Genova » 395<br />
RoDEGHER, E. Venanzi, G. — MuscM della provincia di<br />
Bergamo » 237<br />
Rossetti, C. — Appunti sulla flora della Toscana. . . » 254<br />
Rossetti, C. e Baroni, E. — Frammenti epatico-licbe-<br />
nografici » 372<br />
Severino, P. — Ancora pei programmi nelle scuole se-<br />
condarie » 335<br />
Solla, R. — Notizie botaniche sull'Italia centrale (proc.<br />
verh.) » 234<br />
SoMMiER, S. — Cenno sui resultati botanici di un viag-<br />
via nel Caucaso » 18<br />
— Riassunto di un suo lavoro sulla flora del Nord della<br />
Siberia occidentale (proc. verh.) » 82<br />
— Seconda gita a Capalbio » 348<br />
— Una gita in Maremma 314,321<br />
Tanfani, E. — L'insegnamento della botanica nei ginnasi » 146<br />
— Relazione sul libro di A. Zimmermann « Die Botanische<br />
Mickroteclinik » {prue, verh.) » 385<br />
— Sopra una Lychnis ibrida » 100<br />
— Sul Poìycarpon peploides » 211<br />
Terracciano, a. — Intorno alla struttura fiorale ed ai<br />
processi d'impollinazione in alcune Nigella » 46<br />
— Le Sassifraghe della flora romana » 180<br />
— Le Sassifraghe del Montenegro raccolte dal dott. A. Bal-<br />
dacci » 132<br />
— Seconda contribuzione alla flora romana » 113<br />
— Terza contribuzione alla flora romana » 139<br />
— Intorno un libro malamente attribuito a G. Wedel<br />
de Hyperico (aliis Fuga Daemonum), dissertatio<br />
inauguralis hotanico-medica (proG. verh.) » 162<br />
— Contribuzione alla flora del paese dei Somali. ...» 421<br />
Tuccimei, G. — La lingua scientifica internazionale o restauriamo<br />
il latino ! » 431<br />
VoGLiNO, P. — Osservazioni sopra alcuni casi teratolo-<br />
gici di Agaricini » 442<br />
Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10.