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THE UNIVERSITY<br />

OF ILLINOIS<br />

LIBRARY<br />

5&0.G<br />

SOB<br />

OTTO HARRASSOWtTZ<br />

BUCHHANOLUNG<br />

: LEIPZIG:


^<br />

BULLETTINO<br />

DELLA<br />

SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA


BULLETTINO<br />

DELLA<br />

SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA<br />

^nno 1893.<br />

FIRENZE,<br />

1892.


Firenze, Stabilimento Pellas, Via Jacopo da Diacceto, 10.


5o3<br />

/6 f ^<br />

BULLETTINO DELLA SOCIETÀ BOTANICA ITALIANA<br />

IV' RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI.<br />

Nella sua 3' Riunione generale la Società aveva deferito al Presidente<br />

r incarico di convocarla possibilmente nell' anno 1891 in una<br />

città delle provincie meridionali, e pertanto la 4* Riunione gene-<br />

rale ha luogo in Napoli alla metà di agosto 1891 , col seguente programma<br />

:<br />

Sabato 15 Agosto» — A ore 8 pom. conversazione serale.<br />

Domenica 16. — A ore 8 ant. adunanza privata ; a ore 2 pom. prima<br />

adunanza pubblica; a ore 11 pom. partenza pel Vesuvio.<br />

Lunedì 11. — Ritorno dal Vesuvio; ricerca di piante sulle anti-<br />

che lave.<br />

Martedì 18. — A ore 8 ant. seconda adunanza pubblica ;<br />

a ore 12 mer.<br />

partenza per Baia e visita di quelle antichità ; a ore 3 pom. ri-<br />

cerca di piante al Fusaro ; a ore 5 pom. partenza per Ischia.<br />

Mercoledì 19. — A ore 7 pom. ritorno a Napoli.<br />

Giovedì 20. — A ore 8 ant. terza adunanza pubblica; a ore 4' pom.<br />

visita all' Orto botanico.<br />

Venerdì 21. — A ore 9 ant. partenza per Capri.<br />

Sabato 22. — Partenza per Castellammare e Monte S. Angelo e ri-<br />

torno a Napoli.<br />

Domenica 23. — Riposo 6 gita * Fompei.<br />

Lunedì 24. — Partenza pel Matese.<br />

750578


6 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Le adunanza si tengono nei locali del R. Istituto tecnico in Tarsia<br />

e del R. Istituto d' incoraggiamento delle Scienze, gentilmente<br />

concessi, e alla Riunione intervengono i Soci :<br />

Arcangeli prof. G., Pisa<br />

Balsamo prof. ¥., Napoli<br />

Biondi A., Firenze<br />

Borzi prof. A., Messina<br />

Carnei prof. T., Firenze<br />

Comes prof. 0., Portici<br />

De Rosa dott. F., Napoli<br />

Geromicca prof. M., Napoli<br />

Giordano prof. G. C, Napoli<br />

Jatta dott. A., Ruvo di Puglia<br />

Martelli U., Firenze<br />

Pasquale prof. F., Napoli<br />

Savastano prof. L., Portici<br />

Severino P., Napoli<br />

Sommier S., Firenze<br />

Tanfani dott. E., Firenze<br />

Terracciano dott. A., Roma<br />

Terracciano prof. N., Caserta.<br />

Si scusano per lettera di non assistere alla Riunione o si fanno<br />

rappresentare mediante procura i Soci: Sigg. Aiuti L., Baroni P.,<br />

Baroni dott. E., Bastianini G., Bottini dott. A., Briosi prof. G.,<br />

Caleri U., Della Ripa signora V., De Toni prof. G., Fantozzi P., Gibelli<br />

prof. G., Goiran prof. A., Grilli C, Lojacono Poiero M., Massalongo<br />

prof. C, Mori prof. A., Pasquale prof. G. A., Paulucci march." M.,<br />

Piclii prof. P., Pirotta prof. R., Rossetti dott. C, Rostan 0., Saccardo<br />

prof. P. A.<br />

Assistono inoltre alle adunanze numerosi invitati e vi si fauno-<br />

rappresentare i più importanti sodalizi scientifici di Napoli.<br />

La sera del 15 agosto i Soci si riunivano in geniale ritrovo nei<br />

locali dell' Istituto tecnico a Tai'sia.<br />

Adunanza privata del 16 agosto 1891.<br />

Il Presidente Arcangeli apre V adunanza a ore 9 ant., ed invita<br />

il Segretario Carnei a leggere il verbale dell'adunanza privata tenuta<br />

in Verona, che viene approvato.<br />

Il Socio Martelli propone che la Società mandi un saluto al<br />

Prof. Giov. Antonio Pasquale impedito dal suo stato di salute dal<br />

prender parte alla Riunione, ed i presenti approvano all'unanimità.<br />

Il Presidente rende quindi conto nei seguenti termini della ge-<br />

stione della Società :<br />

Egregi Consoci,<br />

Il nuovo Consiglio di Direzione della nostra Società, da voi<br />

nominato nelle elezioni del settembre decorso in Verona, fu con-<br />

vocato in Firenze il 28 del decembre 1890, per la trasmissione<br />

dei poteri e per le consegne, ciò ch'ebbe luogo in perfetta regola.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI <<br />

Poco appresso uno dei Consiglieri, il chiaris.""^ prof. G-. Gibelli<br />

di Torino, dichiarando che le condizioni del suo domicilio non<br />

erano compatibili con l' esercizio delia sua carica, il Consiglio<br />

si trovò nella spiacevole necessità di considerarlo come dimis-<br />

sionario, e, valendosi dei poteri conferitigli dall'art. 7 dello Sta-<br />

tuto sociale, invitò il sig. Antonio Biondi ad occuparne il posto<br />

fino alla nuova Riunione generale. Il sig. A. Biondi avendo<br />

annuito all'appello del Consiglio, si procedette alla distribuzione<br />

degli uffici non elettivi, che, come già sapete, resultò nel modo<br />

che appresso :<br />

Martelli Ugolino, Archivista; Caruel prof. Teodoro, Segretario<br />

degli Atti; Tanfani dott. Enrico, Segretario del Bidlettino; Le-<br />

vier dott. Emilio, Segretario della Sede di Firenze ; Biondi An-<br />

tonio, Econo'iìio.<br />

Nella Riunione generale tenuta in Verona, la Società nostra,<br />

come ben ricorderete, deferì al suo Presidente la facoltà di con-<br />

vocarla neir anno corrente possibilmente in una città delle Pro-<br />

vincie meridionali, ed ove ciò non fosse stato possibile, delibe-<br />

rava di tenere la sua riunione nel 1892 in Genova.<br />

Il vostro nuovo Presidente, appena entrato in ufficio, ascriveva<br />

a suo principale dovere 1' associarsi al Consiglio direttivo, per<br />

soddisfare nel miglior modo possibile il desiderio espresso in<br />

quella Riunione. In seguito alle riunioni tenute in Firenze, in<br />

Roma ed in Verona, era ben giusto che la nostra bandiera ve-<br />

nisse portata nelle provincie meridionali, e la scelta non poteva<br />

esser dubbia. Nel momento in cui fu formulato in Verona quel<br />

voto, probabilmente Napoli era nella mente e nel cuore di tutti,<br />

e Napoli fu la preferita: né poteva essere altrimenti. Questa<br />

città meravigliosa, nel cui seno la vita si esplica con un' ener-<br />

gia veramente fenomenale, questo lembo di paradiso gettato<br />

sulle coste del Tirreno a sollievo dell'umanità, questa terra<br />

celebre per tante memorie, come quella che accolse le mortali<br />

spoglie del Principe dei poeti latini, che vide morire vittima<br />

della scienza uno dei più illustri naturalisti dell' antichità, che<br />

si largo tributo arrecò alle lettere, alle scienze ed alle arti, è<br />

pure terra classica pel botanico, che nella ricca e svariata ve-<br />

getazione di cui si adornano i suoi dintorni, il suo golfo incan-<br />

tevole e le isole che lo circondano, trova campo vastissimo e<br />

ben degno dei suoi studi e delle sue esplorazioni.


8<br />

RIUNIOXE GENERALE IN NAPOLI<br />

Con mio sommo rammarico debbo ricordarvi, clie la nostra<br />

Società in questi ultimi tempi ha dovuto subire perdite gravi<br />

ed irreparabili. Nel periodo infatti di raen clie sei mesi la morte<br />

ci ha rapito tre dei nostri migliori soci, nelle persone del dottor<br />

Emilio Marcucci, del sig. Enrico Groves e del generale Vincenzo<br />

Ricasoli, r ultimo dei quali, già Vicepresidente della nostra So-<br />

cietà nel passato triennio, ci fu rapito nel mese di giugno ultimo<br />

scorso, mentre egli trovavasi al suo giardino sperimentale della<br />

Casa bianca a Portercole, tuttora sulla breccia all'età di 78 anni,<br />

in mezzo alle piante sue predilette. È ben vero che nel periodo<br />

trascorso dal settembre al momento attuale, 6 nuovi soci ven-<br />

nero iscritti nel nostro elenco: siccome però, oltre quelli ricor-<br />

dati di sopra, necessità volle che tre fossero radiati dal ruolo<br />

a forma dell' art. 25 dello Statuto, il numero totale di 131 resta<br />

invariato, qual'era all'epoca della Riunione di Verona. Quindi<br />

altro non resta che fare i più caldi voti, affinché un semestre<br />

cosi infelice e deplorevole mai più si ripeta nell' avvenire.<br />

Nella Riunione di Verona furono presentati ben 18 lavori in<br />

iscrìtto. Successivamente altri 38 ne sono stati presentati com-<br />

plessivamente dalle sedi di Firenze e di Roma, nelle loro adu-<br />

nanze dall' ottobre 1890 al giugno 1891, senza contare le comuni-<br />

cazioni verbali. Gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenze<br />

dell'art. 21 dello Statuto sono stati pubblicati nel Bulleitino,<br />

secondo il consueto, con la massima diligenza compatibile con<br />

tale genere di pubblicazioni, e pure in quest' anno, alla stampa<br />

dei lavori che non potevano comparire nel Bulleitino, ha sup-<br />

plito, come pel passato, la Direzione del Nuovo giornale ììotanico<br />

italiano.<br />

Varie erborazioni sono state fatte dal settembre decorso sotto<br />

gli auspicii della nostra Società. Una di queste ebbe luogo al<br />

M. Stivo presso Riva, subito dopo la nostra gita al Monte Baldo;<br />

altra fu fatta posteriormente al lago Sibolla e a Bientina; altra al<br />

M. Penna della Croce nelle Alpi Apuane, ed una quarta all'Isola<br />

dell' Elba.<br />

Grazie all' attività del nostro Archivista é stato già compilato<br />

e distribuito il Catalogo della Biblioteca sociale, ciò che gioverà<br />

non poco a renderne accessibili le ricche raccolte della Biblio-<br />

teca stessa. 11 numero totale delle opere ed opuscoli, che al-<br />

l' epoca dell' adunanza in Verona era di 1340, dovuti a 174 do-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOI-I 9<br />

Qatori, 61 italiani e 113 esteri, si è accresciuto fino al di d' oggi<br />

di 550 opere ed opuscoli, dovuti a 71 donatori, 30 italiani e<br />

41 stranieri.<br />

Dal 2 settembre 1890 a tutto il 16 agosto 1801 la gestione<br />

economica si compendia come appresso:<br />

Entrata.<br />

Resto di cassa L. 611.57<br />

Da contribuzioni di Soci ...» 2315. 00<br />

Da un Socio perpetuo » 150. 00<br />

Uscita.<br />

L. 3076.57<br />

Spese in occasione della Riunione generale a Verona L. 106. 00<br />

Alla Direzione del Nuovo giornale botanico italiano<br />

in ordine all' art. 34 dello Statuto per resto e<br />

saldo del 1890 » 810.00<br />

Alla suddetta come sopra per 1* rata 1891 ...» 500. 00<br />

Spese di cancelleria, posta e simili » 408. 20<br />

Per circolari per la Biblioteca, carte di riconoscimento<br />

per la Riunione di Verona, biglietti per-<br />

sonali ecc » 189.00<br />

Rimborso di spese alla Sede di Roma > 38. 70<br />

Mance ad inservienti » 20. 00<br />

Per alcuni mobili ed un bollo ......... 69. 00<br />

Riassunto.<br />

L. 2140.90<br />

Somme ad entrata L. 3076. 57<br />

» ad uscita » 2140. 90<br />

Residuo attivo L. 935.67<br />

Del residuo attivo in lire 935. 67, lire 800 furono ultimamente<br />

depositate alla Cassa di Sconto di Firenze. Quindi il detto re-<br />

siduo, sommato alle lire 1675, depositate alla Cassa di Risparmio<br />

in. più tempi, dà la somma totale di L. 2610. 67, che aggiunta al


10<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

valore dei mobili e dei libri che la Società possiede, costituisce<br />

il suo capitale in essere.<br />

Il nuovo Consiglio di Direzione, che si tiene ben onorato di<br />

presentarsi a voi per la prima volta, sottopone alla vostra ap-<br />

provazione il suo operato e la sua gestione economica.<br />

Egli deve poi chiamarvi a deliberare circa la nuova Riunione<br />

generale.<br />

A forma inoltre di alcune proposte del Consiglio stesso, sarete<br />

chiamati a discutere §opra alcune modificazioni al nostro Statuto.<br />

Finalmente dovrete eleggere un nuovo Consigliere.<br />

^oo^<br />

Pel Consiglio di Direzione<br />

della Società 'botanica italiana<br />

G. Arcangeli pres.<br />

L' operato della Direzione viene approvato ad unanimità.<br />

Il prof. Balsamo prende la parola per ringraziare a nome dei<br />

Soci napoletani la Direzione per aver scelto Napoli a sede della<br />

Riunione.<br />

Aperta la discussione sul luogo e sul tempo della prossima Riu-<br />

nione generale vien fatta dal prof. Comes la proposta di confermare<br />

il voto emesso nella Riunione di Verona di riunirsi nel 1892 in<br />

Genova, e dietro proposta del medesimo, si delibera che la Riunione<br />

generale pel 1892 abbia luogo in Genova nell' autunno, dando mandato<br />

di fiducia alla Direzione per le opportune pratiche e modalità.<br />

Si procede quindi alla discussione delle proposte di modificazione<br />

allo Statuto, e dopo vivace discussione le proposte del Consiglio di<br />

Direzione vengono approvate integralmente nei termini seguenti :<br />

Art. 5. — Essa (la Direzione) è costituita da un Consiglio com-<br />

posto di un Presidente, di « quattro » Vice-Presidenti<br />

Art. 34. — Per il « rimanente del » triennio 1891-93 la stampa e<br />

pubblicazione del Bullettino della Società vengono afiidate alla Di-<br />

rezione del Nuovo giornale botanico italiano, la quale s' impegna :<br />

l*» a pubblicarlo a sue spese « (salvo una corresponsione aanua<br />

di L. 150 per parte della Società), mensilmente e separatamente dai »<br />

fascicoli del Giornale « con impaginazione propria e con frontespizio<br />

e copertina speciali. » Il Giornale « continuerà ad essere pub-<br />

blicato nelle medesima condizioni che al presente ; » 2" a cedere alla<br />

Società, al prezzo ridotto di L. 10 per copia, tante copie del Gior-<br />

nale « e del Bullettino » quante ne saranno richieste per distribuirsi<br />

ai Soci ; 3" a somministrare senza spese ad ogni autore di comunicazioni<br />

inserite nel Bullettino 80 copie della propria comunicazione,


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 11<br />

con l' impaginazione e numerazione del « Bullettino ;<br />

pie a disposizione dell' A.rchivista per cambi.<br />

» più. altre 20 co-<br />

Si decide di procedere all' elezione dei due nuovi Vicepresidenti<br />

in altra adunanza, e la seduta è tolta.<br />

Adunanza pubblica del 16 agosto 1891.<br />

Apre r adunanza il Presidente Arcangeli alle 2 '/^ pom. enumerando<br />

i sodalizi che si sono fatti rappresentare alla Riunione. La<br />

E.. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche difatti è rappre-<br />

sentata dai Soci professori Bassano e Piutti; il E,. Istituto d'Incoraggiamento<br />

dal Segretario prof. L. Palmieri; l'Accademia Pontoniana<br />

dal prof. S. Zinno ; la Società dei Naturalisti dal dott. S. Savastano<br />

Presidente, dal prof. Is. Sav. Monticelli Segretario, dai Soci U. Mi-<br />

lone, E. Tagliani e da altri membri pure consoci della Società bo-<br />

tanica. La Società Orticola dal dott. L. Savastano Presidente, dal<br />

dott. F. De Rosa Vicepresidente e da parecchi Soci.<br />

Il Presidente ricorda la perdita dolorosa fatta dalla Società nel<br />

E. Mar-<br />

volger del corrente anno nelle persone di tre valenti botanici :<br />

cucci, Enrico Groves e Vincenzo Ricasoli, e pronunzia le seguenti<br />

parole in ricordo del compianto Generale V. Ricasoli :<br />

CENNI NECROLOGICr SUL GENERALE VINCENZO RICASOLI.<br />

PER G. ARCANGELI.<br />

Delle alte benemerenze del generale Vincenzo Ricasoli, man-<br />

cato ai vivi il 20 giugno ultimo scorso, mentre egli trovavasi nella<br />

sua villa della Casa Bianca nel M. Argentario, già parlarono<br />

persone di me più autorevoli e più competenti, ond' è solo mio<br />

intendimento di tributare qui poche parole alla sua memoria, e<br />

dare sfogo al mio intenso dolore.<br />

Nato in Firenze il 13 febbraio 1814 dal barone Luigi Rica-<br />

soli e da Elisabetta Peruzzi, fino dalla prima sua gioventù egli<br />

mostrò singolare predilezione per le scienze naturali, ed in special<br />

modo per la botanica. Nei viaggi ch'egli intraprese fino dal 1831<br />

in Italia ed all'estero, tuttora giovanissimo attendeva assidua-<br />

mente a raccogliere piante, e stringeva relazioni amichevoli<br />

con gli scienziati di vari paesi. Quantunque da primo i suoi<br />

studi fossero rivolti principalmente alle piante utili ed ornamen-<br />

tali, egli non tardò ad estendere le sue ricerche ad un orizzonte


12 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

più vasto. Già nel 1843 sì éfa costituito un erbario, il suo Her-<br />

Mrium RicasoUanicm, e lavorava assiduamente alla flora del<br />

M. Argentario e di altre parti della nostra Toscana, come ne<br />

fanno fede i duplicati, eh' egli distribuiva ai suoi corrispondenti,<br />

e che tanto spesso troviamo ricordati nelle principali flore della<br />

nostra penisola.<br />

Di sentimenti altamente patriottici, nella riscossa del 1848 lo<br />

vediamo arruolarsi fra i volontari toscani, e poco appresso, im-<br />

paziente di battersi contro gli Austriaci, lo vediamo nell'esercito<br />

piemontese in qualità di luogotenente aggregato al corpo di Stato<br />

Maggiore del Re Carlo Alberto prender parte alla battaglia di<br />

Novara. Ma ciò non basta. Ben apprezzando egli quanto inte-<br />

resse avesse per la nostra Italia, specialmente in quell'epoca,<br />

la questione d'Oriente, sempre desideroso di giovare alla patria<br />

sua, arruolatosi nell'esercito piemontese, egli combattè nel 1855<br />

valorosamente in Crimea alla Torre di Malakoff ed alla Cernaja,<br />

e successivamente prese parte alle campagne del 1859, del 1860-61<br />

e del 1866, in breve a tutte le campagne che condussero al ri-<br />

scatto della patria nostra. Né solo con le armi egli efficacemente<br />

contribuì al nostro risorgimento, ma pure con i suoi savi con-<br />

sigli, come lo attestano le frequenti lettere eh' egli scriveva al<br />

suo fratello Bettino, il celebre Barone di ferro, che tanta parte<br />

ebbe nelle vicende politiche della Toscana e dell'Italia nostra,<br />

ed i cui grandi meriti, a dir vero, non furono peranche adegua-<br />

tamente riconosciuti.<br />

Compita l'opera portentosa del risorgimento italiano, e sod-<br />

disfatto il suo principale desiderio, egli depose le armi, per de-<br />

dicarsi tutto agli studi suoi prediletti: e fu appunto nel 1868,<br />

che egli si accinse all' istituzione del suo Giardino Sperimentale<br />

della Casa Bianca nel M. Argentario, giardino che costituisce<br />

una delle principali meraviglie della nostra penisola. Tale opera<br />

fu da lui intrapresa nella convinzione di non potere riprendere<br />

gli studi suoi prediletti con quella energia con cui avrebbe de-<br />

siderato « Ma la passione per le piante, egli dice, non mi dava-<br />

« pace, ed andava cercando un' occupazione, che con queste<br />

« avesse attinenza, e che pur facesse servire il mio poco sapere<br />

« a qualche cosa d' utile per la scienza. Pensai allora a dedi-<br />

« care questi miei ultimi anni alla creazione dì un giardino<br />

« sperimentale, per giungere a conoscere la temperatura mi-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 13<br />

« nima alla quale possono vivere le specie che provenutilo da<br />

« climi molto più caldi, e che nel loro paese stanno in condi-<br />

« zioni diverse da quelle che possono trovare tra noi. »<br />

Quali difficoltà egli ebbe a superare in questa sua opera<br />

ben conoscono tutti coloro che visitarono quella località: ter-<br />

reno roccioso e ribelle alla cultura, deficienza di braccia occor-<br />

renti per lavori, mancanza assoluta di acqua. Eppure egli seppe<br />

tutte superarle, colla straordinaria sua attività e col suo ardore<br />

pressoché giovanile. Allorquando io ebbi la sorte di visitare<br />

quella località nel 1883, ne rimasi altamente sorpreso, né sapeva<br />

persuadermi del come egli avesse potuto trasformare una rozza<br />

e rocciosa pendice in un ameno giardino, ove parecchie centi-<br />

naia di piante delle regioni più svariate del mondo, intreccia-<br />

vano i loro rami. Ben mi ricordo con quanta squisita gentilezza<br />

egli mi facesse la descrizione di tutte le parti del giardino stesso,<br />

e delle piante che vi erano coltivate, e con quanta soddisfa-<br />

zione, nelle ore di riposo alla sera, mi mostrasse il catalogo da<br />

lui stesso compilato, ove era tenuto nota di tutte le più inte-<br />

ressanti particolarità, relative alle piante che formavano oggetto<br />

delle sue cure. Tutto era tenuto nell'ordine il più perfetto, e<br />

non esito affatto a confessare, che quei tre giorni, ch'io rimasi<br />

suo ospite, furono per me una vera e continuata lezione.<br />

Della sua grande passione per l'orticultura e per la botanica<br />

fanno pur fede i lavori da lui pubblicati. Allorquando nel 1876<br />

fu istituito il Bullettino della R. Società Toscana d' Orticultura,<br />

egli vi prese parte attivissima, e numerosi sono gli articoli da<br />

lui pubblicati in quel periodico, eh' egli contribuì pure ad arric-<br />

chire di tavole, ed a fare giustamente apprezzare anche all'estero.<br />

Tra i lavori da lui pubblicati meritano di essere ricordati principal-<br />

mente l'interessante ed accurato elenco intitolato: Catalogo delle<br />

collezioni di piante coltivate nel giardino del harone Bettino<br />

Ricasoli presso al Pellegrino fuori la Barriera S. Gallo (Le<br />

Monnier, 1874); il resoconto di parte delle osservazioni fatte al<br />

M. Argentario, sotto il titolo di Otto anni di esperimenti di<br />

piante al M. Argentario, pubblicato nel citato periodico; lo scritto<br />

intitolato: Bell'utilità dei giardini di acclimazione e della na-<br />

turalizzazione delle piante, e le traduzioni delle monografìe delle<br />

Agave e delle Yucche del prof. Baker, tutti pure pubblicati nel<br />

Bullettino.


14 lllUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Né solo egli fu in alto grado benemerito dell' orticultura e della<br />

botanica, ma pure della agricoltura: essendoché egli riusci a<br />

trasformare un' insalubre ed inospitale estensione della pianura<br />

grossetana in una florida tenuta di dodici poderi, la tenuta di<br />

Gorarella, contribuendo cosi a migliorare grandemente le condi-<br />

zioni igieniche ed economiche dei coltivatori di quella regione, e<br />

mostrando chiaramente quanto sconsigliato sia sovente il pen-<br />

siero di quei coltivatori eh' emigrano in lontani paesi. « Il mio<br />

« più vivo desiderio, egli dice nella sua relazione al Ministero<br />

« d' Agricoltura, si é che il mio esperimento induca la convin-<br />

« zione che in Italia abbiamo tesori inesplorati da far valere,<br />

« ai quali si possono volgere quelle migliaia di braccia, che<br />

« vanno fuori a cercare un lavoro incerto e micidiale, e mercè<br />

« le quali si può risanare e render feconda dì una grande ric-<br />

« chezza nazionale quella vasta estensione di terra chiamata<br />

« con ragione da un egregio Ministro la vera Italia irredenta. »<br />

Allorquando la R. Società Toscana di Orticultura si fece ini-<br />

ziatrice degli studi sulla convenienza d' istituire in Italia una<br />

Società botanica, egli fu chiamato a far parte della Commissone<br />

incaricata di effettuare tali studi, e fu ben lieto di prender parte<br />

alla fondazione di questo nostro Sodalizio, nel quale a buon<br />

diritto gli fu affidata la carica di Vicepresidente. Tutti noi ri-<br />

cordiamo con quanto interesse egli abbia preso parte fin da<br />

principio alle nostre adunanze nella sede di Firenze, e pure<br />

nelle riunioni generali di Firenze e di Roma. La sua passione<br />

per le piante e pei fiori era veramente meravigliosa, e sembrava<br />

andasse accrescendosi con l' età. Tutto occupato nella cultura<br />

e nello studio delle sue piante, ed in relazione continua con nu-<br />

merosi corrispondenti di tutte le parti del globo, era altrettanto<br />

generoso nell' offrire altrui, quanto lieto nel ricevere. Ben ri-<br />

cordo con quanta gentilezza egli mi abbia più volte favorito<br />

piante rare e preziose delle sue collezioni pel nostro Giardino<br />

botanico. Io ben ricordo com' egli fosse felice, all' epoca della<br />

prima riunione generale in Firenze, per aver ricevuto dall'estero<br />

varie bellissime cicadacee, e con quanta premura egli stesso mi<br />

conducesse a vederle nel giardino Mercatelli, ov' erano state<br />

provvisoriamente collocate. Ben mi ricordo con quanta insistenza<br />

m' invitasse a recarmi di nuovo alla Casa Bianca, e cohie mi<br />

ripetesse più e più volte l' invito 1' anno seguente, nella riu-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 15<br />

nione generale a Roma, e persino pochi giorni avanti la sua<br />

morte.<br />

La mattina dell' 11 giugno decorso mi perveniva una cartolina<br />

con queste parole:<br />

« Carissimo Professore,<br />

« Sono qui da qualche settimana ammalato di catarro di sto-<br />

« maco, e mi ci tratterrò ancora qualche giorno. S' Ella potesse<br />

« farci una visita io Le ne sarei gratissimo.<br />

« Accolga i sensi della mia considerazione, e mi abbia per suo<br />

« Affezionat." Amico<br />

V. R.<br />

« Gli occhi m' impediscono di scrivere, e si va ogni giorno<br />

« peggio. »<br />

Infatti la cartolina non era di suo carattere.<br />

Nel leggere queste poche righe mi sentii stringere il cuore<br />

da un triste presentimento. Le mie occupazioni non mi permet-<br />

tevano di assentarmi, ed era con mio sommo dispiacere nell'im-<br />

possibilità di soddisfare quel desiderio tante volte ripetuto. Risposi<br />

immediatamente ringraziandolo, e dicendo che nel momento<br />

non mi era possibile appagare quel desiderio e eh' ero con mio<br />

dispiacere costretto a differire quella gita: aggiungevo pure<br />

alcune parole di conforto relativamente alla sua salute. Circa<br />

undici giorni dopo mi giunse l' annunzio della grande sciagura.<br />

Pur troppo il mio presentimento si era avverato! Il maestro e<br />

l'amico nostro ci aveva lasciati per sempre.<br />

L' anima sua grande e generosa, e l' amore eh' egli aveva per<br />

le piante si riflettono pure nel suo testamento, eh' egli stesso<br />

vergò di suo pugno, il di P marzo di quest' anno, sentendosi ap-<br />

pressare la morte. Egli raccomanda il suo giardino della Casa<br />

Bianca ad utilità della scienza e splendore del paese, provvede<br />

largamente a varie opere pie, e vuole che si facciano elemosine<br />

ai poveri della sua parrocchia, ricorda affettuosamente i parenti<br />

e gli amici, e finalmente lascia il suo Erbario, compresi i dupli-<br />

cati di piante secche, al R. Museo di Fisica e Storia Naturale<br />

di Firenze, onde faccia parte dell' Erbario centrale italiano. Né<br />

certamente poteva far di meglio.


16<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Non ostante la sua modestia veramente esemplare, d'onori-<br />

ficenze, di cariche e d' uffici ebbe ad esuberanza. Egli fu nomi-<br />

nato Cavaliere dell' Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere e<br />

poi Commendatore dell' Ordine illustre dei Santi Maurizio e Lazzaro,<br />

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, Commendatore<br />

dell' Ordine della Corona d'Italia; occupò gradi elevati nella mi-<br />

lizia, e nel 1873 fu nominato Maggior generale. Uscito dall'eser-<br />

cito fu nominato dal Ministero della Guerra Ispettore dei de-<br />

positi per l'allevamento dei cavalli. Fece parte dell'Assemblea<br />

Toscana nell'agosto 1859, fu Deputato nella VII ed Vili legisla-<br />

tura, nel 1881 fu nominato Senatore, e fece parte di varii con-<br />

sigli e di numerose amministrazioni pubbliche e private.<br />

Gravissima è stata certamente la perdita del Generale per<br />

l'Italia nostra e per la scienza, e gravissima pure per questa<br />

nostra Società, che in lui ammirava una delle più nobili e splen-<br />

dide individualità, uno dei più bei modelli, uno dei principali<br />

suoi sostegni. Ma poiché non é in nostro potere il riparare a<br />

tanto infortunio, né all' uomo é dato invertire le supreme leggi<br />

della Natura, auguriamoci almeno che la memoria dell'Illustre<br />

Uomo valga a sempre meglio consolidare i vincoli e le basi di<br />

questo nostro giovane Sodalizio, eh' essa possa guidarci nel dif-<br />

ficile cammino della vita e della scienza, e eh' essa possa giun-<br />

gere pui'a ed inalterata alle più remote generazioni.<br />

Prende quindi la parola il Sacio Jatta il quale presenta un lavoro<br />

dal titolo : Materiale per wji censimento generale dei licheni italiani :<br />

diviso in tre capitoli cioè : 1° Considerazioni generali sulV habitat dei<br />

licheni in Italia; 2° Bibliografia; 3° Omeolicheni. Superando questo<br />

lavoro per la sua mol« i limiti prescritti dallo Statuto, comparirà<br />

nel corpo del Giornale.<br />

Il Socio BoRzi riferisce intorno 31\q Anomalie di struttura del fxLsto<br />

di Phaseolus Caracalla. Egli premette alcune notizie intorno a' ca-<br />

ratteri dei tessuti primari del caule di quella liana, facendo rilevare<br />

come nulla di anormale detti tessuti presentino. Al momento<br />

in cui comincia la costituzione dei tessuti secondari il cambio ma-<br />

nifesta la sua attività generando in tutto il circuito del cilindro<br />

assile e in via centrifuga delle serie radiali di cellule legnose, e che<br />

neir insieme costituiscono una spessa guaina midollare. Indi procede<br />

regolarmente la formazione di floema e di silema secondario. Quest'<br />

ultimo tessuto offre un' importanza del tutto eccezionale. Manca<br />

costantemente di tracheidi e di vere fibre legnose. Queste sono rap-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 17<br />

presentate da scarsi gruppetti di fibre d'indole floemica, cioè a pa-<br />

rete non lignificata e che i reattivi jodici manifestano costituita di<br />

pura cellulosa. Il parenchima del silema secondario è in grandissima<br />

prevalenza sugli altri tessuti ; difterenziato in raggi o no, di raro<br />

i suoi elementi lignificano la propria parete passando allo stato per-<br />

manente, mentre la più parte di essi persiste in condizioni cambiali.<br />

I pochi elementi di parenchima silemico a parete lignificata formano<br />

intorno ai grossi vasi areolati degli irregolari rivestimenti :<br />

ne derivano veri isolotti aventi al centro pochi vasi areolati e cir-<br />

condati dai detti elementi legnosi. L'abbondante parenchima a elementi<br />

cambiformi che separa siffatte aree è sede di nxiove forma-<br />

zioni d'indole perciò terziaria, per le quali il fusto, a partire dal<br />

secondo anno, acquista una struttura affatto anomala. I tessuti ter-<br />

ziari generati assumono di buon' ora i caratteri di floema : si formano,<br />

cioè, esclusivamente dei fascetti di libro terziario. Essi svolgonsi<br />

tanto in seno al floema secondario quanto all' interno del<br />

legno secondario. Presso quest'ultimo tessuto essi fascetti sono più<br />

frequenti, in quanto che molti prendono origine dal parenchima dei<br />

raggi midollari, e altri qua e là all' interno della restante regione<br />

xilemica. Soltanto in seno al libro secondario i fascetti di floema<br />

terziario si svolgono all' interno delle estreme terminazioni dei raggi<br />

midollari. L' ordine di comparsa dei fascetti tanto nel libro quanto<br />

nel legno secondario è quello stesso che regola l'accrescimento di<br />

questi due ultimi tessuti. Durante la genesi di libro terziario il cambio<br />

conserva inalterata la sua attività, producendo, cioè nuovi<br />

strati di legno e di libro secondario di cui la struttura viene tosto<br />

alterata per frapposizione di nuovi elementi di floema terziario.<br />

Il caso di anomalia descritto non trova, secondo il BoRzi, alcun<br />

riscontro presso i fusti di altre Leguminose, tali: Bauhinia (Crùger,<br />

De Bary), Rlnjnchosia phaseoloides (Crùger), Wistaria sinensis (Le-<br />

CLERC BU Sablon), Miicuna sp. (Fritz Mùller), Pueraria Thunhergiana<br />

(Avetta) e Ahrus precatorms (Wakker). In tutti questi casi<br />

l'anomalia consiste nella produzione di tessuti d' indole terziaria per<br />

attività di una o di più zone generatrici soprannumerarie le quali<br />

prendono origine al di fuori di quella normale, ordinariamente in<br />

seno al libro secondario. Se però, come nella Bauhinia, anche il<br />

silema secondario è in grado di prender parte alla formazione di fascetti<br />

terziari, questi sono normalmente e contemporaneamente<br />

costituiti di libro e legno e non di solo floema come si osserva nel<br />

Phaseolus Caracalìa.<br />

Dai dati esposti risulterebbe che nella costituzione dei fusti di<br />

questa pianta entrano quindi in massima prevalenza degli elementi<br />

d' indole floemica ; per la quale circostanza i fusti medesimi diven-<br />

tano in sommo grado pieghevoli ed elastici.<br />

Btiìh della Soc. bot. Hai.


18<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Il Vicepresidente Sommier comunica il seguente<br />

CENNO SUI RESULTATI BOTANICI DI UN VIAGGIO NEL<br />

CAUCASO. PER S. SOMMIER.<br />

Per scusarmi, in qualche modo, di non essere intervenuto alla<br />

Riunione generale della nostra Società 1' anno scorso, darò oggi<br />

un breve cenno del viaggio nel quale il nostro collega dottor<br />

E. Levier ed io eravamo appunto allora impegnati, e l' indica-<br />

zione sommaria dei risultati botanici di quel viaggio.<br />

Partiti il 28, maggio da Livorno, sbarcavamo il 15 giugno a<br />

Batum, presso i confini fra i possedimenti russi e turchi sul<br />

Mar Nero. Strada facendo avevamo messo a profitto, per fare<br />

raccolte botaniche, le nostre fermate in Sicilia, a Atene, a Co-<br />

stantinopoli e a Trebisonda, trovando già presso quest' ultima<br />

città alcune piante caratteristiche del Caucaso, fra cui VAbies<br />

orientalis che aveva per me un interesse speciale. Vedevo que-<br />

st' abeto nella località classica da dove lo descrisse per la prima<br />

volta il Tournefort, e potevo convincermi quanto esso sia di-<br />

verso di2L\VAlnes obovata col quale è stato confuso dal Ledebour,<br />

e che ben conoscevo per avervi lungamente viaggiato sotto in<br />

Siberia. Potevo accertarmi pure coi proprii occhi dell'altro er-<br />

rore di Ledebour, il quale asserisce che VAMes orientalis ha i<br />

coni eretti, mentre li J^a penduli al pari deW Abies obovata<br />

e del nostro abeto rosso.<br />

Da Batum, dove imparammo a conoscere la esuberante vege-<br />

tazione littoranea della Colchide, facemmo una escursione di<br />

cinque giorni nelle montagne dell'Anticaucaso, risalendo la valle<br />

dell' Agiari-Tzkhali, or non è guari appartenente al Lasistan<br />

turco. Traversando la zona di maestose foreste di Abies Nord-<br />

inanniana e di Abies orientalis, sotto le quali erano ancora in<br />

fiore due degli ornamenti della flora caucasiana, il Rhodoclen-<br />

dron ponticum e il E. flammi, si giungeva fino ai pascoli al-<br />

pini che stavano allora smaltandosi di fiori a contatto delle nevi<br />

che ancora in parte li cuoprivano.<br />

Dopo fermate prolungate a Tiflis, a Borgjom (luogo classico<br />

per le raccolte di Radde) e a Kutais, fermate necessarie per<br />

compiere i preparativi di viaggio e per ottenere permessi e


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 19<br />

coiTimendatizie dalle autorità, ma non inutili per le nostre rac-<br />

colte che vi si aumentarono considerevolmente, il 23 luglio<br />

ci dirigevamo verso la catena centrale del Caucaso. Risalendo<br />

il Rion (il Phase dei Greci), traversando dalla valle di questo<br />

fiume a quella dello Tzkhenis-Tzkhali (l'antico Hippus), giungemmo<br />

a Tzagheri, sui confini della Svanezia. Qui ci convenne<br />

-caricare sopra cavalli le nostre suppellettili, poiché neppure i<br />

piccoli carri mingreli, tirati da bovi, che ci avevano accompa-<br />

gnati fin li, possono penetrare nella Svanezia, vergine fino adesso<br />

di qualunque contatto di ruote.<br />

Il 1° agosto facciamo l'ascensione del monte Tetenar, sulla<br />

sinistra dello Tzkhenis-Tzkhali, dove certo non è stato mai<br />

alcun botanico, e da dove riportiamo una ricchissima messe di<br />

piante (170 specie in più di 500 porzioni d'erbario).<br />

Il 3 e 4 agosto accampiamo sul Latpari, passo alpino che se-<br />

para la valle dello Tzkhenis-Tzkhali da quella dell' Ingur, sa-<br />

lendo a circa 3000 metri sopra una delle cime sovrastanti.<br />

Vicino al passo (circa 2800""), vi sono ancora molte chiazze di<br />

neve, ed il Rhodoclenclron catocasicum, che vi forma una zona<br />

di fitta boscaglia, è in pieno fiore.<br />

Il 5 discendiamo a Kalà, uno dei più alti villaggi della Svanezia<br />

libera (circa 1800"), presso al limite della vegetazione arborea,<br />

segnato qui dagli abeti. Di là facciamo una gita fino ad una cre-<br />

sta rocciosa che sovrasta ai ghiacciai maestosi che scendono dal<br />

Djanga e dal Tetnuld, e poi, seguendo l' Ingur e il suo principale<br />

atfluente, la Mulkhra, traversiamo tutta la parte abitata della<br />

Svanezia libera fino a Ciubikhevi, dove, il 17 agosto, lasciamo<br />

l'ultimo villaggio e l'ultima particella di terreno coltivato.<br />

Colla scorta di 7 bestie da soma, di 6 Svaneti e di un inter-<br />

prete Letschkumese, c'inoltriamo in paese deserto, seguendo un<br />

sentiero appena abbozzato e spesso introvabile, dormendo sotto<br />

la tenda e mangiando le provviste che ci portiamo dietro, cui<br />

si aggiungono gì' incerti della caccia. Traversiamo cosi i valichi<br />

alpini che separano la Nakra dalla Nenskra, e questa dal Seken,<br />

passando dalla Svanezia all'Abkhasia. I nostri accampamenti<br />

sono ora sotto gli alberi secolari, nel folto della foresta, dimora<br />

dei lupi, degli orsi e dei cinghiali di cui ogni giorno vediamo<br />

le traccie, ora sui pascoli alpini, nel dominio degli stambecchi<br />

e dei mufloni.


20 RIUJìIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Dopo avere corso il rischio di perdere uno dei nostri muli,<br />

travolto dalle acque impetuose del Seken, e dopo avere guadato<br />

non senza pericolo l'altro ramo del Kodor, il Kliutsch, risaliamo<br />

quest' ultimo fiume fino al Klukhor, uno dei gioghi per i quali<br />

si passa dal versante asiatico a quello europeo. Là ci fermiamo<br />

quattro giorni per esplorare alcune delle cime vicine (fino<br />

a 3000"") e per visitare un altro passo, il Nakhar (2900*"), noto<br />

per le descrizioni -del Radde. Il 30 agosto attraversiamo il<br />

Klukhor (2800"), camminando per buon tratto con le nostre bestie<br />

sopra nèvès e ghiacciai dove non avremmo mai creduto che po-<br />

tessero trovare appiglio gli zoccoli di un solipede; e del resto<br />

qualche scheletro scarnito che giace sul ghiacciaio ci prova che<br />

l'impresa non riesce sempre fortunata. Scendiamo in Europa<br />

seguendo il corso della Tieberda, affluente del Kuban, lungo la<br />

quale, il 2 settembre, rivediamo per la prima volta delle terre<br />

coltivate, sedici giorni dopo avere lasciato le ultime in Svanezia.<br />

Dalla Tieberda passiamo nella valle del Dout, altro affluente<br />

del Kuban, varcando un colle di 2800, da dove abbiamo una<br />

veduta splendida sulla doppia cima nevosa del gigante cauca-<br />

siano l'Elbruz. Salendo fino a circa 3000"" sui monti che do-<br />

minano questo colle, facciamo, nonostante la stagione avanzata,<br />

una delle più ricche raccolte di tutto il viaggio, in fatto di<br />

piante endemiche del Caucaso. Passato un secondo colle alpino^<br />

scendiamo in paese Karaciai ad Utschkulan, villaggio situato al<br />

confluente del Kuban e del Nakhar.<br />

Di là, risalendo il torrente Kiikùrtli, andiamo ad accampare<br />

al piede dell'Elbruz, a 2300", altezza fin dove giunge il Pinus<br />

sylvestrìs che colà è l' ultimo albero.<br />

Il 10 settembre, scegliendo il terreno scoperto fra i ghiacciai,<br />

e' inerpichiamo sui fianchi dell' Elbruz (o Minghi-tau, come là<br />

si chiama), fra le roccie granitiche, i blocchi vulcanici e il la-<br />

pillo, fino a circa 3800", alla quale altezza troviamo ancora po-<br />

che fanerogame in fiore, e dove rupi verticali e ghiaccio ci<br />

sbarrano la via.<br />

Ma oramai la stagione era avanzata, e per questo ponemmo<br />

fine al nostro viaggio pedestre che era durato per ben 600 chi-<br />

lometri, durante i quali ci eravamo mantenuti per lo più ad al-<br />

tezze varianti fra 1000 e 3000 metri, facendo osservazioni ba-<br />

rometriche continue, e prendendo ricordi fotografici.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 21<br />

Da Utschkulan, scendendo il Kuban, traversando coi veicoli del<br />

paese le steppe dei Kabardini e dei Cosacchi, raccogliendo più poco<br />

in quelle pianure bruciate dal sole, raggiungemmo a Nevino-Mui-<br />

skaia la ferrovia che ci portò a Vladikavkaz, da dove riattraversammo<br />

la catena sulla strada maestra oramai coperta di<br />

neve. Ripassando per Tiflis e Kutais tornavamo a Batura e ci<br />

imbarcavamo per Odessa il 30 settembre, dopo un soggiorno di<br />

tre mesi e mezzo nel Caucaso.<br />

Vi ho così tracciato a grandi tratti il nostro itinerario, re-<br />

sistendo alla tentazione di darvi nomi di piante che mi sarebbe<br />

venuto fatto di citare ad ogni momento. Ma nominandone alcune<br />

mi sarebbe sembrato di essere ingiusto per tante altre, ed inoltre<br />

avrei corso rischio di dilungarmi troppo. Del resto contiamo di<br />

pubblicare in extenso i risultati botanici del viaggio, quando sarà<br />

ultimato lo studio delle nostre collezioni. Per ora mi contenterò<br />

di citarvi alcune cifre che possono dare una idea della loro<br />

ricchezza.<br />

In complesso, fra fanerogame e crittogame, le nostre colle-<br />

zioni, del Caucaso soltanto, sommano a più di 10,000 porzioni d'er-<br />

bario. Esse si spartiscono in 85 gite, o località diverse. I numeri<br />

di fanerogame sono 3003, di crittogame vascolari 50, di crittogame<br />

cellulari 914. Le famiglie che hanno fornito più numeri<br />

sono le 13 seguenti, che insieme rappresentano il 61.44 % dei<br />

numeri raccolti:<br />

Composte . . .<br />

Numeri


22<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Sono obbligato di parlare di numeri anziché di specie, perché<br />

lo studio di molti generi é ancora appena abbozzato. E certo<br />

che le specie in molti casi non saranno nella proporzione dei<br />

numeri, specialmente in certi generi che per la loro ricchezza<br />

di specie e per il loro polimorfismo attiravano specialmente la<br />

nostra attenzione, come i generi Astragahis, Potentina, Rosa,<br />

Cerastium, Alsine, Geranium, Ranunculus, Campanula, Se-<br />

necio, Centaurea, Cirsìum. Ne verrà di conseguenza che le fa-<br />

miglie, ordinate per la loro ricchezza di specie, non corrispon-<br />

deranno perfettamente col quadro sopra esposto. Le composte,<br />

che da sé sole contano 60 generi, conserveranno però sempre<br />

di gran lunga il primato.<br />

Il genere Potentina é già stato studiato dai signori Siegfried<br />

e Keller, e contiene varie specie nuove.<br />

Nel genere Rosa comunicato al prof. Crépin, questi ha distinto<br />

una nuova specie col nome di Rosa Svanetica.<br />

Le epatiche (119 numeri) vengono adesso studiate dal si-<br />

gnor Stephani; i muschi frondosi (655 numeri) dal signor Bro-<br />

therus.<br />

Da una comunicazione preliminare del sig. Brotherus sap-<br />

piamo che 620 dei numeri di muschi finora studiati rappresen-<br />

tano 204 specie, cioè più della metà delle specie note del Caucaso.<br />

Venticinque specie sono nuove per la briologia Caucasiana. L'aver<br />

riportato da una rapida traversata in una parte del solo Caucaso<br />

occidentale più della metà delle specie note di tutta la catena,<br />

prova che il Caucaso, per rapporto alla sua grande estensione,<br />

ha una flora briologica poco variata; e prova pure con quanto<br />

zelo si sia dedicato alla raccolta dei muschi il mio compagno<br />

dott. Levier, al quale tale raccolta era particolarmente de-<br />

voluta.<br />

Abbiamo inoltre distribuito più di 800 cartine di semi a vari<br />

orti botanici e stabilimenti orticoli.<br />

Permettetemi ancora di riassumere in poche parole l'aspetto<br />

generale della vegetazione nelle parti del Caucaso occidentale<br />

da noi percorse.<br />

I. La eegione littorale della Colchide, dotata di un clima<br />

caldo e piovoso, è caratterizzata da una vegetazione di straor-<br />

dinaria esuberanza. È però poverissima di piante erbacee e di<br />

suffrutici, che sembrano soffocati dalla ricca vegetazione di


KlUNIOME GENERALE IN NAPOLI 2'à<br />

grandi alberi e di arbusti e dalla Pieris aquilina che invade<br />

con rapidità straordinaria tutti i luoghi diboscati ed i campi<br />

abbandonati, scacciando quasi 0!^ni altra pianta. Là si trovano,<br />

allo stato selvatico, molti degli alberi da frutto dell'Europa<br />

media, che portano frutti mangiabili, talvolta — il ciliegio per<br />

esempio — eccellenti. Se tutti questi alberi vi siano indigeni, o<br />

se siano i discendenti di antiche colture in un paese che a varie<br />

epeche ebbe una florida civiltà, è difficile il dire. Vedendoli<br />

in mezzo a foreste ora vergini, verrebbe fatto di considerarli<br />

come autoctoni ; ma un caso ci fece nascere dei dubbi sulla va-<br />

lidità di questa prova. Nell'alta valle del Seken, a molte diecine<br />

di miglia da qualunque abitazione umana, trovammo inopinata-<br />

mente in mezzo alla foresta di quercie, di faggi e di abeti, vari<br />

di questi alberi in un'area circoscritta, dove, guardando con at-<br />

tenzione, si vedeva che vi era stata una colonia umana, rivelata<br />

fra altri indizi da qualche spiga di cereale nata da sé. Doveva<br />

essere stata la dimora di Abkasi, che hanno emigrato in massa<br />

dal paese soltanto dopo compiuta la conquista russa, cioè da pochi<br />

decenni. Già adesso è quasi scomparsa ogni traccia da cui si possa<br />

arguire che quel luogo fu coltivato; pochi decenni ancora, e la fo-<br />

resta avrà là, come tutto intorno, un aspetto di perfetta vergi-<br />

nità, ma gli alberi da frutto vi saranno sempre. Un altro fatto<br />

è venuto a confermare i nostri dubbi, ed é stato il vedere una<br />

pianta di introduzione relativamente recente, la Phytolacca de-<br />

candra, nei luoghi più selvatici, lontana da ogni abitazione, là<br />

dove non si sarebbe esitato a dichiararla pianta indigena.<br />

Le piante del piano e dei colli littorali della Colchide sono<br />

fatte per rovesciare tutte le nostre idee di zone di vegetazione.<br />

Li il faggio, a pochi passi dal mare, innalza al cielo dei tronchi di<br />

5 metri di circonferenza. E fra le sue radici, fin dentro ai suoi tron-<br />

chi marciti, si vede crescere il lauro-ceraso di dimensioni insolite.<br />

Si trovano promiscuamente il castagno, il gelso, il carpino, l'ontano<br />

con foglie di dimensioni colossali, i meli, i peri, i susini, i nocciuoli,<br />

i ciliegi, il Diospyros Lotus, il noce, il fico, la Slaphìjlea pinnaia,<br />

la Zelkova crenata, tutti riuniti dall'amplesso del lupolo, delle<br />

Clematis, della bella Smilax eoccelsa, della Periploca graeca e<br />

della vite che ricuopre di pampani i loro rami fino a grande<br />

altezza. Quella foresta rigogliosa, per il verde intenso del suo<br />

fogliame e per l' intreccio impenetrabile delle sue liane, ha un


24: RIUNIONE aENERALE IN NAPOLI<br />

aspetto tropicale col quale fa imo strano contrasto la sua com-<br />

posizione che è quasi tutta di specie europee. Né meno bella è<br />

la boscaglia in quella regione, formata principalmente di Eho-<br />

dodenclron ponticum dal fogliame scuro e lucente, di lauro-ce-<br />

raso, di VaccinUtm Arctostaphylos dai rami corallini e dai fiori<br />

bianclii striati di rosso, di grandi Rubus caucasicus dai frutti<br />

deliziosi. Meno nobile ai nostri occhi era il Sanibucus Ebulus,<br />

tanto abbondante da formare un tratto caratteristico del pae-<br />

saggio. In compenso, nei luoghi paludosi che colà abbondano,<br />

cresce un albero affatto estraneo all'Europa, la Pterocarya<br />

fraxinifolia Lam.<br />

Vari dei rappresentanti di questa flora littorale, anche fra i<br />

più caratteristici, si ritrovano ancora molto lontani dal mare.<br />

Cosi abbiamo incontrato per esempio il lauro-ceraso, il Biospy-<br />

ros, il Vaccinium Arctostaphylos, il Rhodoclendron ponticum,<br />

dopo molti giorni di marcia risalendo i fiumi, sotto le fore-<br />

ste di abeti.<br />

Sul greto stesso del mare e sulle rupi marittime, stazioni<br />

tanto ricche lungo il Mediterraneo, la flora è molto povera.<br />

Manca del tutto la macchia di mirti, lentischi, lillatri, cisti ecc.<br />

caratteristica della nostra regione costiera, e m.anca del pari<br />

quella coorte di labiate e d' altre piante aromatiche e xerofìle<br />

che l'accompagnano.<br />

IL La regione DELVAbìes Nordmanniana e imuJAMes<br />

Orientalis. Allontanandosi dalla zona littorale, e risalendo nei<br />

monti, si trova la foresta principalmente costituita da questi due<br />

alberi, ai quali si aggiungono i faggi, le betule, i carpini, le<br />

querele dai tronchi diritti quasi come gli abeti, gli ontani ed<br />

altri. La regione inferiore di queste foreste è povera ed a tipo<br />

europeo ; ma la superiore, e più ancora i primi pascoli della re-<br />

gione subalpina, hanno una flora che desta stupore ed ammira-<br />

zione in chi la vede per la prima volta. Li, fra 1500 e 2000"<br />

circa, crescono fìtte delle piante erbacee (vari Aconitum, Mul-<br />

gedium, Heracleum, Cirsium, Senecìo, Campanula lactiflora,<br />

Cephalaria tatarica, Centaurea macrocephala. Inula grandi-<br />

flora, Dipsacus pilosus, Lilium monadelphum ecc.) di tali di-<br />

mensioni che i nostri muli vi sparivano affatto, come i cavalli<br />

spariscono fra le erbe delle pampas nell'America meridionale.<br />

Questa zona di erbe giganti che non ha riscontro nelle nostre


RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 25<br />

Alpi, e che dà a quella regione un aspetto tutto suo, l'abbiamo<br />

ritrovata quasi sempre alla stessa altezza sul versante meri-<br />

dionale del Caucaso occidentale.<br />

III. La regione scoperta è la più ricca, ed é quella die<br />

contiene il maggior numero di piante endemiche, che sembrano<br />

aumentare in proporzione dell' altezza. Impossibile sarebbe il<br />

descrivere la bellezza di un prato alpino cosperso dalle sle'.le<br />

rosee delVAsiraniia helleborifolta, e coperto di Anthemis Bie-<br />

bersteiniana dai fiori d' oro e dalle foglie d' argento, di Aqui-<br />

legia olympica dai sepali cerulei e dalle corolle bianche, dì Pa-<br />

paver lateritiwn dai grandi petali fugaci color mattone, di<br />

Pedicularìs atropurpurea alta più d'un metro, di Rìiijncìiocorys<br />

Elephas dalla strana corolla a forma di proboscide, di molte spe-<br />

cie di Geraniuni tutte belle, ma fra cui spiccano il G. Ibericwn<br />

per i suoi grandi fiori d' un violetto intenso ed il G. Renarcli per<br />

le sue foglie bianco-tomentose, di Pyrethrum roseum, di Erigeron<br />

pulchellum, di Aster Caucasicus, di Gentiana sepiemfida. Né<br />

più facile sarebbe descrivervi la gioia di un botanico quando fra<br />

le chiazze di neve calpesta i pascoli dove crescono la Macroio-<br />

onia echioicles, la Caìtha octopetala, il Trollius patulus, la Prx-<br />

ììiitla amoena, il RanuncitAus Baidarae, YAnemone speciosa, la<br />

Fritillaria latifolia, la Coronilla iberica, il Crocus Scharojani<br />

fitti in modo da formare con le loro corolle variopinte un tap-<br />

peto dai colori più smaglianti, o quando trova un ruscello<br />

alpino ombreggiato dalla Primula grandis coi fiori somiglianti<br />

a un Symphytum o quando ancora sulle altissime roccie racco-<br />

glie le Saxifraga flagellaris, laevis, juniperifolia, cartilaginea,<br />

Sibirica, le Braba imbricata e scabra, le Corydalis conor-<br />

y^Mza e pauci^lora, la Dentaria bipinnata, le Jurinea acaulìs<br />

e linearifolia, la Veronica telephiifolia, il Lamium tomento-<br />

sum, V Omphalodes rupestris, la magnifica Scabiosa Caucasica<br />

e tante altre piante rare e belle. Troppo ci vorrebbe a dare<br />

anche una pallida idea di quella ricchissima flora. Perciò mi<br />

contenterò di ricordare la ricchezza — assoluta ed in specie en-<br />

demiche — di alcuni generi, fra i quali primeggiano Saxifraga,<br />

Braba, Ranunculus, Cìrsium, Primula, Geranium, Papaver,<br />

Veronica, Corydalis, Cerastium, Scrophularia, Campanula.<br />

Non ostante una proporzione non piccola di specie non europee,<br />

r aspetto generale della flora non é molto diverso da quello delle


26 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

nostre Alpi, perchè pochissimi sono i generi che non si trovano<br />

da noi. Le specie, in generale, ci sono sembrate poco localizzate<br />

e sparse invece sopra vaste estensioni.<br />

Una caratteristica della montagna caucasiana, che la distingue<br />

dalle nostre Alpi, é l' assenza quasi totale di acque dal corso<br />

lento, di paludi e di laghi, e quindi di piante idrofile. Ciò è do-<br />

vuto alla strettezza delle sue valli e alla ripidità dei suoi monti.<br />

Soltanto due o tre volte trovammo degli sfagneti di piccola esten-<br />

sione. ^ Le nostre collezioni contengono un solo Potamogeton,<br />

un solo Batrachmm, pochissimi Juiicus e due sole ciperace<br />

all' infuori dei generi Carex ed Elyna. Non vedemmo neppure<br />

un esemplare di Eriophorurti.<br />

Tralascio interamente di parlare della regione di Tiflis e della<br />

sua flora eminentemente xerofila, come pure delle steppe salate<br />

della Kura, predilette dalle salsolace e diàW'Alhag hi Camelorumy<br />

contentandomi per ora del breve cenno che vi ho dato unica-<br />

mente a titolo di notizia preliminare.<br />

Il prof. Giordano domanda al Vicepresidente Sommier quale sarà<br />

la destinazione dell'immenso materiale raccolto. Sommier risponde<br />

che le due prime collezioni saranno pei due viaggiatori, la 3" sarà<br />

donata all' Erbario centrale di Firenze, la 4» andrà all'erbario Boissier<br />

e che il rimanente materiale verrà distribuito agli studiosi di sin-<br />

gole famiglie.<br />

Il Socio r. Pasquale presenta la seguente nota :<br />

SU DI UNA NUOVA TEORIA CARPELLARE. PER F. PA-<br />

SQUALE.<br />

L'Académiedessciences de Paris, nell'adunanza del 5 marzo 1866,<br />

bandiva un concorso a premio sullo studio della strutlura ano-<br />

tomica del pistillo e del frutto, nelle sue principali modifica-<br />

zioni.<br />

Con questo tema domandava di studiare, nei principali tipi<br />

d'organizzazione del pistillo, la distribuzione dei fasci vascolari.<br />

* Finora era conosciuta una sola specie di Spliagnum del Caucaso,<br />

il subsecundum. Le nostre collezioni ne contengono sei specie, ciò<br />

che prova quante lacune vi siano ancora nella briologia caucasiana.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 27<br />

sia nella placenta e negli ovuli, sia nelle pareti dell'ovario e<br />

nel pericarpio e di determinare 1' origine di questi fasci vasco-<br />

lari e loro diverse connessioni.<br />

In quel concorso il premio fu aggiudicato al Van Tieghem,<br />

il quale svolse la teoria della foglia carpellare venendo a que-<br />

ste conclusioni:<br />

« Ovunque e sempre il pistillo è formato d' una o più foglie,<br />

« libere o associate, aperte o chiuse che producono gli ovuli<br />

« sul loro margine, o sopra una estensione più o meno grande<br />

« della loro superfìcie.<br />

« In generale questa produzione di ovuli si fa egualmente su<br />

« tutte le foglie, ma qualche voltavi ha localizzazione : alcune<br />

« foglie restano sterili, le altre portano gli ovuli. »<br />

Senza riandare alla teoria Linneana e Goethiana ed a tutto<br />

ciò che finora ha contribuito a dimostrare la natura follare del<br />

carpello e senza occuparmi se nella foglia carpellare intervenga<br />

no r asse, per la formazione della placenta, io riprendo la<br />

questione della distribuzione dei fasci fifjro-vascolari nella la-<br />

mina carpellare del frutto, voluta anche dalla stessa Académie<br />

des sciences de Paris. Parte questa, che dall'Autore àoìV Ana-<br />

tomie du Pistil, non é stata considerata abbastanza.<br />

Una delle ragioni che più mi ha indotto ad intraprendere<br />

questo studio, fin da molti anni fa, è stata la difficoltà che il<br />

Payer esprime nella sua Organogènie comparèe de la fleur,<br />

cioè: « Si commc le prétend De Candolle, les placentas ne sont<br />

« que les bords soudés de la feuille carpellaire les faisceaux<br />

« fibro-vasculaires doivent partir de la nervure moyenne de<br />

« la feuille carpellaire et venir s'épanouir dans les placentas.<br />

« Or c'est précisément le contraire qui a lieu; les faisceaux<br />

« fibro-vasculaires partent de ces placentas pour aller se ra-<br />

« mifìer dans la feuille carpellaire, comme lorsqu'une feuille<br />

« s'insére sur une large surface de la tige, on volt un grand<br />

« nombre de nervures partir de cette tige, et venir comme<br />

« auxillaires de la nervure principale, constituer la charpente<br />

« de la feuille. »<br />

Il Lestiboudois nella sua Carpografia anotoraica {Ann. des<br />

Se. nat., ser. IV, tom. 2° e 3") conchiude che:<br />

« Les carpelles sont de véritables feuilles, leur conformation<br />

« extórieure, leur arrangement symétrique, l'origine des leurs


28<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

« vaisseaux, le mode à'expansion de ces vaisseaux, les dfspo'<br />

« sitions essentielles qu'Us affectent, soni les mènies qice dans<br />

« les feuìlles. Ces vaisseaux forment une nervwe inèdiane et<br />

« des nervures latérales et parmi ces derniéres, les marginai es<br />

« cu trophospermiques prennent une importance particulière,<br />

« par ce qu'elles portent les graines. »<br />

Io non comprendo come il Lestiboudois possa tanto chiara-<br />

mente affermare che nella foglia carpellare « les éléments or-<br />

« ganiques sont les mémes que ceux des feuilles » e « que leur<br />

« vtode d' expansion et la disposition des parties sont identi-<br />

« ques » quando egli stesso descrive le nervature marginali<br />

e rispettive diramazioni verso la costola, cosa che certamente<br />

non si trova in alcun tipo di foglia.<br />

Ad escludere totalmente l' idea che il filloma carpellare sia<br />

da riferirsi al tipo della foglia trinervata basta ricordare che<br />

alcune foglie carpellari mancano del tutto di costola {Lunaria,<br />

Belphiniani) o questa é ridotta ad un semplicissimo fascio (Sler-<br />

culia, Delpliìnium, Cleoìne ecc.) che molte volte si arresta a<br />

metà altezza del carpello.<br />

L' anotomia del carpello è stata molto studiata dal sig Cave<br />

{Ann. des Se. nat, ser. V, tom. 10°, 1869) e cosi da altri autori;<br />

ma questi, fedeli alle teorie della foglia carpellare unica, han<br />

trascurato di studiare i nervi nella loro disposizione e dire-<br />

zione, come se non fossero questi gli elementi fondamentali<br />

della costituzione della foglia. Il Van Tieghem dichiara impos-<br />

sibile la teoria del Payer senza poi allontanarsi dal concetto<br />

generale che si ha della foglia carpellare.<br />

Stante le condizioni di brevità che e' impone il nostro Bui-<br />

lettino, presentemente io non posso che esporre in brevi termini<br />

i preliminari di una novella teoria sulla natura fogliare del car-<br />

pello. In seguito in tante altre note staccate esporrò tutte le<br />

osservazioni da me fatte nei singoli casi per viepiù illustrarla.<br />

10 in vero non farò che descrivere fedelmente ciò che mor-<br />

fologicamente si osserva nel carpello allo stato di frutto; sicché<br />

più che teoria esporrò la vera organografia del carpello.<br />

11 carpello è un insieme di foglie concrescenii, che concorrono<br />

alla formazione ed alla nutrizioìie degli ovuli e delle semenze.<br />

È in altri termini non un semplice filloma, ma un trifilloma di<br />

cui una foglia è sterile e posta inferiormente e le altre due


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 29<br />

sono fertili e poste superiormente. Fra le foglie fertili e le fo-<br />

glie sterili vi è realmente un saldamento intimo, con perfetta<br />

anastomosi nelle ultime ramificazioni dei nervi e quindi del me-<br />

sofìllo e delle epidermidi. La linea di saldamento, che regolar-<br />

mente è alquanto tortuosa, si potrebbe realmente fissare seguendo<br />

le estremità delle ultime venuzze nei punti di anastomosi : que-<br />

sta linea per facilitare le descrizioni la chiamerò da ora in poi<br />

linea di anastomosi.<br />

Ogni foglia fertile è composta di una metà membranosa avente<br />

un sistema di fasci fibro-vascolari, come in ogni foglia tipica<br />

caulinare ; e di un' altra metà trasformata tutta in corpo pla-<br />

centare ed ovuli. Intendo per corpo placentaì^e V insieme elei<br />

tessuti che costituiscono la placenta, i funicoli, lo stilo e lo<br />

stimma. Nel corso di questo lavoro chiamerò emifillo placen-<br />

taì^e la prima metà delle foglie fertili ed emifillo uvulare la<br />

seconda metà. Le due foglie fertili se da un lato sono anasto-<br />

mizzate con la foglia sterile pel rispettivo lembo degli emifilli<br />

placentari, dall' altro lato si uniscono coi corpi placentari, chiu-<br />

dendo cosi la cavità carpellare. E questa unione avviene, o per<br />

semplice innesto dei giovani tessuti delle placente, o per ana-<br />

stomosi di cortissime ramificazioni che negli emifilli oculari<br />

non prendono parte alla formazione degli ovuli. Nel primo caso<br />

la separazione dei due emifilli ovulari avviene facilmente al-<br />

lorquando il carpello é maturo, per cui si ha la deiscenza ven-<br />

trale come avviene nei follicoli e nella maggior parte dei legumi.<br />

Nel secondo caso la deiscenza non avviene, come osservasi nei<br />

legumi indeiscenti.<br />

Lo scopo del presente lavoro, lo ripeto, è quello di enunciare<br />

soltanto una novella teoria carpellare, da me intrapresa a stu-<br />

diare fin da quattordici anni fa. Teoria questa che ora è desi-<br />

derata anche dal Delpino *<br />

il quale, nel considerare il carpidio<br />

realmente tripartito nelle Conifere, nelle Felci e nelle Primu-<br />

lacee, accenna alla tripartibilità ideale nel carpello delle angio-<br />

sperme in generale, senza determinarne le parti. Per ora non<br />

esporrò tutte le osservazioni da me fatte; ma enuncerò la teoria<br />

* Valore morfologico della squama ovuUfera delle Abietinee e di altre<br />

Conifere {Malpighia, anno III, 1889, pag. 97).


30<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

generale, polendo essa dare maggior luce alla soluzione di di-<br />

versi problemi anche da parte degli altri morfologi.<br />

La prima interpretazione die io detti sulla natura del car-<br />

pello, fu quella di considerarlo come una foglia sola come nella<br />

teoria esistente, ma con le parti invertite. Val quanto dire che<br />

credetti all' esistenza d' una costola ove è la placenta ed i lembi<br />

ove è la sutura opposta. In seguito, la presenza della foglia<br />

sterile dileguò quel primo concetto.<br />

Pensai all'esistenza di due foglie, una fertile superiore e l'altra<br />

inferiore; ma la disposizione di questi due elementi, relativa-<br />

mente ai due verticilli di cui farebbero parte, non sarebbe quella<br />

voluta dalla legge generale della simmetria fiorale, perchè co-<br />

stantemente si troverebbero opposti gli organi di due verticilli<br />

consecutivi, cioè quello delle foglie sterili e quello delle foglie<br />

fertili. Né ciò avrebbe potuto essere, anche per altre ragioni.<br />

La parete interna del carpello avrebbe dovuto presentare di-<br />

versità di tessuti; perchè a costituirla sarebbe entrata la epi-<br />

dermide della pagina inferiore della foglia fertile e 1' epidermide<br />

della pagina superiore della foglia sterile.<br />

Ciò nel fatto non corrisponde, perché il tessuto dell'endocar-<br />

pio è tutto uniforme.<br />

Altra ragione in contrario sarebbe stata quella della posizione<br />

della placenta rispetto alla foglia sterile: avrei dovuto dapprima<br />

supporre la placenta di natura assile e poi l' avrei dovuta sup-<br />

porre nascere al disotto della foglia fertile od all'ascella della<br />

foglia sterile; ciò che mi è sembrato impossibile; ed ecco come<br />

sono riuscito a scovrire la reale esistenza di tre foglie nel car-<br />

pello.<br />

Questo fatto si dimostra anche microscopicamente, perchè fa-<br />

cendo una sezione trasversale verso il punto d' inserzione del<br />

carpello, si osservano tre fasci nettamente distinti e sono quelli<br />

stessi che formano il dorso ed i margini del carpello medesimo.<br />

E ciò rilevasi anche dalle osservazioni del Van Tieghem stesso.<br />

Il fascio di mezzo è sempre più piccolo dei due laterali e tro-<br />

vasi in un piano alquanto inferiore a quello degli altri due, ciò<br />

che dimostra appartenere esso al ciclo esterno delle foglie del<br />

trifilloma. Tutti i tre fasci presentano la stessa struttura ad<br />

arco, avente un sol piano di simmetria, tale e quale può<br />

presentarsi la struttura di tre picciuoli distinti. Al punto d'ori-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 31<br />

gìne del carpello i fasci sono disposti tutti e tre con la parte<br />

cava in su e col convesso in giù, ma facendo una sezione un<br />

po' più su del punto d'inserzione, sul podogino per es. del car-<br />

pello della Sterculìa platanìfolia, i fasci laterali si mostrano in<br />

posizione inversa. Questo fatto dimostra esservi torsione delle<br />

due foglie fertili superiori, dal perchè i margini adiacenti delle<br />

due foglie fertili sono quelli che si saldano con i margini della<br />

foglia sterile, per cui per saldarsi le due foglie fertili occofre<br />

necessariamente una certa torsione. In questo modo é chiaro,<br />

che r endocarpio è formato dalle epidermidi superiori delle tre<br />

foglie componenti il carpello. Ciò che poi realmente è dimo-<br />

strato ancora dalla struttura dell' endocarpio, la quale é la stessa,<br />

tanto dal lato della foglia sterile, quanto da quello delle foglie<br />

fertili.<br />

La presenza dei tre fasci osservasi tanto nei frutti semplici,<br />

quanto nei frutti composti, come ancora nei frutti ad ovario<br />

infero. Sovente manca il fascio di mezzo {Lunaria, Delphintuin<br />

Ajacis) ; cioè quello che dovrebbe essere la costola della foglia<br />

carpellare, ed in questo caso l'anastomosi avviene fra i due<br />

emifilli placentari.<br />

In quanto alla simmetria è evidente che essa non viene punto<br />

alterata; perchè le foglie sterili formano il ciclo esterno e le<br />

foglie fertili un doppio ciclo interno. Le foglie esterne seguono<br />

le leggi di alternativa cogli stami nello stesso modo come dalle<br />

presenti teorie carpellari è dimostrato, e le foglie interne si<br />

alternano a due a due con le esterne.<br />

Considerato così il triflUoma si ha che in alcuni fiori la sim-<br />

metria è al completo, come in quelli delle crocifero ove non<br />

sono da considerarsi più come anisoritmi; perchè ai sei stami<br />

si contrapporrebbero sei fillomi dei due carpelli.<br />

Tra le foglie sterili e le fertili è un meritallo, in continua-<br />

zione del ricettacolo, che in alcuni frutti è molto lungo {Koel-<br />

renteria) e prende parte alla formazione dell' asse placentare<br />

in alcuni frutti a placentazione assile. Questo meritallo non è<br />

da confondersi col podogino o col ginoforo. Esso corrisponde<br />

talvolta al carpoforo come nelle ombrellifere ed è un asse ben<br />

distinto che sarebbe bene chiamarlo placentoforo.<br />

Come sopra ho detto, per ora non entro nella questione se<br />

esista, no, una placenta assile indipendentemente dalla foglia


32<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

carpellare: probabilmente dalla ascella d'ogni foglia fertile po-<br />

trebbe esservi una gemma placentare, che prenda parte alla for-<br />

mazione degli ovuli assieme, al mesofillo placentare ; ma questo<br />

é oggetto di altro studio ed in niun caso può alterare la teoria<br />

che qui espongo.<br />

La mostruosità del pistillo della Tulipa Gesneriana descritta<br />

dal Duchartre {Ann. cles Se. nat, ser. IX, tom. 7°) ci mostra che<br />

la petalizzazione del margine ovulare corrisponde, per la sua<br />

ampiezza, più ad un emifillo che ad una serie di denti. Cosi<br />

ancora quella del DelpMniitm elatum, del Cìieirantus Clieiri^<br />

delle Brassìcìie ecc., descritte dal Bronghiart {Ann. cles Se. nat.,<br />

ser. IH, tom. 2°).<br />

Dai diversi casi speciali che in altre occasioni esporrò, di-<br />

versi problemi di morfologia saranno risoluti nella maniera più<br />

chiara. Uno dei più importanti è quello di alcuni pistilli di un sol<br />

carpello che mostrano due stimmi (graminacee, molte compo-<br />

site e leguminose). In questi casi i due stimmi non sono che le<br />

produzioni dei due emifilli placentari dello stesso carpello.<br />

Questo è il concetto generale' della nuova teoria carpellare,<br />

ma per meglio illustrare questa nota preliminare espongo qui<br />

appresso qualche esempio.<br />

La Sterculia platanifolia ha il frutto che meglio rivela la<br />

natura fogliacea dei carpelli; ma con le teorie vigenti in ogni<br />

carpello si vide una foglia di struttura del tutto diversa da quella<br />

della foglia caulinare. Dai margini del carpello, provvisti di<br />

grossi nervi, si diramano lunghi e grossi nervi secondarli, e<br />

nella costola, ove vanno a finire le ultime ramificazioni di que-<br />

sti nervi, non esiste che un sottile fascio quasi privo di rami-<br />

ficazioni secondarie.<br />

Evidentemente nel follicolo della Sterculia si ha un trifilloma<br />

di forme spiccate e composto tipicamente di tre foglie: una ste-<br />

rile inferiore e molto ridotta, e due fertili, superiori anastomiz-<br />

zate con la prima, con le linee di anastomosi molto prossime alla<br />

costola della foglia sterile.<br />

La posizione delle foglie dei cinque trifìllomi che formano<br />

l'intero frutto mostrano perfetta simmetria; perchè le dieci fo-<br />

glie fertili si alternano a due a due con le cinque foglie sterili.<br />

Una sezione trasversale fatta sul podogino di un carpello di-<br />

mostra che la struttura dei due fasci laterali è simile a quella


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 33<br />

del fascio mediano; dimostra ancora che tutti i tre fasci pro-<br />

vengono da tre picciuoli distinti e vanno a formare tre costole<br />

di tre foglie. E se i fasci laterali, verso 1' estremo superiore del<br />

podogino, si mostrano con la faccia in giù, dipende dalla na-<br />

turale torsione delle foglie fertili superiori per volgersi contro<br />

la foglia sterile e per chiudere la cavità del carpello; perchè<br />

una sezione fatta verso la base del detto podogino mostra al<br />

contrario i detti due fasci con la faccia in su. Se il carpello della<br />

StercuUa fosse costituito da una sola foglia trinervata il po-<br />

dogino che forma il picciuolo di essa foglia dovrebbe avere la<br />

struttura di un solo picciuolo: vale a dire con i fasci orientati<br />

intorno ad un solo asse; ciò che non é.<br />

Il legume è costituito da due foglie placentari ciascuna con<br />

la sua serie di semi; e da una terza foglia congiuntiva. Que-<br />

sto frutto cosi poco studiato dal Van Tieghem è fra quelli che<br />

più si prestano allo studio della morfologia generale del frutto.<br />

Fra i legumi vi è un certo passaggio dal più semplice, quale<br />

potrebbe essere quello della Biserrula, della Colutea, all'altro<br />

più complicato del Lotits tetragonololms.<br />

Il frutto della Biserrula é costituito apparentemente da due<br />

foglie dentate, piane, saldate fra loro per i margini. Sostanzial-<br />

mente poi è costituito dalle solite tre foglie : due fertili distinte<br />

ciascuna in emifillo placentare ed in emifìllo ovulare, ed una<br />

sterile delia stessa grandezza delle foglie fertili. Il falso concetto<br />

delle teorie carpellari vigenti si manifesta chiaramente in que-<br />

sto frutto; è impossibile immaginare in esso una foglia sola con<br />

quattro serie di denti laterali, per poi immaginare altre due<br />

serie di. denti marginali modificati in ovuli.<br />

Nelle crocifere il frutto non esce dal tipo da noi descritto<br />

nelle altre piante. Ciò che fin' oggi é rimasto alquanto oscuro,<br />

per le poco soddisfacenti interpretazioni, specialmente sulla na-<br />

tura del tramezzo e sulla natura delle valve. Con questa teoria<br />

le cose pare che restino chiaramente spiegate.<br />

Il carpello nella siliqua è formato ordinariamente da tre fo-<br />

glie, non altrimenti che nei carpelli di altri frutti, cioè due<br />

foglie fertili ed una sterile. L' asserzione del Van Thieghem<br />

(op. cit., pag. 83) della esistenza della foglia sterile compresa<br />

fra i trofospermi, basterà ad assicurarmi la buona accoglienza<br />

che dall'illustre scienziato sarà fatta a questa mia teoria; ma<br />

Bull, della Soc. bot. Hai. 3


34 mUKIOME GENERALE IN NAPOLI<br />

la sua interpretazione sulla natura di questa foglia non è esatta.<br />

Egli per spiegare l'indipendenza delle valve nella siliqua, ricorre<br />

alla descrizione di detta foglia sterile comprendendo in questa<br />

anche gli emifìlli placentari. Qui vi é una completa contradi-<br />

zione nel considerare i fasci marginali e sue ramificazioni. Egli<br />

descrive in tesi generali la foglia carpellare, considerando in<br />

essa tre frasci fìbro-vascolari, uno dorsale e due marginali,<br />

con diramaz4om.seconda.vie che da questi si dirigono verso il<br />

fascio dorsale. Nella siliqua lo stesso Van Thieghem dimentica<br />

che i nervi secondari marginali hanno origine dai fasci margi-<br />

nali principali e descrive quelli come parte della foglia sterile<br />

e questi come parte delle foglie fertili ovulari. Sicché è falsa<br />

r interpretazione della natura della foglia sterile data dal Van<br />

Tieghem, considerandola in tutta la valva di una siliqua, sia<br />

per le ragioni suddette, sia dal perchè le valve in molte<br />

silique mancano di nervo mediano. E tutto ciò il Van Tieghem<br />

espone per darsi ragione dell' indipendenza della valva.<br />

L' indipendenza della valva non si spiegherà mai se si resta<br />

nelle teorie carpellari vigenti. Invece con la mia teoria la cosa<br />

è cosi chiaramente spiegabile che non occorre altro se non<br />

ricordare 1' analogia che il distacco di tale valva ha col distacco<br />

delle foglioline di una foglia composta dalla rachide principale.<br />

Evidentemente fra 1' emifìllo placentare e la costola vi è arti-<br />

colazione nello stesso modo come in una foglia composta, sia<br />

considerando il detto emifìllo come una sola fogliolina a larga<br />

articolazione, sia considerandolo come tante foglioline fuse.<br />

Il carpello dunque nella siliqua è formato da tre foglie e<br />

l'intero frutto è formato da sei foglie: quattro fertili del ver-<br />

ticillo interno, e due sterili del verticillo esterno; queste sono<br />

opposte agli stami corti, che formano il verticillo esterno dell' an-<br />

droceo e le quattro foglie fertili sono opposte ai quattro stami<br />

lunghi, che formano un verticillo staminale interno. Ecco spie-<br />

gatomi altro fatto importantissimo nella morfologia vegetale: la<br />

simmetria fiorale delle crocifero è al completo e perfetta. Mancano<br />

due elementi nel primo verticillo staminale e questa man-<br />

canza è bilanciata dal primo verticillo carpellare. Questa per-<br />

fetta simmetria in questa famiglia non può che aggiungere<br />

potente argomento per sollevarla ancora di più agli scalini su-<br />

periori neir ordinamento naturale delle fanerogame. In alcune


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 35<br />

crocifere la foglia sterile ha un nervo mediano spiccatissimo<br />

{Brassica, Cheiranthus, ecc.). In altre ne ha tre fino a cinque<br />

come potrebbe essere una foglia Iriplinerve o pentinerve. Ma<br />

in altre il nervo è molto ridotto. E finalmente in altre manca<br />

del tutto tanto da manifestare il completo abortimento della<br />

foglia sterile. In questo caso gli emi filli placentari si saldano<br />

direttamente fra di loro con perfetta anastomosi; come si os-<br />

serva per es. nelle Lunarie, nei Nasturtium.<br />

Il tramezzo nel frutto delle crocifere ha dato luogo a molte di-<br />

scussioni e teorie fra illustri scienziati : fra questi il Bronghiart,<br />

il Fournier, il Trecul, il Van Tieghem, ecc.<br />

A me sembra chiarissima l' idea del tramezzo, ora che alla<br />

mente si presenta la vera natura del carpello. Esso non è che<br />

un avanzo dell' epidermide superiore di ciascuno emifiUo ovu-<br />

lare e questo fatto ce lo mostra la somiglianza del tessuto del<br />

tramezzo con la parete interna della valva.<br />

II Trecul nel 1843 descriveva il tramezzo di diverse crocifere<br />

ritenendo essere esso costituito da una parete semplice. Ciò mor-<br />

fologicamente è vero; ma anatomicamente dalla sua stessa de-<br />

scrizione e figura si rileva esser costituito da due epidermidi<br />

simili a quelle delle pareti interne delle valve, e di un tessuto<br />

parenchimatoso intermedio lasco e scarsissimo, che unisce le<br />

due epidermidi, le quali spesso presentano anche degli stomi e<br />

talvolta in numero molto rilevante.<br />

Evidentemente queste epidermidi non possono essere una di-<br />

pendenza dell'asse come insigni botanici (Lestiboudois, Endlicher,<br />

Schleiden, Fournier, ecc.) hanno preteso, perché la struttura è<br />

del tutto contraria. Il tramezzo delle crocifere è, senza dubbio,<br />

un avanzo deW emiflllo ovulare, che non prende parte alla for-<br />

mazione degli ovuli.<br />

Ce lo dimostrano anche le innumerevoli aberrazioni carpellari<br />

in questa famiglia, nonché quelle descritte dal Bronghiart, ove<br />

gli ovuli riprendono la loro primitiva natura fogliare e del tra-<br />

mezzo non vi è traccia.<br />

I frutti cosiddetti siliquiformi del genere Cleome, Chelido-<br />

niam, Glaucium, ecc. non differiscono dalla siliqua che per la<br />

sola mancanza del tramezzo, ma l'organizzazione è l' istessa.<br />

Vi sono le solite quattro foglie fertili e le due foglie sterili.<br />

Queste sono più o meno sviluppate, ma più comunemente ridotte<br />

ad un solo nervo e talvolta del tutto mancanti.


36 mUNIOXK GEXERALE IX XAPOLI<br />

Per ora a causa di brevità non posso riportare i numerosi esempi<br />

ed i casi speciali che furono oggetto di lunglii miei studii. Mi ar-<br />

resto qui e riporto in questo breve sunto le seguenti conclusioni :<br />

1° Il carpello è un trifìUoma e talvolta un bifilloma formato<br />

nel primo caso da due foglie fertili ed una sterile e nel seconda<br />

caso da due foglie fertili soltanto;<br />

2° Fra le foglie fertili e la sterile esiste una vera sutura<br />

con anastomosi degli ultimi nervicciuoli ;<br />

3° La foglia sterile, ritenuta fin' ora per la parte dorsale<br />

della cosiddetta foglia carpellare, spesso è ridotta ad un sem-<br />

plice fascio principale con qualche venuzza laterale da servire<br />

per r anastomosi ;<br />

costole ;<br />

talvolta manca del tutto ;<br />

4° Le foglie fertili si cogi ungono fra loro per le rispettive<br />

5° Ogni foglia fertile é formata da un emifillo membranosa<br />

che prende parte nella formazione del pericarpio, o del tra-<br />

mezzo, dell'uno o dell'altro insieme; e dami emifillo piegata<br />

nella cavità del carpello trasformato in corpo placentare;<br />

6" Gli ovuli hanno origine dell' intero emifillo ovulare non<br />

dai soli denti del margine carpellare;<br />

7° La simmetria fiorale non è alterala nel considerare in<br />

più verticilli le foglie componenti i carpelli;<br />

8" Resta spiegata la presenza dei due stimmi in molti pi-<br />

stilli unicarpellari (leguminose, graminacee, composite) perchè<br />

provenienti dalle due foglie fertili;<br />

9" Il falso tramezzo delle croci fere é un avanzo degli emi-<br />

fllli ovulari.<br />

Il prof. Arcangeli presenta una fruttificazione di Dracunoulus rulgaris<br />

dovuta alla fecondazione operata dai Coleotteri. Il prof. BoEzi<br />

dicliiara di avere osservato la visita dei Coleotteri nella infiore-<br />

scenza del Dracunculus vulgaris, e di aver trovato confermate le os-<br />

servazioni del prof. Arcangeli.<br />

L' adunanza è quindi tolta.<br />

Gita al Vesuvio.<br />

La sera stessa buona parte dei convenuti partivano pel Vesuvio,<br />

e la mattina si trovavano al cratere. Nella discesa l' erborazione non<br />

fu priva di interesse, e fu notato che Helichrysum litoreum, Arte-


EIUXIOXE GENERALE IK XAPOLI 37<br />

mìsì'a var/ahilis, Silene Cucuhalus forma angustifolia^ Bnmex Aceto-<br />

sella, Centranthus ruber sono le prime fanerogame che appariscano<br />

sulle lave, e che la loro vegetazione nell' Atrio del Cavallo era già<br />

comparsa sulle lave eruttate da pochi anni.<br />

Passando per Portici la comitiva si fermava alla Scuola superiore<br />

di Agricoltura, ove il Direttore prof. Italo Giglloli, nonché gli altri<br />

professori, fra cui il consocio prof. Comes, fecero loro lieta acco-<br />

glienza e dove veniva offerto un gradito rinfresco.<br />

Adunanza pubblica del 18 agosto 1891.<br />

Aperta l' adunanza dal Presidente Arcangeli, ha la parola il<br />

prof. Geremicca che j)resenta la nota seguente :<br />

SULLE CELLULE DEL MESOTECIO T>ELW IIYDRAXGEA<br />

HORTENSIA. NOTA DEL SOCIO M. GEREMICCA.<br />

Nel fare alcuni studi sull' epidermide dei fiori d' Ilyrirangea<br />

Hortensia, mi è avvenuto d' incontrare una specie di cellule<br />

fibrose, la quale, riferendosi ad un tipo poco conosciuto, e non<br />

essendo stata, per quanto mi sappia, ancora citata, credo non del<br />

tutto inutile far soggetto di una breve nota.<br />

È risaputo che le cellule del mesotecio di Chatin, cioè dello<br />

strato sottoepidermico dell' antera, acquistano speciali ispessi-<br />

menti sulla faccia interna delle loro pareti mediante formazione<br />

centripeta, destinati a determinare o ad agevolare la deiscenza<br />

dei sacchi pollinici. Queste cellule sono chiamate quasi generalmente<br />

cellule fibrose, e da qualcuno solamente, come il Van<br />

Tieghem, cellule a dande. I loro ispessimenti hanno per lo più<br />

la forma di linee spirali, o di anelli, o di reticoli, o qualche<br />

volta ancora di IJ ; piuttosto rara invece é la forma che si po-<br />

trebbe dire a zampa o a canestro.<br />

Le bandelle d'ispessimento YieWJIijflrangea Hortcnsia sono di-<br />

sposte in un modo, che si può rapportare appunto a quesf ul-<br />

tima forma.<br />

Osservando una sezione trasversale dell'antera di Ortensia, si<br />

vede immediatamente al disotto dell'epidermide uno strato di


38<br />

RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI<br />

celiale piuttosto cuboidi, ad ispessimenti nastriformi e quasi pa-<br />

ralleli fra loro, disposti nel senso radiale dell' organo. È desso<br />

appunto il mesotecio di Cliatin. La membrana di queste cellule<br />

neir epoca della deiscenza è stata già quasi completamente di-<br />

sciolta e riassorbita, e quindi sostituita, per dir cosi, dalle ban-<br />

delle d' ispessimento, die su di essa si formarono.<br />

Queste bandelle hanno la forma di lamine strette, lunghe, ma<br />

piuttosto spesse, che corrono quasi parallelamente sulle pareti<br />

laterali della cellula e si riuniscono in basso, allargandosi gra-<br />

datamente e fondendosi in modo, da formare una specie di coppa<br />

calotta molto aperta, la quale occupa la parete di fondo della<br />

cellula. Sollevandosi dunque dall'orlo di questa calotta le bande<br />

d'ispessimento, in numero per lo più di 6 a 9, si dirigono verso<br />

r alto, dove si terminano, dopo essersi leggermente allargate ;<br />

di guisa che la parete della cellula rivolta all' esterno, cioè<br />

quella in contatto coli' epidermide, non ha ispessimenti. Per<br />

avere un'idea molto chiara del modo come sono disposti gli<br />

ispessimenti in quistione, basta foggiare la mano a coppa, diri-<br />

gendo le dita in alto ; il cavo della mano rappresenta appunto<br />

la calotta del fondo della cellula e le dita le bande che dal<br />

bordo di essa si sollevano. Siffatta forma d' ispessimento si po-<br />

trebbe chiamare a ciuffo o a cespo.<br />

Ciascuna banda si va leggermente restringendo a misura che<br />

si allontana dalla sua origine, e corre per un tratto piuttosto<br />

lungo a bordi paralleli ; poi, prima di raggiungere 1' estremità,<br />

si allarga di nuovo gradatamente, ma per un tratto molto breve^<br />

e termina a superfìcie piana quadrangolare, in modo da formare<br />

una specie di cappello, o meglio di capitello. Osservandole ap-<br />

punto in questo loro tratto terminale, si ha la prova evidente<br />

che le bande d'ispessimento sono a sezione quadrata o rettan-<br />

golare.<br />

Esse inoltre non hanno tutte la stessa larghezza, ma gene-<br />

ralmente si alternano una più larga ed una alquanto più stretta.<br />

Tenuto conto dei quali caratteri è facile intendere che le cel-<br />

lule dell'epidermide poggiano, per dir cosi, sopra una specie di<br />

colonnato formato dai bracci dell' ispessimento a ciuffo delle cel-<br />

lule sottostanti, e spesso ciascuna cellula epidermica è sostenuta<br />

solamente dai bracci di un solo ciuffo.<br />

In quanto ai rapporti poi tz^a le bande di una cellula e quelle


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 39<br />

delle cellule contigue, è da sapere che esso per lo più si corri-<br />

spondono in modo da essere addossate 1' una all' altra per tutto<br />

il loro decorso.<br />

A misura che la membrana della cellula si discioglie e si ral-<br />

lenta cosi il freno che li teneva a posto, gì' ispessimenti incomin-<br />

ciano a perdere della loro primitiva regolarità, inclinandosi più<br />

meno; e finalmente, allorché è avvenuta la deiscenza e 1' epi-<br />

dermide si é distaccata per tratti di diversa estensione, le bande<br />

d'ispessimento restano allo scoverto e s'incurvano e s'inclinano<br />

variamente. In tale stato, visti di profilo, gì' ispessimenti, liberi<br />

da ogni aderenza, rassomigliano veramente ad un cespuglio molto<br />

aperto; osservati invece dall'alto, essendosi i loro bracci molto<br />

divaricati, hanno la figura di stelle irregolari a braccia disuguali,<br />

dritte curve, incrociantisi più o meno con quelle contigue.<br />

Prima di porre termine a questa breve nota, mi permetto far<br />

rilevare quanto inesatta sia la dicitura adoperata comunemente<br />

di cellule fibrose. La parola fibrosa, comunque si voglia, ri-<br />

chiama sempre alla mente l' idea di fibra ; laddove veruna cosa<br />

vi ha qui a vedere con le fibre. Qualche trattatista moderno le<br />

chiama invece, e con miglior criterio, celiale a bande; ma a<br />

mio modo di vedere sarebbe forse molto meglio chiamarle, non<br />

importa che si adoperino troppe parole, cellule ad ispessìmenU<br />

del mesotecio.<br />

Dopo alcune esservazioni del prof. Caruel e del prof. Bonzi,<br />

prende la parola il prof. Giordano clie presenta la seguente :<br />

NUOVA CONTRIBUZIONE DI MUSCHI MERIDIONALI « AD-<br />

DENDA AD PUGILL UM MUSCORUM IN A GR. NEAPO-<br />

LIT. LECTORUM. » NOTA DI G. C. GIORDANO.<br />

Dopo la pubblicazione del Pugillus, per una serie di difficoltà<br />

venute man mano sempre più ad aggravare la mia condizione<br />

officiale, difficoltà inutile qui ad esporre, ma che tuttavia mi<br />

tolgono il meglio del tempo per lavorare, e non mi permettono<br />

durante 1' anno che rare e brevi escursioni ; io non ho potuto<br />

continuare i miei lavori briologici con quell'alacrità come avevo<br />

cominciato. Tanto più che non essendo le nostre regioni gran


40 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

fatto ricclie in questo genere di vegetazione, perchè per lo più<br />

aride, capita sovente, che pure spingendosi lontano a forza di<br />

buona volontà, non che di sacrifizii d'ogni sorta (che benedetti<br />

se fossero magari compensati! dico moralmente), si ritorna a<br />

casa con ben magro bottino, e talora perfino a mani vuote, il<br />

che certo non incoraggia troppo o tropj)o a lungo.<br />

Nondimeno mi trovo già raccolto una buona massa di mate-<br />

riale, preso qua e là in siti lontani da Napoli. Sol che di esso<br />

non ho potuto finora determinare se non una piccola parte, ed<br />

è quella appunto che rendo nel modesto elenco che qui esibisco.<br />

Vi sono enumerate le specie soltanto ancora nuove per le Pro-<br />

vincie meridionali. Che se avessi voluto riesaminare le specie<br />

già pubblicate ne' lavori precedenti, quasi per ciascuna di esse<br />

avrei avuto a citare nuove località neh' interesse della rispet-<br />

tiva distribuzione geografica; ma di ciò veramente sarà poi il<br />

caso più opportuno un giorno in un lavoro di rifusione.<br />

Intanto parecchie volte mi occorrerà, con mia fortuna, fare<br />

il nome di qualche nostro Socio, come, per esempio, del pro-<br />

fessor Terracciano N., poiché alcune specie sono state raccolte<br />

anche o soltanto dal medesimo nell' agro di Caserta, ed io ho<br />

avuto la opportunità di poterle studiare insieme ad alcuni mu-<br />

schi residuali dell' Erbario De Notaris.<br />

1. Rliyncliostegium meridionale De Not. — Epil. pag. 77.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 12.<br />

Sulle roccie calcaree, in corti ma foltissimi cespugli. Luoghi<br />

piuttosto montani e boscosi. Quisisana a Castellammare e salendo<br />

fino a certa altezza verso Faito ; piuttosto abbondante. Gragnano-<br />

Cava-Vietri. Caserta, Terracc. N.<br />

2. Rli. praelong-um De Not. — Epil. pag. 86. Vent. Bott. Enu-<br />

mer. n. 25.<br />

Sui sassi all'ombra, nelle siepi. In Calabria, Pasq., Comment.,<br />

n. 61. Al Pollino (confine tra la Basilicata e Calabria-Citra), Brizi<br />

Malpighia, IV, pag. 122. Napoli, selve ne' dintorni, e R. Orto<br />

Botanico, Giord., Reliqiùe Cesatiane, pag. 9.<br />

3. Rh. murale Br. Eur. —• De Not. Epil. pag. 74. Vent. Bott.<br />

Enumer. n. 10.


KIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 4i<br />

Sparso su pe' muri campestri. Finora non 1' ho raccolto che<br />

a Pomarico, in Basilicata. A Caserta, Terracc. N.<br />

4. Rh. Meg"apolitamiin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 73.<br />

Vent. Boti Enumer. n. 9.<br />

Calabria Ulteriore, Pasq., Comment. n. 62. Tricarico, in Ba-<br />

silicata, sparso per terra ne* boschi vicini.<br />

5. Bracliytlieciuin g-lareosuni Br. Eur. — De Not. Epil.<br />

pag. 114. Vent, Bott. Eniiraer. n. 47.<br />

Un saggio e sterile senz' altra indicazione. Caserta, Terracciano,<br />

fra i muschi residuali dell'Erbario De JN'otaris, da me studiati.<br />

6. Brach. pluiuosuiu Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 120.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 55.<br />

Alle rupi calcaree umide. Valle di Gragnano e Castellammare.<br />

Dintorni di Napoli. Calabria a Serra S. Bruno, nell' Erbario<br />

Tenore.<br />

7. Anitolysteg-iuiii ripariiim Br. Eur. — De Not. Epil.<br />

pag. 146. Vent. Bott. n. 93.<br />

Giord.. Pugili, n. 16, sub A. flmtans, sterile, ed in cattivo stato,<br />

i saggi, per la cui determinazione avevo lungamente esitato,<br />

ma in seguito il Bottini in lettera lo ritenne e giustamente per<br />

l'Ami), riparium. Attaccato a' sassi negli affluenti molto freddi<br />

del Liri, Terra di Lavoro.<br />

8. Hypnum cuspìdatum L. — De Not. Epil. pag. 169. Vent.<br />

Bott. n. 103.<br />

.Muri umidi campestri. Calabria, Pasq. nell'Erbario Tenore.<br />

Caserta, Terracc. N. Da me raccolto in Basilicata, a Potenza, a<br />

Tricarico.<br />

9. Hypii. Bottìnii Breidl. — Plagiotliecium Boitlnii Bott.<br />

Enumer. n. 125. Sub Hypnum stellatam Schreb. Giord. Pu-<br />

gili, n. 19.<br />

Per terra nelle selvette alla Solfatara di Pozzuoli, e a Ca-<br />

stellammare, ove fu raccolto anche dal prof. Pirotla, Brizi, Mal-<br />

pigliia, IV, pag. 209.


42 KIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI<br />

10. Pylaisìa polyantlia Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 208.<br />

Yent. Bott. n. 150.<br />

Sul tronco degli alberi e copiosa. Raccolta dal Licopoli e ci-<br />

tata dal De Notaris nel suo Epil. 1. e. a' Camaldoli, dove poi<br />

r ho raccolto pur io a Villa Ricciardi, nelle selve adiacenti,<br />

quindi a Quisisana, M. Coppola, ecc.<br />

ll.Ttiuidiuin delicatuluin Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 232.<br />

H. recognitum Hedw. Vent. Bott. n. 170.<br />

M. Croccia a Tricarico, Basilicata. Siti umidi ombrosi, su<br />

pe' sassi.<br />

12. Bartraiuia Oederi Swartz. — De Not. Epil. pag. 264.<br />

Vent. Bott. n. 198.<br />

Sulla roccia calcarea a M. Vergine sopra Avellino, quivi rac-<br />

colta prima anche dal Pasquale, De Notaris, Epil. 1. e.<br />

13. Polytriclium comune L. — De Not. Epil. pag. 329.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 257.<br />

Aspromonte, nell'Erb. Gussone. Matese, raccolto e comunica-<br />

tomi dal compianto prof. Pedicino.<br />

14. Catharìnea au^iistata Brid. (Atrichum Br. Eur.). —<br />

De Not. Epil. pag. 344. Vent. Bott. n. 264.<br />

Per terra ne' siti umidi ombrosi, Valle S. Rocco pr. Napoli.<br />

15. Miiiuiu punctatuui Hedw. — De Not. Epil. pag. 362.<br />

Vent. Bott. n. 278.<br />

Serra S. Bruno in Calabria. Pomarico in Basilicata.<br />

16. Bryiiin murale Wils. — Vent. Bott. n. 312.<br />

Colline intorno Napoli, muri campestri delle vigne, salendo al<br />

Vesuvio, Vietri sul mare, Potenza.<br />

17. Br. Doiiianum Grev. — De Not. Epil. pag. 391. Schimp.<br />

Syn., ediz. 2% pag. 454. Vent. Bott. n. 303.<br />

Per terra nel Bosco di Portici, a Quisisana, a Caserta, Ter-<br />

racciano N.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 43<br />

18. Bi*. versicolor Braun, — De Net. Epil. pag. 401. Vent.<br />

Bott. Enumer. n. 315.<br />

Napoli su pei muri della città e dintorni.<br />

19. Eiitostodou Tenipletoni Schwaegr. — De Not. Epil.<br />

pag. 452. Vent. Bott. Enumer. n. 357.<br />

Sulla via che mena da Castellammare a Sorrento.<br />

N.B. UEniostoclon ericctoru-in ^NIùll., n. 76, Giord. Pugillus,<br />

avendolo ristudiato, è propriamente Y Entostodon ericetorwn<br />

V. ^ Notarisii Schimp. Syn., ediz. 2", che lo stesso Schimper<br />

dapprima in lettera aveva elevato al grado di specie, chiaman-<br />

dolo Entostodon Notarisìi Schimp. De Notar. Epil. pag. 455.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 361, var. &.<br />

20. Tricliostommn crispiilum Br. Eur. — De Not. Epil.<br />

pag. 503. Vent. Bott. Enumer. n. 402.<br />

Rocce calcaree umide. Valle Gragnano.<br />

21. Tr. flavovireiis Bruch. — De Not. Epil. pag. 502. Vent.<br />

Bott. Enumer. n. 400.<br />

Sui sassi pe' campi, e sulle antiche Lave dell'Arso air Isola<br />

d' Ischia.<br />

22. Leptobarbula Iberica Phil. (Rev. Bryol. Husnot, 1882,<br />

pag. 19) (unum et idem L. ìjerica et L. meridion. Schimp.<br />

Syn., ediz. 2% pag. 181-182). Vent. Bott. Enumer. n. 404. —<br />

Trichostomum bericum De Not. Epil. pag. 509.<br />

Raccolto nel Casertano la prima volta dal Terracciano N.<br />

(De Not., 1. e), e poscia da me nella stessa località forse, pro-<br />

priamente a M. Cocciano in Valle Volturno, presso l'acquedotto.<br />

Specie rara, che si trova pure presso Napoli a Valle S. Rocco,<br />

ma solo in qualche sito che riesce poi difficile a rintracciarsi pel<br />

continuo sconvolgimento che vi fanno i cavatori di pietre, e diflì-<br />

cile pure lo stesso muschietto a discernere percliè piccolo, sparso,<br />

misto alla Tortula marginala; non cosi invece nell'altra località<br />

citata. Circostanze di cui bisogna tener conto, poiché a me stesso<br />

è capitato e più volte di non poter raccogliere più la LeptoMr-<br />

hula in parola dove certamente l'avevo raccolta per Io innanzi.


44<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

23. Toi'tula squamìgera De Net. — Muse. it. 4. Epilog.<br />

pag. 530. Vent. Bott. Enumer. n. 415.<br />

Sulla roccia calcarea, Vietri sul mare, lungo la via che sale<br />

a Raito, Castellammare, ecc.<br />

De' M. Tifati, presso Caserta, raccolta dal Terracciano Nic. è<br />

citata la var. j3 x^oitioidea De Not., Desmatodon griseus Juratz.<br />

nel lavoro del Brizi, Malpigliia, IV, pag. 276.<br />

24. Pottia truncata Br. Eur. — De Not. Epil. pag. 589.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 481.<br />

Calabria, Anoia, dal prof. Pasquale.<br />

25. P. cavifolia Elirh. — De Not. Epil. pag. 585. Vent. Bott.<br />

Enumer. n. 480.<br />

Potenza in Basilicata, presso i mulini Addone lungo il Ba-<br />

sente.<br />

26. Hymenostoiiiuin tortile Br. Eur. — De Not. Epil.<br />

pag. 606. Weisìa iortilis Muli., Vent. Bott. n. 492.<br />

Dintorni di Napoli. Caserta, Terracc. Nic.<br />

27. Hym. inìcrostomuiii R. Br. — De Not. Epil. pag. 607.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 490 sub Weisia.<br />

Nelle stesse località sparso.<br />

28. Griiiiiuia leucophaea Grev. — De Not. Epil. pag. 708.<br />

Vent. Bott. Enumer. n. 592.<br />

Selve del M. Somma, Cesati.<br />

29. Gr. commutata Hùben. — De Not. Epil. pag. 699. Vent.<br />

Bott. Enumer. n. 594.<br />

Basilicata, a M. Li Foy presso Potenza. Reggio di Calabria,<br />

Brizi, loc. cit.<br />

SO. Hedwig-ia cilìata Hedw. — De Not. Epil, pag. 717. Vent.<br />

Bott. Enumer. n. 603.<br />

Sulle roccie, Basilicata, Potenza.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 45<br />

31. Pliasciim cuspidatuin Sclireb. — De Not. Epil. pag. 736.<br />

Veni Bott. Enumer. n. 618.<br />

Sparso per terra al Campo di manovre presso Napoli, ma umi-<br />

lissimo e poco discernibile. Fruttifica nel febbraio.<br />

Il Socio BoRzi riferisce quindi Sui cristalloidi nucleari proteici delle<br />

specie di « Convolvolus. » Dette produzioni sono state da, lui rinve-<br />

nute in varie specie di quel genere, e si possono anche riscontrare<br />

in materiale secco. Sono contenute nelle cellule del parenchima fo-<br />

gliare e dei cotiledoni. Formano ordinariamente degli ammassi, raramente<br />

rinvengonsi isolate o in poche. In molti casi i cristalloidi<br />

hanno una forma bacillare o sono aghiformi e si associano in fa-<br />

scetti più o meno densi, dentro un comune e tenuissimo inviluppo<br />

protoplasmatico, resto del plasma o della membrana nucleare. Ta-<br />

lora offrono maggiori dimensioni e risalta distinta la loro forma di<br />

ottaedro a base quadrata o di prisma a doppia base di piramide<br />

quadrata. Presentano le caratteristiche reazioni degli altri cristal-<br />

loidi proteici. Ottimo reattivo è la soluzione al 10 "/^ del cloruro<br />

aurico, che conferisce al fascette cristallino un colorito rosso-bruno<br />

intenso, mentre il contenuto cellulare si tinge in azzurrognolo ne-<br />

rastro.<br />

I cristalloidi di Convolvolus si formano all' interno dei nuclei delle<br />

giovani cellule del mesofìllo ;<br />

se ne può seguire lo sviluppo trattando<br />

i preparati mediante la Ematossilina del Bòhmer dopo aver fissato il<br />

contenuto cellulare j)er mezzo del liquido di Kleinenberg (acido pi-<br />

crico solforato). Con questo espediente al posto del nascente cri-<br />

stalloide si scorge un vacuolo dal contorno circolare. La sostanza<br />

costituente il cristalloide avrebbe i caratteri di ^^na vera linfa da<br />

cui, in seguito a un vero processo di cristallizzazione, prende origine<br />

il corpo cristallino.<br />

Quanto al significato fisiologico dei cristalloidi, tenendo conto<br />

della maniera loro di origine e considerando come essi formansi a<br />

spese della sostanza del nucleo, si direbbe che essi fossero il prodotto<br />

di un vero processo di degradazione che il nucleo medesimo<br />

subisce, cosi come è stato affermato dal "Wakker per altri casi. Tut-<br />

tavia non è inverosimile che questo prodotto possa in qualche guisa<br />

rendersi utile all' organismo. Cosi è che presso il C. Soldanella^ a<br />

gei'minazione inoltrata, quando i cotiledoni cominciano ad ingial-<br />

lire, vedonsi i cristalloidi incompletamente disciogliersi ; essi ridu-<br />

consi ad irregolari granulazioni solide che perciò rappresenterebbero<br />

un avanzo della materia che non ha potuto trovare impiego nutri-<br />

tizio durante la vita germinativa.<br />

II prof. Borzi nel corso del suo discorso parla incidentalmente<br />

del Convolvidus hirsutus che cresce spontaneo presso Messina.


46 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Il prof. Giordano domanda se il prof. Borzi crede che il Convoì-<br />

vulus liirsutus sia di recente introduzione o se sia sfuggito ai prece-<br />

denti botanici. Il Socio Borzi ritiene che il Convolvulus liirsutus,<br />

come altre piante osservate nell'agro messinese, sia avventizio e che<br />

la -sua comparsa sia in relazione con le migrazioni primaverili di alcuni<br />

uccelli, come ad esempio le quaglie.<br />

Il prof. Balsamo domanda se il prof. Borzi abbia adoperato il liquido<br />

di Strasburger. Parla poi del ioduro di metilene, che ha un<br />

indice di refrazione elevatissimo, come liquido da inclusione per le<br />

diatomacee.<br />

Il Socio Terracciano presenta una comunicazione :<br />

INTORNO ALLA STRUTTURA FIORALE ED AI PROCESSI<br />

D'IMPOLLINAZIONE IN ALCUNE NIGELLA. NOTA DEL<br />

DOTT. ACHILLE TERRACCIANO.<br />

10 credo che dal punto di vista dell'impollinazione le A7^e/te<br />

siano state poco studiate, e che le nostre conoscenze all' uopo<br />

si limitino presso a poco a quelle porteci già moltissimi anni<br />

addietro dallo Sprengel e nel 1875 dal Comes ; epperciò queste<br />

poche osservazioni, tratte da un lavoro monografico intorno al<br />

genere, potranno forse riuscire di un certo interessamento ai<br />

cultori della biologia e della morfologia.<br />

11 tipo fiorale è costituito da 5 sepali, 8 petali, stami indefiniti<br />

a spirale e formanti nel diagramma 8 file arcuate e radianti<br />

dall'asse, 3-5 o più carpofìlli saldati variamente tra loro lungo<br />

la sutura ventrale e terminati da stilo lineare, stimmatifero al-<br />

l' apice; così la maggior parte de'morfologi. — Ho coltivato 12<br />

specie con semi avuti da Portici, Palermo, Madrid, Coimbra e ne<br />

ho esaminate 6 : N. damascena L., satiiia L., Boitrgaeì Jord.,<br />

foeniculacea DO., arvensis L., gallica Jord., oltre la var. rai-<br />

crantha della N. damascena L. Ecco ora come stanno le cose.<br />

Il numero dei sepali è invariabile. — In N. damascena L. e<br />

Bourgaei Jord. nel boccio sono rigonfi per lasciarvi passare gli<br />

stili lunghissimi, fortemente carenati per la nervatura mediana<br />

assai pronunziata, poscia trinervi, perchè da questa alla base<br />

e per ciascun lato muove un nervo, che ne tocca il margine<br />

superiore con una serie varia di nostomizzamenti. Per forma<br />

sono obovato-spatolati, concavi, con breve unghia, assottigliati<br />

invece all'apice (denticolato-cigliato) in punta verde lesiniforme,


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 47<br />

e per colore verdi dapprima, indi d'un turchino sbiadito di sopra<br />

e più carico di sotto, sino a che, sbocciati, danno tutte le grada-<br />

zioni dal celeste al bleu chiaro. Una corona di 5 o 6 foglie, che<br />

per essere troppo ravvicinate, sembrano come su di uno stesso<br />

piano, e cui seguono altre 2 o 3 alquanto spostate in modo da<br />

tenere immutato l'ordine fillotassico di Vs» ^^ circonda a modo<br />

di invoglio : e tale invoglio è caratteristico di questo tipo, che<br />

da solo nella sistematica del genere costituisce la sezione Ero-<br />

datos. — In N. satwa L. e foeniculaoea DC, i sepali sono ester-<br />

namente pelosi, come il resto della pianta, trinervi, obovato-<br />

lanceolati, ottusi all'apice, unguicolati alla base, verdi nel boccio<br />

e quasi piani, bianchi dal lato interno a sbocciamento completo,<br />

quando si dispongono come a stelle perché patenti. Non è raro<br />

il caso di qualche foglia involucrante, ma breve e senza ordine<br />

fisso. — In N. gallica Jord. sono fortemente compressi nel boccio<br />

e d'ordinario cinquenervi, a nervature sporgenti, obovato-con-<br />

cavi, inegualmente eroso-cigliati a' margini; si aprono lenta-<br />

mente, perchè lento è lo sviluppo degli stili (corti abbastanza),<br />

si dispongono orizzontalmente e sono d'un colore celeste cupo,<br />

tendente al violetto, mentre rosse si vedono le antere, e tra il<br />

ceruleo ed il. rosso i filamenti degli stami ed i carpelli. — In<br />

A^. aroensis L. V unghia é sviluppatissima, sicché nel boccio<br />

su di esse si piegano alquanto le lamine, erette, carenate, tri-<br />

nerve o più, apicolate lungamente, obovato-spatolate, patenti a<br />

completo sviluppo, bianchicce.<br />

Non cosi fisso é il numero dei petali e la struttura. — Sino nei<br />

fiori d' una medesima pianta se ne contano 8-9-10, cigliati di<br />

peli bianchi lunghissimi, di colore bleu carico o d'un ceruleo<br />

scuro intenso, come per .V. Bott7'gaei Jord., damascena L., e nella<br />

var, micrantha; vi appaiono in una cerchia unica, ma qui e<br />

là un certo disordine accennerebbe ad una duplicità di serie.<br />

Hanno dapprima un peduncoletto sottile e cilindrico e patente,<br />

gozzuto all'apice, donde dal lato esterno si espande in una la-<br />

mina ovata eretta e divisa sin dalla base in due ali obovate;<br />

ottuse, e dal lato interno in una piccola lamina, cigliata, ovale,<br />

intera, la quale copre del tutto il gozzo pieno di nettare. A<br />

metà delle due ali é per ciascuna una ghiandola bruna, lucente,<br />

circondata da' soliti peli bianchi. — Al numero di 8 sono in N. sa-<br />

liva L. e foeniculacea DC, ed hanno il solito peduncolo ed il


48<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

solifo gozzo, donde si elevano la lamina esterna divisa in due<br />

ali flabelliformi, assottigliate in punte ottuse, erette, e l'interna<br />

lanceolato-acuta, mucronato-ottusa aneli' essa ; questa di color<br />

gialliccio, quelle pure giallicce, ma solcate da linea bruna trasver-<br />

sale verso la metà e terminate in punte brune. Le due ghiandole<br />

sono glabre, piccole, non circondate di peli, che pur ricoprono<br />

i margini delle lamine. — Ne ha anche 8 .V. gallica Jord., che dif-<br />

feriscono da quelli di N. saliva L. perché le due ali sono di<br />

color ceruleo, mentre alla metà sono listate di bianchiccio<br />

e di rosso in doppia riga trasversale, e si allungano in due<br />

punte cilindriche, ottuse, divergenti, rosso-cupe all'apice, e pre-<br />

sentano proprio sotto le strisele colorate due piccole ghiandole.<br />

Desse hanno dal lato interno ciascuna una plica, che in parte le<br />

ricopre. Contro queste ghiandole e contro le due pliche si adatta<br />

la lamina interna, di forma triangolare, allungata in punta ot-<br />

tusa, bianco-gialliccia nell' insieme e successivamente listate di<br />

bianchiccio, di ceruleo. — La laminetta interna in N. arvcnsis L.<br />

è spatolata alla base, terminata all'apice in punta cilindrica, ci-<br />

gliata brevemente dove si adatta al gozzo, di colore sbiadito,<br />

con una sola listerella trasversale bluastra a metà. L' esterna<br />

presenta le due ali come in N. foeniculacca DC, pelosette, con-<br />

cave, flabilliformi, mucronate, bluastre al basso, indi con varie<br />

linee successive di rosso cupo, gialliccio, bluastro, e cosi via<br />

via. Ha le due ghiandole assai più sviluppate, di color verde.<br />

Noi quindi ci troviamo in presenza di nettarli belli e definiti, ^<br />

a' quali va giustamente dato il nome di nettaroteche, e la cui<br />

architettura generale può ritenersi identica — meno alcune spe-<br />

ciali modificazioni — alle nettaroteche del genere Aquilegia.<br />

Quali rapporti hanno ora questi con la fecondazione incrociata?<br />

Il Mùller - riporta, e poi il Delpino ^ siccome proterandri i<br />

fiori di A^. arvensis L.; e quindi tale specie sarebbe a feconda-<br />

zione eterogama. — È un fatto, che la maturazione delle antere<br />

negli stami più bassi preceda di poco 1' evoluzione delle papille<br />

* Il prof. Delpino cosi scrive : « nel genere Erantlds e Nigella i<br />

petali sono commutati in vascoli melliferi ad orifizio chiuso, me-<br />

diante approssimazione di labbri. » Vedi : Ulteriori osservazioni sulla<br />

dicogamia nel regno vegetale, parte II, fase. II, pag. 98.<br />

* H. MilLLER, Die Befruchtung der Blumen durcli InseJcten, pag. 118.<br />

^ F. Delpino, op. cit., pag. 160,


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 49<br />

stimmatiche; ma sono queste antere appunto, le quali non hanno<br />

alcun valore nei processi impollinativi, poiché il polline solo di<br />

quelle negli stami superiori è attivo sugli stimmi. Ebbene, questi<br />

maturano dopo delle prime ed innanzi delle seconde, ed hanno<br />

dei movimenti coordinati appunto a tale asincronismo per com-<br />

piere le proprie funzioni.<br />

Ora, per parecchie altre specie, le mie osservazioni dirette<br />

menando a conclusioni negative, dirò che nessuna delle piante<br />

coltivate air aria libera fu visitata da insetti ; anzi, tenute suc-<br />

cessivamente sotto grosse camere di vetro, vi fiorirono e vi ab-<br />

bonirono i semi senza quindi alcun concorso di agenti esterni.<br />

E le cose stanno cosi.<br />

Gli stami sono in ogni specie numerosissimi, disposti in serie<br />

di 5 a 10, arcuate, parallele fra loro, oblique e radianti dal-<br />

l'asse ; ed ogni serie è tra una teca nettarifera e l'altra, sicché<br />

al numero ordinario di otto. Nel boccio, queste serie sono vi-<br />

cendevolmente addossate agli stili, eretti ed avvolgentisi quasi<br />

intorno a sé stessi ; ma quando i petali si aprono, a poco a poco<br />

si allungano, ed, a cominciare dai 2 o 3 più bassi, gradatamente<br />

si piegano sino a disporsi in tanti fascetti orizzontali quante<br />

sono le serie e si appoggiano o sui margini o nel mezzo dei<br />

sepali patenti. Degli altri, uno o due più interni si tengono quasi<br />

sempre eretti contro i carpofilli, ed i restanti per ordine s'inar-<br />

cano in fuori e vi si mantengono sino alla maturità delle an-<br />

tere, che sono erette, oblunghe, biloculari, estrorse, mucronate<br />

pel connettivo sporgente. Intanto gli stili subiscono un movi-<br />

mento dall' alto al basso, disponendosi orizzontalmente in A^. damascena<br />

L. e Bourgaei Jord., e quasi in saliva L. e foemcula-<br />

cea DC, ripiegandosi con la parte superiore dei carpofilli in<br />

N. gallica Jord., arcuandosi con tutti i carpofilli in A^. arvensis L.;<br />

al tempo stesso che nel terzo superiore, cui corrisponde la parte<br />

stimmatifera, accennano ad un altro movimento da destra verso<br />

sinistra. Il quale finisce quando od una o due antere hanno potuto<br />

acchiappare e tenere sino a loro completa deiscenza. É solo al-<br />

lora, che cominciano a svolgersi in senso contrario e si raddriz-<br />

zano sulle rispettive cassule, mentre i sepali, le teche nettari-<br />

fere, i primi fascetti di stami avvizziscono e cadono. — I carpofilli,<br />

che in N. saliva L. e foemculacea DC. erano al numero di 3<br />

a 5, d' ordinario 8, saldati fra loro interamente per la sutura<br />

Bull, della Soc. hot. ital. 4


50 EIDNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

ventrale sino all'apice, di forma ovale-ottusa, costituiscono poi<br />

una cassula obovato-quadrangolare o triangolare ad angoli smus-<br />

sati, rotondi, tubercolate nelle facce, con stili brevi, eretti. In<br />

N. gallica Jord. erano 8, fortemente costati, saldati sino oltre i<br />

due terzi ; e, siccome gli stili erano brevi piuttosto e nel moto<br />

di questi per prendere il polline la parte superiore esterna dei<br />

carpofilli vi aveva preso parte, cosi costituiscono una cassula 8<br />

costata, con logge alquanto aperte all' apice, con stili poco di-<br />

vergenti. Im^ece i 5 di A^^. aìwensis L., essendo saldati solo per<br />

un terzo ed essendosi troppo arcuati sopra sé stessi nel moto<br />

degli stili, costituiscono cassule con logge divaricato-raggianti. In<br />

N. damascena L, le cassule sono globoso-rigonfie, ed alla par-<br />

ticolarità, che queste presentano per un sepimento tangenziale<br />

spurio in una concamerazione esterna più grande sterile ed una<br />

più piccola interna fertile, si aggiunge che, al pari delle teche<br />

nettarifere, non si trovano tutti su d'uno stesso piano i fascetti<br />

di stami, ovvero ciascuno pare come diviso in due per leggiero<br />

spostamento. In tal caso sarebbe vera la figura tipica del diagramma,<br />

che li stabilisce in una sola spirale continua con i varii<br />

invogli fiorali ; ma di ciò mi riserbo di ragionare, quando avrò<br />

posto mano allo studio morfologico generale del genere.<br />

Concludo, adunque, che le Nigella, almeno quelle da me stu-<br />

diate, sono a fecondazione autogama. Né contro siffatta conclu-<br />

sione parlano il vario colore dei sepali e la disposizione, il colore<br />

istesso e la struttura ed i peli delle nettaroteche, le loro ghiandole<br />

ed il nettare, quando autogarae sono, per esempio, anco molte<br />

Orchidee, perfettamente conformate ne' fiori alla eterogamia.<br />

Tuttavia non è il caso di escludere a tali caratteri delle pro-<br />

prietà dicogamiche, dato il modo di vivere di queste piante, af-<br />

fatto umili tra le messi. A noi però resta sempre il fatto, che<br />

la configurazione esterna della cassula è in rapporto appunto<br />

con la lunghezza ed il movimento degli stili e degli stami fra<br />

loro; giacché quelli, costretti a ripiegarsi contro di questi per<br />

prenderne il polline delle antere, esercitano sui respettivi car-<br />

pofilli una diversa forza di trazione.<br />

Il prof. Comes ricorda al Socio Terracciano il proprio lavoro pubblicato<br />

fino dal 1874 sulla impollinazione della Nigella damascena;<br />

e Terracciano prende atto dell' avvertimento.


RIUNIOKE GENERALE IN NAPOLI 51<br />

Il Presidente Arcangeli dà comunicazione di un lavoro del<br />

prof. Goiran dal titolo : « Una erborizzazione attravei'so i monti<br />

Lessini veronesi luglio-agosto 1891 » e legge quindi le seguenti:<br />

COMUNICAZIONI DI A. GOIRAN.<br />

Di due nuove stazioni veronesi di Peuceclanum verticillare<br />

Koch. — Della presenza di Hypericum Coris L. e Melampyrum<br />

lìarhatwn W. et K. nei M. Lessini veronesi. — Di due<br />

forme albiflorae nei generi Trifoliitm e Carduus. — Nuova sta-<br />

zione di Camjmnula petraea L, — Una forma ibrida nel ge-<br />

nere Verhascum. — Ed altre notizie.<br />

1. In altra comunicazione alla Società Botanica Italiana ho<br />

trattato della presenza di Peuceclanum verticillare Koch nei<br />

monti veronesi; nel M. Baldo cioè, presso la Ferrara ed in Ime,<br />

•ed in Valle dì Squaranto nei Lessini. Ora segnalo due nuove<br />

stazioni di questa importante Apiacea, scoperte di questi giorni<br />

negli stessi Monti Lessini. Il giorno 3 agosto infatti seguendo<br />

il sentiero del Buso del Gatto che si stacca un po' al disotto di<br />

Roccapia, ed è rivolto verso Y Adige, V ho raccolta nei boschi<br />

e sotto al sentiero stesso, nel Colle della Cicala (1200-1229 m.):<br />

•e nel giorno 10 agosto 1' ho poi trovata copiosissima ed in esem-<br />

plari giganteschi nei boschi di Vaona presso S. Anna d' Al-<br />

faedo (900-1000 m.). Un esemplare aveva l'altezza di m. 2. 60.<br />

2. Lungo ristesso sentiero del Buso del Gatto ho pure rac-<br />

colto lo stesso giorno 3 agosto Hypericum Coris L, — Sino ad<br />

oggi ne era nota la presenza solo in M. Baldo presso Y Eremo<br />

dei SS. Benigno e Caro. Fa pure nel Trentino.<br />

3. Per la prima volta ho raccolto Melampyrum barbaium W.<br />

et K. fra le messi nel AL Masue, sempre nei Lessini. Questa<br />

Scrofulariacea è nuova pel Veronese.<br />

4. Segnalo due forme aWiflorae che non ricordo di avere vi-<br />

sto indicate in alcuna flora: la prima è di Trifolium pratense L.<br />

presso S. Anna d' Alfaedo nella contrada Camp)Ostrin: la se-<br />

conda di Carduus defloratus L. presso S. Anna d"Alfaedo, nel<br />

M. Pastelletto e sulle vette del Corno d' Aquilio (1545 m.). ^<br />

* Rivedendo le bozze della presente nota credo opportuno aggiungere<br />

che il giorno 14 settembre mi sono imbattuto nella forma<br />

albifiora di Trifolium pratense anche nella Valle di MarcelUse.


52 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

5. Nelle rupi o sengie di Falasco in Valpantena sopra Sta-<br />

lavena cresce copiosa Campamela peiraea L. Annunzio un'altra<br />

stazione di questa bella e rara specie nella stessa Valpantena<br />

nel Vaio della Pernise, al principio della salita a Corrubio di<br />

Cerro veronese.<br />

6. Nella regione dei Lessini crescono copiosissimi Verbascitm<br />

Lyclinìtis L. e V. Cliaixii Vili. Nella Valle Marcliiora sotta<br />

S. Anna d' Alfaedo lio raccolto una forma che prò interim<br />

ritengo un ibrido fra le due specie ora nominate, — Anche<br />

in M. Baldo in Pravazar di sopra osservo da anni altra forma<br />

ibrida fra V. Lychnitis e V. nigrum.<br />

7. In S. Anna d'Alfaedo e più ancora a Breonio é coltivata<br />

con ottimo risultato la Sulla {Hedijsarum coronariura L.). In<br />

questa ultima località non vi é orticello nel quale una aiuola<br />

non sia consacrata a questa Faseolacea, ritenuta ottima succe-<br />

danea al caffè e con questo nome pure chiamata volgarmente<br />

da quelli abitanti.<br />

8. Tn' altra stazione nei Lessini è da assegnarsi a Senebiera<br />

Coronopus Poir., alle falde orientali del M. Pastello nel luoga<br />

detto Cà da Corno sopra violane.<br />

9. U Acalypha virginica L. procede nel suo viaggio d'inva-<br />

sione. E ormai giunta sin oltre Parona d\A.dige, ove é stata<br />

primieramente osservata nel settembre dello scorso anno, nella<br />

seconda escursione della Società Botanica Italiana in occasiona<br />

della riunione di Verona.<br />

Il Socio ^Martelli ricorda che nella gita fatta al monte Stivo<br />

presso Riva fu raccolto 1' Hypericum Coris.<br />

Parla quindi della formazione del grappolo nelle gemme della<br />

vite.<br />

EPOCA DELLA FORMAZIONE DEL GRAPPOLO NELLE GEM-<br />

ME DELLA VITE. PER U. MARTELLI.<br />

Neil' adunanza della nostra Società Botanica tenuta in Firenze<br />

il 14 dicembre scorso ebbi l' onore di riferire brevemente in-<br />

torno ad alcuni studi sull'epoca della formazione dell'infiore-<br />

scenza nelle gemme della Vitìs vinifera.


RIUNIOXK GENERALE IX XAPOLI 53<br />

Come ebbi a dire sin d' allora, era mia intenzione di rendere<br />

conto di quelle mie osservazioni solo quando fossero giunte al<br />

termine prefisso, ma per alcune ragioni fui allora costretto a<br />

parlarne tanto nella nostra adunanza, quanto nel giornale UAgricoltore<br />

Toscano. Ora torno a svolgere lo stesso argomento ma<br />

entro limiti più estesi, appunto perché ora soltanto ho comple-<br />

tato quelle ricerche. Serva questa dichiarazione di spiegazione<br />

e di scusa se in questa nota si ritroveranno ripetute alcune delle<br />

cose già dette.<br />

Ognuno converrà meco che la bibliografia della Vitis vinifera,<br />

sia pure quella solamente scientifica botanica, è forse la più<br />

estesa di ogni altra. Per ciò è assai difficile potere assolutamente<br />

accertare se mai alcun autore abbia o no trattato un dato ar-<br />

gomento intorno a questa pianta, ma per quanto abbia eseguite<br />

le mie ricerche bibliografiche il più accuratamente possibile, non<br />

mi fu dato di rintracciare alcuna notizia che precisasse 1' epoca<br />

od il periodo di vegetazione nel quale il grappolo ha origine<br />

nelle gemme della Vite. È intorno a questo tema che ho ri-<br />

volto i miei studi e sui quali ora richiamo la vostra attenzione.<br />

L' argomento mi è sembrato assai interessante, specialmente dal<br />

lato agricolo ed economico, interessando molto di conoscere<br />

quando e per quali cause si forma il fiore e per conseguenza<br />

anche il frutto di una pianta che ha per noi tanta importanza.<br />

Si ritiene scientificamente che l' età, la predisposizione, la<br />

stanchezza, l' indebolimento, la robustezza, il calore e la siccità<br />

siano altrettanti agenti coadiuvanti la pianta nella produzione<br />

dei suoi fiori. Fra tutte le cause ora citate, a parte l'età, con-<br />

dizione essenziale, specialmente nei vegetali arborei, il calore é<br />

il coefficiente più necessario per la produzione delle gemme fio-<br />

rifere. Infatti non è difficile osservare alcune piante, le quali<br />

tenute ad una temperatura vegetano bene ma non producono<br />

fiori, sino a tanto che il calore dell'ambiente in cui vivono non<br />

viene aumentato. '<br />

* La quantità di calorico di cui una pianta lia bisogno per fiorire<br />

€ per fruttificare è stato creduto poterla stabilire all' incirca dalla<br />

somma dei gradi di calorico di cui ha goduto durante il periodo ve-<br />

getativo. Cosi per la Vitis vinifera si è creduto occorrere<br />

mulazione di 2603 a 3000 gradi cent, per fiorire, e da 4500 a 5000<br />

gradi cent, per maturare il frutto.<br />

1' accu


54 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Altro agente attivo nella formazione dei fiori secondo le opi-<br />

nioni del Sachs * sarebbero pure i raggi ultra-violetti dello spet-<br />

tro solare, sotto l' azione dei quali avverrebbe la formazione di<br />

una sostanza speciale clie l'autore chiama « autogena » ed alla<br />

presenza della quale sarebbe collegata la formazione dei fiori. ^<br />

Il Sachs riterrebbe che quantità estremamente piccole di una<br />

più sostanze speciali fissate nelle foglie produrrebbero i ma-<br />

teriali di formazione, che quindi verrebbero trasmessi ai punti<br />

di accrescimento per prendere in appresso parte alla formazione<br />

dei fiori.<br />

Secondo le esperienze del Sachs esisterebbero nello spettro<br />

solare in rapporto alla influenza che essi possono esercitare<br />

sulla vegetazione 3 qualità di raggi, vale a dire: quella dei raggi<br />

gialli e di quelli immediatamente affini, dei bleu e degli ultra-<br />

violetti. I primi sarebbero quelli che favorirebbero la decompo-<br />

sizione dell'acido carbonico e sarebbero quindi i più attivi nel-<br />

r assimilazione; i secondi gli agenti dei movimenti dovuti agli<br />

Tale opiniona sembra che non sia rigorosamente conforme al vera<br />

o almeno offre campo a molte obiezioni. Sta poi a combatterla il fatto<br />

che se la somma di calorico ritenuta necessaria per la fioritura o<br />

per la maturazione nel frutto si accumula lentamente o viene ri-<br />

partita in piccole frazioni, durante un lungo periodo, oppure vice-<br />

versa in quote elevate in corto tempo, non otterremo il resultato<br />

voluto né per la fioritura né per la maturazione del frutto. Da ciò<br />

resulterebbe assai evidente che per la completa vegetazione delle<br />

piante, oltre al quantitativo di calorico, di umidità ecc., occorre<br />

anche la ripartizione di tali agenti entro certi limiti e durante certe<br />

epoche del periodo vegetativo annuale.<br />

* J. Sachs, Arheìt. Bot. Inst. Wurzburg, III, 372.<br />

- Gli esperimenti relativi furono fatti dal prof. Sachs sul Tropaeo-<br />

lum majits. L' autore ha riconosciuto che allorquando i raggi so-<br />

lari attraversano una soluzione di solfato di chinino, i raggi ultra-<br />

violetti vengono intieramente assorbiti o trasformati in raggi di<br />

minor refraugibilità, diventano visibili e di un colore bleu. Se ap-<br />

profittando di tale particolarità si obbliga una pianta a crescere<br />

dietro uno schermo di solfato di chinino si osserva che lo sviluppo<br />

degli organi vegetativi ha luogo in modo normale, ma non si producono<br />

fiori. Cosi 26 piante tenute nelle condizioni sopra espresse<br />

produssero un solo fiore ed anche assai stentato, raentreché 20 altre<br />

piante cresciute in condizioni simili, ma dietro uno schermo di acqua<br />

pura della stessa densità della soluzione del solfato di chinino, pro-<br />

dussero 55 fiori.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 55<br />

stimoli esterni di irritazione; i terzi quelli che nelle foglie e<br />

nelle parti verdi produrrebbero le sostanze generatrici dei fiori.<br />

Tutte queste teorie lasciano ancora la scienza molto all' oscuro<br />

sopra r importante quesito della vera causa della formazione<br />

dei fiori, la quale molto probabilmente non è una sola ma<br />

il resultato del concorso di tutte le funzioni della vita della<br />

pianta. Senza però discutere le esperienze del Sachs/ né i re-<br />

sultati dell' azione dei raggi ultra-violetti, non dobbiamo dimen-<br />

ticare che altre cause indubitatamente favoriscono lo sviluppo<br />

dei fiori. Qui l'agricoltura viene in nostro aiuto e con espe-<br />

rienze coronate da eccellenti resultati dimostra come dalla pre-<br />

senza nel terreno di certe sostanze piuttostoché di altre, la ve-<br />

getazione tutta di una pianta e specialmente la produzione dei<br />

fiori è grandemente attivata. Cosi ad esempio è ormai accertato<br />

r effetto nel senso suddetto dei sali di potassa per la Vitis vi-<br />

nifera, per il Solanum esculenhcm, per il Pisum saiivum ecc.,<br />

mentre i concimi azotati hanno effetto sopra il Tritìcum sativum<br />

ed i fosfati sopra la Brassica, il Saccharum offìcinarum,<br />

la Zea Mais ecc. ^<br />

Dai resultati che 1' agricoltura ha ottenuto mediante le con-<br />

cimazioni artificiali specialmente apparirebbe che nella forma-<br />

zione dei fiori avesse grande influenza 1' accumulamento nella<br />

pianta di alcune sostanze, le quali renderebbero i succhi di den-<br />

sità atta a determinare i tessuti delia pianta a modificarsi da<br />

vegetativi in riproduttivi. Come già abbiamo detto, il calorico<br />

* Queste esperienze sembrami dovrebbero essere ripetute tenendo<br />

un sistema analogo a quello seguito dal Ville per accertare sui ve-<br />

getali 1' azione dei concimi e dei vari componenti il terreno, coltivando<br />

le piante entro sabbia calcinata e priva perciò di qualsiasi<br />

nuti'imento. Sembrami che agendo in tal guisa e con esempi di con-<br />

fronto, i resultati dovrebbero essere più concludenti, perchè se nelle<br />

piante coltivate nella sabbia calcinata la produzione di fiori è assai<br />

scarsa; severamente i raggi ultra-violetti hanno tanta azione sulla<br />

formazione delle gemme fiorifere, tenendo queste piante in presenza<br />

di raggi ultra-violetti, si dovrà ottenere per resultato un aumento<br />

rilevante di fiori, quasi da compensare almeno in parte la povei'tà<br />

del terreno, mentre che con la contro prova, cioè facendo crescere<br />

le piante dietro schermi di solfato di chinino, ne dovrebbe resultare<br />

la sterilità quasi completa.<br />

* Ville, Jjes engraìs chimiques.


56 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

nonché 1' umidità relativa, hanno parte attivissima nello sviluppo<br />

dei fiori. È quindi facile intendere quanta influenza debbono<br />

avere nella vita vegetativa le condizioni atmosferiche soprat-<br />

tutto, durante il periodo nel quale la pianta forma le sue gemme<br />

fiorifere; per cui se potremo arrivare a conoscere in quale<br />

epoca stagione dell' anno la Vite forma i suoi grappoli nella<br />

gemma, e quali sono le condizioni atmosferiche sotto la cui in-<br />

fluenza tale formazione ha luogo, potremo da queste conoscenze<br />

dedurre delle conclusioni di una utilità pratica per l'agricoltura.<br />

Le mie prime osservazioni sulla g^^mma della Vite ebbero<br />

principio nel mese di agosto dell'anno decorso, e furono rego-<br />

larmente proseguite di 15 in 20 giorni. Prendendo una gemma di<br />

un tralcio per lo più la 3* o la 4" inferiore (la 1'' e la 2* sono<br />

semplicemente foglifere) e tolto il primo involucro di perule, si<br />

mettono a nudo tre gemme secondarie, di cui è d'ordinario com-<br />

posta ogni gemma ben formata di Vite. Di queste tre, le due late-<br />

rali danno origine a rami non produttivi e volgarmente chia-<br />

mansi femminelle, mentre solo la mediana produce il tralcio o<br />

ramo principale sul quale compariscono i grappoli.<br />

Trascurando le due gemme secondarie e portando la nostra<br />

attenzione sopra la gemma mediana, se coli' aiuto di una lente<br />

che ingrandisca circa 10 diametri si separano una ad una le<br />

varie parti di cui é composta detta gemma, vedremo prima di<br />

tutto all' esterno alcune squame piuttosto grandi ovate, brune,<br />

assai consistenti e rivestite di peluria; al di sotto di queste<br />

prime squame altre ancora se ne vedranno di forma eguale ad<br />

esse, ma più piccole e di colore verdastro, abbondantemente la-<br />

nose. Dopo un paio di cicli di tale squame si incontrano delle<br />

piccolissime foglie verdi, le quali nonostante la piccolezza loro<br />

sono distintamente caratterizzate, ma avvolte da una densa pe-<br />

luria. Proseguendo ancora 1' operazione e distaccate ad una ad<br />

una tre o quattro di queste foglioline, apparisce da un lato un cor-<br />

piciattolo della lunghezza di circa un mill., di forma subtrigono, pi-<br />

ramidale, a base appena asimmetrica, di colore verdastro e rico-<br />

perto anche esso di peluria. Con un ingrandimento più forte si<br />

possono scorgere sulla sua superficie delle piccole protuberanze<br />

ravvicinate fra loro, ma con una disposizione spirale. È questo<br />

corpuscolo piramidale un giovanissimo grappolo, ma di esso ri-<br />

torneremo a parlare in appresso.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 57<br />

Proseguendo nella dissecazione si trova, quasi dal lato opposto<br />

al primo grappolo ora descritto, una piccola fogliolina ed un<br />

sacondo grappolo uguale al primo, ma solo più piccolo; talvolta<br />

mi sono imbattuto in un terzo grappolo che in tal caso non trovasi<br />

di seguito ai due primi, ma bensì dopo una interruzione. Non<br />

vi è dubbio alcuno sulla natura di questi piccoli corpicciuoli<br />

piramidali, essi sono certamente dei giovani grappoli, inquan-<br />

tochè la posizione loro non può dar luogo ad equivoci. Inoltre,<br />

allorché uno di essi venga trasportato sotto il microscopio, la<br />

forma risulta tanto evidente che sparisce qualsiasi dubbio.<br />

Facciamo una sezione longitudinale di un corpo piramidale<br />

dopo averlo incluso nel sapone glicerinato ed osserveremo<br />

r asse longitudinale con piccole protuberanze con alla base una<br />

brattea assai sviluppata. Queste protuberanze rappresentano le<br />

prime ramificazioni dell' asse principale, ma su di esse non è<br />

ancora comparsa alcuna traccia di protuberanze fiorali di cui<br />

non mi è mai stato possibile di scorgerne indizio sui grappoli<br />

contenuti nelle gemme di agosto. Altre gemme raccolte nel set-<br />

tembre e ottobre si sono mostrate nelle stesse condizioni delle<br />

precedenti, senza modificazione od aggiunta nella loro apparente<br />

struttura, solo ho osservato in esse un lento accrescimento che'<br />

é divenuto anche più lento nelle gemme esaminate nei mesi di<br />

novembre, dicembre e gennaio.<br />

Fu nei piccoli grappoli dissecati Ja gemme raccolte nel feb-<br />

braio, che per la prima volta notai delle protuberanze laterali<br />

corrispondenti alle prime ramificazioni dell' asse principale una<br />

tendenza all'allungamento ed in seguito vidi comparire lateral-<br />

mente nella parte superiore di ciascuna protuberanza una pic-<br />

cola prominenza, indizio di ulteriore differenziamento.<br />

Dopo coscienzioso esame venni alla conclusione che si era<br />

adesso giunti alla formazione del fiore, e che di fatto ognuna<br />

di queste ultime prominenze non era altro che la prima trac-<br />

cia di fiore. Era quanto occorreva conoscere e perciò non andai<br />

oltre, né mi curai di seguire 1' ulteriore sviluppo del fiore, es-<br />

sendo ormai conosciuta la sua organogenia.<br />

Dal sopra esposto rimane constatato che la prima apparizione dei<br />

grappoli nelle gemme della Vite ha luogo nell'estate, epoca nella<br />

quale si formano le gemme stesse, come rimane provato che la<br />

prima traccia dei fiori si manifesta in esse nella fine dell'inverno.


58 RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI '<br />

Che la gemma di agosto contenga di già i grappoli ne ho<br />

avuto la riprova dal seguente fatto.<br />

Nella seconda metà di agosto passato cadde nel Mugello (To-<br />

scana) copiosissima grandine che devastò completamente il rac-<br />

colto dell'uva e le piante. Private in tal guisa di pam pani quelle<br />

povere piante furono costrette a svolgere le gemme destinate<br />

all'ibernazione; per cui queste, dopo avere svolte le prime<br />

foglie nel modo stesso come avviene ogni anno nella primavera,<br />

produssero i primi grappoli che vi si trovavano già formati. la<br />

stesso nell'ottobre seguente raccolsi alcuni di questi grappoli per-<br />

fettamente sviluppati con i loro fiori in boccio. Forse si potrebbe<br />

giungere a spiegare questo fatto anche con altre ipotesi, ma la<br />

spiegazione accennata sembrami tanto naturale e semplice e nel<br />

tempo stesso istruttiva, da non dovere pensare a cercarne altra.<br />

Ora quale conclusione si può trarre da queste osservazioni,<br />

se non che i grappoli della Vite si formano contemporanea-<br />

mente alle foglie nella gemma ibernante, durante 1' estate che<br />

precede la fioritura della susseguente primavera? Cosi abbiamo<br />

che mentre il frutto di un anno è in via di maturazione, quello<br />

dell'anno avvenire si trova di già abbozzato ed in istato em-<br />

brionale nelle gemme dei tralci che si sono sviluppati nell' an-<br />

nata. Rimane pure provato che questo giovane grappolo coi<br />

fiori non ancora formati, od almeno in uno stato molto rudi-<br />

raentario o meglio allo stato potenziale, per vari mesi resta<br />

pressoché in riposo, finché al risveglio della vita vegetativa<br />

nella primavera veniente gradatamente si completa e sviluppa<br />

i suoi fiori. Adunque possiamo distinguere due periodi impor-<br />

tantissimi nella vita riproduttiva annuale della Vitis vinifera:<br />

il primo estivo od autunnale, nel quale ha luogo la prima<br />

comparsa è la formazione delle parti assili del grappolo; il se-<br />

condo primaverile, nel quale si effettua la differenziazione del-<br />

l' asse principale in assi secondari ed in fiori.<br />

Il periodo invernale è un periodo di riposo nel quale non ac-<br />

cadono cambiamenti apparenti nelle gemme. È certo innegabile<br />

r importanza di una stagione propizia durante il secondo pe-<br />

riodo o primaverile, per il regolare sviluppo dei fiori, ma per<br />

la formazione dei grappoli e quindi per la quantità di questi<br />

che comparirà nella primavera deve avere maggiore influenza<br />

il calore e l'umidità della stagione estiva ossia del primo periodo.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 59<br />

Ognuno converrà meco che se nell' estate, cioè durante la for-<br />

mazione dei grappoli, la stagione corre umida e fresca, verrà<br />

favorito lo sviluppo vegetativo a preferenza del riproduttivo e<br />

lo sviluppo dei grappoli sarà scarso ed imperfetto.<br />

Dal lato pratico avendo constatato che l'epoca della forma-<br />

zione dei grappoli della vite ha luogo nell' estate, ognuno che<br />

abbia acquistata la pratica necessaria potrà sino dai mesi au-<br />

tunnali conoscere con molta approssimazione quale sarà la<br />

produzione di grappoli per l'anno venturo e quindi potrà azzar-<br />

dare, con una certa dose di verità, una previsione sulla mag-<br />

giore o minore abbondanza della promessa della futura raccolta;<br />

per di più da queste osservazioni se ne potrà forse avvantag-<br />

giare r agricoltura potendo ricavare dei dati positivi sull' epoca<br />

e sul modo più favorevole, sia per somministrare i concimi e sia<br />

per eseguire le potature delle viti.<br />

L' adunanza è quindi tolta.<br />

Gita a Baia e ad Ischia.<br />

Alle 12 mer. i Congressisti partirono con la ferrovia per Baia, ove<br />

lungo la spiaggia raccoglievano alcune piante interessanti pei Soci<br />

delle parti più settentrionali della Penisola.<br />

In causa di un cambiamento di orario del battello a vapore non<br />

potè efifettiiarsi la erborazione al Fusaro, ove alcuni Soci si recarono<br />

poi dopo la Riunione.<br />

La partenza per Ischia si effettuava da Pozzuoli; i Soci pei-nottarono<br />

al paese d' Ischia e il mattino dipoi per tempo s'incamminarono<br />

per l'Eporaeo, discendendo poi a Casamicciola. Benché alcune<br />

rarità dell' isola non fossero state raccolte, stante la ristrettezza,<br />

del tempo, il resultato della erborizzazione fu nondimeno assai soddisfacente<br />

e basti solo ricordare l' Ipomaea atolonifera e la Woodwar-<br />

dia radicans.<br />

Adunanza pubblica del 20 agosto 1891.<br />

Apre 1' adunanza il Presidente Arcangeli a ore 8 ^'^ leggendo una<br />

lettera del Socio Lojacono Poiero che si scusa dal non essere intervenuto<br />

alla Riunione e che invia in dono alla Società alcune<br />

sue pubblicazioni.


co<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Il Socio BORzi espone i risultati di sue ricerche Sui fasci hicol-<br />

Interali di alcune Croci/ere e delle relative anomalie. È noto, egli<br />

dice, come i fasci libero-legnosi di alciine Crocifere, secondo le ricerche<br />

di Dennert, presentino una regione interna d' indole floemica<br />

; sarebbero perciò dei fasci bicollaterali nel senso ammesso dai<br />

moderni istologi. Sulla costituzione e sull' origine del floema in-<br />

terno le ricerche del Dennert, contengono qualche lacuna. Di più,<br />

l'esame di detti fasci presso la Brassica fruticulosa Cyr. e V Eruca-<br />

strum virgatum Stev. porge occasione di rilevare importanti parti-<br />

colarità anatomiche non ancora segnalate dagli autori.<br />

I fasti di Br. fruticulosa offrono una struttura primaria che non<br />

può dirsi veramente normale, in quanto che taluni fasci rimangono<br />

aifatto incompleti per mancata formazione di vasi spirali, caratteri-<br />

stici rappresentanti del legno primario; questo riducesi in tal caso<br />

a pochi elementi di parenchima legnoso. Seguendo lo svihippo della<br />

porzione circummidollare di ogni fascio completo si nota come molto<br />

di buon' ora differenziasi il cambio, mentre nella regione postero-cam-<br />

biale del nascente fascio prendono origine dei vasi anulati e spi-<br />

rali separati da pochi elementi di parenchima. Questi ultimi seguitano<br />

a segmentarsi per costituire alla fine un cordone più o meno<br />

spesso di elementi d'indole floemica; essi sono, in massima parte<br />

delle cellule cambiformi fra le quali scorgonsi degli esili gruppi di<br />

vasi crivellati. Durante i primordi della sua costituzione il cambio<br />

è suscettivo di accrescere detta regione floemica, generando nel<br />

tempo stesso nuovi vasi spirali. Sicché è da concludere che il floema<br />

interno non derivi esclusivamente dal meristema primitivo, né esso<br />

debba la sua origine ad un cambio proprio come fa supposto dal<br />

Dennert nel caso di altre Crocifere.<br />

Nella Br. fruticolosa il floema interno ha i medesimi caratteri del<br />

libro esterno. In altre Crocifere {Koniga, etc.) per altro detto tes-<br />

suto presentasi assai ridotto di proporzioni e sj)3SS0 rappresentato<br />

da pochi elementi cambiformi.<br />

II cambio normale possedendo nelle sue prime origini la facoltà<br />

di generare degli strati di libro in ordine centrifugo, conserva il-<br />

limitata siffatta proprietà. In tal guisa, in corso di accrescimento,<br />

la regolare formazione di legno secondario viene interrotta dalla<br />

produzione di libro secondario, il quale, spesso in forma di zone<br />

continue anulari, vedssi intercalato fra il legno stesso. Dette zone<br />

di libro corrispondono ai differenti periodi di accrescimento dei fu-<br />

sti, e segnatamente parrebbe certo che siffatta produzione di floema,<br />

in via centrifuga, avesse luogo durante la stagione estiva quando,<br />

cioè, la pianta trovasi esposta a prolungata siccità.<br />

L'anatomia della radica di Br. fruticulosa conferma i dati espo-<br />

sti. Anche i fasci libero-legnosi di datto organo possiedono dei cordoni<br />

di floema interno dovuti alla primordiale attività del cambio.<br />

Da questo hanno parimente più tardi origine degli strati di libro<br />

secondario formanti delle zone all' interno del legno.


RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI 61<br />

Viene qiTiiidi presentata la nota seguente del Socio Baroni :<br />

SULLA STRUTTURA DEL SEME DELL' BEMEROCALLIS<br />

FLAVA L. NOTA PRELIMINARE DEL DOTT. EUGE-<br />

NIO BARONI.<br />

Sul seme di Ilemerocallis flava, per quanto è a mia cono-<br />

scenza, nessuno fin ad ora ha scritto con qualche dettaglio. *<br />

Ciò mi ha indotto a intraprendere sui semi di questa specie al-<br />

cune ricerche, che cominciai fin dal luglio decorso. Mi piace<br />

dichiarare che, quanto verrò esponendo, é soltanto un riassunto<br />

di osservazioni più estese risguardanti anche il frutto, le quali<br />

saranno oggetto di altra nota; essendoché per quest'anno mi<br />

ha fatto difetto il materiale raccolto nell'Orto botanico pisano.<br />

I semi di Hemerocallis flava, provenienti da ovoli anatropi,<br />

sono provvisti di un brevissimo podospermo poco resistente, il<br />

quale in sezione trasversa apparisce di forma acutamente ellit-<br />

tica; si mostrano globosi e soltanto in corrispondenza del mi-<br />

cropilo terminano in punta leggermente uncinata. Dalla parte<br />

opposta al loro punto di attacco presentano una costola che si<br />

modella sopra il rafe. Sono neri, lucenti ed a superficie liscia:<br />

misurano 0'",006 di lunghezza e 0",P05 di larghezza. Molto spesso<br />

sono in numero di uno per ogni loggia del frutto, aderenti all'<br />

angolo interno della cassula triquetra, non di rado in numero<br />

di due tre. La consistenza del seme è corneo-coriacea; tanto<br />

é vero che, facendo delle sezioni, il rasoio rimane intaccato. La<br />

qual cosa mi fa giustamente ritenere inesatta l'espressione di<br />

Bentham e Hooker, che a proposito dei semi di Hemerocallis<br />

scrivono: « texta laxa crassiuscule membranacea. »^<br />

Lo sperraoderma consta di 8 o 10 strati di grosse cellule ir-<br />

regolarmente arrotondate o rettangolari. Una sezione trasversa<br />

* EnCtLEr und Prantl, Die natilrlichen Pflanzenfamilii'n, 2 Lie-<br />

ferung. Juncaceae, Stemonaceae und LlUaceae, pag. 40. Leipzig, 1887.<br />

- Bentham et Hooker, Genera plantarum^ voi. Ili, pars. II,<br />

pag. 773. Lendini, 1883.


62<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

di esso lascia vedere esternamente tre strati di elementi, in<br />

prevalenza rettangolari, a parete fortemente ispessita e masche-<br />

rati da un' abbondante quantità di sostanza colorante.<br />

Il primo strato esterno presenta un colore leggermente vio-<br />

laceo; il secondo, ove la sostanza è maggiormente ammassata,<br />

e colorato in nero; il terzo finalmente mostra una gradazione<br />

di colore che va dal nero al giallo-rossastro. Al di sotto di questi<br />

primi tre strati se ne osservano altri 5 o 6 costituiti da cellule<br />

ovoidee, con parete piuttosto sottile, colorate in giallognolo, co-<br />

lore del quale è provvisto anche il plasma in esse contenuto.<br />

Finalmente le cellule man mano che si avvicinano all'albume<br />

si comprimono fortemente fra loro, riducendosi abbastanza al-<br />

lungate, e costituiscono in tal modo una porzione distinta da<br />

quelle precedentemente citate. Frammiste alle cellule ovoidee<br />

trovansi disseminate una quantità di trachee con ispessimenti<br />

elicoidali, alcune delle quali hanno parete molto ingrossata,<br />

mentre altre l' hanno estremamente sottile. Un grosso fascio di<br />

trachee, accompagnato da cellule cambiformi, trovasi in corri-<br />

spondenza della costola longitudinale, che abbiamo notato alla<br />

superfìcie del seme. Del quale fascio ho potuto facilmente ac-<br />

certare la continuazione col breve podosfermo seminale.<br />

Esposta cosi con qualche dettaglio la costituzione dello spermoderma<br />

nasce spontanea la domanda se in esso si distinguono<br />

due tegumenti seminali, corrispondenti alla primina e alla se-<br />

condina dell'ovolo, oppure se uno solo sia conservato nel seme.<br />

A questo proposito il sig. Marcel Brandza* in una recente<br />

memoria formula le seguenti conclusioni, che mi piace di ripor-<br />

tare qui nella loro integrità:<br />

1° € Chez les plantes dont l'ovule a deux téguments, la con-<br />

« stitution des enveloppes de la graine et leur origine ne sont<br />

« pas telles qu'on les a décrites généralement. Dans la plupart<br />

« des cas, le tègument interne n'est pas digéré. Il persiste et<br />

« peut souvent constituer la partie lignifiée de l'ehveloppe sé-<br />

« minale. Parfois, le nucelle lui-raéme contribue à la formation<br />

« des enveloppes de la graine mure. C'est seulement dans quel-<br />

' M. Brandza, Recherches siir le développement des téguments sémi-<br />

naux des Atigiospermes, in Comptes rendus de VAcadémie des sciences<br />

de Paris, T. CX, pag. 1225. Paris., 1890.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 63<br />

« ques familles que l'enveloppe de la graine est formée par la<br />

« partie extérieure du tégument externe de l'ovule.<br />

2" « Chez les plantes dont l'ovule n'a qii'iin tégument, les<br />

« enveloppes de la graine proviennent, soit de cet unique té-<br />

« gument, soit à la fois de ce tégument et du nucelle. Quelque-<br />

« fois, la partie lignifiée de la graine peut méme tirer son ori-<br />

« gìne de l'épiderme du nucelle. »<br />

Nel contesto della memoria dice inoltre che in certe Gigliacee<br />

sussiste nel seme il tegumento interno, mentre in certe altre<br />

viene riassorbito.<br />

Ora le osservazioni da me fatte ritengo mi permettano di as-<br />

serire che nei semi di cui ci occupiamo persiste il tegumento<br />

interno corrispondente alla secondina dell' ovolo. E ciò può di<br />

leggieri osservarsi anche coli' esame macroscopico; poiché sbuc-<br />

ciando un seme la parte coriacea esterna vien facilmente tolta<br />

via insieme alla carnosa, e invece addossata alla mandorla rimane<br />

una pellicola membranacea filamentosa, la quale deve con<br />

molta probabilità ritenersi come il tegumento interno o tegmen.<br />

Coi più usati solventi, tanto a freddo quanto a caldo, ho spe-<br />

rimentato la solubilità della sostanza che dà il colore al seme,<br />

ma non ho ottenuto resultati soddisfacenti. In presenza di acidi<br />

forti si comporta in modo differente: cosi con acido nitrico di-<br />

scretamente concentrato la sostanza si colora in giallo-rossastro,<br />

V azione prolungata di questo acido (48 ore) muta quest' ultima<br />

colorazione in giallo-violetto. L' acido solforico pure concentrato<br />

invece fa acquistare alla sostanza un colore verde-sporco nella<br />

parte superficiale esterna, mentre la massa apparisce colorata<br />

in nero-sporco. L' azione prolungata di questo acido (48 ore)<br />

induce una colorazione nero-violetta. Il colore giallo-rossastro,<br />

di cui son provviste le cellule dello spermoderma, deve con<br />

molta probabilità attribuirsi prevalentemente alla presenza di<br />

sostanze tanniche e di altre afl3ni, giacché esse cellule acqui-<br />

stano colorazione verde-nerastra con acetato ferrico e anche<br />

con acido osmico.<br />

La mandorla, che costituisce la parte maggiore del seme, si<br />

presenta formata dall' albume e dall' embrione.<br />

L' albume consta di elementi in forma di romboidi a parete<br />

sottile disposti in serie radiali di 15 a 20 cellule. In queste<br />

stanno incluse sostanze alburainoidi, olii-grassi e fecola. La


64 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

quale ultima con iodio si rende maggiormente manifesta in<br />

forma di minuti granuli globosi. Questi sono in maggior numero<br />

nelle cellule degli strati più lontani dall' embrione, mentre vanno<br />

diminuendo e finalmente scomparendo negli strati con questo a<br />

contatto. Ciò deve attribuirsi alla parziale digestione avvenuta<br />

per opera dell'embrione stesso: inquantocliè gli ultimi strati<br />

cellulari, oltre ad essere sprovvisti di fecola, mancano anche<br />

delle gocce d' olio e delle altre sostanze dianzi citate.<br />

L'embrione infine occupa la parte centrale del seme: é sub-<br />

cilindrico, allungato e sporgente al di fuori dell' albume colla<br />

porzione corrispondente alla radichetta. Misura da O^jOOG a0'",007<br />

di lunghezza e da 0'",002 a 0"\003 di larghezza.<br />

Il cotiledone racchiude completamente la gemmetta in una<br />

cavità conica posta in basso. La foglia cotiledonare, in corri-<br />

spondenza della gemmetta, presenta i suoi margini l'uno all'altro<br />

sovrapposti, o solo semplicemente aderenti, limitando in tal modo<br />

una fenditura longitudinale, mentre al di sopra del piano cor-<br />

rispondente alla gemmetta si salda e prende 1' aspetto di corpo<br />

compatto quasi conico.<br />

Una sezione trasversa fatta nella porzione compatta del coti-<br />

ledone lascia vedere un parenchima omogeneo formato da grandi<br />

cellule a sottil parete, limitate esternamente da una serie di<br />

cellule epidermiche molto più piccole e anch' esse a parete<br />

ugualmente sottile. Le grosse cellule costituenti il parenchima<br />

del cotiledone hanno un diametro che oscilla fra 42 e 47 /x.<br />

Il contenuto consta di sostanza oleosa abbondantemente distri-<br />

buita in granuli sferici di varie dimensioni, e di fecola pure in<br />

granuli globosi analoghi a quelli dell' albume. Disposti concen-<br />

tricamente si osservano da 3 a 5 fasci procambiali; questi, nelle<br />

sezioni trasverse fatte in corrispondenza delia regione della gem-<br />

metta e del fusticino, si riducono a 2 soltanto.<br />

Facendo una sezione longitudinale si scorge, nella porzione<br />

inferiore del cotiledone, la gemmetta, annidata in una cavità<br />

pressoché conica, la quale ha una posizione leggermente obli-<br />

qua, coir apice rivolto alla fenditura prodotta dal cotiledone<br />

colla sovrapposizione o colla semplice aderenza dei suoi margini.<br />

In corrispondenza della regione che limita la gemmetta e il<br />

fusticino ha principio una serie di lunghissime tracheidi prov-<br />

viste di ispessimenti anulari, le quali prima tengono una dire-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 65<br />

zione perpendicolare all' asse del fusticino, poi ripiegandosi ad<br />

arco prendono una direzione ad esso parallela, si insinuano nel<br />

parenchima del cotiledone e lo percorrono fino quasi al suo apice-<br />

La piccola gemma presenta l' abbozzo di alcune foglioline co-<br />

stituenti la pinmetta; a questa segue il fusticino e quindi la ra-<br />

dichetta, la quale è rivestita dalla piloriza.<br />

Nel punto di origine della piloriza si osserva un tessuto me-<br />

ristematico, nel quale si riscontrano le iniziali del pleroma, pe-<br />

riblema, dermatogene e piloriza. Questo tessuto consta di pochi<br />

strati trasversi di piccole cellule irregolarmente rotondeggianti<br />

ed a parete esilissima. Procedendo verso la parte inferiore, si<br />

ha la piloriza, che risulta formata da cellule ovoidee disposte<br />

regolarmente in serie percorrenti delle linee curve; hanno pa-<br />

rete piuttosto sottile e sono limitate da una serie di cellule<br />

molto appiattite, con parete esterna alquanto ispessita. Gli strati<br />

delle cellule costituenti la piloriza, in corrispondenza della<br />

parte centrale della radichetta, ascendono fino a 16 e diminui-<br />

scono gradatamente a misura che essa va estendendosi verso<br />

la superficie laterale della radichetta.<br />

Osservando il fusticino e la radichetta possono distinguersi<br />

facilmente uno strato più esterno costituito da elementi rego-<br />

lari, il quale rappresenta il dermatogeno: a questo, procedendo<br />

dall' esterno all' interno, segue il periblema formato da cellule<br />

rotonde o poliedriche a parete sottilissima, contenenti un plasma<br />

minutamente granuloso e piccole goccio d' olio, infine una por-<br />

zione di elementi allungati longitudinalmente, che possono ri-<br />

guardarsi come procamMum, i quali limitano internamente il<br />

cilindro centrale o pleroma.<br />

Ha poi la parola il Socio Balsamo che espone i resultati di un<br />

suo lavoro « Sull' assorbimento della radiazione nelle piante. »<br />

RICERCHE SULLA PENETRAZIONE DELLE RADIAZIONI<br />

NELLE PIANTE. PARTE PRIMA. METODO DI RICERCA<br />

(RIASSUNTO). PER F. BALSAMO.<br />

In una nota presentata alla Società dei Naturalisti in Napoli<br />

nella tornata del 2 febbraio di quest'anno e pubblicata'nel voi. 5°,<br />

pag. 61-69 del Bullettino, ho esposto, in generale, Io scopo ed<br />

Bull, della Se e. hot. ital. 5


6Q RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

il metodo di alcune mie ricerche, tendenti a determinare la<br />

profondità cui giunge la radiazione luminosa e termica, allor-<br />

ché penetra nel corpo della pianta, in funzione della struttura<br />

del tessuto o dell' organo che attraversa.<br />

I rapporti tra le modificazioni che la luce subisce attraverso<br />

i tessuti ed i fenomeni che vi determina, non per anco sono<br />

bene accertati; inoltre la relazione tra la profondità


niUXIONE GENERALE IN NAPOLI 67<br />

decrescono in lunghezza. È nofo pure che le azioni chimiche<br />

della radiazione, come le termiche e le luminose, non sono li-<br />

mitate ad una determinata regione dello spettro, ma si riscon-<br />

trano in ciascun punto di esso.<br />

Le modificazioni della radiazione, cosi considerata nel suo<br />

complesso, sono valutate nei diversi organi delle piante, mercè<br />

di appropriati mezzi, quali il bolometro del Langlej^ e gli ele-<br />

menti al selenio e tellurio, che per la loro sensibilità ci per-<br />

mettono di apprezzare le minime variazioni della energia rag-<br />

giante. E queste variazioni, modificando la resistenza elettrica<br />

di un circuito, in cui col bolometro o l' elemento al selenico è<br />

intercalato un sensibile galvanometro, si trasformano in altret-<br />

tanti movimenti dell'ago del galvanometro, e si possono leg-<br />

gere, amplificate, nel campo di un canocchiale.<br />

Il lavoro iniziato con questo indirizzo è diviso in duo parti.<br />

Nella prima si espongono i principii dello assorbimento ed emis-<br />

sione della radiazione, esaminandone le leggi e le modificazioni<br />

che subisce nei diversi corpi; si tratta delle trasformazioni del-<br />

l'energia raggiante e si accenna all'equivalente meccanico della<br />

radiazione. Alla descrizione degli apparecchi adoperati in queste<br />

ricerche segue la determinazione delle loro « costanti, » la di-<br />

scussione delie cause di errore e la loro compensazione.<br />

La seconda parte del lavoro comprende le serie di esperienze<br />

fatte sulle diverse piante nelle più favorevoli condizioni di esi-<br />

stenza. In queste esperienze si cerca di determinare, per qualità<br />

•e quantità, la radiazione assorbita, sia in rapporto alle proprietà<br />

fisiche dei diversi tessuti delle piante in esame, sia in rapporto<br />

alla struttura degli organi sui quali si sperimenta. E però si<br />

considera, in primo luogo, il diverso modo di comportarsi dei<br />

tessuti verso una radiazione di data refrangibilità o, in altri<br />

termini, trattasi della « trasparenza attinica » dei tessuti.<br />

In tutte queste esperienze gli errori medii inevitabili sono<br />

compensati applicando ad essi il metodo dei minimi quadrati.<br />

Della prima parte di questo lavoro darò ora un breve riassunto.<br />

Come introduzione sono prese in esame, cronologicamente,<br />

tutte quelle memorie che trattano, dal punto di vista fisico,<br />

delle relazioni tra le piante e la radiazione. Oltre alle prime<br />

ricerche del Sachs (1860) sulla penetrazione della luce nelle<br />

piante, gli studii del Maquenne (1880) sull'assorbimento ed emis-


68<br />

RIUXIOXE GENERALE IN NAPOLI<br />

sione del calore, le ricerche di Engelmann (1883-84) sulla re-<br />

lazione tra l'assorbimento della luce e l'assimilazione ecc., sono-<br />

degne di particolare considerazione, come quelle che furono<br />

condotte a termine con mezzi fisici assai delicati. A queste si ag-<br />

giungono gli studii più recenti del Priugsheim e del Reinke (1883)<br />

e le ricerche del Detlefsen (1888) nelle quali le correnti termo-<br />

elettriche sono adoperate come mezzo indicatore delle variazioni<br />

dell' energia raggiante.<br />

Tralasciando di dire della radiazione in generale e come essa<br />

venga oggi studiata dai fisici, noto che la sorgente dell'energia,<br />

sia naturale come la radiazione solare, sia artificiale come quella<br />

delle lampade elettriche e del gas, deve avere, per le nostre<br />

esperienze, una intensità costante. E poiché la radiazione solare<br />

non è assolutamente costante per esperienze di una certa du-<br />

rata, e richiede numerose correzioni, è d'ordinario sosti-<br />

tuita da quella delle lampade elettriche, che può mantenersi<br />

costante per molto tempo: ben inteso però che bisognerà tenere<br />

presente, nel calcolo, il valore relativo della radiazione elettrica<br />

e di quella solare.<br />

Dissociando questa radiazione complessa nei suoi raggi di data<br />

refrangibilità e lunghezza di onda, possiamo osservare quale<br />

parte spetta a ciascun raggio nella produzione di un dato fe-<br />

nomeno, e come ciascuna radiazione semplice si comporta verso<br />

un determinato organo o tessuto di una pianta. E perchè fosse<br />

possibile ottenere gruppi di raggi di data refrangibilità, od in<br />

altri termini, radiazioni monocromatiche, sono stati posti in opera<br />

diversi artificii, sia filtrando la radiazione attraverso acconce<br />

soluzioni vetri colorati, sia ricorrendo ai prismi di vetro o di<br />

salgemma. Nelle più delicate esperienze questi mezzi comuni<br />

non più corrispondono, e quindi per ottenere uno spettro normale<br />

bisogna servirsi dei reticoli a diffrazione. Un raggio di<br />

luce riflesso da un eliostata passa a traverso la fessura di un<br />

collimatore e cadendo sopra un reticolo metallico (reticolo di<br />

Rowland) dà uno spettro di diffrazione, che può essere proiet-<br />

tato sull'organo su cui si sperimenta. La determinazione delia<br />

refrangibilità del raggio o del fascio raggiante e la misura della<br />

lunghezza delle onde dei diversi punti dello spettro sono esposte<br />

brevemente in questa parte del lavoro, rimandando il lettore ai<br />

trattati di fisica per una più estesa cognizione dell'argomento.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 69<br />

Le radiazioni oscure ed invisibili, cioè le ultrarosse e le ultra-<br />

violette, la cui azione è pur tanto importante sulla vita delle<br />

piante, sono isolate per mezzo della nota soluzione di jodo in sol-<br />

furo di carbonio, e per mezzo della ebonite in lamina sottile;<br />

mentre con uno strato di argento metallico precipitato sul vetro<br />

«i possono isolare i raggi ultravioletti. E finalmente i liquidi<br />

fluorescenti servono ancora come mezzi per separare le radia-<br />

zioni di più elevata refrangibilità.<br />

Tra gli apparecchi dei quali mi servo per la misura della<br />

radiazione va posto in primo luogo il bolometro o « bilancia at-<br />

tinica » del Langley. Lo strumento del quale si servi il Langley<br />

nei suoi bellissimi studii sulla regione ultrarossa dello spettro<br />

consisteva in una sottilissima laminetta di acciaio larga mezzo<br />

millimetro e della spessezza di V310 ^^ millimetro. Due di queste<br />

laminette, lunghe un mezzo pollice, erano intercalate, come re-<br />

sistenze, tra le branche di un ponte di "Wheatstone che com-<br />

prendeva una pila ed un galvanometro a specchio. Se una ra-<br />

diazione termica colpiva una di queste lamine, essendone l'altra<br />

difesa, la conducibilità elettrica di questa variava per assorbi-<br />

mento del calore, e rotto 1' equilibrio del ponte, si aveva il mo-<br />

vimento dell' ago del galvanometro. Varie forme di bolometri<br />

sono state adoperate nelle ricerche dai fisici, sostituendosi alle<br />

laminette di acciaio, difficilissime ad ottenersi, dei fili di platino<br />

molto sottili, i quali alla sensibilità termica uniscono il vantag-<br />

gio della resistenza agli agenti esterni e però sono da preferirsi<br />

a quelle. La sensibilità del bolometro è, secondo i calcoli del<br />

Langley, 200 volte maggiore della pila termo-elettrica del Nobili;<br />

le sue indicazioni sono rapide, e quasi istantanee, attesa la esi-<br />

guità della massa metallica sottoposta alla radiazione.<br />

Il galvanometro che si adopera per queste esperienze è del<br />

tipo Thompson, cioè un galvanometro a specchio ; la sua sen-<br />

sibilità non deve essere eccessiva. È però necessario di adope-<br />

rare, nel ponte di Wheatstone, una resistenza accessoria oltre<br />

il bolometro, per stabilire 1' equilibrio del galvanometro.<br />

Le indicazioni di questo si leggono mercè un piccolo canoc-<br />

•chiale munito di micrometro oculare, e con una scala divisa in<br />

mezzi millimetri; un doppio decimetro, inciso su vetro, corri-<br />

sponde perfettamente.<br />

L' elemento al selenio e che può chiamarsi « occhio artifi-


70<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

ciale » serve per constatare le variazioni della radiazione visibile<br />

luminosa. Io adopero o un elemento simile a quelli adoperati<br />

dal Mercadier per le esperienze sulla radiofonia, o semplicemente<br />

una laminetta di selenio fuso posta tra due vetri ed intercalata<br />

nel circuito elettrico.<br />

Con uno spettroscopio a visione diretta si ottiene la determina-<br />

zione preliminare delle zone di assorbimento, o dello spettro di<br />

assorbimento di un dato organo o tessuto, posto in condizioni<br />

per quanto è possibile normali. Per osservare inoltre gli spettri<br />

di assorbimento in alcuni organi o tessuti cavi, mi servo di tubi<br />

di Geissler fatti costruire a tale scopo, e che, come gli endoscopii<br />

adoperati per la esplorazione delle cavità del corpo, illuminana<br />

dallo interno gli organi, senza ledere in modo straordinario la<br />

loro vitalità.<br />

Tutti gli apparecchi misuratori ed indicatori delle radiazioni<br />

sono disposti sopra un « banco di ottica » orientato in modo da<br />

ricevere secondo 1' asse il raggio luminoso riflesso dall' eliostata.<br />

nella camera nera. Adoperando le lampade elettriche, chiuse in<br />

apposita custodia, si può fare a meno dell' eliostata.<br />

In queste ricerche la sensibilità e delicatezza degli apparec-<br />

chi che si adoperano rende possibile lo apprezzamento di minime<br />

quantità di energia, e però nella serie di osservazioni o di let-<br />

ture r approssimazione al valore vero può spingersi ad un grada<br />

assai più elevato che con gli ordinarli metodi di ricerca. L' er-<br />

rore medio diventa, per questo, assai più piccolo. Ciò non per-<br />

tanto, per compensare gli errori di lettura o di calcolo inevita-<br />

bili per ogni osservatore e che entrano come incognite nella<br />

« equazione personale » dell' osservatore medesimo, corrisponde<br />

assai bene il metodo dei « minimi quadrati. » Di questo si di-<br />

scorre brevemente esponendone i principii teorici e nella seconda<br />

parte del lavoro si applica alle diverse medie ricavate dalle<br />

esperienze.<br />

Un ultimo capitolo é consacrato alla bibliografia, nella quale<br />

sono indicate le opere che trattano più diffusamente di quegli<br />

argomenti, che la natura del lavoro ci ha concesso di accennare<br />

appena, colla citazione ancora di quelle che furono consultate<br />

per la parte speciale delle nostre ricerche.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI ti<br />

Vengono quindi presentate le seguenti note del prof. Massalonqo :<br />

CONTRIBUZIONE ALL' ACARO-CECIDIOLOGIA DELLA FLORA<br />

VERONESE. DEL DOTT. C. MASSALONGO.<br />

Nel presente articolo riunisco gli acaro-cecidii che ho sco-<br />

perti dopo la pubblicazione della mia memoria « Acaro-cecid.<br />

FI. Veron. Ulteriori Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It.,<br />

voi. XXIII, pag. 469-488 » ed aggiungo qualche utile indica-<br />

zione relativa a quelli da me precedentemente descritti.<br />

Bibliografia<br />

(Continuazione).<br />

57. Canestrini G. — Nuove specie di Fitoptidi (II* serie) in<br />

Bullettino Soc. Venet.-Trent. Se. Nat. tom. V, n. 1 p. 13-17;<br />

Padova, 1891.<br />

58. — Sopra tre nuove specie di Phytoptus (HI* serie) in 1. s.<br />

e. p. 43-44; Padova, 1891.<br />

59. RÙBSAAMKN Ew. H. — Die Gallmiicken und Gallen des Sieger-<br />

landes in Verh. d. Naturhist. Ver. P^euss. Rheinl. West-<br />

falens u. des Regierungsbez. Osnabriick XLVII, 1890,<br />

p. 18-58.<br />

60. SCHLECHTENDAL D. R. voN — Die Gallbilduugen (Zooceci-<br />

dien) der deutsche Gefiisspflanzen (aus d. Jahresb. d. Ve-<br />

rein f. Naturk. zu Zwickau f. das 1890 besonders obge-<br />

druckt) ;<br />

Zwickau, 1891.<br />

1. Bromus arvensìs L. — Lòw F. , Beschreibung von<br />

neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon<br />

bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 9717, 187;<br />

Hieronymus, Beitriige zur Kenntniss Zoocecidien in 1. e,<br />

p. 17; Schlecht. Uebersicht in 1. e. p. 516 und die Gallbildungen<br />

(Zoocecidien) p. 8. — Le spighette attaccate dai<br />

fitotti distinguonsi dalle normali per essere superiormente<br />

turgide, subcilindriche, né compresse. Le glumelle inferiori<br />

dei fiori situati all' estremità di tali spighette si dilatano


72 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

ed accartocciandosi sopra se stesse danno origine ad un<br />

corpo allungato fusiforme. In questi fiori tanto gli organi<br />

sessuali che la loro glumella interna abortiscono. La ca-<br />

vità limitata dalla glumella inferiore del fiore terminale<br />

(spesso ancora di quello immediatamente sottoposto) è tap-<br />

pezzata da numerosi peli ramosi e jalini fra i quali vivono<br />

i fitotti.<br />

Dintorni di Tregnago (Calavena) ; Sett. 1891.<br />

2. Buxus sempervirens L. — C. Massai. Acarocecid. FI.<br />

Veron., Ult. Oss. ed Agg. in Nuovo Giorn. Bot. It. voi. XXIII,<br />

p. 473, n. 3. — Gemme ascellari (fiorali) e terminali iper-<br />

trofizzate, subglobose, ricoperte da una fitta pelurie 1. s, e.<br />

Cecidiozoo: oltre al Phytoptus Canestrìnii Nalep., il prof. Ca-<br />

nestrini in questo cecidio scoperse ancora il Ph. unguicidatus<br />

sp. nov., Nuove specie di Fitoptidi (IP serie) in 1. s. e.<br />

3. Cytisus sessìlìfoiius L. — C. Massai. Acarocecid. Veron.<br />

Saggio in 1. e, p. 113, n. 68 et Acarocedid. FI. Veron. Ult.<br />

Oss. ed Agg. in 1. s. e, p. 474, n. 7.<br />

Cecidiozoo: in società del Phytoptas {Cecidophyes) Ci/tisi Can.,<br />

si scoperse il Phìjiopius grandipennis sp. nov. Canestr., Nuove<br />

specie di Fitoptidi, n* serie, in 1. s. e.<br />

4. Doryciiiiiin herbaceum Vili. — Cloranzia concomitante<br />

a deformazione delle foglie situate in vicinanza delle infiore-<br />

scenze. — Generalmente i singoli fiori degenerano in un<br />

fascette o ciuffo di piccole appendici scolorate, lanceolato-<br />

lineari, bratteiformi e rivestite di copiosi peli bianchi. Spesso<br />

però incontransi ancora delle infiorescenze sulle quali i pe-<br />

duncoli fiorali, sotto 1' azione del cecidiozoo, atrofizzandosi<br />

restano molto accorciati, e si terminano con una specie di<br />

capolino peloso, del diametro di circa 1 millimetro, costi-<br />

tuito da fillomi del tutto rudimentali. — Anche le foglie<br />

collocate presso delle infiorescenze, influenzate dal parassita,<br />

diventano atrofiche, prendono una tinta giallo-verdastra, e<br />

le loro fogliette mostransi inoltre più o meno conduplicate.<br />

Dintorni del paese di Tregnago ; ottobre 1891.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 73<br />

5. Ecliinm vulvare L. — C. Massai. Acarocecid. FI. Veron.<br />

Saggio ili 1. s. e, p. 86, n. 10. — Cloranzia e policladia<br />

delle ramificazioni dell'infiorescenza in 1. s. e.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Echiì Can., Sopra tre nuove specie di<br />

Phytoptus (IH" serie) in 1. s. e. p. 44.<br />

6. Galium lucidum Ali. — Low Fr., Beschreibung von<br />

neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige schon<br />

bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 719; Schlecht.<br />

Uebersickt in l. e, p. 527. — Galle prodottesi per degenera-<br />

zione dei verticilli delle foglie (Blattquirlgallen), pressoché<br />

identiche a quelle descritte per il Galium veruni (vedi<br />

n** seguente), colla sola differenza che nel G. lucidum, come<br />

le sue foglie, cosi ancora le galle sono di color verde-glauco.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus galioUus Canestrini in litt. — Corpo piut-<br />

tosto allungato, posteriormente bilobo; statura grande. Lo scudo<br />

dorsale porta una distinta striatura, la quale consiste di 5 strie<br />

longitudinali, che fino verso la metà dello scudo corrono fra loro<br />

parallele e poscia si rendono divergenti verso l'esterno. -S. d.^<br />

lunghe, tanto che sorpassano 12 anelli dorsali; s, L circa si<br />

lunghe delle s. v. I, ed ambedue mediocri; 5. v. II, più brevi<br />

delle precedenti, cosi che non sormontano che 5 anelli ventrali.<br />

Le s. V. Ili, non raggiungono l'estremità posteriore dell'ad-<br />

dome. S. e. p., brevi, lunghe circa '/g dell' acaro ; s. e. a. distinte,<br />

ma non molto lunghe, S. g. bene sviluppate. — Arti di ordi-<br />

nario sviluppo; il loro 4° articolo è più lungo del 5". Questo<br />

porta un'unghia alquanto più lunga della pennetta la quale<br />

ha 5 paja di raggi. Sterno non biforcato al suo estremo poste^<br />

riore. Rostro breve, delicato. Punteggiatura minuta, massime<br />

sul dorso, e sugli ultimi anelli dorsali indistinta.<br />

Nell'epiginio la valva anteriore porta 7 grosse strie longitU"<br />

dinali ; la posteriore é larga, conformata a borsa e carenata. —<br />

Lunghezza della femmina mm. 0,30; sua larghezza 0,06.<br />

Nei colli dei dintorni di Tregnago; Luglio 1891.<br />

7. Galiuiu veruiu L. — Fr. Low, Nachtriige zu meinen Ar-<br />

beiten ùber Milbengallen in Verh. Z.-B.-G. Wien 1875,<br />

' Vedi Canestrini G., Ricerchi intorno ai Fitoptidi in 1. e. p. 6.


74 RIUNIONE GEXERAI-E IN NAPOLI<br />

Bd. XXV, p. 625 et Beitràge zur Kenntniss der Milben-<br />

galleii in 1. c„ Bd. XXVIII, 1878, p. 135, tav. II, fig. 4*<br />

et fig. 4"; Schlecht. Uebersicht p. 530, n. 4 « Blattquirl-<br />

gallen. » — Galle subgloboso-ovate o sub-urceolate, sessili,.<br />

di color verde, ristrette e quasi apicolate all' estremità su-<br />

periore ove trovasi l'ostiolo, nonché spesso un poco atte-<br />

nuate inferiormente, con la loro superficie glabra e percorse<br />

da vari solchi o pieghe longitudinali. Queste galle, del dia-<br />

metro di 4-8 millimetri circa, si sviluppano all'apice dei<br />

rami e trovansi per lo più immediatamente al disopra di<br />

un verticillo di foglie , essendoché 1* internodio che termi-<br />

nasi con uno di questi cecidii resta ostacolato nel suo nor-<br />

male allungamento; talvolta però si incontrano ancora al-<br />

l' ascella delle foglie e non di rado fra le ramificazioni<br />

dell'infiorescenze. Nella cavità di queste singolari produ-<br />

zioni, che per la prima volta verrebbero segnalate per il<br />

nostro paese, rinvengonsi numerose escrescenze cellulari,<br />

irregolarmente lobato-cristate, delle quali alcune emanano<br />

dall'interna superficie delle pareti delle galie, mentre altre<br />

trovansi sul prolungamento dell' inserzione di quest' ultime.<br />

Questi cecidii, riguardo alla loro natura morfologica, si de-<br />

vono attribuire a degenerazione ipertrofica e concrescenza<br />

di tutte le foglie di un verticello.<br />

Cecidiozoo: Phijtoptas galioMiis Can.<br />

Nei luoghi coltivati, al margine dei campi ; nei monti presso<br />

il paese di Bolca, 25 luglio 1891.<br />

Oss. Oltre che sulle due specie di Galium surriferite, degli<br />

anologhi cecidii furono scoperti ancora sul G. Mollugo L. (Cfr.<br />

Thomas, Beschreibung neuer oder minder gekannt. Acarocecid.<br />

in Nov. Act. K. Lepold.-Carol. Deutsch. Akad. Naturf. Bd. XXXVIII,<br />

n: 2, p. 259, tav. IX, fig. 9).<br />

8, Geraniuiu saiìg'Uineuiu L. — C. Massai. Acarocecid.<br />

Veron. Saggio in 1. e, p. 90, n. 21. — Accartocciamento<br />

revolutivo delle lacinie delle foglie.<br />

Cecidiozoo : Phytoptus Geranii Can., e Phyt. dolichosoma<br />

Canestrini; Sopra tre nuove specie di Fitoptidi (IIP serie)<br />

in 1. s. e.


KI UNIONE GENERALE IN NAPOLI 75<br />

9. Helìaìitliemum oelaiidiciiin DO. — C. Massai. Acaro-<br />

cecid. FI. Veron. Saggio p. 88, n. 15. — Clodomania unita-<br />

mente a fillomania dei germogli, v. 1. s. e.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Helianthemi Canestrini, Nuove specie<br />

di Fitoptidi (II* serie) in 1. s. e.<br />

10. Pimpinella Saxifraga L. — Low F., Beschreibung<br />

neuen Milbengallen nebst Mittheilungen ùber einige scbon<br />

bekannte in Verh. Z.-B.-G. Wien Bd. XXIX, p. 724?, 1879;<br />

Hieronymus Beitriige Kenntniss Europ. Zoocecidien p. 31 ;<br />

Schlecht. Uebersicht p. 537 und die Gallbildungen (Zooce-<br />

cidien) p. 66. — Deformazione dei fiori. I petali vengono al-<br />

terati nel loro profilo e prendono una tinta giallo-verdastra<br />

macchiansi di rosso; essi sono inoltre in vario modo con-<br />

torti ed un poco anormalmente inspessiti. Gli stami più o<br />

meno si atrofizzano o si metamorfosano in appendici sub-<br />

petaloidee; gli stilopodi degenerano in escrescenze carnose,<br />

mentre gli stili abortiscono. Spesso in questi fiori mostruosi<br />

la condizione infera dell' ovario viene del tutto eliminata.<br />

Lungo il torrente (Progne) della valle di Tregnago, presso il<br />

paesetto di Marcemigo; settembre 1891.<br />

11. Seduiii album L. — Sclileclitendal, Gallbildungen (Zooce-<br />

cidien) d. deutschen Gefasspflanzen, pag. 67. — Deformazione<br />

delle foglie dell' apice dei germogli. — Le foglie di questa<br />

regione infette da fitotti, si distinguono dalle normali per<br />

la forma più o meno alterata, per essere di colore giallo-<br />

verdastro, ma specialmente perchè alla loro superfìcie pre-<br />

sentano delle papille subemisferiche, sublobate e jaline. Per<br />

questa ultima particolarità, tali foglie mostruose, esaminate<br />

con una lente, ricordano quasi quelle del Mesembryanthe'<br />

mum crystallinum.<br />

Colli dei dintorni di Tregnago ; ottobre 1891.<br />

12. Tliesinm divaricatiim Jan. — Cloranzia, nonché clado-<br />

mania nella regione dell'infiorescenza. — Questo cecidio per<br />

i suoi caratteri è molto simile a quello qui descritto per il<br />

Thesium intermedium. Né dififerisce soltanto perchè gli


76 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

anormali fillomi bratteiformi, i quali produconsi al luogo<br />

delle varie parti dei fiori, invece di essere distribuiti su di<br />

un asse relativamente allungato a guisa di spiga, trovansi<br />

per lo più agglomerati.<br />

Fra le ghiaie del torrente « Progne » presso Tregnago ; ot-<br />

tobre 1891.<br />

13. Tliesinni intermediuni Schr. — Lòw Fr., Mittheilungen<br />

ùberPhytoptocecidienin Verhandl Z.-B.-G. Wien Bd. XXXI,<br />

— Cladomaiiia concomitante a cloranzia. I cauli o germo-<br />

p. 7 (sub Tliesio Unophyllo) ; Schlechtendal, Uebersicht p. 555.<br />

gli di questa pianta affetti da fitottosi, superiormente nella<br />

regione dell'infiorescenza anormalmente dividonsi e sud-<br />

dividonsi in numerose ramificazioni, le ultime delle quali<br />

invece di terminarsi con un fiore portano molti fillomi brat-<br />

teiformi, sublanceolati, disposti a spiga più o meno allun-<br />

gata e lassa, ì quali diminuiscono di grandezza dalla base<br />

verso l'apice, assumendo spesso ancora una tinta verde-<br />

giallastra.<br />

Cecidiozoo: Phijtoptits sp.<br />

Dintorni di Tregnago; luglio 1891.<br />

14. Tìlia grandìfolia Ehrh. — Thomas in Programm der<br />

Realscbule und Progymnasium zu Ohrdruf p. 3; Low Fr.<br />

Beitràge zur Naturgeschichte der G-allmilben in Verhand.<br />

Z.-B.-G. Wien 1874, Bd. XXIV, p. 10, n. 27; Schlecht. Uebersicht<br />

p. 556, n. 4 (Ceratoneon extensura Bromi olim). —<br />

Galle follicolari {Nagelgallen) identiche a quelle descritte<br />

per le foglie della Tilia parvìfolia (C. Massai. Acarocecid.<br />

FI. Veron. Saggio p. 103, n. 47).<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Tiliae Nalepa.<br />

Nel Monte Baldo presso il paese « della Ferrara »; settem-<br />

bre 1890.<br />

15. Tilia parvifolia Ehrh. — Erinosi sulle brattee e ramifi-<br />

cazioni dell'infiorescenza, cogli anormali tricomi identici a<br />

quelli dell' Erinewn {Phijllerium) tiliaceum Pers., cioè ci-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOM 77<br />

lindrici, unicellulari, variamente sinuosi, arrotondati-ottusi<br />

all' estremità, di color fulvo.<br />

Cecidiozoo: PhytoxAus Tlliae Nalepa.<br />

Presso il paese di S. Rocco; 5 agosto 1891.<br />

16. Tìlia parvifolia Ehrh. — La galla cefaloneiforme delle<br />

foglie di questa pianta la descrissi nella mia memoria « Aca-<br />

rocecid. FI. Yeron. Ult. Oss. ed Agg. Nuov. Giorn. Bot. It.,<br />

voi. XXIII, p. 483, n. 36 » ove trovasi erroneamente indi-<br />

cata per la T. grandifoUa ; sulla quale ultima specie venne<br />

segnalata soltanto, come sembra, dal Low (v. 1. e).<br />

17. Tilia parvifolia Ehrh. — Frank Krankh. Pfl. II, p. 689,<br />

fig. 129. — Il margine della lamina delle foglie per una<br />

breve estensione (e nei miei esemplari interrottamente) si ar-<br />

riccia, incurvandosi dalla parte della pagina superiore formando<br />

cosi un orlo un poco turgido o cercine scolorato,<br />

colla superfìcie qua e !à talvolta verrucosa. La concavità<br />

di questa ripiegatura, che corrisponde alla pagina morfolo-<br />

gica superiore della foglia, è rivestita di peli allungati, as-<br />

sottigliati all' apice e per lo più di color fulvo. Questi peli,<br />

fra cui trovansi i fitotti, sono pressoché identici a quelli<br />

che stanno sulla pagina inferiore, all' ascella delle nerva-<br />

ture delle foglie di questa specie. Nel tratto del margine<br />

ripiegato gli elementi dell' epidermide esterna (ipofillo)<br />

hanno subito una anormale dilatazione ed il mesofìllo, in<br />

questa regione, oltre che avere uno spessore circa doppio<br />

triplo del resto della lamina, é del tutto alterato nella<br />

sua struttura, essendo costituito di cellule parenchimatiche<br />

più grandi dell' ordinario, con scarsa clorofilla, le quali di-<br />

minuiscono di dimensioni dall' esterno all' interno del ceci-<br />

dio, senza che vi si scorga traccia del tessuto a palizzata.<br />

Presso il paesetto di S. Rocco; 5 agosto 1891.<br />

Oss. È molto probabile che questo cecidio sia una semplice<br />

modificazione di quello per la stessa pianta descritto sotto il<br />

nome di Legnon crispum Eremi, dal Thomas (in Programm.<br />

d. Realschule und Progymnasium zu Ohrdruf, Gotha 1869, p. 11,<br />

n. 17), dal Lòw Fr. (in Ueber Milbengallen der Wiener-Ge-


78<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

gend, Verhandl. Z-B.-G. Wien. Bd. XXIV, 1874, p. 506, n. 61)<br />

e segnalato ancora dallo Schlechtendal (Uebersicht p. 557, n. 4).<br />

Di questi autori però non ne feci menzione perchè secondo essi,<br />

contrariamente al Frank, il cosi detto Legnon crispum sareb-<br />

besi prodotto in conseguenza del ripiegarsi del margine della<br />

lamina verso la pagina inferiore (né superiore) della foglia.<br />

18. Vicia Gerardi Vili. — Accartocciamento involutivo dei due<br />

margini delle fogliette che spesso si estende fino alla costa<br />

mediana, nel qual caso dette fogliette vengono trasformate<br />

in appendici lineari e subcilindriche.<br />

]Sei monti presso Tregnago « Calavena » ; ottobre 1891.<br />

Appendice.<br />

Titex Agnus-Castiis L. — Lòw F., Ueber neue und schon<br />

bekannte Phytoptocecid. in Yerh. Z,-B.-G. Wien, p. 455, 1885<br />

et in Neue Beitràge zur Kenntniss Phytoptocecid. ibidem<br />

p. 37, 1887 ; Hieronymus Beitr. Kenntn, europ. Zoocecid.<br />

p. 57 ; Canestrini G., Ricerche Fitoptidi in 1. e. tab. VI,<br />

fig. 6. — Galle subcefaloneiforrai, subgloboso-lobate, spesso<br />

confluenti, circa del diametro di 2-2,5 mill., sui giovani ra-<br />

moscelli, picciuoli e specialmente sulle fogliette. Allorquando<br />

sviluppansi su quest'ultime sporgono sulle due facce della<br />

lamina e sono fornite di un canale ostiolare tappezzato di<br />

corti peli, il quale apresi ora sulla pagina inferiore ed ora<br />

sulla superiore. Lo spazio limitato dalle pareti di questi ce-<br />

cidii è diviso in numerosi scompartimenti irregolari e sub-<br />

labirintiformi, fra loro separati da lamelle (emergenze)<br />

parenchimatiche, spesso ramose, che dalla periferia si insi-<br />

nuano verso r interno.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Massalongoi Can. G., Ricerche intorno<br />

ai Fitoptidi in 1. s. e. p, 12, tav. VI, fig. 1-2 et tav. VII, fig. 1-3.<br />

In Sicilia (Berlese), nell'Orto botanico di Pisa (G. Arcangeli).


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 79<br />

SULLI SCOPAZZr DI ALNUS INCANA DC. CAUSATI DALLA<br />

TAPHRINA EPIPHYLLA SADEB. NOTA DEL DOTT.<br />

C. MASSALONGO.<br />

Nell'adunanza che si tenne dalla Società Botanica Italiana in<br />

Firenze nel giorno 12 dello scorso mese di marzo, a proposito<br />

di una breve mia comunicazione « sulla scoperta in Italia della<br />

Taphrina epìphylla » (Nuov. Giorn. Bot. It., voi. XXIII, p. 525),<br />

ho riferito che questa specie, la quale viene a sporificare sulle<br />

foglie AqW Alnus incana, determina, col suo micelio peren-<br />

nante, suir autofìta la formazione dei cosi detti scopazzi, ciò<br />

che fu esperimentalmente dimostrato dal Sadebeck. Nel passato<br />

autunno, quando, presso il paese di Bolca, raccolsi, sulle foglie<br />

dell' Alnus incarta, i saggi di Taphrina, che furono l' oggetto<br />

della predetta comunicazione, io non sapeva che questo micete<br />

fosse ancora l'autore di tali anomalie, e per ciò ritengo che al-<br />

lora sieno sfuggite alla mia osservazione. Quest' anno, ai 25 di<br />

luglio, tornai appositamente a Bolca per verificare sugli indi-<br />

vidui di Alnus lucana infetti dalla Taphrina epiphylla la pre-<br />

senza degli scopazzi (ffexendesen) e cosi avere una prova di<br />

più sulla esattezza della mia determinazione. Arrivato sul luogo,<br />

senza perdere molto tempo, ebbi la fortuna e soddisfazione di<br />

rinvenirne infatti parecchi esemplari, alcuni dei quali per le<br />

loro cospicue dimensioni spiccavano sul resto della pianta che<br />

li portava. Su questi esemplari si riconosceva ancora chiara-<br />

mente il luogo ove il parassita aveva operato l' infezione, in<br />

corrispondenza del quale il ramo presentava un visibile inspis-<br />

simento. A partire da questo locale inspissiraento nasceva un com-<br />

plesso di anormali e numerose ramificazioni le quali dividevansi<br />

e suddividevansi sotto un angolo molto acuto. Ciò però che ca-<br />

ratterizza gli scopazzi, di cui ci occupiamo, è che tutti i rami<br />

di cui risultano costituiti, mostransi al massimo grado geotropico-<br />

negativi, ragion per la quale fino dalla loro origine fortemente<br />

inarcandosi, e descrivendo quasi un semicerchio, tendono colla<br />

loro parte superiore a raggiungere la direzione verticale. Si<br />

aggiunga che le foglie inserite su questi rami sono relativa-<br />

mente poco numerose perchè, come sembra, o cadono in parte,


80<br />

RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

molto prima del solito, oppure perchè vi si sviluppano in minor<br />

copia; queste foglie inoltre distinguonsi dalle altre per la loro<br />

tinta giallo-verdastra essendo più o meno cloratiche, ciò clie<br />

contribuisce a rendere queste anormali cladomanie maggior-<br />

mente appariscenti, almeno durante la stagione estiva. — Queste<br />

sarebbero in poche parole le particolarità più salienti degli sco-<br />

pazzi da me esaminati, sui quali in altra occasione mi propongo<br />

di studiare il tragitto del micelio del parassita a cui devesi la<br />

formazione di questi strani micocecidii, come ancora di rintrac-<br />

ciare le alterazioni anatomiche dei tessuti invasi dal medesimo.<br />

Fra le TapUrina che finora sono note in Italia, oltre della<br />

T. epipJiijlla, determinerebbe la produzione di scopazzi un'altra<br />

specie soltanto, vivente parassita sul Quercus Ilex e che venne<br />

studiata recentemente dal Kruch (an Exoascus KrucMi Vuil-<br />

lemin ?).<br />

DT ALCUNI ENTOMOCECIDII DELLA FLORA VERONESE.<br />

COMUNICAZIONE DEL DOTT. C. MASSALONGO.<br />

Fra i numerosi entomocecidii, da me raccolti nella provincia<br />

di Verona, desidero di far conoscere in questo luogo i tre se-<br />

guenti, i quali, venendosi a sviluppare sopra piante coltivate,<br />

forse potranno offrire qualche interesse.<br />

I. Cecìdoinyia Oleae (Ang.) Low Fr. — Le galle causate da<br />

questo dittero rinvengonsi predominantemente sulle foglie del-<br />

l'Olivo, ove formano sulla loro lamina dei rigonfiamenti allungati,<br />

sporgenti sulle due sue facce, e trovansi per lo più situate fra il<br />

margine e contorno della medesima. Se una foglia porta un piccol<br />

numero soltanto, p. e. da 1-5 di queste neoformazioni patologiche,<br />

allora essa generalmente non subisce notevoli alterazioni nel suo<br />

contorno e può ancora venire utilizzata nell'economia della pianta.<br />

Spesso però succede che sopra una foglia si sviluppino molte<br />

di queste galle, nel qual caso diventando confluenti deturpano<br />

al massimo grado questo organo, trasformandolo in un corpo<br />

informe e quasi completamente lignificato. Sebbene più di rado,<br />

oltre che sulla lamina o lembo delle foglie, possono questi ce-<br />

cidii trovarsi ancora sui loro picciuoli e persino incastrati nel<br />

parenchima corticale dei giovani ramoscelli di circa un anno.


RIUNIONE GENERALE IX NAPOLI 81<br />

Questa malattia parassitaria fu scoperta nel 1831, per la prima<br />

volta, dall' entomologo veronese B. Angelini il quale l'attribuiva<br />

ad una nuova specie di dittero, cioè alla sua Coì^ethra Oleae.<br />

Fino a quest' ultimi tempi però rimase si può dire sconosciuta<br />

alla generalità dei naturalisti ed è soltanto nel 1885 che il Lów<br />

segnalò novellamente le suddette galle negli oli veti dell'Istria<br />

descrivendone il cecidiozoo sotto il nome Ceciclomyia Oleae,<br />

senza però che questo autore avesse nessuna conoscenza della<br />

scoperta dell' Angelini. — Fra breve pubblicherò una dettagliata<br />

monografia sulla struttura e maniera di formazione di queste<br />

galle, indicando i danni che da esse ne derivano all' Olivo e ciò<br />

a complemento di questo breve cenno e di quanto sullo stesso<br />

argomento ho anteriormente altrove riferito (vedi: BolleUino<br />

del Naturalista, n. 8°, pag. 91, Siena 1890; Bollettino Agrario<br />

veronese, n. 7°, pag. 103-105, Verona 1891).<br />

La malattia in questione è assai diffusa nella provincia di<br />

Verona, dove dagli agricoltori già da tempo si conosce sotto il<br />

nome di « rogna delle foglie dell' Olivo; » per questo motivo sem-<br />

brami molto strano che all' infuori di questa regione e dell' Istria<br />

non sia stata segnalata in altre località d'Italia o di altri paesi<br />

nei quali si coltiva l'Olivo.<br />

II. Cecidomyia oenopìdla v, Haimh. (C. vitis auct. Gali.), —<br />

Origina delle galle sublenticolari sporgenti quasi egualmente<br />

tanto sull'una che sull'altra delle due facce della lamina delle<br />

foglie, ove trovansi distribuite in serie più o meno numerose,<br />

lungo le nervature. Il loro ostiolo ipofillo é rappresentato da una<br />

piccola apertura puntiforme la quale viene quasi completamente<br />

ostruita da parecchi peli corti e sinuosi che sono inseriti sul<br />

suo contorno. Rarissimamente rinvenni le galle di questo ceci-<br />

diozoo ancora sui picciuoli i quali nel luogo da esse occupato<br />

avevano subito un anormale ingrossamento. In questa occasione<br />

piacemi rilevare che il Malpighi (in Anatome Plantarum « de<br />

Gallis, » tav. XVI, fig. 58) figurò un cirro di Vitis vinifera por-<br />

tante^due nodosità o galle subfusiformi, dal sommo naturalista<br />

riferite all' azione di un dittero; queste galle, per analogia con<br />

quelle peziolari da me osservate, con molta probabilità ritengo<br />

altro non sieno che il prodotto della C. oenopMla. Secondo il<br />

Targioni Tozzetti questo cecidio sarebbe stato trovato anche in<br />

altre località italiane; fortunatamente sembra però che finora<br />

Bull, della Soc. boi. ital. 6


82 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

non abbia arrecato danni sensibili. Forse allo stesso parassita<br />

devesi ancora riferire la galla scoperta recentemente nei vi-<br />

gneti dei dintorni di Catania e Lentini in Sicilia e che l'Aloi<br />

descrisse ed illustrò, attribuendola ad una specie di cecidomia.<br />

III. ScMzoneura lanigera Hrig. (Pidocchio sanguigno del<br />

pomo). — Questo dannosissimo afide, attraverso della corteccia<br />

dei giovani rami del pomo o del tessuto cicatriziale di ferite<br />

preesistenti, penetra col suo rostro fino nel cambio il quale, in<br />

conseguenza del succhiamento operatovi dal parassita, al suo<br />

lato interno invece del legno produce un tessuto patologico, es-<br />

senzialmente costituito da elementi poco o punto lignificati.<br />

Come effetto di questa anormale attività del cambio formansi<br />

sui rami delle nodosità o rigonfiamenti irregolari e più o meno<br />

voluminosi, alla superficie dei quali in seguito la corteccia si<br />

screpola, mentre i tessuti molli e non lignificati ad essa sotto-<br />

stanti coir andar del tempo muoiono e disseccansi.<br />

Comes osserva che la Cecidomyia Oleae esiste nei dintorni di Napoli,<br />

e lo stesso dice il prof. BoRzi pei dintorni di Messina.<br />

SOMMIER presentando un suo lavoro sulla Flora del Nord della Si-<br />

beria occidentale, riassume il capitolo nel quale tratta la questione<br />

tanto controversa delle cause che determinano la morte degli ultimi<br />

alberi al Nord ed il regresso delle foreste, notato da lui come da<br />

tanti altri viaggiatori nelle terre boreali.<br />

Esso non crede che bastino a spiegare questi'fenomeni, né un freddo<br />

maggiore dei venti invernali, né un aumento dei geli estivi, né una<br />

diminuzione nel numero di giorni con temperatura sufifìciente per<br />

la vegetazione degli alberi. Secondo lui, il fattore principale sarebbe<br />

una diminuzione dello strato di terreno che sgela in estate, e l'impaludamento<br />

maggiore del terreno seguito dalla invasione degli sfa-<br />

gni, potendo la diminuzione dello sti-ato sgelato essere causa dell'impaludamento,<br />

come inversamente 1' aumento di umidità del suolo<br />

potrebbe essere la causa dello sgelo meno profondo del terreno.<br />

Questi mutamenti nelle condizioni del suolo non implicano necessariamente<br />

un abbassamento nella temperatura della regione; basta<br />

a spiegarli una variazione nella quantità o anche nell' epoca delle<br />

precipitazioni acquee.<br />

Il Sommier porta molte prove in appoggio della sua ipotesi, e<br />

dice che, senza pretendere che il rialzo del sottosuolo gelato sia<br />

sempre l'unica causa del regresso delle foreste al Nord, è persuaso<br />

che lo sia in molti casi, e crede che si sia tenuto finora troppo poco<br />

conto delle condizioni speciali del suolo in Siberia, nella spiegazione<br />

dei limiti degli alberi. Ogni albero ha bisogno di sprofondare le sue


RIUNIONK GENERALE IN NAPOLI 83<br />

Tadici almeno sino ad una data profondità, e questa profondità deve<br />

essere diversa per le vai-ie specie. Ciò potrebbe spiegare, in parte<br />

almeno, la grande diversità nei limiti settentrionali delle varie spe-<br />

cie di alberi nella penisola scandinava, dove non esiste sottosuolo<br />

perennemente gelato, e nella Siberia dove la congelazione del suolo<br />

va aumentando da Ponente a Levante.<br />

Il lavoro del Sommler verrà prossimamente pubblicato in extenso.<br />

Il Presidente legge quindi le seguenti note :<br />

SULLE FOGLIE E SULLA FRUTTIFICAZIONE BELU IIELI-<br />

CODICEROS MUSCIVORUS. NOTA DI G. ARCAN-<br />

GELI.<br />

Ili una delle ultime note da me pubblicate sopra questa specie,<br />

esposi alcune nuove osservazioni sopra la conformazione singo-<br />

lare, delle sue foglie, e sulla struttura della sua infiorescenza.<br />

Aggiungo adesso qualche altra osservazione, che ho avuto op-<br />

portunità di fare sulle sue foglie e sulla sua fruttificazione.<br />

Relativamente alle foglie riferii che negli esemplari giovani<br />

e piccoli, dal tubero, eli* è pur piccolo, sorgono soltanto una o<br />

due appendici con lamina non ramificata. Aggiungerò adesso<br />

che queste appendici sono d'ordinario precedute da alcune pre-<br />

foglie, le quali si presentano pure negl' individui perfettamente<br />

sviluppati, con la differenza che in questi sono di dimensioni<br />

maggiori e più robuste. Tali prefoglie si riconoscono facilmente,<br />

perché si mostrano costituite dalla sola guaina fogliare, in se-<br />

guito all'aborto del picciuolo e della lamina, come resulta ben<br />

manifesto dal loro confronto con le foglie perfettamente svi-<br />

luppate, essendo esse fornite in alto di un- piccolo apice, che si<br />

osserva pure all' estremità della guaina delle foglie perfettamente<br />

sviluppate.<br />

Una mostruosità assai interessante mi è avvenuto di riscon-<br />

trare, in uno degli esemplari coltivati nel nostro Giardino, rela-<br />

tivamente all'apice sopra ricordato. Questa mostruosità consi-<br />

steva nello sviluppo di quel piccolo apice in un' appendice,<br />

costituita da un picciuolo assai allungato, terminato in lamina<br />

bene sviluppata ed allungata, nella sommità della guaina stessa,<br />

mostruosità che si ripeteva in due foglie perfettamente svilup-<br />

I^ate e robuste. In una di queste tali appendici era fornita di


84 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

una lamina lanceolata allungata, affatto intera, mentre nell'al-<br />

tra la lamina era lanceolato-astata, cioè lateralmente guarnita<br />

alla base di due laminette o ramificazioni trasversali, simili a<br />

quelle delle giovani foglie. Tanto nell'una foglia che nell'altra,<br />

che appartenevano ad uno stesso individuo, 1' appendice ripro-<br />

duceva in sostanza i caratteri di una foglia senza guaina, con-<br />

trapposta a quella maggiore cui apparteneva la guaina, e pure<br />

fornita come quelle di pagina superiore rivolta in alto.<br />

Il confronto di queste foglie con le altre a sviluppo normale,<br />

non lasciava alcun dubbio che quelle appendici provenissero<br />

dall' accrescimento dell' apicolo della guaina fogliare in un or-<br />

gano simile alla parte superiore della foglia, determinando cosi<br />

una specie di sdoppiamento della foglia, nel punto corrispondente<br />

all' apice della guaina.<br />

Altra considerazione, che mi sembra potersi rilevare dalle<br />

guaine fogliari dell' Helicodiceros, confrontate con la brattea<br />

della infiorescenza o spata, interessa quest' organo stesso. Da<br />

tale confronto infatti resulta che, come nelle prefoglie si hanno<br />

organi costituiti dalla sola guaina fogliare, restando soppressi<br />

il picciuolo e la lamina, lo stesso si verifichi nella spata, che re-<br />

sulterebbe perciò costituita dalla semplice guaina fogliare, con-<br />

venientemente accresciuta e modificata, con aborto del picciuolo<br />

e della lamina.<br />

Tale considerazione del resto credo possa estendersi alle<br />

brattee delle altre aracee non solo, ma di molte altre piante, per<br />

la tendenza manifesta, negli organi appendicolari, a sviluppare<br />

e complicare più o meno la loro parte apicale od a ridurla, a<br />

seconda dell'alternarsi delle condizioni più o meno favorevoli al<br />

loro sviluppo.<br />

Passerò adesso a dire della fruttificazione di questa bella specie.<br />

L' infiorescenza che fu da me fecondata nel modo già de-<br />

scritto, ' ha cominciato a raggiungere la perfetta maturità il<br />

26 di giugno, e pochi giorni dopo, cioè il P luglio, essa era com-<br />

pletamente matura. La parte inferiore e convolta della spata, o<br />

camera nuziale, si è conservata assai fresca e vegeta fino a ma-<br />

turazione assai inoltrata, racchiudendo in sé i carpidi, che hanno<br />

* I pronubi delV « Helìcodiceros muscivonis, » in questo stesso pe-<br />

riodico, voi. XXIII, N. 4, p. 588.


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 85<br />

cominciato a maturare, come nel Dracunculus vulgaris ed in<br />

altre aracee, dall'alto in basso: vale a dire che i primi a cam-<br />

biare la consistenza ed il colore del loro pericarpio sono stati<br />

i superiori, e quindi mano mano gl'inferiori. La parte pure<br />

dello spadice, sulla quale i frutti s'inseriscono, cioè il ricettacolo,<br />

cambia pure di colore e di consistenza, riducendoli di colore<br />

arancio ed alquanto carnoso.<br />

I frutti ottenuti da questa infiorescenza erano in num. di 42,<br />

ed alla maturazione completa essi si distaccavano facilmente dal<br />

ricettacolo. Riguardo alla forma ed alla struttura differiscono<br />

alquanto da quelli del Dracunculus vulgaris. Essi hanno per<br />

lo più una forma bislungo-obovata, con estremità superiore ot-<br />

tusa ed ombilicata, fornita nel centro di una macchietta scura<br />

residuo dello stimma, mostrandosi però spesso contratti ed un<br />

po' lobati in alto. Essi sono inoltre più grandi di quelli del<br />

Dracunculus vulgaris, misurando 0"",01-0",02 in lunghezza e<br />

O^'jOOe-O^jOIS in larghezza. Il loro pericarpio è di colore aran-<br />

cio ed un po' traslucido, e mostrasi esternamente formato da una<br />

epidermide costituita da cellule poligonali depresse, con pareti<br />

sottili, nucleate e pure fornite di minuti cromoplasti, alle quali<br />

qua e là s' interpongono degli stomi. Al di sotto di questa epi-<br />

dermide, che rappresenta 1' epicarpio, è un tessuto molle e quasi<br />

gelatinoso, formato da cellule globulari ovoidee o bislunghe,<br />

pure nucleate e fornite di numerosi e minuti cromoplasti di<br />

color giallo-croceo, disposte in più strati. In questo tessuto, che<br />

rappresenta il mesocarpio, trovansi pure numerose cellule glo-<br />

bulari bislunghe, od anche assai allungate, contenenti rafidi, le<br />

quali fanno si che il sapore della polpa, da prima dolciastro,<br />

si riduca ben tosto urente, con sensazione che può persistere<br />

nella muccosa boccale per più di 2 ore. Internamente poi, a<br />

contatto del seme, è un' epidermide a cellule poligonali od al-<br />

lungate a sottile parete, fra le quali si osservano degli stomi,<br />

che pel trovarsi in una parte che rappresenta l'endocarpio,<br />

chiamerò endocarpici. Nel tessuto parenchimatico interposto<br />

alle due epidermidi stanno pare dei sottili fasci fibrovascolari<br />

dei quali i principali, in numero di circa 8, si partono dall' in-<br />

serzione del frutto e si dirigono in alto qua e là connettendosi<br />

con rami traversi. In questi fasci si riscontra una guaina for-<br />

mata da uno strato di Cillule allungate, un csilema a vasi


86 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

aimlato-spirali ed un floema a vasi crivellati e cellule cambiformi.<br />

Ogni frutto contiene ordinariamente un solo seme, di rado 2-3;<br />

onde può dirsi una bacca oligosperma.<br />

II seme è di forma ovale, talora un po' compresso od incavato<br />

da un Iato, della lunghezza di 0'",006-0",007, e della larghezza<br />

da 0",004 a 0^004.<br />

II guscio del seme o testa è assai grosso, di colore scuro gros-<br />

solanamente rugoso-punteggiato e formato da più strati di cel-<br />

lule globoso-poliedriche l'esterne più grosse. II contenuto di<br />

queste cellule più o meno abbondante e le pareti si colorano<br />

alquanto in scuro, ciò che principalmente determina il colore<br />

dell'invoglio. Esso invoglio contiene pure cellule rafidifere, che<br />

sono principalmente numerose nella sua parte interna. Al di<br />

sotto di questo invoglio, che probabilmente proviene dalla pri-<br />

mina dell'ovulo, avvene altro composto di due strati di cellule,<br />

a quanto pare corrispondente alla secondina. Quest' invogli, né<br />

con floroglucina, né con sali d'anilina, non danno la reazione<br />

dei tessuti lignificati, e col liquido di Braemer non danno la<br />

reazione del tannino ; però con soluzione di acido osmico si co-<br />

lorano intensamente in nero.<br />

La mandorla del seme resulta di un albume abbondante e di<br />

un embrione assai piccolo. L'albume é ovoideo o quasi globulare,<br />

però fornito di una profonda ed angusta insenatura in direzione<br />

centripeta in corrispondenza dell'ilo, cui corrisponde un'inse-<br />

natura simile nel tegumento. Esso presenta una lunghezza di<br />

circa 0'",004 ed una larghezza di circa 0'",003. Esso consta di<br />

cellule subpoliedriche, spesso un po' allungate in direzione ra-<br />

diale, delle quali le più esterne, con pareti notevolmente ingros-<br />

sate nella parte esterna, rappresentano uno strato epidermico.<br />

II plasma di questo strato di cellule é ricco di granulazioni e<br />

contiene gocciole di olio, con soluzione d' iodio si colora in<br />

giallo, mostrandosi scevro di granuli di fecola, e con soluzione<br />

di acido osmico si colora in scuro. Le cellule pure dello strato<br />

sottostante mostrano di contenere plasma in quantità, ma con-<br />

tengono altresì grani di fecola, che principalmente abbondano<br />

nelle cellule più interne mostrandosi di forma ellissoidea o glo-<br />

bulare e composti. II contenuto di tutte queste cellule si colora<br />

parte in giallo e parte in azzurro con iodio, ma non si colora<br />

in scuro con acido osmico.


RIUNIONB GENERALE IN NAPOLI 87<br />

L' embrione è cilindroide od a forma di pestello, e collocato al<br />

di sotto della regione micropilare, col suo asse maggiore in di-<br />

rezione radiale ed antitropo. Esso è lungo circa 0'",002 e largo<br />

circa 0'",0005. Nella sua parte inferiore, ch'é rivolta al micropilo,<br />

mostra una breve parte assile, nella quale benissimo differen-<br />

ziata apparisce la piloriza, come pure il cilindro assile e la<br />

scorza primitiva. Al di sopra di questa parte, ad Vj circa di<br />

lunghezza, vi si osserva la piumetta avvolta nel cotiledone che<br />

è di forma allungata quasi conica. In questo si veggono bene<br />

differenziati l'epidermide, il tessuto fondamentale e tre fasci pro-<br />

cambiali longitudinali principali. In seguito poi a quanto fu detto,<br />

e siccome 1' embrione si colora in scuro con acido osmico, sem-<br />

bra che le riserve grasse prevalgano nello strato periferico del-<br />

l'albume, e la feculacea nella parte interna dell' albume stesso.<br />

SUL DRACVNCULUS CANARIENSIS KUNTH. NOTA DI<br />

G. ARCANGELI.<br />

Un esemplare di questa bella specie, che da poco più di un<br />

anno coltivasi nell'Orto botanico pisano, mi ha posto in grado<br />

di fare alcune osservazioni, che credo valga la pena di far co-<br />

noscere.<br />

Questo esemplare, che mi fu favorito dall' Orto botanico di<br />

Firenze, dopo essere stato allevato in vaso per qualche tempo,<br />

nella primavera dell'anno decorso (1890), fu collocato all'aria<br />

aperta in una delle aiuole del nostro Giardino, ove pure si col-<br />

tivano varie altre Aracee. In questa località esso vegetò con<br />

sufficiente vigore nel corso della primavera e dell'estate, pro-<br />

ducendo varii getti fogliferi, gli uni dopo gli altri, e finalmente<br />

nell'ultimo di questi, che si sviluppò in ottobre, mostrò un'in-<br />

fiorescenza, che sembrava dovesse schiudersi entro un tempo<br />

assai breve. Sopraggiunti però i primi freddi, tale infiorescenza<br />

rimase chiusa, e per quanto a lungo si conservasse in tale stato,<br />

nell'inverno successivo essa terminò col deperire e distruggersi.<br />

Incominciata la nuova primavera, la pianta ricominciò a dar<br />

segni manifesti di vita sviluppando un nuovo getto, che assai<br />

sollecitamente si allungò in alto, mostrandosi nell'aprile termi-<br />

nato da una nuova infiorescenza, che si schiuse il 21 del maggio


88 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

successivo. Lo sbocciamento incominciò la mattina alle ore 6 circa,<br />

e si ridusse completo circa alle ore 6 della sera. In tale stato<br />

r infiorescenza esalava un odore gradevolissimo, intermedio<br />

quasi fra quello del popone e dell' ananasso ; però non mi fu<br />

possibile osservare che ad essa accorressero insetti, forse a ca-<br />

gione della stagione piuttosto fresca e variabile, che prevalse in<br />

quell'epoca. Nel giorno successivo allo sbocciamento l'odore<br />

gradevole persisteva tuttora, ed in quello stesso giorno (22)<br />

potei riscontrare, che alle 2 pom. le antere si erano già aperte,<br />

ed avevano già lasciato uscire il polline, che in forma di pol-<br />

vere di color giallo, era caduto sopra gli ovarii sottoposti e nel<br />

fondo della camera nuziale. Veramente, trattandosi di una sola<br />

infiorescenza, e non essendo mancata la pioggia a disturbare la<br />

fioritura, io credevo che la fecondazione non avrebbe avuto<br />

luogo; ma la cosa andò ben altrimenti.<br />

Già dissi in altro mio scritto' come nel Giardino botanico di<br />

Firenze, mi avvenisse di riscontrare in questa specie la produ-<br />

zione di numerosi frutti fecondi, senza che si potesse in alcun<br />

modo ammettere essersi verificata l'impollinazione eterodina.<br />

A questa prima mia osservazione corrisponde perfettamente l'al-<br />

tra, che ho potuto fare recentemente sopra l'individuo sovrari-<br />

cordato : giacché in esso, in seguito all' impollinazione, avvenuta<br />

per opera del polline caduto dalle antere sovrastanti ai carpidi,<br />

questi si sono accresciuti, ed hanno raggiunto la completa ma-<br />

turazione. Nò si può ammettere che la cosa sia proceduta altri-<br />

menti : essendoché nel nostro Giardino non si aveva affatto altra<br />

infiorescenza di questa specie, né altra simile ne poteva esistere<br />

nei dintorni, trattandosi di forma che ben di rado si coltiva, e<br />

che si può ritenere affatto mancante nei giardini della nostra<br />

città.<br />

Se pertanto si può ritenere, in seguito alle osservazioni sopra<br />

riportate, che il Dracunculus canariensis sia specie in cui nor-<br />

malmente avviene l' impollinazione omoclina, ciò non vuol dire<br />

che si debba escludere la possibilità dell' impollinazione etero-<br />

dina. Ammettendo, infatti, che in questa specie le nozze incro-<br />

ciate non possano aver luogo, non si potrebbe comprendere il<br />

* Osservazioni sulla fioritura del « Dracunculus vulgaris Scliott, » nel<br />

Nuovo Giornale botanico italiano, voi. XI, 1879, pag. 37.


KIUNIOXE GENERALE IX NAPOLI 89<br />

significato dell* odore gradevole, che esala dall' osmoforo nella<br />

infiorescenza che ha raggiunto il completo sviluppo, tanto più che<br />

l'intensità dell'odore, e lo sviluppo dell'organo che lo produce,<br />

non permettono la supposizione di un organo e di una funzione<br />

in via di degradazione. Come il polline, che cade dalle antere<br />

sugli stimmi dei carpidi sottoposti, dà luogo alla fecondazione<br />

omoclina, cosi può avvenire che il polline stesso, trasportato per<br />

opera degl' insetti da un' infiorescenza all' altra, dia luogo alle<br />

nozze eterodine, che conferiscono al rinvigorimento ed alla va-<br />

riabilità della specie. E basta naturalmente che questo si ve-<br />

rifichi di quando in quando per alcuni carpidi, al conseguimento<br />

dei vantaggi che resultano dalle nozze incrociate, senza che si<br />

abbia una eterogamia necessaria, quale si riscontra cioè in molte<br />

Aracee. Né forse é da escludere la possibilità, che il polline di<br />

estranea provenienza, nella funzione di ft?condazione, spieghi<br />

un'azione preponderante sul polline autoctono, come può essere<br />

altresì che l'impollinazione eterodina, avvenuta in precedenza<br />

dell' omoclina, renda quest'ultima affatto inelTìcace.<br />

In conclusione, il fatto della autogamia normale nel Dracim-<br />

culas canariensis non esclude la eterogamia. Per questa specie<br />

però non si può ammettere un' eterogamia necessaria, come nel<br />

Dracunculus vitlgaris ed in varie altre Aracee, ma solo una<br />

eterogamia contingente, provocata da un mimismo ben diffe-<br />

rente da quello del Dracicnculus vulgaris. Mentre infatti que-<br />

sta specie presenta uno dei più belli esempi di necromimismo de-<br />

voluto al richiamo ed incarceramento dei necrocoleotteri, l'altra<br />

ci offre nella sua infiorescenza un caso di carpomimismo, desti-<br />

nato al richiamo di coleotteri carpofagi, e quindi con ragiono<br />

la specie può dirsi carpocoleotterofila.<br />

Passerò adesso ad esporre quanto ho potuto riscontrare nella<br />

fruttificazione di questa stessa pianta;<br />

La fruttificazione è in forma di spiga ovoidea compatta, cinta<br />

in basso dalla base della spata persistente, i cui lembi però<br />

sollecitamente si divaricano in seguito alla fecondazione. La<br />

maturazione in essa si effettua d'alto in basso, cioè i primi<br />

frutti a maturare sono quelli situati nell'apice, e successiva-<br />

mente quelli situati mano mano più in basso.<br />

I frutti sono di forma obovata, spesso un po' tetragoni ed un<br />

po' compressi lateralmente, e sono sostenuti da un breve pedicello.


90 RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI<br />

Non contato il pedicello essi sono lunghi 0",015, alti 0'",012, e<br />

larghi 0'",011: queste dimensioni possono però alquanto variare.<br />

Il pedicello è quasi cilindrico, e consta di un' epidermide a cel-<br />

lule poligone con cuticola elegantemente increspata, e di un tes-<br />

suto collenchimatico che ne forma la parte maggiore, attraversato<br />

da vari sottili fasci fibrovascolari longitudinali. Dall'apice di<br />

questo pedicello il frutto facilmente si stacca allorché é giunto<br />

a maturità.<br />

Il loro pericarpio é di colore rosso-minio o rosso-arancio, car-<br />

noso, ma di moderato spessore. In esso esternamente osservasi<br />

un' epidermide a cellule subpoligone, disposte in uno strato, fra<br />

le quali si mostrano assai frequenti gli stomi. Queste cellule<br />

hanno la cuticola pure elegantemente increspata, come quelle<br />

del pedicello, e le piegoline si vedono presso gli stomi paralle-<br />

lamente disposte in gruppi convergenti verso l'apertura di<br />

questi. Al di sotto di questo primo strato si osserva un paren-<br />

chima formato da vari strati di cellule globulari od ovoidee,<br />

contenenti in copia minuti cloroplasti giallo-crocei, ed al di den-<br />

tro poi un endocarpio formato da cellule a sottile parete, bi-<br />

slunghe, con cuticola liscia, fra le quali s'intercalano stomi somi-<br />

glianti a quelli dello strato esterno. Fra le cellule di questo strato<br />

medio, che rappresenta il mesocarpio, si presentano pure cellule<br />

rafidifere assai numerose, e sottili fasci fibrovascolari costituiti<br />

da floeraa molle e csilema a vasi anulati ed anulato-spirali.<br />

I semi sono nel frutto in numero variabile da 2-8, parte in-<br />

seriti in alto e parte in basso, con podospermi più o meno brevi.<br />

Essi sono ovoide! quasi trigoni e spesso un po' irregolari, talora<br />

pure con una faccia un po' incavata. Il loro colore é bianco-<br />

gialliccio, a ditferenza di quelli dell' Helicodiceros che sono scuri,<br />

e somigliano molto a quelli del Dracunculas vulgarìs. Essi<br />

hanno una larghezza di circa O^.OOT ed una larghezza di circa<br />

O^OOe, e sono quindi un poco più grossi di quelli del Dr. vulga-<br />

ris. La loro superfìcie è punteggiato-scavata, ed alla base pre-<br />

sentano una parte ingrossata a guisa di caruncola. L' invoglio<br />

esterno o testa è assai grosso e costituito da più strati di cel-<br />

lule, globulari od ovali o poliedriche, contenenti aria. L'invoglio<br />

interno molto più sottile, di colore baio, è formato da due strati<br />

di cellule come nelV Ilelicodiceros. Ambedue questi invogli non<br />

danno la reazione dei tessuti lignificati, né con cloridrato di ani-


RIUNIONE GENERALE IN NAPOLI 91<br />

lina, nò con floroglucina. L'albume è ovoidale con una insenatura<br />

in corrispondenza dell'ilo e costruito come iieW Ilclicodiceros.<br />

L'embrione è lungo circa 0,0025 e largo circa 0,000G. Esso è<br />

a l'orma quasi di pestello ed ha struttura molto simile a quella<br />

déiVIIelicodiceros. Trattando una sezione longitudinale del seme<br />

con acido osmico, gl'invogli, lo strato epidermico dell'albume e<br />

l'embrione si colorano in scuro, mentre il rimanente dell'albume<br />

non si colora, similmente a quanto fu osservato per V Ileli-<br />

codiceros, ciò che pure permetterebbe di trarre conclusioni ana-<br />

loghe relativamente alla repartizione delle differenti riserve.<br />

11 Presidente legge quindi una lettera del prof. Italo Gìglioli di-<br />

rettore della Scuola di Portici, il quale, pai giorno di Domenica 23,<br />

invita gentilmente i Soci a visitare la Scuola superiore di Agri-<br />

coltura.<br />

Il prof. Balsamo legge una lettera del R. Commissario che si<br />

scusa di non essere intervenuto alla Riunione ; dopodiché il Presidente<br />

dichiara sciolta la pubblica adunanza.<br />

Adunanza privata del 20 agosto 1891.<br />

Il Presidente invita i Soci presenti a trattenersi per procedere alla<br />

elezione dei due nuovi Vicepresidenti e di un nuovo Consigliare in<br />

sostituzione del prof. Gibelli dimissionario.<br />

Resultano eletti :<br />

Passerini prof. Giovanni ) „. ., ..<br />

^ ^ r-, \ Vuepresidenti.<br />

^<br />

Gibelli prof. Giuseppe j<br />

Biondi Antonio Consigliere.<br />

L' ordine del giorno è cosi esaurito e la Riunione è chiusa.<br />

Visita all'Orto botanico e gita a Capri<br />

e al Monte S. Angelo.<br />

Alle ore 4 pom. dello stesso giorno i Soci visitavano il R. Orto<br />

botanico ove erano ricevuti dal prof. Pergola rettore dell'Univer-<br />

sità di Napoli e dal pei'sonale dell' Orto, ed ove veniva loro offerto<br />

un rinfresco.


92 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

La mattina successiva 21 agosto i convenuti partivano per Capri,<br />

ed ivi dopo avere erborato pernottavano. Anclie in Capri, malgrado<br />

la stagione poco promettente, le raccolte riescivano interessanti, e<br />

fra le altre piante meritano di essera indicate : Convolvulus Cneorum,<br />

Asperula tomentosa, Campanula fragilis, Statica cumana, ecc.<br />

La mattina seguente aveva luogo col battello a vapore la partenza<br />

par Vico Equense per fare 1' ascensione dal monte S. Angelo<br />

a Tre pizzi. A Vico Equense si trovava ad aspettare il Socio prof. Savastano<br />

che aveva preparato le vetture per raggiungere Moiano,<br />

donde a piadi guidò l'allegra comitiva sino alla punta più alta (1549).<br />

Qui j)ure le raccolte non furono prive d'interesse, e nel ritorno, a<br />

Faito i convanuti trovarono splendida accoglienza e ristoro nel vil-<br />

lino del conte Giusso, e l'amabile conversazione del conte, del signor<br />

cav. Volpicelli e della sua signora e della signorine Cassano<br />

faceva presto dimenticare la fatica superata.<br />

A Castellamara i Soci prendevano la ferrovia per tornare a Napoli.<br />

Prima di separarsi, anche una volta i Soci si ritrovavano il giorno<br />

23, alle 12 mar., alla Scuola superiore di Agricoltura, rispondendo<br />

al grazioso invito della Direzione, e colà venivano ricevuti dal<br />

Direttore prof. Italo Giglioli e dagli altri professori. Dopo una ac-<br />

curata visita ai vasti locali, alle collezioni, ai laboratori ed alle<br />

varie ofilcine, prendevano parte ad un geniale banchetto ofì'erto dalla<br />

Direzione della Scuola. *<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza dell' 11 ottobre 1891.<br />

Il presidente Arcangeli dà comunicazione alla Società di un catalogo<br />

di piante scandinave, messe in vendita dai signori Haglund<br />

e Kallstròm, a Falun in Isvezia.<br />

L'Archivista U. Martelli presenta le opere seguenti, pervenute<br />

in dono alla biblioteca dàlia Società botanica:<br />

Dal dott. A. L. Gronvall : GronvaU. Bidrag till kannedonen om<br />

de nordista arterna af de bada Lofmoss-slagtena Orthotrichum och<br />

Ulota. Malmo 1885. — Nya bidrag till kannedonen om de nordista<br />

arterna af slagtet Orthotrichum. Malmo 1887. — En nv art af<br />

* Per iniziativa dei Soci Martelli e Tanfani verrà redatto un ca-<br />

talogo ragionato delle piante raccolte nelle escursioni fatte durante<br />

la Riunione in Napoli.


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 93<br />

slagtet Orthotrichum. — Anteckningar roraude nàgra europeiska<br />

orthotricka. Stockholm 1889. — Beriittelse om en bryologisk resa i<br />

Bohiislan, med understod fràm k. Vetenskaps-Academien utfòrd<br />

imdersommaren 1881. Stockolm 1882. — Liste des Bryologxies du<br />

monde. 1888. — Remarques sur quelques formes du genre Ortho-<br />

trichum. 1888. — Phìlibert. Etudes sur le póristome. 1888-89. — Cardata<br />

J. Le Zygodon du Eighi. 1888. — Note sur une Fontinale du<br />

Rhoue. 1888. — Gravef, F. Bibliographie. 1888. — Ljungstrdm, E.<br />

Kleistogami hos Primula siuensis. — Gronvall, A. L. Om Ulota intermedia<br />

Scli. och dess narmaste samslagtingar. — Olssen, P. Anteckningar<br />

till de Jemtlande angransande provinsernas flora. —<br />

De Toni, J. B. Notiz libar die Ectocarpeen-Gattungen Entonema<br />

Reinsch und Streblonemopsis Valiente.<br />

Dal prof. T. Carnei : The Missouri Botanica! Garden.<br />

Dal dott. E. Baroni: Baroni. Contribuzioni alla lichenografia della<br />

Toscana. Firenze 1890. — Sulla struttura del seme ^e\VEvonymìLs<br />

Japonìcus Thunb. Firenze 1891.<br />

Dal dott. E. Tanfani : Tanfani. Sull'origine delle zucche. Firen-<br />

ze 1891. — Morfologia ed istologia del frutto e del seme delle<br />

Apiacee. Firenze 1891.<br />

Dal dott. T. Jaensch : Jae^isoh. Anatomie einiger Legumiuosenholzer.<br />

Berlin 1884. — Nachtrag zur Kenntniss von Herminiera<br />

Elaphroxilon. Berlin 1884.<br />

Dal sig. E. C. Hansen : Hansen. Recherches sur la physiologie et<br />

la morphologie des ferments alcooliques. 1890. Où est-ce que la levùre<br />

pure de M. Pasteur? 1891.<br />

Dal cap. L. Micheletti: Micheletti. Mentha Pulegium forma alhiflora.<br />

Firenze 1891. — Intorno ad alcune specie di Centaurea della se-<br />

zione Cyanus. Firenze 1891. — Appunti sull' oi'dinamento degli er-<br />

bari. Firenze 1891.<br />

Dal sig. J. Coulter : Coulter. Contributions from the U. S. Natio-<br />

nal Herbarium. "Washington 1891.<br />

Dal sig. M. J. D'Arbaumont: D^Arhaumont. Ramification des am-<br />

pelidées. Vrilles et intìorescences. Paris 1882. — Ramification des<br />

Ampelidóes. Bourgeons. Paris 1882.<br />

Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi del Dracunculus<br />

vulgaris e le lumache, 1891. — Sulla polvere cristallina e sulle<br />

druse d'ossalato calcico. Firenze 1891. — SnWArisai'um Prohoscideum<br />

Savi. Firenze 1891.<br />

Dal prof. N. Passerini : Passerini. Snlla composizione chimica<br />

degli steli e delle foglie del Pomodoro. Firenze 1891. — Lo zolfo<br />

e alcune altre sostanze sparimentate per preservare le fave dai suc-<br />

ciameli. Firenze 1891.<br />

Dal prof. O. Comes : Comes. Le lave, il terreno vesuviano e la<br />

loro vegetazione. Portici 1888.<br />

Dal sig. W. Nylander : JSIylander. Sertiim Licheneae tropicae<br />

Labuam et Singapore. Parisiis 1891.


9J: ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Dal sig. M. Lojacono Poiero : Lojaoono Poterò. Sulla morfologia<br />

dei legumi del genere Medieago. Palermo 1891.<br />

Dal dott. F. Balsamo: Balsamo. Quadri sinottici di botanica (mor-<br />

fologia e fisiologia). Napoli 1889. — Elenco delle piante raccolte in<br />

Africa dal prof. cav. G. B. Licata dal 1886 per la Società Africana<br />

d'Italia e determinate dal socio prof. Balsamo. Napoli 1891. — Sul-<br />

l'assorbimento delle radiazioni nelle piante. Napoli 1891. — Diatomee<br />

contenute nel canale digerente di alcune Aplysiae raccolte dal<br />

capitano G. Chierchia nel viaggio di circumnavigazione della regia<br />

corvetta « Vittor Pisani » nel 1884-85. Napoli 1890. — Homonimiae<br />

algarum in plantis animalibusque tentamen. Neapoli 1888. — Impressioni<br />

dal vero, cenno geologico-botanico sull' isola d'Ischia. Napoli<br />

1883. — Alghe della baia d'Assab raccolte da G. B. Licata. Na-<br />

poli 1885. — Le Diatomee della cascata di Caserta. Naj)oli 1884.<br />

Dal prof. P. A. Saccardo : Saaardo. Intorno ad xin microscopio<br />

di Eustachio Divini conservato nel Museo di Fisica dell' Univ. di<br />

Padova. Venezia 1891.<br />

Dal prof. T. Thomas : Taylor, T. Report of the microscopist for 1890.<br />

Dal sig. U. Martelli: Martelli. Il Black-Rot sulle viti presso Fi-<br />

renze. Firenze 1891. — Parassitismo e modo di riprodursi del Cynomorium<br />

Cocoineum. L. Genova 1891. — P. La potatura dei Gelsi.<br />

Firenze 1891. — Rosselli, A. Contro il succiamele. Firenze 1891. —<br />

n. La peronospora sulle viti americane. Firenze 1891. — Ohlsen, C<br />

L'industria vinifera negli Stati Uniti d'America settentrionale. Fi-<br />

renze 1891.<br />

Dal prof. F. D3lpino : Delpino. Note ed osservazioni botaniche<br />

(decuria 1» e 2» in due fascicoli). Genova 1889-90. — Sull'impollina-<br />

zione dell' Arum Dracunculus L. Genova 1890. — Contribuzione alla<br />

teoria della pseudanzia. Genova 1890. — Fiori monocentrici e poli-<br />

centrici. Genova 1890.<br />

Dal prof. C. Massalongo : Massalongo. La rogna delle foglie del-<br />

l' Olivo. Ferrara 1891.<br />

Dal prof. N. Passerini : Passerini. Ricerche chimico-agricole sui<br />

Caci (Cicer arieiinum Li.). Roma.<br />

Dal cav. S. Sommier : Sommier. Un' estate in Siberia. Firenze<br />

1885. — Ancora sulla Lonicera Coerulea, Firenze 1890. — Nuove<br />

stazioni di piante in Toscana. Firenz3 1890. — Una genziana nuova<br />

per r Europa. Firenze 1888. — Piante del Jardin de la Mer de Giace.<br />

Firenze 1890. — Il nuovo giardino botanico « La Linnaea. » Fi-<br />

renze 1890. — La nuova opera del prof. Schiìbeler. Firenze 1886.<br />

— Erborazioni fuori di stagione. Firenze 1889. — Della presenza<br />

di stipole nella Lonicera Coerulea. Firenze 1890.<br />

Dal sig. U. Galeri : Galeri. Alcune osservazioni sulla fioritura<br />

dieWArum Dioscoridis. Firenze 1891.<br />

Dal dott. E. Rostan: Beyer, R. Beitrage zur Flora der thàler Grisanche<br />

und Rhemes in den Grajischen Alpen. Berlin 1891.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 95<br />

Viene letta quindi dal Presidente la seguente comunicazione del<br />

prof. Goiran:<br />

SULLA PRESENZA DI FRAXINUS EXCKLSIOR L. NEI<br />

MONTI VERONESI. NOTA DI A. GOIRAN.<br />

Né Calzolari, né Pona nei loro Viaggi in M. Baldo accennano<br />

alla pi'esenza di Fraxinus excelsior in questo classico<br />

monte: cosi pure non ne parlano il diligentissimo Seguier nelle<br />

Plantae veì''onenses e Ciro Pollini nel Viaggio al Lago di<br />

Garda e al M. Baldo e nella Flora vcronensis. In quest' ultima<br />

il celebratissimo Autore si limita ad accennare che la pianta in<br />

quistione in sglvis nioniium humilioram Tirolensium passim<br />

nasciiur, ni edam in Vicentina provincia ecc. (FI. ver., Ili,<br />

pag. 233). Anche Antonio Bertoloni, che pure ebbe molte piante<br />

veronesi dal Barbieri, da Abramo Massalongo, da Carlo Tonini,<br />

da Antonio Monganotti, tace in proposito, anzi non cita alcuna<br />

stazione delle Alpi per questa Oleacea. I signori Visiani e Sac-<br />

cardo nel loro Catalogo (pag. 127) indicano Fraxinus excelsior<br />

nei boschi montuosi del Veronese, ma senza indicare precisa-<br />

mente alcuna località.<br />

Io era persuaso della presenza di questa Oleacea nel Vero-<br />

nese — pur ritenendola pianta assai rara presso di noi — e<br />

convinto che la stessa o fosse andata confusa con alcuna delle<br />

tante forme di Fraxinus Ornus, ovvero fosse sfuggita agli occhi<br />

degli erborizzatori ; forse perchè, entrando in unione ad altre e<br />

molteplici essenze nella formazione di boschi cedui soggetti a<br />

frequenti tagli, non trovavasi nelle condizioni opportune da<br />

poter raggiungere quello sviluppo di vegetazione che facilmente<br />

avrebbe potuto farla distinguere dall' affine F. Ornus, anche<br />

dai meno intelligenti di cose erbarie. E sebbene io non avessi mai<br />

raccolto Fraxinus excelsior in questa zona botanica, ciò nonper-<br />

tanto lo collocai fra le piante da bosco veronesi nel mio Erbario<br />

forestale veronese (pag. 44), primieramente per la testimonianza<br />

già citata dei signori Visiani e Saccardo, ed in secondo luogo<br />

perchè il 7?. Ministero di Agricoltura, nella pubblicazione avente<br />

per titolo Nomi volgari adoperati in Italia a designare le prin-<br />

cipali piante di bosco, a pag. 63 riporta pure la nostra pianta


96 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />

coi nomi vernacoli di Frassano, Frassìne. Siccome la pubblica-<br />

zione ora ricordata é sfata compilata sopra V esame dei ramo-<br />

scelli di tutte le piante legnose spontaneamente crescenti nelle<br />

varie regioni italiane, raccolti per cura degli ispettori ed uffi-<br />

ciali forestali e quindi preparati e ridotti in erbario, trovavo<br />

in essa altra testimonianza più che sufficiente per provare la<br />

presenza di Fraxìnus excelfiìor nel Veronese, nutrendo però<br />

sempre ferma fiducia che in alcuna delle mie escursioni mi sarei<br />

finalmente imbattuto nella pianta della quale da tanti anni an-<br />

davo iu cerca.<br />

Cosi per r appunto è avvenuto, talché in oggi posso segna-<br />

lare diverse stazioni veronesi di Fraxinus excelsior, non ce-<br />

lando però che alcune di esse mi sono state recentemente in-<br />

dicate da ufficiali forestali.<br />

E primieramente mi sono imbattuto in alcune piante di F.<br />

eoccelsior in M. Baldo, nei boschi cedui che crescono, quasi alle<br />

falde del versante orientale del monte, fra il Passo della Cro-<br />

cetta sopra la Ferrara e l' altipiano di Festa al disopra di Ri-<br />

valla \\\ Val d' Adige (m. 900-696): le piante erano ridotte alle<br />

dimensioni di frutici, però le foglioline sessili non lasciavano<br />

dubbio alcuno. E nello stesso M. Baldo recentemente sono state<br />

rinvenute alcune piante di F. eoccelsior, più a sud della sta-<br />

zione ora indicata, presso il Santuario della Corona (m. 774)<br />

a merito delle guardie forestali di Caprino vet^onese. So che il<br />

solerte Ispettore forestale ed amico carissimo Vittorio Pellegrini<br />

intende assumere sotto la propria tutela quei pochi esemplari<br />

di una pianta preziosissima per la nostra Flora, e fare in modo<br />

che gli stessi nei tagli futuri vengano risparmiati dalla scure<br />

dei boscaiuoli.<br />

Passando sulla sinistra dell'Adige iroviàmo Fraxinus excel-<br />

sior quasi di fronte alle due stazioni ora indicate sulla destra del<br />

fiume. Nello scorso mese di agosto 1' ho infatti raccolto sui M.<br />

Lessini nei boschi cedui che stanno sopra Peri seguendo il diru-<br />

pato e rovinoso sentiero che da questo paese conduce a Fosse<br />

(m. 149-900) : ed inoltre dalle guardie forestali mi è stato detto<br />

che nei boschi demaniali di Pe)'i se ne sono rinvenuti non po-<br />

chi campioni oramai educati e diventati adulti. Ed il nestore<br />

dei botanici veronesi, prof. Antonio Monganotti, da me recen-<br />

temente interpellato, mi ha assicurato di averne osservate al-


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 97<br />

cune piante, sempre però allo stato di frutice, fra i crepacci ne»<br />

M. Pastello (m. 1200).<br />

Si trova infine Fraxmiis excelsior nel territorio del Comune<br />

di Erbezzo, sempre nei M. Lessini; ma vi é stato introdotto<br />

già da parecchi anni, ed a quanto mi è stato detto, dalla pro-<br />

vincia di Vicenza. È però certissimo che future e più diligenti<br />

ricerche faranno ritrovare questa Oleacea in altri punti del<br />

territorio veronese.<br />

Il socio Martelli fa la seguente comunicazione :<br />

RIPRODUZIONE AGAMICA DEL CYNOMORIUM COCCI-<br />

NEUM. PER U. MARTELLI.<br />

Non è scorso molto tempo da che tenni parola sul modo di<br />

vegetazione e riproduzione del Cyìiomoriwn coccineicm e da<br />

che pubblicai nel periodico Malpighia * una memoria relativa.<br />

Nel parlare allora delle radici avventizie che si osservano nu-<br />

merose lungo r asse del Cynoniorìum, accennai 1' opinione che<br />

esse fossero da considerarsi organi ausiliari alla pianta per la<br />

sua riproduzione. Tale ipotesi faceva di conseguenza attribuire<br />

a questi organi radicali funzione assai diversa da quella che<br />

loro attribuì Weddell, il quale li considerò come dei succhiatoi.<br />

E qui forse non è fuori di luogo richiamare brevemente alla<br />

memoria alcune delle osservazioni già riferite nella sopracitata<br />

memoria in seguito delle quali venni a formare quel concetto.<br />

Ricorderò adunque come questi corpi radiciformi del Ci/no-<br />

ìnorium che si incontrano in tutta la lunghezza dell' asse tanto<br />

fiorale che sotterraneo e che hanno la struttura di vere radici,<br />

si trasformano tostoché con una loro parte (in generale con<br />

l'estremità) vengono a contatto con una radice di una pianta<br />

sulla quale il CynomoriLtm può vivere parassita. Si ingros-<br />

sano allora a forma di bulbillo e nel tempo stesso il loro tessuto<br />

penetra in quello della radice della pianta nutrice, generandovi<br />

un nuovo talloidima. Questo modo di procedere non osterebbe<br />

certo con l' opinione del Weddell, cioè di considerare queste<br />

* Malpighia, V, pag. 97.<br />

Bull, della Soc. hot. Hai.


98<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZR<br />

radici del Cìjnomormm come austori, se però non vi si oppo-<br />

nesse l'avvizzimento della porzione della radice che sta fra la<br />

parte rigonfiata e l'asse del Cynomo7''ium, come avviene dopo<br />

l'innesto fra le due radici. In conseguenza di tale fenomeno non<br />

seppi né so più in qual modo riconoscere in questi organi radicali<br />

la possibilità di esercitare le funzioni di austori. Ritengo invece<br />

che le radici del Cynomoriuin funzionino da vere radici avven-<br />

tizie , come sono di loro natura , solamente finché la loro<br />

struttura istologica non varia, il che avviene quando incontrano<br />

le radici su cui si innestano; per conseguenza l'esercizio delle<br />

funzioni di radice avventizia può durare per un periodo brevis-<br />

simo, oppure continuare indefinita. Or dunque se questi organi<br />

del Ci/nomoriuìn non sono austori, mi sembrò, per quella fa-<br />

coltà di originare nuovo talloidima, poterli ritenere come organi<br />

sussidiari alla pianta per la sua riproduzione. Nonostante tutte<br />

queste osservazioni, nessuna esperienza era sino ad ora venuta<br />

a confermare le mie supposizioni.<br />

Allorquando ricevei dal prof. Gennari di Cagliari il Cyno-<br />

moriuin coccineum, collocai una porzione di rizoma ben con-<br />

sei'vato ed avente buon numero di corpi radiciformi a con-<br />

tatto delle radici di un rigogliosa AtriiJlex nummularia che<br />

cresceva da tre anni nell' Orto botanico di Firenze. Lo scopo<br />

appunto era di accertare se, cosi praticando, il rizoma avrebbe<br />

continuato la sua vegetazione e se si sarebbe stabilito l'innesto<br />

fra il Cijnomorium e il nostro AMiolew. Or sono pochi giorni<br />

che alla superficie della terra a pie dell' Airiplex si sono ve-<br />

duti 4 piccoli giovani assi fiorali di Cynomoriiim e che pro-<br />

mettono di svolgersi nella ventura primavera, se pure il rigore<br />

della stagione non ucciderà e il Cynoinovhim e l' Airiplex.<br />

L'esperienza è riuscita; in conseguenza non resta più dubbio<br />

che il rizoma del Cynomorium da me sotterrato a contatto<br />

delle radici deW Airij^lex nummularia non soltanto abbia con-<br />

tinuato a vegetare, ma altresì che abbia trovato mezzo di inne-<br />

starsi suW Airiplex e su di esso esercitare la sua azione para-<br />

sitaria. È pure giuocoforza ammettere che il talloidima ormai<br />

vegeta nei tessuti delle radici dell' Airiplex e che in esse è<br />

stato introdotto dai corpi radiciformi i quali per conseguenza ne-<br />

cessaria vengono a poter essere qualificati come organi au^^iliari<br />

della pianta per la sua riproduzione, come già avevo supposto.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 99<br />

Cosi resta chiarito un altro punto importante della vita di<br />

questa Balanoforacea, come pure le funzioni dei suoi organi ra-<br />

dicìformi. D'ora innanzi, dovunque piaccia, sarà facile coltivare<br />

una pianta tanto strana ed interessante.<br />

La presenza di questi organi propagatori sussidiari del Ci/noonoriam<br />

deve essere molto necessaria per assicurarne la esi-<br />

stenza, e la presenza o la funzione loro, almeno come corpi ri-<br />

produttori, è probabilmente una conseguenza delle condizioni<br />

biologiche speciali della pianta stessa.<br />

Le Rafìesiacee sono tassinomicamente affini alle Balanofo-<br />

racee, ed il modo di vegetazione e di esercitare il parasitismo<br />

è uguale in ambedue le famiglie. Questa eguaglianza biolo-<br />

gica fa pure pensare e giustamente che leggi eguali gover-<br />

nino lo sviluppo di queste piante. Ricordiamo un poco quanti<br />

tentativi inutili hanno fatto vari distinti botanici onde ottenere<br />

mediante i semi la riproduzione delle Raflesiacee, ed ancora ri-<br />

cordiamo le inutili esperienze di Weddell con i semi di Cìjnomoriwn<br />

coccineum, quantunque a quelle esperienze si possa fare<br />

obiezioni pel modo con cui furono condotte. Sinché il Tej^smann<br />

non ebbe l'idea di collocare i semi ài Raflesìa sotto la corteccia<br />

del Cissus, mai si ottenne il loro germogliamento, e ciò dimo-<br />

stra come la rad i eh et t a del seme non può sopportare lo sforzo,<br />

per lei troppo grande, di perforare il periderma della radice, il<br />

che viene eliminato quando il seme è collocato al di sotto od<br />

anche entro a delle cavità del periderma.<br />

Se cosi succede per le Raflesiacee, non so vedere ragioni per<br />

escludere da questa stessa legge il seme del Cynomorium. E<br />

quantunque i semi di questa pianta siano molti, pure non deve<br />

essere cosa facile che si trovino collocati in sito favorevole pel<br />

germogliamento, so si pensa che i soli mezzi per trasportarli<br />

fra le screpolature del periderma delle radici, oppure al disotto di<br />

esso, sono l'acqua o gli insetti od anche vermi i quali li pos-<br />

sono rilasciare con i loro escrementi. Da queste poche parole<br />

si vedrà bene le diflfìcoltà grandissime che vi sono nella propa-<br />

gazione della pianta mediante semi. In conseguenza di che il<br />

Cijnoìnorium sotto la minaccia continua della propria esistenza<br />

si è trovato direi quasi costretto ad assicurarla con altri mezzi<br />

più certi, quale la riproduzione mediante i numerosi organi pro-<br />

pagatori e riproduttori del talloidima.


100 ADUXAKZA DELLA SEDE DI FIREXZE<br />

Il prof. Caruel rammenta che, negli esperimenti di Weddell, i<br />

semi di Cynomorium^ messi in contatto con le radici di Melilotus, germogliarono<br />

bene, ma che dopo breve tempo si arrestò il principiato<br />

sviluppo. Egli suppone che forse "Weddell operò su radici troppo<br />

vecchie di Melilotus e che l'innesto non possa riescire che su ra-<br />

dici giovani, nelle quali i tessuti non siano diventati troppo resi-<br />

stenti.<br />

Il presidente Arcangeli, dietro i suoi studi anteriori sullo sviluppo<br />

del Cytinus Hi/pocistis, crede che non sia senza importanza la pic-<br />

colezza dei semi, tanto del Cijtimis quanto del Cynomorium, giacché<br />

essa facilita la loro diffusione ; trasportati nelle screpolature del periderma<br />

dello radici, vi si potranno far strada e cosi potrà esser fa-<br />

cilitata la penetrazione del parassita. Forse dunque la moltiplica-<br />

zione per semi non è tanto difficile quanto ritiene Martelli.<br />

Il professore Caruel, per incarico speciale del prof. A. de Can-<br />

dolle, presenta alla Società il pregevolissimo lavoro del signor Cogniaux<br />

sulle Melastomacee (VII volume della Monographiae Phanerogamarum).<br />

Parla con elogio della compendiosita delle diagnosi,<br />

nelle quali l'autore osserva il piìi rigoroso parallelismo, onde ren-<br />

derle più facilmente paragonabili tra loro. Martelli si associa agli<br />

elogi dei professori de Candolle e Carviel, deplora per altro che il<br />

signor Cogniaux non abbia consultato l'erbario Webb, ricchissimo<br />

di saggi originali, e che la troppa mole dell' opera gli abbia fatto<br />

tralasciare di dare in iine l'elenco dei numeri delle collezioni iden-<br />

tiche in molti erbari, il che ne avrebbe facilitato lo studio.<br />

Il dott. Tanfani presenta saggi secchi, corredati da un disegno,<br />

di una Lychnis e fa la seguente comunicazione:<br />

SOPRA UNA LYCHNIS IBRIDA. PER E. TANFANI.<br />

Neir occuparmi del genere Lychnis per la Flora italiana<br />

trovai neir Erbario centrale una bellissima pianta rappresen-<br />

tata da 4 saggi, accompagnata da un buon disegno e recante<br />

sul cartellino: « Agrostemma haldense inviata da Porta in Gen-<br />

naio 1884. » Scrissi all' abate Porta per avere particolari sul<br />

luogo di rinvenimento delia interessante pianta ed egli mi ri-<br />

spose che r aveva raccolta nei pascoli orientali di Monte Baldo<br />

sopra S. Giacomo, nel luglio del 1883. Questa pianta si avvicina<br />

per r aspetto alla Lychnis flos Jovis di cui ha il calice uniforme-<br />

mente costato ed i petali smarginati con la linguetta non pungen-<br />

te, ma i fiori non sono disposti in dipasio contratto, bensì solitari


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 101<br />

o in dicasio con lunghi pedicelli, ed hanno i petali molto più grandi<br />

e più larghi. La lunghezza dei pedicelli e la larghezza dei petali la<br />

avvicinano alla L. Coronaria, ed io pertanto ritenni si trattasse di<br />

una forma ibrida ed appunto dell' ibrido segnalato da Rohrbach<br />

(Synopsis der Lychnideen, p. 178) e descritto già prima come<br />

specie nuova yiqW Index seinìnuin (horti petropolitani), p. 4,<br />

sotto il nome di Lyclmis inedia. Ma il non essere stata segnalata<br />

nel Baldo la L. Coronaria mi tenne perplesso. Nella Flora ita-<br />

liana, in una osservazione alla L. flos Jocis, accennavo alla pianta<br />

raccolta dal R. Porta soggiungendo che la ritenevo come ibrida<br />

delle due Lijchnis surricordate. La mia opinione si è cangiata<br />

ora in certezza essendomi capitato sott' occhio nel Gardener's<br />

Chronicle (serie 3*, voi. 2, p. 56 e 100) un articolo di Masters<br />

sullo stesso ibrido L. flos JovisX Coronaria del quale si dà una<br />

figura posta a confronto con quelle dei genitori. Questo ibrido<br />

non può a quanto sembra propagarsi per seme, ma si molti-<br />

plica senza difficoltà per divisione e viene indicato come bella<br />

pianta ornamentale.<br />

Resta a sapere come quella pianta abbia potuto trovarsi nel<br />

Baldo. Venendo i genitori coltivati nei giardini come piante or-<br />

namentali, è supponibile che l'incrociamento abbia avuto luogo<br />

in qualche giardino (tanto più che nel territorio di Riva i giar-<br />

dini abbondano) e che una causa accidentale abbia portato i semi<br />

nei pascoli ove l' abate Porta i-accolse la pianta. L' incrociamento<br />

potrebbe anche essere avvenuto fra la L. Coronaria dei giar-<br />

dini e la L. flos Jovis che cresce spontanea appunto nel Baldo,<br />

oltre il confine sopra S. Giacomo. Oppure anche potrebbe darsi<br />

che in quei dintorni crescesse, inosservata sino ad ora, anche<br />

la L. Coronaria.<br />

Nel caso presente abbiamo una nuova conferma di quanto si<br />

debba esser cauti nel pubblicare nuove specie.<br />

Il socio Levier, a proposito dell' AzoUa Caroliniana, mandatagli<br />

il giorno stesso in tina lettera dal signor Frank Norris, che la sco-<br />

parse in acque stagnanti presso Massa Ducale, emette il sospetto<br />

che la crescente diffusione di detta pianticella,, anche in località lon-<br />

tane da Pisa, dove la introdusse primo il prof. Arcangeli, possa esser<br />

dovuta a uccelli acquatici, nel medesimo modo come avviene per molte<br />

piante acqiiatiche lungo il Dauiibio, che si vedono, secondo quanto<br />

scrive il prof. Kerner in « Pflanzenlehen », spesso apparire inopi-


102 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

natamente in località molto distanti dalle loro stazioni abituali. Il<br />

dott. Tanfani rammenta in appoggio di tale opinione che gli uccelli<br />

palmipedi diffondono anche le nova di pasci. Il socio Aiuti aggiunge<br />

che, nell'Orto botanico di Firenze, l' Azolla si è rapidamente diffusa<br />

da una vasca in tutte le altre per mszzo della rane, ed il presidente<br />

Arcangeli crede cha, nel Pisano, anche i pescatori di rane abbiano<br />

contribuito a trasportare con le loro reti l'Azolla da un fosso all'altro.<br />

Nel caso attuale però potrebbe darsi che 1' Azolla fosse stata por-<br />

tata a Massa da studiosi, fraquentatori dell' Orto botanico di Pisa.<br />

Il Presidente quindi dà lettura della comunicazione seguente del<br />

prof. GoiRAN ;<br />

I TERREMOTI E LA VEGETAZIONE. NOTA PRELIMINARE<br />

DI A. GOIRAN.<br />

Antichi scrittori quali Baglivi, Stishele.y, Nuneberg, Kant, Sarti<br />

riferiscono fatti ed osservazioni dalle quali risulta come la ve-<br />

getazione prende sviluppo singolarmente rigoglioso in occasione<br />

dei terremoti. Si verificò una straordinaria precocità o rigoglio<br />

nella vegetazione in coincidenza con terremoti nel 1473 in Lom-<br />

bardia, nel 1534 in Romagna, nel 1807 e 1851 e 1857 in Basi-<br />

licata, nel 1816 in Toscana, nel 1851 e 1854 in Calabria. Gior-<br />

gio Baglivi neil' opera De Progressione Romani terraemotus<br />

a kalendis lurnHiis anni 1703 ad kalendas marlias anni 1705<br />

{In op. omn. Venetiis, 1754, pag. 286) scrive: « Fructus omnes<br />

« telluris hoc anno (1703) uberiores quam aliis ante annis fne-<br />

« runt, Triticum, oleum, vinum summopere abundarunt quod<br />

« serio omnes animadvertimus, quasi interiore telluris parte a<br />

« terraemotibus veluti cribrata ignis ejus centralis, et nitrum<br />

« congenitum veluti exaltata, ac corroborata ad fructum ferti-<br />

« litatem maxime contribuerint. » Ed il Bassanelli, in una sua<br />

scrittura sul terremoto di Albano presso Roma nel 1829 e pub-<br />

blicata nel Giornale Arcadico, narra che, mentre la terra<br />

tremava con grande spavento degli abitanti, la vegetazione si<br />

manifestava con forme e modi realmente straordinari. Io ho ri-<br />

petutamente constatato questo fenomeno nel Veronese durante<br />

diversi periodi sismici da me osservati e studiati dal 1869 ad<br />

oggi : anzi nel Prodromus Florae veronensis {Nuovo Giornale<br />

Botanico, voi. XIV, pag. 78) chiedeva se la esuberanza di vege-<br />

tazione che presenta la regione del M. Baldo, non potesse avere


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 103<br />

una qualche relazione coi fenomeni sismici che da epoca im-<br />

memorabile, e talvolta con periodi prolungati, tormentano quella<br />

catena.<br />

Fatti recentissimi sono sopraggiunti per confermare le indu-<br />

zioni alle quali condussero le antiche osservazioni; induzioni<br />

oggidì ed in questa mia zona istintivamente accolte e proclamate<br />

dal sentimento popolare.<br />

Come é noto alle ore antim. 2 e minuti 4 del giorno 7 giu-<br />

gno, corrente anno, uno spaventevole terremoto colpiva il Ve-<br />

ronese : e non solo, che urtava benanco l' intero Veneto, il<br />

Trentino, la Lombardia, la Liguria, il Piemonte, 1' Emilia e le<br />

Marche, la Toscana, spingendo le estreme vibrazioni sino a toccare<br />

Aquila e Roma e forse altro stazioni più meridionali. La<br />

parte della provincia di Verona che sta sulla sinistra dell'Adige<br />

ed il lembo più occidentale di quella di Vicenza risentirono mag-<br />

giormente la violenza di queir urto che riesci rovinoso special-<br />

mente nelle valli del Chiampo, dell' Al pò, d'Illasi ed in parte in<br />

quella di Mezzane. Non devo diffondermi in questo luogo sopra<br />

questa spaventosa conflagrazione che devo analizzare in altra<br />

sede ; mi limito ad affermare che la stessa dura tuttora sebbene<br />

con diminuita violenza; e che da quella data sino ad oggi, dal<br />

Benaco al territorio vicentino il suolo si è mantenuto e si man-<br />

tiene in continua agitazione.<br />

Ora sta il fatto che in questa zona, e nel tratto specialmente<br />

di essa che con maggiore violenza è stato colpito dalle onde<br />

telluriche, osservazioni accurate fatte sopra piante seminate e<br />

coltivate in aiuole, avrebbero messo fuori dubbio nel mese di<br />

giugno, e quindi nel periodo durante il quale i fenomeni sismici<br />

si produssero con maggiore energia:<br />

1° Una più rapida germinazione dei semi;<br />

2" Un più rapido accrescimento delle pianticelle germinate,<br />

in confronto di quanto soleva avvenire negli anni normali: ed<br />

inoltre sono stati constatati :<br />

1° Un lusso ed una esuberanza di vegetazione realmente<br />

straordinaria, in generale nelle piante tutte nei campi coltivati,<br />

come nei prati e nei pascoli, nei vitigni, nei luoghi boschivi ecc.;<br />

2° Un verde cupo marcatissimo, smagliante nelle foglie.<br />

Questi i fatti. Quale la loro interpretazione?<br />

Durante i terremoti di Albano, superiormente ricordati, è messo


104 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

fuori dubbio avvenissero emanazioni straordinarie di anidride<br />

carbonica e non è improbabile clie tali emanazioni avvengano<br />

normalmente e necessariamente e nei luoghi clie sono centri<br />

di azioni vulcaniche, ed in via transitoria in quelle regioni che<br />

divenissero sede di un periodo sismico.<br />

I fenomeni che avvengono nei pozzi e nei fontanili prima e<br />

durante o dopo i periodi sismici — quali: l'accresciuta o dimi-<br />

nuita affluenza delle acque od anche la loro scomparsa; i cam-<br />

biamenti di sapore o di colore o di qualità chimiche; le va-<br />

riazioni nella temperatura — mettono in evidenza alterazioni<br />

profondissime tanto nella costituzione fisico-chimica, che nella<br />

circolazione delle acque sotterranee.<br />

I rumori sotterranei, le nebbie frequentemente osservate, odori<br />

singolarissimi e di varia natura segnalati nell'aria — di brucia-<br />

ticcio, di catrame, di zolfo ecc. — durante i periodi stessi non<br />

possono non riferirsi, in parte almeno, alla emissione, e quasi<br />

potremmo dire alla eruzione di sostanze gazose dal suolo.<br />

E quindi è lecita la domanda se i terremoti che si manten-<br />

gono in una data regione per un periodo un jìo' lungo di tempo,<br />

facendo variare la temperatura del suolo ed insinuando in que-<br />

sto vapore acqueo, anidride carbonica e probabilmente altri<br />

principii gazosi, non diventino in certo qual modo i fattori degli<br />

elementi più essenziali alla vegetazione e quindi la causa indi-<br />

retta della esuberanza e dello splendore di questa. Vediamo<br />

infatti feracissimi i terreni alle falde del Vesuvio; una vegeta-<br />

zione quasi tropicale in Pensilvania in vicinanza di alcuni pozzi<br />

dai quali si sprigionano continuamente dei gaz sotterranei ; ed<br />

i medici veronesi Zenone Bongiovanni e Matteo Barbieri, che<br />

illustrarono le terme di Caldiero o Fonti di Giunone, celebra-<br />

tissime sino dai tempi di Augusto, si domandavano se le acque<br />

termali di Caldiero cosi ricche di acido carbonico per dove si<br />

di/fondono e penetrano non concorressero alla fertilità delle<br />

terre situate nelle adiacenze delle terme stesse.<br />

Ma vi ha di più. Sembra ormai dimostrato che la elettricità<br />

atmosferica abbia una influenza marcatissima sulla vegetazione,<br />

favorendo la germinazione dei semi ed il conseguente accresci-<br />

mento delle giovani piantine. Tacendo per brevità delle ricerche<br />

fatte sopra questo argomento ed in questi ultimi tempi tanto<br />

da scienziati esteri che nazionali, mi limiterò a ricordare quelle


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 105<br />

uUimissime del prof. Antonio Aloi, le quali formano argomento<br />

di una bella e dotta memoria pubblicata nella Malpìghia (anno V,<br />

fase. Ili) col titolo Della influenza della elettricità atmosferica<br />

sulla vegetazione delle piante. Dalle sue dilij?enti ed accurate<br />

ricerche il prof. Aloi ha dedotto le due conclusioni:<br />

1» Che l'elettricità atmosferica esercita una influenza bene-<br />

fica sulla vegetazione delle piante;<br />

2'^ Che l'elettricità nel terreno influisce favorevolmente sulla<br />

germinazione dei semi.<br />

Non intendo fermarmi in questo luogo sui fenomeni elettrici<br />

e magnetici apparsi durante i terremoti e dei quali recentissimamente<br />

r egregio amico dott. Mario Baratta ha pubblicato una<br />

dotta statistica. Ma è fuori dubbio che all'atto dei terremoti si<br />

formano correnti elettriche dirette dal suolo alla atmosfera: ciò<br />

hanno messo fuori dubbio il prof. Ragona di Modena, il sempre<br />

compianto prof. A. Serpieri di Urbino, ed il sig. Crescimanno<br />

che si è reso cosi benemerito della sismologia colle preziosissime<br />

osservazioni fatte durante i terremoti di Corleone.<br />

Durante i periodi sismici pertanto che battono una data re-<br />

gione si ha uno scambio continuo, incessante di elettricità fra<br />

l'atmosfera ed il suolo; scambio superiore certamente a quello<br />

che avviene nelle condizioni normali, e determinante quindi un<br />

fattore eminentemente favorevole alla vegetazione come risul-<br />

terebbe dalle conclusioni del prof. Aloi sopra riferite. Notiamo<br />

inoltre che sotto l' azione della elettricità ed in presenza del<br />

vapore acqueo esistente nell' aria l' azoto atmosferico più facil-<br />

mente trasformasi in acido azotico ed azotoso, assumendo quindi<br />

la forma maggiormente propizia per l'assimilazione e conseguen-<br />

temente per r incremento della vegetazione.<br />

L' incremento pertanto e l' aspetto singolarmente rigogliosi<br />

assunti dalla vegetazione in occasione di molti terremoti, sem-<br />

bra debbano attribuirsi a due cause :<br />

1" alla emanazione di principii fluidi provenienti dal suolo<br />

che servono alla nutrizione delle piante;<br />

2" a produzione di elettricità che promuove e seconda la<br />

opera e le funzioni di nutrizione, ed il conseguente sviluppo<br />

vegetativo.<br />

E nel caso concreto che ha dato origine alla presente nota<br />

non fecero difetto né V uno né l' altro dei due fattori ora ac-


106 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

cennati. Percliè nel periodo sismico attualmente attraversato<br />

dal Veronese, unitamente agli scotimenti o violentissimi e di-<br />

sastrosi leggerissimi, non sono certamente mancate né le emis-<br />

sioni più rigorosamente le eruzioni gazose, né il corso irre-<br />

golare e le alterazioni delle acque sotterraneamente circolanti,<br />

né gli odori nell'aria, ecc.; e cosi pure le frequenti, anzi quasi<br />

continuate perturbazioni magnetiche e numerose e variabilis-<br />

sime manifestazioni elettriche hanno dimostrato lo scambio di<br />

elettricità tra suolo ed atmosfera — la burrasca eleilrica come<br />

energicamente la chiamava il prof Serpieri — che sempre accom-<br />

pagna i tremiti e le convulsioni della terra.<br />

In tal modo, per un caso singolarissimo e veramente strano<br />

di compensazione, uno fra i più spaventosi e tremendi flagelli<br />

diventerebbe via e mezzo — quasi direi — di una specie di auto-<br />

concimazione del suolo: al quale mediante il terremoto ver-<br />

rebbe, in parte almeno, ridonata la fertilità mediante la restitu-<br />

zione di molti dei principii plastici che le piante assorbono e<br />

consumano all'atto del loro lavorio di vegetazione.<br />

Però se qualche volta il terremoto può essere istrumento di<br />

fertilità, può altre fiate diventarlo di sterilità. L'esperienza del<br />

passato infatti dimostra che frequentissimamente il terremoto<br />

va congiunto a calori esagerati ed a siccità prolungata; questa<br />

e quelli sempre fatali alla vegetazione.<br />

Viene poi letta una nota del prof. Caro Massalongo, intitolata :<br />

« Osservazioni intorno ad un rarissimo Eutomocecidio deW Hedera<br />

Helix », ma essendo accompagnata da figure comparii-à nel Giornale.<br />

Il presidente Arcangeli presenta la seguente nota :<br />

SOPRA. UNA VARIETÀ DELL' HIBISCUS CANNABINUS L.<br />

NOTA DI G. ARCANGELI.<br />

Nella primavera ultimamente decorsa il R. Ministero di Agri-<br />

coltura m' inviava un saggio di semi provenienti da Teheran,<br />

appartenenti ad una pianta denominata Kanaff, pianta che, se-<br />

condo quanto si asserisce, si è ultimamente diffusa nella Persia<br />

e nel Caucaso, per le fibre tessili che si ricavano dal suo fusto.<br />

L'esame di questi semi mi condusse a riconoscerli per quelli


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 107<br />

di un Ilibiscics. Essi somigliavano moltissimo a quelli deW Ilibl-<br />

sciis cannabirms, ma siccome mostravano qualche lieve diffe-<br />

renza, fu pensato di ricorrere alla cultura, per risolvere defi-<br />

nitivamente la questione.<br />

Una parte dei detti semi fu seminata in terra in una delle<br />

aiuole del nostro Giardino, ed altra fu seminata in vaso, e con-<br />

temporaneamente furono pure seminati in simili condizioni altri<br />

semi d'IIlbisciis cannaMnus di ben nota provenienza, presi dalla<br />

nostra collezione, come termine di confronto. I semi delle due<br />

qualità germogliarono sollecitamente, ed i germogli che si otten-<br />

nero si mostrarono perfet temente corrispondenti pei loro carat-<br />

teri; allorquando però le piante ebbero raggiunto sviluppo inol-<br />

trato ed incominciarono a schiudere i loro fiori, si riscontrarono<br />

varie differenze, che agevolmente persuasero essere la pianta<br />

ottenuta dai semi del Ministero alquanto differente d-dW Ilibiscits<br />

cannablìius ordinario, e doversi considerare come una varietà<br />

di questa specie. Siccome però non trovo che di questa varietà<br />

sia stata fatta parola nelle pubblicazioni da me consultate, e nep-<br />

pure nella Flora of BriUsìi I.v.lla di Hooker, ho creduto con-<br />

veniente di darne notizia.<br />

I caratteri della forma comune dell' Hibisaus cannabìnus L.<br />

si possono riassumere nella seguente diagnosi :<br />

//. cannabìnus L. Caulis, erectus, cylindraceus 0, 70 — 1", 80<br />

altit: metiens (5-6pedalis s. Spach) basi ramosus, ramis 2-à ar-<br />

cuato-ascendentibus. Folia ima petiolata ovata vel obovata, saepe<br />

subtriloba, reliqua majora longe petiolata limbo palmato pro-<br />

funde 3-5fldo laciniis lanceolatis irregulariter serratis. Flores<br />

solitarii, axillares. Calyculus profunde 7-8fidus hispidulus, laciniis<br />

lineari acuminatis crassiusculis. Calyx subtrochiformis 5-fidus,<br />

dentibus ti'iangulari-elongatis tubo longioribus acutis, dorso<br />

margineque costatis, costa dorsali merlio glanduligera. Petala 5,<br />

sepalis alterna, oblongo-obovata, obtusa, insequilatera hjT-pogyna<br />

basi inter se et imo tubo stamineo adnata, dilute sulphurea,<br />

tertio inferiore intus purpureo-maculata, maculis sursum ef-<br />

fusione violacea superatis. Tubus stamineus subprismaticus, gy-<br />

naeceum plerumque omnino obtegens, fìlaraentis antheris vix<br />

longioribus. Pollen globosum, hispidum, luteum. Ovarium sessile<br />

ovoideo-conicum, loculis 5-4 ovulatis, ovulis angulo centrali ad-<br />

fixis recurvis. Styli 5 infame coaliti, superne distincti, stigma-


lOS ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

tibas capitatis liispidis. Seminibus subreniformi-frigonis, fuscis,<br />

adpresse squamulosis.<br />

Nelle piante ottenute dai semi del R. Ministero la maggior<br />

parte dei caratteri sopra riportati si ripetevano, ma però il<br />

fusto era generalmente semplice ed assai più alto, variando da<br />

1, 75 a 3", 25. Le foglie medie del caule erano più grandi, la<br />

loro lamina superando spesso O, 10 di lunghezza, 1 segmenti del<br />

calic3 erano più allungati, la corolla era fornita di macchie<br />

basali per lo più prive di sfumatura violacea, in alto, gli stimmi<br />

spesso sporgevano per breve tratto al di sopra della colonna<br />

staminale.<br />

Tale varietà, che quindi propongo di chiamare elallor, si può<br />

distinguere nel modo seguente:<br />

Var. elitior, caule plerumque simplici elatiore (2-3"" et ultra),<br />

foliis majoribus, calycis laciniis tubo fere triplo longioribus, co-<br />

rollae maculis sursum effusione violacea plerumque destitutis.<br />

Probabilmente questa varietà è da ritenersi come una forma<br />

ottenuta mediante la cultura. A conferma di ciò starebbe il fatto<br />

della semplicità e della maggior lunghezza del fusto, che ap-<br />

punto può essere il resultato dell' allevamento delle piante fra<br />

loro molto prossime ed in grandi masse. Ad ogni modo, se la<br />

qualità delle fibre tessili corrisponde ai caratteri esteriori, non<br />

può restare alcun dubbio che il Kanaff, dal punto di vista indu-<br />

striale, costituisca una varietà altamente raccomandabile.<br />

Il prof. Caruel legga un lavoro intitolato :<br />

DUBBI SULLA FUNZIONE VESSILLARE DEI FIORL NOTA<br />

DI T. CARUEL.<br />

Già da parecchi anni, tanto in pubbliche lezioni quanto in<br />

privati colloqui, io aveva dovuto esternare la mia meravi-<br />

glia della franchezza, per non dire altro, con la quale i botanici<br />

sogliono parlare degli insetti e dei loro sensi, e specialmente<br />

del senso della vista e conseguente percezione dei colori,<br />

come se fossero identici coi sensi dell'uomo. Ciò segnatamente


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 109<br />

per le relazioni che gl'insetti hanno con le piante nel fenomeno<br />

dell'impollinazione: onde la famosa funzione ve&sillare<br />

attribuita ai fiori e corpi analoghi secondo il loro colorito. Ep-<br />

pure pareva a me che certi fatti volgari, osservabili negli ani-<br />

mali anche più vicini all' uomo, dovessero per lo meno mettere<br />

in guardia contro la presunta identità di sensazioni. Il cane, per<br />

esempio, si sa eh* è dotato di tal finezza di odorato da distin-<br />

guere emanazioni che l'uomo non avverte o confonde, e di<br />

più la sua percezione n' è di tal natura da lasciarlo apparen-<br />

temente insensibile agli odori che ci sono più grati, come sa-<br />

rebbero quelli dei fiori, mentre altri che in noi destano ribrezzo<br />

sono per lui causa di curiosa ricerca. E l'uomo stesso, non va<br />

egli soggetto, più di quello che si credeva, a quella modifica-<br />

zione appunto della vista che si dice daltonismo, ed è la confu-<br />

sione parziale o completa dei colori, senza che per questo 1' altre<br />

percezioni visuali restino alterate? In presenza di simili ftitti<br />

non mi pareva lecito arguire dall'uomo agli insetti, senza altre<br />

prove della comunanza delle loro percezioni sensorie.<br />

Volendo avere maggiori lumi in proposito, mi rivolsi ad un<br />

entomologo autorevole, dal quale ebbi risposta perentoria clie<br />

gl'insetti devono vedere come l'uomo. Della quale opinione ho<br />

saputo poi eh' era il fisiologo Paolo Bert, che l' aveva estesa<br />

anche a tutti quanti gli animali, è vero in seguito ad esperi-<br />

menti sopra i soli crostacei del genere Daphnia. Mi rivolsi<br />

ancora ad un fisico altrettanto autorevole, e questi mi spiegò<br />

che la visione essendo un adattamento fra i raggi luminosi<br />

e gli organi visivi, spettava alla biologia chiarire la que-<br />

stione, con il metodo suo proprio di osservazione e di esperi-<br />

mentazione. Per vero dire 1' ultimo discorso mi persuase più<br />

del [irimo ; molto più che in quel frattempo mi era venuto sot-<br />

t' occhio qualche articolo di giornali scientifici, dove io aveva<br />

veduto che qualcuno si occupava di ricerche intorno all' argomento<br />

che m'interessava: ora chi cerca vuol dire che non ha<br />

trovato, e mi convinsi che i miei stessi dubbi non erano in me<br />

solo, ma pareva che fossero più generali e fra i migliori cono-<br />

scitori della materia che dovrebbero essere gli entomologi.<br />

Per cui non è a dire se rimanessi soddisfatto quando ebbi prima<br />

la notizia di un libro, e poi me l'ebbi fra le mani, Sui sensi,<br />

gV istinti e V intelligenza degli animali e specialmente degli


110 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

insetti, compilato da quel valentuomo eh' è il Lubbock, ' ben<br />

noto quale scienziato, altrettanto coscienzioso e savio, quanto in-<br />

dustrioso. E letto con cura il libro, vi trovai la piena conferma<br />


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 111<br />

cezlone delle forme e dei colori. E che per alcuni fra di essi il<br />

perfezionamento della vista possa giungere sino a quest'ultimo<br />

grado, tendono a dimostrarlo una serie di esperimenti, per<br />

quanto non perfettamente d'accordo fra di loro e ristretti quasi<br />

esclusivamente alle api e alle formiche.<br />

In tale condizione della scienza, che fare dunque, noi altri<br />

botanici, cui occorre sapere cosa pensare della supposta funzione<br />

vessillare, quanto vi sia di vero o di falso? Terminare da dove<br />

si avrebbe dovuto principiare : cioè a dire, lasciando da parte<br />

la facile scienza dei presupposti, e dei voli di f^mtasia, per<br />

quanto possano allettare, rivolgersi alla rigorosa esperimenta-<br />

zione, sulle singole piante e i singoli insetti dei quali si cerca<br />

conoscere i reciproci rapporti, e i motivi di questi ; per atten-<br />

dere poi con la debita pazienza, dal cumulo dei dati forniti dagli<br />

esperimenti, quei maggiori risultati generali cui tende ogni<br />

scienza. Le supposizioni sono benefiche nell' agone scientifico,<br />

soltanto quando sono incitamento ad osservare.<br />

Avendo io pure qualche osservazione propria sull'argomento,<br />

dovrei qui farla palese; ma le mie osservazioni sono e troppo<br />

poche e non abbastanza confortate dall' esperimentazione per po-<br />

tersi riguardare quali concludenti. Mi azzarderò peraltro a dire<br />

che da esse sarei indotto a credere che più che dai colori e dalla<br />

vista mi pare che siano determinati gl'insetti nella loro ricerca<br />

di certi fiori da altri sensi, e specialmente dall' olfatto. Ma di<br />

ciò giudicheranno meglio altri.<br />

L' adunanza è quindi tolta.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 29 ottobre 1891.<br />

Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini,<br />

Terracciano, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente prof. Pirotta,<br />

ricoi-dando ai Soci presenti il Congresso Internazionale Botanico che<br />

si terrà il prossimo anno in Genova, raccomanda fin d' ora di preparare<br />

il maggior contributo possibile di lavori per la buona riuscita di esso.


112 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Presenta quindi una ricca collezione di piante fatta dal consocio<br />

prof. O. Grampini in un recente suo viaggio negli Stati Uniti e da<br />

lui donata al Museo dell' Istituto Botanico di Roma.<br />

Annuncia poi che l'egregio lag. Cav. Robecchi-Brichetti ha ripor-<br />

tato dal suo ardito e fortunato viaggio nella penisola somala da<br />

Obbia attraverso l'Ogaden, sino a Berbera una pregevole collezione<br />

di j)iante, che la Società Geografica ha consegnato per lo studio e<br />

per la conservazione all'Istituto botanico di Roma. Fa risaltare<br />

l'importanza di tale collezione fatta in paesi in parte affatto scono-<br />

sciuti e fa noto che il celebre Schweinfurt crede che tali piante saranno<br />

per un terzo nuove per la scienza.<br />

Quindi il prof. Pirotta riassume i risultati delle sue osservazioni:<br />

Sulla presenza di serbatoi mucipari nella Hypoxis erecta L. Dopo<br />

aver descritta la struttura morfologica di questa pianta, ne espone<br />

quella anatomica, e parla specialmente dei serbatoi mucipari, della<br />

loro struttura, del loro contenuto e della loro distribuzione, facendo<br />

notare, che mancano nella radice e nello scapo fiorifero, si trovano<br />

nel rizoma e nella base o porzione guainante della foglia.<br />

Il prof. Pirotta fa poi un' altra comunicazione : Sulla costituzione<br />

della famiglia delle Hypoxidaceae. Espone brevemente la storia dei<br />

due generi Ciirculigo Gartn. ed Hypoxis L., ricordando come i si-<br />

stematici siano stati sempre incerti nel collocarli a posto nel sistema.<br />

Dalle Scitaminee, Crocacee, Juncaginacee, Asparagacee, Asfodelee,<br />

Gigliacee, Eniodoracee, Amarillidacee, tra le quali furono collo-<br />

cate e anticamente e recentemente, egli crede si debbano staccare,<br />

e per i caratteri della morfologia degli organi vegetativi e per quelli<br />

del sistema fiorale e per i caratteri anatomo-istologici. Fa notare<br />

che già nel 1805 R. Brown diceva i generi Curculigo ed Hypoxis<br />

intermedii fra le Asfodelee e le Amarillidacee, e che più tardi nel 1814<br />

istituiva con essi la famiglia delle Hypoxideae. Fu seguito da molti<br />

e specialmente dal Baker, che, scrivendo la monografia della fami-<br />

glia, illustrava, benché assai incompletamente e qualche volta in<br />

modo non troppo esatto, la morfologia dei due generi. Il prof. Pi-<br />

rotta soggiunge, che attende allo studio generale di questa piccola<br />

ed interessante famiglia, e che ora vuol ricordare soltanto un ca-<br />

rattere, che gli sembra di valore non piccolo. Neil' ultima seduta della<br />

sede di Roma egli annunciava d' aver trovato nel rizoma, nelle<br />

squamme catafìlliche, nella guaina e nel picciuolo delle foglie normali<br />

e nelle brattee ascellanti della Curculign recurvata (Herb.) (co-<br />

nosciuta più comunemente nei giardini col nome di C. sumatrana)<br />

dei canali o serbatoi mucipari regolarmente disposti. Le ricerche<br />

a questo riguardo portate smW Hypoxis creata L., come più sopra è<br />

detto, condussero a scoprire simiglianti serbatoi mucipari anche<br />

nel rizoma e nella guaina fogliare di questa pianta. Egli insiste<br />

su questo fatto anatomico, attribuendogli molta importanza siste-<br />

matica, perchè nelle famiglie affini a quella delle Hypoxidaceae<br />

non fu mai riscontrato un sistema simile.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 113<br />

Ha quindi la parola il Socio Terracciano il quale presenta la<br />

SECONDA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER<br />

A. TERRACCIANO.<br />

III.<br />

Da Cineto Romano a Riofreddo.<br />

Insieme con il prof. R. Pirotta, direttore del R. Istituto bo-<br />

tanico di Roma, il 23 di maj^!;i'io mi sono recalo a Cineto, donde,<br />

per una serie di colline, ora nude ed ora coperte da fitte selve di<br />

castagno, tutte fra' 700 ed i 900 metri sul livello del mare, sono<br />

disceso a Riofreddo e poi ad Arsoli.<br />

A quanto mi sappia, il solo prof. Pirotta con il sig. Pelosi, ve-<br />

nendovi da Vicovaro, aveva nel maggio del 1886 raccolto poche<br />

piante fra la stazione di Cineto ed il paese, intento come era<br />

a recarsi a studiare la flora di Subiaco e del soprastante monte<br />

Calvo. E desse sono di grande interessamento nella disti'ibu-<br />

zione generale delle specie entro il dominio floristico della no-<br />

stra campagna, poiché o vi giungono dal mare o di qui muo-<br />

vono per difflmdersi nelle terre vicine. Tali:<br />

Polygala nionspeliaca L.<br />

Cynoglossum Columnae Ten.<br />

Ranunculus arvensis L.<br />

• Apium grandiflorum B. et H.<br />

Euphorhia exigua L.<br />

Hippocrepis unisìliquosa L.<br />

Ruta angustifolta Pers.<br />

Linaria chalepensis Mill.<br />

Cicer arìelinum L.<br />

Astragalus sesameus L.<br />

Vida Lens L.<br />

Galium tricorne Wiht.<br />

Scrofularia canina L.<br />

Andropogon pubescens Vis.<br />

Più larga invece é stata, sulla medesima strada, la messe dì<br />

quest'anno; ed eccone sommariamente l'elenco:<br />

Anthyllis tetrapJu/lla L.<br />

• Acer campestre L.<br />

* Anchusa italica Retz.<br />

Anthemis tinctoria L.<br />

— arvensis L.<br />

Bull, della Soc. hot. Hai.<br />

* • — muralis Beri.<br />

* Avena barbata Brot.<br />

* Arabis hirsuia Scop.<br />

* • A spenda arvensis L.<br />

Aegijlops ovata L.


114 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

* • Arenaria serpyllifolia L.,<br />

J3. leptoclados (Guss ).<br />

BrachypocUumjJìnnatitmV.B.,<br />

var. muticum Pari.<br />

Bunias Erucago L.<br />

Sérrafalcu^ mollis Pari.<br />

Benaverla securidaca Rchb.<br />

* B7'omus sterìlis L.<br />

Bellis perennis L.<br />

Centaurea Calcitrapa L.<br />

Convolviiliis arvensis L.<br />

— Cantabrica L.<br />

Cornus sanguinea L.<br />

Coronilla scorpioide^ Koch.<br />

Cercis Siliquastrum L.<br />

* *' Crupina vulgaris Cass.<br />

Cardamine hirsuta L,<br />

Cynoglossum Columnae Ten.<br />

* Carduus pijcnocephalus L.<br />

Clematis Vitalba L.<br />

* • Cerasiium sylvaticum W.<br />

et K.<br />

— vulgatmn L.<br />

* — brachypetaliim Pers.<br />

J3 luridum Boiss.<br />

Crepis vesicaria L.<br />

— neglecta L.<br />

* Calainintha ptarviflora Lara.<br />

* • Diplotaxis erucoides DO.<br />

Lianlhus prolifer L,<br />

Baucus platycarpos B. et H.<br />

Borycniam herbacewn Vili.<br />

* —<br />

hirsulum Ser.<br />

Echiam ilalicum L.<br />

— plantagineum Willd.<br />

Erodiwn malacoides Willd.<br />

Euphorbia helioscopia L.<br />

— exigtii L.<br />

— falcata L.<br />

Filago germanica L., var. 52?/a!-<br />

thalata (Presi.).<br />

Gauiinia fragilis P. B.<br />

Geranium robertianum L,<br />

var. romanum A. Terr,<br />

* — lucidam L.<br />

— «loWe L.<br />

— rotundìfolium L.<br />

— dissectum L.<br />

— columbinum L.<br />

Galium Cruciata Scop.<br />

* — Aparine L.<br />

Hippocrepis unisiliquosa L.<br />

Hypericum perforatum L.<br />

Helianthemuinvulgare(ji2i&vin.<br />

Hedypnois tubaeformis. Ten.<br />

Koeleria phleoides Pers.<br />

* Binaria chalepensis Mill.<br />

• Botus corniculatus L., var.<br />

versicolor (Ten.).<br />

— ornithopodioides L.<br />

Bithospernium arvense L.<br />

Bathyrus setifoUus L.<br />

* — sphaericus Retz.<br />

Melilotus neapolitana Ten.<br />

• — parviflora Desf.<br />

• Myosotis intermedia Lk.<br />

Muscari comosum L.<br />

Medicago minima Desr.<br />

• — lupulina L.<br />

— orbicularis AH.<br />

Ornithogalum narbonense L.<br />

Plantago Psyllium L.<br />

P/'stacia Terebinthus L.<br />

* • Poa bulbosa L.<br />

— sylvicola Guss.<br />

Papaver Rhoeas L.<br />

Polygala monspeliaca L.<br />

Picridiwn vulgare Desf.<br />

• var, vivipara Koch.<br />

• Poterium Sanguisorba L.<br />

• i?/;tw5 Coriaria L.<br />

Rumex pulcher L.<br />

* Bhagadiolus stellatusG a-evin.<br />

, Rapistrum rugosum AH.<br />

,


* Ranimculus neapolUanus<br />

Ten.<br />

— Phìlonoifs Ebrh.<br />

— l)uWosiish.,^.Aleae{'W\\\k).<br />

* Sediim hìspanìcum L.<br />

Sìlene infiala Sm.<br />

— noctarna L.<br />

— 2Jemlula L.<br />

— gallica L.<br />

— viridìflora L.<br />

Scorpiarus sitbvillosa L.<br />

Seriola aeinensis L.<br />

Sonchus asper Bar tal.<br />

Siiynibriam officinale Scop.<br />

Sclerocìiloa rigida Panz.<br />

Scrofularia canina L.<br />

var. fiore albo.<br />

Sherardia arvensis L.<br />

Specularla SpeciUuni DO.<br />

Staciiiis germanica L.<br />

* Slellarla media Vili.<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 115<br />

Salvia Verbenaca L.<br />

Trifolium resupinatum L.<br />

— glomeratum L.<br />

— nigrescens Vili.<br />

— stellatam L.<br />

— procunibens L.<br />

. — pratense L.<br />

Tordylìum apulum L.<br />

Triticum villosum P. B.<br />

* Tìujmus Serpyllum L.<br />

var. pannonicus (Ali.).<br />

Urospermum Daleschampìì<br />

Desf.<br />

* Vulpia liguslica Lk.<br />

Valerianella eriocarpa Desv.<br />

F/cto sepium L.<br />

• — angustifolia AH.<br />

— saliva L.<br />

— didynia Ten.<br />

• Veronica arvensis L.<br />

E nei dintorni del paese, insieme con parecchie delle specie<br />

ricordate e che nel precedente elenco ho già segnate con aste-<br />

risco, rinvenni:<br />

• Aethìonema saxalile R. Br.<br />

Alliaria officinalis Andrz.<br />

Anagallis arvensis L.<br />

Asplenium Trichomanes L.<br />

^yen« /a/


116 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Da' signori Cesati, Passerini, Gibelli (Conap. fl. ita!., p. 778) è<br />

tenuta distinta 1* ArenayHa leptoclados Guss., cui spettano come<br />

sinonimi: A. serpyllifolia Guss., Syn., I, p. 495, Ten., Fl. nap., IV,<br />

p. 221, — A. serpullifolia L., var. leptoclados Rchb., Cent. XV,<br />

p. 32, fig. 4941, — A. serpyUifolici L., var, tem^zor Koch, Syn.,<br />

p. 128, — A. serpyUifoUa L., var. genuina Godr., ex Willkomme<br />

et Lange, Prodr. fi. hisp., Ili, p. 620, — A. minuiiflora Losc, ex<br />

Nyman, Consp. fi. europ., suppl. II, p. 63, — A. serpyllifolia L.,<br />

var. glutinosa Losc, ex Wiilk. et Lange, 1. e. Per quanto della<br />

stessa idea siano i citati Willkomm et Lange, il Boissier (Fl.<br />

or., I, p. 701), il Freyen (Flora von Sùd-Istrien, in Act. soc. z. b.<br />

vind., 1887, p. 490), io la pongo sotto 1'^. serpyllifolia tipica<br />

quale sottospecie j3; confrontisi all'uopo il mio Prodromo della<br />

P'ioìa lucana (I, p. 71), ove, notandone le differenze dalla specie<br />

linneana, dico essere questa nostra forma affatto meridionale,<br />

di Spagna cioè, Italia peninsulare ed insulare, Grecia, coste del-<br />

l'Africa settentrionale ed Asia minore.<br />

Il Cerastium brachypetahim Pers. fi. luridum Boiss., che è<br />

il C. luridum Guss!, Syn., I, p. 510, — C. atticum Boiss. et Heldr.<br />

Diagn., ser. II, n. I. p. 93, dato finora per l'Italia solamente di<br />

Sicilia, trovasi non solo copioso in molti luoghi calcarei ed espo-<br />

sti a me/.zogiorno della nostra provincia, ma dal monte Circello<br />

a Gaeta!, nell'isola di Ischia (Gussonel herb. et En. fl. In., 56),<br />

pei colli di Amalfi e Castellammare (Lacaita, ex Nyman, op.<br />

cit., Suppl. II, p. 63); sicché è assai più diffuso di quanto non<br />

sembri. Secondo il mio modo di vedere è sottospecie piuttosto<br />

geografica, per quanto tra noi viva insieme col tipico C. bra-<br />

chypzialum (Desport) Pers. da cui differisce: caule magis cae-<br />

spitoso, pedunculis breviorihus, /loribus et cìmis confertioribus<br />

ad ramulos abbreviaios, filamenti^ basi tantum 1-2 pilis obsitis;<br />

poiché, mentre nell'Europa settentrionale, centrale ed occidentale<br />

trovasi la specie tipica, nelle parti orientali predomina la forma<br />

C brachypetalam glandulosum K. A questa sono collegati il<br />

C. luriium Guss., il quale può dirsi proprio di Grecia e d'Italia,<br />

ed il C. Roessri Boiss. et Heldr., indicato solo del monte Par-<br />

nasso dal Boissier e testé ritrovato da mio padre al monte Pol-<br />

lini in Calabria (Terracciano N., Fl. Poli., p. 62); che alla loro<br />

volta, insieme col C. tenoreanum Ser. (C. pilosum Ten.), rien-<br />

trano nella stirpe del C. viscosum Linn.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 117<br />

Noto qui l'abbondanza del Cynoglossum Columnae Ten., specie<br />

affatto meridionale e che già avevo ritrovata a Vicovaro, —<br />

del Lotus corniculatiis Linn., var. versicolor A. Terr, (L. ver-<br />

sicolor Ten.), — della Filago germanica Linn., var. spathulata<br />

(= Gnaphalium pyrainidatum Auct. fl. rom.), — e la presenza<br />

della Poa silvicola Guss ! (=<br />

P. attica Boiss. et Heldr.), sinora<br />

indicata di Firenze e del Napoletano, d'Istria e d'Ischia, — della<br />

Calamintha suaveolens Boiss., fi. acinoides A. Terr. Questa<br />

non comparisce nella « Flora italiana del Parlatore, continuata<br />

da T. Carnei », poiché (op. cit, VII, p. 142) il sinonimo Thij-<br />

mics acinoides Ten! {^= Melissa acinoides Nym., Syll., p. 101.<br />

— C. acinoides Nym., Consp. fl. eur., p. 588) non può essere ri-<br />

ferito a Calamintha Acinos Clairv., stando alle descrizioni del<br />

Tenore stesso (Syll., p. 295), del Gussone (PI. rar., p. 241), del<br />

Bertoloni (FI. ital., VI, p. 214), ed agli esemplari autentici dello<br />

scopritore. In fatti è perenne con fusti ascendenti e sutfruti-<br />

colosi, non anwia {C. Acinos), ed ha foglie più brevemente pic-<br />

ciolate, ellittiche od ellittico-lineari, rigide, acute, non ovate o<br />

romboidali, molto dentate (C. Acinos), — verticillastri di 6-9 fio-<br />

ri, approssimati, variamente subsessili, in spighe lasse, non<br />

geminati od a tre (C. Acinos), — calici irsuti, gozzuti ed in-<br />

curvi alla base del gozzo, coi denti quasi eguali fra loro, eretti,<br />

conniventi, lungamente assottigliati all'apice e con base lar-<br />

ghetta, 4 volte più brevi del tubo, non co' labbri 2 volte più<br />

brevi del tubo, il superiore quasi troncato Jiel mezzo e termi-<br />

nato in tre denti, V inferiore in due, tutti sottilissimi (C. Aci-<br />

nos), — corolle grandi, il doppio o più del calice, irsute ester-<br />

namente. Per tali caratteri si accosta alla C suaveolens Boiss.<br />

(Fl. or., IV. p. 582), cui vanno riferiti per sinonimi Acinos acu-<br />

minatus Friv. (Flora, 1835, p. 332), — Melissa suaveolens (Sra.)<br />

Nym. (Suppl., p. 20), — C. patavina Host,, fi. acuminata Griseb.<br />

(Spie, II, p. 123), ed io ve la distinguo sotto fi. acinoides, inclu-<br />

dendovi quindi in parte C. Acinos var. acinoides Are. (Comp. fl.<br />

ital., 542), e C. patavina Ces. Pass. Gib. (Comp. fl. ital., 303, p. p.).<br />

Lungo la strada fra Cineto (m. 521) e Riofreddo (m. 705), at-<br />

traversando il colle di Santa Maria (m. 839) e costeggiando le<br />

alture lungo il Torrente Ferrata (m. 626-752), raccolsi, insieme<br />

con molte delle piante notate con un punto nero ne* due prece-<br />

denti elenchi, le seguenti specie:


118 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Adiantitm Capìllus Veneris L.<br />

Apium nocUflovum B. et H.<br />

Arimi ilalicum Mi 11.<br />

Aiuga Chamaepytis Schreb.<br />

— reptans L.<br />

Alyssiiin calycìnuni L.<br />

Arisarum prohoscidewn Savi.<br />

Calamintha Acin os Cla i r v. , var.<br />

canescens A. Terr,<br />

Catabrosa aquatica P. B.<br />

Chaerophyllani ìiirsutum L.<br />

Conringia orientalis Andrz,<br />

Coronilla Emeroides Boiss.<br />

Cytisus Alschingeri Vis.<br />

Craiaegus monogyìia Jacq.<br />

var. tenuiseda A. Terr.<br />

Crepis bulbosa L.<br />

Castanea satìva Mi 11.<br />

Celtis australis L.<br />

Corylus Avellana L.<br />

Cyclamen repanduyn S. et S.<br />

Laucus platycaì^pos B. et H.<br />

Epilobimn hirsuhim L.<br />

Equisetani Telmateja Ehrh.<br />

— ratnosissimuììi Desf.<br />

Galega officinalis L.<br />

Helleborus foetidus L.<br />

/stìi^w tinctoria L.<br />

Lamium maculat>j,in L.<br />

Lappa maior G.<br />

Lepidiiim Draba L.<br />

Lonicera implexa Ait.<br />

Litìiosperinum purpiireo-coeruleum<br />

L.<br />

Nastiirtiam officinale R. Br.<br />

Osyrìs alba L.<br />

Primula officinali^ Jacq., S. Columnae<br />

(Ten.).<br />

Quercus Cerris h.<br />

Ranunculus lanuginosus L,<br />

— repens L.<br />

Sambucus Ebulus L.<br />

— nigra L.<br />

Salvia glutinosa L.<br />

Spartium junceum L.<br />

Silene italica Pers.<br />

Stachys italica Mill.<br />

Thalicirum aquilegifoUuni L.<br />

T'iissilago Farfara L.<br />

Ulraus caiupestris L.<br />

Uì^tica dioica L.<br />

Veronica Beccabunga L.<br />

— agresti^ L.<br />

F267'a spuria Raf.<br />

E nelle selve di castagno attorno Riofreddo, ancora:<br />

Allium pendulinum Ten.<br />

Alyssum campestre L.<br />

Anem-one apennina L.<br />

Aquilegia vulgaris L., var. t?/-<br />

5Cosa Gouan.<br />

Arabis Turrita L.<br />

Athyrium Filix foemina Rth.<br />

Arthemisia Absintfiium L.<br />

Asperula taurina L.<br />

— camphorata Vili.<br />

Barbarea vulgaris R. Br.<br />

Calepina, Corvini Desv.<br />

Cardamine sylvatica LK.<br />

Ca.ìnpanula Rapunculus L.<br />

Cephalanthera ensifolia Rich.<br />

Cerastium campanulatum Vi v.<br />

— arce use L.<br />

Euphorbia dulcis L.<br />

— amygdaloides L.<br />

— Characias L.<br />

Fragaria vesca L.<br />

Geum urbanum L.<br />

Hieracium inurorum L.<br />

Latìujrus j^ratensis L.<br />

— variegatus Gr. et Godr.<br />

Leucanthemum vulgare L.


Luzula Forsterii DC.<br />

Lychnis Flos- Cuculi L.<br />

Listerà ovata Br.<br />

Melittis MetissophylUtm L.<br />

var. /lo?^e albo.<br />

Neottia Niclus-avis Ridi.<br />

Orchis mascula L.<br />

var. foliis maculatis<br />

immaculatis<br />

— purpurea Huds.<br />

— maculata L.<br />

— provincialis Balb.<br />

Ophrys Bertoloniì Moret.<br />

Paris quadrifolia L.<br />

Petasites o/fi'Jìnalis Mnch.<br />

Polygala nìcaeensis Risso.<br />

— flavescens DC.<br />

Populus tremula L.<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 119<br />

et<br />

Palmonaria offlcinalis L.<br />

Plalantliera chloraniha Cust.<br />

Rumex Acetosa L.<br />

Ranunculus velutimcs Ten.<br />

— umbrosus Ten. et Guss.<br />

Sanicic'.a europaea L.<br />

Saxìfraga rotundifolia L.<br />

— bulbifera L.<br />

Sideritis Sicilia Ucr. J3. brutta<br />

(Ten.).<br />

Symphyfum tuberosum L.<br />

Tliymus serpyllum L. var., /atinum<br />

A. Terr.<br />

Trifolium incatmatum L.<br />

Veronica serpyllifolia L.<br />

— Chamaedrys L.<br />

Feoto sylvatica Fr.<br />

— tricolor L.<br />

Il prof. Cuboni fa poscia due comunicazioni 1' uua sopra C/?i caso<br />

die rossore della vite, l'altra sul Black-rot.<br />

Esaurite le comunicazioni, prima di togliere la seduta il Presi-<br />

dente, in ordine alla prossima pubblicazione mensile del Bullettino<br />

della Sociefc'i, raccomanda vivamente ai Soci di consegnare seduta<br />

stante i manoscritti delle loro comunicazioni, o alla piìi lunga nei<br />

due giorni successivi, par evitare che ne venga ritardata la pubblicazione<br />

iino al Bullettino dal mese seguente.<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza dell' 8 novembre 1891.<br />

In assenza del Presidente prof. Arcangeli, il Vicepresidente SoM-<br />

MIER invita r archivista Martklli a render conto dei doni perve-<br />

nuti alla biblioteca della Società, che sono :<br />

Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. I pronubi dell' HeUcodiceros<br />

muscivorus (L. F.) Engler. Firenze 1891.<br />

Dal dott. C. Acqua : Acqua. Contribuzione alla conoscenza della<br />

cellula vegetale. Genova 1891. — La questione dei « tonoplasti » e<br />

del loro valore. Genova 1891.


120 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />

Dal cap. L. Micheletti : Micheletti. Elenco di Muscinee raccolie in<br />

Toscana. Firenze 1891.<br />

Dal prof. N. Passerini: Passerini e Marchi. Sulla moltiplicazione,<br />

ricolcatura, cimatura e concimazione della Patata. Prima serie di<br />

ricerche eseguite nel 1891. Firenze 1891.<br />

Leggesi il seguente lavoro del prof. Macchiati :<br />

TERZA. CONTRIBUZIONE ALLA. FLORA DEL GESSO. NOTA<br />

DEL DOTT. LUIGI MACCHIATI.<br />

Alle piante che raccolsi il 20 maggio 1888 ed il 5 giugno 1890,<br />

nell'affloraraento selenitico della collina di Ventosa, presso Scan-<br />

diano, che mi offrirono l'opportunità di fare due brevi comuni-<br />

cazioni alla nostra Società botanica, * ora credo utile di aggiun-<br />

gere anche quelle che vi ho raccolte il 15 maggio del corrente<br />

anno. Ma a differenza delle due prime escursioni, nelle quali<br />

esplorai soltanto 1' affioramento selenitico della collina di Ven-<br />

tosa, presso la riva sinistra del fiume Tresinaro, quest'ultima<br />

volta ho spinto le mie indagini anche presso Mattaiano, dalla<br />

parte della riva destra del fiume, e per essere più esatto, vi-<br />

cino al cosi detto bosco del Comune, dove si presenta, in più<br />

punti, un affioramento selenitico in tutto analogo a quello di<br />

Ventosa, del quale probabilmente non è che la continuazione.<br />

Senza enumerare le piante che figurano negli elenchi da me<br />

dati nelle due precedenti note, molte delle quali ricompaiono nel-<br />

l'affioramento di Mattaiano, ricorderò soltanto quelle che vanno<br />

ad arricchire le mie piccole contribuzioni alla flora del gesso.<br />

Le specie da me raccolte, nell'escursione del maggio 1891, sono<br />

le seguenti: nella collina di Ventosa: Myagrum perfoliatum L.,<br />

Diplotaxis muralìs DC, Globularia vulgaris L., Galium verwn<br />

Scop,, Hypérìcum perforatum L., Sherardia arvensis, Geranium<br />

molle L. ; presso Mattaiano: Salvia ]}ratensis L., Matrica-<br />

rìa ChamomUla L., Crepis iaurinensis W., Dipsacus silmstris<br />

Min., Sedum sp.? Rolìinia Pseudo-Acacia L., Ophr^ys arachni-<br />

ies Reichdt., ConvolDulus arvensis L., Broinus erectus Huds.,<br />

* Contribuzione alla flora del gesso. Bull. Soc. Bot. Ital. nel Nuovo<br />

Giorn. Bot. Ital., voi. XX, n. 3, luglio 1888. Seconda contribuzione<br />

alla flora del gesso. 0. e, voi. XXIII, n. 1, gennaio 1891.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE3 121<br />

Hordeum inurinum L., Eqaìsetum arvcnse L. la tutto; altre<br />

18 specie (che aggiunte alle 52 delle precedenti contribuzioni<br />

formano un totale di 70 specie) le quali confrontate colle liste<br />

date dal Contejean, * si trova che sono ripartite come segue :<br />

1. Globularia vulgaris L. . calcicela esclusiva<br />

2. Mijagrum perfoliattiìn L. . calcicola quasi indilTerente<br />

3. Diplotaxis muralis DC. . id.<br />

4. Seduìii sp.? id.<br />

5. Ophrijs arachnites Host. . id.<br />

6. Salvia pratensis L. . . . indifferente<br />

7. MatricatHa Chamomilla L. id.<br />

8. Dlpsacus silvestris Mill. . id.<br />

9. Galium vey-um Scop. . . id.<br />

10. Hijpericum perforatam L. id.<br />

11. Sherardia arveìisis L. . . id.<br />

12. Convolvulas aroensis L. . id.<br />

13. Geranium inolle L. . . . id.<br />

14. Bromus erecius Huds. . . id.<br />

15. Hordeum murinum L. . id.<br />

16. Equisetum arvense L. . . id.<br />

17. Robinia Pseudo-Acacia L. non compresa nelle liste del<br />

Contejean<br />

18. Crepis taurinensis W. . . id.<br />

E riassumendo risulta che il totale delle piante da me rac-<br />

colte nel r affioramento selenitico delle colline di Scandiano é<br />

di 70 specie, le quali stando agli elenchi dati dal Contejean, che<br />

si basa unicamente sulla natura chimica del terreno, verrebbero<br />

ripartite come resulta dal seguente prospetto :<br />

Calcicele esclusive 1<br />

Calcicele meno esclusive 1<br />

Calcicele quasi indifferenti 10<br />

Indifferenti 42<br />

Calcifughe quasi indifferenti 6<br />

Calcifughe esclusive 2<br />

Non comprese nelle liste del Contejean .... 8<br />

' Contejean, Lifluencs da terrain sur la végétation. Paris, 1881.<br />

70


122 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Questa mia nuova contribuzione alla flora del gesso mi con-<br />

ferma nell'opinione che emisi allorché pubblicai le altre due<br />

note e con la quale rifiutai che la flora del gesso, secondo il pa-<br />

rere del Contejean, sia quella del calcare. Io credo che questo<br />

minerale (il gesso) eserciti la sua influenza sulla vegetazione non<br />

soltanto in ragione della sua composizione chimica e mineralo-<br />

gica, ma anche in virtù del suo stato fisico e del suo disgrega-<br />

mento meccanico.<br />

Si dà lettura di una comunicazione del prof. GtOIRAN :<br />

SULLA PRESENZA E DISTRIBUZIONE DI EVONYMUS LA TTi^'OL/^J.S<br />

5C0P. NEL VERONESE. NOTA DI A. GOIRAN.<br />

Questa Ramnacea è certamente una delle specie più rare del<br />

Veronese: di essa non fanno parola, come abitatrice del Monte<br />

Baldo, né Calzolari, né Pona. Lo scrupoloso e diligenlissimo<br />

Seguier non la raccolse nelle sue erborizzazioni sulle prealpi<br />

veronesi ; però nella classica opera Plantae veronenses (III,<br />

pag. 295), scrive di essa: A Borclonio accepi, qui in Albae<br />

moniìs devexltate invenerat. E pare che il Bordoni la racco-<br />

gliesse assieme al Moreni nella selva dei Catazzi presso S. Bartolomeo<br />

Tedesco, come risulterebbe dall'Erbario stesso del Mo-<br />

reni. — Ciro Pollini nel suo Viaggio al Lago di Garda e al<br />

Monte Baldo indica Eoonymus latifoliiis a Malcesine (pag. 16),<br />

alla Seloa di Malcesine (pag. 107), alle falde settentrionali del<br />

M. Baldo verso Tierno, Castione, Brentonico ascendendo per<br />

S. Giacomo, Pozzaferrera fin presso ai Pianeta dai 300 ai<br />

1000 metri (pag. 109) : e nella Flora veronensis (I, pag. 301) lo<br />

segnala ancora nel M. Baldo, in primis circa Malcesine, et la<br />

Corona, ed inoltre in regione Fagi montiam Lessiniam. Però<br />

neir Erbario PoUiniano non esistono esemplari veronesi di que-<br />

sta pianta!<br />

Il celebratissimo prof. Antonio Bertoloni nella classica Flora<br />

Italica non cita alcuna stazione veronese di E. latifolius : i si-<br />

gnori Visiani e Saccat^do nel loro Catalogo (pag. 230) lo indi-<br />

cano nei boschi del Veronese senza designazione di luogo; il<br />

Barone Hausm.ann (Flora von Tyrol, pag. 185) ripete pel Baldo<br />

le identiche stazioni date da Ciro Pollini; ilqW Erbario fore-


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 123<br />

Stale italiano pubblicato dal R. JMinistero di Agricoltura Indu-<br />

stria e Commercio nell'opera Nomi volgari adoperati in Italia a<br />

designare le principali l'ìiante di bosco (Firenze, Barbèra, 1873)<br />

non si trova annotato pel Veronese il nome vernacolo della pianta,<br />

sej4"no che la stessa tornava allora ignota agli ulHciali forestali<br />

incaricati di raccogliere colle piante legnose anche i loro nomi<br />

vernacoli. Noto infine che l'egregio amico e collega prof. An-<br />

tonio Manganotti, ancora oggi interrogato da me, mi dichiarò<br />

di non avere trovato, nelle sue escursioni botaniche attraverso<br />

al Veronese, Eoonijmus latifoliiis.<br />

La quale pianta però é rara bensì, ma ad ogni modo ciois<br />

nostra : là a -5. Bartolomeo Tedesco (m. 918), la stazione di<br />

Bordoni e Moreni, fu raccolta da Àbramo Massalongo!; alla<br />

Corona di M. Baldo, stazione indicata da Ciro Pollini (m. 774),<br />

fra i cedui ne furono rinvenuti alcuni individui dalle guardie<br />

forestali, e l'egregio ed intelligentissimo Ispettore forestale, Vit-<br />

torio Pellegrini, con pazienti ricerche giunse persino a trovare il<br />

nome vernacolo della pianta — Fitsan dalle larghe foglie, Passi<br />

hecclii — quasi a docLimento e testimoaianza della sua antichità<br />

in questa zona.<br />

Sono dunque due stazioni accertate di Evongmus latifoliiis,<br />

alle quali andiamo lieti di aggiungerne due altre. La prima an-<br />

cora nel M. Baldo a nord-ovest della Ferrara nel bosco a si-<br />

nistra del torrentello Pissol andando verso le Giare di Val-<br />

brutta (m. 900 circa) ; e la seconda nei AL Lessini nella Valle<br />

di Squ'iranto lungo la strada che da questa porta a Casale di<br />

sotto, al principio di essa e nei boschi che la fiancheggiano<br />

(m. 400 circa). Scoperta la prima stazione nel mese di agosto 1878,<br />

la seconda nel mese di agosto 1888. Si trova pure in Verona nel<br />

Giai'dino del Conte Giulio Giusti.<br />

Il prof. Caruel legge un suo lavoro intitolato :<br />

DELLE REGIONI BOTANICHE IN ITALIA. NOTA DI T.<br />

CARUEL.<br />

Una scienza tanto più acquista di precisione e progredisce,<br />

quanto meglio definiti e più precisi ne sono proposti i termini<br />

tecnici. La geografia botanica — o per dirla più brevemente —


124 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

la geobotanica abbisogna di una più rigorosa definizione di certi<br />

suoi termini : quello di regione in special modo, adoperatissimo<br />

in sensi molto diversi, e che andrebbe limitato ad uno solo di<br />

quelli.<br />

Nel suo senso più stretto, di area occupata da una data<br />

pianta, converrebbe dismetterne l' uso, essendo già in corso<br />

l'altra parola abilazione equivalente del tutto; laonde meglio<br />

dire abitazione dell'ulivo o del faggio, anziché regione dell'ulivo,<br />

del faggio, ecc.<br />

In altri sensi più lati, converrà distinguere secondo il più o<br />

il meno di larghezza del concetto che si vuol esprimere. Io ri-<br />

tengo che nello stato presente della scienza sia sufficiente la<br />

distinzione in tre gradi di estensione, che potranno essere chia-<br />

mati rispettivamente regione, dominio, zona. Le zone sareb-<br />

bero le notissime tropicale, temperate e fredde; le quali possono<br />

essere qualificate botanicamente. I domini (cosi traduco i Ge-<br />

bieie di Grisebach, i domaines della traduzione francese della<br />

sua opera) sarebbero secondo me le estensioni di paese dove<br />

« le famiglie sono graduate medesimamente per la importanza<br />

numerica, e sono rappresentate dai medesimi geneii dominanti. »<br />

(Car. in Pari. fi. Hai., voi. 6, img. 410). Le regioni infine, se-<br />

condo me, dovrebbero essere le estensioni aventi « sostanzialmente<br />

la medesima flora, cioè le medesime specie in maggio-<br />

ranza distribuite presso a poco in uguale abbondanza d'individui »<br />

(Car., Slat. boi. della Tose, lìag. 104). Si noti che col metodo<br />

proposto le abitazioni, le regioni, i domini e le zone vengono<br />

tutte ad avere caratteri botanici, e non altri.<br />

Le indicate spartizioni botaniche della superficie terrestre, o<br />

altre analoghe, non sono accettate da tutti, voglio dire da co-<br />

loro che non ammettono divisioni nel manto vegetale della terra,<br />

ma ritengono che le varie flore passano gradatamente le une<br />

nelle altre. Io non ho in materia altre osservazioni de visu se<br />

non quelle fatte in Toscana per un ventennio per la compila-<br />

zione del mio Prodromo, riprese poi estendendole a tutta l'Ita-<br />

lia nell'ultimo decennio dappoiché ho impresa la continuazione<br />

della Flora italiana. Dalle prime fui condotto a riconoscere<br />

nella flora toscana 5 regioni : maremmana, campestre, sub-<br />

montana, montana ed alpestre. Dalle seguenti, voglio dire dai<br />

viaggi fatti nell'Alta Italia e soprattutto nelle Alpi, nell'Italia


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 125<br />

Media quasi tutta conforme alla Toscana, e in qualche sito della<br />

Bassa Italia, sono stato portato a riconoscere nella Penisola tutta<br />

e nelle Isole le medesime 5 regioni, con certe necessarie mo-<br />

dificazioni : l'alpestre sviluppatissiina continua nelle Ali)i pro-<br />

prie e non più ristretta ad alcune cime, la submontana estesa<br />

per la valle del Po, ecc. Il massimo divario mi si è presentato<br />

nelle parti più calde della Bassa Italia, occupate non più dalla<br />

regione maremmana, ma da altra digerente, cui si potrebbe<br />

dare intanto il nome di ionia, lasciando alle ricerche dei bota-<br />

nici di quelle parti il saperne meglio dire i caratteri propri<br />

della sua flora.<br />

Dopo le nuove esplorazioni da me fatte, ancora ritengo che<br />

le suddette regioni siano corrispondenti al vero, cioè a dire sufficientemente<br />

distinte per riconoscersi da un occhio pratico. Non<br />

occorre che la distinzione sia assoluta, che non potrebbe essere,<br />

vista la necessità di concedere un certo margine per il tratto<br />

di passaggio da una regione all' altra. Bisogna anche tenere<br />

conto di tutte le circostanze eccezionali che possono disturbare<br />

i caratteri di una regione, a segno da renderla irriconoscibile.<br />

Né darò qualche esempio.<br />

Talora condizioni speciali di clima, od altre ragioni più lon-<br />

tane, fanno comparire in mezzo ad una data regione come isole<br />

occupate da singoli rappresentanti o pure da intere compagnie<br />

di un' altra flora più o meno lontana. Cosi presso Firenze, in<br />

piena regione campestre, esiste in un luogo il Liliimi Martagon<br />

dell'alto Appennino; e presso Lucca, sul confine fra le regioni<br />

maremmana e campestre, stanno al luogo detto Grotta di Poz-<br />

zuolo XAdoxa e la Dentaria bulbifera montanine, e da un'altra<br />

parte stavano pochi anni or sono sui pollini Bientinesi la Cal-<br />

tha palusfris, la Liparis LoeseUi, le Rhyncospora fasca, ed alba,<br />

gli Eriophorum angustifoliam, e laiifoliitm, V Oxijcoccus pa-<br />

lusiris, tutte specie dell'Appennino o delle Alpi, reliquie del-<br />

l' epoca glaciale. Altrove sono pendici scoscese di monti, dalle<br />

quali vengono giù ruzzolando piante delle parti superiori, op-<br />

pure scendono col corso dei torrenti, e si mescolano a quelle<br />

dei luoghi inferiori: fatto questo frequente, e che rinnuovandosi<br />

periodicamente doventa normale.<br />

L'esposizione diretta dei monti alti ai venti marini è un'altra<br />

causa disturbatrice, i cui effetti si possono vedere palesi nelle


126 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Alpi Apuane, per esempio, o presso Napoli sul monte S. Angelo<br />

di Castellammare. La natura diversa del terreno può dare un<br />

carattere specialissimo alla flora; ciò si vede dalla flora dei<br />

gabbri in Toscana; meglio ancora si vede paragonando fra loro<br />

i terreni vulcanici dei dintorni di Napoli con l'isola calcare di<br />

Capri: in questa abbiamo la flora maremmana, con le sue piante<br />

caratteristiche, parecchie delle quali fanno difetto o saranno molto<br />

i-are nei tufi vulcanici e nelle lave napoletane, quali il Linterno,<br />

il Ramerino, il Prasium maius, il Teucrium flavmn ed altre<br />

di cui la mancanza fa senso.<br />

Altro esempio. I caratteri floristici dell'Etna sono tali da fer-<br />

mare alla prima l'attenzione del botanico, talmente sono peculiari.<br />

Nella parte bassa del monte fino al terzo della sua altezza vedonsi<br />

dominare ne' coltivati l'Ulivo, il Fico d'India, il Mandorlo, la Vite;<br />

poi succede per un altro terzo all' incirca un tratto boscoso di<br />

Castagni con Querele ed altre essenze forestali; viene infine<br />

r ultima parte del monte, rivestita inferiormente di cespugli di<br />

Astragalas siculas, con Berberis aetnensis e Ginepro, e nella<br />

parte superiore, poco al di là di 2500 metri, spogliata di qualunque<br />

vegetazione e ridotta assolutamente un deserto. Dunque niente<br />

che, a prima vista almeno, rammenti la distribuzione delle piante<br />

sugli altri monti alti d'Italia; e notevole soprattutto il fatto<br />

che sopra un monte di 3300 metri manchi qualunque traccia<br />

di regione alpestre. Della quale anomalia è però stata data la<br />

spiegazione, a quanto io sappia sin dal 1832, dal Philippi in un<br />

suo lavoro (Ueber die Vegeiailon am Aetna) inserito nella Lin-<br />

naea. Il terreno costituito da lapilli e sabbia vulcanica, conti-<br />

nuamente battuto e smosso da venti impetuosi, l'assoluta sua<br />

siccità, non essendovi nevi perpetue a diminuirla, le frequenti<br />

eruzioni, gi* darebbero ragione in gran parte alla deficienza<br />

di piante alpine. Ma la considerazione che vale per tutte, e da<br />

sé sola costituisce una dimostrazione, si è che l'Etna, essendo<br />

monte dei più giovani sulla terra, formatosi nell' epoca quater-<br />

naria e forse negli ultimi tempi di questa (baldacci, Descri-<br />

zione geologica dell" isola dì Sicilia), non avrebbe potuto for-<br />

nirsi di piante alpestri che dalle Madonie di -Sicilia o dai monti<br />

di Calabria, che essi stessi non ne possedevano, almeno dopo<br />

terminata 1' epoca glaciale.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 127<br />

TI Vicepresidente Sommieu applaudisce alle proposte del prof. Ca-<br />

RiJEL ed esprima il voto che la bramata concordanza nei termini<br />

tecnici, riferentisi alle diverse regioni botaniclie, si realizzi. Il dottor<br />

Tanfani, a proposito delle colonie di piante comparse in luogo<br />

inaspettato, cita come altro esempio il non piccolo numero di piante<br />

meridionali che ricompariscono nella Valle di Susa, lontano dalla loro<br />

abitazione consueta. Sommieh accenna a fatti di trasporto di jiiante<br />

l>er opera dell'uomo e del bestiame, così, per esempio, all'apparizione<br />

del RaìiuncuJus flahellatus nel Mugello, del Leonfodon fascicu-<br />

lafus sul monte Morello, ecc.<br />

Il capitano Micheletti presenta alla Società: saggi teratologici<br />

dello Sjjar tium junceuìii (fasciazione e ramificazione anormale); il ceci-<br />

dio prodotto dal Phytoptus Chondrilìae; un Erineum della Salvia Verhe-<br />

na^a di Firenze ;<br />

VOidiitm erysijiilwides ed il Rhytisma acerinum sull'alce?*<br />

campestre.<br />

Martelli annunzia l'importante risultato dell'ultima sua campagna<br />

micologica a Vallombrosa, nella quale fu assistito dal signor<br />

P. Baroni.<br />

11 prof. Caritè L applaudisce alla ripi'istinazione degli studi mico-<br />

logici in Toscana dopo Micheli. Dice sarebbe cosa interessantissima<br />

trar profitto dai manoscritti e dai disegni del Micheli, riunendoli per<br />

formare un' opera, che riuscirebbe di non dubbio valore arclieolo-<br />

gico e botanico; non vuol tacere che aveva ideato di pubblicare la<br />

flora di Firanze lasciata manoscritta dal Micheli, lo cha permet-<br />

terebbe di fare confronti assai preziosi conia flora d'oggi. Disgraziatamente<br />

le spese della pubblicazione, che avrebbe riempito due<br />

grossissimi volumi in-4°, non permisero di attuare il pensiero. SoM-<br />

MIRR esprime il voto che si cerchi di pubblicare almeno in parte<br />

(come già fece il socio Martelli j^er le Agaricacee), se non per in-<br />

tero, il patrimonio scientifico lasciato dal coscienziosissimo Micheli.<br />

Vien data lettura della comunicazione seguente del prof. Arcangeli<br />

:<br />

SULLA CULTURA DEL CYNOMORIUM COCCINEUM. NOTA<br />

DI G. ARCANGELI.<br />

In seguito a quanto fu comunicato nell'ultima seduta della no-<br />

stra Società dal sig. U. Martelli sul Cfjnoinorìum coccineum,<br />

credo opportuno render conto di quanto fu operato nel nostro<br />

Giardino botanico riguardo a questa pianta singolare, e dei re-<br />

sultati ottenuti.<br />

Nella primavera ultimamente decorsa mi furono favoriti dal


128 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

sig. Martelli alcuni saggi vivi di Cynomormm, parte cioè di<br />

quelli a lui inviati dal prof. Gennari di Cagliari. Non avendo<br />

in quel momento il tempo necessario per occuparmi di speciali<br />

ricerche sopra questa pianta, in riguardo all' anatomia, pensai<br />

di valermi dei saggi favoritimi, per tentarne la cultura nel no-<br />

stro Giardino botanico. La prima idea che mi sorse in mente<br />

si fu di far raccogliere lungo la nostra marina od a Livorno<br />

alcune piante di Airlplex laciniata, o di Olitone portalacoi-<br />

des, per sperimentare l'innesto sopra tale specie; ma poi, pen-<br />

.sando alla difficoltà che offre la cultura di queste pianto in<br />

luoghi lontani dal mare, specialmente quando si tenta di tra-<br />

piantarle già adulte, mi rivolsi ad altro espediente più semplice<br />

e più spiccio. Avendo osservato che alcuni degli esemplari fa-<br />

voritimi erano tuttora aderenti alle radici di una pianta di Sa-<br />

lìcornia, insieme alla quale erano stati raccolti e spediti, pensai<br />

di piantare questi in una delle aiuole del nostro Giardino, insieme<br />

alla pianta cui aderivano, e che manifestamente era la loro nu-<br />

trice, procurando di usare tutte le cure, affinchè la pianta nu-<br />

trice fosse posta nelle migliori condizioni per riprendere a ve-<br />

getare insieme al suo parassita. Oltre a ciò alcuni altri saggi<br />

staccati furono collocati nel fondo di una piccola fossetta, scavata<br />

presso il ceppo di un robusto esemplare di Alriplex num-<br />

ìnularia, avente più di 2 anni d' età, in modo che resultassero<br />

quasi a contatto con le sue radici, e furono quindi ricoperti con<br />

terra riempiendo la fossetta, onde si trovassero nelle condizioni<br />

più adatte a conservarsi in vita ed innestarsi alle radici che<br />

presso loro si trovavano.<br />

Il resultato di questi tentativi, che furono fatti all' insaputa<br />

di quanto si operava a Firenze dal Martelli, se in parte fu ne-<br />

gativo, in parte fu ben sodisfacente. Mentre infatti si è riscon-<br />

trato che l'individuo di Salìcornta, piantato come è stato detto<br />

di sopra, nel corso dell'estate è morto, e con esso sono pure<br />

scomparsi i saggi di Cynomorium che ad esso aderivano, i<br />

saggi sotterrati presso le radici dell' Atrtplex nummularia<br />

hanno determinato in questa pianta lo sviluppo del parassita,<br />

come si rileva dal fatto, che alla superficie del terreno già si<br />

vedono sporgere 13 bellissime gemme di bel color rosso intenso,<br />

che si preparano per la prossima primavera.<br />

Il resultato adunque ottenuto a Pisa è in pienissimo accordo


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 129<br />

con quanto fu osservato a Firenze. Resta adesso a vedere se lo<br />

sviluppo cosi bene incominciato giungerà a buon esito, ed a sa-<br />

persi come avvenga questo innesto del parassita sulla matrice,<br />

ciò che sarà messo in chiaro dalle ulteriori ricerche. Ci basti<br />

intanto l' aver buone ragioni per sperare, che la cultura del<br />

Cijnomorium, coccineum di ditHcile, incerta e fallace, si sia ridotta<br />

ben facile, specialmente per quelle località nelle quali YAtriplex<br />

nummularia può coltivarsi in piena aria, e fra le quali sem-<br />

bra potersi pure ascrivere il nostro Giardino botanico, ove questa<br />

pianta resiste già da alcuni anni all' aria aperta senza alcun ri-<br />

paro. Siccome poi, come è ben noto, il Cynomoriam si adatta<br />

a vivere sopra molte piante fruticose, suffruticose ed anche an-<br />

nue, e persino sopra piante nostrali comuni, come il Lentisco ed<br />

il Mirto secondo quanto asserisce il Micheli, sarebbe pure interes-<br />

sante di tentarne l'innesto sopra questi frutici e sopra altri an-<br />

cora, a meglio indagare fin dove si spinga l'adattabilità di questo<br />

parassita, e per riconoscere se vi sia qualche specie che ^meglio<br />

ancora dell' Atriplex niunmularia si presti alla sua cultura.<br />

Il socio Martelli è dispiacente di dire che il Cynomorium del-<br />

l'Orto botanico di Firenze, non progredisce. Per tentare di conservarlo<br />

fu con V Atriplex trapiantato in vaso e portato in serra. Non<br />

nutrisce più circa al modo di innesto le incertezze cui allude il<br />

prof. Arcangeli. Esprime l' idea che la riproduzione per semi debba<br />

esser dithcile. Il Socio Tanfani non concepisce perchè il Cynomoriumnon<br />

debba riprodursi anche da semi se i semi abboniscono. L'insuccesso<br />

delle esperienze di Teysmann sulle Raiìlesiacee, e di Weddell<br />

sul Cynomorium non gli sembra prova perentoria. Cita esempi di<br />

piante nelle quali si ha con eguale facilità la riproduzione agamica<br />

e la sessuale. Preferirebbe alle asserzioni a priori, fatti desunti da<br />

esperimenti rigorosi, ed esorta Martelli a volerne intraprendere, prima<br />

di dichiarare che il Cynomorium difficilmente si riproduca per seme.<br />

In ultimo il Socio Bargagli presenta la seguente nota :<br />

DATI CRONOLOGICI SULLA DIFFUSIONE DELLA GALIN-<br />

SOGA PARVIFLORA RUIZ. E PAV. IN ITALIA. PER<br />

P. BARGAGLI.<br />

Nel luglio del 1891 avendo io avuto occasione di trovare nei<br />

dintorni di Levico in Val Sugana ed in copia grandissima la<br />

QaUnsoga parvi/lora, della quale altre volte é già stato par-<br />

Bull. della Soc. bot. ital.


130 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

lato nel « Bullettino della Società Botanica Italiana, » credei non<br />

privo di interesse il rintracciare la comparsa di questa pianta<br />

in Europa e particolarmente in Italia e seguirne il modo di dif-<br />

fusione.<br />

De Candolle nel Prodromus, voi. V, pubblicato nel 1836, la<br />

indica come indigena del Perù, del Chili, della Nuova Granata<br />

e del Messico; e poi soggiunge: « et nunc circa Erlang, etc, se-<br />

« minibus ex hort. bot. egressis quasi spontanea. »<br />

Il Bertoloni nella Flora italica, voi. IX, 1853, afferma di averla<br />

ricevuta dai dintorni di Bassano e dalla vai Sugana inferiore,<br />

dove infesta i campi.<br />

Più precisi punti di partenza li dà l'Ambrosi nella i^tora del<br />

Tiralo meridionale, edita nel 1857, ove dice che questa pianta<br />

fu introdotta in Europa dopo il 1800, e trovasi ora nella Prus-<br />

sia, nella Lituania, nella Sassonia, lungo il Reno, in Savoia; nel<br />

1820 il sacerdote Paterno di Telve la coltivava nel proprio giar-<br />

dino da dove si sparse nei luoghi circostanti; ed all'epoca della<br />

pubblicazione di questa Flora, nel 1857, tale specie si trovava a<br />

Borgo di Telve, a Grigno, a Castelnuovo ed a Tezze.<br />

È inesatta l'affermazione dei sigg. Cesati, Passerini e Gibellì<br />

nel Compendio della Flora Italiana dove, dopo aver detto che la<br />

Galinsoga è di origine peruviana, si asserisce che « ora è insel-<br />

vatichita da tempo per tutta V Italia. » Le Flore ed i botanici<br />

della Italia meridionale e centrale non parlano, a quanto io sap-<br />

pia, della presenza di tal pianta nelle loro regioni.<br />

Nella Flora Italiana del prof. Arcangeli è indicata come « in-<br />

selvatichita in Valle Intrasca: »<br />

Ulteriori e più recenti notizie ce ne vennero fornite nelle nostre<br />

adunanze dai soci Micheletti, Goiran ed altri. Infatti nella se-<br />

duta del 9 dicembre 1888 il prof. Goiran citava questa Asteracea<br />

come da lui trovata a Riva sul Lago di Garda, copiosissima a<br />

Trento, nel Vicentino, nel Bassanese, a Venezia, al Lido, ecc.<br />

e da alcuni anni nel Veronese in Campo Marzo, lungo l'Adige,<br />

ed anche in una ortaglia nella città di Verona. In seguito a tal<br />

nota il socio Micheletti comunicava di aver ricevuto molti esem-<br />

plari della Galinsoga da Milano; e lo stesso prof. Goiran nel-<br />

r adunanza del 9 febbraio 1890 (Bullettino della Società Bota-<br />

nica Italiana, 1890, pag. 296) ci faceva noto che il prof. Pirotta<br />

ricordò la Galinsoga parDi/lo)''a ivà ]e moUe \)'mnte esotiche ac-


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 131<br />

climate nella pianura lombarda, qualificandola come vera peste<br />

dei prati umidi. La comparsa di tale specie nella provincia di<br />

Bergamo è pure segnalata nella stessa circostanza dal profes-<br />

sore Goiran.<br />

Il distinto botanico dott. Damiano Graziadei di Caldonazzo,<br />

presso Levico, nel darmi notizie della rapidità con cui si pro-<br />

paga questa specie, e nel citarmi i dati della Flora dell'Ambrosi,<br />

mi affermava che due anni fa fu constatata la presenza della<br />

Galinsoga a Rovereto e ad Innsbruck.<br />

Da me, come ho già accennato, fu trovata comuni ssima nel-<br />

l'alta vai Sugana, a Levico, a Caldonazzo, a Pergine, in piena<br />

fioritura nel luglio, ed in frutto verso la fine dello stesso mese,<br />

I coltivatori di quei luoghi la chiamano Martorella, forse per<br />

una certa rassomiglianza nel portamento colla Mercurialis<br />

annua L. che in alcuni luoghi ha anche il nome di Mercorella<br />

o Marcorella. La ritengono però come pianta infesta perchè il<br />

bestiame non la mangia che mal volentieri, e perché malaugu-<br />

ratamente diviene abbondantissima nei prati ove tende a sosti-<br />

tuirsi alle piante foraggere.<br />

Esaurite cosi le comunicazioni la seduta è tolta.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 19 novembre 1891.<br />

Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Ivrucla, Terac-<br />

«iano e Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio<br />

Terracciano il quale, oltre alla presenza del Juncus tennis in Italia,<br />

di cui scrisse il Goiran, accenna alle differenze tra il J. Fontanesii<br />

Gay. ed il J. striatus Schousb. che sono due specie distinte, ed alla<br />

presenza della Luzula glabrata Desv. nuova quindi per la nostra<br />

flora. Ricorda anche un gran numero di forme che studiando le<br />

Giuncacee dell'Erbario romano è venuto esaminando.


132 ADUNANZA. DELLA SEDE DI EOMA<br />

Presenta poi un lavoro sopra:<br />

LE SASSIFRAGHE DEL MONTENEGRO RACCOLTE DAL<br />

DOTT. A. BALDACCL PRIMA NOTA DEL DOTT. A. TER-<br />

RACCIANO.<br />

I.<br />

Le specie sino allo scorso anno conosciute e riportate dal<br />

Nyman per questa piccola ma importante re^'ione, erano undici:<br />

S. Aizoon Jacq., crustata Vest., Rocheliana Sternbg. var. co-<br />

rìopfiylla Engl., porophi/lla Bert. var. Friderici Augusti EngL,<br />

glabella Bert., scarclica Griseb,, exarata Vili., tulhifera Linn.,.<br />

rotundìfolia Limi., olympica Boiss. *<br />

Per quanto anche mio scopo sia di occuparmi e donde il<br />

Nyman abbia attinti tali dati e quanto vi abbiano contribuito<br />

di recente gli studii del Pantocseck ^ e Szyszylowicz -, ora dirò<br />

solo dell'assai largo contributo, che vi ha teste porto il dottor<br />

Antonio Baldacci. Il quale, da più tempo studiando la flora del<br />

Montenegro, ha sui primi di quest'anno pubblicato un elenca<br />

di nove Sassifraghe \ delle quali sei da aggiungersi alle già ri-<br />

cordate: S. Sprimeri Boiss., aizoides Linn., prenja G. Beck,<br />

moschata Wulf. (S. caespitosa Scop. var. compacta Wulf.), adenophora<br />

Koch, FaccMnii Koch, raccolte nel 1889 e 1890. Ed<br />

insieme con queste altre cinque in più ne ha portate dal suo<br />

ultimo viaggio: S. Boryì Boiss. var. subuniflora A. Terr., cerna-<br />

gorica A. Terr., opposìtifolia Linn. fi. merìdionalis A. Terr.»<br />

cyìnosa Wild. J3, Baldaccii A. Terr., taygetea B. H. var. omcro-<br />

petala A. Terr.; delle quali, con alcune delle precedenti già da<br />

1 C. Nyman, Consiì.fl. eur., p. 267-275, et Supplem., Il, p. lBO-133.<br />

* J. Pantocseck, Adnotationes ad floram et faunam Hercegovinacy<br />

Cernagarae et Dalmatiae, p. 88-84.<br />

* J. Szyszylowicz et G. Bbck, Plantae a Dott. Szyszylowicz in<br />

itinere per Cernagoram et in Albania adiacente^ anno 1886, lectae<br />

p. 85-86.<br />

* A. Baldacci, Nel Montenegro, una, parte delle mie raccolte, ia<br />

Malpighia, anno V, fase. I-II, p. 70.


ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 133<br />

lui stesso mandate per esame al nostro Museo botanico, terrò in-<br />

tanto, qui sotto, parola.<br />

1. S. BoRYi Boiss. (Diagn. pi. nov. or., Ser. 2, II, pag. 65).<br />

var. sui) unì fior a A. Terr. : foliis dimiautis, laevibus, obtu-<br />

sis, caule unifloro, tenuissimo.<br />

Hab. In rupesfribus summi jugi mentis Veliki Maglie (m. 2150),<br />

2 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 40).<br />

Obs. Ad S. marginalam Ten.! (non Sternbg.) migrat, quae<br />

hactenus per montes circa Neapolim (Sanf Angelo di Castellam-<br />

mare) et campanos (monte Matese, etc.) et praetutianos, nec<br />

non per calabros (?) inventa tantum fuit. Judicio meo sub S. mar-<br />

ginata Sternbg., cuius a. est S. Tenorii A. Terr. (= S. 'margi-<br />

nata Ten.!), et J3, S. Spruneri (= S. Sjjruneri Boiss., op. cit.,<br />

Ser. 1, in, pag. 18), prò y. Borì/i amplectenda videtur. S. Siìru-<br />

neri a S. marginata typica caudiculis columnaribus, floribus<br />

minoribus, foliis parvis, subtus carinatis, margine et pagina su-<br />

periore ciliatis differt; S. Boryì a proxima S. Siìruneri foliis<br />

paullo maioribus, glabris, caule brevi, superne paucifloro, capsula<br />

longe bicorni. S. Rocliellana valde S. Boryì proxima, caudiculos<br />

praebet nudos v. breviter coluranares, et calycis lacinias obtusas;<br />

specimina cernagorica, e rupestribus per totum montem Kom<br />

Kucki et Vasojevicki (Collect. Baldacci, n. 154, augusto 1891),<br />

pedicellis sunt calyci aequalibus v. minoribus, capsulis distincte<br />

bicornibus, ita ut facillime ad S. Spruneri transeant.<br />

Qua de re :<br />

S. CARPATHiCA A. Terr.<br />

a.. Rochelìana (= S. Rocìieliana Sternbg., Engl., Monogr.<br />

Saxifr., 261).<br />

a. normalis: Banat., Transs., Serbia.<br />

b. coriophylla Engl. (= S. coriophylla Griseb.): Dalm.,<br />

Croat., Bosn., Alban., Monten.<br />

J3. marginata {= S. marginata Sternbg., Engl., op. cit,<br />

262).<br />

a. Tenorii (= S. marginata Ten.I): Italia.<br />

b. Spruneri (= S. Spruneri Boiss.) : Monten., Graecia,<br />

Thessalia.<br />

e. Boryi (= S. Boryi Boiss.) : Graecia (Taygetus).<br />

var. subuni/lora A. Terr.: Monten.


134 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

2. S. CERNAGORICA A. Terr.<br />

S. foliis spathulato-lingulatis, obtusis, racemo spiciformi, apice-<br />

vix incurvo, floribus intense roseis, maioribus, basi fere uni-<br />

lateralibus, superne dense appro- xiraatis, bracteis purpura-<br />

scentibus, pedicelliscalyce 2-3-plo longioribus, seminibus ovato<br />

V. elliptico-costatis, subtriquetris, utrimque acutis, una<br />

latere cannato, facie opposita subrotunda, longe papillosa,<br />

papillis teretibus.<br />

var. alpina A. Terr.: pianta diminuta, racemo tenui, foliis basi<br />

rosulatis, nunc lanceolatis, longiusculis, acutis, glabris, viri-<br />

dibus, mucronatis, nunc minoribus, glaucis, qua de re fere<br />

pulvinaris.<br />

Hab. In summo jugo mentis Zijovo et per viam ad Kosticara,.<br />

districtu Kuci, 29-31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 42), — et var.<br />

in fìssuris rupium ad jugum Maglie prope Kostica et in monte<br />

Zijovo, 29-31 julio et augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 41).<br />

Obs. Seminum papillis longioribus a S. porop?iylla Bertol. (ia<br />

Desv., Journ. bot, IV, pag. 76, et Amoen. ital., pag. 98 et 360)^<br />

recedit, quae vero sat a proxima S. media Gouan (III, pag. 27),.<br />

seminibus ovato-triquetris, rugosis praedita, distat. Tamen, con-<br />

stituta stirpe Guani A. Terr., S. media Gou. racemos praebet<br />

ovatos, pedunculos bracteolatos et bractea longiores, calycis la-<br />

cinias acutiusculas, semina ovato-triquetra, rugosa; S. poro-<br />

phylla Bertol. racemos spiciformes, simplices, pedicellos bractea<br />

breviores, calycis lacinias ovato-obtusas, semina papillosa. Sub<br />

hac vero, quae corollarum laciniis est calyce campanulato 5-fido<br />

brevioribus, S. Friderici Augusti Bias. (Viagg. dalm., pag. 199)<br />

et S. cernagorica A. Terr. cum varietatibus thessalica A. Terr.<br />

(floribus maioribus, intensius purpureis, racemo fructifero elon-<br />

gato, 6-7 poUicari), et alpina A. Terr., amplectendae sunt. Ita ut:<br />

S. GouANi A. Terr.<br />

a. media (= S. media Gouan., Engler, op. cit, pag. 256):<br />

Pyren. alp. et subalp.<br />

fi. porophìjlla (= S. porophylla Bertol.).<br />

a. normalis : Italia media.<br />

b. Friderici Augusti (= S. Friderici Augusti Bias.,<br />

S. porophylla Boiss., FI. or., II, pag. 802, p. parte) :<br />

Dalm., Monten., Alban., Bosu., Serb., Thrac, Maced.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 135<br />

c. cernagotHca A. Terr., {S. media var. Siblhorpiana<br />

Griseb., Spie, I, pag. 331, — S. porophijlla Boiss,,<br />

1. e, p. p. — S. media FI. graec.) : Monten, alp.,<br />

Graecia.<br />

var. ihessalica {= S. thessalica Schot., Aiinal.<br />

bot., p. 26, — S. ohjmpica Sibth., FI. gr., te-<br />

ste Engler.,): Olymp., Thessal., Euboea.<br />

var. alpina A. Terr.: Monten.<br />

3. S. CYMOSA W. et K. (PI. rar. hung., I. pag. 91).<br />

? Baldaccii a. Terr.<br />

S. caespitosa, subglabra, v. foliis margine tantum leviter glan-<br />

duloso-ciliatis, et caule apice inter flores glanduloso-hirto,<br />

foliis intense vidiribus, minoribus, basi et dorso eleva-<br />

tim nervosis, apice cuneato 3-fidis, laciniis obtusis, floribus<br />

etiam minoribus, cymosis v. subcorymbosis, pedicellis lon-<br />

gioribus,<br />

Hab. In rupestribus montis Kom Kucki et Vasojevicki (m. 2440),<br />

augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 57).<br />

Obs. Exacte S. cymosae synonima iS^. Aìlionii Baumg., En.<br />

stirp. Transs., I, pag. 378, S. caespitosa Wùlf., in Jacq., Coli., I,<br />

pag. 290, exl. syn., S. heterophylla Sternbg., Rev., pag. 50, con-<br />

veniunt, quum a S. pedemontana AH. (FI. ped., n. 1540) egregie<br />

foliis elevatim 5-7 nerviis (non 14-16 nerviis), calycis laciniis<br />

linearibus, obtusis (non angustioribus) differat. Attamen utrae-<br />

que sejungendae haud mihi videntur, et sub una stirpe, sic<br />

constituta, amplector :<br />

S. ALLroNii A. Terr.<br />

.1. pedemontana (= S. pedemontana Ali., Engler., op.<br />

cit., pag. 162).<br />

a. normalis: Alpes Pedem., Helvet. mer., et maritimas.<br />

b. cervicornis (= S. cervìcornis Viv., Prodr. fl. Cors.<br />

app., pag. 2, et app. alt., pag. 7, Barbey, Fl. Sard.<br />

comp., pag. 226, — S. pedemontana var. ìninor Mot.,<br />

Fl. Sard., II, pag. 148): Corsica, Sardinia.<br />

^. cymosa {= S. cymosa W. et K,).<br />

a. normalis : Banat., Transs., Thrac, Maced., Alpes<br />

Hungariae.<br />

b. Baldaccii A. Terr.: Monten.


136 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

4. S. Taygetea Boiss. et. Heldr. (Diagn. pi. nov. or., ser. 1, X, p. 19).<br />

Tar. tnicropetala A. Terr. : rhizomate longe repente, cre-<br />

bre fibrinoso, caule gracili, elato, superne in paniculam<br />

piloso-glandulosam fere contractam abeunte, floribus mino-<br />

ribus, petalis obovatis, obtusis, in unguem brevem con-<br />

tractis, albis ac intense et crebre ad medium purpureo-<br />

maculatis.<br />

Hab. In alpiiiis, ad nives deliquescentes sub monte Gradiste,<br />

20 augusto 1891 (Collect. Baldacci, n. 158).<br />

Obs. Haud recte clariss. Engler (op. cit., pag. 112-117) S. tayge-<br />

team])ro S. rotandìfoliae Liim. varietate habuit, quamquam haec<br />

sit typus polymorphus. Quum folla mire ludant, ita ut a forma<br />

vulgarì Engl., varietates lieucherifolia Engl. (:= S. heucheri-<br />

folia Griseb., in Wiegm., Arch., 18^, Schot., Anal., pag. 28) et<br />

fontìcola Engl. (= S. fonticola Kerner, in Oesterr. bot. zeit-<br />

schr., Xn, pag. 90) facillime distingui possimus, tamen formae<br />

raeridionales ad ^. repandam {= S, reponda Willd., in<br />

Sternbg., Rev., pag. 17) referendae sunt, quae S. rotundifo-<br />

liae typicae per var. glandalosam Engl. (= S. glandiUosam<br />

Griseb., Spie. fl. rumel., I, pag. 336) accedit. In S. repanda sqraina<br />

sunt grosse tuberculata et capsulae rostris erectis, dum<br />

in S. rotundifolia semina seriatim minute tuberculata et capsulae<br />

rostris divergentibus, qua de re S. olympica Boiss. (Diagn. pi.<br />

or., Ser. 1, III, pag. 19) capsularum rostris subhorinzontalibus et<br />

seminibus tuberculato punctatis, et S. taygetea Boiss. et Heldr.<br />

seminibus angulato-costatis, subspeciem omnino alpinam orien-<br />

talem constituunt, quae per var. micropetalani k. Terr, ad var.<br />

glandalosam migrat.<br />

Qua de re proponendum mihi videtur :<br />

5. ROTUNDIFOLIA (Linu.) Eiiglcr, op. cit, pag. 112.<br />

a. vulgaris Engler.: Europ, occ. (Italia, Pyren.,Hisp., Gali.,<br />

Belg., Carpath., et huc illuc, sed haud exacte loca<br />

natalia recordare possum).<br />

var. JieucJierifolia Engl.: Transs., Valach., Banat.<br />

» subv. lasiophylla (= S. lasiophylla Sch. Nym.<br />

Ky.): Transs.<br />

» » angulosa (= S. angulosa: Sch. Nym. Ky.):<br />

Transs.<br />

> » fonticola Engl.: Hungh.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 137<br />

fi. repanda (= S. repanda Willd.): Sicilia, Ital. merid.,<br />

Graecia in reg. subalp. et alp.<br />

y. hellenica A. Terr.<br />

var. glandiilosa Engl.: Ital. med., Istr., Croat.,<br />

Rumel., Banat.<br />

a. vulgaris (— S. chrysosplenifoUa Boiss., Dign. pi. or.,<br />

Ser. 1, HI, pag. 20) : Graecia reg. iiif. et mont.<br />

b. alpina A. Terr.<br />

var. olympica (= S. olympìca Boiss.): Olymp., Alban.,<br />

Maced.<br />

» taygetea (= S. taygetea B. et H.) : Parnass. et<br />

Taygetes.<br />

subv. micropetala A. Terr.: Monteii.<br />

5. S. OPPOSITIFOLIA Linn. (Sp. pi., I, pag. 402, II, pag. 575).<br />

fi. MERiDioNALis A. Terr.<br />

S. foliis obovatis, latiusculis, incrassatis, a medio ad apicem<br />

pilis rigidis, albis ciliatis, a medio ad basim pilis subtilibus<br />

longioribusque arachnoideo-ciliatis, caudiculorum iiiterno-<br />

diis inferioribus longioribus, glabris, superioribus, floriferis<br />

vero, rainoribus vel toto v. uno la- tere albo-pilosis, flori-<br />

bus mediocribus, capsula ovata, longe bicorni.<br />

Hab. In rupestribus summi jugi Sljeme (montis Durmitor)<br />

ad 2600 m., 1 angusto 1890, — et in monte Kora Vasojevicki,<br />

rara, 8 augusto 1891 (CoUect. Baldacci, n. 155).<br />

Obs. Subspecies, per Apeaninos italicos obvia, certe in Hispa-<br />

nia, Lusitania et Gallia meridionali provenit; S. Mflorae Ali.,<br />

qiiae Delph., Pedem., Helv., Styr., Carinth., Salisb., Lomb., Tyrol.,<br />

Banat., iiicolit, notis indicatis certe migrat, S. opposUìfolia ty-<br />

pica a Rossia arctica, per Spitzb., et aliis insulis arcticis, Island.,<br />

Lapp., Suec. bor., Norv., Scot., Angl. etiam bor., Hibern. bor.,<br />

Pyrenaeos montes et Alpes attingit; specimina per Sudetos, Carpathos<br />

et Transilvaniam v. sub hoc nomine v. nomine S. KocMì<br />

et S. macropstalae Kern. lecta, ad fi. ineridionalem prò va-<br />

rietate referenda sunt. S. Kochii Horn. (in Flora, 1835, pag. 463),<br />

per Helvetiam solum vulgata, hybrida est inter ^S". oppositifoliam.<br />

et hìflorain; S. Riiiolphiana Hornsch. (in litt. Koch., Syn.,<br />

pag. 232) est var. aliena speciei linnaeanae.<br />

Hac de caussa:


138 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

5. opposiTiFOLiA Linn.<br />

a. normalis: Europ. arctica, alpes, Pyren., rara.<br />

var. Rudolphiana Engl. (op. cit., pag. 278) : Styria^<br />

Carinthia, Salisburia» Transsilvania.<br />

J3. Tnerìdìoìialis A. Terr.<br />

a. apennina A. Terr.: Hisp., Gali., Italia.<br />

b. orìentalis A. Terr.: Sadet., Carpath., Transs., Monten.<br />

6. S. GLABELLA Bert. (Virid. bon. reg., 1824, pag. 8).<br />

var. montenegrino^ A. Terr.: caulibus erectis, valde ra-<br />

mosis, ramis tenuibus, parce foliatis, floribus luteolis, par-<br />

vis, ad ramulorum apicem 1-3 v. ultra subcorymbosis, pe-<br />

dicellis calyce saepe brevioribus.<br />

var. alpina A. Terr. : caudiculis imraerosis, caespitosis, dense<br />

in apice foliatis, foliis integris, obtusis, floriferis erectis^<br />

gracilibus, simplicibus v. parce ramosis, distiche-foliosis,<br />

floribus ad apice 1-4-5 glomeratis v. subcorymbosis, prò<br />

forma magnis, petalis obovatis, fere emarginatis, exacte<br />

trinervibus.<br />

Hab. Species ad nives in promontoriis montis Gradiste, dis-<br />

trictu Kolasin (m. 2200), 20 augusto 1891; — var. a, inglareosis<br />

prope nives deliquescentes ad Kaheni Kostica districtu Kuci,<br />

31 julio 1891 (Collect. Baldacci, n. 39);— var. b, in rupestri-<br />

bus summo jugo Sljeme ra. Durmitor (m. 2500), augusto 1890.<br />

Quindi il prof. Pirotta fa una comunicazione Sopra un carattere<br />

delle Gelsominee, a proposito del testé pubblicato volume XI della-<br />

Histoire des plantes del Baillon. Rileva che il Baillon stesso a pag. 241<br />

del citato volume, esponendo i caratteri della sesta serie delle sue<br />

Oleacee comprendente le Gelsominee, scrive: embryon dépourvud^albumen<br />

. . . . cotylédons charnus plan-convexes, e più oltre, a pag. 252,<br />

a proposito di Jasminum : Semen exalbuminosum. Egli ricorda come<br />

nel 1887 pubblicasse una nota {Malpighia, I, pag. 427), che restò<br />

completamente sconosciuta al Baillon, colla quale egli dimostrava<br />

la presenza dell' endosperma in tutte le Gelsominee da lui potuto<br />

studiare, ed aggiunge che, trattandosi di un' opera nota a tutti, con-<br />

viene correggere le inesattezze che vi sono contenute. La forma dei<br />

cotiledoni è in rapporto con la presenza, la mancanza e la quantità<br />

dell'endosperma nel seme. Ora nei Gelsomini, ad es,, abbiamo<br />

sempre endosperma, ma poco quando i cotiledoni sono tubercolosi,<br />

molto quando sono fogliacei. Nelle Menodora, nelle Linociera V al-


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 13^<br />

bume è abbondante. Il carattere tolto dall'albume non ha dunque<br />

nessun valore tassonomico per distinguere le Oleacee dalle Jasmi-<br />

nee, tanto più che il Pirotta stesso dimostrava in altro lavoro (Sulla<br />

struttura del seme delle Oleacee, Ann. Ist. Bot. Roma, I, pag. 32. 1884)<br />

esservi delle Oleacee (Fontanesia, Forsythia), nelle quali l'endosperma<br />

è più ridotto cbe in certi Gelsomini. E inesatto dunque anche<br />

quanto al riguardo scrive il Di'ude (System, u. geograph. Anornung<br />

d. Phaneroganien [18S7J, pag. 376), che, separando le Oleacee<br />

dalle Gelsominacee, assegna alle prime: seme con ricco endosperma^<br />

alle seconde : seme quasi senza endosperma a maturazione.<br />

Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta.<br />

Adunanza del 3 decembre 1891.<br />

Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Kruch, Baldini,<br />

Terracciano, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente invita i<br />

soci presenti a procedere alla elezione del Seggio direttivo della<br />

sede per l'anno 1891-92. Fatta la votazione nel modo prescritto<br />

dall' art. 4 del Regolamento risultano confermati in carica i membri<br />

del Seggio scaduto, cioè: prof. Pirotta, presidente, prof. Cuboni,<br />

vicepresidente, dott. Avetta, segretario economo. Il prof. Pirotta<br />

ringrazia anche a nome degli altri membri riconfermati e dà quindi<br />

la parola al Socio dott. Terracciano il quale presenta la seguente :<br />

TERZA CONTRIBUZIONE ALLA FLORA ROMANA. PER<br />

IL DOTT. A. TERRACCIANO.<br />

IV.<br />

Monte Pellecchia.<br />

Se non difficile, molto lunga è la gita al monte Pellecchia^<br />

alto m. 1368, epperciò da considerarsi il più alto del gruppo^<br />

onde finora ci siamo venuti occupando. Io, per la via carroz-<br />

zabile che costeggia il torrente Licenza a sinistra ed a destra<br />

le pendici del monte Fogliettoso e di Roccagiovine, mi vi re-<br />

cai il 27 luglio del 1890; né l'ascesa fu faticosa, poiché, la-


140 ADUNANZA DELLA SBDK DI EOMA<br />

sciata la rotabile sotto il paese Licenza (m. 478) e presa la mu-<br />

lattiera di Ci vitella (m. 569) fino presso al mulino della Posta<br />

(m. 644), in dolce declivio percorsi tutta la valle del torrente<br />

Castiglione, fra la R. Costa Vena Lunga ed i fianchi N. 0. del<br />

Pellecchia, sino al Pozzo della neve (m. 1067).<br />

Per il sole, che batte entro questa gola abbastanza ristretta,<br />

io trovai la vegetazione tanto innanzi, da non poter raccogliere<br />

che poche piante in buono stato. Tali, fra le più degne di nota:<br />

Dianihus longioaulisTcn.ì var.<br />

ininoì" Ten.!<br />

Linum viscosum L.<br />

Astragalus rnonspessulanus L.<br />

Potentina DethomasH Ten.<br />

Asperula aristata L.<br />

Pimpinella Tìmgium L.<br />

Xeranthemum cylindraceum<br />

S. Sm.<br />

Leucanthemum vulgare Lam.<br />

var. pilosum A. Terr.<br />

Lactuca viminea Link.<br />

Gnaplialium sylvaticum L.<br />

Crepis neglecta L. var. cernua<br />

(Ten.).<br />

Campanula foliosa Ten.<br />

— glomerata L.<br />

Digitalis lutea L. var. micrantha<br />

(Guss.).<br />

Aniirrhinum Orontium L. var.<br />

elegans (Ten.).<br />

Hyssopus officinali^ L.<br />

Allium dipani. Raf.<br />

Il Dianthus longicaulis Ten.! trovasi nella flora romana, a<br />

Terracina, al Circello, a* monti Lepini, a Corneto (secondo gli<br />

essiccati del nostro erbario generale), ed è descritto dal Mauri<br />

(Cent., XIII, p. 21) e dal Sanguinetti (FI. rom. prodr., II, p. 334)<br />

col nome di D. caryophyllus ; la varietà invece a monte Gen-<br />

naro, a'monti Simbruini qui e là, al Pellecchia, dove dapper-<br />

tutto r ho io raccolta e donde passa al vicino Abruzzo. Se-<br />

condo il Kerner ed il Nyman (Consp. fl. europ., Suppl. II, p. 60),<br />

a tale var. minor Ten. corrisponderebbe il D. nodosus Tsch.<br />

e D. caryophylloides Rchb. p. p., di Illiria e Croazia; sicché, ag-<br />

giuntavi per la Francia meridionale-orientale la var. collìvagus<br />

{= D. collivagus Jord. apud Bill., exs. 2631 ! — D. ScJieuch-<br />

zeri Jord., Pug., non Rchb., fide Nyman, Consp., p. 105j, la<br />

specie tipica tenoreana sarebbe propria all'Italia media e me-<br />

ridionale , mentre le due varietà la congiungerebbero al B.<br />

viultinervis Vis. di Dalmazia ed al D. siculus Pr. di Cor-<br />

sica e Sicilia. I quali alla loro volta, studiati di confronto con<br />

essiccati del Puy de France e di Montpellier e di Calabria e di<br />

Basilicata col nome di D. longicaulis Ten., presentano caratteri


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 141<br />

comuni tali, da non reggere ad una critica molto accurata.<br />

D'altra parte l'esame stesso del D. caryophyllas Limi, porte-<br />

rebbe alla conclusione, che sotto questo nome appunto, inteso<br />

come determinante una stirpe, quali sottospecie geografiche più<br />

che morfologiche vadano D. longicaulis con B. sìculus e multinerois,<br />

D. Arrostii Pr., D. Boissieri Wk.<br />

La saltuaria ubica/ione delle Potentina Deihomasii Ten. at-<br />

traverso r Italia, ne' pressi di Roma ed in Abruzzo e nella Ba-<br />

silicata ed a Palermo, mi induce a dire di tale pianta, che di<br />

recente fu trovata al monte Pollino (Terracciano N.!), al monte<br />

Morello (Levier!), al monte Acuto in Umbria (Batelli !), e che<br />

nel nostro erbario, oltre ad essiccati del monte Velino (Mauri!)<br />

e della valle d' Orfenta (Pedicino!), se ne trovano del monte<br />

Gennaro, Albano, Rocca di Papa (Sanguinetti!), del monte Cir-<br />

cello (Fiorini !), dei monti Lepini alla faggeta di Carpinete<br />

(Rolli !). — Cosi per VAllium Cupani Raf., il quale, dato si-<br />

nora della Sicilia e degli Abruzzi, io ho testé (luglio 1891) rac-<br />

colto a Filettino, dove il Rolli lo aveva già trovato nel 1860 ;<br />

— e per VHyssopus officinalis Linn., di cui ho un essiccato di<br />

Roma (Sanguinetti!), ma che qui e li si trova nei monti Sim-<br />

bruini, del Gennaro e di Tivoli, con una distribuzione irrego-<br />

lare per quanto continua con il vicino Abruzzo (Sulmona, Aqui-<br />

la, ecc. : Siemoni ! : Cerulli !).<br />

Ben distinta dalla vera Digitaìis lutea Linn. è la D. micran-<br />

tha (Roth.) Guss. !,<br />

abbondante per tutta l'Italia meridionale in-<br />

sieme con la D.australis Ten.!, diffusa attorno Roma pei luoghi<br />

aridi, e non improbabile per altre province delle parti centrali<br />

e settentrionali, fecondo me, in D. lutea Linn. accanto ad un'<br />

normalis, cui anco mal si potrebbero riferire gli essiccati del-<br />

l'Europa media occ. ed or., sta una p. australis (Tenore, sensu<br />

latiore): e questa comprende le var. riiicranllia (Guss.), ed al-<br />

cune forme spagnuole e greche, oggi con altri nomi descritte,<br />

e molti ibridi. — Né con Antirrhinuin calyciniun Lam. può<br />

essere del tutto confuso A. elegans Ten.! (SylL, p. 305), per<br />

quanto ne lo stirai forma affatto locale ; infatti VA. caluoinmn<br />

Lam. è limitato alla sola Spagna, \A. elegans Ten. all' Italia<br />

meridionale, con una forma sardoa intermedia, ed ambedue<br />

differiscono appena pei fiori molto approssimati nel primo e<br />

lassamente racemosi nel secondo.<br />

a


142 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Della Crepis neglecta Limi, meritano considerazione le due<br />

specie tenoreane C. corymbosa e C. cernua; sono forme co-<br />

stanti, epperciò stimo debbano almeno venir considerate quali<br />

varietà. — Una insigne var. è quella i??7oswm del Leucanthemum<br />

vulgare Lam., per « folìis pUosulis, caule tomentoso, acìieniis<br />

pilis drevibiis adspersis v. omnino glabris, vix ac minime<br />

coronatis »; cioè nei luoghi aridi ed esposti a mezzogiorno, in<br />

cespugli densi, suffruticosi alla base, con cauli piuttosto piccoli,<br />

rigidi, eretti. — Nei luoghi ombrosi non manca la var. incisum<br />

(Bert.) Are, ed una forma che potrebbesi chiamare macran-<br />

tlia, a capolini molto grandi e foglie assai larghe, spatolate, ap-<br />

pena picciuolate, rotondo-smarginato-seghettate all' apice.<br />

Dal Pozzo della neve, che trovasi già in Sabina, si costeggia<br />

prima il monte a Nord e poi ad Ovest, e per selve basse di Fagus<br />

sijlvatica Linn. si giunge sulla scrima, che é come un altopiano<br />

ondulato assai stretto e lungo per oltre a 2 chilometri fra' 1356<br />

(1368, 1352, 1364, 1352, 1315) e 1327 metri Pizzo di Pellecchia.<br />

Dalla parte che guarda il monte Gennaro, sulle valli Lopa e Sanerico,<br />

scende selvaggio ed erto, con boschi assai belli di Fagus<br />

giganteschi in principio, indi di Quercus pedunculata W. e Q. Ro-<br />

hur Linn. con Corylus Avellana Linn., Fraxinus Ornus Linn.,<br />

Pyrus Aria Ehrh. etorminalis Ehrh. ; ed io lo discesi per R. Co-<br />

sta romana, sino a ripigliare alla Posta le mulattiera di Civitella.<br />

Dell'altopiano, par quanto non molto ricche le raccolte, noterò:<br />

Delphinìam vehdinum Bert.<br />

Cerastium Coli^mnae Ten.<br />

Geraniam re^lexmn Ten.<br />

— luoidum L. var. montanum<br />

N. Terr.<br />

Rubus corylifolius Smith.<br />

Carlina gummifera Less.<br />

— acaulis L.<br />

— acantliifolia Ali.<br />

Pyrethrum Achilleae DO. var.<br />

tenuifolium (Ten.).<br />

Campanula persicifolia L.<br />

Veronica serpyllifolia L.<br />

Eufralia offìcinalis Funk. var.<br />

pectinata Ten.<br />

VerMscitm Lyclinitis Linn. var.<br />

mìcrantìium (Morett.).<br />

— australe Schrad. var. samnitìcum<br />

Ten.<br />

Festuca ovina L.<br />

il cui interessamento è assai grande per noi.<br />

Intorno al valore morfologico ed alla presenza nella flora romana<br />

del Gerànitun reflexuni Linn. ho già discorso in un mio


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 143<br />

precedente lavoro (Spscie rare o critiche di Geranii italiani,<br />

in Malpighia, voi. IV, estr. p. 20-27), ora aggiunj?erò solo, che<br />

ho tale specie trovata abbondante dietro il monte della Trinità<br />

salendo all'Autore e nei pressi di Filettino, dove pur l'avevano<br />

raccolto Rolli, Martelloiii, Pelosi. — Circa il Verbascum australe<br />

Schrad., trovo giusto che il Caruel ne abbia fatto un J3. del V.<br />

phlomoides Linn. ; ma io devo scernerne la var. samnìticum<br />

{=: V. samnìticum Teii., Syll., p. 108), con caule nudo, foliis<br />

lUroque villosis, suMntegerrimis, semidecurrentihwì, supra mt-<br />

diuscuUs, caulinìs oW.ongis, florum fascicuUs sessilìbus, remo-<br />

tis, ferrugìneo-tomentosis ac lanatis, dracteis hrevibus, antheris<br />

aequalìbus, oblongis, dell'Italia centrale, e la var. viminale<br />

(= V. viminale Guss., Rar., p. 101, tab. 21, — V. argyrostachyon<br />

Ten., Syll., p. 107) dell' Italia meridionale, con le subv.<br />

siculum (V. australe Guss., FI. sic. syn. I, p. 262, non Ces., El.<br />

piante Majella, p. 22). — E distinguerò dal Verbascum Lychni-<br />

tis Linn. la var. micranthum {= V. micranthum Morett.), sic-<br />

come quella che è la sola a trovarsi nei monti della provincia<br />

romana insieme con il V. nigrum Linn. distinta per « caule sul-<br />

cato, foliis superne glabris, sessilibus, floribus aggregatis, in<br />

paniculam nunc sìmplicem, mone ramosam, albicantibus v.<br />

pene luteolis, minoribus, laciniis calycinis lanceolatis, fubum<br />

aequantibus, corollinis explanatis, y^ calyce longioribus.<br />

Riepilogando adunque, ecco il catalogo delle piante raccolte<br />

in tutta la gita botanica al monte Pellecchia:<br />

Thalictrum aquilegifoUum L.<br />

Delphinium velutinum Bert.<br />

— Consolida L.<br />

Hanunculus lamcginosus L.<br />

— arvensis L.<br />

Aethionema saxatile R. Br.<br />

Arabis hirsuta Scop.<br />

Barbarea vulgaris R. Br.<br />

Erysimum lanceolatum R. Br.<br />

Rapistrum rugosum AH.<br />

Reseda luteola L.<br />

DianUius afrorubens AH.<br />

D. sylvestris Wulf.<br />

D. longicaulis Ten. ser. minor<br />

Tunica prolifera Scop.<br />

Silene Armeria L.<br />

— infiata Sm.<br />

— paradoxa L.<br />

Arenaria leptoclados Guss.<br />

Cerastium arvense L.<br />

— tomentosum L.<br />

— Cohcmnae Ten.<br />

— brachypetalum Desp.<br />

Hypericum perforatum L.<br />

— hirsutum L.<br />

Geranium reflexum Ten.


144 ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA<br />

Geranium rotundifoliuin L.<br />

— m,olle L.<br />

Polygala flavescens DO.<br />

Geranmm pyrenaicum L.<br />

— liicidwn L.<br />

var. montanum N. Terr.<br />

— columMnum L,<br />

AWiaea Mrsuta L.<br />

Malva Alcea L.<br />

Linwn anguatifolmm Huds.<br />

— ienuifolium L.<br />

— viscosum L,<br />

Ononis spinosa L.<br />

Anthijllis Vulneraria L.<br />

Dorycniam herbacewn Vili.<br />

Lotus corniculatus L.<br />

Astragalits monspessidanus L.<br />

Trìfoliuni medium L.<br />

Melilo/US alba Desr.<br />

Lathyrus sylvesiris L.<br />

Galega officinalis L.<br />

Epilobiumjjarvi/lorumSchveh.<br />

Potentina recta L.<br />

— Dethomasìi Ten,<br />

Rubus corylifoUus Smith.<br />

Saxifraga rotundifolia L.<br />

Sedum ì-'upestre L.<br />

— album L.<br />

Conium maculatum L.<br />

Pimpinella Tragium L.<br />

Selinimt apioides B. H.<br />

Galium veruni L.<br />

— Mollugo L.<br />

Asperula aristata L.<br />

Valeriana ofTicinalis L.<br />

Scabiosa arvensis L.<br />

Bryonia dioica L.<br />

Carwn Bulbocastanum Ivoch.<br />

Carlina acaulis L.<br />

— vulgaris L.<br />

Xe7''anihemic ni cylìndraceum,<br />

S. Sm.<br />

Crupina vulgaris Cass.<br />

Centaurea alba L., var. deusta<br />

Ten.<br />

— Cyanus L.<br />

— montana L.<br />

— amara L.<br />

/ntf^a montana L.<br />

Leucanthemum vulgare Lam.<br />

var. pilosum A. Terr.<br />

Achillaea MillefoUum L.<br />

Pyrethrum Achillaea DC, var.<br />

tenuifolium (Ten.).<br />

Anthemis Triumphetti DC.<br />

Hieracium Pilosella L.<br />

— praealtum Vili.<br />

Picris spinulosa L.<br />

Lactuca viminea Link.<br />

Rhagadioliis stellatus L.<br />

Gnaphalium syWaticum L.<br />

Leontodon Villarsii Lois.<br />

Thrincia Iurta Roth.<br />

Crepis neglecia L. var. cernua<br />

(Ten.).<br />

— lacera Ten.<br />

Scorzonera ìiispanica L.<br />

Campanula persìcifolia L.<br />

— Trachelium L.<br />

— Rapunculus L.<br />

— foliosa Ten,<br />

— glomerata L.<br />

Convolvulus arvensis L.<br />

— Cantabrica L.<br />

Anagallis arvensis L.<br />

Myosotis sylvatica Hoff.<br />

Cynoglossitm pictum Ait.<br />

— ajjenninuìn L.<br />

Digitalis lutea L. var. micran-<br />

tìia Guss.<br />

Scrofularia canina L,<br />

Linaria spuria Mi 11.<br />

Antirrhinum Orontium L.<br />

var. elegans (Ten.).


Veronica Chamaednjs L,<br />

— serpyllifolia L.<br />

— arvensis L.<br />

Euplirasia o/ficinalis Punk.<br />

var. pectinata Ten.<br />

Verbascum Lychnitis L.<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 145<br />

var. mtcranthuni (Mo-<br />

rett.).<br />

— australe Schrad, var. sam-<br />

nilicuìn (Ten.).<br />

Brunella vulgaris h.<br />

Betonica officiìiaUs L.<br />

Hyssopus offiGinaUs L.<br />

Saiureja juliana L.<br />

— hortensis L.<br />

Calamintha Acinos L.,<br />

Thymus Serpyllum L.<br />

Are.<br />

var. montanum (W. K.)<br />

Oaleopsis Ladanum L.<br />

Stachys sylvatica L.<br />

— italica Mi 11.<br />

— annua L.<br />

Salvia glutinosa L.<br />

— pratensis L.<br />

Armeria plantaginea W.<br />

Polygonum Convolvulus L.<br />

— Hydropiper L.<br />

Rwnex crispus L.<br />

Euphot^Ma falcata L.<br />

— CJiaracias L.<br />

— amygdaloides L.<br />

— platypliylla L.<br />

Orchis maculata L.<br />

Epipactis latifolta Ali.<br />

Asphodelus aWus Mill.<br />

Phalangiuin Liliago Schreb.<br />

Lilium croceum Chaix.<br />

Allium spUoeroceplialwn L.<br />

'— dipani Raf.<br />

— paniculatum L.<br />

Luzida camì)estris DC.<br />

Phleum pratense L.<br />

— asperum Jacq.<br />

Aegilops ovata L.<br />

Festuca ovina L.<br />

Triticum villosuni P. B.<br />

Bromus squarrosus.<br />

Esaurite le comunicazioni la seduta viene tolta.<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 13 decembre 1891.<br />

Il Presidente AucANaELi aprendo 1' adunanza domanda 1' opinione<br />

dei presenti sui giorni da destinare per le adunanze nel prossimo<br />

anno e viene deliberato di tener ferma, come per gli anni precedenti,<br />

la seconda domenica di ogni mese.<br />

Viene quindi presentato il catalogo di piante dell' Herhier méditerranéen<br />

del sig. Flaliault pel 1891-92, ed il manifesto dei Fungi Lon-<br />

gohardiae exsiccati del sig. F. Cavara. \<br />

Bull, della Soc. boi. Hai. 10


146 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

L' Archivista Martelli comunica 1' elenco dei doni pervenuti alla<br />

biblioteca della Societ.à, cioè :<br />

Dal prof. N. Passerini : Passerini, Sui materiali disciolti nell' acqua<br />

piovana precipitata negli anni 1888-89-90. Ricerche chimiche<br />

istituite presso la stazione meteorologica della Scuola Agraria di<br />

Scandicci (Firenze). Torino 1891.<br />

Dal prof. C. Gr. Giordano : Gussone. Florae siculae prodromus sive<br />

plantarum in Sicilia Ulteriori nascentium enumeratio secundum systema<br />

Linneanum disposita. Neapoli 1827. — Plantae rariores quas<br />

in itinere per oras Jonii ac Adriatici maris et per regiones Samnii<br />

ac Aprutii collegit. Neapoli 1826.<br />

Dal dott. E. Tanfani: Tanfani. Osservazioni sopra due Silene della<br />

ilora italiana. Firenze 1891.<br />

Dal sig. C. Lindman: Lindman, Om Drifved och andrà af hafsstrommar<br />

uppkastade naturforemal vid Norges kuster. Goteburg 1883.<br />

— Om postflorationen och dess betydelse sàson skyddsmedel fòr<br />

fruktanlaget. Stockholm 1814. — Die Vegetation der Umgebung dar<br />

Stadt Cadiz. Cassel 1886. — Bliihan und Bestaubungseinrichtungen<br />

im Skandinavischen Hochgebirge. Cassel 1887. — Bidrag till kannedomen<br />

om skandinaviska fjellvaxternas blomaing och befruktning.<br />

Stockholm 1887. — Ueber die Bestaubungseinrichtungen einiger<br />

skandinavischer Alpenpflanzen. Cassel 1888. — Ueber die Bromeliaceen-Gattungen<br />

Karatas, NìduTarium und Rerjelia. Stockholm 1890.<br />

— Bromeliaceae Herbavii Regnelliani. Stockolm 1891. — Om nagra<br />

arter af slagtet Silene L. Stockholm 1891.<br />

Il dott. Tanfani presentando alla Società un libretto scolastico pubblicato<br />

in collaborazione col prof. Poli, fa la seguente comunicazione:<br />

L'INSEGNAMENTO DELLA BOTANICA NEI GINNASL PER<br />

E. TANFANI.<br />

Nel presentare alla Società questo libretto (Poli e Tanfani,<br />

Botanica descrittiva ad uso della quinta classe ginnasiale) che<br />

è in gran parte solo una fusione di altri due volumetti (Poli e<br />

Tanfani, Prima e Seconda parte della Botanica ad uso delle<br />

scuole classiche), voglio accennare alla circostanza che gli dette<br />

origine, alla modificazione cioè dei programmi per la botanica<br />

nelle Scuole secondarie.<br />

Neir Avvertenza del volumetto, gli autori hanno esposto la<br />

loro opinione su tali morlificazioni; mi sia concesso aggiungere<br />

ora alcune parole intorno questo argomento, che ha relazione più<br />

intima di quanto non sembri, con lo. scopo della nostra Società,


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 147<br />

ossia con la diffusione e col progresso degli studi botanici in<br />

Italia.<br />

Secondo i programmi testé caduti, lo studio delle scienze naturali<br />

negli ultimi due anni del Ginnasio era ripartito in modo<br />

che il primo periodo di ogni anno scolastico veniva assegnato<br />

alla zoologia, il secondo alla botanica. Coi nuovi, invece, tutto il<br />

primo anno è destinato alla zoologia, tutto il secondo alla bo-<br />

tanica.<br />

Inutile ripetere quanta importanza a' di nostri abbia acqui-<br />

stato lo studio delle scienze naturali nelle scuole di tutte le<br />

nazioni. La natura é la prima nostra maestra; essa è la fonte<br />

più pura e più abbondante a cui la nostra mente possa attin-<br />

gere. La osservazione è il più solido fondamento dei nostri giu-<br />

dizi, la guida più sicura dei nostri ragionamenti, e riesce altresì<br />

il più efficace aiuto allo svolgimento delle nostre facoltà intel-<br />

lettuali.<br />

Ma perché l' insegnamento delle scienze naturali nel Ginna-<br />

sio raggiunga il suo scopo educativo, occorre impartirlo ogget-<br />

tivamente, contentandosi di fare acquistare nella gran vastità<br />

della materia poche ma ben ordinate cognizioni, le quali gene-<br />

rino il desiderio di acquistarne con l'opera propria altre ed<br />

altre, senza limite alcuno, per tutta la vita.<br />

Se alcuno volesse negare l'importanza di queste cognizioni<br />

per chi non si avvierà nella carriera delle scienze, dovrà a<br />

forza riconoscere la somma utilità che ha per tutti il sapere<br />

osservare attentamente, rendendosi conto di quei particolari che<br />

sfuggono a chi non ha contratto 1' abitudine di una accurata<br />

analisi.<br />

E per sviluppare questa attitudine della mente è in singoiar<br />

modo opportuna la botanica, che sottopone ad esame oggetti na-<br />

turali, sui quali volentieri e con diletto i giovani fermano la<br />

loro attenzione, prendendo spesso, per questo studio, come l'espe-<br />

rienza mi ha dimostrato, un amore che perdura e che può di-<br />

ventar poi sorgente di utile e piacevole occupazione.<br />

La oggettività dell' insegnamento della botanica poteva con-<br />

seguirsi coi vecchi programmi, secondo i quali lo studio incomin-<br />

ciava a primavera, quando cioè i giardini e le campagne offrono<br />

facilmente al professore coscienzioso il materiale indispensa-<br />

bile di piante fresche; ma essa é impossibile coi programmi


148 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

presenti, giacché nei mesi invernali fanno difetto le piante in<br />

fiore.<br />

Potrebbe obiettarsi la difficoltà di procurare le piante fresche ;<br />

ma questa difficoltà o non esiste o può essere facilmente superata:<br />

nei grandi centri infatti l'insegnante dispone di mezzi tali che gli<br />

permettono, con lievissima spesa, di procurarsi quanto gli oc-<br />

corre, e nei piccoli centri la vicinanza immediata della campa-<br />

gna rende la cosa anche più agevole.<br />

Potrebbe pure proporsi di sostituire le piante fresche con<br />

modelli e con erbari. Ma qui conviene riflettere che i primi, oltre<br />

ad essere costosissimi, non sono che riproduzioni più o meno<br />

imperfette del vero, e possono quindi essere adoperati come aiuta<br />

nella spiegazione delle piante fresche, ma non devono essere so-<br />

stituiti a queste. Quanto alle piante secche, ognuno sa quale<br />

difficoltà presenti, anche ai botanici di professione, la ricogni-<br />

zione dei loro caratteri ; ed inoltre se i saggi di erbario si fanno<br />

vedere a distanza non si raggiunge lo scopo, mentre che se si<br />

danno in mano ai discepoli, non è possibile salvarli da un rapido<br />

deterioramento.<br />

L'insegnamento della botanica senza i mezzi indispensabili al<br />

suo svolgimento, si riduce a un mandare a memoria aride frasi e<br />

viene meno al suo scopo principale ; perduta cosi ogni serietà,<br />

riesce tedioso, sterile, inutile, anzi dannoso, generando nei gio-<br />

vani disgusto sin dai primi passi che essi muovono nel campo<br />

di questa scienza.<br />

E qui giova ricordare che i programmi, ispirati al concetto<br />

di render essenzialmente oggettivo l' insegnamento di queste<br />

discipline, e testé caduti, non vissero che due anni, e furono<br />

quindi modificati prima assai che razionalmente si potesse giu-<br />

dicare dei loro effetti.<br />

È in vero da deplorare che l' insegnamento secondario venga<br />

troppo spesso perturbato da rimaneggiamenti frettolosi dei pro-<br />

grammi, fatti spesso all' ultima ora senza ponderati concetti<br />

d' insieme, senza accuratezza alcuna nei particolari.<br />

Per convincersi che tale fu la genesi dei nuovi programmi,<br />

basta gettarvi uno sguardo e rilevare quanti siano gli errori<br />

e le inesattezze che contengono.<br />

La instabilità dei programmi rende poi difficile l'avere per<br />

le scuole libri seriamente pensati e coscienziosamente elaborati.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 149<br />

i quali sono, è innegabile, uno dei cardini principali del proficuo<br />

insegnamento.<br />

Ed intanto, per le ragioni sopra accennate, i giovani escono<br />

dalle scuole classiche con un corredo insuHìciente di cognizioni<br />

nelle scienze biologiche. Per coloro che devono nelle Univer-<br />

sità ritornare su questi studi, il danno è meno grave; ma per<br />

gli altri rimane poi sempre una irreparabile lacuna nella loro<br />

educazione, e di questa lacuna, nel nostro paese, si sentono pur<br />

troppo dovunque le tristi conseguenze.<br />

Si lamenta che il nostro paese resti indietro a molti altri per<br />

l'attività della vita scientifica, e che vi manchi quasi affatto il<br />

pubblico scientifico. I naturalisti di professione infatti, che formano<br />

negli altri paesi uno stato maggiore circondato da uno<br />

stuolo di liberi seguaci della scienza, restano quasi isolati fra noi.<br />

Ed occorre ricordare che questa milizia di volontari suole<br />

essere costituita prevalentemente dai seguaci della Scientìa<br />

amaììilis.<br />

Per dare una prova materiale di quanto io dico, citerò per<br />

esemplo che del Compendio della fiora italiana del pro-<br />

fessore Arcangeli, solo libro nostro che pel suo prezzo e la<br />

sua mole possa andare per le mani dei più, a tutt'oggi abbiamo<br />

avuto una sola edizione, mentre di uno dei molti libri d' indole<br />

consimile che si hanno in Germania, cioè della Flora von<br />

Deutscfiland di Garcke, si sono fatte di già ben 16 edizioni ; e<br />

la Nouvelle florae francaise di Gillet e Magne ebbe pure un<br />

numero considerevole di edizioni.<br />

Uno dei mezzi più efficaci per rimediare a questa condizione<br />

di cose consisterebbe, a parer mio, nel dare all'insegnamento<br />

delle scienze biologiche, nelle nostre scuole secondarie, quel-<br />

r impronta del tutto oggettiva, che gli vien data in altri paesi,<br />

e dalla quale, improvvidamente e senza ragione alcuna, viene<br />

allontanato sempre più per opera dei programmi attualmente<br />

in vigore.<br />

Il Presidente Arcangeli riconosce la somma importanza dell'argomento<br />

trattato e dichiara di seguire 1' opinione del Tanfani riguardo<br />

alle modificazioni dei programmi. Approva lo scopo e la forma<br />

del libretto che, a quanto egli crede, renderà utili servigi nell' inse-


150 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

gnamento. Giacché il Socio Tanfani ha accennato nel suo discorso<br />

al Compendio della flora italiana^ annunzia di aver preso coli' edi-<br />

tore Loescher gli opportuni accordi per una seconda edizione.<br />

Il prof. Carubl trova giustificati i lamenti mossi dal Socio Tan-<br />

fani, e chiama insensate le modificazioni dei programmi di scienze<br />

naturali affidate a persone evidentemente ignare della materia. Dice<br />

che 1' aver trasportato l' insegnamento della botanica dalla primavera<br />

alla stagione invei*nale, nella quale fa difetto il materiale in-<br />

dispensabile di piante fresche, è stato un sostituire al bene il male.<br />

Ritiene la cosa tanto importante par gì' interessi degli studi in generale<br />

e della botanica in isj)ecie da rendere quasi desiderabile un<br />

voto della Società botanica che invitasse il Governo a riparare al<br />

mal fatto.<br />

Anche il Presidente Arcangeli ritiene opportuno che la Società<br />

botanica esprima con un voto il suo parere.<br />

Il Vicepresidente Sommier domanda se oltre alla modificazione<br />

lamentata, riferentesi alla stagione dell' anno destinata allo studio<br />

della botanica, altre ne sono state introdotte nei programmi, ed in-<br />

vita il prof. Carnei a formulare il voto da rivolgare al Ministro.<br />

Il prof. Carubl dice di non conoscere la questione altro che per<br />

quanto ne ha sentito testé esporre dal Socio Tanfani. Chiede che<br />

per formulare il voto al Ministro gli sia concesso tempo sino alla<br />

prossima adunanza per studiare i vecchi ed i nuovi programmi.<br />

Invita il Socio Tanfani a fornire gli schiarimenti desiderati da^<br />

Sommier.<br />

Tanfani risponde che la modificazione più. importante arrecata<br />

dai nuovi programmi è appunto la peggiora, e consiste nel]' aver<br />

trasportato tutto lo svolgimento della botanica all' ultimo anno del<br />

ginnasio . Nei precedenti programmi la seconda metà dell' ultimo<br />

anno, per preparare i giovani alla intelligenza della sistematica e<br />

per far loro intuire il concetto di ciò che siano i vari gruppi, era.<br />

destinata a comparazioni tra forma affini, come si pratica con ottimo<br />

successo nelle scuole di Germania. Egli non attribuisce soverchia<br />

importanza a tale modificazione, né ad altre sostituzioni inconsulte<br />

di specie, come quella della palma da datteri e dello zafferano,<br />

entrambi difficili a procurare, all' olivo ed alla vite. L' insegnante<br />

valente, a stagione opportuna, sa scegliere e trovare da sé le spe-<br />

cie più adattate allo svolgimento del programma, che non è un letto<br />

di Procuste ; le fa studiare via via che fioriscono, e mai penserà a<br />

seguire in questo studio 1' ordine del programma o di qualunque al-<br />

tro ordinamento sistematico, sacrificando a tale concetto d'indole<br />

secondaria, 1' oggettività dell' insegnamento.<br />

Sommier ringrazia il prof. Carnei e Tanfani, e vien deciso che nella<br />

prossima adunanza Carnei presenterà un progetto di voto al Mini-<br />

stro, acciò venga riparato all' inconveniente deplorato.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 151<br />

Martelli espone sommariamente i resultati delle erborazioni fatte<br />

durante la Riunione di Napoli, e trattiene la Società sopra la sua<br />

gita al Matese. Mette a disposizione dei Soci numerose fotografie da<br />

lui prese durante quelle escui'sioni. Dice che insieme al dott. Tan-<br />

fani si occupa a redigara la nota delle piante raccolte, delle quali alcune<br />

sono interessantissime.<br />

SoMMiER dica che anch' egli ha redatto 1' elenco delle piante rac-<br />

colte e che lo comunicherà a Martelli e Tanfani. Dice che sarà in-<br />

teressante confrontare le determinazioni fatte separatamente da lui<br />

e da Martelli e Tanfani.<br />

Arcangeli dichiara che egli si è occupato della determinazione<br />

dai muschi ma che non ha compiuto tale studio.<br />

Vi^ne letta la nota seguente dal Socio Goiran :<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

Sotto la denominazione di iM. Lessini Veronesi, intendo in<br />

questo luogo la formazione montuosa — appartenente alle prealpi<br />

carniche — che è compresa fra la Valle dell'Adige, la Valle di<br />

Ronchi e la Valle d'Ulani. Nel fatto però gli studi floristici che<br />

formano argomento delle presenti note — già presentate nello<br />

scorso agosto al convegno di Napoli, ed oggi ripresentate accre-<br />

sciute di mole — si estenderanno ad una zona un po'più vasta,<br />

ad un'area cioè compresa fra la riva sinistra dell'Adige, il con-<br />

fine trentino e la finitima provincia di Vicenza. Dal mese di<br />

giugno al mese di novembre dell' anno che sta per spirare, ebbi<br />

a perlicare questa zona così importante della provincia di Ve-<br />

rona e quasi senza interruzione ; dovendo studiarvi i terre-<br />

moti che da oltre 6 mesi la bersagliano e continuano a bersa-<br />

gliarla.<br />

Ma tra un terremoto e 1* altro non mi erano vietate le osser-<br />

vazioni botaniche: è il risultato di tali osservazioni che offro<br />

ai miei colleghi, aumentate però di quelle altre che ebbi a fare<br />

in quella stessa zona specialmente dal 1886 al 1889; durante il<br />

qual periodo ho passato costantemente i mesi da luglio ad ot-<br />

tobre sopra quelle amenissime alture, frugando e rifrugando<br />

per rinvenirvi le ricchezze botaniche in esse celate.


152 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Ranuncdlaceae.<br />

1. Clematis veda L. — Luoghi selvatici in Valpantena a<br />

Spredino, in Val d'Adige ecc. — Alle sponde veronesi del Lago<br />

di Garda la ho "trovata fiorita anche in fine al mese di no-<br />

vembre.<br />

2. Atragene alpina L. — Luoghi rupestri e selvatici : al<br />

Corno d. Aquilio (m. 1546), Vallene (m. 1070), Vaio del Fal-<br />

cone e Vaio dell'Anguilla a meno di 700 metri di altitudine,<br />

Chiesanuoua, Cima di Malóra ecc.<br />

3. Tìialictrìjiin aquilegifolium L. — Ovunque dai boschi<br />

della collina alle stazioni elevate.<br />

4. Th. minus L. — Pascoli e prati dalle stazioni più basse<br />

sino alla zona subalpina.<br />

5. Th. flamini L. — Margine dei siepi e luoghi umidi a<br />

Caldiero, S. Bonifacio, MonieforHe d'Alpone ecc.<br />

6. Anemone alpina L. — Macchie e pascoli : al Corno<br />

d'Aquino, Cima Malóra ecc. Fruci.<br />

7. Adonis aeslivalis L. — Nei seminati ed anche nei 7ne-<br />

dicai e fra i prati di trifoglio, dalle parti basse alla zona mon-<br />

tana. A Spredino (m. 456) in Valpantena sopra Grezzana ho<br />

raccolto una forma pumila ed affatto gregaria.<br />

8. Ranunculas alpeslris L. — Pascoli e rupi elevate nei<br />

monti Posta (m. 2235), Campobrun (m. 1650), Passo della Lora<br />

(m. 1717), Zeola (m. 1978) ecc.<br />

9. R. aconitifolius L. — Macchie in Podesteria, Malóra ecc.,<br />

e più al basso a Rovere di Velo. Fruct.<br />

10. R. Thora L. — Luoghi pietrosi e pascoli elevati : monte<br />

Posta, Campobrwi ecc. Fruct.<br />

11. R. montanus Wild. — Pascoli elevati in tutta la zona.<br />

12. R. Villarsii DO. — Col precedente.<br />

13. R. lanuginosus L. — Lungo tutta la catena montana<br />

dalla Val d'Adige al confine vicentino, nei luoghi selvatici.<br />

* Si elencano soltanto, fatte rare eccezioni, le piante in fiore e<br />

quelle in frutto, e queste ultime con la indicazione Fruct. Si omettono<br />

le specie volgari ed universalmente diflpuse. Per semplicità sono<br />

disposte secondo la ottima flora del prof. Arcangeli.


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 153<br />

14. R. nemorosus DC. — Luoghi ombrosi e selvatici dalle<br />

parti più basse a tutta la zona montana. — É pianta presso di<br />

noi frequentissima : ciò nondimeno il Pollini non la cita fra le<br />

piante veronesi, limitandosi {FI. ver., II, pag. 236) a dire di<br />

averla, assieme al Cristofoli, incontrata al margine dei campi<br />

presso Roveveclo (Trentino). — Presso di noi si incontra in<br />

fiore dal principio della estate sino a tardissimo autunno.<br />

15. R. Philonotis Ehrh. — Rarissimo. Presso Verona in Campomarzo<br />

in prossimità àoiVAdige (giugno-luglio).<br />

16. Caltha palastris L. — Luoghi umidi nelle basse di S. Mi-<br />

chele presso Verona in prossimità dell'Adige ed abbandonato ivi<br />

in seguito a forte escrescenza del fiume (FrucL); nei luoghi<br />

paludosi presso Velo Veronese (m. 1087) e nel Vaio dei Molini<br />

ad ovest di Seloa di Fragno sotto ai Cavoli dell" Orso (m. 878).<br />

— Nell'anno 1876 di questa bella specie ne ho trovato in fiore<br />

alcuni esemplari in un fosso nella bassa pianura veronese nelle<br />

Inaili del Tartaro.• era di settembre.<br />

17. Trollius europaeus L. — Pascoli assai elevati : Velo,<br />

S. Anna d" Alfaedo, ecc.<br />

18. Nigella damascena L. — Nella Valle di Mizzole al mar-<br />

gine di una strada, ed anche nella collina veronese. Sfuggita<br />

certamente alla coltivazione.<br />

19. Aquilegia atraia Koch. — Macchie in tutta la zona<br />

montana e subalpina.<br />

20. A. pyrenaica DC. (an Reichb ?). — Rarissima : rupi ele-<br />

vate alla Cima di Malóra ed al Passo della Lora. Fa anche in<br />

M. Baldo in Valle degli Ossi.<br />

21. Belphinium Consolida L. j3 albiflormn. — In mezzo alla<br />

forma a fiori normalmente colorati, ma rarissimo: seminati nella<br />

Valpantena.<br />

22. Aconitum Anthora L. — Raro. Pascoli nel M. Pastello<br />

(m. 1122), ed alla Croce di Malóra (m. 1693). — Questa bella<br />

specie cresce pure nel M. Baldo in Valfreddal, alla Colma di<br />

Malcesinel, presso il Romitorio dei SS. Benigno e Caì^o! ecc.:<br />

è scomparsa dalle vicinanze del Santuario della Corona ove la<br />

ho ancora raccolta nell'agosto del 1870; ed ogni anno diventa<br />

semi)re più rara ed è fatalmente condannata a scomparire; per-<br />

chè i mandriani e gli erbaiuoli distruggono una gran quantità<br />

di piante per cavarne i tuberi radicali i quali vengono adope-<br />

rati a curare molte malattie del bestiame.


154 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

23. A. Lycoctonum L. — Luoghi selvatici: Corno d'Aquilìo,<br />

Velo Veronese, Giazza ecc.<br />

24. A. Cammarum L. — Luoghi selvatici e rupestri elevati<br />

in tutta la zona: Corno crAquilio, Corno Mozzo, Malèra, Velo<br />

Veronese ecc.<br />

25. A. Napellus L. — Nei Lessini non è comune come il<br />

precedente, col quale ordinariamente si incontra, per esempio<br />

alle Gozze di Velo.<br />

2Q. Actaea spicata L. — Luoghi selvatici piuttosto elevati<br />

dai quali scende alle stazioni della zona montana: Corno d'Aqui-<br />

no, S. Amia d'Alfaedo, Velo, Chiesanova, Trachi, ecc.<br />

27. Paeonia peregrina Mill. — Luoghi boschivi e rupestri<br />

dalla collina alle zone superiori. Fruct.<br />

,<br />

Berberidaceae.<br />

28. Epimedium alpinum L. — Luoghi selvatici in tutte le<br />

valli della zona fra YAdige ed il confine vicentino, dalla col-<br />

lina alla regione montana. Fruct.<br />

29. Berheris vulgaris L. — Luoghi selvatici e boschivi ;<br />

ovunque sino alle cime anche elevatissime, per esempio in<br />

Malèra.<br />

Papaveraceae.<br />

30. Papaver liyòridurn L. — Raro : campi nella collina ve-<br />

ronese.<br />

31. P. dubium L. — Raro: come il precedente.<br />

32. P. somniferum L. — Figura nel presente elenco vista<br />

la altitudine della stazione nella quale 1' ho raccolto ; avendolo<br />

infatti trovato presso S. Anna d'Alfaedo (m. 939) a 300 passi<br />

circa dall' abitato sul margine della strada che conduce a Fosse.<br />

— Ho pure raccolto una forma aWiflora al Chievo presso<br />

Verona.<br />

33. Chelidonium majus L. j3 laciniatum (DC). — È molto<br />

pili raro della forma tipica: l'ho osservato lungo la strada che<br />

dalla Valle d'Adige conduce alla Sega e presso Badia Calavena<br />

in Val d'niasì.<br />

34. Corydalis lutea DC. — Luoghi pietrosi e muri in tutta


ADUNANZA DELLA SEDIi DI FIRENZE 155<br />

la zona, dallo sbocco delle valli nella pianura alla regione più<br />

elevata.<br />

35. Fumaria Vaillantil Lois. — Non comune. Muri nella<br />

Valpantena presso Grezzana (m. 105) ed altrove, e nei semi-<br />

nati nel monte Masuci di Cerna (m. 923).<br />

(Continua).<br />

Il prof. Caruel presenta un fiore mostruoso di Cyclamen, accompagnato<br />

dalla sua fotografia, trovato nell'Elba dal prof. Roster.<br />

Passa poi a parlare delle Rose, di cui ha terminato ultimamente<br />

lo stadio per la Flora italiana, con gran sollievo suo, compreso<br />

facilmente da tutti i botanici che sieno stati condotti a trattare<br />

questo genere intricatissimo fra tutti quanti. Domanda a se stesso,<br />

donde questo terrore e questo ribrezzo, destati dallo studio delle<br />

regine dei fioi'i? Causa ne sono sanza dubbio i mercanti di piante,<br />

o i possessori di erbari desiderosi di far cambi, o coloro che vanno<br />

dietro alla creazione di nomi per attaccarvi il proprio, o gli stu-<br />

diosi ancora che nelle piante non sanno vedere altro che le differenze<br />

e magnificarle : ma una ragione superiore che abbia data occasione<br />

a tanta creazione di nomi specifici — fino a 4000 presso<br />

taluni autori — ci ddv' essere, ed egli la trova nella somma natu-<br />

ralezza del genere Rosa, costituito da elementi sommamente affini<br />

fra di loro, i quali perciò offrono pochi e lievi caratteri differen-<br />

ziali, e non possono dare che specie deboli e polimorfe. Per cui<br />

egli a questo riguardo è venuto ad una conclusione diametralmente<br />

opposta a quella del maggiore monografo odierno del genere,<br />

il signor Crépin, che opina esistano in esso specie buone per quanto<br />

difficili a discernere. Dove egli concorda del tutto col signor Crépin,<br />

si è nella riduzione dei tipi specifici de' quali non riconosce in<br />

Italia che 14.<br />

E parlando in generale, egli insiste sulla necessità d' intendere<br />

la speoie nel senso Linneauo, divenuto ti'adizionale, al modo stesso<br />

che s' intende il genere secondo il concetto di Tournefort, o la fa-<br />

miglia secondo quello di Jussieu ; regnerà sempre confusione, se<br />

al termine specie si vuol dare un significato assoluto, divei'so da<br />

ciò che si fa per gli altri gruppi della classazione. Peggio avverrà<br />

se, con alcuni rodologi, si ammettono specie di diverso grado.<br />

I liiibun, prosegue a d re, sono nel caso delle Rose, ma meno,<br />

perchè il ganere è spartibile in sezioni distinte, ed è perciò già alquanto<br />

meno naturale del genere Rosa.<br />

SoMMiEU, riconoscendo la verità di quello che il prof. Caruel dice<br />

del genere Rona, esprime dei dubbi sulla ammissibilità del principio<br />

generale, che quanto più un genere è naturale, tanto più è polimorfo<br />

e difficile a scindere in buone specie. Non crede vi possa es-<br />

sere relazione fra questi due fatti d' ordine diverso, risultando il


156 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

primo dalla scomparsa di forme di transizione ad altri generi, il secondo<br />

dalla plasticità, ossia della tendenza a variare delle forme<br />

entro quel genere.<br />

La naturalezza di un genere dipende da due fattori : dalla mancanza<br />

di passaggi ad altri generi, e dalla omogeneità delle specie<br />

componenti il genere. Ora non pare al Sommier die né 1' uno né<br />

l' altro di questi fattori possano avere relazione necessaria colla<br />

molteplicità delle forme affini fra loro in un genere, e colla conseguente<br />

difficoltà di raggrupparle in specie ben distinte. Non solo<br />

gli pare che non si potrebbe trovare una spiegazione scientifica per<br />

tale fatto, ma gli pare altresì che il fatto non esista. Per esempio<br />

il famigerato genere Hieracium è contrassegnato da caratteri generici<br />

di poco valore, quindi non é naturalissimo per il suo isolamento<br />

da altri generi. Non presenta neppure una grande omogeneità nelle<br />

specie che lo compo^ngono, poiché si può dividere in sezioni, confluenti<br />

si, ma con estremi assai lontani. Eppure tutti sanno come non<br />

sia certo meno difficile che nel genere Boni la definizione di buone<br />

specie nel genere Hieracium, Lo stesso dicasi del genere Astragalus.<br />

poco distinto dai generi affini Oxytropis e Phaca e presentante nel<br />

suo interno variazioni grandissime, com© per esempio da un ^. Tra-<br />

gaoantha ad un A. Cioer. Eppure le sue 900 specie (o press' a poco)<br />

mostrano forme di passaggio infinite che hanno messo a dura prova<br />

1' abilità di un monografo come il Bunge.<br />

Invece nella stessa famiglia delle Leguminose abbiamo dei generi<br />

più. naturali (come Szorpiurus par esempio), composti di sole jDOche<br />

specie omogenee che non presentano variazioni tali da indurre anche<br />

il fitografo più sminuzzatore a farvi numerose suddivisioni. E nella<br />

famiglia delle Composte abbiamo tanti altri generi più naturali del<br />

genere Hierasium (il genere Xanthium^ per citarne uno solo) compo-<br />

sti di poche specie ben distinte.<br />

Lasciamo da parte i generi natu.ralissimi composti di poche specie,<br />

come, per esempio, il genere Empetrum che ne ha due sole di cui<br />

una, VE. nifjrum, cuopre a miliardi di esemplari tanta superficie di<br />

terra nelle regioni alpine e polari, senza mostrare alcuna tendenza<br />

a variare, e vediamo come si presentino, rapporto al polimorfismo,<br />

i genei-i piìi naturali fra tutti. Non v' é dubbio che il massimo di<br />

omogeneità nella composizione di un genere è raggiunto nei generi<br />

monotipici cioè formati da una specie sola. Se inoltre questi generi<br />

sono tanto isolati nella serie vegetale, da lasciare incerti a quale<br />

famiglia si debbono riferire, o da essere considerati come soli rap-<br />

presentanti di una famiglia, come ad es. Hippuris, Adoxa, Theligonum^<br />

Cynomorium (dei due ultimi lo stesso prof. Carnei ha dimostrato<br />

1' isolamento), essi sono i generi piìi naturali che si possano imma-<br />

ginare. Abbiamo dunque il minimo di polimorfismo appunto nei<br />

generi che raggiungono il massimo di naturalezza.<br />

Il j)rof. Caruel osserva che il tema toccato dal Vicepx-esidente<br />

Sommier é vastissimo. Non vede contraddizione fra le idee testé


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 157<br />

espresse intorno a generi di poche specie e quanto egli ha detto<br />

sul genere Busa.<br />

A Levibii tion sembra che il concetto del prof. Carnei, giustissimo<br />

par certi generi critici, valga per tutti i casi. Esistono, in vai-ie famiglie<br />

vegetali, generi ben delimitati, di composizione omogenea quanto<br />

il genere Jio^a , cioè naturalissimi, i quali constano di specie fa-<br />

cilmente distinguibili tra di loro, vale a dire di buone specie nel<br />

senso linneano, malgrado il loro numero talvolta rilevante. Cosi,<br />

per esempio, il genere Taìipa, uno dei più naturali delle mono-<br />

cotiledoni, non pi'esenta passaggi, né strette affinità con generi vi-<br />

cini, e pure nessun autore ha mai pensato di decomj)orre le sue spe-<br />

cie in tipi di primo, secondo e terzo ordine. Questa nitidezza dei<br />

caratteri specifici vale non solo per le specie spontanee, ma ezian-<br />

dio per quei tulipani di origine ibrida, apparsi nell'Europa meridionale<br />

in tempi più recenti e metamorfosati cosi profondamente,<br />

da rendere impossibile il rintracciare i loro antenati spontanei. Le<br />

diagnosi di tutte queste specie possono formolarsi in poche righe,<br />

procedendo per sì e per no^ anziché per pìk e per meno, e ciò malgrado<br />

una grandissima omogeneità, o, se si vuole, una relativa in-<br />

significanza dei caratteri distintivi, dimostratisi perfettamente co-<br />

stanti allo stato spontaneo o subspontaneo. Molti altri generi di<br />

piante, come ha già notato Sommiar, si trovano nel medesimo<br />

caso.<br />

E dunque evidente che, entro i diversi generi, i limiti tra i singoli<br />

componenti o gruppi specifici, quali si presentano a noi nelle<br />

attuali condizioni naturali, non sono di uguale valore e nettezza.<br />

In certi generi, detti dal prof. Carnei intricatissimi, e che fanno la<br />

disperazione del fitografo, questi limiti esistono appena e rendono<br />

spesso impossibile la distinzione in s^Decie. In altri, non meno na-<br />

turali, i tipi specifici si sono invece diversificati in modo nitido e<br />

reciso, pur restando omogenei par una carta somma di caratteri più<br />

generali o generic/'. Ora, essendo primo obbligo del sistema di uni-<br />

formarsi alla natura, cioè di adattarsi ai fatti, la tassonomia dovrebbe<br />

cercare di esprimere queste differenze anche formalmente, e<br />

non trattare colle medesime norme, categorie essenzialmente diverse.<br />

Il concetto della specie Linnaana, applicabile tuttora, j^er nostra for-<br />

tuna, alla gran maggioi-anza dei tipi vegetali, non lo è aftatto a quelle<br />

lunghe serie di tipi confluenti, che costituiscono i generi critici. Ciò<br />

dice in difesi di tanti osservatori rispettabilissimi che hanno de-<br />

dicato e didicano tuttora la loro vita a sbrogliare i « gineprai » innanzi<br />

accennati, e che hanno i^roposto diverse formole (per esempio<br />

quella dalle categorie subordinate) onde esprimere, in modo almeno<br />

approssimativo, fatti naturali intricatissimi, che sono e saranno sem-<br />

pre ribelli alla forma stereotipa e ideale dell' equivalenza o della<br />

specie Linneana.<br />

Il prof. Cauuel non entra a confatare le idee sopra esposte, ma<br />

fa solo osservare che ad un botanico di Firenze ha inteso espri-


158 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

mere, riguardo ai tulipani, opinioni non troppo conformi con quelle<br />

di Levier.<br />

Il j)rof. Arcangeli legge la seguente nota :<br />

SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI G. ARCAN-<br />

GELI.<br />

Un colto e distinto amatore delle piante, il signor Odoardo<br />

Chiarella di Lecce, mio buon amico, m' inviava nel decembre<br />

ultimamente decorso due saggi di funghi, dei quali mi aveva<br />

parlato nell'occasione di una sua gita a Pisa, come comune-<br />

mente usati per alimento nel Leccese, specialmente preparati<br />

con aceto. Uno di questi saggi consisteva in funghi tuttora vivi<br />

freschi, e quali erano stati raccolti, e 1' altro in una caraffetta<br />

contenente i funghi stessi preparati all' aceto.<br />

Dall'esame di questi funghi mi fa assai agevole il rilevare<br />

trattarsi di una specie del genere Lactariiis: siccome però per<br />

quanto i caratteri principali corrispondessero a quelli del Lac-<br />

iarius pubescens Fr., alcuni pure combinavano con quelli del<br />

Lactarium to7vninosus Fr., pensai d' inviarne alcuni all' amico<br />

prof. Saccardo per avere il suo parere in proposito.<br />

Il prof. Saccardo non ha tardato ad informarmi com'egli ri-<br />

tenga doversi questa forma ricondurre al Lactariiis puhe-<br />

scens Fr., ed io non posso che associarmi al suo giudizio, tanto<br />

più che, sebbene, come egli stesso asserisce, stando alle figure di<br />

Bulliard, Barla, SchaefFer e Krombholz, sembrino sussistere<br />

delle forme intermedie fra il L. jnibescens ed il L. torminosus,<br />

la forma di Lecce si mostra molto più prossima al pubescens,<br />

per le dimensioni minori, per lo stipite assai più corto, per il<br />

pileo azoiio e meno peloso, e pure per le dimensioni delle spore<br />

che misuravano 8= 5 /x., anziché 9 = 6 come nel L. tormino-<br />

sus. La figura data del L. pubescens da Cooke nelle sue Ilhi-<br />

strations of Btntish Fungi ' differisce un poco per la parte su-<br />

periore del cappello che nella nostra forma é più colorata e più<br />

pelosa, e per le spore che nei nostri esemplari sono, non quasi<br />

globose, come le figura 1' autore, ma decisamente eliissoidee.<br />

» Vedi n. LXn, tav. 974.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 159<br />

Secondo quanto asserisce lo stesso prof. Saccardo questa specie<br />

sarebbe nuova per la nostra penisola, non essendo stata indicata<br />

di alcuna località, e secondo Krombholz, per quanto sia stata<br />

mangiata in varii casi senza che ne siano derivati disturbi, es-<br />

sendo stata trovala cattiva, non é da impiegarsi come alimento....<br />

zum Genusse nicht zu verwenden.<br />

Dal canto mio riguardo all' uso di questo fungo come alimen-<br />

tare, dopo aver riferito quanto mi asserisce il signor Chiarella,<br />

che cioè si mangia nel Leccese, aggiungerò i resultati degli espe-<br />

rimenti da me fatti. Una certa porzione dei funghi vivi invia-<br />

timi fu fatta cuocere con olio, aglio e nipitella in umido, come<br />

si suol fare per i morecci e le altre specie più comuni, però per<br />

quanto la cottura fosse assai prolungata, i funghi si mantennero<br />

piuttosto duretti e conservarono gran parte del loro sapore acre e<br />

resinoso. Alcuni conigli, cui furono dati varii di questi funghi cosi<br />

preparati, non ne vollero mangiare. Alcune persone ed io stesso li<br />

abbiamo trovati di sapore spiacevole, ma per quanto ne abbiamo in-<br />

geriti alcuni pezzi, non ne abbiamo risentito alcun disturbo. Tutto<br />

ciò del resto non ha che un valore limitato, perché può essere che<br />

il modo di cottura non sia quello che meglio si conviene a questa<br />

specie. Quello però che interessa si è che i saggi preparati con<br />

aceto, quali mi sono stati favoriti dal signor Chiarella, hanno per-<br />

duto quasi atìatlo il loro sapore acre e piccante, tantoché sono<br />

buoni e si mangiano volentieri conditi con olio, senza risentirne<br />

il minimo disturbo. Ciò del resto non fa meraviglia, ove si rifletta<br />

che lo stesso Lactarius torminosiis Fr., che fu pure distinto<br />

con r epiteto di necator, e ritenuto in alto grado venefico da<br />

Schaeffer e da Bulliard, secondo 1' esperienze di Paulet non è<br />

affatto nocivo, ciò che viene pure confermato dal Fries nella<br />

1* edizione delle sue EpicrHsis, ' e dal Venturi, ^ il quale asserisce<br />

che questo fungo nella nostra Riviera viene mangiato con tutta<br />

sicurezza, e che lo si antepone ad altri per la delicatezza della<br />

sua carne. Per preparare i detti funghi all'aceto, come si pratica<br />

nel Leccese, si puliscono nell' acqua calda, si tuffano nell'acqua<br />

bollente, e dopo averli fatti sgocciolare si aspergono con sale.<br />

Quando sono raffreddati si mettono nell' aceto con aglio, menta<br />

* T. Fries, Eplcrisis syslematis mycologioi eto. Upsalia, 1833-39, p. 34.<br />

* A, Venturi, Studi micologici, Brescia, 1842, p. VII e p. 19.


160 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

o qualche altra sostanza aromatica, e si conservano in questa<br />

liquido.<br />

Relativamente ad altra specie ben conosciuta, cioè al Lacta-<br />

rius deliciosus Linn., credo opportuno riferire, clie non solo<br />

l'ho potuto raccogliere frequentemente nel Pisano, tanto alla<br />

Selva che al Monte nei boschi di pino, e presso Livorno, ma<br />

ne ho pure trovato in quantità a Boscolungo nell'Appennino<br />

pistoiese nelle abetine fino dal 1874, ed a Firenze nei colli<br />

sopra Settignano e specialmente presso Castel di Poggio. La va-<br />

rietà da me raccolta presso Livorno, * che ritengo corrispondere<br />

al L. deliciosus violascens del Panizzi, ' 1' ho pure incontrata in<br />

altri luoghi, e specialmente presso Castel di Poggio sopra Setti-<br />

gnano, con caratteri tali da doverla ritenere come ben distinta<br />

dalla forma ordinaria. Essa infatti ne differisce pel cappello che di<br />

sopra è di color pallido o carneo-cenerino, per le lamelle che<br />

sono carnicino-violacee e più fragili, per lo stipite carnicino-<br />

violaceo più lungo e rotondato alla base, e per il latticelo eh' è<br />

di colore rosso mattone scuro.<br />

Alcune particolarità interessanti, che si riferiscono alle due<br />

specie sopra ricordate, riguardano la forma delle loro spore ed<br />

il loro contegno coi reagenti. Nelle opere descrittive ordinaria-<br />

mente si asserisce che le spore del L. pudescens Fr., del L. de-<br />

liciosus L. e di non poche altre specie hanno superficie fornita<br />

di minute sporgenze a guisa d' aculei e si dicono echinulatce,<br />

ma la cosa veramente non sta sempre in questi termini. In se-<br />

guito infatti all' esame accurato, eseguito sulle spore delle due<br />

specie sopra nominate, posso asserire che, tanto nell' una che<br />

nell'altra, ove s'impieghi un obiettivo di sufficiente ingrandi-<br />

mento, le spore si presentano scabre per rughe irregolarmente<br />

ramose e più o meno anastomosate od interrotte e quindi irre-<br />

gulariter ruguloso-alveolatce , piuttostochè echinulatoi. Con-<br />

viene pure aggiungere, che nelle due specie sopra ricordate, le<br />

spore contengono normalmente una grossa gocciola oleosa, che<br />

* G. Arcangeli, Nuovi studi sopra alcuni funghi raccolti in Livorno<br />

e nei suoi dintorni. Nuovo Giorn. Bot. Ital., 7, p. 118.<br />

^ F. Panizzi, DegV Imenomaceti che crescono nel circondario di San<br />

Remo, nel Commentario delia Società crittogamologica italiana^ n. 3,<br />

settembre 1862, p. 167.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 161<br />

occupa la parte maggiore della loro cavità, della quale gli autori<br />

non fanno parola, e che con acido osmico si colora in scuro.<br />

La loro parete poi presenta un contegno ben differente di<br />

fronte ai reagenti, da quello delle basidi e delle ife. Se infatti<br />

si tratta una sottile sezione dell' imenio di questi funghi con<br />

soluzione d' iodio e successivamente con acido solforico, oppure<br />

se si tratta con cloruro di zinco iodato, le pareti delle spore si<br />

colorano in azzurro od in violetto (mentre quelle delle basi delle<br />

cistidi e delle ife si colorano in giallo) dando cosi manifestamente<br />

la reazione della cellulosa. Una colorazione simile si può otte-<br />

nere, ma però più debole, impiegando una soluzione iodata<br />

d' idrato di cloralio composta di 8 p. d' idrato e 5 di acqua. Una<br />

colorazione molto leggera si è potuta ottenere pure con una<br />

soluzione assai vecchia d' ioduro potassico iodata. Forse ciò av-<br />

viene per la ragione che l' idrato di cloralio e V ioduro potas-<br />

sico, quando figurino nella soluzione in una certa quantità, agi-<br />

scono sulla cellulosa come il cloruro di zinco. Un fatto simile<br />

é stato già registrato dal De Bary per le spore acrogene della<br />

Perono.yyora e per quelle pure del Coy^ticmm amoy'phimi :<br />

però nulla è detto dei Laclarius, né per quanto é a mia no-<br />

tizia un tal fatto è stato da altri avvertito. Sarebbe certamente<br />

interessante il sapere se questo contegno si verifichi pure nelle<br />

spore degli altri Lactarius, e quanto si estenda nell' ordine<br />

delle Agarìcidee. Per ora, non avendo potuto estendere le mie<br />

ricerche su tal proposito, mi limiterò a riferire come questa<br />

proprietà, di colorarsi in azzurro od in violetto con i sopra<br />

citati reattivi, é stata da me riscontrata pure nel Lactarius seri-<br />

fluus che ha spore rugose come i due sopra ricordati, e man-<br />

cherebbe nelle spore àeWAgaricus campestìHs L., diQWArmil-<br />

laria ìnellea Vahl., deWJIydnum repandum Linn., del Boletus<br />

colliniius Fr., della Pmthyrella disseminata Pers. Debbo però<br />

fare avvertire che nei Lactarius citati la colorazione coi reat-<br />

tivi della cellulosa interessa tutta la parete, senza che vi ap-<br />

parisca una distinzione in uno strato esterno cutinizzato come<br />

si suole riscontrare d' ordinario nelle spore. Forse, come ri-<br />

tiene il De Bary, sarà cosa eccezionale che in certi funghi le<br />

' A. De Barv, Vergleichende Morpholorjìe und Biologie der Pilze,<br />

ecc. Leipzig, 1884, p. 112.<br />

'Bull, della Soc. hot. Hai. 11<br />

'


162 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

spore abbiano la facoltà di dare le reazioni della cellulosa, ma<br />

pure a me sembra che questo argomento meriti di fissare 1' at-<br />

tenzione dei micologi, come uno di quelli di non poca impor-<br />

tanza per la conoscenza della struttura delle spore, e che forse<br />

non manca di utili applicazioni.<br />

Martelli accenna a due interessanti pubblicazioni di Dufour e<br />

di Cooke sopra i funghi mangerecci.<br />

Esaurite cosi le comunicazioni 1' adunanza è tolta.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 7 gennaio 1892.<br />

Sono presenti i Soci: Pirotta, Grampini, Erede, Krucb, Baldini,<br />

Terracciano, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente ba la parola il Socio<br />

dott. Terracciano, il quale presenta un libro malamente attribuito<br />

a G. "VV. Wedel dal titolo : de Hyperico [aliis Fuga Daemonum),<br />

dissertano inauguraUs hotanico-medica. L'autore, cbe è Fede-<br />

rico Houck, dedica la sua dissertazione dottorale ai signori J. E.<br />

Hartleben, B. de Bentbeim, F. H. Balcken. Per la storia della Bo-<br />

tanica sono notevoli i paragrafi 15-25 del cap. I, dal titolo De Ety-<br />

mologia, definittone, differentia et synonimia Hyperici ed il Terracciano<br />

li ricorda percbè le specie ivi desci'itte concordano con specie oggi<br />

ben conosciute.<br />

Quindi il prof. Pirotta legge una nota del prof. Baccarini intorno<br />

ad una particolarità dei vasi cribrosi nelle Papilionacee, colla quale<br />

estende e completa ed in parte modifica le recenti osservazioni dello<br />

Strasburger. Mostra cbe l' ammasso di mucillaggine sospeso per<br />

opera di filamenti nel mezzo della cavità del vaso è comune in quasi<br />

tutte le Papilionacee da lui studiate ; ne descrive le forme diverse,<br />

il numero e la disposizione dei fili, la struttura e 1' origine, riguardo<br />

la quale dimostra cbe in taluni casi vi prende parte il nucleo ed il<br />

plasma perinucleare.<br />

Esaurite le comunicazioni, prima di levare la seduta il Presidente<br />

rinnova ai Soci della Sede la raccomandazione di prender parte at-<br />

tiva al prossimo Congresso botanico di Genova per contribuire alla<br />

buona riuscita di esso.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 163<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 10 gennaio 1892.<br />

Il Presidente Arcangeli aperta 1' adunanza annunzia che il Socio<br />

A. Pucci, avendo soddisfatto alla condizione prescritta dall'art 26<br />

dello Statuto, è dichiarato Socio perpetuo.<br />

L'Archivista Martelli comunica l'elenco dei doni pervenuti alla<br />

Biblioteca sociale, cioè :<br />

Dal sig. E. Tanfani : Poli e Tanfani, Botanica descrittiva ad uso<br />

della V classe ginnasiale. Firenze 1891.<br />

Dal Governo Giapponese : Calendar of the Imperiai <strong>University</strong><br />

of Japan for the Year 1887-88. Tokyo 1888.<br />

Dal cav. S. Sommier: Inaugurazione del busto di Filippo Barker<br />

Webb. Firenze 1874. — Borodin. Sur la respiration des plantes pendant<br />

leur germinatiou. Florence 1875. — Suringar W. F. B. Sur les pro-<br />

cédés pour obtenir une évaluation fixe des grossissements micro-<br />

scopiques. Florence 1875. — Orphanides G. T. Dissertation sur les<br />

caractères spócifiques du genre Colchtoum et sur quelques espèces<br />

nouvellement découvertes en Grece. Florence. 1885. — Duval Jouve J.<br />

Réponse au thème XVIII. " demandant : Si l'on peiit établir des<br />

règles pour une distinction rationnelle entre les groupes qu'on dó-<br />

signe par les noms d'espèce, race, variété, et cela surtout en vue des<br />

limites à poser aux appréciations individuolles des phytographes.<br />

Firenze 1876. — Smee A. A brief sketch of the best varieties of fruits<br />

cultivated in England. Florence 1876. — De Heldreich T. Sertulum<br />

plantarum novarum vel minus cognitarum Florae Hellenicae. Florentiae<br />

1876. — Stauh M. Sur l'ótat de phitophénologie en Hongrie. Bu-<br />

dapest 1881. — Rùci jR. Nuova specie di Anthoxaìithiun. Firenze 1881.<br />

Dal sig. U. Galeri: C/ementi J. Sertulum orientale, seu recensio<br />

plantarum in Olimpo bithynico, in agro byzantino et hellenico non-<br />

nullisque aliis orientis regionibus annis 1849-1850 collectarum.<br />

Taurini 1855.<br />

Viene quindi letta la seguente comunicazione del prof. Aser Poli:<br />

SUI NUOVI PROGRAMMI DI BOTANICA PEL GINNASIO E<br />

LICEO. PER ASER POLI.<br />

Alle giuste osservazioni che il Socio Tanfani fece nella pas-<br />

sata seduta, riguardo all'insegnamento della Botanica nel gin-<br />

nasio, mi permetto aggiungerne altre che spero la Società vorrà<br />

prendere in considerazione.


164 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Per meglio giudicare dei mutamenti introdotti col recente de-<br />

creto 11 ottobre 1891 nei programmi di Storia naturale, sarà<br />

opportuno consultare la Relazione che li accompagna, e che<br />

trovasi a pag. 612 del « Bollettino ufficiale della pubblica istruzione<br />

», anno XVIII, parte III (fase, del 21 ottobre 1891). A<br />

pag. 617 leggonsi queste parole: « L'importanza che hanno<br />

« oggidì gli studi scientifici nei vari ordini di scuole, non è da<br />

« attribuirsi ad una esagerata ampiezza data ai programmi d'in-<br />

« segnamento di queste materie, ma è piuttosto la necessaria<br />

« conseguenza del rapido e grande sviluppo che in questi ultimi<br />

« tempi ha raggiunto lo spirito d' osservazione, e della tendenza<br />

« del secolo onde si gran numero di studiosi sono indotti a pre-<br />

« ferire alle ricerche speculative quelle da cui si ripromettono<br />

« i maggiori benefìci della vita. »<br />

Non è mia intenzione confutare qui, uno ad uno, i concetti<br />

contenuti in questo periodo; ma soltanto faccio fin d'ora una<br />

dichiarazione. Le mie seguenti considerazioni non si partiranno<br />

dal concetto che la Storia naturale in generale, e la Botanica in<br />

particolare, debbano studiarsi nel ginnasio e nel liceo allo scopo<br />

di saper distinguere la lattuga dal prezzemolo in riguardo ai<br />

loro diversi usi nella vita pratica; ma io ritengo tali studi alta-<br />

mente educativi, e tra i più adatti per le giovani menti, purché<br />

siano fatti come a queste si conviene; e credo che ogni ricerca<br />

speculativa deve presupporre una perfetta conoscenza del mondo<br />

sensibile.<br />

Ed ora entro in argomento. Il Socio Tanfani ha giustamente<br />

fatto osservare l' inopportunità, anzi il danno, di aver destinato<br />

r intero sviluppo della Botanica descrittiva alla 5* classe del gin-<br />

nasio, mentre prima, la Botanica si faceva nella seconda metà<br />

dell'anno scolastico, fra la 4' e la 5* classe. La citata Relazione<br />

dovrebbe dire, mi sembra, le ragioni di tale mutamento. Invece<br />

vi si legge semplicemente questo (pag. 618) : « L' insegnamento<br />

« delle Scienze naturali dovrebbe invece costituire una materia<br />

«<br />

« a sé nel ginnasio superiore, ma esser diviso in modo che la<br />

« parte di zoologia sia per intero trattata nella 4* classe, e la<br />

« parte di botanica pure per intero svolta nella classe 5*. » Il<br />

perchè di questo? Il perché della diversa ripartizione che il<br />

Socio Tanfani riteneva più opportuna egli lo disse nella passata<br />

seduta, ed i presenti alla sua lettura furono d' accordo nel rite-


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 165<br />

nere buone le ragioni da lui addotte. Ma Tanfani e tutti quelli<br />

che la pensano come lui si partono dal concetto che l' insegna-<br />

mento della Botanica nel ginnasio debba esser fatto su piante<br />

fresche, mentre questa non è forse V intenzione di chi propose<br />

i nuovi programmi.<br />

Ai vecchi programmi furon fatte precedere alcune istruzioni,<br />

con le quali in poche parole si spiegava in qual modo dovesse<br />

essere impartito l' insegnamento della Botanica nel ginnasio. I<br />

nuovi non sono accompagnati da nessuna istruzione, e dalla Re-<br />

lazione non appare chiaro quali siano state le intenzioni del<br />

compilatore o dei compilatori di essi. Io credo invece che sia<br />

bene insistere su questo: che l' insegnamento della Storia natu-<br />

rale nel ginnasio sia esclusivamente oggettivo; che non consista<br />

in una filza di nomi e di descrizioni da imparare a memoria; che<br />

all'esame l'allievo non debba ripetere a memoria una o più<br />

descrizioni di piante o d' animali, ma debba mostrare di avere<br />

imparato ad osservare, descrivere e confrontare. Lo scopo di<br />

questo insegnamento deve esser quello di fermare l'attenzione<br />

dei giovani sugli oggetti che vedono (osservazione), di insegnar<br />

loro a dire quello che vedono (descrizione), a distinguere un<br />

oggetto dall'altro e saper dire perché l'uno non è 1' altro (con-<br />

fronto). Se non è guidato da questi concetti, tale insegnamento<br />

diviene arido, pesante, noioso e dannoso piuttosto che utile.<br />

V insegnamento oggettivo della Botanica offre poi altri van-<br />

taggi. I nomi tecnici, che per necessità bisogna cominciare ad<br />

imparare fin dal principio, e molti dei quali non sono famigliari<br />

a chi non ha mai studiato piante, costituiscono uno dei mag-<br />

giori ostacoli allo studio della Botanica, quando questo si faccia<br />

esclusivamente sui libri; ma se invece si studiano le piante sul<br />

vero e con metodo, i nomi tecnici rimarranno facilmente im-<br />

pressi a poco a poco nella mente, insieme agli oggetti cui essi<br />

si riferiscono, e con poco sforzo il giovane si preparerà un cor-<br />

redo di nomenclatura, che gli è poi necessario negli studi su-<br />

periori. Aggiungasi poi, e questo io ritengo d'immenso vantaggio,<br />

che nelle piante, e sui fiori specialmente, è facile quella grossa<br />

anatomia, che negli animali non è possibile, se si eccettuano gli<br />

insetti. Bastano un ago, un temperino, una pinzetta ed una lente<br />

perché si possano con poca fatica, non solo, ma con molto di-<br />

letto, imparare molte cose. È questo un esercizio molto utile


166 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

per i giovani, e non v' è insegnante di Storia naturale che non<br />

sappia quanto essi vi prendano passione. Né credo inutile ri-<br />

chiamare l'attenzione sull'importanza del fatto che, mentre è<br />

facile, e si può fare in scuola da ciascun allievo, l'anatomia de-<br />

gli insetti e dei fiori, insetti e fiori hanno tali intimi rapporti<br />

biologici, che si prestano a speciali ed utili considerazioni ed<br />

insegnamenti.<br />

È anche un fatto innegabile che i ragazzi, così educati allo<br />

studio degli oggetti naturali, trovano gran diletto nell' acchiap-<br />

pare insetti e raccoglier piante in campagna; ed a questo pro-<br />

posito una grave lacuna si rivela nei nuovi programmi, inquan-<br />

tochè essi non raccomandano né le gite in campagna, né la<br />

formazione di piccoli erbari da parte degli allievi. Con qual co-<br />

raggio si grida soprattutto contro 1' eccessivo lavoro mentale<br />

cui vengono condannati i nostri giovani, se poi, mentre si ri-<br />

formano i programmi di scienze, « per ridurli entro i limiti che<br />

si convengono ad istituti d' istruzione classica, » se ne muta<br />

r indirizzo in modo che, per la Storia naturale, l' insegnamento<br />

diventi più pesante, e se ne toglie ciò che avrebbe giovato di<br />

più al morale ed al fisico dei giovani?<br />

Le gite in campagna non solo dovrebbero farsi, ma essere<br />

frequenti. I nostri giovani sono troppo abituati alla vita citta-<br />

dina, allo studio di tavolino (quando studiano), troppo attaccati<br />

a ciò che presenta un utile immediato: ed è bene distrarli da<br />

queste dannose abitudini richiamando la loro attenzione sulle<br />

bellezze della natura, mentre i loro polmoni per l' esercizio del<br />

corpo si dilatano ed aspirano l'aria balsamica dei monti.<br />

Né io posso accordarmi coli' opinione più oltre espressa nella<br />

più volte citata Relazione, che, cioè, si debba ridurre l'orario<br />

delle scienze naturali ad un minimum, per infrenare la ten-<br />

denza degli insegnanti a svolger troppo per esteso i programmi<br />

(pag. 619). Con l'orario più limitato, o il programma non viene<br />

svolto completamente, o viene anch'esso contenuto dentro i giusti<br />

limiti, ma sono sempre sacrificate le ripetizioni. I programmi<br />

hanno da esser limitati, questo è vero ; ma l'orario deve lasciar<br />

tempo di svolgerli completamente e con profitto dei giovani,<br />

cioè con accompagnamento di frequenti ripetizioni e dimostra-<br />

zioni pratiche, e non deve essere una camicia di piombo che si<br />

adatti per l'appunto, e senza alcun margine libero, ai programmi.


ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 167<br />

La limitazione dell' orario non è, a parer mio, il miglior modo<br />

di correggere i difetti di quegli insegnanti che invece di far<br />

lezione pel ginnasio o pel liceo la fanno per 1' università.<br />

Finalmente mi si permetta di richiamare l'attenzione della<br />

Società sui numerosi errori di ortografia che figurano nel programma<br />

di Botanica per la 5" classe del ginnasio. Voglio con-<br />

cedere che alcuni siano errori di stampa; altri però, costante-<br />

mente ripetuti, dimostrano, in chi ha scritto i nomi latini delle<br />

piante, la completa ignoranza delle regole d'ortografia che i<br />

botanici seguono scrupolosamente. Mi si dirà che il programma<br />

forse non fu scritto da un botanico; ma allora, abbiamo mag-<br />

gior ragione di credere che anche per la parte scientifica e<br />

didattica lasci molto a desiderare, se fu scritto da chi non sa la<br />

materia. Comunque sia, vi par ben fatto di mettere nelle mani<br />

di giovani che fanno gli studi classici (i giovani i programmi<br />

li comprano e li leggono prima dei professori) un programma<br />

dove non sono rispettate né la lingua italiana, né la latina, né<br />

la greca?<br />

Il Socio Caiìuel prende la parola per dichiarare cbe 1' esame dei<br />

programmi vacclii e dei nuovi ha rafforzato l' impressione prodotta<br />

in lui durante 1' ultima adunanza dalle parole del Socio Tanfani, e<br />

confermata ora dalla precedente lettura. Risponde all'incarico ricevuto<br />

neir ultima adunanza leggendo il seguente ordine del giorno :<br />

« Considerando che nel Programma per i ginnasi e i licei del<br />

« 24 settembre 1889, saviamente era stato ripartito l'insegnamento<br />

« elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva dato<br />

€ nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione estiva,<br />

« quando solamente era possibile avere il materiale fresco assolu-<br />

te tamente richiesto dall' indole dell' insegnamento ;<br />

« Considerando che nel programma dell' 11 ottobre 1891 ora entrato<br />

« in vigore il medesimo insegnamento è stato irragionevolmente<br />

« portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella stagione in-<br />

« vernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa d' uopo ricor-<br />

« rere in sua vece a dei compensi affatto inadatti, anzi contrari allo<br />

« scopo dell'insegnamento qual' è dichiarato nel programma stesso ;<br />

« La Società Botanica Italiana fa voti perchè in questa parte<br />

« r insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica del<br />

« programma del 1889. »<br />

Il Socio Tanfani approva pienamente la proposta del prof. Carnei ;<br />

accenna all' avversione che hanno alcuni professori di sacrificare<br />

all'oggettività dell' insegnamento l'ordine sistematico; deplora anche


168 ADUNANZA DELLA SEDB^DI 'FIRENZE<br />

cha molti professori non giungano ad intendere 1' utilità delle com-<br />

parazioni ; dichiara che è impossibile fare dei confronti prima di<br />

avere imparato ad osservare e prima di conoscere un poco la terminologia<br />

botanica, che appunto si impara facendo le- desciùzioni,<br />

trova logico che, dovendosi ripartire l'insegnamento in due anni,<br />

i confronti si facciano nel secondo anno. Dice che a tutto questo<br />

provvedevano i vecchi programmi, ma ritiene che assegnando allo<br />

studio della Botanica la stagione conveniente, l'opera dell'insegnante<br />

valente possa svolgersi utilmente con qualunque programma. Egli<br />

perciò propone l' approvazione dell' ordine del giorno del prof. Carnei.<br />

L' approvazione viene votata all' unanimità.<br />

Dietro invito del Presidente il prof. Cavanna, presente all' adu-<br />

nanza, richiama 1' attenzione dei Soci sulle disposizioni che nei programmi<br />

dal 1889 prescrivevano le modalità da seguire negli esami<br />

di Storia naturale nel Ginnasio. Dichiara che quelle disposizioni,<br />

per ogni riguardo opportune, mentre consacravano la necessità di<br />

applicare nell' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Mini-<br />

stero un modo facile per verificare se 1' opera degli insegnanti suoi<br />

era conforme ai più sani principi della didattica, e di giudicare<br />

altresì con criteri sicuri degli effetti educativi che dall' insegnamento<br />

medesimo si attendono e si possono ottenere. Nello stesso<br />

tempo l' esame, cosi com' era prescritto, dava all' insegnante pub-<br />

blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi provenienti<br />

dalle scuole private, nelle quali, troppo spesso, l'insegnamento<br />

della Storia naturale, malamente impartito, riesce del tutto ineffi-<br />

cace. Riterrebbe utile che nel voto della Società al Ministro s' insi-<br />

stesse sulla modalità degli esami.<br />

Il prof. Carnei propone che nella lettera con cui il Presidente<br />

presenterà al Ministro 1' ordine del giorno testé approvato si raccomandi<br />

a nome della Società di attenersi negli esami alle modalità<br />

prescritte nei programmi del 1889, e tale proposta viene accolta unanimemente.<br />

Si dà quindi lettura della seguente nota del prof. Macchiati.<br />

SULLA RIPRODUZIONE DELLA NAVICULA ELLIPTICA<br />

KTZ. COMUNICAZIONE PREVENTIVA DEL DOTTORE<br />

L. MACCHIATI.<br />

Si è disposti ad ammettere che nella moltiplicazione delle Ba-<br />

ci! lariee (Diatomee) per fissiparità i loro frustuli si fanno, di<br />

mano in mano, sempre più piccoli, sino a raggiungere un certo<br />

minimo di dimensione, il quale varia colla natura specifica del-<br />

l' alga. Allora si dice che interviene un fenomeno riproduttivo<br />

di natura sessuale, cioè una vera coniugazione, in seguito alla


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 169<br />

quale si forma una specie di spora (però il nome non è forse<br />

bene appropriato) che E. Pfitzer ha chiamato auxospora, dalla<br />

quale esce un frustulo, il così detto frustulo sporangiale, che<br />

assume prestissimo la massima dimensione della specie.<br />

I casi di coniugazione che si conoscono nelle Bacillariee, non<br />

sono molto numerosi, però il fenomeno, in parecchie specie, è<br />

stato osservato, in epoche diverse, da un certo numero di botanici<br />

autorevolissimi, che d' ordinario lo descrivono pressoché nello<br />

stesso modo, ma non tutti ne danno la stessa spiegazione. Il<br />

signor Paolo Petit, che ha seguito il processo in una specie di<br />

Cocconema (C eirtuia), è contravio all'idea d'una generazione<br />

sessuale , essendo , invece , più disposto ad ammettere che si<br />

tratti d' un vero ringiovanimento dei plasma. L' opinione di<br />

questo autore si trova in opposizione con quella emessa dagli<br />

egregi signori Thwaites, Carter, W. Smith e Lùders, i quali ri-<br />

tengono che si tratti d' una vera coniugazione sessuale, con re-<br />

ciproca fusione dei plasma, invece è una riconferma di quella<br />

dello Schraitz.<br />

In una serie di pubblicazioni, Tuna più interessante dell'al-<br />

tra, il chiarissimo signor conte ab. Francesco Castracane, ha<br />

preso a sostenere, sino dall'aprile dell'anno 1868, che le Bacil-<br />

lariee, oltre ai casi di coniugazione bene accertati, hanno anche<br />

la riproduzione per germi. La fortunata circostanza di avere<br />

sorpreso nel campo del microscopio una Podosfenia, nel mo-<br />

mento di dare esito ad alcune piccole forme rotonde e dell' averne<br />

potuto constatare le più minute circostanze (essendosi tutto svolto<br />

sotto i suoi occhi), gli fece riconoscere (cosi l'autore) e dimo-<br />

strare, che nelle Bacillariee esiste lo stato e la forma embrio-<br />

nale, il che include l' idea di un seme e di un germe qualun-<br />

que riproduttore.<br />

Prima di lui lo Schumann {Die Diatomeen cler Hohen Taira.<br />

"Wien, 1867) dice di avere non di rado osservato in frustuli vivi<br />

dei nuclei con corpi granulosi, dai quali si producevano dei<br />

nuovi individui, e ne adduce in esempio una Nitzschia sigmoi-<br />

dea Sm.<br />

Air idea d' una riproduzione per germi in questi organismi è,<br />

altresì, favorevole il Deby (1877), il quale si esprime cosi;<br />

« U apparizione suMtanea di specie, là ove precedentemente<br />

non ne esistevano; la loro successione periodica ciascun anno


170 ADUNAKZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

in stagioni indeterminate, senza che se ne possa trovare ne-<br />

gli intervalli, nella stessa località, fanno presentire la possi-<br />

ì)ililà cf un modo dì generazione che non è ancora sospettato<br />

(quesf affermazione è, per lo meno, inesatta) per germi, per<br />

THicro macì^ozoospore, come ciò ha luogo per tante alghe<br />

inferiori, inventi nelle stesse condizioni delle Biatomee ».<br />

Anche il chiarissimo signor dottor Matteo Lanzi (1878), avendo<br />

trovato neir interno dei frustali di parecchie Bacillariee nume-<br />

rosi corpuscoli che si ricoprivano d'una membrana e si orga-<br />

nizzavano in celhile divenendo nuovi frustuli, fu indotto ad ac-<br />

cettare la teoria della riproduzione per germi, ritenendo che<br />

quelle cellule siano i generi delle Bacillariee.<br />

E i nuovi argomenti portati non è molto (1886) in campo dal<br />

signor conte Castracane, rendono sempre più probabile l'idea<br />

d' un processo di riproduzione per germi nelle Bacillariee.<br />

Avendo il detto autore scoperto un Coscinodiscus radiolalus allo<br />

stato fossile, che nel perimetro delle valve avea numerosissime<br />

impronte di piccole forme rotonde, le ritenne doversi riguardare<br />

quali impronte delle forme embrionali rimaste in seno della cel-<br />

lula madre, allorché fu sorpresa dalla morte.<br />

Un caso fortunatissimo che si è presentato ai miei occhi il<br />

giorno 3 del corrente mese, mentre stava esaminando una pre-<br />

parazione temporanea di Diatomee vive, allo scopo d' indagarne,<br />

come fo, quasi tutti i giorni da più di quattro anni, la biologia,<br />

mi mette nella favorevole condizione di potere portare in ap-<br />

poggio della teoria della riproduzione per germi in questi or-<br />

ganismi, il validissimo argomento d' una prova di fatto. Nel campo<br />

del microscopio mi si presentò, spostando la preparazione, una<br />

graziosa Navicula elliptica Ktz., che si muoveva lentissima-<br />

mente e ne racchiudeva altre quattro, ognuna delle quali rag-<br />

giungeva appena '/g del diametro longitudinale e trasversale della<br />

Navicula madre. I piccoli frustuìi delle Navicule, racchiuse dalla<br />

maggiore, morfologicamente erano in tutto simili alla Navicula<br />

elliptica, della quale ripetevano la stessa finezza di striatura,<br />

come me ne potei accertare determinandola coli' impiego, non<br />

perfettissimo, del micrometro oculare, non potendo ricorrere ad<br />

altro mezzo, trattandosi d' una preparazione, come dissi, tempora-<br />

nea, fatta per scopo biologico. Altre tre Navicule della stessa<br />

forma, ma di dimensioni alquanto maggiori a quelle racchiuse


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 171<br />

nella cellula madre, le si trovavano vicino, delle quali collo stesso<br />

mezzo potei constatare l' identità di striatura. Né potrebbe solle-<br />

varsi il dubbio che le piccole Navicale fossero sopra o sottoposte<br />

alia grande, che tale obbiezione ho la certezza di poterla esclu-<br />

dere, trattandosi di specie vive racchiudenti il loro endocroma,<br />

mentre che una simile aberrazione potrebbe verificarsi nelle Ba-<br />

cillariee che avessero subiti gli ordinari trattamenti, per farne<br />

dei preparati stabili da conservare. Del resto il fatto da me osser-<br />

vato non è che la ripetizione di ciò che ci viene raffigurato da<br />

W. Smith, che lo riguardò per frustulo sporangiale includente<br />

piccoli nuovi frustuli.<br />

Feci le prime osservazioni all'ingrandimento di 1500 diametri,<br />

nel microscopio perfezionato del Koristka, coli' obiettivo apocro-<br />

raatico a secco 3""" e l'oculare compensatore 18; ma la mi-<br />

sura delle strie la feci all'ingrandimento di 750 diametri, avendo<br />

adattato 1' oculare n. 6, che porta annesso il micrometro rela-<br />

tivo, e r obbiettivo ad immersione omogonea 2"".<br />

Seguii per alcuni minuti, meravigliato e contento di cosi for-<br />

tunato incontro, la preparazione che mi offriva un bellissimo<br />

esempio in appoggio della teoria della riproduzione per germi;<br />

e mi ricordai subito di avere osservato più volte una varietà di<br />

questa Bacillariea descritta col nome di Navicula elliptica ini-<br />

nutissima Grun, la quale morfologicamente è in tutto simile<br />

alla specie tipica e non se ne distingue che per le dimensioni<br />

molto minori. Mi s'ingenerò allora il dubbio, che presto divenne<br />

quasi certezza, che la medesima non sia che una varietà biolo-<br />

gica della Navicula elliptica Ktz.: voglio dire un suo stadio di<br />

sviluppo.<br />

Nella speranza di poterne ricavare un esattissimo disegno,<br />

allorché rimase per qualche istante immobile, applicai all'ocu-<br />

lare la camera lucida di Zeiss, ma in causa di un leggiero spo-<br />

stamento della preparazione la perdei di vista. Allora tentai,<br />

senza perder tempo, di trasformare la preparazione temporanea<br />

in una preparazione stabile, facendo evaporare a moderato ca-<br />

lore l'acqua e poi montandola al balsamo; ma questo mio ten-<br />

tativo non fu coronato da quel felice risultato che mi atten-<br />

deva, probabilmente perchè il calore avrà costretto ad uscire<br />

le piccole Navicule dalla Navicula madre, per allontanamento<br />

delle valve di questa. Ma nutro fiducia che, perseverando in que-


172 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

sto genere di ricerche sulla biologia delle Bacillariee, non tar-<br />

derò molto a trovare qualche caso consimile.<br />

Dopo questa osservazione, mi sovvenni della Cyinbella Pisci-<br />

culus trovata dal Castracane, la quale presentava individui grandi<br />

e piccoli, differenti tra loro nella lunghezza dell'asse longitu-<br />

dinale, come 1 sta a 2, in cui però le strie si mantenevano co-<br />

stanti in tutti i frustuli; e mi ricordai anche del caso analogo<br />

citato dallo stesso autore riguardo alla Pinnularìa stauronei-<br />

formis var. Latialis Castrac, nei cui frustuli ebbe luogo vero-<br />

similmente r auxesi per accrescimento bilaterale. Tutti questi<br />

casi tornano in appoggio della teoria della riproduzione per<br />

germi nelle Bacillariee; la quale teoria, come mi scriveva in<br />

questi giorni il Castracane, « non è esplicitamente riconosciuta,<br />

perchè generalmente tutti si tì^'asiullano alla caccia di qualche<br />

nuova Diatomea (Bacillariacea), invece di occuparsi a ricono-<br />

scere la loro 'biologia ». Facendo questo studio, si vedrebbe che<br />

moltissime forme, descritte come specie o varietà, non sono che<br />

stadi di svilupppo di altre forme o tipi. Nella descrizione delle<br />

specie in questo gruppo di Alghe bisogna abbandonare la con-<br />

suetudine di basarsi, quasi esclusivamente, sui caratteri morfo-<br />

logici dei frustuli, senza tener conto delle loro condizioni di vita.<br />

Un lavoro di revisione sulla sistematica delle Bacellaricee si<br />

è ormai reso assolutamente indispensabile; ma bisogna farlo con<br />

criteri nuovi di ordine superiore.<br />

Il prof. Caruel dicliiara di non essersi occupato specialmente di<br />

Diatomacee, ma che le cose esposte dal prof. Macchiati gli sembrano<br />

talmente insolite da far deplorare che il preparato microscopico di<br />

cui è fatto menzione non abbia potuto salvarsi, giacché avrebbe<br />

contribuito a vincere la iacredulità con cui le asserzioni del Mac-<br />

chiati potrebbero essere accolte.<br />

Il Presidente Arcangeli legge la nota seguente:<br />

BREVI NOTIZIE SOPRA ALCUNE AGARICIDEE. NOTA DI<br />

G. ARCANGELI.<br />

In seguito a quanto .esposi nell'adunanza dell'anno ultima-<br />

mente cessato, aggiungo adesso i resultati di altri studi eflet-<br />

tuati ultimamente.<br />

Il contegno singolare delle spore di varii Lactarius di fronte


ADUNANZA DELLA SBDK DI FIRENZE 173<br />

ai reattivi della cellulosa, quali furono da me esposti ed effet-<br />

tuati sopra materiale fresco, m'invogliarono di tentare la prova<br />

sopra il materiale disseccato del nostro Erbario pisano. Tentai<br />

quindi 1' azione del cloruro di zinco iodato e dell' iodio ed acido<br />

solforico, sopra sottili fettoline ottenute dalle lamelle del Lacta-<br />

rium controversus (Pers.) Fr., del L. mdematopus Fr., del L. in-<br />

sulsus Fr. e del L. thejogalus (Bull.) Fr. In tutti questi fungili<br />

le spore si mostrarono, nonostante il disseccamento, assai ben<br />

conservate; tanto che per alcune d' esse fu pure possibile rico-<br />

noscervi dimensioni corrispondenti a quelle date dagli autori,<br />

e tutte dettero manifestissime la reazione, colorando cioè la loro<br />

parete in violetto od in azzurro, sotto 1' azione dei citati reat-<br />

tivi. Potei pure riscontrare, come nelle dette specie le spore<br />

presentino la loro superficie irregolarmente rugoso-alveolafa,<br />

piuttosto che aculeata, senza per altro escludere, che qualche<br />

verruca più o meno pronunziata possa talora presentarsi. Per<br />

ora solo nel L. exsuccus potei riscontrare spore decisamente<br />

vestite di piccoli aculei.<br />

I resultati ottenuti coi Lactarius, mi hanno indotto a ricer-<br />

care quale si mostrasse il contegno delle spore nel prossimo<br />

genere Russula.<br />

Preparate varie sottili sezioni delle lamelle della Russula alu-<br />

tacea Fr. della R. foetens (Pers.) Fr., R. virescens (Schseff.) Fr.,<br />

R. rubra Fr. da saggi secchi conservati neh' Erbario, ho potuto<br />

agevolmente riconoscere, che in queste specie pure le spore si<br />

riscontravano assai ben conservate. In esse specie le spore ave-<br />

vano una forma ellissoidea, e mostravano la loro parete decisa-<br />

mente irta di piccole punte, a differenza di quella dei Lactarius<br />

già esaminati, e di più essa si colorava pure in violaceo od az-<br />

zurro, ma però assai meno intensamente che nei detti Lacta-<br />

rius. Da tutto ciò si può adunque ritenere, che anche nel genere<br />

Russula, almeno nelle specie da me esaminate, le spore hanno<br />

la facoltà di colorarsi in violetto od in azzurro con i reattivi<br />

della cellulosa, e che mentre le spore, in non poche specie del<br />

genere Lactarius sono irregolarmente ruguloso-alveolaie, in<br />

varie specie del genere Russula sono decisamente echinulatae.<br />

Ho potuto pure riscontrare che nella R. virescens le spore ave-<br />

vano 8-7 = 7-6, nella R. rubra 10-9 = 8-7.<br />

Altra notizia di qualche importanza si é la scoperta d'una


174 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

forma da ritenersi come nuova specie, ultimamente raccolta nel<br />

M. Pisano. Questa forma mi fu recata da Asciano, insieme a va-<br />

rie altre di cui intendevo servirmi per le ricerche di cui è già<br />

stato fatto parola nel mio precedente lavoro.<br />

Esaminando il ricettacolo di questo fungo, rimasi in dubbio<br />

se esso dovesse riferirsi al genere Pleurotus od al genere Trì-<br />

choloma: né ciò farà meraviglia, ove si consideri le difficoltà<br />

che s'incontrano in questo genere di studi, e le parole del Fries<br />

sui Pleurotus : « A Chondripedihus (Colli/Ma, Mycenaeì Ompha-<br />

« Uà) Pleuroti facillime dignoscuntur, sed a reliquis hymenophoro<br />

« cum stipite contiguo {Armillaria, Trìcholoma, Clitocybe) saepe<br />

« tantum statione epixyla. » Il mio fungo avendo stazione ter-<br />

restre, la faccenda si rendeva ancor più difficile, tanto più che<br />

le figure di alcuni Tricholoma somigliavano assai alla mia forma.<br />

Pensai allora di ricorrere all' amico prof. Saccardo, inviando a<br />

lui alcuni ricettacoli del mio fungo, ed egli non tardò a infor-<br />

marmi, come esso fungo si debba riferire al genere Pleurotus,<br />

e somigli assai al Pleurotus craspedius, del quale opina debba<br />

ritenersi come specie distinta. Un esame più accurato infatti mi<br />

ha potuto convincere essere giustissima l' opinione del Sac-<br />

cardo, avendo potuto riscontrare, che la mia forma differisce dal<br />

Pleurotus craspedius, non solo per la stazione terrestre e per<br />

le lamelle sordide, anziché bianche, ma pure per caratteri de-<br />

sunti dagli organi di riproduzione. Infatti, per quanto le spore<br />

del P. craspedius sieno dal Saccardo ' e dal Voglino ^ date di<br />

dimensioni assai differenti, concordando si l'uno che l'altro<br />

neir ammetterle globose, resultano in realtà differenti da quelle<br />

della mia forma, che le ha decisamente ellissoidee. Credo quindi<br />

opportuno riportare la diagnosi e la descrizione di questa forma,<br />

che chiamerò Pleurotus Saccardianus, in omaggio al professor<br />

Saccardo.<br />

Pleurotus Saccardianus n. sp. Caespitosus, pileo plus minus<br />

excentrico vel subexcentrico, 6-15 era. lato, plerumque sinuato-<br />

lobato, disco parum incrassato, versus marginem sensim attenuato.<br />

^ P. A. Saccardo, Sylloge fungorum omnium ec, voi. V, Agarici-<br />

neae. Patavii, 1887, pag. 343-4.<br />

* P. Voglino, Observationes anaìyticae in Fungos agaricinos ìnì^noYÓ<br />

Giorn. bot. ital., XIX, 239.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 175<br />

superne alutaceo vel cinereo, levi, glabro, pellicula secernibili<br />

Granino deslituto, demum explantato vel repando, carne satini<br />

compacta; stipite striato glabro, cinereo vel umbrino, subaequali,<br />

farcto, 3-7 cm. longo, 1-1 '/j cm. crasso: lamellis sat angustis,<br />

tenuibus confertis, breviter decurrentibus, minoribus (lamellulis)<br />

postice truncatis obtusisve, omnibus antice acutis sordidis: spo-<br />

ris dilute albo-carneis, ellipsoideis, obtusis, leviter torulosis,<br />

intus aequaliter graniilosis, G-5 = 4-3 jx, basidiis clavatis obtu-<br />

sis 4-sterigmicis, steriginatibus subulatis brevibus ; C3^stidiiis<br />

clavatis.<br />

Ad terram in olivetis prope pagum Asciano in Agro Pisano,<br />

mense decembris 1891.<br />

A Pleuroto craspedio, cui proximus, lamellis sordidis, nec<br />

candidis, sporis distincte ellipsoideis, haud globosis nec muricu-<br />

latis, et statione terrestri sat differt.<br />

Ricettacolo assai grande; con pileo del diametro da G-15 cm.<br />

Stipite quasi cilindrico, piuttosto breve, spesso flessuoso od irre-<br />

golarmente curvato, esternamente striato di colore cenerognolo,<br />

poco punto ingrossato alla base, internamente pieno ed alla fine<br />

un po' cavo, con carne elastica di color nocciuola, un po' fibrosa.<br />

Pileo spesso inserito eccentricamente sullo stipite, superiormente<br />

color di pelle o cenerognolo, liscio e con tessuto superficiale<br />

non separabile dalla carne sottoposta, eli' é di color nocciuola<br />

chiaro e molle, quasi sericea. Lamelle primarie posteriormente<br />

assai larghe e scorrenti brevemente sullo stipite ed anterior-<br />

mente acute, le secondarie posteriormente troncate ed ottuse,<br />

scorrenti sul pileo con un breve dente ed anteriormente esse<br />

pure acute, tutte di color nocciuola o sordide alla fine con margine<br />

più scuro. Le spore riunite in massa sono di color biancastro<br />

leggermente carneo o quasi isabella debole, esse sono ellissoidee<br />

con estremità ottuse e superficie leggermente torulosa. Lo di-<br />

mensioni loro sono da 6-5 = 4-3 /x ed il contenuto grossolana-<br />

mente granuloso. Le basidi sono cìaviformi ottuse, poco sporgenti,<br />

a 4 sterigmi lesiniformi brevi. Le cistidi sono pure cìaviformi.<br />

Anche le spore di questa specie con i reattivi della cellulosa non<br />

danno colorazione alcuna. L'odore é assai pronunziato, non spia-<br />

cevole: il sapore è debole, quasi farinaceo. É mangiato volentieri<br />

dai conigli.<br />

Aggiungerò pure come dalla stessa località mi fu recato


176 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

V Hygrophorus pratensis Fr., che già fu pubblicato xìqW Eri).<br />

Crìit. ital., n° 968, raccolto dal dott. Baglietto nella valle della<br />

Polcevera sopra a Genova nel 1862 e citato dal Lanzi dei prati<br />

di Marsigliana presso Roma, ma che non trovo indicato della<br />

Toscana. Ultimamente poi ho ricevuto da Lecce, inviatami dal<br />

sig. 0. Chiarella, la Colhjbia velutlpes Curt., specie già raccolta<br />

da L. Caldesi presso Faenza nel 1863, da me nel Giardino bo-<br />

tanico pisano nel decembre 1873, e dal prof. Saccardo a Padova<br />

nel decembre 1876 (vedi Myc. veneta n" 1105) e citata dal Lanzi<br />

del Lazio, ma fino ad ora affatto ignota di quella località. Il<br />

sig. Chiarella m' informa aver raccolta questa specie nel suo<br />

giardino a pie di una pianta di PUiosporum.<br />

Il prof. Arcangeli soggiunge che malgrado la sua circospezione<br />

nel creare specie nuove si è creduto autorizzato ad ammettere quella<br />

di cui sopra lia tenuto parola. Cita le parole di un suo allievo il<br />

quale gli espose il dubbio cbe spesso si potessero creare nuove spe-<br />

cie in seguito a conoscenza imperfetta delle vecchie.<br />

Il Socio Martelli vede nella scoperta di questa nuova specie<br />

una conferma della sua opinione che allontanandosi dai dintorni di<br />

Firenze si possano ancora scoprire in Toscana molte specie nuove<br />

o non segnalate per la regione. Accenna al fatto che pel passato<br />

i micologi hanno dato troppa importanza nello studio dei funghi<br />

superiori ai caratteri desunti dal colore.<br />

Il Socio Caruel gode approvare le parole dello studente di Pisa,<br />

e ritiene più facile creare una nuova specie, anziché studiare accuratamente<br />

le specie vecchie, e indagare entro quali limiti esse possano<br />

variai'e; mentre molte scoperte restano senza dubbio da fare nel<br />

campo micologico, ritiene che sarebbe un avvenimento raro la sco-<br />

perta d' una vera nuova specie di Fanerogame presso noi.<br />

Il Socio BarGtAGLI presenta un esemplare di Hypericum calycmum,<br />

pianta da lui raccolta allo stato spontaneo a Stigliano, fra le valli<br />

di Rosia e di Merse. Caruel fa osservare che questa pianta origina-<br />

ria dell'Oriente e coltivata nei giardini, secondo Parlatore sarebbe<br />

stata raccolta, a quanto pare inselvatichita, nel Nizzardo e nel Veronese.<br />

La scoperta della nuova località fa supporre che essa vada<br />

diffondendosi fra noi.<br />

Il Socio Bargagli, parlando della nuova edizione del Compendio<br />

della flora italiana annunziata dal prof. Arcangeli, esprime il desi-<br />

derio che essa venga corredata di una chiave dicotomica simile a<br />

quella dioVV Erborista toscano del prof. Caruel. Il prof. Arcangeli<br />

dichiara che questa aggiunta accrescerebbe soverchiamente il volume<br />

dell' opera e si dichiara poco favorevole del sistema dicotomico. II<br />

Socio Bargagli si rivolge al prof. Caruel manifestando il desiderio


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 177<br />

che egli completi il lavoro già iniziato nel suo Erborista toscano, e<br />

nel suo Erborista italiano, elaborando un nuovo erborista italiano<br />

che si spinga fino alla specie. Il prof. Cakuel risponde di aver già<br />

ti-a mano troppi lavori, e di lasciare quello ora accennato alla più<br />

giovane generazione.<br />

Il Socio Tanfani parla della utilità, del sistema dicotomico nella<br />

determinazione delle piante ;<br />

cita la Nouvelle fiore fran


173 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA<br />

presente comunicazione é di segnalarne la sua presenza anche<br />

in Italia.<br />

La sola indicazione che mi venne dato di rinvenire in pro-<br />

posito si trova in una Nota dei casi di malattia dei vegetali<br />

presentati alla E, Stazione di Patologia vegetale nei mesi<br />

di maggio, giugno e luglio 1889. * Io ho esaminato il rela-<br />

tivo materiale che si trova nella collezione della Stazione di<br />

Patologia, raccolto nella prihia metà del giugno 1889 a Torri-<br />

cella Sicura in provincia di Teramo e non avvi alcun dubbio<br />

che si tratti della malattia dettagliatamente descritta dal Boyer.<br />

Da parte mia posso aggiungere due altre regioni nelle quali si<br />

é manifestata la stessa malattia, la Toscana cioè e la provincia<br />

romana. Nella primavera ed al principio dell'estate del 1890<br />

venivano, a diverse riprese, spedite da Firenze e da altra parte<br />

della Toscana delle foglie di olivo che si ritenevano infette da<br />

una crittogama. Sulla pagina superiore di queste si notavano delle<br />

macchie nerastre o di arsiccio di forma circolare, mentre la pa-<br />

gina inferiore delle stesse mostrava delle chiazze irregolari di<br />

colore plumbeo che talora si estendevano a tutta la superficie<br />

della foglia. L'esame microscopico dimostrava che le macchie<br />

circolari della pagina superiore erano prodotte dal Cycloconium,,<br />

(|uelle irregolari della pagina inferiore da numerosi cespuglietti<br />

di ife di colore bruno olivaceo che sporgevano sulla superfice<br />

dall'apertura degli stomi. Mentre il fungo della pagina supe-<br />

riore del lembo fogliare offriva un micelio esclusivamente sot-<br />

tocuticolare, abbondanti fili micelici, jalini, settati, attraversa-<br />

vano il tessuto spugnoso del mesofìllo arrivando fino al palizzata;<br />

essi si raccoglievano per lo più in un fitto intreccio nella camera<br />

stomatica e da esso uscivano per l'apertura stomatica le ife so-<br />

pra ricordate. Gli elementi del tessuto attraversati dal micelio di<br />

quest'ultimo fungo erano più o meno profondamente alterati e<br />

la differenza tra la disposizione del micelio dei due funghi e<br />

l'azione patologica da essi esercitata risaltava subito all'occhio.<br />

Esclusa la possibilità che il micelio della pagina inferiore potesse<br />

ascriversi 2AV Antennaria elaeophila Mont. e per il suo aspetto<br />

differente e perchè il micelio di questo fungo si sviluppa sulla<br />

pagina superiore e non penetra nei tessuti dell'ospite, rimaneva<br />

' Bollettino di notizie agrarie del Ministero cVAgricoltura, n. 55, 1889.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 179<br />

'da stabilire a quale altro ifomicete dovesse attribuirsi. Ad onta<br />

di diligenti ricerche fatte dal prof. Cuboni e da me per rintrac-<br />

ciare la presenza di qualche spora che permettesse la determi-<br />

nazione sicura del fungo non si riusci mai a riscontrarne. Le<br />

fogli? infette vennero ripetutamente tenute per un tempo più o<br />

meno lungo in camera umida, ma non si ottenne altro resultato<br />

che un più ricco sviluppo del sistema vegetativo del fungo. Tut-<br />

tavia credo di non errare nel!' ascrivere il micelio in questione<br />

alla Cevcospora cladosporìodes Sacc, perchè esso corrisponde<br />

perfettamente per colore, forma e dimensioni alla descrizione ed<br />

al disegno che ne dà il Saccardo (Syll., IV, pag. 470; F. ifal., 672).<br />

Data la presenza contemporanea di due parassiti nasce sponta-<br />

nea la domanda: si manifestano essi contemporaneamente, indi-<br />

pendentemente l'uno dall'altro, o l'uno sviluppandosi prima col-<br />

r azione patologica da esso esercitata sull'organo, prepara il<br />

terreno favorevole allo sviluppo dell'altro? A questa domanda,<br />

dovendosi le mie osservazioni limitare al semplice esame di ma-<br />

teriale staccato dalla pianta, non si può rispondere che indiret-<br />

tamente. Gli studii del Boyer hanno dimostrato che il Cycloco-<br />

niimi oleaginum non si sviluppa esclusivamente sulla pagina<br />

superiore della foglia, come prima si riteneva, ma che esso può<br />

svilupparsi, sebbene con minore intensità, anche sull'inferiore.<br />

Mi venne il dubbio che la Cercospora cominciasse a manife-<br />

starsi in corrispondenza ai punti della pagina inferiore già<br />

stali attaccati dal Cycloconium, e che di qui si estendesse poi<br />

gradatamente all'altre parti della foglia. L'esame mici'oscopico<br />

.escludeva però questo dubbio, perchè la parefe esterna delle cel-<br />

lule epidermiche appariva sempre intatta; nel suo spessore non<br />

si osservava alcuna traccia di micelio, né apparivano in essa<br />

modificazioni tali da farci ritenere che fosse stata antecedente-<br />

mente attaccata. D'altra parte il Boyer ha osservato che il Cy-<br />

cloconium non intacca che le foglie che hanno raggiunto il loro<br />

completo sviluppo, fatto che è, come è naturale, in stretta re-<br />

lazione col luogo nel quale il micelio è destinato a vegetare.<br />

La sua apparizione si manifesta quindi tardivamente; nelle fo-<br />

glie dell'annata comincia di regola nel settembre e va diffon-<br />

dendosi dalla base dei rami dell'annata verso l'alto. La Cerco-<br />

spora si riscontrava di regola nel caso nostro sviluppata sopra<br />

le foglie che presentavano sopra la pagina superiore un numero


180 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

più meno grande di macchie prodotte dal Cycloconium; solo<br />

in qualcuna di esse ho osservato la pagina superiore perfetta-<br />

mente immune da parassiti e la pagina inferiore abbondante-<br />

mente provvista della Cercospora. Questo fatto però che si deve<br />

ritenere come un* eccezione, non è succiente per distruggere<br />

l'impressione ricevuta dall'esame del materiale che ebbi a mia<br />

disposizione, che T infezione del Cycloconium i^veceda di regola<br />

l'apparizione dell'altro parassita e che le alterazioni patologiche<br />

da esso prodotte alle foglie inducano in queste una certa quale<br />

predisposizione ad essere attaccate dalla Cercospora. I danni<br />

prodotti sull'ospite da quest'ultimo fungo sono di certo supe-<br />

riori a quelli esercitati dall'azione parassitaria del Cycloconium,<br />

che secondo il Boyer sono insignificanti, data la sua apparizione<br />

tardiva, ad onta che esso possa talora svilupparsi, specialmente<br />

sopra alcune determinate varietà di olivo, in estrema abbondanza.<br />

Ricorderò finalmente che altri esemplari del Cycloconium in<br />

differenti stadii di sviluppo furono da me raccolti nel luglio<br />

del 1890 a Colonna presso Frascati. Riguardo all'azione patologica<br />

di questo parassita sugli organi da esso attaccati, io non ho niente<br />

da aggiungere a quanto dice l'Autore già più volte citato: le<br />

mie osservazioni non confermando che le sue: solo dirò che nel<br />

materiale a mia disposizione il fungo si trovava esclusivamente<br />

sviluppato sulla pagina superiore.<br />

Il Socio dott. Terracciano presenta poi la nota seguente:<br />

LE SASSIFRAGHE DELLA FLORA ROMANA. NOTA DEL<br />

DOTT. ACHILLE TERRACCIANO.<br />

Quante Sassifraghe ci venivano date e descritte per la flora<br />

della provincia di Roma dai sigg. Sebastiani e Mauii e dal San-<br />

guinetti, * erano quattro appena: Saxifraga tridactylites Linn.,<br />

* Sebastiani et Mauri, Florae romanae prodromus (Romae, 1818),<br />

pag. 147-148. — Mauri, Romanarum plantarum centuria XIII (Romae,<br />

1820), pag. 20. — Sanguinetti, Florae romanae prodromus alter<br />

(Romae, 1861), pag. 327-331.


ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 181<br />

S. bulbìfera Linn., 5. granulala Linn., S. rotundifolìa Linn.<br />

Tuttavia in un libro, compiuto forse nel 1772 ma edito nel 1822,<br />

dal titolo « Flora romana, 1). Joannis Francisci Maratti, abbatis<br />

vallumbrusiaiii, » insieme con S. iridaclijUte^, granulata, ro-<br />

tundlfolia, si dava anche S. colyledon (= S. Ungulata Bell.)<br />

per San Polo e per monte Gennaro, ove però non fu mai rin-<br />

venuta. Si deve solo al Rolli, raccoglitore accurato e già pro-<br />

fessore di botanica in questa R. Università, se il numero ne<br />

fosse di molto accresciuto; poiché primo raccolse nei monti di<br />

Filettino : S. adscenclens Linn,, moschata Murr., Ungulata Bell.,<br />

Aizoon Murr., porophijlla Bert., oppositifoUa Linn. Le quali poi<br />

li stesso e, per ora, non altrove furono rinvenute dai più re-<br />

centi studiosi della flora romana.<br />

Io, riordinando testé 1' erbario generale e quello speciale romano<br />

del nostro R. Istituto botanico, ho potuto averle tutte sot-<br />

t' occhio e studiarle di confronto. Per tale modo sono venute<br />

fuori forme peculiari di S. trìdactylites Linn., Aizoon Murr.,<br />

rotundlfoUa Linn.; var. di S. moschata Murr. ed Aizoon Murr.;<br />

ed una specie che già descrissi per S. meridionalis ed é quella<br />

che comunemente va tra noi per S. oppositifoUa Linn. Le dia-<br />

gnosi sono, con quella chiarezza e brevità che ho potuto mag-<br />

giori, apposte ad ogni specie ; solo per la S. 'ìneridionalis, di<br />

cui in questo medesimo Bullettino a pag. 137 trovansi descri-<br />

zioni ed osservazioni, aggiungerò essere succedanea geografica-<br />

mente e morfologicamente della S. oppositifoUa tipica di Linneo.<br />

Nelle varietà e forme date per un solo piccolo tratto dell' Ap-<br />

pennino romano già si rileva, che i caudicoli fioriferi sono ora<br />

glabri ed ora pelosi, le foglie tutte densamente cigliate e pe-<br />

loso-aracnoidee alla base per l'allungarsi dei denti marginali<br />

bianchi, i sepali ora glabri ed ora lievemente peloso-ghiando-<br />

losi, le capsule terminate dagli stili divergenti ; catatteri che la<br />

fanno adunque stare fra il tipo linneano e la S. biflora Ali.,<br />

senza essere né 1' una né l' altro. È comune in tutto l'Appen-<br />

nino centrale, vive nel Montenegro come una varietà orientalis,<br />

e non è improbabile che assai più grande ne sia la diffusione e<br />

che nei diversi luoghi si presenti con forme del pari caratte-<br />

ristiche.


182 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

II.<br />

1. S. TRiDACTYLiTES Li'nn. IMaratti, FI. rom., voi. I, pag. 307 ;<br />

Sebastiani et Mauri, Prodr. fl. rom., pag. 148 ; Deakin, FI.<br />

Coloss., pag. 53; Sanguinetti, Fl. rom. prodr. alt., pag. 328;<br />

Fioiini-Mazzanti, Fl. Coloss., pag. 19; Gravis, Herbor. mar.<br />

poni., pag. 176.<br />

formae: a. muralis, pusilla, magis glandulosa, foliis<br />

et floribus dimiuutis, paucis.<br />

b. nemoralis, elata, ramosa, ramis divarica-<br />

tis, interdum huc illuc glabriuscula, foliis^<br />

caulinis lanceolato-obtusis, floribus longe<br />

pedunculatis, saepe cernuis.<br />

e. montana, pusilla sed caespitosa, foliis in-<br />

ferioribus rosulatis, caule maxime glandu-<br />

loso, rubescente.<br />

Hab.;* Roma nei muri e sui tetti, Sanguinetti, 1. e, Maratti,<br />

1. e; sui muri antichi, Rolli!; Colosseo!, De Notaris! Fiorini-<br />

Mazzanti!; Fòro Romano!, Sanguinetti! (V. 18i32): Tempio della<br />

Pace, Sanguinetti!; Palazzo dei Cesari, Avetta! (20, IH, 1881);<br />

Scala di San Gregorio Magno, Canneva! (22, IV, 1877); Te-<br />

staccio, Sanguinetti! (II, 1828), Avetta! (25, IV, 1881); Ponte<br />

Mammolo fuori porta San Lorenzo, Canneva!; Orto botanico<br />

di Panisperna, Canneva! (26, III, 1890); Villa Borghese, Pelosi !<br />

(15, III, 1883); dintorni della città, Cuboni! (IV, 1879); Tor d'An-<br />

gelo fuori Porta Maggiore, Mauri! (29, III, 1876); monti Parioli!<br />

(16, IV, 1890); — Cori nei monti Lepini, Gravis, 1. e; —<br />

Campagnano ! (4, IV, 1887) — ; Rocca di Subiaco, Pelosi ! (25,<br />

V, 1886) — ; Filettino! nei colli Albanesi, Martelloni ! (IV, 1887);<br />

monte Cotento!, Pelosi! (VII, 1886); — Tivoh! (27, V, 1887); —<br />

monte Gennaro, Brizi! (12, V, 1889); a colle Zappi! (27, V, 1887);<br />

— Cineto Romano! (23, V, 1891).<br />

2. S. ADSCENDENS Linn.<br />

forma: rivalis, petalis obovatis, calycem aequantibus.<br />

* Io stesso raccolsi la pianta quando al nome della stazione segue<br />

l' ammirativo ;<br />

1' ammirativo dopo un nome di persona denota che<br />

studiai la pianta con cartellino autografo.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 183<br />

Hab. : Filettino nel monte Piano, Martelloni! (VI, 1887) ; Tri-<br />

nità e monte Autore nei monti Simbruini! (15, VII, 1891); la<br />

forma alla sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856).<br />

3. S. GRANULATA Liiin. Maratti, op, cit., pag. 307 ; Sebastiani<br />

et Mauri, op. cit, pag. 147; Deakiii, op. cit., pag. 52; San-<br />

guinetti, op. cit., pag. 329.<br />

Hab. : Sommità della Semprevisa nei monti Lepini sopra Car-<br />

pinete, Rolli! (6, VI, 1852); — monte Gennaro! (6, VI, 1891),<br />

Maratti, 1. e, Brizi ! (12, V, 1889); — monte Viglio sopra Fi-<br />

lettino! (14, VII, 1891); —Colli albani, a Rocca di Papa, Rolli!<br />

(13, V, 1861); Madonna del Tufo, Sanguinetti! (IV, 1828); som-<br />

mità del monte Lucretile, Rolli! (26, V, 1859); monte Cavo,<br />

Cuboni! (25, IV, 1880), Avetta ! (14, IV, 1880), Pelosi! (21, V,<br />

1886); — Guadagnolo, Sanguinetti, loc. cit.<br />

Obs. : Il Deakin descrive e dà pel Colosseo tale pianta ; ma,<br />

non avendovela mai nessuno, e prima e dopo di lui, ritrovata,<br />

siffatta indicazione va ritenuta dubbiosa.<br />

4. S. BULBIFERA Liun, Mauri, Rom. pi. cent. XIII, pag. 20 sub<br />

S. veroìiicaefolia ; Sanguinetti, op. cit., pag. 329.<br />

Hab.: Monti Albani, Campi di Annibale, Rolli! (23, V, 1861);<br />

monte Compatri ed Albano, Sanguinetti, 1. e; Forcella presso<br />

monte Compatri, Mauri, 1. e; Guadagnolo, Sanguinetti! (V. 1832);<br />

monte Calvo, Pelosi ! (26, V, 1886); monte Gennaro! (6, VI, 1891),<br />

Cuboni! (10, VI, 1880); Riofreddo! (23, V, 1891); monte Cimini,<br />

Mauri, 1. e; fosso Lupato nei dintorni di Viterbo, Mari! (9,<br />

V, 1890); monti Lepini alla Reticheta di Carpineto, Rolli! (5,<br />

VI, 1852).<br />

5. S. ROTUNDiFOLiA Linu. Maratti, op. cit., pag. 306; Sebastiani et<br />

Mauri, op. cit., pag. 147; Sanguinetti, op. cit., pag. 328.<br />

formae: a. uìnbrosa, caule elato, laxe folioso, apice<br />

valde ramoso, foliis caulinis sessilibus, acu-<br />

te-lobatis, lobis triangularibus, aequalibus,<br />

foliis infei'ioribus longe petiolatis, obtuse<br />

lobatis, lobis interdum albo-marginatis.<br />

b. pumila, caule abbreviato, ramulis etiam<br />

confertioribus, foliis caulinis inaequaliter


184 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

lobatis, lobis deltoideo-acutis, floribus mi-<br />

noribus.<br />

Hab.: Monte Gennaro! (6, VI, 1891), Cuboni ! (10, VI, 1880,),.<br />

Pirotta! (VI, 1885); monte Lucretile, Sanguinetti! (VII, 1827);<br />

Guadaglielo, Sanguinetti 1 (VII, 1832); monti Lepiiii a Carpinete,<br />

Rolli! (VII, 1852); Riofreddo! (23, V, 1891); San Vito Romano,<br />

Salomonsohn! (V, 1891); monte Pellecchia! (27, VII, 1890); monti<br />

Simbruini a monte Viglio! (14, VII, 1891); monte Cosento! (12,<br />

VII, 1891); fra Trevi e Valleprietra! (15, VII, 1891); Cafor-<br />

chietto, Martelloni !<br />

(VI, 1887) ; Faito, Baldini ! (29, IX, 1886) ;<br />

Filettino nelle colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886).<br />

6. S. MOSCHATA Wulf.<br />

YSiV. pygmaea (Han.) Engler (= S. muscoides \V\i\L var. in-,<br />

tegrifolia Koch. con Are, Corap. li. ita!., pag. 253).<br />

Hab.: Rupi del Cantre di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856);<br />

monte Viglio, sulla vetta! (15, VL 1891).<br />

7. S. LINGULATA Bell.<br />

Hab.: Filettino sul Cantre, Rolli! (12, VII, 1856); monte Vi-<br />

glio ! (14, VH, 1891).<br />

8. S. AizooN Murr.<br />

formae: a. humilis, foliis diminutis, dense rosulatis,<br />

surculis sterilibus abbreviatis, caule fiori-<br />

fero tenui, recto, apice tantum'ramoso-co-<br />

rymboso.<br />

b. elata, foliis obovato-spathulatis, caule erec-<br />

to, valde ramoso, ramis longis, divaricatis.<br />

varietates : a. latina, foliis, basilaribus lingulatis, planis,<br />

3-4 cm. longis, 3-9 mm. latis, apice mu-<br />

cronulatis, margine serrulatis, basi cilia-<br />

tis, caule elato, piloso-glanduloso, superne<br />

praesertim, floribus ad ramulorum apicem,<br />

et in paniculam fere oblongam, obtusam<br />

dispositis, calycis laciniis subtriangulari-<br />

bus, obtusis, petalis dimidio minoribus.<br />

b. m/erme^m, foliis, obovato-spathulatis, ob-<br />

tusis, serrulatis, dentibus, nunc obtusis,


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 185<br />

mine acutis, caule crasso, erecto, Tube-<br />

scente, piloso-glaiiduloso, caiycis laciniis<br />

subrubris, floribus intense luteis, maio-<br />

ribus.<br />

Hab.: Cantro di Filettino, Rolli! (13, VII, 1856); monte Ca-<br />

forchietto nei Simbruini, Baldini! (10, IX, 1886); monte Viglio!<br />

(14, VII, 1891), Pelosi! (VII, 1886), Baldini! (23, IX, 18S6).<br />

Var. a. al monte Cotento ! (12, VII, 1891; — &. Filettino alle<br />

colline della Moscosa, Pelosi! (VII, 1886); Caforchietto, Martel-<br />

loni! (VI, 1887).<br />

0. S. poROPHYLLA Bei'tol. (confei". A. Terracciano, Le Sassifra-<br />

ghe del Montenegro, in Bull. Soc. bot. ital., 1892, pag. 134).<br />

Hab.: Sommità del Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856).<br />

10. S. MERiDiONALis A. Terr. Sass. Monten., in Boll. Soc. bot.<br />

ital., 1892, pag. 137 (= S. opposìtofìa Baldini e Pelosi, Add.<br />

ad fl. ital., in Malpighia, ann. I, fase, IV, pag. 191).<br />

varietates : a. apennina, foliis dimlnutis, ovato-obovatis,<br />

albo-ciliatis, ramulorura sterilium farete<br />

et quadri fariam imbricatis.<br />

Formae occurrent: a. caudiculis sterilibus<br />

superioribus longioribus glabris;—<br />

&. caudiculis sterilibus pilosis, foliis qua-<br />

drifariam disposltis. Cataphylla nunc<br />

desunt, nunc in quibusdam caudiculis<br />

adsunt ; folia variant malore et mi-<br />

nore, laxe ac dense imbricafa.<br />

b. latina, calyce glandulifero, floribus in ca'u-<br />

diculorum elongatorum laxe foliosorum et<br />

pilosorum apicem subsessilibus, maiusculis,<br />

caudiculis sterilibus foliis haud cataphylli-<br />

feris, brevibus, columnaribus foliis planis,<br />

parvis, maxime dentato-ciliatis et basi<br />

arachnoideis.<br />

Hab.: Sopra il Cantro di Filettino, Rolli! (12, VII, 1856)!<br />

monte Viglio! (14, VII, 1891), Baldini! (23, IX, 1886), Pelosi;<br />

(VI, 1886). — Var. b. a monte Piano, Martelloni ! (VI, 1887, et<br />

VIII, 1888).


186 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Da ultimo il prof. Pirotta fa la seguente comunicazione a propo-<br />

sito della coltura del Cynomorium cocGÌneum :<br />

« I SociU. Martelli e G. Arcangeli (Bull. Soc. bot. ital., 1892, p. 97<br />

e 127) hanno fatto conoscere i risultati dei loro tentativi per col-<br />

tivare il Cynomorium coccineum, ed il Martelli, annunciando l'esito<br />

felice della prova, aggiungeva : che V esperienza era riuscita ......<br />

e che cV ora innanzi dovunque piaccia sarà facile coltivare una pianta<br />

tanto strana ed interessante.<br />

« Ora, al solo scopo di constatare, che non è la prima volta, che il<br />

Cynomorium vien coltivato in Italia, credo dover far conoscere, che<br />

fin dal 1885 io introducevo nell'Orto Botanico di Roma questa Bala-<br />

noforea, valendomi di abbondante materiale inviatomi da Cagliari<br />

dall'egregio collega prof. Gennari. Alcuni individui, allevati dapprima<br />

in vaso sopra piante di Halimus portulacoides, collocai in piena<br />

terra vicino alle radici di un rigogliosissimo esemplare di questa<br />

stessa pianta vegetante a Panisperna. Nel febbraio dall'anno sxiccessivo<br />

poco lontano dal luogo nel quale io avevo messo il Cynomorium<br />

si svilupparono cespi di bellissimi scapi fioriferi. Il parassita continuò<br />

a mostrarsi par parecchi anni successivi finché, abbandonata<br />

la parte di Orto, dove stava V Halimus, lo feci levare e coltivare in<br />

vaso, coltura che tuttora riesce.<br />

« Dell'esito di questi tentativi da me fatti scrisse il pi'of. A. Engler<br />

nella Gartenflora del 1886 a pag. 286. »<br />

Esaurite le comunicazioni la seduta è levata.<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 14 febbraio 1892.<br />

Il Presidente apre 1' adunanza dando lettura della seguente let-<br />

tera da lui diretta, dietro incarico ricevutone nell'adunanza della<br />

Società del 10 gennaio, al Ministro della Pubblica Istruzione :<br />

Firenze, 26 gennaio 1892.<br />

La Società botanica italiana, avendo giudicato suo dovere<br />

prendere in esame i nuovi programmi per l'insegnamento della<br />

Storia Naturale nei Ginnasi e nel Licei, ha incaricato il sotto-<br />

scritto di comunicare alla S. V. 111."* un ordine del giorno ed<br />

un suo desiderio relativi a tale argomento.<br />

L'ordine del giorno suddetto, che ebbe l'approvazione una-r<br />


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 187<br />

nime nella sediUa del 10 gennaio u. s. tenuta nella sua Sede<br />

di Firenze, è concepito nei seguenti termini ;<br />

« Considerando che nel Programma per i Ginnasi e Licei del<br />

« 21 ottobre 1883 saviamente era stato ripartito l'insegnamento<br />

« elementare della Botanica in due anni, per modo che veniva<br />

« dato nel secondo periodo di ogni anno, ossia nella stagione<br />

« estiva, quando solamente era possibile avere il materiale fre-<br />

« SCO assolutamente richiesto dall'indole dell'insegnamento;<br />

« Considerando che nel programma del 7 ottobre 1891, ora<br />

« entrato in vigore, il medesimo insegnamento è stato irrazio-<br />

« nalmente portato tutto in un solo anno, ossia in parte nella<br />

« stagione invernale, quando fa difetto il materiale fresco e fa<br />

« duopo ricorrere in sua vece a dei compensi affatto inadatti,<br />

« an/-i contrari allo scopo dell'insegnamento, qual' é dichiarato<br />

« nel programma stesso ;<br />

« La Società botanica italiana fa voti, perchè in questa parte<br />

« l'insegnamento della Botanica ritorni alla giudiziosa pratica<br />

« del programma del 1889. »<br />

La Società stessa prega inoltre 1' E. V. IH."* a voler rivolgere<br />

la sua attenzione alle disposizioni che nei programmi del 1889<br />

prescrivevano le modalità d^ seguire negli esami di Storia Na-<br />

turale nel Ginnasio.<br />

Quelle disposizioni che la Società considera per ogni riguardo<br />

opportune, mentre consacravano la necessità di applicare nel-<br />

l' insegnamento il metodo oggettivo, davano al Ministero un<br />

modo facile per verificare se l'opera degl'insegnanti suoi era<br />

conforme ai più savi principi della didattica, e di giudicare al-<br />

tresì con criteri sicuri degli elfetti etlucativi che dall'insegna-<br />

mento medesimo si attendono e si possono attendere. Nello stesso<br />

tempo l'esame, cosi com'era pre^^critto, dava all'insegnante pub-<br />

blico gli elementi per giudicare rettamente gli esaminandi pro-<br />

venienti dalle Scuole private, nelle quali troppo spesso l' inse-<br />

gnamento della Storia Naturale, malamente impartito, riesce<br />

del tutto inefficace.<br />

A Sua Eccellenza il Ministro<br />

della Pubblica Istruzione<br />

Roma.<br />

DevJ^° Servo<br />

Giovanni Arcangeli.


188 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />

Il Presidente annunzia quindi il prossimo viaggio alla Colonia<br />

Eritrea del Socio Achille Terracciano al quale dietro proposta del<br />

Socio Martelli viene inviato un saluto ed un augui-io.<br />

Viene quindi annunziato che il sig. S. Renaud (Principato di Monaco)<br />

mette in vendita una collezione di 150 specie di Muschi Austro-<br />

affricaui con circa 40 specie nuove, al prezzo di L. 15 la mezza cen-<br />

turia.<br />

L'Archivista Martelli dà Iattura del seguente elenco di doni per-<br />

venuti alla biblioteca della Società :<br />

Dal prof. T. Carnei : Carnei. Epitome florae Europae terrarumque<br />

affinium. Florentiae 1892.<br />

Dal prof. G. Arcangeli: Arcàngeli. Cenni necrologici sul generale<br />

Vincenzo Ricasoli. Firenze 1891. — Sopra ima varietà dell' Hibiscus<br />

cannab'nus L. Firenze 1891. — Sulle foglie e sulla fruttificazione dell'<br />

HeliaodicerGs musjìvorus. Firenze 1891. — Sulla cultura ddl Cynomorium<br />

co^.cineum. Firenze 1891. — Sul Dracunculus canariensis Kunth.<br />

Firenze 1891.<br />

Dal dott. E. Baroni : Baroni. Sulla struttura del seme dell' He-<br />

merocallis flava.<br />

Dai sigg. G. Gibelli e F. Ferrerò : Gibelli e Ferrerò. Eicerche<br />

di anatomia e morfologia intorno allo sviluppo dell'ovolo e del seme<br />

della Trapa natas L. Genova 1891.<br />

Dai sigg. G. Gibelli e S. Belli : Gibelli e Belli. Rivista critica<br />

delle specie di Trifulium. italiane comparate con quelle del resto<br />

d'Europa e delle regioni circummediterranee della sezione Trigantheum<br />

Nobis (Mistyllus Presi. P. P.). Torino 1891.<br />

Dal dott. E. Rostan : Fuohs L. De historia stirpium commen-<br />

tari insignes. Lugduni 1549. — BnUetins des travaux de la Socióté<br />

Murithieiine pour les années 1872, 1873, 1874. Sion 1876. —<br />

MuUer J. Les Characées geaévoises. Genève 1881. — Correvon H.<br />

Liste des plantes des montagnes élevées au jardin alpin d'acclima-<br />

tation de Genève. Genève 1885, — Crep'n F. Nouvelle classification<br />

des Boses. Melun 1891. — Examen de quelques idées émises par<br />

MM. Burnat et Gremii sur le genre Rosa. Gand 1888. — Genty P. A.<br />

Note sur le Piroga media Swartz, piante rare nouvelle pour la flore<br />

jurassique et la flore fran9aise. Paris 1890.<br />

Dal sig. C. Grilli : Grilli. Ossarvazioni sopra una questione di fisiologia<br />

vegetalo relativa ai licheni per 0. J. Richard. Traduzione<br />

autorizzata dall'Autore. Castelpiano 1892.<br />

Dal dott. D. Lanza: Lanza. Gli Adonia di Sicilia e di Sardegna. Palermo<br />

1891.<br />

Dal prof. C. H. Peck : Peak. Annual report of the state botanist<br />

the state of New York. Albany 1891-92.<br />

Dal sig. W. H. Bdeby: Beeby. On the flora of Shetland 1891. —<br />

A new Hieracium. London 1891.<br />

Dal sig. J. E. Forster : Forster. Mushrooms and Mushroom-poiso-<br />

ning. Massachusetts 1890.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 189<br />

Vien dato lettura della nota seguente :<br />

UNA ERBORIZZAZIONE FUORI STAGIONE. NOTA DI A.<br />

GOIRAN.<br />

Osservazioni da me accuratamente proseguite per oltre un<br />

ventennio, hanno messo in chiaro che nei dintorni di Verona<br />

fra il 15 di novembre e il 15 di dicembre, almeno negli anni<br />

normali, é quasi certo di rinvenire nei campi, nelle sie[)i, lungo<br />

i fossi e le vie, nelle ortaglie, con tracce e segni evidenti di<br />

fioritura e non infrequentemente con fioritura completa, o tutte,<br />

o per lo meno alcuna fra le specie seguenti: Dellìs perennis,<br />

Picris liieracioìdes, Ceniauma solstitlalis, Scabiosa Colwnba-<br />

ria, Lychnis alba, Chenopodium murale, Alyssum mariti-<br />

muiii, Pyrethrwn Parthenittm, Stellarla media, Poa annua,<br />

Senecio valgaris, alcune forine di Crisantemi ecc.; le quali<br />

pertanto rappresenterebbero presso di noi le specie maggior-<br />

mente resistenti ai rigori invernali. All' infuori di questi resi-<br />

dui simulacri di vegetazione tutto è squallore sin oltre al sol-<br />

stizio d'inverno. Si hanno però anni eccezionali che si sottraggono<br />

'nel fatto a questa regola generale: narra un cronista veronese<br />

che nel mese di dicembre dell'anno 1504, in molti lochi del<br />

Veronese se trovò de la scgalla che haveva facto de le spighe,<br />

et de le fave fresche, et pizoli che erano renassucli, et sosini<br />

et altri frati, et fiorì li mandolini, et fa trovato meloni<br />

maturi.<br />

L'anno 1891 appartiene a queste annate eccezionali come è<br />

dimosti-ato da una erborizzazione accidentalmente da me fatta<br />

nella collina soprastante a Montorio veronese il giorno 13 no-<br />

vembre fra Olive (m. 70) e la torricella Orti (m. 356). È oppor-<br />

tuno ricordare che la temperatura abbassò considerevolmente e<br />

rapidamente negli ultimi giorni di ottobre e si mantenne assai<br />

bassa nei primi di novembre: nei quali si ebbero in Verona<br />

forti brinate, oltre ad un tentativo di nevicata 1' ultimo giorno<br />

di ottobre.


190 ADUNANZA DELLA SKDE DI l^UENZE<br />

1<br />

1" Decade<br />

2* Decade<br />

3» Decade


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIKENZB 191<br />

Prunus spinosa, Fragrarla sp. (coltivata: intere ajuo le<br />

fiorite), Rosa sp. (coltivata).<br />

Canon Petroselinum (in fiore, ma coltivata nelle ajuole<br />

di una piccola ortaglia alla Pezza), Pimpinella saxifraga, Foe-<br />

niculum officinale, Peiicedanuin venetum, P. Oreoselinum,<br />

P. Cercaria, Daucus Carota, Caucalis daucoides.<br />

Hedera Helix.<br />

Comus sanguinea.<br />

Asperula cynanchica, Galium purpureum.<br />

Scabiosa Colunibaria.<br />

Solidago Virga-aurea, Erigeron canadensis, E. acris,<br />

Aster Ame.Hus, Bellis i;(?r^;»2e\9, Senecio vulgaris, Leucanthemum<br />

vuljare, Chrysanthemum (piante collivate), Pijrèthriim<br />

Parthenium, Anthemis arcensis (copiosissima). Achillea mille-<br />

foliiim. Artemisia camphorata, Xanthium spinoswn, X. strumarium.<br />

Calendula o/fìcinalis (coltivata), Centaureanigrescens,<br />

C. maculosa, Rhagadiolus sle'laliis, Cicliorlam Intijbus, Picris<br />

hieracioides, Leontjdon hispidam, Sonchus oleracewi, Tarawacum<br />

vulgare, Cì-epis foelìda, C. setosa, Hieracium pilosella,<br />

H. sabaiuluni, IL umhellaium.<br />

Campanula spicata, C. glomerata.<br />

Liguslrum vulgare (fruct.).<br />

Vinca minor.<br />

Solanu n nigrmn.<br />

Plantago major.<br />

Antirrìiinuni majus, Linaria vulgaris, L. minor.<br />

Calami! Ulta Clinopodium, C. paroiflora. Salda pratensis,<br />

Rosmarini o/Ticinalis, Stachys annua, S. recta, Ajuga<br />

Chamaepilys.<br />

Verbena oflicinalis.<br />

Anagallis aroensis.<br />

Polygonum Convolvolus, P. aviculare.<br />

Amarantwi relrofleocus, A. Blitum.<br />

Chinopodium urbicum.<br />

Urtica urens, U. dioica, Parietaria diifusa.<br />

Euphorbia helioscopia, E. Peplus, Mercurijlis annua.<br />

Corylus A vel'ana.<br />

Rus:jux aculeatus.<br />

Avena salica, Poa annua, Lolium iemulentum, Triticum<br />

vulgare (tutts con pannocchie o spighe in pieno sviluppo).


192 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />

Nel giorno 13 novembre nel quale ho osservato le piànte qui<br />

sopra elencate cade la festività di S. Lucia, ed il vecchio pro-<br />

verbio veronese dice che A santa Lussia el fredo crussia,<br />

per esprimere appunto che a quest' epoca sopravvengono i freddi<br />

più rigorosi della stagione. Del resto mi è occorso, or sono di-<br />

versi anni, in questo stesso giorno di S. Lucia, rinvenire al-<br />

l' altez/.a ili Cerro Veronese (m. 728) una pianta di fragola non<br />

solo in (ìoritura, ma con numerosi frutti perfettamente maturi,<br />

in società con esemplari in fiore di Priinula grandiflora, Viola<br />

odorala, Porientilla alba.<br />

Termino questa nota osservando che il 25 dicembre (1891)<br />

ho trovato in fiore Helleborus niger (Rosa di Natale) ed ai<br />

4 febbraio (1892) Crocus Injloriis e Primula Sibthorpii. Sin<br />

dai primi di Febbraio a Cerro Veronese era fiorito Daphne<br />

Laureola.<br />

Il Socio C.vuuEL mette in rilievo l'analogia che deve esistere, a<br />

giudicarna specialmente dagli ebnchi surriferiti, fra il clima di Verona<br />

e quella di Firenze. Il Socio Micheletti confei-ma l'osssrvazione<br />

del prof. Carnai.<br />

Viena presentata la seguente nota:<br />

FRAMMENTI LICHENOGRAFICL NOTA DEL DOTT. EUGE-<br />

NIO BARONI.<br />

Della Lichenografia dell'Italia settentrionale e meridionale<br />

già si occuparono egregiamente i chiarissimi signori Anzi, Ga-<br />

re vagì io, Massalongo, Baglietto, Jatta, per non citarne che al-<br />

cuni; ciò nulla meno credo non inutile cosa riferire in questa<br />

nota sopra alcune specie, le quali possono forse interessare per<br />

le nuove località in cui sono state raccolte.<br />

Dal sig. Emilio Rodegher furono inviate nell' anno decorso al<br />

sig. prof. G. Arcangeli alcune specie di Licheni raccolti in quel<br />

di Bergamo e da quest' ultimo a me favoriti per studio.<br />

Quelli riferaiitisi al ganere Cladonia furono rinvenuti sui<br />

Colli Bergamaschi sopra roccia calcareo-lerrosa e ai piedi delle<br />

quercia; gli altri qua e là sul terreno e sul letto del Serio.<br />

Essi sono : Cladonia rangiformis Hoffm. — CI. alcicornis<br />

(Leight.) Flk. — CI. pyxidata (L.) Fr. ^. pocillum (Ach.) Fr. —


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 193<br />

CI. fimbriata (L.) Fr. a. iabaeformis HofTm. — CI. furcata<br />

(Hoffm.) j3. racemosa (Hoffm.) Flk. e la forma co?'i/mbosa (Ach.)<br />

Nyl. — CI. squamosa Hoffm. s frondosa (DC.) Nyl. — CI. cae-<br />

spìtitia (Flk.) — Lepra candelaris Schaer. — Physcia pulve-<br />

rulenta (Schreb.) Nyl. ?. pilijrea (Ach.) Nyl.) — Xanihoria<br />

parìetina (L.) Th. Fr.<br />

sum (Huds.) Th. Fr. — PI. falgens (Sw.) Th. Fr. — Psora<br />

ot. vulgaris Schaer. — Placodìum cras-<br />

decipiens (Ehrh.) Kbr. f. dealbata Mass. — Thalloidima eoe-<br />

ruleonigricans (Lightf.) — Synechoblastus Vespertilio (Lightf.).<br />

Appena che dallo stesso sig. Rodegher saranno inviati altri<br />

esemplari che ha promesso di raccogliere sul Barbellino e sul<br />

Cinione, mi affretterò a riferirne alla nostra Società.<br />

I sigg. Antonio Biondi e prof. Arcangeli in occasione della<br />

IV* Riunione generale della nostra Società botanica in Napoli<br />

raccolsero insieme ad altre piante alcune specie di Licheni, delle<br />

quali intendo qui di riferire brevemente.<br />

Le specie sono poche e piuttosto comuni. Ho riscontrato vari<br />

esemplari di Roccella phycopsis (DC.) diversamente sviluppati,<br />

giacché il tallo di alcuni misura appena 2 o 3 cm., quello di<br />

altri supera i 5 o 6 cm. : in questi ultimi il tallo è sempre soredifero<br />

e sporifero. Furono raccolti il 26 agosto presso Cuma<br />

dall'Arcangeli. Frammista agli esemplari precedenti credo di<br />

avere riconosciuto la Roccella tinctoria (DC), gracile e ste-<br />

rile, che si lascia scorgere per il suo tallo arrotondato, bian-<br />

castro e bruno nell'apice. Noto inoltre la Parmelia saxatilis<br />

(L.) Fr., sterile, con tallo vinato e macchiettato nei margini in<br />

bruno, raccolta dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense: la<br />

Physcia pulverulenta (Schreb.) Nyl. a. allochroa (Hoffm.) Th. Fr.<br />

d. venusta. A., caratteristica pei suoi apoteci contornati da pic-<br />

cole foglie talline disposte orizzontalmente, pure raccolta dal<br />

Biondi a Vico Equense; alcuni piccoli frammenti del tallo di<br />

Peltigera canina (L.) Schaer., sterili, furono raccolti dall'Arcan-<br />

geli in cima al monte Epomeo; il Nephromium laevìgatam<br />

(Ach,) 'Ny]. ^. papyraceum (Hoffm.) rinvenuto dall'Arcangeli<br />

fra' muschi dell'isola d'Ischia. Questo esemplare combina per-<br />

fettamente con uno dell' Erb. critt. italiano studiato da P. M.<br />

£uU. della Soc. bot. ital. 13


194 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Ferrari e che é posto sotto la denominazione di N. laevigaium<br />

(Ach.) Nyl. 7. LusUanicum Schaer., varietà alla quale<br />

non ho riportato il nostro esemplare perchè lo strato midollare<br />

trattato con idrato sodico non dà nessuna colorazione, mentre,<br />

se fosse la var. LusUanicum, col reagente indicato lo strato<br />

midollare dovrebbe colorarsi intensamente in rosso. '<br />

Cito poi la Pannarla plumbea Lightf. v. Tnyrìocarpa (Schaer.)<br />

sporifera e il Placodium classum Huds. sporifero raccolti en-<br />

trambi dal Biondi fra' muschi sopra Vico Equense nel monte S. An-<br />

gelo; e finalmente la Biatora ambigua (Mass.) sporifera, che<br />

l'Arcangeli e il Biondi raccolsero sugli alberi sopra Vico Equense<br />

nel monte S. Angelo di Castellamare.<br />

*<br />

* *<br />

Colgo questa occasione per notare un fungo che, secondo mi<br />

scrive il eh. prof. Saccardo, non è stato ancora citato della To-<br />

scana: voglio dire V Exosporium Tiliae Link., da me raccolto<br />

il 19 maggio 1891 sui rami dei Tigli della Tenuta del marchese<br />

Parinola a Varramista presso Pontedera.<br />

Il Socio Martelli presenta un lavoro del Socio VìccioM Sui rap-<br />

porti biologici fra le piante e le lumache, che superando la mole pre-<br />

scritta dallo statuto non può venir pubblicato nel Bullettino. Il<br />

Socio Carubl esprime il desiderio che il Socio Piccioli abbrevi possibilmente<br />

il suo lavoro tanto da poter comparire nel Bullettino, acciò<br />

si conosca che anche in Italia vengono coltivati simili studi.<br />

Il Socio MiCHELBTTi prende la parola per fare la<br />

COMMEMORAZIONE DI ANTONIO MANGANOTTI DA VERONA.<br />

PER L. MICHELETTI.<br />

Nel 17 gennaio decorso spirava in Verona il prof. cav. Anto-<br />

nio Manganotti, presidente di queir onorevole Accademia d'agri-<br />

coltura.<br />

Di quest'uomo, che nella nostra Riunione generale del settem-<br />

bre 1890 in quella città abbiamo avuto fra gli invitati, voi tutti<br />

• Sydow P., Die Flechten Deutschlands, pag. 6D, Berlin, 1887.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 1<br />

conoscevate la vasta dottrina, l' integrità del carattere e la la-<br />

boriosa attività.<br />

Io che ve ne parlo e come concittadino e come allievo suo,<br />

non ho quindi bisogno di diffondermi per tesserne l'elogio;<br />

ma sono troppo obbligato alla benevolenza del mio primo pro-<br />

fessore di botanica, che aveva messo a mia disposizione tutto<br />

il suo erbario ed i suoi doppi sino da quando io incominciava a<br />

studiare questa scienza, perché non mi senta in dovere di ricor-<br />

darlo in questa nostra Riunione, la prima dopo la morte di lui.<br />

Antonio Manganotti, già segretario perpetuo di queir Accade-<br />

mia, professore di botanica e di chimica nelle scuole di Verona<br />

e più tardi, per alcuni anni, in quelle di Mantova, lascia di sé<br />

eredità di affetto e di stima grandissima ; lascia un considere-<br />

vole numero di pubblicazioni che provano appunto la sua eru-<br />

dizione, il suo ingegno e la indefessa operosità.<br />

Scrisse per conto dell'Accademia, e per ben ventott' anni non<br />

interrotti, le osservazioni agrarie; lessi un suo opuscolo sulle<br />

faune e sulle flore e cosi un interessante raffronto fra le con-<br />

dizioni igieniche della sua Verona e della regina del Mincio;<br />

mi valsi io stesso di un trattato di botanica ch'egli ebbe a pub-<br />

blicare per uso delle scuole ; fu antico redattore del Collettore<br />

delV Adige e corrispondente di vari periodici scientifici.<br />

In molte delle principali flore d'Italia, come in quella del Berto-<br />

Ioni, del Parlatore, dell'Ambrosi, vediamo citato il suo nome quale<br />

collettore di piante del classico Monte Baldo, del resto della pro-<br />

vincia di Verona e di altre provincie del Veneto e della Lombardia.<br />

Fu sempre animato da sentimenti prettamente italiani, e an-<br />

cora sotto l'Austria, quando ebbe l'unico suo figlio, a questi<br />

impose il nome di Orsino, come a protesta contro l' oppressione<br />

dello straniero.<br />

Latinista appassionato gli spiacque che nel congresso bota-<br />

nico internazionale del 1874 riunitosi qui a Firenze, e al quale<br />

prese parte mandatovi dalla sua città nativa, non fosse lingua<br />

uflìciale, invece della francese, la latina.<br />

Da questa lingua tradusse- ultimamente in italiano un poema<br />

scientifico, * che dedicò al figlio, con prefazione scritta nella lin-<br />

gua classica da lui prediletta.<br />

' « La sifilide » del veronese Fracastoro.


196 'ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

La tempra adamantina del Manganotti, la serenità della mente<br />

e la integerrima condotta gli permisero di vivere sino all' 82"<br />

anno di età, in.,cui lasciò addoloratissimi quanti ne apprezza-<br />

rono le doti.<br />

E il Comune di Verona volle rendergli solenni onoranze fu-<br />

nebri come a cittadino emerito, assumendone il funerale e man-<br />

dando, dietro voto unanime dell'intero Consiglio, le condoglianze<br />

alla famiglia.<br />

Possano meritare i botanici italiani l'affetto e la stima che<br />

seppe guadagnarsi il nostro professore.<br />

Il Socio Caruel pronunzia alcune parole di compianto pel pro-<br />

fessore Manganotti che egli chiama il Nestore dei botanici italiani, e<br />

ricorda come la maggior parte dei presenti avesse occasione di farne<br />

la conoscenza durante la Riunione generale in Verona. Propone, ben-<br />

ché Manganotti non facesse parte della Società, un voto di lutto che<br />

viene approvato unanimemente.<br />

Il Socio Martelli comunica le seguenti diagnosi di funghi nuovi<br />

raccolti presso Firenze :<br />

IMENOMICETI NUOVI. PER J. BRESADOLA.<br />

Hetoeloma fiisipes Bres., n. sp. Pileo carnosulo, convexo-gib-<br />

boso, margine late infracto, vìscido, albido-alutaceo, glabro,<br />

2-4 cm. lato; lamellis latis, subdistantibus, postico sinuato-<br />

adnexis, cinnamomeis, acie albido-fimbriata; stipite pallido,<br />

basi fusi formi-radicato, fibrilloso-glabrescente, e farete sub-<br />

cavo, 6-8 cm. longo, 4-6 mm. crasso. Caro luride albida, ad<br />

basin stipitis fuscidula, odore subspirituoso-dulci, sapore<br />

miti; sporis subamygdali formi bus, vel obverse obovatis, lu-<br />

teis, 12-15 * 9-10 /Jt; basidiis clavatis 30-35 » 9-10 ja,<br />

Hàb. ad terrara Vallumbrosae (Leg. U. Martelli).<br />

finis.<br />

Oì)s. Pileus saepe rubro-maculatus. Hebelomati clavicipiti dS-<br />

Marasmius Martellìi Bres., n. sp. Pileo membranaceo, e<br />

convexo expanso, umbilicato, e badie alutaceo-cinnamomeo,<br />

margine demum striato-subsulcato, e pubescente glabrato<br />

1-1 Vi cm. lato; lamellis subconfertis, e fuscidulis luride lu-


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 197<br />

tescentibus, acie fimbriata, postice siiiuato-adnatis, dente<br />

deciuTentibiis; stipite deorsum attenuato^ rubescenti-luteolo,<br />

albo-pruinato, basi flocculoso, fistuloso, 1 V^-S cm. longo,<br />

apice 1 Vs mm., basi 1 mm. crasso. Carne concolore, odore<br />

et sapore nuUis. Sporis h\aliiiis, obovato-elongatis, 1-gut-<br />

tuialis, 7-9 * 3^/Mu; basidiis clavatis 18-25 » 5-6 />t.<br />

jffab. ad terram Florentiae (Leg. U. Martelli).<br />

Obs. Marasmio languido afflnitate proximus.<br />

Sepedouiuiii laterìciniu Bres. n, sp. Hyphis effusis, filifor-<br />

mibus, vage ramulosis, 4-5 V* Jatis, septatis, maculis late-<br />

riciis efformantibus ; conidiis globosis, rauriculatis, pallide<br />

roseis, G /a diam.<br />

Hai), ad terram Cascine prope Florentiam (Leg. U. Martelli).<br />

Viene quindi letta la nota seguente :<br />

INTORNO ALLA TAPHRINA POLYSPORA (SOR.) JOHANS.,<br />

VAR. PSEUDOPLATANI. COMUNICAZIONE DEL DOTT.<br />

C. MASSALONGO.<br />

Lo scorso autunno erborizzando nei dintorni del classico paese<br />

di Bolca, rinvenni degli esemplari di Acer Pseudoplatanus, di<br />

cui alcune foglie presentavano delle macchie suborbicolari,<br />

brune e quasi di secco, a ciascuna delle quali (sulle foglie almeno<br />

ancor fresche) corrispondeva sulla faccia della lamina, una<br />

gibbosità, analogamente a quanto si osserva per le foglie della<br />

stessa pianta infette daW Erineum platanoideuyn Fr., od Er.<br />

acerinum Pers. Esaminando sul luogo, col mezzo di una sem-<br />

plice lente, queste macchie, mi era sembrato che potessero es-<br />

sere determinate da una specie di Taphrina, ciò che ho incon-<br />

testabilmente verificato in seguito sottoponendo al microscopio<br />

delle sottilissime sezioni trasversali della lamina, eseguite in cor-<br />

rispondenza delle macchie anzidette. Sulla loro superfìcie, dal<br />

lato dorsale della foglia, trovavansi infatti densamente stipati<br />

i numerosissimi aschi del parassita, i quali si erano formati fra<br />

l'epidermide inferiore (ipofiUo) e la cuticula. Questi aschi, nel<br />

loro ulteriore accrescimento, rotta la cuticula, presentano, a


198 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />

completo sviluppo, forma subcilindraceo-clavata, ottusa e quasi<br />

troncata alle due estremità; essi mancano di una cellula ba-<br />

silare e racchiudono numerose spore subglobose od ellittiche.<br />

A maturità gli aschi all'apice si aprono per lasciare uscire le<br />

spore, molte delle quali restando impigliate fra i residui delle<br />

pareti di detti aschi, dopo breve tempo si rigonfiano e germo-<br />

gliano, emettendo dei filamenti od ife jaline che serpeggiano alle<br />

superficie della foglia, fra loro intrecciandosi in varia guisa.<br />

Le foglie attaccate da questo parassita mostravansi sulla<br />

pianta distribuite senza regola; talvolta p. es. ne erano influen-<br />

zate soltanto quelle situate verso 1' estremità di un ramo, op-<br />

pure fra numerose foglie incolumi se ne trovava una infetta.<br />

Tale maniera di comportarsi del micele rispetto all'autofita, di-<br />

mostrerebbe eh' esso è sfornito di un micelio perennante e che<br />

perciò le ife sottocutanee sviluppatesi da ciascuna spora, ven-<br />

gono interamente esaurite nella produzione degli aschi. Da ciò<br />

devesi ancora dedurre che le singole macchie epifille non sono<br />

prodotte che da altrettante locali infezioni, fra loro indipendenti.<br />

Questa forma di Taphrina, per i suoi caratteri, fra tutte le<br />

altre specie congeneri sinora descritte, offre la massima somi-<br />

glianza soltanto con quella che vive parassita sulle foglie di<br />

Acer tàtaricum, cioè colla T. poli/spora Joh. Questa però,<br />

stando alla diagnosi datane dagli autori, possederebbe aschi di<br />

maggiori dimensioni (33 : 47 X 12 : 17 jj-), i quali inoltre conte-<br />

rebbero delle spore più numerose, 80-100 circa. Tenuto conto<br />

del valore ed importanza sistematica, che suolsi attribuire alla<br />

grandezza degli aschi, nonché al numero delle spore, nella cir-<br />

coscrizione degli ascomiceti in generale, sarei forse autorizzato<br />

a considerare la Taphrina da me scoperta, specie autonoma,<br />

se non me ne trattenesse il dubbio che tali differenze, in con-<br />

fronto della T. polì/spora, non fossero indotte dalla diversità<br />

della matrice. Per questo motivo ed anche perché non ho po-<br />

tuto esaminare verun saggio della tipica T. polyspora, per ora<br />

preferisco di riferire la forma segnalata a Bolca ad una sem-<br />

plice varietà o deviazione di quest' ultima specie, varietà a cui<br />

assegno i seguenti caratteri:<br />

Taphrina polyspora (Sor.) Johanson, On svampslàg. Taphrina<br />

och dithòr. svenska Arten in Ofversigt of KongI, Veten.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 199<br />

Akad. Fòrhandl. 1885, n. 1, Stockholm, pag. 41, n. 15, tav. I,<br />

fig. 4; Sacc. Syll. Fung., voi. Vili, pag. 813. — Exoascus<br />

Aceris Linhart Fung. Hung., n. 353. — Ascomyces poiyspo-<br />

rus Sorok. in Annal. Se. Nat. 6, ser., toni. 4, pag. 72, tav. IV.<br />

fi. — Pseudoplatani Nob. — Foliicola absque mycelio perennan-<br />

te; maculis internerviis, fuscis dein exaridis, suborbiculari-<br />

bus, in pagina superiore foliorum raagis minusve bullatis;<br />

ascis hypophyliis cellula basilare carentibus, densissime sti-<br />

patis, cuticulam erumpentibus, subcylindraceo-clavatis, utrin-<br />

que subtruncatis, circiter 30-50-sporis 16 : 24 X 10 : 12 /x;<br />

sporidiis globulosis vel ellipticis 2 : 2,5 ja, diametr. — an<br />

distincta species?<br />

Ab. — Sulle foglie di Acer tataricum in Russia (Sorokin),<br />

Ungheria (Linhart), Svezia (Johanson) ; — fi, sulle foglie di<br />

Acer Pseadoplatanus in Italia: presso il paese di Bolca, prò*<br />

vincia di Verona (C. Massai.).<br />

Il Socio Tanpani presenta a nome del Socio Massalongo un esem-<br />

plare di Ca'yptospora Goeppertiana forma teleutosporifera, nuova per<br />

l' Italia, dòli' Aecidium Columnae.<br />

Il Socio MiCHELETTi legge la nota seguente :<br />

SCHIARIMENTI SULLA PRECEDENTE COMUNICAZIONE<br />

SULU ADONIS FLAMMEUS JACQ. PER G. CICIONI.<br />

Nella Malpighia (Ann. V., fase. VI) usei non è molto una Nota<br />

del sig. doti Lanza di Palermo sugli Adoni Siciliani e Sardi,<br />

comunicatami poi direttamente dallo stesso autore, nella quale<br />

fa delle gravi osservazioni su ciò che esposi nell'Adunanza del<br />

14 giugno 1891 snW Adonìs flammeus Jacq. da me trovato nel<br />

territorio di Perugia. Non é mia intenzione polemizzare con<br />

lui, anche perchè non vi è luogo; ma solo togliere ogni malin-<br />

teso, e rettificare qualsiasi equivoco, che è bene non si abbian<br />

mai in cose di scienza.<br />

Il sig. Lanza pertanto asserisce che io allora esponessi alcune<br />

sue « idee clie mi avea comunicate per lettera sull'A. Presili,<br />

« ma mutilandole ed accompagnandole da un gran numero di<br />

« inesattezze. » Sono due gravi addebiti d'indelicatezza e di<br />

errori: ma il primo non sussiste, ed i secondi ora li vedremo.


200 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Le idee che allora esposi, lo ripeto e confermo, sono tutte<br />

mie, totalmente mie, frutto immediato e diretto di mie proprie<br />

osservazioni, esclusivamente su piante che io tengo nel mio pic-<br />

colo e privato erbario.<br />

Se il sig. Lanza lo vuole, io volentieri gli accordo che esso'<br />

sia stato l'occasione non solo di farmi accorto dell'errore di<br />

aver scambialo 1' Ad. flammeus Jacq. coWAd. microcarpus DC,<br />

ma anche dei susseguenti raffronti che io feci, prendendo pure<br />

a base e tenendo conto delle sue osservazioni: ma ciò nulla<br />

osta che io mi sia da me formato un concetto qualsiasi, indi-<br />

pendente da tutte le altre suggestioni. Aggiùngerò di più che<br />

io, quantunque abbia subito riconosciuto il mio equivoco, pure<br />

volli sentirne anche il definitivo parere, che il sig. Lanza ma-<br />

nifestommi con lettera cortese quanto mai e diffusa; della<br />

quale non lo ingrazierò mai abbastanza. Alcun tempo dappoi<br />

mandommi alcuni esemplari dello stesso Ad. PresHi, e dell' Ad.<br />

Cupanianics Guss. Ma del primo (che io tenevo sicuramente per<br />

sinonimo dell'oc/, flammeus Jacq.) già ne avevo 4 o 5 esemplari<br />

differenti, ricevuti da Palermo nel precedente anno.<br />

In tale situazione con nuovi dati, di fronte ad opinioni così<br />

diverse da quelle che avevo, come rattenermi dall' istituir re-<br />

lazioni e confronti per vedere da me stesso dove fosse e fino a<br />

qual segno la verità? E cosi avvenne che mi formassi quelle<br />

idee che poi esposi nella mia comunicazione. Che se in esse non<br />

trova il sig. Lanza tutto ciò che mi espose, e qualche cosa che<br />

con le sue idee non concorda, non lo attribuisca a mutilazione<br />

ma a ciò che o non potei formarmene da me un concetto e ve-<br />

rificarle, oppure anche che non credetti di poterle seguire.<br />

L' averne poi fatto soggetto di una comunicazione alla Società<br />

botanica, fu per me argomento di doverosa rettifica. Molti<br />

altri botanici infatti avevano ricevuto il predetto ma falsato<br />

Adone. I più certo si saranno addati dell'errore; ma molti, e<br />

mi costava di certo, non già. E poi anche un certo senso di<br />

amor proprio, non al tutto irragionevole, mi spingeva a non<br />

farmi prevenire da altri nel riconoscere le ricchezze del mio<br />

suolo. Non é infatti la prima volta (cosi mi avvenne del Pyrethrum<br />

AchiU.eae DC.) che io ho viste a proprio nome pubblicate<br />

da altri piante di questo territorio, che io aveva già preceden-<br />

temente raccolte, determinate ed esattamente classate. E egli


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 201<br />

vero che anche il non riconoscere una pianta già trovata del'<br />

proprio territorio non è molto onorifico per un botanico locale:<br />

ma nel caso presente non mi sento assai umiliato in compagnia<br />

di botanici cosi distinti, che su questo genere sono caduti in'<br />

equivoci certo non più lievi del mio.<br />

Vengo ora alle inesattezze. La prima che il sig. Lanza m' at-<br />

tribuisce è r aver detto l' Ad. Presili analogo assai all' Ad.<br />

flaìnmeus Jacq. pei suoi petali rosso-chiari, raggianti, allungati,<br />

lanceolati. Queste parole, cosi come giacciono, non le avrei certa-<br />

mente scritte, se avessi ricevuto in tempo gli esemplari quasi<br />

freschi di Ad. Preslii Tod. che poi il Lanza mi spedi, perché allora<br />

vidi che a questa forma realmente non convengono. Ma<br />

appunto per averle scritte dietro osservazioni fatte in exsicca-<br />

iis, soggiungo che qualche cosa di analogo pur sussiste. Pri-<br />

mieramente la corolla dell'uno e dell'altro apparisce tinta di<br />

un rosso-chiaro similissimo in entrambe. Lo che vuol dire che<br />

almeno nel primo periodo di disseccamento la tinta corollina<br />

dell' Ad. Presili assume o può assumere questa colorazione. De-<br />

gli esemplari che posseggo, anche quelli mandati dal Lanza,<br />

tutti nessuno escluso, hanno nella mia carta preso questo co-<br />

lorito roseo-acceso. In secondo luogo, non saprei affatto staccare<br />

dall' addiettivo « lanceolato » né il petalo ^qW Ad. Preslii, né<br />

dell'AC, flammeus, quantunque con diverso valore, e quantun-<br />

que in tutto il resto vi sia diversità grandissima.<br />

Questa modificazione di tinta negli essiccati di Ad. Preslii Tod.<br />

può bene esser temporanea, e può dipendere anche dal metodo<br />

di conservazione in erbario. Il Lanza asserisce infatti che col<br />

tempo assume « sempre il medesimo colore giallo sbiadito; »<br />

e tutti conosciamo che simili sbiadimenti sono un fatto<br />

molto ovvio e generale. Quindi non insisto eccessivamente su<br />

questa analogia fondata in un fenomeno tanto accidentale. Pur<br />

noto che ciò non succede nel comune Ad. autiimnalis L., la<br />

cui corolla anche dopo alcuni mesi dal disseccamento mi è sempre<br />

pervenuta alla pallidezza accennata; dal Lanza.<br />

Un'altra forma però di Ad. autiimnalis L. (io non credo fino<br />

a questo momento distaccarla dalla specie, e mi riservo nuove<br />

osservazioni nell'imminente primavera), distinta affatto dalla<br />

tipica e comune, anche per ciò che ha i suoi petali sprovvisti<br />

affatto di macchia nera basilare, o tutt'al più ridotta ad una sola


202 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />

linea brunastra verso l'unghia, prospera in questo territorio di<br />

Perugia. Ora questa forma nel disseccamento prende appunto costantemente<br />

la tinta rosso-chiara che l'avvicina a quella ùeWAd.<br />

flammeus Jacq. Noto per ultimo che nel vero Ad. /tammeus Jacq.<br />

la disparizione della tinta stessa seppure si verifica completa-<br />

mente, ha una data assai lunga. Il primo fiore di questa specie<br />

che raccolsi nel 1887, dopo 5 anni non differisce dai recenti.<br />

Il secondo appunto che il dott. Lanza fa a mio carico é l'aver<br />

detto che VAd. Presili Tod. richiama VAd. autumnalis L. o me-<br />

glio V Ad. aestivalish. quasiché queste due distintissime specie<br />

abbiano un abito comune. Su di che soggiungo che io fui costretto<br />

studiare i rapporti su esemplari Sardi di Ad. aesiwalis L. perchè<br />

gli esemplari continentali che di questa specie posseggo, essendo<br />

troppo monchi, non poteano servirmi. Ora poi che il Lanza con<br />

giustissime osservazioni, cui non ho che opporre, fa vedere l'er-<br />

rore incorso dai determinatori Sardi, la mia osservazione cade<br />

da sé, ed io mi trovo in perfetto accordo col Lanza stesso.<br />

Parlando dell'AC?, dentatus Del. il chiaro Autore asserisce aver<br />

ricevuto da me qualche esemplare di Ad. flamjiteus Jacq. che<br />

è già qualche piccolo passo verso esso. Mi dispiace che tra le<br />

piante che in tutta fretta raccolsi nel passato maggio, se non<br />

erro, per spedirgliele fresche, vi siano stati esemplari cosi me-<br />

schini. Io invece ne ho raccolti dei bellissimi, in mezzo a tanti<br />

altri, che somministrano tutte le gradazioni tra l' Ad. flammeus<br />

Jacq. e l' Ad. dentatus Del. In certuni gli achenii specialmente<br />

situati presso la base, della spiga sono tutti forniti di una<br />

corona di sporgenze tubercolari marcatissime e continue (non<br />

però acute, né molto lunghe) proprio caratteristiche. Non li ho<br />

riferiti né li riferisco tuttora al predetto Ad. dentatus Del. per-<br />

ché non ho ragioni sufficienti, e li ho sempre creduti, e tuttora<br />

credo, una semplice variazione dell' Ad. flammeus Jacq. Se il<br />

sig. Lanza ne desidera, io, assieme a tutte le forme di Adone<br />

che conosco e che mi si presenteranno nell'Umbria, potrò prov-<br />

vedernelo, onde ne porti parere; tanto più che esso dell'ufi?, den-<br />

tatus Del. non fa che una varietà dell' A^^. flammeus Jacq.<br />

Tolta cosi ogni apparente divergenza, non resta che attendere<br />

la pubblicazione veramente opportuna dell' annunziato lavoro<br />

sul genere Adonis, augurando al sig. Lanza numerosi imitatori<br />

per altri generi al pari di questo e forse più di questo imbro-


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 20S<br />

gliati e confusi. È questo il voto che già altra volta espressi,<br />

che vedo con piacere ripetuto da vari colleghi, e pian piano con<br />

maggior piacere vedo che va ad effettuarsi nella revisione di<br />

intieri generi da parecchi intrapresa, con mire eminentemente<br />

sintetiche, che vedo per fortuna essere il desiderio dei più.<br />

Il prof. Caruel loda il Lanza par avere restituito al sesso ma-<br />

schile il personaggio mitologico di Adone. Ricorda che un altro<br />

personaggio mitologico, cioè Endimione, fu trattato anche peggio<br />

dai botanici che lo ascrissero al sesso neutro.<br />

Il prof. ARCANaELi muove alcune critiche alla sinonimia del Lanza<br />

ed all' aver egli riferito l' Adonis dentata del suo Compendio come<br />

sinonimo àeW Adonis microcarpa var. pseudodentata.<br />

Viene quindi presentata la nota seguente del Socio Fichi :<br />

ALCUNI ESPERIMENTI FISIOPATOLOGICI SULLA VITE IN<br />

RELAZIONE AL PARASSITISMO DELLA PERONOSPORA.<br />

SECONDA NOTA DI P. FICHI. *<br />

Presento in questa nota i resultati delle analisi chimiche rela-<br />

tive a ottanta campioni di foglie e tralci, tolti dalle viti dei filari<br />

dei campi, in esperimento. A tali viti erano state somministrate,<br />

come concimazione, durante 1' anno 1890, le quantità di solfata<br />

di rame che riportai in appositi prospetti nell'altra comunica-<br />

zione che feci a questa onor. Società botanica, nella seduta del-<br />

l' 11 Gennaio 1891.<br />

Queste analisi furono da me intraprese al solo scopo di cono-<br />

scere in che quantità il rame assorbito dalle radici si era diffuso<br />

nei tralci e nelle foglie delle viti, dopo il primo anno di esperi-<br />

mento. Degli 80 campioni 40 erano di foglie e 40 di tralci senza<br />

foglie. Le foglie furono distaccate dalla parte inferiore e dalla<br />

superiore dei tralci delle viti appartenenti ai primi 10 gruppi<br />

che ebbero il primo trattamento con soluzione di solfato di rame,<br />

e agli altri primi 10 gruppi di viti trattate da principio con solfato<br />

di rame in polvere. Da questi stessi gruppi furono prelevati i<br />

campioni dei pezzi di tralci scelti nella parte superiore e nella in-<br />

feriore. Tutti i campioni furono preparati nell'autunno del 1890.<br />

Le seguenti determinazioni del rame nelle ceneri delle foglie-<br />

e dei tralci furono fatte con il metodo elettrolitico.<br />

* Continuazione della prima nota: Alcuni esperimenti fisiopatologioì<br />

sulla Vite, ecc. Nuovo giorn. hot. ital., voi. XXIII, n. 2, Aprile 1891.


204 ADUKAKTZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

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1<br />

ANALISI DEI CAMPIONI DI TRALCI.


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ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

ANALISI DEI CAMPIONI DI FOGLIE.<br />

205


^06 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Aggiungo che nelle ceneri di vari campioni di tralci e foglie<br />

di viti che si erano sviluppate presso a poco nelle medesime<br />

condizioni e che non erano state mai trattate con rimedi cu-<br />

prici, non ho trovato che solo in qualche caso tracce di rame.<br />

Intanto da questi primi resultati analitici se ne può conclu-<br />

dere : 1° che il rame assorbito dalle radici si è diffuso in quan-<br />

tità non indififerente tanto nelle foglie che nei tralci; 2" Che in<br />

varie viti esso si è distribuito in quantità maggiore nelle foglie<br />

inferiori e nella parte inferiore dei tralci, mentre in altre viti<br />

si è diffuso maggiormente nelle foglie superiori e nella parte<br />

superiore dei medesimi.<br />

La vegetazione di queste viti durante 1' anno 1891 è stata<br />

rigogliosa e la peronospora in esse si è sviluppata molto in ri-<br />

tardo sulle foglie recando però qualche danno. Appena avrò<br />

compiute le ulteriori ricerche chimiche e istologiche relative<br />

anche alle viti vegetanti in appositi vasi, ne comunicherò, a<br />

questa onor. Società botanica, i resultati, in altra nota.<br />

Viene quindi presentata la nota seguente :<br />

LICHENI RACCOLTI NELL'ISOLA D'ISCHIA FINO ALL'AGO-<br />

STO DEL 1891, DA A. JATTA.<br />

L'ultima gita ad Ischia eseguita nell'agosto 1891 mi ha<br />

messo in grado di completare ed arricchire la collezione dei<br />

licheni che nelle varie escursioni fatte in quell'isola dal 1879<br />

in poi era andato raccogliendo, e mi ha scoperte alcune forme<br />

interessanti, che sfuggitemi per lo avanti si presenterebbero<br />

ora per la prima volta non solo in quella importante località<br />

del bacino mediterraneo, ma anche nell'Italia meridionale. Nel<br />

redigere quindi questo elenco di licheni inarimensi richiamerò<br />

specialmente l'attenzione degli studiosi su di alcune specie e<br />

varietà non comprese nella MonograpMa lichenum Jtaliae me-<br />

ridionalis, le quali formano una seconda nuova contribuzione<br />

-alla Flora lichenologica del mezzogiorno d'Italia dopo la no-<br />

tizia dei Licheni di Sicilia e Pantelleria già presentata nel-<br />

Fanno scorso alla Società botanica italiana.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 207<br />

Le specie e varietà in parola sarebbero le seguenti: Rama-<br />

lina polymorpJia Ach., Lccanora gangaloides Nyl., Biatora<br />

viridula n. sp., Buellia leptocline Fw. var. inarimensis n. var.,<br />

Bllimbìa suUutescens n. sp., Leptographa ioninioides n. sp,,<br />

Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. var., Sagedia<br />

Koerheri Fw., Leptogium suUile Schaer.<br />

1. Usnea barbata Ach. var. hirta<br />

Ach.<br />

2. — articulata^c/t. (Monte Ro-<br />

taro%<br />

3. ChloreaSoleiroliiDn/. (S.Ni-<br />

cola).<br />

4. Evernia prunastri L.<br />

5. — furfuracea Fr.<br />

6. Ramalina fraxiuea L. (Fras-<br />

sitelli) var. angulosa Mass.<br />

1. — calycaris L.<br />

8. — fastigiata Ach.<br />

9. — polymorpha Ach. (S. Ni-<br />

cola).<br />

10. — subfarinacea Nyl. (S. Ni-<br />

cola).<br />

11. — farinacea L.<br />

12. — pollinaria Ach.<br />

13. Roccella tinctoria DC.<br />

(Arso).<br />

14. — Phycopsis Ach.<br />

15. Cladonia rangiferina L. (Ro-<br />

tare).<br />

16. — caespiticia Flk. (La Pera).<br />

17. — alcicornis Lgtf,<br />

18. — endiviaefolia Dclcs. (Arso).<br />

19. — furcata Schreh.<br />

20. — crispata Ach.<br />

21. — fimbriata Schaer.<br />

22. — pungens Krb.<br />

23. — macilenta Hffm.<br />

24. — pyxidata L.<br />

25. Stereocaulon Vesuvianum<br />

Pers. (Arso).<br />

26. — condansatum 7/^7)1. (Arso).<br />

27. — nanum Ach. (Via di Ba-<br />

rano).<br />

28. Peltigera canina L.<br />

29. — rufescens Ilffra. (Frassi-<br />

telli).<br />

30. —- aphthosa L. (Rotaro).<br />

31. Nepliroma lusitanicum<br />

Schaer. (La Pera).<br />

32. — laevigatum Hffm,<br />

33. Sciorina saccata L.<br />

34. Sticta pulmonacea L.<br />

35. — linita Ach.<br />

36. — glomerulifera Krb.<br />

37. Imbricaria caperata L,<br />

38. — conspersa Ehr.<br />

39. — periata L. var. ciliata<br />

Schaer. (S. Nicola).<br />

40. — tiliacea //.<br />

41. — saxatilis L. var. leuco-<br />

chroa-furfuracea Schaer.<br />

(Montagnone).<br />

42. — Borreri Tourn,<br />

43. — Acetabulum L. (Via di<br />

Barano).<br />

44. — olivacea L.<br />

45. — subaurifera ATy^. (La Pera).<br />

46. — aspera Mass.<br />

47. — dendritica Fw.<br />

48. Parmelia ciliaris L. var. sa-<br />

xicola Nyl. var. deformis<br />

Jatt. (S. Nicola).<br />

49. — stellaris L. var. tenella<br />

Schaer.<br />

50. — albinea Ach. (Via di Ba-<br />

rano).<br />

51. -— pulverulenta Schreb. var.<br />

venusta Ach. var. grisea<br />

Lmk.<br />

52. — muscigena Ach. (Monta-<br />

gnone).<br />

53. — aquila Ach. (S. Nicola).


208 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

54.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIllENZE 209<br />

106. Haeraatomma coccÌBeum<br />

Dcks. (La Pera).<br />

107. Acarospora trachitica Jatt.<br />

(trachiti verdi di Forio).<br />

108. — smaragdula Ach. (Mon-<br />

tagnone).<br />

109. — vulcanica Jatt. (Arso).<br />

110. Aspicilia calcaria L. var.<br />

viridescens Mass. (Arso).<br />

111. — cinerea L.<br />

112. Gyalecta cupularis £/


210<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

165. Opegrapha saxatilis DC.<br />

166. — girocarpa Fw. (La Pera).<br />

167. — atra Hds.<br />

168. — bullata Pers. (Via di Ba-<br />

rano).<br />

169. — var. Pers. var. notha Ach.<br />

170. •— lithyrga Ach. (Arso).<br />

171. — Dilleniana4c/i. (LaPeva).<br />

var. subfumosa n. v. (4).<br />

172. Leptograj)ha toninioides n.<br />

sp. (5).<br />

173. Pachnolepia decussata Fw.<br />

174. — impolita Ehr. (La Pera).<br />

175. Artlionia vulgaris Schaer.<br />

176. •— punctiformis Ach.<br />

177. — galactites DC.<br />

178. — glaucomaria Nyl.<br />

179. Calicium curtum Nyl. (La<br />

Pera).<br />

180. Spliincrina turbinata Fr.<br />

181. Coniocybe furfuracea Ach.<br />

182. Endopyrenium pusillum<br />

Krh. (Arso).<br />

183. — rufescens Krh.<br />

184. Verrucaria rauralis Ach.<br />

185. — controversa Mass.<br />

(Lacco).<br />

186. — viridula Schrad. (Forio).<br />

187. — macrostoma Duf.<br />

188. — Bdltraminiana Mass. (S.<br />

Nicola).<br />

189. Sagedia Koerberi Fw.<br />

(Arso).<br />

190. Microthelia micula Fw. (La<br />

Pera).<br />

191. — pygmaea Krh.<br />

192. Artliopyrenia pimctiformis<br />

Pers.<br />

193. A. (? Cyrtidula) Amphilo-<br />

matis Jatt. (Arso).<br />

194. Pyrenula nitida Schrad.<br />

195. Collema pulposum Berh.<br />

196. — cristatum L.<br />

197. Leptogium lacerum Ach.<br />

var. lopbaeiim Ach.<br />

198. Leptogium subtile Schaer.<br />

(S. Nicola).<br />

199. Syneclioblastus Vespartilio<br />

JVeu.<br />

203. — flaccidus Ach.<br />

201. Lecotbecium corallinoides<br />

Hffin. (Casamicciola).<br />

202. Gonionema velutinum Nyl.<br />

(Via di Barano).<br />

(1) Biatora viridula w. sp. — Thallus crassiusculus, subfar-<br />

lareus, sordide olivaceus, sorediis pallide viridibus effloresceii-<br />

tibus. Apothecia minutissima atra, plana, margine tumidulo in-<br />

tegro, humecta livida. Paraphyses laxae, superne smaragdulae.<br />

Sporae in ascis clavatis octonae, ovoideae, majuscuiae, diametri<br />

duplo longiores, hyalinae.<br />

Ad rupes, Salita dell" Epomeo.<br />

(2) Biiellia lepiocUne Fw. inarimensis n. v, — Thallus albo-<br />

cinereus, rimuloso-areolatus, areolis minutis contiguis, a proto-<br />

thallo nigro decussatus.<br />

Ad basalta, Montagnone.<br />

(3) Bilinibia suNutescens n. sp. — Thallus crassiusculus,<br />

rimoso-squamulosus, squamulis minutis contiguis, sordide viridi-<br />

fuscescentibus, humectis viridescentibus; protothallo indistincto.<br />

Apothecia sessilia, primitus plana tenuissime marginata, dein


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 211<br />

cephaloidea, atra. Lamina brevis, hypothecio fuscidulo, paraphisi-<br />

bus subconglutinatis. Sporae in ascis clavalis octonae, submcdio-<br />

cres, tetrablastae, saepe curvatulae, apicibus oblusis, hyalinae.<br />

Ad rupes vulcanicas, Arso.<br />

Specie prossima alla B. Regeliana Hep. da cui a prima vista<br />

si distacca pel colore del tallo castagno e non tendente al roseo.<br />

Gli apotecii si mostrano dapprima appianati e leggermente<br />

marginati. Dalla B. coprodes Krb. poi è ben distinta per la forma<br />

del tallo e delle spore, ed anche perché gli apotecii carbonacei<br />

restano invariati umettandoli.<br />

(4) Opegrapha Dilleniana Ach. var. subfumosa n. v. —<br />

Thallus subradiosus, crassus, dilute fumosus. Apothecia et sporae<br />

speciei. Gonidia chroolepea.<br />

Ad trachites S. Nicola,<br />

(5) Leptographa toninioides n. sp. — Thallus cinereus, cras-<br />

sus, areolato-verrucosus, hypothallo concolore. Apothecia com-<br />

posita, diftbrmia, flexuosim-angulose-orbicularia, ac deia centro<br />

elevata, cerebriformia. Sporae mediocres, nubiloso-monablastae,<br />

ellipsoideae, diam. 4-6 pio longiores, saepe incurvatae, hyalinae.<br />

Ad trachites S. Nicola.<br />

Il tallo è conforme a quello della Toninia squalida Schl.,<br />

mentre i caratteri esterni degli apotecii si riportano perfetta-<br />

mente alla Encepìialographa cerebrìna DC.<br />

Il Socio Martelli dichiara clie 1' Elenco delle fanerogame e delle<br />

protallogame raccolte durante le Riunioni generali in Napoli del 1891<br />

compilato da lui e da Tanfani è pronto ma che per la sua mole (ascendendo<br />

il numero delle specie a circa 400) non potrà comparire nel<br />

Bullettino ;<br />

tanico italiano.<br />

soggiunge che verrà pubblicato nel Nuovo giornale bo-<br />

Il Socio Tanfani presenta alla Società il Polycarjìon peploides<br />

raccolto in Calabria dal Socio Biondi, e fa la seguente comunica-<br />

zione :<br />

SUL POLYCARPON PEPLOIDES. PER E. TANFANI.<br />

Cupani neir Hortus cathoUcus pubblicato a Napoli nel 1696<br />

(p. 171) descriveva una pianta senza indicarne la patria con la<br />

frase seguente: Poligonum, alpinum repens, gracilius seic ioium<br />

minori folio copiosiore semine stipaiam (sic). Nel Supple-


212 ADUXANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

mentiim alterum ad liorium catholicum egli riferisce nei se-<br />

guenti termini il nome volgare della stessa pianta : Erl)a turca<br />

siciliana di munti che va pri terra ed è perpetua, indicandone<br />

cosi la patria; e finalmente nel Panpliìjton siculum, secondo Bii-<br />

bani, ne dà una figura che non ho trovato negli esemplari di<br />

questo libro che ho potuto riscontrare.<br />

Bivona {Stirp. rar. Sic. Man., 1, n. 3, 1814) sotto il nome di<br />

Hagea polycarpoica descriveva la stessa pianta, raccolta sul<br />

monte Gallo presso Palermo.<br />

P. de Candolle nel 1828 {Prodromus, 3, p. 376), descrivendo il<br />

Polycarpon psploides da lui raccolto presso Perpignan e Colliure,<br />

erroneamente riferiva a questo, come sinonimo, l'^a^m<br />

poltjcarpoides di Bivona.<br />

Bertoloni, pure intravedendo la confusione fatta da de Can-<br />

dolle, e credendo che la pianta raccolta da questo fosse una forma<br />

del P. tetraphijUum o della varietà alsinaefotium, conservava<br />

a torto il nome CandoUeano alla pianta di Sicilia.<br />

Sia dal 1839 Bubani avvertiva l'errore di Bertoloni e nel<br />

Giornale agrario toscano (p. 255) dava alla pianta siciliana il<br />

nome di Polycarpon Cupani da quello del suo scopritore; e più<br />

tardi nella sua Dodecaìiihea (1850, p. 14) malmenava Berto-<br />

Ioni pel suo errore.<br />

Intanto Gay nella Revue botanique di Duchartre, senza cono-<br />

scere quanto aveva scritto Bubani nel Giornale agrario, dava<br />

alla stessa pianta il nome di Polijcay^pon Bivonae. Nondimeno<br />

tanto Gussone nella sua Florae siculae synopsis, quanto gli<br />

autori dei due Compendi della flora italiana seguitarono ad ap-<br />

plicare alla pianta di Sicilia invece del nome di P. Cupjani, quello<br />

errato di P. peploides.<br />

Questo ultimo nome non dovrebbe quindi figurare più nella<br />

Flora italiana, se il vero Polycarpon ijeploides, conosciuto<br />

dei Pirenei e dell' Algeria, non fosse stato scoperto nel 1877<br />

dal sig. A. Biondi a Palmi in Calabria, ove cresce abbondante,<br />

ma localizzato, fra i sassi presso il mare.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 213<br />

Il Presidente Arcangeli presenta quindi il seguente elenco di :<br />

MUSCINEE RACCOLTE DI RECENTE NELL'ITALIA MERI-<br />

DIONALE. NOTA DI G. ARCANGELI.<br />

Nell'occasione dell'ultima riunione generale tenuta dalla no-<br />

stra Società in Napoli, nell'agosto decorso, quantunque la sta-<br />

gione estiva eccessivamente calda ed asciutta non fosse troppo<br />

propizia, le gite stabilite nel programma resultarono assai frut-<br />

tuose, ed alle fanerogame rare ed interessanti che ci fu con-<br />

cesso raccogliere potemmo pure aggiungere un discreto manipolo<br />

di crittogame. Oltre i licheni dei quali si occupò principalmente<br />

il Socio Jatta furon pure raccolte varie muscinee parte dai<br />

Soci U. Martelli, A. Biondi e Giordano, e parte da me. Di que-<br />

ste ultime essendomi assunto lo studio, in seguito alla gentile<br />

concessione di quelle raccolte dai miei colleghi presento adesso<br />

l'elenco delle forme tutte da noi trovate, unendovi pure alcune<br />

specie favoritemi dal sig. O. Chiarella di Lecce, le quali come<br />

appartenenti ad una località dell' Italia meridionale, briologica-<br />

mente quasi del tutto inesplorata, non mancano d' un certo in-<br />

teresse. I generi sono disposti secondo l' ordine adottato da<br />

Schimper nella 2* edizione della Synopsis, le specie sono per<br />

ordine alfabetico. Quelle più importanti sono contrassegnate dal<br />

segno * ed il nomo del raccoglitore è per lo più indicato fra<br />

parentesi.<br />

BRYACEAE.<br />

1. EucLADiDM YERTiciLLATUM (Brìcl.) Br. et ScTi. Sulle rocce<br />

umide alla sorgente dell'Acquasanta nel M. S. Angelo di<br />

Castellammare (Arcangeli).<br />

2. DiCRANDM UMDDLATUM Br. et Scìi. Nei dintorni di Lecce,<br />

ster. : inviato dal sig. 0. Chiarella. Fin ad ora ò conosciuto<br />

solo dell' Italia settentrionale.<br />

* 3. Leptothrichum flexicaule {Schio.) Rampe. Nel M. S. An-<br />

gelo di Castellammare presso l'Acquasanta, ster. (Arcangeli).<br />

Questa specie è nuova pel Napoletano.


214 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

4. DiSTicHiuM CAPiLLACEUM (L.) Br. et Soli. Nel M. S. Angelo<br />

di Castellammare nelle faggete presso 1' Acquasanta, e. fr.<br />

(Arcangeli).<br />

5. Lemobryum glaucum (L.) Hampe. Dintorni di Lecce, ster.,<br />

inviato dal sig. O. Chiarella.<br />

6. Barbula gracilis Schwaegr. A Cama sopra un vecchio muro,<br />

e. fr. vecchi (Arcangeli).<br />

7. B. MURALis (Z/.) Hedw. var. aestiva. Sopra un muro fra il<br />

Fusaro ed il Villaggio Cappella in gran quantità e. fr. vec-<br />

chi. È citata pure dal prof. Pasquale pel Napoletano. ' Altri<br />

saggi sono stati raccolti in un muro presso il promontorio<br />

di Cuma. Vi furono riscontrati fi. cT laterali ai fusti fertili<br />

e pure terminali a rami speciali, quindi non cade dubbio<br />

che questa specie sia monoica come lo asserisce Boulay. Il<br />

Limpricht al contrario asserisce essere dioica e ne fa una<br />

specie distinta eh' egli pone presso la B. marginata rite-<br />

nendola come specie in via di formazione.<br />

8. B. RURALis Hedw. Presso al lago del Matese in una fag-<br />

geta, un piccolo saggio con fi. feminei (Martelli).<br />

9. B. TORTUOSA (L.) Web. et Mohr. Sulle rocce calcaree sopra<br />

Faito nel M. S. Angelo presso l'Acquasanta, ster, (Arcangeli).<br />

10. Trichostomum Barbula Schio. Nel Matese presso il Lago,<br />

ster. (Martelli).<br />

11. T. FLAVOVIRENS Brucli. A pie degli alberi sulla scorza presso<br />

Cuma, e. fr. vecchi. Questa forma é assai più piccola della<br />

ordinaria e da ritenersi corrispondente a quelle descritte<br />

da Geheeb - dell' isola di Giannutri. Conosciuta pure d'Italia.<br />

12. T. MUTABILE Br. eur. Al M. S. Angelo pressa l'Acquasanta<br />

sulle rocce calcaree e sui vecchi muri presso Cuma ai cespi<br />

insieme ai R. Utoreum De Not. (Arcangeli).<br />

13. Grimmia apocarpa {L.) Hedw. Sulle rocce calcaree al M.<br />

S. Angelo di Castellamare presso l'Acquasanta, e. fr, (Ar-<br />

cangeli).<br />

* J. A. Pasquale, Bryologiae neapolltanae commentariolum. Rendiconto<br />

della R. Accademia delle Scienze. Società Borbonica, marzo<br />

ed aprile 1850, voi. IX, pag. 115-125.<br />

- A. Geheeb, Bryologisclie Fragmente, Plora, 1886, n. 22 e 23<br />

pag. 615.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 215<br />

14. G. PULVINATA Sm. Sulle rocce calcaree al M. S. Angelo<br />

presso l'Acquasanta, e. fr. (Arcangeli).<br />

* 15. G. Sardoa De Noi. In cima al M. Epomeo nell'Isola d'Ischia<br />

sulla trachite, ster. (Arcangeli, Giordano). Raccolta da Pa-<br />

squale ad Anoia, da me a Cerasia in Calabria; nuova pel<br />

Napoletano.<br />

16, Orthotrichdm AFFINE SckracL Nel M. S. Angelo di Castellammare<br />

sopra Faito, e. fr. (Arcangeli).<br />

Secondo l'avv. G. Venturi di Trento, cui comunicai questo<br />

esemplare, questa forma non sarebbe la normale, ma<br />

una di quelle di passaggio all' 0. fastigiatam, essa però è<br />

da riferirsi all' 0. affine, perché ha le strie della cassula<br />

anguste (con 2-3 serie di cellule) e gli stomi di^^posti come<br />

neir 0. affine, caratteri che hanno stabilità maggiore di<br />

quelli desunti dai denti del peristoma e dal tessuto delle<br />

foglie. Si conosce del Romano e della Calabria Ultra citato<br />

da Pasquale ; nuova pel Napoletano.<br />

* 17. 0. ANOMALUM Iledw. var. saxatile. Nel M. S. Angelo di<br />

Castellammare, sopra Vico Equense, e. fr. (Biondi). Non in-<br />

dicato dell'Italia meridionale.<br />

18. 0. LEJOCARPUM Br. et Sch. Nel M. S. Angelo di Castellam-<br />

mare presso Faito sui faggi, e. fr. (Arcangeli, Martelli e<br />

Biondi). Questa specie è stata da me raccolta in Calabria,<br />

ma non ò indicata pel Napoletano.<br />

* 19. 0. ScHAWi Wils. All'Acquasanta nel M. S. Angelo di Ca-<br />

stellammare, e. fr. (Martelli).<br />

Questo esemplare appartiene realmente a questa forma<br />

interessantissima, com'è stato confermato dal dott. Venturi.<br />

Esso fu raccolto da me per la prima volta in Italia sugli<br />

alberi sopra i piani d'Aspromonte in Calabria, sulla via che<br />

si percorre per salire da Sant'Eufemia a M. Alto ' giacché,<br />

come è ben noto, la forma che De Notaris descrisse nell'Epi-<br />

logo ' si deve considerare come una varietà dell' 0. rupestre.<br />

Essa forma è stata raccolta per la prima volta da Schaw<br />

* A. Bottini, G. Arcangeli e L. Macchiati, Prima contribu-<br />

zione alla Flora briologica della Calabria negli Atti della Soc. Critt.<br />

Italiana, anno XXVI, ser. 2\ voi. Ili, disp. 2, pag. 111.<br />

* G. De Notaris, Epilogo della Briologia ital., Genova, 1869, pag. 302.


216 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

in Scozia nel 1860 sugli alberi, * successivamente da R. Ruthe<br />

nel Brandeburgo nel 1867 ' sopra un vecchio PoinUas pyra-<br />

midalis, in Calabria nel 1877 sugli alberi, dal prof. Phili-<br />

bert nella Coi'sica sui faggi, e sugli alberi pure ultima-<br />

mente da Martelli. Il dott. Venturi per quanto poco inclinato<br />

ad ammettere ibridismi, com' egli mi scrive, riterrebbe<br />

possibile eh' essa .<br />

fosse<br />

mi ibrido fra 1' 0. lejocarpum e<br />

r 0. rupestre. Certamente l'esemplare da me raccolto in<br />

Calabria trovasi in prossimità dell' 0. lejocarpum, che pure<br />

raccolsi in quella località; e pure al M, S. Angelo, tanto<br />

Martelli che io abbiamo raccolto 1' 0. lejocarpum nella stessa<br />

località ove egli raccolse 1' 0. Schawì, ma tanto in Cala-<br />

bria che a M. S. Angelo non abbiamo incontrato I' 0. ru-<br />

pestre.<br />

* 20. N. STRAMiNEUM Hsch. var. de/luens Veni. Sui tronchi morti<br />

nel M. Miletto nel Matese, cfr., raccolto da U. Martelli.<br />

Nuovo per l' Italia meridionale.<br />

Debbo la determinazione di questo saggio al dott. Venturi,<br />

Le condizioni speciali di questo esemplare, dipendenti dalla<br />

difficoltà di accertare la struttura del peristoma, e la pre-<br />

senza d' un'unica calittra ne rendevano lo studio diffici-<br />

lissimo.<br />

21. Encalypta vulgaris Hedio. Nel M. S. Angelo presso l'Acqua-<br />

santa nelle screpolature delle rocce calcaree, e. fr. (Ar-<br />

cangeli).<br />

22. FuNARiA HYGROMETRiCA (Z.) Hcdw. Al M, S. Angelo sul ter-<br />

reno, e. fr.<br />

23. Brydm CAPILLARE (i.) Sopra un vecchio muro a Cuma, e.<br />

fr. vecchi (Arcangeli). Questa forma é prossima alla v. me-<br />

ridionale.<br />

* 24. Mnidm medicum Br. Eur. Nel M. Miletto nel Matese, e. fr.<br />

(Martelli). Questa specie sarebbe conosciuta solo di Riva in<br />

Valsesia e dello Spinga.<br />

25. PoLYTRicHUM JUNiPERiuM Hedio. Nel M. Miletto nel Matese<br />

(Martelli).<br />

' W. Ph. Schimper, Si/nopsis miiscorum, ed. 2", pag. 314 e 315.<br />

* C. "Warnstorf, Moosjlora der Provinz Brandenbourg etc. XXVII.<br />

Berlin, 1885, pag. 45.


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 217<br />

26. Leptodox S.MiTHir (D/c/i.) Mohn. Sui lecci del Parco Gus-<br />

sone alla R. Scuola di Portici (Arcangeli).<br />

27. Neckera crispa Heduo. Sopra Faito nel M. S. Angelo sul<br />

terreno (Arcangeli). Ricevuta pure recentemente da Lecce<br />

inviata dal sig. Chiarella.<br />

28. Lemodon Sciuroides (L.) Schio. All'Acquasanta nel M. S. An-<br />

gelo sugli alberi (Arcangeli), ed al M. Miletto nel Malese,<br />

sui tronchi morti, ster. (Martelli).<br />

29. Antitrichia curtipendula (L.) Bricl. In cima al M. Epomeo<br />

sopra la grotta di S. Nicola a 795 m. d' elevazione<br />

sulla trachite, nell'Isola d'Ischia, ster. (Arcangeli e Giordano).<br />

Raccolta dal Pcisquale al Matese e in Calabria da me<br />

e da Macchiati.<br />

30. Fabronia pusilla Raddi. Sulla scorza dei lecci nel Parco<br />

Gussone a Portici, ster. (Arcangeli).<br />

31. Climacium dendroides Weì). et M. Dintorni di Lecce, ster.,<br />

inviato dal sig. Chiarella.<br />

32. HoMALOTHEcruM SERICEUM (L.) Br. et Sch. Presso l'Acqua-<br />

santa nel M. S. Angelo sugli alberi, e. fr. (Arcangeli), e nel<br />

Matese presso il Lago (Martelli).<br />

33. Camptothecium aureu.m (Brid.) Br. et Sch. In cima al<br />

M. Epomeo nelle fenditure della trachite, ster. È specie nuova<br />

pel Napoletano. Si conosce della Toscana, dell'Elba, del Ro-<br />

mano, della Sicilia e della Sardegna (Arcangeli e Giordano).<br />

34. Thuidium abietinum (L) Br. et Sch. Dintorni di Lecce, ster.<br />

inviato dal sig. O. Chiarella. Finora ignoto oltre Terra di<br />

Lavoro.<br />

35. T. DELiCATULUM Lììidì). Dintorni di Lecce, ster. inviato dal<br />

sig. 0. Chiarella. Indicato solo del Canton Ticino, delle Mar-<br />

che e di Gioia Tauro.<br />

36. T. tamariscinum {Heiw.) Br. et Sch. Dintorni di Lecce,<br />

ster., inviato dal sig. 0. Chiarella.<br />

37. Pterooynandrum filib'orme Heiw. Presso all'Acquasanta<br />

nel M. S. Angelo, ster. (Arcangeli e Martelli).<br />

38. Brachythecidai rivulare Br. enr. Nella faggeta presso<br />

il Lago del Matese raccolto il 26 agosto, ster. (Martelli).<br />

Nuovo per l' Italia meridionale.<br />

* 30. Br. velutinum (L.) Br. et Sch. Presso l'Acquasanta nel<br />

M. S. Angelo sulle rocce, e. fr. (Arcangeli). Questa forma si


218 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

avvicinerebbe alquanto al B. trachijpodium per le foglie<br />

che sono assai lungamente acuminate e la parte media dei<br />

denti del peristoma che nell'unica cassula che potei esa-<br />

minare era formata da 8-9 articoli anziché da 6-8 come<br />

dovrebbe essere secondo l'asserzioni di Amann. '<br />

40. ScLEROPODiUM ILLECEBRUM {ScJiw.) Sclini. Sui muretti nel<br />

Parco Gussone presso la R. Scuola Superiore d'Agricoltura<br />

di Portici, ster. (Arcangeli).<br />

4L EuRHYNCHiuM ciRCiNNATUM (Brìci.) Br. et Sdì. Sulla terra<br />

nel M. S, Angelo sopra Faito ster. e presso Cuma sulle<br />

pietre, ster. (Arcangeli).<br />

42. Rhynchostegium confertum (Dicks.). A pie dei pini presso<br />

Cuma, e. fr.<br />

* 43, R. LiTOREUM (Dnrs.). Sopra un vecchio muro insieme al<br />

Trichosiomum mutaNle a Cuma presso al mare con urne<br />

guaste, ma pedicelli tuttora in buono stato. L' esemplare<br />

presenta le foglie un poco più larghe del solito e rami fa-<br />

stigiati, onde corrisponde all' esemplare tipico del De No-<br />

taris, 11 march. Bottini lo considera come specie intermedia<br />

fra R. tenelìam e R. curoìsehtm. Dal canto mio ritengo<br />

non improbabile che si tratti d' una forma ibrida fra R. cur-<br />

viseium e R. tenellum. Nella località ove fu raccolto que-<br />

sto saggio ed anzi sullo stesso muro trovavasi in copia<br />

R. tenelltcm, però non trovai il R. curvisetam. È vero del<br />

resto che ciò non vuol dire che questa specie non potesse<br />

trovarsi in qualche punto di quella località tanto più che<br />

mi mancò affatto il tempo di esplorarla a dovere.<br />

44. R. TENELLUM (Dicks.) Br. et Sch. Sulle pietre dei muri a<br />

Cuma presso al mare, e. fr. (Arcangeli).<br />

45. Thamnium alopecurum (L.) Br. eicr. Sopra un muro a<br />

Cuma, ster. (Arcangeli).<br />

46. Hypnum commdtatum Heiw. Sulla roccia d' onde sgorga<br />

l'Acquasanta nel M. S. Angelo, ster. (Arcangeli).<br />

47. H. CUPRESSIFORME (L.) Al M. S. Angelo presso l'Acquasanta,<br />

ster. (Arcangeli).<br />

48. H. FiLioiNUM (L.). Nel Matese al M. Miletto, ster. (Martelli).<br />

* Note sur le Brachytheciam trachypodium {Revue Bryologique, .1.889,<br />

n. 4, pag. 55).


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIUENZE 219<br />

49. H. MOLLUSCUM Hedio. Sulle rocce nelle faggete presso l'Acqua-<br />

santa, nel M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).<br />

50. H. PURUM {L.) Dintorni di Lecce, inviata dal sig. 0. Chia-<br />

rella.<br />

51. H. ScHRERERi Wiìld. Dintorni di Lecce, ster. inviato da<br />

sig. 0. Chiarella.<br />

52. Hylocomium brevirostre {Ehrii.) Br. eur. Dintorni di Lecce,<br />

ster., inviato dal sig. 0. Chiarella. Nell'Italia media e me-<br />

ridionale è nota del Piceno e della Calabria.<br />

53. H. SPLENDENS {Hectw-)- Br. eur. Pure dei dintorni di Lecce,<br />

ster., inviato e. s.<br />

* 54. H. SQUARRosuM (L.) Br. eur. Dei dintorni di Lecce, ster.,<br />

inviato e. s. Nuova per l' Italia meridionale.<br />

55. H. TRiQUETRDM (L.) Br. eur. Dei dintorni di Lecce, ster.,<br />

inviato e. s.<br />

SPHAGNACEAE.<br />

56. Sphagnum cimbyfolium {Ehrh.) Hedto. Presso Lecce, ster.<br />

inviato dal sig. 0. Chiarella. Per l' Italia meridionale è co-<br />

nosciuto solo di Sora nella Campania.<br />

57. S. SUBSECUNDUM Necs. V. Ts. var. viride Bord. Un piccolo<br />

saggio misto al precedente però sufficiente per la determi-<br />

nazione. È r unica specie fin ora segnalata dell'Algeria e<br />

della Tunisia. ' È<br />

pure indicata della Sicilia, " ma è nuova<br />

per r Italia meridionale. La sua stazione più meridionale<br />

sul continente fino ad ora era la Toscana!<br />

HEPATICAE.<br />

58. Frullania Tamarisci (L.) Bum. Sulle pietre sopra Vico<br />

Equense (Biondi). Citata da Macchiati di Bagnara e di Me-<br />

nto in Calabria.<br />

59. Jungermannia riparia Tayl. var. minor. Sulla roccia cal-<br />

carea dalla quale sgorga 1' Acquasanta nel M. S. Angelo di<br />

^ T. Cardot, Lss Sphagnes d^ Europe. Gand, 1886, pag. 109.<br />

* A. Bottini, Appunti di Briologia italiana. Nuovo Giorn. Bot. It.,<br />

voi. XXII, pag. 266.


220 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Castellammare, ster. (Arcangeli). Debbo la determinazione di<br />

questo saggio al prof. C. Massalongo. Finora non indicata<br />

dell' Italia meridionale.<br />

60- Metzgeria purgata (L.) Lindi). A Faito nel M. S. Angelo<br />

di Castellammare sui faggi (Arcangeli). Finora ignota del-<br />

l'Italia meridionale.<br />

61. Plagiochila asplenioides (Z.) Bum. f. media fra la major<br />

e la minor. Nel Matese nella faggeta presso il Lago, ster.<br />

(Martelli). Citata di Calabria da Macchiati.<br />

62. PoRELLA PLATYPHYLLA {L.) Liìidb. Sulle rocce presso l'Acqua-<br />

santa nel M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).<br />

Citata di Calabria da Macchiati.<br />

63. ScAPANiA NEMOROSA (L.) Bum. Nelle fessure delle rocce<br />

calcaree al M. S. Angelo di Castellammare, ster. (Arcangeli).<br />

Finora ignota dell' Italia meridionale.<br />

Dopo di elle esaurite le comunicazioni l'adunanza vien tolta.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 3 marzo 1892.<br />

Sono presentii Soci Pirotta, Cuboni, Grampini. Erede, Solla, Mar-<br />

catili, Krucli, Baldini, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il Socio<br />

dott. Kruch il quale legge una sua nota :<br />

SOPRA UN CASO DI RIZOMANIA NEL ROSMARINO. PER<br />

O. KRUCH.<br />

In un robusto esemplare di Rosmarino, un arbusto di più di un<br />

metro di altezza, coltivato nell' Orto botanico a Panisperna, una<br />

parte dei suoi rami offriva da parecchi anni un aspetto soffe-<br />

rente e presentava qua e là delle speciali produzioni, lo studio<br />

delle quali forma l'oggetto della presente nota.<br />

Queste speciali formazioni cominciano a mostrarsi verso la<br />

base dei rami dell'annata, sotto forma di tubercoletti tondeg-<br />

gianti di cilindretti di colore tabacco a superflce liscia che


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 221<br />

sporgono fra le screpolature della corteccia, in modo che essi<br />

danno ai rami sulla superjfìce dei quali si elevano un aspetto<br />

che ricorda quello offerto dai rami di piante affetti da quelle<br />

malattie che i fitopatologi comprendono sotto il nome di cancro.<br />

Le dimensioni di queste protuberanze sono alquanto piccole poi-<br />

ché il loro diametro raggiunge o di poco supera la lunghezza<br />

di un millimetro; esse sono sparse senza ordine apparente tanto<br />

negli internodii quanto all'ascella delle foglie, appena aldi so-<br />

pra dell'inserzione della gemma. Solitarie o riunite in piccoli<br />

gruppi in corrispondenza ai tratti della superfice dei rami nei<br />

quali cominciano a manifestarsi, il loro numero e la superfice<br />

occupata da ciascun gruppo va aumentando procedendo verso<br />

la base del ramo, dove possono, per un tratto più o meno lungo,<br />

estendersi a tutta la periferia e formarvi una specie di mani-<br />

cotto la cui superfice apparisce risultante di tanti cilindretti a<br />

sommità rotondeggiante. Quivi la forma delle protuberanze pri-<br />

mitive si è di molto modificata: esse non solo hanno subito un<br />

notevole allungamento in direzione normale alla superfice del-<br />

l' organo sul quale si trovano impiantate, ma molte di esse si<br />

sono pure ramificate; ne viene quindi che se si pratica un ta-<br />

glio trasversale in corrispondenza ad un tratto di ramo rico-<br />

perto da tali formazioni, si riceve l' impressione che queste non<br />

sieno altro che radici sviluppatesi sul ramo l'una accanto all'altra<br />

ed intrecciantisi fra di loro.<br />

Il reperto anatomico dimostra infatti che, tanto nel caso nel<br />

quale le formazioni in discorso hanno la forma di tubercoletti<br />

di poco elevantisi sulla superfice del ramo, quanto nell'ultimo<br />

caso ricordato nel quale le loro dimensioni longitudinali sono<br />

di molto aumentate, ci troviamo dinnanzi a vere radici avven-<br />

tizie. La loro struttura non offre nulla di anormale e di regola<br />

si osservano cinque raggi vascolari ben distinti. In corrispon-<br />

denza ad alcuni rami più vecchi, e quasi sempre in vicinanza<br />

al loro punto d'inserzione, tali formazioni avventizie raggiun-<br />

gono uno sviluppo considerevole non solo riguardo alla loro<br />

estensione, alla superfice cioè da esse occupata, ma anche per<br />

le loro dimensioni longitudinali che superano di parecchie volte<br />

il diametro del ramo che le porta; è però da notarsi che anche<br />

in questo caso le radici ad onta della loro lunghezza non si<br />

mostrano affatto o solo in debolissimo grado geotropiche.


222 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Il fatto che nei rami dell'annata dove le radicelle cominciano<br />

ad apparire esse si presentano quasi tutte isolate, e che invece<br />

un poco più al di sotto sono in generale riunite in gruppetti<br />

la superfice occupata dai quali è più o meno estesa, viene a<br />

dimostrare che la loro apparizione non avviene contemporanea-<br />

m.ente, ma che attorno ad una protuberanza od a un gruppo di<br />

qualcuna di esse apparso per primo se ne vanno in seguito svi-<br />

luppando altre. Ed infatti osservando attentamente è facile con-<br />

statare attorno a qualche bitorzoletto più grande, vale a dire<br />

attorno ad una radicella più sviluppata, altri minori in varii<br />

stadii di sviluppo i più giovani dei quali sporgono appena dalle<br />

screpolature della corteccia.<br />

Riguardo all'origine delle radicelle ricorderò che la loro ap-<br />

parizione è legata ad un dato grado di sviluppo del ramo sul<br />

quale si manifestano; esse non cominciano a svilupparsi che in<br />

corrispondenza a quei rami nei quali comincia ad entrare in<br />

attività il fellogeno, che nel Rosmarino si forma nella regione<br />

periciclica all'indentro dei cordoni meccanici che proteggono<br />

la porzione cribrosa dei fasci della cerchia.<br />

Le radicelle, quantunque fuori del loro mezzo naturale, si con-<br />

servano in gran parte per un tempo abbastanza lungo, vive e<br />

capaci quindi di accrescimento. L'allungamento che esse subi-<br />

scono è in generale di poco conto; ma favorite da una stagione<br />

umida crescono non solo in lunghezza, ma su ciascuna di esse<br />

si può manifestare l'inserzione di altre radicelle secondarie a<br />

formare nel loro assieme attorno al ramo quella specie di feltro<br />

che ho già descritta.<br />

L'accrescimento può mantenersi per un tempo più o meno<br />

lungo a seconda dei casi; raggiunto però che esso abbia un<br />

certo limite cessa ed allora le radici vanno gradatamente dis-<br />

seccandosi, rimanendo però sempre aderenti al ramo.<br />

Credo opportuno di chiamare col nome di rizomania il caso<br />

offerto da questa pianta, seguendo in ciò il AVakker ' che in un<br />

suo recente lavoro ha descritto per alcune specie di Ribes un<br />

caso che ha molta analogia con quello che forma l'oggetto della<br />

presente nota.<br />

* J. Wakkrr, Contrihutions à la pathologie vegetale. Arcliivesnésrlan-<br />

daises des sciences exactes et naturelles. Tom. XXIII, pag. 396, 1889.


ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 223<br />

Ho già accennato all'aspetto sofferente mostrato da parecchi<br />

rami della pianta; oi'a aggiungerò che parecchi dei rami più<br />

fortemente rizomani, erano completamente disseccati e che altri,<br />

ancora verdeggianti, presentavano un numero minore di ger-<br />

mogli e di rametti e che questi erano inoltre meno rigogliosi<br />

di quelli che si inserivano sui l'ami normali che non offrivano<br />

alcuna produzione radicellare. Le radicelle che si sviluppavano<br />

in vicinanza all'inserzione di una foglia impigliavano fra loro<br />

la gemma che non aveva agio di svilupparsi normalmente, li-<br />

mitandosi alla produzione di qualche gracile foglia; in modo che<br />

in questi casi si può pensare che una gran parte dei materiali<br />

elaborati destinati allo sviluppo del germoglio vengano invece<br />

impiegati alla formazione ed ulteriore sviluppo di radicelle che<br />

si formano nelle sue vicinanze. Risulta quindi da questi fatti<br />

che la forte produzione di radici avventizie è in relazione con<br />

una diminuita produzione rameale.<br />

Alla domanda a quale causa si debba attribuire un cosi ab-<br />

bondante ed anormale sviluppo di formazioni avventizie non mi<br />

è possibile, per ora, di rispondere che in modo negativo, esclu-<br />

dendo cioè la presenza di parassiti. Anzi a questo proposito devo<br />

dire che nell'ottobre del 1890 io trovai sulla pagina inferiore<br />

di alcune foglie dell' esemplare rizomane delle piccole protube-<br />

ranze fusiformi, che riconobbi non essere altro che un cecidio<br />

nella cavità del quale si trovava una piccola larva di un Ceci-<br />

domide. Questo cecidio è ricordato dal Frank {Bie Kranìiìieìten<br />

der Pflanzen, pag. 741). Questa scoperta mi fece nascere il so-<br />

spetto che la produzione di radici avventizie potesse essere in<br />

relazione colla presenza di qualche larva di Cecidomide. Le mie<br />

ricerche a quest'intento ripetute in diverse epoche dell'an-<br />

nata non approdarono ad alcun risultato: non solo non osser-<br />

vai alcuna larva in corrispondenza od in vicinanza alle produ-<br />

zioni radicellari, ma nemmeno rinvenni alcuna cavità o qualche<br />

alterazione patologica dei tessuti che mi potesse far dubitare<br />

della sua presenza.<br />

Non voglio però dimenticare che il Rosmarino si riproduce<br />

con facilità per mezzo di talee in modo che é possibile ammet-<br />

tere in esso una forte predisposizione alla produzione di radici<br />

avventizie, quantunque ci sia ignota la causa che abbia talmente<br />

eccitato questa facoltà rizogena, da determinare la produzione


224 ADUNANZA DKLLA SEDE DI KCMA<br />

di radici in rami che si trovano ancora in rapporto colla pianta.<br />

Mi permetto in fine di far risaltare che l'aspetto patologico of-<br />

ferto dai rami che presentano le descritte formazioni avventizie<br />

sembra essere una conseguenza del forte sviluppo di queste, che<br />

impediscono o rendono meno attivo lo sviluppo dei germogli<br />

che si inseriscono su di essi; è facile infatti constatare che i<br />

rami che offrono le radicelle in piccola quantità, ed in generale<br />

tutti i rami giovani nei quali comincia l'apparizione, non dif-<br />

feriscono per nulla nel loro aspetto da quelli normali.<br />

Dopo alcuna osservazioni del prof. Pirotta che concordano con<br />

quelle dell'autore, il Socio prof. Solla presenta una nota dal titolo<br />

Notizie botaniche sull'Italia centi-ale, che per la sua mole non può<br />

comparire nel Bullettino.<br />

Il Presidente Pirotta richiama 1' attenzione sull' importanza che<br />

avrebbe ixno studio accurato della geografia botanica dell'Italia cen-<br />

trale e ricorda molti tatti da lui osservati che confermano quelli<br />

citati dal Solla.<br />

Infine il prof. Pirotta fa una distesa recensione dal recente lavoro<br />

del Treub sulle Casuarinee di cui presenta il sunto seguente :<br />

IL NUOVO GRUPPO DELLE CALAZOGAME DI TREUB. NOTA<br />

DI R. PIROTTA.<br />

Lo studio accurato, che il Treub ' ha fatto recentemente di<br />

quella interessante famiglia delle Casuarinacee, che i diversi<br />

sistematici diversamente collocarono nel sistema naturale, pur<br />

sempre mettendola fra le infime Angiosperme, ha condotto a<br />

risultati morfologici, biologici e filogenetici cosi interessanti,<br />

che io ho creduto meritassero di esser subito fatti conoscere.<br />

Le piante ascritte alla famiglia delle Casuarinacee, costitui-<br />

scono il solo genere Casuarina, ricco però di specie e forse capace<br />

di esser diviso, dopo che uno studio ampio e completo ne sarà<br />

fatto. Orbene, nelle specie studiate dal Treub, particolarmente<br />

nella C. suber^osa Otto et Dietr,, lo sviluppo dell' ovulo e del<br />

sacco embrionale, il percorso del tubo pollinico, il modo con cui<br />

ha luogo la fecondazione sono così diversi da quanto si cono-<br />

* M. Treub, Sur les Casuarinées et ìeur place dans le système na-<br />

turel, Ann. Jard. botan. Buitenzorg. Voi. X, 1891, pag. 145.


ADUNANZA DELLA SKUE DI KOMA 225<br />

sce fino ad ora per tutte le altre fanerogame, che il Treub fu ne-<br />

cessariamente condotto a istituire per esse un gruppo partico-<br />

lare, perfettamente giustificato.<br />

Le infiorescenze femminili delle Casuarina sono dei capolini,<br />

che prendono presto il carattere di strobili, che nascono colla<br />

più grande irregolarità su rami di età differentissima. Il fiore<br />

femmineo, senza perianzio, nasce all'ascella di una scaglia for-<br />

nita di due brattee laterali. L'ovario è dimero con due stili<br />

filiformi, lunghi. La cavità ovarica primitiva, in seguito a pres-<br />

sione per r accrescimento delle scaglie riducesi fino a scompa-<br />

rire, prima della apparizione degli ovuli. Lo stilo comunica o me-<br />

glio continua direttamente fino alla base dell' ovario, dove<br />

più tardi ricompare la cavità ovarica. In essa compariscono di<br />

regola due ovuli, semianatropi, costituiti da una nocella e da<br />

due tegumenti, i quali presentano l' interessante particolarità<br />

di avere un funicolo comune nella parte basale inserito sul<br />

fondo della cavità ovarica. Più importante ancora è il fatto che,<br />

durante lo sviluppo, gli ovuli si saldano verso 1' alto colla base<br />

del cilindro stilare, cosicché si stabilisce un ponte tra la base<br />

del cilindro stilare e la placenta o parte inferiore della spor-<br />

genza che porta gli ovuli.<br />

Dei due ovuli uno solo cresce e abbonisce. Allora nella nu-<br />

cella cominciano le differenziazioni, che conducono alla forma-<br />

zione del sacco embrionale e dell' apparecchio sessuale. Queste<br />

difi'erenziazioni avvengono in modo affatto diverso da quello<br />

con cui si presentano nelle Angiosperme finora studiate e solo<br />

in parte ricordano i processi simili delle Gimnosperme, delle<br />

Pteridofite e delle Briofite.<br />

Infatti nel centro della nucella si differenzia un ammasso di<br />

cellule ben limitato dal resto ad elementi più grandi, che co-<br />

stituisce il tessuto sporigeno, il quale in basso si collega con la<br />

calaza (analogia col pedicello degli sporangi di Selaginella).<br />

Quindi le cellule del tessuto sporigeno si segmentano, poi si<br />

differenziano in tre sorta di elementi: cellule piccole, inattive,<br />

che sono poi riassorbite; cellule grandi, le macrospore o celiale<br />

n/iadrì del sacco embrionale : finalmente dei tracheidi, che ri-<br />

cordano gli elateri delle Epatiche.<br />

Le macrospore numerose ingrandiscono, poi si prolungano<br />

in una specie di tubo o coda verso il basso, giungendo fino alla<br />

Bull, della Soc. bot. ital. 15


226<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

regione della calaza e persino nel funicolo. Tutte le macrospore<br />

ben sviluppate racchiudono un apparecchio sessuale, costituito<br />

da due o tre cellule che stanno alla parte superiore (opposta<br />

alla coda) della macrospora stessa: però queste cellule in tutte<br />

le macrospore meno una, sono nude: in questa sola sono ri-<br />

vestite di memlirana. Orbene è questa unica macrospora che<br />

diventa il vero sacco embrionale, che sarà cioè fertile. La cellula<br />

ovo è dunque nelle Casuarina rivestita da membrana.<br />

Le cellule dell'apparecchio sessuale hanno origine diversa che<br />

nelle Angiosperme finora studiate, provenendo da divisione di<br />

una cellula primaria: epperò le due cellule che accompagnano<br />

r oosfera non sono omologhe ai sinergidi delle Angiosperme,<br />

ma piuttosto alle cellule del canale delle Gimnosperme.<br />

Il tubo pollinico discende pel cilindro stilare, arriva al ponte,<br />

no?i entra nella cavità ovarica, discende fino alla calaza, risale<br />

nella nucella profittando della strada segnata dalle code delle<br />

macrospore sterili ed arriva fino al disotto del sacco embrio-<br />

nale. L'adesione del tubo pollinico alla parete del sacco em-<br />

brionale è fortissima ed ha luogo sempre in x)unti diversi da<br />

quello che corrisponde all' apparecchio sessuale. L'apice del<br />

tubo pollinico si separa poi con una parete divisoria dal resto<br />

del tubo e finalmente in questo punto si stacca e diventa libero.<br />

Il Treub non potè seguire il processo di fecondazione, che<br />

deve aver luogo in modo affatto peculiare. Avendo constatato<br />

che il tubo pollinico non entra mai nel sacco embrionale, giu-<br />

stamente conclude, che 1' elemento fecondatore deve attraver-<br />

sare non solo la membrana del tubo pollinico e quella del sacco<br />

embrionale, ma altresì percorrere la cavità del sacco embrionale<br />

stesso fino all'oosfora e traversare la membrana dell' oosfora me-<br />

desima. Il processo di fecondazione è preceduto dalla formazione<br />

dei nuclei eìidospsrmici, i quali provengono dalla divisione suc-<br />

cessiva del nucleo unico del sacco embrionale. È in vicinanza<br />

dell'apparecchio sessuale che si difterenziano le prime cellule<br />

endospermiche e pare che ciò coincida coli' avvenuta feconda-<br />

zione, poiché infatti mentre la differenziazione delle cellule endospermiche<br />

procede verso il basso, l'embrione si sviluppa nel modo<br />

ben noto per le Dicotiledoni. — Nel sacco embrionale delle Ca-<br />

suarinacee non si forma mai l'apparecchio antipode, a causa del<br />

modo di origine dell'apparecchio sessuale.


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 227<br />

Il Treub, dopo aver esclusa ogni possibile affinità delle Ca-<br />

suarinacee colle Miricacce, alle quali furono dai più avvicinate,<br />

in considerazione dei fatti sovraesposti, ammette, che all'appari-<br />

zione della angiospermia fra le piante, il tubo pollinico per ar-<br />

rivare all'oosfera aveva due strade da scegliere : o percorrere<br />

lo stilo, penetrare nella cavità ovarica e nell'ovulo per il mi-<br />

cropilo (Monocotiledoni, Dicotiledoni) o dopo percorso lo stilo,<br />

non entrare nella cavità ovarica e penetrare nell'ovulo perla<br />

calaza (Casuarinacee). Stabili quindi nelle Angiosperme le due<br />

suddivisioni delle Porogame (Mono- e Dicotiledoni) e delle Ca-<br />

lazogame (Casuarinacee).<br />

Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.<br />

SEDE DI FIRENZE<br />

Adunanza del 13 marzo 1892.<br />

Il Presidente Arcangeli commemora la perdita del Socio prof. Mal-<br />

fatti nei seguenti termini :<br />

« Bartolommeo Malfatti nacque nel Trentino, e per molti anni<br />

tenne per sua patria adottiva Milano. Di sentimenti altamente pa-<br />

triottici e di animo integerrimo, in seguito ai rivolgimenti del 1859,<br />

prese parte per qualche tempo alla vita politica, ma ben presto fece<br />

ritorno agli studi che costituivano la gioia sua prediletta.<br />

« Egli amò e coltivò sopra tutto la Storia e la Geografia, ed occupò<br />

successivamente tutte e due le cattedre di queste discipline nel<br />

R. Istituto di Studi Superiori di questa città, ove insegnò per pa-<br />

recchi anni. Penetrato delle relazioni intime fra le scienze sue pre-<br />

ferite, egli dedicò la parte migliore della sua vita a farne rilevare<br />

l' importanza reciproca, ed a promuoverne il progresso.<br />

« Autore di scritti infiniti e svariati, oltre i preziosi volumetti di<br />

letteratura pei fanciulli, egli si distinse principalmente pei suoi<br />

lavori geografici ed etnici, pei suoi cicli epici e pel suo Manuale di<br />

etnografia, scritti tutti nei quali, alla unità d' indirizzo e di concetto,<br />

si accoppiano larghezza, universalità e profondità di vedute.<br />

« Egli fece parte del Comitato internazionale affricano, e contribuì<br />

alla fondazione della Società antropologica italiana, della quale fu<br />

vic6-j)residente, ed ai cui lavori prese parte attivissima. Egli fu<br />

pure socio fondatore di questo nostro Sodalizio.


228 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />

« Per le rare doti del suo animo, ed in specie per la sua singolare<br />

modestia, noncliè per la sua pazienza, tolleranza ed opsrosità,<br />

amato da tutti, non solo egli lascia un gran vuoto nella famiglia,<br />

ma merita il compianto di tutti i suoi conoscenti. »<br />

Il Presidente proclama 1' ammissione dei nuovi Soci sigg. :<br />

Camillo Chiovenda di Roma.<br />

Dott. Gastone Cerulli Irelli di Roma.<br />

Luigi Re di Roma.<br />

Annunzia che si è costituito un comitato con lo scopo di trasportare<br />

le ossa di Endlicher nel cimitero centrale di Vienna e di erigere alla<br />

sua memoria un monumento, e soggiunge che le offerte vengono<br />

raccolte dalla le. k. zoologisch-hotanisclie Geselìsshaft in Vienna.<br />

Comunica un rapporto sull' andamento della Società botanica di<br />

Ginevra durante l'anno 1891.<br />

L' Archivista Martelli dà lettura del seguente elenco di doni<br />

pervenuti alla Biblioteca sociale:<br />

Dal sig. L. Piccioli: Piscioli. Le piante legnose italiane. Firenze 1891.<br />

Fase. 2".<br />

Dal prof. R. Pirotta : Firotta. Sulla presenza di serbatoi muci-<br />

pari nella Curculigo recurvata (Herb.) Roma 1891. — Sull' Urocy-<br />

stis prinmltcola Magnus in Italia. Firenze 1891. — Sopra alcuni casi<br />

di mostruosità nell' /onoj9s/c?mOT acaule. Firenze 1891. — Snìl-A Pucci-<br />

nia Gladioli e sulle Puccinie con parafisi. Firenze 1891.<br />

Dal conte N. Passerini : Passerini. Ricerche sulla composizione<br />

del Giaggiolo [Iris germanioa L.). Presenza del boro, del litio e del<br />

rame nella pianta. Firenze.<br />

Dal dott. U. Brizi: Brizi. Reliquie Notarisiane. Muschi. Roma 1892.<br />

Dal dott. E. Rostan : Les stations botaniques du Valais. Bex 1890.<br />

— Tissier M. P. C. Notice sur le Chanoine L. J. Murith. S. Maurice<br />

1862. — Guide du botaniste sur le Grand Staint-Beruard. Aigle<br />

1868. — Favre M. E. Guide du botaniste sur le Simplon.<br />

Aigle 1876. — Garbocai A, e Cazzuola F. I foraggi italiani , ovvero<br />

le pianta foraggifere buone o nocive al bestiame che crescono spon-<br />

tanee coltivate in Italia. Torino 1888.<br />

Viene nuovamente presentata la seguente nota del Socio Piccioli<br />

ridotta entro il limite di otto pagine, prescritto dallo statuto :<br />

RAPPORTI BIOLOGICI FRA LE PIANTE E LE LUMACHE.<br />

PRIMA NOTA. PER L. PICCIOLI.<br />

Molti autori si sono occupati delle relazioni biologiche fra le<br />

piante e gli animali, e sebbene i lavori fatti sopra quest'argo-<br />

mento, e fondati sull' esperienza, si riferiscano a gruppi molta<br />

ristretti di animali, sono tali però da permettere di formulare


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 229<br />

delle conclusioni certe e da aprire un vasto campo a nuove ri-<br />

cerche.<br />

Ernesto Stahl, professore di botanica nell'Università di Jena,<br />

ha fatto degli studi sopra un gruppo di animali finora negletto<br />

nei suoi rapporti col regno vegetale, ed il suo eccellente la-<br />

voro sopra le piante e le lumache, ' condotto con metodo in-<br />

gegnoso e con quella originalità di vedute che distingue l' au-<br />

tore, ha portato una forte prova in favore di questi rapporti.<br />

Trovandomi a Catania, in condizioni geografiche e di clima<br />

molto diverse da quelle in cui aveva esperimentato lo Stahl,<br />

ed in presenza di specie di piante e di lumuche assai ditferenti,<br />

ho voluto provare se le conclusioni alle quali è giunto l'autore<br />

in Germania fossero applicabili a tutti i luoghi e potessero ge-<br />

neralizzarsi.<br />

Sono grato al prof. Grassi, che nel suo laboratorio di zoolo-<br />

gia mi ha ofiferto del materiale di confronto e molte preziose<br />

indicazioni che mi hanno servito di guida in queste ricerche,<br />

da lui stesso consigliatemi.<br />

I lavori sopra i molluschi terrestri e d* acqua dolce che ho<br />

potuto consultare, non trattano questi animali dal lato biolo-<br />

gico e solo per alcune specie sono indicate le piante ove furono<br />

' trovati dove sogliono stare abitualmente ; ma questo è un<br />

indizio di poca utilità, che non vale a determinare con certezza<br />

neppure il genere di cibo di cui sogliono nutrirsi, poiché ho<br />

sovente osservato delle piante sulle quali passano le lumache<br />

e sulle quali restano ferme, che non vengono punto divorate<br />

dalle medesime; ciò avviene per gli eucalitti, le querci giovani<br />

le Arundo ed altre, il cui fusto e le cui foglie sono talora co-<br />

* E. Stahl, Pflanzen und Schnecken, eine biologische Studie iiber die<br />

Schutzmittel der Pflanzen gegen Schneckenfrass. — Sondar Abdruck<br />

aus der lenaischen Zeitsahrift fiir NaturwìssenscTiaft und Medizin,<br />

Band. XXII, N. F. XV. Iena, 1888.<br />

* F. Tornasene e G. Maggiore, Sopra alcuni vegetali che servono<br />

di stazione ai molluschi, negli Atti dell'Accademia Gioenia, voi. XVIII,<br />

pag. 181. Anno 1845. — In questo lavoro gli autori giungono a con-<br />

clusioni erronea, come queste : « Alcune Pupa vivono in Sicilia sul<br />

Quarcus Laricio! » — « Tutte le Helix cercano i luoghi umidi perchè<br />

ivi spuntano i Nostoch, i Tremella, i Lichen !» — ed indicano<br />

come proprie della Sicilia alcune specie che non vi sono.


230 ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE<br />

perte daiil' Helicc conoidea, H. vermìculata, ecc. senza esserne<br />

danneggiate.<br />

Le mie osservazioni sono limitate alle lumache terrestri ed<br />

a pocliissime d' acqua dolce ; mi propongo però di proseguirle con<br />

le conchiglie marine, appena le circostanze mi permetteranno<br />

di raccogliere e di mantenere del materiale adatto.<br />

Ecco le specie di cui ho potuto disporre: Helix pisana Miill.;<br />

H. aspersa Muli.; H. vermiculata Muli.; H. muralis MuU.; H.<br />

lenticularis Mor. ; H. aperta Bor.; H. veniricosa Drap.; Pupa<br />

granimi Drap.; ClausìUa bidens L. ; Succìnea elegans Riss.;<br />

Slenogìra decollata h.; Afyialia gagates Drap.; Limax flavus<br />

L. ; Lymnaeus lagotis Sch. ; L. pahistrìs Muli.; Pseudamnicola<br />

vestita Ben.; Ancylics recurvus Kus. ; A. tìbertanus Ben.;<br />

Planorbis umbilicatus Muli. Ne ho raccolte anche altre specie<br />

con le quali non ho potuto istituire delle prove per la scarsezza<br />

del materiale.<br />

L'allevamento delle lumache terrestri e la loro conservazione,<br />

anche per lungo tempo, non presenta in generale grandi diffi-<br />

coltà, e ne ho alcune specie, come VJlelìx pisana, II. vermicu-<br />

lata, IL conoidea, H. aspersa, Buliminus pupa, Clausilia ecc.<br />

da più di un anno, che trovansi in ottima condizione. Le tengo<br />

in apposite cassette ed ho cura di dar loro un nutrimento adatto<br />

e di preservarle dagli sbalzi troppo forti di temperatura; per-<br />

ciò le ritiro in casa al coperto ogni volta che sopravvenga un<br />

forte gelo o quando il sole d' estate sia troppo cocente. Ma con-<br />

tro i grandi calori esse provvedono quasi sempre da sé, inter-<br />

nandosi nel terreno spesso a grande profondità, come osservo<br />

né\V Helix vermiculata, H. aperta ed H. aspersa. Ciò che in<br />

Sicilia avviene nell'estate, nei paesi nordici accade l' inverno,<br />

poiché è in questo periodo, che essendo forzate ad un lungo<br />

digiuno a cagione della neve che copre il terreno, le lumache<br />

cadono in una specie di letargo, simile a quello che si osserva<br />

in molti mammiferi, e chiudono il guscio con un epifragma denso,<br />

rimanendo in tal modo fino a primavera inoltrala. In Sicilia le<br />

lumache si nascondono in generale ai primi di giugno e restano<br />

cosi fino alla metà di ottobre, salvo a comparire qualche volta<br />

dopo una pioggia abbondante che rinfreschi l'aria o quando vi<br />

sia qualche giornata di freddo eccezionale. Da questo cambia-<br />

mento di stagione nell'attività e nella voracità delle lumache


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 231<br />

risulta una notevole differenza per la qualità del cibo utilizzato,<br />

poiché in inverno ed al principio della primavera le piante<br />

sono ancora molto giovani e tenere, non hanno in molti casi<br />

sviluppati sufficientemente i ripari e non possono perciò sfug-<br />

gire ai danni delle lumache, specialmente di quelle omnivore,<br />

che, quando sono affamate, si adattano a divorare quasi tutte<br />

le specie; ma che avendo libera scelta preferiscono quelle sprov-<br />

viste o quasi di mezzi di difesa; mentre in estate i ripari sono<br />

portati a compimento e le lumache trovansi di fronte a piante<br />

interamente protette, o almeno preservate in maniera tale da<br />

sfuggire al pericolo nei momenti dell'abbondanza. Da ciò na-<br />

sce la notevole differenza esistente fra le condizioni delle piante<br />

rispetto alle lumache dei paesi settentrionali, in confronto con<br />

quelle delle nostre regioni, e la necessità che avrebbero le<br />

piante meridionali di provvedersi, come è talora il caso, di più<br />

forti mezzi di protezione negli organi giovani.<br />

I mezzi di difesa delle piante dalle lumache sono chimici o<br />

meccanici od entrambi uniti insieme. Essi sono in generale<br />

sviluppati nelle parti esposte agli attacchi dei nemici o sulla<br />

via che conduce ad esse, come nelle radici aeree, lungo i fusti,<br />

i picciuoli e le foglie,in guisa da avere il maggior effetto utile<br />

col minimo dispendio di parti modificate; così più spesso vedonsi<br />

protette le foglie e gli organi riproduttori a preferenza delle<br />

radici, del fusto e dei rami.<br />

È noto che i ripari, di qualunque specie essi siano, non hanno<br />

valore assoluto, non possono cioè agire ugualmente sopra tutti<br />

gli animali; cosi molti Cactus, Opuntia, ecc. provvisti di grandi<br />

spine contro i mammiferi, vengono divorati o danneggiati da<br />

qualche insetto, da parecchi afidi, ecc.,' e le querele, rifiutate<br />

dal bestiame, servono di cibo ad un' infinità d' insetti di ogni<br />

ordine. ^ Anche relativamente alle lumache, i ripari sono svilup-<br />

pati in grado diverso e talora servono a preservare le piante<br />

da specie determinate, in maniera assoluta, tal' altra invece val-<br />

gono a proteggerle solo nei casi in cui siavi abbondanza di<br />

altre specie vegetali e quindi libera scelta.<br />

* V. A. Daul, Handbuch der Kakteenkunde. Stuttgart, 1890.<br />

* A. Vitale, Appunti di filopatologia sulle queróie italiane. Fi-<br />

renze, 1890.


232 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

I mezzi chimici di difesa sono quelli contenuti per lo più<br />

neir interno della pianta e che agiscono sugli organi della bocca<br />

sull'odorato o sugi' intestini, come moltissimi alcaloidi, gli olii<br />

eteiei ed aromatici, gli odori nauseanti, un' infinita serie di acidi<br />

organici, come l'acido formico nell' ortica, l'acido aspartico nelle<br />

gemme di Asparagus, l'acido tannico nelle querele e nel sommacco,<br />

l'acido ossalico nelle Oxalis q Ruììiex, l'acido canforico<br />

nel Laurus Camphora, ecc. ecc. Gli acidi dei licheni si trovano<br />

nel tallo sotto forma di granuli situati sempre all'esterno della<br />

membrana cellulare; sono spesso colorati e danno la tinta ca-<br />

ratteristica di alcuni fra essi, come la Physcia jj^rietina \^ fra<br />

i principali noterò l'acido lichenico o cefrarico nella Cety^arìa<br />

islanclica, l'acido vuipinico nella Cetraria vulpina, l'acido ever-<br />

nico neìV Evernia, l'acido usnico nell' Usma, ecc. I mezzi mec-<br />

canici sono disposti all'esterno delia pianta ed agiscono fìsica-<br />

mente sull'animale, come i peli, il tomento, le scabrosità, gli<br />

aculei, le spine, l' ispessimento delia cuticola, l' incrostamento<br />

di sostanze calcaree, silicee, ecc., ovvero anche essendo interni,<br />

la loro azione risulta meccanica, come nei rafìdi e nel latice, il<br />

quale ultimo, oltre a contenere spesso disciolti dei potenti ve-<br />

leni, nello sgorgare all'esterno agisce a guisa di vischio impa-<br />

stando gli organi boccali.<br />

Le mie ricerche furono incominciate in dicembre e continuate<br />

senza interruzione fino al principio di giugno, tanto nell'aperta<br />

campagna quanto col materiale tenuto nel laboratorio; la mag-<br />

gior parte delle osservazioni furono fatte all'aperto, ma ho tenuto<br />

anche dello lumache e delle piante in luoghi riparati ed atti a<br />

permettermi una continuata e facile osservazione. Il risultato<br />

degli esperimenti eseguiti nel dicembre e nel gennaio differisce<br />

da quello di aprile e di maggio e perciò esporrò separatamente<br />

gli uni e gli altri. La quantità di cibo mangiato fu calcolato<br />

con metodo approssimativo; furono pesate due quantità uguali<br />

di foglie di altra sostanza ed una di esse fu data alle lumache,<br />

sempre in numero di parecchie, e l'altra fu tenuta da un<br />

^ A. Db Bary, Vergleiohende 3Iorphologie und Biologie dsr Filze, ecc.<br />

pag. 438, — Fr. Schwarz, Beitr. z. Biologie der Pfl., di Cohn.<br />

Bd. Ili, pag. 249.— E. Bacmann, Zeitsch. fur wiss. Mikr., Bd. Ili,<br />

pag. 216.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 23B<br />

lato onde esaminare poi la diminuzione che aveva subito e con-<br />

frontarlo col residuo di quello lasciato dalle lumache. Le quan-<br />

tità di cibo che indicherò furono press per parecchi giorni di<br />

seguito, in guisa eh' è evitato il dubbio che possa trattarsi di<br />

lumache in uno stato di eccezionale digiuno.<br />

Esperimenti invernali (dal 3 dicembre al 31 gennaio). — Le<br />

lumache in inverno sono poco voraci, mentre lo sono molto in<br />

primavera; ciò risulta dai seguenti esperimenti: Sette individui<br />

di Limax flavus divorarono in media giornalmente e per tre<br />

giorni consecutivi 0, 19 grammi di cibo ognuno. Venti individui<br />

di Helix pisana consumarono ognuno 0, 15 grammi di cibo. Que-<br />

sta specie è pantofaga per eccellenza e 1' ho veduta a mangiare,<br />

in quantità più o meno grande, le seguenti piante allo stato<br />

naturale: Schinus molle, Medicago, Lotus, Trifolium, Eleagnus<br />

angustifolia. Cactus, Opuniia, Agave americana, Buxas<br />

sempervirens, Querciis Suber e Q. Ilex, Centaurea taurome-<br />

nitana, C. napifolia, ecc. Quasi nessun riparo chimico o mec-<br />

canico vale a trattenere questa specie, che pel numero stra-<br />

grande in cui trovasi ovunque, e specialmente nelle giovani<br />

piantagioni lungo la riva del mare, riesce dannosissima. Essa<br />

copre in alcuni luoghi interamente il terreno e le piante e ne<br />

ho raccolte fino a 300 sopra uno stesso ramoscello.<br />

Venti individui di Helix aspersa consumarono in media 0,069<br />

grammi di cibo ognuna. Trenta individui di Clausilia bidens<br />

divorarono giornalmente" 0,008 grammi di cibo ciascuna. L'Ama-<br />

lia gagates divorò in media 0, 18 grammi di cibo al giorno.<br />

La Stenogira decollata ne divoi^ò 0, 21 grammo.<br />

L' Helix aperta 0, 20 grammi al giorno.<br />

L' Helix ventricosa 0, 19 grammi.<br />

L' Ancijlus ì^ecurcas e la Pseudamnicola vestita, che trovansi<br />

comuni addossate ai muri od alle pietre lungo i ruscelli o le<br />

vasche, divorarono pochissime JDiatomee ed Oscillaria; non ho<br />

potuto determinare esattamente la quantità di cibo ingerito per<br />

la piccolezza di queste specie, ma ho esaminato al microscopio<br />

molti stomachi ed ho veduto che la quantità di cibo preso era<br />

piccolissima e di gran lunga inferiore a quella utilizzata durante<br />

la primavera. Ho motivo di ritenere che quella di maggio sia<br />

il triplo od il quadruplo dell' invernale. Entrambe queste specie<br />

nutronsi, per quanto ho potuto vedere a Catania, esclusivamente


234 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

di Diatomee e di Oscillar la, ma ciò che mi ha sorpreso è stato<br />

di trovare nel loro stomaco pochissimi gusci silicei delle Diato-<br />

ìnee; s'incontrano però talvolta, frammisti a pezzettini di Oscil-<br />

larla, che si vedono qua e là interi. Queste specie rifiutarono<br />

sempre di mangiare dei fili di Claclophora glomeraia, Vauclie-<br />

ria e Oedogonium che diedi loro. Tali alghe debbono perciò<br />

considerarsi come riparate.<br />

Molte alghe infatti, come le Vauclieria, Spirogyra, Zignenia,<br />

Mesocarpus, ecc., hanno nell' interno delle cellule, degli olii o<br />

delle sostanze grasse situate nel protoplasma, ' che probabil-<br />

mente servono come mezzi di difesa; e altre, come i Pleiiro-<br />

taenìuìn, Closterium, ecc., contengono dei cristalli di solfato di<br />

calcio. Oltre a ciò vi è in molte Besmidiacee, Zignemacee, No-<br />

stocacee, Tetrasporacee {Honnotila mucigena Bzi),' ecc. uno<br />

sviluppo di mucillaggine al di fuori dell' epidermide o talora<br />

anche intercellulare, che le preserva. ^ Oltre a queste vi sono<br />

altre alghe armate di sporgenze acuminate a guisa di pungi-<br />

glioni, come lo Schizacanthimi armaium Lund ; l' Holacanihwn<br />

cristatum Lund, ecc. che possono verosimilmente avere<br />

in tali protuberanze un mezzo di difesa.<br />

Il Lìjìnnaeus pahtstris divorò una quantità di cibo che non<br />

ho determinato esattamente, ma eh' è inferiore della metà circa<br />

di quella divorata in maggio.<br />

Sembra dunque che anche le specie acquatiche seguano le<br />

abitudini di quelle terrestri e siano più affamate in primavera<br />

anziché in inverno.<br />

Esperimenti primaverili (dal P al 31 gennaio). — Anche que-<br />

sti dati furono presi con lo stesso metodo di quelli invernali e<br />

furono fatti in gran parte con gli sfessi individui.<br />

La quantità di cibo divorato è la media di almeno cinque<br />

* Fr. Schmitz, Die Chromatophoren der Algen. Bonn, 1882.<br />

* Questa specie, eh' era stata trovata solo a Salice, presso Messina<br />

dal prof. BoRzi {Studi algologiii, voi. I, pag. 99) e dal Wille<br />

in Boemia {Nat'drl. Pflanzenfamilien, fase. 41, pag. 50), fu da me<br />

raccolta in alcuni luoghi della provincia di Caneo (presso Vinadio<br />

ed a Borgo S. Dalmazzo), lango i ruscelli, addossata alle pietre.<br />

* Klbbs, Uber di Organisation der Gallerie bei einigen Algen u.<br />

Flagellateli, nelle Untersuch. aus dem hot. Inst. zu Tùbingen. Bd. II.<br />

— E. Strasburger, Bot. Prakt., II* ediz. pag. 319.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 235<br />

giorni ed ho voluto prolungarla cosi perchè rappresenti meglio<br />

lo stato normale delle lumache.<br />

Il Limax flaviis divorò 0,27 grammi di. cibo.<br />

V Helicc iitsana consumò 0,23 grammi di foglie.<br />

V Helix aspersa consumò 0,11 grammi di cibo, ma dopo il<br />

terzo giorno cessò di mangiare e si chiuse nel guscio; credo che<br />

la qualità del cibo datole non sia stala molta adatta perchè po-<br />

chi giorni dopo, potendo scegliere fra altre piante, rifiutò quella<br />

interamente.<br />

La Claiisilla bklens mangiò 0, 13 grammi di muschi {Barbala<br />

muralis, ed altri).<br />

'L'Amalia gagates divorò in media 0, 27 grammi di cibo nei<br />

primi due giorni e 0, 23 nei successivi.<br />

La Stenogira decollata divorò 0, 40 grammi di cibo.<br />

L' Helix aperta ne divorò 0, 33 e 1' Helix ventrìoosa 0, 20.<br />

Il Lìjmnaeus palustris, VAncylm recurmts e la Pseudamni-<br />

cola vestita divorarono, come ho notato precedentemente, una<br />

quantità di cibo molto superiore a quella presa durante l' in-<br />

verno.<br />

Tanto negli esperimenti invernali quanto nei primaverili, fatti<br />

per determinare la voracità delle lumache, diedi loro sempre il<br />

cibo che preferivano fra molti altri, poiché alcuni, difesi chi-<br />

micamente meccanicamente, vengono mangiati dalle specie<br />

pantofaghtì come l' Helix pisana, o polifaghe come l' Helix<br />

aspersa, solo quando sono molto affamate, ed anche allora in<br />

piccola quantità; mentre le specie monofaghe o quasi, rispar-<br />

miano le piante anche quando i mezzi di difesa sono poco svi-<br />

luppali.<br />

La notevole differenza della stagione sui rapporti fra le piante<br />

e le lumache ha portato come conseguenze che le specie omni-<br />

vore, come V Helix pisana, Helix aspersa, Amalia gagates, ecc.,<br />

divorarono molte piante i cui ripari non si erano completamente<br />

sviluppati, mentre in maggio le stesse piante furono o intera-<br />

mente risparmiate o appena intaccate.<br />

In una mia prossima nota parlerò di quei ripari che più fre-<br />

quentemente ho avuto occasione di apprezzare, e che, quando<br />

sono interamente sviluppati, agiscono con efiìcacia per la difesa<br />

delle piante.


236 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />

Viene presentata la seguente nota :<br />

SULLA SCOPERTA IN ITALIA DELLA CALYPTOSPORA<br />

GOEPPERTIANA J. KUHN. COMUNICAZIONE DEL DOTT.<br />

C. MASSALONGO.<br />

Questa interessantissima uredinea eteroxena che, da quanto<br />

ho potuto rilevare, non fa sinora segnalata nel nostro paese,<br />

sembra essere piuttosto comune, nei dintorni di Riva-Valdobbia,<br />

sul Vacciniam Vitis-Idaea, dove venne recentemente scoperta<br />

dall'infaticabile Ab. A. Carestia tanto benemerito della flora<br />

patria. Come è noto, nel ciclo evolutivo della Calyptospora<br />

Goeppertiana incontransi due sorta di fruttificazione, teleuto-<br />

sporifera 1' una ed imeniale 1' altra. Le teleutospore sviluppansi<br />

entro le cellule dell'epidermide dei ramoscelli di Vaccìnium,<br />

i quali, per effetto del parassita, assumono, in seguito, una tinta<br />

bruna e mostransi inoltre anormalmente ingrossati in causa<br />

dell'ipertrofia subita dal parenchima corticale invaso dal suo<br />

micelio. Dette teleutospore germogliando danno origine ad un<br />

promicelio formato da cellule uniseriate, ognuna delle quali<br />

emette una sottile appendice laterale che all'apice terminasi<br />

con uno sporidio globuloso. Ciascun sporidio a maturità si stacca<br />

e venendo, trasportato dal vento, a cadere sulle foglie di Pinus<br />

Abies D. Roi, vi produce la seconda fruttificazione, corrispondente<br />

al Peridermium columyiare Alb. et S., di cui le ecidiospore<br />

arrivate sui ramoscelli di Vaccinium Vitis-Idaea rigenerano<br />

la forma teleutosporifera. Il nesso genetico del Perideriniwm<br />

colla Calijplospora venne sperimentalmente dimostrato da R.<br />

Hartig, il quale però avrebbe riconosciuto che questa uredinea<br />

talvolta può propagarsi direttamente da una pianta all' altra di<br />

Vaccinium, per mezzo ancora degli sporidi nati dalle teleuto-<br />

spore, senza che per ciò sia necessario l' intervento delle pre-<br />

dette ecidiospore.<br />

Quantunque dalla presenza della Calyptospora si debba rite-<br />

nere che esista in Italia anche il Peridermium corrispondente,<br />

tuttavia quest' ultima forma metagenetica non sarebbe stata<br />

ancora raccolta fra noi. I saggi almeno pubblicati al n' 46


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 237<br />

(sulle foglie di Abies excelsa DC. = Pinus Picea D. Roi. =<br />

Pinus Abies h., nec Abies excelsa Link. = Pinus Abies D. Roi.<br />

= Pinus Picea L.) dell' Erbario Critt. It., erroneamente sotto<br />

il nome di Peridermium columnare Alb. et S., spettano invece<br />

air ecidio {^= Aecidium Abietinum Alb. et Schw.) di una specie<br />

di Chrysomyxa (forse alla Ch. Rlioiodendri Wint.) e lo stesso<br />

dicasi per gli esemplari, raccolti nelle alpi del Cadore dal Be-<br />

renger, che conservansi nel mio erbario.<br />

Si dà quindi comunicazlono della seguente nota :<br />

MUSCHI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO. P CONTRIBU-<br />

ZIONE. PER E. RODEGHER-VENANZI.<br />

1. Fontiiiivlis antipyretica L. — Comunissima sui sassi,<br />

pali, nelle acque fluenti e stagnanti della provincia,<br />

specialmente in pianura.<br />

2. Hypiimii teiielliim Dicks. {H. algirianum. Desf. //. Ste-<br />

reodon algirianus Brid. Bryol. Pterigynandrum algirianum<br />

Brid. muscol.). — Sui muri vecchi e sulle<br />

rupi esposte al sole. Bergamo.<br />

3. — serpens L. (//. catenulatum Bals. et De Not. //. coniextum<br />

Hedw. H. spinulosum Hedw. H. fragile Schwaegr.<br />

//. tenue Schrad. H. subtile Dicks. Lesliia subtilis Pol-<br />

lin.). — Comunissimo sui muri, al piede degli alberi, sui<br />

margini delle vie e sui sassi dei colli di Bergamo.<br />

4. — taiìiarisciiiuni Hedw. {H. proliferimi L. H. delicalu-<br />

Iwn L. H. xìcirietinwn Willd. H. recognitum Hedw.)<br />

— Comune nei luoghi selvatici, sulle mura della città ;<br />

nelle selve e sui colli qua e là.<br />

5. — alopecuriini L. (//. arbuscula Brid. Thamnium alopecurum<br />

Schimp.). — Sui sassi dei colli ombrosi e monti<br />

della provincia.<br />

6. — Sclireberi Willd. (ff. muticum Swartz. H. compressum<br />

Schreb. H. Teesdalii Dicks.) Sui muri, sui tron-<br />

chi degli alberi, ed anche in terra nei luoghi ombrosi<br />

ed umidi.<br />

7. — rutabulniu L. (//. dentìculatum Birol. //. flavescens<br />

Brid. ff. crenulatum Smith. H. brevirosire Smith.


238 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Bracìiythecium rutabitlum Bryol. Eur.). — Comunis-<br />

simo nelle siepi, sui tronchi degli alberi, sui sassi delle<br />

colline e nella regione campestre.<br />

8. Hypniim rivulare Br. et Sch. — Qua e là con la specie<br />

precedente.<br />

9. — velutinum L. Brid. Bryol. {H. intricatum Schreb. H.<br />

Teesdalii Dicks.). — Sui muri, sui tronchi degli aberi<br />

ed anche in terra nei luoghi ombrosi ed umidi.<br />

10. — l'iiscifornie Weiss. {H. ruscifoUuni Nesk. H. riparioi-<br />

des Hedw. B. proliflcum Dicks. II. ìnundaium Brid.<br />

H. atlanticum Brid. muscol. Rhìncostegiuìn ìntsciforme<br />

Dui). Sterile. — Comune nei fossi, nei rigagnoli, negli<br />

acquedotti, sui pali, sulle pietre, sui sassi ecc.<br />

11. — strìatum Schreb. (//. longirostrum Ehrb. Rhìncoste-<br />

giuìn strialaìn Dut. De Not.). Sterile. — Pianure, selve<br />

e colli di Bergamo.<br />

12. — pxiiniluin Dut. Sterile. — Qua e là con la specie pre-<br />

cedenle.<br />

13. — molliiscuiu Hedw. {H. crista castrensis DC. non L.).<br />

Al piede dei tronchi di castagno nei colli di Bergamo<br />

e sui sassi e nelle selve delia provincia.<br />

14. — ciipressiforme L. Hiiben. {H. polyanthos Smith, non<br />

Schreb. H. aduncum Savi. H. nigromride Dicks, H. de-<br />

cipìens Hoffm. H. Stereodon cupressiformis Brid.<br />

Bryol.). — Comunissimo sui tetti, sui muri ombreg-<br />

giati, sui tronchi degli alberi e in molti luoghi sul ter-<br />

reno. Molte ne sono le varietà.<br />

15. — spleiideiis Hedw. (H. parìeiinum Swartz). — Comune<br />

nelle selve, nei pascoli aridi dei colli e monti della pro-<br />

vincia {Hijlocomium splendens Schisof.).<br />

16. — trjqiietriim Schimps. {E. sagittifolium Voit. muse.<br />

herbip. Eijlocomiuni triquelrum Schimp.). Sterile. —<br />

Comune nelle selve, nei pascoli secchi della pianura e<br />

de' monti della provincia.<br />

17. — piirnm L. {Hylocomium purwn{L.) De Not.). Sterile.<br />

— Selve e pascoli dei colli e monti.<br />

18. — sericeiim L. (Leskea sericea Hedw. Homaìotìiecium<br />

sericeum (L.) Hedw.). — Sui vecchi muri e sui tron-<br />

chi degli alberi.<br />


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 239<br />

19. Hypniim conciiiniiiii De Not. Mant. n. 18 {H. cuspidatum<br />

L. 7 Concìnnam. H. ortìiocarpon La Pylaie. H.<br />

SchreberH y. — Nei pascoli dei colli della provincia {Ct/-<br />

lindroiìieciam concinnum Hedw.).<br />

20. — rufesceiis Dicks. {Lescliea fnifescens Schwaegr. Iso-<br />

thecium rafescens Hiiben. Orthothecium rufescens<br />

Hedw.). — Sulle rupi dei monti alti della provincia,<br />

21. — deiidroides L. {Climacium dendroide^ Web. et M.<br />

Leskia dendi'oides Hedw. Nehera dendroide^ Swartz).<br />

Nelle sei re e nei luoghi sterili secchi della provincia.<br />

22. Anomodoii vitìculosus Hook, et Tayl. {Nehera vUicic-<br />

losa Hedw. Hypnum vUicutoswn L.). — Sui tronchi<br />

degli alberi, sui muri antichi, ai lati delle vie, sulle rupi<br />

delle colline e dei monti della provincia.<br />

Vengono lette le due segnanti comunicazioni dal Socio E. Baroni.<br />

SOPRA ALCUNE CRITTOGAME AFRICANE RACCOLTE PRES-<br />

SO TRIPOLI DI BARBERIA DAL PROF. RAFFAELLO<br />

SPIGAL NOTA DEL DOTT. EUGENIO BARONI.<br />

Per por termine allo studio di varie piante crittogame in-<br />

viate al prof. Arcangeli dal prof. Raffaello Spigai mi restano<br />

ancora pochi esemplari che, per le regioni in cui furono rac-<br />

colti e per le specie che rappresentano, credo possano essere<br />

di qualche interesse. Provengono tutti dalle vicinanze di Tripoli<br />

e più specialmente da Ghiran, Bommeliana, Sokra, Garga-<br />

rese, ecc. La piccola raccolta in complesso comprende 24 specie,<br />

di cui tre Muschi, una Epatica, quattordici Licheni e sei Funghi.<br />

1. Brydm atropurpuredm Br.<br />

Muschi.<br />

Ilab. Sporifero sulle ripe dei giardini a Gargarese (26 feb-<br />

braio 1887).<br />

2. Barbula squamigera Viv.<br />

Bab. Sporifera sulle ripe dei giardini a Gargarese (26 gen-<br />

naio 1887).<br />


240 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

3. Barbula ambigua Br.<br />

Hab. Sporifera sulle ripe dei giardini a Gargarese (29 gen-<br />

naio 1887).<br />

4. Targionia Micheli Corda.<br />

Epsiticlie.<br />

Hàb. Sporifera sulla sti^ada di Mellaha in luogo ombroso<br />

(febbraio 1888).<br />

Oss. Già era conosciuta dell'Algeria.'<br />

5. Physcia villosa Dub.<br />

JLìclieiii.<br />

Hai). Sporifera a Bommeliana sui rami del Lycium europaeam<br />

(29 gennaio 1887).<br />

Oss. Nylander ' dice: « Passim abundans in Africa boreali. »<br />

Più avanti, parlando delle lacinie in cui è diviso il tallo,<br />

si espnme cosi: « Laciiiiae.... variant quoque saltem in<br />

Algeria subnudae vel prò magna parte denudatae. » A<br />

tav. Vili, fig. 49 sono disegnate le spore.<br />

6. Xanthoria paretinia (L.) Th. Fr.<br />

Hab. Sempre sporifera nel Deserto a Bommeliana sui rami<br />

di Fico, di Zizypus communis, Lycium europaeum<br />

(29 gennaio 1887) e a Sokra sulla scorza di arancio,<br />

albicocco ecc.<br />

Oss. Questa comunissima specie é già citata dell'Egitto<br />

(Delta del Nilo) da Nylander. '<br />

7. Gasparrinia mdrorum (HofFm.) Tornab.<br />

7 lobulata (Acli.).<br />

Hab. Sporifera a Bommeliana e a Ghiran sul terreno nei<br />

cimiteri turchi (25 gennaio 1887).<br />

Oss. Non avendo potuto consultare i lavori di Nylander,<br />

' GoTTSCHB, LiNDENBERG et Nees ab EsENBECK, Synopsis Hepa-<br />

ticarum^ pag. 574. Hamburg!, 1844.<br />

* Synopsis Lichenum, pag. 408. Parisiis, 1858-60.<br />

' Lichenes in Aegypto a ci. Larhalestier collecti. Flora, 1876, pag. 281.<br />

* W. Nylander, Etudes s. les Lichens de l'Algerie. Cberbourg, 1854.<br />

— Idem. Prodr. Lichenographiae Galliae et Algeriae. Bordeaux, 1857.<br />

''


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZK 241<br />

Krerapelhuber ' e quelli più recenti di Miiller ' e Fla-<br />

gey' ed altri sulla lichenografla afiicana non sono in<br />

grado di asserire se questa specie e quelle che seguono<br />

mancanti di osservazione siano già notate fra i Licheni<br />

d'Africa.<br />

8. Gasparrinia candicans (Dicks.).<br />

Hai). Sporifera a Ghiran sui muri dei cimiteri turchi<br />

(25 gennaio 1887).<br />

9. Placodidm lentigerum (Web.) Th. Fr.<br />

Hai). Sporifero insieme al Thalloidima coerideonigricans<br />

sul terreno calcareo dei giardini a Dahura (marzo 1888).<br />

10. Placodium gypsaceum (Sm.) Kbr.<br />

Hai). Sporifero insieme a un Thalloidima sulla strada di<br />

Sokra e sui muri (marzo 1888).<br />

11. Placodium albescens (Hoflm.) Mass.<br />

oe (jalaclina Ach.<br />

Hai). La specie e la var. sporifere sui muri dei pozzi a<br />

Bommeliana (25 gennaio 1887).<br />

12. Placodium crassum (Huds).) Th. Fr.<br />

f. Dufourei (Fries.) Hepp.<br />

Hab. Sporifere tanto la specie che la var. a Ghiran. sul<br />

terreno (29 gennaio 1887).<br />

Oss. La specie è citata da Nylander '<br />

ram ad El Kantara » (Algeria).<br />

13. Placodidm fulgens (Sw.) D. C.<br />

« supra saxa et ter-<br />

Hai). Sterile sul terreno calcareo a Bommeliana e a Ghiran<br />

(29 gennaio 1887).<br />

Oss. Nylander^ Io. cita di Biskra (Algeria) «supra terram<br />

arenosam ».<br />

' A. KuEMPELHUBEK, Neue Beitr. zur Afn'ka'tì Fhchtenflora. Miin-<br />

chen, 1876.<br />

' J. MiiLLER, Les Lichens iVEyyptc. Jievue mi/coL, 1880. — Idem.<br />

Lichenes Africae oacidentalis a rlr. dott. Pechuel- LoescJte et iSoyaux e<br />

regione fluminis Quilìu et ex Angola inissi. (Liiinaea, Bd. IX,<br />

Heft. I, 1880).<br />

' Flagey, Lichenes algerisnses exsic^ati (Revue ing;ologtque, tav. XIII,<br />

pag. 107, 1891).<br />

4.-5 -^ Nylander, Symbolae quaedam ad Lichenographiam Saha-<br />

riensen. Flora, 1878, pag. 342.<br />

Bull, della Soc. boi. Hai. 10


242 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

14. Callopisma aurantiacum (Lightf.) Kbr.<br />

1 holocarpum Ehrh.<br />

Hai). Tanto la specie che la var. sporifere a Sokra sulla<br />

scorza degli alberi (20 febbraio 1887).<br />

Oss. La specie é citata da Nylander ^ dell'Africa « super<br />

corlicem Cedri ad Batna. »<br />

15. Urceolaria scruposa (L.) Ach.<br />

5 albissima (Ach.).<br />

Hai). La specie e la var. sporifere sulla terra calcarea a<br />

Ghiran (29 gennaio 1887) e a Gargarese (febbraio 1888).<br />

Oss. Nylander ° cita la specie dell' Africa « super lignum<br />

Cedri ad Batna. »<br />

16. PsoRA DECiPiENS (Ehrh.) Kbr.<br />

f. dealbata Mass.<br />

Hab. Sporifera sul terreno a Ghiran (29 gennaio 1887).<br />

Oss. La specie è citata da Nylander* « supra terram are-<br />

nosam ad Biskra » (Algeria).<br />

17. Thalloidima coeruleonigricans (Lightf.).<br />

Hab. Sporifero a Bommeliana sulle ripe dei giardini e nei<br />

cimiteri turchi (25 gennaio 1887).<br />

18. CoLLEMA PULPosuM (Bemh.) Ach.<br />

Hab. Sterile sulla strada di Mellaha in luogo ombroso (feb-<br />

braio 1888).<br />

Oss. Njiander '<br />

dice: « in Africa boreali. »<br />

Funghi.<br />

19. SCHIZOPHYLLUM COMMUNE Fr.<br />

Hab. Sopra un Pero presso Tripoli (ottobre 1888).<br />

Oss. Dal Saccardo ' non é citato dell'Africa.<br />

20. MONTAGNITES GANDOLLEI Fr. !<br />

Hab. Sul terreno presso Ain Zara (ottobre 1888).<br />

1-2 ^_ Nylandrr, Symbolae qiiaedam ad Lichenographiam i>aha-,<br />

riensen. Flora 1878, pag. 342.<br />

» Loc. cit., Flora, 1878, pag. 341.<br />

' Synopsis Lìchenum^ V^E- HO-<br />

* P. A. Saccardo, Sylloge Fungorum, voi. V, pag. 655. Pa-<br />

tavii, 1887.


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 243<br />

Oss. Secondo quanto mi osserva il chiaris. prof, Saccardo<br />

è questa una specie assai interessante. Dallo stesso<br />

Saccardo' è citata « in arenosis maritimis Monspelii<br />

Galliae et Algeriae. »<br />

•il. CLATHRUS CINCELLATUS Toum.<br />

Hai). Sulla strada di Mellaha in luogo ombroso.<br />

Oss. È citata d'Algeria dal Saccardo.^<br />

22. Tylostoma Boissieri Kalchbr.<br />

Bab. Nel Deserto a Bommeliana (gennaio 1887).<br />

Oss. E citato dal Saccardo' « in arena deserti Aegyptiaeo-<br />

Syriaci. »<br />

23. Peziza vesiculosa Bull,<br />

Hab. Sul terreno a Bommeliana (gennaio 1887).<br />

Oss. Dal Saccardo ' non è citata dell' Africa.<br />

24. Hydnotrya sp. nov. ?<br />

Hab. Sul terreno a Ghiran (gennaio 1887).<br />

Oss. A proposito di questo esemplare il chiaris. prof. Sac-<br />

cardo mi scrive che non può determinarsi con sicurezza<br />

perchè non presenta sporidii maturi; ha molti caratteri<br />

dell' Hyd, Tulasnei B. et Br. delle sabbie inglesi, ma so<br />

ne distingue.<br />

NOTERELLK CRITTOGAMICHE, PER EUGENIO BA-<br />

RONI.<br />

In aggiunta alle Crittogame del Piceno e dell'Abruzzo, già<br />

[)ubblicate dal prof. Arcangeli ^ e da me, ® debbono citarsi al-<br />

cune altre poche piante, spettanti alV Berbarium 07^sinianum,<br />

raccolte dai sigg. Marzialetti, Orsini e Castelli, Le specie sono<br />

' Loc. cit,, voi. V, pag. 1140,<br />

' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 19.<br />

' Loc. cit., voi, VII, parte I, pag. 61.<br />

* Loc. cit,, voi. Vili, pag. 83-84.<br />

^ G. Arcangeli, Ricerche e lavori eseguiti n&lV Istituto botanico del-<br />

r Università di Pisa, fase. II, pag. 101. Pisa, 1888.<br />

'E, Baroni, Sopra alcune crittogame raccolte nel Piceno e nel-<br />

l'Abruzzo (N'uovo Giorn. boi. ital., voi. XXI, pag. 427. Firenze, 1889).


244 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

piuttosto comuni, ma possono forse interessare per le nuove=<br />

località in cui furono raccolte: in tutte ascendono a ventidue.<br />

1. ASPLENIUM VIRIDE Huds.<br />

Felci.<br />

Hab. Sulla Corona del Monte Sibilla ("settembre 1887. Ca-<br />

stelli).<br />

Muschi.<br />

2. Hylocomium tkiquetrum (L.) Br. eur. !<br />

Hab. Sul vertice del monte Sibilla (settembre 1887. Ca-<br />

stelli).<br />

3. POLYTRICHUM ALOIDES Hcdw.<br />

Hai). Nel monte Vettore (maggio 1836. Marzialetti).<br />

4. DrcRANUM scoPARiUM (L.) Hcdw.<br />

Hab. Nell'Abruzzo sul Monte dei Fiori (agosto 1887. Ca-<br />

stelli).<br />

5. Barbula muralis Scliwaegr.<br />

Hab. Nel Piceno a San Giorgio in Isola sotto monte Mo-<br />

naco (settembre 1887. Castelli).<br />

6. Barbdla subulata (L.) Pai. Beauv.<br />

Hab. Nell'Abruzzo sul monte dei Fiori (agosto 1887. Ca-<br />

stelli).<br />

7. Hypnum cupressiforme L.!<br />

Hab. Sul terreno a Monte Fortino (1849. Marzialetti).<br />

8. Aplozia hyalina (?) Dmrt.<br />

Epatiche.<br />

Hab. Sul terreno presso Monte Fortino (1847, Marzialetti).<br />

9. Jungermannia lanceolata L.<br />

Hab. Alla volta dell'Acquedotto del molino di Monte For-<br />

tino (aprile 1846. Marzialetti).<br />

10. Lophocolea bidentata (L.) Nees.<br />

Hab. Nei dintorni di Monte Fortino (1847. Marzialetti).<br />

11. Tricholea tomentella (Ehrh.) Dum.<br />

Hab. Nei dintorni di Monte Fortino presso il rivo di Val-<br />

gelata (ottobre 1847. Marzialetti).


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 245<br />

12. PORELLA PLATYPHYLLA Lindb.<br />

Hàb. A Monte Fortino presso Castel Manardo all' Acqua del<br />

Faggio (1845. Marzialetti).<br />

13. Frullania tamarisci (L.).<br />

Hab. A Monte Fortino (1849. Marzialetti).<br />

14. Hepatica conica (L.) Lindb.<br />

Hab. A Monte Fortino all' Acquaviva e al primo fosso del<br />

Loto (1841-43-51. Marzialetti).<br />

15. Reboulia hemisphaerica Raddi.<br />

Hai). Ad Amandola lungo la strada sopra San Bastiano<br />

(aprile 1846. Marzialetti) e a Monte Fortino al primo'<br />

fosso del Loto (maggio 1817. Marzialetti).<br />

Licheni.<br />

16. Lecanora sqbfusca (L.) Ach.<br />

var. mtiiìnescens Fw.<br />

Ilab. A Monte Fortino all' Acquaviva (1847. Marzialetti).<br />

17. Rhizocarpon geographicum (L.) do.<br />

f. alrovirens Fr.<br />

Hai). Nel monte Acuto (Acquasanta-Ascoli) (1847. Orsini).<br />

18. Lecidea confluens Fr.<br />

Hai). Nell'Abruzzo sul corno piccolo del Gran Sasso (1845.<br />

Orsini).<br />

19. Opegr.\pha macularis Ach.<br />

var. fagìnea Ach.<br />

Hai). Sulla scorza degli alberi di Monte Fortino (1850. Mar-<br />

zialetti).<br />

Fung^hi.<br />

20. POLYPORUS medulla-panis Fr.<br />

Hab. Sui vecchi tronchi a Monte Fortino (1845. Marzialetti).<br />

21. Stereum hirsutum Pers.<br />

Hab. Sui tronchi degli alberi a Monte Fortino (1845. Mar-<br />

zialetti).<br />

22. EXIDIA. AURICOLA JUDAE Fr.<br />

Hab. A Monte Fortino presso Castel Manardo (1845. Mar-<br />

zialetti).


246 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

il Socio Martelli legge la seguente nota del Socio Jatta :<br />

SUL GENERE SIPHULASTRUM MUELL. ARG. NOTA DI<br />

A. JATTA.<br />

Tra i licheni raccolti alla Terra del Fuoco dal prof. C. Spe-<br />

gazzini il prof. J. MùUer rinvenne alcuni esemplari ben singolari<br />

provenienti da Staten Marni, su cui credette poter formare un<br />

nuovo genere e una nuova famiglia di omeolicheni. Descrisse<br />

quindi il nuovo lichene sotto il nome di SiphiilasfrumMuU. Arg.,<br />

per la grande somiglianza esterna che egli stesso notò con una<br />

Siphula Fr., e lo ritenne prototipo della famiglia delle Sipliu-<br />

laslreae, che secondo l'A. prenderebbe posto presso la famiglia<br />

delle Heterìneae Muli, tra i Colleniacei.'-<br />

Nel rivedere posteriormente alcuni maleriali indeterminati esi-<br />

stenti neW Erbario De Notarls, conservato ora presso il R. Isti-<br />

tuto Botanico di Roma, mi venne fatto imbattermi in alcuni<br />

esemplari di un lichene raccolto sulle vette della Valdobbia dal-<br />

l' ab. Carestia sin dal 18G0 molto prossimi, per quanto riguarda<br />

caratteri generici, a quelli del lichene della Terra del Fuoco<br />

già descritto dal Mùller, tanto che li designai già in un recente<br />

mio lavoro collo stesso nome che il prof. Mùller adoperò per<br />

gli esemplari Fuegiani.^<br />

Cosi il genere patagonico diventava pure un genere di lichene<br />

italiano assolutamente nuovo per l'Europa.<br />

L'esame intanto degli esemplari italiani e di quelli provenienti<br />

dalla Terra del Fuoco rivela i seguenti caratteri generali nel<br />

tallo.<br />

Il lichene forma dei cespugli riuniti a cuscinetti abbastanza<br />

estesi, che crescono sul nudo terreno sabbioso. I cespugli sono<br />

molto ramosi ed intricati, alti negli esemplari patagonici fino ad<br />

1 cm., e non più di 6 raill. in quelli italiani. Le ramilìcazioni<br />

dei cespugli sono frequenti, erette, molto tortuose {dendroidee),<br />

e si intrecciano tra loro sin dalla base. Negli esemplari americani<br />

specialmente questi rami si mostrano verso le basi com-<br />

» Flora, 1889, 143.<br />

» Giorn. Fot. Ital, 1892, pag. 2.


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 247<br />

pressi e deformi, allargandosi (ino a 2 mill., mentre nella parie<br />

superiore riacquistano la loro forma cilindrica, e spesso al-<br />

l' apice si anastomizzano tra loro, prendendo la forma frondosa,<br />

e formando delle lamelle squamose, cristiformi. Più regolari in-<br />

vece sembrano le ramificazioni negli esemplari dell' Erbario<br />

Denotaris, in cui serbano più comunemente la forma cilindrica<br />

con un diametro di poco superante il mezzo millimetro, e assumendo<br />

meno la forma squamulosa all' apice.<br />

Negli uni e negli altri esemplari poi il tallo si mostra sempre<br />

carbonizzato per oltre i due terzi della sua altezza, rimanendo<br />

solo r ultimo terzo, ed anche meno, verso l' apice, in vegeta-<br />

zione. Queslo fatto rivela senza dubbio la provenienza della<br />

pianta; imperocché può dedursene che appartenendo alla re-<br />

gione delle nevi la sua vegetazione sia stata strozzata dal pro-<br />

lungato permanere sotto di esse. Fenomeno non diversoci offrono<br />

le piante alpine, quasi tutte, come è noto, distiate da rizomi<br />

largamente sviluppati e cortissima parte aerea; e certamente il<br />

nostro lichene potrebbe presentarci un caso, molto semplice, di<br />

riproduzione continua non diversa da quella che si avvera in<br />

parecchi muschi, se si stabilisse che gli elementi vegetativi del<br />

lichene si raccolgano all'apice dei rametti tallini, e sieno capaci<br />

di mantenersi vivi per un tempo abbastanza lungo per porsi poi<br />

in nuova vegetazione non appena sia dato alla pianta di ripren-<br />

dere le sue normali funzioni vegetative, mentre la parte infe-<br />

riore, già vegetante precedentemente, muore e assume 1' aspetto<br />

di un carbone resinoso, molto friabile e luccicante nel taglio.<br />

Da questo punto di vista anzi potrebbe considerarsi il SijJhu-<br />

lasirum Muli, come lichene tipico della vegetazione polare.<br />

Esaminando al microscopio la parte carbonizzata del tallo, la<br />

si troverà formata dalle solite ife ipotalline brune riunite in<br />

filamenti strettamente raggruppati fra loro, e spesso formanti<br />

una specie di reticolato interposto ai filamenti stessi. Sarà facile<br />

poi notare in questa parte del tallo l'assoluta mancanza di gonidi.<br />

Negli esemplari dello Spegazzini non sfuggiranno all'osserva-<br />

tore delle lunghe fibrille ciliari, capilliformi, che partono dai<br />

margini dei rami, anche nella parte carbonizzata, e ramificandosi<br />

seguono il cespuglio e si intrecciano in esso, prolungandosi fino<br />

agli apici dei rametti tallini. Queste fibrille mancano negli esem-<br />

plari italiani.


248<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

L' apice del ramo tallino nella parte non carbonizzata poi si<br />

mostra costantemente di color verde-cinereo (ocroleuco) ten-<br />

dente ad oscurarsi verso 1' estremità in una tinta verde-bluastra.<br />

L' analisi microscopica di questa estrema parte del tallo ci<br />

rtiostra come la stessa sia formata da un compatto tessuto ifoi-<br />

dale, ad ife contorte e a brevissime articolazioni strettamente<br />

intrecciate tra loro, le quali non si dirigono mai longitudinal-<br />

mente, e nell'assieme riproducono il tessuto interno ifoidale di<br />

una squamula di Pannarla Del. Fra queste ife qua e là si pre-<br />

sentano delle serie di gonidi simili a quelli di una Coccocar-<br />

pìa Pers., cioè degli Scylonema. AH' estremo di questa parte<br />

del tallo le serie dei gonidi si trovano raddrizzate verso l'apice<br />

e la periferia in tutti i sensi, e quindi disperse per tutta la spes-<br />

sezza del tallo. Questo potrebbe indurre a credere che si tratti<br />

di un omeolichene. A misura però che i tagli orizzontali si fanno<br />

in maggior prossimità della parte carbonizzata, la disposizione<br />

delle serie gonidiali diventa più simmetrica, e se si pratica un<br />

taglio verticale ad una delle squamule frondose che si formano<br />

negli esemplari americani, anche col solo aiuto della lente si<br />

riconoscerà subito che la disposizione dei gonidi rispetto agli<br />

altri elementi costitutivi del tallo non sia diversa da quella che<br />

ordinariamente si jiscontra nelle squamule di un eterolichene<br />

frondoso; imperocché i gonidi si dirigono verso la faccia supe-<br />

riore della squamula, lasciandone la parte inferiore sprovvista<br />

interamente, o quasi. Tale fatto ravvicina senza alcun dubbio<br />

il genere descritto dal Miiller agli eterolicheni, cui si riferireb-<br />

bero inoltre l'alterazione delle ife nella parte inferiore del tallo<br />

che abbiam detto carbonizzarsi, il tessuto compatto e uniforme<br />

formato da esse nel tallo in vegetazione, la natura stessa dei<br />

gonidi (scìjionema), che è facile osservare in parecchi eteroli-<br />

cheni. Quali caratteri possono a nostro avviso ritenersi sufficienti<br />

per considerare il genere Siphulastrum Miill. come un etero-<br />

lichene, il quale malgrado la natura del tessuto ifoidale interno<br />

che ci rammenta benissimo la struttura tallina degli eterolicheni<br />

crostosi, merita senza alcun dubbio essere compreso tra i licheni<br />

frustulosi per l' aspetto esterno del tallo, e il modo di accresci-<br />

mento dello stesso. Il prof. Mùller non riflettendo bene alla na-<br />

tura dei gonidi li credette simili a quelli del gen. Lichina Ag.,<br />

che, come é noto, prende i suoi gonidi dalla Oscìllaria; e fu


ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE 249<br />

forse da ciò tratto a considerare il suo nuovo genere come una<br />

Collemacea, molto affine al gen. Lichina Ag., da cui però egli<br />

stesso notò differire per strucfura cellulari haiccl collemacea.<br />

Ciò malgrado secondo il eh. lichenologo di Ginevra il gen. 6^/-<br />

phulastrum Muli, può servire di tipo alla sua nuova famiglia<br />

delle Sìplmlastreae, secondo lui molto prossima alla famiglia<br />

delle Ileterìneac. '<br />

Ma dopo quanto abbiamo osservato risulta ben chiaro che tale<br />

concetto sistematico merita essere corretto; e che i caratteri ge-<br />

nerici del Siphuìastrum Muli, rispondono esattamente a quelli<br />

di un eterolichene. E allora é ben evidente che non. risulterebbe<br />

giustificata pel momento la creazione di una nuova famiglia,<br />

tanto più che i caratteri generici del lichene in esame, finché<br />

nuovi studi fatti su soggetti più completi non autorizzino a pen-<br />

sare diversamente, giustificano l'iscrizione di esso tra i Siphulei,<br />

nella quale famiglia il S/phalasttncm Muli, rappresenterebbe un<br />

genere a gonidi cianoficei che starebbe al gen. Siphula Fr. come<br />

il gen. Stichina Nyl. sta al gen. Slieta Ach. nei Parmeliei.<br />

Il Mùller intanto dette pel genere la seguente frase diagno-<br />

stica: « T/iallus erectiis, denclroideus (ochroleiicus), rami plus<br />

minusve compressi, undique corticati; cellulae centro laxae, in<br />

interstitiis, aèrigerae, peripheria densae; liawl longitudinales,<br />

irregulares; gonidia laete aeruginoso-coerulea, demwm olivacea<br />

in caienas Irreves adpresso-ordinata. Apothecia ignota. Gonidia<br />

ut in genere Lichina Ag. in catenis varie curoatis, liinc inde<br />

Iransversim latiora, nitnquaìn longitrorsum divisa. » '<br />

Se però si considera la pianta come un eterolichene della fa-<br />

miglia dei Siphulei, si potrebbero più brevemente determinare i<br />

caratteri del genere e delle specie. E ciò senza dissimulare la<br />

dillìcoltà che si incontra nel dovere stabilire delle specie sui sem-<br />

plici caratteri del tallo e nell'assoluta ignoranza dell' apotecio.<br />

Ma ritenendo opportuno pel momento designare due forme ben<br />

distinte per la grandezza, forma esterna e sviluppo del tallo, re-<br />

sterà sempre a vedere, in seguito di più accurate ricerche, se<br />

alla forma italiana competa il grado di specie, o piuttosto quello<br />

di varietà.<br />

Flora, 1889, loc. cit.<br />

* Flora, loc. cit.


250 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Fara. SiPHULEi Nyl.<br />

Gen. Siphulasirum Muli. Arg. Flora, 1889, 143,<br />

« Thallus dendroideus, ramosus, vel dichotome divisus; rami<br />

« firmi, plus, minusve teretes, undique corticati, aggregati, taii-<br />

« tum ad apices ocliroleucbi, inferne ustulato-nigri. Iphae densae,<br />

« contortae, breviter articulatae, haud longitudinales. Gonidia<br />

« scytonemea. Apothecia ignota. »<br />

Sp. I. S. triste Muli. Arg., 1. e,<br />

« Thallus ^dense caespitosus, late effusus; caespites subdicho-<br />

« tome ramosi, 1 cm. alti, superne ocbroleuci, inferne ustulato-<br />

« carbonacei; ramuli valde abbreviati, obtusi, teretes, diam. fere<br />

« 1 mil. lati, vel plus minusve compressi, et saepe ad apicera in<br />

« laminam connati cristiformem, fìbrillis nigris marginalibus ca-<br />

« pillaribus ramosis, varie cibati, »<br />

Ad terrara in Fuegia, Staten Island, leg. Spegazzini.<br />

Sp. 2. S. alpinum n. sp.<br />

« Thallus densissime caespitosus, pulvinatus, etfusus; caespites<br />

« dichotome-ramosissimi, vix '/a cm. alti; ad apices tantum ocbro-<br />

« leuci, in reliquis partibus ustulato-carbonacei ; haud cibati; ra-<br />

« muli abreviati, teretes, intricati, diam. fere '/, mil. lati. »<br />

Ad terram in alpe Vetta di VaMobbia, leg. Ab, Carestia, in<br />

Herb. De Notaris.<br />

Viene letta la seguente nota :<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

(Continuazione).<br />

Crdciferae.<br />

36. Nasiurtium officinale R. Br. — Si incontra con le sue<br />

varietà, nei fossati di tutta la regione, e dal piano sale su per<br />

le zone collina e montana sino a toccare altitudini comprese<br />

fra 600 e 700 metri.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 251<br />

37. Arabis Tarriia L. — Luoghi rupestri dalla pianura<br />

alla regione subalpina in tutta la zona: nello mura di Verona<br />

fra Porta del Vescovo e Porta S. Giorgio, e nella cerchia stessa<br />

della città al Giardino Giusti. Fruct.<br />

38. .-1. alpina L. — Luoghi rupestri e ghiaiosi delle zone<br />

elevate dalle quali si avanza seguendo i tori-enti verso la pia-<br />

nura: nel Vaio dell' Anr/ailla (350 m.), ai Tradii (1338 m.),<br />

Remilo (1327 m.), Giazza (1583 m.), ecc. FI. et Friict.<br />

39. A. hiì^snta Scop. — Prati ovunque. Fruct.<br />

40. A. sagiUata DC. — Rupi a Rocca pia (1229 m.). Rara.<br />

41. ^1. ciliata R. Br. ^ A. serpillifolia Pollin. FI. veron<br />

II, pag. 391 et Jierb. l, non Vili. — Pascoli e prati presso Bo-<br />

sco di Chiesanova (1104 m.) ecc. Copiosamente in unione alla<br />

var. hirsuta Koch. FI. et Fruct.<br />

42. A. muralis Bert. — Rarissima fra le rupi nel M. Pa-<br />

stello, lungo la strada che da Ceraino (105 m.), sulla sinistra del-<br />

VAdige, conduce al paese di Monte (432 m.). Fruct. — Cresce<br />

pure più copiosamente, ma non può dirsi pianta comune, alla<br />

destra del fiume Adige, alquanto più a nord, sul fianco orien-<br />

tale del M. Baldo lungo la salita a Spiazzi, fra Brentino<br />

(174 m.) ed il Santuario della Corona (774 m.).<br />

43. A. pumìla Jacq. — Rupi elevatissime: M. Posta, Cam-<br />

pobì'un, Passo della Lora, Zeola, ecc.<br />

44. A. beVidifoUa L. — Rarissima. In M. Campobrun<br />

(1650 m.) fra le macchie di Pinus MugJius, Juniperus alpina,<br />

Rhododendron ìiirsutum.<br />

45. A. perfoliafa Lam. — Pascoli e prati. Fruct.<br />

In marzo ed aprile nella Valle Pantena sopra Stalavena e<br />

precisamente sotto alle cosi dette Grotte Fontana o Sengie di<br />

Falasco si trova copiosissima una delle Brassicacee maggior-<br />

mente rare delia Flora veronese, A. auriculata Lam., la quale<br />

vi cresce in unione a Hutchinsia petraea R. Br. — Nei din-<br />

torni di Recoaro poi (Provincia di Vicenza) cresce abbondan-<br />

tissima A. Halleri.<br />

40. Cardamine impatiens L. — Luoghi selvatici dal piano<br />

alla zona montana.<br />

47. C. sìjlvniica Link. — Rara. Luoghi e rupi umide; Valle<br />

dell" Anguilla, di Squaranto, di Tregnago, ecc.<br />

48. C. amara L. — Rara. Fossi presso 5. Michele di Ve-<br />

,


252 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

rona e nella Valpolicella presso S. Pietro Incartano e Fiimane.<br />

— Sebbene parli in questo luogo di pianta raccolta di<br />

giugno, amo ricordare di aver raccolto questa specie presso Ve-<br />

rona ed in piena fioritura anche nel mese di ottobre.<br />

49. C. trifoUa L. — Rarissima. Luoghi selvatici a Revolto<br />

(Caro Massalongo).<br />

50. Dentaria 'bulbifera L. — Luoghi selvatici presso i Tra-<br />

dii, a Casielvero, Vestena, ecc.<br />

5L Sisymbrium Loeselii L. — Raro. In un campo presso<br />

la stazione di Porta Vescovo in Verona.<br />

imniena.<br />

52. S. Columnae L. — Raro. Muri \)resso Monteforted'Alpone.<br />

53. Erysimum cheiranihoides L. — Rupi in tutta la zona.<br />

54. E. odoratum Ehrh. — Margine dei fossi nella Val-<br />

55. E. australe Gay. — Luoghi rupestri ; frequentissimo in<br />

tutta la zona da giugno ad ottobre.<br />

56. Conringia orienlalis Adrz. — Frequente nei seminati<br />

da giugno ad ottobre : presso Verona, nella Valpantena, Spre-<br />

dino, Cerro, S. Viola, S. Anna d'Alfaedo, ecc. M. Precastio<br />

in Val di Tregnago.<br />

57. Rapistrum ragosum Ali. — Nei seminati: ovunque sino<br />

a tutta la zona montana.<br />

58. Lunaria biennis Monch. — Coltivata sotto il nome di<br />

Argentina, ed inselvachita in diversi punti, per esempio nel<br />

Camposanto di Cerro Veronese.<br />

59. Farsetia clypeata R. Br. — Rarissima : rupi nel Giar-<br />

dino Giusti in Verona. — Il Pollini indica questa Brassicacea<br />

nei colli di Valpantena presso Grezzana ed Alcenago ; ed<br />

Abramo Massalongo la raccolse alle Sengie di Falasco: ma<br />

oggidì è scomparsa da queste stazioni.<br />

60. Alyssum calycinum L. — Campi e luoghi aridi e sec-<br />

chi sino al termine della zona montana.<br />

61. Braba pyrenaica L. — Rara :<br />

M. Posta (2235 m.), nei pascoli e nelle rupi.<br />

cime elevatissime del<br />

62. D. aizoides L. — Pascoli elevati in tutta la zona: Corno<br />

d'Aquino, Podesteria, Malóra, Velo, Zeola, ecc.<br />

63. Coclearia saxatilis Lam. — Rupi in tutta la zona al-<br />

pina e subalpina dalla quale scende avvicinandosi alla pianura<br />

seguendo le valli.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 25'Ò<br />

64. Camelina saiioa L. — Seminati in tutta la zona, dal<br />

piano alla regione montana; frequentissima.<br />

65. Thlaspì arvense L. — Raro nei dintorni di Verona; fre-<br />

quente nei coltivati della zona montana: a Cerro Veronese,<br />

S. Viola, S. Anna (TAlfaedo, Caniposilvano, Saline, ecc.<br />

66. T. praecox W. — Nei muri, nei luoghi rupestri e nei<br />

pascoli : nei Colli di Montorio, alla Mosella, in Val di Tre-<br />

gnago alla Cà del Diavolo. Fract.<br />

67. T. rotundifoliani Gaud. — Luoghi sassosi : M. Zevola.<br />

68. T. Dursa-iMstoìHs L. forma alpina. — Pascoli di Cam-<br />

pobrun, Revolto, ecc.<br />

69. Hictchinsia alpina R. Br. — Luoghi sassosi eleva-<br />

tissimi dai quali scende sino a toccare la zona montana: a<br />

Giazza, Revolto, alle Gozze sopra Velo, Purga di Velo, M. Po-<br />

sta, ecc.<br />

70. //. petraea R. Br. — Frequentissima dove la prece-<br />

dente : nel principio di primavera però si incontra copiosa be-<br />

nanco nello zone della collina e della pianura.<br />

7L Lepidium Dral)a L. — Nei dintorni di Verona, ove non<br />

cresceva ai tempi di Ciro Pollini, frequentissimo : e di anno in<br />

anno dimostra sempre più spiccata la tendenza ad estendere la<br />

sua area di vegetazione; cosi ad esempio è penetrato nella Valle<br />

Pantena ed oramai, e nel corso di pochi anni, è giunto sin<br />

presso Quinto.<br />

72. L. ruderale L. — Comune nei dintorni e nella città<br />

stessa di Verona lungo le vie e fra le macerie, ad Olive presso<br />

Montorio, a Caldiero, ecc.<br />

73. Biscutella cicliorifolia Lois. = B. liispida DC. — Ra-<br />

rissima nel M. Pas/e^/o presso Monte: più copiosa sulla sponda<br />

destra dell'Adige alle falde del M. Baldo nelle rupi sopra Jn-<br />

canale e quindi quasi di fronte alla stazione di M. Pastello.<br />

74. Biscutella laevigata L. — Frequentissima con le sue<br />

numerose varietà dalla pianura alle cime più elevate.<br />

75. Senebiera Coronopus Poir. — Nelle vie di Verona, in<br />

diversi punti della Valpantena, e alle falde di M. Pastello nel<br />

luogo chiamato Cà di Coìmo.<br />

76. Isatis tincloria L. — Luoghi incolti ed anche rupestri<br />

presso Castagne, Trezzolan, Centro, Moruri, ecc.<br />

77. Neslia paniculata Desv. — Seminati in tutta la zona


254 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

ma non frequente : in Campomarzo di Verona, nel M. Pa-<br />

stello, nel M. Tondo, presso Tì^egnago, ecc.<br />

78. Calepina Corvini Desv. — Rara :<br />

di Verona.<br />

nei fossi della città<br />

79. Mìjagrum jìsrfoliatum L. — Nei seminati non comune:<br />

nei dintorni di Verona, nel M. Precastio in Valle di Tregnago, ecc.<br />

Delle Brassicacee, sporadicli9 o subspoatanee, occorre qual-<br />

che volta di incontrare nella collina e specialmente presso le abi-<br />

tazioni rusticane MaiUUola incana R. Br., Cìieiranthus Cheiri L.,<br />

Eruca saliva Lam., Cochlearia Armoracia L., Lepidium sa-<br />

tlvum ecc. ecc.<br />

CA.PPARIDEAE.<br />

80. Capparis rupesiris Sbth. et Sm. — Luoghi rupestri e<br />

muri in tutta la collina, copiosamente.<br />

81. C. spinosa L. — Raro: rupi a S. Giovanni in Valle<br />

in Verona.<br />

Mentre presso di noi Capparis rapestris cresce copiosissimo<br />

— coltivato fatto selvatico — in quella vece C. spinosa é<br />

pianta rarissima; e per parte, mia nel Veronese lo ho incon-<br />

trato nella unica stazione ricordata or ora. Avviene il contra-<br />

rio in altre località, p. e. a Nizza di mare. Quivi C. spinosa<br />

è pianta comune; straordinariamente rara invece C. rupssiris,<br />

che a me venne dato unicamente di incontrare lungo la vec-<br />

chia strada da Nizza a ViUafranca. Noto inoltre che non mi<br />

è mai stato possibile di ritrovare in frutto C. spinosa, mentre<br />

in quella vece C. r


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 255<br />

specialmente nei dintorni di Pisa e di Livorno, nelle Alpi Apuane<br />

e nell'Appennino di Liinigiana, credo intanto opportuno di pre-<br />

sentare alla nostra Società alcune delle piante nuove o molto raro<br />

per la nostra Flora da me ultimamente raccolte o studiate.<br />

Le specie segnate con asterisco sarebbero nuove per la Flora<br />

della Toscana.<br />

Cardaiiiiiie ti'ìfolia Linn. — Alpi Apuane lungo la Tur-<br />

rite Cava fra Palagnana e le Fabbriche e lungo la Turrite<br />

Secca sopra Castelnuovo di Garfagnana.<br />

Polygala Caruelìaua Burnat. — Alpi Apuane alla Tam-<br />

bura (Erbario Pisano ! Pietro Savi, Luglio 1843. — sub P. vul-<br />

garis J3, cxyptera Koch.).<br />

Sileiie viridiflora Linn. — Nel Valdarno di sotto a Var-<br />

ramista presso S. Romano nei boschi di abeti del parco della<br />

villa del Marchese Farinola.<br />

* Amorpha fruticosa Linn, — Sugli argini dell' Arno fra<br />

Pisa e le Cascine nuove, dove abbonda e dove la scoperse il<br />

mio amico Pietro Pellegrini nell'Agosto del 1888,<br />

* Peiieedaiìiim veneliim Koch, — Alle falde settentrionali<br />

delle Alpi Apuane fra Ponte a Monzone e Gragnola in Lunigiana.<br />

* Galiiisog-a parviflora Cav. — Raccolta dal mio amico<br />

Pietro Pellegrini a Pisa presso Porta Nuova nell'estate del 1891.<br />

Aiidrosace villosa Linn, — Alpi Apuane sulla cima del<br />

M. Sumbra.<br />

Lysiiuacliia neiiioruiu Linn, — Nel M, Pisano sopra<br />

Buti,<br />

Veronica pereg:riiia Linn. — A Pisa, inselvatichita nelle<br />

aiuole dell' Orto Botanico dove abbonda,<br />

Atriplex rosea Linn. — A Livorno,<br />

Cheiiopodiuui ainbrosioides Limi. — In Lunigiana<br />

presso Mocrone,<br />

* Roiibieva niulfifìda Moq. — A Livorno.<br />

* Polyciiemiim majus A. Br. — A Livorno e nell'alta<br />


256 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Soggiunge che già da molti anni egli aveva raccolto nel Monte<br />

Pisano la Lysimaehia nemorum e ne px*esenta esemplari.<br />

Martelli parla della fotografia microscopica e presenta numerose<br />

fotografie di Diatomaoee.<br />

Il Presidente dona all'Erbario Centrale saggi di PucGÌnìa Phragmitis<br />

e di Melampsora popuUna raccolti a Licola durante la riunione ge-<br />

nerale in Napoli.<br />

Parla quindi del Cydoconium oleaginum di cui il socio Kruch ha<br />

fatto menzione nel BuUettino ; dice che è abbondante nel Pisano ove<br />

ei lo raccolse sino dal 1889.<br />

Il Socio Galeri presenta delle foglie di olivo raccolte nel Fioren-<br />

tino ed invase da questo miceto.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 7 aprile 1892.<br />

Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, Erede, Kruch,<br />

Baldini, Ee, Chiovenda, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente il Presidente annuncia<br />

l'ammissione nella Società di tre nuovi Soci residenti in Roma,<br />

cioè dott. Cerulli-Irelli Gastone, dott. Re Luigi e sig. Chiovenda<br />

Emilio.<br />

Partecipa pure ai convenuti le prime notizie sul viaggio botanico<br />

che il dott. Terracciano sta compiendo nella Colonia Eritrea.<br />

Dà quindi la parola al Socio prof. Cuboni il quale legge una elaborata<br />

recensione del recente lavoro del Wiesner dal titolo: Die<br />

FdementarstruGtur und das Wazhstum der lebenden Substanz.<br />

Questa lettura dà luogo ad una lunga ed interessante discussione,<br />

finita la quale il Presidente ringrazia il prof. Cuboni e leva la seduta.<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 10 aprile 1892.<br />

Il Presidente Arcangeli comunica che il Ministero dell'Istru-<br />

zione Pubblica ha risposto dichiarando di prendere atto del voto<br />

espresso dalla Società Botanica intorno all' insegnamento della Bo-<br />

tanica usile scuole secondarie.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 257<br />

L' Archivista Martelli presenta i doni seguenti pervenuti alla<br />

Società :<br />

Dal sig. F. Cazzuola : Garbocci A. e Cazzuola F. I foraggi italiani<br />

ovvero le piante foraggifei"e buone o nocive al bestiame che crescono<br />

spontanee o coltivate in Italia. Torino 1888.<br />

Dal prof. G. Arcangeli : Arcangeli. Brevi notizie sopra alcune Aga-<br />

ricidee. Firenze 1892. — Sopra alcune Agaricidee. Firenze 1892.<br />

Daldott. E. Baroni: i?aro7i/. Frammenti lichenografici. Firenze 1892.<br />

Dai sigg. G. B. De Toni e G. Paoletti: De Toni una Faoletti. Bei-<br />

trag zur Kenntniss des anatomischen Baus von Nicotiana Tabacum L.<br />

Berlin 1892.<br />

Dal dott. E. Rostan : Callier. Ueber die in Schlesien vorkommenden<br />

Formen der Gattung Alnus. 1891.<br />

Dal dott. W. Voss : Voss. Mycologia Caruiolica ein Beitrag zur<br />

Pilzkunde des Alpenlandes (4" Theil). Berlin 1892.<br />

Dall'abate J. Bresadola: i?resafZo^a.Imenomiceti nuovi. Firenze 1892.<br />

Dal sig. P. Bolzon: Bolzon. Appunti sulla flora dell'Elba. Sienal891.<br />

— Una nuova località di Fragaria indica. Siena 1891. — Significato<br />

morfologico delle foglie di Rosa berberifolia Pallas. Siena 1891. —<br />

Un vero narciso esistente nel Veneto. Siena 1891. — Pseudanzia<br />

delle rosacee. Siena 1891. — Contributo alla flora dell'Elba. Siena 1892.<br />

Dal dott. E. Jhne: Jline. Dr. Hermann Hoffmann. Giessen 1892.<br />

Dalla Scuola nazionale di agricoltura di Montpellier: Annales de<br />

l'École Nat.ionale d'Agriculture de Montpellier, tome VI, 1891.<br />

Martelli fa osservare che nei suddetti annali si trova la descri-<br />

zione e la figura del Cycloeonium oleaginum di cui fu parlato nell'ultima<br />

adunanza.<br />

Vien data lettura della seguente nota:<br />

CONTRIBUTO ALLA FLORA DELLA PIANOSA. PEL DOTTOR<br />

P. BOLZON.<br />

In tutto l'Arcipelago la Pianosa è l'isola<br />

di cui si coaoscono meno piante.<br />

Cakuel.<br />

La flora della Pianosa nella Siat Boi. della Tose, del prof. Ca-<br />

ruel è rappresentata molto più scarsamente che quella delle<br />

altre isole dell'Arcipelago. La sua configurazione affatto piana,<br />

il clima secco, la mancanza di acque correnti tranne magri e<br />

avventizi stillicidi, lo sviluppo sempre crescente della parte col-<br />

tivata e delle vigne, sono invero condizioni tutte sfavorevoli al<br />

crescere d'una flora svariata; e Giannutri che rispetto alla<br />

flora si trova in analoghe condizioni se si eccettui il suo stato<br />

Bull. deUa Soc. boi. ital. 17


258 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

affatto incolto e selvaggio, e che per di più ha un' area molto<br />

inferiore a quella della Pianosa, nella Statistica è rappresentata<br />

da quaranta piante, mentre questa soltanto da sedici.<br />

Le quindici piante segnalatevi da Caruel, sono: Alyssumma-<br />

ritimum, Anthyllis tetympìiylla, Lotus cytisoides, Meltlotus par-<br />

vi/lorus, Ornitìiopus comjjressus, Piychotis ammoides, Crith-<br />

^inum maritìmum, Thapsia garganica, Anthemis maritima,<br />

Evax pygmaea, Hyoscyamus albus, Prasium majus, Teucrium<br />

fruticans, Ajicga Iva, Euphorbia pinea, e Senecio Cineraria.<br />

Da questo scarso numero di piante e dall' esser esse in gran parte<br />

non comuni si capisce che le rapide erborazioni fatte non ebbero<br />

per iscopo la conoscenza completa della flora dell'isola, ma<br />

soltanto di raccogliervi le piante rare.<br />

Alcuni anni or sono, i signori Tanfani e Simonelli approda-<br />

rono il primo a Giannutri e il secondo in Pianosa allo scopo<br />

anche di completarvi, per quanto fosse possibile, le raccolte bo-<br />

taniche. Il risultato delle erborazioni del Simonelli fu una ses-<br />

santina di piante di cui 47 da aggiungersi alia flora dell'isola.*<br />

L'anno scorso, i signori Lini Giovanni e Pedro Selci fecero<br />

una serie d' erborazioni in Pianosa per mio conto in primavera<br />

« in autunno, uniche stagioni in cui le piante vi possono ger-<br />

mogliare, essendo nella stagione estiva arse dal sole cocentis-<br />

simo e dalla siccità; il risultato di queste erborazioni fu al-<br />

quanto più d'un centinaio di specie di cui 64 nuove per l'isola<br />

e parecchie a esemplari molto incompleti che, una volta deter-<br />

minate, saranno pure da aggiungersi alla sua flora. Questa<br />

viene in tal modo portata a 127 specie a cui aggiungendo quelle<br />

ancora indeterminate del Simonelli e mie, ne resulteranno almeno<br />

150 specie (fanerogamo e crittogame vascolari). Con tutto<br />

ciò la flora di Pianosa resta sempre in rapporto all' area la più<br />

povera fra quelle delle isole dell'Arcipelago, più povera anche di<br />

Oiannutri, la cui flora, malgrado un'area tanto piccola, venne<br />

mediante le ricerche del Tanfani ^ portata a 127 specie (fane-<br />

rogame).<br />

* Simonelli, Notizie sulla flora e sulla fauna delV isola di Pianosa<br />

(in Atti della Soc. tose, di se. nat., Proe. verb. 4), 1884.<br />

' Tanfani, Florula di Giannutri (in N. Giorn. Bot, it., fase. II,<br />

XXII), 1890.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 259<br />

Ecco intanto le piante da aggiungersi:<br />

Anemoìie hortensis L. Comune fra i cespugli. Marzo.<br />

Nigella Damascena L. Marzo.<br />

Papaver duhium L. Nei prati. Marzo.<br />

Fumaria capreolata L. Nei campi. Marzo.<br />

Cheiranthus Cheirì L. Campi e seminati. Marzo.<br />

Arabis hirsuta Scop. Per i muricciuoli. Marzo.<br />

Neslia panlculaia Desv. Marzo.<br />

Cardamine hirsuta L. Marzo.<br />

Tunica saxifraga Scop. Marzo.<br />

Spergularia media Pers. Marzo.<br />

Silene inflata Sm. Marzo.<br />

Reseda alba L. Contorni del Giudice, Cardon, Torretta,<br />

Brigantino, Centrale. Marzo.<br />

Ilijpericum perforatimi L. Ottobre.<br />

Lavatera arborea L. Marzo.<br />

Geranium Robertianum L. Ottobre.<br />

Lotus edulis L. Marzo.<br />

L. ornithopodioides L. Marzo.<br />

Borycnium hirsuiam Ser. Ottobre.<br />

Psoì^alea bituminosa L. Ottobre.<br />

Trifolium angustifolium L. Ottobre.<br />

T. stellatum L. Ottobre.<br />

Lathyrus Ochrus DO. Ottobre.<br />

L. spJiaericus L. Ottobre.<br />

L. sylvestris L. Ottobre.<br />

L. sativus L. Prati e cespugli. Marzo.<br />

Saxifraga tridactylites L. Marzo.<br />

Bupleurum protractum HofF. et Lk. Ottobre.<br />

Hedera Helix L. Scogli. Marzo.<br />

Sherardia arvensis L. Ottobre.<br />

Galium saccharatum Ali. Marzo.<br />

Lonicera implexa Ait. Ottobre.<br />

Senecio vulgaris L. Marzo.<br />

Chrysanthemum segeium L. Per i prati. Marzo.<br />

C. coronarium L. Marzo.<br />

Palicaria dysenterica Gaertn. Alla Botte, al Brigantino,<br />

al Marchese, al Cardon. Marzo.


260 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Calendula arvensis L. Marzo.<br />

Helichnjswn Stoechas Gaertn. Marzo.<br />

Crepis bulbosa Cass. Ottobre.<br />

Filago spathulala Presi. Ottobre.<br />

Centaurea Calcitrala L. Ottobre.<br />

Scolymus liispanicus L. In quasi tutte le località dell'isola.<br />

Ottobre.<br />

Urospsrmum JDaleschampn Desf. Ottobre.<br />

Zacintha verrucosa Gaertn. Ottobre.<br />

ConvolDulus aUheoides L. Ottobre.<br />

C. arvensis L. Marzo.<br />

Lithospermum aroense L. Comune nei prati. Marzo.<br />

Cijnoglossum pictimi Ait. Ottobre.<br />

Veronica Cyinbalaria Bod. Lungo i viali, campi e seminati.<br />

Marzo.<br />

Barista Trixago L. Ottobre.<br />

B. viscosa L. Ottobre.<br />

Odontiles vulgaris Stev. Marzo.<br />

Lamium amplexicaule L. Campi e seminati. Marzo.<br />

Anagallis arvensis L. j3 Monelli (Savi). Marzo.<br />

Mercurialis peremiis L. Marzo.<br />

Orchis papilionacea L. Alla Grottacoscia, al BìHgantino,<br />

alla Torretta ecc. Marzo.<br />

Anacamptis jìyramidalis Rich. Marzo.<br />

? Ophrys fusca LK. AH' Oì^to novo, al Brigantino ecc. Marzo.<br />

Iris germanica L. Marzo, (coltivata?)<br />

Mascari racemosum Bert. Marzo.<br />

Allium roseum L. Ottobre.<br />

Asphodelus fìstulosus L. Comune nei prati e cespugli. Marzo.<br />

A. microcarpus Viv. Comune per tutta l' isola. Marzo.<br />

? Avena sterilis L. Marzo.<br />

Cynosurus echinatus L. Marzo.<br />

Questa flora è ben poco caratteristica; di peculiare, rispetto<br />

alle altre isole, ha soltanto Saxifraga tridaciylites ^ che si trova<br />

* Nel rivedere le bozze di stampa devo aggiungere d' aver segna-<br />

lata questa specie anclie all' Elba sul M. Orello e al Campo della<br />

Valle, ai primi d' Aprile.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 261<br />

al Monte Argentare e in Terraferma. Si collega specialmente<br />

colla flora della vicina Elba: circa 35 specie, nell'Arcipelago,<br />

sono peculiari alla Pianosa e all' Elba e non si trovano nelle<br />

altre isole; inoltre le piante di Pianosa si trovano anche al-<br />

l'Elba tranne tr'e, oltre la suddetta Sassifraga, cioè: Passerina<br />

hirsala, Osyris alba, Allìum spliaerocephalum.<br />

Viene quindi presentata la seguente nota dello stesso Socio :<br />

APPUNTI SULLA -FLORA DEL TREVIGIANO. PEL DOTTOR<br />

P. BOLZON.<br />

Quella parte della provincia Trevigiana che si estende fra il<br />

fiume Piave ed il bosco Montello a mattina, il fiume Brenta a<br />

sera, il monte Grappa a settentrione e i colli di Asolo a mezzodi è<br />

certo, dal lato botanico, una delle più interessanti della provincia.<br />

Il bosco Montello, nella sua grande estensione, solcato da una<br />

infinità di vallette, in qualche parte ancora fittissimo d'alberi,<br />

in molte assai rado o affatto mancante, può considerarsi come<br />

un vero vivaio di piante campestri e submontane. La sua flora<br />

e quella dei paesi limitrofi venne con somma cura studiata dal<br />

prof. Saccardo, talché nulla o ben poco vi potranno aggiungere<br />

ulteriori ricerche; specialmente al suo margine settentrionale<br />

lungo il Piave, nell'alveo e nelle rive di questo, s'incontrano<br />

non rare traccio di flora alpina, evidente effetto del fiume che,<br />

nascendo nel cuore delle Alpi, ne è potente veicolo della flora<br />

anche fino al piano.<br />

Ma dove la flora alpina cresce nella sua sede naturale, dove<br />

essa si esplica in modo direi quasi lussureggiante si é nel<br />

M. Grapxja. Con questo nome non intendo soltanto quelle larghe<br />

distese di morbidi prati che, al di sopra di Crespàn, s'in-<br />

nalzano fino a quasi 1800 m. sostenuti da pendii ora morbidi<br />

ed erbosi pur essi (U Frontàl), ora nudi, irti di rupi e tagliati<br />

quasi a picco (il Bocaòr); ma il tratto di prealpi che va dal<br />

Piave al Brenta senza scontinuità, tranne due valli trasversali<br />

che ne incidono profondamente il fianco rivolto verso la pia-<br />

nura: la Valle di .S'. Felicita e il Bocaòr, dal cui fondo s'er-<br />

gono quasi perpendicolari le pareti del monte.


262 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

li M. Grappa per la ricchezza della sua flora alpina e anche<br />

per la comodità con cui vi si possono fare le escursioni, esercita<br />

da parecchi anni una grande attrattiva pei cultori della Bota-<br />

nica, talché il suo patrimonio botanico, dovuto a numerose<br />

escursioni fatte da naturalisti anche notissimi, lascia a prima<br />

vista credere che ben poche aggiunte vi possano fare ulteriori<br />

ricerche.<br />

Infatti, lasciando ora da parte le molte piante alpine comuni<br />

al M. Grappa e a qualche altra località della provincia (bosco<br />

Cansiglio, M. Endimiona, M. Collalti, ecc.), rilevo dalle opere del<br />

prof. Saccardo che oltre 150 sono le piante (fanerogame e crit-<br />

togame vascolari), quasi tutte alpine, proprie esclusivamente,<br />

rispetto al resto della provincia, al M. Grappa.<br />

Con tutto ciò, credo che nuove erborazioni, fatte in stagioni<br />

diverse, aumenteranno considerevolmente il numero delle piante<br />

del M. Grappa; lo prova una rapida escursione da me fatta<br />

nel luglio del 1889 la quale fruttò una ventina di specie nuove<br />

per il M. Grappa, due e forse tre nuove anche per la provincia.<br />

Queste sono :<br />

* Epiloììium trigoniiìn Schr. Ne raccolsi numerosi esemplari<br />

in un prato umido ed erboso presso il Casòn (Cascina) dell'Ar-<br />

closa! situato sul fianco meridionale, vicino alla sommità. Se-<br />

condo gli Autori trovasi nel S, Bernardino, in Valtellina, in<br />

Valsassina, nel Tirolo, ecc. e anche nelle Alpi venete; in quelle<br />

del Trevigiano non era però stato mai trovato.<br />

* ? Senecio corclatus Koch. Secondo gli Autori, trovasi al S. Got-<br />

tardo, al S. Bernardino, al Tonale, ecc., e, in generale, nei monti<br />

dell'Italia superiore; in provincia non era però mai stato se-<br />

gnalato; ma soltanto la var. j3 auriculattis (S. subalpinus Koch)<br />

nel Bosco Cansiglio. L'unico e incompleto esemplare del mio<br />

erbario non si può assolutamente confonderlo colla specie, e<br />

anche il mio amico G. Ettore Mattei, a cui ne mandai un altro<br />

esemplare meno incompleto, propenderebbe a ritenerlo per la<br />

vera specie.<br />

* Calamintha patavina Host. Nei monti sopra Borso ! e sem-<br />

brami averla vista anche nei colli Asolani. Da quanto mi con-<br />

sta è nuova per la provincia.<br />

I colli di Asolo hanno certo un' estensione non inferiore a<br />

quella del bosco Montello e del M. Grappa; la catena principale è


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 263<br />

formata da una serie di colline elevate che va da Cornuda ad<br />

Asolo parallela al M. Grappa a una distanza da esso di sette<br />

od otto chilom. Dirò brevemente che sono formate da strati plioce-<br />

nici (marne, arenarie e superiormente puddinghe calcaree) incli-<br />

nati da N. a S.; il versante meridionale, corrispondendo ai dorsi<br />

degli strati, scende verso la pianura con un pendio dolce, in<br />

basso per Io più boscoso e in alto arido, roccioso e ripido; il<br />

versante settentrionale, corrispondendo alle testate degli strati,<br />

scende molto rapido ed é spesso frastagliato da scoscendimenti,<br />

da burroni, da piccole valli d'erosione nella marna e nell'are-<br />

naria, dove gli stillicidi formano stazioni molto adatte per una<br />

vigorosa flora crittogamica; questo versante cosi selvaggio deve<br />

evidentemente prestarsi ad accogliere qualche pianta montana<br />

ed anche alpestre del vicino Grappa che gli sta di fronte.<br />

Una si interessante zona collina è ben lungi dall'essere com-<br />

pletamente studiata ; nelle opei-e del prof. Saccardo 1 colli di<br />

Asolo figurano ben di rado se si eccettui la parte più orientale,<br />

cioè Cornuda e i suoi dintorni verso il Piave.<br />

È vero che, essendosi studiata bene la flora del bosco Montello<br />

e del Grappa, una zona ad essi interposta potea lasciar sperare<br />

poco di particolare, ma quanto sto per esporre mostrerà che la<br />

flora dei colli di Asolo, se è strettamente collegata con quella<br />

del bosco Montello e se presenta molti tratti caratteristici del<br />

M. Grappa, presenta un discreto numero di endemismi, tale da<br />

dare da sé un importante contributo alla flora della provincia.<br />

Do intanto notizia di quelle piante da me raccolte nel territorio<br />

Asolano o nuove per la provincia o raccolte in una o in poche<br />

località della provincia lontane da quello.<br />

Thalictrwn aquilegifoliuni L. Nel versante settentrionale del<br />

M. Bacciocco! in luogo ombroso; era stata raccolta soltanto<br />

lungo i fossati ombrosi nelle vicinanze di Treviso.<br />

T. flaviim L. Nella valle fra il M. S.'* Giustina e il M. Mon-<br />

forca lungo il ruscello; era stata trovata a Selva presso il Montello.<br />

Anemone ranuncaloides L. Lungo le siepi presso Asolo (nella<br />

riva di Quèr, ecc.); altrove é rarissima non essendosi trovata<br />

che in una località (ai Frali) del Montello; gli esemplari asolani<br />

sono spesso a involucro 3-floro.<br />

Ranunculus parviflorus L. Rarissimo presso Asolo ! lungo la<br />

strada di Bassano, come è raro nella zona Montelliana.


264 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Ranunculus lanuginosus L. Ad Asolo ! nella valle dei Lòr<br />

lung-o il ruscello ; anche questo non era stato trovato che nel<br />

Montello.<br />

* RanuncicliiS buWosus L. 7 napulosus (Caldesi). Pendii erbosi<br />

presso Asolo ! Credo di segnalare per primo in provincia questa<br />

varietà distinta per le fibre radicali spiccatamente fusiformi<br />

anziché gracili.<br />

Caltha palastris L. Non abbondante presso Asolo nella riva<br />

di Buzzòla in luogo umido e pingue dove fiorisce in primavera<br />

e, qualche esemplare, anche in autunno; i contadini del vicinato<br />

la chiamano pèca de Tuussa (impronta di asino) dalla forma<br />

delle foglie circolari e profondamente cuoriformi alla base; era<br />

stata segnalata nel bosco Montello in una sola località.<br />

Cardamine trifoUa L. Nella località detta Bredal presso Asolo,<br />

lungo il ruscello ; anche questa è specie Montelliana.<br />

Dentaria hullnfera h. Boschi del colle Piumada a Monfumo!<br />

cresce frequente nel Montello.<br />

Polugala Chamaebuocus L. Ne trovai non senza meraviglia<br />

alcuni esemplari benissimo fioriti e tutti coperti di brina agli<br />

ultimi di dicembre del 1889, in un pendio erboso sul fianco set-<br />

tentrionale del M. di Maser!; trovasi anche nel Monfenera che<br />

appunto gli sta di fronte e nel Cansiglio.<br />

Lychnis sylvestris Hoppe {L. diurna Sibth). Prato presso la<br />

ghiacciaia pubblica! Questa specie montana venne raccolta presso<br />

Serravalle e Valdobbiadene.<br />

Stellaria 7iemorum L. Presso Asolo nei boschi molto ombrosi;<br />

anche questa specie è Montelliana.<br />

Bypericitm AndrosaemumL. Vallate ombrose presso il monte<br />

di Maser! ad Asolo nella località detta Bredal; nei monti sopra<br />

Borso ! e nel Montello.<br />

H. Mrsutum L. Nei ciglioni dirupati e ombrosi presso il Fo-<br />

resto novol cresce copioso pure nel bosco Montello.<br />

H. montanum L. Comune lungo il Foresto novo e nei boschi<br />

presso Asolo! copioso pure nel Montello.<br />

* Linum gallicum L. Nel versante meridionale del M. Bac-<br />

ciocco nei boschi. Da quanto so é nuovo per la provincia.<br />

L. viscosum L. Nel versante settentrionale del M. Bacciocco !<br />

è raro nel bosco Montello e nei campi a Selva.<br />

L. catharticum L. Luoghi erbosi e secchi lungo le vie,


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 265<br />

presso Asolo ! invece a Cornuda e nelle vicinanze del bosco Mon-<br />

tello la stazione è diversa, ossia nei prati paludosi.<br />

Oxalis Acetosella L. presso Asolo nella località detta 5refif«/<br />

e nel Montello.<br />

Dorijcniiim ìierhaceum Vili. Nei prati magri dei colli presso<br />

Asolo ! e cosi a Selva, Cornuda e Serravalle.<br />

Lotus siliquosus L. Presso Asolo lungo la strada detta di<br />

Bare'tlna ! ; era stato segnalato lungo i ruscelli presso Treviso<br />

e nella stessa città.<br />

Lotus corniculaius L. a glabratus. Oltre che nelle vicinanze<br />

del bosco Montello, cresce copioso nei colli di Asolo.<br />

* L. tenuis Kit. Lungo il torrente Musòn presso la casa<br />

S'rachm. Non mi consta sia mai stato trovato in provincia.<br />

Secondo gli Autori nel Veneto si trova soltanto al Lido veneto.<br />

I fiori sono verdi, nel secco, alla loro metà superiore.<br />

Astragalus glijcupliìjllos L. Ad Asolo, lungo la strada detta<br />

Forestiizzo l ; è pure specie Montelliana.<br />

Coronilla varia L. Nel versante settentrionale del M. Bac-<br />

ciocco ! presso il bosco Montello.<br />

;<br />

Hippocrepis comosa L. Oltre die nelle ghiaie del Piave e<br />

nelle vicinanze del Montello trovasi lungo il torrente Musòn !<br />

presso Asolo e qua e là nei luoghi magri dei colli !<br />

Cytisus capitatiis Jacq. Nei colli Asolani ; e nel Frontàl di<br />

Crespàn.<br />

C. hirsutus L. Nei colli di Asolo ! e nella zona Montelliana.<br />

Vida d'imetoricm L. Lungo le siepi opache presso Asolo !<br />

analogamente nel bosco Montello.<br />

Potentina argentea L. Questa rara specie era stata segnalata<br />

soltanto sulle mura di Treviso; io la trovai fiorila in autunno<br />

avanzato ad Asolo sul prato presso la Chiesa di S. Gottardo!<br />

P. verna L. Nei luoghi erbosi e secchi dei colli ! dove fiorisce<br />

in primavera, in autunno e qua e là anche d'inverno; è pure<br />

specie Montelliana.<br />

* Fragaria ìndica Andr. Segnalo questa specie come inselvati-<br />

chita nelle vicinanze di Asolo lungo un viottolo dove l'ho vista per<br />

più anni successivi in frutto e in fiore. In Italia venne segnalata<br />

come inselvatichita a Verona dal prof Goiran, presso Bergamo<br />

dal prof Rodegher (v. Riv. il. di so. nat., anno XI, fase. 0, 1891)<br />

e, come mi riferi il prof Fiori di Bologna, anche nel Modenese.<br />

e


286 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Chrysosplenìicm alternifolium L. Questa modesta ma bella<br />

sassifraga, copiosa nelle vallate umide ed opaclie del bosco Mon-<br />

tello, trovasi pure presso Asolo nella località detta Bredal dove<br />

fiorisce in primavera.<br />

Asperula taurina L. Fiorisce in primavera lungo il Foresto<br />

noi'o! trovasi pure nel Montello e a Valdobbiadene.<br />

Galiimi riibruni L. Nelle puddinghe calcaree dei colli ! e cosi<br />

pure a Montebelluna e nei monti sopra Borse !<br />

G. sylvaticum nelle siepi opache presso Asolo! e nel bosco<br />

Montello.<br />

Senecìo crucifoliits L. Nei boschi a Monfumo I<br />

nel Montello.<br />

e non frequente<br />

Erigeron acris L. Lungo il Foresto novo ! sulle ghiaie del<br />

Piave e nelle vicinanze del Montello.<br />

Carpesìum cernuum L. Qua e là lungo la strade presso Asolo t<br />

nonché nelle vicinanze del Montello.<br />

Gnaphalium luteo-aldwn L. Nelle fessure di un muro presso<br />

Asolo lungo la strada di Pagnano 1 come pure presso Vittorio,<br />

Bassano e a Camalò.<br />

Centaurea amara L. (C. Jacea L. j3 amara). Lungo il Fo-<br />

resto novo I e nelle vallate del Montello.<br />

C. montana L. Nei colli presso Asolo ! e nei prati montani<br />

presso Serravalle e a Valdobbiadene.<br />

* Cnicus eriopho)nts^V. fi spaihulatas. Presso Asolo! Questa<br />

varietà riconosciuta per tale anche dal dottor C. Rossetti non<br />

credo sia mai stata trovata nel Trevigiano ; nel M. Grappa e<br />

nel Monfenera venne invece trovata la vera specie. Secondo<br />

l'Arcangeli (Compendio) è nuova anche per il Veneto, non tro-<br />

vandosi che in Piemonte e in Lombardia.<br />

C. pannonicusTio^ì. Nel M. S. Martino! presso Asolo; venne<br />

raccolta a Crespàn e a Cusignarca vicino al Montello.<br />

C. Erisìthales Scop. Oltreché nelle vallate umide presso Cor-<br />

nuda, trovasi anche lungo i rivoli nel piano sotto Cavaso !<br />

Gentiana verna L. Trovasi nei prati a Narvesa e nel Grappa;<br />

non è rara pure nei pendii erbosi ed aprichi dei colli Asolani !<br />

dove fiorisce in primavera e, pili scarsamente, in autunno avan-<br />

zato; in primavera i fiorellini formano in qualche parte (come<br />

nel versante meridionale del M. Bacciocco) dei vaghi tappeti<br />

azzurri.


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 267<br />

* Echimn italicum L. Comune nei colli presso Asolo! Secondo il<br />

prof. Saccardo, l'unico Echium trevigiano è l'^". vulgare L., ed io<br />

identificai per tali gli esemplari Asolani; ma il mio amico G. Et-<br />

tore Mattel avendone visti alcuni mise in dubbio tale identifica-<br />

zione; il doti C. Rossetti che ultimamente pure li vide, avendoli<br />

confrontati con esemplari di E. italicum, non dubitò di ritenerli<br />

per tali. Questa specie, da quanto so, è nuova pel Trevigiano.<br />

Omplialocles verna Much. È rarissima nel bosco Montello e a<br />

Covolo presso il Piave; trovasi in qualche località dei colli Aso-<br />

lani ! cioè nel versante settentrionale del M. Bacciocco e nella<br />

località detta Breda!<br />

* Scrofularia aquatica L. Ho la soddisfazione di aggiungere alla<br />

flora trevigiana anche questa specie che credo rarissima. L' ho<br />

trovata una sola volta in un unic-o esemplare a Pagnano di'Asolo<br />

lungo il torrente Èrega vicino al ponte della strada maestra,<br />

l'agosto dello scorso anno. Per questa e anche per le altre no-<br />

vità trevigiane da me trovate, dispiacerai di non poter consul-<br />

tare la Flora Veneta del Saccardo e De Yisiani per avere<br />

notizie dettagliate circa la loro area di diffusione nel Veneto;<br />

secondo l'Arcangeli la sua area di diffusione in Italia é: Lom-<br />

bardia, Toscana, Corsica e Sicilia, restandone escluso, insieme a<br />

più di metà della penisola, anche il Veneto.<br />

* Veronica Teucrium L. Molto rara presso Pagnano ! In pro-<br />

vincia non é mai stata trovata ; sul M. S. Augusta presso Serra-<br />

valle trovasi la var. latìfolia (L.) a foglie cuoriformi-abbraccianti,<br />

ma i miei esemplari hanno le foglie inferiori bensì cuoriformi-<br />

abbraccianti, ma le superiori sensibilmente picciolate e ristrette<br />

alla base.<br />

Orobanche congesta Rchb. All'unica località italiana assegnata<br />

dagli autori a questa specie (a Serravalle nell'alto Trevigiano<br />

dove venne scoperta dal sig. Venturi) ne aggiungo un'altra nelle<br />

vicinanze di Asolo: nel giugno del 1889 la trovai nel versante<br />

del M. S. Martino in luogo erboso e alberato, e il 2 settembre<br />

dell' anno scorso a Monfumo in un prato vicino aWAcqica morta<br />

accanto alla strada maestra che sale alla chiesa.<br />

Lalhraea Squamarla L. Era stata segnalata soltanto presso<br />

Ceneda; fiorisce anche ad Asolo! in primavera precoce in qualche<br />

valle umida, ombrosa e boscheggiata, come lungo la strada del<br />

Pozzctl che conduce alla rocca.


268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Satureia horiensis L. Trovasi in qualche giardino ed orto ad<br />

Asolo 1 come pure a Selva ecc.<br />

Nepeta Cataria L. Rarissima a Pagnano! e verso il Bosco<br />

Montello<br />

Ajiiga genevensis L. Lungo il Foresto novo ! presso xVsolo<br />

dove fiorisce in primavera. Era stata raccolta nel M. Grappa e<br />

nel Montello.<br />

Galeopsis Laclanum L. Nel fianco del M. Bacciocco! rivolto<br />

verso r Acqua della Regina ! È copiosa nell' alveo del Piave e<br />

del Mescli io.<br />

Thesium divaricaium Jam. Era stato segnalato soltanto nelle<br />

ghiaie e sabbie del Piave; cresce in abbondanza dietro il Monte<br />

S. Martino! nella località detta SassHl in mezzo alle eriche e<br />

quindi in terreno molto magro.<br />

* Narcissus aWulus Lev.? (v. RiV). II. di Se. nat., Anno XI,<br />

fase. 2, 1891). Trovasi presso Asolo nella riva di Gandin lungo<br />

la strada di Pagnano. Questo narciso, a fiore tutto bianco, è<br />

nuovo per la provincia e anche pel Veneto, non essendosi mai<br />

segnalati in esso narcisi a fiore completamente bianco; lo trovai<br />

nella primavera del 1889; in seguito non ho più avuto occa-<br />

sione di raccoglierlo, ma mi propongo di studiarlo meglio alla<br />

prima occasione.<br />

Leucoiam vernnm L. Fiorisce abbondantemente nei boschi<br />

presso la strada del Forestuzzo ! e del Foresto novo! sul finir<br />

dell' inverno e in primavera. Trovasi anche nel M. Monfenera e<br />

nel bosco Montello.<br />

Paris quadrìfolia L. L'ho trovata nella località detta Bredal<br />

È rarissima nel Montello.<br />

Szilla hifolia L. Frequente nel bosco Montello e abbondante<br />

in qualche valletta presso Crespignagal dove fiorisce in prima-<br />

vera assai precocemente.<br />

Da queste notizie apparisce che la flora dei colli Asolani si<br />

collega strettamente con la flora Montelliana; da esse e dalle<br />

opere del prof. Saccardo rilevo che non meno di sessanta, fra<br />

specie e varietà, sono proprie, in provincia, esclusivamente al<br />

bosco Montello e ai colli Asolani; in questi vi sono 5 specie che<br />

si trovano soltanto nel M. Grappa e 27 di loro esclusiva perti-<br />

nenza rispetto al resto della provincia. Di queste, 9 sarebbero<br />

da aggiungersi alla flora della provincia Trevigiana, le altre 17


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZE 269<br />

furono già raccolte da altri, cioè dal Zanm^dini, Berenger, Pa-<br />

solini, Montini, Fracchia.<br />

Credo che continuando accuratamente le ricerche in questa<br />

bellissima zona subalpina, si ricaverà nuovo e più interessante<br />

materiale.<br />

Il prof. PENZia presenta alla Società esemplari disseccati di una<br />

pianta (Barbeya oleoides Schweinf.j raccolta nal suo ultimo viaggio<br />

in Abissinia, pianta tanto somigliante allo stato sterile all' Olea<br />

chrysophylla da costituire Un caso di mimetismo dei più singolari.<br />

Essa fu già trovata in frutto due anni fa nell'Arabia Felice dal<br />

dottor Scbweinfurtli ; cresce in alcune valli delle pendici orientali<br />

dell'altipiano abissino, al monte Saber, a Ghinda ecc., è dioica e<br />

costituisce, secondo Schweinfurth, un genere nuovo anomalo delle<br />

Urticacee, Barbeya, cbe si potrebbe qiiasi erigere a famiglia nuova.<br />

Il prof. Caruel fa osservare che il nome di Barbeya, scelto dal<br />

dott. Schweinfurth, non è troppo felice, perchè esiste già un genere<br />

Barbeuia, istituito da Du Petit Thouars sopra una pianta del Madagascar,<br />

poco conosciuta in generale ed affine alle Euforbiacee.<br />

Martelli presenta, per parte del dott. De Toni, saggi raccolti<br />

presso Keren dà Penzig del Poriìhyrosiphon Notarisiì, alga conosciuta<br />

d' Italia. ^<br />

Viene annunziato che il Socio Rostan ha mandato alla Società<br />

una traduzione del ben noto lavoro del dott. Townsend suU' Euphrasia<br />

officinalis L.<br />

Viene quindi presentata la comunicazione seguente del prof. Goiran:<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

(Continuazione).<br />

Resedaceae.<br />

82. Reseda Phyteuma L. — Campi, vigneti, muri, rupi, sino<br />

a tardo autunno. Tocca quasi l'altitudine di 1000'".<br />

83. R. lutea L. — Poco frequente. Presso Verona, a Tre-<br />

gnago ecc. nei campi.<br />

Nel M. Zovo (Valpantena), 540'°-708'", mi sono imbattuto in<br />

una forma singolarissima, prossima a«!sai a R. Plvjtheuma ma<br />

pure da essa notevolmente distinta; non ho avuto il destro di<br />

studiarla con sufficiente diligenza, e sto attendendo, nella oramai


270 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

ap3rta campagna botanica del 1892, propizia occasione per farlo.<br />

Qua e là si incontra inselvatichita R. odorata.<br />

POLYGALEAE.<br />

84. Polygala vulgarìs L.; P. vulgaris Pollin. prò parte. —<br />

Pascoli e luo;^lii boschivi sino alla zona subalpina.<br />

85. P. comosa Schk.; P. vulgaris Pollin. prò parte. — Pa-<br />

scoli della collina e della zona montana; forse più frequente<br />

della precedente.<br />

8Q. P. amara L. — Dai pressi di Verona (per esempio Campo<br />

Marzo lungo V Adige) ai pascoli della zona subalpina con le sue<br />

varietà.<br />

Non mi sono mai imbattuto in P. m'caeensis Risso. — Nei<br />

pascoli tra Bosco Chiesanova ed i TracM (1104"-1328"') si<br />

trova abbondante una Poìygala coi fiori bluastri disposti in ra-<br />

cemi da prima terminali e poscia laterali e che Koch, Ore-<br />

nier e Godron, Arcangeli riferiscono a P. depressa Wend. Que-<br />

sta forma interessante cresce pure in Ime di M. Baldo. La pianta<br />

veronese concorderebbe con gli esemplari avuti dal dott. Rostan<br />

e classificati P. depressa.<br />

87. P. Chamaebiixiis L. — Frequente nei luoghi selvatici,<br />

rupestri ecc. Manca nella pianura: dai colli sale sino a raggiun-<br />

gere la zona alpina.<br />

« J3 fìoribus exiguis, vix explicatis, viridulis, fere herba-<br />

« ceis. Forma autumnalis an forma monstruosa? »<br />

Ho osservato questa forma singolare primieramente nell'otto-<br />

bre del 1889 nei boschi di M. Lavello (700") presso Cerro e<br />

nello scorso autunno presso S. Anna d'Alfaedo, ed a RevoUo<br />

nell'alta Valle d' Illasi.<br />

ClSTINEAE.<br />

88. Helianthemum salicifolium Pers. — Luoghi aridi, nei<br />

campi, nei pascoli, lungo le strade sino alla zona montana.<br />

89. E. itodicum Pers. ; //. aìpeìtre Pollin. — Nei pascoli<br />

elevati.<br />

90. H.'canum Dun.; B. rnarifolium Pollin. prò parte. —<br />

Luoghi erbosi, pascoli ecc. dalla collina alla zona alpina.<br />

91. //. vulgare Gaertn. — Frequentissimo: più rara la var.<br />


ADUNANZA DELLA SEDE DI I^IRENZE 271<br />

grandiftorum Scop.: nei luoghi selvatici elevati, per esempio in<br />

Malera (1772""), la var. Segmeri Pollin.<br />

92. H. polifolmm DC. = IL intlveralentum DO. — Raro. Nelle<br />

rupi a S. Ambrogio di Valpolicella q Domegliara (150'"-200"').<br />

e presso Ospedaletto di Valpolicella nel colle Monilwlon, sta-<br />

zione indicata da Ciro Pollini. Il prof. Abramo Massalongo ha<br />

raccolto questa bella specie nella Valle d' Iliaci presso Tregnago.<br />

93. //. Fumana Mill. — Rupi e pascoli sino alla zona alpina.<br />

Come è noto Clstus albidus cresce copioso alle sponde del<br />

Lago di Garda fra Torri e Pai nei luoghi selvatici e rupestri!.<br />

Il prof. Abramo Massalongo ha trovato questa bella specie nei<br />

M. Lessini presso Rovere di Velo: ma sino ad oggi in questa<br />

stazione a me non fu dato di incontrarla.<br />

ViOLACEAE.<br />

94. Viola mirabilis L. — Luoghi selvatici della collina e della<br />

zona montana: nel M. Pastello, nel M. Tondo, al Maso, ecc.<br />

alpina.<br />

95. V. sylvatica Fries. — Frequente dal piano alla zona sub-<br />

^ Rioiniana Reichb. = V. canina Pollin. — Colla specie<br />

ma più rara.<br />

7 alpicola. — Rupi in Val Marcliiora.<br />

S apelala. — « Forma monstruosa serotina. » — Luoghi<br />

selvatici in Valle deWAnguilla, Valle di Tregnago ecc.<br />

96. V. Ruppii Ali. — Sotto ai castagni al Maso ed altrove.<br />

97. V. elatior Fries. — Luoghi boschivi a Rovere di Velo.<br />

98. V. bifiora L. — Luoghi umidi selvatici in tutta la zona<br />

subalpina ed alpina.<br />

99. V. tricolor L, — Ovunque, dal piano alla zona alpina<br />

colle sue numerose varietà, nei campi, nei prati, nei pascoli.<br />

Droseraceae.<br />

100. Parnassia paluslris L. — Luoghi selvatici, rivoli ecc.<br />

della intera regione dalla zona montana alla alpina.<br />

È singolare però che questa specie, qui nel Veronese, fa per<br />

cosi dire un salto, e compare d'un tratto nella pianura, nei<br />

prati umidi e torbosi presso Vacalio e Vigasio. Ricordo che in


272 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZK<br />

queste stesse stazioni mi sono imbattuto in piante prettamente<br />

alpine, e che a distanza non molto grande da Vìgasio, presso<br />

CacUdamd, come pure al Bosco Mantìco, si trova copiosissimo<br />

Colclìicum alpinum che invano si desidera nelle alpi veronesi.<br />

Ed io sono indotto, come ebbi a dichiarare in altra scrittura,<br />

a vedere in queste specie viventi, si può dire, nel cuore della<br />

pianura nostra, i residui ultimi di una vegetazione prettamente<br />

alpina che doveva essere l'ornamento di questa regione all'epoca<br />

glaciale.<br />

Caryophylleae.<br />

101. Gypsophila muralis L. — Rarissima. Una volta sola nel<br />

M. Tondo nell'alta Valpantena: Abramo Massalongo l'ha i-ac-<br />

colta a Tregnago.<br />

102. Saponaria Ooìjmoides L. — Luoghi selvatici dal piano alla<br />

zona subalpina.<br />

j3 aWìflora. — Rarissima. Nella collina veronese e nel Vaio<br />

della Pernise.<br />

103. S. oftìoinalls L. — Lungo le vie, nelle siepi, nei muri ecc.<br />

dal piano a tutta la zona montana: per esempio a Bosco Chie-<br />

sanova (1110 met.).<br />

104. S. Vaccarìa L. — Luoghi coltivati, prati, seminati ecc.<br />

dal piano a tutta la zona montana.<br />

105. Dianthus Carthusianorum L. — Luoghi selvatici dal<br />

piano alla zona montana.<br />

^ sanguineas. — Pascoli aridi della collina veronese.<br />

106. D. Seguieri Chaix. — Ovunque nei luoghi selvatici, nei<br />

pascoli, nelle siepi, colle sue varietà sino alla zona alpina. —<br />

Àbramo Massalongo raccolse anche D.<br />

Tregnago presso Badia Calavena.<br />

Armeria L. in Val di<br />

107. D. monspessulanus L. — Luoghi selvatici in tutta la<br />

zona forse in unione a D. superbus e D. plumarius.<br />

fi. Sternbergii (Sieber). — Pascoli e rupi elevatissime:<br />

M. Zeola, Passo della Lora, M. Posta, M. Malèra ecc. (ni?"--<br />

2235'").<br />

108. D. Caryophyllas L. — Rupi in tutta la regione.<br />

fi pygmaeus. — Luoghi elevati.<br />

109. Silene Cucubalas Wib. — Ovunque.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 273<br />

fi commutata (Guss.). — Rupi in Tal d' Adige alia. Chiusa,<br />

y alpina (Thomas). — Torrenti alpini e luoghi ghiaiosi<br />

elevati: alla Giazza, Rcvolto, Malóra, M. Posta ecc.<br />

110. ò\ conica L. — Luoghi erbosi in Val d' Adige alla<br />

Chiusa. Rara.<br />

111. S. gallica L. — Dintorni di Verona;in Valpantena ecc., ecc.<br />

112. 5. saxifraga L. — Rupi in tutta la zona, scendendo dalle<br />

parti elevate nelle valli à! Adige alla Chiusa^ del Falcone, Mar-<br />

chiora, dell' Anguilla, di Squaranto, d' Illasi ecc.<br />

113. S. acaulis L. — Rupi e pascoli elevatissimi: M. Malèra,<br />

M. Posta, Passo della Lora, M. Zeola ecc.<br />

fi elongata. — Colla specie ma più rara.<br />

7 aWiflora. — Qua e là colla forma tipica ma raramente.<br />

114. S. Aì^neria L. — Dintorni di Verona all'ingresso in<br />

Valpantena, ma avventizia.<br />

115. S. Otìtes L. — Pascoli secchi ed aridi della Collina ve-<br />

ronese; sopra Quinzano; M. Cucco m Valpantena; M. S. Viola;<br />

Val di Tregnago ecc., ecc.<br />

116. 5". italica L. — Luoghi selvatici della collina e della zona<br />

montana in tutta la regione.<br />

fi nemoralis. — Esemplari lussureggianti di questa forma<br />

ho raccolto nei colli di Quinzano, e nella Valpantena a M. Cucco,<br />

Lotrago, S. Viola ecc.<br />

117. S. quadrifida. — Rupi umide in tutta la zona alpina della<br />

regione colle sue numerose varietà.<br />

118. Lìjchnis Sì/lvesiris Hoppe. — Luoghi selvatici della zona<br />

montana elevata in tutta la regione.<br />

1 19. L. alba Mill. — Siepi, luoghi boschivi ecc. a tutta la zona<br />

montana. E una delle specie più resistenti, e quindi s' incontra<br />

in piena fioritura anche ad inverno inoltrato.<br />

120. L. Flos-Cuculi L. var. albiflora. — Colla forma tipica,<br />

che è comunissima, ma raramente all' ingresso in Valpantena.<br />

121. Agrostemma Githago L. — Nei seminati : dal piano alla<br />

zona montana, p. e. al Bosco Chiesanova (m. 1104). Si trova pure<br />

una forma pumila, semplicissima, uniflora, elegantissima.<br />

122. Malachium aquaticum Fries. — Frequentissimo dal piano<br />

alla zona subalpina, tanto nei luoghi umidi come in località<br />

aride, asciuttissime.<br />

Bull, della Soc. bot. ilal. 18


274 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

123. Cerastium campanulatitm Vir. — Luoghi- erbosi nei din-<br />

torni di Verona.<br />

124. C. arvense L. — Comunissimo colle sue numerose va-<br />

rietà dalla pianura alla zona alpina.<br />

125. C. latifoUum L. — Luoghi ghiaiosi elevatissimi: M. Zeola,<br />

M. Campoìjrun, M. Posta : scende anche nelle valli, p. e. al<br />

Lago secco presso Revolto (m. 1253).<br />

126. C. Tnanticum L. — Pascoli del M. Tondo nell' alta Val-<br />

pantena. — Del genere Cerastium si omettono le specie più comuni<br />

e che si incontrano ovunque in tutta la zona.<br />

127. Stellarla nemorum L. — Luoghi selvatici: qua e là, ma<br />

non comune: in M. Bolca, Valle di Sqiiaraìito ecc.<br />

128. S. Holostea L. — Luoghi selvatici, ma non comune : in<br />

Valpolicella a Fumane e risalendo per la Valle presso Molina,<br />

alle Scalucce sotto S. Anna d'Alfaedo, nella Valle di Squa-<br />

ranto sotto Casale ecc.<br />

129. S. graminea L. — Prati della zona montana elevata e<br />

della subalpina in tutta la regione.<br />

130. Arenaria ciliaia L. — Rupi e pascoli elevatissimi :<br />

M. Zeola, M. Campobrun, M. Malóra ecc. — In M. Malóra<br />

(m. 1772) cresce una bellissima forma, che merita di essere<br />

ulteriormente studiata, coi cauli quasi sempre uni-triflori.<br />

131. Moeliringia trinervia Clairv. — Luoghi ombrosi e freschi<br />

nei pressi di Verona, p. e. Vaio del Borago presso Aresa, alla<br />

zona subalpina. Si incontra pure la var. pentandra.<br />

132. M. polygonoides Mert. et Koch. — Non comune : nelle<br />

regioni elevate in M. Posta ecc. : Ahramo<br />

colse presso Velo.<br />

Massalongo la rac-<br />

133. M. muscosa L. — Luoghi rupestri e selvatici, muri ecc.<br />

frequentissima: dalle parti più elevate scende nelle valli di Adige,<br />

Falcone, MarcMora, Anguilla, Squaranto, Illasi, Alpone ecc.<br />

134. M. Ponae L. — Sempre nelle rupi!, questa bella specie<br />

si trova copiosamente in tutta la zona, dalla regione mon-<br />

tana elevata alla collina; Val d'Adige alle falde di M.] Pastello,<br />

Fumane, Ponte di Veia in Valpantena, Rupi di Falasco presso<br />

Grezzana e all' ingresso del Vaio della Pernise ecc.<br />

fi collina. — Rupi sotto alla strada che conduce da Avesa<br />

al Maso, in Valpolicella ])resso Fumane e probabilmente altrove.<br />

135. Sagina procurnhens L. — Nelle vie di Verona, donde


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 275<br />

si Spinge sino alle zone elevate, p. e. nel M. Brancon sopra i<br />

TracM (1560 m.).<br />

136. S. apetala L. — Segue l' istesso itinerario della prece-<br />

dente.<br />

137. S. Linnaet Presi. — Pascoli elevati: ai Tradii, in M.<br />

Brancon, Malèra, Podesterìa, Campobrim ecc.<br />

138. Alsine tenuìfoUa L. — Comunissima: la colloco nel pre-<br />

sente elenco perchè nei gradini deW Arena ho trovato la forma<br />

che corrisponde ad A. arvaiìca Presi.!<br />

139. A. austriaca Jacq. — Rupi e pascoli elevatissimi nel<br />

M. Malèra.<br />

140. A. verna Bartl. — Pascoli elevati in tutta la zona e con<br />

tutte le sue numerose varietà.<br />

141. A. Jacquinii Koch. — Pascoli asciutti della collina ve-<br />

ronese: Colle delle IJngherine, M. Tondo, M. Cucco ecc., Cogolo<br />

e Tregnago in Valle d' Illasi.<br />

142. A. Clierleri Gren. et Godr. — Pascoli elevatissimi: M.<br />

Posta, Campohrun, Velo, Campofontana ecc.<br />

143. Spergula arvensis L. — Nei seminati in M. Bolca.<br />

Viene letto il lavoro seguente :<br />

RICERCHE ANATOMICHE SUL FRUTTO E SUL SEME DI<br />

EUGENIA MYRTILLIFOLIA DC. PER IL DOTTORE<br />

EUGENIO BARONI.<br />

Nelle serre del R. Orto botanico di Pisa é coltivato in vaso<br />

un bell'esemplare di Eugenia myrtillifolia DC. Nel marzo ul-<br />

timo scorso attratto dalla bellezza dei frutti, di cui la pianta era<br />

abbondantemente provvista, mi decisi studiarne la costituzione<br />

anatomica: ciò feci difatti, ed oggi sono in grado di riferire qual-<br />

checosa sui resultati ottenuti dalle mie ricerche.<br />

Che io sappia nessuno in passato ha avuto occasione di occu-<br />

parsi dell'argomento, se eccettuiamo Godfrin il quale nelle sue<br />

Recherches sur Vanatomie comparèe des cotylèdons et de l'alhumen<br />

' parla della costituzione dei semi di alcune Mirtacee<br />

* Ann. des so. nat., tom. XIX, pag. 5. Paris, 18S4.


276 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

{Caryophyllus, Jmnbosa, Sizygìitm, Eugenia aocillaris, ecc.) e<br />

Baccarini, che nelle sue Osservazioni anatomiche sopra alcuni<br />

ricettacoli fiorali ^ descrive la nervazione del ricettacolo e del-<br />

l'ovario di varie famiglie vegetali, tra cui delle Mirtacee (Myr-<br />

tus, Eugenia, ecc.).<br />

Costituzione organografica del fr^utto. — Gli autori principali<br />

che ho consultato, da Gaertner a Luerssen, concordano nel ri-<br />

portare il frutto di Eugenia al tipo ijacca. Il Baillon ^ soltanto,<br />

dopo averlo detto « fructus baccatus, » aggiunge molto dubbia-<br />

mente « nunc (?) drupaceus. » Credo però che, nella specie che<br />

é oggetto di questo studio, rimanendo l'endocarpio membranaceo,<br />

il frutto debbasi considerare per una bacca. Esso proviene da un<br />

ovario infero che, quando é immaturo, si mostra biloculare, in<br />

seguito poi si riduce monoloculare ;<br />

ha forma globoso-allungata,<br />

e a perfetta maturità misura circa O." 015""" di lunghezza e circa<br />

0."012""" di larghezza: sulla parte superiore, in opposizione al<br />

peduncolo, esso presenta un' area concava, portante nel centro<br />

un breve stilo, e limitata esternamente dai 4 pezzi del calice<br />

che è persistente. La superficie del frutto é levigatissima, ed il<br />

colore dapprima verde, passa in seguito a un colore bianco-roseo,<br />

finché si fa decisamente roseo, e quando il frutto è completa-<br />

mente maturo può dirsi di colore amaranto : il calice però non<br />

mostra queste successive variazioni di colore, solo nel frutto<br />

maturo è anch' esso un po' colorato in rosso. I pezzi del calice<br />

dapprima sono volti all'esterno in modo che il frutto è in questo<br />

stadio campaniforme, successivamente si piegano verso l' asse<br />

del frutto, finché a maturità di questo, essendo adagiati sulla<br />

sua superficie superiore, lasciano vedere 4 fenditure disposte a<br />

croce prodotte dal loro ravvicinamento. La polpa del frutto ha<br />

un sapore acidulo e leggermente amarognolo.<br />

A testimonianza di Aug. de Saint-Hilaire ^<br />

i frutti di alcune<br />

specie di Eugenia, p. es. quelli di E. ligustrina, sono mange-<br />

' Annuario del R. Istituto hot. di Roma, Anno I, fase. 1, pag. 154.<br />

Milano, 1885.<br />

* H. Baillon, Histoire des plantes. MonograpMe des Myrtacées, ecc.,<br />

pag. 354. Paris 1877.<br />

^ Edouard Spach, Histoire naturelle des végétaux, tona. IV, pag. 176.<br />

Paris, 1835.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 277<br />

recci. Inoltre i frutti, le foglie e la scorza dei giovani rami di<br />

E. Pimenta, secondo quanto scrive lo stesso Spach ' sulla fede<br />

di M. de Tussac, forniscono un olio essenziale che non la cede<br />

per niente all' olio di Garofano.<br />

Costituzione istologica del frutto. — Una sezione longitudinale<br />

lascia vedere esternamente 1' epicarpio, formato da una sottile<br />

epidermide, che sta fortemente aderente al tessuto sottostante;<br />

il mesocarpio o sarcocarpio costituito da una abbondante polpa<br />

che forma quasi la totalità del frutto; finalmente l'endocarpio<br />

rappresentato da una buccia rossa piuttosto spessa il cui tessuto<br />

si mostra in continuità con la polpa precedente: la parte cen-<br />

trale è occupata dal seme.<br />

Nelle prime fasi di sviluppo il frutto è verdognolo e presenta<br />

sezionato longitudinalmente una epidermide che consta di uno<br />

strato di cellule per lo più rettangolari, strettamente unite tra<br />

loro con parete esterna piuttosto ispessita: in esse sta un pla-<br />

sma, a volte in coloro, più di frequente colorato di verde per la<br />

clorofilla che tiene disciolta; queste cellule vedute di fronte ap-<br />

paiono irregolarmente quadrangolari, a contatto tra loro, senza<br />

traccia di stomi. Al di sotto si hanno 7 o 8 serie di cellule molto<br />

grosse, ovoidee o arrotondate, che misurano in lunghezza da 80 a<br />

120 ft, in larghezza da 48 a 60 /^ ; il plasma loro è incoloro, spesso<br />

però alcune cellule, soprattutto quelle dei primi due strati sub-<br />

epidermici, si presentano colorate in verde. Queste cellule sono<br />

distribuite in strati tangenziali regolarissimi, e a misura che ci<br />

avviciniamo alla regione più interna del frutto acquistano dimen-<br />

sioni sempre maggiori fino a che possono misurare anche 180 /a<br />

di lunghezza per 80 /a di larghezza: le cellule testé rammentate<br />

costituiscono il mesocarpio. L'endocarpio poi è formato da pochi<br />

strati di cellule ovoidee che contengono numerosi cristalli di ossa-<br />

Iato calcico riuniti in bellissime druse: è limitato internamente<br />

da tre strati regolarissimi di cellule a contenuto colorato ora<br />

in rosso, ora in bleu ed anche in giallo, che, osservate in sezione<br />

trasversa, si mostrano ellittiche ed a parete assai ispessita; lo<br />

strato di mezzo consta essenzialmente di tracheidi spirali bre-<br />

vissime a contatto fra loro, che insieme alle druse già ricordate<br />

danno una certa consistenza all' endocarpio stesso.<br />

' Loc. cit., pag. 178.


278 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Anche nella sezione longitudinale si vede bene come il frutto<br />

sia percorso da una quantità di fasci fibrovascolari provenienti<br />

dal peduncolo fiorale : questi appena entrati nel frutto, e preci-<br />

samente poco sopra alla regione occupata dal seme, si dividono<br />

dicotomicamente e, formando due serie tra loro parallele, percor-<br />

rono tutto il frutto, insinuandosi poi nei sepali, i quali si trovano<br />

nella parte superiore del frutto stesso. In sezione trasversa i<br />

fasci fibrovascolari appariscono distribuiti in due zone concen-<br />

triche, ciascuna di 22 a 24 fasci, alcuni dei quali corrispondono<br />

ai meridiani passanti pei sepali, gli altri per le regioni a questi<br />

intermedie. Dall' esame di una sezione trasversa del frutto in<br />

questo stadio di sviluppo, possiamo ancora notare 1' epidermide<br />

formata da cellule a diametro radiale e tangenziale eguale. Sotto<br />

a queste si hanno le solite cellule ovoidee o sferiche, più o meno<br />

fra loro compresse e non lascianti in modo alcuno meati inter-<br />

cellulari. In vicinanza del seme le cellule sono di dimensioni<br />

minori, hanno plasma intensamente colorato, per modo che pos-<br />

sono considerarsi la sede della sostanza colorante che dovrà poi<br />

dare il colore a tutto il frutto.<br />

In progresso di tempo gli strati parenchimatici aumentano<br />

notevolmente di numero; se ne contano in direzione trasversa<br />

prima 20, poi 24, fino a 3G, il che dimostra come l'accrescimento<br />

loro avvenga principalmente in modo radiale; della qual cosa ci<br />

possiamo facilmente convincere, esaminando le sezioni a dilfe-<br />

rente stadio di sviluppo, dalle quali risulta che le cellule paren-<br />

chimatiche sono provviste più spesso di setti tangenziali e più<br />

raramente di setti in direzione radiale.<br />

A completo sviluppo le maggiori cellule del parenchima mi-<br />

surano 260 jx di lunghezza per 100 ju, di larghezza; le altre sol-<br />

tanto 180// per 76 jx. Gli strati poi che limitano la cavità seminale<br />

sono giunti fino a 10 o 12, e constano di cellule subsferiche, il<br />

cui diametro misura in media da 36 a 40 jjl.<br />

La distribuzione della sostanza colorante, negli stadi prossimi<br />

a completa maturità del frutto, acquista qualche cosa di carat-<br />

teristico che merita d' essere ricordato. Essa è sempre sciolta<br />

nel succo cellulare, ed ha colore bleu-rosa; nel primo strato<br />

sub-epidermico si riscontra in pochissima quantità; negli strati<br />

sottostanti invece molte cellule si mostrano colorate e special-<br />

mente in quattro regioni ben distinte, nelle regioni cioè interposte


ai sepali ;<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 279<br />

ciò che può anche ad occhio nudo verificarsi sezionando<br />

trasversalmente il frutto in prossimità della parte superiore: ad<br />

ogni regione che è interposta fra un sepalo e l'altro troviamo<br />

come quattro aree ben distinte, colorate in rosa. Successivamente<br />

gli strati prossimi alla parte interna del frutto non si presen-<br />

tano colorati, mentre lo sono quelli limitanti la cavità seminale.<br />

Nel frutto completamente maturo la sostanza colorante è distri-<br />

buita egualmente tanto nella regione più esterna, quanto in<br />

quella più interna.<br />

La sostanza colorante è insolubile in acqua; in alcool i frutti<br />

si scolorano e il liquido rimane colorato in modo leggerissimo;<br />

in acido acetico invece la sostanza è solubilissima e il liquido<br />

acquista un bel colore rosso porporino. Con idrato potassico i<br />

frammenti in esso immersi si colorano subito dopo in giallo, e<br />

in giallo rimane pure colorato il liquido. La glicerina scolorisce<br />

le preparazioni mantenute in essa.<br />

Costituzione organografica e istologica del seme. — Il seme<br />

sferico occupa la regione centrale del frutto e misura cir-<br />

ca O." 003""° di diametro : consta semplicemente dell' embrione,<br />

formato dai cotiledoni e dal fusticino; manca il tegumento e<br />

r albume. '<br />

Dirò subito brevemente che la mancanza del tegumento nel<br />

seme è solo apparente: giacché, osservando bene una sezione<br />

longitudinale del frutto in via di sviluppo, avvertiamo di leg-<br />

gieri nella parte superiore della cavità seminale due strati cel-<br />

lulari nettamente separati fra loro: quello più interno spetta<br />

al tegumento vero e proprio, l' altro spetta invece all' endocar-<br />

* Gaertxer cosi spiega la maucanza del tegumento in alcuni semi :<br />

dopo avei' parlato del testa del seme prosegue in questi termini :<br />

« liinc<br />

Illa nunquam deficit, et quamvis in nonnullis fructibus probe maturis,<br />

semina omni integumento prorsus carere videantur atque<br />

ao'occrt, ob nuditatem nuclei dicantur ; ut in Rbizophora, Greggia,<br />

Jambolifera, Caryophyllo, Lauro etc. ; tamen in his ipsis, ante plenam<br />

suam maturitatem, testa adest, atque apparens eius defectus inde<br />

saltem provenit, quod ovuli tunica, eum sensiìn in modum extenuetur,<br />

aut cura pericarpil parietibus ita conferruminetur, ut a nucleo non am-<br />

plius discerni, vel et ab hoc facilius, quam a pericarpio separavi possit:<br />

sicuti prius manifeste in Rhizophora, et posterius in Lauro acci-<br />

dit. » De fruct. (Introductio generalis), voi. I, pag. CXXXII. Lip-<br />

siae, 1801.


280 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

pio ; in progresso di sviluppo però il primo di questi strati si<br />

rende sottilissimo e si salda completamente colle pareti dell'en-<br />

docarpio, in modo che nel frutto maturo non si ha più traccia<br />

del tegumento seminale.<br />

I cotiledoni, completamente verdi, sono in numero di due, ete-<br />

romorfi, uno più sviluppato dell' altro. La superfìcie loro esterna<br />

è liscia, quella interna invece è assai irregolare: il cotiledone<br />

maggiore presenta difatti una concavità che ha principio circa<br />

a metà del raggio del cotiledone stesso ed è limitata da una<br />

linea circolare regolarissima di un colore amaranto che in cor-<br />

rispondenza del fusticino scompare, dando cosi la superficie con-<br />

cava ricetto al fustici no stesso: il cotiledone meno sviluppato si<br />

presenta convesso e la sua convessità corrisponde esattamente<br />

alla concavità dell'altro; la parte apicale della convessità si al-<br />

lunga in forma di punta uncinata, che si insinua al di sotto del<br />

fusticino abbracciandolo più o meno.<br />

I più antichi autori, a cominciare da Gaertner, chiamano i<br />

cotiledoni del genere Eugenia « conferruminatae. » Tali po-<br />

tranno forse chiamarsi quelli di Syzygium caryopliyllaeum,<br />

S. Mtikul, ecc., come vuole Gaertner; però dovendo giudicare<br />

dalle figure che ne dà lui stesso, ' nemmeno questi possono dirsi<br />

« conferruminatae, » se a parere di Gaertner " e di A. de Saint-<br />

Hilaire ' con questa denominazione hanno da intendersi due cotile-<br />

doni che si sono fra loro saldati in modo da costituire un corpo<br />

unico.<br />

A. de Candolle ' si spinge anche più oltre e considera l' em-<br />

* De frud., tom. Ili, tab. XXXIII.<br />

* Pai'lando dei cotiledoni di Greggia (Eugenia) aromatica dice :<br />

« Cotyledones crassae, reniformes, per maturitatem fructus ita inter<br />

se conferruminatae, ut vix separari queant. » De fruct., voi. I, pa-<br />

gina 168.<br />

^ Cosi si esprime: « Rarement, comma dans plusieurs Delphinium,<br />

deux cotylédons opposés restent écartés l'un de l'autre; le plus ordinairement<br />

ils sont extrSmement rapprochés et embrassent entre<br />

eux la gemmule ; quelquefois méme, comma certaines feuilles op-<br />

posées, il se soudent et se confondent (cotyl. conferruminatae). »<br />

Legons de Botanique comprenant la morphologie végét., pag. 745. Pa-<br />

ris, 1845.<br />

* Prodromus systematis naturalìs regni vegetalis, Pars tertia, pa-<br />

gina 262-263. Parisiis, 1828.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 281<br />

brione di Eugenia come pseudo-monocoti ledoneo. Soltanto Endli-<br />

cher ' si esprime a parer mio con maggiore esattezza di chi Io<br />

precedette quando scrive: «Semina crassa. Embryonis exalbu-<br />

« minosi, cotyledones crassae, carnosae, plus minus in massam<br />

« cum radicula brevissima continuam coalitae. » Ed ecco perchè.<br />

Dalle ligure' dei semi di Suzugium (Eitgenia) cari/ophyllaeam,<br />

S. Makul, S. paniculatum, S. lacidam, Greggia (Eugenia)<br />

a?'omatica, e più specialmente dall' esame accurato dei semi di<br />

Eugenia myrtillifolla, che abbondanti ho avuto a mia disposi-<br />

zione, resulta che solo in pochi casi esiste una limitatissima ade-<br />

renza fra i due cotiledoni, e questa unicamente in corrispondenza<br />

del fusticino, mentre in tutto il rimanente della loro interna<br />

superficie si presentano manifestamente separati.<br />

Ed ora diciamo brevemente della loro costituzione istologica.<br />

In sezione trasversa presentano esternamente uno strato di<br />

cellule quadrangolari, isodiametriche ;<br />

al di sotto di questo se ne<br />

ha un altro ad elementi compatti, rettangolari, col diametro loro<br />

maggiore in direzione radiale, contenenti clorofilla disciolta.<br />

Mentre il pripio di questi strati cellulari può riguardarsi come<br />

epidermide, il secondo deve ritenersi come un inizio di tessuto<br />

a palizzata. Il parenchima cotiledonare consta poi di elementi<br />

ovoidei subsferici, a parete sottile, che misurano in media<br />

60 ju. di diametro. Le cellule che limitano la faccia interna dei<br />

cotiledoni sono caratteristiche per sostanza rosso-violacea in esse<br />

contenuta; questa in corrispondenza del fusticino si estende anche<br />

ad alcune cellule sottostanti allo strato esterno.<br />

Trattando una sezione dei cotiledoni col Liquore di Labarraque'<br />

la clorofilla cambia subito il suo colore in giallo intenso; in tal<br />

modo si apprezza facilmente la sua diffusione nella cavità cel-<br />

lulare in mezzo alla massa abbondantissima dei granuli di fecola,<br />

i quali, anche dopo l' impiego del reagente, rimangono incolori.<br />

Alcuni dei granuli di fecola sono sferici, 1 più però si mostrano<br />

allungati con un estremo ristretto, l' altro rigonfio, a mo' di<br />

fiaschetto.<br />

« Gen. lìlant., pag. 1233, u. 6323. Viadobonae, 1836-40.<br />

* Gaeutner, loc. cit., tom. Ili, tab. XXXIII.<br />

^ A. Garbini, Manuale per la tecnica moderna del microscopio^<br />

pag. 118. Verona, 1887.


282 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Al di sotto dell'epidermide cotiledonare, anche in questa specie,<br />

si vedono manifestamente delle ampie lacune, ripiene di goccie<br />

d' olio essenziale ; la qual cosa fu già osservata da Godfrin ' per<br />

alcune altre Mirtacee, quali Caryophyllus aromaticus, Jaiiibosa<br />

vulgayHs, Sizygiwn jaiiibolanum, Eugenia axillaris ecc.<br />

Il fusticino è cilindrico, lungo appena 0." 002"°', verdognolo e<br />

solo un poco rossiccio nella porzione apicale in corrispondenza<br />

della gemmetta. In sezione longitudinale apparisce limitato da una<br />

serie di elementi isodiametrici, cui segue un parenchima a cel-<br />

lule allungate secondo l'asse maggiore del fusticino, rettangolari<br />

e contenenti clorofilla e fecola. Si mostra attraversato da quattro<br />

sei fasci procambiali, ad elementi esilissimi, come possiamo<br />

accertarcene dall' esame di una sezione trasversa. Il dermato-<br />

gene, il periblema e il pleroma non si mostrano ancora differen-<br />

ziati; soltanto nella porzione inferiore dell'asse ipocotileo si co-<br />

mincia a scorgere un inizio di piloriza.<br />

Sostanze che si contengono nel frutto e nel seme. — A com-<br />

pleto sviluppo i frutti di Eugenia inyrtillifoUa, oltre la cloro-<br />

filla e la sostanza di colore amaranto, contengono tannino, amido,<br />

zucchero ed oli essenziali.<br />

La clorofilla si riscontra abbondantissima nei cotiledoni e nel<br />

fusticino, e nel frutto quando non è ancora maturo. Il tannino<br />

si incontra principalmente nel tessuto parenchimatico del frutto,<br />

della cui presenza ci possiamo accertare per le colorazioni brune<br />

che induce nelle cellule il solfato e il cloruro ferrico, nonché<br />

dal fatto che il rasoio, nel tempo in cui si fanno le sezioni, di<br />

subito annerisce. L'amido poi abbonda nel frutto e nel seme;<br />

sempre in forma di granuli sferici o ellittici. In quanto allo<br />

zucchero ho potuto rinvenirlo allo stato di saccarosio mediante<br />

il reattivo di Trommer, - col quale le cellule del seme si colo-<br />

rano intensamente in azzurro, colorazione che qua e là si ma-<br />

nifesta anche nelle cellule del mesocarpio. La sostanza colo-<br />

rante, come ho già accennato altrove, si scioglie benissimo in<br />

acido acetico, colorando subito il liquido di un bel rosso-porpo-<br />

rino. A questo liquido aggiungendo goccia a goccia dell' idrato<br />

potassico, appena neutralizzato l' acido, si avverte una colora-<br />

* Loc. cit., pag. 97.<br />

* A. Poli, Microaliimica vegetale^ pag. 29. Toi'iiio, 1881.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 283<br />

zione verde, la quale passa poi al giallo-oro coli' aggiunta di<br />

altro idrato potassico. Queste successive colorazioni si avver-<br />

tono più distintamente agendo con acido solforico sopra la so-<br />

luzione alcoolica. La quale, essendo leggerissimamente violacea,<br />

passa con acido solforico di subito a un bel rosso porporino, e<br />

quindi con idrato potassico (20 per 100 di concentrazione) al<br />

verde prima, al giallo poi. Con acido solforico si ripristina la<br />

primitiva colorazione rossa. Per questo modo di comportarsi<br />

della sostanza colorante, deve ritenersi che essa è molto ana-<br />

loga alla antocianina. Per quello poi che riguarda gli olì essen-<br />

ziali ho già detto a suo luogo.<br />

Il prof. Caruel presenta saggi vivi della Eosa semjìcrvirens, che<br />

è realmente sempreverde, cosa stata negata o messa in dubbio da<br />

alcuni.<br />

Parla poi del nome generico Erythrcea erroneamente attribiiito<br />

da quasi tutti gli autori, senza controllo delle sorgenti, a Renealmus<br />

(IGllj, il quale difatti parla di un' ErytJircea, ma chiama cosi<br />

una specie (il Centaurium mlnus = Erythrcea Centaurìum), e non<br />

un genere. Altri autori attribuirono la creazione del genere Enjthrcea<br />

al Borckhausen, il quale però scrisse Erythalia, non Erythrfea, e in-<br />

tendeva sotto questo nome diverse Genziane vere, non l' attuale<br />

Erythrcea.<br />

Il Presidente Arcangeli legge una comunicazione sull' origine<br />

e probabile età del Castagno d' India che trovavasi all' ingresso<br />

dell' Orto Botanico di Pisa.<br />

SOPRA AL CASTAGNOj D' INDL\ GIÀ ESISTENTE ALL'IN-<br />

GRESSO DELL' ORTO PISANO. NOTA DI G. ARCAN-<br />

GELI.<br />

In un mio lavoro pubblicato parecchi anni fa ' descrissi una<br />

pianta di castagno d'India esistente in detto Orto presso l'in-<br />

gresso di via S. Maria, l'unica superstite delle due esistenti in<br />

detta località, pianta] di cui avevano pure scritto il prof. G. Savi^<br />

* G. ARCANaELi, La piante arboree delV Orto botanico di Pisa, nel<br />

Nuovo Giorn. bot. ital., IV, 1872, pag. 125.<br />

' G. S.vvi, Notizie per servire alla Storia del Giardino e Museo<br />

della I. e R. Universitì di Pisa. Pisa, Tip. Nistri, 1828, pag. 10.


284 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

ed il prof. A. Targioni, ' ed alla quale si attribuiva una grande<br />

longevità, ritenendosi, per quanto ne asseriva il Savi stesso,<br />

ch'essa fosse stata piantata dal Padre Malocchi nel 1597, ciò che<br />

pure era scritto sopra un cartello affisso al suo tronco.<br />

II prof. T. Caruel, già direttore del detto Orto botanico, in<br />

seguito a giuste considerazioni, fra le quali principalmente quella<br />

che di tali piante non trovasi indicazione alcuna nella pianta<br />

dell'Orto botanico unita al catalogo del Tilli, - ritenne ch'essa<br />

non esistesse nell' epoca nella quale il catalogo del Tilli fu dato<br />

alla luce, e che in conseguenza non le spettasse affatto la lon-<br />

gevità che le veniva attribuita.<br />

In seguito alle condizioni nelle quali essa pianta trovavasi,<br />

per la carie che aveva invaso non solo le sue ramificazioni ma<br />

il tronco stesso fino alla base, per quanto fossero usate le cure<br />

opportune per mantenerla in vita, essa mori. Al momento del<br />

mio trasferimento a Pisa (nel novembre 1881), riscontrai che<br />

questa bella pianta non dava più speranza alcuna di voler ri-<br />

prendere a vegetare, ed anzi era in piena balia della morte. Potei<br />

infatti riscontrare che essiccate e morte erano le gemme di<br />

tutte quante le sue messe, e necrosato mostravasi il tessuto<br />

cambiale già estesamente invaso da funghi, onde riconoscendo<br />

come il lasciarne il tronco alle intemperie nel rimanente au-<br />

tunno, non avrebbe recato che danni maggiori, col favorirne<br />

sempre più la decomposizione, decisi di farlo abbattere. In tale<br />

circostanza non mancai di far segare due sezioni trasversali di<br />

detto tronco alla base, per conservarle nel nostro Museo bota-<br />

nico, una delle quali fu pure tirata a pulimento e lustrata per<br />

poterla meglio studiare: onde non tutto passò al crematoio,<br />

come fu erroneamente asserito.<br />

L' esame istituito sopra tali sezioni ha chiaramente dimo-<br />

strato, come giuste fossero le congetture del prof. Caruel, come<br />

cioè la pianta avesse un età molto minore di quella presunta.<br />

In tali sezioni infatti si poterono contare al massimo 140 strati le-<br />

gnosi, però con molte difficoltà, a cagione dell'uniformità di strut-<br />

' A. Targioni-Tozzetti, Cenni storici sulV introduzione di varie<br />

piante neW Agricoltura ed Orticoltura toscana. !Pii*enze, 1853, pag. 236.<br />

^ T. Caruel, IJ Castagno d' India dell' Orto botanico di Pisa, Bal-<br />

lettino della R. Soc. tose, di Orticolturn, Anno XI, 1886, pag. 36.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 285<br />

tura del legno e della ineguaglianza degli strati stessi. Di questi<br />

i primi 20, a partire dal centro organico della sezione, assai più<br />

grossi degli altri, occupavano circa 0"", 4 del diametro del<br />

tronco che in media era di circa 1, ed erano d' un colore<br />

scuro simile a quello del legno di noce, dotati peraltro di poca<br />

durezza, ed i più vecchi in via di decomposizione. A questi poi<br />

succedevano altri strati, a grado a grado più sottili quanto più<br />

esterni, più grossi però e meglio visibili in corrispondenza a<br />

tre grossi rilievi, percorrenti longitudinalmente il tronco e cor-<br />

rispondenti ai tre rami principali. I più sottili di tali strati non<br />

giungevano allo spessore di un millimetro : tutti quanti però<br />

erano di colore biancastro simile a quello del legno di pioppo,<br />

eccetto vari alla periferia che erano colorati in nerastro, per<br />

la presenza di particolari miceli in essi sviluppatisi dopo la<br />

morte della pianta. Debbo anzi aggiungere, che il ritiro della<br />

parte interna mortificata ed in via di decomposizione, aveva de-<br />

terminato alcune larghe spaccature, che non permettevano di<br />

ben distinguere le prime zone legnose: onde il loro numero an-<br />

che per questa ragione sembrerebbe non potersi ritenere infe-<br />

riore ai 140.<br />

Non può dunque ammettersi che la pianta in questione ri-<br />

monti alla epoca del Padre Malocchi; giacché, tenendo conto di<br />

quanto resulta dalla struttura del fusto, la sua comparsa nel-<br />

r Orto pisano, non può rimontare oltre il 1740 o poco più ; ciò<br />

che viene confermato dal fatto osservato già dal prof Caruel,.<br />

che la posizione dei due castagni d'India, presso l'ingresso del<br />

Giardino pisano, non è affatto indicata nella carta topografica<br />

annessa all' opera del Tilli, che fu stampata nel 1723. * Vero<br />

è che il Calvi nel suo Commentarium'^ non riproduce nella<br />

pianta topografica dell' Orto pisano, che unisce alla sua opera, i<br />

due castagni d' India, che a quell'epoca dovevano esistere presso<br />

l'ingresso; ma ciò si spiega facilmente, osservando come il Calvi<br />

non fece altro che riprodurre l'incisione già riportata nell'opera<br />

del Tilli, forse per economia, e senza introdurre alcuno dei cam-<br />

' Catalogus plantarum Ilorti pisani, auctore M. Angel Tilli, etc.<br />

Florentiae, MDCCXXIII.<br />

' Commentarium inserviturum historiae Pisani Vireti botanici academici,<br />

auctore J. Calvio cremonensi, etc. Pisis, annoMDCCLXXVII.


286 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

biamenti, che certamente dovevano essere stati effettuati nel<br />

corso di 54 anni: mentre non è affatto ragionevole l'ammet-<br />

tere, che il Tilli stesso trascurasse di segnare nella sua tavola<br />

1 due castagni d'India, come quegli che fece disegnare ed inci-<br />

dere, la detta tavola, nel che egli deve aver posto ogni maggior<br />

cura, affinché il lavoro riuscisse esatto ed affatto scevro d'omis-<br />

sioni.<br />

Tutto adunque induce a concludere che il prof. G. Savi ed il<br />

prof. Targioni abbiano preso abbaglio, nel ritenere che i detti<br />

castagni d'India dovessero farsi risalire all'epoca del Padre Ma-<br />

locchi, errore nel quale io stesso caddi nel lavoro sopra citato.<br />

Tale errore può essere derivato dall'avere essi osservato dette<br />

piante ad un età assai avanzata, quando esse avevano già rag-<br />

giunto nel loro tronco notevoli dimensioni, e dal non avere<br />

avuto cognizioni sufficienti riguardo alla energia con la quale<br />

si effettua l'accrescimento in tali piante, tanto più che a quel-<br />

r epoca trattavasi di piante non molto conosciute e diffuse. Pro-<br />

babilmente tali castagni d' India furono piantati all' epoca di<br />

M. Angelo Tilli, o forse poco dopo la sua morte dal suo nipote<br />

Attilio, cioè poco dopo il 1740, forse da semi provenuti da quelli<br />

già coltivati dal Padre Malocchi, ciò che appunto corrisponderebbe<br />

al numero degli strati legnosi dell' ultimo abbattuto. Siccome poi<br />

la pianta all'epoca in cui il Savi entrò nell'Orto botanico di Pisa,<br />

cioè nel 1791, ' doveva aver raggiunto nel suo tronco un dia-<br />

metro non meno di 0, 60 avendo circa 50 anni di età, come fa-<br />

cilmente rilevasi dalle zone legnose delle sezioni conservate,<br />

facilmente si spiega come egli sia stato indotto in errore, attri-<br />

buendo a quella pianta un' età assai maggiore a quella che posse-<br />

deva. Ad ogni modo 1' età della nostra pianta doveva essere mag-<br />

giore ai 104 anni, cioè a tutto il tempo decorso dalla pubblica-<br />

zione del Commentario del Calvi al 1881, per la ragione che<br />

all'epoca in cui il Savi entrò nell'Orto pisano (1791), essa non<br />

poteva avere nel suo tronco un diametro maggiore di 0, 4, come<br />

si_^rileva dalla sezione; ciò che non avrebbe certamente permesso<br />

di giudicarla per una pianta annosa, e tale da farla risalire<br />

all' epoca del Padre Malocchi.<br />

• RlDOLFi C, Elogio del prò". G. Savi, morto in Pisa il 2ì apri-<br />

le 1844 ecc. Modena, 1845, pag. IV.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 287<br />

Il prof. Caruel si dichiara contento che i fatti abbiano dato ra-<br />

gione alle precedenti sue osservazioni.<br />

Dopodiché esaiirite le comunicazioni 1' Adunanza è tolta.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 5 maggio 1892.<br />

Sono presenti i Soci Pirotta, Cuboni, Grampini, E.e, Chiovenda,<br />

Baldini, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente ha la parola il prof. Cu-<br />

boni il quale presenta una figura di un ifomicete trovato sopra i<br />

bronzi antichi affetti dalla cosi detta rogna o scabbia dei bronzi. Tale<br />

ifomicete si sviluppa qua e là alla superfìcie dei bronzi alterati,<br />

in cespuglietti minutissimi, invisibili ad occhio nudo. All'esame<br />

microscopico presenta 1' aspetto di un Cladosporium ; è formato da<br />

una serie di cellule ellittiche colorate in bruno, riunite iu catenelle<br />

che lateralmente danno origine a rametti formati da cellule più<br />

allungate, colorate meno intensamente e terminate all' apice con<br />

un Gonidio sferico ialino. Tale ifomicete è stato trovato sopra tutti<br />

i bronzi affetti da rogna finora esaminati, e cioè due monete anti-<br />

che romane e tre statuette greco-romane. In tali bronzi<br />

1' alterazione,<br />

denominata rogna dagli archeologi, aveva cominciato a ma-<br />

nifestarsi da qualche mese ed era in via di sviluppo. Siccome il<br />

modo di procedere della alterazione, come indica chiaramente il<br />

nome di rogna o scabbia, rassomiglia, per alcuni caratteri, alle<br />

malattie prodotte negli organismi da parassiti, è lecito domandarsi<br />

se r ifomicete sopra descritto sia la causa della rogna del bronzo.<br />

Per risolvere questo problema il prof. Cuboni ha intrapreso una<br />

serie di esperienze e colture intorno alle quali si riserva di riferire<br />

in altra occasione.<br />

Lo stesso prof. Cuboni fa anche una breve comunicazione intorno<br />

alla forma ibernante del Fusioladium dendriticum Fuck. da lui tro-<br />

vato recentemente sopra i rametti di pomo e studiato dall'allievo<br />

sig. Attilio Pizzigani. I rametti infatti mostrano delle pustole giallobrune<br />

al disopra delle quali si estende 1' epidermide in parte screpolata.<br />

Nelle sezioni anatomiche si vede che la pustola è formata<br />

da uno stroma parenchimatoso costituito da parecchi strati di elementi<br />

dei quali quelli centrali sono perfettamente ialini e quelli<br />

periferici sono colorati in bruno. Tenendo i rametti qualche giorno<br />

in coltura in camera umida, alla temperatura dell' ambiente si<br />

osserva prodursi alla superficie dello stroma parenchimatoso un


288 ADUNANZA. DELLA SEDE DI ROMA<br />

grande numero dei conidì caratteristici del Fusicladium dendriticum.<br />

Non vi è quindi dubbio che tale stroma, finora osservato dal Sorauer<br />

soltanto nei frutti, sviluppandosi sopra i rametti passa ivi l'inverno<br />

e riproduce a primavera i nuovi conidì. In tal modo il ciclo biolo-<br />

gico di questo parassita, finora molto oscuro, rimane chiarito e vi<br />

è fondata speranza che applicando ai rametti di pomo i trattamenti<br />

invernali con miscela di solfato di rame e calce, si possa riuscire<br />

a prevenire lo sviluppo della malattia.<br />

Quindi il Socio prof. Grampini presenta :<br />

DUE PIANTE INTERESSANTI PER LA FLORA ROMANA.<br />

PER IL PROF. O. GRAMPINI,<br />

1. Myosotis caespitosa F. Schultz. (= M. Ungulata Schultz),<br />

la quale fino ad ora non consta sia stata trovata nel territorio<br />

della flora romana. Fu raccolta a Castel Porziano nelle paludi<br />

della Veneria reale il 24 aprile del corrente anno, insieme alla<br />

seguente, in una escursione fattavi col Socio sig. Chiovenda.<br />

2. Isoetes velata A. Br. — Riscontrata questa specie nella<br />

zona marittima del territorio della flora romana fino ad ora<br />

soltanto nella Selva di Nettuno. Trovata abbondante nei terreni<br />

limacciosi colla precedente nello stesso tempo e luogo. È<br />

interessante questa nuova località abbastanza lontana dalla<br />

prima, dimostrando, come già il prof. Pirotta accennava, che<br />

r area di distribuzione di questa specie, ritenuta fino a qualche<br />

anno fa mancante alla Penisola, è molto più considerevole e<br />

forse si estende a tutta la zona marittima paludosa della costa<br />

tirrena meridionale.<br />

Il Presidente dà poi la parola al Socio dott. Re il quale presenta<br />

la seguente nota :<br />

SULLA DISTRIBUZIONE DEGLI SFERITI NELLE AMARIL-<br />

LIDACEE. NOTA DEL DOTT. LUIGI RE.<br />

In una breve Nota da me pubblicata sul principio del corrente<br />

anno ' ho fatto parola di abbondante formazione di sferiti che<br />

si ha in certe parti (brattee dello scapo, fiore, frutto) àoiV Agave<br />

* L. Re, Sulla presenza di sferiti nelV Agave mexicana Lam. in<br />

Annuario del R. Istituto botanico di Roma, voi. V, fase. 1, 1892.


ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 289<br />

meocicaiia Lamk,, sottoposte all' azione dell' alcool ;<br />

e da ultimo,<br />

dopo avere accennato alla loro presenza anche nell' Agave coe-<br />

rulescens Salm Dyck (fiore e frutto), mi sono proposto di tornare<br />

suir argomento, estendendo lo studio di tali produzioni colla ri-<br />

cerca di essi in altre specie. Prima però di trattare della loro<br />

distribuzione, credo opportuno far precedere alcune osserva-<br />

zioni sulla sostanza che costituisce gli sferiti dell' Agave mexi-<br />

cana, dei quali mi sono precedentemente occupato.<br />

E innanzi tutto é da ricordare l' aver potuto artificialmente<br />

produrre degli sferiti, pestando alcuna delle grandi brattee dello<br />

scapo (che ne sono assai ricche), e filtrata la sostanza cosi ot-<br />

tenuta, precipitandola con alcool ; poi ridisciogliendola in acqua,<br />

e dopo averla nuovamente filtrata, riprecipitandola, e cosi ope-<br />

rando successivamente per parecchie volte, a fine di ottenere, per<br />

quanto questi mezzi fisici, anziché chimici, lo consentono, la so-<br />

stanza pura. Allora il precipitato è di aspetto fioccoso, di co-<br />

lore biancastro, e, osservato al microscopio, si presenta amorfo.<br />

Ma, lasciandolo in riposo, va man mano diminuendo di volume,<br />

e dopo circa venti giorni ha subito una riduzione enorme, e<br />

perduta la struttura fioccosa. Osservato allora al microscopio,<br />

lo vediamo non più amorfo, ma costituito da bellissimi e rego-<br />

larissimi sferiti. È importante l' osservare come questi siano di<br />

due sorta : la maggior parte ci si mostra in forma di sfere re-<br />

golari, piuttosto grosse, senza apparente struttura, colla super-<br />

ficie liscia; altri, in minor numero, sono di dimensioni più pic-<br />

cole ed hanno aspetto assai diverso: la loro superficie non è liscia<br />

ma granulosa. Questi presentano le reazioni comuni agli altri,<br />

ma offrono maggiore resistenza a tutti i reattivi; e per esempio<br />

l'acido picrico, mentre attacca rapidamente i primi, opera lentis-<br />

simamente su questi ultimi. Trattati con soluzione, anche dilui-<br />

tissima, di acido fenico, ci presentano manifesto un nucleo, spesso<br />

colorato in rosso-bruno, o bruno. Talvolta questi si trovano iso-<br />

lati, spesso però stanno aderenti agli sferiti ordinarli, di maniera<br />

che si presentano all'aspetto come una loro gemmazione. È da<br />

osservare che, anche fra quelli di forma ordinaria, se ne vedono<br />

talvolta di piccoli aderenti a più grossi a mo' di gemmazioni.<br />

Gli sferiti, trattati con una soluzione diluita di ossalato d' am-<br />

monio, ci manifestano una struttura a strati concentrici, e nello<br />

Bull. dcUa Soc. bot. Hai. 19


290<br />

ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA<br />

stesso tempo, quelli che si trovavano a contatto fra loro si ve-<br />

dono in relazione colla parte mediana attraverso la pellicola<br />

esterna, formando un sistema unico di stratificazioni. Da ultimo,<br />

e tanto più rapidamente quanto più la soluzione è concentrata,<br />

si ha la formazione di piccoli cristalli di ossalato di calcio.<br />

Adoperando, in luogo dell' ossalato d'ammonio, l'acido ossa-<br />

lico, la reazione colle sue varie fasi è all' incirca la medesima;<br />

ma, essendo la sua azione più energica, esse sono più rapide,<br />

e la fase finale (formazione di cristallini d' ossalato di calcio) è<br />

più sollecita.<br />

Tutti gli sferiti ottenuti nel modo sopra descritto, trattati con<br />

soluzione diluita di acido solforico, danno aggregati stellati di<br />

cristalli di gesso.<br />

Col clorojoduro di zinco, dapprima si ingrandiscono, mostrano<br />

la divisione in parti concentriche, poi si disciolgono.<br />

Le soluzioni di iodio li attaccano e li distruggono.<br />

Facendo agire una soluzione dlluitissima di acido fenico, in<br />

generale, ci si mostra la parte centrale, o nucleo, granulosa e<br />

colorata in nero o rosso-bruno.<br />

Non si colorano con la soluzione alcoolica di fucsina.<br />

L* acido cromico li attacca e li distrugge immediatamente, la-<br />

sciando al loro posto aggregati stellati di cristalli di cromato di<br />

calcio, molto somiglianti per l' aspetto agli aggregati stellati dei<br />

cristalli di gesso.<br />

Con la soluzione concentrata, la reazione è alquanto complessa,<br />

e si divide in più tempi: dapprima si spacca la parete esterna;<br />

poi gli sferiti, che vanno man mano distruggendosi, restano<br />

uniti per fili di congiunzione; fino a che, attaccati anche que-<br />

sti, ogni cosa scompare.<br />

Esaminati col microscopio di polarizzazione, a nicol incrociati,<br />

gli sferiti tutto al più, e massime i più piccoli, rischiarano de-<br />

bolmente il campo del microscopio, ma non presentano i feno-<br />

meni ottici proprii dei grani d'amido o degli sferocristalli<br />

d'inulina.<br />

Ho poi rivolte le mie osservazioni a ricercare se una sostanza<br />

simile si trovi nell* Agave mexicana Lara, anche in parti di-<br />

verse da quelle studiate. A tale scopo ho posto a germinare dei<br />

semi presi dalla pianta medesima che mi aveva fornito il ma-


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 291<br />

teriale per le precedenti ricerche, e le piantine che ne sono<br />

nate ho messe per un tempo conveniente in alcool forte. Ho<br />

potuto allora riscontrare la presenza di una sostanza, precipi-<br />

tata, in forma di aramassi piuttosto irregolari, nel parenchima<br />

corticale della radice, e soprattutto verso la base di essa.<br />

Inoltre, allo stesso scopo, ho esaminato delle piantine di Agave<br />

HPMì'iquesii Baker, nate da seme e tenute in alcool forte. Nella<br />

radice, e soprattutto verso la base, si trova nel parenchima corti-<br />

cale grande numero di sferiti: questi hanno colore giallo-chiaro;<br />

spesso ce n' è parecchi in una sola cellula, talora assai grandi.<br />

Molto frequenti si mostrano dei precipitati aventi una carat-<br />

teristica forma a ventaglio (forma che fra poco ritroveremo<br />

in parte diversa di altra pianta), i quali danno le stesse rea-<br />

zioni, sono cioè solubili in acqua, anche fredda, e presentano<br />

bellissima la reazione del gesso, trattati coli' acido solforico<br />

diluito.<br />

Inoltre in queste stesse piantine giovani di Agave Henri-<br />

quesii Baker, si trovano nelle foglie piccole sferettine giallo-<br />

chiare, poco numerose :<br />

in una cellula generalmente ce n' è una,<br />

o pochissime; stanno addossate alle pareti cellulari. In numero<br />

maggiore e di dimensioni un po' più grandi si trovano attorno<br />

ai fasci fìbro-vascolari: ad ogni modo è molto scarsa la loro<br />

distribuzione topografica. Danno anch' esse, trattate con acido<br />

solforico, aggruppamenti stellati di gesso.<br />

Le ricerche su diverse specie del genere Agave ho potuto<br />

estendere assai ampiamente per ciò che spetta alle parti fio-<br />

rali, valendomi del ricco materiale conservato in alcool nel<br />

Museo del R. Istituto Botanico di Roma, e molto deficientemente<br />

per le altre parti che pure presentano sommo interesse (grandi<br />

brattee dello scapo, frutto). Peraltro di parecchie specie ho po-<br />

tuto rinvenire alcuna delle piccole brattee che sono in alto, pros-<br />

sime alla infiorescenza.<br />

Accennerò brevissimamente il risultato di queste ricerche<br />

fatte sulle specie seguenti, oltre quelle già ricordate:<br />

Agave americana L.<br />

— Salmiana Otto<br />

— strida Salm Dyck<br />

— Sariorii K. Koch


292 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Agave filifera Salm Dyck<br />

— appianata Lemaire<br />

— VerscliaffeltU Lemaire<br />

— pohjacantha Haw.<br />

— yuccaefolia DC.<br />

Le piccole brattee da me osservate appartengono alle specie<br />

A. Salmiana, strida, Sartoyni. Nell'^. Salmìana ci presentano<br />

il parenchima ripieno di numerosissime sferettine incolore, dif-<br />

fuse in tutta la sua massa, e assai abbondanti anche nelle sin-<br />

gole cellule. Attorno poi ai fasci fibro-vascolari si formano grossi<br />

sferiti di colore giallastro. Facendo la reazione coli' acido sol-<br />

forico, si ottengono cristallini isolati e aggruppamenti stellati di<br />

gesso. Le piccole brattee dell' A. strida ' si compongono di due<br />

parti : del corpo della brattea, che ha forma presso a poco tri-<br />

gona, e di una resta lunghissima, lesiniforme. Nel corpo della<br />

brattea non ho riscontrato sferiti; invece ce ne sono nella re-<br />

sta; più in basso si dispongono attorno ai fasci, più in alto in-<br />

vadono il parenchima.<br />

Essi sono giallo-scuri, e, procedendo verso l'apice, crescono<br />

di numero, e assumono dimensioni assai maggiori. Nell'^. Sar-<br />

torii, esaminata una piccola brattea, vi si trovano sferiti piut-<br />

tosto abbondanti, spesso di dimensioni assai grandi; e, soprat-<br />

tutto quest' ultimi, ci mostrano manifestissimo al centro un bel<br />

nucleo di color rosso-bruno (tendente al nero), di aspetto gra-<br />

nuloso. Riesce stupenda la reazione coli' acido solforico: si formano<br />

aggregati stellati di grossi cristalli di gesso, disposti come<br />

raggi di una sfera che si partano dal nucleo centrale.<br />

Il peduncolo fiorale, che nell' A. mexicana vedemmo ricchis-<br />

simo di sferiti, per lo più di enorme grossezza, ce ne offre anche,<br />

assai belli e grandi, di color giallo ranciato carico nell' ^. ap-<br />

planata; e bellissimi e assai abbondanti ne presentano anche i<br />

peduncoli dell' J.. yuccaefolia e dell'ari, filifera. Soprattutto in<br />

quest' ultima specie, l' aspetto e la distribuzione loro sono affatto<br />

simili a quelli descritti per r .4. mexicana: sono numerosissimi<br />

' Nelle foglie di Agave, striata Salm Dyck si trovano abbondanti<br />

sferocristalli di color giallo-cliiaro : essi riempiono ciascuno per in-<br />

tero una cellula, e si trovano in più cellule contigue.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 293<br />

€ regolarmente rotondi in alto, presso la superfìcie d'inser-<br />

zione del fiore; più in basso si raccolgono in masse più grosse,<br />

prevalentemente attorno ai fasci fibro-vascolari.<br />

Il fiore in nessuna delle specie da me studiate e sopra nomi-<br />

nate mostra la j-icchezza di tali contenuti, che fu trovata nel-<br />

y A. mexicana. Peraltro non ne ha assoluta mancanza: perché<br />

ne vediamo in quello dell' A. appianata, massime nella sua por-<br />

zione inferiore, e nella sua parte periferica esterna; nell' A. fili-<br />

fera, dove spesso, nel perigonio, sono sotto forma di piccole goc-<br />

cioline numerose nelle cellule; nella A. yuccaefolia; nell'^.<br />

strida. '<br />

Non se ne trovano affatto, o sono rarissimi, nell' A. ameri-<br />

cana, e ciò sorprende, essendo questa specie tanto affine al-<br />

l' A. mexicana, la quale, coms si é detto, ne è oltre ogni dire<br />

ricca, tenendo anche conto che gli esemplari delle due specie<br />

da me studiate hanno vegetato nello stesso terreno (R. Orto<br />

Botanico a Panisperna in Roma). Inoltre nell'^. americana<br />

mancano affatto anche nel peduncolo. Intanto è da notare che<br />

dove questo termina e s' inserisce il fiore, si trova quantità<br />

enorme di amido, che non solo sta nella guaina che circonda<br />

i fasci, ma riempie per intero tutta la massa del parenchima,<br />

e questa disposizione si continua nella porzione inferiore del-<br />

l' ovario.<br />

Forse c'è un rapporto fra l'amido e gli sferiti; perché, in<br />

generale, dove questi mancano o sono in assai scarso numero,<br />

ivi si trova amido in maggiore abbondanza e in grani più grossi;<br />

come (oltreché confrontando il peduncolo e il fiore dell' J.. ame-<br />

ricana con quelli dell'. 1. mexicana) si può vedere ad esempio<br />

nell'ai. Salmiana, dove la piccola brattea osservata é ripiena di<br />

sferiti, e il peduncolo e il fiore si può ritenere ne siano privi<br />

quasi del tutto; ma in questi troviamo la guaina vascolare ric-<br />

chissima di amido in grani assai grossi; e lo stesso fatto avviene<br />

pure nel peduncolo dell' A. polyacantha.<br />

* Neil' Agave Verschaffeltii Lemaire, si hanno nel perigonio specie<br />

di sferocristalll disposti a ciuffo, addossati ai fasci di rafidi d'ossa-<br />

lato di calcio, che ivi abbondano, e talvolta anche alla parete della<br />

cellula rafidofora. Sono solubili in acqua.


294 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Occupandomi io dello studio anatomico delle Amarillidacee,<br />

Ilo voluto estendere le osservazioni su questi contenuti, oltre-<br />

ché al genere Agave, anche a qualche altro genere che ho<br />

avuto fra mani.<br />

Nella Fourcroya gigantea Vent., le cellule che si trovano verso<br />

la periferia della foglia sono ripiene di sferiii aventi varia dimen-<br />

sione, colore giallo-chiaro, trasparenti. Si rassomigliano alquanto<br />

a quelli delle brattee dell'^. mexicana. Molti di essi stanno ad-<br />

dossati alle pareti cellulari. Danno la reazione sopraricordata del<br />

gesso. Inoltre lungo i fasci fibro-vascolari si trovano sovrap-<br />

posti in serie sferiti piuttosto grossi di color chiaro, che li ac-<br />

compagnano per la loro lunghezza. Essi presentano bellissima<br />

la reazione coli' acido solforico diluito. Malgrado 1' abbondanza<br />

di tali contenuti nella foglia, non ne ho riscontrati di somi-<br />

glianti in nessuna parte del flore della Fourcroya gigantea.<br />

Nella Polyanthes tuberosa L. si trovano nel parenchima della<br />

foglia speciali contenuti in forma di piccole sferettine incolore,<br />

sparse qua o là, ma soprattutto raccolte in appositi idioblasti,<br />

che ne sono zeppi, e del resto non hanno forma diversa dalle<br />

altre cellule del parenchima. Questi piccoli sferiti sono solubili<br />

in acqua, anche fredda, e danno evidentissima la reazione col-<br />

r acido solforico, formando belli aggruppamenti stellati di gesso.<br />

I generi fin qui nominati appartengono alla stessa tribù, che dal<br />

genere Agave prende nome, delle Agavee. Ma una simile sostanza<br />

precipitata per l' azione dell' alcool, ho rinvenuto in una pianta<br />

della tribù delle Amarillee, cioè nel Crinwn asiaticum L. Nella<br />

foglia di questa specie si trovano precipitati, aventi forma di<br />

ventaglio (forma già precedentemente ricordata), nel parenchi-<br />

ma, soprattutto attorno ai fasci e dentro a speciali cellule al-<br />

lungatissime sovrapposte in serie, che si ritrovano in queste fo-<br />

glie insieme alle cellule spirali, proprie di parecchie specie di<br />

Crìnum.<br />

Anche questi precipitati formano aggregati stellati di gesso<br />

assai belli, quando si trattano con acido solforico.<br />

Il Presidente, dopo aver fatto rilevare l'importanza dell'argomento<br />

trattato dal dott. Re specialmente dal punto di vista della


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 295<br />

fisiologia della nutrizione, dà la parola al Socio sig. Chiovenda che<br />

presenta la nota seguente e gli essiccati relativi.<br />

SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />

ROMANA. PER E. CHIOVENDA.'<br />

Manipolo primo: Raiiuncolacee.<br />

Ranunculus montands var. Apenninus Chiov.<br />

R. moìitanus. Sang. ! Prodr. fi. rom., pag. 417 p. p.; Paol.,<br />

FI. march.., pag. 621; Ten. ! Syllog. fi. neap., pag. 270; Bald. e<br />

Pelosi! in Malp., I, pag. 190; Brocchi, Oss. nat. Apenn. Abruzzi,<br />

pag. 22.<br />

R. llllarsii Paol. in Malp., I, pag. 531.<br />

R. rhizomate obliquo, brevi, crasso, nigro, fìbris radicalibus<br />

divisis plus minusve longis praedito: foliis radicalibus petiolo<br />

limbo duplo vel magis longioribus: limbo rotundaio, 5-lobato,<br />

sinubus aciUis vel laeve obtusis quasi usque ad insertionem<br />

folium secantibus; lobis tlabellatini incisis, lobulis Hnearibus<br />

apice obtusis vel interdam subacutis. Caule erecto robusto,<br />

3-15 cm. longo, apice terete nunquam nec laevissime sulcato<br />

etiam in fructo, pilis adpressis hirto: Folio caulino unico infra<br />

medium sito, tripartito, foliolis lanceolatis, angustis acutissi-<br />

mis. Flore mediocre aureo: calyce patenti, hirsutulo, nervoso,<br />

in margine non scarioso et concolore: petalis apice obtusis, ro-<br />

tundatis, minime retusis, nectario parvo. Fructibus sublenticu-<br />

laribus, basi parum attenuatis, dorso rotundatis, carina parva<br />

percurso; rostro eximie uncinato sed non revoluto, carpello "/g<br />

breviori. Receptaculo ad basim glabro in '/^ inferiori sparse pi-<br />

loso et inde magis magisque pilosior ut denique in apice dense.<br />

Subs. a typicus Chiov. in herb. Rom. — R. caulibus 10-15 cm.<br />

elatis, rectis: foliis 1-2 cm. diametri, laciniis obtusissimis, si-<br />

nubus angustissimis: flore 1.30-2.20 cm.<br />

* Sotto questo titolo intraprendo la pubblicazione di una serie di<br />

comunicazioni, risultati dello studio che io vado facendo nell' Istituto<br />

botanico di Roma sul ricco materiale che il prof. Pirotta ha<br />

messo insieme per l'erbario romano.


296 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Sul mt. Viglio 14, VII, 1891; a Trinità e mi Autore 15,<br />

VII, 1891 (A. Terracciano !) ; a Fiumana presso Filettino, VII,<br />

1888; alla Foce e a Camporiano nei rat. Sirabruini, VI, 1887<br />

(Martelloni!), In Apenninis. Sul Cantro o Giglio sopra Filettino,<br />

12, VII, 1856 (Rolli!). Raccolto anche sul mt. Vettore, VII, 1830<br />

(Sanguinetti ! non gli esemplari della stessa località del VI, 37).<br />

f. parmilus (A. Terracciano!) Chiov.<br />

R. monianus var. parmtlus A. Terr. ! in Herb. R. H. Romani.<br />

R. caulibus gracilioribus, basi plerumque contortis 3-10 cm.<br />

elatis.<br />

Sul mt. Viglio, 14, IV, 1891; sul mt. Cotento, 12, VII, 1891<br />

(A. Terracciano!). Al piano di Caforchietto sopra Filettino, 13,<br />

IX, 1886; sul mt. Cotento, 26, IX, 1886; sul mt. Viglio (Baldini!);<br />

sul mt. Viglio a Moscosa e ad Obico, 14, XI, 1886 (Martelloni!).<br />

Neil' erbario Cesati si conservano due individui di questa va-<br />

rietà e precisamente della f. parvulus a cui furon mandati per<br />

la determinazione dal signor E. Levier dal quale furon raccolti:<br />

« In pascuis alpinis della Majella (sotto l' ultimo cono di mt. Amaro<br />

salendo da valle di Femminamorta presso Grotta Canuto) 7,<br />

Vili, 1873. »<br />

Il Cesati in apposita scheda scrisse:<br />

« Cfr. Boissier, FI. orient., I, pag. 40-1. R. Villarsii j3 et verum<br />

R. demissum (suum saltem) et specimen nostrum R. demissi. »<br />

Dalla descrizione del R. Villarsii fi sartorianus Boiss. la no-<br />

stra pianta differisce per quello che già dicemmo dell' avere le<br />

foglie circolari. Colla descrizione del R. demissus la nostra pianta<br />

concorda in tutto salvo che ha i carpelli evidentemente ca-<br />

renati.<br />

Nello stesso erbario Cesatiano si conserva pure un esemplare<br />

d' una forma del R. gracilis Schl. del Vallese raccolto dal Sud-<br />

der che si avvicina al nostro per le incisure delle foglie pro-<br />

tratte fin quasi all' inserzione, ma ne differisce per la gracilità<br />

di tutta la pianta, per le lacinie acute, ecc.<br />

Molti autori o danno come specie distinte forme assai prossime<br />

al R. montanus Wiild. o come varietà dello stesso. La<br />

forma tipica è assai frequente sulle Alpi e sulle montagne che<br />

da quelle derivano, ove io stesso l' ho ripetutamente potuto<br />

raccogliere.<br />

Le foglie nel tipo sono esattamente pentagonali, cioè essendo


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 297<br />

divise in cinque lobi e questi alla lor volta suddivisi, le sud-<br />

divisioni non sono lunghe come tutte le divisioni principali.<br />

Questo è il carattere più importante che m' indusse a separare<br />

questa forma del vero R. montanus Willd. en. hort. Ber.,<br />

pag. 598.<br />

A prima vista potrebbe sembrare il R. gracilis Schl., Cai. 1815,<br />

che il Gaudin, FI. helv., Ili, pag. 540, con molta ragione aggiunge<br />

al R. montanus; ma se ne distingue perchè la forma Schlei-<br />

cheriana ha le foglie radicali spesso solo 3-fide, sempre con la-<br />

cinie più strette ed acute; e pel caule gracile spessissimo quasi<br />

cascante. Di questa forma ho potuto esaminare esemplari non<br />

dubbi nell'erbario generale di questo Istituto botanico di Roma,<br />

ed io r ho più volte raccolta sulle Alpi Ossolane e Vallesane.<br />

La var. tenellus Gaud., loc. cit., non è che una forma sten-<br />

tata e nascente nei luoghi molto elevati e quindi locale.<br />

Nel Prodr. fi. Msp. di AVillk. e Lang., Ili, pag. 936, si danno<br />

di questa specie quattro varietà che tutte differiscono dalla no-<br />

stra pianta per avere le foglie radicali pentagonali.<br />

Nella Syyi. pi. vaso. mi. Pollini in Annuario R. I. B. Ro-<br />

mano, 1889-90, pag. 64, del sig. N. Terracciano è data una va-<br />

rietà sotto il nome di h Pollinensis.<br />

L' affinità del mt. Pollino colla parte dell' Appennino ove la<br />

nostra pianta cresce potrebbe far supporre che questa o quella<br />

possa venire ridotta: invece, dall' ispezione degli esemplari<br />

autoptici donati dall'autore all'erbario generale, mi pare si<br />

tratti di cosa ben diversa dal R. montanus Willd. et Auct. e<br />

che si debba piuttosto porre vicino al R. adimcus DC. per la<br />

forma delle foglie, del tricoma e specialmente del rostro e lo<br />

denomino R. Pollinensis (N. Terracciano) Chiov. '<br />

* R. Pollinensis CLiov.<br />

B. montanus b Pollinensis N. Terracc. ! Syn. pi. vaso. mt. Pollini<br />

in Ann. R. I. B. Romano, 1889-90, pag. 64.<br />

R. rhizomate horizontali vel obliquo, crassinsculo fibris crassis<br />

subsimplicibus, fuscis.<br />

Caulibus, simplicibus, usque ad 40 cm. longitudinis metientibus<br />

teretibus foliis uno-duobus. Foliis radicalibus longissime peduncu-<br />

latis, pedunculo 5-7 °* limbo lougiori pilis stricte adpressis hirtis<br />

limbo subrotundo 3-5 partito, lobis cuneato-rliomboideis apice prò-


298 ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA<br />

Questa nuova specie (che a mio parere sarebbe piuttosto da<br />

considerare come una varietà del R. aduncus DC.) differirebbe<br />

dalla nostra pianta per i seguenti caratteri : Il fusto è robustis-<br />

simo, alto 20-30 cm., sempre unifloro: la sommità del peduncolo<br />

fiorale é perfettamente cilindrica: il toro è scarsamente peloso<br />

e solo alla sommità: tutta la pianta é sparsa di peli bianchi più<br />

meno appressati.<br />

Non posso dire nulla di positivo intorno alla differenza dalle<br />

numerose specie create intorno al R. montanus dai sig. Jordan<br />

e Schur, mancandone gli esemplari autentici. Il R. montanus<br />

di Tenore, per ciò che mi risulta dall'ispezione di un suo esem-<br />

plare dell' erbario di Sanguinetti a cui fu mandato dal Tenore<br />

stesso e conservato nell'erbario generale dell'Istituto di Roma,<br />

appartiene assolutamente alla nostra varietà.<br />

funde 3-5 fidis, laciniis lanceolatis obtusiusculis, undique sed subtus<br />

praecipue pilis adpressis lutescentibus hirsutis, sinubus acutis se-<br />

paratis. Foliis caulinis 1-2 plerumque 3-partitis partitionibus lan-<br />

ceolatis, ad apicem longe atteuuatis interdum dentibus 1-2 praeditis.<br />

Pedicellis perfectissime teretibus nunquam etiam in fructu striati,<br />

bisutis pilis stricte adpressis. Corolla non vidi. Calice refiexo, se-<br />

palis ovatis, concavis, marginibus-scarioris, lutescentibus, hirsu-<br />

tis pili*- adpressis. Staminibus luteis anteris longitudine tripla la-<br />

titudinis, apice muticis. Carpellis subellipticis, convexiusculis,<br />

marginibiis, carina evidenti quanquam parva munitis, glaberrimis,<br />

laevibus, rostro '/j carpelli longo, apice revoluto.<br />

In pascuis montosis Calabriae Piano di Pollino, Vili, 1886; al Dol-<br />

cedorme, VII, 1886 (N. Terracciano !).<br />

Mi pax-e forma ben distinta da tutte le altre del R. montanus^<br />

Villarsii, aduncus, Gouani, gracilis, ecc., per i sepali muniti di mar-<br />

gini, colorati, giallastri, subscariosi, larghi iìno a 2 mm. Nel R. aurasiacus<br />

Pomel i sepali presentano questo carattere ; ma la pianta del<br />

Terracciano se ne distingue per la forma delle lacinie fogliari e<br />

specialmente per la forma della foglie caulinari.<br />

Dal R. aduncus Gren. Godr., cui è vicina più che ad alcun' altra<br />

specie, oltre che per la scariosità dei sepali più larga, differisce per<br />

le antere lungha 4 volte la lavgezza e per la maniera di divisione<br />

delle foglie.<br />

var. minor Chiov.<br />

R. montanus N. Terracc. ! FI. poli, syn., pag. 66 non Willd.<br />

R. caulibus 8-15 cm. elatis: foliis 4-6 cm. diametri, laciniis obtu-<br />

siusculis: flore 2-3 cm. diametri, foliis caulinis plerumque 2, 3-fidis,<br />

laciniis angustia.<br />

Schiena di Pollino, VIII, 1885 (N. Terracciano!).


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 299<br />

Ranunculus neapolitanus Ten.!<br />

R. neapolitanus Ten.! Syll. fl. neap. app., V, pag. 15; Bert., FI.<br />

it., V, pag. 556; Sang.! Prodr fi. rom., pag. 419; Nym., Consp.,<br />

pag. 12; Are, Comp. it., pag. 13; Ces.! Pass. Gib., Comp. it., pag. 880.<br />

R. palastris Griseb., FI. europ., pag. 15 p. p.<br />

! non L.<br />

11 Sanguinetti, loc. cit., descrive la specie, ma non dice nes-<br />

suna località in cui essa sia stata rinvenuta. Di tutti gli altri<br />

autori, eh' io mi sappia, nessuno fin' ora l'ha data dell'Agro ro-<br />

mano, in cui si trova ed é forse più diffusa di quello che si<br />

crede.<br />

Nell'erbario romano si conservano esemplari raccolti dal<br />

dott. A. Terracciano nei dintorni del promontorio Circello, dal<br />

piano d'Orlando al Telegrafo, 19, V, 1888; da S. Felice alla<br />

Mola, 12, V, 1888; nella Macchia Giacchetti, 18, V, 1888. E nel-<br />

r erbario generale a Pizzoli, 1828 (Herb. Mauri, legit D. Cec-<br />

chetti!): Villa Borghese, VI e IV, 1830 (Sanguinetti).<br />

Gli esemplari dell' isola di Creta a Kissomos, 2, V, 1884 (Re-<br />

verchon !) come pure quelli d'Istria raccolti dal Tommasini!<br />

corrispondono perfettamente alle nostre piante.<br />

Oltre a questi esemplari ch'io ritengo tipici, corrispondendo<br />

essi perfettamente agli autoptici Tenoreani dell' erbario Sangui-<br />

netti e di quello Cesati, se ne conserva uno nell'erbario romano<br />

che di gran lunga se ne scosta, mostrando in sé non dubbi<br />

segni d' ibridismo.<br />

La pianta è assai meno pelosa ed i peli che ha sono bianchi<br />

e non appressati come nel vero R. neapolitanus, ma patenti e<br />

spesso nei picciuoli e nella base dei fusti quasi reflessi.<br />

L'esemplare è unico e per di più non ha i frutti maturi;<br />

però la forma del pistillo mi pare sia quella del R. neapolitanus:<br />

le fibre radicali non sono cosi fortemente ingrossate, ma<br />

molto meno, quantunque lo siano evidentemente.<br />

Sospetto assai che si tratti di qualche ibrido del R. Sar-<br />

dous X neapolitanus, ma non posso asserirlo per la mancanza<br />

di materiale; corrisponde per altro sufficientemente bene alla<br />

descrizione che il Presi {Delie, vrag., pag. 9) dà di un suo<br />

R. pratensis, di cui vedi Freyn in Flora, 1880, serie li,<br />

voi. XXXVU, n. 13, pag. 215.


300 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Per il calice reflesso ed i peli bianchi, patenti, si avvicine-<br />

rebbe pure al R. Aleae Willk., da cui però differisce per le<br />

foglie radicali, che hanno la fogliolina mediana assai più breve-<br />

mente picciolettata, e spesso confluente colle due laterali, per<br />

la form.a dello stelo, per il bulbo radicale quasi perfettamente<br />

nullo come è appunto nel R. neapoliianus.<br />

V unico esemplare fu raccolto dal dott. A, Terracciano al Te-<br />

staccio in Roma, 15, V, 86.<br />

Ranuncdlus Aleae Willk.<br />

R. buWosiis Auct. fi. tnerìd. praec. medit max. parte.<br />

R. monspeliacus Alea pi. exsicc. non L. fide Willk.<br />

R. Aleae Willk., Pug. pi. nov. in Linnaea, 1859, XXX, pag. 84;<br />

Willk. et Lange, Proclr. fi. hisp.. Ili, pag. 931; Amo, FI. iber., VI,<br />

pag. 718; Willk., Illustr. /?. Hisp. et Bai., I, pag. 101, tab. LXIII, f. B ;<br />

Rouy, Bull. soc. ì)ot. frang., 18S1, XXVIII, pag. 64; Timb.-Lagr.,<br />

FI. Comi), in Rev. de Bot., 1892, X, pag. 27. Baenitz.! Herh. europ.;<br />

Terracc! Contr. fi. Rom. in Nuovo Giorn. bot. it., 1891, XXIII,<br />

pag. 498-9, 500.<br />

R. bulbosus var. meridionalis Levier! Herb. etrusc. exsicc;<br />

Terracc! Contr. fi. Rom. in Nuovo Giorn. bot. it., 1891, XXIII,<br />

pag. 499.<br />

R. bulbosus B napulosus Caldesi, FI. fav. tent. in Nuovo<br />

Giorn. bot. ital., XI, 1879, pag. 327; Bolzon, App. fi. trev. in<br />

Bull. Soc bot. ital., 1892, pag. 264.<br />

R. neapoliianus Ces.! hef^b. quaed. pi. florentina.<br />

R. dense et undique albo-pilosus, pilis patentibus, rarissime<br />

subglabro; basi bulbosus, fibris radicalibus, simplicibus, napifor-<br />

mibus, crassis ad apicem abrupte acuminatis. Foliis radicalibus<br />

longiuscule petiolatis, imis brevius ; omnibus 3-natis, foliolis<br />

rhombeo-ovatis, dentato-laciniatis, interdum profunde incisis<br />

dentibus acutiusculis vel obtusis, foliolo medio semper longe pe-<br />

tiolulato, petiolulo quandoque ut limbo longo.<br />

Caule crasso erectissimo, plerumque recto; fìstuloso, sulcato.<br />

Foliis caulinis radicalibus simillimis. Floribus, numerosis, raro<br />

paucis, rarissimae plantae uniflorae, speciosis aureis usque 2 cm.<br />

diametri attingentibus; petalis aureis, partem inferiorem dimi-<br />

diam ad unguem macula nititente coloratiori pictis, apice vix


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 301<br />

ne vix emarginatis; sepalis patentibus hirtis, luteolis, nervosis<br />

sed nunquam marginibus scarioris. Staminibus aureis gyneceura<br />

viridem aequantibus. Carpellis ellipticis basi vix angusta! is, la-<br />

teribus planis, rostro \\ longitudinis akenii longo laeve arcuato,<br />

margine dorsali anguste carinato.<br />

È specie propria dell' Europa meridionale e specialmente della<br />

regione mediterranea, e comune in tutta l'Italia come mi ha<br />

potuto provare l' ispezione dell' erbario generale di questo Isti-<br />

tuto ed il mio privato in cui si trovano esemplari da me raccolti<br />

nel Canton Ticino a Locamo, in Val Ganna, nel!' Ossola sul<br />

monte Calvario, ecc.<br />

Dal R. ìJuWosus L. tipico, che è comune nelle pianure dell'Eu-<br />

ropa centrale e in Italia piuttosto nei luoghi montuosi,* il<br />

i?. Aleac si distingue per essere pianta molto più sviluppata e<br />

quasi sempre lanuginosa: per le fibre radicali sempre tutte na-<br />

piformi molto più grosse e pei fusti generalmente più ramosi,<br />

sempre eretti, mentre nel buWosus sono alla base sdraiati e<br />

quindi arcuato-ascendenti: pei picciuoli e fusti con peli quasi<br />

reflessi e non eretto-patenti od orizzontali: per la lamina delle<br />

foglie radicali colla fogliolina mediana più brevemente picciolet-<br />

tata spesso sessile; e per 1 seni ottusi sempre, mentre nel pul-<br />

bosiis spessissimo sono acuti.<br />

Nel biclbosus gli achenii sono lenticolari con rostro diritto<br />

lungo ';, dell' achenio con margine dorsale strettamente care-<br />

nato e le foglie un po' convesse.<br />

I signori Willkomm e Lange distinguono le seguenti varietà :<br />

^ DENTATUS Freyn.<br />

R. Aleae j3 dentatus Freyn in Willk. et Lang., Prodr., III, 931 ;<br />

Willk., IllHStr., I, tom. LXIV, fase. II, 1-3.<br />

Questa varietà non è che una forma di passaggio tra la var.<br />

genuinits Freyn. e la y laciniatus Freyn. Qui nell'Agro romano<br />

si trova promiscuamente mista colla forma genumus.<br />

7 LACINIATUS Freyn.<br />

R. Aleae y laciniaius Freyn in Willk. et Lang., loc. cit. ;<br />

Willk., Illustr., I, pag. 102, tom. LXIV, fase. III.<br />

' Ne ho potuto studiare esemplari bellissimi nell' erbario Cesa-<br />

tiano provenienti dall' Austria, Germania, Inghilterra, ecc.


302 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

La si trova diffusa qua e là promiscuamente colle due va-<br />

rietà precedenti e colla seguente. '<br />

d MULTiFLORUS Freyn.<br />

R. Aleae S muUiflorus Frej^n. in Willk. Lang., loc. cit.; Lev.<br />

Somm., Add. fi. Etr. in Nuov. Giorii. bot. ital., 1891, voi. XXIII,<br />

pag. 246.<br />

Predilige più di ogni altro luogo i prati dei colli, ma è co-<br />

munissimo.<br />

f ALPESTRIS Willk.<br />

R. Aleae s alpestris Willk., Ilhistr., I, tom. LXIV, fase. I.<br />

Neil' erbario romano esiste un solo esemplare di questa forma<br />

a cauli umili uniflori raccolto dal dott. A. Terracciano sul monte<br />

Gennaro.<br />

Io posso aggiungervi la seguente.<br />

e GLABRESCENS ChiOV.<br />

Tota pianta pilis raris induta: floribus paucioribus longius<br />

pedunculatis. Forma intermedia inter R. Aleae et R. bulbosus.<br />

Gli esemplari raccolti ad Anzio e Nettuno, 10, V, 1888 (Pi-<br />

rotta!); a Cineto Romano, 13, V, 1891 (Pir. Terr.!), segnano un<br />

principio di transizione che si accentua di più in un esemplare<br />

raccolto a S. Paolo, 6, V, 1888 (Pirotta!); finché un esemplare<br />

raccolto sul monte Gennaro, 6, VI, 1891 (A. Terracc!) segna<br />

perfettamente il punto intermedio tra le due specie, avendo tutto<br />

*<br />

f. monfanus Chiov.<br />

R. hulhosus Carest. ! in herb. Cesati!<br />

R. radicibus omnibus vix carnosulis, per totam longitudinem fìbril-<br />

lis tennis brevibusque tectis : bulbo pai'vo : foliis ternatis foliolis<br />

profunde et irregulariter laciniatis ; medio petiolulo limbi dimidium<br />

acquanti. Pianta pilis patentissimis subflavescentibus tecta. Flores<br />

permagnis 1-3, calyce in anthesi reflex© : foliis floralibus summis<br />

multifidis.<br />

Dintorni di Riva in Valsesia (Carestia!).<br />

Dintorni di Susa alla Brunetta (Cesati!).<br />

Differisce dal la:iniatus Freyn tipico per le radici assai meno car-<br />

nose, pel bulbo più piccolo e per il peziolulo mediano nelle foglie<br />

radicali un po' più breve.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 303<br />

l'aspetto, il colore e l' indumento del R. bulbosics L., ma i pe-<br />

duncoli e le radici del R. Aleae. '<br />

Il prof. Pirotta presenta infine i seguenti :<br />

TRE CASI TERATOLOGICI. PER IL PROF. R. PIROTTA.<br />

1° In alcune piante di Urtica membranacea le infiorescenze<br />

che si svolgono dall' ascella delle foglie fiorali inferiori si sono<br />

saldate due a due per il tratto di tutta la lunghezza del pedun-<br />

colo e di porzione della parte fertile, rimanendo per il restante<br />

tratto (circa due terzi della lunghezza totale) libere. La salda-<br />

tura è fatta in modo, che la dorsiventralità della porzione sal-<br />

data è molto più accentuata che non quella della porzione li-<br />

bera. Il prof. Pirotta espone delle considerazioni suggeritegli<br />

dallo studio di questa anomalia intorno la struttura e la mor-<br />

fologia delle infiorescenze delle specie del genere Urtica.<br />

2° Il fusto di una specie di Dioscorea indeterminata che vive<br />

neir Orto botanico di Roma presentò nello scorso anno un caso<br />

interessante di torsione e di fusione di alcuni rami. La fusione<br />

è per certi tratti cosi completa, che il ramo di tal maniera pro-<br />

dotto, salvo le maggiori dimensioni, ha l'aspetto esteriore di un<br />

fusto normale : per altri tratti é tale, che lascia manifestamente<br />

distinguere i due rami fusi. Alcuni rami, dopo essersi fusi e di<br />

nuovo separati, si tornano a fondere. Il prof. Pirotta mostra le<br />

variazioni considerevoli portate nella disposizione fillotassica da<br />

queste profonde alterazioni dell'asse del germoglio.<br />

3° In una seminagione di Fave un seme germogliando pre-<br />

sentò fuori del suolo due assi epicotilei, sotto il suolo però una<br />

sola radice primaria. I cotiledoni non erano stati sollevati in<br />

alto e dei due fusticini l'uno era un po' più sviluppato e ro-<br />

busto e corrispondente per posizione a quello normale, l' altro<br />

più gracile e un po' più corto usciva tra i cotiledoni e il punto<br />

' Credo che sia inedita una varietà del R. hulbosus Li. tipico bel-<br />

lissima che si conserva nell'erbario Cesatiano sotto il nome, di<br />

R. hulbosus f. stricta Ces. ! da<br />

lui raccolto a Milano, 21, V, 1840.<br />

Differisce per avere cauli ramosi coi rami uniflori e tutti parallelamente<br />

tra loro eratti e quasi fastigiati.


304 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

d' inserzione di questi sul primo. A primo aspetto sembrerebbe<br />

trattarsi di un caso di poliembrionia; ma la presenza di un<br />

solo paio di cotiledoni normali e di una sola radice primaria,<br />

e la posizione relativa dei due germogli mostra che si ha a<br />

fare collo sviluppo di una gemma all'ascella di uno dei cotile-<br />

doni, caso che, a quanto pare, non è molto frequente.<br />

Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza dell' 8 aprile 1892.<br />

11 Presidente Arcangeli aperta l'adunanza prende la parola per<br />

commemorare nei seguenti termini la perdita del Socio prof. Ago-<br />

stino Todaro :<br />

« Agostino Todaro nacque in Palermo il 14 giugno 1818. Quantunque<br />

egli si fosse principalmente dedicato alle scienze giuridiche,<br />

non tardò a manifestare una speciale inclinazione per gli studi bo-<br />

tanici, che coltivò con amore, e nei quali ben presto si distinse.<br />

« In seguito ai suoi meriti, chiamato all'insegnamento della<br />

Botanica nella R. Università di Palermo ed alla direzione dell'Orto<br />

botanico di quella città, continuò a coltivare con pari successo e<br />

con 1' ammirazione di tutti le scienze del Diritto e la Botanica,<br />

onde fu ad un tempo eminente botanico e giureconsulto. Egli pubblicò<br />

numerosi lavori che valsero non solo ad illustrare la Flora<br />

siciliana, ma contribuirono pure efficacemente al progresso degli<br />

studi fitografìci nella nostra penisola. Oltre le numerose pubbli-<br />

cazioni sulle piante siciliane e le sue exsiccata, meritano di essere<br />

ricordati i suoi scritti sulle piante coltivate nel R. Orto di Palermo,<br />

i suoi lavori sui Cotoni, ed il suo Hortus hotanicus panormttanus,<br />

opera di pregio singolare per la ricca serie di nuove specie che vi<br />

sono descritte e figurate, alla quale dette principio nel 1876, e che<br />

continuò a pubblicare fino alla sua morte. Ad attestare inoltre de-<br />

gli alti suoi meriti valgono pure le onorificenze a lui tributate, il<br />

genere Todaroa a lui dedicato da Parlatore e le numerose specie<br />

fregiate del suo nome.<br />

< Di sentimenti altamente liberali, e di rara modestia, egli ebbe<br />

a disimpegnare uffici ragguardevoli nella sua Palermo, e nel 1879<br />

fu nominato Senatore. Egli fu pure socio promotore e fondatore di<br />

questa nostra Società.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 305<br />

« All' elevatezza dell' ingegno egli accoppiò singolare acutezza nelr<br />

osservare, e fu di modi cortesi, affettuoso cogli amici e padre di<br />

famiglia esemplare.<br />

« Spirava in Palermo il 18 dell'aprile decorso in mezzo al vivo rim-<br />

pianto di tutti i suoi amici e di coloro che ne ammii-arono le doti. »<br />

L'archivista Martelli presenta i seguenti doni pervenuti alla Bi-<br />

blioteca sociale :<br />

Dalla Società Botanica di Copenhague :<br />

Botanisk Tidsskrift udgi-<br />

vet af den botaniske Forening i Kjobenhavn (voi. 18, fase. 1). Kjobenhavn<br />

1892. — Meddelelser fra den botaniske Foreningi Kjobenhavn<br />

1891.<br />

Dalla Experiment Station of the Kansas state agricultural Cool-<br />

lege Manhattan (Botanical departement). Bullettin of the Kansas etc.<br />

N. 22-23. Topecha 1892.<br />

Dalla Scuola Nazionale di Montpellier: Annales de l'Ecole Natio-<br />

naie d'Agriculture de Montpellier (Tome 5«). Montpellier 1890.<br />

Dal prof. C. Marangoni : Marangoni. Replica alle considerazioni<br />

e proposte del prof. Guelfo Cavanna intorno ai programmi per V insegnamento<br />

della Storia naturale nelle scuole classiche. Firenze 1892.<br />

Dal prof. N. Passerini. Sulla quantità di rame che si ritrova negli<br />

aceti ottenuti con vinaccie provenienti da viti trattate con polti-<br />

glia cupro-calcica. Firenze 1892.<br />

Dal Samen-Control-Station di Vienna ; Weinzierl, T. Die qualita-<br />

tive Beschaffenheit der Getredekòrnerente des Jahres 1887-88-89 in<br />

Niederosterreich. Wien 1888. — Die Untersuchung der Samereien<br />

des Handels. AVien 1889. — Ergebnisse der in den Jahren 1888<br />

und 1889 eingeleiteten feldmassigen Futterbau-Versuche in Nieder-<br />

osterreich. Wien 1890. — Getreidesameubau-Anstalten in Nieder-<br />

osterreich und die Untersuchungsresultate der 1891 — er Ernte.<br />

Wien 1892. — XI Jahresbericht der Samen-Control-Station der k. k.<br />

Landwirthschafts-Gesellschaft in Wien fiJr das Berichtsiahr 1890-<br />

1891. Wien 1892. — Wirkungskreis und Thàtigkeit der Samen-Con-<br />

trol-Station. Wien 1889-90. — Verzeichnis der publicationen der Samen-Control-Station<br />

in Wien. Wien 1881. — Sakellario D. Apparate<br />

und Hilfsmittel zur Samencontrole. Wien 1891.<br />

Il Presidente informa la Società di aver ricevuto dal prof. Maran-<br />

goni una cartolina nella quale questi dichiara di non essere stato<br />

l'autore dei programmi per le Scuole secondarie, dei quali la Società<br />

ebbe ad occuparsi.<br />

Viene letta da Martelli una lettera dall'Affrica del Socio Achille<br />

Terracciano, il quale dà conto del proprio viaggio ed accenna al de-<br />

siderio che la Presidenza della Società esprima al comandante della<br />

R. N. Scilla, cav. Cassanello, ringraziamenti per il valido aiuto ricevutone<br />

neir effettuare le sue raccolte, invitandolo nell' interesse<br />

della scienza ad occuparsi in avvenire delle raccolte botaniche come<br />

già fece di quelle zoologiche.<br />

Bull, cella Soc. hot. Hai. 20


306 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Il voto del Socio Terracciano viene accolto all' unanimità ed il<br />

Presidente accetta l'incarico di scrivere al comandante della xS'ciVZa.<br />

Martelli rende conto delle sue Osservazioni critiche sopra gli<br />

Astragali italiani^ che per la loro mole non possono trovar posto<br />

nel Bullettino.<br />

Viene presentata la nota seguente del Socio Goiran:<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

(Continuazione).<br />

Paronychieae.<br />

144. Herniaria Mrsuta L. — Rara. AI piede dei muri a Olive<br />

in Valle di Montorio. Comunissima invece H. glabra L.<br />

145. Sclerantlms annuus L. — Comune dal piano sino alla<br />

zona subalpina nei campi e nei pascoli: per esempio nella Col-<br />

lina veronese sopra Qmnzano, nel M. Serbavo e nel M. No-<br />

vesago fra Valpantena e Valle di Squaranto, in Val d'Adige<br />

presso Domegliara, sopra i Tradii ecc.<br />

Tamakiscineae.<br />

146. Mijricaria germanica. L. — Nelle ghiaie dieW Adige;<br />

per esempio presso Verona a valle del ponte ferroviario.<br />

Hypericineae.<br />

147. Hypericum Androsaemum L. — Raro. Alle Ferrazze;<br />

in Valpantena nel Vaio del Paradiso presso Grezzana ; nella<br />

Valle dell" Alpone; presso il Vicentino S. Giovanni Uarione;<br />

ai Finetiì, Figarolo, Celore presso Tregnago ed Illasi.<br />

148. H. perforatum L. — Comunissimo. Colla forma tipica si<br />

incontra frequentemente in tutta la zona la varietà corrispon-<br />

dente a H. veronense (Sdir.). Nei luoghi elevati, per esempio<br />

in M. Malèra, la varietà alpinmn (Pari.).<br />

149. H. niontanum L. — In tutta la zona frequentissimo dal<br />

piano alla zona subalpina.<br />

150. H. Richeri Vili. — Pascoli elevati; presso Chiesanova,<br />

Tradii, S. Anna d'Alfaedo ecc.


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 307<br />

151. //. Coris L. — Raro. Lungo il sentiero che da Rocca<br />

Pia conduce al Buso del Gatto.<br />

Si coltiva in qualche giardino //. calijcinum che comincia a<br />

mostrarsi sporadicamente qua e là.<br />

TiLIACEAE.<br />

152. Tilia platyphìjlla Scop. — Luoghi boschivi e selvatici;<br />

qua e là in tutta la zona: in Val d'Adige alle falde del M. Pa-<br />

stello, Erhezzo, Chiesanova, ai Tradii ecc., ecc. — Fruct.<br />

153. T. ubnifolia Scop. — In tutta la zona nei luoghi bo-<br />

schivi, più comune del precedente e forse in unione con la<br />

varietà intermedia (Heyn.)- — Fruct.<br />

Malvaceae.<br />

154. Malva Alcea L. — Luoghi boschivi in tutta la zona dalla<br />

collina alla zona montana elevata. Frequentemente s' incontra<br />

la var. corrispondente a M. Morenii Pollin., per esempio a<br />

S. Anna d'Alfaedo, al Ponte di Veia, presso Tregnago e Co-<br />

golo in Valle d' Illasi, a Vestena, a Ronca ecc., ecc.<br />

155. Althaea offìcinalis L. — Lungo i fossi e le vie in Val-<br />

pantena, presso Caldiero, S. Bonifacio.<br />

156. A. cannahina L. — Fossi e siepi dal piano alla zona<br />

montana in tutta la regione: per esempio appena fuori Porta<br />

Vescovo di Verona (m. 58) all' ingresso in Valpantena ed a<br />

Rovere di Velo (m. 843), Vestena (m. 510) ecc., ecc. — Si in-<br />

contra di frequente in unione alla varietà corrispondente a<br />

A. narbonensis Pourr., che ho osservato sopra Gì'czzana a<br />

Romagnano e nel M. Gazo.<br />

157. A. hirsuta L. — Non comune. Lungo le strade ed il<br />

margine dei campi presso Tregnago nel M. Belocca ed ai Fi-<br />

netti ; a Vestena, Castelvero ecc.<br />

158. A. pallida W. et. K. — Rara nella regione. Sugli spalti<br />

di Castel S. Felice a Ve7'0tia, nel Castel di Montorio e sotto a<br />

questo nella Villa dell'avvocato Luigi Gemma ove è copiosa; in<br />

Valle d' Illasi a Badia Calavena. — Forse inselvatichita da<br />

tempo: porta il nome volgare di Rosa marina.<br />

Si incontra qua e là, fatta quasi selvatica, A. rosea Cav. in<br />

unione alla varietà corrispondente ad A. SiWiorpii Boiss. —


303 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

È questa una pianta molto resistente, e si trova in fiore ad inverno<br />

anche inoltrato nei giardini. Regge anche in zone assai elevate,<br />

avendola io osservata ad altitudini superiori anche ai 1000 metri.<br />

159. HWiscus Trionum L. — Nella Collina veronese presso l'ul-<br />

tima delle Torri Massimiliane in campi aridissimi e con esem-<br />

plari nani affatto : nel M. Cucco, a Loirago, nel M. Gazo sopra<br />

Grezzana; ai Menegai, Prà delVAcqua, Serbaro \erso la Valle eli<br />

Squaranto ecc. e quindi sino a toccare altitudini d'oltre 500 metri.<br />

Nella regione si incontra qua e là, quasi fatto selvatico, H. sy-<br />

-riacus L.: per esempio in Valpantena presso Marzana, ed in<br />

altri luoghi.<br />

Geraniaceae.<br />

160. Geranium sanguineum L. — Luoghi selvatici dalla col-<br />

lina a tutta la zona montana.<br />

161. G. phaèiim L. var. lividiun Koch. — Prati della zona<br />

montana.<br />

162. G. inisillum L. — Muri, siepi, luoghi rupestri: in Val-<br />

pantena presso Grezzana (m. 165), nel M. Masua (m. 923), a<br />

Roccapia (m. 1229) ecc.<br />

163. G. rotundifolìum L. — Lungo le siepi e le vie, nei<br />

muri ecc. Presso Grezzana in Valpantena, nella Valle di Squa-<br />

ranto, presso Avesa, in Valpolicella ecc.<br />

164. G. liicidum L. — Luoghi umidi nel Vaio dell'Anguilla,<br />

e fra le rupi al Corno d'Aquilio (m. 1546) ecc., ecc.: però non<br />

comune.<br />

165. G. nodosum L. — Luoghi selvatici della zona montana.<br />

166. Impatiens Noli-tangere L. — Luoghi erbosi umidi sotto<br />

ai Covoli di Velo presso la Contrada Torneri.<br />

167. Oxalis Acetosella L. — Luoghi selvatici nel Vaio del-<br />

l'Anguilla, ai Tradii, Rovere di Velo ecc. — Fruct.<br />

168. 0. strida L. — Luoghi ombrosi, lungo i fossi, ortaglie,<br />

nelle parti basse di tutta la zona.<br />

169. 0. corniculata L. — Muri, luoghi coltivati, lungo le strade<br />

in tutta la zona: tocca altitudini comprese fra 360 m., per esempio<br />

Romagnano sopra Grezzana, e 728 m., per esempio Cerro. —<br />

Nelle ortaglie di Verona si trova la var. purj^urea Pari.<br />

170. Linwn nodiflorura L. — Raro. Nei campi coltivati a<br />

Mezzane di sopra (15 settembre 1892) ; presso Mezzane è stato


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 309<br />

pure raccolto da Caro Massaiongo. Questa bella specie sembra<br />

scomparsa dalla Valdonega nella collina veronese, ove era stata<br />

indicata da Segaier.<br />

171. L. gallìcum L. — Pascoli secchi: sopra Quinzano, al<br />

Castel di Montorio, nel M. Cavolo sopra Grezzana, a Centro ecc.<br />

172. L. viscosum L. — Luoghi rupestri e selvatici a Velo,<br />

presso Giazza ecc.<br />

173. L. tenuìfoUum L. — Luoghi aridi sassosi in tutta la regione<br />

nella zona della collina e nella montana; penetra nella subalpina.<br />

174. L. catharticum L. — Prati, pascoli, luoghi boschivi in<br />

tutta la regione sino alla zona alpina.<br />

175. L. usitatissìmuni L. — L' ho trovato coltivato in qualche<br />

luogo, per esempio a Spredino di Grezzana, ed a Campo-<br />

strin presso Sant" Anna d"Alfaedo ecc.: ma si incontra fatto<br />

selvatico in più punti; alla Cà del Bosso presso i Bertasi (Breo-<br />

nio), a Fané nell'alta Valpolicella, a S. Francesco, a Rovere<br />

di Velo, presso Tregyiago ecc.<br />

176. L. alpinum L. = L. narbonense Pollin., FI. ver. non L. —<br />

Pascoli e luoghi selvatici elevati; per esempio in M. Maiella.<br />

Rdtaceae.<br />

177. Tribulus terrestìHs L. — Lungo le vie e nei campi nei<br />

dintorni di Verona.<br />

178. Ruta graveolens L. — Muri e luoghi rupestri; certa-<br />

mente inselvatichita. Nella città stessa di Verona a S. Giovanni<br />

in Valle; nella Collina veronese in Valdonega ecc.; a Prà<br />

delVAcqua verso il Vaio di Squaranto; presso Tregnago ecc.<br />

179. Dictamnus albus L. — Luoghi selvatici e rupestri; in<br />

Val d'Adige nel M. Pastello e Pastelletto, nel Colle delle Un-<br />

gherine, nel Vaio dell" Anguilla, neWdi Valle di Squaranto, nella.<br />

Valle d^ Illasi ecc.<br />

Anagardiageae.<br />

180. Pistacia TereMnthus L. — Luoghi rupestri in Valpoli-<br />

cella, in M. Novesago verso la Valle di Squaranto, in Valle di<br />

Mezzane ecc.<br />

181. Rhus Cotinus L. — Luoghi rupestri della collina e della<br />

zona montana in tutta la regione. — Fruct. — Vanamente ho


310<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

cercato R. loriceria in Val d'Adige alle falde di M. Pastello<br />

ove é stato indicato da Moreni. — Si incontra sporadico R. Tijphìnum.<br />

— É quasi inselvaticliito Ailanthus glandulosa.<br />

Rhamnaceae.<br />

182. Evonijmus latifolius Scop. — Raro. Luoghi boschivi r<br />

nella Valle di Squaranto al principio del sentiero che conduce<br />

a Casale di sotto, e presso S. Bartolommeo Tedesco. — Fruct.<br />

183. Ilex AquifoUwn L. — Luoghi selvatici al principio della<br />

Valfredda al passo della Sega; tra CorMolo e Chiesanuova<br />

nel M. Belocca sopra Tregnago : nella Valpantena, forse acci-<br />

dentalmente, a Marcili, ove se ne trova una pianta in un muro.<br />

184. Rhamnus catharticus L. — Luoghi boschivi della zona<br />

montana in tutta la regione. — Fruct.<br />

185. R. saxatilis L. — Luoghi rocciosi dalla collina alla zona<br />

subalpina. — Fruct.<br />

186. R. pumila L. — Fessure delle rupi: ovunque al disopra<br />

degli 800 metri di altitudine.<br />

187. R. Frangula L. — Nel mese di settembre ho trovata<br />

piante in fiore in una siepe appena fuori di Porta Vescovo.<br />

In Verona a S. Giovanni in Valle e nel Giardino Giusti,<br />

presso Lavagne ecc. ho osservato individui affatto inselvatichiti<br />

di R. Alaternus L.<br />

188. ZizijpUus saliva Gaertn. — Nella Collina veronese sopra<br />

Quinto di Valpantena ecc. — Raramente fruttifica.<br />

189. Paliurus australis Gaertn. — Siepi nella Collina vero-<br />

nese, nella Valpantena ecc. — Si trova in fiore anche ad au-<br />

tunno inoltrato.<br />

190. Vitis vinifera L. — Luoghi selvatici e boschi della col-<br />

lina e della zona montana in tutta la regione. — Fruct.<br />

Sapindaceae.<br />

191. Acer Pseudoplatanus L. — Boschi nella zona montana<br />

elevata e nella subalpina della intera regione. — Fruct.<br />

192. Staphijlea pinnata L. — Rara. Boschi e luoghi selvatici<br />

presso Cogolo in Valle d' Illasi. È indicata da Ciro Pollini presso<br />

Caldiero, ma io non mi sono mai imbattuto in essa.<br />

;


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 311<br />

Si dà lettura del seguente :<br />

CONTRIBUTO ALLA FLORA DELL' ELBA. PEL DOTTOR<br />

P. BOLZON.<br />

In alcune brevi note, inserite nella Riv. IL di Scienze Natu-<br />

rali di Siena, ho riferito il risultato di parecchie erborazioni<br />

da me fatte all' Elba, nelle quali figurano una sessantina di spe-<br />

cie nuove per essa, di cui almeno metà nuove per 1' Arcipelago<br />

Tospano e due anche per la Toscana. '<br />

Ora, mentre mi occupo anche di crittogame, campo all'Elba<br />

fin' ora inesplorato o tutt'al più appena sfiorato, mano amano<br />

che allargo le mie ricerche vado trovando altre novità in fatto<br />

di fanerogame, che credo non inutile comunicare ai colleghi<br />

della Società botanica italiana.<br />

Mesembri/anihemum acinaciforme L. Ho notato fin dall'anno<br />

scorso questa splendida Ficoidea, indigena del Capo di Buona<br />

Speranza, frequentemente inselvatichita nei colli presso Porto-<br />

ferraio; sono sua stazione i luoghi aridi, sabbiosi o rocciosi lungo<br />

le strade o sui colli aprichi, come al torte S.' Cloud, presso il Ci-<br />

mitero e in altre località. I petali di questi fiori, numerosi e<br />

d' un bel color porpora, quando il sole splende hanno una re-<br />

golare disposizione raggiata, talché col loro assieme i fiori formano<br />

dei superbi tappeti porporini stesi sui declivi rocciosi dei<br />

poggi e pendenti ai margini di questi a guisa di festoni; quando<br />

il tempo é piovoso o di notte i petali si piegano in dentro e<br />

ricoprono il disco del fiore, cosicché, a distanza, ne é tolta la<br />

vivace appariscenza dell'assieme. Riferisc^emi l' ing. Pullé, di-<br />

morante air isola da parecchi anni, di sapere per certo che vi<br />

fu introdotto una trentina d'anni fa, e il largo sviluppo che ha<br />

preso in questo frattempo mostra quanto 1' Elba è adatta al suo<br />

crescere; secondo il prof. Arcangeli (Comp.) non entra ancora<br />

nel dominio della flora italiana, e secondo Cesati P. e G. (Comp.)<br />

vi è rappresentato soltanto all' isola d' Ischia : ora il suo svi-<br />

' Lotus tetragonolobus L. e Oenothera strida L. trovata in Italia sol-<br />

tanto presso la pineta di Ravenna.


312 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

luppo all' Elba è tale da doverlo ormai senza dubbio conside-<br />

rare come pianta anche italiana, tanto più che, avendomene<br />

il sig. G. Dini mandati alcuni esemplari di Pianosa, é probabi-<br />

lissimo che incominci a estendersi anche in quest'isola, la più<br />

vicina all'Elba.<br />

Qui si chiama comunemente Cactus, dal fusto e dalle foglie<br />

carnose che ricordano questo gruppo di piante grasse.<br />

Iris fiorentina Mill. È piuttosto comune nei margini dei campi<br />

e sulle rive sassose dei ruscelli in parecchie località specialmente<br />

presso i Magazziyii dove fiorisce in Marzo e Aprile. È notevole<br />

che nella regione maremmana toscana questa specie fin' ora non<br />

figurava, ma soltanto nella campestre; mentre Iris germanica,<br />

che pur figura in detta zona maremmana, non posso asserire con<br />

certezza se esista selvatica all' Elba.<br />

Linum, angustìfolium Huds. Neanche questa specie dovea<br />

mancare all' Elba, essendo già stata raccolta al Giglio, in Ca-<br />

praia, e a Montecristo: trovasi in luoghi erbosi al forte S* Cloud!<br />

dove fiorisce in Aprile e Maggio.<br />

Geranimn lucidum L. L' ho trovato fiorito nella prima metà<br />

d' Aprile al Campo della Valle nei boschi, e a pie di M. Orello<br />

nelle fessure delle rocce; all'Elba non dovea mancare essendo<br />

già stato raccolto in terraferma, al Giglio e a Montecristo.<br />

Saxifraga tridactylites L. Fiorisce ai primi d' Aprile al Campo<br />

della Valle l sulle rocce e dietro M. Orello! verso la cima, sul<br />

terreno arido e coperto da macchia ; nella Statistica non figura<br />

per alcuna delle isole toscane, ma l'anno scorso la segnalai<br />

anche in Pianosa; per tanto cessa ad essere di questa 1' unico en-<br />

demismo rispetto al resto dell' Arcipelago.<br />

Romulea Columnae Seb. et Maur. Fiorisce nei luoghi erbosi<br />

al forte S.' Cloud! e a pie dei colli presso S. Giovanni! in Marzo<br />

e Aprile; essendo già stata trovata al M. Argentare e in Ca-<br />

praia non dovea mancare all' Elba.<br />

AniirrMnum ìnajus L. Fiorisce in Aprile fra i sassi a M. Bello !<br />

Nella regione maremmana venne trovato soltanto in terraferma.<br />

Ophrijs aranìfera Huds. ,8 atrata (Lindi). Fiorisce abbondan-<br />

temente in Marzo insieme alla specie da me già segnalata l'anno<br />

scorso sui prati alle Ghiaie e sui piani erbosi delle fortezze di<br />

Portoferraio.<br />

In seguito ad esame di molti esemplari mi pare di poter as-


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 313<br />

serire che le due linee del labello longitudinali, glabre con-<br />

giunte verso la base da una fascia trasversale non siano un<br />

carattere della vera specie, tale da distinguerla dalla varietà<br />

(in cui te due linee non sono alla basa congiunte dalla fascia<br />

trasversale); infatti in molti esemplari dette linee sono fuse in<br />

una assai più larga, tutt' al più intaccata alla sua estremità vi-<br />

cina al margine del labello; spesso la lista vellutata frapposta<br />

alle due linee glabre non è sparita del tutto ma lascia una trac-<br />

cia di sé in una tacca che occupa il centro dell'unica linea<br />

glabra; è notevole poi che queste variazioni sovente hanno<br />

luogo soltanto in alcuni dei flori d' uno stesso individuo.<br />

Ophrys bomlnliflora Lk. Trovasi sui pendii aridi e sassosi<br />

presso la cima di M. Creilo ! dove fiorisce in Aprile; trovasi<br />

anche al monte Argentaro, ma è nuova per le isole toscane.<br />

Orchis tridentata Scop. Fiorisce nelle macchie dietro M. Orelio !<br />

ai primi d'Aprile: era stata raccolta a Montecristo dal Taylor.<br />

*<br />

* *<br />

Do infine notizia di alcune piante che per essere rare o qui o in<br />

Toscana per qualche altra cagione meritano particolar menzione.<br />

Galiwn ellipticuni W. L' ho trovato nello scorso Giugno fio-<br />

rito in abbondanza sui fianchi ripidi e selvaggi, rivolti verso<br />

r Ottone, del M. Volterraio. Secondo l'Arcangeli (Comp.) è nuova<br />

in Toscana, non trovandosi che nei monti della Calabria, della<br />

Corsica, della Sardegna e della Sicilia; nel Cesati P. e G. (Comp.)<br />

a queste regioni è aggiunta la Toscana senza specificare in<br />

quale parte di essa; questa, secondo il Prodromo della FI. tose,<br />

è esclusivamente l' Elba dove venne raccolta dal prof. Pietro<br />

Savi tra Portoferraio e Longone. La suddetta mia località si<br />

trova invece fra i Magazzini e Rio.<br />

Romulea Rollìi Pari. L' ho raccolta nello scorso Marzo nelle<br />

macchie dei pendii erbosi verso la cima di M. Orello dove cre-<br />

sce estremamente rara. Secondo gli autori è propria soltanto<br />

dei luoghi erbosi marittimi della spiaggia romana; perù poste-<br />

riormente alla pubblicazione del Prodromo e della Statistica fu<br />

trovata nel 1871 all' Elba nelle sabbie marittime del golfo di<br />

Campo, come pure più di recente in Sardegna. *<br />

V. Nuovo Giani, hot. ital., voi. XXIII, n. 2.


314 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Matthiola incana R. Br. Ricordo questa specie, comune quasi<br />

in tutte le isole toscane, per averne trovato presso Portoferraio<br />

alle Viste sui muri, esemplari a fiori completamente bianchi,<br />

mentre nelle flore italiane da me consultate si parla soltanto<br />

di M. incana a fiori violacei. Soltanto nella FI. frang. di Gillet<br />

et Magne questa specie figura coi fiori anche bianchi.<br />

Orchis Morio L. Anche di questa specie ho segnalato una<br />

varietà a fiori quasi afifatto bianchi; soltanto i fiori superiori<br />

aveano leggiere sfumature porporine ; cresceva in Aprile nei<br />

luoghi erbosi al M. Bello ! presso il mare. La vera var. alba si<br />

trova secondo gli autori in Boboli a Firenze e altrove.<br />

Ranimculus millefoUatus Vahl. Già raccolto da Pietro Savi<br />

sul M. Monferrato, cresce copiosamente sui prati e nelle fessure<br />

delle rocce presso la cima di M. Orello ! dove fiorisce in Aprile.<br />

Bonaverìa securidaca Reich. L'ho raccolta nel Giugno 1891<br />

co' suoi caratteristici legumi ensiformi presso Rio Marina nei<br />

campi di frumento lungo la strada; 1' avea raccolta in Bagnala<br />

P. Savi.<br />

Euphorhia spinosa L. Venne segnalata da Bertoloni a S. Pie-<br />

tro in Camiìo e trovasi assai dififusa nelle macchie dei colli e<br />

presso il mare anche a Portoferraio ! ai Magazzini ! ecc.<br />

SoMJUER e Martelli parlano del ricco materiale di piante dell'Elba<br />

lasciato dal dott. Marcucci ed ora proprietà del dott. Beccari<br />

ed esprimono il loro rincrescimento che esso non sia pubblicato a<br />

vantaggio degli studiosi.<br />

SoMMiER presenta la seguente relazione di :<br />

UNA GITA IN MAREMMA. PER S. SOMMIER.<br />

Già altra volta ho raccomandato le gite fuori di stagione ai<br />

colleghi che s' interessano alla flora toscana. Una gita frut-<br />

tuosa, fatta in compagnia del sig. Gemmi, nella Toscana meri-<br />

dionale, in Maremma, alla metà di aprile, mi dà luogo di ripetere<br />

la mia raccomandazione.<br />

Dal 14 al 18 aprile abbiamo visitato Capalbio, il Lago Acquato,<br />

Monteti, Capalbiaccio, il tombolo di Burano, i colli del Monte Ar-<br />

gentario di faccia ad Orbetello, e la costa fra Castiglion della Pe-<br />

scaia e Follonica.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 315<br />

Avevo scelto la costiera fra Castiglione e Follonica perchè<br />

mai citata da botanici ; la regione di Capalbio perchè citata ra-<br />

rissimamente e perchè è l'estremità meridionale della Toscana<br />

dove la vegetazione doveva essere più avanzata, ed anche perchè<br />

in una gita invernale vi avevo trovato qualche pianta rara.<br />

Comunicherò in seguito alla Società l'elenco delle specie non<br />

indicate di località vicine. Per esempio non citerò le località di<br />

Capalbio-Burano per specie già indicate del Monte Argentario,<br />

dell'Ansedonia, del tombolo di Feniglia, e in genere dell' Orbe-<br />

tellano, salvo in alcuni casi in cui si tratta di piante rare. Tut-<br />

tavia tengo la nota completa delle piante raccolte a disposizione<br />

di chi farà il desiderato supplemento complessivo al Prodromo<br />

della Flora Toscana, e dovrà tener conto di queste località, le<br />

più meridionali della Toscana continentale.<br />

Fra le piante caratteristiche della Maremma in quella stagione<br />

vanno citate Cerastiuin caniponulatum e Bellis annua<br />

che colpiscono anche chi passa in ferrovia, cuoprendo come una<br />

leggiera nevicata le terre incolte e facendovi prevalere il colore<br />

bianco nel paesaggio primaverile. Rammenterò ancora una fra<br />

le piante più comuni della bassa Maremma, il Tordijlinm apu-<br />

liim, perché è interessante il notare che, se non è d' introdu-<br />

zione antica, vi si è sparsa non meno che nell'Agro fiorentino,<br />

ed anche 11 predilige gli argini.<br />

La propagazione di questa come di altre piante lungo gli ar-<br />

gini (per esempio della Stenaciis hellidiflora che ho vista seguire<br />

la ferrovia come traccia di polvere nelle pianure del Reno, e<br />

che va invadendo in egual modo gli argini ferroviari dell'alta<br />

Italia) permette di dire che la ferrovia e le strade maestre sono<br />

vie di locomozione per certe piante come per gli uomini. Ciò è<br />

dovuto probabilmente, oltre che al trasporto dei semi, al fatto<br />

che nelle terre nude degli argini recenti possono germogliare<br />

e crescere alcune piante che difficilmente attecchirebbero in<br />

terre già coperte di vegetazione. Ed una volta conquistato il<br />

diritto di cittadinanza nella nuova stazione, vi si mantengono<br />

e di li, lentamente, approfittando d'ogni occasione offerta loro,<br />

vanno guadagnando terreno intorno a sé.<br />

Questo mi porta a parlare di alcune altre piante per le quali<br />

si potrebbe essere in dubbio se siano di recente diffusione, o se<br />

fossero sfuggite finora ai botanici perché non fioriscono nella sta-


316 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

gione solita delle erborazioni. Nel 1875 il sig. Groves scopriva<br />

per la prima volta in Toscana la Pterotheca nemausensis Cass,<br />

(non M, B.) a Livorno, dove adesso la può trovare chi vuole.<br />

Nel marzo 1876 trovavo questa pianta, che cominciava a fiorire,<br />

a Capalbio. Adesso ve l'abbiamo ritrovata in pieno fiore in immensa<br />

quantità, tale da potersi dire che è, nei dintorni di Ca-<br />

palbio, quasi dappertutto, ma specialmente lungo le vie, una delle<br />

piante più comuni, come può essere presso Firenze la Bellìs<br />

2)erenms o V Hyoseris radiata.<br />

L' abbiamo trovata abbondante pure lungo la strada fra Or-<br />

betello e Burano e sul Monte Argentario di faccia ad Orbetello,<br />

negli stessi luoghi dove, alla fine di giugno, coli' amico Levier<br />

avevo raccolto in copia la Crepis hursifolia. Come mai questa<br />

pianta, cosi diff'usa nella regione Orbetellana, non vi era mai<br />

stata osservata? La ragione più plausibile è che di solito i bo-<br />

tanici visitano il Monte Argentario nel mese di maggio e che<br />

allora forse non è facilmente riconoscibile. Per la ragione me-<br />

desima, probabilmente, non era stata trovata la Crepis bursifolia<br />

avanti che ve la scuoprisse il sig. Groves nel luglio del 1873.<br />

Nel classico mese di maggio la prima è passata, la seconda non<br />

è ancora fiorita. In quanto alla Pterotheca, è assai probabile che<br />

questa pianta, che ho veduta in quantità sulla riviera, da Porto<br />

Maurizio a Tolone , e che nel mezzogiorno d' Italia è stata<br />

indicata soltanto nei dintorni di Roma, si trovi in molti altri<br />

punti del littorale tirreno.<br />

Un' altra pianta della quale ho potuto costatare la diffusione<br />

da Burano a Follonica é la Centauì^ea sphaerocephala. Nel-<br />

r anno 1864 il sig. Marcucci l' indicava per la prima volta in<br />

Toscana, a Bocca di Cornia. Nel 1886 la trovavo col dott. Levier<br />

vicino a Port' Ercole alla cala Sgalera ; ma ero ben lungi dal<br />

figurarmi che fosse una pianta comune delle rupi e delle arene<br />

marittime del littorale maremmano. Ora l'abbiamo raccolta sul<br />

tombolo di Burano, a Castiglione della Pescaia, nella marina di<br />

Forte Troja ed a Follonica stessa, assai diffusa in tutti questi luo-<br />

ghi. Anche per questa specie, tanto grande e bella, e che cresce<br />

in luoghi spesso visitati da botanici, ci si può domandare: come<br />

mai era sfuggita ai nostri predecessori ? Può darsi che si sia<br />

introdotta recentemente e rapidamente diffusa. Ma è più pro-<br />

babile che non fosse stata avvertita perchè fiorisce quando in


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 317<br />

Maremma regna la malaria. Non l'ho potuta riconoscere adesso<br />

che mediante le rosette di foglie ed alcuni steli con capolini sec-<br />

chi dell' anno scorso.<br />

Cosi VAnthemìs tascata, per le indicazioni che finora si ave*-<br />

vano, poteva credersi rarissima, ed invece cuopre molti luoghi<br />

umidi lungo lo stagno alla base del Monte Argentario, lungo lo<br />

stagno di Burano ed al piede dei colli di Capalbio e di Capal-<br />

biaccio.<br />

Lo stesso si può osservare del Pyrus amygclaliformU Vili.<br />

L* abbiamo trovato abbondantissimo lungo la via da Orbetello<br />

a Capalbio e in tutto il distretto di Capalbio, compreso il tom-<br />

bolo di Burano. Una parte di quegli alberetti era in pieno flore,<br />

con poche foglie appena sbocciate. Altri erano coperti di foglie<br />

giovani che col loro verde chiarissimo spiccavano in mezzo al<br />

verde più scuro della macchia e del bosco. Questi alberetti, di<br />

colore caratteristico in quella stagione, si vedono lungo tutto<br />

lo stradale, se non sbaglio, da S. Vincenzio in giù, frequenti<br />

tanto da costituire una nota spiccata nel paesaggio. Io stesso<br />

r ho raccolto altra volta a S. Vincenzio ed al Monte Argentario<br />

ed ora anche a Castiglion della Pescaia. Va dunque annoverato<br />

fra le piante comuni e caratteristiche della bassa Maremma.<br />

Eppure finora era indicato di un sol luogo in Toscana, come una<br />

scoperta fatta nel 1856 dal prof. Parlatore. Questo sembra tanto<br />

più strano, inquantochè non é notato che sia comune in Maremma<br />

neppure il Pyrus communis col quale è molto pro-<br />

babilmente stato confuso in varie località maremmane. Esso<br />

varia per la larghezza delle foglie, ma ha del resto tutte le ca-<br />

ratteristiche del P. amygclaUformis. Tuttavia non si può ne-<br />

gare che riesce assai malagevole il segnare un confine netto<br />

fra questa specie ed il Pyrus communis che pure trovasi nella<br />

bassa Maremma.<br />

Il Pyrus Malus L., che fioriva pure allora, è molto più raro.<br />

L'abbiamo raccolto sul tombolo di Burano, a Monteti e verso<br />

Lago Acquato. Altra volta 1' avevo raccolto ai Passionisti sul-<br />

r Argentario e a San Vincenzio.<br />

La gente del paese pretende che le bucature delle spine del<br />

P. amygclaUformis, che chiamano peratto, siano specialmente<br />

cattive; assai peggiori di quelle della marruca, facendo marcire<br />

la piaga.


B18 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Vi sono poi molte piante che per la loro piccolezza, o per la ^<br />

fioritura precoce sfuggono facilmente, e sono in realtà più fre-<br />

quenti di quanto si crede, tanto che certune sembra basti chi-<br />

narsi per trovarle. Citerò la Clypeola Jonthlaspi, abbondante fra<br />

le piante minute dei luoghi erbosi dei tomboli di Burano e di Ca-<br />

stiglione e sui colli di Capalbio; era in frutto, anzi molti esem-<br />

plari erano già ridotti a piccoli steli nudi appena riconoscibili;<br />

r Helianthemum salicifoliuin, V Asterolinum stellatum, VA-<br />

lìhanes arvensis, la Saxifraga trìclactylìtes, la Veronica arven-<br />

sis, la Eufragia latifolia, con fiori ora rossi ora bianchi, la<br />

Moencfiia erecta, la Pohjgala monspeliaca, ì\ Thlaspi perfoUa-<br />

tum, la Myosoiis Mspida, la Teesdalia regularis, VHutchiusia<br />

petraea, VArabis verna, la Sagina maritUna, il Scirpus Savii,<br />

la Molineria mmuta, la Tìllaea muscosa, YAlliwn Cìiamae-<br />

inoly, le orchidee in genere e le Ophrys in specie, impossibili<br />

a riconoscersi quando sono passate di fiore. Fra le orchidee ab-<br />

biamo avuto la fortuna di trovare due specie nuove per la To-<br />

scana, di cui una nuova per il continente, ed un nuovo ibrido.<br />

Gli Orniihogaliim nella regione di Capalbio non sono meno<br />

imbarazzanti che abbondanti. Ali sono convinto che la maggior<br />

parte, dai peduncoli refratti e dalla capsula alata, va riferita al-<br />

l' 0. exscapiun Ten., specie variabilissima nelle dimensioni e<br />

nel portamento, come già notò Parlatore, tanto che spesso non<br />

si merita affatto il nome di exscapwn; prova ne siano gli esem-<br />

plari che qui vi mostro. Ma vi trovammo pure un'altra specie,<br />

ben distinta, con scapo e peduncoli robusti, colle capsule non<br />

alate e con i peduncoli eretti anche nel frutto maturo, che non<br />

sap3vo a quale specie riferire, ed ora mi sono persuaso essere una<br />

forma robusta dell' 0. comosum, pianta non ancora indicata di<br />

Toscana.<br />

Il tombolo di Burano, ossia quella lingua di rena che separa<br />

lo stagno di Burano dal mare, ci ha fornito 139 specie in una<br />

gita di appena 2 ore, durante la quale però abbiamo cercato di<br />

raccogliere tutto, comune o raro. Sono per la maggior parte<br />

piante dei tomboli arenosi, ma alcune giungevano inaspettate in<br />

quelle località. Citerò soltanto il Prasium majus che suole cre-<br />

scere fra le roccie, il Sisymbrium Alliaria che siamo abituati<br />

a vedere nei boschi freschi lontani dal mare, VAcer ''monspes-<br />

sulanum. Del resto il tombolo porta già una foresta discreta


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 319<br />

nella quale si notano : Qaercus Sahe7\ Q. sessiliflora, Ulmus<br />

campestris, Ulnms glutinosa, Olea europaea, Tamarìx afri-<br />

cana, Pyrus Malus e aìnygdaliformis, oltre agli arbusti più<br />

comuni della regione littoranea e delle arene marittime, fra 1<br />

quali si arrampicano le vitalbe e la vite. Vi si é fatto strada<br />

anche la Robinia pseudo-Acacia, forse dovuta a un tentativo<br />

di cultura. Vi mancano affatto i pini. Maggior ornamento delle<br />

arene marine era allora la Silene sericea, le cui corolle appas-<br />

siscono al sole di mezzogiorno, e ridiventano tese e fresche<br />

verso sera.<br />

Le gite intorno a Capalbio, nelle quali abbiamo trascurato le<br />

ubiquiste, ci hanno dato circa 240 specie. Fra le piante che là<br />

sono molto comuni citerò, oltre alla Pterotheca nemausensis<br />

Siinethis bicolor, Ranunculus chaerophyllus, comune in certi<br />

punti quanto il R. millefoliatus, Vida grandiflora, che insieme<br />

?i\VAllium pendalinum é un ornamento dei boschi, Cynara Cardunculus<br />

che cuopre certi poggi come in tanti punti della Maremma<br />

r infesto porrazzo (Asphodelus microcarpus) , il Lamiam<br />

bifidum comunissimo qui e frequente in tutta la re-<br />

gione fino a Castiglion della Pescaia ed a San Vincenzio dove<br />

altra volta lo raccolsi, la Serratula ciclioracea di cui si vede-<br />

vano soltanto le rosette dì foglie, ma che sembra non essere<br />

meno abbondante nella macchia sotto Capalbio che sul Monte<br />

Argentario.<br />

Nei campi incolti del piano, in gran quantità la bella Vida<br />

atropurpurea, e sugli argini della ferrovia non meno abbon-<br />

dante la graziosa Lycopsis variegata.<br />

Fra le piante meno rare che erano allora in fiore e colpivano<br />

per la loro abbondanza nei dintorni di Capalbio, citerò il Cy-<br />

clamen repandum, ì'Arabis hirsuta (talvolta con fiori rosei),<br />

la Salma multifida, con una varietà dai fiori bianchi, VjEtheorìiiza<br />

bulbosa, il Ranunculus millefoliatus, la graziosa An-<br />

thyllis Dilleni, VOrchis papilionacea, ornamento di tutta la<br />

Maremma, V Anemone hortensis, VA. apiennina, il Lithosperinum<br />

purpureo-coeruleum, gli Alliwn subliirsutum, A. trique-<br />

trum, il Lathyrus Cicera, VOrchis Morto, VOphrys tenthre-<br />

dinifera, VO. aranifera, con le sue molteplici forme, VOphrys<br />

bombili/iora. La Cercis Sitiquastrum era in pieno fiore, così<br />

pure la bella Linaria purpurea, e il non meno bello Antirrhi-<br />

:


320 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZK<br />

num latifolhim. Il Teucrium fruticans cominciava a fiorire.<br />

Del Convolvulus althaeoicles non si vedevano che le foglie, e<br />

(ÌqWErica muUìjlora i fiori dell' anno passato. Frutti di Ro-<br />

tnulea in quantità a Capalbio come in tutta la regione (proba-<br />

bilmente tutti della R. Bulbooodium).<br />

La mia speranza di trovare piante acquatiche al Lago Acquato<br />

fu delusa. Il livello di quel lago minuscolo era alzato in seguito<br />

alle pioggie in modo che sulle sue sponde non v'erano altro che<br />

piante di prato sommerse. Rammenterò per la venerabilità del-<br />

l' esemplare un Acer monspessiUanum che cresceva su di un<br />

piccolo colle vicino al Iago, insieme alla Celtis austraUs , il<br />

cui tronco contorto misurava più di due metri di circonferenza<br />

a un metro sopra il suolo. Questa specie è del resto molto comune<br />

in tutta la regione di Capalbio, come sul Monte Argen-<br />

tario. Le piante più interessanti che ci fruttò quella gita sono:<br />

OroìMS ochroleucus, Genista prostrata, Orcliis pseudo-sam-<br />

hucina.<br />

A Castiglion della Pescaia ritrovai una pianta già indicata<br />

dal Santi, VOnonis variegata che ivi cresce in grande abbon-<br />

danza nelle arene marittime, coprendole in alcuni punti di un<br />

bel tappeto verde. Non aveva ancora traccia di fiori. Fui me-<br />

ravigliato di trovarvi, nei luoghi arenosi vicino al mare, dei bei<br />

cespugli di Daphne collina (già indicata di quel luogo) che di<br />

solito cresce sui poggi. In certi punti della collina e della pineta<br />

vi è adesso una vera invasione di Cytinus liypocistis (dalle<br />

brattee sanguigne e dai fiori gialli) sulle radici del Cistus Mon-<br />

speliensis, abbondante come non l'avevo mai visto altrove.<br />

Mi ero ripromesso molto dalla passeggiata fra Castiglione della<br />

Pescaia e Follonica, passando per i forti della Rocchetta e della<br />

Troia. Fu invece poverissima. La macchia maremmana che si vede<br />

li nel suo perfetto sviluppo, soffoca quasi ogni altra vegetazione.<br />

Inoltre é tanto folta che è pressoché impossibile allontanarsi dal<br />

sentiero e scendere a visitare le rupi lungo il mare. Impiegai più<br />

di mezz' ora per attraversarne un tratto di poche centinaia di<br />

metri, e ne escii malconcio. E si che non e' era la famigerata<br />

marruca che 1' avrebbe resa completamente impenetrabile non<br />

essendo vestito da fauno come i pastori maremmani; ma v'era<br />

un sostituto, benché meno feroce, la Calycoiome villosa. Fu per<br />

questo che non andai in cerca della Chamaerops ìiuniilis che


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 321<br />

316. symmichera Nyl. FI., 1872, 249. — Syn. L. symmicta<br />

Ach., L. raaculiformis Hffm. — Anzi L. m. r., 174, 177;<br />

Lng., 303 ; Erb. cr. it., II, 270 ; Garov. ; Ces.<br />

Yar. glaucella Fw.<br />

L., T., Tr. — Sett., Tose.<br />

317. tartarea L. sp., 14. — Anzi L. m. r., 166; Lng., 100,<br />

101, 431; Rbh. L. E., 324; Erb. cr. it., I, 672, 672; 673;<br />

Mass. (XXVII); Garov.; Bgl., Dnrs., Bgl.<br />

Var. alboflavescens Mass., arborea DC, frigida Schaer., tumidula<br />

Mass., saxorum Mass.<br />

T., Rv., Rcr. — It.<br />

318. iorquata Fr, Sch. cr., 284. — Syn. L. Schaereri Ach.<br />

— Anzi Lng., 44 ; Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

319. transcendens Nyl. Bt. Ztg., 1868, 896. -— Anzi Lng., 548.<br />

L. — Alp.<br />

320. Trevisani Mass. Sch. cr., 309. — Syn. L. pallida var.<br />

trachitica Mass. — Rbh. L. E., 373 ; Mass. L. L, 309 ;<br />

Anzi Etr., 19; Ces.; Trev. Lich. v., 65.<br />

Rcr. — Sett., Tose.<br />

321. varia Ehr. PI. cr., 58. — Anzi L. ra., 173-176 ; Lng.,<br />

303, 376, 512, 546; Erb. cr. it., I, 1225, 1382; Rbh. L.<br />

E., 690; Mass. (XIX); Dnrs.; Ces.<br />

Var. aitema Hep., alpina Krplh., apocliroa Fr., betulina Ach.,<br />

denigrata Fw., denudata Bgl., melanocarpa Anzi, paradoxa<br />

Dnrs., pallescens Scbaer., sepincola Adi.<br />

L., T., Tr. — It.<br />

322. verruculosa Bgl. Comm. s. cr., I, 436. — Bgl.<br />

Var. detrita Bgl.<br />

Rcr. — Lig.<br />

323. vulcanica Bgl. Coram. s. cr., I, 437. — Bgl.<br />

Rv. — Sic.<br />

324. zonata Bgl. Pr. Tose, 237. — Bgl.<br />

Rcr. — Tose., Sard.<br />

*** Aspilicia Mass.<br />

Bull, della Soc. bot. ital. 21


322 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

325. alpina Smrf. SuppL, 91. — Anzi Lng., 730 ; Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

326. acquatica Krb. Syst., 165. — Syn. L. verruculosa Krplh.,<br />

L. subdepressa Nyl. — Anzi Lng., 71 ; Erb. cr. it., I,<br />

1386; II, 216; Rbh. L. E., 336; Mass. (IV); Garov.; Dnrs.;<br />

Ces.<br />

Rea., Rcr. — Alp., Tose, Lig., Merid.<br />

327. bunodea Mass. Syn., 26. — Mass. (XXXV).<br />

Rcr. — Sett.<br />

328. calcarea L. sp., 6. — Mass. L. I., 226, 263, 266; 267;<br />

Rbh. L. E., 336 ; Anzi L. m. r., 169, 209, 210; Etr., 21;<br />

Ven., 46, 47, 49 ; Lng., 69, 324 ; Ces. ; Garov. ; Dnrs.<br />

Var. alpina Anzi, atomaria Mass;, baliosa Mass., cinerea Mass.,<br />

cinereo-virens Mass., concreta Krb., contorta Flk., farinosa<br />

Mass., giaucopvuinosa Mass., Hoffmanni Acli., ochra-<br />

cea Anzi, multipuncta Mass., murorum Mass., trachitica<br />

Mass., viridescens Mass.<br />

Rea., Rv. — It.<br />

329. candida Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 325; L. m. r., 204.<br />

Rcr., Rea. — Sett., Merid.<br />

330. carneopallens Nyl. FI., 1873, 292. — Anzi Lng., 80.<br />

Rea. — Alp.<br />

331. ceracea Arnd. FI. 1859, 16. — Anzi Lng., 76.<br />

Rcr. — Sett.<br />

332. cinerea L. Mant., I, 132. — Anzi Lng., 130, 306,477;<br />

L. m. r., 207, 208; Mass. L. L, 270; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. alba Mass., atrocinerea Scbaer., chiodectonoides Anzi,<br />

daedalea Mass., laevata Fr., lavanea Mass., lignicola Anzi,<br />

obscura Rbh., ochracea Mass., olivacea Anzi, oxydata Anzi,<br />

pantlierina Mass., polygonia Vii., rubicunda Bgl., traclii-<br />

tica Mass.<br />

L., Rcr., Rv., Rea. — It.<br />

333. cinereorufescens Ach. Univ., 677. — Syn. A. sanguinea<br />

Krplh. — Erb. cr. it., I, 678; Anzi Lng., 73, 74; Mass.,<br />

(IV); Garov.; Ces.; Dnrs.<br />

Rcr., Rv. — Alp., Tose, Merid.<br />

334. coecula Ach. Syn., 164. — Syn. A. ocellulata Bgl. —<br />

Anzi Lng., 323 ;<br />

Ces.<br />

Rea., Rcr. — Alp., Tose, Merid.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 323<br />

335. coronata Mass. Mem., 131, — Anzi Ven., 51 ; Mass.<br />

(XXXV); Ces.<br />

Rea. — Sett.<br />

336. cupreoatra Nyl. FI., 18G4, 417. — L. olivacea Bgl. e<br />

Crst. ;<br />

Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

337. cyanocarpa Anzi Coram. d. soc. cr. it., Ili, 145. — Anzi<br />

Lng., 79; Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

3.38. depressa Flk. Beri. Mag., 1810, 123. — Anzi Lng., 527.<br />

Rcr. — Alp.<br />

339. Dicksoni Ach. Univ., 1G5. — Anzi L. m. r., 213; Lng.,<br />

164; Erb. cr. it., II, 168; Ces.<br />

Rcr. — Sett.<br />

340. doloniicola Anzi Ctg., 61.<br />

Rea. — Sett.<br />

341. epulotica Ach. Univ., 151. — Anzi Lng., 77.<br />

Rcr. — Sett.<br />

342. euganea Trev. Paf., 261.<br />

Rcr. — Sett.<br />

343. flavidescens Jatt. ad int. — Syn. Aspicilia flavescens<br />

Anzi Comm. Soc. cr. II, 9. — Anzi Etr., 38 ; Ces.<br />

Rea. — Sett., Lig., Tose.<br />

344. flavida Hep. L. E., 1860, 630. — Syn. A. argillacea Anzi.<br />

— Anzi Lng., 278 ; Ces.<br />

Rea. — Sett., Lig., Tose.<br />

345. gibbosa Ach. Prodr., 90. — Anzi Lng., 72; Bgl.; Ces.<br />

Yar. squamata Fw., verruculosa Krplh.<br />

Rcr. — Sett., Tose, Sard.<br />

346. lactea Mass., Syn., 26. — Anzi Ven., 52; Mass. (IV); Ces.<br />

Rea. — Sett., Lig., Merid.<br />

347. lacusiris (With.). Nyl. Lap., 137. — Anzi Lng., 326.<br />

Yar. diamar toides Nyl.<br />

Rcr. — Alp.<br />

348. melanopUaea (Fr.) Krb. Syst., 159. — Erb. cr. it., II,<br />

168; Ces.


324 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Var. concolor Anzi.<br />

Rcr. — Alp.<br />

349. muiabilis Ach. Univ., 34d. — Anzi Lng., 129; Garov.;<br />

Ces.<br />

L. — Seti<br />

350. odora (Adi.) Schaer. Spie, 80. — Erb. cr. it., II, 926 ;<br />

Anzi Lng., 75; Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

351. polijchroma Anzi Ctg., 59. — Anzi Lng., 70, 277, 325,<br />

530; Ces.; Dnrs.<br />

Var. ochracea Anzi.<br />

Rcr. — Sett., Merid.<br />

352. scutellaris Mass. Rie, 38. — Syn. ? A. cinerea Ach. var.<br />

— Erb. cr. it, I, 380; Mass. (IV); Dnrs.; Ces.<br />

Rcr. — Lig.<br />

353. similis Mass. Neag., 5. — Syn. A. isabellina Jatt. —<br />

Anzi Lng., 80; Mass. (XXVII); Dnrs.; Ces.<br />

Rea. — Sett., Lig., Tose.<br />

354. suaveolens (Ach.) Schaer. Spie, 70. — Mass. L. I., 124;<br />

Anzi Lng., 75 ;<br />

Rcr. — Alp.<br />

Ces.<br />

355. tenebrosa (Fw.) Krb. Prg., 95. — Erb. cr. it., I, 1387 ;<br />

Anzi L. m. r., 212; Dnrs.; Ces.<br />

Rcr. — Seti, Lig.<br />

356. verrucosa Ach. Univ., 339. — Anzi L. m. r., 211; Erb.<br />

cr. ii, I, 938; Mass. (XXXV); Dnrs.; Ces.<br />

M. — Sett., Merid.<br />

357. vitrea Anzi Neos., 7.<br />

Rcr. — Alp.<br />

Esaurite le comunicazioni togliesi<br />

1' Adunanza a ore 4 pom.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 325<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza dell' 11 maggio 1893.<br />

Letto ed approvato il verbale precedente, il prof. R. Pirotta pre-<br />

senta un completo e ben sviluppato esemplare di un Gasteromicete, il<br />

Geaster fornicatus (Huds.) Fries.<br />

Ricorda che appartiene al gruppo dei fornicati, che comprende<br />

secondo la Sylloge del Saccardo (voi. VII, parte I, pag. 70) soltanto<br />

tre specie, una americana, G. radicans Berk. et Curt. ; una del Por-<br />

togallo, G. Welwitscliii (Montg), e la terza, G. fornicatus (Huds.), del-<br />

l' Europa e dell'America del Nord. Quest'ultima specie, secondo la<br />

citata Sylloge (loc. cit., pag. 74), non sarebbe ancora stata riscontrata<br />

in Italia, È pertanto interessante la sua scoperta fatta da uno stu-<br />

dente a Monte Celio, nei colli Tiburtini pi-esso Roma, essendo la<br />

bella specie nuova a quanto pare per l' Italia, certamente per la<br />

provincia di Roma.<br />

Lo stesso prof. R. Pirotta discorre poi intorno ad un caso di sinspermia<br />

nella Ginkgo biloba.<br />

Mentre sono registrati numerosi casi di sincarpia, cioè di saldatura<br />

o di concrescenza di frutti, 1' opere di teratologia ricordano un<br />

numero relativamente raro di casi di sinspermia o concrescenza di<br />

semi, e questi pocbi casi sono relativi alle Angiosperme (vedasi<br />

Moqiiin-Tandon, Tératol. végét. pag. 277 e Masters, Pflanzenteratol.<br />

[trad. Dammer], pag. 69).<br />

Ora il prof. Pirotta riscontrò un bellissimo caso di sinspermia nella<br />

Ginkgo biloba, il quale sarebbe pertanto il primo segnalato per le<br />

Gimnosperme. La saldatura era totale per i tegumenti del seme,<br />

essa non interessava<br />

tanto esterni molli, quanto interni duri ; ma<br />

r endosperma e l' embrione, i quali erano perfettamente indipendenti,<br />

come lo dimostrò anche la germinazione, che ebbe luogo regolarmente,<br />

dando due piantine perfettamente indipendenti e normali.<br />

Esaurite le comunicazioni è levata la seduta.


326 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 14 maggio 1893.<br />

Il Vice-Presidente Sommier annunzia che il Presidente Arcan-<br />

geli non è intervenuto all' adunanza a causa di un grave lutto di<br />

famiglia. Egli ha perduto pochi giorni fa il figlio maggiore dell'età<br />

di 17 anni, che si faceva onore negli studi universitari a Pisa. Il<br />

Consiglio della Società ha deliberato d' inviare una lettera di con-<br />

doglianza al prof. Arcangeli, ed i soci intervenuti vorranno certo<br />

unirsi a questa testimonianza di affetto e di stima per il Presidente<br />

della Società.<br />

Il prof. Caruel appoggia la proposta che la lettera venga man-<br />

data anche a nome della Società riunita in adunanza pubblica.<br />

La proposta è quindi approvata all' unanimità.<br />

Il Vice-Presidente Sommier aggiunge che il Consiglio ha deciso<br />

di proporre ai soci convenuti che, per dare maggior prova della<br />

parte che prendono al lutto del loro Presidente, venga sciolta l'adunanza<br />

odierna, e ne sia rimandato il seguito alla domenica ventura.<br />

Domanda se vi è alcuno che abbia osservazioni da fare a questa<br />

proposta del Consiglio.<br />

Il prof. Caruel si alza, e parla in questi termini : « Nessuno può<br />

dubitare dei miei sentimenti verso il prof. Arcangeli, già mio Aiuto,<br />

ora mio collega nell' insegnamento e nella Società. Non vi ha alcuno<br />

forse che divida più di me il dolore della sua disgrazia. Per<br />

questo ho approvato con tutti la lettera di condoglianza che gli<br />

verrà scritta a nome della Società ;<br />

ma non per questo posso con-<br />

venire della proposta d'interrompere oggi i nostri lavori. Sono pre-<br />

senti soci e non soci, venuti appositamente dietro invito; sono state<br />

inviate comunicazioni — ho sentito a dire in buon numero — con<br />

l' intosa che fossero lette oggi ; il rimandare l'adunanza avrebbe<br />

inconvenienti, fra' quali non ultimo l' incappare in altre adunanze<br />

future. Onde non credo mancare di riguardo, né al nostro Presi-<br />

dente, né al Consiglio, pregando la Società a non accogliere la pro-<br />

posta che ci vien fatta. »<br />

Il Vice-Presidente Sombiier dice che la proposta del Consiglio è<br />

di quelle che non conviene mettere in discussione, e che perdono<br />

il loro valore quando non sono approvate all' unanimità. Crede<br />

quindi suo dovere di ritirarla in nome dei Consiglieri presenti e di<br />

dar seguito ai lavori dell' adunanza.<br />

Partecipa quindi la morte del nostro Vice-Presidente prof. Giovanni<br />

Passerini avvenuta il 17 aprile decorso. Si limita al semplice


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 327<br />

annunzio della grave perdita subita dalla nostra Società e dalla Botanica<br />

in Italia, poiché è certo che il nostro Presidente vorrà da<br />

sé tessere l'elogio del chiaro estinto.<br />

Viene proclamato socio il sig. Guido Uzielli di Firenze.<br />

Il Segretario Baroni dà lettura di un telegramma inviato da<br />

Martelli che si trova al Gargano per erborizzare. Il testo del telegramma<br />

è questo : « Ritenuto burrasca, saluto colleghi interve-<br />

nuti adunanza, raccolte buone. »<br />

Ha la parola 1' Archivista Bargaoli per annunziare i doni pervenuti<br />

alla Società durante il mese.<br />

Rivista Agraria, Giornale dell' Associazione dei proprietari ed agri-<br />

coltori in Napoli, n.» 15, 16, 17, aprile 1893.<br />

P. Magnus. Mykologische Miscellen. Bevichten der Deutschen Bo-<br />

tanischen Gesellschaft. Jahrgang 1893. Band. XI, Heft. I.<br />

Eduard Kilias. Nachruf von P. Magnus. Separat-Abdruck aus den<br />

Verhandlungen des Botauischen Vereins der Provinz Brandeburg<br />

XXXIV.<br />

P. Magnus. Ueber das monstrose Aufreten von Blattern und<br />

Blattbuscheln an Cucurbitaceen-friichtchen. Separat-Abdruck aus<br />

der Oesterr. botan. Zeitschrift. Jahrg, 1893, n. 2.<br />

P. Magnus. Frucht von Amygdalus persica foliis purpureis. Sonderabdruck<br />

aus Gartenfiora, 1893, Heft. 4.<br />

Baroni doti. Eugenio. Del posto che occupa la Eohdea japonica Roth.<br />

tra le famiglie vegetali e sul suo processo di impollinazione. Estr.<br />

dagli Atti del Congr. bot. internaz., 1892.<br />

Saccardo P. A. UAzolla Caroliniana in Europa. Estr. dagli Atti del<br />

R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tom. III, serie VII.<br />

Kellog M. D. Methods of precision in the investigation of disor-<br />

ders of digestion.<br />

Bullettino della Scuola agraria di Scandicci. Ricerche ed esperienze<br />

istituite nei poderi sperimentali e nel laboratorio di chimica<br />

agraria sotto la direzione di N. Passerini. Seconda serie. Anno I,<br />

1893, fase. I e II.<br />

L'Avvenire agricolo, Bollettino della Scuola ambulante pratica<br />

e sperimentale dell' agricoltura ecc. della provincia di Parma,<br />

20 aprile 1893, n. 4, nel quale è contenuto un Cenno necrologico<br />

del dott. G. Batta. De-Toni sul prof. Giovanni Passerini.<br />

Abhandlungen herausgegeben vom naturwissenschaftlichen Ve-<br />

reine zu Bremen, XII Band. 1893.<br />

The Journal of the Quekett Microscopical Club. London, Ser. II,<br />

voi. V, n. 32, 1893.<br />

Bullettin of the Torrey Botanical Club. Voi. XX, Lancaster, Pa,<br />

aprii 10 1893, n. 4.<br />

Wiener Illustrirte Garteu-Zeitung. Aprii 1893, 4 Heft.<br />

Bollettino Agrario Veronese, n. 9, 30 marzo 1893 e n. 11-12, 20-<br />

30 aprile 1893.


328 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

De Bonis. Le piante del Polesine. Estratto dal Bull. Soc. Bot. It.<br />

12 marzo 1892.<br />

De Bonis. Fecondazione occasionale della Plafanthera hifolia Ricli,<br />

Estratto dalla Rivista It. di Scienze Nat. XIII. 1 febbraio 1893.<br />

Massalongo C. Entomocecidii italici. Estratto dagli Atti del Con-<br />

gresso Botanico Internazionale di Genova, 1892.<br />

Canestrini e Massalongo. Nuova specie di Phytoptus : Phr/toptus Mal-<br />

pighianus n. sp. Estr. dal Bull. Soc. Ven.-Trent. di Scienze Nat.<br />

Tom. V, n. 3.<br />

Bericlite der Schweizerischen. Botaniscben Gesellschaft. Hefte III,<br />

1893.<br />

Atti del Congresso Botanico Internazionale di Genova, 1892.<br />

Bonnet Edm. Le Congrès de Génes. Extrait du Bulletin de la<br />

Soc. Botanique de France. — Una nomenclatura medico-botanica<br />

estratta da un codice del secolo IX, scritto nell' Italia settentrionale.<br />

Estr. dagli Atti del Congresso Internazionale di Genova.<br />

Il Segretario dà lettura di una comunicazione del prof. MasSA-<br />

LONao, che ha per titolo :<br />

NUOVA CONTRIBUZIONE ALL'ACAROCECIDIOLOGIA DELLA<br />

FLORA VERONESE E D'ALTRE REGIONI D'ITALIA. NOTA<br />

DEL DOTTOR C. MASSALONGO.<br />

Mosso dal desiderio di portare contributo alla conoscenza<br />

degli acarocecidii o milbogalle proprie della flora del nostro<br />

paese, sino dal 1889 rivolsi l'attenzione a queste, per vari ri-<br />

spetti, interessantissime patologiche produzioni. Quanto però<br />

finora, sopra questo argomento, pubblicai nel Nuovo Giornale<br />

Botanico Italiano o nel Bullettino della Società Botanica Ita-<br />

liana, si riferisce quasi esclusivamente agli acarocecidii che se-<br />

gnalai nel dominio della provincia di Verona, dove essendo solito<br />

di passare alcuni mesi dell'anno, ebbi tutto l'agio di fare a tale<br />

riguardo numerose esplorazioni. Nella presente memoria, oltre<br />

alle milbogalle che scopersi di recente in detta provincia, vi ho<br />

aggiunto ancora quelle gentilmente inviatemi, da varie parti<br />

d'Italia, dai chiarissimi signori: G. Canestrini, G. Arcangeli,<br />

A. Carestia, E. Rostan, L. Micheletti e P. Baccarini, ai quali mi<br />

è grato di esprimere per ciò i più sinceri ringraziamenti.<br />

Come è noto, in quest'ultimi tempi, per opera segnatamente<br />

degli illustri prof. A. Nalepa e G. Canestrini, la sistematica degli<br />

acari cecidiogeni della famiglia dei fltottidi, entrava in un' èra


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 329<br />

novella. Mentre infatti per l' addietro l'autonomia delle forme<br />

spettanti alla menzionata famiglia di artropodi era ritenuta<br />

molto problematica, oggigiorno invece, benché da pochi anni<br />

soltanto ne sia stato seriamente intrapreso lo studio, si conoscono<br />

di già oltre un centinaio di specie e vari generi ancora di fitot-<br />

tidi. Di queste specie, create quasi tutte dal Nalepa e Canestrini,<br />

parecchie vennero stabilite sopra il materiale ch'io raccolsi;<br />

per questo motivo non pochi dei cecidii da me successivamente<br />

descritti, acquistano anche dal punto di vista zoologico un' im-<br />

portanza eccezionale.<br />

B lì) li agrafia<br />

(Continuazione vedi: Nuovo Giom. bot. it., voi. XXIII, pag. 79-82, 471-472<br />

e BuUett. della Soc. bot. ital., 1892, pag. 71).<br />

61. Balle E. — Catalogne descriptif des galles observées aux.<br />

environs de Vire (Calvados) in: Bullet. Soc. Amis se.<br />

nat Rouen 1889, II Sem., p, 415-437. — In questa memoria<br />

trovasi la descrizione del PliyHocoptes Ballei Trouessart.<br />

62. Berlese a. N. — La Fitoptosi del Pero in : Rivista Patol.<br />

vegetale voi. I, p. 71, tav. IV ; Padova 1892.<br />

63. Canestrini G. — Sopra due nuove specie di Phytoptus<br />

(V* serie) ; estratto Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur.<br />

voi. XII, fase. II ; Padova 1891.<br />

64. — Sopra due nuovi Fitoptidi (VP serie): estratto Atti Soc.<br />

Venet.-Trent. Se. natur. voi. XII, fase. II ; Padova 1891.<br />

65. — Sopra due nuove specie di Phytoptus (VIP serie); in<br />

BuUett. Soc. Venet.-Trent. Se. natur. Tom. V, n. 2; Pa-<br />

dova 1892.<br />

68. — Sopra tre nuove specie di Fitoptidi italiani (VIIP serie);<br />

Atti R. Ist. Venet. se, lettere ed arti, Tom. III, ser. VII,<br />

p. 837-39; Venezia 1892.<br />

67. — Abbozzo del sistema acarologico: estratto dagli Atti R.<br />

Ist. Venet. se, lett. ed arti, Tom. II, ser. VII ; Venezia 1891.<br />

68. — Famiglia dei Phytoptini in: Prospetto dell' acarofauna<br />

italiana, Parte V% p. 543-557, p. 589-722, tav. 44-59 ; Pa-<br />

dova 1892.<br />

N.B. La stessa pubblicazione è inserita nel voi. I, fase. 1,<br />

ser. II degli Atti Soc. Venet.-Trent. Se. natur. p. 49-198,


330 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

tav. I-XVI (di queste tavole la IV-V si trovano sotto i n. 6-7<br />

nel fase. I del voi. XII).<br />

68.^is Canestrini G. e Massalongo C. — Nuova specie di Phy-<br />

toptus (Ph. Malpighianus) in: Bullett. Soc. Venet.-Trent.<br />

Se. natur, Tom. V, n. 3; Padova 1893.<br />

69. Corda A. C. J. — leones fungorum voi. IV, Pragae 1840 et<br />

voi. V, ibidem 1842.<br />

70. De Stefani F. — Sopra una galla di Phytoptus sul Vitex<br />

Agnus Castus in: Naturalista Sie. Vili, 1888, p. 66-69.<br />

71. KiEFFER J. J. — Neue Mittheil. ùber lothringisehe Milbeii-<br />

gallen in: Bot. Centralbl. 1889, n. 1, p. 1.<br />

72. — Die Zooeecidien Lothringens (Fortsetz.) in: Entom. Naeh-<br />

richten von Karscli, Jahrg. XVIII (1891), n. 14-16 (Sepa-<br />

ratabdr., p. 1-18); Berlin 1891.<br />

73. — Aearoeéeidies de Lorraine in: Feuille des Jeunes natura-<br />

listes Ut sér., 1 Juin, n. 260, ann. 1892.<br />

74. LiEBEL R. — Die Zooeecidien (Pflanzendeformationen) und<br />

ihre Ergeuger in Lothringen. — Zeitschrift f. naturwiss.<br />

Bd. LIX, 1886, p. 531.<br />

75. — Ueber Zooeecidien Lothringens in: Entom, Naehr. von<br />

Karseli, Jahrg. XV (1889) n. 19, p. 297.<br />

76. — Die Zooeecidien (Pflanzendeformationen) der Holzge-<br />

wàchse Lothringens; Mùnchen 1892.<br />

77. Lòw F. — Verzeichniss der dureh Gallrailben (Phytoptus)<br />

an Pflanzen verursachten Deformationen (Phytoptocecidien)<br />

der Hernsteiner Gebietes und seiner Umgebung<br />

(Beck's Fauna von Hernstein in Nieder-Oesterreich II<br />

Th., II Halbbd.) in: Beeker's Monographie; Wien 1885,<br />

p. 6-15. — Conf. Just. Bot. Jahresb. XIII (1885), II Abth.<br />

2 Heft, p. 548.<br />

78. Massalongo C. — Sulla Fitottosi dei fiori dell' Alloro in :<br />

Bullett. Soc. Bot. It., 1893, p. 189.<br />

79. Nalepa a. — Neue Gallmilben (Fortsetz.) in: K. Akad, Wissensch.<br />

Wien, Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom<br />

8 Oct. 1891, p. 198.<br />

80. — Neue Gallmilben (2 Fortsetz.) in 1. e., Sitz. mathematisch-<br />

naturw. Classe vom 5 Nov. 1891, p. 225.<br />

81. — Neue Gallmilben (3 Fortsetz.) in 1. e., Sitz. mathematisch-<br />

naturw. Classe vom 4 Febr. 1892.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIREN;5B 331<br />

82. Nalepa a. — Nelle Gallmilbeii (4 Fortsetz.) in 1. e, Sitz. ma-<br />

thematisch-naturw. Classe vom 19 Mai 1892, p. 128.<br />

83. — Neue Gallmilbeii (5 Fortsetz.) in 1. s. e, Sitz. raatematisch-<br />

naturw. Classe vom 6 Oct. 1892 p. 190.<br />

8-1. — Mittheilung ùber « Neue Gallmilben » (0 Fortsetz.) in 1. e,<br />

Sitz. mathematisch-naturw. Classe vom 3 Febr. 1893, p. 31.<br />

85. — Neue Gallmilben in: Nov.ActaKais.Leop.-Carol.-Deutsch.<br />

Akad. Naturforscher Bd. LV, n. 6 ; Halle 1891.<br />

86. — Genera und species der Familie der Phytoptida in: Denk-<br />

schrift d. K. K. Akad. Wissenscli. Wien 1892, mit. 4 Taf.<br />

87. — Tegonoius ein neues Phytoptiden-Genus, aus: Zool. Jahrb.<br />

Abth. f. Systematik, Geograph,, Biolog. d. Thiere vom J.<br />

W. Sprengel in Giessen, VI Bd., p. 327; Jena 1892.<br />

88. — Neue Arten d. Gattung Phijtoptus und Cecidophyes in :<br />

K. Akad. Wissenschaft. Wien ; Sitz. mathematisch-naturw.<br />

Classe vom 7 July 1892, p. 155.<br />

89. — Neue Arten der Gattung Phytoptus u. CecMophyes, aus<br />

dem LIX Bd. d. Denkschrif mathematisch-naturw. Classe<br />

d. K. Akad. d. Wissenschaft. Wien, p. 525 mit 5 Taf.<br />

— Wien 1892.<br />

90. Reaumdr M. — Mémoires pour servir à l'histoire des In-<br />

sectes voi. Ili, mém. XII ; Paris 1737.<br />

91. Trail J. W. H. — Galls and their makers in « Dee »: Transact.<br />

of the nat. hist. Soc. of Aberdeen, p. 55. — Aberdeen 1878.<br />

92. — Scottish Galls: ibidem, anno 1885, p. 35.<br />

93. — Scottish Galls: from the Scottish naturalist 1887, p. 107-110.<br />

94. — Scottish Galls in: Scottish naturalist for January 1890,<br />

p. 226.<br />

9". — The Galls of Norway (Transact. and Proceed. of Bot.<br />

Soc. of Edinburgh 1888, p. 201).<br />

90. — Galls of Norway in 1. s. e. voi. XVII, part. Ili, p. 482,<br />

anno 1889.<br />

97. Trouessart E. — Diagnoses d'Acariens nouveaux {Le na-<br />

turaliste, 2 sér., n. 93, p. 25) ; Paris 1891.<br />

Descrizione dei Cecidii.<br />

1. AJuga Cliaiuaepytis Schreb. — All'estremità dei rami<br />

di questa pianta, le foglie, brattee, nonché i fiori, infetti da


332 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

milbe, sono coperti da fitta e candida lanugine, formata da<br />

luiiglii peli (uniseriato-pluricellulari), assai simili a quelli<br />

propri alla specie.<br />

Luoghi coltivati della valle di Tregnago presso Cogolo nel<br />

veronese. Ottobre 1892.<br />

2. Alnus cordifolia Ten. — Brinosi delle foglie (= Erineum<br />

Alneiim Pers.; vedi descrizione in: Nuovo Giorn. boi it.,<br />

XXIII, p. 100, n. 42).<br />

Cecidiozoo: probabilmente il Pìiytopius drevitarsus Fock.;<br />

Canestrini, Familia dei Phytoptini in 1. s. e, p. 662, tav. 45,<br />

flg. 7-8.<br />

Monte Sant'Angelo di Castellamare presso Napoli (G. Ar-<br />

cangeli!).<br />

3. Alnus g-lutinosa Gaertn. — Lòw F., Beitràge zur Naturg.<br />

d. Gallmilben (Phytoplus Duj.) in 1. s. e, p. 8; Thomas,<br />

Programm d. Realschule u. d. Progymnasiums zu Ohrdruf<br />

1869, p. 8, n. 6 b; Hieronymus, Beitràge zur Kenntn, europ.<br />

Zoocecidien in 1. s. e, p. 11, n. 31; Schlecht., Uebersicht<br />

p. 512, und Gallbild. deutsch. Gefàsspfl., p. 12, n. 87; Kieffer,<br />

Acarocécid. Lorraine 1. s. e, p. 6, n. 16 et p. 29, flg. 9 ex p.<br />

— Cephaloneon pustulatum Eremi olim. — Sulla pagina<br />

superiore delle foglie genera delle piccole galle (1,5-2 mill.<br />

di diametro), vescicolari, rossastre, glabre, subglobose e ri-<br />

strette strozzate alla base di inserzione. Le loro pareti<br />

carnosette (0,5 mill. grosse) e formate da più strati di cel-<br />

lule parenchimatiche, limitano una cavità, tappezzata da<br />

numerosi tricomi, fra i quali vivono i fitotti. Questi tricomi<br />

sono leptodermi, unicellulari e semplici, nonché ottusi al-<br />

l' apice. L' ostiolo è epifillo.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus laevis Nalepa, Neue Gallmilben in:<br />

Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. s. e, p. 23, Taf. 4,<br />

fig. 1-2. — Il Nalepa rinvenne in questo cecidio un' altra specie<br />

di fitottide cioè : Tegonotus heptacinctus Nal., Tegonotus ein<br />

neues Phytoptiden-Genus in 1. s. e, p. 335, Taf. 13, flg. 10-12.<br />

Presso il paese di Bolca nel veronese; Giugno 1892.<br />

4. Alnus incana DC. — Lòw F., Beitràge zur Kenntn. d.<br />

Milbengallen in 1. s. e, p. 131, n. 4; Thomas, Programm


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 833<br />

d. Realschule u. Progymnasiuius zu Ohrdruf 1869, p. 8,<br />

n. 6 a; Hieronymus, Beitriige Keniitii. europ. Zoocecid.,p. 12,<br />

n. 33; Schlecht. Uebersicht p. 512 uiid Gallbild. deutsch.<br />

Gefasspfl., p. 12, n. 93 ; Nalepa, Beitràge Systematik d. Phy-<br />

iopten in 1. s. e. Taf. IV, flg. 3 und Neue Gallmilben in:<br />

Nova Acta K. Leop.-Carol. deutsch. Akad. 1. s. e, Taf. 3,<br />

fig. 11. — Cephaloneon inistulatum Br. olim. — Produce<br />

delle galle fogliicole identiche a quelle sopradescritte (ii. 3).<br />

Cecidiozoo: Phijtojjltcs laevis Nal. in 1. s. e.<br />

In Piemonte presso Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).<br />

5. Aliius Yìridis DC. — Thomas, Aeltere u. Neue Beobacht.<br />

ùber Phytoptocecidien in 1. s. e, p. 354; Lòw F., Beschreib.<br />

von neuen Milbengalleii, nebst Mittheil. ùber einige schon<br />

bekannte in 1. s. e, p. 715, n. 1; Hieronymus, Beitràge<br />

Kenntniss europ. Zoocecid. in 1. s. e, p. 12, n. 34; Schlecht.<br />

Uebersicht p. 513 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 12,<br />

n. 96 a. — Erineum (PhyUeriam) purpureum DC. —<br />

Acervuli o cespuglietti epifilli di rado anfigeni, per lo<br />

più confluenti in serie parallele alle nervature secon-<br />

darie delle foglie. Questi cespuglietti sono formati da<br />

anormali tricomi, unicellulari, lunghi e cilindrici, fortemente<br />

sinuosi ed arricciati, coli' estremità ottusa; il loro colore è<br />

dapprima bianco, ma coli' andar del tempo prendono una<br />

bella tinta roseo-persicina.<br />

Luoghi più elevati dei monti Lessini nella località detta « il<br />

Vallone » al disopra dei Spia/.zoi nel veronese; a Riva-Valdobbia<br />

in Valsesia (A. Carestia!); nella provincia di Cuneo (R. Fusari!).<br />

6. Artemisia vulg'aris L. — Low F., Beitràge zur Kenntn.<br />

d. Milbengallen in 1. s. e, p. 132, n. 5; Hieronymus, Bei-<br />

tràge Kenntn. europ. Zoocecid., p. 14, n. 43; Schlecht.<br />

Uebersicht p. 514 und Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 107,<br />

n. 1211; Kieffer, Acarocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 20;<br />

Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 53, fìg. 10.<br />

— Sulla pagina superiore delle foglie determina la produ-<br />

zione di piccole galle (poco più di un mill. alte, sopra<br />

due terzi di mill. circa in diametro) vescicolari, rossastre,<br />

subobovato-clavate (cefaloneiformi), substipitate alla base e


334 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

colla superfìcie papillosa. II loro ostiolo giace al lato dor-<br />

sale del lembo fogliare ed é, unitamente al canale che attra-<br />

versa Io stipite delle medesime, quasi ostruito da lunghi<br />

peli sinuosi. Le cellule dell' epidermide (continuazione del-<br />

l' epiflllo) che riveste le pareti (circa il doppio più grosse<br />

della lamina normale della foglia) di questi cecidii sono<br />

ipertrofizzate, jaline e gibbose verso l'esterno, dove qua e là<br />

portano dei tricomi, semplici, uniseriato-pluricellulari.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Artemisiae Canestrini, Fam. dei Phy-<br />

toptini in 1. s. e, p. 650, tav. 49, fig. 3 et tav. 54, fìg, 6.<br />

Provincia di Padova: presso Teolo negli Euganei (G. Cane-<br />

strini !).<br />

7. Betula alba L. — Thomas, Beschreib. neuer oder minder<br />

gekannter Acarocecidien in 1. s. e, p. 266, n. 10, tav. X,<br />

fig. 12-15; Lòw F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber<br />

Milbengallen in 1. s. e, p. 622, n. 69; Hieronj^raus, Beitràge<br />

Kenntn. europ. Zoocecid., p. 16, n. 57 (sub Beiula verru-<br />

cosa); Schlecht. Uebersicht p, 515 und Gallbild. deutsch.<br />

Gefàsspfl., p. 13, n. Ili (sub Betula verrucosa); Kieffer, Aca-<br />

rocécid. Lorraine in 1. s. e, p. 7, n. 27; Canestrini, Fam. dei<br />

Phytoptini 1. e, tav. 59, fìg. 2. — Cephaloneon betulinum<br />

Br. olim. — Galle fogliicole (appena un mill. di dia-<br />

metro), subgloboso-ovate, glabre, quasi egualmente promi-<br />

nenti sulle due faccie della lamina. Per lo più sulla pagina<br />

inferiore della foglia appariscono subemisferiche, mentre al<br />

lato opposto vi producono una sporgenza (o vistibulo) sub-<br />

conica, all' apice della quale sbocca l' ostiolo. Le loro pareti,<br />

un terzo circa di millimetro grosse, sono formate di ele-<br />

menti parenchimatici, fra i quali nella regione delle galle,<br />

situata sul dorso del lembo fogliare, osservansi dei meati<br />

intercellulari.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Betulae Nalepa, Genera u. Species d.<br />

Fam. Phytoptida in 1. s. e, p. 873, Taf. II, fìg. 3-4; Canestrini,<br />

Fam. d. Phytoptini in 1. e, p. 680, tav. 59, fìg. 3.<br />

II Nalepa in questo cecidio trovò ancora il Phytoptus lejo-<br />

notus Nal., Genera u. Species ibidem., p. 86S, Taf. I, fig. 1-2;<br />

Canestrini, ibidem, p. 666, tav. 58, fig. 9.<br />

Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 335<br />

8. Bettila alila L. — Low F., Beitriige zur Naturg. d. Gall-<br />

milben in 1. s. e, p. 8, n. 13; Schlecht. Uebersicht p. 515,<br />

11. 13 et (sub. BetiUa verrucosa) Gallbild. deutsch. Gefasspfl.,<br />

p. 13, n. 115; Hieronymus, Beitràge Kenntn. europ. Zooce-<br />

cid., p. 16, n. 55 (sub. B. verrucosa) ; Kieffer, Acarocécid.<br />

Lorraine 1. e, p. 8, n. 28; Canestrini, Fam. dei Phytoptini<br />

in I. s. e, tav. 57, fig. 5. — Erineum betulinum Schum.,<br />

Rabeiih. Deutschl. Krypt. FI., I, p. 65, n. 622; Wallroth<br />

FI. Crypt. Germ., II, p. 129, n. 1.382. — Erinosi delle foglie.<br />

Gli anormali tricomi, caratteristici di questo erineo, formano<br />

dei cespuglietti o macchie piane ed ipofìlle, talvolta però<br />

anfigene, le quali sovente confluiscono in fascie parallele<br />

alle nervature secondarie delle foglie. Tali tricomi, dapprima<br />

pallidi ed in seguito rubiginosi, sono molto corti, rigonfi<br />

all' apice, e spesso dilatati a guisa di imbuto o variamente<br />

lobulati, mentre sono attenuato-stipitati alla base.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus rudis Can., Fam. d. Phytoptini in 1. s.<br />

e, p. 658, tav. 52, fig. 1.<br />

Piemonte: Riva-Valdobbia in Valsesia (A. Carestia!).<br />

9. Coronilla varia L. — Low F., Mittheil. iiber Phytopto-<br />

cecidien in 1. s. e, p. 3; Schlecht. Uebersicht p. 521 und<br />

Gallbild. deutsch. Gefasspfl., p. 79, n. 838; Kieffer, Acarocé-<br />

cid. Lorraine in 1. s. e, p. 26. — Volvella Coronillae A meri,<br />

in Kaltenb. Pflanzenf., p. 136, n. 22. — Foglietto delle foglie,<br />

per lo più terminali, conduplicate nonché arcuate o subcon-<br />

torte e col margine non di rado qua e là involuto.<br />

Provincia di Verona: valle di Tregnago « a Marcemigo »;<br />

autunno 1892.<br />

10. Cotoneaster tomentosa Ait. (= C. vulgaris Lindi.) —<br />

Low F., Nachtrage zu meinen Arbeiten ùber Milbengallen<br />

in 1. s. e, p. 623, n. 72; Schlecht. Uebersicht. p. 521 und<br />

Gallbild. deutsch. Gefasspfl. p. 70, n. 712; Hieronymus, Bei-<br />

tràge europ. Zoocecidien p. 20, n. 81 ;<br />

Kieffer, Acarocécid. Lor-<br />

raine in I. s. e, p. 26; Canestrini, Fam. dei Phytoptini in 1. s.<br />

e. tav. 48, fig. 4 (habitus). — Vajolo delle foglie caratteriz-<br />

zato (analogamente a quanto è noto per la stessa malattia<br />

d' altre pomacee) da pustule suborbicolari, più o meno ri-


336 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

gonfie e sporgenti specialmente dalla parte dorsale della la-<br />

mina, dove spesso sono ricoperte da lunghi ed abbondanti<br />

peli. In corrispondenza di dette pustule, il mesofìllo è rap-<br />

presentato da uno straterello di cellule clorofilligere che<br />

tappezza al lato interno le due epidermidi del lembo ed in<br />

tutto il resto del suo spessore da numerose briglie cellulari<br />

fra loro anastomizzantesi in lasso reticolo irregolare.<br />

Cecidiozoo: Phytoptus Cotoneastris Canestrini, Pam. d. Phy-<br />

toptini in 1. s. e, p. 638, tav. 48, fig. 7-8.<br />

Provincia di Verona: nel monte Baldo presso il Santuario<br />

della Madonna della Corona (A. Goiran !) ; nel Trentino (Gr. Ca-<br />

strini I).<br />

11. Crataegus Oxyacaiitlia L. — Pustule vajolose sulle fo-<br />

glie, sublenticolari e turgide specialmente al lato dorsale<br />

della lamina. La cavità di questi cecidii, che comunica al<br />

di fuori per mezzo di un ostiolo ipofìllo, puntiforme, è attra-<br />

versata in tutti i sensi da numerosi cordoni cellulari, ra-<br />

mosi, separati da ampi spazi aeriferi.<br />

Nel Trentino (Gr. Canestrini !).<br />

NB. I frammenti di foglie che ebbi per esame, non mi per-<br />

misero di verificare la determinazione del substrato di questo<br />

cecidio, ed è perciò soltanto sulla fede del eh. prof. Canestrini<br />

eh' io li riferisco at Crataegus Oxyacantha L.<br />

Oss. — All'estremità dei rami di Crataegus Oxyacantha L.<br />

(ed ancora di C. monogyna) per impulso delle larve di Cecidomyia<br />

Crataegi Winn., le foglie vengono deformate. La loro<br />

lamina cioè presentasi in vario modo accartocciato-increspata ed<br />

atrofica, mentre le stipulo respettive appariscono, d'ordinario,<br />

anormalmente dilatate. La superficie della lamina e delle stipula<br />

predette, portano inoltre numerose emergenze, subcilindriche,<br />

terminate da una capocchia, bruna glanduliforme. Tali foglie cosi<br />

alterate producono un' agglomerazione più o meno compatta che<br />

caratterizza la galla o cecidio della surriferita specie di Ceci-<br />

domyìa (vedi Canestrini Fam. dei Phytoptini in 1. s. e, tav. 48,<br />

fig. 11). — Il prof. G. Canestrini in questa galla scoperse due<br />

nuovi fitottidi cioè il Tegonotus armatus Cn. (Fam. Phytoptini<br />

p. 693, tav. 47, fig. 7, tav. 48, fig. 6, 12) ed il Phytopim Cra-<br />

taegi Cn. (ibidem, p. 635, tav. 52, fig. 3), il quale ultimo acaro


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 337<br />

sarebbe ritenuto, dall' illustre prof. Canestrini, l' autore delle<br />

emergenze epifille sopramenzionate. In quanto alla presenza del<br />

PJiijtoptus Crataegi nel cecidio, io non posso che constatare l'esat-<br />

tezza delle osservazioni del suilodato professore; ciò mi risulta<br />

dall'esame di alcuni saggi (raccolti nel Trentino) dallo stesso in-<br />

viatemi. Ritengo ad ogni modo che come il Tegonoias armatus,<br />

cosi pure il Phijtoptus Crataegi si debba considerare specie non<br />

cecidiogena, ma piuttosto inquilina accidentale della galla pro-<br />

vocata dalla Ceciclomyia Crataegi, essendoché nelle identiche<br />

deformazioni osservate in differenti località sul Manco-spino, da<br />

altri e da me vi furono trovate solo le larve di questo dittero.<br />

{Continua).<br />

Vien letta inolti'e una comunicazione del dott. Baldacci :<br />

OSSERVAZIONI SULLA RAMIFICAZIONE DEL SYMPHYTUM<br />

ORIENTALE L. APPLICATE AL GENERE SYMPHY-<br />

TUM L. DI A. BALDACCI.<br />

La presente nota ha lo scopo di accennare a particolari ca-<br />

ratteri normali di ramificazione del Symplujlum orientale, i<br />

quali sembrano manifestarsi nelle altre specie del genere e per<br />

ciò parmi che debbano tenersi h\ buon conto nella descrizione<br />

di questo gruppo di piante.<br />

Symphytdm orientale L. a) Sviluppo di un individuo pri-<br />

mario. — Alla base dell' asse si nota un numero variabile di<br />

gemme dormenti che nascono all' ascella di altrettante foglie.<br />

Dopo uno due nodi al più si manifestano, sempre rigorosa-<br />

mente ascellari, individui ripetitori tanto più sviluppati quanto<br />

é la loro distanza dalla base dell'asse: essi occupano quattro<br />

quinti dell'altezza dell'individuo primario. Da numerosi esem-<br />

plari osservati, l' ultimo quinto dell' asse, al quale si giunge<br />

quasi per regola dopo sette od otto nodi fogliari, presenta<br />

foglie alla cui ascella manca il rispettivo individuo secondario<br />

il quale si é innalzato emergendo a distanza variabile. * Questi<br />

* Misura delle distanze fra la foglia ed il rispettivo asse ci hanno<br />

dato : Ind. A) mm. 7, 52, 55, 57. — Ind. B) mm. 10, 27, 43, 57, 57.<br />

— Ind. C) mm. 20, 43, 55, 55. — Ind. D) mm. 5, 50, 71, 67. —<br />

Ind. E) mm, 16, 42, 47, 63. — Ind. F) mm. 6, 53, 57, 58.<br />

Bui', dalla Soc. hot. ital. g2


338 ADDNAJfZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

assi che hanno contratto aderenza radiale coli' asse principale<br />

sono sirapodiofori, eccettuato in qualche caso il primo ed il<br />

secondo immediatamente superiori all'ultimo ripetitore che si<br />

presentano come intermediari. Ora, facendo la prova di spiccare<br />

dal basso all' alto ogni foglia col suo individuo secondario, sia<br />

ripetitore che intermediario o simpodioforo, si viene infine ad<br />

isolare l' ultimo individuo secondario prodotto con apparente<br />

soppressione dell'individuo primario. Ma guardando attentamente<br />

si scorge un cono vegetativo appena marcato a variabile di-<br />

stanza dall'ultimo individuo secondario: questo cono vegetativo<br />

rudimentale sta senza dubbio ad indicare l' individuo primario<br />

che nel S. otnentale è rimasto mortificato ed abortivo. Abbiamo<br />

quindi esempio, chiarissimo di sviluppo monopodiale.<br />

h) Natura mo^'^fologica del cono vegetativo. — Nella plu-<br />

ralità dei casi quest' organo si rende bene evidente ad occhio<br />

nudo, mostrandosi come un piccolo ingrossamento, più o meno<br />

circondato di peli, lungo la doccia dell'ultimo simpodioforo e a<br />

distanza variabilissima del suo percorso. Taluna volta l' ingros-<br />

samento tende a generare un piccolo mucrone che si vede me-<br />

glio allorché la pianta è del tutto formata. Ma ciò che é più<br />

necessario di ricordare e che conferma pienamente la natura<br />

dell'organo è il completo, benché rarissimo, sviluppo di esso<br />

in un fiore fertile, difl^cilmente sterile, come avviene sem-<br />

pre d'ordinario fra le due infiorescenze di un individuo sim-<br />

podioforo. Raro è pure il caso in cui quest' accenno di asse<br />

primario non arrivi a formarsi né sotto l'aspetto di cono, di mu-<br />

crone di fiore: appena una quindicina di individui su duecento<br />

osservati ne sembravano sprovveduti; cinque o sei presentavano<br />

il flore e nel -resto si notava o il cono o il mucrone.<br />

e) SvUuppo di un individuo ripetitore. — Questi individui<br />

si comportano esattamente nella stessa guisa di un asse prin-<br />

cipale, quantunque in più limitata scala. Nella parte inferiore<br />

all' ascella di ogni foglia si formano altrettante gemme di natura<br />

simpodiofora che restano quiescenti ; dopo quattro o più nodi fo-<br />

ghari l'asse corrispondente alla foglia si innalza, e staccando,<br />

come per 1' asse primario, ogni foglia e il rispettivo individuo<br />

si arriva ad isolare l'ultimo simpodioforo, nel decorso del quale<br />

si trova il testé ricordato cono vegetativo rudimentale od asse<br />

principale che in qualche caso si é visto svolgersi nella naturale<br />

terminazione di un fiore.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 339<br />

d) Sviluppo dì ^m individuo intermediario. — L' esame<br />

degli individui intermediari ha dimostrato, come indica il loro<br />

nome, il passaggio fra la ramificazione dei ripetitori e dei sim-<br />

podiofori veri. Il cono vegetativo che dovrebbe indicare l' asse<br />

principale non è più visibile né ad occhio nudo, né colla lente,<br />

salvo in rare eccezioni : però resta confermato dalla teoria. Tal-<br />

volta uno dei due simpodiofori rimane abolito; tal'altra si notano<br />

ambedue sembrando apparentemente provveduti di una sola<br />

foglia e perciò monofìlli, ma all'analisi attenta si scorge che<br />

la supposta foglia mancante ad uno dei simpodiofori si è trasfor-<br />

mata in un pedicello a funzione vegetativa o in una brattea<br />

insensibilmente dilatata all' apice a guisa di spatola. In altri casi,<br />

per lo contrario, il simpodioforo manifestavasi uniparo e afillo<br />

ed in altri anche uniparo e fogliato.<br />

e) Sviluppo di icn individuo simpodioforo. — Sono assai<br />

semplici, bipari e difilli. Soprascellarmente a ciascuna foglia si<br />

forma una gemma che darà il racemo scorpioide : fra 1' uno e<br />

r altro si forma l' asse principale rappresentato da un fiore e<br />

dal suo peduncolo.<br />

f ) Costruzione del S. orientale. — In questa specie si notano<br />

adunque, riassumendo il già detto, individui ripetitori, inter-<br />

mediari e simpodiofori. I primi si dividono in quiescenti e svi-<br />

luppati; i quiescenti sono quelli non sviluppati. L'asse principale<br />

è caratterizzato dal cono vegetativo. Gli individui intermediari<br />

talvolta mancano. I simpodiofori presentano infiorescenza bifida<br />

difilla e non hanno abortimento del loro asse principale che<br />

termina sempre in un fiore.<br />

Relazione dei « S. tuberosdm L. » e « S. bulbosum Schimp. »<br />

COL « S. ORIENTALE L. » — Certamente per il ritorno all'atavismo<br />

il cono vegetativo rudimentale del S. orientale ottiene la sua com-<br />

pleta formazione per cui l'osservazione nostra é confermata. Che<br />

se poi compariamo il fatto con quello che si produce in forme<br />

più antiche di Sijmpìnjium la chiarezza dell' asserto non am-<br />

mette più replica. Prendiamo ad esaminare il -S". tuberosmn od<br />

una specie affinissima come il S. bulbosum. Sono piante assai<br />

meno ramificate dell'altra (il numero delle foglie e quindi delle<br />

rispettive gemme alla base dell'asse primario é pronunciato, ma<br />

per cause più condizionali che intrinseche le foglie periscono di<br />

buon'ora e le gemme abortiscono in gran parte) della quale però


340<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

imitano perfettamente l'abito, presentandosi anche in esse, nella<br />

metà superiore, delle foglie che hanno il rispettivo asse ad una<br />

distanza più o meno evidente. È molto difficile poter distinguere<br />

gli individui ripetitori, intermediari o simpodiofori in causa dei<br />

continui aborti; ciò peraltro non implica la questione principale.<br />

Se consideriamo individui bene vegetati nel punto ove nel Symphytum<br />

orietitale sorgeva il cono di vegetazione mortificato, in<br />

queste specie invece di S. tuherosum o hulbosum, si sviluppa<br />

un fiore, o, in altri casi, una brattea che sta a dimostrare la<br />

terminazione dell' asse primario.<br />

Non è infrequente, per le medesime cause condizionali ci-<br />

tate, che accada 1' aborto completo o parziale delle due ultime<br />

cime scorpioidi e allora il solo fiore che segna l'asse princi-<br />

pale rimane fertile. Altre volte, al contrario, è questo fiore che<br />

viene a deperire a tutto vantaggio dei fiori più inferiori delle<br />

due cime.<br />

S. ASPERRiMDM Sims. — Allo stato coltivato assume uno svi-<br />

luppo poco adatto allo studio della sua ramificazione. Da un ri-<br />

zoma emergono 15-20 piedi, ciascuno dei quali porta un numero<br />

grandissimo di foglie. In basso le gemme sono ascellari, dormenti<br />

assai poco evolute; dopo 7-10 nodi danno luogo ad individui<br />

ripetitori con marcato sviluppo. A questi succedono tosto gli assi<br />

simpodiofori (pare accertato che veri individui intermediari non<br />

esistano nel S. asperrimum) i cui inferiori sono ascellari, men-<br />

tre i più alti contraggono spiccata aderenza coli' asse innal-<br />

zandosi a distanze irregolari dalla rispettiva ascella fogliare,<br />

imitando precisamente gli altri Sijmphytum ora studiati. Tali<br />

simpodiofori sono difilli e bipari. Recidendo i ripetitori e i sim-<br />

podiofori si arriva ad isolare l'ultimo di questi senza osservare<br />

traccie di asse primario. Ma sul sirapodioforo rimasto non è<br />

difficile di notare, quando si possono esaminare molti individui,<br />

quel medesimo ingrossamento, benché più piccolo, che si mani-<br />

festa nel S. orientale. D' altra parte concorre spesso in aiuto<br />

dell' osservatore un piccolo numero di simpodiofori apicali in<br />

cui, invece dell' ingrossamento, è arrivato a formarsi un fiore<br />

od una bratteola.<br />

Concludendo si ha che il genere SympJiyimn, o per lo meno<br />

parecchie specie di esso, presenta, per quanto mi è noto, due<br />

caratteri che fin qui non sono stati considerati dagli Autori :


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 341<br />

P r innalzamento costante degli assi simpodiofori e degli ul-<br />

timi ripetitori rispetto alle loro foglie; 2" il cono rudimentale<br />

mortificato che sta ad indicare la terminazione dell'asse prin-<br />

cipale.<br />

Il Socio Levier presenta Viola pinnata L. in frutto e Saponaria<br />

Ocynioides L. in fiore, coltivate da rizomi raccolti a Bormio nel 1892.<br />

I fiori dell' ultima non hanno per niente perduto del loro colore,<br />

benché Bormio sia di quasi 1300 metri più elevato di Firenze. II<br />

D'' Levier crede inoltre di rammentare che in stazioni più basse,<br />

per es. al Monte Pisano, i fiori della Saponaria Ocymoides presen-<br />

tino una tinta rosa meno vivace.<br />

Il Prof. Caruel non condivide quest'ultima opinione del D*" Levier.<br />

Il Segretario Baroni, associandosi all'opinione del Prof. Caruel,<br />

dice di aver raccolto al Monte Pisano esemplari di Saponaria Ocy-<br />

moides più robusti e a fiori di colore ben più vivace di quelli pre-<br />

sentati dal D"^ Levier.<br />

Il Segretario Baroni annunzia che il Prof. Goiran ha inviato<br />

esemplari secchi di Eleusine indica e Spiraea sorbifolia ^ da distri-<br />

buirsi ai soci presenti e all' Erbario centrale di Firenze, insieme a<br />

una lettera diretta al Presidente e ad una comunicazione sulla Spiraea<br />

sorbi/olia e sulla Vinca major.<br />

EL^° Sig, Presidente,<br />

Verona, 10 maggio 1893.<br />

Altra volta ho comunicato alla Società Botanica Italiana al-<br />

cune notizie intorno alla ubicazione di Eleusine indica Gàrtn.,<br />

sia nel Veronese che in altri punti della Penisola Italiana.<br />

Oggi segnalo una nuova stazione veronese di questa Po^cea;<br />

che il nostro egregio collega, dott. Emilio Rodegher, ha rinve-<br />

nuto, copiosissima di esemplari, nella località detta la Venturina<br />

presso le Fery^azze, e quindi alle ultimissime pendici di uno dei<br />

contrafforti dei M. Lessini.<br />

Gli esemplari che presento, sono offerti come dono ai Colle-<br />

ghi, fatta sempre la debita contribuzione aWEt-bario centrale.<br />

Voglia, signor Presidente, credermi<br />

Devotissimo<br />

A. GOIRAN.


342 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

SULLA PRESENZA IN VERONA DI SPIRAEA SORBIFO-<br />

LIA L. NUOVA STAZIONE DI VINCA MAJOR L. NOTA<br />

DI A. GOIRAN.<br />

Il Compendio della Flora Italiana dell' amatissimo nostro<br />

Presidente prof. O. Arcangeli, indica questa Rosacea nei boschi<br />

della Valle della Polcevera, nell'Appennino Ligure, ove insel-<br />

vatichita è stata rinvenuta dal sig. Figari. Oggi annunzio la<br />

presenza di Spiraea sorhifolia alle porte, per cosi dire, della<br />

città di Verona.<br />

Clii, seguendo il Lung-Adige, a sinistra del fiume, esce di<br />

città per Porta Pellegrina o Porta Vittoria che dire si voglia,<br />

si trova immediatamente di fronte a un piccolo fortilizio, il quale<br />

porta il n. XXVII (27) e fu costrutto dagli austriaci nell'anno<br />

MDCCCXXXVIII (1838). Nel muro che prospetta l'Adige, da anni<br />

io osservava un arboscello o frutice che a primo aspetto poteva<br />

scambiarsi con un esemplare nano e cespuglioso di Ailanihus<br />

glandulosa; ma non ebbi mai tempo od occasione per occuparmene<br />

di proposito. Negli ultimi giorni di ottobre dello scorso 1892<br />

io visitava quel luogo per verificare se i movimenti di terreno, ai<br />

quali hanno dato occasione i grandiosi lavori intrapresi a di-<br />

fesa dalle piene d'Adige, avessero recato qualche variazione<br />

nella Flora propria a quel punto dei pressi di Verona. E rividi<br />

la pianta in quistione; ma con mia grande soddisfazione in piena<br />

ed esuberante fruttificazione. Procuratami una scala mi affrettai<br />

a fare raccolta dei rami fruttiferi, dei quali presento esemplari<br />

ai miei colleghi.<br />

Oggi (10 maggio) l' unico esemplare che rappresenta nella<br />

mia zona questa bella specie vegeta prospero e rigoglioso. Per<br />

quanto io mi sappia, nella città di Verona questa Spiraea non<br />

é coltivata in alcun giardino.<br />

Segnalo una nuova stazione veronese di Vinca major L. sco-<br />

perta recentissimamente (3 maggio 1893). Questa elegantissima<br />

Apocinacea cresce copiosa in una siepe nel luogo detto le Are,<br />

lungo la strada che va alle Torri Massimiliane da Porta<br />

S. Giorgio ovvero da Porta Vescovo.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 343<br />

Il Segretario Baroni dà lettura di altra comunicazione del prof.<br />

MAssalongo, accompagnata da esemplari, che ha per titolo :<br />

INTORNO ALLA CERATOMANIA EPIFILLA DI DIANTHUS<br />

CARYOPHYLLUS L. NOTA DEL DOTTOR C. MAS-<br />

SALONGO.<br />

Delle molte anomalie di sviluppo a cui vanno soggette le<br />

piante, una delle più singolari e nel tempo stesso più rare è cer-<br />

tamente quella mostruosità, che, fra i teratologi, il Morren pro-<br />

pose, per il primo, di indicare sotto il nome di cer^atoììiania,<br />

cosi chiamata perchè si manifesta colla produzione di corpi<br />

cavi, conici o corniformi, sulla superficie di vari organi del ve-<br />

getale. Per i suoi caratteri questa mostruosità non devesi iden-<br />

tificare colla formazione anormale di ascidii, essendoché que-<br />

st' ultimi originansi a spese di tutto un organo laminare e<br />

generalmente in conseguenza di unione congenita dei suoi mar-<br />

gini, oppure devonsi considerare quali sue ramificazioni od escre-<br />

scenze (enazione) cave, come sarebbe ad esempio dei due casi<br />

illustrati dal Masters {Veget Teratology, fìg. 166-1G7) per le<br />

foglie di Brassica Q Lactuca, dove però l'apertura degli ascidii<br />

trovasi sempre diametralmente opposta all' inserzione dei mede-<br />

simi. Nella ceratomania, invece, sia che questa si incontri sopra<br />

una foglia o sugli involucri fiorali, trattasi costantemente di lo-<br />

cali estroflessioni saccate, cosicché 1' orificio di esse si troverà<br />

situato alla loro base. Per l'aspetto potrebbero piuttosto scam-<br />

biarsi con certi zoocecidii, però la natura teratologica di simili<br />

estroflessioni calcariformi verrebbe^ dimostrata dal fatto che<br />

nella loro cavità non fu mai trovata veruna sorta di parassita<br />

con cui si potesse sospettare avessero un rapporto etiologico.<br />

A queste brevi considerazioni faccio ora seguire la descrizione<br />

del caso di ceratomania da me osservato.<br />

Sopra alcuni giovani esemplari di Diantlms caryophyllus L.,<br />

coltivati neir orto botanico di Ferrara, ed ottenuti da semi pro-<br />

venienti da Erfurt, varie foglie portavano delle curiosissime<br />

appendici coniche cave di cui le più grandi elevavansi dalla pa-<br />

gina inferiore 5-9 mill., misurando alla base 3-4 mill. di diame-<br />

tro. Di tali singolari produzioni, nella parete delle quali il me-<br />

sofillo si continuava pressoché inalterato, quelle che eransi


344 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

sviluppate su foglie sovrapposte nella gemma, sovente corrispon-<br />

devansi a due a due, in guisa cioè che 1' una trovavasi ricoperta<br />

od invaginata nell'altra. Qualche volta l'estremità, per lo più<br />

scolorata, di coteste neoformazioni era rovesciata od inflessa,<br />

venendo cosi, non di rado, a sporgere più o meno dal loro ori-<br />

ficio, situato sulla pagina superiore della foglia.<br />

Quantunque la mostruosità qui descritta, sia stata, nel 1821,<br />

scoperta dal Trattenick (vedi: Masters, Veget Teratology; Pen-<br />

ziG, Pfianzenteratologie), oltre che sulle foglie, ancora sul calice<br />

e petali del garofano, tuttavia ho creduto opportuno di farne<br />

anch' io un breve cenno, perchè, come sembra, posteriormente<br />

al Trattenick, non venne segnalata da nessun altro teratoiogo.<br />

Il prof. GoiRAN ha inviato la continuazione delle sue :<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

I MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

(Continuazione).<br />

Vekbenaceae.<br />

670. Vitex Agnus-casius L. — Siepi presso Verona; nella<br />

Valpantena presso Ore e sopra Romagnano a Spredino (me-<br />

tri 456). Non spontaneo ma introdotto da tempo ed ora quasi<br />

fatto selvatico: nell'ultima delle stazioni ora ricordate vi si<br />

trova assieme a Spiraea prunifoUa (Hortul.) e lasmìnum fru-<br />

ticans L.<br />

671. Verbena officinaUs L. — Ovunque dal piano alle zone<br />

elevate.<br />

j3 montana. — « Elatior et robustior; ad basim fere sub-<br />

fruticosa. » — Luoghi selvatici elevati, per esempio presso ai<br />

TracM (m. 1338).<br />

Recentemente il sig. G. Menegazzoli nel suo giardino ha in-<br />

trodotto Lippia nocliflora Mich. la quale vi alligna ottimamente;<br />

dando prova anche presso di noi di quella tendenza alla diffu-<br />

sione che ho osservato nelle piante esistenti in diversi Orti bo-<br />

tanici da me visitati.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 345<br />

ACANTHACEAE.<br />

672. Acanthus spinosus L. Sj). pi., ed 1% pag. 639; Parl.-Car.,<br />

FI. il., VI, pag. 342; A. molUs Pollin., FI. ver.. II, pag. 311;<br />

BertoL, FI. it., VI, pag. 458-59; Vis. et Sacc, Cai., pag. 158;<br />

Arcang., Comp. fi. il., pag. 562 « saltem quoad plantara vero-<br />

nensem. » — In Verona fra le rupi nel Giardino Giusli quivi<br />

certissimamente introdotto da epoca immemorabile. — VAcan-<br />

thus mollis che i vari autori segnalano nel Giardino Giusli<br />

nella città di Verona non è che A. spinosus L., la pianta cioè<br />

trasmessa àW Erbario centrale di Firenze dal sig. Gregorio<br />

Rigo: nuovi esemplari comunicherò io fra non molto a conferma<br />

di questa mia asserzione.<br />

Globdlariaceae.<br />

673. Globularia cordifolia L. — Rupi e luoghi ghiaiosi del-<br />

l' intera regione dalle vette più elevate scendendo nelle valli,<br />

per esempio nella Val d'Adige alle falde del M. Pastello presso<br />

la Chiusa, nelle valli Marchiora, del Falcone, dell'Anguilla,<br />

di Squaranto, d'Illasi, ecc. — È pianta sempre gregaria.<br />

fi nana Camb. — Qua e là con la specie nelle stazioni mag-<br />

giormente aride e secche, specialmente se elevate.<br />

Il Bertoloni * scrive: « Vidi lusum hujus speciei floribus duo-<br />

« bus, vel tribus, solitariis, alternis, remotiusculis, statim sitis<br />

« infra capitulum in axilla paleae, seu bracteolae. » Ho osser-<br />

vato presso di noi frequentissima questa forma in tutta la re-<br />

gione. — S'incontrano talvolta in uno stesso cespuglio dei ca-<br />

polini bianchi in unione agli altri a colorazione normale.^<br />

674. G. viclgaris L. — Pascoli e luoghi ghiaiosi dal piano<br />

alle zone elevate dell' intera regione. Oltre alla forma con fiori<br />

cerulei, se ne incontrano due altre a fiori bianchi o porpore-<br />

' FI. it., II, pag. 8.<br />

* Questa forma corrisponde alla pianta di Segujer, Glohularìa liumillima<br />

repens flore albescente {PI. ver., Ili, pag. 264), e raccolta da Bor-<br />

doni nel M. Alba.


346 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

scenti raccolte da Pontedera^ nei monti veronesi: io ho osservato<br />

runa e l'altra forma nella Collina Veronese, rarissima la prima.<br />

675. G. nudicaulìs L. — Pascoli elevati : Corno d'Aquilio,<br />

Podesteria, M. Tomba, M. Sparaver, Cima di Malóra, Monte<br />

Zeola, ecc.<br />

Lentibulaeieae.<br />

676. Utricularia vulgarìs L. — Fossi presso S. Michele, San<br />

Martino, Caldiero, Belfiore, Valle Zerpana, ecc.<br />

677. U. minor L. — Ove la precedente, però meno frequente.<br />

Per semplice affermazione di fatto, faccio per ora pura menzione<br />

di una forma serótina da me osservata, nella seconda metà di ot-<br />

tobre, in un fosso presso *S^. Michele riserbandomi di ritornare<br />

sopra la stessa dopo ulteriori studi.<br />

Seguirebbe il genere Pinguicula che certissimamente deve<br />

trovarsi in questa regione rappresentato da Pinguicula alpina<br />

e da diverse forme di P. vulgaris; ma lo passo sotto silenzio<br />

e per sentimento di onestà ; perchè né la memoria, né le mie<br />

note di viaggio, né le mie raccolte mi danno alcun documento<br />

notizia che valga ad accennare con sicurezza le stazioni nelle<br />

quali posso avere osservato queste eleganti piantine, ad ogni<br />

modo però da me viste " in più di un luogo.<br />

Primulaceae. '<br />

678. Hottonia 2)dlustris L. — Fossi e luoghi paludosi special-<br />

mente del piano, dal quale però sale ad una certa altezza nei<br />

monti trovandosi per esempio a Rovere di Velo (m. 857).<br />

679. P^Hmula vulgaris Huds. — Luoghi selvatici, pascoli, prati,<br />

siepi, ecc., in tutta la regione dal piano alle zone più elevate.<br />

^ aWiflora. — Rara. Alle Ferrazze.<br />

y gracilis. — Luoghi selvatici nel M. Tondo e presso 07''è<br />

in Valpantena ecc.<br />

$ caulescens. — Qua e là raramente.<br />

* Pont., Comp., pag. 134 et Segu., PI. veron., II, pag. 185.<br />

* Pinguicula alpina ad esempio è indicata da Ciro Pollini {FI. ver.,<br />

I, pag. 25) nei monti Zeola e Alba.<br />

* Lodovico Caldesi in FI. it.; Parl.-Car., Vili, pag. 613.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 347<br />

680. P. SiUhorpiì Reichb. — Coltivata nei giardini come bor-<br />

dura alle aiuole, si trova in questi oramai quasi fatta selvatica. '<br />

681. P. variabills Goup. =: P. granclifloy'a-officinalis et P. of-<br />

ficinali-grandifloym Goir. — Pascoli, prati e luoghi selvatici a<br />

Csrro, Rovere di Velo, lungo il sentiero clie da Selva di Progno<br />

va ai Torneici sulla destra del torrente, ecc., ecc.<br />

682. P. intricata Gren. et Godr. = P. pachyscapa Goir. —<br />

Pascoli e luoghi selvatici di tutta la zona elevata nella intera<br />

regione, dalla quale scende verso il piano: Corno d'Aquilio e<br />

Corno Mozzo, ecc., Podesteria, ecc., M. Sparaver, M. Tomba,<br />

M. Malóra, M. Trappola, M. Pertica, M. Posta, Campobrun,<br />

M. Zeola, ecc., Spiazzoi, Spiazzoletti, Velo, Rovere di Velo, e<br />

nella Valle d'Illasi presso Selva di Progno, Giazza e Revol-<br />

to, ecc., ecc. — Questa specie é stata certamente confusa da<br />

molti botanici ed erborizzatori con la P. elatior lacq. Ritengo<br />

poi certa la esistenza di forme ibride tra P. intricata e P. viU-<br />

garis e P. ofjìcinalis.<br />

683. P. offìcinalis lacq. — Pascoli e prati delle zone elevate<br />

dalle quali scende sino alla collina, senza giammai penetrare<br />

nella pianura : Cuzzano in Valpaìitena a sud di Grezzana (me-<br />

tri 165) é la stazione più bassa alla quale ho osservato questa<br />

pianta.<br />

J3 raicrantha. — Nelle siepi presso Corbiolo (m. 817).<br />

y ascapa. — Colla precedente.<br />

Ulteriori ricerche faranno forse riconoscere la presenza di<br />

P. sitaveolens Bertol.<br />

684. P. Auricula L. — Rupi elevate in tutta la regione. As-<br />

sieme alla forma foliis glabris, s'incontra non di rado la pianta<br />

di Segujer,^ Auricula-Ursi foliis quasi farina aspersis. Per<br />

testimonianza di Segujer, Moreni e Bordoni, nei M. Alba (me-<br />

tri 1621) e Zeola (m. 1975) cresce una forma con scapo portante<br />

pochi fiori e bianchi.'<br />

^ Bulhtfino della Società botanica italiana, in Nuovo Giorn. hot,<br />

ita?., voi. XXIII.<br />

» PI. ver., Ili, pag. 109.<br />

' Auricula-Ursi alba. « Albae mentis summum jngura incolit,<br />

« ibique humilis, paucosque flores in fastigio gerit propter loci aspe-<br />

« ritatem ; in hortis eulta vegetior, et quinos aut senos flores pro-<br />

« fert. » Segu., PI. ver., Ili, pag. 109.


348 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

J3 pusilla. — « Pianta partibus omnibus minor. An species<br />

diversa ?» — Questa forma si distingue dalla vera P. Auricula,<br />

per essere più piccola, o a meglio dire ridotta a minime pro~<br />

porzioni in tutte le sue parti. L' ho raccolta sul M. Posta (me-<br />

tri 2235) il 29 agosto 1889.<br />

685. P. Balbisii Lehm. — Rupi presso Spiazzoi (m. 1372) ove<br />

è quasi gregaria, nel M. Posta, ecc. ; più rara della precedente.<br />

Anche di questa specie ho notato una forma major ed una<br />

forma minor.<br />

686. P. spectabilis Tratt. — Nelle rupi e pascoli maggiormente<br />

elevati di tutta la regione copiosissima.<br />

j3 ascapa. — « Umbella sessili, multifìora, congesta. » —<br />

Rara, nei pascoli al Vallone di Campegno presso il Pozzo del<br />

ghiaccio (m. 1692).<br />

687. Aretia (?). — Rarissima fra le rupi elevatissime del<br />

M. Posta. — Lascio senza nome specifico questa elegantissima<br />

e minuscula pianticella, della quale ho raccolto pochissimi esem-<br />

plari il 29 agosto 1889. Forse sarà A. Hausmanni, ma ad ogni<br />

modo desidero rivederla viva ed in posto prima di avventurarmi<br />

ad una determinazione.<br />

688. Aìidrosaces lactea L. — Pascoli e rupi elevate: nel Monte<br />

Sparaver, alla Gasparina, in Val dei Ronchi, al Passo della<br />

Lora, nel M. Zeola, nel M. Alba.<br />

689. Cyclamen europaeum L. — Luoghi selvatici boschivi e<br />

sassosi nelle zone subalpina e montana, dalle quali scende ai<br />

colli e nelle valli che vanno a sboccare nella pianura, Val<br />

d'Adige, Vaio del Falcone e àoXVAnguilla, Valle di Squaran-<br />

to, ecc. Frequentissimo.<br />

^ albiflorum. — Qua e là raramente : nel mese di agosto<br />

del 1891 una gentile signorina ha raccolto questa forma gra-<br />

ziosissima in Valpolicella nel M. delle Sassine (m. 322).<br />

690. Soldanella alpina L. — Pascoli elevati del Corno d'Aqui-<br />

no, Malóra, Campohrun, Zeola, ecc.<br />

691. S. montana W. — Ove la precedente.<br />

692. S. pusilla Baumg. — Luoghi sassosi e pascoli elevatis-<br />

simi dei M. Posta e Camijobrun (m. 2235-1650) ove cresce<br />

quasi gregaria.<br />

693. S. minima Hoppe. — Ove la precedente.<br />

694. Lysiìnachia vulgaris L. — Luoghi selvatici, siepi, ecc.,


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 340<br />

dal piano, per esempio in Campo Marzo di Verona, Caldie-<br />

ro, ecc., sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in<br />

Bolca (m. 945).<br />

695. L. Nwmmilaria L. — Luoghi umidi e torbosi, margine<br />

dei fossati : dal piano, per esempio Campo Marzo di Verona,<br />

Caldierino, Caldiero, ecc., alla collina, per esempio a Soave,<br />

sino ad una certa altezza nei monti, per esempio in Bolca.<br />

096. Anagallis aroensis L. — Nei campi e prati: dintorni di<br />

Verona, Collina Veronese, alla Mosella, nel M. Pastello, a<br />

Spredino di Valpan/ena, M. S. Viola, presso Cerro Veronese,<br />

a S. Anna d'Alfaedo, ecc., dal piano cioè ai monti sino a circa<br />

1200 m. di altitudine. — Presenta secondo me due forme: una<br />

a fiori color rosso-minio (A. phoenicea), l'altra a fiori azzurri<br />

(la vera A. arvensis).<br />

fi Monella (L). — Pianta più robusta ed a fiori azzurri :<br />

ove le due forme precedenti.<br />

097. A. tenella L. — Rara nella regione contemplata nella<br />

presente scrittura : non ho trovato e raccolto questa elegantis-<br />

sima piantina che in un punto solo, nelle Basse di S. Michele,<br />

cioè in un prato torboso presso Centore.<br />

098. Samolus Valerandi L. — Luoghi umidi nei dintorni di<br />

Verona, nella Val d'Adige tra Ceraino e Peri ed in tutte le<br />

altre vallate al loro sboccare nella pianura ; nelle Basse dì<br />

S. Michele, a Caldiero, in Val Zerpana, ecc. — S' incontra fre-<br />

quentemente gregaria, e nei luoghi sabbiosi non di rado é dato<br />

raccogliere una forma nana la cui statura non oltrepassa i<br />

2-3 centimetri.<br />

Plumbagineae.<br />

099. Armeria elongata Hoffm. Q alpina W. — Rara nella re-<br />

gione: non l'ho incontrata e raccolta che nelle rupi e ghiaie<br />

a Cima di Posta e Campohrun.


350 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Vien data sommaria lettura della comunicazione del Socio Bolzon<br />

dal titolo ;<br />

ERBORIZZAZIONE ALL'ISOLA DELL'ELBA. PEL DOTTOR<br />

PIO BOLZON.<br />

Centuria Quinta.<br />

(Continuazione).<br />

* Orcliis longicrurìs Link. (0. atlayiticaì W. in Comp. della<br />

FI. It. di Are.) Capannone ; M. S. Martino. Aprile Maggio.<br />

O. Morio L. Forte Saint-Cloud e qua e là nei colli presso Por-<br />

toferraio.<br />

O. tridentata Scop. Presso la cima di M. Orello. Aprile.<br />

O. provincialis Balb. Cima del M. Perone (630 m.) Maggio.<br />

0. maculata L. Luoghi selvati dei colli e anche nella parte sco-<br />

perta del M. Capanne.<br />

* Ophrys araiiifera * Huds. Diffusissima nei prati alle Ghiaie<br />

insieme alla var. ^ atrata. Marzo-Aprile.<br />

* O. exaitata Ten. Luoghi erbosi presso la cima di M. Orello.<br />

Aprile.<br />

* O. bomtoilifera Lk. Luoghi aridi presso la cima di M. Orello.<br />

Aprile.<br />

* O. Araclmites Host. Luoghi erbosi presso la cima di<br />

M. Orello. 18 Marzo.<br />

Alcuni esemplari colle gobbe del labello poco manifeste li ridur-<br />

rei alla var. 3 oxyrrliyiichos Tod. propria, secondo gli autori, sol-<br />

tanto della Sicilia. E qui noterò che alcuni esemplari di Ophrys del<br />

il/. Orello a labello portante una macchia lucida in forma di mez-<br />

zaluna, li avrei l'iferiti a 0. luoulata Pari, propria, secondo gli autori,<br />

soltanto della Sicilia; cosi, all' Ottone avrei trovato 0. fusca Lk.<br />

j3 funerea (Viv.) propria, secondo gli autori, dei colli presso Genova<br />

e del Parmense, e di recente stata trovata anche in Firenze a Boboli,<br />

ma non potendo, sul secco, controllare tali determinazioni fatte sul<br />

fresco piuttosto in fretta, m' accontento d' averle accennate specialmente<br />

a chi intendesse di erborizzare all' Elba.<br />

* O. teiitliretliiiifera W. Luoghi erbosi presso la cima di<br />

M. Orello. Aprile.<br />

* Vedi Bulleit. della Sos. hot. ital., anno 1892, pag. 312.<br />

* Vedi Acid, ad FI. Etruriae, pag. 265.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 351<br />

* Ci'ocus bifloriis Mill. ,3 lineatus (Jan.) Largamente dif-<br />

faso nei prati elevati alle Panche, presso il M. Volterraio.<br />

28 Febbraio.<br />

Nella Statistica non figura per alcuna delle isole, ma in seguito<br />

alla pubblicazione di essa venne trovata da altri. '<br />

Koiiiulea Rollìi Pari. Al M. Orello nelle macchie. Aprile.<br />

Secondo gli autori non figura per la Toscana, ma posteriormente<br />

alla pubblicazione della Statintica venne trovata all' Elba da altri '<br />

presso Campo.<br />

R. columiiae Seb. et Maur. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud<br />

a pie di Monte Orello verso S. Giovanni.<br />

** Iris floreiitìiia L. Luoghi erbosi ai margini dei torrenti<br />

ai Magazzini, a Lacona, ecc. Aprile.<br />

I. germanica L. Comune presso lo Siioperello, lungo la strada<br />

di Longone. Aprile.<br />

** Herinodactylus tiiberosiis Pari. Cima del M. S. Lucia<br />

lungo il muro dell'oratorio. Marzo.<br />

Quivi ne vidi due esemplarari soltanto ;<br />

vidi traccia di questa specie.<br />

1' anno succeòsivo non<br />

** Narcissus Panizzariiis Pari. Adiacenze della Villa Bi-<br />

gescìii alle grotte. 28 Febbraio.<br />

Evidentemente è sfuggito alla cultura.<br />

** N. elatus Guss. Diffuso nei prati alle Ghiaie. Gennaio.<br />

Distinguesi a prima vista da N. Tazzetta per i fiori molto -più<br />

grandi e per la corona largamente imbutiforme, anziché cilindroide.<br />

Nel Prodromo figura soltanto per le vicinanze di Lucca; più re-<br />

cente venne trovato subspontaneo intorno alle ville presso Firenze.<br />

All' Elba perciò trovasi in analoghe condizioni che quivi, giacché<br />

i prati alle Ghiaie sono i giardini pubblici di Portoferraio, attualmente<br />

affatto abbandonati quanto alla cultura di fiori.<br />

N. Tazzetta Lois. A Portoferraio sotto le Viste ; presso S. Gio-<br />

vanni; allo Stioperello, ecc. Febbraio-Marzo.<br />

** N. Bertolonii Pari. Luoghi sassosi lungo il ruscello alla<br />

Valle di Lazzaro; a pie di M. Orello presso S. Giovanni.<br />

Prima metà di Gennaio.<br />

« Vedi 1. e, pag. 2G5.<br />

* Vedi 1. e, pag. 2Go.


352 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Agave americana L. Poggi aridi presso il mare.<br />

Tamus communis L. macchie di M. Orello. Maggio.<br />

Ruscus acuLeatus L. A pie del M. S. Martino, ecc.<br />

R. Hìppo^lossuiu L. j3 liypophyllum (L.). Nei prati alle<br />

Ghiaie dove si trova ormai allo stato semiselvatico.<br />

Asparagus acutifolius L. Comune nelle siepi e nelle macchie.<br />

Smilax aspera L. Come la precedente. Ottobre.<br />

Ornithogalum uiribellatuin L. Prati e vigne. Primavera,<br />

0. arabicum L. (Camelia arabica Pari.). Nei prati alle Ghiaie.<br />

Primavera.<br />

0. pyrenaicum L. Si è rifugiata nel castagneto di Marciana.<br />

** O. iiartooneuse L. A pie di M. Orello verso .S". Giovanni.<br />

Maggio.<br />

** Scilla caiupaiiiilata Ait. Diffusa nei prati e anche nei<br />

viali alle Ghiaie in Aprile.<br />

Muscari comosum Mill. Qua e là ne' luoghi erbosi.<br />

M. racemosum L. Come la precedente.<br />

Allìum triquetrum L. Luoghi erbosi presso S. Giovanni, ecc.<br />

Primavera.<br />

A. roseicm L. In Bagnala. Primavera.<br />

— var. carneum Bert. Più diffuso della specie al forte Saint-<br />

Cloiid, ecc.<br />

A. subhirsuium L. Luoghi erbosi al forte Saint-Cloud, presso<br />

Casa Marchetti, ecc. Primavera.<br />

* A. Ctiamaeinoly L. Nel margine delle strade che dal<br />

Ponticello conduce alle Ghiaie presso Portoferraio. Gen-<br />

naio-Febbraio.<br />

Dopo la pubblicazione della Statistica fu già trovato da altri. *<br />

* A. pulcliellum Don. Luoghi erbosi secchi alle Panche<br />

presso il Volterraio. Maggio.<br />

A. spliaeroceplialon L. Come il precedente.<br />

A. ainpeloprasLim L. Presso Portolongone. Aprile.<br />

Asphodelus fistulosus L. Luoghi erbosi presso il forte di Por-<br />

tolongone dove fu pure segnalato dal Savi.<br />

A. microcarpus Viv. Diffusissimo nei colli, come nel M. Orello<br />

dove in certe parti è affatto invadente.<br />

* Vedi op. cit.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 353<br />

Alisma Plantago L. Fossati lungo le strade presso Portoferraio.<br />

Luzula Forsterii DC. Comune nelle macchie.<br />

Juncus acutus L. Luoghi umidi presso Portoferraio.<br />

J. compressus Jacq. Come la precedente.<br />

Phoenix dactylifera L. Qua e là in individui isolati nelle vigne,<br />

dove, mi si dice, fruttifica.<br />

Arisarum vulgare Targ. Comune dovunque anche d' inverno.<br />

Tifa angustifolia L. Nella palude di Mola presso Portolongone.<br />

Eleocharis imlustris R. Br. Luoghi umidi presso Portoferraio.<br />

* E. Pollicliii Gr. et Godr. {E. triqueier DC). Come la pre-<br />

cedente.<br />

Carex cUvulsa Good. Luoghi erbosi dei colli. Aprile.<br />

C. glauca Scop. Palude di Mola, della Praia presso i Magaz-<br />

zini, ecc.<br />

C. divisa Huds. Comune dovunque.<br />

C. vulpina L. Forte Saint- Cloucl ; Valle di Lazzaro. Maggio.<br />

* Plialaris coerulescens Desf. Luoghi erbosi presso Porto-<br />

ferraio. Aprile.<br />

Anthoxanihum odoratwn L. Luoghi erbosi al M. Perone. Aprile.<br />

* Alopecurus utriculatus Pers. Luoghi erbosi alle Ghiaie.<br />

Sorghum halepense Pers. M. Volterraio; Valle di Lazzaro.<br />

Maggio.<br />

Arundo Donax L. Inselvatichita lungo la strada di Portolon-<br />

gone, ecc.<br />

Phragmites comniunis Trin. Palude di Mola, della Praia.<br />

Ag^rostìs alba L. Qua e là ne' luoghi erbosi.<br />

Lagurus ovatus L. Comunissimo in primavera lungo le strade, ecc.<br />

Stipa tortilis Desf. L. Come la precedente.<br />

Aìra caryophyllea L. Presso Portoferraio.<br />

A. capillaris Hust. j3 ambigua (De Notaris). Qua e là ne' luo-<br />

ghi erbosi come all'Enfola.<br />

Miliiiìn muliiflormn Cav. Come la precedente.<br />

Avena sterilis L. Forte Saint-Cloud.<br />

A. barbata Brot. Spiaggia di Mola.<br />

Trisetum neglectwn R. et S. Forte Saint-Cloud, ecc.<br />

Lamarhia aurea Much. Luoghi aridi e sassosi presso il forte<br />

di Portolongone.<br />

Holcus lanatiis L. Luoghi aridi presso Rio, al il/. Volterraio,<br />

alla Valle di Lazzaro.<br />

Bull, della Soc. hot. ital. 23


354 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Melica MagnoUi Gr. et Godr. Luoghi aridi al M. Volterraio.<br />

** M. nutans L. Luoghi erbosi al M. Perone. Maggio.<br />

Poa bulbosa L. Forte Saìnt-Cloud, ecc.<br />

— mvipara Koch. Monte Perone.<br />

* P. pratensìs L. Al M. Perone e non in altre parti dell' isola.<br />

P. trivialis L. Presso la spiaggia di Mola.<br />

Briza minor L. Nei seminati presso S. Rocco vicino a Porto-<br />

ferraio.<br />

B. maxima L. Comune ne' luoghi erbosi.<br />

Dactylis glomerata L. Alle Oìiiaie.<br />

Gynosurus echinatus L. Lungo le strade e nei seminati.<br />

Koeleria phleoides Pers. Luoghi aridi al M. Volterraio.<br />

Centuria Sesta.<br />

Serrafalcus Tnollis Pari. Prati alle Ghiaie, tanto la forma a<br />

spighette glabre come quella a spighette pubescenti.<br />

Vulpia ligustica Lk. Forte Saint-Cloud, ecc.<br />

Aegilops triaristaia W. Presso Portoferraio, ecc.<br />

A. triuiicialis L. M. Volterraio.<br />

Hordeum murinum L. Comune ne' luoghi erbosi.<br />

Catapodium loliaceum Lk. Forte Falcone a Portoferraio.<br />

Ceterach offìcinarum W. Nelle fessure delle rocce al M. Orello,<br />

a Lacona, ma non cosi diffuso come in parecchie regioni<br />

della penisola.<br />

Polypodium, vulgare L. Fessure delle rupi al M. Poppe,<br />

M. Orello, ecc.<br />

Aspidium, aculeatum Sw. Macchie al Capannone; nei boschi<br />

di Marciana.<br />

Asplenium Filix-foemina Bernh. Boschi presso Marciana.<br />

A. Trichomanes L. Nelle fessure delle rupi al M. Orello, ecc.<br />

A. Adiantum-nigrum L. Comune dovunque.<br />

A. Capìllus-VeneìHs L. Qua e là nelle anfrattuosita delle rocce.<br />

Cheilanthus odora Sw. Nelle fessure delle rupi presso la cima<br />

del M. Cima del Monte (516 m.).<br />

NotocMaena Maranthae R. Br. Lungo le saline di S. Rocco;<br />

lungo la strada del Capannone.<br />

Equisetum Telmateja Ehrh. Lungo i rivoli a pie di M. Orello, ecc.<br />

Selaginella denticulata Lk. Comune in tutta l'isola.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 355<br />

Piante cellulari.<br />

Non trascurai di raccogliere, per quanto poteva, anche le<br />

piante inferiori, tenendo conto della roccia madre, delle condi-<br />

zioni di sviluppo e dell' altitudine : se mi fossi occupato esclusi-<br />

yamente di esse trascurando le fanerogame, credo che i risultati<br />

sarebbero stati considerevolmente superiori a quelli da me<br />

ottenuti; tuttavia, trattandosi di località che si possono esplo-<br />

rare meno agevolmente di molte altre, renderò conto anche di<br />

essi , come complemento alle mie Erdorizzazionì alV isola<br />

delV Elba.<br />

Hepaticae. *<br />

Juiig°ei'iuannìa turbinata Raddi. Sulle rocce porfiriche<br />

dei colli presso Portoferraio.<br />

Porella laevìg^ata (Schrad.) Lindbg. Presso la cima del<br />

M. Cima del Monte (51G m.) negli antri umidi e più in<br />

basso al Campo della Valle; sterile.<br />

P. platyphylla (L.) Lindbg. Nei colli presso Portoferraio.<br />

Radula complanata (L.) Dmrt. Sul terreno nelle macchie<br />

presso S. Rocco; in frutto.<br />

Frullanìa Tamarìsci (L.) Dmrt. Comune sulle rocce por-<br />

firiche in tutta l'isola; sui tronchi di castagno presso Afar-<br />

ciana Castello.<br />

Lejunea serpyllifolia (Dickr. eniend.) Lindbg. « cavifo-<br />

lìa (Ehrh.) Lindbg. Sulle rocce porfiriche al Campo della<br />

Valle presso i Magazzini.<br />

— planiuscula Lindbg. Nelle placche di Sticta pulmonaria<br />

sulle rocce granitiche (950 m.) del M. Capanne.<br />

Metzgeria furcata (L.) Lindbg. Sui graniti del M. Calan-<br />

cfie sopra Procchio.<br />

Liunularia cruciata (L.) Lindbg. Comune sul terreno umido<br />

e ombreggiato.<br />

' Le Epatiche, come pure i Muschi e le Alghe, furono determi-<br />

nati dal dott, C. Rossetti.


356 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Musei.<br />

Eurhyiichiuiu circinnatum £r. E.<br />

Funaria liy§^rometrica Hedw.<br />

Barbula niuralis Tirana.<br />

Pottia interiuedia Sch.<br />

Dìcranella varia Sch.<br />

LlCHENES. *<br />

Raiualina fraxinea (L.) Fr. Sul calcare presso la cima di<br />

M. Orello.<br />

R. farinacea (L.) Fr. Sui porfidi del M. Poppe, ecc.<br />

— £ ang^ustissiiua Anzi. Porfidi dei colli presso Portoferraio.<br />

R. pollinaria (Westr.) Ach. a elatior Acli. Sul calcare presso<br />

la cima di M. Orello<br />

— ^ huiuilis Adi. Sui porfidi al Campo della Valle.<br />

R. carpatica Kbr. Sui calcari presso la cima di M. Orello.<br />

Roccella tiiictoria (DC.) Fr. Sui muri diroccati alla cima<br />

di M. Orello; sul porfido in altre parti dell'isola.<br />

Il sig. E. Dilli me ne mandò alcuni esemplari bellissimi di Pianosa.<br />

R. fiiciformis (L.) Ach. Sulla ftanite del versante meridio-<br />

nale del M. Castello, molto rara; in Marzo era sterile.<br />

Cladonia alcicornis (Leight.) Flk. Sul terreno nelle mac-<br />

chie presso Portoferraio; nel M. Calanche sui graniti.<br />

C. verticillata (Hoffm.). Rocce porfìriche presso Portoferraio.<br />

— pliylloptiora (Fk.) Sui graniti del M. Capanne.<br />

Pariuelia periata (L.) Ach. Presso Portoferraio sui porfidi<br />

in molte altre località dell'isola fino sul M. Calanche (graniti).<br />

P. tiliacea (Hoffm.) Fr. Sul M. Orello.<br />

P. saxatilis (L.) Kbr. Sulle rocce porfiriche dei colli fino sul<br />

M. Calanche (graniti).<br />

P. olivacea (L.). Sui graniti del M. Calanche.<br />

P. caperata (L.) Ach. Porfidi dei colli.<br />

P, conspersa (Ehrh.) Ach. Come la precedente fino sui gra-<br />

niti del M. Calanche.<br />

^ I Licheni furono determinati dal dott. E. Baroni, secondo l'opera<br />

di P. Sydow: Die Flechten Deutschlands, Anleitung zur Kenntnis und<br />

Bestimmung der deutschen Flechten.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 357<br />

P. scortea Ach. Sui calcari presso la cima di M. Orello.<br />

Physcia aquila Ach. Sui porfidi al M. Orello, ecc. fino al<br />

M. Calanche (graniti).<br />

Xanthoria parìetiiia (L.) Th. Fr. SuU' eurite al Forte In-<br />

glese, sulle corteccie degli alberi, ecc.<br />

Sticta scrobiculata (Scop.) Ach. Sui graniti al M. Calanche.<br />

S. Pulmonaria (L.) Schaer. Sul tronco dei castagni presso<br />

Marciana, nel versante settentrionale di M. Orello sulle<br />

rocce porfiriche.<br />

Peltigera canina (L.) Schaer. Al M. Orello e al Campo della<br />

Valle sulle rocce porfiriche.<br />

Nephroniiuui laevig^atum (Ach.) Nyl. Come la precedente<br />

e sui graniti del M. Calanche.<br />

Umbilicaria pustulata (L.) HofFm. Sui graniti del M. Ca-<br />

lanche (900 m.) e presso Marciana Castello (350 m.).<br />

Gyrophora hirsuta Ach. a vestita Th. Fr. Sui graniti del<br />

M. Calanche (900 m.).<br />

Gasparrinta muroruni (Hoffm.) Tornab. Sulle rocce di<br />

M. Orello.<br />

Placodium crassum (Huds.) Th. Fr. M. Orello.<br />

Calloplsnia ferrugineum (Huds.) Th. Fr. Sul porfido al<br />

M. Poppe.<br />

Haematonima coccineum (Dickr.) Kbr. M. Orello.<br />

Oclirolecliia pallescens (L.) Kbr. y parella (L). Sul por-<br />

fido presso Portoferraio.<br />

Pertusaria sulpliurea Schaer. Sui graniti delle parti su-<br />

periori del M. Capanne.<br />

Algae.<br />

Nel golfo di Portoferraio ho trovato le seguenti:<br />

Enteromorplia iniestinalis Link.<br />

Padina pavonia Lamx.<br />

8phacelaria filicina Ag.<br />

S. scoparia Lyngb.<br />

Yalonia utricularis Ag.<br />

Corallina ofiìcinalis L.<br />

C. rubens L.<br />

Cliaetoniorpha Linum Kg.<br />

Dictyota fasciola Larax.


358 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Il Socio Jatta ha inviato la continuazione del suo lavoro :<br />

MATERIALI PER UN CENSIMENTO GENERALE DEI LI-<br />

CHENI ITALIANI. PER A. JATTA.<br />

XXXIL ACAROSPORA Mass.<br />

(Continuazione).<br />

358. admissa Nyl. FI., 1873, 199.<br />

Rcr. — Alp.<br />

359. Urica Mass. FI., 1856, 291. — Mass. L. L, 346 ; Anzi<br />

Lng., 433; Trevis. Lich. v., 115.<br />

T. — Alp., Sett.<br />

360. cervina Ach. Syn., 188. — Syn. A. castanea Rmd,, squa-<br />

mulosa Fr. — Erb. cr. it., II, 563; Garov. ; Ces.; Mass. (II);<br />

Dnrs.<br />

Var. incusa Bgl., leucopsora Mass., murorum Mass., normalis<br />

Mass., percaena Mass., pruinosa Mass.<br />

Rea. — It.<br />

361. chlorophana Wahl. Lap., 416. — Rbh. L. E., 326; Anzi<br />

Lng., 68; L.. m. r. 214; Erb. cr. it, I, 369, II, 166; Ga-<br />

rov.; Mass. (XVII); Ces.<br />

Var. oxytona Schaer.<br />

Rcr. — Alp., Sard.<br />

362. flavorubens Bgl. e Crst. An., 192. — Bgl., Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

363. fuscata Schrad. Spie, 83. — Anzi L. m. r., 216; Lng.,.<br />

532; Ces.<br />

Var. bullata Anzi, rufescens Fr.<br />

Rcr. — Sett.<br />

364. glaucocarpa Wahl. V. Ak. Hand., 143, — Syn. A. trun-<br />

cata Mass. ;<br />

Sarcogyne acarosporoides Anzi. — Rbh. L.<br />

E., 227 ; Mass. L. I, 283-85 ; Anzi L. ra. r., 215 ; Lng.,<br />

127, 328 p., 829, 395; Garov.; Ces.<br />

Var. depauperata Krplh., distans Wahl., ostreata Anzi, pruinosa<br />

Anzi, truncata Mass.<br />

Rea. — It.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 359<br />

365. glebosa Krb. Syst., 156. — Syn. A. olygospora Nyl. — Ces.<br />

Rcr. — Tose.<br />

366. Beppi (Naeg.) Krb., Prg., 61.<br />

S., Rea. — Alp,<br />

367. macrospora Hep., FI. E., 58.<br />

Rea. — Sett., Lig.<br />

368. molyMina (Trev.) Mass. Syn., 21.<br />

Var. microcyclos^Mass.<br />

Rcr. — Sett.<br />

369. murorwn Mass. Mem., 130. — Mass. L. I., 62.<br />

Rea. — Sett.<br />

370. phoiina Mass. Sym., 22. — Mass. L. L, 279.<br />

Rcr., Rv. — Seti, Merid.<br />

371. rugulosa Krb. Prg., 59. — Syn. A. peliscypha Wahl.<br />

— Anzi Lng., 564.<br />

Rcr. — Alp.<br />

372. scabra (Pers.) Fr. Th. Seand., 208. — Bgl., Ces.<br />

Rcr. — Alp.<br />

373. Schleicheri Mass. Rie, 27. — Bgl., Ces.<br />

Rcr. — Sard.<br />

374. smaragdula Wahl. Supp., 29. — Anzi L. m. r., 216,<br />

217; Mass. L. I, 281; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. foveolata Krb., lignicola Bgl., sinopica Wahl.<br />

L., Rcr. — Sett., Tose, Merid.<br />

375. traohitica Jatt. Man., IV, 127. — Ces.<br />

Rv. — Merid.<br />

376. umUlicata Bgl. En. Lig., 27. — Syn. A. percaenoides<br />

Nyl., Carestiae Bgl., versicolor Bgl., Cesatiana Jatt. —<br />

Anzi Lng., 328 p.; Bgl.; Dnrs.; Ces.<br />

Rcr., Rea. — Alp., Seti, Lig., Merid.<br />

377. ValdobMensis Bgl. e Crst. An., 194.<br />

Rcr. — Alp.<br />

378. Velana Mass. Sert. in Lotos, 1856, 75. — Mass. L. I., 282.<br />

Rea. — Sett.<br />

379. Veronensis Mass. Rie., 29. — Mass. L. I., 645; Dnrs.<br />

Rea. — Sett.


360 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

380. vulcanica Jatt. Mass., II, 218. — Syn. A. peltata Bgl.<br />

in Hrb. — Ces.<br />

Rv. — Lig., Merid., Sic.<br />

XXXIII. Caloplaca Fr.<br />

* AnipMloma Fr.<br />

381. aurea Schaer. Nat. Anz., 11. — Anzi Lng., 314; Garov.;<br />

Ces.; Mass. (XVII).<br />

Rea. — Sett., Boi., Tose, Merid.<br />

382. Wacteata Hffm. D. FI., II, 169. — Anzi Lng., 99.<br />

Rea. — Sett., Tose., Sic.<br />

383. callopisma Ach. Univ., 435. — Rbh. L. E., 228; Mass., L.<br />

L, 58, 103; Anzi L. m. r., 134; Un. it, XX; Erb. cr. it., I,<br />

1379; II, 163; Ces.; Trev. Lieh. v., 73; Garov.; Dnrs.<br />

Var. centroleuca Mass., sympagea Acli.<br />

Rea. — It.<br />

384. callopiza Nyl. FI., 1883, 98. — Mass. L. L, 63.<br />

Rea. — Sett.<br />

385. carphìnea Fr. L. E., 110. — Bgl.; Ces.<br />

Rer., Rea. — Sard., Merid.<br />

386. cìrrhochroa Ach.. Syn., 181. — Anzi L. m. r., 136; Lng.,<br />

31, 316; Garov.; Ces.<br />

Var. areolata Schaer.<br />

Rea. — Sett., Merid.<br />

387. decipiens Arnd. FI., 1867, 562. — Bgl.<br />

Rea. — Lig., Merid.<br />

388. elegans Lnk. Ann. Bot., I, 37. — Mass. L. L, 104; Anzi<br />

L. m. r., 133; Erb. er. it., I, 835; Trev. Lieh. v., 217;<br />

Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. biatorina Mass., discreta Schaer., orbioularis Schaer.,<br />

tenuis Ach.<br />

Rer., Rea. — It.<br />

389. granulosa Muli. Lieh. gen., 40. — Anzi Lng., 30 ; Erb.<br />

cr. it., II, 165; Ces.<br />

Rea. — Alp., Sard., Merid.<br />

390. medians Nyl. Bull. Soc. Fr. IX, 262. — Anzi Lng., 444 ;<br />

Mass. (XXXIII).<br />

Rea. — Tose., Sard.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 361<br />

391. muroru7n Hffm. En., 63. — Syn. Amphiloma Heppia-<br />

nura Muli. — Mass. L. I., 93-98; Anzi Lng., 29, 275;<br />

Erb. cr. it, I, 668; li, 164; Trev. Lich. v., 218, 219;<br />

Garov. ; Dnrs. ; Ces.<br />

Var. centrifuga Mass., centroleuca Mass., dealbata Fw., de-<br />

trita Mass., lobulata Srarf., miniata Offm., omocarpa Krb.,<br />

pulvinata Mass., tegularis Krb.<br />

Rea. — It.<br />

392. omUerans Nyl. FI., 1874, 7. — Anzi Lng., 316.<br />

Rea. — Alp.<br />

393. pusilla Mass. FI., 1852, 567. — Syn. Amphiloma tegu-<br />

laris Ehr. — Mass. L. I., 99-101 ; Anzi Lng., 30, 391 ;<br />

Yen. 29; Rbh. L. E., 363; Trev. Lich. v., 24, 220; Dnrs. ;<br />

Ces.<br />

Var. detrita Mass., dispersa Bgl. e Crst., eupbora Trev.,<br />

eutypa Trev., miniata Anzi, turgida Mass., umbratica Jatt.<br />

Rea. — It.<br />

* Callopisma Dnrs.<br />

394. agardhiana Aeh. Syn., 152. — Anzi Lng., 37, 42; Trev.<br />

Lich. V., 33; Mass. (XXXIl); Dnrs.; Ces.<br />

Rea. — Sett., Tose., Merid.<br />

395. arenaria Hep. FI. E., 199. — Erb. er. it, I, 1076; Mass.<br />

(V) ; Garov. ; Dnrs. ; Ces.<br />

Rea., Rv. — It.<br />

396. athroocarpa Anzi Ctg., 38. — Sj^n. C. lamprocheila DC.<br />

— Anzi Lng., 298, 464.<br />

L. — Alp.<br />

397. auraniiaca Lgthf. FI. Se., 810. — Mass. L. I., 238-244,<br />

249; Anzi Lng., 34, 273, 274, 445, 446; Ven., 26, 27;<br />

L. m. r., 136, 137, 145; Erb. er. it., I, 192, 1075; II, 66,<br />

.561; Trev. Lieh. v., 182, 228, 229; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. anomala Mass., contigua Mass., coronata Krb., deci-<br />

piens Trev., diffracta Mass., flavovirescens Mass. {epomenon<br />

Mass.), gyalectoides Mass., holocarpa Krb., inal-<br />

pina Hep., lacteaMass., leucotis Mass., macrocarpa Anzi,<br />

Oasis Mass., ocbroleucaMass., picilos Mass., placida Mass.,<br />

polycarpa Mass., rubescens Mass., salicina Schrad., SchaererianaMass.,<br />

smaragdula Mass., stipata Anzi, velanaMass.<br />

L., T., Tr., Rea., Rer., Rv. — It.


362 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

398. cerina Ehr. PI. cr., 216. — Anzi L. m. r., 141 ; Lng., 33,<br />

92, 300; Mass. L. L, 226-230; Erb. cr. it, I, 838, 1423;<br />

Trev. Lich, v., 183-184; Garov.; Ces.; Dnrs.<br />

Var. albiseda Nyl., chlorìna Fw., chloroleuca Sw., cyanolepra<br />

Fr., effusa Mass., Ehrarti Schaer., flava Anzi, fusca<br />

Mass., muscorum Mass., nigromarginata Bgl., rytidodes<br />

Mass., stillicidiorum Ach.<br />

M., T. — It.<br />

399. caesiorufa Ach. Syn., 44. — Anzi Lng., 28 ; L. m. r., 144.<br />

Var. amniospila Ach.<br />

M., Tr. •— Sett., Merid.<br />

400. cerinoides Anzi Neos., 5. — Syn. C. plumbeorufa Nyl.<br />

Rea. — Sett.<br />

401. chaly'baea CDnf.) Fr. L. E., 125. — Anzi Lng., 35; Trev.<br />

Lich. V., 23; Mass. (XXXII); Garov.; Ces.<br />

Rea. — Sett., Merid.<br />

402. citrina Ach. Syn., 196. — Anzi Yen., 25; L. m. r., 132;<br />

Lng., 32; Trev. Lich. v., 180; Mass. (XI); Ces.<br />

Var. lignicola Bgl.<br />

L., Rea. — It.<br />

403. conglomerata Bgl. Tose., 243.<br />

Rer. — Tose, Sard.<br />

404. conversa Krplh. Bay., 162. — Anzi Lng., 317.<br />

Rea. — Alp.<br />

405. diphijoides Nyl. FI., 1872, 353. — Ces.<br />

Var. Gneissii Bgl. e Crst.<br />

Rcr. — Alp.<br />

406. epixantha Ach. Univ., 208. — Syn. Gyalolechia aurella<br />

Mass. — Anzi L. m. r., 147; Lng., 89.<br />

S. — Sett.; Lig.<br />

407. eryihrocarpea Pers. Act. Soe. Wett., II, 12. — Rbh.<br />

L. E., 232; Mass. L. I., 45; Anzi Etr., 15; Erb. cr. it.,<br />

I, 677; II, 316; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. Lallavei Mass.<br />

Rea. — It.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 363<br />

408. fallax Bgl. Com. Soc. cr., I, 18. — Dnrs.<br />

Rea. — Lig.<br />

409. ferruginea Hds. FI. Angl., II, 526. — Erb. cr. ii,<br />

I, 199, 1384; II, 116; MaSs. L. I., 221-225; Anzi L. m.<br />

r., 144, 145; Lng., 28, 90, 96, 272; Yen., 26; Un. it, IX;<br />

Trev. Lich. v., 162, 230, 231; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. contigua Mass., decussata Bgl.; erysibe Mass., festiva<br />

Ach., genuina Krb., inarimensis Jat., macrocarpa Anzi,<br />

metabasis Mass., microcarpa Bgl., obliterata Krb., omora<br />

Mass., plumbea Krb., saxicola Mass.<br />

T., Rea., Rcr., Rv. — It.<br />

410. flammea Anzi An., 10. — Syn, C. eoccinea Miill.<br />

Rea. — Sett.<br />

411. ful-oa Anzi Comm. Soe. er., II, 1864, 7. — Anzi Lng., 393.<br />

Rea. — Alp.<br />

412. fuscolutea Deks. Cr., 18. — Mass. (V) ; Ces.<br />

M. — Alp.<br />

413. gilvolutea Nyl. FI., 1879, 202.<br />

T. — Tose.<br />

414. glaucescens Bgl. e Crst. An., 215.<br />

Rer. — Alp.<br />

415. haematites Chav. St. Ara. FI. Ag., 492. — Mass. L. L, 170;<br />

Anzi Etr., 13; Rbh. L. E., 156; Erb. cr. it, I, 733; II, 965 ;<br />

Trev, Lich. v., 198; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. saxicola Ljka.<br />

T., Rea. — It.<br />

416. irrubescens Nyl. FI., 1874, 318. — Anzi Lng., 446; L.<br />

m. r., 135.<br />

Rea. — Alp.<br />

417. Jungermanniae Wahl. N. Sei. Skr., 2, p. 29. — Syn.<br />

C. fulvolutea Nyl. — Anzi Lng., 94; Ces.<br />

M. - Alp.<br />

418. livida Hep. L. E., 403. — Anzi Lng., 95; Erb. cr. it.,<br />

I, 837; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

M. — Alp.<br />

419. luctuosa Anzi Man., 150. — Anzi Lng., 119.<br />

Rcr. — Alp.


364 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

420. luieoaWa Krb. Syst., 128. — Syn. C. pyracea Ach. —<br />

Mass. L. I., 232-236; Anzi L. ra. r., 137, 139, 140; Ven.,<br />

24; Lng., 93; Rbh. L. E., 100, 458, 459; Erb. cr. it,<br />

I, 21, 379, 1383; Un." it, II; Trev. Lich. v., 227; Garov. ;<br />

Dnrs. ;<br />

Ces.<br />

Var. Celtidis Mass., confluens Mass., cupressina Bgl., grisea<br />

Mass., gyalectula Mass., holocarpa Ehr., lactea Mass.,<br />

lithogala Mass., microcarpa Anzi, muscicola Schaer., orbicularis<br />

Mass., Persooniana Schaer., saxicola Rbh.<br />

T., Rea., Rcr. — It. (Malta).<br />

421. marmorata Bgl. Sard., 84. — Erb. cr. it, II, 67; Ces.;<br />

Bgl.<br />

Rea. Sard., Merid., Malta.<br />

422. nivalis (Krb.) Mass. Mera., 129. — Un. it., XLI.<br />

M. - Alp.<br />

423. obscurella Smrf. Cr. Norv., 132. — Nyl. Lap., 143.<br />

Tr. — Alp.<br />

424. ockracea Schaer. N. Anzi, 1818, 11. — Syn. C. dalraa-<br />

ticura Mass. in Hrb. — Mass. L. L, 114; Rbh. L. E., 362;<br />

Anzi L. m. r., 138; Trev. Lich. v., 223; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Rea. — It.<br />

425. olimcea Mass. BL, 124. — Mass. (XXXII).<br />

Rea. — Sett.<br />

426. paepalostoma Anzi Cora. Soe. er., III, 141. — Syn. Ri-<br />

nodina artieulata Bgl. — Rbh. L. E., 761 ; Anzi Lng., 311 ;<br />

Dnrs.<br />

Rer,, Rea. — Sett., Lig.<br />

427. percrocata Arnd. exs.<br />

Var. parasitica Jatt.<br />

Rv., P. — Merid.<br />

428. Pollini Mass. BL, 111. — Syn. C. nigricans Tuck. —<br />

Mass. L. I., 66; Rbh. L. E., 213; Anzi Lng., 375; Erb.<br />

er. it, I, 200; Trev. Lieh. v., 161; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

Var. versicolor Cald.<br />

T. — Sett., Tose., Merid.<br />

429. pulchrevirens Anzi Coram. soe. er.. Ili, 141. — Anzi<br />

Lng., 91.<br />

T. — Sett.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 865<br />

430. reflexa Nyl. Bull. soc. bot., 1866, 141. ~ Anzi Lng., 544.<br />

T. — Alp.<br />

431. rubelliana Acli. Univ., 376. — Anzi Lng., 559; Ven., 28;<br />

Garov. ; Dnrs. ; Ces.<br />

Rcr., Rv. — Alp., Sett., Merid.<br />

432. Schaereri (Flk.) Arnd. FI., 1881, 312. — Anzi Lng.,<br />

34, 560; Mass. (XLIX).<br />

Rea. — Alp.<br />

433. scliislidii Anzi Ctg,, 38. — Anzi Lng., 88.<br />

M. — Alp.<br />

434. sinapisperma DC. FI. fr., II, 349. — Syn. C. leucoraea<br />

Ach. — Mass. L. L, 220; Erb. cr. it., I, 1120; Anzi L.<br />

m. r., 146; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

M. - Sett., Merid.<br />

435. subsimilis Fr. (Th.) Scand., 89. — Anzi L. m. r., 147;<br />

Bgl.<br />

Rea., Rcr. — Sett., Tose., Mar., Merid.<br />

436. Tauriliana Mass. Lotos, 1856, 75. — Mass. (V).<br />

Rea. — Sett.<br />

437. teicholyta Ach. Univ., 425. — Syn. C. Visianica Mass. —<br />

Trev. Lich. v., 157; Mass. (V); Dnrs.; BgL; Ces.<br />

Ca., Rea., Rcr., Rv. — It.<br />

438. tetrasiicha Nyl. FI., 1874, 307. — Anzi L. m. r., 252.<br />

Rea. — Alp.<br />

439. Tremnìacensis Mass. FI., 1852, 573. — Mass. (XI).<br />

Rea. — Sett.<br />

440. variaUlis Pers. in Ust. N. An., I, 26. — Anzi L. m.<br />

r., 142, 143; Lng., 36, 365; Mass. (XXXII); Ces.; Trev.<br />

Lich. V., 181, 222, 223; Garov.; Dnrs.<br />

Var. acrustacea Arnd., albopruinosa Arnd., lilacina Mass.,<br />

ocellulata Ach., pulcliella Mass.<br />

Rea. — It.<br />

*** Candelaria Mass.<br />

*<br />

441. concolor Dcks. Cr., III, 18. — Syn. C. vulgaris Mass.,<br />

C. laciniosa Duf., Lecanora candelaria Ach. — Mass.<br />

L. L, 61; Anzi L. m. r., 131; Erb. cr. it., I, 191; Trev.<br />

Lich. V., 216; Garov.; Dnrs.; Ces.<br />

T., Tr. — It.


366<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

442. Vitellina Ehr. PI. cr., 155. — Mass. L. I., 60; Anzi L.<br />

ni. r., 132; Trev. Lich. v., 224-226; Dnrs.; Ces.<br />

Var. Xanthostigma Hp.<br />

M., T., Tr., Rea., Rcr., Rv. — It.<br />

XXXIV. DiPHRATORA Trey.<br />

* Eudiphratora.<br />

443. candicans Dcks. Cr., Ili, 15. — Erb. cr. it., I, 1068;<br />

Mass. L. I., 210; Anzi Lng., 447; Etr., 12; Garov.;<br />

Dnrs.; Ces.<br />

Rea. — It.<br />

444. Cesati Mass. Mem., 147. — Syn. R. liparina Nyl. —<br />

Mass. L. I., 141; Erb. er. it., I, 368; Ces.; Dnrs; Garov.;<br />

Bgl.<br />

Var. grisea Bagl., olivacea Bgl.<br />

Rcr., Rea. — It. (Malta).<br />

445. olivacea Bgl. Comm. Soc. er., 1862, 125. — Biatorina<br />

Michelettiana Mass. — Anzi Ven., 65; Dnrs.; Ces.<br />

Rea. — Sett., Lig., Tose., Merid., Malta.<br />

446. spadicea Fw., Linnaea, 1849, 54. — Rbh. L. E., 789;<br />

Un. it., XI; Erb. er. it, I, 1380; II, 268; Dnrs.; Ces.<br />

Var. Gennari Bgl.<br />

Rea. — Tose., Sard., Merid. (Malta).<br />

** Lecaniella Jatt.<br />

447. carneonivea Anzi An., 10. — Anzi Lng., 509.<br />

M. — Alp.<br />

448. cyrtella Aeh. Meth., 67. — Mass. L. L, 132; Rbh. L.<br />

E., 457; Erb. er. it., I, 1425; Anzi Lng., 356, 338, 516;<br />

Trev. Lieh. v., 67; Dnrs.; Ces.<br />

Var. carneorubra Anzi.<br />

T., Tr. — Alp., Lig., Tose., Merid.<br />

449. disparata Nyl. An. se. nat., 1862 (Bot.), 377. — Syn.<br />

Gyalolechia leeanorina Anzi. — Anzi Lng., 299; Ces.<br />

M., Rea. — Alp.<br />

450. proteiformis Mass. Seh. er., 144. — Syn. L. erysibe<br />

Aeh., L. Rabenhorsti Hp. — Rbh. L. E., 964; Mass. L.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 367<br />

L, 144-148; Anzi Lng., 118; Erb. cr. it, I, 1394 ;Ces.;<br />

Garov. ;<br />

Dnrs.<br />

Var. ceramonea Mass., dispersa Mass., lecideina Mass., Rabenhorstii<br />

Mass.<br />

Rea., Rcr., Rv. — It.<br />

451. pseudo-cyriella Anzi Neosymb., 9.<br />

T. ~ Sett.<br />

452. sairibucina Krb. Prg., 137.<br />

L. — Merid.<br />

453. Turicensis Mass. Sym., 43. — Mass. L. I., 149; Anzi<br />

Lng., 463; Trev. Lidi., v. m.<br />

Var. farinosa Mass.<br />

Rea. — Seti, Tose., Merid.<br />

XXXV. RiNODiNA Ach.<br />

454. albana Mass. Rie, 15. — Rbh. L. E., 508 ; Mass. L. L,<br />

216; Anzi Lng., 304; Erb. cr. it, II, 120; Dnrs.; Ces.<br />

Var. orbicularis Mass.<br />

T. — It.<br />

455. aierrìma (Krplh.) Anzi Sym., 35. — Sym. Mierothelia<br />

Metzleri Krb. — Rbh. L. E., 770; Anzi Lng., 461; Bgl.;<br />

Ces.; Dnrs.<br />

Rcr. — Alp.<br />

456. atrocinerea Dcks. Cr., Ili, 14. — Sym. R. caesiella Flk.,<br />

R. aggregata Bgl. — Anzi Lng., 321 ; Ven., 45 ; Erb.<br />

cr. it., I, 373, 676 ; Dnrs. ; Ces.<br />

Var. dispersa Bgl.<br />

Rcr., Rv. — Alp., Lig., Tose, Merid.<br />

457. Beccariana Bgl. Pr. Tose, 239.<br />

Var, cinerea Bgl., tympanelloides Bgl.<br />

Rcr. — Tose., Sard.<br />

458. Matorina Krb. Prg., 76. — Ces.<br />

Rcr. — Sett.<br />

459. BischofTì Hep. K. Z., 113. — Syn. Buellia lithofraga Mass.<br />

(Hrb.). — Mass. L. L, 113; Anzi L. m. r., 222; Ces.<br />

Var. immersa Krb.<br />

Rea. — Sett., Tose, Merid.


268 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Satureia horlensìs L. Trovasi in qualche giardino ed orto ad<br />

Asolo ! come pure a Selva ecc.<br />

Nepeta Cataria L. Rarissima a Pagnano! e verso il Bosco<br />

Montello<br />

Ajuga genevensis L. Lungo il Foresto novo ! presso Asolo<br />

dove fiorisce in primavera. Era stata raccolta nel M. Grappa e<br />

nel Montello.<br />

Galeopsis Laclanum L. Nel fianco del M. Bacciocco! rivolto<br />

verso r Acqua della Regina ! È copiosa nell' alveo del Piave e<br />

del Meschio,<br />

Thesium divaricatum Jam. Era stato segnalato soltanto nelle<br />

ghiaie e sabbie del Piave; cresce in abbondanza dietro il Monte<br />

S. Martino! nella località detta Sasskl in mezzo alle eriche e<br />

quindi in terreno molto magro.<br />

* Narcissus allmlus Lev.? (v. Riv. It. di Se. nat., Anno XI,<br />

fase. 2, 1891). Trovasi presso Asolo nella riva di Gandin lungo<br />

la strada di Pagnano. Questo narciso, a fiore tutto bianco, é<br />

nuovo per la provincia e anche pel Veneto, non essendosi mai<br />

segnalati in esso narcisi a flore completamente bianco; lo trovai<br />

nella primavera del 1889; in seguito non ho più avuto occa-<br />

sione di raccoglierlo, ma mi propongo di studiarlo meglio alla<br />

prima occasione.<br />

Lencoiaui vernum L. Fiorisce abbondantemente nei boschi<br />

presso la strada del Forestuzzo ! e del Foresto novo ! sul finir<br />

dell' inverno e in primavera. Trovasi anche nel M. Monfenera e<br />

nel bosco Montello.<br />

Paris quadrifolia L. L'ho trovata nella località detta Bredal<br />

È rarissima nel Montello.<br />

S3illa hifolia h. Fre:iaente nel bosco Montello e abbondante<br />

in qualche valletta presso Crespignaga! dove fiorisce in prima-<br />

vera assai precocemente.<br />

Da queste notizie apparisce che la flora dei colli Asolani si<br />

collega strettamente con la flora Montelliana; da esse e dalle<br />

opere del prof. Saccardo rilevo che non meno di sessanta, fra<br />

specie e varietà, sono proprie, in provincia, esclusivamente al<br />

bosco Montello e ai colli Asolani; in questi vi sono 5 specie che<br />

si trovano soltanto nel M. Grappa e 27 di loro esclusiva perti-<br />

nenza rispetto al resto della provincia. Di queste, 9 sarebbero<br />

da aggiungersi alla flora della provincia Trevigiana, le altre 17


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIUENZK 269<br />

furono già raccolte da altri, cioè dal Zanardini, Derenger, Pa-<br />

solini, Montini, Fraccìiia.<br />

Credo che continuando accuratamente le ricerche in questa<br />

bellissima zona subai [)ina, si ricaverà nuovo e più interessante<br />

materiale.<br />

Il prof. Penzig presenta alla Società esemplari disseccati di una<br />

pianta (Barbeya oleoides SchweinfJ raccolta nal suo ultimo viaggio<br />

in Abissinia, pianta tanto somigliante allo stato sterile all' Oha<br />

chrysophìjUa da costituire Un caso di mimetismo dei più singolari.<br />

Essa fu già trovata in frutto due anni fa nell' Arabia Felice dal<br />

dottor Schweinfurtli ; cresce in alcune valli delle pendici orientali<br />

dell'altipiano abissino, al monte Saber, a Ghinda ecc., è dioica e<br />

costituisce, secondo Schweinfurth, un genere nuovo anomalo delle<br />

Urticacee, Barbeya, cbe si potrebbe quasi erigere a famiglia nuova.<br />

Il prof. Cauuel fa osservare che il nome di Barbeya, scelto dal<br />

dott. Schweinfurth, non è troppo felice, perchè esiste già un genere<br />

Barbeuia, istituito da Du Petit Thouars sopra una pianta del Ma-<br />

dagascar, poco conosciuta in generale ed affine alle Euforbiacee.<br />

Martelli presenta, per parte del dott. De Toni, saggi raccolti<br />

presso Keren dà Penzig del Porphyrosiphon Notarisìi, alga cono-<br />

sciuta d' Italia. ,^<br />

Viene annunziato che il Socio Rostan ha mandato alla Società<br />

una tradazione del ben noto lavoro del dott. Townsend suU' Euphra^ia<br />

officinalis L.<br />

Viene quindi presentata la comunicazione seguente del prof. Goiran:<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

AI MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

(Continuazione).<br />

Resedaceae.<br />

82. Reseda Phyteuma L. — Campi, vigneti, muri, rupi, sino<br />

a tardo autunno. Tocca quasi l'altitudine di 1000"".<br />

83. R. lutea L. — Poco frequente. Presso Verona, a Trc-<br />

gnago ecc. nei campi.<br />

Nel M. Zovo (Valjìantena), 540'°-708'", mi sono imbattuto in<br />

una forma singolarissima, prossima a«;sai a R. Plvjtheuma ma<br />

pure da essa notevolmente distinta; non ho avuto il destro di<br />

studiarla con sufficiente diligenza, e sto attendendo, nella oramai


370 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Il Presidente Arcangeli a nome del Socio E. Baroni presenta la<br />

seguente comunicazione :<br />

LICHENES PEDEMONTANI A CL. PROF. ARCANGELI IN<br />

MONTE CINISIO ET MONTE ROSA ANNIS 1876 AC 1880<br />

LECTI, QUOS EXPONIT D' E. BARONI.<br />

1. Bryopogon jubatdm (L.) Link.<br />

a x)roUxum (Ach.) ** canwn Ach.<br />

Hai). Ad Laricum truncos prope montis Cinisii Lacum et in<br />

Silva Lanslebourg, alt. 2000 m. circiter.<br />

Obs. Forma ** canum, teste Jatta/ occurrit in Sicilia, in<br />

Provincia neapolitana, in Lucania et in Latio.<br />

2. CORNICDLARIA ACULEATA Schreb.<br />

a alpina Schaer.<br />

Hab. Cum Cetraria nivali in cacumine Ronche prope montem<br />

Cinisium ultra alt. 2000 m.<br />

3. EVERNIA VULPINA (L.) Ach.<br />

Hab. In monte Cinisio ad Laricum truncos in silva Lansle-<br />

bourg satis frequens.<br />

4. EVERNIA FDRFURACEA (L.) Acll.<br />

Hab. Ad truncos cum praecedente.<br />

5. RoccELLA FDCiFORMis Ach. Lich. un. p. 440.<br />

Hab. In cacumine Ronche prope montem Cinisium.<br />

Obs. Thallus KOH et praecipue H* SO* lutescit, Ca CI non<br />

mutatur.<br />

6. Cladonia rangiferina (L.) Hoffm.<br />

J3 silvatica (L.) Hoffm. * alpestris (L.) Schaer.<br />

Hab. Ad terram in convalle Gressoney supra Gaby, alt. 1000 m.<br />

circiter.<br />

Obs. In ^ et in * alpestri thallus KOH non mutatur, sed Ca CI<br />

dein adhibito, color luteus prodit.<br />

7. Cetraria islandica (L.) Ach.<br />

Hab. In monte Cinisio prope Lacum.<br />

8. Cetraria cucullata (L.) Bell.<br />

Hab. Cura praecedente.<br />

Obs. lodo non coloratur.<br />

' Jatta A., Monogì-aphia Liohenum Italiae Meridionalis. Trano, 1890.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 371<br />

•9. Cetraria nivalis (L.) Ach.<br />

Hai). Cum praecedente.<br />

Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum vidi<br />

a ci. Arcangeli lectum ad Olen (3000 m. circiter).<br />

10. Cetraria juniperina (L.) Ach.<br />

var. lubulosa Schaer. Enum. p. 63.<br />

Ilab. In cacumine Ronche prope montem Cinisium.<br />

Obs. lodo thallus non coloratur.<br />

il. Parmelia revoluta F\K. = Parmelia laeingata Ach. var. re-<br />

voluta Flk.<br />

Hab. Ad saxa in convalle Gressoney supra Gaby.<br />

Obs. A forma typica praecipue distinguitur sporis minoribus.<br />

12. Parmelia encausta (Smrft.) Nyl.<br />

Ilab. Ad saxa in monte Rosa ad Olen (3000 m. circiter).<br />

Obs. Thallus KOH liitescil; Ca CI non inutatur.<br />

13. SoLORiNA crocea (L.) Acli.<br />

Hab. Super terram in monte Rosa ad Olen.<br />

14. Umbilicaria postulata (L.) Hoffm.<br />

Hab. Ad rupes convallis Gressoney supra Gaby.<br />

Obs. Partes strato gonidiali adjacentes Ca CI rubescunt.<br />

15. Gyrophora spodochroa (Ehrh.) Ach.<br />

j3 depressa (Ach.) Th. Fr. = (6^. crustulata fi de-<br />

pressa ; Umbilicaria vellea j3 depressa Fr. ; U.<br />

saccaia DC; U. spodochroa var. depressa Nyl.).<br />

Hab. Ad rupes convallis Gressoney supra Gaby.<br />

Obs. A spodocliroa typica distinguitur thallo coriaceo, in-<br />

cano-pruinoso, subtus pallido, atque praecipue apotheciis<br />

in thallo depressis.<br />

16. Gyrophora cylindrica (L.) Ach.<br />

a Delisei (Despr.)<br />

Hab. Sporifera ad riipes convallis Gressoney supra Gaby.<br />

Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum<br />

vidi ex « Lago Nero » in apennino Pistoriensi a ci. Ar-<br />

cangeli lectum.<br />

17. Gasparrinl\ elegans (Lk.) Tornab.<br />

Hab. Ad saxa schistosa in silva Lanslebourg.<br />

18. Artrorhaphis flavovirescens (Borr.) Th. Fr.<br />

Hab. Ad Laricum truncos in silva Lanslebourg.<br />

Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar alterum<br />

vidi a ci. W. Nylander lectum ad Helsingfors.


372 ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE<br />

19. Sarcogyne Clavus (DC.j = Stereopeltìs CaresUae De Not. in<br />

Comm. Soc. critt., n. 1, p. 31.<br />

Hab. Ad saxa in monte Cinisio prope Lacum.<br />

Obs. In Herbario Horti botanici pisani exemplar vidi alterum<br />

a ci. Carestia lectum ad saxa micacea prope Riva in<br />

Valle Sessitana.<br />

Altra memoria viene pure consegnata dal Presidente Arcangeli a<br />

nome dei sigg. Rossetti E. e Baroni E.<br />

FRAMMENTI EPATICO-LICHENOGRAFICI. PER C. ROS-<br />

SETTI ED E. BARONI.<br />

Dal sig. Ugolino Martelli ci fa di recente inviata una piccola<br />

collezione di Epatiche dal medesimo raccolte in varie località<br />

della Toscana e specialmente dell'Appennino pistoiese. Avendovi<br />

incontrato alcune specie che, per quanto è a nostra conoscenza^<br />

non furono ancora state pubblicate della Toscana e qualche al-<br />

tra assai rara e interessante, crediamo che sia utile riferirne<br />

brevemente agli onorandi colleghi della Società botanica italiana.<br />

Se abbiano aggiunto alcune indicazioni di nuove località per<br />

talune specie anche comuni e già note, si è perchè abbiano ri-<br />

tenuto che ciò possa riuscire vantaggioso ad una più esatta<br />

conoscenza della loro distribuzione presso di noi.<br />

Alle Epatiche facciamo seguire alcune specie di Licheni rac-<br />

colti pure dal Martelli, e due o tre dal prof. Arcangeli durante<br />

le escursioni che ebbero luogo in occasione della IV* Riunione<br />

generale della Società botanica in Napoli. Anche fra questi ab-<br />

biamo trovato qualche varietà non ancora citata dell' Italia Me-<br />

ridionale nelle accuratissime pubblicazioni del distinto liche-<br />

nologo sig. dott. A. Jatta.<br />

Epatiche. '<br />

1. Nardia EMARGINATA (Ehrh.) B. et Br. emend.<br />

Ab. Sulla terra silicea all' Abetone nell'Appennino pistoiese<br />

(agosto 1885).<br />

* Le specie nuove p3r la Toscana sono contrassegnate con un<br />

asterisco.


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 373<br />

2. Plagiochila asplenioides (L.) Dmrt.<br />

a minor Liiidenb.<br />

Ai). Sulla terra silicea all'Abetone (agosto 1885).<br />

* 3. SCAPANIA u.MBROSA (Schrad.) Dmrt. Hep. Eur., pag. 38; Syn.<br />

hep., pag. 09; C. Massai, exs., n. 120; Stephani, Deutsch.<br />

Jung., pag. 21, fig. 25; Boulay, Muse. Est., pag. 776; Husnot,<br />

Hep. Gali., pag. 22. — Jungermannia Schrad.; Hook, Brit.<br />

Jung., tab. 24; Ekart., Syu. Jung., tab. H, fig. 12. — (Cum<br />

colesulis!).<br />

Ai). Sui tronchi putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone,<br />

spesso insieme con Blepharostoma tricophyllum, Ce-<br />

phalozda hicuspidata, Lophocolea heierophylla, Kantia<br />

Trichomanis e Riccardia latìfrons (agosto 1885). Già<br />

raccolta nella stessa località fino dal 1880 dal dott. E.<br />

Levier. *<br />

Oss. I nostri esemplari coincidono esattamente con quelli<br />

autentici delle collezioni Massalongo (m. Pozzetto sopra<br />

Pontebba) e Rabenhorst (Lapponia, Baden), contenuti<br />

neir Erbario pisano, nonché con quelli raccolti da Arnell<br />

(Svezia), Breider (Stiria) e Jack (Baden) dell' Erbario<br />

privato del dott. Bottini. — Questa specie che abita nei<br />

luoghi montuosi subalpini di tutta l'Europa^ era nota<br />

finora in Italia solo delle Alpi piemontesi, lombarde e<br />

venete. '<br />

4. SCAPANIA AEQUiLOBA (Schw.) Dmrt.<br />

j3 inermis Carringt.<br />

Ab. Sulla terra silicea all'Abetone (agosto 1885).<br />

Oss. La varietà, per quanto ci è noto, era conosciuta solo<br />

delle Alpi apuane. *<br />

* 5. JUNGERMANNIA VEXTRICOSA Diks.<br />

j3 x>orp1iyroleuca (Nees.) Limpricht.<br />

' Levier E., Comuuicazione epistolare, 9 giugno 1892.<br />

^ Gottsche C. M., Linden7ierg J., Nees ab. Esenbeck C. Synapsis<br />

Hepattcarum, pag. 69. Hamburgi, 1844 ; Du<br />

Europae, pag. 38. Bruxelles et Lipsiae, 1874.<br />

Mortier C, Hepaticae<br />

' Massalongo E., Repertorio della Epaticologia italiana, Estr. dal<br />

voi. II, fase. 2° dell' Annuario delV Istituto hot. di Roma. Roma, 1886.<br />

* Rossetti C, Epaticologia toscana nord-ovest (Nuovo Giorn. hot.<br />

tal., voi. XXII, pag. 335. Firenze, 1890).


374 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

AI). Sul terriccio vegetale e sui legni putridi all'Abetone-<br />

(agosto 1888).<br />

Oss. La forma tipica è già stata osservata della Toscana<br />

nei dintorni di Firenze (Raddi); la varietà è nuova<br />

per la Toscana, essendo finora conosciuta in Italia solo<br />

delle Alpi Piemontesi, Lombarde e Venete. ^<br />

* 6. JuNGERMANNiA INCISA Schrad.<br />

Ab. Nella stessa località che !a precedente.<br />

Oss. Specie nuova per la Toscana e nota finora in Italia<br />

nelle Alpi.<br />

7. Cephalozia bicqspidata (L.) R. Spr. (cum colesulis!).<br />

Ab. Sui legni putridi e fra' muschi all'Abetone (agosto 1885).<br />

8. Cephalozia catenulata (Hùbn.) Lindenb. eraend.<br />

Ab. Sui legni putridi all'Abetone (agosto 1885).<br />

Oss. Per quanto ci consta era nota finora in Toscana delle<br />

Alpi apuane. ^<br />

9. Cephalozia dentata (Raddi) Lindenb.; Massalongo, Repert.,<br />

pag. 65, tav. 9, fig. 6. — Jungermannia Raddi, Jungermannogr.<br />

etrusc, pag. 12 (1841) ; Syn. Hep., pag. 143. —<br />

Anthelia Dum., Hep. Eur., pag. 99-100.<br />

Ab. Sulla terra nel M. Argentare fra' cespi di Kantia Tri-<br />

comanis (aprile 1885).<br />

Oss. Nota finora in Italia della Toscana nei dintorni di Fi-<br />

renze (Raddi, Arcangeli, Levier), nel M. Pisano e nelle<br />

Alpi apuane (Arcangeli, Rossetti);^ fuori d'Italia, per<br />

quanto sappiamo, è stata raccolta solo in Francia a<br />

S. Sever (R. Spruce) ' e nell'Alta Savoia lungo l'Arve<br />

(J. Rome). * —<br />

Gli esemplari che abbiamo esaminato<br />

coincidono esattamente con quelli archetipici di Raddi,<br />

che si conservano nell' Erbario pisano.<br />

^ Dobbiamo la determinazione di questa specie e della seguente<br />

al chiar. prof. C. Massalongo.<br />

* Rossetti C, loc. cit., pag. 328.<br />

^ Rossetti C, loc. cit., pag. 329.<br />

* Massalongo C, Appunti statistici sulVEpaticologia italica, Estratto<br />

dagli Atti del Congresso nazionale di hot. crittog. in Parma, pag. 9.<br />

Parma, 1887.<br />

' Bernet H., Catalogne des Hépatiques du sud-ovest de la Suisse et<br />

de VHaute Savoie, pag. 82. Genève, 1888.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 375<br />

10. LoPHOCOLEA CUSPIDATA (Limpricht.).<br />

Ab. Sul terriccio vegetale all' Abetone (agosto 1885).<br />

Oss. Conoscevasi finora in Toscana solo di Vallombrosa<br />

(Micheli, Arcangeli, Levier), * del M. Pisano e delle<br />

Alpi apuane (Rossetti). * Inoltre é citata da Brizi ^ del<br />

Romano al Monte Cavo presso Rocca di Papa.<br />

11. LoPHOCOLEA HETEROPHYLLA (Schrad.) Dmrt. (cum fruct. !).<br />

Ab. Sui legni putridi e sul terriccio vegetale all' Abetone<br />

(agosto 1885).<br />

Oss. Nota finora in Toscana solo dei dintorni di Pisa (S. Ros-<br />

sore) * e dell' isola del Giglio. ^<br />

12. Chiloscyphus polyanthos (L.) Dmrt.<br />

Ab. Nei luoghi umidi all' Abetone (agosto 1885).<br />

13. PORELLA PLA.TYPHILLA (L.) Lindb.<br />

Ab. Sulle rupi all' Abetone (agosto 1885).<br />

14. Radula complanata (L.) Dmrt. (C. truci!).<br />

Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884)<br />

e air Abetone (agosto 1885).<br />

15. Frullania dilatata (L.) Dmrt.<br />

Ab. Sui tronchi degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884).<br />

16. Lejeunia. serpillifolia (Dicks. emend.) Lindb. (C. colesul !).<br />

a cavifolia (Ehrh.) Lindb.<br />

j3 planmscula Lindb.<br />

Ab. Tutte e due le forme sulla scorza degli alberi presso<br />

Barberino in Mugello (ottobre 1883).<br />

17. Kantia Trichomanis (Dill. L.) B. et Gr. — (Forma typica).<br />

Ab. Sul terreno presso Barberino in Mugello (ottobre 1883) ;<br />

nel M. Argentare (aprile 1885) e all' Abetone (ago-<br />

sto 1885).<br />

18. Metzgeria purgata (L.) Lindb.<br />

Ab. Sul tronco degli alberi a Vallombrosa (settembre 1884) ;<br />

all' Abetone (agosto 1885) e a Gricigliano presso Pon-<br />

tassieve (settembre 1885).<br />

' Rossetti C, loc. cit., pag. 330.<br />

* Brizi U., Seconda contribuzione alla Epaticologia romana {Mal-<br />

pighia, anno HI, pag. 326. Genova, 1889).<br />

' Bottini A., Muscinee de.IV isola del Giglio (Nuovo Giorn. hot. ital.,<br />

voi. XIX, pag. 274. Firenze, 1887).


376<br />

ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIKENZE<br />

19. Metzgeria coniugata Lindb.<br />

Ab. Sul terreno fra' muschi all' Abetone (agosto 1885).<br />

* 20. RiccARDiA LATiFRONS (Schmid., Liiidb.) Lindb., Hep. Hib.<br />

lect., Act. Soc. se. Fennicae, voi. X, pag. 513 (1875) ; Ste-<br />

phani, Deutsch. Jung., pag. 66, fìg. 127. — Aneura palmata<br />

a ìnajo?-' Nees Syn. Hep., pag. 498. — Jungermannìa<br />

muUifida Ekart, Sj-n. Jung., tab. 7, fìg. 50.<br />

Al). Sui legni marci all' Abetone spesso in compagnia di<br />

Scapania unibrosa, Blepharostoina trichopliyllum, Ce-<br />

phalozia Mciispidata, Lopliocolea heteropìiylla e Kantia<br />

Trìchomanis (agosto 1885). Già raccolta nella stessa<br />

località fino dal 1880 dal dott. E. Levier. ^<br />

Oss. Coincide con gli esemplari della collezione del prof. Mas-<br />

salongo (Hep. it. ven. exs.), raccolti dal medesimo so-<br />

pra Tregnago in provincia di Verona e dallo Spegaz-<br />

zini nel bosco di Cansiglio in provincia di Treviso<br />

contenuti nell' Erbario pisano e con quelli dell' Erbario<br />

Bottini raccolti da Arnell nella Svezia. — Nuova<br />

per quanto sappiamo per la Toscana e nota finora in<br />

Italia solo di poche località delle Alpi piemontesi e ve-<br />

nete, raccoltavi dal dott. Spegazzini e dal prof. C. Mas-<br />

salongo. ^<br />

21. Targionia hypophylla Linn. (cum fruct. !).<br />

Ai). Sulle rupi calcaree nelle Alpi apuane alle sorgenti del<br />

Frigido sopra Massa-Carrara (febbraio 1889).<br />

22. Riccia fluitans (L.) Lindenb.<br />

j3 canaliculata (Hoffm.) Lindenb.<br />

Al). La varietà iti un pantano nei fossi presso Prato.<br />

23. USNEA BARBATA (L.) Fr.<br />

Licheni.<br />

J3 hirta (L.) Fr. * soredifera Arn.<br />

Ai). Sterile nella montagna del Matese a Capo d'Acqua<br />

(24 agosto 1891).<br />

' Levier E., Comunicazione epiistolare, 9 giugno 1892.<br />

2 Massalonoo C, Rejyerforio, ec, pag. 49.


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 377<br />

Oss. Jatta ' cita la varietà « ad truncos sterilis: Gargano, Sol-<br />

fatara, Lazio » nonché dell'isola d'Ischia. Per la forma<br />

aggiunge: « In Majella occurrit forma soredifera »;<br />

Arnold, Aufliig. Lich. in T^'rol., XIV, pag. 471.<br />

24. Ramalixa scopulorum (Rotz.) Ach.<br />

Ab. Sugli scogli dell'isola d'Ischia (18 agosto 1891).<br />

Oss. Non citata da Jatta d' Ischia, ma soltanto « ad scopu-<br />

los marinos: Sicilia, Sardegna. » '<br />

25. RoccELLA PHYCOPsis Ach.<br />

Ai). A Rupe di Cuma (24 agosto 1891).<br />

Oss. Questa specie è già conosciuta di questa località ;<br />

si osservi Jatta ' ^, e un mio lavoro pubblicato di re-<br />

cente. '<br />

26. FarmeliA sinuosa Smft. — P. laevigata Ach.<br />

Ab. Sterile a Licola (Napoli) (agosto 1891).<br />

Oss. A quanto ci consta non è stata ancora citata da Jatta.<br />

27. Physcia ciliaris (Lin.).<br />

7 solenaria (Dub.) Schaer., En., pag. 10.<br />

Ab. Nell'Isola d'Ischia (18 agosto 1891).<br />

Oss. La varietà non é ancora stata citata nei lavori di Jatta.<br />

La specie invece è notissima di vari luoghi dell'Italia<br />

meridionale e ancora dell'isola d'Ischia. L'esemplare<br />

coincide esattamente con uno autentico dei Lich. Helv.<br />

exs. Schaer. et Hep., n. 1100, che si conserva nell'Er-<br />

bario pisano.<br />

28. Phvscia caesia (Hoffm.) Nyl.<br />

Ab. Sporifera sui vecchi faggi secchi nella montagna del<br />

Matese a Capo d'Acqua (26 agosto 1891).<br />

Oss. L'esemplare esaminato differisce un poco da quello<br />

descritto da Jatta sotto il nome di Pannelia albinea<br />

Ach. var. diinidiata Nyl., se non altro per gli apoteci<br />

che sono « caesio-pruinosa » anziché « atra. »<br />

* Jatta A., Monographia Li;henum Italtue Meridionalis. Trano, 1890.<br />

* Jatta A., Licheni raccolti nelV Isola d'TsjJiia fino alVagosto del 1801<br />

(Biillettino della Soc. botanica ital., n. 3, in Nuovo Giorn. boi. ital.,<br />

voi. XXIV, pag. 208. Firenze, 1892).<br />

^ Baroni E., Frammenli liohenografiù {Bull, della Soc. bot. ital.,<br />

n. 8, pag. 192, in Nuovo Gior. bui. ital., voi. XXIV. Firenza, 1892).


378 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

29. Callopisma citrinum (Ach.) Kbr.<br />

Ab. Sporifero sui vecchi faggi nella montagna del Matese<br />

a Capo d'Acqua (24 agosto 1891).<br />

Oss. Citato da Jatta « ad truncos siccos. » Napoli. *<br />

30. Lecanora DISPERSA (Pers.) Flk.<br />

f. corticola Lahm.<br />

Ab. Sporifera sui vecchi faggi nella montagna del Matese<br />

a Capo d'Acqua (24 agosto 1891).<br />

Oss. Jatta ^ cita la specie, sotto il nome di L. Flotoioiana<br />

(Sprgl.) Kbr., « ad rupes calcarias et arenarias : Abruzzi,<br />

Gargano, Basilicata, Sardegna. »<br />

31. Biatora ambigua Mass.<br />

Ab. Sporifera sugli alberi all'Acqua Santa presso Castellammare<br />

(Arcangeli, 22 agosto 1891).<br />

Oss. Jatta' la cita: « ad abietes: Ruoti in Basilicata. »<br />

32. Leptogium lacerum (Ach.) Fr.<br />

^ pulmnaiuni Ach.<br />

Ab. Sterile sulla terra muscosa nel Monte S. Angiolo al-<br />

l'Acqua Santa (Arcangeli, agosto 1891).<br />

Oss. La var. pulvìnatum non è citata da Jatta. Invece que-<br />

sti cita la specie : « ad terram muscosam : Abruzzi,<br />

Gargano, Basilicata, Calabria, Napoli, Venafro, Sicilia,<br />

Lazio »; la var. lophaeum (Ach.) Kbr. «ad muros,<br />

truncos et Stictas : Calabria, Abruzzi, Basilicata ' e<br />

dell' isola d' Ischia. » "<br />

Il Socio Jatta lia inviato lina breve comunicazione che lia per<br />

titolo :<br />

LA PELTIGERA RUFESCENS HOFFM. VAR. INNOVANS<br />

FW. NOTA DI A. JATTA.<br />

Il Flotow dopprima^ e poi il Koerber * distinsero una varietà<br />

della Peltigera rufescens Hffra. denominata dal primo var. m-<br />

novans: thalli oris in squamulas prolificantibus, di cui pre-<br />

* Jatta A., Monographia, ecc.<br />

* Jatta A., Licheni raccolti neW isola (V Ischia^ ecc.<br />

^ Flotow, Beut. FI., 73, H.<br />

* Koerber, Syst., 60.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 37i)<br />

sento un esemplare della Porretta, inviatomi recentemente dal-<br />

l' egregio mio amico dott. Mattei. Esemplari simili erano stati<br />

precedentemente rinvenuti nei Lazio ' e nei monti Stabiani. ^<br />

In questa varietà la lamina foliosa del tallo della Pelligera<br />

rufescens HfTm. si frastaglia ai bordi e degenera in squamule<br />

minute, le quali accumulandosi e disponendosi in giro formano<br />

spesso una specie di frangia. La fronda tallina assume allora<br />

un aspetto capriccioso e ben caratteristico.<br />

È poi sempre sprovvista di apotecì.<br />

L'aspetto esterno di questa varietà farebbe a prima vista<br />

supporre trattarsi di formazioni cefalodiche; però basterà un<br />

sommario esame dei caratteri interni ad assicurare che le squame<br />

non contengono gonidi diversi da quelli del resto del tallo,<br />

e quindi deve ritenersi che la degenerazione non è affatto do-<br />

vuta alla solita azione di un' alga eterogenea. Anzi osservando<br />

più attentamente le squamule coli' aiuto delia lente si vede che<br />

ciascuna porta all' apice un punto nero di quel solito tessuto<br />

corneo che designa gli apici degli apotecì angiocarpi e degli<br />

spermogonì. E sulla scorta di questi punti, praticandosi dei tagli<br />

per l'osservazione microscopica verticalmente alla base della<br />

squamula, può stabilirsi che dessi corrispondono difatti all'ostiolo<br />

di veri spermogonì di forma sferica, o quasi, da cui si sprigio-<br />

nano in quantità immensa spermazì bacillari, molto corti e al-<br />

quanto rigonfiati nella parte mediana, a leggiera incurvatura.<br />

In esito a tale osservazione sembrami potersi stabilire che<br />

nella varietà innovans Fw. della Pelligera rufescens HfTm. si<br />

abbia un tallo munito della speciale attività di produrre sper-<br />

mogonì, la quale lo fa frastagliare e degenerare ai bordi e pro-<br />

priamente al sito in cui ordinariamente nella specie dovrebbero<br />

svilupparsi gli apotecì.<br />

Come si è notato intanto questa varietà fu finora rinvenuta<br />

sempre sprovvista di apotecì. Ed è su questo punto che credo<br />

dover richiamare principalmente l' attenzione. Generalmente<br />

oggi lo spermogonio è ritenuto un vero organo di riproduzione,<br />

giacché si ammette esistere anche nei licheni le due forme di<br />

* Tamburlini, Licli. rom. (An. ist. bot. rom., 1884, 9).<br />

* Cfr. Erbario dell' Università di Roma (Licheni raccolti nel 1885<br />

a Castellammare di Stabia dal prof. Pirotta).


380 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

riproduzione (quella per spore e l'altra per con idi) caratteri-<br />

stiche dei funghi. Questo nuovo punto di contatto tra le due<br />

classi affini, come é noto, finora parve non esistesse; perché si<br />

dava con lo Stahl ' allo spermogonio il valore di apparato maschile<br />

produttore degli organi di fecondazione (spermazl). Ma<br />

sulla sessualità dei licheni sursero in questi ultimi tempi gra-<br />

vissimi dubbi, malgrado gli studi del Tulasne ^ e quelli dello<br />

Stahl, i quali tentarono dimostrarla fino all' evidenza.<br />

Dando allo spermogonio del lichene il valore di apparato co-<br />

nidioforo, avremmo cosi la possibilità di due apparati riprodut-<br />

tori sulla stessa pianta; e allora diventa logico e naturale che<br />

lo sviluppo eccessivo di uno di essi avvenga a scapito dell'altro.<br />

E cosi nel caso nostro il grande sviluppo degli spermogonì po-<br />

trebbe da solo spiegare l' assenza di apotecì, presentandosi la<br />

varietà destituita di questi ultimi appunto perché la sua ripro-<br />

duzione risulta ben assicurata dai primi. Quindi anche nelle<br />

tallofìti si avrebbe una prova ben evidente di quella specie di<br />

antagonismo tra le due forme possibili di riproduzione, come<br />

nelle fanerogame avviene spesso tra la riproduzione per semi<br />

e quella per gemme,' nel posto delle quali ultime nelle tallofiti<br />

potrebbero stare idealmente i conidi.<br />

Più strano risulterebbe il fatto se si dovesse assegnare allo<br />

spermogonio il valore di organo fecondatore; perchè allora do-<br />

vrebbe ammettersi un caso di dioicia, che certamente non avrebbe<br />

riscontro prossimo né nei licheni stessi, né nelle altj'e crittogame<br />

affini. Né il caso della Peltigera rufescens Hflfm. potrebbe<br />

in certo qual modo avvicinarsi a quello descritto dal prof. Gi-<br />

belli ^ nelle Verrucarieae, perchè qui la sostituzione dell'apotecio<br />

allo spermogonio non sarebbe possibile, e quindi non avremmo<br />

che individui esclusivamente e costantemente maschi.<br />

Qualunque sia però la interpretazione che voglia darsi allo<br />

spermogonio, non mi son parse prive affatto d' interesse queste<br />

^ Stahl, Beitrclge zur Entwiclcelungschichfe der Flechten. Leip-<br />

zig, 1877.<br />

* TULASNB, Memoire pour servir à Vhist. organograph. et physiol.<br />

des lichens (An. se. nat., 1852).<br />

^ Cfx". Darwin, De la variation des anirnaux et des plantes (trad. fr.).<br />

Paris, 1868, voi. II, pag. 181.<br />

* GiBELLi, Mem. della Soc. it. di se. nat. Milano, voi. I, 1865.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 381<br />

poche osservazioni, convinto che al caso rilevato nella Peltigera<br />

rufescens Hffm. var. innovans Fw. non possano in alcun modo<br />

assegnarsi i caratteri di una forma sporadica, o di una de-<br />

formità.<br />

TI Presidente ricorda che le adunanze della sede di Firsnze venf^ono<br />

sospesa sino al 9 di Ottobre prossimo, secondo quanto fu stabilito.<br />

Ricorda ancora clia il giorno -4 del mese di Settembre la Società è<br />

convocata per la Riunione generale in Genova e pel Congresso bota-<br />

nico internazionale, indetto d' iniziativa della Società Botanica ita-<br />

liana. Non dubita che in tale occasione tutti i botanici italiani converranno<br />

a quelle riunioni scientifiche.<br />

Togliesi quindi l'adunanza.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 2 giugno 1892.<br />

Sono presenti i Soci Pirotta, Grampini, Erede, Cernili, Re,<br />

Baldiui, Avetta.<br />

Letto ed approvato il verbale dell' ultima seduta, il Presidente<br />

comunica la seguente nota :<br />

SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />

•ROMANA. PER E. CH IOVENDA.<br />

Manipolo primo: Rnuniiculacee.<br />

(Continuazione).<br />

R. GRAMINEUS L,<br />

Il Sanguinetti FI. rom. prodr., pag. 414, lo dà solo dell'Agro<br />

Piceno al Piano grande del Castelluccio; Pelosi ! lo raccolse sul<br />

monte Calvo li 26, V, 80.<br />

R. SOELERATUS var. Pelosianus Chiov.<br />

R. capitulis carpophoris isodiametricis.<br />

R. sceleratus Sang. ! FI. rom. iwodr., 416, p. p. ; alla CafTa-<br />

relia, V, 1815 (Sanguinetti!) p. p.; Ostia, 1827 (Sanguinetti!);


382 ADUNANZA DELLA. SEDE DI ROMA<br />

Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860 (H. Rolli !) ;<br />

al Lago di Bracciano, 5, IV, 1887 (Pelosi!).*<br />

Tutti gli autori eh' io ho consultati circa questa specie di-<br />

cono di avere i carpelli numerosissimi e disposti in una spiga<br />

allungata. Neil' Erbario Romano e in quello Generale esistono<br />

tre esemplari tipici di questa specie, raccolti dal Rolli sui mar-<br />

gini del lago di Fogliano, 25, V, 1857. Uno di quelli dell' Er-<br />

bario Romano porta sull' etichetta scritto di pugno dello stesso<br />

Rolli: « RanunciUas sceleralus L.? Petalis calyce brevioribus<br />

oblongo obovatis, ungue squamata, nuculis margine incrassato<br />

minime rugulosis, receptaculo villoso, petiolis bracteatis. » Cer-<br />

tamente però gli esemplari accennati appartengono al tipo e 1" os-<br />

servazione del Rolli non ha alcuna importanza, salvo il carattere<br />

dell' avere 1' unghia squamata, mentre per tutti gli autori come<br />

io stesso ho potuto vedere in esemplari freschi tipici raccolti po-<br />

chi giorni fa in compagnia dei sigg. prof. Pirotta e Grampini alle<br />

Acque Albule, il nettario è in forma di un poro, sollevato ora l?g-<br />

germente ora maggiormente dalla superficie del petalo, ma sem-<br />

pre destituito da qualsiasi appendice che possa dirsi squamma, e<br />

probabilmente il Rolli confuse il poro coi margini alquanto al-<br />

lungati con una squama.<br />

Esemplari, che appartengono pure alla forma tipica, esistono<br />

nell'erbario Sangui netti della Caffarella, ma sono mescolati con<br />

quelli della nostra varietà.<br />

Questa in tutti gli esemplari è una pianta glabra come nel tipo<br />

salve le sommità rameali, la forma della ramificazione, le stria-<br />

ture solchi caulinari, e le foglie sono su per giù come nel tipo,<br />

ma se ne scosta per la forma del carpoforo, che dato da tutti<br />

gli autori per allungato e spiciforme o dai sig. Willk. et Lange<br />

{Prodr. FI. hisp.. Ili, 913) anzi come un carattere per la sezione<br />

Hecatonia Gren. Godr. ; la nostra pianta li presenta invece glo-<br />

bosi coi diametri transverso e longitudinale perfettamente uguali.^<br />

* Ho dedicato questa varietà al sig. Alpinolo Pelosi rapito giova-<br />

nissimo ancora da violenta morte agli studi li 1° agosto 1887.<br />

* Nelle forme macilenti non è raro trovare sugli stessi esemplari<br />

carpofori sferici e carpofori strettissimi e più allungati del solito;<br />

ma quelli sferici sono assai più piccoli che non si mostrano nei<br />

nostri esemplari i quali j)er giunta sono tutti emisferici e non qualcuno<br />

solamente.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 383<br />

Confrontando gli autori se avessero per avventura parlato di<br />

qualche forma cui si potesse riferire la nostra pianta, trovo in<br />

DC. Prodr. sysL veg., I, 34, n. 86, due varietà: « ^ umhellatam<br />

pericarpiorura splcis magis oblongis. — R. umbellatus Roxb. in<br />

Willd. En. PI. Iiort. Bey^oL, pag. 588 in adnot. : y minimus caule<br />

nano, foliis radicalibus 3-fidis »: varietà ambedue che basta leg-<br />

gerne le diagnosi perchè si dica subito che non sono per la no-<br />

stra pianta. In Ledeb. Fi. ross., I, 45; Breb. FI. norm., pag. 8;<br />

Hartm. Tlandb. Shancl. FL, pag. 94, si trova descritta solamente<br />

({uest* ultima varietà y minimus DC. che pure si trova in<br />

Kuntze Tasch. FL, Leipz. pag. 168, sotto il nome di § salìnus.<br />

Nel Gaudin FI. helv., IH, 539, invece si trova descritta una va-<br />

rietà fi hirsutus che ci dà appunto il « fructus sphaerico » della<br />

nostra pianta. Egli alla sua varietà dà come sinonimi il R. sar-<br />

dous Crantz. FL austr., 11; Poiret EnoycL, VI, 118, con dubbio<br />

e giustamente, giacché questi appartengono al R. philonotis<br />

Ehrh. e in una nota a piò di pagina gli attribuisce pure il<br />

R. pallidior Chaix. in Vili. Ilist pL Dauph., Ili, 751. Nella<br />

descrizione data dal Villars non si fa alcun accenno della forma<br />

del ricettacolo, ma dalla descrizione delle foglie pare che si tratti<br />

di una forma del R. sardous Crantz. — R. philonotis Ehrh., e<br />

in questa decisione mi conferma il sinonimo di J. Bauh. Hist.,<br />

Ili, 417, e del Ray HisL pL, I, 582.<br />

Riguardo poi alla sinonimia del R. sardous Crantz. 1763 e<br />

del R. philonotis Ehrh. 1788, che alcuni vorrebbero apparte-<br />

nere il primo al R. sceleratus, si consulti ciò che già ampia-<br />

mente scrisse il sig. A. Gras nel Bull. soc. boL Frane., 1862,<br />

voi. XXIX, séance du 27 juin, pag. 324.<br />

Conclusione di quanto ho detto è questa, la sinonimia eh' io<br />

adotto al R. sceleratus L.: R. sceleratus a tijpicus Chiov., R.<br />

sceleratus L. sp. pi., 776 et auct. fere omn. ; R. carnosus<br />

Wallr. in Herb. 1824; R. indicus Roxb. FL ind., II, 671.<br />

R. carpophoris elongatis spiciformibus.<br />

R. sceL<br />

3c typ. a genuinus Chiov.<br />

R. omnino glaber vel in summitatibus ramorum et in phyllis<br />

calycinis hirsutulus: caule 2-7 dm. elato, multifloro: toro in ma-<br />

turitate carpellorum ovato-oblongo in extremitatibus obtuso.<br />

Margini del lago di Fogliano, 25, V, 57 (Rolli!); alla Caffa-<br />

rella, V, 1846 (Sanguinetti ! p. p.)-


384 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

R. scel. y- tìjp. 5 minor (DC.) Chiov.<br />

R. sceleraius 7 minor DC. Prodr., I, 34 et auct. cit.<br />

R. sceleraius salinus Kuntze, loc. cit.<br />

R. omnino glaber vel ut supra; caulibus 5-15 era. longo do-<br />

radice caespitosis, paucifloris: toro ut supra.<br />

R. scel. a lyp. e unibellatus (Roxb.) Chiov.<br />

R. umbellatus Roxb. loc. cit.<br />

R. sceleraius fi umbellaius DC. loc. cit.<br />

R. glaber ut supra: foliis inferioribus digitatis, floralibus ter-<br />

natis sessilibus, toro cylindraceo, angustiori quam in forma<br />

genuina.<br />

R. scel. a iyp. d. foliosissimus Chiov.<br />

R. sceleraius Cesat. ! herb.<br />

R. caule crasso, foliis majoribus, conferii oribus, trilobis, lobis<br />

in caulinis inferioribus et mediis profunde bifidis : capitulis ira-<br />

maturis permagnis rotundis in maturitate longitudine latitudine,<br />

dupla.<br />

Ex agro Vindobonensis (Cesati!).<br />

Differisce dal R. sceleraius tipico per la pianta molto più<br />

sviluppata, per le foglie tutte più grandi, ma specialmente le<br />

mediane e le inferiori che hanno per giunta i lobi profonda-<br />

mente bipartiti onde le foglie stesse invece di essere trilobe<br />

sembrano 5-lobe.<br />

R. sceleraius fi Pelosìanus Chiov.<br />

R. sceleraius Sang. ! Prodr. fi. rom., 416 p. p.<br />

R. glaber vel hirtus capitulo fructifero globoso isodiametrico.<br />

R. sceler. fi Pelosa a glaber Chiov.<br />

R. totidem glaber vel in apicem ramorura hirsutulus.<br />

Ad Ostia, VI, 27 (Sanguinetti!); alla Caffarella, V, 45 (San-<br />

guinetti! p. p.); Acqua Acetosa fuori porta di S. Paolo, 1, IV, 1860<br />

(H. Rolli!); Lago di Bracciano, 5, IV, 87 (Pelosi!); Lago d' Agna-<br />

no, II, 1869 (Pedicino!).<br />

Ohs. — Exempl. e Pedicino ob fructus laeve oblongatis ap-<br />

propinquatur ad var. typicam.<br />

R. sceler. fi Pelos. b Jiirsuius (Gaud.!) Chiov.<br />

R. sceleraius fi hirsutus Gaud. ! FI. helv., Ili, 539 excl. syn. omn.<br />

R. « caule pubescente, superne lanuginoso, calyce hirsuto,<br />

fructu sphaerico. »<br />

Helvetia prope Tigurum [Zùrich] (Gaudin).


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 385<br />

AcoNiTUM Lycoctonum var. neapolitanum Ten.<br />

A. neapolitanum Ten. Syllog. fi- neap. app., IV, pag. 21.<br />

A. Lycoctonum Sanguin. Prodr., 411 ; Bert. FI. it., V, 417; pr.<br />

min. par.; Paol. FI. Tnarch., pag. 615; N. Terracc. Syn.pì. vasc.<br />

mi. Pollin. in Ann. R. J. B. Romano, 1889-90, pag. 70.<br />

A. Lycoctonum B neapolitanum Terr. Syllog. fi. neap.,<br />

pag. 262; Nym. Consp., pag. 19.<br />

A. robustissimum, valde ramosum : caule erecto, fistuloso, sul-<br />

cato: foliis permagnis, radicalibus et caulinis circumscriptione<br />

rotundato-reniformibus, 5-palmato-partitis, segmentis cuneatis,<br />

profundissime incisis, partitionibus iterum et repetite laciniatis,<br />

laciniis linearibus e basi sensim attenuatis, apice acutissimis: in<br />

pagina inferiori nervis primariis validissimis, parum divisis et<br />

inter se anastomosantibus, albidis, notatisi nervis tertiariis in-<br />

conspicuis. Floribus luteis; galea subcylindraceo-conica, ad me-<br />

dium vix ne vix constricta, apice rotundata, basi acute in rostro<br />

declinato, subacuto antea terminata, nervis in lateribus curvis:<br />

alis subrotundis ad basim laeve cuneatis, subhirsutis: staminibus<br />

filamentis glabris: folliculis glaberrimis, in sicco nigricantibus,<br />

nervis prominulis praeditis: seminibus transverse fortissime sul-<br />

cato-rugosis.<br />

A Roia presso Trevi nel Lazio, luglio 1887 (S. Martelloni!);<br />

alla Serra di S. Antonio, in copia, nella selva dell'Autore presso<br />

la Cammarata (H. Rolli!); monte Simbruini alla Serra di S. An-<br />

tonio, 20, IX, 1886 (Baldini!).<br />

Appartiene sicuramente all'^. lycoctonum non solo per la<br />

forma della galea e pel colore dei fiori, ma anche pei rostri dei<br />

nettarli lunghissimi, revoluti, e per la marginatura delle foglie.<br />

Secondo la Monografia del Reichembach « III. aconitonum »,<br />

deve essere collocata nella sottospecie Ft*^7;ar2«2<br />

.• formando una<br />

varietà distinta, come già benissimo osservò l'autore (Ten. FI.<br />

neap. syll. app., IV, pag. 21), caratterizzata dal rostro della galea<br />

declinato e per le foglie 5-palmato-partite fino all' inserzione e<br />

per la forma delle lacinie.<br />

Quantunque il nome di neapolitanum, sia alquanto inadatto<br />

per la nostra pianta, non essendo oggi l' Abruzzo terra napole-<br />

Bull. della Soc. hot. Hai. 25


386<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

tana, tuttavia per riguardo alla priorità ed autorità del Tenore<br />

mi pare giusto che sia conservato.<br />

La forma delle foglie si avvicina a quella dell' A. pyrenaicwn<br />

Lam. che ho visto dell' erbario Mauri raccolto a Mende<br />

dal Gay ! nel 1831, ed al Lautaret dal Parseval-Grandmaìson !<br />

7 Agosto 1864.<br />

Da tutte le forme però si distingue assai bene e facilmente<br />

per le incisure tra i lobi protratte fino all' inserzione e per la<br />

forma del rostro della galea.<br />

Essendo assente il sig. Chio venda, il Presidente fa rilevare i punti<br />

più interessanti della memoria e quindi legge<br />

SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />

ROMANA. PER E. CHIOVENDA.<br />

Manipolo secondo: Croci fere.<br />

Nastdrtidm officinale var. siifolidm (Steud.) Ces. !<br />

A'', officinale var. sìifoliuin Ces.! in //er&.; Arcang. Co7np.fl.<br />

il., pag. 32.<br />

TV. siifolium Steud. in Rchb. Leutschl. fi., ser. II, voi. I, f. 4361 ;<br />

Rchb. Exsicc, n. 292. !<br />

Forma assai ben distinta dal N. officinale R. Br. tipico per<br />

avere la fogliolina terminale uguale alle laterali e tutte ovato-<br />

lanceolate.<br />

È nuova per la provincia romana ove fu raccolta dal dottor<br />

A. Terracciano alla fonte della Bagnara presso il promontorio<br />

Circello li 20 Aprile 1888 ! e nei campi fra la Madonna della<br />

Mola e Torre Vittoria li 23 Maggio 1888; io stesso l'ho rinve-<br />

nuta abbondante presso Cecchina li 8 Maggio 1892. Per l'Italia<br />

centrale era già stata indicata dal Paolucci FI. marcii., pag. 582.<br />

Neil' erbario Cesati esiste un esemplare da lui raccolto alla<br />

Molinella presso Como 3 Giugno 1861 e determinato: « N. offi-<br />

cinale var. siifolium Rchb. »<br />

A questa varietà deve pure essere riportato il A^. officinale<br />

Kotschy iter siriac. 1855 ! raccolto in Palestina.


ADUNANZA DELLA SEDE DI KOMA 387<br />

Barbarea arcuata Rchb.<br />

B. arcuata Rchb. Deutschl. fi., ser. II, voi. I, t. XLVIII,<br />

f. 4757; Griseb. FI. eavop. frag., pag. 42; Ces. Pass, e Gib.<br />

Comp. fl. Hai., pag. 852 ; Moret. Bot. Hai., 1826, n. 2, pag. 23.<br />

B. culgaris var. arcuata Fr. ! in Herì). norm., voi. V, pag. 147.<br />

B. taurica DC. Syst., voi. II, pag. 207.<br />

B. milgaris y taurica Arcang. Comp. fi. ital, pag. 33.<br />

II Compendio di Ces., Pass, e Gib., loc. cit., la dà del Veneto,<br />

dell'Italia inferiore e della Sicilia; l'Arcangeli, loc. cit., solo di<br />

Sicilia e dell'Aspromonte.<br />

Per la provincia romana è nuova e fu raccolta sulle colline<br />

di Vicovaro, 24 Maggio 1888, dal Pelosi !<br />

Si distingue assai facilmente dalia B. vulgaris R. Br. per le<br />

silique fortemente arcuate e strettissimamente appressate all'asse,<br />

per le foglie più piccole, con lobi laterali piccolissimi e quasi nulli<br />

in confronto del terminale.<br />

Arabis albida Stev.<br />

A. aWicla Stev. Cat. h. Gori, 1808, pag. 51; Nym. Consp.,<br />

pag. 34; Boiss. Fl. orient., voi. I, pag. 174; DC. Prodr., voi. I,<br />

pag. 142; Arcang. Comp. fi. ital., pag. 34; Ten. Syll., pag. 324;<br />

Guss. PI. rar. pag. 276; Griseb. Fl. eiirop. fragm., pag. 49;<br />

Unio itiner. 1836 ! Carnei Prodr. fi. tose. suppL, II, pag. 6.<br />

A. caucasica Willd. in. Hort. her. suppL, 1813, pag. 45 (fide<br />

DC. et Boiss.).<br />

A. apennina Tausch. in Erste Beilage z. Fl07^a, 1827, pag. 244;<br />

Ces. Pass, e Gib. Comp. H. ital., pag. 851.<br />

A. alpina Seb. et Mauri Prodr. fi. 7'om., pag. 219; Bert. Fl. it.,<br />

voi. VII, pag. 119 p. p.; N. Terr. !<br />

pag. 72 ! ; Carnei Prodr. fl. tose, pag. 29.<br />

Syn.<br />

pi. vaso. mt. Pollini,<br />

A. auriculata Sang. ! Prodr. fl. rom., pag. 508. *<br />

* L'^. alpina Sang., Prodr. fl. rom., pag. 507, come ho potuto ac-<br />

certarmi coli' ispezione di nn autopto conservato nell'Erbario ge-<br />

nerale di questo Istituto, si deve riferire all' .4. muralia f. Calahra<br />

N. Terracc. ! in Herh. rom.


388 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Citata fia'ora unicamente dell'Appennino centrale abruzzese,<br />

lio qui voluto parlarne solo per rettificare la pianta conosciuta<br />

dagli autori che già illustrarono questa flora.<br />

Si distingue assai bene dair.4. alpina Linn. tipica per i caudi-<br />

coli più sviluppati, più allungati e gracili, per le orecchiette<br />

delle foglie cauline più larghe e spesso munite di qualche dente,<br />

per i fiori grandi circa il doppio, ecc., come già notò il Boiss.,<br />

loc. cit. Però tutti gli esemplari italiani che ho studiati corrispon-<br />

dono perfettamente con quelli balcanici e caucasici.<br />

UÀ. flavescens Wettst. Beilr. fl. aWan., in « Bibl. Botan. »<br />

voi. XXVI, f. I, pag. 16, tab. I, f. 15, 16, 18; A. alpina, fi fla-<br />

vescens Griseb. Spicil. fi. 7'uni. biih., voi. I, pag. 247.<br />

A. Tenorii Huet Par. Exsicc. neap.l ; Arcang. Co'ìnp.fl. Hai.,<br />

pag. 34; Levier Exsicc. plani, neap. ex aprut., 1888!; é specie<br />

distinta dall'ai, alpina e dallVl. alMda per essere lungamente sar-<br />

mentosa : per le foglie cauline grandi come o un poco più di quelle<br />

radicali e tutte più piccole che nelle succitate specie, per le si-<br />

lique solamente lunghe 2 volte i pedicelli, più larghe e to-<br />

rulose.<br />

Negli essiccata del Levier, citati, sta un esemplare sotto il<br />

nome di A. alpina var., che appartiene sicuramente all'J.. Te-<br />

norii per la forma delle silique, ma è di passaggio all'A. albida.<br />

A. ALBIDA var. CANESCENS (Brocchi) Chiov.<br />

A. canescens Brocchi, Osserv. nat. Appen. Abruz. in « Bibl.<br />

ital., » voi. XXIX; della mem. sep., pag. 27.<br />

A. laxiuscule caespitosa, caespitibus raagnis, exiraie canescen-<br />

tibns, caulibus subfiliformibus, prostratis ad basim, deinde erectis,<br />

foliosis et in basi caudiculis crassis numerosissimis sufifultis; ra-<br />

cemo elongatiori.<br />

Alla Rocca di Subiaco, 25 Maggio 1886 (Pirotta-Pelosi!).<br />

L' egregio prof. Pirotta coltiva su alcune roccie nell'Orto bo-<br />

tanico di quest'Istituto un esemplare di questa varietà, che cre-<br />

sce prosperamente, senza cambiare menomamente caratteri, ^<br />

quantunque lontano dalla località nativa.<br />

* Arabis albida var. sioula (Stev.) Chiov.<br />

A. sicula Stev. fide Todaro e Janka : Tod. Exsicc. fl.<br />

sic. !


ADUNANZA DKLLA SKDE DI ROMA 389<br />

A. Turrita forma grandifolia Chiov.<br />

A. caulibus gracilibus, foliis maximis, mollibus, subglabrescea-<br />

tibus, obscure virentibus.<br />

Alle Fosse presso Filettino, Aprile 1889 (Martelloni !).<br />

A. FUMILA J3 STELLULATA Ces.<br />

A.pumila j3 stellulata Ces.,! Pass, e Gib. Camp. fi. il., pag. 851;<br />

Arcaiig. Comp. fi. it., pag. 30.<br />

A. stellatala Bert. ! in Journ. Botan., voi. IV, pag. 70; Amoen.<br />

ital., pag. 101 ; DC. Syst. nat., voi. II, pag. 240 ; Prodr., voi. I,<br />

pag. 147; Caruel, Pi^odr. fi. tose, pag. 31; Ten. SylL, pag. 325.<br />

A. scabra p Moretti in Meni., voi. I, pag. 282 (fide Bert.).<br />

A. pumila fi Bert. FI. it., voi. VII, pag. 137.<br />

A. 2)uniila Sang. FI. rom. prodr., pag. 774.<br />

Fin' ora non è stata citata che delle Alpi Apuane alla Tam-<br />

bura e del Piemonte (Colla, Herh.ped.): riesce quindi nuova per<br />

la nostra regione. Presso Terni alla Cascata delle Marmore (San-<br />

guinetti). Sul monte Viglio sopra Filettino, Luglio 1880 (Baldini!).<br />

A. FUMILA J3 STELLUTATA 1) POLYPHYLLA CllioV.<br />

A. caulibus 3-6 foliis stellato-hirsutis praeditis.<br />

Sul monte Gennaro, 3 Marzo 1890 (Baldini!).<br />

Nell'erbario Cesati! si conservano parecchi esemplari identici<br />

a quelli ascritti alla presente forma, e da lui posti insieme all'J..<br />

pumila Vili.<br />

A. ROSEA DC.<br />

A. rosea DC. Syst. nat, voi. II, pag. 215: Prodr., voi. I, pa-<br />

gina 142 ; Ces. !, Pass, e Gib., Comp. fi. ital., pag. 850 ; Willk.<br />

Lang. Prodr. fi. hisp., voi. Ili, pag. 820; N. Terr.! FI. Pollin.,<br />

pag. 72; Griseb. FI. europ. (rag., pag. 48.<br />

A. alhida Giiss. FI. .sicul. Syn. voi. II, pag. 171.<br />

A. albida var. lucana N. Terr. !<br />

Distintissima: Foliis albido-pannosis etiam radicalibus miuoribus<br />

plaata densius caespitosa.


390 ADUNANZA DKLLA SEDE DI ROMA<br />

A. muralis Mauri !<br />

in Herb. rom.<br />

A. muralis fi rosea Arcang, Comp. fi. it, pag. 35.<br />

A. pilis rainosis vel simplicibus albis sparsa: foliis radicalibus<br />

obovatis, profuiide dentatis, deiitibus obtusis, cauliuis basi cor-<br />

datis, subamplexicaulibus, profuiide dentatis, valde radicalibus<br />

minoribus: floribus purpureis, speciosis, raagnis; petalis obovatis,<br />

calyce duplo longioribus, pedicellis calyce fere duplo longis, lierba<br />

saepe glaucescens. Semina nondum vidi.<br />

Pizzoli (D. Cecchetti ! in herb. Mauri); a Foce presso Filet-<br />

tino, Aprile 1887 (Martelloni!); monte Gennai'o, 12 Maggio 1889<br />

(Brizi) ! Raccolta anche nel monte Catria, alle balze del Pupillo<br />

(Rolli !).<br />

A. ROSEA forma collina Ces. !<br />

A. collina ten. Proclr. fi. neap., voi. XXXIX ; DO. Prodr.,<br />

voi. I, pag. 148 p. p. ; Giiss. Syn. fi. sic, voi. II, pag. 172; Nym.<br />

Consp., pag. 33; Ten. Sijll. fi. neap., pag. 323 (excl. syn. Tausch.<br />

et var.); Koch, Syn. fl. germ. helv., pag. 36 (sub A. murali).<br />

A. rosea f. collina Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. il, pag. 850;<br />

Griseb. FI. eur. frag., pag. 48.<br />

A. muralis Bert. FI. it., voi. VII, pag. 135; E. Fior. App.<br />

prod. fi. rom., pag. 17.<br />

A. foliis hirsutis, pilis densis ramosis,' radicalibus spathulatis,<br />

caulinis ovatis, sessilibus basi laeve cordato-amplexicaulibus ; ra-<br />

cemo stricto vel laxiusculo ; siliquis planis margine laeve in-<br />

crassato ; seminibus ala undique lata cinctis.<br />

Il Bertoloni {Rar. ital. pi, dee. II, pag. 37, n. VI) attribuisce<br />

alla sua A. muralis foglie cauline sessili, ma colla base mai né<br />

auricolata né menomamente cordata ; carattere questo che fa<br />

distinguere la specie Tenoriana da quella del Bertoloni fin di se-<br />

zione. Il DC, loc. cit., perciò ponendo la pianta del Tenore tra<br />

quelle a « foliis caulinis sessilibus aut nullis, petalorum limbo<br />

patente » pare che abbia avuto sott'occhio qualche forma magra<br />

dell'A. 'ìnuralis Bert. e coi fiori un po' più grandi. — Oltre al ca-<br />

rattere delle foglie, testé accennato, VA. collina si distingue dalla<br />

onuralis, come assai bene fece notare il Koch, loc. cit., per le<br />

silique coi margini meno incrassati, pei semi cinti completa-<br />

mente da un'ala membranacea (nella ìnuralis V ala. manca alla


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 391<br />

base del seme, mentre al suo apice è larghissima), per i fiori<br />

grandi una o due volte.<br />

E non è neppure molto vicina allM. hirsuta Scop., differendone<br />

molto bene pei semi lenticolari cinti perfettamente da un'ala<br />

membranacea, mentre nella specie Scopoliana i semi sono sub-<br />

quadrati, compressi e senza alcuna ala. Si distingue dalle A. Ge-<br />

rardì Bert. e A. sagìltata DC. per lo stesso carattere, cui si deve<br />

aggiungere le orecchiette meno pronunziate, ottuse, e le foglie<br />

cauline molto diverse dalle radicali.<br />

Cardamine HIRSUTA fomia UMBROSA Chiov.<br />

C. foliis radicalibus foliolis magnis, rolundis, distinctissime pe-<br />

tiolulatis: caulinis foliolis cuneatis in petiolulis attenuatis. Cau-<br />

libus et foliis radicalibus densissime caespitosis.<br />

Ad Obico presso Filettino, 14 Settembre 1886 (Martelloni !) ;<br />

Castel Madama, 6 Febbraio 1881 (Pirotta!); Roma, nella Villa<br />

Borghese, 2 Maggio 1892 (Chiovenda!).<br />

AUBRIETIA COLUMNAE GuSS. !<br />

A. Columnae Guss. ! PI. rar., pag. 266, t. 46, f. Ili ; Bert.<br />

FI. it., voi. VI, pag. 506 ; Nym. Consp., pag. 50 ; Arcang. Comp.<br />

fi. li., pag. 51 ; Janka, Sìlic. fi. europ. in « Termés Fùjetek, »<br />

voi. VII, 1883, pag. 110.<br />

Farsctia Ces. Pass, e Gib. Comp. fi. ital., pag. 837.<br />

Sarebbe nuova per la provincia romana ove fu raccolta a<br />

Vallepietra e Trinità nei monti Simbruini li 13 Agosto 1891 dal<br />

dottore Terracciano ! ; senonchè questi esemplari diversificano<br />

notevolmente dalla descrizione e dalla figura di Gussone, nonché<br />

dagli esemplari' autoptici conservati nell'erbario Sanguinetti e<br />

in quello Cesati, per le foglie coperte di peli tutti stellati non di-<br />

sposti in ciuffi qua e là, ma egualmente in ambe le pagine, per<br />

i pedicelli un poco più brevi della cassula, per la cassula molto<br />

più allungata di quanto non é nella figura e spesso torulosa, per i<br />

pedicelli densamente tomentosi e per lo stilo lungo la metà della<br />

cassula.<br />

Dalla descrizione dell'Arcangeli, loc. cit., differisce per le foglie<br />

ovate e non lanceolate, ecc., per lo stilo non lunghissimo.


392<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Anche gli esemplari di N. Terracciano ! FI. Pollin., pag. 74,<br />

mi paiono diversificare da quelli del Gussone pei pedicelli più<br />

allungati e per la cassula (immatura) allungata, cilindrica, per<br />

cui mi pare debbano ascriversi all'^. italica Boiss. FI. orìent,<br />

voi. I, pag. 252 (in nota); Janka, loc. cit.; Nym. Consp., pag. 50;<br />

A. deltoìdea Auct. Ital.<br />

Mancando però gli esemplari citati di semi, di valve e di fiori,<br />

non posso dir nulla di più giacché queste disuguaglianze dalla<br />

descrizione Gussoneana potrebbero dipendere dall'età avanzata<br />

in cui si trovano gì' individui studiati,<br />

BERTEROA OBLIQUA Var. INTERMEDIA ChiOV.<br />

B. foliis lanceoiatis vel linearibus saepe plicatis et foliatis, ca-<br />

nescentibus ; siliculis subrotundis, laeve elongatis et vix inflatis,<br />

basi quando obliquis et quando rectis \ seminibus alatis.<br />

Presso la Macchia di Marco Simone, 20 Settembre 1881 (A.<br />

Pelosi !). A Bracciano, 20 Settembre 1889 (Brizi !). A S. Paolo<br />

alle Tre Fontane presso Roma, 13 Settembre 1887 (Terracciano!).<br />

La diagnosi differenziale fu da me fatta prima sulle figure del<br />

Rchb. Deatschl tl-> ser. II, voi. I, t. XXII, f. 4, pag. 285, poscia<br />

su esemplari tipicissimi dell' erbario Cesatiano.<br />

Coir aggettivo intermedia io ho voluto far intendere che la<br />

nostra pianta si avvicina alla B. incana DC, che ancora non<br />

fu raccolta nella nostra provincia, quantunque sia stata segna-<br />

lata nella Toscana (Lev., e Somm., in Nuovo Giorn. dot. ital.,<br />

1891, voi. XXIII, pag. 247).<br />

Il prof. N. Terracciano negli Atti del R. Istit. d'Incoragg. alle<br />

Scienze Nat. Icon. e Tecnol., 1885, ser. Ili, voi. IV, n. 3, pub-<br />

blica una sua B. oNiqiia b macrorhiza, tab. II, f. 3, a, b, e, d, e,<br />

che differisce dalla nostra pianta per la forma della silicola che<br />

é quasi cuneiforme alla base, più lunga che larga.<br />

DRABA LONGIROSTRA Schur.<br />

B. longirosiraSchuT.Herb. Transilv.; ^ohoM. Analect, pag. 38,<br />

in Oesterr. ì)ot. Zeitschrift, 1859, pag. 81, 91; Nym. Consp., pag. 62;<br />

Lev. e Somm. in Nuovo Giorn. ì)ot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 247;<br />

Janka Cruc. silicul. fi. europ. in « Terméz. Fùjetek, » voi. VII,<br />

1883, pag. 107; Ces.! Pass, e Gib. Comp. fi- eto?., pag. 835 ; Pao-


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 393<br />

lucci, FI. mare. pag. 598, excl. syn. Lyn.; N. Terr.! FI. Pollin.,<br />

pag. 75; Gib. e Pir. FI. mocL, voi. I, supp. pag. 6, n. 115.<br />

D. aizoides Ten. Syll. fi. neap., pag. 24 (excl. var.) ; Sang.<br />

Cene, ires, pag. 91 ; Prodr., pag. 499 p. p. ; Caruel, Prodì\ fi. tose,<br />

pag. 38; Gren. Godr. FI. fr., voi. I, pag. 122 (?).<br />

D. aizoides b cuspidata Schur. Exsicc. pi. Transilv., pag. 66.<br />

Draba scapo nudo, foliis cuneiformibus IriloMs Maratti, FI.<br />

rom., voi. II, pag. 500, n. 2263 (non Loefl. et excl. syn.).<br />

LeiiGojumluteum aizoides montanum Column. Tephr., voi. II,<br />

pag. 62.<br />

E specie molto ben distinta dalla D. aizoides L. delle Alpi,<br />

per la forma delle silicole, per la lunghezza del pistillo e per<br />

la forma delle rosette fogliari. Secondo la descrizione che ne dà<br />

il Sanguinetti, si distinguerebbe inoltre per le foglie verdi prima<br />

di essere fatte seccare, glauche poscia. Di questa specie ho ve-<br />

duti i seguenti esemplari romani.<br />

Negli Appennini sopra il Giglio di Filettino, 17 Luglio 1856 (Fio-<br />

rini!); Filettino sopra il Cantro, 12 Luglio 1850 (Rolli!). Sul<br />

monte Viglio, 23 Settembre 1886 (Baldini !) ; Giugno 1888 (Mar-<br />

telloni); 14 Luglio 1891 (A. Terracciano !). Sul monte Calvo,<br />

25 Maggio 1886 (Pelosi !). A Monna Meschina sopra Filettino<br />

(S. Martelloni !). A Trinità e monte Autore, 15 Luglio 1891 (A.<br />

Terracciano !).<br />

Grenier et Godron, loc. cit., dicono delle silicole della D. aizoi-<br />

des: « non déprimées sur les faces » ; il che fa dubitare assai<br />

ch'essi abbiano descritto la D. longirostra invece della B. aizoi-<br />

des L.<br />

La D. turgida Huet ! in Herh. Cesati; Levier ! Plantae neap.<br />

ex ApìnUio, è una var. della D. longirostra ben distinta per le<br />

silicole attenuate verso l' apice ; fortemente ingrossate invece e<br />

rotondate verso la base. Eccone la diagnosi differenziale: « 1).<br />

densissime caespitosa, rosulis columnaribus, foliis lanceolato-li-<br />

nearibus, margine setoso-ciliatis, undique hispidis; scapo brevi<br />

crasso ; floribus 1-4 ; siliculis permagnis hirsutis, ovatis, basi<br />

fortiter inflatis rotundatisque, apice attenuatis, marginibus ob-<br />

tusis; stylo silicula vix breviori. »<br />

Monte Corno (Levier!); monte Pizzo di Palermo (Huet!).<br />

f. glabriuscula Huet !<br />

D. foliis et siliculis glabris.<br />

in Herb. Cesati.


394 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

Monte Nebrodes o Madonie (Huet !).<br />

Per questi caratteri della cassula si avvicina alle specie della<br />

penisola iberica.<br />

Erophila vulgaris var. Krockeri (Andrz.) Nym.<br />

Braha Kroclieri Andrz. in Rclib. Beutschl. fi., ser. II, voi. I,<br />

pag. 45, t. XIT, f. 4236.<br />

E. Krockeri Nym. Consp., pag. 54.<br />

E. majuscula Jord. fide Nym. Braba verna fi Gaud. FI. helv.,<br />

voi. Ili, pag. 251.<br />

E. verna var. majuscula Keller ! in Exsicc. h. rom.<br />

E. stenocarpa Jord.<br />

E. foliis radicalibus magnis, ovatis, uno duobusve dentibus in<br />

arabobus lateribus praeditis : siliquis et floribus majoribus ; si-<br />

liquis atteauatis in extremitatibus Y^ vel Ys pedicelli longis.<br />

Al Colosseo lungo i muricciuoli al disotto della strada, 23 Feb-<br />

braio 1886 (Canneva!). All'Isola Farnese presso Roma, 7 Apri-<br />

le 1887 (Pelosi!). Sui colli Albani, 13 Marzo 1892 (Chiovenda !).<br />

Roma, al Testacelo, Aprile 1828 (Sanguinetti !).<br />

Trovasi anche presso Ortezzano, Ascoli Piceno, dove la raccolse<br />

il Carboni il 24 Marzo 1892.<br />

11 sig. Jordan distinse molte specie che davvero non saprei<br />

come tener distinte :<br />

L'È. Ozanoni Jord. è una forma dell' ^. Krockeri coi frutti<br />

rotondati all'apice.<br />

h'E. lugclmiensis Jord. é forma intermedia fra la Krockeri e<br />

la vulgaris per la forma delle silicole e colle foglie radicali più<br />

piccole della Krockeri, ma più grandi della vulgaris e appena<br />

denticolate.<br />

VE. furcipila Jord. è similissima alla licgdunensis salvo che<br />

ha i fusti più lunghi, le foglie più grandi e i pedicelli un po' più<br />

sviluppati.<br />

VE. Ijracliycarpa Jord. è intermedia tra la Krockeri e la prae-<br />

cox per la forma delle silicole; il rimanente é della Krockeri.<br />

Esaurite le comunicazioni il Presidente scioglie 1' adunanza.


RIUNIONE GENERALE IN GENOVA 395<br />

V RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />

Sono presenti i signori :<br />

Arcangeli Giovanni, Presidente,<br />

Gibelli Giuseppe )<br />

• o oi / Vice-presid.<br />

bommier bteiano !<br />

Berlese Augusto Napoleone<br />

Biondi Antonio<br />

Borzi Antonino<br />

Caruana-Gatto A.<br />

Cernili Irelli Gastone<br />

Chiovenda Camillo<br />

Comes Orazio<br />

Cuboni Giuseppe<br />

De Toni Giovan Battista<br />

Gaeta Giuseppe<br />

Hanbury Tommaso<br />

Jatta Antonio<br />

Macchiati Luigi<br />

Martelli Ugolino<br />

E Congresso Internazionale.<br />

„.<br />

Massalongo Caro<br />

Mattei Giovanni Ettore<br />

Mattirolo Oreste<br />

Micbeletti Luigi<br />

Mori Antonio<br />

Pasquale Fortunato<br />

Penzig Ottone<br />

Piccone Antonio<br />

Rodegher Emilio<br />

Ross Ei'manno<br />

Rostan Edoardo<br />

Saccardo Pier Andrea<br />

Solla Ruggero<br />

Terracciano Achille<br />

Venanzi Giuseppe<br />

Voelino Pietro.<br />

Si fanno rappresentare inviando procura: Grilli Cesare, Della<br />

Ripa Valentina ed Avetta Carlo.<br />

Per conformarsi a quanto era stato stabilito dalle Riunioni generali<br />

III* e IV» tenute in Verona ed in Napoli, la Presidenza ha con-<br />

vocato la V* Riunione generale della Società nello stesso tempo e<br />

luogo che fu indetto, ad iniziativa della Società Botanica, il Con-<br />

gresso internazionale ed ha adottato il programma seguente :<br />

Domenica 4 Settembre. — A ore 9 ant. adunanza privata ed ammini-<br />

strativa generale dei Soci ;<br />

nici stranieri al Palazzo del Municipio.<br />

a ore 8 pom. ricevimento dei bota-<br />

Lunedì 5. — A ore 9 */, ant. apertura del Congresso ; a ore 2 pom.<br />

prima seduta scientifica.<br />

Martedì 6. — A ore 10 ant. inaiigurazione dell' Istituto Hanbury<br />

(Orto Botanico) ;<br />

a ore 2 pom. seconda seduta scientifica.<br />

Mercoledì 7. — A ore 9 ant. terza seduta scientifica ; a ore 2 pom.<br />

visita all'Esposizione ed alla città.<br />

Bull, della Soc. bot. Hai. 20


396 EIUNIONK GENERALE IN GENOVA<br />

Giovedì 8. — A ore 8 ant. gita per mare a Portofino ; con vetture<br />

a S. Margherita, Rapallo, Ruta, Recco.<br />

Venerdì 9. — A ore 9 ant. quarta seduta scientifica; a ore 2 pom.<br />

quinta seduta scientifica.<br />

Sabato 10. — A ore 7 ant. gita a Ventimiglìa ed alla Mortola ; visita<br />

del Giardino T. Hanbury.<br />

Domenica 11. — Gita da Ventimiglia al Colle di Tenda.<br />

Le riunioni hanno luogo nella R. Università,<br />

Adunanza privata del 4 settembre 1892.<br />

Il Presidente prof. Arcangeli apre l' adunanza a ore 9 ant. ed<br />

annunzia con sommo dispiacere che in conseguenza ad indisposizione<br />

di salute il Segretario prof. Carnei non può recarsi a Genova. Il<br />

prof. Sago ARDO propone di mandare un saluto al prof. Caruel, augu-<br />

randogli pronta guarigione. Il Socio Berlese fa pure proposta di<br />

spedire altro telegramma al Vice-prasidente prof. Giovanni Passerini,<br />

onde dimostrargli rincrescimento per la sua assenza in causa di<br />

malferma salute. Le proposte sono unanimemente accettate.<br />

Letto quindi ed approvato il processo verbale delle adunanze tenute<br />

in Napoli, il Presidente rende conto dell' andamento sociale<br />

durante 1' anno decorso :<br />

Egregi Consoci,<br />

Voi ben ricorderete come nella Riunione generale tenuta in<br />

Verona nel 1890 la nostra Società stabilisse condizionatamente<br />

di tenere la sua Riunione generale pel corrente anno in Genova,<br />

e come, ricorrendo in esso anno la celebrazione del IV cente-<br />

nario della scoperta dell'America, dietro proposta del professor<br />

Penzig essa deliberasse di farsi iniziatrice di un Congresso in-<br />

ternazionale da tenersi insieme alla Riunione generale in detta<br />

città.<br />

Il Consiglio direttivo in seguito a tale deliberazione, che fu<br />

confermata all' unanimità nella Riunione tenuta l'anno decorso<br />

a Napoli, si è dato premura clie quel voto fosse pienamente<br />

appagato. Certamente era ben giusto che dopo le Riunioni a<br />

Firenze, a Roma, a Verona ed a Napoli il nostro vessillo ve-


KIUNIONE GENERALE IN GENOVA 397<br />

nisse portato in questa illustre città che pure tanta parte ha<br />

avuto nel progresso scienlifìco, e che nei suoi dintorni e nel<br />

mare che la bagna offre vasto campo agli studi ed all'esplora-<br />

zioni botaniche. In una circostanza poi cosi solenne quale l'at-<br />

tuale, nella quale si commemora una delle più grandi scoperte,<br />

quella cioè che condusse alla dimostrazione sperimentale della<br />

conformazione della nostra terra e che schiuse la via ad una<br />

nuova èra di civiltà, era ben giusto che la nostra Società vi<br />

concorresse con quei maggiori mezzi di cui poteva disporre; né<br />

si sarebbe potuto scegliere mezzo migliore della convocazione<br />

•di un Congresso botanico internazionale. Ed ora che siamo alla<br />

vigilia di questo Congresso, tanto pel favore con cui fu accolto,<br />

come per gl'illustri scienziati che vi prenderanno parte, possiamo<br />

bene attenderne i migliori resultati.<br />

Debbo adesso annunziarvi che la nostra Società ha dovuto su-<br />

bire pure in questo anno gravi perdite. Nel periodo di pochi<br />

mesi infatti la morte ci ha rapito tre dei nostri migliori Soci<br />

nelle persone del prof. Bartolommeo Malfatti di Firenze, pro-<br />

fessor senatore Agostino Todaro di Palermo e dottor Enrico<br />

Tanfani di Firenze, 1' ultimo dei quali, come ben sapete, faceva<br />

parte del Consiglio direttivo ed occupava l' ufficio di Segretario<br />

del Bullettlno. Devesi però avvertire che nel corrente anno<br />

otto nuovi Soci furono inscritti nel nostro elenco, onde non<br />

ostante il numero elevato dei decèssi, possiamo pure notare un<br />

aumento.<br />

In seguito alla disgrazia del dott. Tanfani il Consiglio si è tro-<br />

vato in non lievi difficoltà, stante l' ufficio di Segretario del<br />

Ballettino ch'egli disimpegnava con speciale zelo, ed ha dovuto-<br />

prendere sollecitamente i provvedimenti opportuni. Valendosi<br />

quindi dell'art. 7 dello Statuto, ha invitato il sig. capitano Luigi<br />

Micheletti ad occupare temporaneamente il posto di Consigliere<br />

affidandogli pure l'ufficio di Archivista da cui veniva esonerato<br />

jl Consigliere U. Martelli, ed affidava a quest'ultimo l'ufficio di<br />

Segretario del Bullettlno.<br />

Nella Riunione di Napoli furono presentati 15 lavori in scritto.<br />

Oltre a questi, altri 66 ne sono stati presentati complessivamente<br />

nelle Sedi, di Firenze e di Roma nelle loro Adunanze dall' ot-<br />

tobre 1801 al giugno 1802, senza contare le comunicazioni ver-<br />

bali. In seguito poi a quanto fu stabilito nella Riunione di


398 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />

Napoli il Consiglio si dette premura di concertare afflncliè il Bui-<br />

lettino venisse pubblicato separatamente dal Nuovo Giornale<br />

botanico italiano, nella forma migliore, ed in modo che la pub-<br />

blicazione avesse luogo con la sollecitudine desiderata. Quindi<br />

gli scritti e le comunicazioni conformi all' esigenza dell' art. 21<br />

dello Statuto furono pubblicati in fascicoli a parte con la mas-<br />

sima diligenza compatibile con tal genere di pubblicazioni. Quanta<br />

poi ai lavori, che non potevano comparire nel Bullettino, ha<br />

supplito pure in quest'anno, come pel passato, la Direzione del<br />

Nuovo Giornale botanico italiano.<br />

Varie esplorazioni furono pure fatte in quest' anno sotto gli<br />

auspici della Società. Alcuni Soci di Firenze hanno effettuata<br />

escursioni a Vallombrosa e nei dintorni della città e furono<br />

pure esplorati M. Calvi, Follonica, l' Isola della Troja nonché<br />

il littorale che da Follonica si estende fino a Castiglion della<br />

Pescaia per due volte, come pure lo Stagno di Talamone ad<br />

Alberese, il M. Argentario, la Marenmia toscana più meridio-<br />

nale, Montepiano, il Giogo di Scarperia ed il Volturno. Altra<br />

esplorazione poi è stata fatta da un Socio di Roma nella nostra<br />

Colonia Eritrea.<br />

Il numero delle opere ed opuscoli che all'epoca dell'Adu-<br />

nanza di Napoli era di 1590, * opere ed opuscoli dovuti da 245<br />

donatori, 91 italiani e 154 esteri, si è accresciuto fino al di<br />

d'oggi din. 160 pubblicazioni dovute a 36 donatori italiani e<br />

20 esteri. Quanto poi alle 20 copie di ogni estratto del Bullettino<br />

riservate all'Archivista alcune serie furono spedite alle diverse<br />

Biblioteche del Regno ed altre a botanici stranieri per ottenere<br />

scambi.<br />

Lo stato attivo della Società al 31 dicembre 1891 ammon-<br />

tava a L. 3343.50, cifra che confrontata coli' attivo al 31 dicem-<br />

bre 1890 in L. 2611.32, otfre un aumento di stato patrimoniale<br />

di L. 732. 18.<br />

Dal 16 agosto 1891 a tutto il mese di luglio 1892 la gestione<br />

economica si compendia come appresso:<br />

* In seguito ad un errore di trascrizione la cifra di 550 della re-<br />

lazione dell'anno passato {Bullettino, n. 1, pag. 9) resultò erronea<br />

ed essa va quindi ridotta a 350.


RIUNIONE GENERALE IX GENOVA 399<br />

Entrata.<br />

Resto di cassa ,'<br />

. L. 135.67<br />

Da contribuzioni di Soci » 2,540.00<br />

Da un Socio perpetuo » 150.00<br />

Fino dal 15 gennaio 1892 ritirato dalla Cassa di Ri-<br />

sparmio di Firenze L. 18G. 35, che L. 175 per<br />

estinzione del Libretto num. 70459, serie IV, e<br />

L. 11.35 per frutti » 180.35<br />

Uscita.<br />

Speso in occasione della Riunione generale a Na-<br />

poli •<br />

Alla Direzione del Nuovo Giornale boiamco italiano<br />

in ordine all'art. 34 dello Statuto, che L. 830 per<br />

resto e saldo del 1891, e L. GOO per la 1* rata<br />

L.<br />

L. 3,012. 02<br />

76.51<br />

del 1892 » 1,430.00<br />

Spese di cancelleria, posta e simili » 361.55<br />

Per cartoline di ringraziamento ai donatori di libri<br />

alla Biblioteca, circolari, carte di riconoscimento<br />

per la Riunione a Napoli ecc » 320.00<br />

Spese di scrittura delle carte di riconoscimento, bi-<br />

glietti pel Congresso botanico a Genova e spe-<br />

dizione delle suddette con tessera » 31.00<br />

Speso fatte dalla Sede di Roma » 39.22<br />

Mance agl'inservienti » 20.00<br />

Ter una ghirlanda di fiori con nastro di seta pel tra-<br />

sporto della salma del compianto dott. Tanfani. » 50.00<br />

Riassunto.<br />

L. 2,328. 28<br />

Somme ad entrata a tutto il 31 luglio L. 3,012. 02<br />

» ad uscita » 2,328. 28<br />

Residuo attivo L- 683. 74


400 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />

Quindi il residuo attivo in L. 683. 74 sommato alle L. 1500<br />

depositate alla Cassa di Risparmio di Firenze come da Libretto-<br />

rosso num. 65040, serie IV, a L. 800 depositate alla Cassa di<br />

Sconto l'anno passato come dal Libretto num. 5221, dà la somma<br />

totale di L. 2983.74, che aggiunta al valore dei mobili e dei<br />

libri che la Società possiede, costituisce il suo capitale in essere.<br />

11 Consiglio pertanto sottopone alla vostra approvazione il suo<br />

operato e la sua gestione economica.<br />

Egli v' invita inoltre a deliberare circa il luogo ove dovrà<br />

tenersi la Riunione generale dell' anno prossimo, ed a discutere=<br />

sopra alcune sue proposte.<br />

Finalmente dovrete pure occuparvi della nomina di un nuova<br />

Consigliere pel triennio tuttora in corso.<br />

Nessuna obiezione viene fatta relativamente alla gestione suesposta<br />

e messa ai voti l'approvazione è unanime.<br />

Prima di venire alla discussione dei vari articoli annunziati nel-<br />

l'ordine del giorno il Presidente prende la parola:<br />

Signori,<br />

Il 14 giugno ultimo scorso cessava di vivere uno dei nostri<br />

amati colleghi, il dott. E. Tanfani, vittima di uno dei più de-<br />

plorevoli accidenti, in seguito cioè ad una ferita riportata in<br />

un esercizio di scherma.<br />

Enrico Tanfani nacque in Firenze da Luigi Tanfani e dalla<br />

contessa Dora Keyserling il 28 settembre 1848. Egli attese agli<br />

studi elementari sotto la direzione del suo zio paterno cav. Leo-<br />

poldo Tanfani-Centofanti, attualmente direttore del R. Archivio-<br />

di Stato in Pisa, e successivamente compì i suoi studi liceali<br />

in Firenze ove consegui la licenza nel 1867. In quello stessa<br />

anno fu inscritto studente di Matematiche pure nell'Università<br />

di Pisa, ove frequentò i corsi di quelle discipline per tre anni<br />

consecutivi. Nel 1881 passò all'Istituto di Studi superiori in Fi-<br />

renze e desideroso di sodisfare la sua inclinazione per le scienze<br />

naturali lasciò lo studio delle Matematiche per darsi tutto a<br />

quelle discipline nelle quali poco appresso ebbe la laurea.<br />

Compiti gli studi universitari, le sue qualità non comuni fu-<br />

rono ben tosto riconosciute. Egli fu infatti chiamato presso il


Riunione generale in Genova 401<br />

Ministero d'Agricoltura, Industria e Commercio in Roma, ove<br />

si trattenne per alcuni anni disimpegnando uffici diversi, fino<br />

cioè al 1882, epoca in cui fu nominato al posto di Aiuto alla<br />

cattedra di Botanica nel R. Istituto di Studi superiori, e ciò<br />

per opera del chiarissimo prof. T. Carnei che desiderava averlo<br />

a suo collaboratore.<br />

Dall' epoca del suo ritorno a Firenze fu ben lieto di consa-<br />

crare la maggior parte della sua attività agli studi botanici, nei<br />

quali sollecitamente si distinse pei suoi lavori, e poco appresso<br />

fu pure chiamato ad insegnare le scienze naturali nel R. Liceo<br />

militare di Firenze.<br />

Allorquando nel 1887 furono rinnovati i tentativi per l'isti-<br />

tuzione della Società botanica italiana egli fu ben sollecito a<br />

prendervi parte. Egli non solo figurò nel numero dei soci fon-<br />

datori, ma sino da queir epoca fu chiamato a formar parte del<br />

Consiglio di direzione della Società stessa, ove rimase fino alla<br />

morte.<br />

La sua educazione scientifica era fondata sulle salde basi di<br />

una larga cultura. Egli aveva atteso con assiduità non solo<br />

allo studio delle lingue straniere ma pure al maneggio delle<br />

armi. Egli si era reso schermitore accorto e fortissimo, ond'egli<br />

ebbe a tenere la presidenza del Circolo degli schermidori fio-<br />

rentini. E fu appunto questa sua passione per la scherma che<br />

dette luogo al disgraziato accidente che lo condusse a morte<br />

nel momento stesso in cui, non contento di prender parte alle<br />

feste colombiane coi suoi lavori scientifici, intendeva pure con-<br />

corrervi col maneggio delle armi.<br />

I numerosi lavori da lui pubblicati fanno ampia testimonianza<br />

delle sue speciali attitudini.. P'ra quei lavori, per la maggior<br />

parte pubblicati nel Nuovo Giornale botatiico italiano e nel<br />

Bullettino della nostra Società, meritano di essere specialmente<br />

ricordati : la Florida dell" Isola di Giannatri, la Ricisia delle<br />

Silenee italiane, gli Studi sulla Morfologia ed Istologia del<br />

seme delle Apiacee, la Botanica ad uso delle Scuole classiche,<br />

elaborato in società col prof. A. Poli, le Liantacee italiane, in<br />

continuazione alla Flora del prof. Parlatore, nel quale ultimo<br />

principalmente si son fatti palesi i suoi alti meriti come bo-<br />

tanico.<br />

Di sentimenti altamente liberali, alle qualità di distinto scien-


402 RIUNIONE GENERALE IN GENOVA<br />

ziato egli accoppiava mitezza e dolcezza di animo, gentilezza di<br />

jnodi, affetto grandissimo pei suoi, ed una fermezza di carattere<br />

non comune, doti clie gli procurarono la stima e 1' affetto di<br />

tutti coloro che lo conobbero. Allorquando si sparse la notizia<br />

flel tristissimo avvenimento, egli fu 1' oggetto di generale com-<br />

pianto che in speciale modo si manifestò nelle onoranze funebri<br />

che gli furono tributate.<br />

. Di<br />

fronte ad un cosi funesto infortunio che ha spento una<br />

vita preziosissima nel momento in cui se ne attendevano i mi-<br />

gliori frutti, che ha distrutto tante dolci speranze, che ha<br />

piombato nel più profondo dolore due famiglie e che ha recato<br />

tanto danno a questa nostra Società ed alla scienza, altro non<br />

resta che adattarsi alle imperscrutabili leggi della natura, pro-<br />

curare di conservare viva nel nostro cuore la memoria del<br />

caro estinto e registrarne il nome fra quelli dei tanti martiri<br />

che rimasero vittime degli accidenti più deplorevoli.<br />

Quindi i Soci sono invitati a stabilire il luogo ed il tempo nel<br />

C[uale desiderano riunirsi il ventu.ro anno ; si ricorda loro che in<br />

quell'occasione saranno cliiamati ad eleggere il nuovo Consiglio e<br />

che perciò nello scegliere il luogo di riunione sarà bene tener conto<br />

della facilità di comunicazioni tanto per i Soci meridionali quanto<br />

per i settentrionali. Doj)o vai-ie proposte si stabilisce la ventura riunione<br />

in Perugia nella prima quindicina del mese di agosto , la-<br />

sciando però alla Presidenza la facoltà di variare la data se circo-<br />

stanze lo esigessero.<br />

Come da proposta del Consiglio, già fatta nota ai Soci con circolare<br />

speciale, l' articolo 5° dello Statuto viene modificato come segue :<br />

« . . . . essa è costituita da un Consiglio composto di .... , più dei<br />

Delegati delle singoli sedi » e 1' articolo 20 : « le sedi sono rappresen-<br />

tate nel Consiglio da uno speciale Delegato con diritto d' intervento e<br />

di voto nelle sue adunanze, comunicano ecc. »<br />

Il Presidente invita ad eleggere un nuovo Consigliera in sostitu-<br />

zione del compianto dott. Tanfani. Votanti 24, procure 3.<br />

Eletto : Capitano Luigi Micheletti con voti 23.<br />

Dovendosi eleggere dalla presente Riunione i Segretari per il<br />

Congresso intsrnazioaale, son proposti i signori: Penzig 0., Segre-<br />

tario generale; Martelli TI., Sommier S., Ross E., Terracciano A.<br />

L'Assemblea approva.<br />

Il Segretario dà lettura dei nomi dei botanici italiani ed esteri che<br />

hanno aderito al Congresso internazionale, ed il Presidente invita i<br />

membri della Società ad eleggere un numero di Vice-presidenti, i<br />

quali alla loro volta nomineranno un Presidente per ogni seduta del


ADUNANZA DELLA SEDE DI UOMA 403<br />

Congresso. Risultano elatti i signori : Ed. André. — P. Asclierson.<br />

— E. Burnat. — E. Bonuet. — N. L. Britton. — J. Borodine. —<br />

F. Colin. — R. Chodat. — Th. Durand. — J. F. Duthie. — M. Freyn.<br />

— C. Haussknecht. — J. Hagen. — J. Hijar y Haro. — L. Kny. —<br />

G. King. — L. Lawson. — P. Magnus. — L. Mangin. — G. Mantin.<br />

— F. W. Moore. — Marshall Ward. — E. Malinvaud. — K. Franti.<br />

— E. Pfitzer. — L. Radlkofer. — J. D. SaA'nes. — E. Strassbui-ger.<br />

— F. von Thuemen. — L. Underwood. — G. Vasey. — H. De Vilmorin.<br />

— M. Yladescu. — A. Vogl. —E. De Wildeman. — E. P. Wright.<br />

11 prof. PenziGt propone che la Società prenda in esame il modo<br />

di stabilire una Commissione permanente per studiare la flora italiana<br />

tanto crittogamica quanto fauerogamica. Questa Commissione<br />

spartita nelle varie regioni italiane avrà per compito di riferire nelle<br />

adunanze generali annuali sull'incremento scientifico avvenuto nella<br />

zona loro assegnata.<br />

Il Socio Mattiuolo propone che nello stesso ordine si formi un<br />

Comitato per redigere un elenco bibliografico italiano che dovrebbe<br />

datare dal 1880. Le proposte sono accettate, rilasciando alla Presidenza<br />

di studiarne i modi ed i mezzi onde metterle ad effetto. Dopo<br />

di che l'adunanza è sciolta. '<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 9 ottobre 1892.<br />

Letto ed approvato il verbale jjracedente, il prof. Pirotta dà comunicazione<br />

di una nota del socio Chiovenda in continuazione di<br />

quelle già presentate dal titolo :<br />

SOPRA ALCUNE PIANTE RARE CRITICHE DELLA FLORA<br />

ROMANA. PER E. CHIOVENDA.<br />

Malcolmia confusa Boiss.<br />

M. confusa Boiss., FI. orient., I, pag. 220 et Sappi., pag. 44;<br />

Nj^m., Consp., pag. 40;<br />

Sisym'brmm nanum Coss., in Bull. Soc. hot. frane., X,<br />

pag. 397, p. p; Griseb., FI. europ. fvag., pag. 58;<br />

M. parmflora Paci., FI. march., pag. 590 ?<br />

• Le memorie presentate al Congresso botanico internazionale verranno stampate in un<br />

volume a parte che avrà per titolo : kUi<br />

Genova nel 1892.<br />

del Congresso botanico inlernazio)ta1e tenuto in


404 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

M. pusilla, 2-10 cm. elata, radice tenua, pallida, subsimplice<br />

vel apice in fibris tenuissimis longis distiiicta. Caule basi quando<br />

simplici quando ramoso, sursum semper ramoso, ramis plus mi-<br />

nusve arcuato-adscendentibus, foliosis: foliis ovatis, obovatis vel<br />

linearibus, albescentibus pilis stellatis densis undique farctis,<br />

apice laeve attenuatis, obtusis. Petalis obovato-cuneatis, ungue<br />

calycem aequanti vel vix breviori ; lamina apice rotundata,<br />

obtusissima et integra. Siliquis subteretibus, pedicello 4-5**<br />

longioribus, laeve torulosis, dense tomentosis, stylo ut eius la-<br />

titudo longo, vel vix breviori, stygmate parvo coronato, bilobo,<br />

lobis divergentibus: seminibus ovatis minutissimis vix mm. 0,5<br />

longis, luteis, exalatis, laeve tuberculatis, nitidis.<br />

Il Boiss., 1. e. in nota, dà questa specie per l'Italia australe<br />

presso il mare Adriatico, mentre il Nyman, I. e, non accenna<br />

punto all' Italia. Comunque questa specie riesce nuova per le<br />

flore italiane non essendo mai fin ora stata citata in alcuna.<br />

Fiumicino IV, 1887 (Armitage!).<br />

È assai ben distinta dalla AL parviflora DO. pei fusti più<br />

gracili ramosi dalla base coi rami alti al più 8 cm. arcuato<br />

erecti: per lo stilo lungo la metà della larghezza della siliqua e<br />

Io stimma coi lobi divergenti, come bene avverte il Boiss., 1. e.<br />

DlPLOTAXIS TENUIFOLIA Var. INTEGRIFOLIA BoisS.<br />

B. tenuifolla fi integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 387; Paol.,<br />

FI. march., pag. 593.<br />

Filettino a Fossetto, nei monti Simbruini 20, IX, 1888 (Mar-<br />

telloni!) Roma presso S. Giovanni in Laterano abbondantissima<br />

3, IX, 1891 (Chiovendal).<br />

Capsella rubella Reut.<br />

C. ritbella Reut., in Ball. Soc. hallem., 1854, pag. 18; Lev.<br />

Somm., in Nuono Giorn. hot. ital., 1891, voi. XXIII, pag. 248;<br />

Ross., in Malp., 1891, voi. V, pag. 241; Nym., Consp., pag. 66:<br />

Gremii, FI. an. suis., pag. 116; Barb., Comp.fl. sard., pag. 173;<br />

C. bursa-pastoris Auct. ital. pi. p. p. ; C. bursa-jMstoris y.<br />

rubella Gib. Pirot., FI. mod., 23; C. rubescens Personnat, in Bull.<br />

Soc. boi frang., 1860, voi. VII, pag. 511.<br />

Questa specie data già dal dottor Ross come copiosissima per


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 405<br />

tutta la Sicilia ed isole circonvicine è pure copiosissima qui<br />

nella provincia romana. Neil' Erb. Romano ne esiste di Monto<br />

Circeo alla Batteria 10,111, 1889 (Terracciano!). Della Valle di<br />

Baccano 3, IV, 1887; dei boschi di Eacalyptas alle Tre Fontane<br />

presso Roma 20, IV, 1887; dell' Isola Farnese 7, III, 1887 (Pelosi!).<br />

Del monte Viglio 18, IX, 188G (Baldini!). Il Warion, Ball. Soc.<br />

botan. frane., 1886, pag. 393, 1' aveva già indicata come non<br />

rara nella camptigna romana. Ed io V ho raccolta abbondante<br />

nei monti Albani tra Frascati e Rocca di Papa ; presso Roma a<br />

S. Onofrio; a Castel Porziano nella caccia riservata reale. In<br />

altri luoghi d'Italia pure l'ho raccolta, cosi a Varese, nell' Ossola<br />

a Premosello, ad Intra e Pallanza, a Gozzano, in Liguria so-<br />

pra Savona ecc.<br />

Lepidium SATivuM jS iNcisuM A. Terracc. !<br />

L. sativum fi incisum A. Terracc! in herb. R. h. B. Romani;<br />

L. incisum Wierzb.<br />

« L. foliis latioribus pinnatim incisis; stylo alas vix acquante.<br />

Al Tumuleto di Paola presso la Casina Giacchetti 22, V, 1888 ;<br />

nella macchia Giacchetti 18, V, 1888 » (A. Terracciano !).<br />

Thlaspi praecox var. italica Chiov.<br />

T. perennans, foliis rosularum spathulatis vix denticulatis,<br />

crassiusculis: caulibus solitariis vel caespitosis erectissimis:<br />

foliis caulinis radicalibus majoribus, ovatis, basi cordatis, auri-<br />

culis rotundatis: siliquis ovato-cuneatis, ad basim non rotun-<br />

datis, sinu acuto dimidium styli longo: floribus albis.<br />

T. iwaecox A. Terracc! in lierh. Rom.; T. monianum Rolli!<br />

in herb. Rom.<br />

Sul monte Viglio 14, VII, 187J ; a Trinità e monte Autore<br />

15, VII, 1891 (Terracciano!). In montibus Lessinis a Carpinete<br />

S. Sirena V, 1852 (Rolli!). Sui colli Albanesi presso Filettino<br />

IV, 87; sul monte Viglio VI, ^d, (Martelloni!). — Alla Sila in<br />

prov. di Catanzaro 23, V, 84 (Fiori !).<br />

Guardando il Rchb., Deiitschl. Fi, ser. II, v. I, t. V, f. 4185,<br />

ognuno potrà facilmente accorgersi che la pianta dell' Apiìcnnino<br />

centrale e meridionale sia distinta da quella delle Alpi orientali<br />

per la grandezza delle foglie cauline. A questo riguardo ho


408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

confrontati gli esemplari tipici raccolti da Marchesetti! Stemer!<br />

Tommasini! Solla! ecc. ed anche questo esame mi ha convinto<br />

della distinzione fatta.<br />

Iberis Rollìi A. Terracc!<br />

/. Rollìi A. Terracc. ! in herlj. Rom. ;<br />

I. 2^innata Seb. Mauri, Proclr., pag. 212;- Sang., Prodr.,<br />

pag. 497; Rolli! Exsìcc. in herl). Rom.; Are, Comi), fi. it, pag. 61<br />

p. p. ; Boiss., FI. orìenL, I, pag. 335 ?<br />

I. annua, radice subsimplici, flexuosa ut caule crassa. Caule<br />

terete, scabrulo pilis brevibus, erectissimo et plerumque recto,<br />

dense, folioso basi quando simplice, quando ramoso, sed plerum-<br />

que in Ys superioribus ramis simplicibus, vel quasi semper in<br />

tertio superiori subdivisis, ramis erecto patulis, angulo 15''-45°;<br />

ramis longiuscule nudis ad apicem versus incrassatis, longitu-<br />

dinaliter exquisite sulcatis. Foliis circumscriptione obovata, pin-<br />

nato-partitis laciniis 1-2 obovato-linearibus vel lanceolatis 1,<br />

5-4 ram. latis, obtusis erecto-patenti bus; rachide 2-2, 5 mm.<br />

lata. Coryrabo florali hemisphaericopgrf^ce/^/5 in anthesi erecto-<br />

patentlbus in fructu horizontaliter patentibus, calyce fere ses-<br />

quilongioribus, silicula ter. Calyce phyllis ovatis obtusissimis<br />

basi lutescentibus apice interdum violaceis: petalis albis vel<br />

roseis, calyce triplo longioribus, obovato-cuneatis sensim in unguem<br />

productis linearem angustam, apice rotundatis, integer-<br />

rimis. Silicula e basi ad insertionem styli 3-4 mm, metiente,<br />

basi rotundata, auriculis triangularihus acutis, cHoergentibus,<br />

sinu amplissimo oUaso, trìangulari, desianciis. Stilo auriculis<br />

duplo triplove longiori. Stigmate incospicuo. Semina nondum vidi.<br />

In montibus ad margines viarum, in agris a Palombara (Seb.<br />

Mauri). Inter segetes a Marcellino (E. Rolli !). Sul monte Gen-<br />

naro 12, V, 1889 (Brizi!) a Vallepietra e Trinità 15, VII, 1891;<br />

sul monte Gennaro 6, VI, 1891 (A. Terracciano!). Sulle colline<br />

di Vicovaro 24, V, 1886 (Pirotta!). Dintorni di Tivoli sul monte<br />

Catillo V, 1887 (Pelosi!).<br />

Pare che il Rolli prima di ogni altro sospettasse che Vl.pin-<br />

naiiflda Auct. Rom. non fosse quella del Gouan, giacché nel-<br />

r etichetta di uno dei suoi esemplari che si conservano nell' er-<br />

bario Romano si legge scritto da lui: «Caule scabro, foliis pin-


ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 407<br />

natifidis-bijugi, calyce petalis minoribus duplo-breviore: silicula<br />

semielliptica, truncata in apice, siiui lato, lobis triaiigularibus<br />

divaricatis circumscripto. »<br />

Il Bertoloni, FI. ìL, VI, pag. 526, nella frase diagnostica dice:<br />

« Silicula auriculis acutis » mentre nella descrizione dice: « Si-<br />

licula aiiriculis brevibus triangulis acutis, rarius obtusiusculis. »<br />

I sign. Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno i lobi<br />

della silicula come ottusi.<br />

II Gaudin, FI. liclc, IH, pag. 232, dice della silicula dell'/. pm-<br />

nata: « Lobulis apice triangularibus acutis, » però osserva: « Ut<br />

puto cum seminibus peregrinis adventitia. »<br />

Il Boissier, 1. e, è in grandissima contraddizione dicendo della<br />

sua pianta: «Silicula alis acutis divaricatis » e poi citando la<br />

fig. 4195 del Rchb., figura che non potrebbe presentare le auri-<br />

cole più ottuse di quello che 1' autore ve le ha disegnate.<br />

11 DC, Syst. Nat., Il, pag. 399, dà alla pianta del Gouan « Si-<br />

liculae lobis subobtusis » e di più « Folla lobis linearibus acu-<br />

tiusculis subcarnosis utrinque 2-3, » mentre nella nostra pianta<br />

questi sono ottusissimi all'apice e al massimo nelle foglie infe-<br />

riori in numero di due.<br />

I Gren. Godr., FI. de France, I, pag. 137, danno decisamente<br />

alla pianta Gouaniana i lobi della silicula ottusi.<br />

Da queste citazioni pertanto é facile scorgere che nelle de-<br />

scrizioni dei vari autori vi è contraddizione e che perciò si debba<br />

ricorrere agli esemplari autentici. Causa di questa contraddizione<br />

può forse essere il modo di vedere dei vari autori: infatti se<br />

io prendo un angolo ottuso, se lo si considera come terminato<br />

da un vertice, si può chiamare la figura circoscritta acuta,<br />

mentre per il nome geometrico altri la direbbe ottusa : a me<br />

invece pare più naturale il dire acuto tutto ciò che termina in<br />

un angolo, mentre ottuso ciò che ha 1' angolo troncato verso<br />

il vertice.<br />

Ciò premesso, passiamo ora ad osservare gli esemplari au-<br />

tentici che si conservano nell'Erbario generale e Cesatiano di<br />

quest' Istituto.<br />

Gli esemplari raccolti dal Jordan à la Pape prés de Lyon<br />

dans les champs et collines des terrains de transport au calcai-<br />

res 18, VII, 1841, hanno i lobi della silicula ottusi, non però ro-<br />

tondati come li disegna il Rchb., 1. e, più brevi, non divergenti,


408 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

ma piuttosto convergenti, divisi da un seno strettissimo in fondo<br />

a cui s'inserisce uno stilo più lungo dei lobi medesimi di y^.<br />

Nei numerosi esemplari che ho potuto studiare di Firenze, i<br />

lobi sono ancora ottusi, ma sono separati da un seno acuto un<br />

po' più largo che negli esemplari di Lione. I pedicelli tanto<br />

negli esemplari Lionesi che Fiorentini sono eretti a formare<br />

un ombrello serratissimo, mentre nell' I. Rollìi sono, almeno<br />

gì' inferiori, orizzontali.<br />

Gli esemplari della Brunetta presso Susa 20, V, 1863 (Cesati !)<br />

hanno i lobi siliculari non divergenti, subottusi, i pedicelli frut-<br />

tiferi eretti e non orizzontali. Quelli di Montpellier VI, 1847<br />

(Kralik!) hanno i lobi della silicula ad angolo ottuso, non di-<br />

vergenti e i pedicelli eretti appressati tra loro.<br />

L' /. 'pedinata Boiss. ! Diagn. orient., 1, pag. 75, secondo un<br />

esemplare autoptico differisce dalla nostra pianta per le silicule<br />

coi lobi non divergenti, per le foglie lanceolate dentato-pet-<br />

tinate e per essere pianta molto scabra.<br />

L'/. intermedia Guers., in Ball. pìiiL, n. 82, dififerisce dalla<br />

nostra specie per le foglie sempre intiere, per le orecchiette più<br />

lunghe, pei pedicelli fruttiferi più brevi e per le valve più ri-<br />

gonfie e meno alate.<br />

Cakile maritima. var. integrifolia Boiss.<br />

C. maritima J3 integrifolia Boiss., FI. orient., I, pag. 335 ;<br />

C. latifolia Sang.!<br />

Ad Ostia VII, 1836 (Sanguinetti !) sulla spiaggia di Terracina<br />

8, Vili, 1856 (Rolli !). A Nettuno 29, IV, 1889 (A. Terracc. !).<br />

Raphanus sativus L.<br />

R. sativus L., Sp. pi, pag. 669; Are, Comp. fl. il, pag. 48;<br />

Ces. Pass. Gib., Comp. fi. it., pag. 855.<br />

Inselvatichito presso Roma lungo la via Tiburtina Vili, 1886<br />

(Pelosi!); presso Bracciano 29, IX, 1889 (Brizi !).<br />

Il dott. Tarracciano dà un resoconto dal suo viaggio attraverso la<br />

Colonia Eritrea e le isole circostanti; quindi presenta un nuovo<br />

genere di Orcliidacea, dell'isola di Hota, clie dedica al prof. Pirotta<br />

in seguo di affetto e di stima e che chiama Eomualdia Pirottae.<br />

Esaurite le comunicazioni la seduta è tolta.


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZK 40;)<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 9 ottobre 1892.<br />

Il Prasideute prof. Arcangeli apre l' adunanza e dà la parola<br />

all'Archivista Micheletti, il quale legge il seguente elenco dei<br />

doni pervenuti alla biblioteca sociale dall' ultima adunanza (12 giugno<br />

1892) a tutto settembre p. p.<br />

Dal pi'of. L. Macchiati : Macchiati. Sulla doppia colorazione dei<br />

bacilli sporigeni. Genova 1892. — La bacterosi dei grappoli della<br />

vite. Bologna 1892.<br />

Dal sig. U. Martelli: Grilli. Sull'autonomia dei licheni. Jesi 1892.<br />

— Martelli e Tanfavi. Le fanerogame e le iirotallogame raccolte<br />

durante la riunione generale in Napoli della Soc. hot. italiana nelr<br />

agosto 1891. Firenze 1892.<br />

Dal prof. F. Delpino: Delpino. Pensieri sulla metamorfosi delle<br />

piante vascolari. Bologna 1892.<br />

Dal sig. R. Chodat: Chodat. Rapport présidentiel sur la marche<br />

de la Société botanique de Genève (Section de la Société suisse de<br />

botanique) pendant l'année 1891.<br />

Dai Sigg. U. Bernaroli e F. Delpino: Bernaroli e Deliìino. Pseu-<br />

dantia di Camellia e di Geum. Genova 1891.<br />

Dal cav. S. Sommier : Sommier. Cenno sui resultati botanici di un<br />

viaggio nel Caucaso. Firenze 1892. — Idem, traduzione in tedesco di<br />

E. Levier. Cassel 1892. — Una gita in Maremma. Firenze 1892. —<br />

Keller. Neue Standorte und Formen orientalischen Potentillen.<br />

Leipzig 1892.<br />

Dal sig. Aug. Lyttkens : Lyttkens. Arsberattelse for Frokontrol-<br />

lanstolten a Nydala. Halmstadt 1892.<br />

Dal dott. C. J. Forsyth : Stefani, Forsyth et Barhey. Samos. Etude<br />

géologique, palóontologique et botanique. Lausanne 1891.<br />

Dal dott. E. Rostan : Bulletins des travaux de la Société murithienne<br />

du Valais. Années 1880-81-82, X et XI fascicules. Neu-<br />

chàtel 1881-83.<br />

Dalla scuola d'agricoltura di Montpellier : Annales de l' Ecole nationale<br />

d'agricolture de Montpellier. Tome V, 5'' anuée 1889. Mont-<br />

pellier 1890.<br />

Dal dott. E. Baroni :<br />

Baroni. Lichenes pedemontani a CI. prof. Arcangeli<br />

in Monte Cinisio et Monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti. —<br />

Fossetti e Baroni. Frammenti epatico-lichen ografici. Firenze 1892.<br />

Dal sig. P. E. Vinassa: Vinassa. Contribuzione alla Ficologia li-<br />

gustica. Firenze 1892. — Seconda contribuzione alla Ficologia li-


4l0 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

gustica. Pisa 1891. — I propagoli delle Sfacelarie. Pisa 1891. —<br />

Note algologiche. Pisa 1891. — Nuove coralline mediterranee.<br />

Pisa 1892.<br />

Dal capitano L. Micheletti : Micheletti. Commemorazione di An-<br />

tonio Mauganotti da Verona. Firenze 1892.<br />

Dal prof. Penzig : Girard. Gènes et ses environs (avec 18 vues<br />

et un pian de la ville). Gènes 1892.<br />

Dal prof. P. Ascherson : Asoherson. Verlaufiger Bericlit ùber die<br />

von Berliner unternommenen Schritte zur Erganzug der « Lois de<br />

la nomenclature botanique. » Berlin 1892.<br />

Dal barone Ferd. von Mueller : Mueller. Select exti-a-tropical plants,<br />

readilj'' eligible for Industi'ial Culture or Naturalisation, with indications<br />

of their native countries and some of their uses. Melbourne<br />

1891. — Second Systematic census of Australian Plants, with<br />

chronologic, literary and géographic annotations. Part. I, Vascu-<br />

lares. Melbourne 1889.<br />

Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Les collections de l' expéditioa<br />

envoyée à la recberclie de la Pérouse, d'après des documents inédits.<br />

Paris 1891. — Lettres de Tournefort à Fagon. Paris 1891. —<br />

Mémoire et lettres de Lenoir du Roule au Chancelier de Pont-<br />

chartrain sur sa mission en Ethiopie. Paris 1891. — Notice sur l'berbier<br />

dit de Gaston d'Orléans, conserve au Muséum de Paris. Pa-<br />

ris 1891. — Nouveaux documents relatifs à l'Ambassade d'Etliiopie.<br />

Lettres de Lenoir du Roule et d'Augustin Lippi. Paris 1890. —<br />

Une mission fran9aise en Afrique au début du dix-buitième siècle :<br />

Augustin Lippi, ses observations sur la<br />

Cberbourg 1891.<br />

flore d'Egypte et de Nubie.<br />

Dal sig. Jules Poisson : Poisson. Installation et conservation des<br />

collections botaniques. Paris 1891.<br />

Dal dott. L. Picaglia : Picaglia. Bibliografìa botanica della pro-<br />

vincia di Modena. 1° Supplemento. Modena 1892.<br />

Dall' Istituto ottico-meccanico F. Korista :<br />

Korista. Catalogo il-<br />

lustrativo descrittivo n. 6. Milano 1892.<br />

Dal sig. I. M. G. Carter : Carter. A. Synopsis of tbe Medicai botany<br />

of the United States. S.* Louis 1888.<br />

Dal sig. E. Burnat : Burnat. Flore des Alpes maritimes ou catalogne<br />

raisonné des plantes qui croissent spontanément dans la<br />

chaine des Alpes maritimes y compris le département franpais de<br />

ce nom et une partie de la Ligurie occidentale. Volume I^"", accompagné<br />

d'une carte des régions explorées. Genève 1892.<br />

Dalla Società dei Naturalisti di Modena: Picaglia. Bibliografia botanica<br />

della provincia di Modena. Modena 1833 e 1° Supplemento. Modena<br />

1892. — Gibelli G. e Pirotta B. Flora del Modenese e del<br />

Reggiano. Modena 1882. — 1^ Supplemento. Modena 1884. — Mori A.<br />

2° Supplemento. Modena 1886. — N. N. Indice alfabetico dei generi<br />

citati nelle predette memorie ed in altre. — Fiori A. Muschi raccolti<br />

e studiati da ... . — Camus G. Anomalie e varietà della flora


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 411<br />

del Modenese 1% 2», 3* contribuzione. Modena 1884-87. — Alcune<br />

nuove osservazioni teratologiche sulla flora del Modenese. Modena<br />

1888.<br />

Dal Comm. T. Hanbui-y : Hanhury. List of seeds. Collected this<br />

3^ear in the Garden at la Mortola, Ventimiglia, Italy. London 1891.<br />

— Cronemeyer. Alphabetical catalogne of plants growing in the open<br />

air in the garden of Thomas Hanbury F. L. S. Palazzo Orengo.<br />

La Mortola near Ventimiglia, Ital3^ Erfurt 1889.<br />

Dal prof. J. Borodine : Borodine. Su.1 deposito diffuso di ossalato<br />

di calce nelle foglie (in lingua russa). Pietroburgo.<br />

Dalla Società botanica svizzera : Bulletin de la Société botanique<br />

suisse. Heft 2. 1892. — Berichte der Schweizerischen Botanischen<br />

, Dal<br />

Gesellschaft. Basel 1892.<br />

Dal dott. G. B. De Toni : Da<br />

Toni. Secondo pugillo di Alghe tri-<br />

politane. Roma 1892.<br />

Dal dott. C. Rossetti : Rossetti. Appunti sulla flora della Toscana.<br />

Firenze 1892. — Nuova contribuzione della flora vascolare della<br />

Toscana. Pisa 1892. — Seconda contribuzione alla fiora vascolare<br />

della Versilia. Pisa 1892.<br />

sig. A. De-Bonis : De-Bonis. Le piante del Polesine. Firenze 1892.<br />

Il Presidente si compiace che la biblioteca abbia avuto doni cosi<br />

numerosi, molti dei quali di vera importanza.<br />

L' Archivista ha luogo a sperare che anche in avvenire, specialmente<br />

per le gentili promesse fatte da vari membri del Congresso<br />

internazionale botanico in Genova e per le raccomandazioni rivolte<br />

a tutti i congressisti, non mancheranno continui aumenti. Avverte<br />

che secondo le fatte promesse il dott. Bonnet di Parigi ha rimesso ora<br />

altre cinque pubblicazioni, il titolo delle quali comparirà nell' elenco<br />

da comunicarsi alla prossima adunanza.<br />

Per r odierna adunanza furono rimesse alla presidenza tre comunicazioni.<br />

Il Presidente fa dare lettura di quella inviata dal<br />

prof. Goiran, la quale è una continuazione dei rapporti intorno alla<br />

flora veronese che 1' Autore comunicò nelle passate adunanze.<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

AI MONTI LESSINI VERONESI NOTE DI A. GOIRAN.<br />

(Continuazione).<br />

Araliaceae.<br />

304. Hedera Helix. L. — Sui muri e sui trouclu degli alberi<br />

in tutta la zona : tocca altitudini comprese tra 1000-1200 in. —<br />

Fiorisce alla fine di agosto nelle stazioni basse, alla fine di set-<br />

tembre nelle elevate.<br />

Bidl. della Soc. hot. Hai. 27


412 ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE<br />

fi folìis variegati^. — Qua e là con la forma tipica. Nei<br />

boschi specialmente e nelle regioni elevate singolarmente; si<br />

osserva sul tronco degli alberi una forma microphylla bellis-<br />

sima e costantemente sterile.<br />

CORNACEAE.<br />

305. Cornus sanguinea L. — Siepi e boschi. Dalle stazioni<br />

della pianura alla zona subalpina. Fiorisce d'ordinario di mag-<br />

gio, ma si incontra in fiore anche ad autunno inoltrato. — FI.<br />

et Fruct.<br />

fi folìis purpurasceniibus. — Luoghi boschivi nel M. Te-<br />

soro (m. 800).<br />

306. C. 'ìnas L. — Luoghi boschivi dalla collina alla zona su-<br />

balpina. Fruct. — Ho segnalato altra volta una forma serotina,<br />

di questa specie da me raccolta sul M. Baldo, in Val d" Adige<br />

al di sopra di Peri e nella Valpantena nel Vaio della Per-<br />

nise. Questa istessa forma é stata da me osservata sulla collina<br />

veronese nelle siepi a S. Mattia e S. Leotiardo e nella Valle<br />

di So[uaranto.<br />

RUBIACEAE.<br />

307. Sherardia arvensis L. forma aWiflora. — Luoghi erbosi<br />

assieme alla forma tipica della quale però é molto più rara. Si<br />

incontra tanto al piano, per esempio nei fossi della città di Ve-<br />

rona, quanto in stazioni più elevate, per es. Spredino (m. 456),<br />

S. Anna d'Alfaedo (m. 936).<br />

308. Asperula arvensis L. — Seminati della collina e della<br />

zona montana in tutta la regione.<br />

309. A. taurina L. — Non comune nei luoghi boschivi e sel-<br />

vatici: nel Vaio dell"Anguilla a circa 700 m. di altitudine, Ca-<br />

sale dì sotto (m. 633), Badia Calavena (m. 450), Castellerò ecc.<br />

310. A. odorata L. — Luoghi selvatici umidi della zona mon-<br />

tana elevata e della subalpina in tutta la regione.<br />

3n. A. Gìjnancliica L. — Luoghi sassosi e pascoli dell' intera<br />

regione, nella quale si incontra dal piano alla zona alpina insieme<br />

alle sue varietà. La forma che cresce nei pascoli più elevati<br />

forse sarebbe da riferirsi a A. nitens Guss. ; un' altra forma la<br />

quale se non è A. longiflora W. et K. é per lo meno ad essa


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 413<br />

vicinissima: questa seconda si incontra pure copiosamente nel<br />

M. Baldo lungo la salita da Bì^enilno al Santuario della Corona<br />

a circa 700 m. di altitudine.<br />

312. Ri(bia tìnctorum L. — Rara nei dintorni di Verona, per<br />

esempio in una siepe in Campagnola presso VArsenale! e nella<br />

Collina di S. Leonardo (ManganoUil). Invece è copiosissima<br />

weW Agro Veronese a Vigasio, Villafranca, Custoza, Sommacampagna,<br />

Guastalla ecc.<br />

313. Galimn sylvaticmn L. — Boschi dalla collina a tutta la<br />

zona montana. Assai frequente è pure la varietà corrispondente al<br />

G. laevigatam L. Quest'ultima, ad esempio, tra Fosse e S. Anna<br />

d'Alfaedo, si incontra copiosissima nelle siepi.<br />

314. G. Mollugo L. — Dal piano alla zona montana nelle siepi<br />

e nei muri in tutta la regione : anche in Vcì^ona nei muri del-<br />

l'arena. Nelle parti più elevate specialmente, per es. ivo. Fosse<br />

di S. Giovanni (m. 945) e S. Anna d'Alfaedo (m. 936), la va-<br />

rietà corrispondente a G. elatuni Thuill. ;<br />

nelle valli del Falcone,<br />

Marchiora, deWAnguilla quella che va riferita a G. erectum<br />

Huds.; la forma infine che spetta a G. insuliricum Gaud. nei con-<br />

torni di Avesa e nella Valpolicella a Pedemonte.<br />

315. G. lucidimi Ali. — In tutta la regione ; nelle rupi della<br />

collina e della zona montana. In Valpatitena, nel M. Pastello, ecc.<br />

Nella città stessa di Verona sull'^to dell'Arena !. Specie assai<br />

polimorfa.<br />

316. G. sijlvestre Poli. — Pascoli elevati : in M. Campol)run,<br />

Malèra, Corno d'Aquilio ecc. — In società a questo ritengo<br />

cresca benanco, nei luoghi ghiaiosi specialmente, il G. Iielveticum<br />

Weigg. {G. baldense Spr.).<br />

317. G. pusillum L. — Pascoli e luoghi pietrosi elevati, non-<br />

ché in tutte le valli alpine avvicinandosi alle parti basse: Corno<br />

d' Aquilio (m. 1546), Podesteria (ra. 1659), Malèra (ra. 1772), Cam-<br />

poTjrun (m. 1650), Vaio deWAnguilla, Revolto (m. 1340) ecc.<br />

318. G. purpuremn L. — Luoghi pietrosi e rupestri dal piano<br />

alla zona subalpina in tutta la regione. È una specie assai re-<br />

sistente, incontrandosi fiorita anche ad autunno inoltrato, spe-<br />

cialmente sulla collina.<br />

319. G. rubrum L. — Pascoli, siepi e luoghi boschivi della<br />

zona montana e subalpina: S. Anna d'Alfaedo (m. 936), Coste<br />

sotto al Corno d'Aquilio (m. 1200), Vaitene (ra. 1070), Chiesa-


414<br />

ADUNANZA DELLA SÈDE DI FIRENZE<br />

nuova (m. 1104). Qualche rara volta si incontra pure in ista-<br />

zioni molto più basse, per es. Spredino di Grezzana {va. 456),<br />

e nella alta Valpolicella a Prun, a Fosse. Specie anche questa<br />

assai polimorfa.<br />

320. G. veruìu L. — Luoghi erbosi ; dai dintorni di Verona<br />

ai pascoli più elevati, per es. Malóra (m. 1772).<br />

321. G. tricorne With. — Nei seminati di tutta la regione dai<br />

dintorni di Verona e in generale dalle parti più basse ai limiti<br />

della coltivazione : per es. Valdonega, Tregnago (m. 317), Coste<br />

ai piedi del Corno d'Aquilio a circa m. 1200.<br />

322. G. parisiense L. — Colle sue varietà nei luoghi aridi<br />

della collina veronese a S. Leonardo, presso Quinto e Spredino<br />

di Valpantena: più frequente si incontra sulla destra dell'Adige,<br />

neir alto Ag7^o Veronese, a Tomì)etta, Tomha, Bosco Man-<br />

tico ecc.<br />

Di questo genere non si sono nominati G. vernum Scop.<br />

G. cruciata Scop., G. palustre, G. aparine che si incontrano<br />

ovunque. — Le Flore italiane indicano G. pedemontanum Ali.<br />

nel Veronese, ma si incontra molto raramente ed a me sino ad<br />

oggi venne fatto di rinvenirlo soltanto wqWAUo Agro presso<br />

Chievo. Aggiungo infine che studi attualmente in corso mi met-<br />

teranno in grado di ulteriormente arricchire l' elenco dei Ga-<br />

lium veronesi.<br />

Caprifoliaceae.<br />

323. Adoxa Moschatellina L. — Boschi e luoghi umidi om-<br />

brosi delia zona montana e subalpina : a Fosse di S. Giovanni,<br />

Vaio dell'Anguilla, Tradii.<br />

324. SamduGus Ebulus L. — Nei luoghi incolti e lungo le vie<br />

in tutta la regione dal piano alla zona montana per es. a Rovere<br />

di Velo (m. 843), Cerro (m. 728), Fosse di S. Giovanni, S. Anna<br />

d'Alfaedo, Erì)ezzo ecc.<br />

325. S. nigra L. — Siepi e boschi in tutta la regione dal piano<br />

sin quasi a toccare la zona supalpina, per es. a Vaitene (m. 1070).<br />

326. S. racemosa L. — Boschi, luoghi sassosi, rupi della zona<br />

montana elevata e della subalpina : Corno d' Aquilio, Corno<br />

Mozzo, Passo della Liana (m. 1461), Podesteria (m. 1659), Tra-<br />

dii (m. 1338), Spiazzoi e Spiazzoletti (m. 1372-1421).


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 415<br />

327. Viburnum Lantana L. — Luoghi boschivi e selvatici in<br />

tutta la regione sino alla zona subalpina,<br />

328. t; Opulas L. — Luoghi per lo più umidi e selvatici in<br />

tutta la regione dal piano alla zona montana: lungo i fossi in<br />

Campo Marzo di Verona, Monte Tondo, Valle di Squaranto,<br />

Velo Veronese (m. 1087), M. Tesoro ecc.<br />

In Verona nel Giardino Giusti si trova quasi inselvatichito il<br />

Viìmrnum Tinus L.<br />

329. Lonicera Caprifoliam L. — Siepi in tutta la regione dal<br />

piano a tutta la zona montana nella quale però diventa assai<br />

rara. — Credo aver visto L. Periclymenum L., ma non ne sono<br />

sicuro, nel M. Pastello ove sarebbe pure stata osservata dal<br />

signor G. Rigo.<br />

330. L. Xylosteurii L. — Frutice elegantissimo e frequente nelle<br />

convalli della Collina veronese sopra Avesa, nella Valle di Squa-<br />

ranto, AeWAnguilla, del Falcone ecc.: tocca altitudini benanco<br />

superiori a 1000 metri lungo tutta la catena.<br />

331. L. nigra L. — Più rara della precedente: al Passo della<br />

Lora e al Passo del Ristele (m. 1641-1717), alla Giazza, ai<br />

Traclii, a Chìesanuova al Bosco grande.<br />

332. L. alpigena L. — Luoghi selvatici della intera regione<br />

nella zona montana e subalpina toccando altitudini di m, 1461<br />

al Passo della Liana, e di m. 1540 e 1530 al Corno d'Aquilio<br />

e Corno Mozzo. — Fruct. — Si trova frequentemente la varietà<br />

macropUylla (Arcang., FI. it., pag. 319).<br />

Credo pure aver visto L. coerulea L.: ma mi astengo di elen-<br />

carla in questo luogo per scrupolo, sebbene il Pollini la indichi<br />

neW Alpe Campobrun presso al Passo della Lora. É coltivato il<br />

Symphoricarpos vulgaris Mich. (in vernacolo : Sinforgna, Sin-<br />

foria. Lagrime d'Italia): ma comincia ad incontrarsi qua e là<br />

quasi selvatico, per esempio a Selva di Progno ecc.<br />

Valerianeae.<br />

333. Valerianella echinata DC. — Seminati: a S. Cristina so-<br />

pra Parona, alla Pezza sopra Olive in Valle di Montorio, a<br />

Spredin di Valpantena, nella collina di Avesa. — Si incontrano<br />

nei seminati, nei campi, nei pascoli da primavera a tutta estate,<br />

ed anche in autunno più raramente, V. carinata Lois., T'. oli-


416 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

taria Pollich., F. Auricula DC, V. microcay^pa Lois., V. Mo-<br />

risoìiu DC, V. eriocarpa Desv., V. coronata DC, ed anche<br />

altre specie: di queste talune raggiungono altitudini superiori<br />

à 1000 m.<br />

334. Valeriana officinalis L. — Siepi e boschi umidi ombrosi<br />

dal piano alle zone elevate: S. Anna tìCAlfaedo (m. 936), Velo<br />

veronese (m. 1087). Se ne osservano diverse forme. — Sul Monte<br />

Baldo ho trovato V. officinalis ad altitudini di poco inferiori a<br />

2000 metri.<br />

335. Valeriana dioica L. — Margine dei fossi a S. Martino,<br />

S. Michele, Caldiero, in Val di Tregnago, a Cogolo e Badia ecc.<br />

336. V. ^montana L. — Rupi e luoghi ombrosi in tutta la re-<br />

gione della zona montana in su: nel M. Pastello, Corno d'Aqui-<br />

no, nelle Valli di Squaranto, del Falcone, deW Anguilla, adu-<br />

lasi ecc., nel M. Zeola, alla Podesteria ecc.<br />

337. F. iripteris L. — Ove la precedente : però scende più al<br />

basso di essa.<br />

Di questa come della specie precedente si incontrano parec-<br />

chie varietà : cercando bene è probabile si raccolga F. tube-<br />

rosa L.<br />

338. F. saxatilis L. — Questa elegante piantina si trova nelle<br />

rupi sopra le creste più elevate di tutti i monti dalla Val d'Adige<br />

al Confine Vicentino.<br />

339. Centranthus ruder DC. — Muri nella città di Verona;<br />

luoghi rupestri in Val d'Adige alla Chiusa, Ceraino ecc.<br />

j3 aWiflorus. — Raro. In Verona, in un muro a *S'. Maria<br />

in Organis. 11 Pollini ha segnalato questa forma sulla Riviera<br />

Benacese presso Garda : io da anni normalmente la vedo su<br />

questa stessa Riviera tra Cassone e Malcesine.<br />

Questa specie si mantiene in lìore anche ad autunno inoltrato,<br />

per esempio nella città di Verona in novembre nei muri lungo<br />

l'Adigetto. — Dovrebbe rinvenirsi presso di noi C. angustifo-<br />

lius DO.<br />

DlPSACEAE.<br />

340. Bipsacus silvestris L. — Lungo le vie ed i fossi: dal<br />

piano s'innalza colle sue varietà, sino a toccare altitudini su-<br />

periori a 1000 m.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 417<br />

341. D. lacìniaius L. — Raro. Fossi a Caldiero, Monteforte<br />

d'Alpone ecc. (30-83 m.).<br />

342. D. pilosus L. — Rarissimo. In Val cVIllasi alla Cà del<br />

Diavolo (193 m.) sopra Badia Calavena. Unica stazione sino ad<br />

oggi a me nota in provincia di Verona: secondo Pollini si tro-<br />

verebbe pure a Ronca.<br />

313. Cephalaria transylvanica Schrad. = C. Allionii Kerner.<br />

— Lungo le vie e nei campi : nella Valpantena a Spredino,<br />

nel Vaio Sperzani yerso la Valle di Squaranto, a Caldiero,<br />

in Val di Trcgnago ecc. da 30 m. a circa 500 m. di altitudine.<br />

— A Grezzana ho visto coltivata in un giardino C. leucantha<br />

Schrad. che Huguenin segnala a Verona.<br />

344. ScaMosa sylvalica L. — Rara. Luoghi selvatici presso<br />

S. Giovanni Ularione in Valle dell'Alpa presso Tregnago<br />

(A. Mass. !).<br />

345. S. longifolia W. et K. - Knauiia baldensis Kerner. —<br />

Pascoli elevati di Malóra, Trappola, Podesteria, Pertica, Cam-<br />

pol)run ecc. Di questa bella specie ho osservato diverse forme<br />

mostruose ed al Vallone una forma a fiori bianchi,<br />

346. S. graminifolia L. — Luoghi sassosi in tutta la regione,<br />

giammai al disotto della zona montana; nel M. Pastello, nel<br />

M. Pasteletto ecc. ecc. Se ne incontra una forma nana coi ca-<br />

polini piccoli, le foglie strettissime e di un bel verde.<br />

347. S. Uccida Vili. — Non comune. Pascoli e luoghi selvatici<br />

elevati : nei M. Trappola e Malóra, a S. Bartolomeo Tedesco<br />

(1772-1918 m.). Specie assai polimorfa.<br />

Si passano sotto silenzio molte altre specie appartenenti al<br />

genere Scahiosa come volgatissime, ed altre ancora delle quali,<br />

per la molteplicità delle occupazioni alle quali sono condannato,<br />

non ho potuto portare a .termine lo studio.<br />

Non essendovi osservazioni in proposito, si passa alla lettura di<br />

una breve notizia inviata dal Socio Martelli e clie ha per titolo :<br />

NOTIZIE SULL'ERBARIO AMIDEI, GIACENTE PRESSO IL<br />

COMIZIO AGRARIO DI VOLTERRA. PER U. MARTELLI.<br />

Nelle nostre adunanze, più volte abbiamo espresso il deside-<br />

rio di raccogliere le più ampie notizie intorno alla flora toscana.<br />

Abbiamo spesso tenuto parola delle escursioni scientifiche che


418 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

sono state fatte in varie località toscane meno conosciute e dalle<br />

quali si hanno riportati materiali di studio nuovi per questa<br />

flora rari. Non poco resta ancora da fare in alcune provincie<br />

e le proposte fatte alla nostra Società nella riunione in Genova,<br />

cioè di stabilire una Commissione italiana regionale che an-<br />

nualmente si occupi e riferisca suU' incremento botanico di tutte<br />

le Provincie italiane, sarà certamente un impulso maggiore a<br />

nuove ricerche. Se certamente sono utili le erborizzazioni in<br />

località oggi assai trascurate dai botanici, non dobbiamo dimen-<br />

ticar» però che talvolta queste stesse locahtà furono già esplo-<br />

rate da appassionati cultori della scienza i quali oggi pur troppo<br />

sono quasi perduti di memoria. Nei tempi decorsi più che pre-<br />

sentemente regnava la passione di conoscere e raccogliere le<br />

produzioni naturali di una provincia, e specialmente i medici<br />

si interessavano di riunire dei piccoli musei di vegetali e<br />

minerali. Oggi tale passione é quasi scomparsa del tutto, forse<br />

in causa del grande incremento che ha avuto la scienza e che<br />

rende poco pratiche le piccole e parziali collezioni, forse in<br />

causa delle facilitazioni di comunicare con i grandi centri scien-<br />

tifici. Comunque sia, dall'esistenza delle antiche e parziali col-<br />

lezioni, io credo che si possa trarne vantaggio non piccolo nelle<br />

cognizioni della nostra flora. Non pochi di questi erbari pri-<br />

vati furono smarriti e dispersi, ma altri ancora esistono giacenti<br />

dimenticati in mano a chi poco o punto li cura e perciò mi-<br />

nacciati di prossima distruzione.<br />

Uno di essi è l' erbario Amidei che trovasi a Volterra presso<br />

il Comizio agrario. In una gita che ebbi agio di fare a quella<br />

città ricercai di quel!' erbario del quale non si aveva che no-<br />

tizia incerta. Si compone di circa 2000 specie. Giace mal tenuto<br />

e custodito senza riguardo fra la polvere e mille oggetti posa-<br />

tivi sopra. Non so per mano di chi, tempo indietro fu appuntato<br />

sopra carta colorata e con assai falso criterio trascritte l' eti-<br />

chette senza conservare quelle autentiche dell' Amidei e delle<br />

quali solo poche rimangono. Dello stesso carattere, da persona<br />

ben poco pratica nel custodire gli erbari, sono molte erronee<br />

determinazioni. Dal numero di specie di talune famiglie ed an-<br />

che da notizie avute sembra che in quel riordinamento malau-<br />

gurato molte piante fossero gettate in causa delle cattive con-<br />

dizioni in cui si trovavano. L'erbario dell' Amidei da quanto potei


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 419<br />

constatare riunisce piante della Valle di Cecina e del Volter-<br />

rano, dell'alta valle Tiberina, Borgo S. Sepolcro, Città di Ca-<br />

stello ecc., località ove appunto l'Amidei abitò come medico.<br />

Quest'erbario per quanto riguarda il territorio volterrano è<br />

assai interessante, poiché contiene molte più specie di quelle lo-<br />

calità che non siano registrate nel Prodromo del Caruel, il quale<br />

credo nel compilare quel suo lavoro non avesse agio di con-<br />

sultare queir erbario e le poche volte che ha citato l'Amidei è<br />

stato in conseguenza a piante o ricevute in dono o vedute nel-<br />

l'erbario di Firenze e l'orse di Pisa. Inoltre non è a mia cogni-<br />

zione che altri botanici abbiano posteriormente erborizzato ac-<br />

curatamente nel Volterrano ed in Val di Cecina, che certo deve<br />

essere interessante per specie e forme in causa dei terreni di<br />

costituzione geologica cosi difTerenti e situati ira la zona maremmana<br />

e quella della Toscana centrale. Oltre alle piante ita-<br />

liane l'erbario Amidei possiede pure piante egiziane, le quali<br />

sebbene non in gran numero, pure talune assai rare e che sa-<br />

ranno mancanti anche in erbari assai più vasti.<br />

Con queste poche parole ho voluto ricordare un erbario, la<br />

cui esistenza é ignorata da molti o che almeno è creduta per-<br />

duta. A noi che soprattutto interessa la conoscenza della flora<br />

toscana, a noi che ci siamo proposti di scoprirne le rarità, in-<br />

combe il dovere di richiamare alla luce queste collezioni par-<br />

ziali le quali serviranno di grande aiuto al compito prefìssoci.<br />

Dopocliè il Presidente legge una sua nota :<br />

SOPRA ALCUNE PIANTE RACCOLTE PRESSO RIPAFRATTA<br />

NEL MONTE PISANO. PER G. ARCANGELI.<br />

In una località detta la Sassina, situata nella parte occiden-<br />

tale del Monte Pisano presso il piccolo paese di Ripafratta, mi<br />

avvenne d'incontrare nel settembre decorso una forma di<br />

Dianthus Carihusianorum assai distinta dalle altre tutte per<br />

la figura e la dentatura dei suoi petali.<br />

Secondo quanto si rileva dalla descrizione del -prof. Parlatore *<br />

i petali del Dianthus Carihusianorum hanno il lembo più lungo<br />

* Parlatore F., Flora italiana, continuata da T. Caruel, voi. IX.


420 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

che largo, quasi obovato, angustamente ed irregolarmente den-<br />

tato all'apice (pag. 256, descrizione della pianta di Boscolungo),<br />

oppure l'hanno a forma di cuneo con l'apice appena tondeg-<br />

giante e fornito di denti acuti e molto disuguali (pag. 257, de-<br />

scrizione della pianta coltivata). Per quanto io stesso ho potuto<br />

rilevare, i petali di questa specie possono variare per la figura<br />

loro, che può essere obovata, più o meno slargata ed ottusa e con<br />

denti più o meno acuti, come pure pel colore che dal roseo<br />

pallido può variare fino al rosso porpora intenso, e talora ri-<br />

dursi pure gialliccio. Sovente anzi la tinta della lamina, in luogo<br />

di presentarsi uniforme, si mostra più intensa lungo le tre ner-<br />

vature principali, nella parte inferiore dello quali spesso appa-<br />

riscono alcuni punti più intensamente colorati, e talora pure la<br />

tinta si mostra più intensa lungo linee anastomosate in rete,<br />

onde la superfìcie ne apparisce come elegantemente marmo-<br />

rizzata di porpora.<br />

Nella pianta che mi si presentò nella detta località potei os-<br />

servare tre fusti floridi lunghi 2-3 dm., due con pochi fiori<br />

neir apice ed uno con un fiore unico. In tutti questi fiori la<br />

corolla era formata da 5 petali con unghia di conformazione<br />

ordinaria e lamina più lunga che larga, romboidale, con uno o<br />

due denti laterali ed acuti a metà circa della sua lunghezza<br />

interponenti un segmento intermedio bislungo, bidentato nel-<br />

r apice. In grazia di tale conformazione la corolla aveva un<br />

aspetto molto differente dall' abituale. In uno di questi fiori<br />

i denti laterali erano, anziché 2, 4, cioè una coppia per lato.<br />

Tale varietà, che chiamerò Sassiniana dalla località in cui fu<br />

raccolta, si può caratterizzare nel modo seguente:<br />

D. cmihusianorum var. Sasspiiana, petalorum lamina<br />

rhom'boideo-o'hlonga utroque latere ad medium lacinula unica<br />

porì^ecta vel duodus donata apice Mfida.<br />

Forse tale modificazione nella forma dei petali sarà derivata<br />

dalle condizioni speciali nelle quali vegetava la pianta : debbo<br />

però avvertire eh' essa pianta vegetava in un gruppo erboso<br />

volto a mezzogiorno, formante ciglio ad un piccolo campo, in-<br />

sieme a molte altre della stessa specie, che presentavano la<br />

loro corolla di conformazione affatto normale. Siccome poi la<br />

modificazione interessava tutti i fiori della stessa pianta, è chiaro<br />

che essa deve ritenersi come dipendente dalla struttura stessa


ADUNANZA DELLA SKDE DI ROMA 421<br />

della pianta, e non come derivante da alterazione locale di qual-<br />

che singola sua parte. Tale modificazione poi si può facilmente<br />

derivare dal tipo normale, ammettendo che in ciascun petalo si<br />

sviluppino solo uno o due dei denti laterali, che d'ordinario sono<br />

più acuti, e che la parte mediana si sia allungata in una ap-<br />

pendice bislunga, bifida o con soli due denti nell' apice.<br />

Alcune altre specie furono da me raccolte presso Ripafratta,<br />

sia alla Sassina, sia in prossimità del paese. Fra queste mi limi-<br />

terò a ricordare VAsier acris L. raccolto nei boschi presso la<br />

Sassina e sotto la Torre di Centine, cioè la torre più elevata<br />

di Ripafratta, e V EpiloNam augustissimum Ait. trovato presso<br />

una cava a Ripafratta. La prima di queste specie fu già raccolta<br />

da P. Savi presso Rigeli e presso le Molina di Quosa, ma<br />

non era indicata di Ripafratta: l'altra é atfatto nuova pel Monte<br />

Pisano.<br />

Nessuno dei presenti avendo osservazioni a fare in merito a que-<br />

ste comunicazioni, il Presidente dicMara sciolta 1' adunanza.<br />

SEDE DI ROMA.<br />

Adunanza del 10 novembre 1892.<br />

Approvato il processo verbale dell' adunanza precedente, si pro-<br />

cede all' elezioni del Seggio direttivo della Sede per 1' anno 1892-93 ;<br />

risultano confermati i sigg. : Pirotta prof. Romualdo, Presidente;<br />

Cuboni prof. Giuseppe, Vicepresidente ; Avetta dott. Carlo, Segretario-<br />

economo.<br />

Il Presidente invita il Socio A. Terracciano a dare rapporto della<br />

sua comunicazione.<br />

CONTRIBUZIONE ALLA FLORA DEL PAESE DEI SOMALI.<br />

PER A. TERRACCIANO.<br />

Il professore Pirotta, direttore del Regio Istituto botanico di<br />

Roma, m'incaricava testé dello studio di una mezza centuria<br />

di piante, donate dalla Società Geografica italiana. Esse furono<br />

portate dai signori Candeo e Baudi di Vesme, reduci dal loro


422 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

importante viaggio nella penisola dei Somali; ' per quanto in<br />

poco buono stato di conservazione quando le ebbi fra mano,<br />

mi sono di buon grado accinto a studiarle, perchè servono ad<br />

accrescere sempre più la conoscenza botanica di tale regione.<br />

Il Revoil, il James e l'Hildebrandt anclie dai Somali riportarono<br />

piante, le quali chiarissimi botanici già illustrarono;^ ma<br />

queste, che ora mi è dato presentare, sono di non minore in-<br />

teresse dal punto di vista della geografìa botanica. Spettano la<br />

maggior parte alle terre abitate dai famosi Ger-Amaden o Gerar-<br />

Amaden, poche alle montagne di El-Anot, qualcuna solamente al<br />

fiume Derer-Huina; e, prese nel loro complesso, ammontano a 43,<br />

di cui 6 nuove affatto, ed una diecina appena ricordate nei cata-<br />

loghi di Oliver e Franchet.<br />

Le diagnosi apposte alle specie stimate nuove, servono solo a<br />

prendere data, epperciò brevissime e senza quella copia di raf-<br />

fronti, tanto necessari per stabilire sicuramente il valore siste-<br />

matico di una data forma.<br />

1. Cadaba FARINOSA FoTsli. — Montagne di El-Anot; 28, II, 91.<br />

2. DiANTHERA SEMiTETRANDRA Kl. — Campi a Gcrar-Amadon;<br />

IV, 91.<br />

3. SiDA RHOMBiFOLiA Liun. — Prati di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

4. Pavonia arabica Hochst. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

5. P. KoTSCHYi Hochst. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />

6. HiBiscus CERNDUS A. Terr.l foliis petiolatis, palmatifidis, cre-<br />

* Bollettino della Società geografica italiana, serie III, voi. IV :<br />

a) Dalla penisola dei Somali, lettera del capitano E. Baudi di<br />

Vesme al Presidente della Società geografica italiana. Fascicolo V,<br />

maggio 1891, j)ag. 384, con schizzo.<br />

b) Da Berbera attraverso rOgaden a Inaè nelV Harrar, lettera del<br />

capitano E. Baudi di Vesme al marchese G. Doria. Fase. VIII, lu-<br />

glio 1891, pag. 553.<br />

* Oliver, Flora of Somali-Land: memorandum and Catalogne^ in<br />

James F. L., The unhnown horn of Africa. London, 1888.<br />

Franchet, Sertulum Somalense; in Mission G. Révoil aux pays Qo-<br />

malis. Paris, 1882.<br />

HiLDEBRANDT, Botanische Forschungen in Somali-Lande; in Verh.<br />

hot. Ver. Prov. Brandenburg, XIX, 1877. — Le collezioni di questo<br />

viaggiatore furono studiate dal Vatkb nella Linnaea e neìVOest.<br />

hot. zeitschrift.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 423<br />

nato-dentatis, floribus pedunculis ad apicem geniculatis,<br />

rubris, phyllis exterioribus reflexis calyce minoribus, la-<br />

ciniis calycinis lanceolatis, corollam aequantibus, stylis 5<br />

divaricatis, longis. — Campi a Gerar-Amadeii; IV, 91.<br />

7. LuEDERiTZiA PiROTTAE A. Tevr. ! foliis palmato-3-5 fìdis,<br />

longe petiolatis, stipiilis subulatis, floribus luteolis, caly-<br />

cis laciniis brevissimis, phyllis exterioribus 30 vel ultra,<br />

barbulatis, corolla longioribus, capsulis glabris, carpellis<br />

bialatis. — Campi e prati di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

Oss. Ho dedicata questa specie del nuovo genero Lue-<br />

deritzta, stabilito testé dallo Schumann, al mio maestro<br />

ed amico prof. Romualdo Pirotta, perchè anche pubblicamente<br />

possa dimostrargli la stima e I' affetto che a lui<br />

da sei anni mi legano.<br />

8. ZiZYPHUS Spina-Christi (Linn.) Willd. — Montagne di El-<br />

Anot; 28, II, 91.<br />

Oss. I frutti sono buoni a mangiare ; la pianta è chiamata<br />

Ghup dai Somali.<br />

9. Tribulds terrestris Linn. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />

10. Cassia (aflìne alla C. holosericea Fresen.) — Colli a Gerar-<br />

Amaden; IV, 91.<br />

11. CoMBRETUM FERRUGiNEUM A. RicU. — Fiumo DercF Huina;<br />

3, III, 91.<br />

Oss. I Somali lo chiamano Ohah.<br />

12. BoswELLiA Carteri BìtcIw. — Pianure a Gerar-Amaden ;<br />

IV, 91.<br />

13. Commiphora Opobalsamum Engler. — Campi di Gerar-Ama-<br />

den ; IV, 91.<br />

Oss. È un rametto a foglie imparipennate, 3-jugie, a<br />

foglioline sessili crenate e la mediana crescente alla base;<br />

ho potuto identificarlo con esemplari che nei nostri erbari<br />

si posseggono della Baia di Anfilah.<br />

14. Lactuca (affine alla L. taraxacifolia Schum. et nim.). —<br />

Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

15. Oldenlandia retrorsa Boìss. — Campi a Gerar-Amaden ;<br />

IV, 91.<br />

16. CucuMis Figarei Belile. — Campi di Gerar-Amaden; IV, 91.


424 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

17. SoLANDM — Campi di Gerar-Araaden; IV, 91.<br />

Oss. Mancano i frutti per la sicura sua determinazione;<br />

però sembra nuovo dal portamento e dai fiori, che sono su<br />

peduncoli ascellari lunghissimi e solitarii e con corolla<br />

pelosa a lobi irregolari, profondamente fessi.<br />

18. OcYMUM DEPAUPERATUM Vatke. — Campi di Gerar-Amaden ;<br />

IV, 91.<br />

19. Orthosiphon grandiflorum a. Terr.! foliis basi canescen-<br />

tibus, margine undulato-crenatis, pedunculis gracilibus,<br />

vix pubescentibus, calycis laciniis inferioribus longisetis,<br />

corolla extus pilosa, triplo calyce longiore. — Prati e luo-<br />

ghi aridi di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

Fiume Derer-Huina; 3, 111,91.<br />

20. Premna resinifera . —<br />

21. Sopubia Candei A. Terr.! foliis simplicibus v. 3-partitis.<br />

longissimis, junciformibus, apiculatis, pedunculatis, ad me-<br />

dium geniculatis et 2 bracteolatis, corolla calycis laciniis<br />

obovatis et margine hyalinis triplo longiore. — Campi a<br />

Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

Os». Ho dedicatala specie al raccoglitore sig. G. Candeo.<br />

22. Craterostigma auriculatdm (Doìribr.). — Campi a Gerar-<br />

Amaden; IV, 91.<br />

23. Ruellia grandiflora Pers. — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />

24. Blepharis edulis Pers.<br />

Var. OBLONGATA A. Terr. ! spicis longe columnaribus, qua-<br />

drifariis. — Montagne di El-Anot; 22, II, 91.<br />

Oss. Corahar chiamata dai Somali. Pare vicina alla<br />

B. spicata od Acanthodium spicatum.<br />

25. (Acanthacea) — Campi di Gerar-Ama-<br />

den; IV, 91.<br />

26. Heliothropium glomeratum a. Terr. ! foliis lineari-subula-<br />

tis, ad nodos glomeratis, floribus in racemo abbreviato,<br />

sessilibus, calyce strigoso, nuculis laevibus, pilosissimis,<br />

— Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

27. Hebenstreitia rariflora A. Terr.! corollae tubo partim<br />

incluso, parte superiore libera infundibuliformi, calycem<br />

dimidio superante, seminibus 2, cylindraceis, nigris, undu-<br />

latis, in quoque loculo solitariis. — Campi di Gerar-Ama-<br />

den; IV, 91.


ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA 425<br />

28. Aerva JAVANiCA (Burm.) Juss. — Campi di Gerar-Araaden ;<br />

IV, 91.<br />

29. LoRANTHus (affine al L. gibbulosus Rich.). — Montagne di<br />

El-Anot; 28, li, 91.<br />

30. Salvadora persica Linn. — Montagne di El-xVnot; 28, II, 91.<br />

Oss. Su questa pianta, chiamata Hadai dai Somali e<br />

Mossuah dagli Arabi, era parassita il Lorantlms.<br />

31. Pleuropterantra Revoilii Franchel. — Laferur; 1, III, 91.<br />

32. LiTTONiA Baudii a. Terr.l caule striato, basi subpilosulo,<br />

foliis ciliolatis, ensiformibus, verticillatis, floribus maxi-<br />

mis, roseis, phyllis basi pene coalitis, oblongo-obovatis,<br />

reliexis, staminibus vix petala aequantibus, stylo apice<br />

tantum tripartito. — A LiUonia Revoilii, cui proxima,<br />

stylo et laciniis coroUinis longe differt. — Campi di Gerar-<br />

Amaden; IV, 91.<br />

Oss. Dedicata al cap. Baudi di Vesme, che la raccolse.<br />

33. Vellozia Schnitzleinia (Hochst.) Bali.<br />

Var. soMALENSis A. Terr. ! foliis reclinatis, rigidis, flore so-<br />

litario, pedunculato, peduncolo apice geniculato, et a me-<br />

dio ad apicem piloso-strigoso. — Campi di Gerar-Amaden ;<br />

IV, 91.<br />

Oss. Pare jDiuttosto una nuova specie; ma l'assenza<br />

delle capsule non permette che credei'la varietà locale.<br />

34. Sanseviera ehrenbergiana Schio. — Montagna di El-Anot;<br />

28, II, 91.<br />

Oss. Thahar in Somalo e Seher in Arabo; usata, ma-<br />

cerandone le foglie, per fibre tessili.<br />

35. Scilla — Campi a Gerar-Araaden; IV, 91.<br />

Oss. Parrebbe una specie nuova, a foglie dal contorno<br />

ondulato; ma i pochi fiori e la mancanza dei bulbi mi<br />

lasciano indeciso sul suo valore specifico.<br />

36. CoMMELiNA FoRSKALAEi Hocìist. — Campi a Gerar-Amaden ;<br />

IV, 91.<br />

37. AsPARAGUs — Campi a Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

Oss. Non posso riferirlo che all'^. abyssinicus come va-<br />

rietà ; però ne posseggo un i^iccolo pezzo con foglie, e<br />

quindi di incerta diagnosi.


426 ADUNANZA DELLA SEDE DI ROMA<br />

38. Cyperus — Campi a Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />

Oss. Non sarà difficile, con maggiori confronti, stabi-<br />

lire l' entità di questa forma, che sembrerebbe nuova ;<br />

tuttavia il poliformismo del genere mi induce a non ri-<br />

ferirla, per ora, a nessuna delle specie conosciute e né<br />

porvi altro nome.<br />

39. C. BULBOSUS Vahl.<br />

Var. LONGEBRACTEATUS A. Terr.l spiculis compressis, pauci-<br />

floris, subdistantibus, bracteatis, 2-3 bracteis inferioribiis<br />

iongissimis, reliquis spiculas haud superantibus. — Campi<br />

di Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

40. Tragus racemosds (W.) Hall. — Campi e prati di Gerar-<br />

Amaden; IV, 91.<br />

41. PAPPOPHOR0M BRACHYSTHACHYUM Jaul). et SpacH.<br />

Var. PILOSDM A. Terr. ! foliis infìmis divaricatis, subulatis,<br />

pungentibus, rigidis, dense pilosis, superioribus erectis,<br />

latioribus, setis aureis. — Gerar-Amaden ; IV, 91.<br />

42. Andropogon circinatus ? Hoclist — Campi e luoghi aridi a<br />

Gerar-Amaden; IV, 91.<br />

43. Sporobolus (affine alla S. capensis?). — Campi a Gerar-Ama-<br />

den, IV, 91.<br />

Il prof. Cuboni fa la seguente comunicazione :<br />

LA SESSUALITÀ DELLE PIANTE SECONDO UNO SCRIT-<br />

TORE DEL SECOLO XVL PER G. CUBONI.<br />

Degli storici della botanica che hanno esposto le opinioni de-<br />

gli antichi filosofi e naturalisti sulla sessualità delle piante nes-<br />

suno ha mai ricordato il nome di Giovanni Camilla, medico ge-<br />

novese, che in un suo libro pubblicato a Venezia nel 1564<br />

espone brevemente le opinioni allora dominanti sulla natura<br />

delle piante e parla della sessualità.<br />

Il libro é così intitolato: — Enthosiasmo — di Gìov. Camilla<br />

— filosofo — e "medico genovese. — De misierii, e meravigliose<br />

— cause della compositione del Mondo, — Al Rever. e molto<br />

illustre — monsignor Carlo Cicala, — vescovo di Albenga. — In<br />

Vinegia appresso — Gabriel Giolito de Ferrari. — MDLXIIII.


ADUNANZA DELLA SEDE DI F1RENZE3 427<br />

Il libro è in forma di dialogo fra Camilla e Livio — hono-<br />

rnto e bellissimo spirito, et in qual si voglia arte e scienza<br />

eccellente. — Il capitolo X a pag. 47 tratta delle piante, e vi si<br />

discorre delle diverse sorta di piante, delle radici, del fusto, della<br />

scorza, della midolla, della foglia, dei frutti e delle semenze ecc.<br />

Riguardo alla sessualità ecco le precise parole a pag. 51:<br />

« Cam. Ditemi di grafia, si ritrovano nelle piante maschio e<br />

« femina?<br />

« Liv. Questo si; e s' il maschio, di cui sono le foglie più<br />

« grandi, sarà appresso la femina, cagionerà essa a far più<br />

« frutti, ch'ella non farebbe; essendo egli più fruttifero di<br />

« di lei. Di tal sorte, che si vede alle volte, il maschio essen-<br />

« dole appresso, che le si accosta, piegando le sue cime; segno<br />

« veramente di amore tra loro. » — Prima, parlando delle ra-<br />

dici, dice per lo più il maschio ha la radice con più nodi che<br />

non la femina.<br />

Queste brevi citazioni sono sufficienti a dimostrare che anche<br />

il filosofo Camilla, come tutti gli scrittori antichi e moderni fino<br />

a Camerario (che, come è noto, fu nell'anno 1691 il vero scopri-<br />

tore degli organi sessuali nelle piante), aveva un concetto della<br />

sessualità del tutto erroneo, basato soltanto sulla diversità dell'<br />

habitus di alcune forme e non già sulla conoscenza più o meno<br />

esatta degli organi sessuali.<br />

Il prof. Cuboni presenta poi alla Società alcuni esemplari di Galinsoga<br />

parviflora Cav. raccolti a Trobaso, presso Intra (Lago Mag-<br />

giora) ; sulle cui radici si trovano numerosi tubercoli prodotti dal-<br />

l' /fé feroce ra radicicola Greeif. Osserva che finora questo parassita<br />

non era mai indicato sulla Galìnsoga.<br />

SEDE DI FIRENZE.<br />

Adunanza del 13 novembre 1892,<br />

'<br />

Dichiarata aperta la seduta, il Presidente proclama Soci i signori<br />

: Bonnet prof. E. di Parigi, IngegnoH cav. Francesco di Milano,<br />

Gentile prof. Giacomo di Porto Maurizio, Schmitz cav. Fe-<br />

lice di Firenze. Ad eccezione del sig. Bonnet, che ha l'atta esplicita<br />

dimanda per essere ammesso con la data del 1892, gli altri entreranno<br />

a far parto della Società dal 1° gennaio venturo.<br />

Bull, della Soc. boi. Hai. 28


428<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIEENZE<br />

In seguito a pratiche ora giunte a termine, il R. Governo del<br />

Giappone ha partecipato che per mezzo della Direzione della nostra<br />

Società potrà, chi desideri, comunicare con l'Orto botanico di Tokio<br />

e fare scambi di pubblicazioni e di semi ; tali rapporti sono altamente<br />

graditi ed è da lusingarsi che ogni interessato ne approfitterà<br />

a vantaggio non scarso della scienza.<br />

L'Archivista Micheletti dà rapporto delle pubblicazioni perve-<br />

nute in dono alla Società.<br />

Dal dott. Ed. Bonnet : Bonnet. Petite flore parisienne. Paris 1883.<br />

— Le Djebel Abderrhaman el Mekki (Tunisie). Paris 1887. — Les<br />

produits végétaux du marche de Sfax. Paris 1884. — Plantes du<br />

poste optique de Founassa (Sud Oranais). Paris 1889. — Bonnet Ed.<br />

e Mauri/ P. D'Ain-Sefra à Djenien-Bou-Resq. Voyage botanique dans<br />

le Sud-Oranais. Paris 1888.<br />

Dal prof. P. Magnus :<br />

Magnus. Johannes Groenland. Nachruf.<br />

Dresden 1891. — Hermann Rober. Nachruf. 1871. — Johannes Roeper.<br />

Biographischer Nachruf. 1885. — Mittheilung ùber das Vorkommen<br />

der Paccinia singularis Magn. Berlin 1890. — Ein Beitrag<br />

zur Beleuchtung der Gattung Diorchidium. Berlin 1891. — Verbreitung<br />

des Gebrauches des Knollenpilzes (Pachyma Fr.) bei wilden<br />

Vòlkerschaften. Berlin 1892. — Eiuige Beobacktungen zur naheren<br />

Kenntniss der Arten von Diorchidium und Triphragmium.<br />

Berlin 1891. — Zwei neue Uredineen I. Diorchidium Steudneri P.<br />

Magnus IL Ein neues bemerckenswerthes Caeoma auf Geum. Ber-<br />

lin 1891. — Zur Kenntniss der Verbreitung einiger Pilze. Berlin 1892.<br />

— Zur Umgrenzung der Gattung Diorchidium nebst kurzer Uebersicht<br />

der Arten von Uropyxis. Berlin 1892. — Zweiter Nachtrag zu<br />

dem Verzeichnisse der im Botanischen Garten zu Berlin beobachteten<br />

Ilstilagineen und Uredineen. Berlin 1887. — Ueber den Rost<br />

der Weymouth-Kiefern (Pinus Strobus L.). Berlin. — Eine Bemerkung<br />

zu Uromyces excavatus (D.C.). Magn. Berlin 1891. — Ein<br />

neues Exobasidium aus der Schweiz. Bei-lin. — Ueber der Einfluss,<br />

den die Vegetation einiger parasitischer Pilze in der Biute der<br />

Wirtspflanze auf die Ausbildung der Bliitenteile ausiibt. Berlin 1891.<br />

— Beitrag zur Kenntniss einer osterreichischen Ustilaginee. Ber-<br />

lin 1892. — Ueber das Auftreten der Stylosporen bei den Uredineen.<br />

Berlin 1891. — Ueber einige von Herrn Professor G. Schweinfurth<br />

in der italienischen Colonie Eritrea gesammelte Uredineen. Berlin<br />

1892. — Ueber Staubgefassrudimente an den Seiten desLabellum<br />

von Orchis papilionacea. L. Berlin 1891. — Verzeichnis der bei<br />

Oranienburg am 30 Aprii und 24 Mai 1891 beobachteten Pilze.<br />

Berlin 1891. — Ueber die in Europa auf der Gattung Veronica auftretenden<br />

Puccinia-Arten. Berlin 1890. — Thorea ramosissima Bory<br />

bei Belgrad in Ssrbien und ihre weitere Verbreitung. Berlin 1889.<br />

— Verzeichnis der am 15 Mai und 1 Juni 1890 bei Freienwalde a.<br />

0. beobachteten Pilze. Berlin 1890. — Ueber zwei Bildungsabweichungen<br />

(Cytisus Laburnum und Taraxacum officinale). Berlin 1890.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 429<br />

— Ueber das Auftreten eines Uromyces auf Glycyrrhiza in der alien<br />

und in der neuen Welt. Berlin 1890. — Ueber einige in Sudamerika<br />

aiif Berberis-Arten wachsende Uredineen. Berlin 1892.<br />

Julius Miinter. Nachruf. Berlin 1885. — Ascherson P. und Magnus<br />

P. Die Verbreitung der hellfriichtigen Spielarten der europiiischen<br />

Vaccinien, sowie der Waccinium bewohnonden Sclerotinia-Arten.<br />

Wien 1891.<br />

Dal dott. Hermann von Ihering : Von Ihering. As arvores do Rio<br />

Orande do Sul. Porto Alegre 1891.<br />

Il prof. Caro Massalongo ha inviato due brevi note delle quali<br />

si dà lettura mostrando gli esemplari delle piante che l'autore vi<br />

ha- unito.<br />

SOPRA UN DITTERO-GECIDIO DELL' ERYNGIUM AMETHY-<br />

STJNUM L. — CENNO DEL D.' C. MASSALONGO.<br />

Sino dai tempi del celebre entomologo Reaumur si conosce<br />

un dittero-cecidio suU' Eryngiuìn campestre L. (Mém. hist.<br />

Insectes, III, tav. 44, fig. 1-2?), il quale si manifesta con degli<br />

ingrossamenti caulini o rameali, di forma e grandezza diversa,<br />

€he verrebbero a prodursi a spese del parenchima midollare<br />

enormemente dilatato. Nello spessore di detto parenchima tro-<br />

vansi sovente numerose logge o camere larvali. Posteriormente<br />

il Vallot riconobbe per primo, che il surriferito cecidio era<br />

determinato da una Cecicloinyia, la quale dalla pianta matri-<br />

cale veniva dal medesimo distinta col nome di C. Eryngii; in<br />

un' epoca a noi più vicina, il Giraud riportava definitivamente<br />

questo insetto al genere Lasioptera. La galla in questione, seb-<br />

bene di rado, fu da me pure osservata nei dintorni di Tregnago;<br />

credo opportuno di far ciò conoscere, perché non ricordo che<br />

altri ne abbiano segnalata la presenza nel nostro paese. Non è<br />

però questo soltanto che desidero col mezzo della presente no-<br />

terella di render noto agli egregi colleghi della Società botanica<br />

italiana, ma sibbene la scoperta da me fatta (nei monti della valle<br />

di Tregnago) di un'analoga dittero-galla ancora sopra V Eryngium<br />

ametliystinuni L., la quale per i suoi caratteri e specialmente<br />

per quelli delle larve del suo autore, ritengo come pro-<br />

babile da attribuirsi alla stessa Lasioptera Eryngii (Vali.) Gir.,<br />

quantunque sopra questo substrato, da quanto so, non la trovi<br />

da alcuno indicata. Le nodosità o rigonfiamenti provocati dal ce-


430 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

cidiozoo, come potrà rilevarsi dagli esemplari infetti di Eryngium<br />

ainethystinum che unisco a questa comunicazione, sono<br />

assai polimorfi, spesso interessano la lunghezza di più internodii,<br />

però d' ordinario trovansi all' estremità del caule e predominan-<br />

temente sui rami i quali portano i capolini delle infiorescenze.<br />

DEFORMAZIONE PARASSITARIA DEI FIORI DI AJUGA<br />

CHAMAEPITYS SCHREB. — NOTA DEL D^ C. MAS-<br />

SALONGO.<br />

Nei luoghi coltivati della valle di Tregnago, da due anni<br />

circa, trovo degli esemplari di Ajuga chamaepitys, che accanto<br />

ai fiori ordinarli altri ne portano nei quali la corolla un poco<br />

inspessita ed anormalmente rigonfiata, nonché divenuta vire-<br />

scente, resta chiusa, producendo cosi una specie di sacco cir-<br />

condato alla base dal calice. Nell'interno di tali fiori il ginoceo<br />

trovasi in vario modo sformato, ed i filamenti degli stami mo-<br />

stransi più o meno ingrossati. Causa di questa alterazione si<br />

è la larva di un dittero della famiglia delle cecidomiidì, larva<br />

che solitaria annidasi nella cavità limitata dalla corolla mo-<br />

struosa, dove in seguito trasformasi in pupa. Trattasi adun-<br />

que di una galla e precisamente di un dittero-cecidio che pel*<br />

suo aspetto potrebbe paragonarsi a quelli prodotti da insetti<br />

della stessa famiglia, sopra i fiori di numerose altre piante.<br />

Quantunque dalle galle di Ajuga chamaepUys finora non sia<br />

riuscito ad ottenere l' insetto perfetto (alato) e perciò, con<br />

sicurezza, non possa dire a qual genere si debba ascrivere il<br />

loro autore, tuttavia, basandomi sopra le particolarità offerte<br />

dalla larva e specialmente della sua spatula sternale, crederei<br />

di poter affermare, nel caso nostro, trattarsi di una specie, forse<br />

non ancora descritta, del genere Asphondylia. Dei cecidiozoi<br />

spettanti a questo genere, da quanto ho potuto rilevare, sopra<br />

altre labiate se ne conoscerebbe una specie soltanto, cioè 1'^.<br />

Hornigii Wacht., la quale deforma i fiori di OìHganum vulgare<br />

in maniera analoga a quanto venne qui riferito per quelli delyAjuga<br />

ChamaepUys.<br />

A complemento dell'ora esposto aggiungerò alcune indicazioni<br />

relative al cecidiozoo. La larva di colore giallastro o subaran-


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 431<br />

ciato, è tutta coperta di papille, alcune delle quali, al lato ven-<br />

trale degli anelli del corpo, portano una brevissima setola:<br />

r ultimo anello, assai più piccolo del penultimo, è bilobo coi<br />

lobi arrotondati, questi però non presentano veruna appendice.<br />

La spatula sternale, provvista di stipite lineare, è divisa all'estre-<br />

mità in due denti subacuti, separati da un seno angoloso; al<br />

margine interno di ciascuno di essi scorgesi una leggera spor-<br />

genza o gibbosità. — La pupa da 3 mill. o poco più lunga, so-<br />

pra 1 mill. di grossezza, al lato dorsale dei segmenti addomi-<br />

nali é fornita (eccetto del primo eh' è liscio) di numerose spinette<br />

coniche, brune, le quali sono disposte in serie trasversali. Le<br />

guaine delle ali arrivano appena oltre l'estremità del secondo<br />

segmento dell'addome, quelle del pajo anteriore e mediano di<br />

zampe sorpassano di poco il terzo, mentre le guaine dell'ultimo<br />

paio prolungansi sino al limite posteriore del quarto od alla<br />

metà del quinto segmento dell'addome. Cornetti (perforanti)<br />

terminali, subconici, minutissimi ed appena fra loro divergenti.<br />

Il Presidente rileva l'importanza delle osservazioni del prof. Mas-<br />

salongo, loda la sua costanza nelle ricerche continue e confida in re-<br />

sultati di grande utilità sotto molti rapporti. Avverte che i saggi<br />

inviati saranno trasmessi al gabinetto zoologico del R. Istituto di<br />

Studi superiori non avendo la Società Botanica modo di custodire<br />

tali collezioni.<br />

Dal Socio dott. Jatta è pervenuta la memoria :<br />

MATERL\LI PER UN CENSLMENTO GENERALE DEI LI-<br />

CHENI ITALIANL PER A. JATTA.<br />

IV.<br />

ETEROLICHENI.<br />

Ser. I. — Eterolichenì fruUcuìosL<br />

La serie degli eterolichenì fruticulosi, che corrisponderebbe<br />

ai lìchenes thaìnnoblasti del Koerher,^ o Epìconiocleì, Cladonio-<br />

dei e Ramalodei del Nylander, ^ può dividersi nelle tre famiglie<br />

* KOEKBER, Sljst., XXV.<br />

* NvLANDER, Lich. Scand., Helsing., 186L


432 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Ramalinaceì, Cladoniaceì e Spìiaeroiplioracei, modificandosi la<br />

classificazione da me precedentemente proposta * col distacco dai<br />

Cladoniaceì degli SpliaeropTiorei ora considerati come famiglia<br />

autonoma.<br />

Si distingueranno poi nei Ramulinacei tre tribù rispondenti<br />

ai tipi offerti dai generi Usnea Dill., Ramalina Ach. e Roc-<br />

cella DC. Nei Cladoniaceì si hanno due tipi principali secondo-<br />

la natura del protallo granelloso {Boeomyces Pers.), o frondoso<br />

{Cladonia Hff'm.), e in conseguenza due tribù. E due tribù ab-<br />

biamo pure negli Spliaeroplioraceì : una ad apotecì deiscenti<br />

mercè lacerazione dello involucro tallino che ricopre il tecio<br />

come nel genere Sphaerophoron Pers., e l' altra con apotecì<br />

ostiolati come nella Siphula Fr.<br />

Quindi tutti gli eterolicheni fruticulosì italiani comprendono<br />

le seguenti sette tribù :<br />

Trib. I. Usneì.<br />

Trib. II. Ramalìnei.<br />

Trib. III. Roccelleì.<br />

Trib. IV. Boeomycei.<br />

Trib. V. Cladonieì.<br />

Fam. L Usneacei.<br />

Fam. II. Cladoniaceì.<br />

Fam. III. Sphaerophoracei.<br />

Trib. VI. Sphaerophorei.<br />

Trib. VII. Sìphulei.<br />

Tra gli eterolicheni fruticulosì non comprenderò col Koerber *<br />

i generi Cetraria Ach., Cornicularia Schreb. e Anaptychia Krb.,<br />

perchè non sembrandomi possibile in un sistema naturale stac-<br />

care i primi due generi da Platysma Hill, e 1' ultimo da Par-<br />

melia Ach., tutti tre i generi sono riportati tra gli eterolicheni<br />

folìosi.<br />

* Cfr. Monogr. Liah. It. merid., pag. 75.<br />

* Koerber, Syst., pag. 7, 44, 49.


ADUNANZA DKLLA SKDE DI FIRENZE 433<br />

È duopo riconoscere che il genere Thamnolia Ach. piuttosto<br />

che essere riattaccato al genere Cladonia HIFm., come credette<br />

Io stesso Koerber, ' meriti un posto tra i Siphalei, dopo gli studi<br />

del Mincks, che più esattamente potette esaminarne l'apotecio, '<br />

scoprendolo indubbiamente angiocarpo.<br />

Né si enumerano col Fries ' tra gli eleroUcUeni friUiculosi i<br />

generi Theloschistes Norm. (sinonimo di Physcia Schreb.) e<br />

Tornabenia Trev., di cui riuUa può giustificare il distacco dal<br />

genere Parnielia Ach.<br />

È facile intanto osservare come il metodo di classificazione<br />

seguito trovi in parte riscontro con quello proposto dal Mùller, *<br />

potendo, meno qualche piccola divergenza, corrispondere la fa-<br />

miglia dei Cladoniacei alla sua serie delle Capitularieae, e quella<br />

dei Ramalinaceì alla prima divisione della serie delle Bisco-<br />

carpeae, cioè alle Biscocarpeae thamnoUastae. Però il Mùller<br />

vi comprende anch' egli i generi Cetraria Ach. ed Anaptijchia<br />

Krb., che, come già si è osservato precedentemente, vanno me-<br />

glio riportati tra gli eterolicheni foliosi, e nelle Capitularieae,<br />

registra il genere Thamnolia Ach. come prossimo al genere<br />

Cladonia Hffm., seguendo in ciò l' erronea classificazione del<br />

Massalongo. ^<br />

Il Nylander ed il Mùller* inoltre, seguendo il Fries, riunirono<br />

agli Sphaerophoracei i Caliciei, formando cosi la serie degli Epi-<br />

coìiiodei Nyl. (Epiconiaceae Muli.), che eglino considerarono come<br />

molto prossima a quella dei Cladonei Nyl. {Capitularieae Muli.).<br />

Ma anche da questo concetto sistematico (seguendo il Koerber,<br />

il Mudd, lo Stizenberger ed altri autori) mi é forza allontanarmi,<br />

ritenendo più naturale di considerare il gruppo dei Caliciei come<br />

una famiglia autonoma degli eterolicheni crostosi molto pros-<br />

sima a quella dei Graphidacei. Causa di tale opinione è prin-<br />

cipalmente il valore genetico assegnato al pedicello dei Ca^e-<br />

czef/ giacché l'esame della struttura interna di questo sembrami<br />

* Koerber, Prg., pag. 14.<br />

* MiNCKS, Flora, 1878, pag. 337-353, tav. V.<br />

3 Fries (Th.), Gen. heteroL, Ups., 1851.<br />

* MuLLER, Prìnc. d. class, d. lich., Genève, 1862.<br />

' Massalongo, in Flora^ 1856, pag. 15.<br />

' Mùller, loc. cit. ; Nylander, L. Scand., loc. cit.<br />

"^ Jatta, Monogr. Lidi. It. merid., pag. 63, tav. VII, 30-41.


434 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE<br />

metta facilmente in chiaro come desso sia una formazione di-<br />

pendente dalle ife ipotecali, da quelle stesse ife, cioè, che assumono<br />

speciale sviluppo e differenziazioni nelle vicine famiglie<br />

dei Graphidacei e dei Lecideacei; e nello stesso modo che in<br />

queste possono formare una specie di rivestimento, o di cusci-<br />

netto di difesa sottoposto al thecium carbonizzandosi, nei Calicia-<br />

cei9\ prolungano nel cilindretto di tessuto compatto, che riattacca<br />

la base dell'apotecio al tallo. Il pedicello quindi va considerato<br />

come parte e derivazione dell'apotecio. — In conseguenza di che<br />

gli Epiconiodei del Nylander son divisi in due gruppi ben distinti,<br />

di cui uno, gli SpìiaeropUorei, resta a far parte degli eterolicheni<br />

frutìculosi, e l'altro, i Calicìei, passa tra gli eterolicheni crostosi.<br />

Non posso infine sottoscrivere interamente alle nuove vedute<br />

sistematiche del Wainio, che del modo onde il tallo si accresce<br />

e della posizione che in esso prendono i due elementi che con-<br />

corrono a formarlo, come pure dei dettagli dell' apotecio, non<br />

sembra tener gran conto nella formazione delle famiglie, ba-<br />

standogli dividere tutta la classe nei due grandi gruppi di Dì-<br />

scolichenes e Pi/renolichenes. '<br />

*<br />

* *<br />

Come per gli Omeolicheni cosi per gli Eterolicheni non trovo<br />

ragioni convincenti per seguire la nuova nomenclatura del<br />

Kuntze, che vorrebbe mutati i nomi Boeomi/ces Pers., Chlorea<br />

Nyl. e Urceolaria Ach. in Titbercularìa Wigg., Nylanderarìa<br />

Ktz. e Lagerheimina Ktz. in omaggio ad una legge di priorità<br />

che per noi non può avere un valore assoluto. *<br />

Tra i generi Alectoria Ach. e Brijopogon Lnk. si é fatta tale<br />

confusione, che riuscirebbe malagevole mantenere la distinzione<br />

stabilita dal Fries ' sul solo colore delle spore. Dividerò nullameno<br />

il genere Alectoria Ach. in due sottogeneri : Eualectoria<br />

e Bryopogon Lnk., riferendo al primo A. sarmenlosa Ach.,<br />

ochroleuca Ach. e nigricans Ach. con spore grandi e spesso<br />

colorate, nel numero di 2-4 in ciascuna teca, e al secondo<br />

* Wainio, Elude sur la classìfication naturelle des lichens du Brésil.<br />

Helsing., 1890.<br />

^ Kuntze, Bev. gen. plani., 1891, pag. 875-877.<br />

* FiiiES, Gen. Jieterolic, loc. cit.


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 435<br />

A. ^libata Krb., bìcolor Nyl. e divergens Ach., con spore pic-<br />

cole sempre ialine, nel numero di 8 per teca. '<br />

Dei vari sottogeneri in cui venne diviso il genere Cladonia,<br />

per evitare confusioni, si manterranno soltanto : Cladlna Nyl.,<br />

Pycnotlielia Ach., Eiicladonia (Hffm.) Nyl. distinguendo però<br />

in quest' ultimo tre gruppi, cioè : specie e>'ìjthrocarpae, ochro-<br />

carpae e phaeocarpae.<br />

Riportando lo Stereocaulon nanum Ach. ad un sottogenere<br />

si adotterà per questo il nome friesiano Chondrocaulon. ^<br />

E infine sarà bene notare come non sieno affatto rappresentati<br />

tra i licheni italiani i generi Pilophoron Tuck., Siphula Fr.,<br />

Neuropogon Nees e F\v., di cui si incontrano specie nelle re-<br />

gioni nordiche di Europa ; mentre 1* Italia fornisce un nuovo<br />

genere da aggiungere ai licheni europei, Siphulastrum Muli.,<br />

che già sostenni doversi ascrivere alla famiglia dei Siphulei^<br />

contro l'opinione del Mùller stesso che lo stabili come prossimo<br />

al genere Lichina Ag. *<br />

I. Apotecio lecanorino :<br />

1. tallo cilindrico :<br />

Chiave dei generi e delle tribù.<br />

Trib. I. UsNEi<br />

Pam. I. Ramai ina ce i.<br />

a. spore uniloculari, sferiche, minute :<br />

Gen. 1. Usnea Dill.<br />

&. spore uniloculari, ovoidee.<br />

Gen. 2. Alectoria Ach.<br />

&'. spore massime :<br />

sottogen. Eualectoria.<br />

b". spore mediocri :<br />

sottogen. Brijopogon Lnk.<br />

e. spore uniloculari, ellissoidee, minute:<br />

Gen. 3. Chlorea Nyl.<br />

* Stizenberger, Ann. di K. Nat. Hofmus., VII, 3, 121 (1892).<br />

* Fribs., Man. stereoc, Ups., 1863.<br />

^ Bull, della Soo. hot. ital., 1892, pag. 246. \<br />

* Flora, 1889, pag. 142.


436 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

2. tallo compresso :<br />

Trib. IL Ramalinei<br />

II. Apotecio sublecideino :<br />

a. spore ovoidee, uniloculari :<br />

Gen. 4. Evernia Ach.<br />

&. spore ovoidee, biloculari :<br />

Gen. 5. Dufourea Ach.<br />

e. spore curvate, biloculari :<br />

Gen. 6. Ramalina Ach.<br />

Trib. III. ROGCELLEI<br />

a. spore ellittiche, quadriloculari :<br />

Gen. 7. Roccella DO.<br />

1. prototallo granuloso :<br />

Trib. IV. BoEOMYCEi<br />

Fam. II. Cladoiiìacei.<br />

a. spore aciculari, pluriloculari :<br />

Gen. 8. Gomphyllus Nyl.<br />

&. spore fusiformi, bi-quadriloculari :<br />

2. prototallo frondoso :<br />

Gen. Boeomyces Pers.<br />

Trib. V. Cladoniei<br />

a. spore ovoidee, uniloculari :<br />

Gen. 10. Cladonia Hffm.<br />

a', podezio glabro papillare :<br />

sottogen. 1. Pycnothelia Ach.<br />

a", podezio glabro, elongato, ramoso<br />

sottogen. 2. Cladina Nyl,<br />

a!", podezio squamuloso :<br />

sottogen. 3. Eucladonia Nyl.<br />

&. spore aciculari, pluriloculari :<br />

Gen. II. Stereocaulon Schreb.<br />

&'. podezio granuloso :<br />

sottogen. Eustereocaulon.<br />

ì)'. podezio eruginoso :<br />

sottogen. Chondrocaulon Fr.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 437<br />

Fam. in. Sphaerophoracei.<br />

1. apotecio lacero-deiscente :<br />

Trib. VI. Sphaerophorei<br />

a. spore sferoidali :<br />

2. apotecio ostiolato :<br />

I. UsNEA Din.<br />

Gen. 12. Spliaerophoron Pers.<br />

Trib. VII. SiPHULEi<br />

a. apotecio laterale composto :<br />

Gen. 13. Thamnolìa Ach.<br />

ì). ignoto (ad interim) :<br />

Gen. 14. Sipfiulastruni Muli.<br />

Fam. I. Ramalinaceì.<br />

Trib. I. UsNEi.<br />

1. articulata (Ach.) Rbh. L. D., 120. — - Erb. cr. it, II, 14;<br />

Un. it., V; Dnrs.; Ces.; Mass. (XLV).<br />

T., Tr. — Alp., Seti, Tose, Merid.<br />

2. barbata (Acli.) Krb. Syst., 3. — Erb. cr. it., I, 725; Rbh.<br />

L. E., 245; Mass. L. L, 51, 83, 84; Anzi L. m. r., 12-16:<br />

Lng., 413; Ces.; Dnrs.; Garor.<br />

Var. hirta Ach., intermedia Mass., florida Ach., dasypoga<br />

Ach., sorediifera Arnd.<br />

T., Tr. — It.<br />

3. ceraiina Schaer. En., 3. — Ces. ; Dnrs. ; Garov.<br />

Var. incurvescens Arnd.<br />

T. — It.<br />

4. cornuta (Fw.) Krb. Prg., 2. — Anzi Lng., 415.<br />

T. — Seti, Tose, Merid.<br />

5. lonffissima Ach. Univ., 626. — Mass. L. I., 7; Anzi L. ra.<br />

r., 11; Ces.<br />

Tr. — Alp.


438 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

6. pUcata Fr. Scand., 16. — Anzi L. m. r., 14; Lng., 414; Un.<br />

ii, VI; Ces.; Garov.<br />

T. — It.<br />

7. rubiginosa Mass. Gap., 13, — Anzi Lng., 413.<br />

T. — Seti, Tose.<br />

8. tortuosa Dnrs. Fr. lidi., 202. — Ces.; Dnrs.<br />

T. — Lig.<br />

II. Alectoria Adi.<br />

* Eualectoria.<br />

9. nigricans (Ach.) Nyl. Prodr., 71. — Un. it., III.<br />

S. — Alp.<br />

10. ochroleuca (Adi.) Nyl. Prodr., 47. — Erb. cr. it., I, 1219;<br />

Mass. L. L, 48; Anzi L. m. r., 23; Ces.; G-arov.<br />

Var. rigida Yill.<br />

Tr., S. — Alp.<br />

11. sarmeniosa Krb. Syst., 7. — Trev. Lidi, v., 140, 141 ;<br />

Ces.; Mass. (II).<br />

Tr., T. — Alp., Seti, Tose.<br />

** Bryopogon Lnk.<br />

12. bicolor Nyl. Prodr., 45. — Anzi Yen., 17; L. m. r., 22;<br />

Mass. (II); Ces.<br />

Var. Berengeriana Mass.<br />

S. — Alp.<br />

13. divergens Adi. Meth., 305.<br />

S. — Alp.<br />

14. jiibata Adi. Univ., 592. — Erb. cr. ii, I, 1415; Anzi L.<br />

ni. r., 17-21; Lng., 453, 498; Trev. Lieh. v., 147; Ces.;<br />

Dnrs.; Mass. (II).<br />

Var. cana Ach., capillaris Ach., chalibeiformis L., implexa<br />

Hffm., prolixa Krb.<br />

T., Tr. — It.<br />

III. Chlorea Nyl.<br />

15. arì)oricola Jat. — Syn. Chi. Soleirolii var. arborea Jat,<br />

Mon., 79.<br />

T. — Merid.<br />

16. Soleirolii (Duf.) Nyl. Prodr., 45. — Erb. cr. it. I, 755 ;<br />

II, 19; Ces.; Dnrs.<br />

Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 439<br />

17. vulpina Ach. Meth., 268. — Erb. cr. it., I, 31; II, 266;<br />

Mass. L. I., 1; Anzi Lng., 19; Rbh. L. E., 191; Ces. ;<br />

Dnrs.; Bgl., Garov.<br />

Tr. — Alp., Sett., Lig., Merid. .<br />

IV. EvERNiA Ach.<br />

Trib. II. Ramalinei.<br />

18. discaricala Ach. Univ., 441. — Rbh. L. E., 244 ; Mass.<br />

L. I., 22; Erb. cr. it., I, 184; Anzi L. m. r., 72; Trev.<br />

Lich., V. 148; Ces.; Dnrs.; Garov.<br />

Tr. — It.<br />

19. furfuvacea Fr. L. E., 26. — Erb. cr. it., I, 15; Rbh.<br />

L. E., 251 ; Anzi L. m. r., 71 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov. ;<br />

Mass. (XVII).<br />

Var. platyphylla Fw.<br />

T. — It.<br />

20. lìrunaslri Ach. Univ., 442. — Erb. cr. it., I, 829; II, 363;<br />

Anzi L. m. r., 70; Ces.; Dnrs.; Mass. (XVII) ; Trev. Lich.,<br />

V. 139; Garov.<br />

T. — It.<br />

21. thamnodes (F\v.) Krb. Syst., 42. — Anzi Lng., 20.<br />

Tr. — Alp.<br />

V. DUFOUREA Ach.<br />

22. madreporiformis Ach. Univ., 524. — Rbh. L. E., 753;<br />

Erb. cr. it., I, 1416; Dnrs.; Ces.<br />

S. — Alp., Merid.<br />

23. ramulosa (Hoock.) Nyl. Flora, 1863, 76. — Syn. D. mu-<br />

ricata Laur. — Anzi Lng., 18.<br />

S. — Alp.<br />

VI. Ramalina Ach.<br />

24. AraUim (Ach.) Nyl. Ram., 15.<br />

T. — Cors., Sic, Pant.<br />

25. Bourgeana (Mtg.) Nyl. Rara., 54.<br />

Var. Morisiana Bgl.<br />

Rcr. — Cors., Sard.<br />

26. calycaris Krb. Syst., 39. — Rbh. L. E., 952; Un. it., XX;<br />

Erb. cr. it., II, 15; Mass. L. 1., 176; Anzi L. m. r., 61;


440 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

63, 64; Lng., 419; Trev. Lich. v., 235, 236; Ces.; Dnrs.;<br />

Garov.<br />

Var. crispa Mass., elegans Bgl, e Crst., subampliata Nyl.,<br />

subfastigiata Nyl.<br />

T. — It.<br />

27. cribrosa Dnrs. Fr. lich., 214. — Dnrs.; Bgl.<br />

Var. fastigiata Dnrs.<br />

Rcr. — Tose, Sard.<br />

28. Durìaei Dnrs. Fr. lich., 214. — Syn. R. evernioìdes Nyl.<br />

— Rbh. L. E., 960; Mass. L. I., 175; Ces.; Dnrs.<br />

T. — Cors., Tose, Merid. (Malta).<br />

29. farinacea (Ach.) Krb. Syst., 40. — Erb. or. it., 1, 420;<br />

Rbh. L. E., 872; Anzi L. ra. r., 67, 166; Ces.; Garov.;<br />

Mass. (XXXVII).<br />

T. Tr. — It.<br />

30. fastigiata Ach. Meth., 260. — Erb. cr. it., II, 62; Anzi<br />

L. m. r., 65; Etr. 5, 7; Ces.; Dnrs. ; Bgl.; Garov. ; Mass.<br />

(XXXVII).<br />

Var. breviuscula Nyl., pumila Mrs. et Dnrs., torulosa Mass.<br />

T. — It.<br />

31. fraxinea (L.) Wallr. Corap., 536. — Un it., XX; Rbh.<br />

L. E., 248, 249; Mass. L. L, 47, 115, 120; Anzi L. m. r.,<br />

59-62, 66; Lng., 419; Ven., 61; Ces.; Dnrs.; Garov.<br />

Var. ampliata Fr. {platyloha Wallr.), angulosa Mass., angu-<br />

stata Rbb., cephaloidea Mass., Oleae Mass., striatella Bagl.<br />

T. — It.<br />

32. maciformis Del. FI. d'Eg., 288. — Mass. L. L, 288.<br />

Var. rosacea Mass.<br />

Rcr., Rea. — Cors., Tose, Merid.<br />

33. mìnuscula Nyl. Ram., 66. — Dnrs.<br />

T. — Merid., Sic.<br />

34. Panizzei Dnrs. Fr. lich., 211. — Dnrs.; Mass. (XXXVII).<br />

T. — Lig.<br />

35. polymorpha (Ach.) Nyl. Syn., 293.<br />

Rv. — Merid.<br />

36. Pollinaria Ach. Univ., 608. — Mass. L. L, 46; Erb. cr.


ADUNANZA DELLA SEDK DI FIRENZE 441<br />

ìt, I, 928 ; II, 63, 403 ; Rbh. L. E., 766, 893 ; Anzi L.<br />

m. r., 67, 68; Trev. Lich., v. 233, 234; Ces. ; Dnrs. ;<br />

Garov.<br />

Var. anceps Trev., Bolcana Mass., cetrarioides Bgl., inflata<br />

Mass., pulvinata Anzi, sarmentica Dors.<br />

T., Rcr. — It.<br />

37. pusUla Fr. L. E., 29. — Mass. L. I., 175 p.<br />

T. — Cors., Tose, Merid.<br />

38. Eeqmeni Dnrs. Fr. lidi., 215. — Ces.<br />

Rcr. — Cors., Sard.<br />

39. scopulorum Ach. Univ., 604. — Anzi L. m. r., 69; Mass.<br />

L. L, 287; Ces.; Garov.<br />

Var. cornuta Ach., cuspidata Ach., humilis Mass., incras-<br />

sata Nyl.<br />

Rcr. — Cors., Tose, Sard., Merid., Sic.<br />

40. subfarinacea Nyl. Pyr. Or., 5, 29. — Syn. R. farinacea<br />

var. augustissima Anzi ; R. farinacea var. saxicola Jatt.<br />

— Anzi L. m. r., 67 p.; Etr., 6.<br />

Rcr., Rv. — Tose, Merid.<br />

41. thrausta Nyl. Ram., 18. — Anzi L. m. r., 24; Ven. 18.<br />

T., Tr. — Alp., Sett., Cors.<br />

42. tinctoria Schaer. En., 8. — Syn. R. capitata Ach. — Anzi<br />

Lng., 420; Mass. (XXXVII); Garov.; Ces.; Dnrs.<br />

Rcr. — Alp.<br />

43. tingitana (Salz.) Nyl. Ram., 62.<br />

Rcr. — Cors.<br />

VII. ROCCELLA Del.<br />

Trib. III. RoccELLEi.<br />

44. fuciformis Ach. Univ., 440. — Erb. cr. it. I, 834 ; II, 411 ;<br />

Rbh. L. E., 119, 836; Mass. L. I., 280; Ces.; Dnrs.<br />

Rcr., Rea. — Lig., Tose, Sard., Sic<br />

45. phycoims Ach. Univ., 440. — Mass. L. I., 208 ; Un<br />

it.,<br />

XV; Erb. cr. it., I, 69; II, 412; Rbh. L. E., 55, 958;<br />

Anzi L. m. r., 25 ; Ces. ; Dnrs. ; Garov.<br />

Var. Ceciliae Metellae Beltr.<br />

Rcr., Rv., Rea. — Lig., Tose, Cors., Merid., Sic.


442 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

46. tincmna Fr. L. E., 33. — Mass. L. I., 124; Rbh. L. E.,<br />

17; Erb. cr. it, I, 422; Anzi Etr., 4; Ces.; Dnrs,; Garov.<br />

Rcr., Rv. — Tose, Sard., Merid., Sic. (Malta).<br />

Il Socio prof. VoGLiNO ha pure mandato una nota sopra anoma-<br />

lie di Agaricini, avvertendo che se alcuno desiderasse vedere i di-<br />

segni degli esemplari egli è disposto a spedirli.<br />

OSSERVAZIONI SOPRA ALCUNI CASI TERATOLOGICI DI<br />

AGARICINI DEL DOTT. PIETRO VOGLINO.<br />

Nell'adunanza tenuta in Verona il di 4 settembre 1890 io<br />

comunicavo alcuni casi teratologici di Agaricini e venivo in<br />

generale incoraggiato a continuare in dette ricerche. È perciò<br />

che in questo frattempo raccolsi e studiai alcuni Agaricini de-<br />

formati, dei quali ne ricordo qui i caratteri principali.<br />

Potei specialmente conservare numerosi esemplari di una<br />

Mycena, che, relativamente a certi caratteri, dovrebbe riferirsi<br />

a forme piccole della CollyMa racemosa di Persoon, descritta<br />

già fin dal 1797, ma che credo debba ritenersi appartenere alla<br />

Mycena galopocla di Persoon.<br />

Gli esemplari da me trovati nel bosco di Torcello (Casale) si<br />

presentavano con uno stipite un po' più grande del normale,<br />

alto da 4 a 6 cm., di color bruno-nerastro, radicante alla base,<br />

pieno di un latice bianco e che lungo tutta la sua lunghezza<br />

portava 10-20 ed anche 25 stipiti supplementari, lunghi tutt'al<br />

più un centimetro e terminati da un piccolissimo pileo con lamelle<br />

quasi sempre rudimentali, con rarissimi basidi e spore ben svi-<br />

luppate. All'apice lo stipite principale terminava in un pileo<br />

perfettamente normale. Questa specie la raccolsi 1' anno decorso<br />

ed anche pochi giorni fa nella stessa località ne riscontrai al-<br />

cuni esemplari che presentavano gli stessi caratteri.<br />

Nei boschi di Torcello e della Comunità di Trino (Vercelli)<br />

osservai anche alcuni altri casi teratologici di prolificazione infe-<br />

riore, fra i quali una forma di Mycena Pelianthina Fries, che<br />

aveva lungo lo stipite principale 5 ricettacoli supplementari, e due<br />

esemplari della CollyMa rancida Fries che presentavano lungo<br />

lo stipite principale 3 stipiti supplementari, e, quel che é più<br />

interessante, nel pileo principale di uno di essi si elevava un


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 443<br />

piccolissimo stipite supplementare lungo pochi millim. che ter-<br />

minava in un pileo quasi rudimentale.<br />

Nelle numerose sezioni longitudinali fatte in diversi punti<br />

delle specie ricordate ho potuto all' esame microscopico col-<br />

l'eraatossilina convincermi che i ricettacoli supplementari erano<br />

formati da ifì che provenivano direttamente dal micelio sotto-<br />

stante, donde la certezza che questi casi di prolificazione in-<br />

feriore sieno dovuti all' unione di parecchi individui, uno solo<br />

dei quali, dotato di maggior vigoria, può raggiungere il suo<br />

completo sviluppo.<br />

Raccolsi pure alcuni esempi di prolificazione superiore e<br />

specialmente ricorderò un esemplare di Clitocyìje cyathiforìnis<br />

Fries, nel pileo del quale si elevavano 3 piccoli stipiti alti circa<br />

1 cm. terminati da piccolissimi pilei ognuno dei quali presen-<br />

tava lamelle con basidi e spore normali. Simile anomalia la<br />

riscontrai pure in due esemplari di Armillaria mellea Vahl.<br />

raccolti presso Torcello, i quali avevano uno stipite ed un pileo<br />

normalmente sviluppato e sopra di questo in uno si notavano<br />

due piccoli stipiti con pileo e nell' altro uno stipite con pileo<br />

pure piccolissimo.<br />

Dalle sezioni longitudinali fatte in diversi punti di questi<br />

esemplari riscontrai che in mezzo all' ifenchima dello stipite<br />

principale si notavano nel primo caso due, nel secondo un ifen-<br />

chima ad iti molto sottili, il quale attraversava in senso verti-<br />

cale r ifenchima del pileo principale formando quindi i ricet-<br />

tacoli secondari. Per il che anche in queste forme riterrei doversi<br />

trattare di ricettacoli provenienti da individui diversi.<br />

Un caso teratologico di grande importanza e che credo non<br />

sia stato ancora notato lo riscontrai in un boschetto dei giar-<br />

dini pubblici di Casale. Questo caso è costituito dall' adesione di<br />

due esemplari appartenenti a specie diverse che con certezza<br />

potei riferire al Tricholoma melaleucwn Pers. ed al T. sor-<br />

clidum var. jonidiforme Vogl.<br />

L' esemplare che raccolsi nel novembre dell' anno decorso si<br />

elevava dal terreno con un unico stipite, di color bruno-chiaro,<br />

fibrinoso, elastico, ed ingrossato alla base.<br />

All'altezza di due cm. lo stipite si biforcava e ciascuna di<br />

queste biforcazioni terminava dopo circa un cent, o poco piìi<br />

in un pileo convesso e che presentava nella parte superiore<br />

Bull, della Soc. hot. Hai. 29


444 ADUNANZA DELIìA SEDE DI FIRENZE<br />

mediana una leggera linea di demarcazione resa specialmente<br />

evidente dal diverso colore, che da tin lato era bruno-violetto e<br />

dall'altro completamente bruniccio. Nella parte inferiore si no-<br />

tavano ben marcate le lamelle le quali partivano dai due sti-<br />

piti e si dirigevano normalmente verso l'esterno, mentre verso<br />

la parte interna raggiungevano un minore sviluppo e le une<br />

si univano alle altre, lasciando però ben visibile una linea di<br />

divisione. Da un lato le lamelle erano adnate leggermente vio-<br />

lacee {Tricholoma sordidum yds. jonidiforme Vogl.), dall'al-<br />

tro erano piuttosto ristrette e di color bianco {T. melaleucum<br />

Pers.); le tinte andavano però rendendosi quasi eguali presso<br />

la linea di unione. Sezionate parecchie lamelle violacee osservai<br />

basidi di forma clavata lunghi da 25 a 29 /x. larghi 7 /x. e spore<br />

jaline muricolate, lunghe da 6 ad 8 //., larghe da 3 a 5 }j.., ca-<br />

ratteri tutti del T. sordidum var. jonidiforme Vogl.; mentre<br />

nelle sezioni delle lamelle bianche i basidi avevano una forma<br />

leggermente clavata, e misuravano una lunghezza di 40 o 45 /x.<br />

ed una larghezza di circa 8 /x., caratteri tutti del T. melaleucum<br />

Pers.<br />

Nelle sezioni dello stipite l'ifenchima si mostrava quasi uni-<br />

forme, solo in vicinanza della biforcazione gli ifi si dividevano<br />

in due gruppi, cioè da una parte apparivano di un diametro di<br />

15 a 25 jx. ( T. sordidum var. jonidiforme Vogl.), dall' altra di<br />

un diametro di 10 a 12 jx. ( r. me^afówcwm Pers.). Questa diffe-<br />

renza di grandezza e di direzione degli ifi la riscontrai pure<br />

nel pileo ove eran disposti in due gruppi e disposti in senso<br />

radiato dal centro dei due stipiti alla periferia.<br />

Non v' ha dubbio che si tratti di due esemplari appartenenti<br />

a specie diverse {T. sordidum var. jonidiforme Yog\. e T. me-<br />

laleucum, Pers.) che si fusero assieme sul principio del loro svi-<br />

luppo. Continuerò in dette ricerche perché approderanno senza<br />

dubbio a risultati importantissimi per quanto concerne lo svi-<br />

luppo degli Agaricini, e spero che i botanici nelle loro escur-<br />

sioni vorranno sempre tener conto degli esemplari che aves-<br />

sero a trovare per poterne quanto prima pubblicare un numero<br />

maggiore.<br />

Il Presidente osserva come sino ad ora sia stato molto trascurato<br />

di tener nota delle anomalie che presentano i funghi. Queste osser-


ADUNANZA DKLLA SEDE DI FIRENZE 445<br />

vazioni ben condotte approderanno certamente a conclusioni impor-<br />

tantissime alle conoscenze istologiche di questi vegetali.<br />

Il Socio Martelli rivolge dimanda se alcuno sappia che nel<br />

Pisano si coltivi artificialmente V Agaricus piopimrello Viv. Rivolge<br />

questa interrogazione perchè essendo in Pisa ha avuto oc-<br />

casione di vedere sul mercato grande abbondanza di quel fungo pel<br />

tutto settembre ed ottobre. Ricorda che in alcune località della Romagna<br />

si costuma di coltivare questo fungo disponendo alcuni tronchi<br />

di pioppo in buche di terra orizzontalmente gli uni sopra gli<br />

altri e ricuoprendoli con fine strato di terra; dopo pochi mesi VAgaricus<br />

piopparello spunta abbondantemente. Il prof. Caruel dice che<br />

negli anni che abitò in Pisa mai seppe di coltivazioni artificiali di<br />

questo fungo; l'abbondanza di esso su quel mercato è in conseguenza<br />

della sua grande produzione spontanea nell'agro pisano dovuta<br />

all' abbondanza dei pioppi i quali nella provincia servono di sostegno<br />

alle viti. Il prof. Arcangeli conferma le parole del socio Caruel. Aggiunge<br />

che il nome di questo fiingo per ragioni altre volte esposte<br />

dal prof. Veglino è di Agaricxis [Pholiota) aegerita Brig., non di Aga-<br />

ricus piopparello né di Agaricus Viviani come lo chiama il Fries<br />

(Hym. Europ.). Questo Agaricino non vive solamente nel pioppo ma<br />

bensì sul Sabucus suU' Aesculus ecc. e ritiene che esso possa essere<br />

parassita di tutti gli alberi a legno dolce.<br />

Il Presidente rimette da parte del Socio Goiran la continuazione<br />

delle sue<br />

ERBORIZZAZIONI ESTIVE ED AUTUNNALI ATTRAVERSO<br />

Al MONTI LESSINI VERONESI. NOTE DI A. GOIRAN.<br />

§ I. — Asteraceae.<br />

(Continuazione).<br />

COMPOSITAE.<br />

318. Eupatorium cannaMnitm L. — Luoghi selvatici e fossi<br />

dalla pianura alla zona subalpina: è in flore anche ad autunno<br />

avanzato. Si incontrano pure le due forme :<br />

fi indivisum. Forma foliis omnibus indivisis. — Rara-<br />

mente. Nelle stazioni aride e secche specialmente, ha una sta-<br />

tura nana che qualche volta raggiunge appena pochi centimetri<br />

di altezza, caule semplice, foglie piccolissime.<br />

7 alhiflorum. Forma floribus albis. — Rarissima. Non era<br />

ignota a Ciro Pollini che parlando della specie scrive di essa:


446<br />

ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Flores rubentes raro albidi} Recentemente (12 settembre 1892)<br />

ho trovato una piccola colonia di questa forma elegantissima<br />

neir^//o Agro Veronese sulla sinistra dell'Adige, in un fosso<br />

tra Cavaion e le Porte.<br />

349. Adenostyles alpina B. et F. — Luoghi selvatici della<br />

zona alpina e subalpina. Nel M. Pastello (metri 1122), Passo<br />

di Rocca Pia (m. 1229) e della Liana (m. 1461), Corno d"Aqui-<br />

no (m. 1546) e Corno mozzo (m. 1536), Podesteria (m. 1659)^<br />

M. Tornita e M. Sparaver (ra. 1771-1778), Eevolto (m. 1340) ecc.<br />

Nell'Erbario di Àbramo Massalongo si trovano esemplari rac-<br />

colti in M. Bolca (m. 945) nella grotta delle donne salvadeghe !<br />

350. Homogyne alpina Cass. — Pascoli e luoghi selvatici nella<br />

zona alpina, raramente nella subalpina : a Bocca di Selva (me-<br />

tri 1551), Podesteria, M. Malèy^a (m. 1772), al disopra di Velo<br />

Veronese (m. 1087), nel M. Alba (m. 1621).<br />

Di altre specie appartenenti alla tribù delle Tussilagineae, Pe-<br />

tasites fragrans Presi., P. offlcinalis Moench, P. albus Gaertn.,<br />

P. niveus Baum., Tassilago Farfara L, si vedono le piante<br />

tuttora munite delle loro foglie anche in sul finire dell'autunno :<br />

P. fragrans appena è da dirsi subspontanea; P. offtcinalis dai<br />

fossati e luoghi umidi della pianura sale ad altitudini di 500-<br />

1000 metri ;<br />

Tussilago Farfara anche a 1600 m.<br />

351. Solidago Virga-aurea L. — Comunissima, colle sue va-<br />

rietà, dal piano a 1500-1800 m. in altitudine, nei luoghi selva-<br />

tici di tutta la regione.<br />

Si incontra inselvatichita S. serotina Ait. :' di questa recen-<br />

tissimamente (ottobre 1892) ho trovato una nuova stazione sulla<br />

destra dell'Adige a S. Vito del Mantice (m. 90).<br />

352. Erigeron acris L. — Comunissimo, con le sue varietà e<br />

forme (E. muralis, elogantus, serotinus, corymbosus), nei luo-<br />

ghi sterili e lungo le vie in tutta la regione. Raggiunge altitu-<br />

dini comprese fra 1400 e 15G0 m., per esempio al Passo della<br />

Liana e al Como mozzo.<br />

353. E. alpinus L, — Rupi elevate in tutta la regione.<br />

354. E. glabratus Hopp. et Horn. — Ove il precedente.<br />

Erigeron annuus Pers. originario dell' America, indicato da<br />

' FI. veron., II, pag. 635.<br />

* Bull, della Soo. hot. itaL, ia Nuovo Giorn. hot. {tal., XXII, n. 2.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 447<br />

Pollini alle sponde del lago di Garda, a Ronca, Monteforte,<br />

Illasi, ' ora si incontra ovunque al margine dei campi, nelle<br />

siepi, lungo le strade, raggiungendo altitudini prossime a 700-<br />

800 ra. Anche E. canadensis L., originario esso pure dell'Ame-<br />

rica del Nord, infesta i campi ed i colti, dal piano al monte, sino<br />

dai tempi di Pontedera e Seguier. *<br />

355. Aster alpinus L. — Pascoli elevati di tutta la regione.<br />

Sulla cima di M. Pastello (m. 1122) rarissimo!; Corno d" Aquino,<br />

Corno mozzo, Podesteria, Castelberto (m. 1751), M. Ma-<br />

lóra, Campobrun, Passo della Lora, M. Zeola, Velo, Rovere<br />

di Velo, Canipofontana, Bolca. — E sparso come si vede per<br />

molte stazioni, cionondimeno non può dirsi pianta comune.<br />

356. A. AmelhiS L. — Specie polimorfa ' frequente nei luoghi<br />

selvatici, dalla pianura alla zona subalpina, in tutta la regione.<br />

357. A. Linosyris B. et H. — Luoghi selvatici : nella Valle<br />

Policella a Fumane (m. 194), Avesa (m. 103), in Valpantena<br />

nel M. Cavolo e ^f. Cucco (m. 462) sopra Grezzana e Santa<br />

Maria in Stelle; e cosi pure nei M. Porcile e Novesago verso<br />

la Valle di Squaranto, a Montalto sopra Montorio, nel Monte<br />

Viacara (m. 591), a Vico, Cogolo, Badia Calavena in Val dì<br />

Illusi ecc. — È frequentissima la var. minor Wallr. in tutte<br />

le stazioni ora nominate.<br />

Di A. salignus, oriundo dall'America del Nord e da epoca re-<br />

motissima inselvatichito nei pressi di Verona, ho trattato in<br />

altra scrittura. ' Aggiungo che qua e là sporadico comincia ad<br />

osservarsi qualche esemplare di A. Novi-Delgii L.<br />

358. Bellidiastrwn Michela Cass. — Rupi umide montane, al-<br />

pine e subalpine in tutta la regione. Eccezionalmente ho rac-<br />

colto presso iS. Michele di Verona un esemplare gigantesco di<br />

questa specie, in luogo inondato ùrW Adige.<br />

359. Senecio abrotanifolius L. — Rarissimo. Luoghi rupestri<br />

in M. Campobrun e M. Posta (m. 1650-2235).<br />

360. S. nebrodensis L. — Copioso nei luoghi rupestri, sassosi,<br />

ghiaiosi delle zone alpina e subalpina ; meno frequente nella<br />

' Pollini, Viag., pag. 14; FI. veron., II, pag. 701.<br />

* Skgl'Ikr, pi. ver., II, pag. 214.<br />

' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXIII, n. 1, pag. IDI.<br />

Bullettino ecc. ecc., n. 2, pag. 335.


448 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

montana : si avanza verso la pianura seguendo il corso dei tor-<br />

renti. — Dopo la piena del 1882 comparve una gran quantità<br />

di questa specie, appena fuori la città di Verona, là dove av-<br />

venne la rotta Fumi ed il fiume si scavò un nuovo letto.<br />

361. -S". erraticus Bertot. — Fossi e luoghi umidi del piano e<br />

della parte più bassa della zona montana. Si mantiene in fiori-<br />

tura anche ad autunno avanzato.<br />

362. S. Jacóhaea L. — Raro nei luoghi aridi della Collina<br />

veronese: copioso al Bosco Manlico sulla destra dell'Adige.<br />

363. S. eriicifolius L. — Luoghi selvatici: non comune. Nella<br />

Valpantena sopra Grezzana nel M. Zovo (ra. 540) e Mooiie<br />

Gazo (m. 497; a piedi del M. S. Viola, al Campon e Prà del-<br />

l'Acqua verso il Vaio di Squaranto, nella Collina di Montorio,<br />

nella Valle d'Illasi presso Saline, Illasi, Tregnago, Cogolo ecc.<br />

È specie prettamente autunnale: fiorisce ordinariamente nella se-<br />

conda metà di settembre. Si incontra anche, ma assai raramente^<br />

la var. tenuifolius Jacq.<br />

364. S. Boronìcum L. — Pascoli elevati in tutta la regione.<br />

365. S. hrachychaetus DC. — Specie polimorfa, che s' incontra<br />

nei pascoli alpini, subalpini e montani dell' intera regione.<br />

366. S. Cacaliaster Lam. — Raro. Luoghi rupestri in Pode-<br />

steria e al Corno mozzo.<br />

367. *S'. jmluclosus L. — Fossi della pianura in Val Zerpana,<br />

Caldiero ecc.<br />

368. S. nemorensis L. — Luoghi selvatici dalle zone elevate<br />

alla collina. Si incontra colle sue numerose varietà: fra le quali<br />

la maggiormente diffusa é quella che corrisponde a S. nemo-<br />

rensis £. Fitchsii Koch. '<br />

369. S. cordatus Koch, — Cresce gregario nei pascoli elevati<br />

della zona alpina e subalpina; più raro diventa nella montana.<br />

Or sono alcuni anni raccolsi S. Ciìieraria DC. quasi selvatico<br />

fra le rupi del Giardino Giusti in Verona.<br />

370. Doronicum austrìacum Jacq. — Raro. Luoghi selvatici<br />

presso Velo.<br />

371. Arnica montana L. — Nei pascoli elevati : Corno d'A-<br />

quilio. Corno mozzo ecc. Malóra (m. 1772) ecc., Velo (m. 1100-<br />

1200) ecc., Campofoìitana (m. 1223).<br />

' Syn. fi. germ. et helv., ed. 2*, pag. 430.


ADUNANZA DELLA SKDE DI FIRENZE 449<br />

372. Leucanthemum pallens DC. — Forse in unione a L. maximum<br />

DC; due specie le quali probabiimenfe sono state prese<br />

per forme di L. vulgare. Di quest' ultimo nel Vaio Spcrzani<br />

(ottobre 1889) ho trovato un esemplare appartenente alla va-<br />

rietà incisum (Bertol.).<br />

373. L. montanum DC. — Colla var. alralam nei pascoli ele-<br />

vati di Maièra, Trapala, Pertica ecc.<br />

374. Pyrethrum corymbosum W. — Luoghi selvatici e bo-<br />

schivi in tutti i colli e monti.<br />

Presso tutte le abitazioni campagnole, fatto quasi selvatico,<br />

cresce P. Partheniwn Smith. — Dopo la piena d'Adige del 1882,<br />

nel luogo superiormente citato ed in diverse vie della città di Verona<br />

comparvero non pochi esemplari di Crysanlhemwn Myco-<br />

nis L. E nei ruderati si trova qualche volta C. Coronarium L.<br />

375. Anthemis montana L. — Rarissima. Pascoli di Campo-<br />

brun e M. Posta.<br />

376. A. tinctoria L. — Vie e luoghi aridi dal piano ad una<br />

certa altitudine, per esempio a Carnpofontana (m, 1223).<br />

j3 microcephala. Forma capilulis minoriltus. — In Valpoli-<br />

cella presso Pedemonte e Sausto.<br />

377. A. Colala L. — Nei luoghi aridi e lungo le vie nelle parti<br />

basse della regione specialmente : per esempio al Vago, Slrà di<br />

Caldiero ecc. — Si passano sotto silenzio A. arvensis, A. Gota L.<br />

copiosissime nei seminati, ed altre forme tuttora in istudio.<br />

378. Achillea Clavenae L. — Pascoli e luoghi rupestri della<br />

zona elevata : al Passo della Lora, alle Gozze di Velo ve?^o-<br />

nese, nel luogo detto Mandriele presso Rovere di Velo.<br />

379. A. tomentosa L. — Luoghi aridi : dintorni e collina di<br />

Vero7ia.<br />

380. A. distans Pollin., FI. ver., II, pag, 713. — Specie poli-<br />

morfa che in tutta la regione cresce al margine dei campi e<br />

sul ciglio dei muri a secco, dalla collina ad altitudini comprese<br />

fra 1000 e 1500 metri.<br />

381. Tanacetum vulgare L. — Si trova assieme alla var. crispam<br />

presso tutte le case rusticane, coltivato per le pretese<br />

virtù. È inselvatichito qua e là: copiosissimo per esempio nel<br />

M. Bolca, nella Valpaniena a Romagnano, Lamiago, Monte<br />

Lave, Tenda di Orti ecc. — Sporadico si incontra T. Balsa-<br />

mita L., per esempio presso Tregnago nella Valle dei Finctti.


450 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Nella città di Verona, nello stradone di S. Fermo, ho rinvenuto<br />

Santolina Chamaecyparìssias L.<br />

382. Arthemisia camphorata Vili. — Luoghi sassosi : dalla<br />

pianura ascende ai monti sin quasi a toccare la zona subalpina.<br />

Si incontrano con la forma tipica le var. canescens DC. ed m-<br />

canescens Jord.<br />

883. A. AbsintMum L. — Nei luoghi incolti e negli orti dove<br />

qualche volta é coltivata: nella Valpantena, nel M. Gazo, Tenda<br />

degli Orti, nella Valle di Tregnago ecc.<br />

384. A. campestris L. — Luoghi aridi dal piano alla zona al-<br />

pina, meno frequente però di A. vulgaris che raramente oltre-<br />

passa la zona montana.<br />

Sono coltivati, ma si incontrano sporadici, Helianthus annuus<br />

L. ed II. tuberosus.<br />

385. Bidens Cullata L. — In un fosso parallelamente sdVAdige<br />

a Ceraino. Rarissima. Il veronese Da Campo l'ha raccolta a<br />

Ponti alle sponde del Mincio. — Si trovano con le loro varietà<br />

B. tripartita L. nei fossi della pianura dalla quale ascende ad<br />

una certa altitudine, e B. cernua L. nei fossati e nelle risaie:<br />

B. bipinnata L., pianta americana rinvenuta già da Seguier *<br />

ed oramai naturalizzata, infesta tutta la campagna veronese, e<br />

proseguendo nel suo viaggio di ascensione nei monti tocca al-<br />

titudini, per esempio in Valpantena e Val di Tregnago, pros-<br />

sime a 500 m. — In questo luogo sarebbe pure da inserire Ga-<br />

linzoga parvi/torà Cav.; ma avendone fatto parola altra volta,<br />

mi limito a riferire che recentissimamente ho rinvenuto una<br />

nuova stazione veronese di questa Asteracea sulla destra del-<br />

VAdige presso S. Vito del Mantico : un campo coltivato a Sor-<br />

go-turco in riva al fiume ne era letteralmente infestato.<br />

386. Xanthium spinosum L. — Lungo le vie e nei calcinacci:<br />

a Verona, Parona d'Adige, Pescantina, in tutta la Valpolicella,<br />

in Valpantena a Quinto, Montorio, Caldiero, Tregnago, Soave,<br />

Sambonifacio ecc.<br />

387. X. macrocarpum L. — Campi nei dintorni di Verona, ed<br />

in generale nella parte più bassa della regione che raramente<br />

abbonda, a Tregnago (m. 317) nel Cimitero vecchio.<br />

' PI. veron., Ili, pag. 284.<br />

* Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., XXI, pag. 271.<br />

"


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 451<br />

388. Inula spi7'aeaefolia L. — Luoghi boschivi, selvatici e ru-<br />

pestri della collina e della zona montana in tutta la regione.<br />

389. /. iurta L. — Ove la precedente.<br />

390. /. salicina L. — Non comune. In Valle d'Illasi i)resso<br />

Tregnago.<br />

391. /. Conyza DC. — Luoghi selvatici ed incolti dal piano alla<br />

zona montana.<br />

392. /. graveolens Desf. — Accidentalmente nei cantieri fer-<br />

roviari a Porla Vescovo.<br />

393. Palicaria vnlgaris Gaertn. — Luoghi inondati presso San<br />

Michele.<br />

394. Buphihalmum salìcifolium L. — Luoghi selvatici dal<br />

piano alla zona alpina: frequentissimo in unione alle sue va-<br />

rietà. '<br />

395. Asteriscus spinosus Gr. et Godr. — Non comune: siepi<br />

e luoghi selvatici presso Verona in Valdonega, S. Leonardo,<br />

S. Mattia, Avesa, nella Valle cClllast ai Rancani presso Tre-<br />

gnago.<br />

396. Carpesiam cernuum L. — Nei luoghi ombrosi e lungo i<br />

fossi. Non comune. — In Campomarzo di Verona, al l'ago, a<br />

Caklierino, Caldìero ecc., in Val d'Adige a Peri, Ossenigo, Bor-<br />

ghello.<br />

397. Calendula arvensis L. — Luoghi coltivati dal piano alla<br />

zona montana. — Sporadica si incontra C. o/flcinalis L.<br />

398. Belichrysum Stoechas DC. — Raro. Rupi fra Dolce e<br />

Peri in Val d'Adige. ^<br />

399. Gnaphaliuni luteo-album L. — Nelle mura di Verona, a<br />

Pescantina d'Adige, nella Valpantena a Quinto e sopra Grezzana<br />

alle Grotte di Falasco, nella Valle di Montorio ecc.<br />

400. G. sijlvaticum L. — Pascoli alpini e subalpini in tutta la<br />

regione.<br />

401. G. supinum L. — Raro. Luoghi ghiaiosi in Campobrun<br />

e M. Posta.<br />

402. Antennaria dioica Gaertn. — Pascoli della zona montana<br />

e subalpina.<br />

' Bullettino ecc. in Nuovo Giorn. hot. ital., voi. XXIII, u. 1, pa-<br />

gina 1!>0.<br />

- Id., id.


452 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

403. Leontopodìmn aìpinum Cass. — Rupi nella zona più ele-<br />

vata. Al Passo della Liana (m. 1461),' Corno mozzo (m. 1536),<br />

Podesteria (m. 1659), CasteWerto (ra. 1751), Passo di Malóra<br />

(m. 1659), Passo della Lora (m. 1717), M. Alba (m. 1621), Passo<br />

di Pertica (rn. 1546), M. Posta (ra. 2235). — E sarebbe ormai<br />

tempo, presso di noi fosse, come nella Svizzera, posto argine alla<br />

opera di distruzione perpetrata a danno di questa povera specie:<br />

la quale di anno in anno si va facendo meno copiosa. In alcune<br />

stazioni é scomparsa. Nello scorso mese di settembre é capitato<br />

a S. Anna d'Alfaedo, ove io mi ritrovavo, un erbaiuolo reduce<br />

dal M. Baldo ove erasi recato a fare raccolta di Edehoeiss: e ne<br />

aveva asportato qualche cosa come 10,000 piante. Dico 10,000!<br />

404. Filago arvensis L. — Luoglii aridi e secchi dal piano<br />

alla zona montana : meno frequente della volgatissima F. ger-<br />

manica L.<br />

405. Micropus erectus L. — Pianta per lo più gregaria nei<br />

pascoli aridi e secchi : nel M. Gain, Castel di Montorio (me-<br />

tri 139), nei colli sopra Quinzano, nel M. Pastello, nel M. Via-<br />

cara (m. 591), ecc.<br />

406. Xeranthemum annuum L. — Non comune. Nei luoghi<br />

aridi a Monteforte d'Alpone, M. Viacara sopra Tregnago, Mar-<br />

cellise, Spredino di Grezzana, M. Castello.<br />

Il cap. MiCHELETTi comuiiica alla Società la nota seguente del<br />

prof. G. TucciMEi, aggiungendovi alcune Considerazluni :<br />

SULLA RESTAURAZIONE DEL LATINO. COMUNICAZIONE<br />

DI L. MICHELETTI.<br />

Per il congresso botanico internazionale, riunitosi a Genova<br />

nel decorso mese di settembre, era stata dichiarata lingua uf-<br />

ficiale r italiana, e oltre gli scienziati italiani, che se ne valsero<br />

tutti, alcuni scienziati esteri 1' usarono pure.<br />

* Eccezionalmente e con un solo esemplare in questo punto, prossimo<br />

però al Corno mozzo ove è abbondantissimo. Nella regione dà<br />

le coordinate del punto più occidentale e più basso in altitudine.


ADUNANZA DKLLA Sf^DE DI FIRENZE 45ci<br />

Il prof. Magnus di Berlino parlò in italiano inforno ad un<br />

fungillo; il prof. Radlkofer di Monaco (Baviera) lesse nella no-<br />

stra lingua una memoria sopra il fusto anomalo della Serjana<br />

piscatoria Radlk. e cosi il dottor Schottlaender di Breslavia,<br />

con molta facilità di pronunzia e in eletta forma, disse in ita-<br />

liano delle ricerche da lui fatte sul nucleo e sulle cellule ses-<br />

suali nelle piante crittogame. Ma era naturale che soltanto po-<br />

chi stranieri potessero conoscere la nostra lingua al punto di<br />

usarla nelle loro conferenze scientifiche. Il prof. Strassburger<br />

dell' Università di Bonn tenne la presidenza in francese e cosi<br />

il prof. Borodine di Pietroburgo, il dottor Bonnet di Parigi e<br />

il signor De Vilmorin; in inglese il signor Vasey di Washing-<br />

ton. Parlarono pure in francese il prof. Chodat, il dottor Bri-<br />

quet di Ginevra, il sig. E. Burnat, ecc. ; in inglese i signori Mar-<br />

shall-Ward di Cappers Hill, Underwood, ecc.; in tedesco lo<br />

stesso signor prof. Strassburger, i professori Ascherson e Pfìtzer,<br />

il sig. Palacky e molti altri.<br />

Certo è da notarsi, ad onore dei congressisti, che la cono-<br />

scenza dei vari idiomi non si poteva dire né scarsa nò ristretta<br />

a pochi. Ma in una riunione cosi numerosa, parecchi pure non<br />

potevano essere in grado di comprendere vuoi l'italiano o il<br />

francese, vuoi il tedesco o l'inglese, e taluno veramente nessun<br />

altro idioma all' infuori del proprio, che altro è il leggere e il<br />

comprendere libri (cosa del resto non sempre facile anche col-<br />

r aiuto del vocabolario) e altro é l' intendere dalla viva voce<br />

di uno straniero.<br />

Nessuno parlò o lesse in latino; il che venne a provare una<br />

volta di più, che la lingua latina, già internazionale per la<br />

scienza e che da molto tempo andò perdendo terreno, n' ebbe<br />

a perdere parecchio!<br />

La necessità di avere una lingua scientifica internazionale<br />

essendo sentita da tutti gli scienziati, comunico alla Società il<br />

discorso letto dal prof. G. Tuccimei, il 10 febbraio 1892, nel-<br />

l'aula magna della Cancelleria in Roma, discorso che merita<br />

veramente la maggior diffusione nell' intento di restaurare e sal-<br />

vare il latino.


454 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

Il discorso del Prof. G. Tuccimei<br />

La lingua scientifica internazionale o restauriamo il latino !<br />

« Il secolo che muore, se ha grandi meriti verso le scienze<br />

pei progressi realizzati, per la grande divulgazione, pel culto<br />

che osse vi hanno guadagnato, e finalmente per l'importanza<br />

che hanno acquistato in tutti i rami della vita pubblica e pri-<br />

vata; ha però verso di esse un torto grave. All'idioma latino<br />

già universalmente adottato dagli scienziati per la pubblicazione<br />

dei loro lavori, ha lasciato sostituire le lingue nazionali. E<br />

quella che era stata proclamata la lingua dei dotti, e che sem-<br />

brava colla bellezza e l'austerità delle forme dovesse circondare<br />

di un'aureola di prestigio i più eletti parti della mente umana,<br />

venne dai dotti stessi dimenticata e reietta, e poco meno che<br />

condannata al ridicolo.<br />

« Quali conseguenze sieno venute da questa proscrizione è<br />

facile comprendere. La scienza già patrimonio universale, de-<br />

stinato ad oltrepassare i monti ed i mari, come il sole che ir-<br />

radia per tutto, si è venuta invece progressivamente segre-<br />

gando ed isolando nelle nazioni. I prodotti di ciascuna di esse,<br />

non controllati dai dotti delle altre, han formato come tanti<br />

fidecommissi, cui gli altri guardano senza poter raggiungere.<br />

L' isolamento del linguaggio ha contribuito alla formazione di<br />

scuole e di sistemi, i quali, tenendo divise le menti anche nelle<br />

questioni più positive, rimangono come una prova della primi-<br />

tiva divisione babelica. I cultori poi delle scienze, per poco che<br />

vogliano tenersi al giorno, si vedono costretti a sacrificare una<br />

parte della loro vita, e specialmente l'età più attiva e più pro-<br />

duttiva, nello studio di alcune lingue. Onde una parte del la-<br />

voro utile viene sottratta par darla alla ricerca di uno dei<br />

mezzi più indispensabili a proseguire. E bastasse ! Giacché<br />

quand'anche siamo giunti a impadronirci del tedesco, dell'in-<br />

glese e del francese, che sono le lingue più diffuse, o quelle in<br />

cui si pubblica di più, specie nelle scienze naturali, si é sempre<br />

assai lontani dall'intento. Perocché oggi (per non parlare delle<br />

lingue neolatine, come rumeno, spagnolo e portoghese, facili a


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 455<br />

comprondersi da noi Italiani) si lavora moltissimo in ungherese,<br />

in svedese, in croato, in russo, in boemo, in olandese, e perfino in<br />

giapponese. Onde il tener dietro a tutto si è fatto oramai im-<br />

possibile a chi non ha il genio di un Mezzofanti, e dopo sforzi<br />

inauditi si finisce col lamentare che gli scienziati di una na-<br />

zione ignorino quanto si fa da quelli di un'altra.<br />

« In questo male ognora crescente che ha ristretto la scienza<br />

entro i confini troppo angusti di uno stato o di una nazione,<br />

chi sta peggio degli allri siamo noi Italiani. Sia per le difficolta<br />

che offre la nostra lingua, sia per idee preconcette invalse, o<br />

per altre ragioni che qui non occorre indagare, i nostri lavori<br />

sono forse tra i meno letti e meno conosciuti al di fuori. E<br />

mentre di certi rami delle scienze mediche e naturali l'Italia<br />

fu culla gloriosa, le sue orme sicure furono ricalcate dagli stra-<br />

nieri, e le scoperte più grandi de' suoi genii le vennero viva-<br />

mente contese d' oltremare : oggi invece nell' areopago scienti-<br />

fico internazionale essa è poco meno che ignorata, e molti<br />

de' suoi dotti sono costretti a ricorrere a lingue straniere per<br />

dififondere i proprii studii,<br />

« Il campo delle scienze naturali è senza dubbio il più danneg-<br />

giato da questa proscrizione di una lingua comune, come quello<br />

nel quale la divisione del lavoi'o essendo maggiore, maggiore<br />

è pure dappertutto il numero dei cultori e delle pubblicazioni.<br />

« Cercare le cause del fatto che sto lamentando, non è cosa<br />

facile. Le sue origini vanno certamente indietro di qualche se-<br />

colo. Gli scienziati di tutto il mondo si ritenevano un tempo<br />

legati da una consuetudine divenuta legge per lunghissimo uso,<br />

poiché servirsi del latino fu sempre il distintivo delle persone<br />

colte. Esse sapevano che la internazionalità dei loro lavori era<br />

con tal mezzo assicurata. Onde è che le opere più importanti<br />

venute alla luce nelle diverse nazioni erano appunto in quella<br />

lingua. Lungo sarebbe l'enumerarle, e basterà citarne soltanto<br />

alcune tra le più celebri a partire dal rinascimento.<br />

« Nel secolo decimosettimo in Italia si pubblicavano in latino<br />

molte opere del Galilei e quelle dell'Aldrovandi e del Malpighi,<br />

ambedue naturalisti, il secondo anche medico. In latino scrive-<br />

vano il celebre gesuita Bonanni, e a Napoli il zoologo Fabio<br />

Colonna. Il Leuwenoeck in Olanda pubblicava la sua grande<br />

scoperta del microscopio, e il Wotlon a Londra trattava argo-


456 ADUNANZA DELLA. SEDE DI FIRENZE<br />

menti di zoologia sempre in latino, cosi pure in Francia il<br />

Tournefort per le sue opere di botanica. E latina era pure la<br />

veste di cui l' inglese Harvey adornò la sua grandissima sco-<br />

perta della circolazione del sangue, scoperta che noi ancora gli<br />

contendiamo per l'aretino Andrea Cesalpino, che un mezzo se-<br />

colo prima l'aveva accennata pur esso in latino.<br />

« Sul principio del secolo decimottavo Sibilla di Mérian in<br />

Amsterdam trovava confacevole la lingua del Lazio per la de-<br />

scrizione dei suoi celebri viaggi naturalistici nell'America del<br />

Sud. E nello stesso secolo una plejade d' illustri botanici italiani,<br />

come il Battazza, il Maratti, il Micheli, lo Scopoli, e tra gli<br />

stranieri il grande zoologo danese Federico Mùller, e il tedesco<br />

Klein, e tanti altri che la brevità del tempo non mi consente di<br />

nominare, consegnavano alla posterità i loro lavori, cui l' idioma<br />

latino assicurava per sempre l'amorevole interesse dei dotti.<br />

« Cosi giungiamo alla seconda metà del secolo decimottavo,<br />

quando le riforme di Carlo Linneo inaugurarono per la storia<br />

naturale il vero secolo d'oro, e le aprirono orizzonti inattesi,<br />

[n quel periodo il grande svedese pubblicava a Lipsia, a Vienna,<br />

ad Utrecht, a Leyden, a Upsal, ben quattordici edizioni del suo<br />

immortale Systema natiirae, tutte in latino. E l'illustre suo<br />

allievo Fabricius, fecondo scrittore di entomologia, ne seguiva<br />

l'esempio in più libri che vanno tuttora per le mani dei natu-<br />

ralisti.<br />

« Ma in questo unanime consenso degli scienziati di tutto il<br />

mondo, il quale assicurava alla posterità le più grandi scoperte<br />

delle scienze mediche e naturali, non mancavano le eccezioni.<br />

Scarse, rare e timide, tra le nazioni dotte dei secoli trascorsi,<br />

sono le opere scritte nelle lingue nazionali, cosi che noi le an-<br />

diamo cercando colla lente dell'avaro; esse però erano tutf 'al-<br />

tro che eccezioni in Francia. Qui invece era eccezione il trovare<br />

uno scienziato che scrivesse in latino. E il cattivo uso andò<br />

siffattamente radicandosi, che, quando colla grande rivoluzione<br />

l'influenza politica di quel popolo si andò estendendo sull'Eu-<br />

ropa, una falange gloriosa di scienziati francesi che allora ap-<br />

punto fiorivano, scrivendo nella loro lingua, estesero quell'in-<br />

fluenza anche nel campo scientifico. I lavori del Geoffroy, del<br />

Buffon e del Cuvier in zoologia, quelli dei De Jussieu in bo-<br />

tanica, del Lavoisier e del Fourcroy in chimica, del La Grange


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 457<br />

e del Legendre in matematica, del Laplace nella meccanica ce-<br />

leste, portavano nomi troppo illustri perchè non esercitassero<br />

una preponderanza anche per la lingua nella quale erano scritti.<br />

Nell'ebbrezza di quei tempi la Francia sperava d' imporre alle<br />

nazioni civili, oltre alle sue riforme politiche, anche la sua<br />

lingua come mezzo di comunicazioni scientifiche. Tanto era sentita<br />

fra i dotti la necessità di un linguaggio internazionale. Ma<br />

la speranza rimase delusa, poiché le rivalità nazionali determi-<br />

narono invece una reazione a favore delle lingue proprie, e<br />

d'allora si può dire cominciò ad esser ripudiato il latino.<br />

« Pochi naturalisti proseguivano nel secolo attuale la tradi-<br />

zione degli avi; e tra questi l'Italia, anzi Roma ebbe, come<br />

sempre, il primato. Onde possiamo ancora citare le opere dei<br />

romani Sebastiani, Mauri, Sanguinetti ;<br />

quelle dei bolognesi Ber-<br />

toloni e Bianconi, e alcuni stranieri tra cui il francese De Can-<br />

dolle, i tedeschi Steudel e lustus Roth. Ma oramai il malo<br />

esempio della Francia aveva trovato seguaci dappertutto. Ed<br />

oggi nella dotta Germania, che pure è 1' unica in cui si conservi<br />

ancora un resto dell* antica tradizione, tra le tesi di laurea che<br />

ivi regolarmente si pubblicano se ne conta una latina su 150 te-<br />

desche; ciò dia una idea della proporzione a cui son ridotte le<br />

pubblicazioni in quella lingua.<br />

« La grande rivoluzione si era fatta sentire pur troppo an-<br />

che qui!<br />

« Non è nostro compito esaminare se la Francia abbia pagato<br />

il fio del cattivo esempio. Ma certo il predominio intellettuale<br />

della sua antica rivale, la Germania, farebbe crederlo. Intanto<br />

al punto in cui siamo ne risentiamo gravissimo il danno tutti<br />

e dappertutto, ma specialmente noi cultori delle scienze natu-<br />

rali, perchè in queste la produzione è salita ad un grado in-<br />

credibile. Il bisogno d'intenderci una volta è divenuto urgente,<br />

e la confusione delle lingue si può dire è al suo apogeo. Chi<br />

non si è trovato nel campo attivo della produzione scientifica<br />

non giunge a formarsi un' idea del male che si è fatto alla<br />

scienza e agli scienziati coli' abolizione di una lingua comune.<br />

È un'ansietà insoddisfatta, un senso di scoraggiamento e di<br />

umiliazione che ci assale quando ci vediamo circondati da libri,<br />

il cui argomento e' interessa, forse anche personalmente, e che<br />

non possiamo arrivare a decifrare.


458 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

« Il male deve esser grave davvero se vediamo da più parti<br />

sorgere proposte sia di adottare una lingua vivente o estìnta,<br />

sia di fabbricarne di pianta per uso e consumo degli scienziati.<br />

Sul quale proposito ricorderò i tentativi del Lamenhof, dello<br />

Steiner, dell' Henderson, del Bauer, del Dyer, e di qualche altro,<br />

diretti appunto alla invenzione di una lingua comune. Nel 1887<br />

poi la Società filosofica di Filadelfia pigliava una seria inizia-<br />

tiva, incaricando una commissione di suoi membri di esaminare<br />

fino a qual punto il Volapiik potesse utilizzarsi a questo scopo.<br />

Il parere della commissione fu contrario, ed io aggiungo che<br />

non poteva essere a meno, perchè se la lingua inventata dallo<br />

svizzero Schleyer presenta appena qualche punto d'appoggio<br />

per le relazioni commerciali, per le scientifiche offre tutte le<br />

difficoltà del latino senza un solo de' suoi vantaggi. Poi chi vor-<br />

rebbe sul serio, non dirò posporre, ma solo mettere a confronto<br />

col Volapiik una lingua, come il latino, grande nella storia della<br />

civiltà, ricca di tradizioni gloriose più che due volte millenarie,<br />

strumento splendido di ogni più nobile progresso intellettuale?<br />

« Tra questi tentativi non va dimenticata la proposta di un<br />

nuovo latino fatta dal naturalista Rosa dell' università di To-<br />

rino. Ma con siffatte oramai famose lingue artificiali siamo sem-<br />

pre alle solite! Proporre ai dotti un miscuglio di ausiliari in-<br />

glesi, di avverbii e pronomi latini, di desinenze tedesche, il tutto<br />

ordinato in una sintassi mezzo italiana e mezzo francese, piut-<br />

tosto che un nuovo latino è una parodia di latino, nella quale<br />

scapita la serietà di tutti, compresa la scienza, alla quale tutti<br />

sinceramente desideriamo giovare.<br />

« Non parliamo di una lingua vivente. Il solo fatto che nessuno<br />

la propone dei tanti che oramai si preoccupano della questione,<br />

mostra che le rivalità nazionali sarebbero tante da soffocare il<br />

tentativo fino dal suo primo nascere. Meno che mai potrebbe poi<br />

quest' onore toccare al francese. Basta osservare quanto è av-<br />

venuto in certi congressi internazionali, dove da principio sta-<br />

bilitosi il francese come lingua ufl^ciale, han finito i più col<br />

parlare la lingua propria. Si può dire che noialtri Italiani siamo<br />

i più caldi partigiani del francese. Ma perfino nella corrispon-<br />

denza privata con persone di altre nazioni, si finisce col risponderci<br />

in italiano. Negli usi scientifici poi il francese non ha<br />

mai attecchito.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 459<br />

« Se dunque le cose sono a tal punto che una risoluzione pur-<br />

chessia urga prendere, non e' è, a mio credere, che un rimedio<br />

da adottare, rimedio degno del male che si vuol curare, pro-<br />

porzionato alla importanza, alla grandezza della scienza di cui<br />

vogliamo assicurare 1' universalità. E questo rimedio è compreso<br />

nel grido : Restauriamo il latino ! A questo grido si associno<br />

quanti sentono il fuoco sacro della scienza, quanti amano il<br />

progresso di questa luce della intelligenza umana. Se altri per<br />

inerzia o per timidezza, per ipocrisia o per aperta ostilità si<br />

asterrà dal perorarne la causa, l'iniziativa e l'apostolato ne<br />

partano da questa Kalia già culla gloriosa dell' idioma, e delle<br />

scienze che di lui ammantate varcarono le Alpi e i mari.<br />

« Non si creda, o signori, che io nel dispiegare questa bandiera<br />

mi dissimuli le difficoltà che si incontreranno :<br />

1* intrinseca<br />

difficoltà della lingua, l' incapacità sua ad esprimere concetti<br />

completamente ignoti agli antichi, e più di tutto la grandissima<br />

quantità di vocaboli tecnici non aventi alcun equivalente nel<br />

latino. JNIa queste difficoltà non devono essere gran cosa, se ve-<br />

diamo, anche nella seconda metà del secolo attuale, pubblicali<br />

libri scientifici in latino, come l'opera in corso del Carus sulla<br />

fauna del Mediterraneo; varie di malacologia del PfeiiTer, 1' Enu-<br />

meratìo molluscoruin Siciliae del Philippi, la Flora algologica<br />

europaea del Rabenhorst, la Sylloge fangorum omnium del<br />

Saccardo, anch'essa in corso, il Catalogus coleopterorum Eu-<br />

ropae et Caucasi di Heiden, Reiter et Weise, e perfino opere<br />

di geologia, che fra le scienze naturali sembrava la più restia<br />

al latino, come quella del Justus Roth (Symljolae ad regionis<br />

Lwnebargensis inclolem geognosticam cognoscendam. Bero-<br />

linii, 1861) e del nostro Bianconi (Le mare olim occupante<br />

planities et colles Italiae. Bononiae, 1846-50).<br />

« Non devono esser gran cosa le difficoltà che presenla il la-<br />

tino, se vediamo la dotfa Germania (e ciò torna a suo onore)<br />

quasi sola servirsene ancora, sia pure scarsamente, in mezzo<br />

al generale abbandono, e trattare con elegante semplicità argo-<br />

menti che altri crederebbe i più restii. Poi di queste difficoltà la<br />

storia naturale si trova averne superate la più gran parte, quando<br />

vediamo il latino generalmente adottato per la sistematica, per<br />

la nomenclatura e sopra tutto per la speciologia. Al punto che<br />

gli stessi Russi, i quali aggiungono la traduzione tedesca a fronte<br />

Bull, della Soc. boi. ital. 30


460 ADUNANZA. DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

del testo russo, intercalano poi i caratteri e la lingua latina<br />

non solo per la nomenclatura, ma anche per la descrizione delle<br />

specie.<br />

« Ma esaminiamole in faccia queste difficoltà che ci vengono<br />

obiettate. La difficoltà intrinseca del latino ha poco da invidiare<br />

al tedesco, che, quanti sono cultori delle scienze, si vedono co-<br />

stretti ad imparare, dal momento che dalla Germania oggimai<br />

irradiasi il movimento intellettuale. Inoltre sarà sempre minor<br />

fatica apprendere il solo Ialino che tre o quattro lingue viventi.<br />

E tutto questo nell'ipotesi che si debba studiarlo a& elementis,<br />

ipotesi superflua pei tre quarti dei dotti di tutto il mondo, i<br />

quali già lo conoscono.<br />

« Più grave apparisce l'altra difficoltà della terminologia tecni-<br />

ca, ma questa è già di fatto superata per tutte le parole di etimo-<br />

logia greca. Per questa ragione fra i diversi rami delle scienze<br />

positive, le scienze mediche e la botanica sono le più disposte a<br />

riadottare il latino, meno la geologia e la mineralogia, e meno<br />

ancora la fisica e la meccanica; queste ultime perchè più tras-<br />

formate modernamente, e perché più ricche di parole prese dalle<br />

lingue viventi. Ma a tutto si rimedierebbe col formare commis-<br />

sioni di scienziati e filologi incaricati di compilare il dizionario<br />

tecnico; e non dubito che il rimedio, coli' attività e buon volere<br />

di tutti, sarebbe trovato in poco tempo.<br />

« Quando vediamo in Berlino pubblicarsi da ben 35 anni un<br />

giornale in ebraico, e cavarsela bene per tutti i termini rela-<br />

tivi alla vita moderna; molto più facilmente certe difficoltà sa-<br />

ranno superate dal latino, che ha in proprio vantaggio maggiore<br />

ricchezza, maggiore plasticità e antichità minore.<br />

« Si aggiunga l'esempio dei più chiari scienziati i quali comin-<br />

ciassero dal rompere il ghiaccio scrivendo in latino, come alcuni<br />

già fanno, le opere che più vanno per le mani. Poi una pro-<br />

paganda attiva, un apostolato infaticabile, un centro d'azione<br />

situato in non importa quale centro scientifico dell'Europa, e<br />

in meno di un quarto di secolo ho fede che la scienza torne-<br />

rebbe ad essere il patrimonio delle nazioni.<br />

« Parrà strano, o signori, che un cultore delle scienze positive<br />

venga oggi qui a spezzare una lancia a favore di ciò che rap-<br />

presenta il classicismo più puro, quando bisognerebbe invece<br />

volgere la parola e l'opera in difesa della coltura scientifica.


ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE 461<br />

che qui in Italia nel!' insegnamento secondario sta passando un<br />

brutto quarto d' ora. Tanto più strano quando sopratutto ve-<br />

diamo le scienze naturali nascostamente od apertamente osteg-<br />

giate là dove in fatto di pubblica istruzione si pitote ciò che sì<br />

vuole, sicché una voce autorevole che reagisca ancora non si<br />

è levata, e noi ci rimpiangiamo invano i De Filippi, i Matteucci,<br />

i Cantoni, i Sella, che utilmente spesero la loro influenza a prò<br />

di questo importante elemento della coltura moderna. Tutto<br />

questo parrà strano se non si rifletta che qualora andasse a<br />

vuoto la campagna che io vorrei incominciare, il primo a pa-<br />

garne la pena sarebbe immancabilmente quello stesso latino, a<br />

favore del quale alcuni moderni classicisti vorrebbero soppresse<br />

le scienze naturali dalla coltura generale. Infatti ove non si<br />

arrivasse a rimettere in vigore questo come lingua scientifica<br />

universale, non sarebbero le scienze che ne soffrirebbero, per-<br />

chè il movimento che si va accentuando è tale oramai, che<br />

un'altra lingua qualsiasi, foss' anco il Volapiik, finirà per es-<br />

sere adottata. Sarebbe forse una piccola umiliazione per le<br />

scienze ed anche per gli scienziati; ma il danno attuale non si<br />

aggraverebbe di certo. Invece chi ci perderebbe sarebbe il la-<br />

tino. Osserviamo infatti quali sono le tendenze del secolo spe-<br />

culatore e banchiere, e come tutto vada per questa china. Il<br />

classicismo puro difficilmente resisterà a queste tendenze. Un<br />

elemento di cultura, quale è il latino, per quanto bello intrin-<br />

secamente e ricco di tradizioni gloriose, rimasto però come fine<br />

a sé stesso, e coltivato unicamente pel bello estetico, mal reg-<br />

gerà alla corrente realista ed utilitaria invadente. Se ciò sarà<br />

bene o sarà male non voglio discutere. Ma per quanto è lecito<br />

inferire dalle tendenze generali, l'avvenire piuttosto che della<br />

coltura classica, é delle scienze positive, praticamente utili e<br />

feconde di benessere materiale e sociale. L'avvenire è della<br />

fisica, della meccanica, delle scienze naturali, della igiene. Le<br />

piccole guerricciole saranno sfatate dalla legge inesorabile del<br />

progresso; e se sono vere certe parole, che qualche mese fa<br />

furono attribuite al sire di Germania, esse sarebbero ben poco<br />

incoraggianti per l'avvenire del latino in quel paese. Ed é pro-<br />

prio la nazione i cui dotti, per quanto poco, han conservato più<br />

degli altri l'amore al latino.<br />

« Non sembra dunque arrischiato il credere che l'avvenire gli


462 ADUNANZA DELLA SEDE DI FIRENZE<br />

sarà contrario. Come già nei secoli andati la scienza dovè ri-<br />

fugiarsi, quasi entro inaccessibile rocca, nei chiostri, cosi in<br />

avvenire il latino non avrebbe forse altro ricovero che la<br />

Chiesa. Ora quale altro modo vi sarebbe di scongiurare la<br />

temuta jattura, se non rendendo il latino praticamente utile?<br />

Quale altro uso più nobile che farlo servire alla diffusione e<br />

alle comunicazioni scientifiche? Qual mezzo più pratico e più<br />

sollecitamente diretto al fine di universalizzarne la coltura, che<br />

quello di renderlo necessario ai dotti di tutto il mondo? Io non<br />

saprei immaginare altro mezzo adeguato a ravvivarne lo studio,<br />

a rinsanguarne la fibra oramai invecchiata. Se esso dovrà resi-<br />

stere alle tendenze materiali del secolo non lo sarà che per la<br />

scienza, e in servigio della scienza. Al grido dunque restauriamo<br />

il latino, faccia eco l'altro salviamo il latino l ed è solo in tal<br />

modo che classicisti e positivisti, letterati e scienziati si affra-<br />

telleranno in una aspirazione comune. Che se il primo grido<br />

dovrà rimanere senza eco, coli' altro parleremo al deserto; e in<br />

tal caso ho gran timore che le parole del sire di Germania se-<br />

gneranno il principio della decadenza, e il secolo ventesimo<br />

compirà l'opera nefasta incominciata dal secolo deciraonono. »<br />

L'adozione del latino come lingua scientifica internazionale sol-<br />

leva alcune obbiezioni da parte degli intervenuti. Ciascuno riconosce<br />

quanto sia desiderabile ed opportunissima per principio, ma<br />

essa incontrerà non lievi difficoltà pratiche. Cosi il Vicepresidente<br />

SoMMiER riferisce die al Congresso degli Americanisti, al quale egli<br />

assistette in Huelva quest' autunno, un discorso letto in latino,<br />

non fu capito quasi da nessuno, e ciò principalmente per la pronunzia,<br />

la quale, come si sa, varia da un paese all' altro non meno<br />

delle lingue stesse oggi in uso.<br />

Essendo esaurite le comunicazioni togliesi 1' adunanza alle ore 3.


INDICE 463<br />

INDICE<br />

Arcangeli, G. — Altre notizie sulla coltura del Cynomorium<br />

coceineum ^'f^ff- 315<br />

— Brevi notizie sopra alcune Agaricidee » 172<br />

— Cenni necrologici sul generale Vincenzo Ricasoli . . » 11<br />

— Cenni necrologici sul dott. E. Tanfani » 400<br />

— Commemorazione del prof. Agostino Todaro .... » 304<br />

— Commemorazione del prof. Bartolommeo Malfatti . . » 227<br />

— Dal Cyclocenium oleaginum {proc. vevb.) » 256<br />

— Muscinee raccolte di recente nell'Italia meridionale . » 213<br />

— Sopra al castagno d' India già esistente all' ingresso<br />

dell' Orto Pisano » 283<br />

— Sopra alcune Agaricidee » 158,161<br />

— Sopra una varietà dell' Hibiscus cannabinus Li. ... » 106<br />

— Sul Dracunculun canariensis Kuntli » 87<br />

— Sulla cultura del Cynomorium coceineum » 127<br />

— Sulle foglie e sulla fruttificazione deìV Helicodiceros<br />

muscivorus » 83<br />

— Sopra alcune piante raccolte presso Ripafratta nel<br />

Monte Pisano » 419<br />

Baccarini, P. — Intorno ad una particolarità dei vasi<br />

cribrosi nelle Papilionacee {proc. verb.) » 162<br />

Balsamo, F, — Ricerche sulla penetrazione delle radiazioni<br />

nelle piante. Parte prima. Metodo di ricerca. (Riassunto) » 65<br />

Baroni, E. — Frammenti liclienografici » 192<br />

— Lichenes pedemontani a ci. prof. Arcangeli in monte<br />

Cinisio et monte Rosa annis 1876 ac 1880 lecti ...» 370<br />

— Noterelle crittogamiche » 243<br />

— Ricerche anatomiche sul frutto e sul seme di Eugenia<br />

myrtillifolia DC » 275<br />

— Sopra alcune crittogame africane raccolte presso Tri-<br />

poli di Barberia dal prof. Raffaello Spigai » 239,241<br />

— Sulla struttura del seme àeW Hemerocallis flava L. . » 61<br />

Bargagli, P. — Dati cronologici sulla diffusione della Ga-<br />

linsoga parviflora Ruiz e Pav. in Italia » 129<br />

Bolzon, P. — Appunti sulla flora del Trevigiano ...» 261<br />

— Contributo alla flora dell'Elba » 311,356<br />

— Contributo alla flora della Pianosa » 257<br />

BoRzi, A. — Anomalie di struttura del fusto di Phaseulus<br />

Caracolla {proc. verb.) » 16<br />

— Sui cristalloidi nucleari proteici delle specie di Con-<br />

volvulus (proc. verb.) » 46<br />

— Sui fasci bicollaterali di alcune Crocifere e delle rela-<br />

tive anomalie {proc. verb.) » 60


464<br />

INDICE<br />

Bresadola, J. — Imenomiceti nuovi Po.g- 196<br />

Caruel, T. — Delle regioni botaniche in Italia .... » 123<br />

— Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori » 108<br />

— Intorno al genere Rosa e necessità d'intendere la « spe-<br />

cie » (proc. verh.) » 155<br />

— Relazione intorno ai programmi pei ginnasi ed i licei<br />

(proc. verh.) » 167<br />

—• Sul genere Maillea {proc. vero.) » 338<br />

— Sul nome generico Erythraea {proc. verh.) » 283<br />

— Sulla Rosa sempervirens (proc. verh.) » 283<br />

Cavanna, G. — Intorno ai programmi pei ginnasi ed i<br />

licei {proc. verh.) ;> 168<br />

Chiovenda, e. — Sopra alcune piante rare o criticlie della<br />

flora romana 295,381,386,403<br />

Gigioni, G. — Schiarimenti sulla precedente comunica-<br />

zione sulVAdonis fiammeus Jacq » 199<br />

CUBONi, G. — Sulla forma ibernante del Fusicladlum den-<br />

driticum Fuck {proc. verh.) » 287<br />

— Sulla Rogna o Scabbia dei bronzi {proc. verh.) ...» 287<br />

— La sessualità delle piante secondo uno scrittore del<br />

secolo XVI » 426<br />

De Toni, G. B. — Sul Porphyrosiphon Notarisii {proc. verh.) » 269<br />

Geremicca, M. — Sulle cellule del mesotecio àeW Hydrangea<br />

Hortensia » 37<br />

Giordano, G. C. — Nuova contribuzione di Muschi meri-<br />

dionali « Addenda ad pagillum muscorum in agr. neapolit.<br />

lectorum » » 39<br />

GoiRAN, A. — Comunicazioni » 51<br />

— Erborizzazioni estive ed autunnali attraverso ai monti<br />

Lessini veronesi 151,250,269,273,306,361,411,445<br />

— I terremoti e la vegetezione » 102<br />

— Sulla presenza di Fraxinus exceìsior L. nei monti ve-<br />

ronesi » 95<br />

— Sulla presenza e distribuzione di Evonymus latifolius<br />

Scop. nel Veronese » 122<br />

— Una erborizzazione fuori stagione » 189<br />

Grampini, O. — Due piante interessanti per la flora romana » 288<br />

Jatta, a. La Peltigera rufescens Hoffm. var. innovans . » 378<br />

— Licheni raccolti nell'isola d'Ischia fino all'agosto del 1891 206,209<br />

— Sul genere Siphulastrum Muell. Arg » 246<br />

— Materiali per un censimento generale dei licheni ita-<br />

liani {proc. verh.) » 16<br />

— Idem » 431<br />

Kruch, O. — Sopra un caso di rizomania nel Rosmarino » 220<br />

— Sulla presenza del Cycloconium oleaginum Cast, in Italia >> 177<br />

Lettera al Ministero della Pubblica Istruzione per i programmi<br />

per i ginnasi ed i licei {proc, verh.) .... » 186


INDICE 465<br />

Levier, e. — Sul Banunculus lacervs Bell, in Piemonte e<br />

— Intorno alla AzzoUa CaroUneana » 101<br />

— Sull'esistenza della F/o/a ca^cara/o nell'isola dell'Elba<br />

il Cyperus difformis L. in Toscana {proc. vero.). . . . Pag. 355<br />

{proc. vero.) » 301<br />

Macchiati, L. — Seconda comunicazione sulla coltura<br />

delle Diatomee » 329<br />

— Sulla riproduzione della Navicula ellittica Ktz. .<br />

— Terza contribuzione alla fiora del gesso » 120<br />

Martelli, U. — Epoca della formazione del grappolo nello<br />

gemme della vite » 52<br />

— Gita sul littorale toscano fra Follonica ed Orbetello<br />

. » 1G8<br />

{proc. verh.) » 355<br />

— Osservazioni critiche sopra gli Astragali italiani<br />

{proc. verh.) » 306<br />

— Riproduzione agamica del Ci/noinoriutn coccineum . . » 07<br />

— Ayaricus piopparello {pror. verb.) » 445<br />

— Notizie sull'erbario Amidei, giacente presso il Comizio<br />

Agrario di Volterra » 417<br />

Massalongo, C. — Contribuzione all' acaro-cecidiologia<br />

della flora veronese » 71<br />

— Di alcuni Entomocecidii della flora veronese .... » 80<br />

— Osservazioni intorno ad un rarissimo Entomocecidio<br />

dell' //ecZera Helix {proc. verb.) » 106<br />

Massalongo, C. — Intorno alla Taphrin a p>olisi}ora {Sor.)<br />

. Johans., var. Pseudoplatani » 197<br />

— Sulla scoperta in Italia della Calyptospora Goepper-<br />

tiana J. Kiihn » 236<br />

— Sugli scopazzi di Alnus incana DC. causati dalla Taphrina<br />

epiphiiUa Sadeb » 79<br />

— Sopra un Dittero-cecidio à^W Eryngium ameihystinum » 429<br />

— Deformazione parassitaria dei fiori di Ajuga chamaepi-<br />

tys Scbreb. » 430<br />

MiCHELKTTi, L. — Commemorazione di Antonio Manga-<br />

notti di Verona » 194<br />

— Sulla restaurazione del latino » 452<br />

Pasquale, F. — Su di una nuova teoria carpellare . . » 26<br />

Penzig, 0. — Sulla Barbeia oleoides {pi-oc. verb.) ...» 269<br />

Piccioli, L. — Rapporti biologici fra le piante e lo lumache 228,338<br />

Picui, P. — Alcuni esperimeutifisiopatologici sulla vite in<br />

relazione al parassitismo della Ferunospora (seconda Nota) * 203<br />

Pirotta, R. — Sulla presenza di serbatoi mucipari nella<br />

Hypoxis erecta {proc. verb.) * 112<br />

— Sulla costituzione della famiglia delle Hypoxidaceae<br />

{proc. verh.) » 112<br />

— Sopra un carattere delle Gelsominet » 13b<br />

— Sul Cynomorium coccineum {proc. verh.) » 186


466<br />

INDICE<br />

PiROTTA, R. — Il nuovo gruppo delle Calazogame di Treub. Pag. 224<br />

— Tre casi teratologici » 303<br />

Poli, A. — Sui nuovi programmi di botanica pel ginna-<br />

sio e liceo<br />

Re, L. — Sulla distribuzione degli sferiti nelle Amaril-<br />

' » 163<br />

lidacee » 288<br />

Riunione generale in Napoli » 5<br />

Riunione generale in Genova » 395<br />

RoDEGHER, E. Venanzi, G. — MuscM della provincia di<br />

Bergamo » 237<br />

Rossetti, C. — Appunti sulla flora della Toscana. . . » 254<br />

Rossetti, C. e Baroni, E. — Frammenti epatico-licbe-<br />

nografici » 372<br />

Severino, P. — Ancora pei programmi nelle scuole se-<br />

condarie » 335<br />

Solla, R. — Notizie botaniche sull'Italia centrale (proc.<br />

verh.) » 234<br />

SoMMiER, S. — Cenno sui resultati botanici di un viag-<br />

via nel Caucaso » 18<br />

— Riassunto di un suo lavoro sulla flora del Nord della<br />

Siberia occidentale (proc. verh.) » 82<br />

— Seconda gita a Capalbio » 348<br />

— Una gita in Maremma 314,321<br />

Tanfani, E. — L'insegnamento della botanica nei ginnasi » 146<br />

— Relazione sul libro di A. Zimmermann « Die Botanische<br />

Mickroteclinik » {prue, verh.) » 385<br />

— Sopra una Lychnis ibrida » 100<br />

— Sul Poìycarpon peploides » 211<br />

Terracciano, a. — Intorno alla struttura fiorale ed ai<br />

processi d'impollinazione in alcune Nigella » 46<br />

— Le Sassifraghe della flora romana » 180<br />

— Le Sassifraghe del Montenegro raccolte dal dott. A. Bal-<br />

dacci » 132<br />

— Seconda contribuzione alla flora romana » 113<br />

— Terza contribuzione alla flora romana » 139<br />

— Intorno un libro malamente attribuito a G. Wedel<br />

de Hyperico (aliis Fuga Daemonum), dissertatio<br />

inauguralis hotanico-medica (proG. verh.) » 162<br />

— Contribuzione alla flora del paese dei Somali. ...» 421<br />

Tuccimei, G. — La lingua scientifica internazionale o restauriamo<br />

il latino ! » 431<br />

VoGLiNO, P. — Osservazioni sopra alcuni casi teratolo-<br />

gici di Agaricini » 442<br />

Firenze, Stab. Pellas. — Via Jacopo da Diacceto, 10.

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