Pillole di storia della fotografia

In questo momento difficile per tutti, in queste settimane in cui non posso giustamente tenere conferenze per parlare di fotografia, riprendo in mano il mio blog,  per continuare a fare quello che più mi piace. O almeno ci provo, per distrarmi, per ricreare momenti di condivisione e di cultura. Mi prometto di scegliere una  fotografia, o un autore, o un libro fotografico al  giorno e proverò a raccontarlo.  Non servirà a molto, se non a tenermi  viva attraverso la cosa che amo di più.

Inizio oggi con la celebre  fotografia di Dennis Stock Venice Beach Rock Festival 1968, perchè prima stavo pensando a quando tutto  questo passerà e nella mia testa mi sono visualizzata questa immagine. Mi  piace sempre ricordare cosa diceva Brassai:  nella nostra memoria si incrostano dei fermo-immagine che in un certo tempo tornano a galla grazie ad un profumo, una voce, una musica, o come oggi, grazie ad una emozione,ad un un pensiero.

Dennis Stock

Dennis Stock  è stato uno dei grandi membri dell’agenzia Magnum, in cui entrò nel 1951. Nato nel  1928 a New York, a 17 anni lasciò la famiglia per unirsi alla Marina degli Stati Uniti e nel 1947 diventò apprendista del fotografo di Life Gjon Mili, vincendo anche  il primo premio al concorso Life’s Young Photographers.

E’riuscito a raccontare lo spirito americano attraverso i  suoi celebri ritratti alle star, come James Dean e moltissimi  musicisti jazz. Negli anni ’60 ha documentato la società hippy californiana, cercando di raccontare la loro vita basata sull’amore e sulla libertà. Ha lavorato anche sul paesaggio e sull’architettura, utilizzando il colore. Stock ci ha lasciati  nel gennaio del 2010,  a 82 anni.

Più di altri è stato il fotografo della gioventù, di quel periodo storico che siamo soliti chiamare dei “figli dei fiori”, quei ragazzi che incarnavano lo spirito di un’epoca, che cercava giustizia e uguaglianza attraverso la protesta pacifica.

Il decennio 1960 è stato un periodo intenso, carico di aspettative, e Stock ha vissuto appieno il biennio caldo 1968-70: i quattro giorni di pace, amore e rock di Woodstock, i concerti, le manifestazioni, la vita quotidiana di una generazione che aveva dei sogni e delle aspettative diverse sul futuro.

Non a caso era stato amico di James Dean, l’icona di quella gioventù bruciata precedente, che aveva fotografato in una serie di immagini passate alla storia per la loro grande empatia e naturalezza. Aveva questa capacità di fissare un’epoca, attraverso volti, gesti, facendoli diventare per noi dei simboli. 

Nel suo libro California trip, il fotografo ha raccolto a ruota libera in 99 pagine la California della  fine degli anni 60, all’apice della diffusione della cultura hippy. Un viaggio nella California dell’epoca, che da una parte viveva sugli ideali della pace e dell’amore e dall’altra cominciava a vacillare guardando alla guerra in Vietnam. Una visione non sempre luminosa, ma a tratti cupa e desolata.

Fra tutte le fotografie del libro, la ragazza che balla sola, come su un altare, sovrastando dall’alto un affollato festival di musica rock, è il simbolo luminoso di quel periodo.Giovane, bella,  con l’abito che si muove, il braccio alzato, l’immersione totale nella musica, danza,ignara di quello che la circonda,  non ha paura, è se stessa. Ballare, come gesto di massima libertà.

Alcuni fotografi riescono a condensare un momento storico in uno scatto- pensiamo alla fotografia realizzata in South Carolina da Elliott Erwitt nel 1950 o al ritratto del Che di Alberto Korda– e sono convinta che questa fotografia di Stock dentro di  noi abbia la stessa funzione, quella di diventare il simbolo di un frammento della nostra storia  collettiva. Si eleva a rappresentare qualcosa di più grande, si allontana da quel luogo per diventare veicolo di un messaggio. Un messaggio bello, di speranza e libertà. 

Oggi stiamo vedendo immagini di dolore e di paura, di delirio collettivo. Andrà tutto bene, continuo a ripetermi. E allora mi piace immaginare che appena tutto questo finirà, avremo anche noi la nostra fotografia-icona usciti dal buio.Ciascuno avrà la  propria, la mia me la  immagino così, viva, forte,intensa. Carica di vita.

 

 

Informazioni su Luisa Bondoni

Storica e critica della fotografia, curatrice museale, ho fatto della fotografia la mia vita. Tengo lezioni, corsi, workshop, laboratori dedicati alla storia della fotografia, mi occupo della curatela di mostre e redazione di cataloghi. E fotografo quando ho tempo!
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2 risposte a Pillole di storia della fotografia

  1. Gravantes ha detto:

    NOn conoscevo Stoch!! Molto interessante, ho già preso il libro. Grazie , l’ho condiviso.

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