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Nelle nubi interstellari è stata accertata la presenza dell’acqua, con una percentuale pari allo 0,001%. Sul pianeta azzurro la superficie occupata dalle acque supera abbondantemente quella della terraferma con una percentuale del 71%. Gli oceani rappresentano il 97% dell’intero ecosistema idrico, le acque dolci solo il 3%, di cui il 2% in forma solida (ghiacciai) e solo l’1% comprende fiumi, laghi e sorgenti sotterranee. L’acqua effettivamente potabile si riduce ulteriormente ad una percentuale dello 0,1% ed è sempre insufficiente a soddisfare le esigenze vitali della popolazione umana, in continua crescita demografica, soprattutto nelle aree più povere di risorse naturali. Tutta l’acqua della terra con i cicli dell’evaporazione e delle precipitazioni è decisamente intercomunicante. Spesso può perdere quella purezza originaria a causa di una cattiva gestione del territorio da parte dell’uomo. Solo in Italia oltre il 60% dell’acqua utilizzata si presenta con un deterioramento della qualità, in relazione all’uso. In alcune regioni, in particolare del sud, la questione idrica assume sempre di più la dimensione di una vera e propria emergenza ecologica e la ridotta disponibilità procapite d’acqua, non sempre è sufficiente per tutti i cittadini.
Le prime molecole organiche e le prime protocellule sono comparse nell’acqua. Ancora oggi una delle azioni più importanti nei processi di formazione della vita resta legata al ciclo dell’acqua. Basta ricordare che nel regno animale i tessuti dei mammiferi sono costituiti per il 63% di acqua mentre in taluni vegetali si supera il 95%. Per mantenere un corretto bilancio idrico l’uomo deve bere in media 1,5-2 litri di acqua al giorno, in funzione anche dei liquidi perduti durante le attività sportive. In seguito a stati di disidratazione assoluta per lungo tempo possono insorgere blocco renale e arresto cardiocircolatorio.
Fu il francese Lavoisier (1743-1794) a determinare la composizione chimica dell’acqua (H2O) e ad ottenerla per sintesi in laboratorio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito recentemente un dato allarmante, l’80% della mortalità infantile dipende dall’acqua (ogni otto secondi muore un bambino).
La presenza di acque contaminate nell’alimentazione umana è la causa di numerose malattie che sembravano debellate come il tifo, il colera, la dissenteria, le gastroenteriti, la malaria. Ogni anno nel mondo queste malattie causano almeno 5 milioni di morti di cui 2 milioni di bambini, deceduti in conseguenza della sola dissenteria. Il 47% della popolazione in Africa non ha accesso all’acqua potabile, le donne nordafricane occupano la stragrande maggioranza del proprio tempo per la ricerca dell’acqua. In Marocco la frequenza scolastica femminile è ridotta fino all’80% a causa del fabbisogno idrico familiare. In Sud America il 60% degli individui più indigenti risiede in zone dove l’acqua a disposizione è inquinata 11 volte più che in Europa. In 29 Paesi del Terzo Mondo il 65% della popolazione non dispone della quantità idrica vitale. Tuttavia la quantità di acqua disponibile per ogni persona è molto variabile nelle diverse società. Si passa dai 425 litri a persona negli USA, ai 237 in Italia, ai 150 in Francia ai 10 in Uganda e in Madagascar. In alcune zone degli Stati Uniti il 50% dell’acqua potabile disponibile è utilizzato per innaffiare il giardino di casa. Nel Sud del Mondo la carenza di acqua, oltre a determinare le disastrose condizioni igieniche con conseguenti malattie che causano problemi di costi sociali, è uno dei fattori limitanti per la coltivazione degli alimenti di base per l’uomo, con la periodica diffusione di drammatiche carestie per siccità. La Banca Mondiale ha lanciato un monito alle società più sviluppate. Una nuova minaccia incombe sulla terra, la crisi dell’acqua. Le prossime guerre non si combatteranno solo per motivi politici o per il petrolio, ma per il controllo dell’acqua potabile. Le Nazioni Unite, ricordano che la mancanza di risorse idriche interessa ormai molte zone dell’Australia, del Nord America e quasi un terzo del territorio europeo.
La crisi idrica va ricercata nell’aumento della popolazione mondiale e nell’incremento dei consumi. All’inizio del secolo scorso l’umanità utilizzava circa 600 chilometri cubi di acqua. Oggi ne utilizza 6.000, dieci volte di più. Negli ultimi 60 anni la popolazione umana è raddoppiata, ma i consumi di acqua si sono quadruplicati. Quando la popolazione mondiale supererà i nove miliardi di persone, la domanda di acqua pura sarà maggiore delle disponibilità naturali. Tuttavia l’aumento demografico non è l’unica causa della crisi idrica mondiale. Ad attentare alle riserve di acqua potabile c’è l’inquinamento. La contaminazione delle acque oltre alle malattie, spesso mortali, provoca notevoli squilibri negli ecosistemi, disordini sociali, e perfino vere e proprie guerre.
I killer dell’acqua sono stati individuati dall’Istituto per l’Ambiente di Stoccolma e dall’ONU, sono sei grandi idrocidi, ciascuno con un diverso grado di pericolosità. Le tecnologie e le conoscenze scientifiche disponibili per disinquinare le acque sono molto avanzate, anche se non sempre i governi locali sono disponibili a sostenere gli impegni economici che possono essere in alcuni casi onerosi. Ecco perché occorre prevenire il più possibile, evitando alle fonti inquinanti di finire nelle falde idriche. I controlli degli scarichi industriali e civili dovrebbero essere migliorati e resi più efficaci, con azioni supportate da una legislazione più chiara e severa soprattutto nella repressione degli abusi.
Il Contratto mondiale per l’acqua prevede un nuovo concetto giuridico dell’acqua, come bene di tutti i cittadini, per un consumo responsabile, in piena solidarietà con tutti i popoli della terra. Occorre sviluppare, a livello planetario, una coscienza evoluta delle singole persone perché le riserve d’acqua siano presto considerate una risorsa di tutti da tutelare nell’interesse delle generazioni future. L’Italia figura al primo posto al mondo per consumo procapite d’acqua minerale in bottiglia, nonostante il sistema delle Alpi e la rete delle sorgenti appenniniche dovrebbero garantire il diritto di accesso all’acqua potabile a tutti i cittadini. Le disfunzioni non riguardano solo l’aspetto quantitativo ma soprattutto qualitativo. L’incuria nella gestione delle reti idriche e perfino la corruzione politica ed economica, hanno spinto molte amministrazioni locali ad abbandonare la gestione pubblica dei servizi d’acqua per affidarli a società private.
Tornando ai problemi di contaminazione del patrimonio idrico con sostanze nocive e pericolose per la vita stessa dell’uomo, bisogna considerare la definizione dell’Unione Europea sul significato dell’inquinamento delle acque: l’inquinamento idrico è l’effetto dello scarico in ambiente acquoso di sostanze o di energie tali da compromettere la salute umana, da nuocere alle risorse dei viventi e, più in generale, al sistema ecologico idrico e da costituire ostacolo a qualsiasi legittimo uso delle acque, comprese le attrattive ambientali.
L’inquinamento può essere classificato naturale quando le modifiche della qualità delle acque sono dovute a cause naturali, quando l’acqua piovana a contatto con certi ambienti aerei (vulcani) e più generalmente del suolo porta in soluzione ed in sospensione sostanze dei mondi minerale e biologico.
L’inquinamento temporaneo invece è uno stato di inquinamento superiore a quello ora detto derivante dall’apporto per cause non naturali di inquinanti, perfino energetiche (calore).
L’inquinamento si definisce permanente quando gli inquinanti impediscono la capacità di autodepurazione dell’acqua e provocano quindi un livello di irreversibilità del corpo idrico. Tra i diversi fattori di contaminazione citiamo gli scarichi di fognature civili quando si portano nelle acque soprattutto scarti e sottoprodotti umani, con relativa carica batterica, inquinanti derivanti da attività domestiche (alimentazione e lavaggio) e rifiuti convogliati dal drenaggio di strade, piazzali e officine. Con gli scarichi industriali vengono invece riversati nell’ambiente idrico i residui delle materie prime e dei prodotti intermedi e finali delle lavorazioni, con la composizione variabile a seconda del tipo d’industria che li fornisce. Gli scarichi delle acque inquinate termicamente, alterano gli equilibri chimici e biochimici dei corpi idrici e producono diminuzione dell’ossigeno disciolto o direttamente, diminuendone la solubilità, o indirettamente a causa dell’aumentato metabolismo della flora acquatica, con tutte le evidenti conseguenze che ciò comporta. Dagli allevamenti zootecnici arrivano ai fiumi soprattutto liquami di lavorazioni di mattatoio e lattiero-caseari, pesticidi e concimi dilavati. Altri problemi a volte ad alto rischio per alcuni ambienti sono rappresentati dalle piogge acide, una delle principali e più preoccupanti fonti di inquinamento, frutto di contaminazione di acque meteoriche da parte di gas quali le anidridi di zolfo e, in parte minore, da ossidi d’azoto. L’anidride solforosa è presente nell’atmosfera a causa dell’attività vulcanica (inquinamento naturale) ma soprattutto a causa delle attività industriali. L’eutrofizzazione indica invece l’eccessivo accrescimento e moltiplicazione disordinata di vegetali acquatici, soprattutto di alghe, per la presenza nelle acque di dosi assai elevate di sostanze nutritive. Principali responsabili dell’eutrofizzazione sono i composti azotati e i fosfati provenienti da scarichi civili o industriali e dal dilavamento dei fertilizzanti in agricoltura. In Italia, soprattutto nel periodo estivo, in molti tratti delle coste marine il problema dell’eutrofizzazione crea molti disagi e ingenti danni al turismo balneare.
Appare dunque impossibile considerare l’acqua da un punto di vista settoriale senza far riferimento all’ambiente nella sua globalità. Del resto è noto che l’acqua unisce la terra e l’aria perché incide direttamente sul mondo vegetale e determina cambiamenti climatici con interazioni di tipo ecologico con tutte le componenti viventi. In Abruzzo la tutela delle acque nelle aree naturali protette è uno degli obiettivi prioritari, sanciti dalle singole leggi istitutive e dalla legislazione di riferimento nazionale e comunitaria. Le riserve naturali Lago di Penne, Sorgenti del Pescara e Lago di Serranella, in collaborazione con la rivista De rerum Natura hanno avviato una campagna articolata, nel campo dell’educazione ambientale, con varie azioni di sensibilizzazione e di dibattito sui temi dell’acqua. Al Convegno di Popoli (2002) seguiranno altre iniziative che mirano a migliorare il rapporto tra i cittadini e l’ambiente, nell’anno internazionale dell’acqua.


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