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{ M. G. Bosco, F. Magrelli, S. Salerno, f M. Ciavarella, A. Baldasseroni della Cooperativa « Prevenzione in ambienti di lavoro » Pesticidi e salute dei lavoratori Manuale di documentazione sui rischi nella formulazione. e nell'impiego dei pesticidi SEUSI Caro lettore, questo lavoro, che è il frutto della collaborazione del Consiglio di fabbrica e dei lavoratori della Silchim con la Cooperativa « Prevenzione in ambiente di lavoro », ci auguriamo che trovi, per l'impegno con cui è stato portato avanti, un giusto riconoscimento e necessariamente una adeguata valorizzazione come ulteriore e prezioso contributo al patrimonio del mondo del lavoro. Il nostro appello è rivolto soprattutto verso quegli uomini e quelle strutture che principalmente si occupano della tutela della salute e non solo di quella dei lavoratori ma di ogni cittadino. E' quindi anche nella speranza che il movimento democratico in difesa della salute avanzi in sensibilità e conoscenza che si decide di pubblicare questo lavoro. Questo è quanto abbiamo sentito il bisogno di dire. Consiglio di fabbrica Silchim: Trnlli Alessandra Simeone Gelsomina Aiello Elio Zomparelli Nazareno Gunnella Adolfo SEUSi - Società Editrice Unitaria Sindacale '00187 Roma - Via Gaeta, 15 - Tel. 479911 Prima edizione: Aprile 1983 Tipolitografia Salerai - Roma PRESENTAZIONE Si ringraziano per i suggerimenti e l'aiuto dati al nostro lavoro la prof.ssa N. Frontali, la dott.ssa E. Traina, il dott. S. Puledda dell'Istituto superiore di Sanità; la dott.ssa R. Broglia della Co.p.a1.; l'ing. F. Antonelli ed il Prof. E. Strambi, rispettivamente Direttore Aziendale e Responsabile del Servizio Medico Aziendale della Silchim. Un ringraziamento particolare ai signori F. Barbizi e S. Alimonti, operatori sindacali del C.U.Z. Tiburtino-Prenestino, che hanno incoraggiato e sostenuto tutte le fasi del nostro lavoro, e al signor L. Suverchia, membro del C.d.F. della Silchim all'epoca dell'indagine. Gli Autori La battaglia contro la nocività ambientale, nell'esperienza del movimento sindacale italiano, è stata sempre collegata ad un problema di grande importanza per l'esercizio del potere di controllo in fabbrica: la conoscenza delle tecnologie e delle sostanze (compresi gli intermedi di reazione) per valutare l'eventuale rischio ad esse connesso. Gli innumerevoli incidenti verificatisi in questi ultimi anni nel nostro paese, le morti per tumore da sostanze chimiche, il consistente degrado del territorio in parecchie aree del paese, testimoniano di una fase dello sviluppo industriale in cui non si può certamente sostenere che il padronato ha operato nel rispetto della normativa prevenzionistica vigente e neanche nel rispetto della normativa contrattuale. Di fatto è mancata e manca ancora nel nostro paese l'attivazione di un sistema informativo sulle caratteristiche delle sostanze che si lavorano 'o che si usano attraverso cui valutare se le tecnologie, le procedure di lavoro sono adeguate rispetto al rischio che le sostanze stesse producono. Vero è che è vigente dal febbraio 1982 la direttiva C.R.E. 79/831 nota come VI modifica che fa obbligo alle aziende produttrici o importatrici e comunque a chi abbia immesso sostanze chimiche sul mercato, di produrre all ' autorità sanitaria una notifica opportunamente corredata attraverso cui . è possibile identificare e classificare tutte le sostanze esistenti e quelle di nuova produzione; e tuttavia la compilazione di tale inventario richiede tempo ed. in ogni caso effettuare una azione di ritorno informativa ai Consigli di fabbrica non è così affatto semplice e scontata. Ne consegue che se manca all'interno della fabbrica o nei luoghi 5 di lavoro una capacità contrattuale diretta alla conoscenza ed al controllo dei processi produttivi, sarà sempre difficile avere quel corredo di informazioni dalle quali far scaturire le decisioni politiche in materia prevenzionistica. E' quindi importante un 'azione di conoscenza e valutazione da parte dei lavoratori ai fini dell'individuazione delle caratteristiche delle sostanze ma anche per produrre quell'azione di mappatura del rischio che è. poi la base per fare prevenzione in termini pianificati. Ora, la modalità con cui si acquisisce tale conoscenza può essere di due tipi: - una può essere strettamente legata alla contrattazione e questa non può non essere la fondamentale. Le aziende, sulla base della normativa contrattuale devono conferire ai C.d.F. l'elenco delle sostanze integrando eventualmente le informazioni con quelle in loro possesso; - l'altra modalità deve essere tutta interna al sindacato e ai C.d.F. e deve riguardare possibilità di effettuare un confronto dei dati e informazioni fornite dalle aziende con un sistema aggiornato di conoscenze in possesso del sindacato. Questo implica che il movimento sindacale deve dotarsi di strumenti organizzativi che acquistano, selazioiiino ed elaborino informazioni affinché le risposte siano adeguate ai problemi che le varie situazioni pongono in essere. E' questa una delle condizioni per far prevenzione interpretando così lo spirito della legge di riforma sanitaria la quale per essere attuata abbisogna della partecipazione cosciente dei cittadini e dei lavoratori. In questo quadro di necessità informative aggiornate e precise si può inserire a pieno titolo questo manuale sui pesticidi che può essere agilmente utilizzato dai lavoratori del settore per far scattare tutte le condizioni di tutela della salute nei luoghi di lavoro. Esso è certamente una delle prime pubblicazioni organizzate per rischio omogeneo costituendo così un utile strumento di consultazione ad uso dei lavoratori interessati i quali hanno la possibilità di trovare un orientamento preciso nella boscaglia dei nomi commerciali delle sostanze chimiche al fine di individuarne le caratteristiche ed i rischi ad esse connessi nonché í sistemi di prevenzione adeguati. Questa iniziativa editoriale promossa dall'impegno e dalla volontà di un gruppo di ricercatori e di un C.d.F. che hanno condotto una ricerca presso una fabbrica di formulazione dei pesticidi va pertanto incoraggiata e deve avere un seguito per iniziativa del sindacato ed in particolare per iniziativa del C.R.D. istituzionalmente preposto dalla ztc su% Federazione unitaria; governare, i problemi' ila str enti base dì-gli interessi dei lavoratori. Questo perché culturali esistenti hanno una loro validità se sono supportati da una manualistica costruita su rischi specifici che può costituire una buona base per la mobilitazione dei lavoratori, ai quali spesso non basta la soggettività operaia se devono muoversi in una realtà tecnologica complessa che ha bisogno di strumenti affinati per la sua interpretazione. _pre tutti e gli A ntonio Delussu Coordinatore del Comitato Scientifico del CRD la 6 7 NOIE INTRODUTTIVE Questo manuale nasce dalla necessità di documentazione di un gruppo di operatori sanitari chiamati a svolgere un'indagine' conoscitiva all'interno di una fabbrica di formulazione di pesticidi - la Silchim di Roma - e dalla successiva necessità di presentare in modo chiaro ai lavoratori, in primo luogo al Consiglio di Fabbrica, tutte le informazioni disponibili sulle sostanze lavorate. A l termine dell'indagine, svoltasi tra il 1979 e il 1980, ci siamo così trovati in possesso di una notevole quantità di materiale relativo a numerose sostanze utilizzate dentro la fabbrica, oltre che dell 'esperienza maturata nel rapporto diretto con i lavoratori e con i reparti di produzione. Le successive iniziative del Consiglio di fabbrica e della Copal sono state rivolte alla socializzazione di questa esperienza, a nostro avviso necessaria e utile, dato il suo carattere di unicità, almeno nella nostra zona. Questa pubblicazione rientra tra queste iniziative: pensiamo ;senz'altro utile per i lavoratori, i delegati sindacali e gli operatori sanitari che si occupano del problema dei pesticidi in relazione al loro uso agricolo o industriale la diffusione di un manuale che contenga notizie sintetiche sulla maggioranza dei pesticidi di più largo consumo attualmente utilizzati in Italia, con una bibliografia recentissima e con una serie di note e di considerazioni critiche sul loro uso generale. Il fatto di essere nato da un'esperienza concreta e non solo 'da una ricerca bibliografica rende probabilmente questo libro più immediatamente fruibile da parte del lettore. Rispetto al lavoro originale si è cercato di allargare il campo di studio ad un maggior numero di sostanze rispetto a quelle riscontrate nel corso dell'indagine, e di estendere il discorso, prima centrato principalmente sull'uso induy striate e sui rischi connessi alla formulazione, al campo di impiego di queste sostanze, ossia l'agricoltura. Non pretendiamo, ovviamente, di essere esaurienti in un campo così vasto e in continua evoluzione come quello di cui trattiamo, ma pensiamo che questo possa essere un primo « manuale critico » sull'uso dei pesticidi; centrato, a differenza dei manuali attualmente sul mercato, sui problemi del rapporto tra pesticidi e salute, in particolare sui. danni che l'esposizione prolungata, ossia quella prevalente, può provocare sull'uomo, e sulle alternative possibili al loro uso attuale. PARTE PRIMA Gli autori I pesticidi: generalità, classificazioni, rischi per l' uomo e l'ambitente 10 Capitolo Primo Generalità sui pesticidi 1) Definizioni e classificazioni L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce pesticicli « tutte le sostanze attive contro le varie specie animali, i microorganismi e le piante che costituiscono dei fattori di danno nel campo agricolo e civile ». Da questa denominazione rimangono escluse pertanto le sostanze usate come fertilizzanti, fitofarmaci e fitoregolatori, di cui non si tratterà in questo lavoro se non nel caso, peraltro non raro, di un loro impiego anche come pesticidi propriamente detti. A seconda delle specie di fattore di danno contro cui si rivolgono, i pesticidi possono essere suddivisi in diversi sottogruppi, così come è riportato nella tabella I. Un'altra classificazione possibile, e forse di più immediata utilità per lo studio dei rischi per la salute umana derivanti dal pesticidi, può essere fatta cercando di raggruppare le varie sostanze attive in famiglie di composti chimicamente simili tra loro, come abbiamo tentato di fare nella tabella 2. La classificazione riportata permette di raggruppare la maggioranza dei principi attivi di più largo uso in Italia, rimanendone esclusi soltanto alcuni composti organici appartenenti a classi chimiche di più difficile definizione, nonché i composti inorganici (zolfo, ecc). 2) Produzione e consumo dei pesticidi La Silchim è solo una delle decine di industrie che in Italia producono, formulano, distribuiscono od applicano pesticidi (vedi 13 TABELLA 1: Classificazione funzionale dei pesticidi 1) Insetticidi - inorganici (arseniati e arseniti, acido cianidrico, etc.) - esteri fosforici (maathion, parathion, etc-) - clororganici (DDT, lindano endosulfan, etc.) - carbammati (Carbaryl, Isolar, etc.) - olii . minerali - sostanze di origine vegetale (piretrvie, etc.) - altri (solfuro di carbonio, fumiganti, etc.) 2) Fungicidi o anticrittogamici - inorganici (zolfo, composti rameici, polisolfuri, etc.) - mercuriali - stannorganici (fentin-hydroxide) - clorobenzoli (doroneb, esaclorobenzene-HCB, etc.) - ditiocarbammati (Maneb, Zineb, Mancozeb, etc.) - tioftalimmidi (Captan, Folpet, etc ..) - altri (Dinocap, Dodina, etc.) 3) Molluschicidi - inorganici (solfato di rame) organici (metaldeide, etc.) 4) A caricidi - solfati ed esteri solfonici (tetradifon, fenson, etc.) dororganici (dicofol, clorobenzilato, etc.) stannorganici (cy-hexatin) altri (edifenphos, forrnetanato, etc.) 5) A odenticidi - inorganici (solfato di tallio, fosfuro di zinco, etc.) - cumarinici (warfarin) - vegetali (derivati della scilIa, solfato di stricnina) - azoorganici (norbormíde, ANTU, etc.) - fluoracetato di sodio e fluoracetamide 6) Erbicidi - inorganici (clorato di sodio, arseniti) - fenossicarbossilici (2-4-D , 2-4-5-T, MCPA, etc.) carbar mati (butylate, molinate, •triallate, etc.) - derivati dell'urea (monuron, linuron, etc -) - triazine (atrazina, simazina, etc.) - dipiridilici (paraquat; diquat, etc.) - nitro e dorofenoli (DNOC, dinoseb, etc.) - derivati nitrilici (diclobenil, etc.) - derivati nitroaniline (trifluralin, etc.) - altri (TCA, benzoylprop-ethil, dicamba, nitrofen, picloran, pyrazon, dazomet; solforganici; alcuni staniiorganicn, etc.). 14 TABELLA 2: Classificazione chimica dei pesticidi di Italia e loro principali applicazioni maggiore consumo in -- Esteri fosforici: più di cento principi attivi a prevalente impiego come insetticidi. - Carbammati: insetticidi (Carbaryl, Anvnocarb, Isolan, Metomil, Aldicarb, etc.); erbicidi (Butylate, Molinate, Triallate, etc.). Ditiocarbammati: anticrittogamici (Maneb, Zineb, Mancozeb, Thiram, Ziram, Metam-sodio, Ferbam, Vondozeb, Atram, etc.). - Clororganici fenil paraffinici (DDT, Metossicloro, etc.), ciicloparaffinici (esaclorocicloesano, Lindano, Endosulfan, etc.), cíclopentadienici (Aldrin, Clordano, Dieldrin, • Eptaclore, etc.): tutti impiegati come insetticidi; qualche acaricida (Dicofol). - Cloroderivati degli acidi fenossicarbossilici: Erbicidi (2-4-D, Dicloprop, Fenoprop, MCPA, Mecoprop, 2-4-5-T, etc.) - Dipiridilici: erbicidi (Paraquat, Diquai, Morfamquat, etc.). - Composti organici dello stagno: anticrittogamici (Fentin-Hydroxide); acaricidi (Cy-Hexatin). - Derivati del nitrof enalo: erbicidi (Dinoseb, Dinitro-ortocresolo, Dinoterb, etc.); anticrittogamici (Dinocap). - Derivati delle triazine: erbicidi (Atrazina, Simazina, etc.). - Derivati delle nitroaniline: erbicidi (Trifluralin, Benfluralin, Dicloran, Isopropalin, etc.). -- Derivati dell'urea: erbicidi (Clorbromurori, Diuron, Linuron, Metoxuron, Monuron, etc.). - Idrocarburi alifatici alogenati: insetticidi, fumiganti (bromuro di metile, doropicrina, dibromoetano, dicloroetano, tetracloruro di carbonio, etc.) - - - Olii minerali: insetticidi. Tioftalimmidi: anticrittogamici (Captan, Captafol, Folpet, etc.) A nilidi e aniline: erbicidi (Allaclor, Propanil, etc.). -- Derivati della guanidina: anticrittogamici (Dodina). - Nicotinici: insetticidi. Cloro-solf organici: acaricidi (Fenson, Tetradifon, etc.). Solforganici: acaricidi (Prepargil). Tiadiazine: insetticidi fumiganti (Dazomet). A cidi alifatici alogenati: erbicidi (Dalapon, TCA sodio, etc.). Derivati del benzonitrile: erbicidi (Diclobenii). - Piridine e piridazine: erbicidi (Picloram, Pyrazon, etc.). --- Nitroeteri: erbicidi (Nitrofen). 15 TABELLA 3: Industrie e ditte operanti nella produzione, nella formulazione e nella distribuzione di pesticidi (1) i) 2) 3) 4) 5) Ager Chemical (Roma) Agràchimica (Bz) Agronova (Bo) Ariamoli Fitochimica (Bz) Aziende Agrarie Trento Fitofarmaci (Bo) 6) BASF Agritalia (Mi) 7) Bayer Italia div. agr. (Mi) 8) Benati Franco {Mi) 9) Bandii Ruggero (Fi) 10) Bergamon (Roma) 11) BPD (Roma, Bo) 12) Caffaro (Mi) 13) Chernia (Fe) 14) CHEZOO (Mi) 15) Chimiberg (Bg) 16) Chimoco (Roma) 17) Ciba-Geigy (Mi) 18) C.I.F.O. (Bo) 19) Cooper hai. (Roma, Mi) 20) Cyanamid Ital. (Ct, Roma) 21) Decco Italia (Ct) 22) Dow Chemical Ital. (Mi, Roma) 23) Dreyfas Gentili P.M.O. (Mi, Roma) 24) Du Pont De Nemours It. (Mi, Roma) 25) Elanco (Ely Lilly It.) (Fi) 26) Enotria (Bo, Ct) 27) Esoform (Ro) 28) Fatro (Bo) 29) FITO (Fi) 30) Fivat (To) 31) Formanti (Mi) 32) Gandini (Mi) 33) Gobbi (Ge) 34) Hoechat Ital. (Mi) 35) Ici-Solplant (Mi) 36) I.K. (Lt) 37) I.N.D.I.A. (Pd) 38) Ind. Chim. del Ticino (No) 39) Ital-Agro (To) 40) Italtecnica (Fa) 16 41) Kemio (Mi, Roma) 42) Kern Ital. (Mi) 43) Leica (Fa) 44) Libeo (Mi) 45) Manica (Tn) 46) Margesin (Bz) 47) MA.S.S.A. (Va) 48) Monsanto Ital. (Mi) 49) Monteshell (Mi) 50) Montevivo (Fi) 51) Marinino Pasquale e figlio (Pa) 52) Polson e Chrysal {Ge) 53) Ravit (Roma, Bo) 54) Rohm e Haas Italia (Mi) 55) Rumianca (To, Mi) 56) Rupi e Fracassi {Ar) 57) Sandoz (Mi) 58) Santa Rita Mercantile (Ct) 59) Sariaf (Ra) 60) SCAM (Mo) 61) Scheríng (MI) 62) S.C.T. (Tu) 63) Saprai). Agrochimici (Bo) 64) S.IA.PA. (Roma, Bo) 65) SICI (Roma) 66) Sidus Ital. (Mi) 67) SIPCAM (Mi) 68) Sivam (Mi) 69) SNACI (Bo) 70) SO.CHLMIA (Mi) 71) SO.CHI.MI.SI . (Pa) 72) Società des Algues (Mi) 73) Sodirodia (Mi) 74) Solfatecnica Ital. (Ra) 75) Soproma Italy (Pd) 76) S.P.A.I_ (Bo) 77) Tecniterra (Mi) 78) Terranalisi (Fe) 79) Valsele (Sa) 80) Verchitn-Asterias (Bo) 81) Visplant (Bo) 82) Zucchet (Roma) tabella 3). L'importanza economica di questo settore dell'industria chimica e della distribuzione al commercio risalta con evidenza da questi dati (2) : a) i principi attivi registrati presso il Ministero della Sanità per uso agrario, domestico e civile sono circa 400 (negli Usa sono addirittura 1.500); b) le formulazioni complessivamente registrate sono circa 6.000; c) il quantitativo complessivo delle formulazioni distribuite al consumo per il solo uso agrario (dati '74-75), e senza considerare l'enorme quantità di fungicidi a base di soli zolfo o rame, ammonta a circa 100 milioni di kg di formulati; d) per l'igiene pubblica e l' uso domestico sono registrate 1.400 formulazioni, per un consumo annuo che si presume, mancando dati esatti, essere per l' igiene pubblica pari al 20% di quello agrario, mentre non sono stimabili i consumi per uso domestico; e) nel 1974 il fatturato italiano del settore pesticidi risultava aggirarsi sui 150 miliardi, pari al 3,2% del fatturato mondiale del settore; f) l'Italia è al primo posto in Europa per quanto riguarda il consumo di pesticidi per ettaro di superficie agraria. Nella tabella 4 viene riportata la distribuzione per il consumo nelle varie regioni italiane dei principali pesticidi, riferita dall'anno 1979. 3) Pesticidi e difesa della salute pubblica Dai dati fin qui riportati riteniamo che emerga con sufficiente chiarezza, di fronte ad un uso così massiccio di queste sostanze, la necessità di un continuo approfondimento sui possibili rischi per la salute umana provocati dai pesticidi. Non c'è dubbio che l'uso dei pesticidi ha finalità importanti ed ha anche raggiunto obiettivi insperati: senza l'utilizzo del DDT, ad esempio, non si sarebbe forse potuta sradicare la malattia dalle zone paludose di molte nazioni, Italia compresa; e senza l'utilizzo di erbicidi, "insetticidi e anticrittogamici di vario tipo in agricoltura, una buona percentuale delle colture andrebbe perduta. 17 00 TABELLA 4: Distribuzione per il consumo nelle varie regioni italiane, dei principali pesticidi (dati ISTAT, marzo 1981) Antlcrdtogarfifcl Tav. , Distribuzione per li consurrio nell'anno 1979 • Chilogrammi ZOLFO E DERIVATI ' REGIONI Funerale I e greggio Piemonte Valle d'Aosta Friuli-Venezia Giulia Liguria . : - - --- 100 Toscana •- 100 -- [Umbria Marche 64.000 2 . 500 110.000 :.5:55 - Abrutai Molise Campsnla .»- 92,000 4.105.000 911,000 0.766.000 71.000 119.000 >ugl:5 355/115515 Iafabru 1151115 ITALIA 0.085.000 4.354.0110 24 79.502 Piemonte , - Valle d'Aosta LotnharMa Trtntino-Allo Adige . Boiauno-Borm Trento - Veneto Friuli Venezia Giulia. Ossiclorur° 799.110 216.625 268.830 477.142 46.482 436.050 005.125 174.300 ,067.189 77.600 136.754 27.024 i 164.500 119.670 536.941 82.460 60.000 55.000 35.000 3.144.550 50.705 I3.555 245.258 141.627 82.103 8.800 59.555 968,551 . 207.572 298.737 907.551 5.730 236 408.970 627.570 5.067 25.067 16.985 8.085 60.623 1.510 , 206.040 85,000 121.040 1.21 1.560 134.130 621.580 1.225.315 2.621.600 Lazio 564.901 1'63.331 141.379 1 .644.833 65.799 13.542 12.315 25.799 244.000 583.000 6.742.100 681.840 161.575 223.480 625.210 336.000 WL 000 1.718.000 i76.935 Puglia Basificala Calabria 636,200 97.500 10.240 248.740 21.150 259.830 55.750 18.750 180.943 11.410 423.184 21.671 Campania 732.765 ' 87.915 662.036 12.387 303 5.800 340.000 80.000 I 102.000 3.739.490 50.000 35.000 5i5ilfa 128.770 182.300 83.110 187.950 26.795 2.430 2.550 151.794 - 1.600 1.500 b09 460.630 168.270 56.650 82:535 23,725 2.675 529.455 458.075 32.220 192.275 1.015.020 269.840 221.647 64.500 i 28.360 175.172 12.020 467.425 4.956 18.665 72.828 41.499 3,500 544,845 65 . 070 36.600 91.515 11.926 301.040 812.120 59.415 5.525 5.611.494 4.575.421 2.104.521 ORGANICI A BASE DI Stagno Zineb Z155m Manto Mancoeeb 331.195 70.630 - 935.679 483.385 16.088 1.039 4.192.000 200.100 1.512.558 8.345 510 . 535.535 897 228.568 I I 50.516 - 35.458 - 73.501 4,070 305.837 664.575 224 1,152.759 408.995 189.101 219.874 1.720.684 333.123 173.096 831.875 214.383 462 B7.522 431.924 303.215 128.709 232.748 39.651 28.561 808.984 20.337 331.150 29.819 197,183 520.618 2.000 95 18.389 2.000 235.750 2111.888 623.025 5.300 1.946 45.703 148.707 43.690 1.028,697 32.692 431.664 ! 663.100 59.950 ITALIA . 32,755 12.409.057 Toscana U m b r i a .. . . Umbria. 5555nm.a , 41.573 3.320.604 19.173 32.3521153 12.440 966.435 Molise 47.866 151 629 102.062 k3.750 12.457 35.796 163.350 561.500 855uzzí 28.322 545.797 723.000 349.350 Muche 152.007 Polieolfuso dl buio ddrossido) 588.000 37.125 110.190 351.675 21.753 1.669.525 287.300 1 . 156 . 050 3,003.949 SOLFATO DI FERRO c°mposir (assidui& t 155.258 591.481 145.442 28.966 265.283 1.465.495 326.795 89.870 Liguria Emilia-Romagna H 50 bardolee e industriale 244.448 185.928 2.090.013 3.293.000 Altri Aolriglú Solfato 562.895 395.513 566.329 COMPOSTI DEL RAME REGIONI 3.394 7.907.810 692,570 779.560 - •- 105.130 338.219 5.767,375 93.000 - 55555255 , 638.300 1.180.400 79.000 50.000 29.000 197.475 405.000 400 Ranato Colloidale 2.809,000 885,385 - -- 5mÚ a-Romagna Bagnablle - - -- . Ventilata - 400 -- 851,5555-B5aen Trento Veneto . . Raffinato a sublimato 7.500 Lombardia Trentino-Alto Adige COMPOSTI DELLO ZOLFO - Semplice 18.685.620 1.671 35.426 247.000 195.000 210.000 I4.060.755 i 43.555 1.386 7.623 5.266 848 .343 19.496 1.174 788.529 88.735 153.927 541.070 85.019 83.266 10.142 57.962 100.444 12.877 59.734 6.415 2.743 67.228 46.676 920.737 1.280 500.793 351.423 68-387 2.816 93.832 193.308 15.605 1.101 14,211 40.538 31.860 4.023 702 36,795 69.768 229.266 40.176 11.385 380.601 259.613 25.991 22.587 3 587.645 2.804 117,745 19.936 13.882 147.158 3.352 115.917 20.680 555.696 5.711 390 7.515.502 701.974 i L 537.508 Segue Tav. ], -- Anticrittogamici Distribuzione per li consumo neil'trnno 1979 - Chilogrammi MISCELE A BASE DI COMPOSTI ORGANICI E INORGANICI ORGANICI A BASE DI REGIONI Thiram Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Altn Adige Bolzano-Borcn 83.688 168 6.347 1.186 786 Trento Ventilo Friuli-Vrnezu Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria . . . . r Marche Lario Captan , , , , , .. . Abruzzl Molise Campania Puglia Basificata Calabria . Sicilia Sardegna ITALIA 71.339 390 11.074 92.089 67..1 23 ' Dodiru Dinorap 16.284 15.801 104 5.871 106.189 Puugicidi autentici 400 84,784, 16.112 11.732 27.741 1 356 9.538 248.010 66.717 7.630 22.058 161.074 172.703 20.284 1.993 171.922 38.83.3 41.157 22.406 1.871 217.690 10.520 60 5.904 23,621 17.251 6.370 13.694 2.819 12.650 29.491 9.937 816 7.679 19.926 32.387 4.501 9.500 30,4111 1.771 74 2.943 1.550 113.174 9.472 11.112 44.611 9.724 884 4.391 7.923 162.102 '28.940 85.141 182.774 13 125 100 53.168 31.305 11.287 12.541 6.602 2.9 9 99,2410 26.100 656 19.421 920 3.004 13.801 440 -774 16.190 4.634 61.268 115.725 6.942 5.330 3.194 470 29.826 13.431 1.996 2.582 39.012 900 34.605 3.698 1.688 476 27,891 18.844 577.836 722.946 1!5.368 846.471 14.889 29.852 67.556 Rame e Zineb Altri 200.189 2.313 150.626 , 271.712 740.579 6.247 354.349 132.260 Rame e Mancozeb Zolfo s Zineb 668.338 5.970 304.859 166.964 Altre miscele 75.448 2.500 34.906 3.700 2,500 727.610 183.905 35.750 1.142.107 51.506 18.905 48.841 149.217 207 . 463 992 89 , 952 164.421 80 . 044 84 . 377 517 ,186 94 .161 30 . 597 569.895 1.290.814 707.3i4 594.583 1.064.757 955.099 138.350 254.415 746.692 187.501 16.849 69.097 216.484 160. 788 40 .521 73 . 931 198,515 60.191 9,135 424.548 125.231 9.097 24.982 1.108.693 94.434 1,151.146 2.209.124 55.551 126.785 473.822 38.465 419,235 578.928 14.355 7.895 57,108 7.100 199.654 203.961 132.627 484.170 39 . 188 17 .841 131 . 173 196 . 310 50 .967 62.096 16,506 2.491 116.904 19.153 386.107 38.617 117.603 19.685 1,761.729 742.610 354 ,479 156.081 192.177 3.473.591 13.924.621 7.049.050 4.465.913 3 159.657 132.661 62.779 139.151 89.4.51 1.746.253 814.361 98.276 I 417,916 41.493 , 33.825 646.423 1.645.267 50.115 116.849 1.200 Tav. 2 -•- Insetticidi Distribuzione per 11 consumo nell'anno 1979 - Chilogrammi PREPARATI CON PRINCIPI A BASE DI OLII MINERALI REGIONI Bianchi Con orrodinitro derivati Con ptrath io q Vagctali a base di Con altri 1j principi 'i ;i^iicatina{aJ attivi l0 i I .740 3.269 366 19.800 220 4.660 1.650 168 1.693 481 330 2.417 1,322 391. 75 316 958 197 347 3.157 4.840 2.000 10.247 13.800 7Q4 60 1.712 1.876 256.313 23.209 1.302 71.432 7.100 320 r 11.880 3.880 600 1.760 1.130 220 499 860 260 L.640 1.231 3.580 117.202 29.098 2.720 ' 1.650 111.782 115.630 18,514 5.140 4.979 4.680 224.500 737.511 81.023 47,597 1.518.546 130 65.506 1.690 180 22.346 220 63.162 5.281 7.723 61.384 2.440 640 5.960 22.020 Toreato Umbria Marche Latió 94.592 26.256 57.000 145.541 2.198 195 1.360 4.206 21.242 462 8.500 31.122 Abruzzi Molirc Cam Puglia • Basificata Calabria 58.816 780 764.671 83.931 20.672 425.018 360 9.735 71.466 6.03i. l .000 100 1.620.817 78.860 7.516.387 Sicilia Sudsgna ITALIA Endtoulfan Altri 18.443 443.396 10.458 366.761 1.034.471 789.971 Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentina-Alto Adige . . . . : Bolsano- 8os m Trenta Veneto Friuli-Venezia Giulia, Liguria Smilia-Romagna 4.550 (a^ Compimi 13.953 >•1. prodotti dai Monopoli di Stata 40.030 450 87.683 11.655 Lln 8265 259.186 10.440 486.479 8.272 Altri principi attivi 2.720 3135 7.194 6.675 319 230 30 1.570 9.817 4.923 6.730 1.090 7.182 89.242 3.718 1.452 95.367 330.714 102.075 18.870 168.779 200 332 7 1.003 14.863 1.013 9.404 35.490 78.050 94.485 84.356 73,286 352 1.394 403 120 45 7.522 1037 111.602 14.273 5.267 8.232 33.910 7.340 58.547 131.680 24.910 19.434 9.205 620 154 1.994 207 50 - 21.010 12.737 55.340 21.000 945 450 21.137 10.931 572.947 2.087.183 768 101.337 Clorarganici di sintesi 4 base di 120 170 2.675 480 50 Segue Tav.2' Insetticidi Distribuzione per Il consurós pon i amo 1079 - Chilogrammi PREPARATI CON ALTRI PREPARATI CON PRINCIPI FOSPORGANICI DI SINTESI A BASE DI (e) REGIONI Malathinn I Parathion í htetil Pa rathion j Piemonte Valle d'Aosta Lombardia , , Trentiat-Alte Adige. i Dinethoate TMc.. vinta: 42.678 1.302 39.329 1.458 .120 1.138 110.264 29.105 5.025 57.827 313.154 82.270 22.602 514.737 70.156 13.156 32.910 69.208 72.610 36.318 75.178 202.311 21.989 97^ 17.919 63.065 63.728 6.869 27.972 61.637 16.21 Sil 17 6 514 6 4.545 75.957 5.815 346.378 391.172 69.921 114.181 22.707 2.703 142.013 259.905 6.835 20.704 33.370 3.337 157.896 156,333 18.945 88.686 7.1158 1. 616 22.1210 23.295 3.741 4. 973 1.550 Calabria 24.043 4.159 44.737 84.294 7,982 25.663 Sicilia Sardegna 95.724 28.329 272.578 31.650 120.825 124.459 23.495 53.312 9 .135 2 . 663 .029.192 1.545.030 1 1.223.944 919.556 Ba12mIo-00205 T r en r 0 Veneto Friuli-Venetia Giulia Liguria Emilia-Romagna , , . Toscana Umbria. . . . Marche L azi o Abruc-.! Molise Puglu Bariliota ITALIA . . 787.329 179.489 852 198 565 13.174 REGIONI 01020213- e 105 1 55g30 i 5 1 Piemonte . . ....... Valle d'Aosta Lombard i a T5eetino-Alto Adige Ba12ano-B02m Trono 1.968 -5 . 612 5.005 4.605 100 Veneto . . . Friuli-Veneri. Giulia. Liguria Emilia-Romagna 7.793 700 0.400 'I'000002 1.515 704 Umbria . . . . . . . . . M55d1e. . tizio • • • • , P I Altre tn isce l c I 1.535 . 30.367 339 600 70.238 1.893 1.115 20 1.813 3.630 .1.160 Plictnn Altri principi attivi (r} 38.1120 281.870 20.066 51.696 104.200 668.543 10,960 6.050 1.710 5.271 2.830 61.573 12,928 2.170 4.010 19,496 35.671 76.538 33.257 364.147 656.930 186.963 71.535 190.•139 25.212 433.108 392.045 61.664 193.616 8 . 669 361 35.159 43.413 12.397 10.036 449.547 74.352 432.685 177.246 56.768 1,937 100.411 7 .481.453 3.518.157 663.!34 19.391 52.403 90.330 49. 05 68.173 84.064 1.210 2.810 165.356 .435 278.203 235.664 472 20 .18.476 3 054 161.926 170.682 21.849 23.D74 49.400 5.160 60.160 79.420 43.660 9.040 • 438 537 18.220 38.983 3.640 6.477 1.153 200 48.413 6.905 131.280 45.630 5,715 5.181 2.242 FL3Ir1IGANTI A BASE DI ESCHE Miscele di acaricidi Menmaodium AVVE DicloroLENATl3 Altri Bromuro proparn (M ataldeide) principi Adoro, di e metile pr0pene atttvt (d ) 7.506 --226 - 64.161 3.696 1 . 992 192.021 8.505 1.5°.5 7.029 3.995 7.918 65 712 6.182 3.297 120 3.813 2.279 230.043 47.101 3.910 11.110 35.899 . 64.290 21.39 2 273 . 080 6.996 5.661 384 . 142 1.387 -61.979 4.415 3.342 1 . 576 1.925 290 44.162 6.839 680 1 . 460 9.904 19.455 66 66.339 T.811.922 52.990 32.387 11.995 9.430 19.805 42.396 11.101 30 . 323 106.884 .. 284,275 16.428 179 43 165 53.651 3.153 3.23 7 32.622 7.170 12 . 050 229 .007 338 41.753 1.832.720 2 .502.675 42 . 705 373 11.040 26 . 994 14 . 218 6 . 5580 6 . 166 14 . 001 261.366 0,858 21.139 Í 12.748 !.637.83[ i •-377.665 80 33.753 65.989 1.281.834 25.779 4.910 870 28.511 1.850 5.696 13.268 , 27.292 84 552 5.636 4.634 75.341 50.513 43,31.3 61.2.17 144.802 1.795 281.966 8.457 0.099 211.158 45.112 41.130 284.990 2.451 558.084 195.115 13.826 237.758 25 SINTETICI A BASE DI Alvi Carbaryl principi euiv[ 263.284 571 679.089 143.499 ' 98.060 241.522 17.361 1.000 633.287 122.719 43.056 -699 6,492 21.432 3.240 52.299 -2'6.118 3.240 50.183 140.140 141.683 14.142 41.679 3 . 700 712 . 014 400 160.246 Í 4.986 170 3.475 7.526 Altri Principi f attiri (bl 1.596 451 20 28.948 PREPARATI CON PRINCIPI ORGANICI ACARICIDI SPECIFICI A BASE DI 0150101 32.621 - 100 7 . 029 2.061 f 525' 11 13.9' .5 5.27 3 34.09. t. 28.79+ 5.05; 50.11 3 2.65. 18.941 90 .574 PmÌamldtrm I - 8.600 -360 15.245 4 . 1100 10.445 45.538 128.240 7.820 1 . 800 0.020 • 50.336 2.180 110.086 9.223 0 . 19'3 2.751 RODEN - TICIDI (t} 25,645 301 22.291 12.872 12.521 351 1 4 .58 C 3.556 1.035.594 240 200.095 69 . 898 103.766 211.656 133.942 5.305 111.689 392.650 67.007 25 . 705 48.893 86.414 7 . 799 7.373 50.559 230.011 3.640 •1 1.197 430 . 708 108.313 ! 90,617 169.967 232 . 865 140.715 26.311 177.119 ' 190.923 40.25e 4 . 787 3.604 12.042 120.552 126.998 1.061.532 139.403 2. 4 3 0 34364 120.870 - 26.043 2. 350 106.114 57.461 2 . 100 18.281 92.538 2 . 941 259.902 192.625 18 . 543 58.370 2.788 577 31.548 9.500 367 4.258 977.054 2. 059 94.165 4 0 . 173 140.584 113 . 485 22.801 2 . 031 175.327 4.157.361 2.125.951 4.573.60 l.T70.fl3 1.521.170 360.111 , 4! 6.080 956 9.553 2.600 14.400 14.100 13.839 167 1.3 0 8 57.133 35.613 573 5 . 913 1.952 60 9.308 6.510 234 4 . 450 11.431 -- 7.367 10 51.485 ó8D 6.570 215 30.775 222 81.222 211.750 172.024 255.141 005.115 k Abruzzi Molise Cam p ania , . . . . . . . . Puglia Basilicata .. Calabria , 84.996 52.655 554 55 51.110 22.511 66.511 53.573 31.400 23.971 35.111 2 4.602 221.221 108.772 20.190 18. 769 7.094 14.528 . 398.221 156.537 5.725 7.419 MISCELE DI INSETTICIDI . . . . Sicilia Sardegna ITALIA . (a) Sono stati distribuiti inoltre kg. 79.118 di miscele d! Foafbrganici. ^(6) Compresi 88.184 kg. a base di Thrshlorphon; 9.17i kg. a base di Teppa 48.790 101 . 5 baie dl Dichlorvoc; 46.127 kg. a base di Fenrtrothioa. -(r) Compresi 113.074 kg a basi di Propargil; 23.955 kg. a base di Fenson; 7,095 &g. a N n boi Diagiaone IProthoete AgI m etile I 249.265 2.444 1.140654 1.339,846 41.000 18.878 base di Tetradifon. -- (4) Comprai 656.037 kg. a baie di Dagontet; 1.095.673 kg. a base di Didoroerana e tetracloruro dl carbonio. - (t) Compresi 160.001 kg. a bare di Cumariae. Tav 3 - Diserbanti --- Fltoregoiatori - Integratori - Coadiuvanti Distribuzione per 11 consumo nell r anno 1979 - Chilogrammi 12 15ERBA N'ri InorganicI 8 base di REGIONI Clorato dl _ rodio Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-Alto Adige Do1aotio-Bozan . . . Trento Veneto . a Friuli-Venezia Giuli Liguria , , , , , Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche, Lazio Abruzzí Molise Organici a base di I)alapon e Alladot 29.272 569.565 220 58,620 7.020 2 0900 - 37.725 23 284 1.807 1 . 280 104.670 95.135 27.537 19.530 18.480 3 . 340 38.062 4.512 320 15.573 11.385 130 1.890 290 2.426 899 2 . 797 6 ,737 250 2.447 Sicilia Ssedegru 7,330 320 17.147 245.986 162.103 - 00. - 237 45.690 440 2.180 12.690 550 - 14.182 440 2.082 6 .730 Segue: 7.330 - 76.452 26.455 - 60.585 29.485 72.760 39.638 4.040 1.800 15.620 - 14.810 15.000 73.970 3.800 2.620 -- - 1.085 460 600 49.500 250 1.500 110 100 100 -- 625 4.700 320 - 480 812.465 `'277.958 20 149 ..- 149 25.458 8,940 550 Paraquat 19.320 6.310 25.050 . - 6 224 3.790 3 200 I.560 64.074 497.991 . 14548 1.914 1,225.930 15.575 322 . 132 27.199 54.191 2.285 40 51 132 . 303 97.434 12.358 948.529 339,959 280 910 17.693 212.810 412 167.102 656 25.486 34.742 27.918 139.580 50.203 91.571 61.249 .2.424 12.959 450 494 14.432 1.982 L 574 24,102 18 10 . 745 ;24 . 462 31 44 531 36'.248 17.902 5.465 9.818 6.261 5.060 4.755 9.311 3.975 4.496, 800 20.925 tao Lombardia Trentino-Alto Adige 6.180 29.700 8nlaono-8oren Tranta Veneto . , . . . . . . . . iulia. Friuli-Venezia G . . • Liguria. . . . . . , . Emilla-Romagna , . . Toscana ......... Umbria. . Marche. . . . . . . . . . . . . . Lazio , . Abruazi . . . . . . . Molise , . . . . , Campania Puglia . Baaiiioata Calabria . 5ieilla Sardegna • ITALIA . . . (a1 Comprai 11.344 kg. 1181. difraehlssanti. 4.470 1.7101 29.091 5.310 650 87.370 5.960 66.160 9.162 53.603 --28.305 12.500 - 24 60.440 8.000 4.5010 49:787 12 409 2.009 69.050 78.170 26.362 1.736 49 14.414 6.474 112 5.880 2.895 7.560 6.250 22.544 9.2 34 19.593 500 860 20000 1.826 355 6.239 9.775 21.830 9.615 12.490 24 52.855 3.705 188 179.844 10.568 12.325 70. 5 1 8 7.089 4.177 408 888 0.147 1.165 468 9.260 7,897 2.688 285 21 . 079 1.904 1.262 4.584 13.043 1.729 j 4100 122 173 209 25 410 - 54.370 7.000 720 7.904 242 1.710 163.680 4.139 27.602 2.430 7.960 25.810 78.715 20 17.158 5:690 129.878 1.876 4.457 3.624 930 2,840 646.790 5.419.925 777.903. 68.592 958 226 3.550.340 62,119 660 003 -- - 4.250 i- Altri principi attivi (0) 10.860 54.056 22 2.440 INTEGRATORI FITOREGOLATORI MISCELE DI DISERBANTI 60 3.822 740.763 2 050 228.1 59 61.984 39.555 692.898 50.151 , 11.3rlrl 372 434 9.472 214.237 FinitiAllegasti .55 125 146.884 791.002 I" 234.940 114.110 01.663 207 . 5 3 4 l 180 2.147 117 1 . 490 6045 22.672 7. 828 364002 65.729 I 12 . 377 219 326 22.3`00 18.162 45 397 162, 990 216 504 105.186 64.124 83.226 170.046 620 391 27.416 4.041 24.004 4,540 IUCVANTI Ii Altri (b) 1i11 lirzanti fogliari Chclati di ferro 1 Piemonte . Valle d•Aasra ::.: . 4.242 0.154 1.098 146. 703 62.329 ' -^ 600 4I Pyrazon 2.312 1.167 1.880 I.460 I Miscele Simazina dl a-triaxinici Atrazina 2.503 480 140 310 2.299 50 79.764 -, DISERBANTI Diclobenil T[iiiuralin ' Mísccle di fenossi - Linuron 376.190 2.991.657 x..535 660 ' 2. 496 2 695 ' 1.625 Molirute 320 350 2 229.743 5.500 4.500 - 4 . 860 7 . 320 REGIONI D.N.O,C, Propini' carbossilici 23.680 Campania Puglia Basilicata Calabria ITALIA . . T.C.A. derivati 976 28 1. 600 8.600 2.202 - 7.065 28 . 434 - 143. 929 406 71.1711 51,2 398 15.424 39.176 4. 636 2 3 361 20 895 Adesivi, bagnanti e bagnantiadesivi 53 . 487 504 54,680 81.279 !,1.303 351.332 11,976 8.917 04 202 131.003 81.436 293.670 65.450 17.469 4.931 33. 437 76,153 17.080 141.141 30.462 19. 293 4 96,991 2.7 821 4.569 6 . 832 N 168 .068 116.895 455.009 43.153 26,103 8 . 113 209,573 39,343 2.127 172 6.698 30 . 965 129.141 30.969 6.751 5.150 511 6. 163 69.521 11.78: 35 . 74: 4.305 62.465 3.187 24 159 2 00+ 91.70E 71.024 16.541 10.687, 2.253 62.584 20.817 2.890 1.746. 263.692 242.147 24.796 . 39.48k 14.710 10.064 16.060 110 1.600 1,900 6.600 5.900 2.900 6,290 320 8.200 1.680 12,039 - 103.120 46.521 15.571 39.081 3.036 238.864 4.440 37.216 1.087 352.579 32.911 29.539 641 468,791 702 11!.091 478.971 174.986 000.532 5.0410010 1.706,551 76 052 530.417 3.004.103 240 " 313 1.446 071 2.140 550 2.790 238.705 49.666 107.073 13 502 7.9411 1.359 40 166 590 2.466 15.221 base di 'Diurne, 24.744 k0. a base dl Metamtoo, 142.296 k3. a bue dl Nilroten - (à) Compresi 11.308 Ife. di Antkaecula, 47.553 i esili Tuttavia, sia pear la loro tc sst 40 Per distanza di 'tempo sulla 'salute umana e` still'eqùilibrio t'a a ecològicò del nostro pianeta, occorre considerare con estrema attenzione tutti gli elementi necessari per giungere ad un 'adeguata valutazione del rapporto tra costi e benefici esistenti nell'utilizzo su larga scala dei pesticidi. In particolare, si dovrebbe quantomeno fare riferimento a tre necessità: 1) la difesa della salute dei professionalmente esposti ai pesticidi (operai addetti alla loro produzione e formulazione; lavoratori agricoli; addetti alla disinfestazione, ecc. ), oggetto di questo lavoro; 2) la tutela di tutta la collettività dalla possibilità di ingestione di alimenti contaminati da residui di pesticidi a livelli tali da poter recare danni per la salute; 3) la salvaguardia dell'equilibrio ecologico dei territori in cui si impiegano pesticidi e delle zone limitrofe. Sugli ultimi due punti numerosi sono stati gli studi compiuti. in molti paesi. Per quanto riguarda il problema ecologico, è ormai risaputo che l'uso di pesticidi in una data zona può farsi risentire, soprattutto se non adeguatamente controllato, in uno spazio molto piú esteso, in quanto il vento e le acque trasportano queste sostanze tossiche anche a notevole distanza dalla zona di impiego. L 'impiego inadeguato di pesticidi e il loro trasporto a -distanza può provocare gravi darmi a piante ed animali, fino anche alla definitiva scomparsa di alcune specie in un territorio, cosa che può comportare conseguenze imprevedibili e disastrose. II problema diventa ancor più inquietante se Io si riferisce ai fiumi e ai mari, ai quali arrivano gran parte delle sostanze che l'uomo, più o meno consapevolmente, sparge sulla superficie terrestre. Per far fronte a -questi rischi, da diversi anni le varie organizzazioni nazionali e internazionali preposte alla tutela della salute della collettività (Ministeri della Sanità di varie nazioni, la Fao, I'Oms, ecc) hanno adottato risoluzioni e provvedimenti che prevedono grosse restrizioni d'uso per quei pesticidi che sono definiti persistenti, cioè che permangono a lungo negli alimenti, nei terreni, nelle acque senza subire trasformazioni capaci di renderli innocui. Di conseguenza, oggi vengono preferite quelle sostanze che, dopo essere state sparse nell' ambiente, agiscono sugli agenti nocivi contro cui sono state dirette e si trasformano rapidamente in sostanze non pericolose per l'ambiente e per l'uomo. 26 A queste conclusioni,. sancite ufficialmente in molti paesi Italia compresa =. con. leggi o decreti ministeriali, si è arrivati soprattutto dopo un accurato studio sulla persistenza nell'ambiente de i insetticidi clororganici (DDT, Aldrin, ecc.), che avevano una grossa parte nella produzione italiana fino a qualche anno fa. Il divieto del loro impiego in campo agricolo e civile deriva dalla constatazione che queste sostanze, alcune delle quali gravate da forti sospetti di cancerogenicità, possono persistere inalterate nei terreni per anni ed anche accumularsi nei tessuti grassi dell'uomo e degli animali in seguito alla continua ingestione di loro residui con gli alimenti. Gli insetticidi clororganici sono stati quindi sostituiti dagli esteri fosforici e dai carbammati, che hanno una persistenza minore nell'ambiente ma una maggiore tossicità acuta. Peraltro si è visto in seguito ehe la persistenza degli esteri fosforici non è ridottissima, specialmente nelle acque, per cui il problema dell'inquinamento ambientale da pesticidi (alla luce anche de gli analoghi problemi sollevati dall'utilizzo di erbicidi, anticrittogamici, ecc.) è ancora abbastanza lontano dall'essere concretamente risolto. La salute del consumatore, e quindi di tutta la collettività, dovrebbe essere tutelata in primo luogo proprio dall'impiego di pesticidi poco persistenti nell'ambiente e - quindi anche negli alimenti, nonché concretamente dall'osservanza di una serie di norme che riguardano: - il tempo di sicurezza che deve intercorrere tra l'impiego del pesticida sul campo ed il raccolto (oppure, per le sostanze alimentari immagazzinate, tra il trattamento con pesticidi ed il consumo) che viene rigidamente fissato per ogni principio attivo (vedi tabella 5); --- i limiti di tolleranza della presenza di pesticidi negli alimenti; tale presenza deve essere entro limiti tali da risultare del tutto innocua per la salute umana; per essere una difesa efficace, questi limiti devono essere previsti per tutti i prodotti alimentari di largo consumo e per i pesticidi di comune impiego. E' chiaro che per realizzare tutto ciò è necessaria l'istituzione o il potenziamento di laboratori e strutture che siano in grado di svolgere la dovuta azione di controllo sulla produzione agro-alimentare. Un totale rispetto delle leggi e delle disposizioni attuali in materia di utilizzo dei pesticidi non potrebbe però eliminare del tatto la necessità di verificare se sia possibile o meno ridurre Io spargimen27 TABELLA 5: Tempi di sicurezza di alcuni principi attivi * (espressi in giorni) Atrazina Azinphos-inetil Benomyl Captafol Captan Carbaryl Chlorotalonil Cy-hexatin 2,4-D Dalapon-Na Demeton Diazinone Dicamba Dichlobenil Dichlorvos Dicofol Dimethoate Dinocap Dinobuton Dinoseb Diciuat Diuron DNOC Dodina Endosulfan l enazaflor Fenson Fentin acetato Fentin idrossido Folpet Formetanate Fosfamidone Isoian Linuron 30 20 10 20 20 7 7 30 20 20 30 15 20 30 7 15 20 20 20 15 30 60 15 IO 25 30 21 45 45 15 40 20 45 60 Malathion Mancozeb Maneb MCPA Mecoprop Methiocarb Medi-parati-don Metossicloro Mevinphos Monocrotophos Monuron Nabam Nicotina Nitrofen Olii bianchi Paraquat Parathion Parathion in olii Phorate Piretrine (pirenone) Polisolfuri Propanil Propoxur Pyrazon Rameici Rotenone Sufallate Tetrachlorvinphos Tetradifon Thirarn Varnidothion Zineb Ziram Zolfo 20 IO 10 20 20 21 20 15 5 30 60 20 60 20 20 30 20 30 60 2 30 30 10 20 20 10 30 14 15 10 30 10 10 5 più nemmeno identificarsi con un loro impiego spesso inadeguato, se non addirittura incontrollato. E' indubbio che definire questa linea di condotta non è cosa semplice, già restando soltanto nel campo dell'igiene pubblica. Valga come esemplo il problema della malaria: se è vero che gli insetticidi clororganici sono scarsamente degradabili, persistono a lungo nei terreni e nelle acque, 'si accumulano nel grasso, sono fortemente sospetti, almeno alcuni, di attività cancerogena, è altrettanto vero che, allo stato attuale delle conoscenze, sono uno dei migliori presidi nella lotta alla zanzara anopheles, portatrice della malaria, malattia alla quale sono esposti quasi 1 miliardo di abitanti della terra, in particolare nei paesi economicamente più depressi, dove quindi più probabile è morire, in conseguenza delle carenti condizioni socio-sanitarie, per questa affezione, peraltro di diagnosi e terapia non particolarmente complesse. La risoluzione di questa contraddizione tra difesa immediata e difesa a distanza di tempo della salute umana dovrà probabilmente essere ricercata mediante l'abbinamento di un uso più oculato che in passato di sostanze chimiche con una costante e paziente opera di educazione sanitaria. Proprio l'educazione sanitaria di massa, soprattutto per quanto riguarda la diffusione della conoscenza delle norme igieniche che permettono di ostacolare lo sviluppo di insetti, parassiti, roditori, accompagnata dalla messa in opera di efficienti sistemi di smaltimento dei rifiuti, sono i fondamentali presupposti per la riduzione del consumo di insetticidi e rodenticidi negli ambienti urbani e, a livello individuale, nelle singole abitazioni. Da Sisto: « Repertorio sistematica dei fitofarmaci ». to annuale di milioni di tonnellate di veleni chimici sulla superficie del nostro pianeta. Ciò in considerazione del fatto che lo sviluppo delle conoscenze scientifiche sulla tossicologia dei pesticidi porta generalmente non a conclusioni rassicuranti bensì, al contrario, alla messa in luce di nuovi problemi, al sorgere di nuovi inquietanti interrogativi sui loro rischi per l'uomo e l'ambiente, alla necessità di ulteriori (e costose) ricerche che diano risposte precise a questi interrogativi. Occorre quindi definire una linea di condotta che, se non può essere il rigetto totale dell'uso di queste sostanze (che avrebbe conseguenze disastrose da un punto di vista igienico e agricolo) non può 28 4) Pesticidi ed agricoltura E' comunque l'agricoltura il settore di impiego nettamente prevalente dei pesticidi; ed è proprio l'assunzione quotidiana di loro piccole dosi con gli alimenti il maggiore problema di sanità pubblica connesso all'uso dei pesticidi. La salvaguardia degli equilibri ecologici e della salute umana trovano quindi il principale terreno di intervento nel controllo, nel miglioramento e nella riduzione dell'utilizzo dei pesticidi in agricoltura. Questa condotta di intervento è in qualche modo già da ora avviabile, senza per questo determinare un calo della produttività agricola. Anzi, un più meditato impiego dei pesticidi trova un'ulte29 riore ragione di essere proprio in considerazione di alcune negative conseguenze per le colture derivanti da un uso poco accorto dei pesticidi. E' infatti risaputo che l'utilizzazione sempre più abbondante di erbicidi, insetticidi, acaricidi, fungicidi sta lentamente portando, nell'ambito delle varie famiglie di insetti e di erbacce, alla selezone dei ceppi e delle specie resistenti ai vari agenti chimici fino a quel momento utilizzati. L'analogia con gli antibiotici è evidente. Come l'uso spesso inutile ed indiscriminato di questi farmaci favorisce, per un processo di selezione, lo sviluppo dei batteri resistenti a particolari antibiotici o, nella peggiore delle ipotesi, alla maggioranza di essi, e quindi in grado di provocare pericolose infezioni, che richiedono terapie più complesse, così l'impiego massiccio dei prodotti chimici in agricoltura determina profonde modificazioni in natura, aumentando ad esempio le infestazioni di quelle graminacee ormai resistenti a diversi erbicidi (come il 2,4-D e composti analoghi, che sono stati introdotti da piu lungo tempo). Oltre a questo meccanismo selettivo, i pesticidi usati contro i vari parassiti delle piante provocano spesso la distruzione di microrganismi utili, in quanto predatori naturali di altri insetti nocivi invece per le piante. Alcuni ricercatori, infine (ma la cosa non è da tutti condivisa), affermano che i pesticidi irrorati alterano i succhi cellulari delle piante, rendendole più attaccabili dalle malattie. Da questa complessa situazione, in cui l'uso indiscriminato di pesticidi può alla lunga peggiorare le varie infestazioni o crearne addirittura delle nuove, deriva la continua espansione della produzione di nuove sostanze chimiche (di tossicità per l'uomo spesso poco conosciuta) nonché la combinazione, riproducibile praticamente all'infinito, di diverse sostanze in nuovi e costosi prodotti commerciali. Un esempio di quanto ora detto è quello dello Zineb, un ditiocarbammato che ha largamente sostituito il rame nella difesa della vite dalla peronospera. Ci si accorse però, dopo un po' di tempo dalla sua introduzione, che qualche- delicato equilibrio ecologico era stato turbato, in quanto andavano moltiplicandosi le infestazioni provocate da un altro parassita, l'Oidio, che per essere combattuto richiedeva ulteriori applicazioni di zolfo. Debellato l'Oidio, entravano frequentemente in scena Ragnetti Rossi e Ragnetti Galli, che diventavano presto resistenti agli acaricidi utilizzati - contro di essi, per cui si rendeva necessario ricorrere all'impiego successivo di vari prodotti (35). In rguesto udrò sli. conte brevettazione di . nuovi principi' : attivi parè "ÌnserirSi anche" l'industria chimica ilaliàt a, coli la produzione di oltre 4.600 formulazioni diverse per uso agricolo. In realtà, se per i prodotti più vecchi anche il momento della produzione delle materie prime è situato in Italia, i nuovi principi attivi, al contrario, sono prevalentemente importati, tanto che complessivamente circa il 50% delle materie prime dei pesticidi agricoli sono di importazione (3). Inoltre, la grande incidenza delle multinazionali chimiche (11 aziende sulle 20 più importanti produttrici in Italia) non solo rende difficile un orientamento alternativo della ricerca, ma rischia di fare dell'Italia il terreno di sperimentazione di sostanze i cui effetti tossici non sono ancora verificati o, peggio, la « pattumiera » in cui esaurire le scorte di prodotti su cui i sospetti di pericolosità per l'uomo siano diventati molto consistenti. E' lecito al proposito chiedersi se, ad esempio, la scarsa incidenza dei ditiocarbammati (Zineb, Ziram, Maneb, Mancozeb, ecc.) nella recente produzione degli Usa (vedi tabella 6) in confronto con quella italiana (cfr. tabella 4) sia solo la conseguenza di diverse esigenze di impiego, oppure derivi, alla luce delle nuove ed allarmanti acquisizioni, sulla tossicologia di questo gruppo di sostanze, da una rivalutazione della loro pericolosità, che accompagnandosi magari ai problemi di impiego prima riportati per lo Zineb, abbia indotto le ditte produttrici Usa a limitare il mercato per questi composti soltanto a quei paesi, come l'Italia, dove l'intervento legislativo non brilla certo per celerità. Ritornando comunque al tentativo di definizione di alcune linee generali di intervento, alternative all'attuale impiego massiccio di pesticidi, è opportuno premettere che l'introduzione dei prodotti chimici in agricoltura ha modificato la quantità e la qualità dell'occupazione in questo settore. Ad esempio, l'uso degli erbicidi, sviluppatosi nel secondo dopoguerra, ha di fatto ridotto l'impiego del lavoro umano nell'operazione del diserbo, riducendo senz'altro la fatica ma anche i livelli di occupazione in quella particolare operazione. Per quanto il calo dell'occupazione in agricoltura sia imputabile comunque ad altre e ben più complesse cause economiche, sociali e culturali, è indubbio che proprio un recupero dell'opera umana, resa meno faticosa mediante una moderna organizzazione del lavoro agricolo, è probabilmente ima condizione necessaria per la definizione di un'alternativa almeno parziale all'uso di certi prodotti chimici. In altri termini, solo una reale politica di sostegno e sviluppo dell'agricoltura 30 31 TABELLA 6: Produzione e uso dei principali pesticidi negli USA * PRODUZIONE (in milioni di libbre per =o) NOME DEL PESTICIDA USO + di 200 100-200 Creosoto Atrazina Catrame minerale Zolfo inorganico Fungicida Erbicida Fungicida Fungicida 50-99 Toxafene Carbaryl Pentaclorofenolo Diclorobrnzene Insetticida Insetticida Fungicida Fumigante 30-49 DDT Methil-Parathion Malathion 2,4-D Rame inorganico Insetticida Insetticida Insetticida Erbicida Fungicida 15-29 Chlordano Parathion Propachlor Alachlor Chloramben Trifluralin MSMA Trialorofenolo Capten MetiI bromuro Etilen dibromuro Insetticida Insetticida Erbicida Erbicida Erbicida Erbicida Erbicida Fungicida Fungicida Fumigante Fumigante Aldrina Metossicloro Eptacloro Díazinan Disulfoton Phorate Monocretophos Chlorpyrifos Simazina CDAA; Propanil 2-4-5-T; DSMA; DEF Bromacil; Didron; TCA Butylate; EPTC Chromates; Methane Manda; Benomyl Tetracloruro di carbonio Insetticida Insetticida Insetticida Insetticida Insetticida Insetticida Insetticida Insetticida Erbicida Erbicidi Erbicidi Erbicidi Erbicidi Fungicidi Fungicidi Fungicidi 5-14 1 libbra g. 453,6 circa Stime del 1975 ricavate da una pubblicazione del N.I.O.S.H. (16). 32 (meccanizzazione, interventi economici, realizzazione di servizi sociali, ricerca scientifica, ecc.) può permettere una globale ridefinizione dell'organizzazione del lavoro agricolo che riaccosti l'uomo al lavoro nei campi e collochi diversamente l'utilizzo dei pesticidi: Se questo è un processo complesso e a lungo termine, è comunque indubbio che già da ora una maggiore assistenza tecnica pubblica agli agricoltori permetterebbe di rendere credibili e praticabili un insieme di direttive capaci di assicurare una diversa protezione della produzione agro-alimentare. In questo modo, una volta identificato il problema da affrontare (tipo di malattia del raccolto) l'agricoltore potrebbe, ad esempio, essere consigliato nella scelta del prodotto più indicato e delle dosi, dei tempi e delle condizioni di applicazione che, possano garantire la persistenza dei parassiti sotto la soglia di pericolosità per la produzione (piuttosto che puntare, con irrorazioni massicce, a una loro improbabile distruzione totale), abbinando quest'uso oculato del pesticida alla messa in opera di accorgimenti che ostacolino lo sviluppo dei parassiti (ad esempio la rapida eliminazione del materiale lasciato a marcire nei campi dopo il raccolto), ed anche alla scelta dei tipi di piante più resistenti alle malattie (ricerca agronomica). Altro strumento che potrebbe essere valorizzato è la cosiddetta lotta biologica, vale a dire l'utilizzazione di insetti utili (la cui moltiplicazione andrebbe favorita) che attaccano quelli dannosi per le piante, in particolare gli acari e la prilla. La ricerca scientifica in questa direzione è avviata già da tempo ma è evidente che, oltre a scontrarsi con difficoltà intrinseche, deve fare i conti anche con le resistenze dell'industria chimica, che potrebbe vedere ridotti i propri margini di profitto dall'integrazione della lotta biologica con una lotta chimica maggiormente selettiva e meglio definita per quanto riguarda la quantità di pesticida da usare e il momento in cui va utilizzato. In realtà, anche per l'industria chimica potrebbero aprirsi possibilità di espansione e di riqualificazione della produzione in conseguenza dello sviluppo della ricerca in questo campo, ad esempio sui cosiddetti « pesticidi di terza generazione », ossia quelle sostanze sintetiche che agiscono su meccanismi fisiologici esclusivi degli insetti. Questo tipo di insetticidi comprendono gli juvenoidi (diflubenzuron, metboprene, triprene, ecc.), che agiscono ritardando la muta, la metamorfosi e la regolazione dello sviluppo dei parassiti; e i f erormoni, che vengono impiegati per disturbare la riproduzione o cattu33 rare in massa gli insetti (ad esempio la tignola dell'uva) utilizzando le loro caratteristiche di attrattoti sessuali. Il fatto di agire su meccanismi fisiologici che non sono condivisi anche dagli animali superiori e dall'uomo dovrebbe assicurare a questi nuovi prodotti una sostanziale non pericolosità per la salute umana, a breve e a lungo termine, anche se esperienze passate consigliano di non essere categorici in questo tipo di affermazioni. E' comunquè possibile puntare non solo sulla scoperta di nuove sostanze di sintesi, ma anche sul recupero, da un lato, di prodotti di origine naturale come le piretrine (derivanti dal crisantemo e dotate di bassa tossicità per l'uomo), che possono anche essere realizzate artificialmente; dall'altro sulla rivalutazione di prodotti tradizionali « poveri », come gli ossicloruri di rame e lo zolfo (3), relativamente poco tossici per l'uomo, spesso soppiantati da sostanze di sintesi più selettive, ma anche più costose e più pericolose. E' chiaro, comunque, che tutte queste schematiche considerazioni, che cercano soltanto di raccogliere alcune delle ipotesi di ricerca esistenti ed alternative all'attuale massiccio impiego dei pesticidi tradizionali, potranno diventare fattivamente operanti solo se adeguatamente sviluppate e coordinate dalle strutture pubbliche interessate da un lato allo sviluppo della produzione agro-alimentare, e dall'altro alla tutela della salute collettiva. 34 Capitolo Secondo L'esposizione ai pesticidi nell'ambiente di lavoro 1) Considerazioni generali Se, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, si può affermare che la stragrande maggioranza della popolazione è esposta ai rischi derivanti dall'introduzione di pesticidi nell'organismo, è indubbio che questi rischi acquistano un particolare rilievo per chi professionalmente utilizza queste sostanze, vale a dire, soprattutto: gli operai impiegati nella loro produzione e formulazione; i lavoratori agricoli; gli addetti alle varie operazioni di disinfestazione. Per queste categorie di lavoratori, infatti, la quota di pesticidi che arriva all'organismo dagli alimenti o da determinati ambienti di vita particolarmente inquinati (come possono essere, ad esempio, le zone agricole) va a sommarsi con quella propria, e presumibilmente maggiore, dell'ambiente di lavoro. Aumentano quindi, come vedremo meglio in seguito, i rischi legati alla tossicità cronica dei pesticidi, cioè gli effetti sulla salute che si possono rivelare dopo periodi di esposizione pii o meno lunghi. L'entità dell'esposizione ha una grossa importanza per la prevenzione dei danni da pesticidi ed è strettamente collegata all'organizzazione del lavoro, sia industriale che agricolo, allo stato degli impianti, dei macchinari e degli strumenti usati, ai mezzi di protezione individuale e collettiva adottati, all'igiene personale e alla consapevolezza nei lavoratori dei rischi derivanti dalle sostanze maneggiate. Inoltre, peculiari per queste categorie di lavoratori sono i rischi legati alla tossicità acuta dei pesticidi, vale a dire soprattutto gli avvelenamenti provocati dall'introduzione nell'organismo di dosi an35 che piccole di pesticidi, spesso conseguenti ad incidenti sul lavoro, anch'essi spesso dipendenti dalle stesse variabili prima riportate. Come vedremo, la tossicità acuta e cronica dei vari pesticidi varia notevolmente in relazione ai diversi tipi di sostanze. 2) Principi attivi, col ormulanti, prodotti commerciali I prodotti commerciali che si utilizzano in agricoltura, nell'igiene pubblica (disinfestazioni, derattizzazioni, ecc.) o nelle abitazioni risultano costituiti da: - una percentuale (estremamente variabile da prodotto a prodotto) di principio attivo (o di più principi attivi), vale a dire di una sostanza in grado di agire specificamente contro i diversi fattori di danno contro cui il prodotto si rivolge (insetti, roditori, erbe dannose ecc.). Come abbiamo visto i principi attivi registrati presso il Ministero. della Sanità per l'autorizzazione all'uso sono circa 400; - altre sostanze, chiamate inerti o coformulanti, che non hanno alcun effetto verso i fattori di danno. Il loro ruolo è quello di fungere da trasportatori del principio attivo (polveri di varia natura; solventi vari per i prodotti liquidi; propellenti per gli spray, ecc.), di aumentarne l'adesività a piante o pareti, a volte di segnalarne la presenza (coloranti). Le sostanze usate come coformulanti sono numerosissime ed estremamente diverse tra loro. Alcune di esse non sono affatto inerti nei confronti dell'uomo: valga per tutti l'esempio del talco (che può contenere fibre di asbesto, dotate di azidne broncoirritante e cancerogena) che è uno dei coformulanti più' utilizzati nelle formulazioni costituite da polveri disperdibili. Molto utilizzate sono anche polveri silicee di varia qualità, lo xilolo (per diverse formulazioni liquide), tensioattivi di varia natura, il cloruro di vinile (come propellente) ecc. Molto sospetti sono infine anche i coloranti. Può accadere, in definitiva, che in alcune formulazioni i rischi maggiori per la salute dei lavoratori esposti possano essere rappresentati non tanto dai principi attivi, quanto, almeno potenzialmente, dai coformulanti. E' da rimarcare, al proposito, che mentre vige l'obbligo per le aziende produttrici di riportare la percentuale di ogni principio attivo presente nel prodotto commerciale, quest'obbligo non è affatto esteso alla quantità e qualità dei vari coformulanti, sui quali è invece sempre necessario indagare. 36 3) Produzione e formulazione dei pesticidi Per quanto detto finora, nell'origine dei prodotti commerciali si possono distinguere due diversi momenti produttivi: a) la produzione dei principi attivi, che avviene in genere in industrie che sviluppano cicli chimici complessi, che possono portare alla sintesi non solo di pesticidi ma di svariate sostanze chimiche. Lo studio del processo produttivo di queste industrie e l'individuazione e la quantificazione dei fattori di rischio presenti sono di conseguenza molto impegnativi ed esulano in parte dalle finalità di questo lavoro, -che è centrato essenzialmente sui rischi legati ai prodotti finiti. Ci sembra comunque utile riportare, nella tab. 7 un elenco di sostanze impiegate nella sintesi di principi attivi e che sono risultate cancerogene negli animali da esperimento. b) La formulazione dei . prodotti commerciali, vale a dire la semplice addizione al principio attivo (in genere senza bisogno di reazioni chimiche) di quei coformulanti che ne permettono l'uso sotto forma di polveri, soluzioni liquide, gas, ecc. Questa fase può essere realizzata dalle stesse industrie produttrici di materie prime, oppure, come nel caso della Silchim, da aziende deputate esclusivamente alla formulazione. Il ciclo produttivo di queste aziende, al di là delle caratteristiche tecnologiche degli impianti (che possono variare enormemente per modernità, automazione e sicurezza anche nella stessa azienda) è relativamente semplice e può riassumersi essenzialmente in una fase di caricamento per la miscelazione delle varie sostanze e una fase di confezionamento del prodotto commerciale. Sui fattori di rischio riscontrabili in queste realtà torneremo brevemente in seguito'. TABELLA 7: Alcune sostanze dotate di attività cancerogena utilizzate nella sintesi di principi attivi e colormulanti * Etil-uretano - Dimetilidrazina - Tiourea. Cloroformio - Benzolo - Dimetil carbamoil cloruro. Alfa-naftilamina - Etilenimina e polietilenimine - Idrazina. Isosafrolo (usato per la sintesi di eliotropina o piperoiial, aromatizzante di molti insetticidi). * Ricavata da «'Primo manuale per il riconoscimento di rischi di cancerogenicità chimica nell'ambiente di lavoro » a cura della Regione Piemonte, del Comune di Torino, della Università degli Studi di Torino, gennaio 1980. 37 4) Modalità di esposizione Esistono diverse possibili vie di esposizione e quindi di ingresso delle sostanze tossiche nell'organismo e devono essere tutte considerate con attenzione. a) Esposizione respiratoria. Il rischio lavorativo può derivare dall'inalazione di polveri, vapori o, più raramente, di gas di pesticidi: Le - formulazioni di pesticidi a base di granuli (es. diazinone), di poveri bagnatili o soluzioni (es.' carbaryl, captan), di esche comportano un rischio di inalazioni di polveri, mentre l'esposizione a vapori di pesticidi può avvenire nella produzione e nell'uso di fumiganti. Nelle operazioni di formulazione di pesticidi si può avere formazione di polveri in varie fasi del processo produttivo, dalle operazioni di caricamento nei mulini dei princìpi attivi e dei coformulanti alle fasi di miscelamento e macinazione, fino al momento del confezionamento. Al proposito è da sottolineare che l'esposizione frontale alla sorgente di polvere, come si ha nelle fasi di caricamento . del prodotto, può determinare un'inalazione maggiore, ad esempio, di quella riscontrabile nelle irrorazioni agricole (4). Le polveri che si producono nei normali processi di miscelazione e macinazione sono costituite da particelle di diametro in genere superiore ai 75 micron; se esse sono invece sottoposte ad un processo di micronizzazione, possono risultare costituite da particelle di diametro che può scendere anche fino a 2 micron (5). Oltre al diametro delle particelle, in merito alla loro ritenzione nei polmoni sono importanti anche la loro struttura, igroscopicità, densità e reattività, nonché la via di ingresso nell'apparato respiratorio (naso o bocca) (6). Importante ai fini dell'esposizione respiratoria è anche la volatilità dei principi attivi, che è estremamente diversa da sostanza a sostanza: nulla, in pratica, per il DDT; molto alta per i fumiganti in genere e in particolare per il bromuro di metile, ma anche per alcune polveri, come l'estere fosforico dichlorvos. b) Esposizione ed assorbimento cutaneo: l'esposizione cutanea provoca un assorbimento delle sostanze chè è diverso a seconda del tipo di prodotto e di altre condizioni dell'organismo e dell'ambiente. Il primo fattore da prendere in considerazione è la solubilità del prodotto: i composti liposolubili (solubili nei grassi), come gli insetticidi clororganici, vengono assorbiti più rapidamente (6) rispetto a quelli idrosolubili (solubili in acqua), però l'assorbimento più rapido e completo si ha per í composti solubili sia in acqua che nei grassi (è 38 quanto avviene, ad esempio, nel caso del Carbaryl) (7). L'assorbimento è proporzionale all'area di cute esposta, e dipende anche dalle parti del corpo esposte: ad esempio è massimo per la cute dello scroto (100%), ed è intenso per la cute delle ascelle, della testa, del dorso delle mani (8). Altro fattore fondamentale per l'assorbimento di una sostanza è lo stato di integrità o meno della cute: infatti i possibili danni provocati da altre sostanze chimiche, come i solventi, o dai pesticidi stessi che possono provocare dermatiti, determinano un maggiore assorbimento (6-9). L'assorbimento è anche aumentato a causa della sudorazione, o della fatica che provoca un aumento della velocità di circolazione del sangue. Le polveri più fini sono assorbite più rapidamente rispetto a quelle grossolane, ed i vari coformulanti possono aiutare il pesticida ad attraversare la cute (6). In sintesi, per molti pesticidi, come gli organoclorurati, gli organofosforici ed i carbammati, quella cutanea è una delle vie principali di esposizione. c) A ssorbimento gastro-intestinale. Si ha una esposizione per questa via quando si hanno accidentalmente schizzi di pesticidi liquidi in bocca, o quando le mani contaminate vengono portate alla bocca accidentalmente o negli atti di fumare o mangiare. Si può anche avere l'ingestione di materiale inalato che viene risospinto nella faringe. L'importanza di questa via di esposizione è comunque difficile da valutare. d) Esposizione oculare: schizzi di pesticidi negli occhi possono provocare irritazione e sintomi locali, oltre che un assorbimento del prodotto per questa via. 5) I Mac (massimi accettabili di concentrazione) Secondo la definizione classica il Mac è la massima concentrazione di una sostanza chimica nell'ambiente di lavoro che, presente durante la giornata lavorativa, non provoca effetti dannosi sull'individuo esposto neppure dopo anni di esposizione. In pratica, , dovrebbe essere garantita un'assenza di effetti dannosi per tutta la vita lavorativa. Il Mac propriamente detto dovrebbe essere un valore limite da non superare mai, neppure per un momento; attualmente, tuttavia, si fa riferimento a valori medi di concentrazione, i quali cioè possono 39 essere superati purché all'aumento di concentrazione per un . certo periodo di tempo corrisponda poi una diminuzione di uguale entità. Si introduce così il concetto di Mac ponderato, o Tlv-Twa, dalla .definizione americana (valore soglia-media ponderata nel tempo), in base al quale si stabilisce il valore medio dell'esposizione durante le otto ore: L 'ACGIH (associazione americana degli igienisti industriali), pubblica annualmente una tabella tra le più complete dei Tlv definiti per le singole sostanze di uso industriale, dalla quale tra l'altro sono stati ripresi i valori presenti nel contratto di categoria dei chimici; secondo tale associazione vanno definite tre diverse categorie di Tlv: a) TIv-Twa: è la concentrazione media ponderata , nel tempo,alla quale « quasi tutti » i lavoratori possono essere ripetutamente esposti giorno dopo giorno, senza effetti dannosi, per una giornata lavorativa di otto ore e una settimana lavorativa di 40 ore. « Quasi tutti » i lavoratori significa che questa definizione esclude gli individui maggiormente sensibili ad una data sostanza. h) Tlv-Stel: è la massima concentrazione alla quale i lavoratori possono essere esposti per un periodo fino a 15 minuti continuati, senza presentare effetti irritativi o alterazioni croniche o irreversibili dei tessuti, o narcosi di grado tale da aumentare il rischio di infortuni indebolire le capacità di reazione, ridurre l'efficienza lavorativa, purché non vi siano piú di 4 escursioni al giorno, con almeno 60 minuti tra i periodi di esposizione, e purché non venga superato il Twa giornaliero. Lo Stel, ovviamente, non può essere superato durante i15 minuti. c) Tlv-C : dalla definizione americana (C=ceiling=tetto), è la concentrazione che non può mai essere superata, neppure per un istante. Tra le sostanze che abbiamo considerato nella stesura delle schede tossicologiche, molte hanno un Tlv-Twa stabilito, alcune anche un Tlv-Stel e un Tlv-C. In generale, più è elevata la tossicità acuta di una sostanza, più è necessario stabilire, oltre al Twa, cioè alla media ponderata, anche un tetto non superabile. In questi ultimi anni sono stati anche proposti dei « Mac biologici », o T l (dal termine americano, limiti biologici), che esprimono il rischio legato alla presenza di alcune sostanze nel sangue, nei tessuti o negli altri liquidi biologici (urine, feci). La misurazione diretta della sostanza, dei suoi metabolici, o di altri parametri (ad esempio alterazioni enzimatiche, come nel caso dell'acetilcolinestera40 si), dà una misura precisa dell'esposizione, tuttavia è attualmente possibile solo per poche sostanze. Nonostante le definizioni sopra dette, in base alle quali il Tlv dovrebbe garantire l'assenza di effetti dannosi per la salute dell'individuo durante tutta la sua vita lavorativa, va subito rilevato che non è possibile valutare le condizioni di un ambiente di lavoro basandosi semplicemente sul rispetto o meno dei Mac. Questo per diverse ragioni. Una prima considerazione da fare è che i valori stabiliti dalla ACGIH o da altre organizzazioni sono orientativi e non possono garantire da soli e in assoluto la sicurezza del lavoro, anche perché ovviamente legati alle conoscenze sulle sostanze tossiche che si hanno al momento della loro emanazione, e che sono suscettibili di continui aggiornamenti e modifiche. In secondo luogo, la differenza anche notevole trai Tlv fissati nelle diverse nazioni (classico l'esempio dei Mac Urss, molto più bassi di quelli Usa), mostra quanto possa essere diversa la valutazione dell'assenza di effetti dannosi. Bisogna ancora ricordare che l'assorbimento di una sostanza da parte dell'organismo varia con il variare delle condizioni microclimatiche dell'ambiente di lavoro (temperatura, umidità), e delle condizioni di lavoro (stress, lavoro faticoso), fattori che non possono essere presi in considerazione al momento della definizione del Tlv, ma che vanno valutati; il Tlv, inoltre, stabilisce la massima esposizione consentita per via respiratoria: per le sostanze che vengono assorbite per via cutanea, che tra i pesticidi sono in numero notevole, si può considerare valido soltanto se ogni contatto cutaneo può essere evitato. Il discorso diventa ancora più complesso quando nell 'ambiente di lavoro sono presenti contemporaneamente più sostanze inquinanti. In questo caso tali sostanze possono esplicare la loro azione indipendentemente una dall'altra, ma anche potenziarsi a vicenda: di questa azione possibile per ora si sa molto poco. Finché non ci saranno prove del contrario, gli effetti di una miscela di sostanze diverse vengono considerati come la somma di quelli delle sostanze singole, e si applica la seguente formula: C2 Tl C3 + + 72 ecc. 1 13 41 nella quale C3, C3 ecc. sono le concentrazioni degli inquinanti presenti nell'ambiente, e Tt, Ta, T3 ecc. i loro Tlv. Quando, facendo questo calcolo il risultato è maggiore di uno, il limite si considera superato. L'evoluzione delle conoscenze sugli effetti delle sostanze tossiche sull'animale da esperimento e sull'uomo ha portato, negli ultimi anni, ad una revisione e all'abbassamento dei Tlv di molte sostanze. Su tale processo influiscono sicuramente i livelli di coscienza e di contrattualità dei lavoratori. In I alia non esiste ancora una tabella dei Tlv, che dovrà però essere attuata, anche in conformità con quanto previsto dalla riforma sanitaria (art. 4 legge 833 del 23-12-1978). Dal discorso fatto in precedenza risultano tutti i limiti di questo strumento per il controllo della sicurezza dell'ambiente di lavoro: nonostante, e con la coscienza, di questi limiti, pensiamo che una tabella dei Tlv possa essere utilizzata da parte delle organizzazioni dei lavoratori. Un Tlv stabilito per legge serve sicuramente nelle situazioni meno avanzate a definire delle responsabilità precise per i datori di lavoro. In secondo luogo, spetta alle organizzazioni sindacali intervenire al momento della definizione dei Tlv perché siano il più possibile adeguati alle conoscenze attuali, e intervenire successivamente nella loro ridefinizione, anche nelle singole aziende, in base a quanto emerge dalla soggettività e dal giudizio dei lavoratori. Per quanto riguarda in particolare l'esperienza della Silchinm, abbiamo verificato la necessità, per molte sostanze, di ridefinire dei limiti . di concentrazione più bassi, in base alle conoscenze più recenti e ai disturbi o ai disagi accusati dai lavoratori. Questo risulterà più in dettaglio dalla lettura delle schede tossicologiche per sostanza. Tuttavia, va ripetuto ancora, è fondamentale in una situazione del genere andare oltre il discorso dei Tlv, nel senso di attuare in ogni caso tutte le misure che consentono di migliorare l'ambiente di lavoro e di ridurre quanto piú possibile la concentrazione delle sostanze tossiche: il rispetto puro e semplice dei Tlv non può lasciare tranquilli., tanto più quando si ha a che fare con un notevole numero di sostanze che, come vedremo, sono note per effetti mutageni e sospette di cancerogenicità. Ci sembra utile, comunque, a questo punto, riportare nella tab..8 i Tlv americani e, quando disponibili, i Mac sovietici. 42 TABELLA 8: Confronto trai Mac Usa ed Urss dei principi attivi di maggi.ox consumo TLV-TWA Abate Aldrin (cute) ANTU Atrazina Azinphos-metil (cute) Bario, comp. solub. (come Ba) Bromuro di metile (cute) Captafol (cute) Captan Carbaryl Closdano (cute) Clorpyriphos (cute) 2,4 -D Dalapon DDT Demeton (cute) Diazinon (cute) 1-1 dicloroetano 1-2 dicloroetano Dicloroprapano Dicloropropene Diclorvos o DDVP (cute) Dicrotophos (cute) Dieldrin (cute) Dinitro-orto-cresolo (cute) Dioxathion Diquat Diuron Endosulfan (cute) Endrin (cute) EPN (cute) Eptacloro (cute) Ethion (cute) Fensulfothion Ferbam Fluoroacetato di sodio (cute) Lindano (cute) Linuron Maneb Malathion (cute) Metil-demeton (cute) Metil-parathion (cute) Metossidoro 10,00 ACGIH 1978 Stel 20,00 0,25 0,75 0,30 10,00 0,20 0,50 60,00 0,10 5,00 5,00 0,50 0,20 10,00 1 ppm 1,00 0,10 0,10 810,00 40,00 350,00 5,00 1,00 0,25 0,25 0,20 0,20 0,50 10,00 0,10 0,10 0,50 0,50 0,40 0,10 10,00 0,05 0,50 0,90 0,60 - 10,00 0,50 0,20 10,00 Mac Urss 2,00 1,00 15,00 10,00 2,00 0,60 20,00 3,00 0,30 0,30 1010,00 60,00 510,00 50,00 3,00 0,75 0,60 1,00 0,30 0,30 1,50 2,00 20,00 0,15 1,50 1,50 0,60 - 1,00 0,01 1,00 0,10 - 0,20 0,01 0,05 0,10 0,01 0,05 1,00 0,50 0,50 -- I valori, quando non diversamente specificato, si intendono espressi in mg/mc. Le sostare che sono seguite dalla parola « cute sr vengano assorbite anche attraverso la pelle. I valori riportati hanno pertanto una validità di Mac solo se viene esclusa qualsiasi possibilità di assorbimento attraverso la cute. 43 6) Cenni sull'uso agricolo dei pesticidi e i rischi connessi Il pesticida può essere applicato sul campo come polvere o, più frequentemente, diluito con acqua e applicato come spray. Le polveri e le formulazioni « secche » possono essere suddivise in polveri leggere, polveri pesanti (che cadono rapidamente sul bersaglio); granuli. I principali vantaggi delle polveri rispetto agli spray sono connessi alla maggiore leggerezza e alla migliore manovrabilità su terreni difficili; per i prodotti secchi non c'è il problema della miscelazione; importante invece per i liquidi, e si riduce di conseguenza la manipolazione da parte dell'operatore. Tuttavia, nell'uso di polveri, il rischio per l'operatore è particolarmente serio a causa della grossa possibilità di inalazione. In generale, si può dire che l'applicazione di polveri è meno costosa, meno lunga e meno faticosa di quella di liquidi, ma comporta, come dicevamo, un rischio maggiore per i lavoratori addetti. D'altra parte, le polveri possono dare sul campo risultati minori rispetto ai liquidi, perché il deposito del pesticida sul fogliame è meno aderente. E' in ogni caso preferibile applicare le polveri soltanto all'alba o al tramonto, quando la maggiore umidità migliora il deposito, e quando le condizioni atmosferiche sono tali da evitare la dispersione in zone vicine a quella da trattare e da diminuire il rischio per il lavoratore (assenza di vento, aria calma, ecc.). Il principale uso delle formulazioni granulari consiste nell'applicazione di sostanze chimiche ad azione sistemica in grandi campi, quando i granuli possono depositarsi sul fogliame o sul terreno e rilasciare gradualmente il pesticida per un certo periodo di tempo. Mevinphos (cute) Monocrotophos Olii minerali misti Paraquat (parti respirab.) Parathion (cute) Phorate (cute) P;icloram (Tordon) Piombo, arseniato di Piretro Plictran Propoxur Ronnel Rotenone PentadorofenoIo (cute) Simazina Stagno, comp. org. (cute) 44 0,10 0,25 5,00 0,10 0,10 0,05 10,00 0,15 5,00 5,00 0,50 10,00 5,00 0,50 0,10 0,30 10,00 0,30 0,20 20,00 0,45 10,00 10,00 2,00 10,00 1,50 0,20 5,00 0,05 - 0,10 2,00 - 2-4-5-T Tallio, comp. solub. (cute) TCA TEPP (cute) Tetracloruro di. Carb. (cute} Thiram Toxaphene (cute) Triallate Trifluralin Warfarin Zineb Cloropicrina Benomyl 10,00 0,10 1,00 0,05 65,00 5,00 0,50 0,10 0,70 10,00 20,00 0,20 130,00 10,00 2,00 0,30 2,00 15,00 20,00 0,50 1,00 3,00 0,50 .L'ACGIH inserisce inoltre nella tabella Alc (s()SYanze di sicura azione cancerogena sull'uomo per le quali si indica praticamente un Mac zero) altri due composti utilizzati come fumiganti, I'acriloniirite e 1' 1-2 dibromoetano (etile di bromuro), per i quali non deve essere permesso nessun contatto od esposizione per il lavoratore. L'ACGIH inserisce infine nella tabella A2 (sostanze industriali sospette di .potenziale cancerogeno per l'uomo) un erbicida (anainotriazoio) e un furaigante (esaclorobutadiene) per i quali deve ancora venire individuato un Mac adeguato ai potenziali rischi legati a queste sostanze. Oltre al tipo di formulazione, ai fini della sicurezza del lavoratore riveste una notevole importanza il tipo di macchinario usato, nonché il suo stato di manutenzione e le condizioni di impiego. Le macchine per l'irrorazione dei campi vengono utilizzate in genere da agricoltori e piccoli proprietari, e consistono di un serbatoio, montato su trattore, di una pompa e di un braccio orizzontale, aggiustabile all'altezza della coltivazione, che è adottato ,ad un becco terminale, posto in modo da assicurare una copertura di prodotto uniforme. Bisogna tener presente che i,l, guidatore di questo tipo di macchina è sottoposto al rischio, • piuttosto rilevante, di essere investito dalla pressione del getto, o di inalare il prodotto nebnli7zato, e vanno quindi usati i necessari - indumenti protettivi e le necessarie misure precauzionali. Le ditte addette alla disinfestazione o le grosse proprietà agricole usano in genere macchine simili a quella descritta ma più grandi; per usi prolungati, ed in particolare per usi di sostanze tra le più tossiche, andrebbe montata sul trattore una adatta cabina con condizionamento d'aria. Per l'irrorazione degli alberi è utilizzabile un macchinario simile a quello ora descritto ma con braccio verticale, oppure si fa ricorso all'aria compressa. 45 L'irrorazione a mezzo di aereo ha un uso limitato, a causa della ridotta estensione dei campi. I rischi per i piloti di questo tipo di aerei sono notevoli, trattandosi spesso di sostanze che deprimono il Sistema Nervoso Centrale, irrorate in una condizione che richiede il massimo dell'attenzione da parte del pilota. Inoltre questo tipo di applicazione è quella più pericolosa per l'ambiente, in quanto scarsamente controllabile. Un'altra modalità di irrorazione è quella degli « zaini » individuali. Uno zaino può portare una quantità limitata di liquido, e il contenuto può essere spruzzato tramite una pompa manuale o tramite aria compressa. Si usa per piccole aree, oppure quando un tipo particolare di terreno non consente l'uso di un veicolo meccanico, o nel caso di applicazioni in serre. Le macchine usate per i prodotti secchi consistono essenzialmente di una tramoggia, contenente un agitatore, con meccanismi dosatori e tubi erogatori. Nel caso di polveri, un ventilatore o mantici convogliano l'aria, al cui flusso si unisce la polvere.. In pratica, ogni tipo di macchina per erogare i liquidi ha un suo corrispettivo per le polveri. Molto importanti per il funzionamento sicuro dei macchinari sono le operazioni di manutenzione e pulizia degli stessi, le quali, però, possono a loro volta rappresentare, se non svolte con le dovute precauzioni, dei grossi rischi per il lavoratore. Per quel che riguarda appunto la sicurezza degli operatori, da una statistica (52) sulle cause di intossicazione di utilizzatori e applicatori degli antiparassitari si ricava che: il 42,7% dei casi è dovuto a insufficiente protezione per uso di vestiti inadatti; il 9,2% per mancanza di idonee attrezzature durante le applicazioni; il 7,3% a cattive condizioni di lavoro; il 2,4% a difetti nelle apparecchiature; i1 4,7% a mancanza d'acqua per il necessario lavaggio delle mani e del corpo. Più del 60% dei casi hanno messo in evidenza la sintomatologia. tossica nel corso dell'applicazione dell'antiparassitario. Una delle cause dell'intossicazione professionale è anche da ricercarsi nella mancata attesa del periodo di degradazione dell'antiparassitario, per cui l'agricoltore lavora il terreno anzitempo. Questo rischio è particolarmente marcato per le coltivazioni in serra a causa dell'ambiente di lavoro chiuso. Torneremo più avanti sulle norme igieniche individuali necessarie ai fini della prevenzione dei rischi da pesticidi (norme che sono in 46 larga parte comuni ai lavoratori dell'industria e dell'agricoltura), così come si rimanda ad un altro capitolo per i dati statistici sulle intossicazioni professionali. Qui si vuole intanto anticipare, alla luce dei dati sulle cause di intossicazione prima riportati, il concetto della fondamentale importanza dell'educazione sanitaria, che porti l'agricoltore a conoscere e non sottovalutare (come molto spesso avviene) la pericolosità della sostanza che manipola. In agricoltura, infatti, molto più che nell'industria (dove sono in gioco ulteriori elementi di rischio nella manipolazione dei prodotti antiparassitari) la conoscenza della tossicologia del pesticida usata, del corretto modo di applicarlo e dell'insieme delle misure di sicurezza da osservare, sono alla base della prevenzione sia delle intossicazioni acute che del cronico assorbimento di queste sostanze. La realizzazione di materiale divulgativo e di corsi di educazione sanitaria; la definizione di un'adeguata legislazione in materia di sicurezza del lavoro agricolo (tuttora molto carente); un maggiore ordine nella nomenclatura e nelle confezioni delle centinaia di prodotti in commercio, con delle indicazioni immediate sulla loro pericolosità più chiare di quelle garantite dall'attuale suddivisione delle formulazioni in quattro classi di tossicità, possono rappresentare dei primi ed immediati terreni di intervento sociale, che inizino a ribaltare l'ingiustificata sottovalutazione dei problemi della, salute degli agricoltori. 7) Cenni sull'attività di .ormulazione e sui rischi connessi Nelle fabbriche di formulazione di pesticidi il ciclo produttivo può essenzialmente ridursi a due fasi: la fase di formulazione vera e propria; la fase di confezionamento. Nel momento della formulazione (vedi figura n. i e tabella 9) il principio attivo ed una sostanza inerte (coformulante) sono mescolate in adeguate proporzioni; il formulato così ottenuto viene poi più finemente diviso ed accumulato in silos di stivaggio pronto per la fase successiva di confezionamento. Col confezionamento (vedi figura n. 2 e tabella 9) il prodotto precedentemente formulato va a riempiere apposite custodie ermetiche (sacchi di carta, di polietilene, scatole di cartone, ecc.). Alla preparazione delle confezioni seguono le operazioni d'inscatolamento in 47 TABELLA 9: Descrizione schematica di una « linea di formulazione » tipica dei pesticidi Fase di formulazione - preparazione dei gruppi di formulazione Figura 1: Schema grafico di un impianto di formulazione. Le linee più scure rappresentano lo schema .dell 'impianto d' i relativi punti di aspirazione: triangolini e cerchietti terminali. aspirazione con - caricamento - grigi iao - trasporto delle sostanze - mise 4azione - molitura - micronizzazione - dimissione - accumulo Fase di confezionamento - dosatura automatica Figura 2: Schema grafico di un impianto di confezionamento. Le linee più scure rappresentano lo schema dell'impianto d 'aspirazione con i relativi punti d'aspirazione: triangolini e cerchietti terminali. 48 - pesatura di precisione chiusura ermetica delle confezioni - inscatolamento - « palettizzazione » delle scatole predisposizione in opportune proporzioni del principio attivo e dei coformulanti mediante pesate; svuotamento delle sostanze da confezionare in grossi bocchettoni; grossolano sistema di filtro mediante griglie di sbarramento di eventuali impurità del materiale svuotato; tramite vari sistemi d'elevazione (coclee, tramoggie, nastri trasportatori, elevatori a tazza, ecc.) convogliamento dei prodotti verso i miscelatori; mescolatura del principio attivo e del coformulante nelle proporzioni stabilite con la preparazione dei gruppi e in base alle caratteristiche di lavorazione del pesticida; il formulato viene finemente macroato dai mulini; suddivisione del prodotto secondo la granulometria desiderata; convogliamento del pesticida micronizzato in silos di dimensioni ridotte (micropulsair), che espellono il prodotto cori getti d'aria compressa (dismissione); il getto di polvere sedimentandosi è trasportato mediante tramoggie, coclee ed altri sistemi di conduzione in silos più grandi di stivaggio; il prodotto scende dai silos di stivaggio in quantità prefissate nelle confezioni sottostanti; mediante bilancie di precisione; operazioni di solito automatizzate di saldatura o/e di cucitura ermetiche delle confezioni; riempimento col prodotto confezionato di scatole di cartone di grandi dimensioni; le confezioni di cartone vengono impilate e fissate solidamente fra loro ancorandole a robuste pedane di legno per la successiva spedizione o per l'immagazzinamento. 49 contenitori di cartone più grandi e di « palettizzazione » delle scatole. I problemi legati a questo tipo d'attività sono numerosi e comuni ad un po' tutte le fabbriche del settore, anche se gli impianti più moderni ed automatizzati, espongono in misura ridotta ad eventuali danni, limitando l'intervento dell'uomo alle sole . operazioni di messa in opera e di controllo. Il rumore, per le caratteristiche degli impianti, è uno dei principali protagonisti della nocività di questo settore produttivo. Le sue fonti d'emissione sono numerose: il sistema d'aspirazione ad esempio, ma anche le parti in movimento dei sistemi di trasporto, i vibratori dei silos, l'impianto del micropulsair, ecc. Ma 31 rischio maggiore di questa attività produttiva riguarda l'esposizione alle polveri. In ima linea di formulazione di pesticidi le occasioni di contatto con 1e polveri sono purtroppo numerose: cattiva tenuta dei punti di giunzione,. delle coclee, delle tramoggie, dei mulini, delle valvole di chiusura, delle serrande di bloccaggio, ecc.; eventuali intasamenti nella linea di produzione per guasti nei sistemi di trasporto meccanico dei prodotti (coclee, tramoggie, nastri trasportatori, ecc.); disfunzione totale o parziale di serrande di separazione di sistemi valvolari a fondo dei silos; ritmi troppo intensi di alcune parti della linea; durante il confezionamento possibilità di fuoriuscita del pesticida dai contenitori durante il loro riempimento o al momento della chiusura ermetica delle confezioni; maneggiamento di contenitori inzaccherati durante le operazioni d'inscatolamento o di palettizzazione; rotture di confezioni difettose durante il loro confezionamento, l'inscatolamento, la palettizzazione, le operazioni di scarico e spedizione, la caduta accidentale delle confezioni durante le operazioni di carico e di sperli7ione. Anche l'intervento dell'uomo può comportare rischio, come nel caso in cui, per evitare l'intasamento delle polveri, si scuotono le parti meccaniche dell'impianto con energiche manovre manuali. Si può in tal modo deformare 'la parete su cui si esercita la forza e produrre intasamenti a monte; inoltre si aumenta l'usura dei macchinari, favorendo la rottura di alcune componenti o l'allentamento delle zone di giunzione. In fine le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, le operazioni di pulizia entrambe fatte con sistemi inidonei, l'impiego di sistemi d'aspirazione insufficienti o inadeguati sono tutte fonti d'esposizione alle polveri di pesticidi. 50 Le caratteristiche tecniche degli impianti di formulazione dei pesticidi possono aggiungere, per come sono fatti i macchinari e per come vengono impiegati,. un'ulteriore quota di rischi professionali a • quelli derivati dalla tossicità del prodotto confezionato. Infatti gli impianti di questo settore produttivo sono sovente antiquati; in certi casi vengono impiegate macchine provenienti da altri settori produttivi (pastifici, industria dei detersivi, farmaceutica, ecc.), opportunamente modificate per il particolare lavoro di formulazione. Inoltre, per l'estrema pericolosità delle lavorazioni, sarebbe opportuna la maggior automazione possibile degli impianti e l'utilizzo del e ciclo chiuso »; ma la maggior parte degli impianti non soddisfano queste importanti condizioni. Nel settore di formulazione si riscontra anche un notevole ritardo nello studio di nuove tecnologie produttive e nell'allestimento di nuovi impianti. Spesso macchine tecnologicamente superate vengono dalle grandi aziende cedute a piccole fabbriche --- di solito a conduzione artigianale e situate in aree depresse - che ne continuano l'attività di formulazione; capita anche che, cedendo le macchine, la grande azienda appalti le lavorazioni più pericolose e economicamente più dispendiose. Altri problemi derivano dalle particolari esigenze del mercato dei pesticidi, che richiede la massiccia immissione dei prodotti nei periodi stagionali d'impiego. Il settore di formulazione nelle fasi precedenti a questi periodi è sottoposto ad intense sollecitazioni, che comportano un poderoso aumento dei carichhi di lavoro e dell'utilizzazione degli impianti. 8) A spetti d'igiene industriale e protezione personale dei lavoratori Per la tossicità delle sostanze che vengono lavorate, sarebbe opportuno che le operazioni di produzione e formulazione di pesticidi venissero effettuate con l'utilizzo del « ciclo chiuso », evitando così ogni contatto fra sostanze tossiche e lavoratori. Essendo, per quanto ci risulta, la realtà delle fabbriche di formulazione ben lontaLe considerazioni riportate in questo paragrafo derivano sia dall'esperienza diretta della Silehim che dalla letteratura, e si riferiscono essenzialmente all'industria di formulazione. Ciò non toglie che, soprattutto per quanto riguarda la protezione personale e l'igiene individuale dei lavoratori, i suggerimenti che seguono possano essere estesi a tutti i lavoratori esposti a pesticidi, in particolar modo nel settore agricolo. 51 na da questa situazione, diventa necessario porre la massima attenzione a tutte quelle norme di igiene personale e di « modi di lavoro » che possano sufficientemente tutelare la salute dei lavoratori, difendendoli al massimo dal contatto diretto con i pesticidi. Questo non toglie che ogni sforzo debba essere fatto sul terreno del rinnovamento tecnologico degli impianti, adottando soluzioni proporzionate ai livelli di tossicità delle sostanze impiegate. Per quanto riguarda il controllo ambientale è opportuno che i prelievi di polveri siano effettuati dopo aver individuato, mediante assemblee di gruppo omogeneo e colloqui con i delegati, i punti di massima esposizione. Questo controllo non può essere episodico, ma deve al contrario rispondere ad un programma prestabilito e continuamente verificato, anche in relazione ai continui mutamenti del ciclo produttivo (quantità di prodotto lavorato, ritmi, tipi di tossici nel ciclo, eventuali modifiche' tecnologiche ecc.). Per quel che riguarda i « modi di lavoro », è importante che l'addetto all'impianto segua con esattezza una specifica condotta nell'eseguire il suo incarico. Tale condotta deve tener . conto, oltre che dei parametri di produttività, anche di quelli di sicurezza. E' quindi importante prevedere una fase di addestramento specifico, condotta preferibilmente collettivamente, dagli stessi lavoratori, che sono certamente al corrente delle modalità più sicure di svolgimento del lavoro, insieme ai responsabili aziendali della sicurezza della produzione. E' naturale che questo obiettivo lo si raggiunge pure portando a conoscenza dei lavoratori la tossicità delle sostanze con cui stanno lavorando, non limitandosi solo a comunicare la classe di tossicità acuta del principio attivo, ma fornendo notizie più accurate sia sul pesticida che sui coformulanti. In questo senso può essere utile la realizzazione di schede tossicologiche da esporre nei reparti, indicanti il nome commerciale del formulato in lavorazione e sintetici (e comprensibili) dati sulla tossicità di tutti i suoi componenti. In merito all 'equipaggiamento personale protettivo, va premesso che è improprio parlare di prevenzione dei danni da lavoro per l'uso di apparecchiature protettive personali. Infatti, fine della prevenzione non è quello di isolare il lavoratore dall'ambiente inquinato, rinchiudendolo in 'un non naturale « microambiente »; al contrario, scopo della vera prevenzione deve essere quello di isolate la macchina dall'ambiente originariamente non inquinato. Perciò tutti gli sforzi debbono essere finalizzati a questo secondo aspetto. Tuttavia alcune 52 indicazioni si possono dare su un corretto uso di materiali di protezione individuale. a) A biti protettivi: si intendono con questo termine guanti, grembiulini, tute. Data la notevole diversità di materiali di cui son fatti, biso g na porre particolare attenzione nella loro scelta. Tale scelta dipenderà in particolare dal grado di protezione necessario per ogni singola parte del corpo e dalle caratteristiche fisico-chimiche del formulato. Per esempio, per i formulati liquidi o polveri bagnabili ciò è particolarmente importante, per la possibilità che hanno di attraversare i punti più logori degli abiti da lavoro. Benché le tute prevedano una ragionevole protezione della cute, l'uso di pantaloni impermeabilizzati salvaguarda meglio la parte inferiore del corpo e le gambe ed è particolarmente raccomandabile in quei lavori in cui ci sia il rischio di fuoriuscite accidentali di liquidi o penetrazioni dovute all'eccessivo contatto con pesticidi secchi. Tuttava abiti di questo tipo comportano degli svantaggi di cui bisogna tener conto: possono interferire con i normali meccanismi di scambio termico del corpo, proprio perché impediscono la ventilazione della superficie cutanea. Esaminando i singoli tessuti, da recenti studi svolti in Usa (16) è stato visto che il cotone, pur fittamente ordito, permette il passaggio di circa il 47% del Parathion depositatovi. Per questo motivo le autorità americane raccomandano l'uso di abiti rivestiti da entrambi i lati di filati di polipropilene. I vantaggi di questo materiale sono i seguenti: è leggero, facilmente disponibile e sufficientemente fresco per essere indossato nella stagione calda. Un'ulteriore riduzione del passaggio dei pesticidi è ottenibile rivestendo tutti gli abiti di una pellicola ai siliconi. Per quanto riguarda i guanti, è molto difficile trovare una sostanza tale da impedire in modo completo il passaggio di pesticidi. In pratica nessun pesticida viene completamente bloccato nella sua penetrazione. Per esempio pesticidi clororganici passano nella misura del 10% o più nel giro di mezz'ora-un'orà attraverso la gomma naturale, il neoprene e il Pvc. Il Pva mostra una maggiore resistenza solo per i pesticidi clororganici. Deve essere assolutamente evitato che qualsiasi abito protettivo esca dall'area dell'impianto. Il lavaggio del vestiario ' da lavoro va effettuato all'interno dell'impianto, possibilmente da personale specializzato e, comunque, con la massima cautela. Inoltre, nonostante il lavaggio, si deve tener conto del fatto che non tutto il pesticida viene portato via. In un esperimento, a questo proposito (16), è stato visto 53 che l'uso di sola candeggina all' 1 % per un'ora non garantisce una sufficiente pulizia degli abiti; gli autori suggeriscono quindi di utilizzare, oltre all'ipoclorito di sodio, anche sapone per un periodo anche più lungo di un'ora. Gli abiti da lavoro debbono avere un ripostiglio strettamente separato dagli abiti personali per evitare la contaminazione. Devono essere inoltre frequentemente controllati per evidenziare lesioni, strappi, punti logorati. b) Guanti e manicotti: oltre a quanto detto, si deve richiamare l'attenzione sul disagio procurato dal calzare quotidianamente per 8 ore guanti di gomma che, oltre ai soliti inconvenienti di respirazione della pelle, possono essere essi stessi causa di irritazione cutanea fino a dermatiti. Per questi motivi è opportuno cercare un modello di guanti il piú confortevole possibile per i lavoratori (per es. con rivestimento di cotone). c) Calzature: le scarpe regolamentari antiinfortunio sono ovviamente indicate sia per salvaguardare i lavoratori da incidenti da schiacciamento, sia per diminuire la superficie cutanea esposta alla contaminazione. d) Mezzi di protezione del capo e della faccia: considerando che l'assorbimento a livello degli occhi è altissimo (fino al 100% per certi pesticidi) si capisce l' importanza di tali mezzi protettivi. E' necessario che tali mezzi, con particolare riferimento agli occhiali da lavoro, siano- però del massimo comfort per í lavoratori, tenendo anche conto che nella stagione calda il contatto con la cute della faccia intorno agli occhi provoca fastidiose irritazioni, tali spesso da costringere il lavoratore a togliersi gli occhiali. Anche questo materiale deve essere riposto in zone libere da contaminanti e ripulito accuratamente dopo l'uso. e) Maschere: vogliamo solo rilevare i grossi disagi del lavoro con la maschera, disagi dovuti sia all'irritazione cutanea della gomma, sia, soprattutto, all'inevitabile aggravamento della meccanica respiratoria, sia inspiratoria che espiratoria, cosa che rende decisamente sconsigliabile l'uso di tali mezzi per persone con pregressi deficit della funzione cardio-respiratoria. I valori di impedenza al flusso d'aria sono valutati da 12 a 102 mm di H2O per l'inalazione e da 15 a 25 mm di H2O per l ' espirazione, variando dà apparecchio ad apparecchio e da filtro a filtro. C'è inoltre da tenere presente che i filtri, riempiendosi di polvere, rendono ancora maggiori tali valori. 54 Per quanto riguarda la pulizia e la manutenzione delle maschere, autori americani (16) raccomandano il seguente schema: le maschere, senza i filtri inseriti, devono essere immerse in una soluzione al 5% di NaOH o comunque in una soluzione fortemente alcalina per un minuto o due, ed essere poi sciacquate con acqua pura. E' anche consigliabile la pulizia di queste maschere con disinfettanti di uso sanitario, come l'alcool etilico. Sono in ogni caso da evitare tutti i solventi che possono aggredire la gomma, perché possono provocare un deterioramento delle maschere. Si ricorda inoltre che i filtri dovranno essere scelti in relazione al principio attivo lavorato. Un ultimo accenno merita il problema dei respiratori autonomi. Essi devono comunque essere presenti all'interno dell'impianto, al fine di poter far fronte ad incidenti gravi o a calamità naturali che provochino massicce fuoriuscite di tossici. Non va inoltre dimenticato che la pratica comune di procedere alla pulizia di miscelatori, tramogge, silos, entrando all'interno di tali recipienti, necessita almeno della presenza in loco di respiratori autonomi, con bombole di ossigeno, contro ogni possibilità di incidente. Restando in argomento, è importante, nel caso di perdite o fuoriuscite accidentali di tossici, evitare di disperdere il pesticida utilizzando getti di vapore, di aria o di acqua. Flussi d'acqua dovrebbero essere usati soltanto laddove le acque possano essere adeguatamente recuperate e trattate, prima di esser reimmesse nell'ambiente circostante. I pesticidi liquidi dovrebbero essere recuperati con adeguate sostanze assorbenti (terre argillose), quelli solidi con grandi precauzioni. In ogni caso eventuali contaminazioni dell'ambiente di lavoro dovrebbero essere ripulite al più presto possibile. Passando alle norme di igiene personale, si ribadisce in primo luogo l'importanza della pulizia degli abiti da lavoro. In secondo luogo, pare quasi scontato ricordare che i lavoratori devono lavarsi le mani prima di portare alla bocca qualsiasi cosa (non solo alimenti, ma anche sigarette). E' anche molto importante che si lavino le mani prima di andare al bagno: infatti, mentre le mani assorbono i pesticicli nella percentuale di circa il 12%, la cute dello scroto li assorbe per il 100%. I rubinetti dei- lavandini dovrebbero essere manovrati da pedali e non dalle mani (contaminate) ; sostanze abrasive per la pelle, così come forti alcalini o solventi che diminuiscono la barriera cutanea, non dovrebbero essere usati. Devono essere a disposizione 55 asciugamani individuali. C'è anche da rilevare che un lavaggio troppo frequente rende comunque la pelle più permeabile al pesticida_ Per tale ragione sarà anche opportuno utilizzare una crema che si opponga alla disepitelizzazione della cute. Importante è pure l'accurata pulizia della faccia e del collo: uno studio svolto su lavoratori che formulavano il Carbaryl dimostrò che l'assorbimento attraversa la cute della faccia e del collo era della stessa entità di quello attraverso la cute delle mani (16). Molto utile è anche una doccia alla fine del lavoro: i locali delle docce dovrebbero trovarsi in zone protette, prevedere su di un lato uno spogliatoio dove rimuovere gli indumenti contaminati dal lavoro e sull'altro una stanza separata dove rivestirsi con gli abiti personali puliti, in modo da non contaminarsi (fig. 3). Delle docce di emergenza dovrebbero essere installate in ogni reparto per fronteggiare incidenti in cui qualche lavoratore sia rimasto massivamente contaminato dalle sostanze formulate. Anche il locale della mensa dovrebbe trovarsi distaccato dai capannoni dove si lavora coi pesticidi. Una particolare attenzione dovrebbe essere posta dalle aziende nel definire, in accordo con le autorità, delle precise procedure d'emergenza in relazione a possibili eventi naturali catastrofici come terremoti, alluvioni, trombe d'aria, o in relazione a eventi accidentali come esplosioni, incendi, rotture di contenitori, incidenti automobilistici dei mezzi di trasporto (soprattutto per le sostanze liquide) che possono estendere il rischio di intossicazione dalla fabbrica al resto del territorio_ Estremamente importante è anche la questione della manutenzione degli impianti. Le rotture dei macchinari, infatti, causano fre quentemente fuoriuscite di pesticidi negli impianti dove essi sono prodotti e formulati. In una statistica americana (16) si è calcolato che come fonte di esposizione a pesticidi le rotture dei macchinari erano seconde solo alle fuoriuscite durante le operazioni di trasferimento del pesticida. Il numero di tali eventi può essere nettamente diminuito attraverso un adeguato sistema di manutenzione. L'ispezione. dei processi produttivi e il controllo dei macchinari, così come dei sistemi di aspirazione, possono essere molto importanti. E' perciò auspicabile la creazione di « registri di ispezione e manutenzione >r. Tali registri dovranno svolgere una funzione di « monitoraggio » dell'efficienza dei singoli impianti, riportando tutti gli incidenti meccanici, verificatisi, macchinario per macchinario; la compila56 ZONA ZOPi R "PULiTA I L_1^Q 4o^cllE9:^ SCLvA .I1O \(:ALE ? SA661o ME4ict Ef1*KOCM 1-Spogliatoio zora"pulita". 2-Locale docce 3--Spogliatoio zona "conta-ninata " . Figura 3: Schema di servizi igienici e spogliatoi in una fabbrica di pesticidi. 57 zione (giornaliera o settimanale) potrebbe avvenire a cura dei lavoratori delle squadre di manutenzione o officina, che sono sempre coinvolti nelle varie riparazioni. Attraverso i dati così raccolti si potrebbe impostare un adeguato programma di controllo e manutenzione degli impianti, che terrà conto di un altro parametro, e cioè della necessità di stabilire un determinato numero di ore di produzione per ogni impianto passate le quali effettuare un ciclo di manutenzioni. Una particolare attenzione andrebbe posta per gli impianti con una maggiore anzianità di servizio e per quelli dove vengono lavorate le sostanze a più alta tossicità acuta. Le procedure di manutenzione dovrebbero includere le chiusure delle valvole, l'inserimento di paratie nei condotti, o addirittura la rimozione di intere sezioni di tubature. Se tali accorgimenti noti possono essere presi, allora è indispensabile che i lavoratori addetti alla manutenzione indossino equipaggiamenti protettivi adeguati. Quando per effettuare tali lavori un operaio dovrà entrare dentro agli impianti, il sistema di sicurezza prevederà che un secondo operaio sia in contatto visivo e vocale con quello che è entrato dentro per riparare i macchinari. I lavoratori dovranno essere anche collegati tra di loro per mezzo di un cavo, in modo tale che il lavoratore dentro l'impianto possa essere tirato fuori in caso di intossicazione acuta. In conclusione, le fasi per realizzare un buon controllo dell'esposizione a pesticidi sono le seguenti: - I fase: corsi di educazione sanitaria e di conoscenza dei rischi, per tutti i lavoratori, al fine di facilitare loro corretti modi di lavoro e minimizzare i rischi derivanti da situazioni di emergenza, incidenti, intossicazioni; tale processo educativo dovrebbe essere completato da un'adeguata segnalazione « visiva » sul posto di lavoro dei rischi inerenti al maneggiamento di certe sostanze (schede tossicologiche, ecc.). --- II fase: addestramento di un piccolo gruppo di dipendenti in grado di controllare la corretta applicazione di tutte le norme atte a salvaguardare la salute ed inoltre responsabili della corretta organizzazione dei sistemi di emergenza in caso di calamità naturali o eventi accidentali. Istituzione di registri di ispezione e manutenzione. - III fase: preparazione di piani di emergenza in previsione di eventi catastrofici o comunque di situazioni di pericolo coinvolgenti anche il territorio esterno alla fabbrica. 58 Capitolo Terzo La tossicità dei pesticidi e i rischi per la salute del lavoratore l) V alutazione e classificazione della tossicità acuta dei pesticidi Quando si parla di pericolosità dei pesticidi, immediatamente si pensa alle intossicazioni acute che essi possono provocare e che non raramente possono avere un esito letale. Anche in questo capitolo partiremo da questo aspetto della pericolosità dei pesticidi, che ha alle spalle studi di più antica data, realizzati a partire da esperimenti condotti su animali e da osservazioni di casi di intossicazione acuta nell'uomo, sia dovuti ad esposizione professionale che, più spesso, conseguenti ad altre cause (ingestione accidentale o volontaria per suicidio, ecc.). Affronteremo poi l'aspetto, di più recente acquisizione e ancora ampiamente e pericolosamente sottovalutato, del rischio cancerogeno e di altri possibili effetti nocivi ritardati (quali ad es. la neurotossicità) ascrivibili ad un'esposizione prolungata di quantità . anche minime di queste sostanze. Per quanto riguarda la tossicità acuta, il dato che viene prego in considerazione per descrivere le caratteristiche di una data sostanza e per classificarla secondo il grado di pericolosità è, in genere, la sua LD 50 orale acuta (dose letale al 50%) espressa in mg/kg. Si intende con questa definizione la quantità di sostanza in questione che provoca la morte della metà degli animali da esperimento (in genere ratti, ma possono essere utilizzate altre specie) quando gli venga somministrata per via orale in un 'unica dose. Tale quantità viene espressa in mg di sostanza tossica per kg di peso dell 'animale ucciso. Un altro dato che serve a definire la tossicità acuta di diverse sostanze è la LD 50 cutanea acuta: in questo caso il tossico viene dato per via cutanea all'animale da esperimento, che in genere è il coniglio. 59 Per la maggior parte dei pesticidi che abbiamo preso in considerazione nelle schede tossicologiche è riportato il dato` della LD 50 . orale acuta per il ratto e, quando disponibile, per quelle che passano attraverso la cute, anche la LD 50 cutanea acuta per il coniglio, così come risultano dalla bibliografia più recente. E' da rimarcare, comunque, che i valori della LD 50 acuta, sia orale che cutanea, variano anche notevolmente se si mettono a confronto i risultati di lavori effettuati da diversi ricercatori su animali della stessa specie, pur rimanendo in genere entro campi di valori abbastanza contenuti. Ciò dipende da diversi fattori in gioco, quali il sesso e l'età degli animali da-esperimento, la dieta loro somministrata, la temperatura ambientale, nonché la variabilità propria di ogni cavia. Variazioni in più o in meno della tossicità di un principio attivo si registrano anche quando questo venga somministrato insieme ad un altro principio attivo, per interferenze reciproche nei meccanismi di detossificazione dell'organismo (10, 11, 12). Per quanto la tossicità dei pesticidi per gli animali da esperi mento non possa essere trasferita schematicamente, da un punto di vista quantitativo, all'uomo (la possibilità di un diverso metabolismo del principio attivo a seconda delle specie animali in questione può far variare di molto la tossicità della sostanza esaminata) è indubbio che minore è la dose che uccide gli animali da esperimento, maggiore è la tossicità acuta del principio attivo e quindi, presumibilmente, la sua pericolosità per l'uomo per quanto riguarda il rischio di intossicazione acuta. La LD 50 permette quindi di classificare i principi attivi in base alla loro tossicità acuta. Nella tabella 10 riportiamo la classificazione, TABELLA 10: Criteri di classificazione della tossicità acuta dei pesticidi secondo L'OMS TABELLA 11: Classificazione dei principi attivi secondo il Ministero della Sanità I - prima classe non trasferibile, relativa a principi attivi con LD 50 orale acuta inferiore a 25 mg/kg, classificati in I classe non trasf. in qualsiasi percentuale di presenza I (T) - prima classe trasferibile, relativa a principi attivi con LD 50 orale acuta compresa tra 25 e 50 mg/kg, le cui formulazioni sono trasferibili in Il o III classe in funzione dei seguenti tipi fisici e dei seguenti livelli di contenuto percentuale di principio attivo: liquidi III classe fino al 5% per via orale solidi la: estremamente pericolosa .1b: molto pericolosa 2: moderatamente pericolosa 3: poco pericolosa 60 5 o Meno 5-50 50-500 più di 500 liquidi 20 o meno 20-200 20-2000 più di 2000 solidi per via cutanea liquidi 10 o meno 10-100 100. 1000 più di 1000 40 o meno 40-400 400-4000 più di 4000 fino al 6% II classe fino al 20% fino al 30% I classe oltre il 20% oltre il 30% II (a) - seconda classe trasferibile di tipo (a), relativa a o principi attivi con LD 50 orale acuta compresa tra 50 e 100 mg/kg; le cui formulazioni (liquidi, polveri, granuli) sono trasferibili in III classe se il contenuto in principio attivo non supera il 12,5% II (b) - seconda classe trasferibile di tipo (b), relativi a principi attivi con LD 50 orale acuta compresa tra 200 e 500 mg/kg, le cui formulazioni (liquidi, polveri e granuli) sono trasferibili in III classe se il contenuto in principio attivo è compreso tra il 12,5 e il 25% II (c) - seconda classe trasferibile di tipo (e), relativa a principi attivi con LD 50 orale acuta compresa tra 200 e 500 mg/kg, le cui formulazioni (liquidi, polveri e granuli) sono trasferibili in III classe se il contenuto in principio attivo è compreso tra il 25 e íl 50% III DL 50 nel ratto in mg/kg di peso corporeo Classe polveri e granuli - terza classe non trasferibile, relativa a principi attivi con LD 50 orale acuta superiore a 500• mg/kg, le cui formulazioni rimangono in III classe in qualunque tipo fisico e con qualsiasi percentuale di principio attivo III (T) -- terza classe .trasferibile, relativa a principi attivi di III classe, ma caratterizzati da tossicità molto bassa, le cui formulazioni sono trasferibili in quarta classe se il contenuto .di principio attivo non supera il 20% ('se liquidi) o il 25% (se polveri o granuli) IV - quarta classe, relativa a principi attivi caratterizzati da rischi trascurabili per l'uomo, e le cui formulazioni sono comunque classificate in IV classe, in qualsiasi tipo fisico e con qualsiasi percentuale di contenuto di principio attivo. 61 molto efficace per la sua immediata comprensibilità, elaborata dall 'Organizzazione Mondiale della Sanità. In Italia tutte le formulazioni vengono - suddivise dal Ministero della Sanità in quattro classi principali a seconda della tossicità acuta del principio attivo, della sua percentuale di presenza nel prodotto commerciale, dello stato fisico (liquidi, polveri ecc.) della formulazione (vedi tabella 11); In questa classificazione non vengono naturalmente considerati altri fattori di pericolosità dei principi attivi (capacità irritante, potere allergizzante, tossicità ritardata per vari organi, cancerogenicità, teratogenicità, ecc.) che devono essere invece tenuti presenti sia nel definire complessivamente la pericolosità di una sostanza che nello stabilire, di conseguenza, dei Mac per gli ambienti di lavoro. In questo senso, le classificazioni dei pesticidi basati snlla LD 50 sono utili per segnalare al lavoratore (o a chiunque manipoli un pesticida) il rischio di intossicazione acuta legato all'esposizione di quel dato prodotto, ma non devono portare a sottovalutare la pericolosità di alcune sostanze a bassa tossicità acuta (classificate pertanto in III o IV classe) che possono invece provocare, dopo prolungate esposizioni, alterazioni in vari organi o addirittura insorgenza di tumori. 2) I pesticidi dotati di maggiore tossicità acuta Dei circa 100 insetticidi esteri fosforici registrati presso il Ministero della Sanità, praticamente la metà è dotata di una altissima tossicità acuta, testimoniata dalla LD 50 orale acuta per il ratto variante dai 2 ai 50 mg/kg, il che li fa inserire nella I classe di tossicità. Tra queste sostanze ricordiamo lo Azinphos-metil, il Dameton, il Diclorvos, il Fosfamidone, il Metil-parathion, il Mevinphos, il Parathion, il Protoato, il Sulfotepp, lo Schradan e il- Tepp. Questi esteri fosforici più tossici si rivelano tali in genere anche per via cutanea, come testimonia la LD 50_ cutanea acuta per il coniglio, inferiore in linea di massima ai 200 mg/kg. Buona parte dei restanti esteri fosforici ha una LD 50 orale acuta oscillante da 50 a 300 mg/kg. Tra questi il Dimetoato, il Dursban, il Fenthion, il Vamidothion, ecc. Una tossicità ancora minore è posseduta da un altro gruppo di esteri fosforici, tra i quali l'Abate, il Diazinone, il Fenitrothion e il Malathion. Anche tra gli insetticidi clororganici si registrano diverse so62 stanze ad altissima tossicità acuta con LD 50 orale acuta minore di 50 mg/kg. Tra queste ricordiamo l'Aldrin, il Dieldrin, l'Endosulfan, l'Endrin, l'Eptadoro. Minore tossicità acuta (LD 50 orale di 200-500 mg/kg) è posseduta dal DDT, dal Clordano e dal Lindano. Endosulfan, Endrin ed Eptadoro sono molto tossici anche per via cutanea, un po' meno Aldrin e Dieldrin. I carbammati raggruppano sostanze con tossicità acuta molto diversa tra loro. Quelli che sono utilizzati come insetticidi sono" in genere molto tossici (Aldícarb, Aminocarb, Isolan) sia per via orale che cutanea, con la significativa eccezione del Carbaryl che è l'insetticida maggiormente usato in Italia e che ha una tossicità acuta intermedia (LD 50 orale = 400 mg/kg). I carbammati usati come erbicidi (Butylate, Molinate, Triallate; EPTC ecc.) sono in genere poco tossici sia per via orale (LD 50 maggiore di 500 mg/kg) che cutanea (LD 50 maggiore di 2.000 mg/kg). I ditiocarbamrnati, usati come fungicidi, hanno bassa tossicità acuta sia per via orale che cutanea, ad eccezione del Thiram, a tossicità intermedia. Fungicidi invece molto pericolosi per quanto riguarda la tossicità acuta sono i composti organici dello stagno (in particolare il Fentin-Hydroxide), i composti organomercuriali, il polisolfuro di bario. Una bassissima tossicità acuta è posseduta dagli anticrittogamici tioftalimmidici (Captan, Captafol, ecc.) e dal Dinocap, un fungicida derivato dal nitrofenolo. Tra gli erbicidi, sono proprio alcuni derivati del nitrofenolo (Dinoseb, Dinitro-orto-cresolo, Dinoterb) insieme ai composti dipiridilici (soprattutto il Paraquat) le sostanze dotate di maggiore tossicità acuta (LD 50 orale acuta inferiore ai 150 mg/kg, accompagnata in genere da elevata tossicità anche per via cutanea). Tutte le altre famiglie di composti chimici usate come erbicidi (triazine, fenossicarbossilici, derivati dall'urea ecc.) hanno, salvo rare eccezioni, una tossicità acuta molto bassa. Poco tossici sono i vari composti inorganici (zolfo, rame, dorato di sodio) usati come anticrittogamici o erbicidi, ad eccezione degli Arseniti, peraltro, oggi poco utilizzati. Va infine ricordata l'elevata tossicità acuta per via inalatoria posseduta dagli idrocarburi alifatici alogenati (dicloroetano, tetracloruro di carbonio, ecc.) insetticidi fumiganti utilizzati in genere nella disinfestazione di locali chiusi o nello stoccaggio di prodotti. alimentari in magazzini e silos. 63 3) Effetti irritanti dei pestidici Moltissimi principi attivi hanno una spiccata azione irritante, per cui il loro contatto con la cute e le mucose provoca svariati sintomi e disturbi a carico degli occhi (bruciori, lacrimazioni, fino a congiuntiviti vere e proprie, ecc.), delle vie respiratorie (bruciori tino-faringei, secrezioni sierose ed emorragiche dal naso, affanno e tosse per irritazione bronchiale, ecc.) e della pelle (arrossamenti, bruciori, dermatiti di varia entità, ecc.). La maggior parte di questi disturbi viene a cessare quando si interrompe l'esposizione alla sostanza irritante, ma si deve tener presente che uno stimolo irritativo continuo a carico, ad esempio, dei bronchi può portare a danni permanenti di notevole rilevanza (bronchite cronica, enfisema). Nella definizione dei Mac, quindi, si dovrebbe tener conto anche della necessità di garantire dei livelli di esposizione che non comportino l'insorgenza di sintomi da irritazione a carico di alcun organo, sia per eliminare un disturbo immediato per il lavoratore esposto, che per prevenire eventuali e piú gravi danni tardivi per la sua salute. In realtà, anche da questo punto di vista il Mac di molti principi attivi dovrebbe essere rivisto e ridotto, quando addirittura non debba ancora essere individuato. E' questo il caso di moltissimi ditiocarabammati o dello stesso zolfo, che sono, tra i principi attivi di .più largo uso, quelli (dopo il Paraquat, che ha una fortissima azione caustica) forse maggiormente dotati di azione irritante, ma per i quali, almeno fino all'ultimo contratto dei Chimici, non era stato fissato alcun Mac. Nelle schede tossicologiche si riferirà anche della capacità irritante dei singoli principi attivi trattati e dei disturbi e sintomi ad essa ascrivibili. 4) Norme di comportamento in caso di intossicazione acuta La sintomatologia specifica caratteristica degli avvelenamenti acuti provocati dai diversi tipi dr antiparassitari, insieme ad alcune note di terapia, verrà riportata nelle schede tossicologiche. Ci preme qui ricordare che nelle forme più gravi di avvelenamento sono interessati numerdsi organi e funzioni dell'organismo umano, quali il sistema nervoso centrale (convulsioni, astenia, cefa64 lea, vertigini, ecc.), il sistema digerente (nausea, vornito, diarrea, dolori addominali, ecc.), la funzione cardiocircolatoria (ipotensione fino al collasso, disturbi del ritmo cardiaco, dispnea, edema polmonare, ecc.), e vari altri. Se la sostanza responsabile dell'intossicazione possiede effetti caustici, si avranno anche lesioni a carico della via di ingresso della sostanza nell'organismo umano (esofagiti se c'è stata ingestione, irritazioni bronco-polmonari in caso di inalazione, lesioni cutanee od oculari se l'esposizione si è realizzata principalmente attraverso la pelle e se ha coinvolto l'organo della vista). Va sottolineato che anche in caso, di solo sospetto di avvelenamento bisogna chiamare immediatamente un medico, senza attendere che la sintomatologia si manifesti per intero in tutta la sua drammaticità. Sarà poi il medico a prestare le cure del caso e a provvedere, se necessario, alla ospedalizzazione dell'intossicato. Naturalmente se l'intossicazione si manifesta immediatamente in modo grave, o si presume che ciò si verificherà (incidenti collettivi, ecc.), sarà necessario provvedere subito al trasporto dell'intossicato in ospedale. Nel frattempo sarà necessario evitare che .persone incompetenti provvedano di propria iniziativa ad effettuare interventi empirici, quali ad esempio la somministrazione di latte, che può facilitare l'assorbimento da. parte dell'intestino di principi attivi solubili nei grassi. I primi soccorritori potranno invece rendersi utili mettendo in pratica alcune elementari norme di soccorso: a) allontanare l'intossicato dalla fonte di avvelenamento e trasportarlo in ambiente areato; b) conservare un'etichetta del prodotto causa d'avvelenamento, da consegnare al personale sanitario che prenderà in cura l'intossicato; c) togliere all'intossicato gli indumenti eventualmente contaminati da antiparassitari e lavarlo con acqua e sapone; gli occhi, se interessati, dovranno essere lavati a lungo (10 minuti) con acqua corrente a bassa pressione; d) nel caso di intossicazione avvenuta per via orale e solo se l'intossicato è cosciente (onde evitare pericolosi rigurgiti nelle vie aeree), cercare di provocare il vomito somministrando acqua calda salata (1 cucchiaio di sale in un litro di acqua) oppure stimolandomeccanicamente, anche con le dita, il faringe. La presenza della figura del medico di fabbrica è ovviamente una garanzia di pronto intervento in caso di intossicazione , acuta da antiparassitari. Importante è che egli abbia a disposizione na scorta 65 di farmaci adeguata a fronteggiare i primi provvedimenti terapeutici da intraprendere e dimensionata rispetto alla possibile entità numerica dei coinvolti in caso di incidente. Possedere, ad esempio, una o o due dosi di antidoti specifici degli esteri fosforici può rilevarsi di scarsa utilità se una eventuale fuga di principio attivo da qualche impianto o la rottura di un contenitore può coinvolgere una squadra di 10-15 lavoratori. Qualora non esista la figura del medico di fabbrica o nel caso di aziende agricole, è necessario che sia sempre possibile reperire rapidamente un medico sufficientemente esperto di intossicazioni da antiparassitari. Il suo recapito dovrebbe essere affisso in luoghi facilmente accessibili, insieme a quello dei più vicini centri antiveleni (tab. 12)-e delle strutture in grado di assicurare un pronto intervento (Cri, ecc.). (INAIL). I dati elaborati da quest'ultimo si riferiscono per lo più al periodo 1960-70 e quindi sono antecedenti a grosse modifiche, soprattutto qualitative, intercorse nel decennio successivo in particolar inodo nel consumo degli insetticidi. Infatti, in seguito ai decreti ministeriali dei primi anni '70, che limitavano notevolmente l'uso degli insetticidi clororganici, si è assistito ad un massiccio incremento del consumo di esteri fosforici e carbammati ed anche, tra i fumiganti, di vari idrocarburi alogenati (vedi tab. 13), tutte sostanze, cioè, mediamente molto più tossiche dei clororganici. TABELLA 13: Variazioni nella distribuzione dei pesticidi per . l consumo agricolo avvenute nel decennio 1965-75 (dati Istat, espressi in tonte) Insetticidi 1965 1970 1975 Inorganici (AsPb) Esteri fosforici Clororganici Carbammati Olii minerali Idrocarburi alogenati Di origine vegetale Altri 5) A lcuni dati statistici sulle intossicazioni da pesticidi Le statistiche sulle intossicazioni da antiparassitari non sono numerose, e non solo in Italia, dove la fonte principale di notizie in merito è l'Istituto Nazionale Assicurazioni Infortuni sul Lavoro TABELLA 12: Centri antiveleni in Italia Sono aperti 24 ore su 24: se chiama una persona che non è medico le vengono suggeriti gli accorgimenti da usare in attesa del sanitario o dell'autoambulanza; se chiama un medico gli vengono date specifiche istruzioni per un trattamento responsabile. BOLOGNA: Istituto di Medicina del Lavoro - Policlinico Santa Orsola, via Massarenti 9, (051) 533133 CESENA: Centro Provinciale lotta avvelenamenti e intossicazioni - Ospedale Bui falini, via dell'Ospedale 286, (0547) 24636 LA SPEZIA: Centro Antiveleni Ospedale Civile Sant'Andrea, via Vittorio Veneto 197, (0187) 511106 MILANO: Centro Antiveleni Ospedale Maggiore, Piazza Ospedale Maggiore 3, (02) 6428556 NAPOLI: Centro Antiveleni Ospedali Riuniti, via Cardarelli 9, (081) 253333 ROMA: Centro Antiveleni Università - Policlinico Umberto I, viale Policlinico (06) 490663 ROMA: Centro Antiveleni Università Cattolica Sacro Cuore, via Pineta Sacchetti 256, (06) 335656 ROMA: Servizio di tossicologia Ospedale S. Camillo, Circ. Gianicolense 87, (06) 5373934-5349605 TORINO: Centro Antiveleni dell'Università, Corso Polonia 14, (011) 637637 VICENZA: Centro Antiveleni Ospedale Civile, via S. Bortolo 6, (0444) 43300 Fungicidi Inorganici Composti del mercurio Organo-starmici Clorobenzoii Ditiocarbammati Tioftalimmidi Altri composti Misti (rame o zolfo -Iditiocarbam.mati) Erbicidi Inorganici Fenossicarbossilici Carbammati Derivati dell'urea Triazine Dipiridilici Nitro e clorofenoli Derivati nitrilici Ammine Altri e misti K 66 655,7 3.470,7 11.474,3 520,3 7.657,3 1.902,0 140,7 553,2 450,9 4.865,8 16.373,7 1.721,9 11.004,2 3.045,4 124,3 674,7 14,6 10.897,1 4.628,4 2.686,8 7.478,0 4.786,2 232,5 1.228,4 1965 119,357,0 22,3 181,1 726,8 14.398,7 201,1 258,1 1970 112.927,6 83,1 314,5 964,0 15.485,6 902,6 2.872,6 1975 89.776,9 1,0 134,6 520,0 13.340,2 644,7 2.556,8 8.447,1 18.040,2 19.671,4 1965 * 2.307,8 1970 158,1 1.140,6 54,5 15,2 2351,3 * 256,0 * * 3.517,9 1975 275,4 1.684,8 6,5 4,2 326,4 -A- 133,6 * * 431,5 3.975,3 39,3 2.966,5 605,0 167,0 397,8 125,4 4.333,4 * Il consumo dei composti non quotati nei singoli anni è compreso nella voce altri e misti ». 67 Non sempre è agevole, inoltre, la disaggregazione, nelle denunce ricevute dall'INAIL, tua i casi di intossicazione acuta generale, di lesioni irritative cutanee od oculari, di reazioni allergiche di varia forma. E' anche possibile che siano sfuggiti alla denuncia i casi più lievi, caratterizzati ad esempio da modesti sintomi gastro-intestinali, oppure altri casi attribuibili a sostanze in quel periodo non ancora regolamentate da normative. Fatte queste considerazioni preliminari, si ricorda che dalle ricerche di Mazzella Di Bosco (53) risulta che nei sei anni compresi tra il 1964 e il 1969 sono stati denunciati all'INAIL 2.278 casi di malattia (intossicazioni, lesioni cutanee, ecc.) provocate da agenti chimici (antiparassitari e fertilizzanti) impiegati in agricoltura. Sulla base di questi e di altri dati, è credibile stimare in circa 300-350 casi annui l'incidenza, nel decennio '60, della patologia professionale complessiva da antiparassitari in agricoltura. Il maggior numero di denunce riguarda l'Emilia-Romagna, il Veneto e il Friuli e, come distribuzione nel tempo, si raggiungono le punte massime in estate. Per quanto riguarda le manifestazioni cliniche dell'intossicazione, si può dire che questa si presenta come intossicazione generale acuta nella maggioranza dei casi denunciati, mentre negli altri casi si tratta di manifestazioni irritatine della cute e delle mucose (10-15%), di reazioni allergiche (25%) o di forme miste (54). Per quanto riguarda le. intossicazioni generali, 26 di queste hanno avuto un esito letale e in 15 casi erano provocate da esteri fosforici_ Il numero di avvelenamenti mortali da antiparassitari sembra comunque essere in diminuzione. Nei 2.278 casi di malattie denunciate, 231 erano rappresentati da affezioni cutanee di varia natura (irritativa o allergica) in gran parte sostenute da ditiocarbammati (30%), zolfo (18%), esteri fosforici (16%), derivati rameici (11%), polisolfuri (7%). E' da rilevare che in Inghilterra e in Galles (55), dove la legislazione in. materia di utilizzo di pesticidi in agricoltura è alquanto accurata, le malattie da antiparassitari denunciate nel periodo 1952-1971 sono state solo 296 (+9 ad esito letale); le intossicazioni generali (quasi la metà dei rasi), provocate soprattutto da esteri fosforici, sono state in genere lievi, mentre acquistano una particolare rilevanza percentuale le lesioni oculari (23%). In Italia le malattie del biennio 1964-66 hanno presentato una durata media di circa 28 giorni, con punte massime di 38 giorni per i ditiocarbammati, responsabili per lo più di manifestazioni cutanee di natura allergica e di lenta risoluzione. 68 Si ricorda infine che mancano elaborazioni statistiche sulle intossicazioni da antiparassitari nell'industria. 6) V alutazione della tòssicità cronica dei pesticidi Se la sintomatologia dell'intossicazione acuta di molti antiparassitari è ormai abbastanza definita e conosciuta, il discorso diventa invece completamente diverso per quanto riguarda i danni per la salute che possono manifestarsi dopo anni di esposizione ai pesticidi, di cui si sa ancora relativamente poco, sia in termini generali che entrando nello specifico di singoli gruppi di sostanze, per alcuni dei quali, addirittura, alcuni autori negano l 'esistenza di una tossicità cronica. La relativa scarsità di conoscenze e le divergenze di vedute in merito possono derivare da molti fattori. In primo luogo va considerato il fatto che molti principi attivi sono stati brevettati negli ultimi 15-25 anni e, per quanto possa sembrare strano, quest'arco di tempo può risultare insufficiente per chiarire la tossicità cronica di una sostanza; ad esempio, per quanto riguarda il rischio cancerogeno, si può avere la comparsa di tumori nell'uomo anche dopo 20-30 anni di esposizione ad una determinata sostanza. Inoltre intercorre un ulteriore lasso di tempo dalla formulazione di un'ipotesi di tossicità, in base ad un numero sufficiente di casi sospetti, alla verifica di tale ipotesi come valida oppure infondata.. Questo vale non solo per il rischio cancerogeno, ma in generale per qualsiasi tipo di lesione cronica a carico dei vari organi. Un'altra considerazione da fare è che è estremamente difficile riscontrare nella storia professionale di un lavoratore, sia dell'agricoltura che dell'industria, un'esposizione ad un solo pesticida o, al limite, ad una sola famiglia chimica di pesticidi. Nelle fabbriche di formuulazione, ad esempio, molte produzioni durano poche settimane, se non addirittura pochi giorni, per poi passare alla formulazione di un prodotto completamente diverso. L'individuazione di gruppi omogenei di esposti diventa quindi estremamente complessa, specie se si vuole considerare l'insieme dei fattori che determinano anche la quantità dell'esposizione: caratteristiche fisiche delle sostanze e dei formulati in questione, stato degli impianti e dei macchinari utilizzati, condizioni microclimatiche, ecc. Un'altra grossa difficoltà per la valutazione della tossicità crolli69 ca dei pesticidi deriva dalle ancora scarse conoscenze, per molti di essi, sulle trasformazioni che subiscono una volta penetrati in un organismo (metabolismo). Per non poche sostanze si è visto che la maggiore tossicità è imputabile non tanto al principio attivo in sé, ma a derivati provenienti dalla sua degradazione o dalla reazione con altre sostanze nell'organismo umano o, addirittura, prima ancora, nello stesso ambiente (*). Analogamente, ben poco si sa sui possibili effetti dell'interazione delle 'proprietà tossiche di diversi pesticidi qualora esista un'esposizione a più di una sostanza contemporaneamente. Da tutte queste difficoltà deriva probabilmente anche la relativa povertà di studi epidemiologici condotti su gruppi di lavoratori esposti a pesticidi. Gli studi epidemiologici consistono nell'osservazione prolungata (per anni) dello stato di salute di un gruppo esposto ad un presunto fattore di rischio e nel mettere in rapporto le eventuali variazioni dello stato di salute verificate con quelle riscontrate nella popolazione non esposta. Si - ottiene così un indice del rischio provocato da un certo lavoro o da sostanze particolari. E' evidente che questo tipo di indagine presuppone una struttura socio-sanitaria pubblica dotata di adeguati sistemi informativi, cosa che è ben lontana da essere in molti paesi, Italia compresa. E comunque, quando ci si trova di fronte ad un'esposizione multipla di sostanze i cui effetti cronici siano ampiamente sconosciuti, le difficoltà interpretative diventano veramente notevoli. Barthel (17) ha studiato l'incidenza dei casi di tumori in 316 lavoratori esposti, da un periodo variabile da un minimo di 6 anni ad un massimo di 23 anni, a numerosi tipi di pesticidi (derivati fenossiacetici, organofosforici, clororganici, arsenicali, ecc.) riscontrando un'incidenza del carcinoma bronchiale 20 . volte superiore a quella della popolazione non esposta. Non è stato però possibile individuare un preciso rapporto causa-effetto con una particolare sostanza. D'altra parte, i risultati che si possono ottenere dagli studi epidemiologici, anche quando mirati ad una particolare sostanza, non sono da soli in grado di fornire tutte le risposte ai quesiti inerenti la * In alcuni casi si è visto che il pericolo principale di un principio attivo è rappresentato da < impurezze » in esso presenti, derivanti dalle reazioni chimiche che portano alla sua sintesi (è il caso della diossina che si rintraccia quasi sempre nel 2, 4, 5-T) o dalla parziale degradazione del principio attivo in presenza di determinati coformulanti (con formazione, ad es., di piccole quantità di composti nitrosa mmini ci). 70 tossicità cronica dei pesticidi, né possono dare indicazioni rapide sulla pericolosità di una sostanza. Ecco perché una parte fondamentale per la valutazione degli effetti tossici a lungo termine delle sostanze chimiche spetta agli esperimenti condotti sugli animali, specie, come vedremo immediatamente, per la valutazione del rischio cancerogeno e teratogeno. 7) Pesticidi e rischio cancerogeno La valutazione del rischio cancerogeno legato alla produzione e al consumo dei pesticidi, se pure negli ultimi 15 anni ha compiuto notevoli passi in avanti, fornendo prime indicazioni di pericolosità per determinati gruppi di sostanze, a tutt ' oggi può essere considerata sufficientemente adeguata solo per poche decine di principi attivi. In sintesi, si può affermare che, del migliaio e mezzo di principi attivi impiegati in tutto il mondo, circa i 3/4 (quelli meno usati) non sono stati probabilmente mai studiati a fondo sotto il profilo del rischio cancerogeno da organi statali o internazionali preposti alla difesa della salute 'e dell'ambiente. Nel rimanente quarto, studiato in ricerche sperimentali su animali, o attraverso tests di mutagenesi (vedi oltre), o con indagini epidemiologiche su esposti, per una trentina di principi attivi si può concludere che esiste un indubbio rischio di cancerogenicità per l'uomo, per altrettanti si può dire, con sufficiente ragionevolezza, che questo rischio è escluso, mentre per la 'maggioranza i dati non permettono conclusioni definitive, il che non ci può certo autorizzare ad affermare che tali sostanze non sono canceroges ne, ma che al contrario potrebbero esserlo fino a prova contraria. Come già detto, molto importanti in questo campo sono le ricerche sperimentali su animali. Al proposito si è. visto che la stragrande maggioranza dei cancerogeni per l'uomo si è dimostrato tale anche per gli animali da laboratorio; inoltre si è visto che la dimostrazione di cancerogenicità di una sostanza per una specie animale si accompagna poi a successive analoghe dimostrazioni per altre specie animali (e presumibilmente, quindi, anche per l'uomo). E' chiaro che, poiché il metabolismo nell'organismo umano di una sostanza chimica può essere diverso da quello degli animali da esperimento, c'è sempre il rischio di falsi positivi (cancerogeni per l'animale ma non per l'uomo) ma soprattutto di falsi negativi (sostanze non cancerogene per l'animale ma che potrebbero esserlo per l'uomo). 71 Se è vero che, oggi come oggi, la lotta più efficace contro i tumori è rappresentata dalla loro prevenzione (e in particolare dall'eliminazione delle cause che ne producono l'insorgenza), e se è vero che una buona parte dei tumori riconoscono alla loro origine cause ambientali, in particolare l'azione di determinate sostanze chimiche, è evidente che il quadro delineato finora, sulle difficoltà esistenti nell'acquisizione di precise conoscenze sui rischi cancerogeni legati a sostanze che così massicciamente vengono disperse nell'ambiente, può apparire sconsolante e dare l'idea di una battaglia persa in partenza. In realtà, quello che si sa, se pure è riferibile soltanto a circa 1/10 dei pesticidi in commercio, non è affatto poco. Non si può intanto dimenticare che le sostanze di uso industriale in tutto il mondo sono circa 30.000 e che ogni anno ne vengono brevettate alcune centinaia di nuove. In questo quadro i pesticidi sono necessariamente solo un settore della ricerca internazionale sul rischio cancerogeno e, tutto sommato, non certo uno dei meno studiati, almeno per quanto riguarda le sostanze di maggior consumo. Inoltre, in tutto il mondo sono solo un centinaio (e scarsamente coordinati tra loro) i laboratori sufficientemente affidabili, in grado di svolgere seri programmi di sperimentazione su animali per le prove di cancerogenicità. Queste prove sono lunghe (dall'impostazione alla conclusione possono intercorrere alcuni anni), richiedono personale altamente qualificato, di conseguenza sono alquanto costose (si calcola che un programma serio atto a saggiare la cancerogenicità di una sola sostanza richieda più di 300 milioni di lire). Infine, per quanto i criteri utilizzati per valutare la cancerogenicità di una data sostanza varino da ente di ricerca ad ente di ricerca, e non esista quindi uria tabella di principi attivi unanimemente riconosciuti come cancerogeni, quello che si sa su alcuni pesticidi di grande diffusione è già sufficiente per abbozzare, anche su un piano legislativo, primi elementi di una strategia per il controllo dei rischi di cancerogenicità di queste sostanze (15). L'Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha valutato i risultati di esperimenti di cancerogenesi su animali di laboratorio per più di 500 sostanze varie, tra cui alcune decine di pesticidi (13-14). Nella tabella 14 riportiamo i principi attivi oggetto della ricerca dello IARC e che da questo sono stati divisi in 3 gruppi: 72 TABELLA 14: Valutazione dello IARC sul rischio cancerogeno di una serie di principi attivi. Sostanze con indizi sufficienti di cancerogenicità - - Tetracloruro di carbonio Aminotriazolo Esaclorobutadiene I,2-dibromo-3cloropropano Etilene dibromuro 1,2-dicloroetano Acrilonitrile Esadorobenzene Arataite Chiordecone (Kepone) Esaclorocicloesano Toxaphene (canfene policlorurato) Mirex Triossido di arsenico Idrocarburi aromatici policiclici (possono essere presenti in olii minerali pesanti, quali creosoto, olio di catrame, clii anteacenici, usati come antiparassitari) Lindano Sostanze con indizi limitati di cancerogeninicità Sostanze senza indizi di cancerogenicità - - Coniano Clorobenzilato Ddd Dde Ddt Diallate Dieldrin Eptacloro Idrazide maleica Monuron ---- Aldrin Arseniato di piombo, di calcio, di sodio Carbaryl 2,4-D e suoi esteri Dielorvos Endrin Eerbam Maraeb Metossieloro Pentaclorofenolo 2,4,5-T e suoi esteri Thiiam Zineb Ziram - sostanze con indizi sufficienti di cancerogenicità, che hanno provocato un ' aumentata incidenza di tumori maligni in più di una specie animale e/o in più di un esperimento e/o in misura inconsueta. Per lo IARC queste sostanze, a scopi pratici, dovrebbero essere considerate come se fossero a tutti gli effetti cancerogene per l'uomo. -- Sostanze con indizi limitati di cancerogenicità, che provocano aumentata incidenza di tumori maligni ma con dati sperimentali insufficienti per stabilire precisi rapporti causa-effetto, oppure in esperimenti impostati in modo non completamente soddisfacente; - sostanze senza indizi di cancerogenicità. Come si vede dalla tabella, i maggiori sospetti investono diversi insetticidi fumiganti, nonché la quasi totalità degli insetticidi cloror73 ganici. Si ricorda che soltanto nel 1979 sono stati distribuiti per il consumo, in Italia, più di 2 milioni di kg di lindano e più di 1 milione di kg tra dicloroetano e tetracloruro di carbonio. Abbastanza simili. sono le conclusioni dello statunitense National Institute of Occupational Szfety and Health (NIOSH), che in una pubblicazione sui rischi propri delle fabbriche di pesticidi (16) elabora i risultati di prove di cancerogenicità condotti dallo stesso o da altri enti o gruppi di ricerca su 112 principi attivi. Di questi, 60 vengono definiti non cancerogeni, 27 richiedono prove ulteriori, 25 sono indicati come sospetti cancerogeni (vedi tabella 15). Come si vede confrontando le tabelle del NIOSH e dello IARC, le differenze di giudizio pure esistenti non sono notevoli, tranne che per la valutazione del rischio cancerogeno dei ditiocarbammati (per la TABELLA 15: Valutazione del Niosh sul rischio cancerogeno di una serie di principi attivi, coformulanti, materie prime utilirate nella sintesi di pesticidi A ) Sospetti cancerogeni. 1) Aldrin (Dieldrin); 2) Bis (2-cloro-etil) etere; 3) Captar; 4) Sale potassico dell'acido bis (2-idrossi-etil) ditiocarbammico; 5) Sali dell'acido etilen-bis-ditiocarbammico; 6) 2-(p-tert-butyl-fenossi)-isopropil-2-cloroetil solfito; 7) Tetracloruro di carbonio; 8) Cloramben; 9) Giordano; 10) Clorobenzilate; 11) Cloroformio; 12) Dibromocloropropano; 13) DDT; 14) DDD; 15) Etilene dibramuro; 16) Eptacloro; 17) Kepone; 18) Mirex; 19) Nitrofen; 20) 2-nitropropano; 21) 1,1,2,2-tetracioro eteno; 22) Tetraclaaoetilene; 23) Tetraclorvinphos; 24) 'Tricloroetilene; 25) Trifluralin. B) Sostanze che richiedono ulteriori accertamenti. 1) Azobenzene; 2) Calcio cianatnide; 3) Cloropicrina; 4) (2-doro-ed].) trietilammonio cloruro; 5) Dimetoato; 6) 2,4-D; 7) Dimetoxano; 8) 2,4-dinitrotoluene; 9) Endrin; 10) Difenil acetonitrile; 11) Endcsulfan; 12) Ethylan; 13) Ossido di etilene; .14) Esaelorocicloesano (BHC tecnico); 15) Isopropil fenilcarbammato (IPC); 16) Lindano; 17) Isopropil clorofenilcarbammato (CIPC); 18) Mexacarbate; 19) Pentacloronitrobenzene; 20) Piperonil , butossido; 21) Piperoníl Sulfossido; 22) Strobane; 23) 2,4,5-T; 24) Sodio-N,N-dimetil-ditiocarbam mato ; 25) Tiourea; 26) Triclorfon; 27) 2,4,6-tridorofenolo. C) Alcune delle sostanze per cui non si è evidenziata una significativa cancerogenicitità. 1) ANTU; 2) Atrazina; 3) 2-sec-butyl-4,6-dinitrofenolo; 4) 2,6-dicloro-4-niprapionico ; troanilina; 5) Diclarvos; 6) Diuron; 7) Acido alfa-(2,3-diclorofenossi) 10) Folpet; 11) Maneb; 12) Isolan; ionato; Dodina; 9) 2,4-diclorofenil-benzensui 8) Medi clo13) Malathion; 14) Idrazide maleica; 15) Nabam; 16) Metossicloro; 17) roformio; 18) Carbaryl; 19) Pentaclorofenolo; 20) Acetato di frnilmercurio; 21) Thiram; 22) Picloram; 23) Rotenone; 24) Sirnaziia;; 25) Tetradifon. D) Sostanze per le quali si è evidenziata la cancerogeriicità direttamente nell'uomo. 1) Aminotriazolo; 2) Benzene; 3) Creosoto; 4) Acrilonitrile. 74 probabile spiegazione di ciò, vedi le schede tòssicologiche). Si può quindi affermare, alla luce delle attuali conoscenze, che la cancerogenicità di una trentina di principi attivi, fra i quali alcuni di larghissimo uso, è un fatto ormai da considerarsi acquisito, che richiede adeguati comportamenti legislativi; igienici e sanitari. Bisogna inoltre ricordare che negli ultimi anni hanno acquistato una notevole rilevanza, ai fini della valutazione della cancerogenicità di sostanze chimiche, le prove di mutagenesi. Per mutagenesi si intende la capacità che alcune sostanze hanno di provocare alterazioni nella crescita, nello sviluppo e nella riproduzione di certi microrganismi (batteri, funghi, ecc.) ed anche di colture di cellule animali e umane, agendo a livello del DNA (acido desossiribonucleico) cioè nella molecola in cui è codificato l'intero normale funzionamento della struttura cellulare. Il meccanismo col quale si realizzano tali lesioni è sotto certi aspetti paragonabile a quello che si ha in caso di insorgenza di un tumore, tanto che esiste una notevole coincidenza tra sostanze che provocano mutazioni (sostanze mutagene) in microrganismi, e sostanze che provocano cancro (sostanze cancerogene) negli animali da esperimento. Ad esempio, . diversi esperimenti (18, 19, 20, 21, 22) hanno evidenziato che dall'80 al 90% delle sostanze cancerogene producono mutazioni o danni del DNA in alcuni ceppi batterici. Ugualmente, quasi il 90% delle sostanze non cancerogene non possiede attività mutagena (23). In definitiva, pur scontando la possibilità dell'esistenza dí sostanze non mutagene ma cancerogene e di sostanze mutagene ma non cancerogene, la dimostrazione di mutagenicità a carico di un composto chimico deve far sospettare che allo stesso sia ascrivibile un'attività cancerogena, fin tanto che non sia dimostrato il contrario. . Va fatto notare che le prove di mutagenesi più semplici sono di rapida effettuazione (poche settimane), sono alla portata di moltissimi laboratori pubblici e costano infinitamente meno degli esperimenti di cancerogenicità negli animali. E' chiaro che questi ultimi (piú predittivi) non possono essere sostituiti dalle prove di mutagenesi, alle quali però potrebbe essere affidato il compito di selezionare, tra le sostanze industriali sulla cui cancerogenicità si voglia indagare, quelle maggiormente sospette (in quanto dimostratesi mutagene in una batteria di prove) da avviare alla sperimentazione su animali. Anche in quest'ottica, numerose decine di pesticidi sono stati sottoposti a prove di mutagenesi. Per il grandissimo numero di espe75 rimenti condotti e per la continua revisione critica dei risultati ottenuti, la tabella 16, in cui sono elencati pesticidi risultati positivi in diverse prove di mutagenesi condotte da diversi ricercatori di vari paesi, non ha la pretesa di delineare un quadro completo, per quantità e qualità, delle attuali conoscenze in materia. Si può comunque affermare che mentre per alcuni dei pesticidi elencati occorre valutare meglio la loro attività mutagena (in quanto sono risultati positivi in alcuni tipi di prove di mutagenesi ma non in altri) per altri principi attivi (quali ad esempio il Captafol, il Captan, il Folpet, il Trichlorfon, il Triallate, il Diallate, il Didorvos) la mole di risultati positivi lascia ben pochi margini di dubbio e consiglia da un lato di approfondire le ricerche sulla loro cancerogenicità per gli animali da esperimento, dall'altro di adottare, intanto adeguati provvedimenti cautelativi sia per la limitazione dell'esposizione in ambiente di lavoro _che per il loro utilizzo agricolo. Nelle schede tossicologiche ' si riferirà quindi anche dell'attività mutagena di ogni principio attivo trattato. TABELLA 16: Alcuni pesticidi sospetti mutageni. (tra parentesi i riferimenti bibliografici) - Acephate {31) Ac. cacoidilico (31) (*) - Azinphos-methil - Benomyl (32,34) - Bromacil (31) - Captafol (*) - Captan (*) Chloropyri£os (31) - Crotoxyphos (31) -- 2,4-D acido (*) - 2,4-DB acido (31) - 1,2-dibromo-3-cloropropana (DBCP) (16,33) - DDT (16) (31) - Demeton DAPA (Dexon) (33,48,50) - Diallate (32) - Diazinone (51) -- Dicamba (*) - Diclorvos (DDVP) (*) - Dicrotophos (16) - Dimetoato (16) - Dinoseb (31) -- Diquat (*) - Disulfoton (31) - 1,2-dibromoetano .(EDB) (16,33) - Folpet (*) - HEH (2-idrazinoetanolo) (33,50) - Idrazide maleica (32) - Linuron (*) - MCPA (*) Monocrotophos (16,31) - Metil parathion (*) - NBT (2,4-dinitrofenil-tiocianato) (48,49,50) - N-nitrosoetilentiourea (33) - NNN (5-nitro-l-naphthonitrile) (50) Qxidemeton-metil (16) - Pentaclorofenolo (16) - Pieloram (*) - Propanil (31) -- Rotenone (32) - Simazina (*) - Thiram (*) - Triallate (32) - Trichlorfon (31) Vamidothion (33,50) - Zineb (*) -- Ziram (*) (*) per la bibliografia in merito, vedere scheda tossicologica. 76 Nel discorso relativo alla cancerogenicità dei pesticidi non si può tralasciare il rischio cancerogeno legato a composti chimici di cui alcuni principi attivi possono essere precursori. In altri termini, un pesticida non cancerogeno può, reagendo con altre sostanze nell'ambiente o nell'organismo, formare dei composti dotati di attività cancerogena. E' questo un discorso molto complesso, perché una valutazione di questa possibilità richiede un'approfondita conoscenza di come ogni principio attivo viene a degradarsi nel suolo, nelle acque, nell'organismo, e a quali reazioni con altre sostanze può andare incontro. Ricerche effettuate in questa direzione hanno evidenziato la grande capacità cancerogena dei composti N-nitrosaminici, di cui molte famiglie di pesticidi possono essere precursori. Le N-nitrosamine sono sostanze con formula chimica assai diversa da composto a composto, ma. aventi tutte in comune nella molecola un particolare gruppo-chimico (N-N-O). E' probabilmente a questo gruppo chimico che. si deve imputare la forte attività cancerogena di molte N-nitrosamine, alcune delle quali sono in grado di provocare tumori maligni in molti organi (pelle, naso, esofago, stomaco, duodeno, pancreas, fegato, polmoni, bronchi, rene, vescica) di diverse specie animali (ratti, topi; porcellini d'India, ecc.) (24, 25). Fra le sostanze cui lo IARC attribuisce indizi sufficienti di cancerogenicità (15) sono incluse diverse N-nitrosamine, che vengono riportate nella tabella 17. Le N-nitrosamine, riscontrabili come tali in numerosi cicli produttivi, possono ritrovarsi direttamente, probabilmente per effetto dell'inquinamento, in alimenti, nelle acque e nell'ambiente in genere, TABELLA 17: Alcune N-nitrosamine cancerogene (15) N-nitrosodietilamina (*) N-nitrosomorfolina (*) N-nitrosodimetilanaioa (*) Nitrosometilurea (*) Nitrosoetilurea (*) N-nitrosodi-N-butilamina N-nitrosodi-N-propilamina N-nitrosodi N-metiluretano N-nitrosad etanolamina N-nitrosometiletilamina N-nitrosometilvinilamina N-nitrosonornicotina N-nitrosopiperidina N-nitrosopirrolidina N-nitrososarcosina (*) Le sostanze così contrassegnate sono utilizzate come tali in svariati cicli produttivi. Le altre sono invece intermedi o impurezze di sintesi, oppure composti sintenti7zati in laboratorio ma non impiegati nell'industria. 77 oppure possono formarsi, in determinate condizioni di acidità (26, 27, 28) che si realizzano anche nello stomaco umano, a partire da sostanze molto più semplici e diffuse in natura, corrispondenti da un lato ai nitrati (presenti, ad es., nei fertilizzanti azotati e quindi in ortaggi, legumi, ecc.) e ai nitriti (usati come conservanti e additivi alimentari), dall'altro alle amine. I pesticidi che possiedono nella loro molecola un gruppo arami nico (NH o NH2), quali ad esempio i carbammati, i ditiocarbammati, le triazine, i derivati dell'urea, i guanidinici, i piridinici, ecc. possono quindi essere percursori di composti nitrosaminici. Alcuni nitrosoderivati di pesticidi sono stati studiati a fondo, valutandone la possibile formazione in ambiente acido, la stabilità, gli effetti mutageni e cancerogeni. Il NitrosoCarbaryl, ad esempio, è una sostanza che possiede una discreta stabilità ambientale e che può essere sintetizzato artificialmente (40); è uno dei più-potenti mutageni conosciuti (29), il che conferma ulteriormente i sospetti di cancerogenicità di questo nitrosoderivato del Carbaryl (42, 43), pesticida che di per sé, invece, non è mai risultato cancerogeno. Per la N-nitrosodimetilamina, che può formarsi nello stomaco in presenza di nitriti a partire dal Thirain e dallo Ziram (30), esiste addirittura la prova della sua diretta cancerogenicità per ben sette specie animali (13). Da questi due esempi emerge la necessità, per definire la cancerogenicità di principi attivi potenaiali precursori di N-nitrosamine, di valutare se da questi possono effettivamente formarsi, e in che entità, composti nitrosaminici nell'ambiente e nell'organismo, e di quantificare l'attività mutagena e cancerogena di questi ultimi. Lavori in questa direzione (39) hanno evidenziato che, soprattutto per molti carbammati (Aldicarb, Dioxacarb, "Ethiofencarb, Propoxur) e derivati dell'urea (Benzthiazuron, Buturon, Metoxuron, Monolinuron) è possibile, in condizioni di acidità simulanti quella dello stomaco dei mammiferi, la formazione di composti nitrosamminici, e che la grande maggioranza di questi è dotata di attività mutagena. Lo sviluppo della ricerca sulla mutagenicità e cancerogenicità dei derivati nitrosaminici dei pesticidi acquista una sempre maggiore rilevanza, soprattutto per i professionalmente esposti. Ricerche analoghe dovrebbero essere ovviamente effettuate qualora si scoprissero altri derivati da principi attivi, diversi dalle nitrosamine, dotati di sospetta attività cancerogena. Per adesso, già soltanto lo studio del metabolismo dei pesticidi nei mammiferi e nell'uomo (senza entrare cioè in merito alla possibi78 Età di reazioni con altre sostanze) ha permesso comunque di evidenziare la pericolosità di alcuni intermedi dotati di attività cancerogena, che originano da principi attivi di per sé non ritenuti cancerogeni. E' il caso, ad esempio, della. Etilentiourea, che può formarsi nel metabolismo dei ditiocarbammati, o del Dieldrin, che origina . dall'Aldrin. Per concludere, vogliamo ricordare ancora che nella valutazione pratica della cancerogenicità di un principio attivo ò di una formulazione deve considerarsi la possibile presenza, in un principio attivo o in un coformulante, di per sé non cancerogeni, di « impurezze » dotaté di attività cancerogena. E' il caso della diossina, che è rintracciabile spesso nelle formulazioni a base di 2,3,5-T, o, per quanto riguarda i coformulanti, di fibre di asbesto, che si possono trovare nel talco. Anche di questi problemi si riferirà più dettagliatamente nelle schede tossicologiche delle singole sostanze. 8) Effetti nocivi dei pesticidi sulla funzione riproduttiva Dalle poche indagini epidemiologiche condotte su lavoratori e lavoratrici esposti e da esperimenti su animali viene emergendo con sufficiente chiarezza un'azione dannosa di alcuni pesticidi sulla funzione riproduttiva, azione che può esplicarsi in vario modo: squilibri ormonali, riduzione della fertilità, aumento degli aborti, malformazioni congenite nei neonati. Si definisce teratogena ogni sostanza che può indurre o incrementare malformazioni congenite nei neonati qualora essa venga assorbita dalla madre durante la gravidanza (soprattutto nei primi mesi). La sostanza, assorbita dalla madre, supera la placenta e va a danneggiare l'embrione in attivo accrescimento, provocandone la morte (con conseguente aborto) o determinando malformazioni di vari organi e apparati (teratogenesi). Allo stato attuale delle conoscenze in materia, sviluppate in misura minore rispetto alla cancerogenicità, si - può affermare che esiste un indubbio sospetto di teratogenicità per i principi attivi definiti tioftalimmidi, vale a dire Captan, Captafol e Folpet (*), i quali hanno una struttura chimica simile a quella della talidomide, il micidiale farmaco che provocò in diversi paesi, intorno al 1960, la (*) Per la bibliografia vedi schede tossicologiche. 79 nascita di numerosi bambini deformi. Molto sospetto è anche il 2,4,5-T (*), usato dagli americani come defoliante durante la guerra in Vietnam; nelle zone in cui venne irrorato fu segnalata un'alta incidenza di nascite di neonati deformi:. L'attività teratogena di questa sostanza pare debba essere ricondotta alla frequente presenza in esso di quantità più o meno rilevanti di diossina. Per numerosi altri pesticidi esistono sospetti di teratogenicità che richiedono, per valutazioni più sicure, ulteriori ricerche: è il caso, tra gli altri, del Thiram (43), del Paraquat e del Diquat (45), dello Zineb ( a ), del Carbaryl (43), del Trifluralin (*), dell'Aldrin, del Dieldrin e dell'Endrin ,(44), del Parathion e del Didorvos (46), del Diazinone (43), ecc. Alcune indagini epidemiologiche avrebbero messo in risalto un'elevata incidenza di infertilità tra lavoratori e lavoratrici di fabbriche di pesticidi, soprattutto fumiganti (36, 37, 38). In queste indagini si vide che negli uomini erano frequenti riduzioni ed anormalità degli spermatozoi e difficoltà nei rapporti sessuali; questi disturbi erano in genere reversibili e cessavano con l'allontanamento dal lavoro. Tra le lavoratrici esposte a pesticidi andrebbe inoltre studiata con molta attenzione l'incidenza degli aborti spontanei; le indagini in merito sono quasi inesistenti, a conferma della ancora insufficiente attenzione al problema della tutela della salute della donna in gravidanza. Sarebbe comunque opportuno allontanare le lavoratrici per i primi mesi di gravidanza almeno da quelle sostanze maggiormente sospette di teratogenicità. Va infine ricordato che esperimenti su animali hanno messo in luce, a carico di alcuni pesticidi, quali l'Aldrin, il Dieldrin, il DDT, il 2,4,5-T, il Carbaryl e I'Eptacloro, una serie di effetti sulla funzione riproduttiva, distinti dalla teratogenesi (ma a volte contemporanei ad essa) e consistenti in squilibri ormonali, riduzione della fertilità, accentuazione della mortalità perinatale (16). . 9) A lterazioni del sistema nervoso Rimandando la discussione sulla neurotossicità specifica alla trattazione per singole classi di composti, si vuole qui tentare un discorso complessivo sull'azione neurotossica legata ai pesticidi. (*) Per la bibliografia vedi schede tossicologiche. 80 Il sistema nervoso è, insieme alla cute, l'organo bersaglio di numerosi pesticidi che, a seconda della classe chimica e del tipo di composto, hanno azione neurotossica diversa per modalità d ' azione e intensità. L'azione neurotossica si esplica a diversi livelli, potendo interessare sia il sistema nervoso centrale che il sistema nervoso periferico e spesso entrambi. Una classificazione dei pesticidi in tal senso è difficile, vista la recente e continua individuazione di lesioni ed alterazioni nervose anche a livello subclinico, e la conoscenza frequente dei soli dati sperimentali. Difficoltà si incontrano anche nello studio dei dati riguardanti la neurotossicità ritardata e la polineuropatia periferica, spesso legate ad esposizione cronica a piccole dosi di pesticidi. Le informazioni reperibili sono spesso incomplete e talora controverse. La neurotossicità a carico del. sistema nervoso centrale (SNC) è presente nell' intossicazione acuta legata a gran parte dei pesticidi conosciuti e si evidenzia frequentemente con alterazioni a carico dell'esame elettroencefalografico (57, 58, 59, 61). Hanno azione neurotossica per il SNC (57) tra gli altri: gli insetticidi organofosforici, in particolare il Leptophos (62), il Dichlorvos (63), il Mipafox (64), il Triclorphon, ecc.; gli organi clorurati; i carbamnrati; gli erbicidi dipiridilici; i ditiocarbamrnati; fungicidi organo-stannici; gli organo mercuriali; i fungicidi tioftalimmidi; gli erbicidi derivati dagli acidi carbossilici e fenossicarbossilici (65, 66); il soltanto di tallio (rodenticida inorganico); alcuni insetticidi idrocarburi alogenati, come il bromuro di metile (67); tra gli insetticidi di origine vegetale la nicotina e il piretro. In particolare, ben documentati sono gli effetti neurotossici per gli esteri fosforici e i carbammati (68, 69); informazioni limitate sono invece disponibili per le altre lassi, quali quella degli insetticidi clororganici (70). Al quadro dell' azione tossica a carico del SNC, si aggiunge quella a carico del sistema nervoso periferico (SNP), con quadri clinici legati alla neuropatia periferica (71); le modalità con cui questa è presente possono essere così suddivise (72): a) presenza di una polineuropatia come elemento clinico ben individualizzato (da alcuni esteri fosforici o solfuro di Carbonio); b) polineuropatia presente in un quadro a predominante compromissione del SNC (idrocarburi alogenati come il bromuro di metile; composti del mercurio); 81 c) nna presenza di una polineuropatia solo dopo assorbimenti assai cospicui (arsenico, 2,4-D, tallio, bario, cianuri; ecc.) osservate solo nelle intossicazioni alimentari e criminose. Un quadro. tipico di polineuropatia è quello dovuto alla neurotossicità ritardata in caso di esposizione protratta ad alcuni esteri fosforici (69). Il meccanismo dell'azione neurotossica, di recente acquisizione, è legato alle modificazioni indotte sull'attività biologica di un enzima. Tale enzima, definito esterasi neurotossica e presente a livello del sistema nervoso, viene modificato (73), con conseguente alterazione della cellula nervosa (cosiddetta « assonopatia distale ») (74). Queste alterazioni sono oggetto di studio di grande importanza per il loro ruolo nella determinazione della cosiddetta « neuropatia .sub-clinica » (alterazione non evidenziabile a livello clinico) rilevabile con l'uso dell'esame elettromiografico (75, 76). Negli elenchi dei cosiddetti neurotossid « gmergenti » (*) troviamo diverse sostanze ad uso antiparassitario la cui azione dannosa sul sistema nervoso è stata dimostrata sperimentalmente o attraverso osservazioni cliniche (77). Tra questi vengono particolarmente segnalati: Clororganici (DDT, Clordecone - composti organo mercuriali Composti organo starmici - Arsenico Tallio - Esteri fosforici Solfuro di carbonio - 2,4-D 2,4,5-T - Ditiocarbammati (evidenza limitata) Per concludere, va ricordata la notevole influenza sulla neurotossicità dovuta alle impurezze contenute nelle formulazioni commerciali che incrementano sensibilmente l'effetto neurotossico, almeno -in certi casi. Valga come esempio un insetticida organo-fosforico, il Leptophos, che provoca neurotossicità nell'animale da esperimento con 750 mg/kg di prodotto commerciale, mentre lo stesso composto, privato delle impurità, produce lo stesso effetto con 1.250 mg/kg (60). (=) Si definiscono « neurotossici emergenti» quelle sostanze chimiche la cui azione neurotossica è stata ipodazata solo da poco, in base a dati forse ancora insufficienti per quanto riguarda i meccanismi di instaurazione del danno e le sue estrinsecazioni cliniche, ma sufficienti per inserirle tra possibili fattori di rischio presenti nell'ambiente di lavoro. 82 10) Possibilità di danni a carico di altri organi Nella letteratura scientifica viene ipotizzata la possibile insorgenza di lesioni non cancerogene a carico di diversi altri organi dopo esposizione prolungata a pesticidi. . Per il fegato ed il rene, che hanno un ruolo fondamentale nel metabolismo e nell'escrezione delle sostanze tossiche assorbite dall'organismo, sono state segnalate, dopo esposizione prolungata ad alcuni pesticidi di diversa natura (specialmente clororganicí) modificazioni di qualche parametro biologico di laboratorio ed alterazioni istologiche di entità molto variabile, nonché di significato e valutazione non sempre chiari e precisi (16), anche in considerazione della notevole capacità di « recupero » di questi organi quando severamente impegnati. Più direttamente evidenti e di più semplice riscontro diagnostico sono le alterazioni a carico delle cellule del sangue (anemie, diminuzione o aumento dei globuli bianchi, disordini ematologici di varia natura, ecc.) segnalate soprattutto dopo esposizioni a clororganici e che, fortunatamente in casi rari, possono raggiungere livelli di gravità estremi (16). L'apparato respiratorio può essere danneggiato dall'inalazione di polveri, sia principi attivi come la Poltiglia Bordolese (47) che, più frequentemente, coformulanti, specialmente talco o polveri silicee. E' anche possibile l'insorgenza di asma allergico (16) per sensibilizzazione a qualche pesticida. Reazioni allergiche sono pure frequentemente riscontrabili a carico della cute, sotto forma di dermatiti da contatto, che possono essere provocate da numerosi pesticidi di varia natura (dítíocarbammati, tioftalimmidi, fenossicarbossilici, ecc.) e che sovente sono aggravate dall'esposizione alla luce solare. Sono anche riscontrabili irritazioni cutanee croniche di natura non allergica, nonché lesioni particolari come la cloracne, specialmente nelle lavorazioni a base di 2,4,5-T, probabilmente per la presenza in esso di residui di diossina (16). Altre segnalazioni indicano delle relazioni tra esposizione ad aminotriazolo ed alterazioni tiroidee, nonché tra esposizione a derivati del nitrofenolo ed insorgenza di cataratta. Su tutti questi aspetti, e su altri ancora, si tornerà più in dettaglio nelle schede tossicologiche. Si deve comunque ribadire che i dati 83 a disposizione sulle possibilità e le modalità di insorgenza di lesioni non cancerogene a carico di organi diversi dal sistema nervoso sono in generale ancora troppo scarsi (tranne forse che per le dermatiti di natura allergica) e non suffragati da adeguate indagini epidemiologiche e da valutazioni parallele sui livelli di esposizione che permettano una giusta stima della relazione causa-effetto (esposizione-danno), per cui affermazioni sia in senso allarmistico che in senso rassicurante sono del tutto fuori luogo. Dall'insieme delle considerazioni fatte in questo paragrafo e nell'intero capitolo emerge invece la necessità della rapida realizzazione di un adeguato sistema di controllo dello stato di salute dei lavoratori esposti profe-ssionalmente a pesticidi da realizzarsi attraverso protocolli di indagini. Solo così, mediante opportune ricerche epidemiologiche, sarà possibile riconoscere precocemente una prevalenza di alterazioni cliniche o biochimiche maggiore che tra i non esposti e potenziare di conseguenza tutti gli interventi di prevenzione del rischio di intossicazione cronica nell'ambiente di lavoro. 11) V alutazione globale della tossicità di un pesticida Alla luce di tutte le implicazioni tossicologiche 'fin qui esamina te e ai fini di una piú immediata segnalazione di pericolosità di un principio attivo a chi, professionalmente od occasionalmente, ne viene a contatto, potrebbe essere utile l'introduzione- di una classificazione che tenga globalmente conto, per ogni pesticida, della tossicità acuta, dell'effetto irritante e caustico, della nenrotossicità, e dei sospetti di cancerogenicità, mutagenicità e teratogenicità. In questo senso, íl già citato NIOSH ha suddiviso (115) i circa 1.500 principi attivi registrati negli Usa in tre categorie di tossicità con i criteri che riportiamo nella tabella 18 insieme ad alcune sostanse rappresentate nelle varie categorie. E' da rimarcare che in base a questa classificazione moltissimi principi attivi di maggior consumo in Italia risultano inseriti nella I categoria, ovvero in quella delle sostanze più pericolose. Ovviamente i criteri di formulazione di questa rlassificazione possono essere discutibili, però ci sembra molto importante il concetto ispiratore di essa ovvero la possibilità di segnalare immediatamente, anche visivamente con simboli adeguati, se la sostanza manipolata, per i rischi per la salute che comporta a breve e a lungo -termine, 84 debba essere considerata molto, moderatamente o poco pericolosa, il che potrebbe essere di stimolo per an.a più rigorosa osservanza di tutte le norme di prevenzione. TABELLA 18: Valutazione globale della tossicità di un pesticida secondo il Niosh (16). I categoria di tossicità: comprende i principi attivi aventi almeno uno dei seguenti requisiti: probabile o sospetto cancerogeno o neurotossico o mutageno 'o teratogeno ci con effetti sull'apparato riproduttivo; LD 50 orale inferiore a 50 mg/kg; LD 50 inalatoria inferiore a 0,2 mg/l; LD 50 cutanea inferiore a 200 mg/kg; capacità di provocare opacità corrosive della cornea non reversibili nel gira di sette giorni; corrosivo per la cute. In questa categoria rientrano, tra gli altri, questi principi attivi: acrilonitrile, aldrin, aminotriazolo, ANTU, azinphos-metil, numerosi composti arseniacall, captan, captafol, lordano, clordecone, cloropicrina, clorotalonil, creosoto, cy-hexatin, DDD, DDT, demeton, diazinone, 1,2-dibromo-3-cloropropano, dibromuro di etiIene, 1,2-dicloropropano, 1,2-dicloropropene, diclorvos, dicloruro di etilene, dieldrin,, DNOC, dinitrofenolo, dinocap, dinoseb, diquat, dodina, endosulfan, endrin, eptacloro, fentin-hidrexide, felpet, lindano, maneb, nicotinici, nitrofen, olii di catrame, olii antracenici, paraquat, parathion, pentaclorofenolo, polisolfuro di bario, poltiglia bordolese, solfato di rame, 2,4,5-T, tetracloruro di carbonio, tetradorvinphos, tetradifon, thiram, TCA, trifluralin, Warfarin, zineb, aironi, zolfo. Fanno parte di queste categoria anche molti esteri fosforici, oltre quelli citati. Ilcategaria di tossicità: comprendente i principi attivi non compresi nella I aventi almeno uno dei seguenti requisiti: LD 50 orale compreso tra 50 e 500 mg/kg; LD 50 inalatoria compresa tra 0,2 e 2 mg/l; LD 50 cutanea compresa trai 200 e 2000 mg/kg; opacità corneale reversibile in 7 giorni oppure severa irritazione persistente per almeno 7 giorni; severa irritazione cutanea persistente per almeno 72 ore. In questa categoria rientrano, tra gli altri, questi principi attivi: benzoylpropetil, butylate, carbaryl, alcuni sali del 2,4-D, diclobenii, dimetoate, esaclorobenzene, malathion, MCPA, molinate, monuron, piretrine, rotenone, simazina ed alcuni esteri fosforici (oltre quelli già citati). III categoria di tossicità: comprende i principi attivi non compresi nella I e II, aventi almeno uno dei seguenti requisiti: LD 50 orale superiore a 500 mg/kg; LD 50 inalatoria superiore a 2 mg/i; LD 50 cutanea superiore a 2000 mg/kg; nessuna opacità corneale oppure irritazione oculare reversibile entro 7 giorni; moderata irritazione cutanea riscontrabile dopo 72 ore dal contatto. In questa categoria rientrano, tra gli altri, questi principi attivi: atrazina, dorato di sodio, numerosi sali del 2,4-D, dalapon, dicamba, linuron, piloram, pyrazon, ossicloruro di rame. 85 Capitolo Quarto Prevenzione dei rischi legati all'esposizione professionale a pesticidi 1) Prevenzione primaria Si intende per prevenzione primaria l 'insieme degli interventi in grado di portare alla rimozione dei fattori di rischio per la salute. Su questo fondamentale aspetto della prevenzione dei rischi conseguenti all'esposizione a pesticidi ci siamo soffermati lungamente nei capitoli precedenti e pertanto qui ci limiteremo soltanto a schematizzarne nuovamente i principali momenti di articolazione: a) Adozione di tecnologie per la produzione e la formulazione dei pesticidi adeguate alla pericolosità delle sostanze lavorate (fino al ciclo chiuso per le sostanze pil pericolose); in agricoltura, analogamente, scelta dei metodi e degli strumenti di irrorazione e disinfestazione più adeguati. b) Controllo dei livelli di contaminazione dell'ambiente di lavoro. c) Revisione periodica dei Tlv (e per alcuni immediata) in relazione alle sempre maggiori acquisizioni sulla tossicologia dei principi attivi. d) Educazione sanitaria dei lavoratori intesa come: divulgazione delle caratteristiche e della pericolosità delle sostanze lavorate (schede tossicologiche comprensibili); apprendimento dei corretti « modi » di lavora; osservanza delle norme di igiene personale. e) Adeguato equipaggiamento personale protettivo (abiti, maschere, guanti, ecc.) e disponibilità di funzionali servizi igienici. f) Manutenzione periodica dei macchinari e degli strumenti. 87 g) Osservanza di tutte le norme antinfortunistiche. h) Definizione di procedure di. emergenza per gravi incidenti o eventi naturali catastrofici. 2) Controlli sanitari periodici per gli esposti Accanto alle misure di prevenzione primaria, un ruolo importante deve essere svolto dai controlli sanitari periodici della salute dei lavoratori esposti, sia per evidenziare precocemente eventuali alterazioni cliniche o biochimiche instauratesi che per impostare approfondite. indagini epidemiologiche in grado di contribuire ad una sempre migliore conoscenza della tossicità dei pesticidi. Proprio per tali motivi, l'obbligo di visite periodiche dovrebbe essere esteso a tutti i lavoratori esposti a qualunque principio attivo, mentre finora quest'obbligo vige solo per determinati tipi di pesticidi (vedi Capitolo Quinto). Per un'effettiva utilità, sia da un punto di vista clinico che epidemiologico, delle visite periodiche, sarebbero necessarie almeno due condizioni preliminari: 1) una buona conoscenza, da parte del medico, della tossicologia delle sostanze in questione; 2) la compilazione del libretto di rischio individuale nel quale siano annotate tutte le sostanze che il lavoratore ha manipolato nel periodo intercorso dall'ultima visita. In mancanza di esso, questo tipo di informazione deve comunque essere in qualche modo recuperata. La visita medica generale, che può già evidenziare eventuali danni clinicamente manifesti (dermatiti, alterazioni polmonari, neuropatie, ecc.) e di una certa rilevanza, deve comprendere una anamnesi lavorativa particolarmente accurata sia rispetto a precedenti attività che alle attuali condizioni di lavoro, che dovrebbero essere valutate anche attraverso la consultazione dei registri dei dati ambientali e biostatistici (quando esistenti). In considerazione del fatto che la sintomatologia dell'intossicazione cronica da pesticidi è sovente molto sfumata, la visita medica dovrà spesso essere integrata da indagini mirate ai rischi e ai danni che si presume possano riscontrarsi alla luce delle conoscenze disponibili sulla tossicità delle sostanze lavorate. In questo senso particolarmente importante è l'individuazione 88 di indicatori di esposizione, vale a dire di tests che, prima che si verifichino danni o alterazioni e indipendentemente da ciò, possano dare immediati ragguagli sull'entità dell'assorbimento da parte dell'organismo del principio attivo lavorato e che quindi permettano di valutare nel tempo le condizioni dell'ambiente e delle modalità di lavoro, in relazione ai rischi che tale assorbimento può comportare per la salute degli esposti. Per alcuni pesticidi, il cui metabolismo è stato pizi studiato, è stato possibile individuare tali indicatori (tabella 19.), che possono essere sia il principio attivo inalterato o suoi metaTABELLA 19: Tests per il monitoraggio biologico di alcuni pesticidi * Pesticida Test Abate Arseniato di Pb -tiofenolo nelle urine -arsenico nelle urine monitoraggio Pb Acido cianidrico e Diclobenil Atrazina e Simazina Carbaryl Cemposti del tallio Composti dello stagno Dicaptbon Ditiocarbammati e CS2 DNOC -tiocianato nelle urine -2-idrossi 1,3,5,-triazine nelle urine (?) -1-naftolo nelle urine -tallio nelle urine -stagno nelle urine -2-cloro, 4-nitrofenolo nelle urine -test iodo-azide -2-meni, 4-amino, 6-nitrofenolo nelle urine -2-butil, 4-amino, 6-mtro£enolo nelle urine -3,5,6-tridoro, 2-piridolo -2,4-D nelle urine -2,4-5-T nelle urine -2,4,5-triclorofenolo nelle urine -ECB nel sangue -ALA urinario -coproporfirine urinarie -2,4,5-triclorofenolo urinario -3-metil, 4-nitrofenolo nelle urine -MCPA nelle urine -mercurio nel sangue -Paraquat e Diquat nelle urine -4-nitrofenolo nelle urine -pentadorofenolo nelle urine -tetracloroidrochinone nelle urine -alchilfosfati nelle urine (metodo di Shafik et al. DNBP e DNTBP Dursban 2-4-D 2,4,5-T Esaclorobenzene (ECB) Fenchlorphos Fenitrothion MCPA Organomercuriali Paraquat e Diquat Parathion e metilparathion Pentadorofenolo Insetticidi anticolinesterasici dialchilfosforíci (TEPP, dichlorvos, paraoxon, mevinphos, ecc.) Insetticidi aniticolinesterasici dialchiltiofosforici (malathion, dimetoato, azinphos-metil, ecc.) -alchiltiofosfati nelle urine (metodo di Shafik et al. . * Da Sartorelli (57), modificata. 89 `D TABELLA 20 - a: Monitoraggio biologico per l ' esposizione professionale ad alcuni pesticidi #. (Da Sartorelli) (57). LIMITI PROPOSTI _ALTRI TESTS TEST D'ELEZIONE SOSTANZE 4° livello UTILIZZABILI 30 livello 20 livello 10 livello inibizione < 30% < 50% 2 inibizione > 30% 1 > 50% 2 ? < 0,2 0,2 . 0,5 0,5 ? concentrazione dieldrin nel sangue ( ttg/ml) concentrazione endrin nel siero * (u,g/ml) < 0,1 0,1-0,2 0,2 ? concentrazione lndano nel sangue * (ug/ml) < 0,01 Pesticidi anticolinesterasici colinesterasi vera o del globulo rosso DDT concentrazione DDT nel siero (Lg/ml) Aldrin Dieldrin Endrin Lindano ? 0,005 0,01 - 0,02 0,5 - 0,1 0,02 - 0,34 - pseudocolinesterasi - elettromiografia - concentrazione sangue e urine di metaboliti specifici - altre esterasi - DDA nelle urine - DDE nel siero - D-glucarico nelle urine - 6-,B-idrossicortisolo nelle urine -EEG -EEG - anti-12-idrossiendrin nelle urine . - D-glucarico nelle urine - 6-3-idrossicnrtisolo nelle urine -EEG > 0,34 - D-glucarico nelle urine - 6(3-idrossicortisolo nelle urine - 2, 4, 5 TCF nelle urine -EEG ? * misurata subito dopo l'esposizione. t valori riferiti a quello determinato nello stesso soggetto prima della esposizione. 2 valori riferiti alla media di soggetti normali non esposti ad anticolinesterasici. TABELLA 20 - b: Criteri per il monitoraggio biologico della esposizione professionale ai pesticidi. 10 LIVELLO (non intervento) Valori al di sotto dei quali non sono attesi effetti fisiologici o biochimici. non necessario alcun intervento. 20 LIVELLO (sorveglianza) Valori ai quali sono possibili effetti minori, non necessariamente specifici (es. induzione enzimatica). necessario controllo sanitario stretto dei lavoratori; necessario esame del luogo e delle condizioni di lavoro pcx evitare superamento di questo livello. 3° LIVELLO (intervento) Valori ai quali si osservano danni minori. Possibili sintomi lievi di intossicazione o alterazioni lievi degli esami clinici più sensibili. necessario allontanamento temporaneo dalla esposizione; necessario esame della situazione lavorativa. 4° LIVELLO (intervento) Valori che indicano uno stato di intossicazione in atto. necessario allontanamento dalla esposizione; necessario esame della situazione lavorativa. Workshop on Pesticides, Amsterdam, 1972 (56). boliti dosabili nelle urine o, più raramente, nel sangue; per altri ancora (tabella 20a) è stato anche possibile fissare dei valori che delimitano diversi livelli. di esposizione (tabella 20b) e quindi implicano diversi provvedimenti. L'utili77azione pratica su larga scala di questi indicatori di esposizione è però severamente condizionata dal fatto che spesso i valori in questione sono dell 'ordine del microgrammo (1/1.000.000 di grammo) e che pertanto per la loro quantificazione sono necessarie metodiche analitiche e strumentazione (gas-cromatografia, ecc.) non alla portata dei servizi di base di medicina del lavoro o dei comuni laboratori di analisi, e che dovrebbero trovare invece la loro sede naturale nei Servizi Multizonali di II livello, previsti dalla riforma sanitaria ma tuttora in molte regioni inesistenti o non in grado di effettuare questo particolare monitoraggio biologico. L' utilizzazione, come indagini mirate al rischio, di indicatori di effetto, ossia di tests che svelino alterazioni biochimiche o subcliniche che possono essere provocate dal principio attivo, se da un lato ha il,vantaggio di poter essere reali77ata attraverso comuni esami di laboratorio o visite mediche specialistiche, dall'altro ha Io svantaggio di non essere specifica. In altri termini, eventuali alterazioni di organi o funzioni così riscontrate possono avere la loro origine in cause extralavorative. Il dubbio può essere risolto mediante la valutazione statistica delle differenze riscontrate tra i valori di lavoratori esposti e quelli di gruppi di controllo di popolazione non esposta, in maniera tanto più precisa e convincente quanto più sia possibile quantificare parallelamente anche i livelli di esposizione, mediante gli indicatori di cui si è detto poco fa o le rilevazioni nell'ambiente di lavoro. I tipi di indagini cliniche da effettuare potranno variare a seconda delle sostanze lavorate, dei livelli di contaminazione ambientale e dalle esigenze scaturite dalle visite mediche, ma in linea di principio, per quanto riguarda le analisi di laboratorio, dovrebbero centrarsi particolarmente sulla funzionalità epatica (soprattutto attraverso il quadro enzimatico) e renale, oltre a comprendere le indagini ematologiche routinarie. Per quanto riguarda i principi attivi inibitori dell'attività `colinesterasica, soprattutto gli esteri fosforici, essenziale è Io studio della colinesterasi eritrocitaria, al posto di quella plasmatica, e delle sue variazioni prima e dopo un periodo di esposizione (*). Per i principi attivi in grado di provocare fenomeni di induzione enzimatica a livello epatico (come ad es. i clororganici) ulteriori indagini possono essere rappresentate dalla valutazione dell'emivita biologica di alcuni farmaci nel sangue e degli steroidi urinari (56). Per quanto riguarda visite mediche specialistiche, un esame neurologico, completato eventualmente da elettroiniogramma ed elettroencefalogramma, può essere richiesto per gli esposti a sostanze neurotossiche; mentre un controllo della funzionalità respiratoria ha una sua validità quando sia in gioco un 'esposizione a polveri bronco-irritanti, fibrosanti o allergizzanti. Anche adeguate indagini allergologiche potranno servire per individuare gli agenti responsabili di eventuali dermatiti da contatto o di altre reazioni allergiche. In conclusione, vogliamo ribadire che il ricorso a queste, ed altre eventuali, indagini sanitarie mirate, che comportano tra l'altro costi economici non irrilevanti, non deve essere contrapposto agli interventi di prevenzione primaria prima elencati, bensì integrarsi strettamente con essi, onde raggiungere il massimo dei risultati. (*) Per una trattazione più approfondita e la relativa bibliografia vedi le schede tossicologiche degli esteri fosforici. 92 93 Capitolo Quinto Alcuni aspetti legislativi Alla luce di quanto esposto nei capitoli precedenti emerge con sufficiente chiarezza la presenza di numerose lacune e carenze nella normativa attualmente vigente per quanto riguarda i pesticidi, specie sul problema della tutela della salute dei lavoratori professionalmente esposti. Alle norme riguardanti la difesa del consumatore dall 'inquinamento alimentare, e quindi la tutela della salute pubblica in generale, si è fatto cenno nel corso del primo capitolo; vogliamo qui dare un quadro, seppure in breve, della legislazione riguardante l'ambiente di lavoro, ed insieme riportare alcune delle principali norme sui divieti e le limitazioni d'uso dei pesticidi. a) Le classi di tossicità Alle classi di tossicità si è fatto riferimento nelle singole schede tossicologiche, e la classificazione in questione è stata riportata nel terzo capitolo; tale classificazione è stata introdotta con il D.P.R. 3 agosto 1968, n. 1.255, che regola anche la produzione, il commercio e la vendita degli antiparassitari. L 'importanza di una classificazione del genere in ambienti di lavoro sta nelle diverse precauzioni che vengono prese durante la lavorazione di una sostanza a seconda della sua classe di appartenenza (ad esempio i prodotti della prima classe richiamano una maggiore attenzione nella manipolazione e richiedono l'uso di indumenti protettivi e maschere con filtri adeguati). E' già stato rilevato come possa essere pericoloso, nelle precauzioni da prendere, tenere conto soltanto della tossicità acuta e non dei danni a. lungo termine che possono derivare dall'esposizione ad 95 alcune sostanze: sulla tossicità cronica dei pesticidi manca qualunque riferimento normativo in ambiente- di lavoro. b) Le malattie professionali Con il D.P.R. 9 giugno 1975, n. 482, si stabiliscono le tabelle delle malattie professionali nell'industria e nell'agricoltura. In queste tabelle sono presenti, ovviamente, anche le malattie professionali che possono essere causate da pesticidi: in modo più completo ed esplicito nella tabella riferita all'agricoltura, ed in termini meno chiari e specifici in quella riferita all'industria (cioè in quest'ultima i pesticidi possono essere individuati all'interno di voci riguardanti gruppi - chimici più vasti e molte lavorazioni eterogenee). Bisogna comunque dire che, al di là dei problemi di interpretazione delle tabelle di legge, il discorso delle malattie professionali da pesticidi è sicuramente complesso, e probabilmente più complesso nell'industria rispetto all'agricoltura. Da una parte, infatti, molte sostanze provocano una sintomatologia iniziale estremamente aspecifica, che può essere attribuita a diverse cause e non avere riconosciuta l'importanza che le spetta come patologia professionale, né funzionare come segnale d'allarme per evitare, continuando l'esposizione, successive evoluzioni morbose. Dall'altra, se in agricoltura è possibile risalire, in base alla storia .professionale, alla sostanza responsabile di intossicazione, questo è spesso più difficile nell'industria, data la molteplicità dei prodotti con cui spesso si ha a che fare. c) Le visite mediche preventive e periodiche L'articolo 33 del D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303, stabilisce lelavorazioni per le quali vige l'obbligo delle visite mediche preventive e periodiche. Le voci che interessano i lavoratori addetti all'impiego professionale di antiparassitari riguardano un numero limitato di sostanze, in pratica le seguenti: esteri organofosforici, antimonio, mercurio, acido cianidrico, cloropicrina, anidride solforosa, solfuro di carbonio, zolfo. Ovviamente la data di tale decreto è causa dell'assenza completa di sostanze d'uso più recente, anche molto importanti. 96 d) La denuncia dei casi di intossicazione Con la legge n. 638 del 2 dicembre 1975 si stabilisce l'obbligo di denuncia, da parte del medico, di tutti i casi, anche solo sospetti, di intossicazione da antiparassitari; tale denuncia va presentata, entro due giorni, all'Ufficiale Sanitario, e viene successivamente trasmessa al Ministero della Sanità. e) I divieti e le limitazioni di impiego Citiamo le principali norme che vietano o limitano l'uso dei pesticidi, a causa principalmente della loro persistenza e capacità di inquinamento dell'ambiente e degli alimenti. 1) D.M. 4 dicembre 1967: disposizioni riguardanti la limitazione di impiego di alcuni insetticidi ciclodienici clorurati (aldrina, dieldrin, endrin, eptacloro, eptacloroepossido). 2) D.M. 14 gennaio 1970: limitazioni di impiego del DDT (a causa della sua persistenza nel terreno). 3) D.M. 11 agosto 1970: divieto di impiego agricolo del 2,4,5-T (a causa dell'azione teratogena e delle lesioni cutanee che provoca). 4) D.M. 10 agosto 1971: divieto di impiego nel settore agricolo dei principi attivi a base di antibiotici, chemioterapici, acetato di . fenilmercurio. 5) D.M. 7 ottobre 1972: divieto di impiego agricolo dei presidi sanitari contenenti olio di creosoto (perché cancerogeno e irritante per cute e mucose). 6) D.M. 9 ottobre 1972: divieto di impiego in agricoltura dei composti organici del mercurio (perché inquinanti della falda freatica e delle acque marine). 7) D.M. 31 luglio 1973: Nmiti di impiego del DDT negli antiparassitari. 8) D.M. 23 ottobre 1973: divieto di impiego in agricoltura dei presidi sanitari contenenti quintozene (mielotossico, sospetto cancerogeno). 9) D.M. 26 ottobre 1973: divieto di impiego dei clorociclodienici (aldrina, dieldrina ecc.) in agricoltura. 10) D.M. 5 novembre 1973: revoca delle autorizzazioni alla produzione di presidi medico-chirurgici contenenti DDVP. 97 11) D.M. 1° febbraio 1974: i dorociclodienici vengono vietati anche per il settore domestico e civile. 12) D.M. 7 febbraio 1974: divieto di impiego agricolo dei presidi sanitari contenenti monofluoracetamide. 13) D.M. 3 agosto 1974: divieto di impiego agricolo dei presidi sanitari contenenti aminotriazolo (perché cancerogeno). 14) D.M. 14 agosto 1974: divieto di impiego agricolo dei presidi sanitari contenenti esaclorocicloesano (perché persistente). 15) D.M. 9 novembre 1974: divieto di impiego dell'aminotriazolo nel settore domestico e civile. 16) D.M. 9 novembre 1974: divieto di impiego del linciano e dell'esadorocicloesa.rio nel settore domestico e civile. 17) D.M. 12 luglio 1975: limitazioni di impiego in agricoltura dei presidi sanitari contenenti linciano; fissazione dei limiti di tolleranza del lindano negli alimenti. 18) D.M. 11 ottobre 1978: divieto di impiego in agricoltura per la protezione delle piante e a difesa delle derrate alimentari immagazzinate dei presidi sanitari contenenti DDT; revoca delle registrazioni dei presidi contenenti tale principio attivo. I vari divieti e limitazioni di impiego tutelando l'ambiente dall'inquinamento di sostanze persistenti e la salute dei consumatori, tutelano indirettamente i lavoratori professionalmente esposti poiché in agricoltura si manipolano minori quantità dei prodotti soggetti a limitazioni, ed anche nell'industria si hanno drastiche riduzioni della produzione. Bisogna ricordare però che la produzione di molte sostanze continua, seppure in modo ridotto, e che continua, ad esempio, la produzione di pesticidi vietati da noi ma esportabili all'estero, in paesi dove non vigono norme restrittive. L'ultima cosa da rilevare è come la normativa sull'uso domestico e civile sia più limitata di quella che riguarda l'uso agricolo. f) Pesticidi, agricoltura e riforma sanitaria La prima cosa da ricordare è che la legge di riforma sanitaria, ossia la legge 23 dicembre 1978, n. 833, delegava il Governo ad emanare, entro il 31 dicembre 1979, un testo unico in materia di sicurezza del lavoro che avrebbe dovuto riordinare « la disciplina 98 generale del lavoro e della produzione al fine della prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali ». E' inutile sottolineare l'importanza di una revisione delle normative riguardanti l'ambiente di. lavoro, tuttora raccolte nel D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303. Il fatto che questo non si sia ancora avuto rappresenta una delle molte, gravi. inadempienze successive all'emanazione della legge di riforma. Si tratta ovviamente di un argomento che interessa l'ambiente di lavoro in generale, ed i molteplici fattori di nocività presenti nei diversi 'settori produttivi. La specificità del discorso sui pesticidi risiede soprattutto nella continua immissione, negli ultimi anni, di nuovi prodotti sul mercato, e nei rischi, sempre più evidenti, che lo studio di queste sostanze ha messo in luce. Questo rende più che mai necessario un aggiornamento della normativa, in particolare per quello che riguarda la determinazione dei Tlv (tutti i valori riportati nelle schede non sono ancora, infatti, parte di una normativa, ma sono quelli presenti in alcuni contratti di categoria), le visite mediche preventive e periodiche e quindi la tematica, già sviluppata, del monitoraggio biologico, la formazione e l' aggiornamento professionale dei lavoratori esposti. Per quanto riguarda, in particolare, il lavoro agricolo, l 'applicazione e l'uso corretto degli strumenti forniti dalla legge di riforma potrebbe iniziare ad invertire una tendenza « storica » di questo settore, quella cioè di tenere in scarsa considerazione il problema della tutela della salute dei lavoratori, tanto più con le trasformazioni che in agricoltura si sono avute negli ultimi decenni (come l'aumentata meccanizzazione, il lavoro nelle serre, l'uso indiscriminato e disordinato dei fitofarmaci e di altri prodotti chimici). Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere l'individuazione dei fattori di nocività e la conseguente formulazione di mappe di rischio (anch'esse previste tra le attività di prevenzione citate nel testo della legge di riforma). Sulla mappazione del rischio agricolo il dibattito all'interno del sindacato e tra gli operatori, e l'inizio di attività, ancora limitato ad alcune Regioni, è in effetti ' recente. Ti problema è quello di trasferire all'ambiente agricolo, che presenta caratteristiche e difficoltà specifiche (tra cui la minore sindacalizzazione e la difficoltà nell'individuare gruppi di lavoratori omogenei al rischio) un modello di indagine già sperimentato sul territorio a partire dalla fabbrica. 99 Non. vogliamo qui fare proposte specifiche su questo argomenma semplicemente ribadire la necessità di avviare nuove esperiento, ze in questo settore, tenendo conto di quanto è già stato elaborato (78, 79). g) La difesa dall 'inquinamento industriare Sono già stati discussi, nel corso della trattazione,. numerosi aspetti del rapporto tra utilizzo dei pesticidi e difesa della salute, sia della popolazione in generale che dei lavoratori professionalmente esposti. Un aspetto ulteriore cui accennare è quello della tutela della popolazione e dell'ambiente rispetto all'inquinamento del territorio che la fabbrica, addetta alla produzione o alla formulazione dei pesticidi, può provocare. La sollecitazione ad una riflessione in questo senso deriva dalla constatazione che, nel nostro paese, alcuni degli episodi più gravi di inquinamento industriale hanno visto coinvolte fabbriche legate direttamente o indirettamente al ciclo di produzione dei pesticidi, come nel caso della Icmesa di Seveso o della Montedison di Massa; inoltre, l'esperienza diretta della situazione romana ci ha fatto nuovametrtn verificare, come nei casi sopra citati, la prescissa di una fabbrica che formula antiparassitari ' all'interno di un nucleo abitato. Nel testo unico delle leggi sanitarie (27 luglio 1934) è' prevista divisione delle industrie inquinanti in due classi, delle quali fa la prima comprende le fabbriche che devono essere isolate e tenute' lontane dalle abitazioni, e la seconda quelle che richiedono particolari cautele per la difesa del vicinato; le industrie che producono antiparassitari figurano, nell'apposito elenco, tra quelle inserite nella prima classe. Fino al 1966 questa era l 'unica normativa a regolare la materia dell'inquinamento industriale: nel ' 66, appunto, vi si aggiungeva la legge del 13 luglio, n. 615, « Provvedimenti contro l'inquinamento atmosferico, limitatamente al settore industriale », che stabilisce i criteri per il controllo delle industrie inquinanti e gli organismi competenti al controllo stesso. Senza voler entrare nel merito dei limiti di tale normativa, si può comunque rilevare come, a distanza di alcuni anni, la sua efficacia risulti tutt'altro che provata. 100 Un ultimo accenno va fanno sulla. legge n. 319 del 10 maggio 1976, per la tutela delle acque dall ' inquinamento: in questa legge, finalmente, non si parla più di semplice isolamento delle fabbriche inquinanti (come nel T.U. del '34), confidando in una presunta tolteran7a dell'ambiente ngturale alle emissioni nocive per la popolazione, né di « contenimento dell'inquinamento entro i lirolti del progresso tecnico », molto ambigui (come nella legge del '66), ma si fissano dei limiti di accettabilità per gli inquinanti nelle acque che le industrie sono tenute a rispettare. Tuttavia le vicende successive di questa legge, le numerose modifiche e le numerosissime deroghe concesse, hanno portato di fatto, e per lungo tempo, ad una sua non applicazione. 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A parziale eccezione di quanto ora detto, non vengono riportate in questa rassegna una serie di sostanze certamente non innocue, quali i DDT e alcuni altri insetticidi cloiorganici, il cui impiego è drasticamente ridotto per legge e per le quali esiste ormai una vastissima bibliografia. L'impostazione delle schede tossicologiche è la diretta conseguenza di quanto esposto nella parte generale. Per ogni principio attivo trattato si è quindi cercato di riportare: -- il nome chimico, in genere secondo la denominazione della ISO (International Standard Organization); per la denominazione commerciale dei principi attivi e delle molteplici loro associazioni si rimanda, per non appesantire troppo le schede, ai prontuari Tito f armaceutici; - la formula di struttura; _ - l'anno di brevetto; 109 = gli usi prevalenti e la distribuzione al consumo secondo i dati (stat per il 1979; - il tempo di sicurezza; - il meccanismo d'azione sugli organismi bersaglio; - le caratteristiche fisico-chimiche; - i dati tossicologici generali (classificazione secondo il Ministero della Sanità; LD 50 orale acuta e cutanea nell'animale da esperimento); - le vie di assorbimento e, quando noto, il metabolismo del principio attivo nell'organismo umano; --- gli effetti dell'intossicazione acuta nell'uomo e, in qualche caso, alcune brevi note di terapia; - i rischi di tossicità ritardata per l'uomo; -- gli indicatori di esposizione (quando esistenti); - la normativa contrattuale (Tlv) e la legislazione (visite mediche- periodiche, riconoscimento di malattia professionale, ecc.) • ri f erentisi al principio attivo; -- la bibliografia relativa. 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In Italia ne vengono consumati circa 100.000 quintali all'anno (1); notevole il consumo anche nei paesi del « terzo mondo » dove il loro impiego è finalizzato alla lotta contro la malaria. La loro prima produzione risale al periodo precedente la II guerra mondiale quando l'interesse per questi composti cominciò a manifestarsi. Alcuni chimici tedeschi della I.G. Farbenindustrie sintetizzarono numerosi esteri organofosforici tra i quali scelsero i più tossici. (Tabun, Sarin, Somara) per utilizzarli come armi chimiche sotto forma di gas (gas nervini). Le proprietà insetticide di questi composti vennero individuate poco tempo dopo e alcuni derivati, meno volatili, meno pericolosi a maneggiarsi, furono sintetizzati. Tra questi venne sintetizzato il Parathion nel 1944 (2). In seguito la produzione è andata aumentando ed attualmente il' loro impiego si è ampliato e diversificato nell'uso come pesticidi, plastificanti, fluidi idraulici, ecc. Gli insetticidi organofosforici rappresentano oggi in Italia il gruppo di insetticidi maggiormente responsabile delle intossicazioni da antiparassitari (3). Tali caratteristiche li rendono particolarmente importanti per uno studio sui rischi legati. all'esposizione lavorativa. lità variabili, malauguratamente anche sull'uomo che per motivi professionali è esposto a questi composti. All'inibizione dell'enzima colinesterasi- segue un accumulo dell'acetilcolina che, in condizioni fisiologiche, è idrolizzata dalla colinesterasi. L'acetilcolina è una sostanza necessaria alla trasmissione dell'impulso nervoso e rappresenta il mediatore chimico del sistema nervoso parasimpatico. In presenza di una normale concentrazione di colinesterasi, I'acetílcolina, liberata nella trasmissione dell'impulso nervoso, è scissa (idrolisi) quasi istantaneamente in modo che la terminazione nervosa è nuovamente libera per la trasmissione di un nuovo impulso fisiologico. Si evita così che l'azione dell'acetilcolina perduri indefinitivamente nel tempo con conseguenze dannose per l'organismo. Se, per esempio, si vuole contrarre un muscolo del braccio, dal sistema nervoso centrale parte un impulso nervoso che provoca la liberazione di acetilcolina a livello della giunzione neuro-muscolare del muscolo interessato. Se, alla fine della contrazione muscolare, non intervenisse l'acetilcolinesterasi, si avrebbe una contrazione continua cioè un crampo muscolare che rappresenta, infatti, uno dei segni di diminuita attività dell'acetilcolinesterasi e quindi di intossicazione da insetticidi organofosforici. Solo con l'intervento dell'acetilcolinesterasi l'acetilcolina è resa inattiva e il muscolo si rilascia. FIGURA 3 _^II{OQ _ =iDra nervosa d e w ^1 Y9=9G:O Q 6 'yCETII C02,IiT__ ATTIVA (a) c^rizcoZzrrrsT^sr __ c^ri CL INiTTIVATil Meccanismo d'azione Il principio dell'azione insetticida è l'inibizione dell'enzima colinesterasi degli insetti. Tale inibizione si esplica, anche se con moda112 e1 Tuta Rece 4z±^ ce 113 Nell'organismo sono presenti due tipi di colinesterasi: l'acetilcolinesterasi vera o eritrocitaria (del globulo rosso); la pseudocolinesterasi. Questa ulteriore distinzione è necessaria alla comprensione del dosaggio delle colinesterasi che, come vedremo in seguito, rappresenta il monitoraggio biologico più usato come test di esposizione a questo tipo di composti. L'acetilcolinesterasi vera o del globulo rosso si trova in maggior concentrazione nel sistema nervoso centrale, nei gangli neuro-vegetativi, nelle placche neuro-muscolari, nei muscoli striati, nei globuli rossi, nei surreni. Questo enzima ha una attività elettiva per l'acetilcolina (specificità). La sua inibizione perdura per circa 120 giorni (durata media della vita di un globulo rosso) per cui il suo dosaggio nel sangue può permettere anche un parziale riconoscimento di esposizioni lavorative pregresse. Esiste una variabilità individuale nell'attività dell'enzima ma, nel complesso, il suo valore è piuttosto stabile. La pseudocolinesterasi o colinesterasi non specifica, si trova nel/ plasma, nel fegato, nel cuore, nei muscoli lisci, nella cute. Non ha attività elettiva per l'acetilcolina (aspecificità) poiché agisce anche su altri substrati (in genere altri settori). La sua inibizione dura circa 30 giorni e i valori normali si restaurano rapidamente impedendo qualla variabilità siasi valutazione su esposizioni trascorse. Rilevante individuale poiché l'attività di questo enzima è fortemente legata all'eredità genetica individuale ed, inoltre, sono sufficienti alcune alterazioni del fegato o l'uso di alcuni formaci per alterarne l'attività (instabilità). Il dosaggio della pseudocolinesterasi è effettuato sul plasma dei soggetti esposti. Dalle diverse caratteristiche dei due tipi di colinesterasi è possibile capire le motivazioni che hanno indirizzato la scelta, come test di elezione del dosaggio dell'acetilcolinesterasi del globulo rosso. Corretta è anche la valutazione di entrambe le attività enzimatiche (4, 31, 32, 33, 34). Caratteristiche fisico-chimiche Gli insetticidi organo-fosforici sono caratterizzati da una scarsa solubilità in acqua (idrosolubilità), sono però solubili nei grassi (liposolubilità). Quest'ultima proprietà favorisce l'assorbimento di questi composti attraverso la cute che, come vedremo, rappresenta la via di assorbimento più frequente. Sono dotati di scarsa resistenza ai processi di idrolisi biologica quindi la loro persistenza nell'ambiente è relativamente bassa potendo variare da alcuni giorni à 10-12 mesi. Contrariamente agli insetticidi organo-clorurati, questi composti sono relativamente instabili e non presentano un grosso problema come residui alimentari. Tuttavia è importante riconoscere che, se anche la molecola pura non persiste molto immodificata negli alimenti e nei mezzi biologici, certi metaboliti sono resistenti tanto quanto i pesticidi organo-clorurati (5). A ssorbimento, metabolismo, escrezione Gli insetticidi organo-fosforici possono penetrare nell'organismo attraverso le seguenti vie d'ingresso: - la cute: è senza dubbio la via di penetrazione più importante nel caso di intossicazioni professionali e, di gran lunga, la più frequente specie per i lavoratori addetti a11a produzione e alla formulazione; - la via respiratoria: inalazione di polveri e aereosol di pesti- cicli; - la via digerente: spesso si tratta di ingestioni accidentali o volontarie a scopo suicida. Una volta penetrati nell'organismo questi/composti vengono, quasi sempre, metabolizzati rapidamente senza, quindi, dare fenomeni di accumulo nei tessuti (come invece accade ad esempio per il DDT nel tessuto adiposo). Vengono poi eliminati, in tempi successivi, nelle urine. In alcuni casi l'organismo umano, attraverso il metabolismo del fegato (epatico) è in grado di produrre una « attivazione biologica » cioè . dotare dei composti, che primitivamente ne erano sprovvisti, di un'attività anticolinesterasica. Esemplare il caso del Parathion, di per sé quasi inattivo nei confronti dell 'acetilcolinesterasi, che viene metabolizzato nell'organismo per mezzo di enzimi in Paraoxon, potente inibitore della colinesterasi. Nel metabolismo di questi composti vi possono, inoltre, essere interazioni e interferenze reciproche nell'esposizione lavorativa contemporanea a più composti organo-fosforici. In questi casi va attentamente valutata la possibilità di un incremento dell'azione tossica come avviene, ad esempio, nell'esposizione contemporanea a insetti- 114 115 cidi fosforati e al Malathion. Quest'ultimo va incontro ad un aumento della tossicità, considerato singolarmente rappresenta il meno nocivo tra gli insetticidi organo-fosforici. Questa valutazione è indispensabile soprattutto per i lavoratori addetti all'agricoltura che sono spesso esposti a piú prodotti contemporaneamente con conseguenze biologiche di non facile determinazione. I prodotti del metabolismo possono essere ricercati nelle urine dei lavoratori esposti ed utilizzati, quindi, come test di esposizione. Si possono dosare il P-nitrofenolo nelle urine per l'esposizione a Parathion, il P-nitro-n-cresolo per l'esposizione a Malathion infine, per quasi tutti i composti organo-fosforici, i dimetil-etil fosfati sempre nelle urine (20, 35). Intossicazione acuta Gli effetti clinici dell'intossicazione acuta da esteri organo-fosforici sono legati, quasi esclusivamente, alla diminuzione dell'attività della colinesterasi a livello del sistema nervoso e al conseguente accumulo di acetilcolina. L'inizio degli effetti clinici è dipendente dal tipo di prodotto, dalle modalità con cui è avvenuta l'esposizione e dal grado dell'esposizione. L'intervallo tra l'esposizione ed i sintomi è normalmente inferiore alle 12 ore ma può essere di alcuni minuti o, raramente, superare le 12 ore. Nel caso di una intossicazione massiva l'inizio dei sintomi è istantaneo e la morte avviene in qualche minuto. In caso di intossicazione di intensità moderata i sintomi compaiono entro mezz'ora dopo l'esposizione per via respiratoria, un 'ora dopo una intossicazione per via orale e 2-3 ore dopo un 'esposizione per via cutanea. Anche piccole esposizioni possono, se ripetute nel tempo, provocare una progressiva inibizione della colinesterasi con il quadro di una intossicazione acuta analoga a quella legata ad un'unica dose massiva. Glieffetti clinici si distinguono in: a) Effetti muscarinici che, in genere, compaiono per primi. b) Effetti nicotinici, che si manifestano quando i sintomi muscarinici hanno già raggiunto un grado modesto di severità. c) Effetti sul sistema nervoso centrale. Gli effetti muscarinici (dovuti all'inibizione della colinesterasi presente a livello delle fibre post-gangliari del sistema parasimpatico) sono rilevabili a carico dei seguenti apparati: 116 - albero bronchiale: senso di oppressione al torace, broncospasmo, ipersecrezione bronchiale, affanno, tosse, cianosi, possibile lo sviluppo di edema polmonare. - Tubo gastro-enterico: aumento del tono della muscolatura e della peristalsi con conseguente nausea, vomito, crampi addominali, diarrea, tenesmo e incontinenza delle feci. - Cardio-circolatorio: ipotensione arteriosa, bradicardia che può arrivare fino all'arresto cardiaco. - Urinario: stimolo frequente a carico della vescica e incontinenza urinaria. - Occhi: miosi (costrizione della pupilla), talora anisocoria (diversità del diametro pupillare tra i due occhi) e difficoltà nella visione_ - Ghiandole esocrine: aumento della sudorazione, salivazione, lacrimazione. Gli effetti nicotinici (legati alla inibizione della colinesterasi a livello delle fibre nervose motorie dirette alla muscolatura scheletrica e delle fibre pre-gangliari del sistema simpatico e parasimpatico) sono: fatica muscolare e facile esauribilità alla fatica, tremori involontari, fascicolazioni e crampi muscolari (in caso di intossicazione severa può sopraggiungere una paralisi dei muscoli respiratori che rappresenta una causa importante di morte), pallore . cutaneo, tachicardia, ipertensione arteriosa, iperglicemia. Gli effetti sul sistema nervoso centrale (legati all'accumulo di acetilcolina a livello del sistema nervoso centrale) sono: tensione, ansia, cefalea, instabilità emotiva, confusione, atassia (incoordinazione dei movimenti), difficoltà nel parlare (dislalia), convulsioni, insonnia, eccessiva sonnolenza, apatia ed; infine, coma per depressione del sistema respiratorio e circolatorio. Nella maggioranza dei casi la morte avviene per asfissia da insufficienza respiratoria acuta. Le analisi del sangue (globuli rossi o plasma) mettono in evidenza una inibizione dell'attività della colinesterasi vera (del globulo rosso) o della pseudocolinesterasi (plasmatica). In caso di trattamento rapido e appropriato il corna non dura più di 4-5 ore. Talvolta sono stati osservati, nell'intossirasione acuta da particolari insetticidi organo-fosforici, dei disturbi della coagulazione del sangue (ipercoagulabilità, fibronolisi) (2). Non tutti gli insetticidi organo-fosforici sono ugualmente tossici per l'uomo o per l'animale. 117 Nella classificazione adottata in Urss si considerano come altamente tossici i composti che hanno una DL 50 inferiore a 50 mg/kg di peso dell' animale. E' in questo gruppo che troviamo ad esempio: il Tepp, il Hetp, il Schxadano, il Demetone, il Parathion, il Metil-parathion, il Mevinphos e il Disnlfotone. Nella maggióranza dei casi, i casi di intossicazione acuta riportati nell'uomo, di cui alcuni mortali, sono stati causati dal contatto con uno o l'altro di questi composti. Nel gruppo degli insetticidi organo-fosforici molto tossici si trovano quelli con DL 50 compresa tra 50 e 200 mg/kg tra questi: il Metil-demetone, il Dimethoate, il Thiometone, il Diazinone, il Dich- . lorvos, il Phosalone, il Penthoate, l'Imidano e il Phenkaptone. Anche se la LDso orale è approssimativamente la stessa per tutti questi composti, questi non presentano gli stessi rischi.. Il Metil-Demetone, il Thiometone e il Dichlorvos possono penetrare nell'organismo per ingestione o per contatto, il Dichlorvos, essendo inoltre molto volatile, può causare intossicazione per inalazione. Il Dimethoate, il Phosalone, il Penthoate, l'Imidano, e il Phenkaptone penetrano attraverso la cute solo progressivamente e non sono, quindi, così pericolosi come gli altri. La loro tossicità per inalazione è ugualmente inferiore. Il terzo gruppo comprende gli organo-fosforici a tossicità moderata, in cui la DL50 è compresa tra 200 e 1.000 mg/kg. A questa categoria appartengono il Malathion, il- Fenitrothione, il Trichlorfone, e il Fenthione. Si possono utilizzare molto di più di quelli dei due primi gruppi. Il quarto gruppo riunisce i composti lievemente tossici, cioè quelli con DLso superiore a 1.000 mg/kg; non comprende fino , ad ora che pochi insetticidi efficaci (6). Note di terapia Nei casi più severi di intossicazione si devono praticare misure di rianimazione come la respirazione artificiale o assistita e la somministrazione di ossigeno visto il pericolo di morte per scompenso respiratorio. E' importante disporre in qualunque momento di Atropina che è il farmaco di scelta che blocca l'azione dell'acetilcolina in dosi da 2-4 mg é.v. Dei buoni risultati si sono ottenuti anche con l'utilizzo di riattivatori della colinesterasi (PAM, TMB-4, ecc.). In caso di contatto con la pelle occorre applicare immediata118 mente una soluzione al 5-10% di ammoniaca o una soluzione al 2-5% di chloramina. Può essere utile il lavaggio con sapone alcalino della cute interessata onde allontanare e idrolizzare l'estere organo-fosforico. Se si è avuta contaminazione degli occhi, occorre procedere immediatamente a lavaggi oculari molto accurati con dell'acqua in abbondanza. Se l'insetticida è stato assorbito dalla bocca, occorre far bere immediatamente qualche bicchiere di acqua e poi far vomitare più volte allo scopo di evacuare la più grande quantità possibile di tossico ingerita utile è la lavanda gastrica. Far bere in seguito una soluzione in mezzo bicchiere d'acqua di bicarbonato di sodio nel quale si verseranno due o tre cucchiai di carbone attivo. Procedere con la broncoaspirazione nel caso di ostruzione meccanica delle vie aeree a causa dell'ipersecrezione associata al broncospasmo (2, 3, 6). Neurotossicità ritardata E' una forma di tossicità completamente distinta da quella acuta che si traduce clinicamente ' con il quadro della neurotossicità ritardata. In alcuni animali, compreso l'uomo, l'esposizione ad alcuni esteri organo-fosforici può causare una neurotossicità ritardata. Questa si manifesta con una paralisi flaccida che si sviluppa distaimente nelle gambe e si estende alle mani e alle cosce. Negli ultimi stadi diventano evidenti i sintomi legati all'interessamento del midollo spinale come la spasticità e l'atassia (incoordinazione dei movimenti) allorché diminuiscono i sintomi legati alla neuropatia periferica (7). La lesione responsabile della neuropatia ritardata è caratterizzata dalla degenerazione degli assoni (prolungamenti cellulari delle cellule del sistema nervoso) con conseguente degenerazione secondaria della mielina (sostanza che ricopre esternamente l'assone) nel sistema nervoso periferico o centrale (assonopatia distale fig. 4) (8, 9, 10). Nell' animale da esperimento la lesione insorge circa 10-15 giorni dopo una singola dose. Anche se la presenza di una neurotossicità ritardata è stata individuata da più di cinquanta anni, il suo meccanismo d'azione è ancora sconosciuto. Alcuni autori ipotizzano il meccanismo dell'azione neurotossica nella inibizione di un enzima detto « esterasi neurotossica » presente nella membrana della cellula nervosa. Questo en119 FIGURA 4 - Asso.nopatia distale (v. testo) Rappresentazione schematica del modello di degenerazione neuronale cà is,ata da alcuni insetticidi organo-fosforici. Cellula nervosa In prospettiva, come per il dosaggio della colinesterasi, si potrebbe arrivare a misurare l'attività della neuroesterasi come test di esposizione cronica a esteri organo-fosforici neurotossici. Studi in questa direzione si stanno effettuando vista la correlazione tra l'attività della neuroesterasi presente a livello del sistema nervoso e quella presente nei linfociti del sangue periferico che è facilmente rilevabile (18, 19, 21). - Assorte Ripreso da N. Rizzuto « Nauropatie tossiche e sperimentali. Studio neuropatologico ». Atti 440 Congresso Soc. hai. Med. Lav. Padova 21/24-10-1981. zima verrebbe inibito da alcuni esteri organo-fosforici con un meccanismo analogo a quello dell'inibizione della colinesterasi (11, 12, 13, 14, 15). La neurotossicità del composto non dipenderebbe però direttamente dall'azione inibitrice sulla esterasi neurotossica ma da successive modificazioni legate al suo « invecchiamento » (modifica nella sua attività biologica). Per questo motivo solo gli esteri organo-fosforici in grado di « invecchiare » l'enzima sarebbero neurotossici, gli altri non avrebbero questa tossicità. Anzi questi ultimi, se somministrati prima di una dose efficace di un composto organo-fosforico neurotossico, proteggerebbero il sito enzimatico impedendo lo sviluppo della neuropatia periferica (16, 17). Insetticida organo-fosforico Esterasi libera e attiva I Esterasi inattiva } Invecchiamento --. Esterasi Invecchiamento * non possibile Da E. Sartorelli modificato. 120 Effettq modificata neurotossico Non effetto neurotossico Numerose sono le segnalazioni di lavoratori esposti ad organo-fosforici che sviluppano neuropatie periferiche a lenta risoluzione. Si sono infatti evidenziati su gruppi di lavoratori dell'industria e dell'agricoltura alterazioni all'esame elettromiografico (esame per Io studio dei fenomeni elettrici dei muscoli durante la contrazione muscolare) con diminuzione della velocità di conduzione motoria e alterazione dei potenziali. Queste alterazioni si sono evidenziate anche in assenza di sintomi soggettivi (neuropatia subclinica) e ancor prima dell'evidenza di una riduzione dell'attività della. colinesteras, (3). I sintomi della neuropatia clinica sono inzialmente: stancabilità degli arti, talvolta parestesie (disturbi nella sensibilità) alle mani e ai piedi, dolori ai polpacci. Segue una paralisi motrice progressiva: í soggetti hanno una marcata atassia o sono incapaci di mantenersi in piedi. Il miglioramento è molto lento. Dal 30 al 50% dei malati sviluppa sequele permanenti (paralisi periferiche) : piede equino, mano ad artiglio (2). Tra gli insetticidi organo-fosforici vengono particolarmente segnalati per la loro neurotossicità: Il Dichlorvos: dati sperimentali. Il Leptophos; tra il 1974 e il 1975 questo insetticida sperimentale fu implicato nell'avvelenamento e nella paralisi di alcuni lavoratori di una industria del Texas di produzione e confezionamento. Il Mipafox: il quadro clinico è analogo a quello dell'intossicazione da TOCP con atassia e paralisi flaccida delle estremità. I dati di avvelenamento nell'uomo sono ben documentati. Il TOCP: fu il primo estere organo-fosforico ad essere riconosciuto per la sua neurotossicità ritardata alla fine del XIX secolo. Non è utilizzato come pesticida ma come plastificante e come olio da motore. Si è potuto constatare che altri esteri organo-fosforici, e tra questi il DFP (0,0-di-isopropilfluorofosfato) e il EPN (0-etil 0-p-nitrofenil fenilfosfonotionato), possono produrre una degenerazione 121 T eratogenesi nervosa periferica ma casi di intossicazione umana da questi ultimi composti, non sono stati osservati. Secondo un rapporto russo, il dipterex (Chlorophos) potrebbe provocare una polinevrite (7, 2). Tra i numerosi insetticidi organofosforici esistonò alcuni composti con sospetti di teratogenicità tra questi vengono segnalati il Parathion, il Dichlorvos e il Diazinone. Ulteriori ricerche sono però necessarie per una valutazione più sicura (27). A ltri effetti a distanza Nel 'esposizione cronica a insetticidi organo-fosforici vengono segnalati disturbi nel comportamento ma dubbi sono stati espressi da altri autori sulla validità scientifica di tale affermazione (22, 23, 24). Alcuni autori giapponesi,-infine, hanno segnalato la presenza di una degenerazione pigmentaria della retina e diminuzione del visus (vista) in soggetti cronicamente esposti (25). Cancerogenesi Nella valutazione dello IARC sul rischio cancerogeno di una serie di principi attivi (v. tab. 14) risulta il Dichlorvos come estere organofosforico ed è classificato nelle sostanze senza indizi di cancerogenicità. Nella valutazione nel NIOSH sul rischio cancerogeno di una serie di principi attivi, coformulanti, materie prime utilizzate nella sintesi di pesticidi, troviamo classificato tra sospetti cancerogeni il Tetraclorvinphos. Tra le sostanze che richiedono ulteriori accertamenti troviamo il Trichlorfon: Tra le sostanze per cui non si è evidenziata una significativa cancerogenicità troviamo il Dichlorvos, il Malathion, il Tetradifon (v. tab. 15). Mutagenesi - In numerose prove di mutagenesi sono risultati positivi il Dichlorvos e il Trichlorfon. Il numero di risultati positivi per l'attività mutagena di questi due- prodotti non lascia dubbi (v. tab. : 16). L'attività mutagena di altri composti deve essere, invece, ulteriormente indagata tra questi troviamo: I'A zinphos-methil, il Chloropyrifos, il Crotoxyphos, il Diazinone, il Dicrotophos, il Dimetoate, il Monocrotophos, il Metil-parathion, il Trichlorfon (31, ved. anche bibliografia delle singole schede tossicologiche). Principio attivo TABELLA RIASSUNTIVA Cancerogena Mutageno • Acephate • Azinphos-metil • Cloropyrifos • Crotoxyphos • Demeton O Diazinone . • Dimethoate • Disulfoton • Dicrotophos • Dichlorvos Metil-parathion • Monocrotophos Oxidemeton-metii • Parathion • Tetraclorvinphos • • (34) - Trichlorfon -• - Vamidothion -A lcune considerazioni sulla determinazione Colinesterasi nel sangue dei lavoratori esposti Teratogeno • • • dell'attività della Come esposto precedentemente il test sull'attività della colinesterasi è il metodo più usato attualmente per valutare l'esposizione a insetticidi organo-fosforici. Il dosaggio della acetilcolinesterasi o colinesterasi del globulo rosso (o eritrocitaria) rappresenta il test d'elezione. Un discorso a parte deve però essere fatto sulle modalità con cui si determinano . i valori di colinesterasi nel sangue dei lavoratori esposti. Innanzitutto occorre determinare l'attività di base della colinesterasi prima dell'esposizione cioè prima che il lavoratore venga a contatto con gli insetticidi. Vista la variabilità dell'attività della colinesterasi nello stesso individuo e in individui diversi e l'assenza di valori normali sicuri di riferimento, questo parametro è il più impor123 122 tante per una valutazione prima e dopo l'esposizione a insetticidi organo-fosforici. La base della pre-esposizione è la media di 2 determinazioni di colinesterasi nel sangue presi da due diversi campioni a distanza di almeno un giorno l'uno dall'altro. Se í valori differiscono per oltre il 15% occorre effettuare nuove analisi fino a che tali differenze sono scomparse. Per i lavoratori senza la base pre-espositoria si determina il valore- base dell'esposizione lavorativa che è la media di 2 determinazioni di colinesterasi determinati come sopra. Periodicamente dovrà essere valutata l'attività della colinesterasi del lavoratore o della lavoratrice ad una settimana di distanza. Gli intervalli potranno essere ridotti lino ad una determinazione al giorno oppure potranno essere aumentati con un test ogni otto settimane sulla base delle seguenti considerazioni: a) Tossicità dell'insetticida organo-fosforico cui il lavoratore è esposto. Durata dell'esposizione e concentrazione del pesticida. b) c) Stato di salute del lavoratore. d) Risultati della determinazione dell'attività della colinesterasi. Una esposizione inaccettabile è considerata una attività della colinesterasi ridotta sotto il 70% della determinazione base. Il lavoratore con un'attività ridotta sotto il 60% della base deve. essere rimosso dall'esposizione e deve essere sorvegliato dal punto di vista medico. Il lavoratore può essere riesposto solo se l'attività della colinesterasi è ritornata ad almeno il 75% della base (29). V alori normali: come abbiamo sottolineato precedentemente, i valori normali della attività della colinesterasi - sono variabili. Tali variazioni sono addebitabili: alla diversità individuale, alla fluttuazione dei valori nello stesso soggetto, al tipo di colinesterasi ricercata (acetilcolinesterasi o pseudocolinesterasi plasmatica), al metodo di laboratorio impiegato (es. colorimetrico, potenziometrico, radiometrico). Per ora non vengono definite, ma studi in proposito sono in corso, diversità legate al sesso, per le donne variazioni con i cicli mestruali, le gravidanze e infine differenze legate all'età del soggetto. TABELLA 21 - Confronto tra i Tvl Usa e i Mac Urss per i più importanti composti organofosforici. TLV-TWA ACGIH 1978 Stel -- Azinphos-metil (cute) Clorpyriphos (cute) Demeton (cute) Diazinon (cute) Diehlorvos (DDVP) (cute) - Dicrotophos (cute) - Dioxathion - EPN (cute) - Ethion (cute) - Fensulfothion - Malathion (cute) Metil-parathion (ente) - Mevinphos (cute) - Monocrotopbos - Parathion (cute) - Phorate (cute) Ronnel -- Tepp (cute) 0,20 0,20 0,10 0,10 1,00. 0,25 0,20 0,50 0,40 0,10 10,00 0,20 0,10 0,25 0,10 0,05 10,00 0,05 0,60 0,60 0,30 0,30 3,00 1,50 0,60 ' 0,30 0,30 0,20 0,20 Mac Urss 0,20 0,50 0,05 - I valori si intendono espressi in mg%m 3 . Le sostanze che sono seguite dalla paròla « cute » vengono assorbite anche attraverso la pelle. I valori :riportati hanno pertanto validità solo se viene esclusa qualsiasi possibilità di assorbimento attraverso la cute. Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell'industria (D.P:R. 9-6-1975 n. 482) riconoscono, rispettivamente alle voci 5) e 3), le malattie causate da lavorazioni che espongono all'azione del fosforo e dei suoi composti. Il periodo massimo di indennizzabilità dalla' cessazione del lavoro è di 3 anni per l'agricoltura e di 6 per l'industria. E' inoltre previsto l'obbligo di visite mediche periodiche a scadenza trimestrale D.P.R. 19-3-1956 n. 303, voce 7) per i lavoratori addetti all'impiego professionale di antiparassitari contenenti composti organici del fosforo, nonché l'obbligo di denuncia contro le' malattie .professionali e gli infortuni sul lavorò (D.M. del 18-4-1973). Normativa relativa all'ambiente di lavoro Nella tabella 21 si riportano i Tlv dell'AGGIH e i Mac sovietici relativi ai piú importanti esteri fosforici. 124 125 BIBLIOGRAFIA 1. Annuario Statistico Italiano, p. 135 (1978). 2. R. 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Acephate, amidithion, azinphos-ethyl, azinphos-methil, azothoate. Bromophos, bromophos-ethyl. Carbophenothion, chlorfenvinphos, chlormephos, chlorpyri£os, cyanthoate. Demephion, demeton, demeton-s-methyl, dialifos, diazinone, ditalimfos, dichlofenthion, dichlorvos, . dimethoate, dioxidemeton-s-methyl, disulfoton. Edifenphos, endothion, ethion, ethoate, ethoate-methyl, ethoprophos. Fenchlorphos, fenitrothion, fentrion, fonofos, formotbion. Iodofenphos, isophenphos, isoxathion. Malathion, mecarbam, menazon, mephosfolan, methamidophos, methidathion, metil-parathion, mevinphos, monocrotophos. Neosar. Ometroate, oxidemeton-methyl, oxydisulfoton. Parathion, phenamiphos, phenthoate, phenkapton, Amiate, phosalone, phosfolan, pl2osinet, phosphamidon, phoxim, pirimiphos-methyl, prothoate, pyrazophos. Schradan, sulfotep. Temephos (abate), TEPP, terbufos, tetrachlorvinphos, thiometon, thionazin, trichloronate, trichlorphon. Vamidothion. 128 A nno di brevetto: 1953. Usi: è un insetticida di larghissimo impiego in Italia. Nel 1979 ne sono stati infatti distribuiti al consumo Kg. 1.632.756. Viene impiegato su . alberi da frutto, agrumi, barbabietole, vite, ortaggi e piante ornamentali per la difesa contro numerosi tipi di insetti. Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per contatto ed ingestione con un meccanismo di interferenza sugli impulsi nervosi mediante inibizione per reazione con la colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: l'Azinphos-methyl deriva dalla reazione tra N-clorometilbenzazimide, paraldeide e tionilcloruro, e 0,0dimetil-idrogeno-ditiofosfato, in presenza di bicarbonato di sodio. Forma cristalli bianchi con punto di fusione tra 73 e 74°C, tensione di vapore 3,8 x 10-4 mm Hg a 20°C, densità 1,44. La sua solubilità in acqua è di 1 : 30.000 a temperatura ambiente, ed è solubile nella 129 maggior parte dei solventi organici. E' instabile intorno ai 200°C, ed è rapidamente idrolizzato da acidi e basi. Viene formulato come polvere bagnabile o in soluzione. ESTERI ORGAN'OFOSP'ORICI : AZINPHOS-M8TRYI, : I classe Dati Tossicologici: è una sostanza dí I classe, la cui LD 50 orale acuta per il ratto è di 7-16 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il ratto è di 280 mg/Kg. V ie dí assorbimento e metabolismo : I'Azinphos-methyl penetra nell'organismo per assorbimento attraverso la cute, per . la via digerente e quella respiratoria. Il suo metabolismo, a differenza di quello di altri esteri fosforici, è poco conosciuto. Tossicità acuta: è uno dei più tossici esteri fosforici. Il quadro dell'intossicazione acuta è quello descritto nelle generalità su questo gruppo di sostanze. Tossicità ritardata: alcuni esperimenti condotti per valutare una eventuale attività mutagena e/o cancerogena dell'Azinphos-methyl (i, 2, 3), seppure a volte positivi, non consentono conclusioni sufficientemente motivate. Non risultano nemmeno dati sperimentali che possano deporre per un 'azione teratogena o neurotossica di questo principio attivo. Indicatori di esposizione: (vedi generalità). I) dosaggio della colinesterasi; 2) alchiltiofosfati nelle urine. Normativa e legislazione. la tabella ACGIH 1978 fissa per Io Azinphos-methyl un Tlv-Twa di 0,2 mg/mc e uno Stel di 0,6 mg/mc. Per Te altre disposizioni, vedi generalità. intossicazione acuta : tutti i sintomi legati all'inibizione della colinesteraei (vedi scheda). 130 131 DIAZIONE EST$R( ORGANOFQSFORIOI AItZINON$-- Neurotossieo Mutageno Tetatogeno classe tosaicologica II (Principio attivo 25 %) classe, tossicologica SII (principio attivo 25%) miosi aumento lacrimazione Nome chimico: 0,0-dietil-0-4-(2-isopropil-6-metil)-piriinidi.1niltionofosfato. CH3 CH Z -0 ` / 7-CH (CH3 ) 2 -0- Ct salivazione eccessiva S H \C/ i cr 3 A nno di brevetto: 1953. Usi: è un insetticida di larghissimo impiego. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo Kg 2.682.078. Viene utilizzato contro numerosi insetti per la difesa di alberi da frutto, ortaggi, piante ornamentali. Tempo di sicurezza: 15 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per contatto, ingestione ed asfissia interferendo sulla trasmissione degli impulsi nel sistema nervoso degli insetti. Caratteristiche fisico-chimiche: è un liquido oleoso di colore giallo o bruno che possiede un odore leggero. Ha densità 1,16-1,18 a 20°C. Il punto di ebollizione è di 83-84 9 C. La tensione di vapore è 4 x 10-4 mm Hg a 20°C. E' poco solubile in acqua, molto solubile nella maggior parte dei solventi organici. Si idrolizza rapidamente in mezzo acido. Viene formulato in soluzioni, o come polvere bagnabile. 132 Iatossìcazione acuta : Tutti i . sintomi legati all'inibizione della colinesterasi (v.scheda} 133 Dati tossicologici: iI Diazinone è classificato tra le sostanze di 11 classe tossicologica per. concentrazioni di principio attivo superiori al 25%; è invece classificato nella III classe se la concentrazione massima del principio attivo è del 25%. La LD 50 órale acuta per il ratto è di 150 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di circa 500 mg/Kg. V ie di assorbimento e metabolismo: (v. generalità). - DICHLORVOS Tossicità acuta: è un tossico potente la cui tossicità è simile a quella del Parathion, è però meno tossico di quest'ultimo se è assorbito attraverso la cute. Tossicità cronica: (v. generalità). Neurotossicità: viene segnalato tra le sostanze per le quali vi è evidenza di potere lesivo per il sistema nervoso periferico (1). Effetti cancerogeni:. non risultano dalla letteratura consultata. Nome chimico: 2,2-diclorovinil-dimetilfosfato. CH3O P-O-CH-CC1 2 Effetti mutageni: va ulteriormente indagata l'attività mutagena di questo composto, positiva in alcuni esperimenti (2). Effetti teratogeni: viene segnalato come sospetto per una atti- vità teratogena. Ulteriori ricerche sono necessarie per una valutazione più sicura (3). Indicatori di esposizione o di danno: inibizione delle colinesterasi (v. generalità). Ricerca nelle usane dei lavoratori esposti di composti alchiltiofosfati col metodo di Shafik et al. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Diazinone un TIv-Twa di 0,10 mg/mc e uno Stel di 0,30 mg/mc. Per le altre disposizioni, vedi generalità. Note di terapia: (v. generalità). 134 A nno di brevetto: 1951. Usi: è ún insetticida che ha un utilizzazione non molto elevata in agricoltura, dove nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo soltanto Kg 48.790 per la lotta contro numerosi insetti degli alberi da frutto e per l'impiego in serra. Viene anche impiegato come antiparassitario in ambienti domestici e pubblici. Tempo di sicurezza: 7 giorni. Meccanismo- d'azione: agisce per contatto ed asfissia interferendo sulla trasmissione degli impulsi nervosi mediante inibizione per reazione con la colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: è un liquido che può andare dall'incolore al colore ambra; ha odore aromatico. Il punto di ebollizione a 0,05 mm Hg è di 35°C. La tensione di vapore è di 1,2 x 102 mm Hg a 20°C (è molto volatile). La densità è 1,415. E' -solubile in acqua a temperatura ambiente per circa 1'f%; è solubile in cherosene per il 2-3%. E' miscibile in molti solventi organici ed aerosols propellenti. F{' stabile al calore. E' corrosivo per il ferro e per gli acciai dolci. E' formulato in soluìioni o in aerosols. 135 BSTBRI ORGANOPOSFORIOI: DICHIORVOS cla s s e tossicologica Ix - Pdgurotossico sperimentale --Mutageno -Teratogeno sospetto Dati tossicologici: il Dichlorvos è una sostanza di I classe trasferibile. La LD 50 orale acuta per il ratto è di 25-80 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 75-100 mg/Kg. V ie di assorbimento e metabolismo: ha la proprietà di penetrare facilmente attraverso la cute. Tossicità acuta: è un tossico potente e la sua estrema volatilità lo rende ancora più pericoloso. I sintomi dell'intossicazione sono legati all'inibizione delle colinesterasi .(v. generalità). miosi difficoltà nella visione alterata frequenza cardiaca nausea vomito diarrea Tossicità cronica: scarsi sono gli effetti di accumulo nell'organismo. Neurotossicità: nell'animale da esperimento una dose 10, volte maggiore della LSD 50 di Dichlorvos è in grado di produrre una modesta sindrome neurotossica (1). Effetti cancedogeni: nella valutazione dello IARC e del NIOSH il Dichlorvos è risultato tra le sostanzi senza una evidenza significativa di cancerogenicità (2). Effetti mutageni: in numerose prove di mutagenesi è risultato positivo per un'attività mutagena (3). Effetti teratogeni: viene segnalato come sospetto per attività teratogena (4). Indicazioni di esposizione o di danno: inibizione delle colinesterasi (v. generalità). Ricerca nelle urine dei lavoratori esposti di composti -alchilfosfati con il metodo di Shafik et al. Intossicazione acuta: tutti i sintomi legati all'inibizione della colinesteraai (v. scheda) Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per íl Dichlorvos un Tlv-Twa di 1 mg/mc e uno Stel di 3 mg/mc. Il Mac Urss per questo principio attivo è invece di soli 0,20 mg/mc. Con Decreto Ministeriale del 5 novembre 1973 è stata revocata l'autorizzazione alla produzione di presidi medico-chirurgici contenenti Dichlorvos (DDVP). Per le altre disposizioni di legge, vedi generalità. Note di terapia: (v. generalità). 136 137 DIMETHOATE ESTERI-ORGANOFOSFORÌOI DIMETHOATE ----classe toseieologiaa II (principio attivo 50 %) , ---filasse tossicologiea 111 (principio attiva 50 Nome chimico: monometilammide dell'acido 0,O-dimetilditiofosforilacetíco. P-S CH2 CNHCH I 3 S 0 A nno di brevetto: 1956. Usi: è un insetticida di largo impiega. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia Kg. 1.223.944 per la lotta contro insetti parassiti degli alberi da frutto, dell'olivo, della vite, di numerosi ortaggi. Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismp .d'azione: il Dimetoate agisce per contatto ed ingestione interferendo sulla trasmissione degli impulsi nervosi mediante reazione con la colinesterasi. Penetra con facilità nell'interna dei tessuti vegetali trattati e si trasferisce, entro certi limiti, per via sistemica anche nei tessuti non trattati compensando così, in breve tempo, eventuali deficienze di deposito insetticida. Grazie alla rapidità con la quale penetra nei tessuti vegetali dovrebbe evitare di danneggiare gli insetti utili, nonché sfuggire completamente al dilavamento per mezzo della pioggia. Intossicazione acuta : quadro clinico a lenta evoluzione. Tutti s).ntomi legati all'inibizione della colinesterasi (v. scheda) Caratteristiche fisico-chimiche: il composto pura forma cristalli colorati con odore caratteristico simile alla canfora. Ha punto di fu138 139 sione a 51-52°C, tensione di vapore di 8,5 x 10- 6 mm Hg a 20°C, densità 1,281. La sua solubilità in acqua è di 2,5 g/100 ml a 21°C. E' solubile nella maggior parte dei solventi organici eccettuati gli idrocarburi saturi, come l'esano. E' stabile in soluzione acquosa. Viene infatti formulato essenzialmente in soluzione, raramente come polvere secca. MALATHION Dati tossicologici: appartiene alla classe II c. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 250-500 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore a 1.000 mg/Kg. Tests su volontari hanno evidenziato che la più alta dose tollerabile per l'uomo è di 0,2 mg/Kg al giorno. V ie di assorbimento e metabolismo: (v. generalità). Tossicità acuta: è meno tossico per l'uomo del Parathion. E' però Un tossico notevole attraverso qualsiasi via di penetrazione. I sintomi dell'intossicazione sono gli stessi dell'intossicazione da Parathion ma il quadro clinico evolve molto più lentamente. Nome chimico: S- 1,2-bis(etosslcarbonil)-etil-0,0-dimetilfosfororotioato. 0 li C H 2-C--O-CH 2 CH3 Tossicità cronica: (v. generalità). Neurotossicità: non risulta essere neurotossico nella letteratura consultata. Effetti cancerogeni: non risulta avere attività cancerogena nella letteratura consultata. Effetti mutageni: l'attività mutagena del Dimethoate è risultata positiva in alcuni esperimenti ma va ulteriormente indagata (1). Effetti teratogeni: non risultano nella letteratura consultata. Indicatori di esposizione o di danno: inibizione delle colinesterasi (v. generalità). Ricerca nelle urine dei lavoratori esposti di composti -alchiltiofosfati il metodo di Shafik et al. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 non riporta alcun Tlv specifico per il Dimethoate. In Urss il Mac per questo principio attivo è di 0,5 mg/mc. Per le altre disposizioni, vedi generalità. Note di terapia: (v: generalità). 140 3o CH3 071 P-S-CH-C-C-CH Chi ó 3 A nno di brevetto: 1950. Usi: è un insetticida attivo contro numerosissimi insetti infestand colture. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia Kg 787.329. E' utilizzato anche per gli ambienti domestici. Tempo di sicurezza . , 20 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per contatto, ingestione ed asfissia, inibendo l'attività della colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: è un liquido colore ambra chiaro. Ha punto di fusione a 2,85°C, punto di ebollizione a 156-157°C a 0,7 mg Hg, tensione di vapore 4 x 10- 5 mm Hg, densità 1,23. La solubilità in acqua a temperatura ambiente è di 145 ppm; è miscibile con molti solventi organici, anche se la solubilità in olii minerali è limitata. E' corrosivo per il ferro. Il prodotto tecnico è puro al 95%. E' poco volatile, ma è poco stabile in presenza di umidità e di tem141 perature elevate. E' formulato in soluzione, oppure come polvere, secca o hagnabile. ESTERI ORaANOPOSFORICI s I•TAIATUION ----classe tossicologica III (principio attivo polvere) 25% liquido). 20%) classe tassicologica r7' (princip io attivo polvere< 25% liquido < 20%) -i•IUTAGENO lanosi aumento lacrimazione edema poltonare " salivazione eccessiva respirazione accelerata nausea vomito diarrea ecc. Dati tossicologici: è una sostanza di III classe trasferibile. La LD 50 orale acuta per il ratto è di 2.800 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è ,superiore a 4.000 mg/Kg. - V ie di assorbimento e metabolismo: il Malathion può essere assorbito attraverso la cute ma non è molto tossico attraverso questa via. E' decisamente meno tossico del parathion sotto forma di vapore o applicato in polvere. Il M. è un insetticida più tossico per gli insetti che peri mammiferi avendo un valore di LD 50 di 0,75 mg/Kg per le afidi e di circa 3.000 mg/Kg per i ratti. Questa differenza è dovuta alla conversione .del malathion, negli insetti, nel più tossico malaoxon. Nei mammiferi invece, tra cui l'uomo, un'enzima (carbossiesterasi) è in grado di rimuovere uno dei gruppi etili terminali dando un metabolita di bassa attività. Questo meccanismo principale di detossificazione del Malathion può, però, essere inibito da numerosi composti organofosforici. Ciò spiega perché l'assunzione contemporanea di Malathion e di altri insetticidi fosforici determina nn notevole potenziamento della tossicità del prodotto, altrimenti considerato uno dei composti organofosforici di più sicuro impiego (v. generalità). Tossicità acuta: i sintomi dell'intossicazione sono analoghi a quelli provocati dal Parathion per l'inibizione della colinesterasi (V.). Tossicità ritardata: non risultano, dalla bibliografia consultata, dati specifici in proposito. Neurotossicità: non risultano, dalla bibliografia consultata, segnalazioni sulla neurotossicità. Intossicazione acuta : tutti sintomi legati all"inibiaione della colineéterasi (v.scheda) Effetti cancerogeni: non si è evidenziata nella valutazione del NIOSI] una significativa cancerogenicità. In alcuni studi (1) è risultato equivoco agente tumorigeno per il ratto. Effetti mutageni: vengono segnalate positività ai tests di mutagenesi che necessitano di ulteriori studi. Alcuni autori riportano aberrazioni cromosomiche in pazienti con intossicazioni acute da alte dosi di Malathion (2, 3). Effetti teratogeni: non risultano dalla bibliografia consultata. 142 143 Indicatori di esposizione o di danno: inibizioni dell'acetilcolinesterasí e della pseudocolinesterasi plasmatica (v. generalità). Dosaggio dei composti alchiltiofosfati nelle urine con il metodo di Shafik et al. METIL-PARATHION Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Malathion un Tlv-Twa di 10 mg/mc. Il Mac Urss è invece molto più basso, essendo fissato a 0,5 mg/mc. Per le altre disposizioni di legge, vedi generalità. Note di terapia: (v. generalità). Nome chimico: 0,0-dimetil-0,p-nitrofenil-tiofosfato A nno di brevetto: 1949. Usi: è un insetticida che agisce su numerosi insetti infestanti diverse colture. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia Kg 1545.030. Tempo di sicurezza: 20 giorni (30 se sciolto in olii minerali). Meccanzsmo d'azione: agisce principalmente per contatto ma anche per ingestione ed asfissia, inibendo l'attività della colinesterasi. Caratteristiche fisico chimiche: è una polvere cristallina bianca, con punto di fusione 35-36°C, tensione di vapore 0,97 x 10- 5 mm Hg a 20°C, densità 1,358. La solubilità in acqua è di 55-60 ppm. E' poco solubile in petroli leggeri e in. olii minerali, solubile in molti altri solventi organici. II prodotto tecnico è un liquido marrone chiaro o scuro, puro all'80% che cristallizza a 29° C, di densità 1,20-1,22. E' formulato soprattutto in soluzioni, più raramente come polvere bagnabile o pasta. Dati tossicologici: è una sostanza di I classe. La sua LD 50 144 145 orale acuta per il ratto è di 14-24 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 67 mg/Kg. ESTRI ORG).1OFOSFORICI : METII-PARATHIOI$ ----Claaèe toseicologica I' -Mutageno V ie di assorbimento e metabolismo: è tossico per inalazione sia di vapori, sia di aerosol, sia di polvere. Tossicità acuta: i sintomi dell'intossicazione acuta sono: nausea, vomito, dolori gastrici, rallentamento dell'attività cardiaca (bradicardia); disturbi della vista, contrazioni muscolari e crampi. miosi isturbi della vista aumento lacrimazione aumento salivazione rallentamento attività ardiaca (bradicardia) Tossicità ritardata: non significativi gli effetti cumulativi: Neurotossicità: non risultano, dalla bibliografia consultata, segnalazioni specifiche. Effetti cancerogeni: non risultano dalla letteratura consultata. Effetti mutageni: viene segnalato per l'attività mutagena che però deve essere ulteriormente confermata (1). Effetti teratogeni: non risultano nella letteratura consultata. Indicatori di esposizione o di danno: inibizione dell'aceticolinesterasi e della pseudocolinesterasi plas7natica (v. generalità). Ricerca nelle urine del metabolita -4- nitrofenolo nei lavoratori esposti (limite proposta 100 ug/1). Normativa e legislazione: la tabella ACG1H 1978 fissa per il Metil-Parathion un Tlv-Twa di 0,20 mg/mc e uno Stai di 0,60 mg/mv. Per le altre disposizioni di legge vedi generalità. Note di terapia: (v. generalità). Intossicazione acuta : tutti i sintomi legati alla inibizione della-eolinesterasi (v.scheda) 146 147 MVIEVINPHOS ESTERI ' ORGAIIoF-68FORICI t MEVINFH08 classe tossicologica r miosi armento lacrimazione Nome chimico: 2-metossicarbonil-1-metilvinil-dimetilfosfato. CH3 P-OC=CH000CH CH3 O^ aumento salivazione edema polmonare respirazione accelerata 3 (dispnea) fatica muscolare crampi, tremori ecc. nausea vomito diarrea ecc. A nno di brevetto: 1953. Usi: è un insetticida attivo contro numerosi insetti, impiegato per la difesa di agrumi, piante da frutto ed ornamentali, ortaggi, vite etc. In Italia nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo Kg 319.558. Tempo di sicurezza: ecc. 5 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per contatto, ingestione ed asfissia,. inibendo l'attività della colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: il prodotto tecnico è un liquido di colore giallo pallido o arancione, senza o con lieve odore. Ha punto di ebollizione a 99-103°C a 0,03 mm Hg, densità di 1,25, tensione di vapore 2,9 x 10-3 mm Hg a 70°C. La sua alta volatilità unita alla pronta decomposizione nei tessuti vegetali ne . permette l'titilizzo anche pochi giorni prima dei raccolti. Il prodotto tecnico è miscibile con acqua, alcoli, chetoni, idrocarburi aromatici, mentre è poco solubile in idrocarburi alifatici. Stabile a temperatura am148 Intossicazione acuta : tutti i sintomi legati alla inibizione della colinesterasi. 149 , PARATHION biente, è idrolizzabile in soluzione acquosa. E' corrosivo per la ghisa e per alcuni acciai inossidabili. E' formulato soprattutto in soluzioni, raramente come polvere bagnabile. Dati tossicologici: è classificato tra le sostanze di classe I. La sua. LD 50 orale acuta per il ratto è di 3-12 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 16-34 mg/Kg. Si tratta quindi di un prodotto dotato di notevole tossicità acuta. V ie di assorbimento e metabolismo: (v. generalità). Tossicità acuta: (v. generalità). Tossicità cronica: (v. generalità). Nome chimico: 0,0-dietil-O,p-nitrofeniltiofosfato. Neurotossicità: non risultano nella letteratura consultata dati a riguardo. CH CH 20 Effetti cancerogeni, mutageni, teratogeni: non risultano dalla letteratura consultata. 3 CH3CH 2O Indicatori di esposizione o di danno: inibizione delle colinesterasi (v. generalità). Ricerca nelle urine dei lavoratori esposti di composti -alchilffosfati con il metodo di Shafik et al. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Mevinplios un Tlv-Twa di 0,10 mg/mc e uno Stel di 0,30 mg/mc_ Per le disposizioni di legge, vedi generalità. Note di terapia: (v. generalità). P-o NO 2 A nno di brevetto: 1946. Usi: è un insetticida attivo contro numerosi insetti, utilizzato soprattutto per la difesa delle piante da frutto e dell'olivo. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo Kg 3.020.892. Tempo di sicurezza: 20 giorni (30 se formulato in olii). Meccanismo d'azione: agisce per contatto, ingestione ed asfissia, inibendo l'attività della colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: è un liquido di colore giallo pallido, con punto di ebollizione a 157-162°C a 0,6 mm Hg, tensione di vapore 3,78 x 10-5 mm Hg a 20°C, densità 1,265. La solubilità in acqua è di 24 ppin a 25°C. E' insolubile in etere etilico, poco solubile in alii petroliferi, miscibile con molti solventi organici. Il prodotto tecnico è un liquido marrone con odore agliaceo. E' un prodotto stabile. a pH neutro o acido, non molto infiammabile. Si idrolizza rapidamente. E' formulato in soluzioni o, più raramente, come polvere, secca o bagnabile. 150 151 Dati tossicologici: è un prodotto di I classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 3-13 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 7-21 mg/Kg. EZTBRI oRGàTOFOSPORIOI : P.R TBION ----,classe toaaicologica I -Teratogeno V ie di assorbimento e metabolismo: viene assorbito attraverso la cute, l'apparato respiratorio e quello digerente. Una piccola quantità di Parathion ingerita può produrre una intossicazione molto grave; un po' di polvere o i vapori di P. liquido in sospensione nell'aria provocano un rischio di inalazione anche per brevi mmanipolazioni. La cute e gli occhi assorbono facilmente il tossico. L'attitudine del P. a penetrare attraverso la pelle intatta in quantità sufficiente a determinare un rischio mortale senza alcun segnale irritativo, rende la sua manipolazione estremamente delicata. La tossicità del P. è legata al metabolismo cui va incontro il prodotto nel fegato umano. Attraverso un processo di ossidazione il P. viene trasformato in Paraoxon (dietil-4-nitrofenil fosfato), sostanza responsabile dell'azione biologica di inibizione della colinesterasi (v. generalità) oppure può andare incontro a reazioni di detossificazione che lo privano della capacità di inibire la colinesterasi. Il metabolismo del P. è talmente rapido che è inutile il dosaggio del tossico nel sangue. E' possibile, invece, dosare il metabolita p-nítrofenolo nelle urine. Tossicità acuta: i segni e i sintomi dell'intossicazione acuta sono tutti legati alla inibizione della colinesterasí. Più l'intossicazione è pronunciata più sono manifesti i segni dell'inibizione della colinesterasi: pupille contratte all'estremo (miosi), la respirazione accelerata, una grande stanchezza, sudorazione profusa, salivazione eccessiva e l'edema polmonare .(v. generalità). Intossicazione acuta : tutti aiutami legati all'inibizione della colinesteraai (v. scheda) Tossicità ritardata: l'esposizione cronica al P. può essere cumulativa nel senso che un'esposizione ripetuta ad intervalli ravvicinati può produrre una inibizione della colinesterasi senza permetterne la rigenerazione. In questo caso una dose anche bassissima può provocare una intossicazione acuta. Neurotossicitàe il Parathion è un estere organofosforico non neurotossico (1). Alcuni autori riportano che dosi massicce provocherebbero una necrosi muscolare (morte delle cellule muscolari) attraverso un meccanismo d'azione legato al nervo. Questa miopatia richiederebbe una perdita critica dell'attività dell'acetilcolinesterasi in breve tempo ma, senza la presenza del nervo motore, la lesione muscolare 152 153 non interverrebbe. Tale studio suggerisce la presenza di un danno muscolare mediato dal nervo (2). TETRACLORVINPIOS (Gardona) Effetti mutageni: non risultano, dalla letteratura consultata, dati in proposito. Effetti teratogeni: è risultato debolmente teratogeno in un esperimento condotto su ratti (3). Effetti cancerogeni: non risultano, dalla letteratura consultata, dati in proposito. Indicatori di esposizione o di danno: Inibizione dell'acetilcolinesterasi e della pseudocolinesterasi plasmatica (v. generalità). Ricerca nelle urine del metabolita p-nitrofenolo (limite proposto è 100 ug/1). Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Parathion un Tlv-Twa di 0,10 mg/mc e uno Stel di 0,30 mg/mc. Il Mac adottato in Urss è ancora più basso, essendo limitato a 0,05 mg/roc. Per le disposizioni di legge, vedi generalità. Nome chimico: 2-cloro-l-(2, 4, 5-triclorofenil)-vinil-dimeti.lfosfato. CH30 P-O-C=CHC1. CH 0< Ÿ -cl O ei C1^ Note di terapia: (v. generalità). A nno di brevetto: 1966. Usi: è un insetticida utilizzato più negli ambienti domestici (Gardona), che in agricoltura, dove trova applicazione per la difesa del melo e del pero, nonché del mais. Tempo di sicurezza: 14 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per contatto ed ingestione con azione piuttosto rapida ma poco persistente, interferendo sulla trasmissione degli impulsi nervosi mediante inibizione per reazione con la colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: è sintetizzata dalla reazione tra trim.etilfosfato e 2, 4, 5-alfa-alfa-pentacloxoacetofenone. In questa reazione vengono prodotti l'isomero alfa ed il beta in rapporto di 1 : 9, ed il primo viene rimosso per cristallizzazione. Il punto di fusione dell'isomero alfa puro e dell'isomero beta puro sono, rispettivamente di 62 e di 98°C. Il Gardona tecnico è un solido cristallino bianco con punto di fusione di 97-98°C e contiene il 98% dell'isomero beta. 154 155 ESTERI ORGANOFOSFORICI : TETRAOLORVIRPHOS'(Gerdona),--- XII classe sospetto-cancerogeno La sua solubilità in acqua è di 11 ppm a 20°C; è solubile nella maggior parte dei solventi organici tranne che negli idrocarburi. Viene lentamente idrolizzato in ambiente acido e più rapidamente in ambiente alcalino. Viene formulato come polvere, secca o bagnabile, o in soluzione. Dati tassicologici: è una sostanza di III classe; la sua LD 50 orale acuta per il ratto è di. 4.000 mg/Kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore a 2500 mg/Kg. Tossicità per l' uomo: il T. viene assorbito attraverso la cute, la via digerente e l'apparato respiratorio. Il suo metabolismo è poco conosciuto. E' uno degli esteri fosforici a più bassa tossicità acuta, per cui l'intossicazione acuta (per il cui quadro si rimanda alle generalità) può realizzarsi solo in seguito a gravi contaminazioni. E' stato segnalato che la somministrazione ripetuta di tetraclorvinphos in ratti provoca l'anniento di attività di alcuni enzimi microsomiali del fegato, ed in conseguenza di ciò un'accelerazione del metabolismo della sostanza stessa ed una diminuita inibizione della colinesterasi; inoltre, negli animali trattati si osserva un aumento di peso del fegato. (1). In esperimenti su topi la somministrazione di tetraclorvinphos ha provocato l'insorgenza di tumori (2). Non risultano altre segnalazioni di tossicità ritardata in animali da esperimento o nell'uomo. Normativa e legislazione: non esiste un Tlv specifico per il Tetraclorvinphos. Per le altre disposizioni di legge, vedi generalità. Intossicazione acuta : tutti i sintomi legati all'inibizione delle oolinesteresi (vedi scheda). 156 157 BIBLIOGRAFIA GENERALE E SPECIFICA DELLE SCHEDE TOSSICOLOGICHE 1) M. MucineIli, Prontuario dei fitofarmaci, Ed. Agricole 1976. 2) Sisto A. M., Repertorio sistematico dei fitofarmaci, Società Italiana di Fitoiatria, 1977, Roma. 3) Caswell R. L. (ed.), Pesticide Handbook Entoma 1977-78. College Park, M.d., Entomological Society of A merica, 1977. 4) Enciclopedia dell'Ufficio Internazionale del Lavoro (Bit) di Ginevra, Gli insetticidi organofosiorici, di L.I. Medved, Ju. S. Kagan, Urss (orig. In francese). 5) E. Sartorelli, Trattato di Medicina del Lavoro, p. 613, Piccin ed. 6) R. Lauwerys, Manuale di tossicologia industriale e delle intossicazioni professionali, " p. 500, Casa Editrice ambrosiana. DIAZINONE: 1) M. ,Maroni, R. Giglioli, Il problema dei neurotossici « emergenti », 44° Congresso Soc. hai. Med. 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Tra gli erbidici sono compresi i seguenti principi attivi: acylate, asulam, barban, BEDC, benthiocarb, butylate, carbasulam, clorbufam, chlorpropharn CMPC, cycloate, diallate, dichlormate, drepamon, EPTC, ethiolate, karbutilate, montiate, pebulate, phernnedipham, propham, proximpham, sirmate, sulfallate, swep, terburarb, triallate, vernolate. I carbammati utilizzati come insetticidi possono invece a loro volta essere suddivisi nei seguenti gruppi: a) N-metil-carbammati: aldicarb, bendiocarb, butocarboxim, butoxycarb, carbaryl, carbofuran, decarbofuran, methomyl, mobam, thiocarboxime, tranid; b) fenil-N-metílcarbammati: allyxycarb, aminocarb, butacarb, bux I, bux II, carbanolate, chloroxylame, dioxacarb, dioxacarbmethil, ethiofencarb, fenethacarb, formparanate, fondaren, isoprocarb, meobal, metacrate, methiocarb, mexacarbate, promecarb, propoxur, terbam; c) N-N-dimetilcarbammati: dimetan, dimetilan, isolar, pirimicarb, pyramat, pyrolan; d) tiocarbammati: cartap. b) la tossicità acuta dei vari carbammati è legata essenzialmente all'inibizione reversibile della colinesterasi; c) numerosi carbammati sono potenziali precursori di composti N-nitrosaminici; in esperimenti (19) si è verificata per alcuni carbammati sia l'effettiva formazione di nitrosoderívati in ambiente acido che l'attività mutagena da essi posseduta; d) tra le sostanze non trattate in scheda, per gli erbicidi diallate . e triallate è stata evidenziata un 'azione mutagena (13, 14, 15) mentre lo stesso diallate (16) e il sulfallate (17) sono responsabili dell'insorgenza di tumori in animali da esperimento. Il diallate è inserito nella lista dello IARC fra le sostanze con indizi limitati di cancerogenicità. Si riportano le schede dei due carbammati di maggior impiego rispettivamente come insetticida ed erbicida, vale a dire: 1) Carbaryl; 2) Molinate. 160 161 CARBARYL CARBARYL: - classe tossicologica rI "c" Sospetto per : mutagenesi; teratogenesi. Nome chimico: 1-naftil-N-metilcarbammato. O--CO-NE-C1'1 3 Sintami respiratori per intossicazione acute: - tosse - senso di oppres sione toracici - cienosi - edema polmonar disturbi del ritmp cardiaco A nno di brevetto: 1956. Usi: è l'insetticida di maggior impiego in Italia, essendone stati distribuiti per il consumo nel 1979 Kg 3.596.157. Viene utilizzato per la difesa di alberi da frutto, olivi, agrumeti, cereali, ortaggi, in floricoltura etc. Può essere associato ad altri principi attivi. Tempo di sicurezza: 7 giorni. Meccanismo d'azione: agisce come insetticida per contatto e per ingestione, con un meccanismo di interferenza sulla trasmissione degli impulsi nervosi mediante inibizione antagonistica della colinesterasi. Caratteristiche fisico-chimiche: derivato dalla reazione tra I-naftolo, fosgene e metilammina, è un solido cristallino di colore bianco, con punto di fusione a 142°C, tensione di vapore minore di 0,005 mm Hg a 26°C. La sua solubilità in acqua a 30° è di 40 ppm. E' solubile nella maggior parte dei solventi organici polari. E' stabile alla luce, al calore e all'idrolisi nelle normali condizioni di immagazzinamento; 162 Gli altri sintomi dell'intoesioazione acuta sono cuell i determinati dell'inibizione della acetilcoliinesterasi (vedi). E' p ossibile le formazione all'interno dell'orgeniemo di nitrosocomposti con azione mutagena e oanoerogene. non è corrosivo. Viene formulato come polvere bagnatile, polvere secca, granuli o pasta. Dati tossicologici: il Carbaryl appartiene alla Il classe trasferibile di tipo « c », che comprende i principi attivi le cui formulazioni, in qualunque tipo fisico, sono trasferibili in 111 classe se íl contenuto del principio attivo va dal 25 al 50%. La LD 50 orale acuta per il ratto è di 500 mg/Kg. La LD 50 cutanea acuta per il, coniglio è di 2.000 mg/Kg. V ie di assorbimento, metabolismo ed escrezione: penetra nell'organismo sia per assorbimento attraverso la cute che per via digerente e respiratoria. Il suo assorbimento cutaneo è notevole: in un esperimento su volontari umani (1) la percentuale di assorbimento in seguito ad applicazione sulla cute dell'avambraccio risultava pari al 73,9%. Non sembra dare fenomeni di accumulo nell'organismo, in quanto esso viene metabolizzato abbastanza rapidamente; i metaboliti sono sostanze fenoliche coniugate che vengono escrete con le urine (2). Tossicità acuta per l'uomo: l'intossicazione acuta è dovuta, nei lavoratori esposti al Carbaryl, essenzialmente all'assorbimento cutaneo ed all'inalazione di alte dosi del principio attivo. Il Carbaryl agisce con un meccanismo di inibizione reversibile della colinesterasi, simile a quello in gioco per gli esteri fosforici, ma di durata più breve. I sintomi dell'intossicazione compaiono quando , si è verificata un'inibizione dell'attività colinesterasica eritrocitaria maggiore del 50% e sono quindi dovuti all'accumulo di acetilcolina del sistema nervoso centrale e periferico. Il quadro dell 'intossicazione acuta è di conseguenza variabile sia per gravità che per la sintomatologia, potendo essere coinvolti numerosi apparati e funzioni, quali: - apparato respiratorio, con costrizione dei piccoli bronchi, rantoli e sibili, senso di oppressione toracico, tosse, cianosi, edema polmonare; - apparato digerente, con nausea, vomito, crampi addominali, diarrea, tenesmo ed incontinenza fecale; - apparato cradio-circolatorio, con disturbi della pressione e del ritmo cardiaco; - vescica: stimolo frequente ad urinare fino all'incontinenza; 164 - occhi: miosi (restringimento della pupilla), difficoltà nella visione; - ghiandole: aumento di sudorazione, salivazione, lacrimazione, secrezione bronchiale; - muscolatura: astenia muscolare e facile stancabilità,' tremori, fascicolazioni, crampi; - sistema nervoso: tensione nervosa, ansietà, insonnia, cefalea, apatia, confusione, sonnolenza eccessiva, depressione, difficoltà di concentrazione, tremori, convulsioni, depressione dei centri cardio-respiratori, coma. La terapia dell'intossicazione acuta si basa sulla rimozione immediata del tossico tramite lavanda gastrica con bicarbonato di sodio se l'avvelenamento è avvenuto per ingestione, lavaggio della cute se c'è stata contaminazione, nonché sulla somministrazione di solfato di atropina e di ossigeno. I riattivatori della colinesterasi (Pani, etc.) non sono in linea di massima consigliabili (21). Tossicità ritardata: per quanto riguarda il Carbaryl, la maggior parte dei dati sperimentali depongono per l 'assenza di effetto mutageno, anche se si sono dimostrati recentemente danni del DNA di cellule umane in coltura trattate con questo principio attivo (20). Tuttavia, in presenza di nitriti, è probabile la formazione rapida, nello stomaco, di N-nitrosocarbaryl, un nitrosoderivato che risulta essere un mutageno estremamente potente, dotato anche di attività cancerogena (3, 4 ,5, 8). Glz esperimenti condotti per valutare la teratogenesi del Carbaryl danno risultati variabili. Effetti teratogeni sono stati rilevati in alcuni esperimenti su animali diversi (6, 7, 12). Non sono conosciuti eventuali effetti diretti cronici sull'organismo umano provocati da questa sostanza. Da esperimenti su animali trattati ripetutamente . con dosi di Carbaryl nella dieta risulta che: - la somministrazione di 150 mg/Kg al giorno su maiali provoca dopo 4 settimane la comparsa di sintomi muscolari e nervosi (fiacchezza, incoordinazione dei movimenti, tremori, paralisi e prostrazione) (9); - la somministrazione di 100 mg/kg al giorno su ratti provoca mortalità precoce, prolungamento della gravidanza, diminuzione del 165 numero dei nati vivi ed aumento del numero dei riassorbimenti fetali (10); - la somministrazione di 14 mg/kg al giorno su ratti provoca altri effetti sull'apparato riproduttivo, come estro prolungato, ridotta motilità degli spermatozoi, spermatogenesi alterata, alterazioni avariche (11). Indicatori di esposizione: esistono due mezzi possibili per valutare l'esposizione al Carbaryl, e sono la ricerca dello 1-naftolo nelle urine (che è uno dei prodotti del metabolismo del Carbaryl) (2), e la determinazione dell'attività della colinesterasi nel sangue (colinesterasi eritrocitaria piuttosto di quella sierica). Ambedue questi metodi presentano delle difficoltà di applicazione, il primo per la maggiore complessità di analisi, per cui è meno utilizzabile di routine, e il secondo per la rapida reversibilità dell'inibizione della colinesterasi, per cui il campione di sangue dovrebbe essere analizzato immediatamente dopo l'esposizione (2). il Tlv-Twa per il Carbaryl, fissato nella tabella ACGIH 1978, è di 5 mg/mc, mentre lo Stel è di 10 mg/mc. In Urss è previsto un Mac di 1 mg/mc. Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell'industria riconoscono (D.P.R. 9-6-75 n. 482) rispettivamente alle voci 9) e 21) le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati dell'acido carbonico e dell'acido tiocarbonico (in cui sono compresi anche i carbammati). Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. Normativa e legislazione: MOLINATE Nome chimico: S-etil-NN-esametilentiolcarbammato. CH CH 2 CH22 N-C0-S--CH 2 CH3 2 2 CH 2 Anno di brevetto: 1954. Usi: è l'erbicida di maggior impiego in Italia, essendone stati distribuiti al consumo nel 1979 ben 5.419.925 Kg, concentrati praticamente in due sole regioni, Piemonte e Lombardia. Il Molinate, infatti, è usato quasi esclusivamente nelle risaie. Tempo di sicurezza: 30 giorni. Meccanismo d'azione: inibizione della produzione dello strato ceroso cuticolare e interferenze sui processi di crescita a livello della divisione cellulare e nucleare; probabile interferenza nella fotosintesi. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla reazione di etil clorotiol-formato ed esametilenimina, è un liquido chiaro con odore aromatico e punto di ebollizione al 137°C a 10 mm Hg, tensione di vapore di 8,75 x 10 s mm Hg a 25°C. La sua solubilità in acqua a 21°C è di 900 ppm; è solubile in acetone, benzene, isopropanolo, metanolo, xilene. E' stabile all'idrolisi e non è corrosivo. Viene formulata in soluzione oppure come granuli o polvere bagnabile. Dati tossicologici: è una sostanza di III classe. La sua LD 50 166 1,67 orale acuta per il ratto è di 500-720 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore ai 2.000 mg/kg. Tossicità per l'uomo: Per quanto riguarda le modalità di assorbimento e gli effetti acuti, si rimanda a quanto già esposto nella scheda sua. Carbaryl. Non ci risultano studi atti ad evidenziare eventuali effetti nocivi ritardati del Molinate. Normativa e legislazione: non risulta un Tlv specifico per il Molinate. Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell'industria riconoscono (D.P.R. 9-6-75 n 482) rispettivamente alle voci 9 e 21 le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati degli acidi carbonico e tiocarbonico (in cui sono compresi anche i earbammatí). Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. 13) Carere A. S., Ortali V. A., Cardamone G., Mospurgo G., Chem. Biol. °Interactions 22, 297, 1978. 14) De Lorenza E., Staiano N., Silengo L., Cortese R., Canoe' . Res. 38, 13, 1978. 15) Sikha H.C., Florczyîe P., J.Agric. Food Chem. 26, 146, 1978. 16) Sandhu S. S., Waters M. 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In base alla loro struttura chimica, i ditiocarbammati possono essere così suddivisi: a) Metil- e dimetil-ditiocarbammati: dibatti, diram A, diram, ferbam, manata, metani, sankel, ziram. b) Mettlen-bis-ditiocarbammati: manoc, zinoc. c) Etiten-bis-ditiocarbammati: amobam, mancozeb, maneb, nabam, zineb, zireb. d) Propilen-bis- ditiocarbammati: propikel, propineb. e) Tiuramsol f uri: atram, azithiram, ETM, metiram, metilmetiram, tecoram, thiram, thiram-ethil. f) Tiolcarbammati: prothiocarb. I ditiorarbammati originano dall'acido ditiocarbammico (NHz•CSSH) per la sostituzione di atomi di idrogeno con radicali organici metilici etilici, propilici etc. I principi attivi per i quali è stata allestita la scheda tossicologica sono i seguenti: 1) Maneb e Zitìeb; 2) Mancozeb; 3) Ziram; 4) Metam-sodium; 5) Tbiram. 170 Nome chimico: Maneb = etilen-bis-ditiocarbammato di manganese; Zineb = et_ilen--bis-ditiocarbammato di. zinco. CH2 -NH-CS-S N ma ^H2S CH2 -NH-CS-S CH2-NH-CS-S A nno di brevetto: IVlaneb, 1950; Zineb, 1943. Usi: sono anticrittogamici di larghissimo impiego in Italia, essendone stati distribuiti nel 1979 per il Maneb Kg 309.974 e per lo Zineb ben 9.313.390 Kg. A queste cifre vanno aggiunte le formulazioni in cui i due prodotti vengono associati tra loro oppure (specialmente lo Zineb) a zolfo o composti rameici, e che ammontano complessivamente'ad oltre 20 milioni di Kg. Il loro spettro d 'azione è vastissimo, essendo impiegati per la difesa di alberi da frutto, ortaggi, tabacco, in viticoltura, floricoltura etc. Tempo di sicurezza: 10 giorni (28 per ortaggi). Meccanismo ,d'azione: agiscono attraverso un'inibizione di enzimi solfidrilici, reagendo specialmente con la cisteina. A contatto con il tessuto ospite il composto (sale) si degrada al relativo acido ditiocarbammico, che si scinde in etilendiammina e solfuro di carbonio (entrambi volatili) i quali penetrano nelle cellule fungine e, nell'interno, si ricongiungono a formare l'acido, che a sua volta si scinPer via della stretta somiglianza chimica dei due composti e delle affini implicazioni tossicologiche, questi principi attivi vengono trattati in un'unica scheda. 171 de in acido solfidrico (con azione fungitossica però non determinante) ed ETM (etilentiurammonosolfuro, che è iI vero agente tossico che reagisce con enzimi solfidrilici) in equilibrio con isotiocianato (anche esso in grado di esplicare effetto antimetabolita reagendo- con radicali solfidrici di enzimi). Dati tossicologici: entrambi i principi attivi sono compresi nella III classe non trasferibile, che comprende tutti i principi attivi con LD 50 orale superiore a 500 mg/Kg. Questa infatti, riferita al ratto, risulta essere per il Maneb di 6750 mg/Kg, e per lo Zineb di 5.200. zig/kg. Caratteristiche fisico-chimiche: Maneb prodotto dalla reazione di etilen-bis-dítiocarbammato con solfato o cloruro di magnesio. E' una sostanza solida, cristallina, di colore giallo. E' moderatamente solubile nella maggior parte dei solventi organici. Zineb: prodotto dalla precipitazione del Nabam (disodio etilen-1, 2-bis-ditiocarbammato) con sali solubili di zinco, è una polvere colorata che si decompone prima di fondere e che ha una trascurabile tensione di vapore a temperatura ambiente. La sua solubilità in acqua a temperatura ambiente è di circa 10 ppm. Queste due sostanze, stabili se immagazzinate in condizioni ottimali, si decompongono più o meno rapidamente se espdste al calore, all'umidità o alla luce o in presenza di condizioni di acidità. Il processo di degradazione di queste sostanze dovrebbe seguire questo schema (47): s V ie di assorbimento e metabolismo: Maneb e Zineb vengono assorbiti attraverso l'apparato digerènte, i polmoni e la cute. Si sa che entrambi possono essere idrolizzati dagli acidi in etilendíannmina (NH2-CH2-CH2-NH2 ) e Bisolfuro di carbonio. Questa reazione può avvenire nell'ambiente acido gastrico, e ciò spiega una parte della produzione del disolfuro di carbonio che viene riscontrato poi nell ' aria espirata da chi ha ingerito queste sostanze. Altro Bisolfuro di carbonio si forma dalla trasformazione di etilen-bis-tiuram-monosolfuro ad etilentiourea (ETU). Una parte delI'etilendiammina assorbita sarebbe ossidata a glicina e acido ossalico e, infine, a biossido di carbonio. Il resto dell'etilendiammina passata in circolo viene escreta nelle urine insieme a solfati inorganici, mentre I'etilen-bis-tiuram-monosolfuro viene escreto con le feci (22). o-H - Na -. C-sH + sn CH2 NH - C - SH s (acido etilen-bis-ditiocarbammico) 2 CH2 CH --NH- + CH2- NH - C H2S f = 5 + CS2 CH2- NH S (etilen-tiuram monosolfuro) (etilentiourea) (solfuro di carbonio) Tra i prodotti di degradazione si ha quindi la presenza di etilentiourea (cancerogena, vedi oltre) e di solfuro di carbonio, sostanza dotata di notevole tossicità, sia acuta che cronica., e che a temperatura ambiente si presenta come gas altamente infiammabile ed esplosivo. Maneb e Zineb vengono formulati come polveri secche o bagnabili. 172 Tossicità acuta: queste due sostanze possiedono una bassa tossicità acuta, e solo in seguito ad una notevole assunzione di esse da parte dell'organismo (specialmente per via digerente) si possono avere quadri anche gravi di intossicazione, con nausea, vomito , diarrea, apatia o eccitazione nervosa. Dati INAIL riferentisi agli anni 196466 denunciano per queste sostanze una media di 51 intossicazioni annue, di cui una mortale. (12.). L'intossicazione acuta richiede il . ricovero ospedaliero per la lavanda gastrica e le cure del caso. Più frequenti sono i problemi sollevati dalla notevole azione irritante di queste sostanze che, a contatto con cute e mucose, provocano dermatiti, congiuntiviti, rino-faringiti ecc. (1). In soggetti con particolari deficit congeniti ematologici (della glucosio- -6-fosfato deidrogenasi e della stabilità del glutatione ridotto) il contatto e l'assorbimento dello Zineb può provocare forme anche gravi di anemia emolitica acuta (40). Sono infine possibili manifestazioni allergiche acute, quali asma bronchiale, orticaria ed edema di Quincke (44). Tossicità ritardata: le ricerche sui possibili effetti ritardati di questi due pricipi attivi si sono centrate su: 173 1) Mutagenesi e cancerogenesi: va subito precisato che i dati in merito non portano a conclusioni univoche. Per schematizzare, si può dire che: a) in persone professionalmente esposte a Zineb è stato riscontrato un aumento delle alterazioni cromosomiche nei linfociti del sangue periferico (22, 33, 34). Alterazioni nelle cellule del midollo osseo sono state osservate in ratti a cui venivano somministrati nella dieta dosi di Zineb pari. a 1/15 e 1/200 della LD 50 orale acuta (35). In altri esperimenti è stata pure evidenziata un'attività mutagena di queste sostanze (30, 31). b) In esperimenti condotti dallo IARC (22) si è rilevato che la somministrazione di Zineb o Maneb provoca un'aumentata incidenza di tumori polmonari in alcuni ceppi di topi ma non in altri, e che dopo somministrazione sottocutanea di Zineb sono stati osservati reticolosarcomi in topi e sarcomi in ratti. Anche in altri esperimenti (38) è stata messa in evidenza la comparsa di tumori polmonari in ratti trattati con alte dosi di Zineb o di Maneb. ' c) L'atilentiourea (ETU), che può trovarsi come impurezza in piccole quantità nel principio attivo (4, 5) e che pare essere un prodotto intermedio del metabolismo degli acidi etilen-bis-ditiocarbammici e dei loro sali nell'organismo umano (6, 7, 8, 9), se somministrata per . lunghi periodi ad animali da - esperimento provoca la comparsa di tumori del fegato e della tiroide (3, 10, 16, 22). Lo IARC inserisce I'ETU tra le sostanze con indizi sufficienti di cancerogenicità (41). La cancerogenicità dell'ETU costituisce un rischio non - solo per professionalmente esposti, ma per l'intera collettività, a causa del i problema dei residui di pesticidi assunti con gli alimenti. Infatti il lavaggio di ortaggi contaminati con ditiocarbammati rimuove solo il 70% del fungicida residuo presente. La cottura degli stessi provoca -una conversione del 13-20% del fungicida residuo ad ETU, di cui una parte rimane fissata negli ortaggi ed assunta (42). Si tratta, chiaramente, di. dosi molto piccole, ma visto l'uso massiccio di questi principi attivi per vegetali vari che fanno parte dell 'alimentazione quotidiana di ognuno, è un problema di sanità pubblica che non può essere assolutamente sottovalutato. d) Il Maneb e lo Zineb possono inoltre essere potenziali precursori di composti N-nitrosaminici. In conclusione, per quanto riguarda il rischio cancerogeno, si può senz'altro dire che Maneb e Zineb devono essere considerati, in attesa di conferme ulteriori, estremamente sospetti. Lo IARC, comunque, per adesso non li haMserití tra le sostanze con indizi di cancerogenicità (41), mentre di avviso opposto è il NIOSH (43) che le classifica tra le sostanze, sospette cancerogene in quanto in grado di portare alla formazione di ETU (che peraltro, come già detto , anche Io IARC considera decisamente cancerogena). In definitiva, quello che probabilmente rimane da stabilire è se un'evidente attività mutagena e cancerogena dimostrata in numerosi esperimenti da queste sostanze debba essere attribuita direttamente ad esse oppure all'etilentiourea (sia come impurezza eventualmente presente che come probabile prodotto del metabolismo). 2) Teratogenesi: somministrati a ratte gravide ad alte dosi (circa i g/Kg di peso) sia il Maneb che lo Zineb provocano diverse malformazioni nei rattini (17,32). Inoltre diversi ditiocarbammati, introdotti prima dell'incubazione nella camera d'aria di uova di gallina in quantità di pochi. microgramnìi, risultano molto tossici per l'embrione (18). 3) A llergopatie: il contatto ripetuto di questi due principi attivi con l'organismo può sensibilizzare quest 'ultimo e rendere possibile l'insorgenza di fenomeni allergici (2), sia, . come abbiamo visto, in forma acuta, che, più frequentemente, sotto forma di dermatiti . da contatto (45, 46). 4) A ltri effetti: in lavoratori esposti professionalmente a Zineb sono stati segnalati deficit della funzione respiratoria (48). Inoltre lo Zineb, somministrato per lunghi periodi a ratti, provoca alterazioni in diversi organi (37). Indicatori di esposizione: per valutare l'esposizione professionale si può avere il test allo iodio-azide, che rivela nelle urine la presenza di sostanze solforate derivanti, come abbiamo visto, dal metabolismo dei ditiocarbammati. Questo test non- è specifico per l'esposizione ai ditiocarbammati. La sua applicazione principale ed originaria era rivolta a determinare l'esposizione al solfuro di carbonio. I metabolici solforati, da qualunque sostanza derivanti, presenti nelle urine decolorano più o ,meno rapidamente (a seconda dell'entità della loro presenza) una soluzione contenente iodio. Il - rapporto tra rapidità della decolorazione e valore dalla « clearance della creatinina » (una prova di 174 175 funzionalità renale) permette di determinare gli indici di esposizione (23, 24). Eventuali interferenze nei risultati possono dipendere (oltre che da una poco accorta esecuzione del test in una qualunque delle sue fasi, a partire dalla raccolta delle urine) da dieta ricca di alimenti contenenti composti solforati (cavoli, cipolle) o dall'assunzione di alcuni farmaci. Della possibilità di queste interferenze si deve tener conto nell'elaborazione statistica dei risultati (25). Altri tests indiretti di esposizione ai- ditiocarbammati sono tuttora in fase sperimentale. Prove su conigli hanno messo in rilievo, dopo esposizione acuta o subacuta a Zineb, Ziram e Thiram, abbassamenti della fosfatasi alcalina plasmatica e variazioni di altri enzimi quali la Leucino-amino-peptidasi (LAP), la gamma-glutamil transpeptidasi (gamma-GT), la creatin-fosfochinasi (CPK) (27,28). E' da stabilire quale sia il rapporto tra le variazioni di questi enzimi e l'eventuale instaurazione di un danno, reversibile o irreversibile, delle cellule del fegato. Essendo comunque questi esami alla portata di comuni laboratori d'analisi, la loro effettuazione è senz 'altro utile, almeno per il monitoraggio della funzionalità epatica. Normativa e legislazione: La tabella ACGIH 1978 non riporta un Tlv specifico per Maneb e Zineb_ In Urss il Mac per questi due principi attivi è fissato a 0,5 mg/mc, quindi molto basso. Alla luce della potenziale pericolosità di queste due sostanze, è auspicabile la sollecita definizione di un. Tlv adeguato. Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell'industria (D.P.R. 9 giugno 1975, n. 482) riconoscono, rispettivamente alle voci 9) e 21) le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati degli acidi carbonico e tiocarbonico . (in cui sono compresi anche i ditiocarbammati). Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. MANCOZEB Nome chimico: etilen-bis-ditiocarbammato doppio di zinco-manganese (oppure Maneb complessato con zinco). ICH2NH-CS-S ^2 -NH-CS-S x A nno di brevetto: 1961. Usi: è un anticrittogamico usato per la protezione dai funghi parassiti dei semi di grano, riso, mais, barbabietole da zucchero e delle sementi orticole, con i quali viene mescolato prima della concia. E' anche impiegato per la difesa di alberi di frutto, piante ornamentali, ortaggi, tabacco, pioppo, ecc. Il suo utilizzo in Italia è molto rilevante, essendone stati distribuiti nel 1979 ben 4537.608 Kg, a cui vanno aggiunti altri 7 milioni di Kg di formulazioni in cui il Mancózeb è associato a composti rameici. Tempo di sicurezza: 10 giorni (28 per ortaggi). Meccanismo d'azione: inibisce nei parassiti le funzioni degli enzimi contenenti íl radicale sulfidrilico .(SH). Caratteristiche fisica-chimiche: è una polvere giallo-grigiastra che si decompone prima di fondere; la temperatura di infiammabilità è di 280°F. E' praticamente insolubile in acqua e nella maggior parte dei solventi organici. E' decomposto ad alte temperature, dall'umidità e in presenza di condizioni di acidità, per cui, per garantirne la sta- 176 177 DIfIOCARBàffi1AII= ]Haneb --- elesse tosa. IÌI Zineb classe 'boss. 111 Mancozeb classe toso. III Sospetti perr mutagenesi cangeirogenesi teratsgeneei bilità, è necessario stoccare questa sostanza in luoghi freschi ma asciutti. Dalla sua degradazione, analoga a quella descritta per Maneb e Zineb, possono formarsi solfuro di carbonio (47), gas molto tossico nonché estremamente infiammabile ed esplosivo, ed etilentiourea, sostanza cancerogena (41). II Mancozeb viene formulato come polvere secca o polvere bagnabzle. Dati tossicologici: appartiene alla III classe non trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di circa 7.500 mg/Kg. Tossicità acuta: il Mancozeb è una sostanza a bassa tossicità acuta e solo in seguito ad una sua notevole assunzione da parte dell'organismo (specialmente attraverso la via digerente) si possono avere quadri anche gravi di intossicazione, con nausea, vomito, diarrea, apatia o eccitazione nervosa, ecc., che richiedono il ricovero ospedaliero. Più frequenti sono però i problemi sollevati dall'azione irritante del Mancozeb, che può estrinsecarsi con dermatiti, congiuntiviti, rimofaringiti, ecc. (1). Per intossicazione acuta (ad alte dosi): nausea, vomito, diarrea, apatia o eccitazione nervosa. Tossicità ritardata: le ricerche specifiche sul Mancozeb sono indubbiamente minori di quelle effettuate su Maneb e Zineb. La somiglianza della struttura chimica del Mancozeb con quella dei due principi attivi ora nominati, ed il probabile uguale metabolismo nell'uomo rendono legittimo estendere anche al Mancozeb i sospetti di mutagenicità e cancerogenicità rilevati per Maneb e Zineb e derivanti in primo luogo dalla presenza di etilentiourea come impurezza nel principio attivo e dalla formazione della stessa nel processo di degradazione degli etiienbis-ditiocarbammati nell'ambiente e negli organismi viventi. Il problema, come abbiamo già visto, assume notevole rilevanza, coinvolgendo non solo i professionalmente esposti, ma, a causa dello inquinamento degli alimenti, l'intera collettività. Si vuole anche ricordare che il Mancozeb può essere un potenziale precursore di composti i' nitrosatainici. Esistono invece prove dirette che depongono per una sospetta azione teratogena sostenuta dal Mancozeb e rilevvata, in esperimenti su ratti (49,50). Anche il Mancozeb, come molti ditiocarbammati, è responsabile dell'insorgenza di dermatiti da contatto di natura allergica (51). 179 178 Indicatori di esposizione: per una valutazione dell'esposizione si può utilizzare il test allo iodio aride nelle urine, con le specificazioni riportate nella scheda su Maneb e Zineb, dove vengono anche esaminate altre possibili analisi di laboratorio. Normativa e legislazione: la tabella AGGIH 1978 non' riporta per il Mancozeb un T1v specifico, che, alla luce della potenziale pericolosità di questa sostanza, andrebbe invece definito rapidamente. Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell'industria (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconosèono, rispettivamente alle voci 9) e 21) le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati degli acidi carbonico e tio-carbonico (in cui sono compresi anche i ditiocarbammati). Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. ZIRAM Nome chimico: dimetil-ditiocarbammato di zinco. A nno di brevetto: 1930. Usi: è un fungicida di largo impiego in Italia. Nel 1979, infatti, ne sono stati distribuiti al consumo ben 2.926.693 kg. Viene usato soprattutto per la difesa degli alberi da frutto, olivo, ortaggi e piante ornamentali. Tempo di sicurezza: 10 giorni -(28 per ortaggi). Meccanismo d'azione: interferenze sulla respirazione (mediante ostacolo all'assunzione di ossigeno); inibizione per cbesazione di enzimi a radicale metallico e per reazione con enzimi solfidrilici. A contatto con íl tessuto ospite, il composto (sale metallorganico) si degrada al relativo acido ditiocar?cammico, che si scinde in dimetilammina e solfuro di carbonio (ambedue volatili) i quali penetrano nella cellula fungina e, nell'interno, si ricongiungono a formare ione ditiocarbamzmico che, come tale o ossidato a thiram, - reagisce con radicali solfidrilici di enzimi o chela metalli indispensabili al metabolismo cellulare. 180 181 DITIOCARBAA ATI: Ziram classe tossicologica 111 Potente mutageno. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla precipitazione del dimeti.lditiocarbammato di sodio con sali solubili di zinco, è una polvere bianca priva di odore, con punto di fusione a 240°C e con una trascurabile tensione di vapore a temperatura ambiente. La sua solubilità in acqua a 25°C è di 65 ppm; è moderatamente solubile in etanolo, etere, acetone, alcali diluiti, cloroformio, solfuro di carbonio. Viene decomposto dagli acidi. Lo Ziram viene formulato come polvere secca o bagnabile, oppure in soluzione acquosa o, più raramente, in olii. Dati tossicologici: è una sostanza di III classe non trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 1.400 mg/kg. Tossicità acuta: lo Ziram è una sostanza a bassa tossicità acuta, che può essere assorbita attraverso la cute, l'apparato respiratorio e il sistema digerente. Il metabolismo dello Ziram è poco noto. Gravi intossicazioni sono susseguenti soprattutto a ingestioni del principio attivo e sono caratterizzate da nausea, vomito, diarrea, sintomatologia nervosa. E' necessario il ricovero ospedaliero, anche perché le complicanze epatiche che possono subentrare possono essere, seppur raramente, mortali (53). Notevole è l'azione irritante di questa sostanza su cute e mucose, che si manifesta con dermatiti, congiuntiviti, riniti con secrezioni siero=emorragiche, faringiti, ecc. Tossicità ritardata: a) Mutagenesi e cancerogenesi: recenti ricerche su sistemi batte- Per intossicazione acuta (ad alte dosi per ingestione): nausea, vomito, diarrea, sintomi neurologici. , 182 . rici hanno evidenziato per lo Ziram una notevole attività mutagena (19). Questo dato è confortato anche dal riscontro di un aumento delle aberrazioni cromosomiche e cromatidzche in linfociti periferici del sangue di lavoratori esposti, nonché dal verificarsi dello stesso fenomeno in colture di linfociti con Zíram, con effetto, in quest'ultimo caso, di dose-dipendenza (22). E' segnalata anche una notevole incidenza (40% dei trattati) di tumori polmonari in ratti nella cui dieta sono somministrati 6 mg/kg/ die di Ziram (36). In altri esperimenti si è rilevato che la somministrazione orale di Ziram aumenta l'incidenza di tumori epatici e sottocutanei in ratti, cosa che avviene con minore intensità se lo Ziram viene somministrato sotto cute 1(22). I dati a disposizione sono comunque ancora troppo scarsi per valutazioni definitive. Lo IARC non inserisce lo Ziram tra le sostanze con indizi di cancerogenicità. 183 Va infine ricordato che lo Ziram reagendo in ambiente acido, come lo stomaco, con nitriti può portare alla formazione di N-nitrosodimetilamina, un composto nitrosaminico che si è rilevato cancerogeno in ben 7 specie animali (22). b) altri effetti a distanza: il contatto ripetuto dello Ziram con l'organismo può sensibilizzare quest 'ultimo, rendendo possibile l'insorgenza di fenomeni allergici, soprattutto dermatiti da contatto. In esperimenti su topi (21) è stata evidenziata una notevole riduzione della fertilità femminile dopo esposizione prolungata allo Ziram. Indicatori di esposizione: per una valutazione dell'esposizione si può utilizzare il test allo iodio azide nelle urine, con le specificazioni riportate nella scheda su Maneb e Zineb, dove vengono esaminate anche altre possibili analisi di laboratorio. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 non riporta per lo Ziram un Tlv specifico, che, alla luce della potenziale pericolosità di questa sostanza, andrebbe invece definito rapidamente. Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell' industria (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconoscono, rispettivamente alle voci 9) e 21) le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati degli acidi carbonico e tiocarbonico (in cui sono compresi anche i ditiocarbammati). Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. METAM-SODIUM Nome chimico: N-metil-ditiocarbammato di sodio. s 11 CH 3-11IH-C-S-Na A nno di brevetto: 1955. Usi: è un fumigante del terreno di larghissimo impiego. Nel 1979 infatti ne sono stati distribuiti al consumo in Italia ben kg 4.653.369. Viene impiegato per il trattamento di semenzai, letti caldi, serre, fungaie, terricciati e per applicazioni in pieno campo. Agisce - praticamente contro la generalità delle forme parassite presenti nel terreno (funghi, semi e tuberi di erbe infestanti, insetti terricoli, nematodi ecc.). E' ovviamente molto fitotossico, per cui il terreno trattato non può essere seminato prima di alcune settimane. ,Meccanismo d'azione: inibizione per ceelazione di enzimi a radicale metallico e per reazione con enzimi solfidrilicr; interferenze sulla respirazione mediante ostacolo all'assunzione di ossigeno. La sua attività è dovuta 'alla deconiposizione a metil-isotiocianato, che si realizza in terreni abbastanza umidi, con temperatura tra 14 e 32°C. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla reazione di metilamina e solfuro di carbonio in presenza di idrossido di sodio. Il sale sodico è un solido cristallino bianco con odore pungente. La sua solubilità in acqua è di 72,2 g/100 ml a 20°C; è moderatamente solubile in etanolo ma praticamente insolubile nella maggioranza dei solventi organici. E' stabile in soluzioni acquose concentrate ma instabile 184 185 nelle diluizioni, la decomposizione essendo promossa da acidi e sali di metalli pesanti. E' corrosivo per ottone, zinco, rame. Formulato in soluzioni. DITICCABB 2 ATI; 5 etam-Sodium clam ore tossioologica SII Dati tossicologici: è un prodotto di III classe. La sua LD .50 orale acuta per il ratto è di 820 mg/kg e praticamente uguale è la LD .50 cutanea acuta per il coniglio. Tossicità per l'uomo: a differenza di_ altri ditiocarbammati il Metam-sodium non è stato molto studiato e le informazioni sulla sua tossicità, sia acuta che cronica, sono desumibili dalle poche segnalazioni di intossicazioni acute in letteratura e dalla somiglianza con altri princìpi attivi. In primo luogo deve essere comunque segnalata la notevole azione irritante sostenuta da questa sostanza, che può provocare der- dermatiti da contatto Per intossicazione acuta (ad alte dosi per ingestione; dispnea, cianosi, febbre, ipotensione, vomito, reazioni allergiche, danni renali. matiti, congiuntiviti, tino-faringiti, bronchiti ecc., g1Talora venga a contatto con cute o mucose. La tossicità acuta del Metam-sodium non è elevata, ma ciò non significa che -non siano possibili gravi intossicazioni, susseguenti soprattutto ad ingestione, e che possono essere caratterizzate da dispnea, cianosi, febbre, ipotensione, vomito, reazioni allergiche e segni di in sufficienza 'renale (54). Molto più tossico è il prodotto di degradazione del Metani-sodium, vale a dire il metil-isotiocianato (LD 50 orale acuta per il ratto -= 97 mg/kg), che, assorbito per ingestione, contatto cutaneo e, soprattutto, inalazione (è un gas) può provocare serie intossicazioni. Il metilisotiocianato potrebbe formarsi in condizioni di produzione, formulazione o immagazzinamento riproducenti quelle che nel terreno ne causano l'origine a partire dal Metani-sodium. Per quel che riguarda possibili effetti ritardati, non ci risultano segnalazioni specifiche per questo principio attivo che, come 'tutti gli altri ditiocarbammati, dovrebbe essere dotata di forte azione sensibilizzante, tale da scatenare reazioni allergiche generali o a carico della cute o di singoli apparati. Infitte, la somiglianza di struttura con lo Ziram dovrebbe far . estendere ance al Metani-sodium i sospetti di mutagenicità e cancerogenicità esistenti per il primo, nonché la possibilità di trovarsi di fronte ad un altro potenziale precursore di N-nitroso-dimetilamina, una sostanza a sicura azione cancerogena (22). 186 187 Indicatori di esposizione: per una valutazione dell'esposizione si può utilizzare il test allo iodio azide nelle urine, con le specificazioni riportate nella scheda su Maneb e Zineb, dove vengono esaminate anche altre possibili analisi di laboratorio. THIRAM Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 non riporta per Metam-sodium un Tlv specifico. Le nuove tabelle delle malattie il professionali dell'agricoltura e dell'industria (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconoscono, rispettivamente alle voci 9) e 21) le malattie causate dalle lavorazioni. che espongono all'azione dei derivati dell'acido carbonico e tiocarbonico (in cui sono compresi anche i -ditiocarbammati). Periodo massimo d'indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. Nome chimico: tetrametil-tiuram-disolfuro N c-S-S-C i$ i! S A nno di brevetto: 1931. Usi: è un anticrittogamico impiegato per la difesa di alberi da frutto, vite, fragole, ortaggi, fiori e piante ornamentali. Nel 1.979 ne sono stati distribuiti al consumo Kg. 577.830. Tem po di sicurezza: 10 giorni (28 per ortaggi). Meccanismo d'azione: inibizione per chelazione di enzimi a radicale metallico; inibizione per reazione con enzimi sulfidrilici; interferenze sulla respirazione' cellulare (mediante ostacolo all'assunzione di ossigeno). Caratteristiche fisico-chimiche: l'interazione del disolfuro di carbonio con la dimetilamina in presenza di idrossido di sodio porta alla formazione di dimetilditiocarbammato di sodio, che viene poi ossidato dal perossido d'idrogeno formando Thiram. Questo si presenta sotto forma di cristalli colorati che hanno punto di fusione tra 155 e 156°C, di trascurabile tensione di vapore a temperatura ambiente. La solubilità del Thiram in acqua a temperatura ambiente è di circa 30 ppm; è debolmente solubile in etanolo ed etere; solubile in acetone e cloroformio. E' formulato come polvere bagnabile o, raramente, in soluzione. 188 189 DITIOCARBPi ATI: Thiram -- classe tossicologica il "e" Potente mutageno Teratogeno Dati tossicologici: è una sostanza della classe II c, che comprende i princìpi attivi con LD 50 orale acuta compresa tra 200 e 500 mg/kg, le cui formulazioni sono trasferibili in III classe se il contenuto di principio attivo è compreso tra il 25 e il 50% della formulazione nel suo insieme. La LD 50 acuta orale del Thiram per il ratto è di 375 mg/kg. V ie di assorbimento e metabolismo: il Thiram viene assorbito attraverso gli apparati respiratorio e digerente e la cute. La molecola del Thiram ha notevoli somiglianze con quella del disulfiram (bis-dietil-carbanil-disolfuro), noto come Antabuse, che è un farmaco usato a volte nella terapia dell'alcolismo. Questo farmaco blocca alcuni enzimi solfidrilici del fegato deputati al metabolismo dell'alcool. Dì conseguenza, se la somministrazione di Antabuse si accompagna a quella di alcool, il metabolismo di quest'ultimo si arresta e nell'organismo si accumula l'acetaldeide, la quale provoca un grave stato di malore generale (caduta della pressione sanguigna per vasodilatazione generalizzata, sudorazione, dispnea, cefalea, dolore toracico, nausea, vomito e, nei casi più gravi, convulsioni e collasso circolatorio) che dovrebbe far nascere nell'alcolista un senso di ripugnanza nei confronti dell'alcool. Questa terapia, senz'altro discutibile (non foss'altro che per i rischi, anche mortali, che comporta l'assen7ione di alcool in corso di essa), pare possa anche aggravare le condizioni dell'organo su .cui agisce (il fegato), spesso già lesionato elall'alcool. Esperimenti su animali indicano che il Thiram è, in questo senso, più tossico per il fegato rispetto all'Antabuse (1), che è metabolizzato in modo analogo, e che la sua pericolosità (come rischi derivanti da un'intossicazione acuta) è maggiore per chi fa uso eccessivo di bevande alcoliche. Per intossicazione acuta: nausea, vomito, diarrea, sintomi di tipo asmatico, sintomi neurologici (irrequietezza, prostrazione, irritazione, paralisi). Tossicità acuta: il pericolo di intossicazione acuta per ingestione, inalazione, contatto con la cute è molto più grande con Thiram 'che con altri ditiocarbammati, che hanno in genere una LD 50 orale acuta molto più elevata. L'intossicazione si manifesta con nausea, vomito, diarrea, abbondante secrezione liquida dal naso, improvviso restringimento dei piccoli bronchi con sintomatologia di tipo asmatico, irrequietezza, prostrazione- oppure irritazione nervosa, seguite poi da estrema spossatezza e paralisi. ,E' necessario il ricovero. Sono anche possibili manifestazioni tossiche simili a quelle riscontrate in soggetti sottoposti a terapia con Antabuse (55). Caratteristica è una forte congestione 191 190 del viso, qualora ('intossicato abbia in precedenza ingerito dell'alcool. Ha inoltre una notevole azione irritante su cute e mucose, potendo provocare dermatiti, congiuntiviti con abbondante lacrimazione, rivo-faringiti con bruciori alla gola e secrezione siero-emorragica nasale, ecc. Tossicità ritardata: recenti esperimenti su sistemi batterici hanno evidenziato per il Thiram una notevole azione mutagena (19, 20, 39) che necessita però di ulteriori ricerche per una valutazione definitiva di un eventuale rischio cancerogeno. Lo IARC inserisce íl Thiram tra le sostanze senza sospetti di cancerogenicità (41). Va ricordato che il Thiram in ambiente acido (ad es. lo stomaco) può reagire con i nitriti e formare N-nitroso-dimetilamina, un composto appartenente al gruppo delle N-nitrosamine, che si è rivelata cancerogena in ben 7 specie animali (22). Studi condotti su hamsters (piccoli animali di laboratorio) hanno messo in luce un'attività teratogena del Thiram, che si estrinseca nei feti e nei neonati di questi animali con malformazioni craniali e di altri organi (11). Il contatto ripetuto dell'organismo col Thiram può portare alla sensibilizzazione dell'individuo esposto e quindi rendere possibile l'insorgenza di fenomeni allergici, soprattutto dermatiti da contatto (2). Lo IARC, in una monografia sui rischi cancerogeni da pesticidi, riporta i risultati di uno studio epidemiologico riguardante un gruppo di 223 operai (42 uomini e 181 donne) addetti alla produzione di Thiram per più di tre anni (22). Questi lavoratori sono stati controllati per diversi anni e sono state registrate diverse manifestazioni cliniche e patologiche, come irritazioni oculari, tosse, dolore toracico, tachicardia, epistassi, lesioni cutanee, alterazioni cardiache, alterazioni cliniche e subcliniche della funzionalità epatica, astenia, tutte presentatesi con frequenza superiore rispetto ad un gruppo di controllo di 193 persone non esposte a Thiram. Anche ingrossamenti della tiroide erano più comuni nel gruppo degli esposti: in 105 lavoratori esaminati furono osservati un caso di alleno-carcinoma (tumore maligno) della tiroide, e altri 7 casi di anormalità della stessa ghiandola. Indicatori di esposizione: per una valutazione dell'esposizione si può utilizzare il test allo iodio azide nelle urine, con le specificazioni riportate nella scheda su Maneb e Zineb, dove vengono esaminate altre possibili analisi di laboratorio. 192 Normativa e legislazione: La tabella ACGIH 1978 riporta per il Thiram un Tlv-Twa di 5 mg/mc e uno Stel di 10 mg/mc. In Urss il Mac previsto per questa sostanza è di 0,5 mg/mc (29). Le nuove tabelle delle malattie professionali dell'agricoltura e dell'industria (D.P.R. 9 giugno 1975, n. 482) riconoscono, rispettivamente alle voci 9) e 21) le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati degli acidi carbonico e tiocarbonico (in cui sono compresi anche i ditiocarbammati). 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Proprio questa caratteristica, insieme 'ai dati sulla tossicità che sono stati raccolti nel corso di molti annni ed ai sospetti, ad esempio sulla cancerogenicità, che si sono addensati su molti di questi insetticidi, ha portato ad una ridiscussione del loro uso, ed in alcuni casi 196 a severe restrizioni e a divieti di impiego. Ricordiamo che si tratta degli insetticidi più anziani, in quanto a brevetto, e più largamente usati in tutto il mondo negli anni passati, essendo stati introdotti a partire dagli anni '40. In Italia le norme restrittive sull'uso degli organoclorurati sono state introdotte a partire dal 1970, ed hanno interessato nell'ordine i clorociclodienici (ora vietati sia nell'impiego agricolo che domestico e civile), il DDT (vietato nell'impiego agricolo), 1'Esaclorocicloesano (vietato nell'impiego agricolo e civile) ed il Lindano (vietato nell'impiego civile, limitato in quello agricolo). Questa normativa, volta alla salvaguardia dell'ambiente e della salute della popolazione da sostanze persistenti e quindi altamente inquinanti, ha portato ovviamente ad una drastica riduzione nella produzione e nel consumo di questi insetticidi e ad una modificazione nel consumo al loro interno: se fino al '70 prevalevano sugli altri i clorociclodienici e 1'Esaclorocicloesano, oggi sono ancora attuali ed utilizzati 1'Endosulfan e il Lindano ,(vedi tabella 4), ai quali pertanto si riferiscono le schede tossicologiche. Nell ' organismo umano gli organoclorurati vanno incontro a trasformazioni metaboliche, e tendono ad accumularsi nei tessuti grassi e negli organi ricchi di grassi, come fegato, reni, midollo osseo e sistema nervoso centrale. Vengono eliminati con le urine, ed in parte con le feci, come tali o come prodotti del metabolismo. Per quanto riguarda la tossicità acuta, la loro azione prevalente si ha a carico del sistema nervoso centrale, una delle sedi principali di accumulo, e si manifesta con ipersensibilità agli stimoli, vertigini, disturbi dell'equilibrio, tremori e convulsioni. Ma quelli che interessano maggiormente la popolazione ed i lavoratori professionalmente esposti sono i problemi legati alla tossicità cronica, con i possibili effetti dannosi che si manifestano a distanza di tempo in seguito ad una esposizione prolungata a piccole dosi. E' noto da tempo che l'esposizione ad alcuni. di questi insetticidi provoca modificazioni dell'attività enzimatica dei microsomi epatici: si ha aumento di attività enzimatica (induzione enzimatica) che accelera il metabolismo di alcuni composti sia prodotti all'interno dell'organismo che introdotti dall'esterno; questo potrebbe essere importante come causa di alterazioni del metabolismo degli ormoni corticosurrenali e tiroidei, e qùindi di effetti sulla riproduzione e sulle altre funzioni legate a questi ormoni (1). 197 Sugli animali da esperimento molti organoclorurati, somministrati a piccole dosi per lunghi periodi di tempo, provocano danni del fegato, del midollo osseo e degli organi della riproduzione. Per quanto riguarda la tossicità cronica per l 'uomo, è un argomento tuttora molto discusso; esistono comunque segnalazioni di alcune alteraziom- riscontrate in gruppi di lavoratori esposti, in particolare modifiche di tests di laboratorio (come le prove di funzionalità epatica) (2). Infine, esistono oramai numerosi dati sulla cancerogenicità degli organoclorurati per l'animale da esperimento: alcuni sono sicuramente cancerogeni, come Dieldrina, Esaclorocicloesano e Linciano (3, 4), su altri, tra i quali Io stesso DDT, è ancora aperta la discussione e gravano sospetti. Alcuni casi di insorgenza di tumori nell'uomo sono stati messi inh- rapporto con l'esposizione a Clordano ed Eptacloro, ma questi casi non consentono una valutazione della cancerogenicità per l'uomo (4). LINDANO Nome chimico: isomero gamma dell'esaclorocicloesano. CHC1 C1HC^ C1HC ` CHC1 ^CHCl CHC1 A nno di brevetto: 1940. Usi: è un insetticida il cui impiego in agricoltura è limitato per legge (vedi oltre) alla geodisinfestazione della bietola da zucchero, per lA disinfestazione di cereali immagazzinati e per la concia delle sementi. In formulazioni fumiganti viene impiegato nelle serre. E' anche ampiamente utilizzato negli insetticidi ad uso domestico. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo kg 2.064.983. Meccanismo d 'azione: agisce per contatto, ingestione ed asfissia interferendo sul sistema nervoso degli insetti mediante inibizione antagonistica del mesoinositolo. Caratteristiche fisico-chimiche: è un solido cristallino incolore; la sua tensione di vapore è di 9,4x9-t mm Hg a 20°C, la sua solubilità in acqua è di 10 ppm a temperatura ambiente. E' solubile in alcool, benzene ed omologhi, cherosene. E' stabile all'aria e alla luce. Il prodotto tecnico deve avere un grado-di purezza di almeno il 99%. Viene formulato come polvere secca, granuli, strisce fumiganti. 198 199 Dati tossicologici: è un prodotto di classe II b; la sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 90-125 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta, sempre per il ratto, è di 900 mg/kg. LINDANp classe tosssceiogica II trasf. Muta ceno; Cancerogeno. mal di testa disturbi neurologici - irritabilità - ventini - convulsioni V ie di assorbimento e metabolismo: come la maggior parte degli insetticidi organoclorurati, il Lindano è facilmente assorbito sia per via respiratoria che per via digerente e cutanea. La via cutanea è importante soprattutto se il Lindano è dissolto in olii o in solventi organici, meno importante se è in forma secca. Rispetto agli altri composti del gruppo il Lindano mostra minore capacità di accumulo nell'organismo, sia negli animali da esperimento che nell'uomo. Effetti dcuti dell 'esposizione sull'uomo: il Lindano ha un'azione tossica prevalente sul sistema nervoso, ed i sintomi dell'intossicazione acuta sono rappresentati principalmente da irritabilità, ipersensibilità agli stimoli, vertigini, tremori e convulsioni. Anemta Note di terapia: non esiste una terapia specifica; quando l'intossicazione avviene per assorbimento cutaneo è importante il lavaggio accurato della cute per rimuovere il residuo dell'insetticida, mentre in caso di intossicazione per ingestione va effettuata la lavanda gastrica; se vi è uno stato di agitazione psico-motoria è il caso di somministrare sedativi, e barbiturici in presenza di convulsioni. Effetti mutageni: il Lindano, in alcuni studi recenti, è risultato possedere azione mutagena (4). Effetti teratogeni: dati in proposito. non risultano, nella letteratura consultata, Effetti cancerogeni: il Lindano è cancerogeno per l 'animale da esperimento, così come il BHC tecnico, ossia la miscela degli isomeri dell'esaclorocicloesano ad azione insetticida (isomeri alfa, beta e gamma) (4). A ltri effetti a distanza di tempo: l'esistenza di danni per la salute dovuti ad una esposizione prolungata agli insetticidi , organoclorurati, ed al Lindano in particolare, è tuttora discussa; esistono segnalazioni di indagini condotte su lavoratori esposti, in cui si segnalano alterazioni della funzionalità epatica, e disturbi neurologici (mal di testa, vertigini). 201 200 ENDOSULFAN Sono descritte molto frequentemente dermatosi da contatto, ed inoltre il Lindano è sospettato come causa di anemia aplastica ed altri disturbi ematologici. Normativa e legislazione: la tabella AGGIH 1978 fissa per il Lindano un Tlv-Twa di 0,5 mg/mc e uno Stel di 1,5 mg/mc. Il Mac stabilito in Urss è molto più basso, essendo ridotto a soli 0,05 mg/mc. Le malattie provocate dai derivati clorurati degli idrocarburi (gruppo a cui appartengono gli insetticidi clororganici) sono riconosciute come malattie professionali, con un periodo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro di tre anni (D.P.R. 9 giugno 1975, n. 482, voce 6 per l'agricoltura e voce 35 per l 'industria). Il D.M. del 12 luglio 1975, pubblicato sulla G.U. del 7 agosto 1975, n. 210 ha ristretto l 'impiego del Lindano come precedentemente specificato. Nome chimico: esaclorocicloepten-5,6-bis (ossimetilen)-solfito. col CH 2 O so - cH 2 oV Clc' i ^' CH Glii col A nno di brevetto: 1956. Usi: agisce contro insetti ed acari e viene utilizzato per la difesa di ortaggi, fragole, alberi da frutto, bietole. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia kg 572.047. Tempo di sicurezza: 25 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per contatto ed ingestione sul sistema nervoso degli insetti mediante inibizione antagonistica del mesoinositolo. Caratteristiche fisico-chimiche: il prodotto tecnico è un solido cristallino di colore marrone, con punto di fusione da 70 a 100°C, tensione di vapore 1 x 10 5mm Hg a 25°C, con odore di diossido di zolfo. E' praticamente insolubile in acqua, moderatamente solubile nella maggior parte dei solventi organici; è una miscela di due stereoisomeri. E' stabile alla luce ma subisce una lenta idrolisi in alcool e idrossido di zolfo. E' formulato soprattutto in soluzioni o come polvere bagnabile. 202 203 Dati tossicologici: è un prodotto di I classe trasferibile; la sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 80-110 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 359 mg/kg. E5TC lLFAH lasse tosaicologica I -brasi. V ie di assorbimento: I'Endo.suIfan penetra nell'organismo umano per passaggio attraverso la cute, per via respiratoria e digerente. Tossicità acuta: i sintomi dell'intossicazione acuta sono del tutto simili a quelli descritti per il Lindano, a cui si rimanda anche per le note di terapia. Effetti mutageni e teratogeni: i dati sperimentali finora disponibili non consentono una valutazione di tali effetti. Effetti cancerogeni: in alcuni esperimenti su animali è stata messa in evidenza la comparsa di tumori (5); tuttavia i dati disponibili non sono sufficienti per valutare l'attività cancerogena dell'Endosulfan. Normativa relativa all'ambiente di lavoro: il Tlv-Twa per l 'Endosulfan è di 0,1 mg/mc. Per quanto riguarda il riconoscimento di malattia professionale vale il discorso fatto per il Lindano. BIBLIOGRAFIA 1) Epidemiological Toxicology of Pesticide Exposure:Report of an International W orkshop, Arch. Environ. Health, 25, 1972. 2) Mazzella Di Bosco H., Patologia in materia di intossicazioni da antiparassitari: contributo casisttco. A tti della tavola rotonda nazionale « La prevenzione dei rischi nell 'impiego di antiparassitari », Conf. Naz. Cola. Diretti-Ente Patrocinio Assistenza Cola. Agr., Roma 1977. 3) Iarc, Monografie s a -valutazione dei rischi cancerogeni da sostanze chimiche per l'uomo (orig. in ingl.), vol. 5, 1974. 4) Tare, come sopra, vol. 20, 1979. 5) A nalisi dell'Endosulfan per la possibile cancerogenicità, Dhew (Nih) pubii cation n. 78-1312. Bethesda, Md, Us Dept. of Health, Education and Welfare, Public Health Service, Nei, Division of Cancer Cause and Prevention, 1978.' 204 205 Cloroderivati dell'acido fenossiacetico Appartengono a questo gruppo di sostanze: 1) 2,4-D; 7) Fenoprop; 2) 2,4,5-T; 8) Mecoprop; 3) MCPA; 9) MCPB; 4) 2,4-DB; 10) Disul-Na; 5) 2,4-DEN; 1) MPP. 6) Diclorprop; Sono state compilate le schede tossicologiche relative ai primi tre princìpi attivi. I dati Istat sulla distribuzione per il consumo di pesticidi nel 1979 aggregano in un'unica voce tutti i cloroderivati dell'acido fenossiacetico, per un totale di kg 377.903. Questo dato è probabilmente inferiore al consumo reale di questi erbicidi, che molto spesso vengono impiegati in miscele con altri erbicidi. E' da rimarcare, al proposito, che gli stessi dati Istat riportano un totale di « miscele di erbicidi » superiore a kg 1.700.000. 206 2,4-D Nome chimico: acido 2,4-diclorofenossiacetico C1 A nno di brevetto: 1942. Usi: è un erbicida impiegato sul grano, sul riso e, in miscele, per altri impieghi (cereali, diserbo totale ecc.). Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: agisce per interferenza sulla crescita e lo sviluppo cellulare (sostituendosi ai normali fattori di crescita), sul differenziamento cellulare e sulla sintesi delle proteine. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla reazione del 2,4diclorofenolo con il sodio monocloroacetato, è una polvere bianca con blando odore fenolico, con punto di fusione a 140°C e tensione dí vapore 0,4 mmHg a 160°C; la sua solubilità in acqua è di 620 ppm a 25°C; è solubile in soluzioni alcaline ed alcooli, insolubile in olii di petrolio. Non è igroscopico, né corrosivo. La solubilità del suo sale sodico in acqua a temperatura ambiente è del 4,5%, maggiore di quella dei suoi numerosi sali amminici. Il grado di purezza del 2,4-D tecnico è del 98-99%. E' formulato in soluzioni o come polvere solubile. 207 Dati tossicologici: il 2,4-D appartiene alla II classe « c ». La sua LD 50 orale acuta per il ratto varia, a seconda del sale usato, da 350 a 700 mg/kg. La LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 1500 mg/kg. V ie di assorbimento e metabolismo: viene assorbito attraverso il sistema digerente, per via respiratoria e attraverso la cute. Non ha tendenza ad accumularsi nei tessuti, e viene escreto in gran parte inalterato attraverso le urine; l'escrezione si verifica rapidamente, nel giro di alcune ore. Effetti acuti dell 'esposizione sull'uomo: si può avere una intossicazione acuta soprattutto per ingestione e quindi per assorbimento intestinale della sostanza, che però risulta nociva anche per inalazione 'ed assorbimento cutaneo. L'azione irritante e lesiva per la cute e le mucose può facilitarne l'assorbimento. I sintomi dell'intossicazione sono rappresentati da: riduzione della forza muscolare, con difficoltà alla deambulazione; disturbi del ritmo cardiaco fino alla fibrillazione atriale e ventricolare, quest'ultima possibile causa di morte; riduzione della pressione arteriosa; mal di testa, vertigini, convulsioni, fino al corna nei casi più gravi. A ltri effetti a. distanza di tempo: In una indagine condotta su lavoratori esposti a 2,4-D sono state rilevate alterazioni di alcuni indici di funzionalità renale e epatica (diminuzione dell'escrezione urinaria dell'acido ippurico, del rapporto albumine-globuline, dell'attività protombinica, della glicemia, ed alterazioni della curva glicemica e della bilirubinemia) (5). Queste alterazioni erano più pronunciate nei lavoratori esposti da più tempo all'erbicida. Sono descritti anche casi di neuropatia periferica in lavoratori esposti cronicamente a 2,4-,D (6). E' inoltre possibile la comparsa di dermatiti da contatto e di altre lesioni cutanee (7). Normativa relativa all'ambiente di lavoro: il Tlv-Twa per il 2,4-D ed i composti analoghi è di 10 mg/mc, con uno Stel di 20 mg/ me. Le malattie causate dai cloroderivati degli acidi fenossiacetici sono riconosciute come malattie professionali in agricoltura. - Indicatori di esposizione: è possibile dosare il 2,4-D escreto con le urine. Note di terapia: il ricovero in ospedale deve essere immediato, per poter effettuare la lavanda gastrica e la somministrazione di ossigeno. Vanno somministrati sedativi, diuretici, solfato di chinidina. Effetti mutageni: il 2,4-D è risultato possedere azione mutagena in alcuni recenti studi (1,2,3). Effetti cancerogeni: i dati sperimentali finora disponibili non consentono una valutazione dell'effetto cancerogeno del 2,4-D (4). Effetti teratogeni: sulla possibile azione teratogena del 2,4-D si discute da molto tempo, e si ritrovano in letteratura risultati ed opinioni discordanti (2). Attualmente si tende comunque a non considerare teratogeno il 2,4-D in sé (2), e ad attribuire potere teratogeno al 2,4,5-T (usato molto negli anni passati in miscela con il 2,4-D) ed all'impurezza che si forma durante il suo ciclo di produzione, la diossina (vedi in seguito scheda sul 2,4,5-T). La stessa diossina è stata osservata, pur se con minor frequenza ed in minore quantità, tuttavia, anche come impurezza del 2,4-D (4). 208 209 2,4,5-T è stata isolata la N-nitrosodimetilammina, potente mutageno e cancerogena per l 'animale da esperimento {8). Dati tossicologici: il 2,4,5-T non è classificato dal Ministero della Sanità, in quanto vietato per l'uso agricolo con il D.M. 11 agosto 1970, a causa della sua azione teratogena. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 500 mg/kg. Nome chimico: acido 2,4,5-triclorofenossiacetico. C-CH 2-CO OH Cl C1 A nno di brevetto: 1941. Meccanismo d 'azione: è analogo a quello del 2,4-D; tuttavia il 2,4,5-T, come erbicida, è più energico e meno selettivo. Per molti anni è stato usato in miscela con il 2,4-D, ottenendosi un prodotto erbicida di grande efficacia. Caratteristiche fisico-chimiche: è un solido bianco, con punto di fusione a 158°C, solubile in etanolo ed isopropil-alcol; la sua solubilità in acqua è• di 238 mg/l a 50°C; deriva dalla reazione tra 2,4.5triclorofenolo a acido cloroacetico. Il prodotto tecnico può contenere numerose impurità, tra le quali la più importante dal punto di vista tossicologico è la diossina (2,3,7,8tetraclorodibenzo-para-diossina, o TCDD), costantemente presente, anche se in quantità diverse, nelle varie preparazioni commerciali. Da numerose preparazioni di erbicidi, tra cui anche il 2,4,5-T, 210 Storia dell'uso del 2,4,5-T e suoi effetti nocivi: La storia e la nocività di questa sostanza meritano un discorso a sé, nonostante il divieto di impiego sopra citato (non è comunque vietata la produzione) ed a causa della difficoltà nel separare il discorso della sua propria tossicità da quella del suo principale contaminante, la diossina. Le vie di assorbimento, il metabolismo e i sintomi di intossicazione acuta da 2,4,5-T sono analoghi a quelli descritti per il 2,4-D. Il 2,4,5-T ha avuto un molo preminente durante la guerra del Vietnam, quando l'esercito americano irrorò il territorio vietnamita con oltre 40.000 tonnellate di « Agent Orange » (composto approssimativamente da uguali quantità di 2,4-D e 2,4,5-T), usato come defoliante e per la distruzione dei raccolti. Gli studi condotti successivamente sollevarono il problema degli effetti teratogeni del 2,4,5-T per gli animali da esperimento, ed il pericolo per l'uomo come causa di aborti e malformazioni nei bambini nati da madri esposte all'erbicida. Della discussione su quale componente della miscela 2,4-D e 2,4,5-T fosse responsabile di tali effetti nocivi si è già accennato in precedenza. Attualmente si ritiene che degli effetti teratogeni siano responsabili sia il 2,4,.5-T come tale che la diossina che esso contiene, con un possibile potenziamento reciproco dell 'azione teratogena (8). La diossina si forma durante il ciclo della produzione del 2,4,5triclorofenolo, composto di partenza per la sintesi del 2,4,5-T (il tridorofenolo veniva prodotto dalla Icmesa di Seveso). Come già detto, essa è sempre presente nel prodotto finale, in quantità variabili.. Attualmente in Usa è stato fissato il limite massimo di diossina nei 2,4,5-T in 0,1 ppm; il prodotto usato in Vietnam ne conteneva circa 30 ppm. La diossina è tristemente famosa in Italia per 1'« incidente » della Icmesa di Seveso del 10 luglio 1976, quando Seveso e i comuni adiacenti furono investiti dalla nube tossica di diossina e triclorofenolo. 211 Ha una tossicità acuta molto elevata. Nell'uomo la lesione da diossina più frequentemente riscontrata è la doracne, grave malattia cutanea (arrossamento, infiammazione dei follicoli, possibile formazione di cisti e pustole) accompagnata da disturbi generali come nausea, vomito, dolori addominali, edemi. Sono poi segnalati disturbi visivi, irritazione degli occhi, emorragie gastro-intestinali, gravi lesioni del fegato. La diossina è anche sospetta di azione cancerogena per l' animale da esperimento e per l'uomo (9). Il 2,4,5-T come tale potrebbe essere esso stesso responsabile di casi di doracne (10). Effetti mutageni: il 2,4,5-T è risultato mutageno in alcuni dei tests cui è stato sottoposto. MCPA Nome chimico: acido-2-metil-4-dorofenossiacetico. Effetti cancerogeni: i dati attualmente disponibili non consentono una valutazione di tali effetti (4). Indicatori di esposizione: è possibile dosare il 2,4,5-T escreto con le urine. Normativa relativa all 'ambiente di lavoro: il Tlv-Twa del 2,4,5-T è di 10 mg/mc, con uno Stel di 20. Cl O-CH 2-COOH A nno di brevetto: 1954. Usi: è un erbicida utilizzato per la difesa del grano. Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: analogo a quello del 2,4-D. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla condensazione del 4-clorocresolo con cloroacetato di sodio in soluzione alcalina, il composto puro è un solido cristallino bianco con punto di fusione a 118119°C. Nel prodotto in genere è presente una quota, oggi abbastanza limitata, dell'isomero 6-cloro-2-metil, che è inattivo come erbicida. Il prodotto grezzo ha una purezza oscillante tra 1 ' 85 e il 95%, e fonde tra 100 e 115°C. Si usa fare riferimento ad un prodotto particolare in termini di concentrazione del principio attivo. La solubilità del MCPA in acqua a temperatura ambiente è di 825 ppm, ma esso forma sali di metalli alcalini e basi organiche che possono essere precipitati da acque dure. E' formulato soprattutto in soluzioni, raramente come polvere solubile. 212 213 Dati Tossicologici: I'MCPA appartiene alla III lasse. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 100 mg/kg; la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 1000 mg/kg. OLORODERIVATI DRGT,T ACIDI PRNossrAc 'rICI: 2,4,5-5 IICPA - classe toasico1ogicc 11 "c" Mutageno. non classificato Raratogeno. classe tóesicologica III Mutageno ‘ V ie di assorbimento, metabolismo, effetti acuti: si rimanda a quanto esposto per il 2,4-D. Effetti mutageni: l'MCPA è risultato mutageno in alcuni dei tests cui .è stato recentemente sottoposto (11). Effetti teratogeni, effetti cancerogeni: non risultano, dalla lette. ratura consultata, dati in proposito. Indicatori di esposizione: è possibile la ricerca dell'MCPA escreto con le urine, mediante tecniche gas-cromatografiche. BIBLIOGRAFIA 1) Waters, M.D. et al., Una rassegna dei tests a breve termine per il potenziale mutageno e cancerogeno dei pesticidi (orig. in ingl.), J. Environ. Sci. Health, B15 (6), 867-906, 1980. 2) « Mutation Research », 55:197=226, 1978. 3) «Mutatici]. Research », 42:3-18, 1977. .4) Iarc, Monographs, vol. 15, 1977, pag. 111 e seg. 5) Bashirov, A. A., Vrach. Delo, 10, 93, 1969. 6) Galdstein et al., Neuropatia periferica dopo esposizione ad un estere dell'acido diclorofenossiacetico (orig. in ingl.), J. Am. Med. Assoc., 171, 1036, 1959. 7) Morgan D.P., Riconoscimento e arra delle intossicazioni da pesticidi (orig. in ingl.), II ed., U.S. Environmental Protection Agency, Office of Pesticide Programs, 1977, p. 1-29. 8) Gran W.F., L'effetto genotossico del 2, 4, 5-T (orig. in ingl.), Mutation Research », 65: 83-119, 1979. 9) Sapere, Monografia su Seveso, n. 796, nov-dic. 1976. 10) Poland et al., Arch. Envíron. Health, 22: 316, 1971. Il) « Mutation Research*, 60: 291-300, 1979. 214 215 Entrambi i composti sono isolabili dai rispettivi prodotti tecnici, che hanno un grado di purezza maggiore del 95%; entrambi sono stabili in ambiente acido e idrolizzabili in soluzione alcalina. Si usano in soluzione acquosa; possono essere inattivati da inerti argillosi o da surfactanti anionici. I prodotti non formulati sono corrosivi per i comuni metalli e la formulazione include inibitori della corrosione che ne permettono l'uso in macchine spray. Il paraquat non è volatile, né infiammabile, né esplosivo. Composti dipiuridilici Appartengono a questo gruppo di sostanze: 1) Paraquat; 2) Diquat, di cui si riporta la scheda tossicologici. Altri composti dipiridisono il Cyperquat, il Diethamquat, il Morfamquat. PARAQUAT Nome chimico: ione deII'1,1-dimetil-4,4-dipiririilio. CH3 -N+ N+ -CH 3 A nno di brevetto: 19.58. Usi: è un erbicida utilizzato per 51 diserbo di frutteti, vigneti, agrumeti, per la difesa di riso ed ortaggi, per il diserbo totale di canali e sponde. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg 958.956. Tempo di sicurezza: 30 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza su fotosintesi e respirazione. Caratteristiche fisico-chimiche: il Paraquat dicloruro è prodotto dalla reazione del 4,4-dipiridiale con metilcloruro in acqua; forma cristalli bianchi che si decompongono a circa 300°C. E' molto solubile in acqua, debolmente solubile negli alcooli ed insolubile negli idrocarburi. Queste proprietà sono comuni al Paraquat dimetilsolfato. 216 Dati tossicologici: il Paraquat è classificato tra i principi attivi della I classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto varia negli studi riportati, da 112 a 200 mg/kg (1,2). I dati tossicologici sono riferiti al composto in forma cationica, avendo i suoi sali (dicloruro, disolfato) uguale tossicità. V ie di assorbimento e metabolismo: il Paraquat penetra nell 'organismo sia per via respiratoria che per ingestione. Per inalazione e per ingestione risulta molto tossico; .la sua forte azione corrosiva ed irritante locale ne facilita l'ingresso nell'intero organismo. Non supera la cute integra, ma il contatto di questa con le sue soluzioni concentrate è seguita da lesioni della cute stessa che permettono l'ingresso nell'organismo (3,4,5). Gli effetti nocivi conseguenti all'inalazione sono imputabili alle particelle respirabili, cioè di diametro inferiore ai 5 micron, che arrivano fino agli alveoli polmonari provocandovi serie lesioni e passando allo stesso tempo in circolo. Quelle di diametro maggiore ai 5 micron si arrestano nelle vie aeree superiori (naso, faringe, laringe) provocando segni di irritazione locale, che possono manifestarsi, ad esempio, con- perdite di sangue dal naso .(6). _ La conoscenza del diametro delle particelle di Paraquat con cui si può venire a contatto è quindi di estrema importanza. In agricoltura, ad esempio, con le attrezzature normalmente impiegate per l'irrorazione si producono gocciolane troppo grosse per potere essere inspirate direttamente nei polmoni. Ma se si usano atomizzatori, è necessario che l'operatore sia dotato di mezzi protettivi come maschere, guanti ecc (19). Effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: l'ingestione anche di piccole dosi nell'organismo può dare luogo ad una gravissima intossica217 zione, spesso mortale (7), che può comparire in tutta la sua gravità anche dopo alcuni giorni dall'esposizione al tossico. La gravità dell'intossicazione dipende da diversi fattori: - dalla dose assunta; la dose letale, per l'adulto, di una soluzione al 20% è nella maggiorana dei casi, di 15-30 millilitri, grosso modo equivalente ad un sorso (per quanto si sono spesso visti anche casi di guarigione dopo notevoli ingestioni e, al contrario, casi mortali dopo l'introduzione, seguita da immediato rigetto, di piccoli sorsi di Paraquat) (20,21). Si ritiene che la quantità assorbita dall'intestino sia circa il 20% della quantità ingerita. - dalla concentrazione della soluzione (i formulati al 5% non producono in genere effetti letali) (22); - dalla forma della sostanza ingerita (la soluzione acquosa di Paraquat produce effetti più intensi della forma granulare); - dalla via di penetrazione e quindi dall'entità dell'assorbimento (in genere non sono letali le intossicazioni che avvengono per via diversa da quella gastro-intestinale) (23); -- dalla velocità di eliminazione del tossico dall'organismo. I primi sintomi dell'intossicazione acuta sono l'effetto dell'azione irritante del Paraquat sulle prime vie aeree o sull'apparato digerente e consistono in epistassi (perdita di sangue dal naso), dolori al naso e ai seni frontali, deglutizione difficile con dolori alla bocca e alla gola (che sono spesso infiammate ed ulcerate), diarrea (con presenza di sangue nelle feci), dolori addominali e vomito. In genere non c'è febbre. Compaiono poi i segni delle lesioni a carico del fegato e del rene, consistenti in ingrandimento del fegato, ittero (colorazione gialla della cute), ridotta emissione di urine, alterazione di numerosi indici di laboratorio riguardanti la funzionalità epatica e renale, riscontrabili con esami del sangue e delle urine (nelle quali si può rinvenire anche dopo diversi giorni parte del Paraquat assorbite). In alcuni casi si sono avute anche alterazioni cardiache (miocarditi), sintomi a carico del sistema nervoso centrale (cefalea; forte agitazione o, al contrario, depressione), anemia per inibizione della produzione di globuli rossi nel midollo osseo. I danni più caratteristici dell'intossicazione da Paraquat, responsabili in genere della morte, sono però a carico dei polmoni, in cui il tossico, qualunque sia la via d'ingresso, si accumula elettivamente; si ha dapprima una broncopolmonite generica, accompagnata da dispnea (grave affanno), cianosi (colorazione bluastra della cute conseguente alla 218 ridotta ossigenazione del sangue per i gravi ed estesi danni ai polmoni); in seguito può insorgere edema polmonare (liquido negli alveoli polmonari), proliferazione dell'epitelio •(= tessuto di rivestimento) dei bronchi più piccoli, ma soprattutto (aspetto caratteristico dell'azione del Paraquat sui polmoni) proliferazione delle « cellule fibroblastiche » (che rappresentano una parte dell'« impalcatura » dei polmoni), il che comporta che al normale tessuto spugnoso polmonare si sostituisca un tessuto compatto e rigido di tipo cicatriziale. Tutte queste alterazioni, riscontrabili in parte alla radiografia, impediscono la normale funzione respiratoria dei polmoni, portando così a morte l'intossicato nel giro di pochi giorni (8,9,10,11,12). Queste alterazioni sarebbero la conseguenza del fatto che il Paraquat provocherebbe una diminuzione nella produzione, da parte delle cellule degli alveoli polmonari, di una determinata sostanza (chiamata « surfactant ») la quale serve a rendere possibile il meccanismo di retrazione ed espansione degli alveoli polmonari sotto la spinta dell'aria che penetra nei polmoni (24). . Oltre all'intossicazione acuta sono possibili danni locali non seguiti da sintomi generali, evenienza che, fortunatamente, è quella di più frequente riscontro nella patologia professionale. Comunque, anche in ambito professionale, e quindi per inalazione o penetrazione cutanea, sono stati descritti casi di fibrosi polmonare e di interessamento epatico e neuropsichico. Il contatto del Paraquat con gli occhi è seguita da una grave irritazione della cornea e della congiuntiva, con possibile comparsa, 12-24 ore dopo, di piccole striature (25). Il contatto con la cute è seguito, nella migliore delle ipotesi, dalla comparsa di infiammazione, con vescicole, pustole, o con bolle di tipo orticaria (3), mentre nei casi più gravi si ha necrosi, cioè distruzione della cute (23). Le unghie possono presentare, in seguito a contatto, lesioni trasversali e poi cadere (13,26). Per quanto, come già detto, il Paraquat non superi la cute integra (e quindi si abbiano intossicazioni acute soprattutto per ingestione), il contatto di soluzioni concentrate dell'erbicida con la pelle può danneggiare gravemente quest'ultima, permettendo così l'assorbimento del tossico. Note di terapia: in qualunque modo sia avvenuto l'assorbimento e per quanto piccola sia stata la introduzione di Paraquat nell'organi219 smo, non attendere la comparsa dei sintomi, bensì procedere subito al ricovero in ospedale dotato di reparto di rianimazione affinché sia praticata l'emodialisi (onde allontanare dall'organismo il più rapidamente possibile il Paraquat che possa essere passato nel sangue). Nel frattempo, in casi di ingestione, provocare vomito e somministrare sostanze assorbenti (carbone attivo, bentonite ecc.). La presenza di lesioni esofagee controindica assolutamente la provocazione del vomito. L'ossigenoterapia sarebbe controindicata in quanto faciliterebbe l'insorgenza della fibrosi polmonare (23). l'abbassamento a 0,1 mg/mc qualora il 95% delle particelle disperse nell'aria abbia un diametro inferiore a 5 micron. La nuova tabella delle malattie professionali nell 'agricoltura (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconosce alla voce 18) le malattie causate da lavorazioni che espongono all'azione dei derivati del dípiridile. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. Effetti mutageni: in alcuni recenti studi il Paraquat è risultato in possesso di attività mutagena (32), anche se occorrono ulteriori ricerche per una valutazione definitiva. Effetti cancerogeni: i dati sperimentali finora disponibili non consentono una valutazione dell'effetto cancerogeno. Effetti teratogeni: per quanto siano necessarie ulteriori ricerche in merito, il Paraquat, in esperimenti su topi e su ratti, ha mostrato un potere teratogeno (14,18); inoltre, se somministrato a ratte gravide nell'acqua potabile a dosi di 100 ppm provoca , un incremento della mortalità postnatale (15). A ltri effetti a distanza: non sono noti danni cronici sull'organismo umano in seguito ad esposizione prolungata al Paraquat. In esperimenti su ratti, un 'esposizione giornaliera di 6 ore ad una concentrazione di Paraquat di 0,4 mg/mc provocava segni di irritazione polmonare dopo 3 settimane, mentre il livello di concentrazione a cui non si registravano effetti si aggirava intorno a 0,1 mg/ mc (5). E' da notare che gli effetti acuti e subacuti del Paraquat sul polmone degli animali da esperimento si manifestano microscopicamente con gli stessi aspetti registrati nei polmoni dell'uomo in casi di intossicazioni mortali (16,17). Indicatori di esposizione: non esistono per quanto riguarda la esposizione cronicà. La ricerca e la quantificazione del Paraquat nelle urine può essere messa in atto nei casi di intossicazione acuta per valutarne, sia pure con una notevole approssimazione, la gravità. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Paraquat un T1v-Twa di 0,5 mg/mc, ma la stessa Acgih ne consiglia 220 221 DIQUAT Paraquat ---- . classe tosslcotogica s COMPOSTI DIPIEIDILICI: Diquat ---- classe tossioologica Il "a" Mutageni; Teratogeni. Nome chimico: dibroinuro monoidrato dell'1,1-etilen-2-dipiridilio. broncopolmonite edema polmonare Yibrosi.polmonare 2Br A nno di brevetto: 1957. Usi: è un erbicida utilizzato per la difesa della patata, della vite, di frutteti ed agrumeti, dell'olivo, di ortaggi e fiori. Tempo di sicurezza: 30 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza su fotosintesi e respirazione. Caratteristiche fisico-chimiche: il Diquat dibromuro è prodotto dalla reazione del 2,2-dipiridilio con l'etilen-dibromuro in acqua, ottenendosi un prodotto tecnico di purezza superiore al 95%. Il composto puro è sotto forma di monoidrato e forma cristalli bianchi o gialli che si decompongono sopra i 300°C. La sua solubilità in acqua a 20°C è di 70 g/100 ztíl; è moderatamente solubile in alcooli e nei solventi idrossilicí, praticamente insolubile nei solventi organici non polari. Noi. è volatile, la sua tensione di vapore non è determinabile. E' stabile in soluzioni acide e neutre, instabile in ambiente alcalino. Può essere inattivo da inerti argillosi e surfactanti anionici nelle formulazioni come polvere bagnabile. I prodotti non formulati sono 222 223 corrosivi per i comuni metalli, specialmente alluminio e zinco; la formulazione, sempre in soluzione acquosa, include inibitori della corrosione. Dati tossicologici: il Diquat é classificato nella II classe trasferibile del tipo « a ». La sua LD 50 orald acuta per il ratto è tra i 230 e i 400 mg/kg, la sua LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore a 500 mg/kg. V ie di assorbimento, effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: le azioni lesive, sia locali che generali, dovute al Diquat, sono analoghe a quelle del Paraquat, anche se forse di minore gravità; in realtà rimane da stabilire se il Diquat sia realmente meno tossico per l'uomo oppure se il suo minore uso rispetto al Paraquat non sia la vera causa delle minori notizie e. conoscenze sulla tossicità del Diquat. Effetti mutageni: i dati sperimentali finora disponibili mostrano . un effetto mutageno del Diquat (28,29,30,31,32). Effetti cancerogeni: non risultano, nella letteratura consultata, ' dati in proposito. Effetti teratogeni: per quanto le ricerche in merito non siano molto sviluppate, esperimenti su ratti fanno sospettare la possibilità di un'attività teratogena da parte del Diquat (18). A ltri effetti a distanza: non sono noti danni cronici in seguito ad esposizioni prolungate al Diquat. In esperimenti su ratti, l'introduzione nella dieta di 3.50 ppm di Diquat ha provocato l'insorgenza di cataratta in 4-5 mesi. Indicatori di esposizione: vedi quanto detto per il Paraquat. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Diquat un Tlv-Twa di 0,5 mg/mc e uno Stel di 1 mg/mc. Per le altre disposizioni di legge, vedi Paraquat. 224 BIBLIOGRAFIA 1.) Clark D.G., Ind. Hyg. Res. Lab. Rept I HR/170, (art. in ingl.), 1964. 2) Mc. Rlligott T.F., Ind. Hyg. Res. Lab. Rept. 1 HR/172 (art. in ingl.), 1965. 3) Swan A.A.B., Brit. J. Ind. Med. 26, 322, 1969 (art. in ingl.). 4) Clark D. G. et al., Brit. J. Ind. Med. 23, 126, 1966 (ingl.). 5) Gage J. C., Brit. J. Ind. Med. (art. in ingl.) 25, 304, 1968. 6) Palazzolo R. F., Report to Imperial Chemicals Industries Ltd., 1965, (comunicazione in inglese). 7) Chipman Chemicals Ltd., Sommario delle proprietà tossicologiche e delle esperienze d'uso, 1972 (orig. in ingl.). 8) Bullivant O. 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I dati Istat riguardanti la distribuzione al consumo dei pesticidi in Italia nel 1979 stimano che l'utilizzazione complessiva dei composti organici dello- stagno come anticrittogamici ammonti a più di 560.000 kg; dati precisi riguardano un acaricida (Plictran), mentre non è riportato íl consumo dei principi attivi utilizzati come erbicidi. L'ntiti77azione dei vari composti organici del mercurio è la seguente: fentin-acetato, fentin-cloruro, fentin-idroxide. decafentin, fentin-acetato, fentin-cloruro, fentin-idroxide, TBTO. ACARIC1DI: cy-hexatin, fenbutatin. Si riportano le schede inerenti a: 1) Fentin-hydroxide; 2) Cyhexatin. 226 - ERBICIDI: - ANTICRITTOGAMICI: 227 FENTIN-HYDROXIDE Dati tossicologici: il Fentin-Hydroxide è classificato tra i princìpi attivi di I classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 108-150 mg/kg. V ie di assorbimento: il Fentin-Hydroxide penetra nell 'organismo per ingestione, per via respiratoria e per assorbimento attraverso la cute. Nome chimico: idrossido di trifenil-stagno. A nno di brevetto: 1963. Usi: è impiegato come erbicida per la lotta contro le alghe delle risaie; è utilizzato come anticrittogamico per la difesa delle bietole e del pioppo. Tempo di sicurezza: 45 giorni. Meccanismo d'azione: interferisce sulla respirazione e sulla prodnnzione di clorofilla nelle alghe. L'azione anticrittogamica è invece dovuta essenzialmente al catione Stagno (la parte organica della molecola serve solo a favorirne l'assorbimento), il quale va ad interferire nella produzione di proteine, enzimi ecc. Caratteristiche fisico-chimiche: origina dalla reazione tra cloruro di stagno e cloruro di fenilmagnesio; è una polvere bianca priva di odore, con punto di fusione da 118 a 120°C; è praticamente insolubile in acqua, moderatamente solubile nella maggior parte dei solventi organici. E' stabile a temperatura ambiente, ma può subire disidratazione ad alte temperature. E' formulato come polvere bagnabile. 228 Effetti acuti dell'esposizione sull 'uomo: questa sostanza rientra nel gruppo dei composti organici dello stagno, tutti altamente tossici per l' uomo. I composti organici dello stagno possono provocare danni del sistema nervoso, del fegato, dei reni, dell'apparato respiratorio e della cute. In persone avvelenate per ingestione di uno di questi composti si è rilevato edema cerebrale con degenerazione delle fibre nervose; in lavoratori esposti sono stati rilevati danni epatici e, in caso di incidenti lavorativi, mal di testa e disturbi visivi (1). In generale, i sintomi dell'intossicazione acuta sono rappresentati da: mal di testa, ronzii auricolari, vertigini, rachialgie (dolori localizzati alla colonna vertebrale), dolori riferiti alla fossa iliaca destra, ritenzione urinaria, insufficienza respiratoria e di circolo, interessamento del sistema nervoso centrale con nevralgie e paralisi. Il contatto con queste sostanze provoca una grave irritazione della cute, delle mucose congiuntivali e delle prime vie aeree. Note di terapia: la terapia dell'intossicazione acuta si basa sull'allontanamento della sostanza con la massima rapidità, effettuando, a seconda della via di contaminazione, il lavaggio della cute o la lavanda gastrica, e la somministrazione di un purgante salino e di carbone medicinale; è inoltre necessaria la somministrazione di ossigeno, la respirazione artificiale, ed una terapia sintomatica. Effetti mutageni, effetti teratogeni: non risultano, dalla letteratura consultata, dati sperimentali in proposito. Effetti cancerogeni: le prove sperimentali condotte per valutare la cancerogenicità del Fentin-Hydroxide hanno finora dato risultato negativo (2). Indicatori di esposizione: esistono tecniche per la rilevazione dello stagno nelle urine e nelle feci, che comprendono un metodo spettro- . fotometrico per la determinazione dello stagno, ed un metodo colorimetrico per discriminare i composti organici (1). 229 Normativa relativa all'ambiente di lavoro: il Tlv-Twa per i_ composti organici dello stagno è di 0,1 mg/mc,-espresso in stagno. Lo Stel è di 0,2 mg/mc. Le malattie causate da stagno, leghe e composti sono riconosciute come malattie professionali sia nell'industria che in agricoltura: nella tabella riferita all'agricoltura sono presenti specificamente i composti organici dello stagno; il periodo massimo di indennizzabilità è di tre anni dalla cessazione del lavoro. CY-HEXATIN Nome chimico: idrossido di tricicloesil-stagno. CHA CH CH _ CH- cx CH - 2 sn©H Ì . A nno di brevetto: 1968. Usi e meccanismo d'azione: è un acaricida che agisce per contatto ed ingestione, con azione lenta ma molto persistente. E' utilizzato per alberi da frutto e piante ornamentali.=Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg 255.991 (Plictran). Tempo di sicurezza: 30 giorni. Caratteristiche fisico-chimiche: al grado. di purezza del 97% è una polvere cristallina bianca, pressoché inodore, con punto di fu230 231 sione da 195 a 198°C e con tensione di vapore trascurabile a 25°C; alla stessa temperatura é praticamente insolubile in acqua; é poco solubile anche nella maggior parte dei solventi organici. E' formulato come polvere bagnabile. CO OSTI ORGANICI ) .W STAGNO: FENTIl-EIDRORIIE classe tosaicologiaa I CS-1MTIA classe tossicologica.lI °a . Dati tossicologici: appartiene alla II classe trasferibile di tipo « a »; la sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 540 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 2.000 mg/kg. V ie di assorbimento ed effetti acuti dell 'esposizione sull'uomo: sono in tutto analoghi a quelli riportati per il Fentin-Hydroxide. Effetti mutageni, teratogeni, cancerogeni: non risultano, nella letteratura consultata, dati in proposito. Normativa relativa all 'ambiente di lavoro: pur facendo parte del gruppo dei composti organici dello stagno, che hanno un TIv-Twa di 0,1 mg/mc, il cy-Hexatin ha un suo proprio Tlv-Twa quando sia sotto forma di prodotto commerciale (Plictran), e che corrisponde a 0,5 mg/mc. Non risultano, comunque, spiegazioni plausibili di questo innalzamento del Tlv, in ogni caso maggiore di 0,1 anche considerando la ridotta percentuale di principio attivo presente nel prodotto commerciale (25%). BIBLIOGRAFIA 1) Niosh, Criteria for a reccomended standard. Occupational Exposure to Organotin Compounds (1976), (monografia sui composti organici dello stagno). 2) Nci-Cg-Tr, 139 ; 1978, (rapporti del National Cancer Institute). 232 233 Derivati del nitrofenolo Comprendono diversi principi attivi utilizzati come erbicidi e/o anticrittogamici. Sono usati come erbicidi i seguenti principi attivi: - Dinoterb-acetato - Dinoprop - DNOC -- Dinosam Etinofen - Dinoseb - Medinoterb-acetato - Dinoseb-acetato - Dinoterb Sono usati come anticrittogamici i seguenti principi attivi: - Dinocton-4 --- Binapacryl Dinocton-6 - Dinobuton - DNOC - Dinocap - Idrossimetildinitrobenzene Alcuni derivati del nitrofenolo vengono anche impiegati come insetticidi in soluzione con alli minerali. Si riportano le schede inerenti a: 1) DNOC; 2) Dinocap. DNOC Nome chimico: 2-metil-4,6-dinitrofenolo. OH NO2 CH3 O2 A nno di brevetto: nel 1892 fu usato per la prima volta come insetticida, uso poi praticamente abbandonato; nel 1932 è stato introdotto come erbicida. Usi: è utilizzato come erbicida per il diserbo invernale di cereali e per la difesa della cipolla. Usato anche come anticrittogamico in frutticoltura e viticoltura. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg 248.501. Tempo di sicurezza: 15 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza sul metabolismo delle proteine protoplasmatiche e sulla respirazione (mediante inibizione delle fosforilazioni ossidative); fungicida per azione caustico-disidratante a livello della membrana cellulare e per interferenza sulla respirazione. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla sulfonazione dell'ocresolo, seguita da nitrazione controllata, forma cristalli giallastri. inodori con punto di fusione a 86°C, tensione di vapore di 1,05 x 14- 4 mm Hg a 25°C. La sua solubilità in acqua a 15°C è di 130 ppm ed è solubile nella maggioranza dei solventi organici e in acido acetico. I sali alcalini sono solubili in acqua. Il prodotto tecnico ha un grado di pu- 234 235 razza variante dal 95 al 98% e punto di fusione tra 83 e 85°C. E' esplosivo ed è normalmente idratato al 10% per ridurre il rischio di esplosione, sebbene così diventi corrosivo per l'acciaio dolce. E' rapidamente ridotta a 6-amino-2-metil-4-nitrofenolo; `forma complessi con amine, idrocarburi e fenoli. E' formulato in vari modi: soluzioni, pasta, polveri solubili. Dati tossicologici: è un prodotto di I classe trasferibile; la sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 25-50 mg/kg; la LD 50 cutanea acuta per- il coniglio è di 200-600 mg/kg. V ie di assorbimento e metabolismo: il DNOC e tutti i derivati del nitrofenolo penetrano nell'organismo attraverso la via digerente, la via respiratoria e la cute (9). Vengono metaboiiizzati ed eliminati dall'organismo alquanto lentamente, cosicché continue assunzioni di piccole dosi di queste sostanze pare possano portare ad intossicazioni acute da accumulo. Una parte del DNOC assorbito viene eliminato nelle urine sotto forma di 2-metil-4-amino-6-nitrofenolo. Tossicità acuta per l'uomo: l'intossicazione acuta si può avere per ingestione, inalazione o assorbimento cutaneo del prodotto. Tutti i derivati del nitrofenolo sono molto tossici per l'uomo e gli animali ed il meccanismo della loro azione si basa probabilmente su un'alterazione della respirazione cellulare, in modo tale che l'energia prodotta non possa venire utilizzata. (disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa). Il fatto che, sotto l'azione dei derivati del nitrofenolo, l'energia proveniente dagli alimenti venga praticamente « bruciata » (cioè trasformata tutta in calore) senza che possa essere immagazzinata in materiale energetico di riserva, aveva in passato portato all'uso di queste sostanze come farmaci dimagranti, uso che è poi stato abbandonato per gli effetti tossici e, a volte, anche mortali (2) che si sono verificati. I sintomi dell'intossicazione acuta da DNOC, che pare compaiano quando i livelli ematici di questa sostanza arrivino a 10-20 ppm (14), sono rappresentati da: sudorazione abbondante, sete intensa, aumento della temperatura corporea e disidratazione, nausea, spossatezza o agitazione, tachicardia (accelerazione del ritmo cardiaco e quindi del polso); cianosi e affanno; subittero od ittero (colorazione giallastra degli occhi e della cute). 236 La morte può avvenire, nei casi più gravi, nel giro di 1-2 giorni per edema cerebrale, paralisi respiratoria o collasso cardiocircolatorio (10, 12). Alcuni dei sintomi elencati sono diretta conseguenza del danneggiamento di alcuni organi, quali fegato, rene, cervello (13,15). Il fegato può essere ingrossato e dolente e il suo danneggiamento è testimoniato anche da alcune analisi di laboratorio (notevole aumento delle transaminasi e, in misura più ridotta, della bilirubina). A causa della degenerazione di cellule del rene si ha anche perdita di proteine e di sangue con le urine, cilindruria, iperazotemia e ridotta clearance della creatinina. La cianosi riscontrabile nell'intossicazione acuta pare debba essere imputata alla trasformazione dell'emoglobina in metemoglobina (inadatta al trasporto di ossigeno), conseguente all'azione di alcuni derivati metabolici del nitrofenolo (11). I derivati del nitrofenolo provocano anche irritazioni della cute con cui vengono a contatto, con comparsa di eritrodermia o di macchie gialle, quest'ultime riscontrabili peraltro anche nelle gravi intossicazioni acute soprattutto sulle palme delle mani e sulla pianta dei piedi (3), in questo caso probabili conseguenze itteriche dei danni apatici. I sintomi dell'intossicazione acuta si presentano più gravi se la temperatura dell'ambiente è elevata (4), accelerando questa evenienza la disidratazione (veloce consumo di acqua) dell'organismo dell'intossicato. Una prima misura di soccorso, in attesa dell'arrivo di personale sanitario e del necessario ricovero ospedaliero, è rappresentata dal tentare di abbassare la temperatura corporea dell'intossicato, con ripetute spugnature di acqua fredda. Si ricorda infine che in alcuni casi, dopo gravi intossicazioni, si è osservata una notevole diminuzione o addirittura la scomparsa (agranulocitosi) dei globuli bianchi (leucociti neutrofili) deputati alla difesa dell'organismo dalle malattie infettive (4). Tossicità ritardata: in seguito ad esposizione cronica al DNOC sono stati descritti astenia, stato ansioso, irritabilità, aumento della sudorazione e calo del peso corporeo, il che fa supporre che sia possibile un'intossicazione cronica da dinitrofenoli (14) con meccanismo d'insorgenza analogo a quello della forma acuta. In alcune persone che hanno utilizzato, in passato, il dinitrofenolo 237 come farmaco dimagrante è stata osservata la comparsa di cataratta. La formazione di cataratta si è potuta peraltro osservare anche in piccole dosi di questi composti (7,8). Non risultano- invece nella letteratura scientifica segnalazioni positive per un'azione mutagena, - teratogena o cancerogena del DNOC. DINOCAP Indicatori di esposizione: la ricerca del 2-metil-4-amino-6-nitrofenolo nelle urine può permettere una valutazione dell'assorbimento del DNOC, così come la ricerca del principio attivo nel sangue. Si tratta comunque di indagini alquanto raffinate. Normativa e legislazione: la tabella AGGIH 1978 prevede per il DNOC un TIv-Tura di 0,2 mg/mc e una Stel di 0,6 mg/mc. Questi valori soglia, già molto ridotti, sono ulteriormente abbassati in Urss, Nome chimico: il Dinocap è una miscela di 2,4-dinitro-6-octildove il Mac per il DNOC è fissato a 0,05 mg/mc. fenilcrotonato e di 2,6-dinitro-4-octil-fenilcrotonato. La nuova tabella delle malattie professionali nell'agricoltura (D.P.R. NO2 9 giugno 1975, n. 482) riconosce alla voce 7) le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione dei derivati del benzolo, dei NO2 :-CO-CH=CHCH 3 fenoli e dei cresoli impiegati in agricoltura. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. Per l'industria dovrebbe corrispondere, nella0,1,2 rispettive tabella, la voce 35). n= CH3 -(CH 2 ) S -nCH-(CH 2 ) n-CH3 Nel D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303 è prevista alla voce 36) l'obbligatorietà della visita medica periodica trimestrale per i lavoratori adA nno dihrevetto: 1946. detti alla produzione dei derivati alogenati, nitrici, solforici e fosforari degli idrocarburi benzenici e dei fendi, nonché all'impiego di dette Usi: è un anticrittogamico utilizzato per la difesa di alberi da sostanze come materie prime nei processi chimici industriali. frutto, vite, ortaggi, rose e piante ornamentali. Nel 1979 in Italia Infine il D.M. del 18 aprile 1973 prevede, alla voce 25), d'obbline sono stati distribuiti al consumo kg 845.472. gatorietà della denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie Tempo di sicurezza: 20 giorni (7 su cucurbitacee). professionali sostenute da nitroderivati degli idrocarburi aromatici e dei fenoli. Meccanismo d'azione: interferisce sulla respirazione cellulare ed anche per disidratazione cellulare, in seguito alla rottura della membrana per dissoluzione dello strato lipidico. Caratteristiche fisico-chimiche: iI Dinocap origina dalla nitrazione del prodotto di condensazione tra fenolo ed alcool caprilico e dalla successiva esterificazione con cloruro di crotonile; è un liquido di colore marrone scuro, con punto di ebollizione da 138 a 140°C a 0,05 mm Hg. E' praticamente insolubile in acqua mentre è solubile nella maggior parte dei solventi organiéi. Viene formulato in soluzioni, oppure in polvere, secca o bagnatile. 238 239 DERIVATI DBL NTr'ROFENOLO: DNOC Dinocap *_- classe tosa. I trust classe.toes. III. Alteriszioni del fegato; ittero Alterazioni del rene Dati tossicologici: è una sostanza di III classe non trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 980 mg/kg; per il cane scende a 100 mg/kg. La LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 9.400 mg/kg. Tossicità acuta per l'uomo: il Dinocap, assorbitile per via digerente, respiratoria e cutanea, può provocare gravi intossicazioni acute se assimilato in discrete quantità. Si ritiene infatti che la dose letale per l'uomo si aggiri, qualora l'introduzione nell'organismo avvenga per via orale, intorno ai 500 mg/kg (1). Per í meccanismi responsabili dell'insorgenza della intossicazione acuta nonché per la conseguente sintomatologia si rimanda alla scheda sul DNOC. Tossicità ritardata: per la possibilità di forme croniche di intossicazione nonché di insorgenza di cataratta si rimanda alla scheda sul DNOC. Assorbimenti giornalieri di piccole dosi di Dinocap provocano la comparsa di manifestazioni tossiche (forti mal di testa) nel giro di 5-7 giorni (3). In Dinocap, infine, è risultato cancerogeno in un esperimento su topi (6) ma i dati a disposizione sono troppo scarsi per valutazioni significative. Indicazioni di esposizione: non ci risultano essere stati finora individuati indicatori di esposizione specifici per il Dinocap, a differenza di quanto esposto per il DNOC. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 non riporta un Tlv specifico per il Dinocap. Per íl resto si rimanda alla scheda sul DNOC. I principali sintomi dell'intossicazione acuta sono: sudorazione abbondante, sete intensa, aumento della temperatura, disì- ' dreta ione, nausea, techicerdia, cianosi, affanno. 240 241 BIBLIOGRAFIA 1) Gleason et al., Tossicologia clinica dei prodotti commerciali --- avvelenamenti acuti (orig, in ingl.), III edizione, Baltimora, Williams and Wilkins, 1969, 3 84, 692) Aaron, J.A.M-A- 102, 1314, 19353) Fini F., Righi R., Gli antiparassitari agricoli: diagnosi e terapia degli avve. lenamenti acuti, Ediz. di Agricoltura, Roma. 4) Morgan D. P., Riconoscimento e cura delle intossicazioni da pesticidi, II ed. (orig. in ingl.), U. S. Ernvi.ronmental Protection Agency, Office of Pesticide Programs, 1977, 1-29. 5) Horner W. D., Il danitrofenolo e la sua relazione con la formazione di cataratta (orig. in ingl.); Arch. Ophtalmol. 65, 1097-1121, 1942. 6) National Technical Information Servire (Usa), PB 223-1597) Robbins B.H., J. Pharm. Exper. Ther. 80, 264, 1944. 8) Gehring P. J., Buerge J. 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Atti della tavola rotonda nazionale « La prevenzione dei rischi nell'impiego degli antiparassitari ». Conf. Naz. Coltiv. Dir. - Ente Patr. Assist. Coltiv. Agric., Roma, 2-5-1977. Fumiganti Caratteristiche generali Si definiscono fumiganti alcune sostanze, con caratteristiche chimiche diverse, che hanno in comune la proprietà di agire sottoforma di gas o di vapore. Possono essere liquidi, che vaporizzano rapidamente, o solidi che liberano gas per azione chimica. Poiché si spostano uniformemente nell ' aria circostante, i fumiganti assicurano una « copertura » completa dell'ambiente in cui vengono introdotti e possono essere impiegati utilmente in ambienti chiusi o comunque ben delimitati (fumiganti del terreno). Vengono, quindi, impiegati per: la disinfezione e disinfestazione dei terreni; la difesa delle derrate alimentari immagazzinate; la difesa delle serre; la disinfezione di piccoli ambienti opportunamente coperti. I fumiganti si trovano spesso utilizzati in miscele; si tratta, in larga parte, di composti alogenati (come il Bromuro di Metile) e di idrocarburi clorurati. Alcuni tra i fumiganti di maggiore impiego sono: il Dicloroetana; il Tetracloruro di Carbonio; il Bromuro di Metile;. la miscela di Dieloropropano e Dicloropropene. A queste sostanze si riferiscono le schede tossicologiche riportate di seguito. 242 243 DICLOROETANO DICIOROETANO classe tcsaical ca Il "a" :utageno; Cancerogeno. Nome chimico: 1,2-dicloroetano o didoruro di etilene_ CH2 CI CH2 .Cl A nno di brevetto: 1927. Meccanismo d'azione: Il Dicloroetano è un fumigante insetticida, usato per la difesa delle derrate immagazzinate; come gli altri fumiganti agisce essenzialmente per asfissia. Consumi: 1.095.000 kg per il 1979 in miscela con il tetraclorometano. Caratteristiche fisico-chimiche: E' un liquido incolore a temperatura ambiente, con punto di ebollizione a 83,5°C, tensione di vapore 60 rnaiHg a 20°C (è alquanto volatile), moderatamente solubile in acqua e miscibile con solventi organici come acetone, etere etilico, alcool etilico e cloroformio; è infiammabile. Dati tossicologia. è classificato tra le sostanze della Il classe di tipo « a ». La sua LD 50 orale acuta per il ratto varia, negli studi pubblicati, da 670 a 890 mg/kg. V ie di assorbimento e metabolismo: Viene assorbito principalmente per via respiratoria, e discretamente attraverso la cute. Nell'organismo si distribuisce nei vari organi e tessuti, principalmente in quelli più ricchi di grassi, come il fegato, il rene, il sistema ner244 245 TETRACLORURO DI CARBONIO voso, il midollo osseo. Viene eliminato in parte per via respiratoria, ed in parte con le urine, come suoi prodotti di degradazione_ Effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: L 'intossicazione acuta provoca danni soprattutto del sistema nervoso, del fegato e dei reni. Sul sistema nervoso si ha un'azione depressiva, di tipo narcotico; una esposizione a concentrazioni elevate può portare a perdita di coscienza ed anche alla morte per paralisi respiratoria, mentre i sintomi di una intossicazione di media entità sono rappresentatila da: sonnolenza, vertigini, stato di ebbrezza analogo 'a quello che deriva da alcoolismo. In seguito ad intossicazione acuta si possono avere danni del fegato - e dei reni (epatite tossica e nefro-tubulopatia)É. Si possono inoltre avere disturbi cardiaci. Il Dicooroetano è anche irritante per la cute e le mucose. Effetti mutageni: è risultato mutageno in alcuni dei tests cui è stato sottoposto (2). Effetti teratogeni: dati in proposito. non risultano, dalla letteratura consultata, Effetti cancerogeni: il Dicooroetano è cancerogeno per l'animale da esperimento (1). A ltri effetti a distanza di tempo: l'esposizione lavorativa cronica, protratta nel tempo, porta a disturbi come mal di testa, spossatezza, nausea, vomito, disturbi della memoria, alterazioni del carattere (depressione, irritabilità). E' ancora discussa la possibilità di danni cronici del fegato per esposizioni prolungate. E' possibile la comparsa di dermatiti allergiche. Indicatori di esposizione: possono essere utilizzate tecniche di dosaggio della sostanza nell'aria espirata e nel sangue (gascromatografia), e possono essere ricercati i suoi metaboliti nelle urine. Normativa relativa all'ambiente di lavoro: DicIoroetano è di 50 ppm. il Tlv-Twa per il Nome chimico: Tetracloruro' di carbbnio o tetraclorometano. oca4 A nno di brevetto: 1908. Meccanismo d'azione: il Tetracloruro di carbonio è un fumigante insetticida utilizzato prevalentemente in miscela con il dicloroetano per la difesa delle derrate immagazzinate. Con il Dicloroetano e gli altri fumiganti condivide il meccanismo d'azione. Consumi: 1:095.000 kg per il 1979, in miscela con il dicloroetano. Caratteristiche' chimico-fisiche: è un liquido incolore, con punto di ebollizione a 76°C, tensione di vapore 114,5 mnmHg a 25°C, miscibile con la maggior parte dei solventi organici e praticamente insolubile in acqua. Non è infiammabile, né esplosivo. Dati tossicologici: è classificato tra i prodotti di I classe. La sua LD .50 orale acuta per il ratto è di 2.920 mg/kg. V ie di assorbimento e metabolismo: viene assorbito prevalentemente per via respiratoria, ed all 'interno dell 'organismo viene metabolizzato per varie vie, fino alla formazione di CO 2 . Viene eliminato più lentamente di quanto sia assorbito, dando luogo a fenomeni di accumulo nei tessuti ricchi di grassi; l'eliminazione si verifica per il 50% per via respiratoria. Effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: il Tetracloruro di carbo247 246 TrRBCLOE[TRO 1u CIO: - classe tassi.cologi-ca Cancerogeno. nio ha una spiccata azione tossica sul fegato e sui reni, ed un discreto potere narcotico, ossia di depressione del sistema nervoso. Nei casi, seppure rari, di inalazioni massive della sostanza, si ha narcosi con perdita di coscienza ed eventualmente morte per paralisi respiratoria. Nei casi, più frequenti, di esposizione prolungata a basse dosi, i sintomi sono più generici e modesti (come debolezza; mal di testa, disturbi del sonno e disturbi digestivi). In caso di intossicazione acuta si ha una epatite tossica, che può tendere alla guarigione o, più raramente, provocare danni cronici; lo stesso si ha a carico del rene, con una insufficienza renale acuta che generalmente guarisce senza lasciare esiti. Effetti mutageni: negli esperimenti condotti su batteri il Tetracloruro di carbonio non è risultato mutageno. Effetti teratogeni: non risultano, dalla letteratura consultata. Tuttavia il tetracloruro di carbonio è molto tossico per il feto .nell'animale da esperimento. Effetti cancerogeni: esiste sufficiente evidenza di cancerogenícità del Tetracloruro di carbonio per l'animale da esperimento (1). Sono, inoltre, riportati casi di tumore epatico nell'uomo, che si associa alla cirrosi epatica che può insorgere in seguito ad una esposizione acuta o subacuta. In assenza, ancora, di verifiche adeguate, è comunque il caso di considerare ai fini pratici í1 Tetracloruro di carbonio come cancerogeno anche per l'uomo (1). A ltri effetti a distanza di tempo: è possibile la comparsa, ín seguito ad esposizione acuta e forse anche cronica, di lesioni croniche ed evolutive del fegato (epatite cronica, cirrosi epatica) se dei reni. Normativa relativa all'ambiente di lavoro: íl Tlc-Twa per il Tetracloruro di carbonio è di 65 mg/mc, con uno Stel di 130 mg/mc. Indicatori di esposizione: è possibile effettuare il dosaggio della sostanza nell'aria espirata con tecniche gascromatografiche. 248 249 BROMURO DI METILE BROMURO D rILE classe tossicologioa I. disturbi neurologici - Nome chimico: monobromometano. mal di testa sonnolenza vertigini convalsioni depressione alterazione dei riflessi e della coordinazione. CH3 Br A nno di brevetto: 1932. Meccanismo d'azione: il Bromuro di metile è un fumigante utilizzato come fungicida, insetticida, nematocida, prevalentemente per la disinfezione e disinfestazione del terreno. Come gli altri fumiganti, agisce con un meccanismo di asfissia. polinevriti degli arti Consumi: 2.125.959 kg per il 1979. Caratteristiche chimico-fisiche: è un gas incolore con punto di ebollizione a 4,5°C, che forma un liquido incolore con odore simile al cloroformio. E' pressoché insolubile in acqua, solubile nella maggior parte dei solventi organici. E' stabile, non corrosivo e non infiammabile; viene spesso usato con addizione di cloropicrina come odore di allarme. Dati tossicologici: il Bromuro di Metile appartiene alla prima classe. La su LD 50 acuta per inalazione ,è di 1-21 mg/It. Si considera molto pericolosa per l 'uomo l'esposizione a concentrazioni maggiori di 17 ppm (alle quali è necessario l 'uso di respiratori automatici). V ie di assorbimento e metabolismo: viene assorbito prevalentemente per via respiratoria, scarsamente per via cutanea; viene metabolizzato in buona parte- a bromuro inorganico ed escreto con le urine, ed in piccola parte è eliminato, inalterato, per via respiratoria. 250 251 Effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: il. Bromuro di Metile è altamente tossico per l'uomo, nel quale provoca una intossicazione grave,. a volte mortale, che anche se superata può lasciare danni permanenti. Agisce prevalentemente sul sistema nervoso e provoca, dopo anche parecchie ore dall'esposizione, la comparsa di disturbi neurologici. Nei casi di minore gravità compaiono cefalea, sonnolenza, vertigini, stato di ebrezza con disturbi della, deambulazione, che possono regredire entro alcuni giorni; nei casi più gravi si hanno attacchi convulsivi con perdita di coscienza, difficoltà respiratoria e dolori al torace. Sono stati descritti alcuni casi di intossicazione non mortale, nei quali alla fase acuta hanno fatto seguito danni permanenti come depressione, alterazioni dei riflessi e della coordinazione muscolare (4,5,6). Essendo un potente irritante locale, il Bromuro di Metile provoca gravi ustioni se, concentrato; viene a contatto con la cute e le mucose; se inalato provoca danni degli alveoli polmonari con edema polmonare acuto. Effetti mutageni, teratogeni, cancerogeni: non risultano, nella letteratura consultata, dati sperimentali in proposito. A ltri effetti a distanza di tempo: sono state descritte, casi di esposizione protratta, a basse dosi e per alcuni mesi, alterazioni della funzionalità epatica, depressione e diminuzione della libido. E' inoltre possibile la comparsa di una polinevrite degli arti. in Normativa relativa all 'ambiente di lavoro: il TIv-Twa è di 5 ppm, escludendo ogni possibilità di assorbimento cutaneo. DICLOROPROPANO E DICLOROPROPENE Nome chimico: 1,2-dicloropropano o propilendicloruro; 1,3-dicloropropilene o clorallilcloruro. CH2 CI CH2 CI CHZ CH2 CI - CH = CH CI A nno di brevetto: 1925 per il dicloropropano, 1956 per il dicloropropene. 1942 per la miscela. Meccanismo d'azione: si tratta di una miscela dei due fumiganti. nei rapporti 40/60 o 50/50, utilizzata come nematocida per la disinfestazione del terreno, che agisce pet asfissia. L'azione nematocida è dovuta prevalentemente al dicloropropilene. Consumi: 4.572.046 kg per il 1979. Caratteristiche fisico-chimiche: è un liquido color ambra, prodotto dalla clorazione del propilene ad alte temperature, che evapora tra 50 e 115°C, con tensione di vapore 35 mmHg a 20°C. Ha un odore pungente; la sua solubilità in acqua è praticamente nulla„ ma ma è solubile negli idrocarburi e nei solventi alogenati, esteri e chetoni. La mistura è stabile fino a 500°C, ma reagisce con le basi organiche, gli acidi concentrati, gli alogeni e i sali di alcuni metalli; è corrosiva per alcuni metalli, ad esempio l'alluminio. Dati tossicologici: la miscela (D-D) appartiene alla II classe di tipo « b ». La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 140 mg/kg, la LD 50 cutanea acuta coniglio di 2100 mg/kg. per il 253 V ie di assorbimento: penetra nell'organismo per via respiratoria, per contatto e per ingestione. DICIODCPEOPA11o-DICLC&oFEoPERE (miscela) classe toasicologica II '" Effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: íl D -D agisce prevalentemente sul sistema nervoso, ed i sintomi dell'intossicazione acuta sono rappresentati da mal di testa, vertigini, sonnolenza, stato di ebbrezza con disturbi della deambulazione, nei casi più gravi convulsioni e perdita di coscienza. Si possono avere danni del fegato (epatite tossica) e del rene. La miscela è anche irritante per la cute e le mucose, con possibili sintomi -di irritazione cutanea, congiuntivite, e sintomi respiratori, come tosse, dispnea, fino a casi di edema polmonare acuto. Effetti mutageni, teratogeni, cancerogeni: non risultano, dalla letteratura consultata, dati in proposito. Normativa relativa all'ambiente di lavoro: il TIv-Twa è di 75 ppm mentre lo Stei è di 110 ppm. BIBLIOGRAFIA RELATIVA AI FUMIGANTI: 1) Iarc Monographs: vol. 15, 1977; vol. 19, 1979. 2) Mutation Research: vol. 76, 1980. 3) Niosh, Occupational exposure to Ethylen-Dichloride (monografia sul dicloroetano). 4) Davay, A vvelenamento da Bromuro di Metile (orig. in inglese), Indian J. Ind. Med., 18, 1972. 5) Hine, A vvelenamento da B.M., una rassegna di 10 casi (orig. in inglese), J. Occup. Med., 11, 1979. 6) Greenberg, Effetti neuro:ogici nell'intossicazione da .8.M. (orig. in inglese), Ind. Med., 40, 1971. 254 255 Altri composti organici 1) Aminotriazolo 2) Atrazina e Simazina (derivati triazinici) 3) Fenzoyl-prop-ethyl 4) Captan (derivati tioftalimmidici) 12) Insetticidi di origine vegetale 13) Linuron (derivati dell'urea) Nome chimico: 3-amino-1,2,4-triazolo. HC - NH il N 14) Mercuriorganici 15) Metaldeide 5) Chlorotalonil 16) Nitrofen 6) Dalapon-Na 17) Olii insetticidi 7) Dazomet 18) Picloram 8) Dicamba 19) Propanil 9) Dichlobenil 20) Pyrazon 10) Dodina 21) TCA-sodio 11) Esaclorobenzolo 22) Tr.dluralin. (derivati nitro-analinici) 256 AMINOTRIAZOLO CNH 2 Fa parte, insieme al fluotrimazolo, di quei composti azotorganici eterociclici chiamati triazoli. A nno di brevetto: 1954. Usi: è un erbicida ed arbusticida il cui impiego in Italia è vietato da alcuni anni (vedi oltre). Meccanismo d'azione: interferenza sulla biosintesi dei carotenoidi, sulla clorofiliogenesi (per inibizione dell'anello porfinico o per azione chelante sul Mg o sul Fe) e sul metabolismo delle purine (a seguito di inibizione della biosintesi di . istidina e riboflavina). Caratteristiche fisico-chimiche: derivato dalla reazione di condensazione tra acido formico e aminoguanidina, è una polvere bianca cristallina priva di odore e di sapore amaro, con punto di fusione a 157-159°C. La sua solubilità in acqua è di 28 g/100 ml a 25°C, ed in etanolo è di 26 g/100 ml a 75°C; non è solubile nei solventi non polari, etere etilico e acetone. Reagisce con la maggior parte degli acidi e delle basi e forma sali; viene ossidato ad aminotriazolo ed è un forte agente chelante, corrosivo per ferro, alluminio e rame. Formulato sotto forma di polveri. 257 ATRAZINA E SIMAZINA Dati tossicoíogici: la LD 50 orale acuta- per il ratto è di 1.2002.500 mg/kg, la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore a 10.000 mg/kg. Tossicità per l'uomo: la bassa tossicità acuta di questa sostanza si accompagna invece a gravi rischi di effetti ritardati. L'Aminotriazolo è infatti, un potente antitiroideo (1), in grado di deprimere la funzione della tiroide e di alterarla in modo significativo anche a dosi molto basse. E' cancerogeno sia per i topi che per i ratti, nei quali provoca la comparsa di tumori epatici e tiroidei in seguito a somministrazione orale o sottocutanea (2). Esiste anche il sospetto diretto di cancerogenicità per l'uomo, sostenuto da un'indagine epidemiologica condotta su lavoratori esposti. a diversi erbicidi (3). Nel gruppo di lavoratori considerato fu osservato un aumento dell'incidenza di vari tumori tra gli esposti ad aminotriazolo. Normativa e legislazione: i pesticidi contenenti aminotriazolo non possono essere impiegati nel nostro paese, a seguito dei divieti di uso agricolo (4) e civile (5), data l'azione dannosa sulla tiroide e l'azione cancerogena documentate per questo principio attivo. Essendone vietato l'impiego ma non la produzione (destinata alla esportazione in paesi dove non vigono restrizioni d'impiego), il. controllo dell'esposizione a questa sostanza nell'ambiente di lavoro , deve essere estremamente rigoroso e ridotta, come raccomanda anche I'ACGIH, a livelli compatibili con la documentazione che via via si raccoglie sugli effetti per l'uomo e gli animali da esperimento. BIBLIOGRAFIA: 1) Strum J. M., Karnovsky M. J., Gozzo da aminotriazolo: fine struttura e localizzazione dell'attività perossidasica tiroidea (orig. in inglese), Lab. Inves€. 24, 1-2, 1971. 2) Iare, Monografie sulla valutazione del rischio cancerogeno per l'uomo da sostanze chimiche. 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Usi: sono erbicidi impiegati per la protezione del mais e, in miscele con altri principi attivi, per il diserbo totale di colture arboree ed acquatiche. Nel 1979 in Italia sono stati distribuiti al consumo kg 3.580.340 di Atrazina e kg 82.119 di Simazina. Tempo di sicurezza: 30 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza sulla fotosintesi. Caratteristiche fisico-chimiche: l'Atrazina deriva dalla reazione, sul cloruro cianurico, di un equivalente di etilammina, seguito da un equivalente di isopropilammina in presenza di un agente acido-legante. Forma cristalli incolori con punto di fusione tra 173 e 175°C, tensione di vapore 3 x 10-7 mmHg a 20°C. 259 La sua solubilità in acqua è di 33 ppm a 25°C; è stabile in mezzi neutri o debolmente acidi o basici. DERIVATIDELLETMAZIXR ATRAZINA classe tosa. III trasf. SIMAZINA classe tosa. 111 Mutageni La Simazina è prodotta dalla reazione del cloruro cianurico con due equivalenti di etilammina in presenza di un accettore di acidi. E' un solido cristallino bianco con punto di fusione _tra 224 e 225°C, tensione di vapore 6,1 x 10- 9 mmHg a 20°C. Lg sua solubilità in acqua, tra 20 e 22°C, è di 5 ppm, in metanolo di 400 ppm; è debolmente solubile in cloroformio ed etilcellosolve. E' stabile in mezzi neutri oppure debolmente acidi o basici, mentre è idrolizzata dagli acidi e dalle basi forti a idrossiderivati privi di potere erbicida. Dati tossicologici: l'Atrazina appartiene alla . terza classe trasferibile; la sua LD 50 orale acuta per il ratto è intorno ai 3.080 mg/kg, la LD 50 cutanea acuta per il coniglio di 7.500 mg/kg. La Simazina appartiene invece alla quarta classe; la sua LD 50 , orale acuta per il ratto è di 5.000 mg/kg, la LD 50 cutanea acuta per il coniglio di 10.200 mg/kg. lesioni renali Effetti acuti dell'esposizione sull'uomo: a queste due sostanze si riconosce, fino ad ora, una scarsa tossicità per l'uomo. Sono descritti alcuni casi di intossicazione professionale, nei quali la sintomatologia sembra legata soprattutto ad un meccanismo allergico (necrosi cutanee, insufficienza rende, lesioni cutanee eritematose associate a sintomi generali come cefalea, nausea, vomito), in casi di esposizione a dosi elevate di Atrazina (1); I'Atrazina è in grado di provocare dermopatie' su base allergica, e a dosi elevate epatonefrite e corna (1). Ambedue le sostanze sono irritanti per la cute e le mucose nell'animale da esperimento (2). Effetti mutageni: sia Atrazina che Simazina hanno mostrato di possedere azione mutagena in alcuni dei tests cui sono state recentemente sottoposte (3,4). Effetti cancerogeni: i dati attualmente disponibili non consentono una valutazione di tali effetti. Effetti teratogeni: non risultano, dalla letteratura consultata, dati in proposito. 260 261 BENZOYL-PROP ETHYL Normativa relativa all'ambiente di lavoro: il TIv-Twa per l'Atrazina è di 10 mg/mc; non risulta un T1v per la Simazina. Le malattie provocate da derivati triàzinici sono presenti nella tabella delle malattie professionali in agricoltura, con un periodo. di indennizzabilità dz tre anni dalla cessazione del lavoro. Nome chimico: estere etilico dell'acido 2-N benzoil-(3,4-diclorofenil)-2-aminopropionico . a CH . l N-CH-00 2 -CJ1 2 CH3 0mC E' compreso tra i derivati dell'acido benzoico, insieme , ad altri composti simili quali: Benzac 354, Chloramben, Dicamba, Fluofenprop, 2,3,6-TBA, Tricamba. A nno di brevetto: 1969. BIBLIOGRAFIA: 1) Mazzella Di Bosco M., Patologia in materia di intossicazioni da antiparassitari: . contributo casistico, Atti della tavola rotonda nazionale « La prevenzione dei xisrhi nell'impiego degli antiparassitari », Cod. Naz. Colt. Diretti - Ente Patrocinio Assistenza Colt. Agricoli, Roma 1977. 2) Ciba-Geigy Toxícology Data / Indexes 1977. 3) Simmon V. F. et al., Una rassegna dei tests a breve termine per il potenziale mutegeno e cancerogeno dei pesticidi (orig. in inglese), J. Envtron. Sci. Health, B 15 (6), 867-906, 1980. 4) Adler I.D., « Mutation Research », 74, 77-93, 1980. . 262 Usi: è un erbicida utilizzato soprattutto per la difesa delle colture di grano. Meccanismo d'azione: interferenza sulla crescita cellulare. Caratteristiche fisico-chimiche: il prodotto tecnico è una polvere bianca cristallina con punto di fusione a 70-71°C. A 25°C la sua solubilità in acqua è approssimativamente di 20 ppm; a 20°C la sua solubilità in acetone è del 70-75%. E' stabile alla luce e all'idxolisi. E' formulato come soluzione emulsionabile. 263 CAPTAN Dati tossicologici: appartiene alla III classe non trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 716 mg/kg, la LD 50 cutanea per il ratto è superiore a 1.000 mg/kg. Tossicità per l'uomo: è ritenuta abbastanza bassa. I sintomi dell'intossicazione acuta, provocata da gravi contaminazioni cutanee o notevole ingestione della sostanza, sono rappresentati da depressione del Sistema Nervoso Centrale con perdita della coscienza ,e salivazione aumentata; se, ingerito provoca irritazioni e bruciature del cavo orale e della gola. In caso di intossicazione acuta, oltre ai provvedimenti generali, se c'è stata ingestione si può somministrare carbone attivo, in attesa del personale sanitario che provvederà alle cure del caso. Non risultano segnalazioni positive in merito "ad eventuali effetti mutageni, teratogeni o cancerogeni o ad altri danni di organi e funzioni dopo esposizione prolungata. Nome chimico: triclorometil-tiotetraidro-ftalimmide. H2 `,n Normativa e legislazione: non risulta un Tlv specifico -per questo principio attivo. 'Sono riconosciute come malattie professionali in agricoltura quelle causate dai derivati clorurati dell'acido benzoico, con un. periodo massimo di indennizzabilità di 3 anni dalla cessazione del lavoro (D.P.R. 9-6-75 n. 482, voce 19 quadro B). Per l'industria dovrebbe corrispondere la voce 35) della rispettiva tabella. HIC HO CH-'CO--„ C/ nSCC1 3 OH--- CO H2 Appartiene al gruppo delle tioftalinunidi, di cui fanno parte anche il Captfol, il Folpet, il Thiorhlorfenphím. A nno di brevetto: 1949. Usi: è un anticrittogamico molto utilizzato in Italia. Nel 1979 ne sono stati infatti distribuiti al consumo kg 722.943. Viene impiegato soprattutto per la difesa degli alberi da frutto e, in misura minore, in viticoltura, orticoltura, floricoltura. Tempo di sicurezza: 20 giorni (30 su vite). Meccanismo d'azione: il Captan inibisce gli enzimi sulfidrilici con cui reagisce, berando fosgene che avvelena ulteriormente la cellula fungina, impegnando altri enzimi. Interferisce con la respirazione (interferenza sugli enzimi citocromiali). Caratteristiche fisico-chimiche: è prodotto dalla reazione del triclorometil-sulfonil-cloruro con la tetraidro-ftalimmide, questa ultima preparata dalla reazione dell'ammoniaca con il prodotto di condensa- 264 265 CAP AN : --- classe tossicologiea . IV Mutageno Cancerogeno , Teratogene zione dell'anidride maleica e del butadiene. Forma cristalli bianchi con punto di fusione a 178°C e tensione di vapore minore di 0,01 mm Hg a 25°C. La sua solubilità in acqua a temperatura ambiente è minore di 0,05 ppm ed è insolubile in olio di petrolio. A 25°C la sua solubilità come polvere bagnabile nello xilene è del 7%, nel cloroformio del 5%, nell'acetone del 3%, nel cicloesanone del 5%, nell'isopropanolo dell'1%. Il prodotto tecnico è un solido amorfo giallo, di odore pungente, di purezza tra il 93 ed il 95%, con punto di fusione tra 160 e 170°C. E' stabile in ambiente alcalino e si decompone ad una temperatura pari o vicina al punto di fusione. E' compatibile con molti altri pesticidi e non è corrosivo, mentre 1o sono i suoi prodotti di decomposizione. E' formulato come polvere bagnabile, raramente come polvere ' secca. Dati tossicologici: il Captan (così come i composti simili) è una sostanza di IV classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 9.000 mg/kg. Disturbi gastrointestinali (per intossicazione acuta): - dolori addominali - diarrea - bruciori gestroesofagei Per intossicazione acuta si hanno anche: celo della pressione, cianosi, disturbi del ritmo cardiaco. 266 Tossicità acuta per l'uomo: il Captan e gli altri derivati tioftalimmidici presentano una bassa tossicità acuta per l'uomo. Solo in caso di notevoli ingestioni di queste sostanze si può avere un quadro caratteristico di intossicazione acuta, che si manifesta con sintomi a carico dell'apparato gastro-intestinale (dolori addominali, bruciori gastro '- , esofagei, diarrea ecc.) e cardio-circolatorio (calo della pressione, cianosi, disturbi del ritmo cardiaco ecc.), per cui è necessario il ricovero ospedaliero dell'infortunato. Il Captan possiede anche una azione irritante per cute e mucose, potendo provocare dermatiti, congiuntiviti, rino-faringiti ecc. Tossicità ritardata: dopo contatti ripetuti con la cute, si possono riscontrare con una certa frequenza dermatiti allergiche, spesso resistenti alla terapia perché si aggravano per l 'azione della luce solare. Le persone che presentano reazioni allergiche al Captan o a composti simili dovrebbePo essere allontanate dalle lavorazioni o dall'impiego di prodotti a base di queste sostanze. I rischi più gravi per l 'uomo derivanti da queste sostanze sono però senz'altro quelli inerenti àd altri possibili effetti ritardati. A carico del Captan, del Captafol e del Folpet esiste infatti ormai una lunghissima serie di esperimenti (1, 2, 3, 4, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 19, 20, 22) che hanno evidenziato la potente azione mutagena di 26T questi composti. I sospetti di cancerogenicità che da ciò derivano sono ulteriormente suffragati da esperimenti diretti su animali, nei quali si è verificata l'insorgenza di tumori dopo sonamini.'trazione di Captan (5,21). Inoltre va ricordato che la molecola del Captan presenta delle analogie di struttura con quella della talidomide, il farmaco che ha provocato, agli inizi degli anni '60, la nascita di numerosi bambini deformi. Di conseguenza, il Captan stesso è stato studiato per chiarirne l'effetto teratogeno. Deformità analoghe a quelle provocate dalla talidomide sono state così riscontrate in esperimenti condotti su embrioni di pollo (3,6) ed altri effetti teratogeni si sono verificati in hamsters e conigli (7,9). Normativa e legislazione: il T1v-Twa, fissato dalla tabella ACGIH1978 per il Captan è di 5 mg/mc, con Stel di 15 mg/mc, limiti che, alla luce di quanto finora esposto, sono probabilmente da rivedere. Nella nuova tabella delle malattie professionali nell'agricoltura (D.P.R. 9-6-75 n. 482) alla voce 15) sono riconosciute le malattie provocate dai derivati dell'acido Italico e della ftalimmide, con un periodo massimo di indennizzabilità di 3 anni dalla cessazione del lavoro. Per l'industria non esiste una voce corrispondente così esplicita. BIBLIOGRAFIA: 1) Legator et al., Effetti mutageni del Captan (orig. in ingj.), Ann. N.Y. Acad. Sci. 160, 344, 1969. 2) Fahriq R., Stadi comparativi di mutagenicità con pesticidi (orig. in ingl.), . Iarc Sc. 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Non risultano segnalazioni positive in merito ad effetti mutageni, cancerogeni e teratogeni o ad altri danni di organi. e funzioni dopo esposizione prolungata. Nòrmativa e legislazione: non esistono T1v né altre disposizioni specifiche per questa sostanza. Nome chimico: tetracloroisoftalonitrile. CN C1 C1 ^ CN C1 1 E' inquadrabile tra i composti azotorganici nitiilderivati, insieme ad altri princìpi attivi simili (Deftan, PCMN, Udonkor). A nno di brevetto: 1963. Usi: è un anticrittogamico usato per la difesa del tabacco piante ornamentali in serra. e di Tempo di sicurezza: 7 giorni. Meccanismo d'azione: agisce mediante interferenza sulla respirazione a livello dei citocromi. Caratteristiche /isico-chimiche: prodotto dalla clorinazione dell'isoftalonitrile, il composto puro forma cristalli bianchi privi di odore, con punto di fusione a 250-251°C, punto di ebollizione a 350°C, tensione di vapore 0,01 mm Hg a 40°C. La sua solubilità in acqua a 25°C è di 0,6 ppm, in acetone 2%, in cicloesanone 3%, in xilolo 8%. Il prodotto tecnico ha un grado di purezza intorno al 98% ed un odore lievemente pungente. Formulato come polvere secca o bagnabile e come fumigante. 270 BIBLIOGRAFIA: 1) Maddq K. T., Topper J., Malattie riferite da medici come dovute all'esposizione a pesticidi in lavoratori impiegati in fabbriche di produzione e di formulazione in California durante il 1975 (orig. in ingl.), Sacramenta, Cal., Dept. of Food and Agricolture, Agricoltural Chemicals and Feed, 10, 1976. 271 DALAPON-Na è 50,2 g/100 ml a 25°C, mentre ha una bassa solubilità nei solventi organici, esclusi gli alcoli. Le soluzioni sono corrosive per il ferro. E' formulato come polvere solubile. Dati tossicologici: il Dalapon-Na appartiene alla IV classe tossicologica. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 3.860 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore ai 10.000 mg/kg. Nome chimico: sale sodico dell'acido 2,2-dicloropropionico. CH 3 CCl 2 CO 2Na E' un derivato dell'acido propionico. Princìpi attivi simirí sono il Chloropon, il TFP, il Trilopon. A nno di brevetto: 1953. Tossicità per l'uomo: i dati in letteratura sono molto scarsi. L'acido propionico e i suoi derivati posseggono un moderato effetto caustico, potendo provocare quindi irritazioni di cute e mucose. La tossicità acuta di questa sostanza è bassa e la LD 50 per l 'uomo si ritiene aggirarsi su 500 mg/kg (1). Non risultano segnalazioni positive in merito ad effetti mutageni, teratogeni o cancerogeni o ad altri danni di organi o funzioni dopo esposizione prolungata. Normativa e legislazione: il Tlv proposto dall 'ACGIH nel 1978 per il Dalapon è di 1 plana (parte per milione). Non esistono altre indicazioni specifiche per questa sostanza. Usi: è un erbicida a largo spettro d'azione. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia kg 162.103. Viene impiegato per la difesa delle piante_da frutto, della vite, dell'erba medica e del trifoglio. Altri settori d'impiego, in formulazioni in cui è spesso associato ad altri princìpi attivi, sono quelli del diserbo acquatico e delle infestazioni graminacee presenti ai bordi delle strade, in aie, campi sportivi, binari ferroviari, piste di atterraggio ecc. Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: interferisce sulla respirazione a livello della biosintesi dell'acetilCoA (mediante ostacolo alla biosintesi dell'acido pantotenico). Ostacola anche la produzione dello strato ceroso cuticolare. Caratteristiche fisico-chimiche: il Dalapon è prodotto dalla dorinazione dell'acido propionico. E' un liquido privo di odore e di colore con punto di ebollizione tra 185 e 190°C. Il suo sale sodico è una polvere igroscopica di colore tra il bianco e il 'marrone rossiccio che si decompone a 166,5°C prima di fondere. La sua solubilità in acqua 272 BIBLIOGRAFIA: 1) Gleason et aL, Clinical Toxicology of commerciai products - acute poisonings 3 rd ed. Baltimora, 1969. 273 DAZOMET ta metilisotiocianato (che è il vero principio attivo); altri prodotti di decomposizione nel terreno sono: idrogeno solforoso, aldeide formica, 1,3,5-trimetilesaidrotriazinoione. Viene formulato come polvere secca o bagnabile e in granuli. Dati tossicologici: il Dazomet è una sostanza di III classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 500 mg/kg. Nome chimico: tetraidro-3,5-dirlo.etil-2H1,3,5,-tiadiazino-2-Lione. Rientra tra i composti tio-azotorganici definiti tiadiazine. S HIC H 3 C-N .,. ^^C=S Tossicità per l 'uomo: il Dazomet possiede una notevole azione irritante per cute e mucose (1), almeno negli animali da esperimento. Non si hanno altre segnalazioni in merito ai suoi effetti per l 'uomo, acuti o cronici, mentre per il metilisotiocianato (che è il derivato che si forma dal Dazomet nei terreni) si può avere un quadro di intossicazione acuta caratterizzato da cefalea, vertigini, dispnea, in seguito ad ingestione, inalazione o contatto con la pelle. A ciò si accompagnano segni di irritazione locale. Normativa e legislazione: non ci risultano TIv o altre indicazioni specifiche per il Dazomet. ,N-CH3 CH 3 A nno di brevetto: 1952. Usi: attivo contro nematodi, funghi, erbe infestanti e insetti, è un geodisinfettante, ossia un principio attivo in grado di' « sterilirrare » un terreno dalle forme parassitarie che lo infestano. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia kg. 656.035. Meccanismo d'azione: inibizione per reazione con enzimi soffiCaratteristiche fisico-chimiche: preparato dalla reazione tra disolfuro di carbonio, metilamina e formaldeide, forma cristalli bianchi quasi inodori con punto di fusione a 99,5°C. La solubilità in acqua è dello 0,12% a 30°C, del 19,4% in acetone e, a 25°C, dell'8% in -cellosolve, 35%. in dirnetiiformamide e 26% in tricloroetano. Il prodotto tecnico ha un grado di purezza del 98%. Il Dazomet è moderatamente stabile; è sensibile al calore sopra i 35°C e all'umidità. L'idrolisi acida provoca la formazione di Bisolfuro di carbonio. Nel terreno si decompone a metílaminometilditiocarbammato che produce a sua voi274 BIBLIOGRAFIA: 1) Sbornik Vysladku Toxixologickeho Vysetreni Lakek a Pripravku, J. V. Mathold, Institut Pro Vychovu Vedoucicn Pracovniky Chemickeho Prumyclu Praha, Czechoslovakia, 1972. 2.75 DICAMBA Il composto puro è un solido cristallino bianco con punto di fusione tra 114 e 116°C; tensione di vapore 3,75 x 10 a mm Hg a 100°C. La sua solubilità in acqua a 25°C è di 0,45 g/100 ml ed è moderatamente solubile in annoio, molto solubile in etanolo e chetoni. Il sale so' dico si dissolve in acqua con un limite di 38 g di acido equivalente/ 100 ml; il sale dimetilamminico più di 72 g a.e./100 ml. L'acido tecnico è un solido cristallino di colore marrone pallido contenente Dicamba in percentuali variabili tra 1'83 e 1'87%, il rimanente consistendo principalmente in acido 3,5-dicloro-2-metossibenzoico. L'acido è stabile e resistente. all'ossidazione e all'idrolisi nelle normali condizioni. Formulato come polvere bagnatile o in soluzione. Nome chimico; acido 3,6-dicloro-2-metossibenzoico. OOH 0-CH3 Cl E' un derivato dell'acido benzoico; composti simili sono il Benzac 354, il Benzoyl-prop-ethil, il ChIoramben, il Fluofenprop, il 2,3,6-TBA, il Tricamba. A nno di brevetto: 1965. Usi: è un erbicida utilizzato spesso in associazioni, per la produzione delle colture di grano e di alcuni ortaggi (asparagi). Tempo di sicurezza: 20 giorni (30 su melo). Meccanismo d'azione: interferisce sulla crescita e sullo sviluppo cellulare (mediante sostituzione delle anxine naturali) e sulla fase catabolica di glicolisi. anaerobica. Caratteristiche fisico-chimiche: il Dicamba deriva dall'1,2,4- triclorobenzene attraverso un processo a 3 fasi: il triclorobenzene viene convertito a 2,5-diclorofenolo mediante trattamento con metanolo ed idrossido di sodio; il diclorofenolo è trattato con CO2 sotto pressione per ottenere acido 2-idrossi-3,6-diclorobenzoico, il quale viene convertito a Dicamba mediante trattamento con dimetisulfato. 276 Dati tòssicologici: íl Dicamba rientra tra i composti di III classe trasferibili, aventi cioè una LD 50 acuta orale superiore a 500 mg/ kg e le cui formulazioni sono trasferibili in IV classe se il contenuto in principio attivo non supera il 20% (se liquidi) o il 25% (se polveri o granuli). La LD 50 orale acuta per il ratto varia -da 1040 a 3700 mg/kg; la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di circa 1.000 mg/kg. Tossicità per l'uomo : í1 Dicamba è una sostanza di bassa tossicità acuta, per la quale non esistono quadri caratteristici di intossicazione o segnalazioni su danni da azione irritante, e nemmeno l'individuazione di effetti nocivi dopo esposizione prolungata. In esperimenti molto recenti (1) ne è stata messa in evidenza l'attività mutagena in sistemi batterici. Normativa e legislazione: non risulta un Tlv specifico per il Dicamba. Sono riconosciute come malattie professionali in agricoltura quelle causate dai derivati dell'acido benzoico, con un periodo di indennizzabilità massima di 3 anni dalla cessazione del lavoro (D.P.R. 9 giugno 1975, n. 482, voce 19, quadro B). Per l'industria dovrebbe corrispondere la voce 35 della rispettiva tabella. BIBLIOGRAFIA: 1) Waters M.D., Siamoti V. F., Mitchell A. D., Jorgensen T. A., Valencia R., Testa a breve termine per il potenziale mutageno e cancerogeno di alcuni pesticidi (orig. in ingi.), J. Environ. Sci. Health B 15 (6), 867-906, 1980. 277 DICHLOBENIL bile con molti altri erbicidi. E' formulato come granuli e come polvere bagnabile. Dati tossicologici: appartiene alla III classe non trasferibile. La sua LD 5'0 orale acuta per il ratto è di circa 3.000 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per íl coniglio è di 1.350 mg/kg. Tossicità per l'uomo: i dati in letteratura sono molto scarsi. La segnalazione più significativa riguarda la comparsa di alcuni casi di cloracne in lavoratori esposti a questa sostanza (I). Per una sostanza simile, Io loxynil, è segnalato un quadro di intossicazione acuta caratterizzato da sudorazione e sete intensa, astenia, cefalea, febbre, irrequietezza, nausea, vomito, diarrea e nei casi molto gravi, tremori, corna con convulsioni, gravi disturbi respiratori. Nome chimico: 2,6-diclorobenzonitrile. Normativa e legislazione: non risultano Tlv o altre indicazioni specifiche per il Dichlobenil. C1 N 1 Rientra tra i cianocomposti benzonitrilici. Sostanze simili sono il Bromoxonil, Bromoxynil, Cloroxynil, loxynil. A nno di brevetto: 1960. Usi: è un erbicida utilizzato per il diserbo selettivo di vigneti ed oliveti, nonché, in associaziEne coca altri principi attivi, per il diserbo totale di campi sportivi, bordi stradali, strade ferrate, viali, fosse ed aree industriali. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia kg 438.974. Meccanismo d'azione: interferisce sulla crescita e . sullo sviluppo cellulare, sulla fotosintesi e sulla respirazione cellulare. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dal 2,6-diclorotoluene attraverso la benzaldeidé, il composto puro è un solido cristallino bianco con punto di fusione a 145-146°C, tensione di vapore 5x10- 4 mm Hg a 25°C. La sua solubilità in acqua è di 18 ppm a 20°C ed è moderatamente solubile nella maggioranza dei solventi organici. Il prodotto tecnico ha un grado di purezza intorno al 95% e punto di fusione tra 139 e 146°C. E' stabile al calore e agli acidi, mentre è idrolizzato dagli alcali a benzamide. Non è corrosivo ed è compati278 BIBLIOGRAFIA.: 1) Deeken j'-H., Cloracne indotta dal 2,6-diclorobenzonitrile (orig. in Arch. Dermatol. » 109, 245-246, 1974. ingl.), 279 DODINA DODINA : classe toasicologica III Nome chimico: acetato di n-dodecilguanidina. C12H 25 NH- C NH 2' CH 3 COOH E' un composto azotorganico inseribile, insieme ad un 'altra sostanza simile (Guazatina) tra le immido-uree. A nno di brevetto: Disturbi gastrointestinali (per ingestione): - dolori addominali - diarrea - bruciori gastro-eóofagei 1956. Usi: è un anticrittogamico abbastanza diffuso in Italia (nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo kg 455.368) per la protezione di alberi da frutto, colture . varie, piante ornamentali, pioppi, fiori, olivo etc. Tempo di sicurezza: 10 giorni. Meccanismo d'azione: la Dodina agisce verso spore e conidi per dissoluzione dello strato lipidico della membrana, inibizione per reazione con diversi enzimi e interferenza sulla respirazione; verso il micelio agisce per interferenza a carico della parete cellulare. Per gravi intossicazioni acute è anche possibile la comparse dì collasso cardio-circolatorio, cianosi, aritmie cardiache. Caratteristiche fisico-chimiche: l'acetato di n-dodecilguainidina forma cristalli bianchi con punto di fusione a 136°C. E' solubile in acqua e in etanolo, insolubile nella maggior parte dei solventi organici. E' stabile in condizioni moderatamente alcaline o acide; la base è liberata da alcali forti. E' formulata soprattutto come polvere bagnabile, più raramente come polvere secca, granuli o in soluzione. 280 281 Dati tossicologici: la Dodina è un principio-attivo di III classe non trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 1.000 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di 1.500 mg/kg. ESACLOROBENZOLO (HCB) Tossicità per l'uomo: la Dodina ha un'azione irritante su cute e mucose; se ingerita provoca irritazione del tratto gas-tra-intestinale con dolori addominali, bruciori gastro-esofagei e diarrea. Può provocare eczemi cutanei resistenti alla terapia perché aggravati dall'esposizione alla luce solare. Per grave intossicazione acuta è anche possibile la comparsa di collasso cardiocircolatorio con cianosi, calo della pressione arteriosa e aritmie cardiache. Le ricerche su possibili effetti ritardati sono alquanto scarse. Il NIOSH inserisce comunque la Dodina tra le sostanze per le quali non si è evidenziata un'azione cancerogena. Si ricorda anche che la Dodina è un precursore potenziale di composti nitrosaminici, anche se tale possibilità pare finora smentita dagli esperimenti condotti in tale senso (1). A nno di brevetto: 1940. cl Cl C1 Normativa e legislazione; non - ci risultano Tlv o altre indicazioni specifiche per la Dodina. Usi: viene usato come fungicida nella concia dei semi di cereali; è formulato come polvere secca. Meccanismo d'azione: inibizione per reazione con enzimi a radicale ossidrilico e probabile interferenza nella respirazione mediante inibizione della fosforilazione ossidativa. Dati tossicologici: è un prodotto di III classe, la cui LD 50 orale acuta per il ratto è di circa 10.000 mg/kg. BIBLIOGRAFIA: 1) Seller J. P.; Nitrosazione in vitro ed in vivo con nitrito di sodio e mutagenicità di nitrosoderivati di pesticidi (orig. in ing1.), « Mut. Res. » 48, 225-226, 1977. 282 Tossicità per l'uomo: resaciorobenzene viene assorbito principalmente attraverso la cute e l 'apparato digerente. Passato in Circolo tende ad accumularsi soprattutto nel tessutò adiposo (1, 2, 3). Il maggior contributo alla conoscenza della tossicità di questo principio attivo proviene da una « epidemia » di più di 3.000 casi di porfiria cutanea verificatisi in Turchia nel 1960, in seguito ad un avvelenamento collettivo di massa provocato dalla contaminazione di alimenti con HCB (4). I soggetti colpiti, soprattutto maschi, presentavano un'eccessiva sensibilità alla luce, con formazione di bolle e di cicatrici cutanee, perdita permanente dei capelli e di peli, atrofia 283 ESACLOROBENZOLO: -- classe t ousicologica III Cancerogeno Disturbi gastrointestinelia - nausea A lterazioni catanee di varie gravità (dermatti prurito, porfiria) -.vomito - dolori addominali Per intossicazione acuta si può anche avere: malessere generale, difficoltà di respiro, p arestesie, paralisi, alterazioni elettroencefelografiche. 284 della cute. Il meccanismo di insorgenza di questa malattia pare debba essere ricondotto alla capacità dell'HCB di stimolare a livello epatico la sintesi dell'enzima ALA-sintetasi, il che provocherebbe un accumulo di ALA, porfobilinogeno, uroporfirine e coproporfirine (5,6), in qualche modo legato all'insorgenza delle alterazioni cutanee. In effetti, in indagini condotte su lavoratori agricoli esposti ad HCB, pur non rivelandosi casi di porfiria, si è verificata una correlazione tra livelli ematici di HCB e livelli urinari di ALA e coproporfirine (3,7). Segnalazioni di autori italiani hanno messo in evidenza in agricoltori quadri di intossicazione acuta molto diversi da quelli verificatisi in Turchia. In un caso (8), la sintomatologia era soprattutto di natura gastro-intestinale (nausea, vomito, dolori addominali), a cui si accompagnavano malessere generale, difficoltà di respiro, prurito, eruzione cutanea diffusa. I disturbi scomparivano nel giro di un mese. In un altro caso (9) la sintomatologia era prevalentemente neurologica, caratterizzata da parestesie alle mani e ai piedi, paralisi dei facciali, disfagia, disartria. L'elettroencefalogramma evidenziava segni di sofferenza cerebrale, che si andarono attenuando nel giro di un mese, insieme alla sintomatologia polinevritica. In entrambi i càsi la causa dell'intossicazione era da ricercarsi nella manipolazione delle semenze di cereali trattati con HCB. In definitiva, 1'HCB presenterebbe una sintomatologia in parte comune a quella degli insetticidi clororganici e in parte peculiare (porfiria cutanea). Va infine ricordato che lo IARC in base ad esperimenti su animali ha incluso l'esaclorobenzene tra le sostanze con sufficienti indizi di cancerogenicità (10). Normativa e legislazione: la nuova tabella delle malattie professionali dell'agricoltura (D.P.R. 9 giugno 1975, n. 482) riconosce, alla voce 6), le malattie causate da lavorazioni che espongono all'azione di derivati clorurati degli idrocarburi. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. Per l'industria dovrebbe corrispondere la voce 35). L ' art. 33 del D.P.R. 19 marzo 1956, n. 303 dispone, alla voce 36), l'obbligo di visite mediche periodiche trimestrali per i lavoratori addetti alla produzione e all'impiego nei processi chimici industriali dei derivati alogenati degli idrocarburi benzenici {in cui rientra anche l'esaclorobenzene). 285 Il D.M. 18 aprile 1973 inserisce, alla voce 22), le malattie provocate dai derivati alogenati degli idrocarburi aromatici tra quelle per le quali è obbligatoria la denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. BIBLIOGRAFIA: 1) Koss G., Kcransky W ., Studi sulla tossicologia dell'esaclorobenzene. I: Farmacocinetica (orig. in ingl.), a Arch. Toxicol. » 34, 203, 1975. 2) Koss G., Koransky W., Steinbach K., Studi sulla tossicologia dell'esaclorobenzene. II: Identificazione e determinazione dei metaboliti (orig. in ingl.), « Arch. Toxicol. » 35, 107, 1976. 3) Burns J.E., Miller F:D., Gomes. ED., Albert R.A., Hexachlorobenzene exposure from contaminated DCPA in vegetable spraymen, « Arch. Enviironm. Health », 29, 192, 1974. 4) Cani C., Nigosyam G., Porfiria cutanea acquisita tardiva dovuta ad esaclorobenzene (orig. in ingl.), J.AM.A, 183, 88, 1963. 5) Granik S., Urata G., Incremento dell'attività di A LA -sintetasi nei mitocondri epatici indotto dall'assunzione di 3,5-dicarbetoxy-1,4-diidrocallidina (origi in ingl.), J. Biol. Chein. 238,.82I 1962. 6) Wada O., Yano Y., Urata G., Nakao K., Comportamento dei citocromi microsomiali apatici' dopo trattamento di topi con farmaci responsabili di disturbi del metabolismo delle porfirine nel fegato (orig. in ingl.), «Biochem. Pharmacol. » 17, 595, 1968. 7) Burns J.E., Miller FD., Contaminazione con esaclorobenzene: suoi effetti in popolazioni della Lousiana (orig. in ingl.), «Arch. Environ. Health », 30, 44, 1975. 8) Mazzella di Bosco M., Patologia in materia di intossicazioni da antiparassitari: contributo casistico. Atti della tavola rotonda nazionale « La prevenzione dei rischi nell'impiego degli antiparassitari ». Conf. Naz. Coltiv. Diretti - Ente Patrocinio Ass. Coltiv. Agricoli. Roma, 2-5-1977. 9) Pusic G., Rapone P., Bianchi A ., Intossicazione da esaclorobenzene. Atti dei 300 congresso Naz. di Medicina del Lavoro, Palermo, 1967. 10) Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, Comune di Torino, Primo manuale per il riconoscimento. dei rischi di cancerogenicità chimica nell'ambiente di lavoro, gennaio. 1980. 286 INSETTICIDI DI ORIGINE VEGETALE 1) Nicotina: è un alcaloide estratto dalle foglie del tabacco; agisce, per contatto, ingestione ed asfissia, attaccando il sistema nervoso di numerosi insetti (afidi, mosche, paille etc.) infestanti diverse colture. Il loro uso in agricoltura in. Italia è comunque molto limitato, essendone stati distribuiti al consumo nel 1979 soltanto 21.137 kg. L'intervallo di sicurezza dalla raccolta è di 60 giorni. La nicotina è una sostanza ad alta tossicità acuta, appartenente alla I classe: la sua LD 50 orale acuta per il ratto è di circa 50 mg/kg, mentre la L D 50 cutanea acuta per il coniglio è di 50-140, mg/kg. La nicotina è assorbita dall'organismo umano attraverso il sistema digerente, i polmoni e la cute, evenienza quest'ultima molto importante per gli operai addetti alla produzione industriale di nicotina, i quali maneggiano soluzioni molto concentrate. Non a caso l'incidenza di intossicazioni da nicotina è più alta tra gli addetti alla produzione che non tra gli agricoltori (1). La nicotina viene rapidamente metabolizzata, almeno per 1'80%, da fegato, polmoni, reni; i metabolici (acido 3-piridilacetico, ione isometilnicotinico, etc.) e la nicotina non trasformata vengono escreti con le urine. L'azione tossica della nicotina nell'uomo è diretta soprattutto contro il sistema nervoso (sistema nervoso centrale, gangli del sistema nervoso vegetativo, giunzioni neuromuscolari). Nei casi più gravi l'insorgenza dell'intossicazione acuta è molto rapida e caratterizzata da disturbi gastro-intestinali (nausea, vomito, diarrea, violenti dolori addominali), da sudorazione, vasocdstrizione cutanea e. aumentata salivazione; da forte mal di testa, confusione mentale, vertigini, disturbi dell'udito e della vista, restringimento della pupilla 287 (miosi), marcata prostrazione fisica, disturbi cardio-circolatori. Nei casi ad andamento letale la morte sopravviene per collasso cardio-circolatorio o paralisi respiratoria (2). E' indispensabile un rapido ricoverò ospedaliero. La tabella ACGIH 1978 fissa per la nicotina un Tlv-Twa di 0,5 mg/mc e uno Stel di 1,5 mg/mc. 2) Piretro: è ricavato dal crisantemo ed è una miscela di sostanze complesse, alcune delle quali possono anche essere sintetizzate artificialmente (Alletrin, Cicletrin). Il piretro e i suoi derivati agiscono per contatto ed inalazione interferendo sul sistema nervoso di numerosi insetti (afidi, mosche, zanzare, etc.) mediante l'inibizione di alcuni enzimi. Sono poco persistenti in quanto facilmente degradati dalla luce, ragion per cui nelle formulazioni, generalmente liquide, vengono spesso uniti a sostanze stabilizzanti-sinegizzanti quali il butossido di piperovile. Il loro uso prevalente. è 'nell'ambito domestico, mentre in agricoltura sono scarsamente utilizzate. L'intervallo di sicurezza dalla raccolta è di soli 2 giorni. Vengono usati a volte come disinfestanti delle derrate. Sono sostanze di III classe trasferibili in IV. La LI) 50 orale acuta per il ratto è di 570-800 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è superiore a 2.000 mg/kg. Nell'organismo umano vengono rapidamente metabolizzati nel fegato a sostanze non tossiche, per cui l'intossicazione acuta si verifica solo in seguito ad assorbimento di dosi elevate di piretro ed è caratterizzata da sintomatologia neurologica. Il contatto ripetuto con la cute può provocare dermatiti da contatto. Sono segnalate infine anche altre manifestazioni allergiche, quali asma e reazioni anafilattiche. La tabella ACGIH 1978 fissa per il piretro un Tlv-Twa di 5 mg/mc e uno Stel di 10mg/mc. 3) Rotenone: è un composto di complessa struttura chimica derivato dalle radici di una pianta (Derris Elliptica). Agisce per asfissia e, in misura minore, per contatto e ingestione soprattutto contro gli afidi, ostacolandone la respirazione e il funzionamento del sistema nervoso periferico. E' una sostanza poco persistente, che viene rapidamente degradata dalla luce. L'intervallo di sicurezza dalla raccolta è di 10 giorni. 288 Il rotenone è una sostanza di discreta tossicità acuta che appartiene alla I classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 132 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio è di circa 1.000 mg/kg. L 'intossicazione acuta nell'uomo può realizzarsi per inalazione, ingestione e contatto cutaneo ed è caratterizzata da una sintomatologia in parte neurologica, (tremori, convulsioni, ecc.) e in parte legata all'azione irritante di questa sostanza, che è responsabile di congiuntiviti, tino-faringiti, dermatiti, nonché, a seconda delle modalità di avvelenamento, di disturbi gastro-intestinali (nausea, vomito) o respiratori. La morte può sopraggiungere, nei casi più gravi, per paralisi respiratoria. La tabella ACGIH 1978 fissa per il rotenone un Tlv-Twa di 5 mg/mc e uno Stel di 10 mg; mc. BIBLIOGRAFIA: 1) Rubino G. P., Pettinati L., Elementi di medicina del lavoro, seconda edizione, Edizioni Minerva Medica, Torino, 1979. 2) Sartorelli E., Trattato di medicina' del lavoro, Piccin editore, Padova, 1981. 289 LINURON LfNÚRON: classe tossicologica 111 trasi. Kutageno Nome chimico: N-(3,4-diclorofenil)-1-metossi-l-metilurea. C1 C1 li\ NH-CO-NCH3 -0-CH 3 Appartiene ai derivati dell'urea, di cui fanno parte anche questi altri princìpi attivi: bentaluron, » benzthiazuron, buthiuron, buturon, chlorbrom uroii, chloroxuron, chlortoluron, cycluron, difenoxuron, diuron, fenuron, fluometuron, fluoretoxuron, isonoruron, isoproturon, methabenzthiazuron, metoiuron (derivato della tiourea), metobromuron, metoxuron, monolinuron, rnonuron, neburon, noruron, phenobenzuron, siduron, thiazfluron, trimeturon. Disturbi gastrointestinali (per ingestione) - bruciori - diarrea . - vomito A nno di brevetto: 1960. Usi: il Linuron (come gli altri derivati dell'urea) è impiegato come erbicida, per la difesa di colture cerealicole e di numerosi ortaggi. Nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo in Italia kg. 68592. Tempo di sicurezza: 60 giorni. Meccanismo d'azione: interferenze sella fotosintesi (mediante inibizione della reazione di Hill). Caratteristiche fisico-chimiche: derivato dalla reazione tra 3,4-diclorofenil-isocianato e NN-dimetil-idrossilamina, è un solido cristallino bianco e privo di odore coti punto di fusione tra 93 e 94°C, tensione di vapore 1,5 x 10-$ mm Hg a 24°C. La sua solubilità in acqua 290 291 a 25°C è di 75 ppm; è scarsamente solubile m idrocarburi alifatici, moderatamente solubile in etanolo e nei comuni solventi aromatici. E' stabile al suo punto di fusione ed in soluzione, si decompone lentamente in acidi o basi. Non è corrosivo. E' formulato come polvere bagnabile o, raramente, in soluzione. Non risultano indicazioni specifiche per un eventuale riconoscimento di malattia professionale o per l'obbligatorietà di visite periodiche. Dati tossicologici: appartiene alla classe III trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto varia da 1.500 a 4.000 mg/kg. Un'analoga tossicità sperimentale è posseduta dagli altri derivati dell'urea. Tossicità per l'uomo: il Linuron può provocare irritazioni cutanee per contatto. Penetra nell'organismo principalmente per via digerente, e se ingerito in discreta quantità provoca un'intossicazione acuta caratterizzata in primo luogo da bruciori gastro-esofagei, vomito e diarrea, e poi da compromissione epatica (subittero) e renale (albuminuria, proteinuria) per cui è necessario il ricovero dell 'infortunato. L'intossicazione acuta e l' azione irritante sono comuni agli altri derivati dell'urea. Per i derivati dell'urea, inoltre, esistono seri sospetti di possibili effetti nocivi ritardati, in quanto: 1), molte di essi sono potenti induttori degli enzimi microsoniialí epatici che metabolizzano farmaci e steroidi (1); 2) alcuni di questi pesticidi, tra cui lo stesso Linuron, possiedono attività mutagena (2); 3) per un derivato dell'urea, il Monuron, esistono, secondo lo IARC, indizi limitati di cancerogenicità (3); 4) i derivati dell'urea sono tutti potenziali precursori di composti 3titrosaminici, e in esperimenti effettuati in tal senso (4) si è visto che, in condizioni simulanti l'acidità gastrica, da alcuni di questi principi attivi possono effettivamente formarsi nitroso-derivati a spiccata attività mutagena. La formazione di nitrosamine è un evento realizzabile anche nel terreno, almeno per il Monuron, per la degradazione spontanea del principio attivo (I). Normativa e legislazione: l'unico derivato dell'urea per il quale la tabella ACGIH 1978 prevede un Tlv specifico è il Diuron, il cui TIv-Twa (peraltro provvisorio) è di 10 mg/mc. Il Mac Urss per il Linuron è invece di 1 mg/mc. 292 BIBLIOGRAFIA: 1) Sandhu S. S., Waters M. D., Valutazioni,. sulla mutagenicita di alcuni pesticidi (orig. in ingl.), j. Environ. Sci. Health B 15 (6), 929-948, 1980. 2) Seller J. P., Le fenilalchiluree come possibili mutageni Tests di mutagenesi con alcuni erbicidi derivati dell'urea (orig. in ingl.), « Mut. Res. » 58, 353, 1978. 3) Organizzazione Mondiale della Sanità (Who), Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iare), Monografie Lare sulla valutazione dei rischi concerogeni di sostanze chimiche per l'uomo. Volumi 1-20, Lione, 1971-79 (orig. in ingl.). 4) Seiler J. P., Nitrosazione in vitro ed in vivo con nitrito di sodio e mutagenicità di nitroso-derivati di pesticidi (orig. in ingl.), « Mut. Res. » 48, 225-236, 1977. 293 MERCURIORGANICI I composti organici del mercurio utilizzati come pesticidi possono essere suddivisi, per le loro caratteristiche chimiche, in due gruppi: a) etilmercurici: cloruro di etilmercurio, cloruro di metossietilmercurio, idrossido di etossietilmercurio, silicato di etilmercuri.o,sodiotíosalicilato e ti 1 m ercurico. b) fenilmercurici:• acetato di fenilmereurio, dimetilditiocarbammato di fenilmercurio, idrossimercurio clorofenolo, idrossimercurio nitrofenolo, merbam, naftenato di fenilmercurio, urea fenilmercuri.ca. Usi: prima del loro divieto di impiego in agricoltura (vedi oltre) venivano utilizzati come fungicidi, soprattutto per la conservazione dei depositi di cereali da semina. Meccanismo d'azione: mentre il radicale organico etilico o fenilico ha funzione permeante, è lo ione mercurio (Hg). che esplica il meccanismo fungitossico, consistente nella sostituzione dell'idrogeno nei radicali solfidrilici di enzimi e proteine; lo ione mercurio reagisce anche a livello protoplasniati.co con numerosi altri enzimi svolgendo una azione antimetabolita per inibizione antagonistica nei riguardi di numerosi componenti -cellulari. Dati tossicologi: la tossicità acuta sperimentale, variabile da composto a composto, è, per alcuni priricipi attivi mercurio-organici, molto elevata. Le LD 50 orale acuta per il ratto dell'acetato di fenilmercurio e del cloruro di etilmercurio si aggirano, ad esempio, sui 30-40 mg/kg, mentre ugualmente notevole è la loro LD 50 cutanea acuta per il coniglio (200-400 mg/kg). 294 Tossicità per l'uomo: i rischi per la salute legati ai composti organici del mercurio sono notevoli e ciò spiega il divieto di impiego di questi prodotti in agricoltura. Infatti lo spargimento nell'ambiente di mercurio, anche in forma inorganica, è seguito poi dalla sua, trasformazione, per opera di microrganismi presenti nel terreno, in derivati alchil-mercurici a catena breve che inquinano terreni ed acque e, in queste, tendono ad accumularsi particolarmente nei pesci, creando così notevoli pericoli per la fauna acquatica e i consumatori. I composti organomercuriali possono essere assorbiti attraverso il sistema digerente, la cute e i polmoni, ma il loro destino metabolico e la sintomatologia con cui si estrinseca l'intossicazione acuta' che provocano variano in relazione alla loro configurazione chimica. I sali di fenilmercurio, infatti, hanno caratteristiche tossicologiche simili ai composti inorganici del mercurio (1). Se un'alta concentrazione di mercurio ionizzabile raggiunge l'intestino, si hanno forti dolori addominali e diarrea sanguinolenta profusa, che può portare a molte per shock e collasso cardio-circolatorio , (2,3) nel giro di un paio . di giorni. Se questa fase viene superata, subentra la sintomatologia provocata dall'assorbimento intestinale dei sali fenilmercurici e dalla loro successiva trasformazione in mercurio inorganico, il quale tende a depositarsi _nel fegato e soprattutto, nel rene. Ne deriva una grave insufficienza renale acuta, a cui fanno seguito una estrema prostrazione, tremori, torpore e, nei casi più gravi, corna e morte (3,4,5). I composti alchil-mercurici, invece, tendono ad accumularsi prima nei globuli rossi e poi, in notevole quantità, nel sistema nervoso centrale. ,La loro trasformazione in mercurio inorganico e la eliminazione sono molto lente. Questi composti possono provocare una grave encefalopatia (2,6) ad insorgenza subdola, caratterizzata inizialmente da marcata stanchezza, formicolii agli arti, cefalea, vertigini, disturbi della parola. Dopo alcune settimane possono subentrare disturbi del movimento (tremori, grave incordinazione motoria ecc), della vista e dell'udito, mentre il malato diventa totalmente apatico; spesso la grave compromissione delle condizioni generali e le frequenti complicazioni dovute alla lunga degenza conducono ad uno stato di eccezionale deperimento non raramente mortale. Anche nei casi che evolvono verso la guarigione residuano frequentemente disturbi motori, psichici o degli organi di senso. Il continuo assorbimento di piccole dosi di composti del mercurio può portare a forme di intossicazione cronica caratterizzata da sintomatologia nervosa (tremori, disturbi della vista e dell'udito, decadi295 mento delle funzioni cerebrali superiori ecc), insufficienza renale cronica e da una gengivite atrofica (l). Il contatto diretto della cute con i composti organici del mercurio provoca frequentemente alterazioni cutanee: eritema, prurito, bruciori, comparsa di vescicole ecc. (6). Si ricorda anche che l'assorbimento protratto di metil-mercurio in gravidanza provoca gravi danni nei feto, che si evidenziano alla nascita con forme di paralisi cerebrale infantile (1). Indicatori di esposizione: l'intossicazione acuta e cronica da mercurio si accompagna in genere alla presenza di elevate quantità di mercurio nel sangue e nelle urine dei soggetti colpiti. E' da notare, però, che il mercurio, già dopo 24-48 ore di allontanamento dal lavoro, si riduce nei liquidi organici di circa il 50% (7). I valori di presenza del mercurio considerati normali sono: 10-30 gamma per litro di urina; 0,25-1,25 gamma/100 ml di sangue. Per notizie più dettagliate sulla patologia da mercurio . e sui suoi indicatori di esposizione, si rimanda ai trattati di medicina del lavoro. Normativa e legislazione: il divieto di impiego di tutti i composti organici del mercurio in agricoltura è stabilito con il D.M. del 9-10-72 (G.U. n. 282 del 28-10-72), dopo che un precedente divieto era stato stabilito solo per l'acetato di fenilmercurio (DM. 10-8-71, pubblicato sulla G.U. n. 212 del 23-8-71). La motivazione del divieto è la capacità inquinante dei composti organici del mercurio nei confronti delle -falde freatiche e le acque marine. Essendo vietato l'impiego ma non la produzione di queste sostanze, il controllo della loro presenza nell'ambiente di lavoro, in relazione alla Toro notevole pericolosità, acquista, dove esista tuttora una produzione di questi principi attivi, un 'importanza prioritaria. Al proposito si ricorda che la tabella ACGIH 1978 fissa per essi dei Tlv molto bassi, rispettivamente: composti alchilici del mercurio tutti gli altri composti (organici ed inorganici) T1v Twa Stel 0,01 mg/mc 0,03 mg/mc 0,05. mg/mc 0,15 mg/mc Tutti i valori si intendono espressi e riferiti al mercurio realmente presente e non all'intero composto di cui fa parte. Le nuove tabelle delle malattie professionali (D.P.R. 9-6-75 n. 482) dell'industria e dell'agricoltura riconoscono, rispettivamente alle voci 2) e 3), le malattie causate da lavorazioni che espongono all'azione del mercurio e dei suoi composti. Il periodo massimo di indennizzabilità è di 3 anni per l'agricoltura e di 4 anni per l'industria. Il D.P.R. 302 del 19-3-56 (art. 33) prevede, -alla voce 9), l 'obbligo di visite mediche periodiche trimestrali sia per i lavoratori addetti alla preparazione di composti del mercurio che per chi impiega professionalmente antiparassitari contenenti composti organici del mercurio. Il D.M. del 18-4-73 inserisce, alla voce 6), il mercurio e i suoi composti tra le sostanze chimiche in grado di provocare malattie per le quali è obbligatoria la denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. BIBLIOGRAFIA: 1) Sartcrelli E., Trattato di medicina del lavoro, Picchi Editore, Padova, 1981. 2) Clarkson T. W., Recenti progressi nella tossicologia del mercurio con particolare riferimento ai composti alchilici del mercurio (orig. in íngl.), CRC Crit. Rev. Toxicol. 1, 203-34, 1972. 3) Harvey S. C., Metalli pesanti, in Goodman L. S., Gslrnan A. (editore): «Le basi farmacologiche della terapia » quarta edizione (orig. ín ingi.), Collier-Macmillan limited, 1970, cap. 46, pagg. 974-77. 4) Kark R. A. P., Poskanzer D. C., Bullock J. D., Boylen G., A vvelenamenti da mercurio e loro trattamento con N acetil-D, L-penicillamina (orig. In ingi.), New Engl. J. Med. 285, 10-16, 1971. 5) Niosh, Criteri per standards raccomandabili. Esposizione professionale a mercurio inorganico (orig. in ingl,), Dhew (Niosh), pubblicazione n. 73-11024. chinati, US dept of Meaith, Education and Welfare, Public. Health Service, Center for Disease Control, Notiamo]. Institute for Occupational Safety and Health, 1973. 6) Rubino G. F., Pettinati L., Elementi di medicina del lavoro, II ed., Edizioni Minerva Medica, 1979, Torino. 7) Granati A., Melino C., A spetti clinica e preventivi di medicina del lavoro, K libreria editrice, Roma, 1976. 297 296 METALDEIDE i]ALDBIDB:. classe tesaicelogica $ txaaf.. midriasi (dilatazione della pupilla) Nome chimico: Metaldeide (polimero dell'aldeide acetica). CH3 -CH-O-CH-0H 3 à E I p otermie (riduzione della temperatora corporea) n diarrea, vomito, disidratazione O I CH3 -CH-O-CH-CH 3 A nno di brevetto: 1936. Usi: è il lirnacida di più largo impiego in Italia, essendone stati distribuiti al consumo nel 1979 ben 1.821.978 kg. Meccanismo d'azione: agisce per contatto ed ingestione su lumache e chiocciole, ustionandole e disidratandole. L'azione per contatto è particolarmente efficace se l'animale non può rifugiarsi all'ombra; l'azione per ingestione è più lenta- ma inesorabile. Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla polimerizzazione dell'acetaldeide in soluzione di etanolo ed in presenza di acidi, forma cristalli incolori che hanno punto di fusione a 246°C. Sublima rapidamente tra i 116 e i 120°C. La sua solubilità in acqua a 17°C è di 200 ppm; è scarsamente solubile in etanolo ed etere, solubile in benzolo . e cloroformio. Va soggetto a depolimerizzazione, donde la necessità di una particolare cura nell'immagazzinamento, per il quale sono inadatti cofttenitori di lamiera stagnata. E' una sostanza che brucia con una fiamma -senza fumo, da cui il suo impiego anche come combustibile solido. E' formulato soprattutto sotto forma di esche. 298 Per intossicazione acuta i sintomi possono essere talmente gravi da portare e shock. 299 NITROFEN Dati tossicologici: è un prodotto di I classe trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è 630 mg/kg. Tossicità per l'uomo: la Metaldeide può provocare gravi avvelenamenti per inalazione, ingestione o contatto con la cute. La sintomatologia dell'intossicazione acuta coinvolge soprattutto il sistema digerente e il sistema nervoso centrale: si hanno infatti violenti dolori addominali accompagnati da diarrea e vomito biancastro molto intensi. La disidratazione che può derivarne può condurre a shock. Contemporaneamente si hanno obnubilazione del sensorio, midriasi, ipotermia e convulsioni. La terapia dell'intossicazione richiede l'urgente ricovero ospedaliero. I primi soccorritori, oltre a mettere in atto le norme illustrate altrove, dovranno tenere bene al caldo l'intossicato, al fine di combattere l'abbassamento della temperatura- corporea provocato dalla metaldeide assorbita. Non risultano segnalazioni positive in merito ad eventuali effetti mutageni, teratogeni o cancerogeni o ad altri danni di organi e funzioni dopo esposizione prolungata. Normativa e legislazione: non risultano Tlv nè disposizioni specifiche per la Metaldeide. Nome u chimico: 2,4-diclorofenil-4-nitrofenil-etere. C1 CI Fa parte dei composti azotorganici definiti nitrofenil-eteri, che comprendono i seguenti principi attivi: bromofenoxin, chlometoxpnil, CNP (MO-338), fluorodifen, TOPE. A nno di brevetto: 1964. Usi: è un erbicida utilizzato soprattutto per la difesa delle colture cerealicole e in orticoltura. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg 142.296. Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza sul metabolismo delle proteine protoplasmatiche e probabile interferenza sulla fotosintesi (mediante inibizione della reazione di Hill). Interferenza sulla respirazione (mediante ostacolo, a livello dei citocromi, al trasporto di elettroni). Caratteristiche fisico-c :mi miche: sintetizzato dalla reazione del 2,4diclorofenato con p-doronitrobenzene, è un solido cristallino, con punto di fusione tra 70 e 71°C, tensione di vapore 8 x 10- ' mm Hg a 40°C. La sua solubilità in acqua è tra 0,7 e 1-2 ppm a 220°C. 300 301 E' formulato soprattutto in soluzioni, raramente in granuli o come polvere bagnatile. OLII INSETTICIDI Dati tossicologici: è un principio attivo di III classe trasferibile. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 2.630 mg/kg. Tossicità per l'uomo: íl Nitrofen è una sostanza di bassa tossicità acuta per l'uomo, della quale non è noto un quadro caratteristico di intossicazione acuta. La maggiore pericolosità del Nitrofen è legata alla dimostrata cancerogenicità di questa sostanza in alcuni esperimenti su animali. Il NIOSH la inserisce tra le sostanze sospette cancerogene per l'uomo (1,2). Normativa e legislazione: non risultano T1v né disposizioni specifiche per il Nitrofen. Gli olii insetticidi si dividono in alii antracenici e olii minerali raffinati. Gli olii antracenici, detti anche olii neri a causa del loro colore scuro, derivano dalla distillazione del catrame di carbone fossile. Sono costituiti da miscele di idrocarburi con un'elevata quantità di idrocarburi aromatici. Agiscono. sugli insetti per contatto ed asfissia (occlusione delle aperture tracheali) esplicando anche un'azione caustica -e dissolvente a carico dei tegumenti. Vengono utilizzati, sotto forma di soluzioni, per il trattamento di fine inverno di frutteti, soprattutto contro la Cocciniglia. BIBLIOGRAFIA: 1) Niosh, Criteri per standard raccomandabili. Esposizione professionale durante la produzione e la formulazione di pesticidi (orig. in ingl.), Monografie Niosh, 1978. 2) Cueto C. J, Considerazioni sulla possibile cancerogenicità di alcuni pesticidi (orig in ingl.), J. Environ. Sci Health B 15 (6), 949-975, 1980. 302 Gli olii minerali raffinati, detti anche oh di petrolio, derivano dalla distillazione del petrolio greggio, ed hanno un maggiore tenore di idrocarburi aromatici saturi rispetto agli olii di .antracene. Quando questa quota supera, mediante processi di raffinazione con acido solforico, il 90%, vengono detti olii bianchi. Una presenza eccessiva di composti insaturi è dannosa per le piante. Anche questi olii agiscono sugli insetti per contatto ed asfissia. Vengono utilizzati, sotto forma di emulsioni acquose, per alberi da frutto, agrumi e piante ornamentali. L'uso di queste sostanze in agricoltura è massiccio: nel 1979 sono stati distribuiti al consumo in Italia ben 7.866.307 kg di olii bianchi e più di un milione di kg di olii minerali addizionati con derivati del dinitrofenolo (ohi gialli) o con parathion o altri esteri fosforici (fosfoli). La tossicità acuta degli olii insetticidi in genere (non addizionati con altri principi attivi) è bassa, il che li fa inserire nella III classe 303 trasferibile. La loro LD 50 orale acuta per il ratto pare essere superiore ai 10.000 mg/kg. II rischio principale connesso all'uso di queste sostanze è legato alla possibile presenza, specialmente negli olii pesanti (creosoto, olii di antracene), di idrocarburi aromatici policiclici (benzo e dibenzo-antravene, benzo e dibenzo-pirene ecc.) peri quali si sono evidenziati sufficienti indizi di cancerogenicità (1). A tale riguardo si ricorda che il D.M. del 31-7-73 (pubblicato sulla G.U. n. 215 del 21-8-73) vieta l'impiego in agricoltura di olio di creosoto, in quanto tale composto possiede un elevato potenziale cancerogeno ed un'intensa azione irritante per la pelle e per le mucose. La tabella ACGIH 1978 fissa per gli olii minerali misti un TIv-Twa di .5 mg/mc e uno Stel di 10 mg/me. PICLORAM Nome chimico: acido 4-amino-3,5,6-tridoropicolinico- Cl-C^ -Cl I li Cl-C C-COOH Rientra tra i composti azotorganici eterociclici di tipo piridinico e pirimidinico, in cui sono compresi anche i seguenti principi attivi, simili al Picloram: Fluoromidine, Haloxidine, Pyriclor., Triclopir, Piridinitxile, AzU, Bupirimate, DimethirimoI, Ethirimol, Triorimol. A nno di brevetto: 1963. Usi: è un erbicida a prevalente impiego, in associazione con il 2,4-D, come arbusticida, per il decespugliamento di terreni destinati all' eclili^ia oppure a coltura (per l'avvio delle quali occorre però attendere 1-3 anni dal trattamento, a causa della forte persistenza del principio attivo nel terreno). Meccanismo d'azione: interferisce sulla crescita, sullo sviluppo e sulla biosintesi delle proteine. BIBLIOGRAFIA: 1) Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, Comune di Torino, Primo manuale per il riconoscimento dei rischi di cancerogenicità chimica nell'ambiente di lavoro, gennaio 1980. 304 Caratteristiche fisico-chimiche: l'acido puro è una polvere bianca con un odore simile al cloro, che si decompone a circa 215°C prima di fondere. La sua tensione di vapore è di 6,16 x 10-' mm Hg 35°C: La sua solubilità in acqua a 25°C è di 430 ppm; è poco solubile in gran parte dei solventi organici. E' formulato in soluzione. 305 Dati tossicologici: appartiene alla IV classe. La sua LD 50 orale acuta per íi ratto è di 3.750 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea. acuta per il coniglio è di 4.000 mg/kg. Tossicità per l'uomo: il Picloram è una sostanza a bassa tossicità acuta e non sono riportati in letteratura casi di intossicazione nell'uomo. Per quanto riguarda gli effetti a distanza di tempo, sebbene il NIOSH inserisca questa sostanza tra quelle per le quali non esistono al momento sufficienti indizi di cancerogenicità (vedi tab. XV della I parte), va comunque ricordata l ' esistenza di esperimenti positivi sia per la cancerogenicità (1) che per la mutagenicità (2) del Picloram, il cui studio in questo senso deve quindi essere ulteriormente proseguito. Non va dimenticato inoltre che il Picloram è un precursore potenziale di composti nitrosaminici. PROPANIL Nome chimico: N-(3,4-didorofenil)-propionamide. Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per il Picloram (Tordon) un TIv-Twa di 10 mg/mc e uno Stel di 20 mg/mc. Non risultano altre indicazioni specifiche per il PicIoram. 0 Í1 Cl NH-C-CH 2 CH 3 Fa parte dei composti azotorganici definiti proprionanilidi. A nno di brevetto: 1960. Usi: è un erbicida utilizzato soprattutto per la difesa del riso. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg 646.790. Tempo di sicurezza: 30 giorni (su riso); 100 su arboree e vite. Meccanismo d'azione: interferenze sulla fotosintesi (mediante Inibizione della reazione di Hill). BIBLIOGRAFIA: 1) N.CJ., Carcinogenesis Technical Report, Series 23, 1978. 2) Carere A . et al., Studi sulla mutagenicità dei pesticidi (orig. in ingl.), «Mut. Res. » 57, 277, 1978. 306 Caratteristiche fisico-chimiche: sintetizzato dalla reazione della 3,4-dicloroanilina con acido propionico in presenza di tionil-cloruro, è un solido cristallino bianco con punto di fusione tra 92 e 93°C, tensione di vapore 9 x 1.0 a mm Hg a 60°C. La solubilità in acqua è di 225 plana a temperatura ambiente, in etanolo è del 54% a 25°C. Il prodotto tecnico è un solido cristallino bruno con punto di fusione tra 88 e 91°C. E' stabile in emulsioni concentrate, mentre in mezzi acidi o alcalini si decompone in 3,4-dicloroanílína ed acido propionico. Viene formulato essenzialmente còme soluzione, raramente in granuli o come polvere bagnabile. 307 Dati tossicologici: il Propanil appartiene alla IV classe tossicologica. La sua LD 50 orale acuta per í1 ratto è di 1.400 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per il coniglio si aggira intorno ai 7.000 mg/kg. PYRAZON Tossicità per l'uomo: i dati nella letteratura scientifica sono molto scarsi, sia per quanto riguarda gli effetti acuti che quelli ritardati. Recenti esperimenti (1) hanno messo in evidenza un'attività mutagena del propanil in sistemi batterici. Normativa e legislazione: non risultano Tlv ed indicazioni specifiche per il Propanil. Nome chimico: 5-amino-4-cloro-2-fenil-3-pyridazinone. Q Cl C--C / N. / C-NH 2 N \ N---- CH Rientra tra i composti azotorganici eterociclici di tipo piridazinico piridazonico e piridazinonico, in cui sono compresi anche questi altri principi attivi: bromopyrazon, credazine, dimidazon, metflurazon, monometflurazon, oxypyrazon. A nno di brevetto: 1962 Usi: è un erbicida utilizzato per la difesa della bietola da zucchero. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg. 406.532. Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza sulla fotosintesi. BIBLIOGRAFIA: 1) Water= M. D., Simnon V.F., Mitclhell, A. D., Jorgenseu T. A., Valencia R., Tests a breve termine per il potenziale mutageno e cancerogeno di alcuni pesticidi (orig. in ingl.), J. Environ. Sci. Health B 15 (6), 867-906, 1980. 308 Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla reazione tra fenilidrazina e seguito da un trattamento con ammoniaca, è un solido colorato in giallo pallido, con punto di fusione a 205-206°C, tensione di vapore 0,074 mm Hg a 40°C. La sua solubilità in acqua a 20°C è di 400 ppm; iu acetone 2,8%, in metanolo 3,4%, in questi casi come soluzione emulsionabile. E' stabile, compatibile con altri pesticidi e non corrosivo. 309 , Viene formulato come polvere bagnabile o in soluzione. TCA-SODIO Dati tossicologici: è un principio attivo di IV classe. La sua LD .50 orale acuta per i ratti varia da 2.330 a 3.600 mg/kg. Tossicità per l'uomo: i dati in letteratura sul Pyrazon sono scarsissimi. Può essere responsabile di irritazioni oculari (1), almeno negli animali da esperimento. Inoltre può essere un potenziale precursore di composti nitrosaminici. Per il resto, non ci risultano né un quadro 'caratteristico di intossicazione acuta, né l'esistenza di ricerche p ..r il rilievo di eventuali attività mutagene, cancerogene o teratogene, né per una tossicità cronica riferita a particolari organi o funzioni. Normativa e legislazione: non esistono Tlv o altre indicazioni specifiche per questa sostanza. Nome chimico: sale sodico dell'acido tricloacetico. CCI COOH 3 E' un derivato dell'acido acetico, così come altri principi attìvx simili quali il MCA ed il glytac. A nno di brevetto: 1947. . Usi: è un erbicida impiegato contro graminacee e, talora in asso. ciazione con altri principi attivi, per diserbo acquatico e di aree non coltivate e in zone destinate a bietola, erba medica, patate, frutteti e vigneti. -Persiste nel terreno per alcuni mesi. Nel 1979 in Italia ne sono stati distribuiti al consumo kg 812.465. Meccanismo d'azione: interferisce sulla respirazione, mediante ostacolo alla biosintesi dell'acido pantotenico, costituente dell'Acetil Co A; probabilmente ostacola anche la biosintesi dello strato ceroso cuticolare. BIBL3OGRAFIA: i(i) Marhold J.V., Sbornyk Vysledky Toxicologickeho Vysetren Lakek ,A Pripravku, Institut Pro Vycliovu Vedoucion Pracovniku Chemickeho Prumiu Praha, Czechoslovakaia, 72, 151, 1972. 310 Caratteristiche fisico-chimiche: l'acido tricloroacetico può essere preparato dall'ossidazione del cloralio con acido nitrico o nitroso o attraverso la dannazione diretta dell'acido àcetico. Forma cristalli igroscopici privi di colore con punto di fusione tra 55 e 58°C, punto dì ebollizione di 196-197°C. La sua solubilità in acqua a 25°C è di 1.000 g/100 ml; è solubile in etanolo ed etere. Il tricloroacetato sodico tecnico è una polvere giallognola debolmente deliquescente con solubilità in acqua a temperatura ambiente pari a 120 g/ml; è solubile in etanolo e in molti solventi organici. Il TCA in condizioni alcaline tende 311 a decomporsi a cloroformio, ma è stabile in assenza di vapore umido. E' corrosivo per il ferro, lo zinco e l'alluminio, ma il sale sadico è meno corrosivo e compatibile con altri erbicidi. E' formulato come polvere solubile o in soluzione. TRIFLURALIN Dati tossicologici: il TCA è un principio attivo di IV classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è superiore a 3.200 mg/kg. Tossicità per l'uomo: pur essendo caratterizzati da una bassa tossicità acuta, l'acido tricloroacetico ed il suo sale sodico posseggono invece un effetto caustico molto elevato. Sono sostanze molto corrosive che possono produrre gravisime ustioni chimiche della cute, degli ocali e delle vie aeree superiori.. Per il resto non risultano in letteratura eventuali effetti mutageni, teratogeni o cancerogeni, né quadri specifici di intossicazione acuta o cronica. Nome chimico: 2,6-dinitro-NN-dipropil-4-trifluororn.etilanilina. NO2 Normativa e legislazione: il Tlv-Twa fissato dalla tabella ACGIH 1978 per il Tca è di 1 mg/mc. CF E' un derivato nítro-anilinico, così come i seguenti principi attivi, simili al Trifluralin: benfluralin, basalin, chlornidine, dibutalin, EM BLEM, ethalfluralin, fluchloralin, isopropalin, nitralin, penoxalin, oryzalin, profluralin_ A nno di brevetto: 1960. Usi: il Trifluralin, così come gli altri derivati nitroanilinici, viene utilizzato come erbicida, soprattutto per la difesa di coltare cerealicole, nonché di ortaggi, frutteti, agrumeti, vigneti. In Italia nel "979 ne sono stati distribuiti al consumo kg 174.966. Tempo di sicurezza: 30 giorni. Meccanismo d'azione: interferenza sulla crescita e sullo sviluppo (a livello delle fasi di divisione cellulare e nucleare). Caratteristiche fisico-chimiche: prodotto dalla nitrazione del doro-4-trifluorometilbenzene e dalla reazione con la dipropilammina, è un solido cristallino di colore giallo-arancio, ché ha punto di fusione a 48-49°C, tensione di vapore 1,99 x 10-4 mm Hg a 29,5°C. A 2TC la 312 313 sua solubilità in acqua è di 4 ppm, in acetone 40 g/100 ml, in z[Iolo. 58 g/100 ml. Il prodotto tecnico ha un grado di purezza almeno del 95% ed ha punto di fusione superiore a 42°C. E' stabile ma suscettibile di decomposizione fotochimica; è compatibile con molti altri pesticidi e non è corrosivo. E' molto persistente nel terreno. E' formulato prevalentemente in soluzione, raramente in granuli. Normativa e legislazioize: la tabella ACGIH 1978. non riporta Tlv specifici per il Trifluralin, né per alcuno dei composti affini. In Urss il Mac per il Trifluralin è di 3 mg/mc. Non esistono altre indicazioni specifiche per .queste sostanze in merito a visite mediche periodiche e riconoscimento di eventuale malattia professionale, per le quali si potrebbe almeno riferirsi alle varie disposizioni per l'anilina e i suoi derivati. Dati tossicologici: il Trifluralin appartiene alla IV classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto si aggira intorno ai 10.000 mg/kg, mentre la LD 50 cutanea acuta per íl coniglio è superiore a 2.000 mg/kg. Tossicità per l'uomo: a differenza dell'anilina e di molti altri suoi derivati, sono piuttosto scarse in letteratura le notizie inerenti al Trifluralin e in genere ai derivati nitro-anilinici impiegati come pesticidi. Di questi si può comunque ribadire la bassa tossicità acuta, mentre gli interrogativi maggiori devono porsi sui possibili effetti dopo esposizione prolungata, in quanto per altre famiglie di derivati anilinici è stata da tempo evidenziata la possibilità di diversi effetti dannosi per l'organismo (metaemoglobinemia ed anemia, azione irritante per cute e mucose, reazioni allergiche, cistite acuta, cancro della vescica, danni epatici e del sistema nervoso ecc.). E' necessario anche un approfondimento sulle vie di assorbimento e sul metabolismo di queste sostanze, in quanto si è visto, sempre per l'anilina e molti suoi derivati, che l'assorbimento cutaneo è rilevante, e che molte delle azioni tossiche sono sostenute da loro prodotti di trasformazione nell'organismo umano, dosabili anche nelle urine. Premesso ciò, va ricordato che è stata segnalata in un esperimento l'azione teratogena. del Trifluralin (1). Per la cancerogenicità di questa sostanza i dati sono ancora incerti (2,4) e complicati dalla scoperta della possibile presenza, nel prodotto tecnico, di dipropilnitrosamina, una sostanza cancerogena (3). Pertanto a prescindere dalla cancerogenicità o meno del Trifluralin puro, dovrà essere verificata la presenza, nel prodotto tecnico sintetizzato dalle diverse industrie produttrici, della dipropilnitrosamina, quantificandone l'entità e valutandone i rischi relativi di impiego. Se questa presenza venisse confermata in prodotti tecnici di diverse case produttrici e, comportando seri rischi per gli esposti e la collettività, non fosse eliminabile con migliori sistemi di sintesi, potrebbero porsi drastiche restrizioni di impiego per il Trifluralin,_ in analogia con quanto successo per il 2,4,5-T dopo la scoperta della presenza, in esso, di tracce di diossina. 314 BIBLIOGRAFIA: I) a Teratology », a Journal of abnormal developrnent, 15, 15 A, 1977. 2) Bioassay o/ Trifluralin /or possible carcinogenicity, Dhew (N.I.H.), publication No. 78-1315, Bethesda, Md, Us Dept of Health, Education and Welfare, Public Health Service, National Institutes of Health, National Cancer Insfinite, Division of Cancer.Cause and Prevention, 1978 p. 7-8-33. 3) Organzrnzione Mondiale della Sanità (Who), Agenzia Internazionale per la Ricerca uizl Cancro (Iarc), Monografie .larc sulla valutazione dei rischi cancerogeni di sostanze chimiche per l'uomo. Volumi 1-20, Lione, 1971-79 (orig. in ingl..). 4) Cuetò C. Jr., Considerazioni sulla possibile cancerogenicità di alcuni pesticidi (orig. in ingl.), J. Environ. Sci. Health B 15 (6), 949-975, 1980. 315 Composti inorganici 1) Arseniato di piombo 4) Polisolfuro di bario 2) Clorato di sodio 5) Zolfo 3) Composti rameici ARSENTATO DI PIOMBO A nno di brevetto: 1894. Usi: è un insetticida molto utilizzato in passato in frutticoltura, viticoltura e contro i parassiti delle patate, ma íl cui consumo oggi non supera i 15.000 kg annui. E' formulato come polvere, secca o bagnabile. Tempo di sicurezza: .30 giorni. Meccanismo d'azione: agisce sugli insetti per ingestione e conseguente degenerazione dei tessuti del mesointestino. Dati tossícologicí: l'arseniato di piombo appartiene alla I classe tossicologica. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 10-100 mg/kg. Tossicità per. l'uomo: l'arseniato di piombo può essere assorbito per ingestione, inalazione, contatto cutaneo. 316 E' una sostanza dotata di elevata tossicità acuta, in gran parte dovuta all'azione dell'arsenico, che agisce su alcuni sistemi enzimatici cellulari, provocando nei tessuti umani interessati congestione, infiammazione, emorragie, degenerazioni. L'intossicazione acuta è caratteriz-' zata da gravi disturbi gastro-intestinali (vomito, dolori addominali, diarrea intensa), sovente accompagnati o seguiti da fenomeni di insufficienza cardio-circolatoria o renale (provocati dalla degenerazione di questi organi) che possono portare a morte. E' stato anche segnalato un caso letale dovuto al blocco totale della produzione midollare delle cellule del sangue, conseguenza forse di un'eccessiva reattività dell'organismo all 'arseniato di piombo (1). Va comunque ricordato che sia l'arsenico che il piombo possiedono un'azione lesiva per il midollo osseo, che si estrinseca soprattutto a carico dei globuli rossi (anemia, alterazioni cellulari di varia natura ed entità ecc). La sintomatologia più frequente ricorrente nell'esposizione ad arseniato di piombo è comunque di minore gravità ed è rappresentata soprattutto da alterazioni cutanee quali eritemi pruriginosi, pustole, piccole ulcerazioni. Queste manifestazioni, localizzate in genere alla parte scoperta del corpo, possono regredire rapidamente oppure riacutizzarsi ad ogni nuovo contatto (1). L 'intossicazione cronica può vedere associati sintomi di arsenicismo e di saturnismo (intossicazione da piombo), per la cui trattazione si rimanda ai manuali di medicina del lavoro. Qui si ricorda che per l'arseniato di piombo è stata evidenziata una azione neurotossica (2) che si manifesta con una polinevrite a carico principalmente degli arti inferiori, che può progredire fino alla paralisi, la quale può interessare anche gli arti superiori. L'arseniato di piombo è anche sospettato di possedere attività cancerogena, che si manifesterebbe sorattutto a carico del polmone, della cute e della pleura (3): in particolare, un aumento dell'incidenza di tumori polmonari in esposti a questa sostanza è stato evidenziato in alcune indagini epidemiologiche condotte sia su agricoltori (4, 5, 6) che in operai addetti alla produzione (7). Resta comunque da accertare se l'attività cancerogena evidenziata debba essere imputata all'arseniato di piombo come tale oppure a qualche altro composto arsenicale eventualmente ad esso frammisto nella fase di produzione e di formulazione dell'insetticida. Infatti, nella lista dei cancerogeni predisposta dallo IARC (8) risulta inserito tra i composti arsenicali il triossido di arsenico,. mentre per gli arseniati (di piombo; 317 di calcio, di sodio) la sperimentazione su animali non ha messo in evidenza adeguati indizi di cancerogenicità. ARSENIATO DI PIOMBO: classe tossicologice I sospetto cancerogeno Disturbi gastrointestinali gravi: - vomito - dolori addominali - diarrea intensa Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per l'arseniato di piombo un Tlv-Twa di 0,15 mg/mc e uno Stel di 0,45' mg/mc. I valori si intendono riferiti al piombo. . Le nuove tabelle delle malattie professionali (D.P.R. 9-6-1975 n. 482) dell'industria e dell'agricoltura riconoscono, rispettivamente alle voci 4) e 2), le malattie causate da lavorazioni che espongono all'azione di arsenico, leghe e composti. Il periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro è di 3 anni, che si estende a 30 anni in caso di manifestazioni neoplastiche (ma solo nell'industria). L'art. 33 del D.P.R. 19-3-1956 dispone alla voce 2b) l'obbligo di visite mediche periodiche trimestrali per i lavoratori addetti alla preparazione dei composti arsenicali. Il D.M. del 18-4-1973 inserisce, alla voce 1, l 'arsenico e í suoi composti tra le sostanze chimiche in grado di provocare malattie per le quali è obbligatoria la denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. BIBLIOGRAFIA: 1) Mazzella Di Bosco M., Patologia in materia di intossicazioni da antiparassitari: contributo casistico. A tti della tavola rotonda nazionale « La prevenzione dei rischi nell'impiego degli antiparassitari ». Conf. Naz. Colt. Dir. -- Ente Patrocino Ms. Coltivi Agricoli, Roma ? 2-5-1977. 2) Foà =V., Gilioli R., Rizzi. B., Merluzzi F., L'arseniato di piombo come causa misconosciuta di polinevriti in ambiente rurale: descrizione di due casi clinici, « Riv. Pat. Nera. Ment. » 96, 363, 1975. 3) Rubino G. F., Pettinati L., Elementi di medicina del lavoro, seconda edizioxde, Nei casi di intossicazione acuta si possono avere fenomeni di insufficienza cardio- circolatoria e renale. L ' into 's'sicazione cronica può vedere associati i sintomi dell'intossicazione da arsenico e da piombo. Edizioni Minerva Medica, 1979, Torino. 4) Lee A. M., Fraument J. F. jr., A rsenico e cancro delle vie respiratorie delt'uomo: uno studio sull'esposizione professionale (orig. in ingl.), J. Nat. Caricar Inst. 42, 1045, 1960. 5) Letarget M., Galy P., Maret A., Galiois P., Carcinoma broncopolmonare ed intossicazione arseniacale tra i viticoltori di Beaujolais (orig. in.franc.),-« Med. Acad. Chir.» 90, 384, 1964. 6) Poirier R., Favre R., Kleisbauer J. P., Ingenito G., Parali j., Lavai P., Serafino X ., Carcinama bronchiale primario tra i viticoltori: ruolo degli arseniati (orig. in frane.), « Nouv. Press. Med. » 2, 91, 1973. 7) Gerald M. O., Holder B.B., Gordon H.L., Cancro delle vie respiratorie ed esposizione professionale ad arsenicali (orig. in ingl.),. «Arti. Environ. Health » 29, 250, 1974. 8). Regione Piemonte, Università degli Studi di Torino, Comune di Torino, Primo manuale per il riconoscimento dei rischi di cancerogenicità chimica nell'ambiente di lavoro, gennaio 1980. 318- 31.9' CLORATO DI SODIO COMPOSTI RAMEICI A nno di brevetto: 1910_ Usi: è un erbicida discretamente utilizzato in Italia (nel 1979 ne sono stati distribuiti al consumo Kg 248.986) per diserbo totale e di aree incolte, a volte in associazione con altri principi attivi. Meccanismo d'azione: agisce mediante interferenze sulla plastidiogenesi (per avvelenamento mediante cloriti e ipocloriti) e disidratazione dei tessuti cellulari. Caratteristiche fisico-chimiche: è prodotto dall'elettrolisi di soluzioni acide concentrate di cloruro di sodio da 80 a 90°C. E' una polvere bianca con punto di fusione a 248°C, che si decompone, con produzione di ossigeno, a circa 300°C. La sua solubilità in acqua è di 79 g/100 ml a 0°C; è solubile in etanolo e glicerolo. E' un forte agente ossidante che reagisce con materiali organici in presenza di luce solare, creando così rischi di incendio. E' piuttosto corrosivo per zinco e acciaio dolce. Viene formulato in granuli, polveri bagnatili o solubili. Dati tossicologici: è una sostanza di IV classe. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 1200 mg/Kg. Tossicità per l'uomo: il Clorato di Sodio può causare irritazioni della cute e delle mucose (congiuntiviti, Tino-faringiti etc) a causa della sua azione caustica. Sono stati segnalati casi di intossicazione nell'uomo, dovuti alla formazione di metemoglobina, in seguito al suo uso per l'igiene orale. Si tratta, comunque, di un prodotto dotato di bassa tossicità acuta, per il quale non •.ono segnalati rischi dopo esposizione prolungata. Normativa e legislazione: non ci risultano Tlv nè altre indicazioni specifiche per il clorato di sodio. 320 Numerosi composti del rame vengono impiegati in agricoltura tra questi ricordiamo: - Carbonato di rame - Idrato di rame - Ossicloruro di rame -- Poltiglia bordolese (solfato di rame + idrato di calcio) - Cloruro rameoso - Ossidulo di rame - Solfato di rame pentaidrato Usi: tranne il cloruro rameoso, che è essenzialmente un erbicida, i composti rameici vengono impiegati soprattutto come fungicicli nella difesa delle colture viticole, della frutta e dell'olio. Il solfato di rame è utilizzabile anche come molluschicida ed erbicida. Nonostante l'avvento di numerosi prodotti anticrittogramici di sintesi, l'impiego di composti rameici in agricoltura è ancora notevolissimo; basti infatti pensare che nel 1979 la distribuzione al consumo in Italia è stata: - per l'ossicloruro di rame - per il solfato di rame = Kg 9.346.816 = Kg 18.668.620 - per altri composti rameici - per la poltiglia bordolese = Kg 539.538 Kg 4.512.550 con una distribuzione totale di composti rameici superiore a 33 milioni di Kg, a cui vanno aggiunti altri 21 milioni di Kg di formulazioni in cui il rame è associato a ditiocarbammati. I composti rameici vengono formulati in diversi modi: soprattutto polveri secche o bagnatili, ma anche in soluzioni o come polvere solubile. 321 Tempo di sicurezza: 20 giorni. Meccanismo d'azione: il rame è, a piccole dosi, indispensabile al metabolismo cellulare; quando è presente massicciamente nell'ambiente esterno, le spore fungine lo assorbono prontamente, concentrandolo al loro interno fino a più di 100 volte il necessario rendendolo estremamente tossico. Il rame infatti sostituisce cationi utili (H, Ca, Mg, K), inibisce aminoacidi ed enzimi (specialmente solfidrilici, come la cisteina) con denaturazione di numerose proteine e grave danneggiamento cellulare; interferisce anche sulla respirazione cellulare a livello della biosintesi di Aceil Co A e del ciclo dí Krebs. COiPOSTI DEL RAME appartengono generalmente alle classi III trasf. e TV. Dati tossicologici: le LD 50 acute (in mg/Kg) e la classificazione dei principali composti rameici sono le seguenti: - Carbonato di rame - Cloruro rameoso - Idrato di rame -- Poltiglia bordolese - Ossicloruro di rame - Ossidulo di rame - Solfato di rame orale (ratto) cutanea (coniglio) classe 160 1.000 300 1.000 300 1.000 III II b III T III T III T N N Tossicità per l'uomo: i composti possono venire assorbiti per inalazione, per contatto cutaneo e per ingestione. Soprattutto per quest'ultima modalità e in genere per ingestione accidentale di forti dosi (circa 10 g.) si possono avere intossicazioni acute molto gravi e perfino con esito letale. Inizialmente i sintomi riguardano il sistema digerente (nausea, vomito', dolori addominali, diarrea ematica per emorragie al tubo digerente, ustioni del cavo oro-faringeo), mentre nei giorni successivi si hanno prostazione e segni di insufficienza epatica e renale (ittero, ridotta escrezione urinaria con emoglobinuria ed ematuria etc), collasso cardio-circolatorio e, nei casi più gravi, coma, seguito, dopo alcuni giorni, dal decesso (1). Più frequenti, invece, sono i sintomi dovuti all'irritazione delle vie aeree {tosse, bruciori rino-faringei, ecc.) susseguenti all'inalazione di polveri rameiche, la quale, se protratta per diversi anni, può portare sia a rinite atrofica (4) che a serie lesioni polmonari (2). Queste consistono in una fibrosi interstiziale micronodulare (con noduli tic322 Per intossicazione acuta {rara) si hanno dis.urbi gastrointestinali, lesioni del fegato e dei reni, eollasro cardio-cireoletorio. 323 chi di rame) in qualche modo simili alla silicosi (tranne che per l' evoluzione), la quale può progressivamente portare ad una insufficienza respiratoria di tipo restrittivo, oppure regredire o stabilizzarsi se viene a cessare l'esposizione. Spesso negli affetti da questa malattia professionale sono anche presenti lesioni istologiche del fegato, non accompagnate però in genere da alterazioni cliniche o biochimiche (3). Negli esposti a composti rameici sono pure frequenti alterazioni cutanee, sia di tipo irritativo che allergico, sostenute soprattutto dal solfato di rame. Normativa e legislazione: non risultano Tlv per i composti rameici. La nuova tabella delle malattie professionali dell'industria e dell'agricoltura (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconosce, rispettivamente alle voci 18) e 8), le malattie provocate dalle lavorazioni che espongono all'azione del rame e di sue leghe o composti. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. POLISOLFURO DI BARIO Usi: è utiii77abile soprattutto nella difesa degli alberi da frutto e, in misura minore, della vite, delle colture orticole e floreali. Lo impiego in Italia di polisolfuro di bario è ragguardevole, essendone stati distribuiti al consumo nel 1979 ben 2.104.628 kg. Tempo di sicurezza: , 30 giorni. Meccanismo d'azione: il polisolfuro di bario agisce sui parassiti delle piante per contatto ed asfissia, esercitando un'azione anticrittogamica ed insetticida. Infatti provoca la rottura della membrana della cellula con cui viene a contatto, con conseguente azione disidratante, determinando un'azione caustica sui tegumenti dei parassiti. Interferisce nella respirazione degli insetti provocando l 'occlusione degli spiratoli tracheali posti sul corpo del parassita. BIBLIOGRAFIA: 1) Chuttani. H. K., Gupta P. S., Colati S., Gupta D. N., A vvelenamenti acuti da solfato di rame (orig. in ingl.), « Amer. J. Med.» 39, 849, 1965. 2) Pimental J. C., Marques F., Il polmone dell'irroratore di viti (V ineyard sprayer's lung): una nuova malattia professionale (orig. in ingl.), «Thorax» 24, 678, 1969. 3) Pimental J. C., Menezes A. P., Granulomi, epatici contenenti rame in soggetti affetti da vineyard sprayer's lung. Una nuova eziologia della granulomatosi epatica (orig. in ingi.), « Amen. Rev. Resp. Dis. » 111, 189, 1975. 4) Askergren A., Mellgren M., Cambiamenti nella mucosa nasale dopo esposizione a polveri di sali di rame: un rapporto preliminare (orig. in ingl.), Scand. J. Work" Environ. Health 1, 45, 1975. 324 Caratteristiche fisico-chimiche: il bario è un metallo alcalinoterroso, tenero, bianco ,argento quando puro, con punto di fusione a 725°C. In natura non è ritrovabile come tale a causa della sua elevata reattività chimica, mentre numerosi ed abbondanti sono i suoi composti: solfato (barite), cloruro, carbonati,. silicati. Oltre ai polisolfuri, altri composti di bario vengono usati come antiparassitari (idrossido, carbonato). I polisolfuri derivano dagli acidi polisolfidrilici (H2S2, H2Sa, H2S4) nei quali gli atomi di zolfo sono legati tra loro per formare catene polisolfidriliche (H-S-S-S-S-H ad es.). Le formulazioni di polisolfuro di bario sono in genere miscela' di pentasolfuro e tiosolfito di bario con tracce di solfiti, solfati e tiosolfati. Dal polisolfuro di bario, che è molto solubile in acqua, si libera monosolfuro di bario e da questo zolfo. 325 Le formulazioni commerciali di polisolfuro di bario consistono per lo piú di polveri solubili, più raramente di polveri bagnabili o soluzioni. POLISOLPURO DI BARIO: classe tossicologica Il •b* Dati tossicologici: il polisolfuro di bario appartiene alla classe 11 b. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di circa 375-500 mg/Kg. Tossicità per l'uomo: il polisolfuro di bario può essere assorbito sia per via respiratoria che pervia digerente. In questo ultimo caso, peraltro più raro in ambito lavorativo, l'intossicazione è più grave in quanto nello stomaco si forma acido solfidrilico che, agendo sugli enzimi mitocondriali, blocca la respirazione cellulare (1). Il polisolfuro di bario, così come gli altri suoi composti solubili in acqua (cloruro, nitrato, idrossido), sono comunque molto tossici per l'uomo. Per il cloruro di bario è stato calcolato che la dose letale per l'uomo si aggiri intorno al grammo. Per quanto in letteratura non risultino moltissimi casi di intossicazione sul lavoro, questa può verificarsi soprattutto quando i lavoratori siano esposti a concentrazioni atmosferiche elevate di polisolfuro di bario, come può avvenire durante la macinazione di questa sostanza o nella sua irrorazione agricola. Tutti i composti di bario solubili in acqua esercitano una forte e prolungata azione stimolante su tutti i tipi di muscolo, aumentandone marcatamente la contrattilità. Le conseguenze sono: - tremori, spasmi e crampi dei muscoli scheletrici; - diarrea e coliche addominali (per l'aumentata peristalsi intestinale) che, soprattutto se si è avuta ingestione, possono accompa. gnarsi a nausea, vomito, alito fetido; - nel cuore si ha una costrizione delle arterie coronarie, nonché disturbi del ritmo e della contrattilità cardiaca di varia gravità; - si possono anche avere profonda spossatezza, convulsioni, costrizione arteriolare diffusa, contrazione della vescica, dispea, edema polmonare, senso di costrizione alla gola, ecc. L'entità di questi sintomi varia con la gravità dell 'intossicazione; nei casi estremi si può avere la morte per gravi disturbi cardiaci (fibrillazione ventricolare) oppure per paralisi respiratoria (2,3,4,5,6). Altri Autori, peraltro, hanno messo in risalto quadri clinici in parte diversi, con esito letale, conseguenti ad intossicazioni professionali avvenute per via inalatoria. In un caso (10) si è avuta una sintomatologia caratterizzata da malessere generale, grave dispnea, estre327 ma debolezza muscolare, ma senza sintomi gastro-intestinali e con coscienza integra fino al decesso, avvenuto a distanza di circa 3 ore dall'insorgenza dei primi sintomi. L'autopsia rivelava congestione, edema ed enfisema acuto dei polmoni e segni di degenerazione a carico di fegato, reni e miocardio. In tutti questi oigani fu riscontrata la presenza di bario. In un altro caso (11), un agricoltore lamentò, subito dopo una probabile massiccia inalazione di polisolfuro di bado, malessere generale, vertigini, nausea, cefalea, tosse con espettorato. I sintomi si andarono via via aggravando finché dopo circa un mese comparve un ittero. Dopo alcuni giorni l'intossicato decedeva in seguito ad una gravissima ed estesa necrosi epatica. Si ricorda anche che altri Autori (12) hanno segnalato, nelle intossicazioni da polisolfuro di bario, una ipopotassiemia la quale provocherebbe da un lato ipotonia muscolare e paralisi flaccide diffuse (con conseguente interessamento anche della muscolatura respiratoria, da cui tachipnea, dispnea ed asfissia), dall'altro modificazioni del tracciato elettrocardiografico. Si deve quindi rimarcare, pur in presenza di quadri clinici di intossicazione acuta non sempre concordanti tra loro e che rivelano la necessità di ulteriori approfondimenti della tossicologia dei composti solubili del bario, l'estrema pericolosità di queste sostanze. In caso di ingestione bisogna provocare immediatamente il vomito e ospedalizzare l'intossicato per le cure del caso. Il ricovero è ugualmente necessario se l'intossicazione è avvenuta per via respiratoria e se la sintomatologia iniziale è modesta, in quanto, come abbiamo visto, seppure in casi rari, il decorso dell 'intossicazione può essere molto grave. Il polisolfuro di bario ha inoltre una forte azione irritante per cute e mucose. Il contatto con la cute provoca eritemi, dermatiti (9) e vere e proprie ustioni, che sono favorite dal sudore e che possono anche comparire a distanza di tempo (1-2 giorni) dall ' esposizione. Il con-, tatto con gli occhi provoca congiuntiviti, con bruciori e fotofobia (non sopportabilità della luce) che raggiungono la massima intensità dopo 3 o 4 giorni dall 'esposizione (7). Si può avere anche un'irritazione delle vie aeree con bruciori rivo-faringei, tosse, bronchiti. Per quanto riguarda la possibilità di effetti ritardati, non ci risultano, nella letteratura scientifica consultata, elementi che possano testimoniare un ' azione mutagena, teratogena o cancerogena del polisolfuro di bario o del bado in particolare. E' stato invece evidenziato che 328 l'assorbimento crónico di polisolfuro di bario provoca dei depositi ossei di bario con reazione osteosclerotica soprattutto nel mascellare e nel femore (5). Indicatori di esposizione: la ricerca del bario nelle urine potrà essere un utile test di esposizione, in considerazione del fatto che nor malmente il bario è completamente assente nelle urine; tale controllo va però eseguito non oltre le 48 ore dall'esposizione lavorativa, in quanto il bario, fissandosi. nelle ossa, scompare abbastanza rapidamente dal circolo e quindi anche dalle urine (8). Normativa e legislazione: la tabella ACGIH 1978 fissa per i composti del bario solubili in acqua un Tlv-Twa molto basso, esattamente di 0,5 mg/mc. La nuova tabella delle malattie professionali (D.P.R. 9-6-75 n. 482) nell'industria e nell'agricoltura riconosce, rispettivamente alle voci 22) e 10), le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione di polisolfuri di bario, calcio e sodio. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. L'art. 33 del D.P.R. 19-3-56 n. 303 prevede l ' effettuazione di visite mediche periodiche annuali per i lavoratori addetti alla produzione del bario e dei suoi ossidi e sali. BIBLIOGRAFIA: 1) Fini F., Righi R., Gli antiparassitari agricoli: diagnosi e terapia degli avvelenamenti acuti, Ed. di Agricoltura, Via Yser 14, Roma. 2) Patty F. A., Igiene industriale e tossicologica . (orig. in ingl.), New York, Londres, 1962, pp. 998-1002. 3) Fabre R., Tmhaut R., Manuale di tossicologia (orig. in frane.), Parigi, Società degli insegnamenti superiori, 1961, p p. 691-695. 4) Derobert L., Intossicazioni e malattie professionali (orig. in frane.), Parigi, Edizioni mediche Flammarion, 1954, pp. 606-608. 5) « Enciclopedia della medicina, dell'igiene e della sicurezza del lavoro» (orig. in frane.), Ginevra, 1973, vol. I, pp. 199-200. 6) Michau$ P. et Coll., Valori e limiti del depistage clinico e biologico nella patologia professionale: bario (orig. in frane.), Arch. Mal. Prof. torno 32, n. 1-2, pp. 28-29. 7) Morton Grant W.M.D., Tossicologia dell'occhio (orig. in ingl.), Springfield (Illinois), Charles C. Thomas, 1974, pp. '173-174. 329 8) More). C., Cavigneaux A., Protois M. J. C., Il Bario e i suoi composti (orig. in frano.), Cahiers de notes dozumentaires n. 85, 4° trimestre 1976, nota n. 1043-85-76, scheda tossicologica n. 125, Inrs Parigi. 9) Mazzella Di Bosco M., Pesci O., Dermopatie e sindromi reattive da impiego di antiparassitari in agricoltura, « Securitas » 61, 113, 1976. 10) lannaccone A ., L'avvelenamento acuto professionale da bario. Rassegna cri- ZOLFO tica della letteratura e descrizione del primo caso di lavoratori agricoli, « Lav. Um.» 8, 521, 1956. 11) Tovo S., Morte per necrosi del fegato da avvelenamento acuto da polisolfuro di bario, a Minerva Medico Legale» 82, 347, 1972. 12) Mazzella Di Bosco M., La patologia professionale da impiega di antiparassitari in agricoltura: contributo statistico e casistico. Atti Tavola Rotonda Nazionale su: « La Prevenzione dei rischi nell'impiego di antiparassitari in agricoltura». Conf. Naz. Coltiv. Diretti --- Ente Patrocin.. Assist. Coltiv. Agric. Roma 1977. Usi: la distribuzione al consumo di zolfo in Italia nel 1979 è stata notevolissima, sfiorando quasi i 70 milioni di kg tra zolfo minerale raffinato, ventilato, bagnatile, colloidale e r.mato (con aggiunta, cioè, di piccole quantità di solfato di rame) a cui vanno aggiunti altri 4 milioni di kg di formulazioni in cui lo zolfo è associato a ditiocarbammati. Nonostante la- diffusione di anticrittogamici di sintesi lo zolfo rimane, anche da solo, un valido ed economico mezzo per la protezione della vite, di alberi da frutto, di fiori, di ortaggi e anche del tabacco contro numerosi parassiti (peronospera, oidi, acari ecc.). Viene formulato come polvere secca, bagnatile (sovente micronizzata) e come pasta. Tempo di sicurezza: 5 giorni. Meccanismo d'azione: lo zolfo è un solvente dello strato lipidico della membrana cellulare, che provoca una fuoriuscita dei metaboliti essenziali e particolarmente dell'acqua dalla cellula. A tale azione la cellula reagisce impegnando lo zolfo al posto dell'ossigeno, finendo con il produrre acido solfidrico anziché acqua, con ulteriore disidratazione e relativo disseccamento. Caratteristiche fisico-chimiche: usato come fungicida (meno efficacemente anche come acaricida) fin dal 1880, lo zolfo è un metalloide solido giallo che fonde a 115°C diventando un liquido mobile giallo, che imbrunisce e diventa viscoso a circa 160°C. Esiste in due forme cristalline diverse, una rombica con punto di fusione a 112,8°C, e uno monociclica con punto di fusione a 119°C. La tensione di vapore è di 3,96' 10-e mm Hg a 30,4°C. E' praticamente insolubile in acqua, moderatamente solubile in etanolo ed etere; le forme cristalline sono 330 331 solubili in disolfuro di carbonio mentre le forme amorfe non lo sono. E' lentamente idrolizzato dall'acqua. ZOLFO: .^_ classe tossicologica IV irritazione delle mucose (congiuntiviti, faringiti, tosse, bronchiti) irritazione della cute Dati tossicologici: lo zolfo è una sostanza di IV classe tossicologica, per la quale non ci risultano valori di riferimento per le LD 50 acute. Tossicità per l'uomo: lo zolfo può provocare un'irritazione infiammatoria della cute e delle mucose ad esso esposte. Per irritazioni delle vie respiratorie si possono avere starnuti frequenti ed emissioni dal naso di muco denso, a volte striato di sangue, o di liquido abbondante; faringiti e tracheo-bronchiti con tosse ed espettorato con possibile presenza di striature di sangue. Per irritazione degli occhi si può avere una congiuntivite, con lacrimazione ed arrossamento palpebrale, disturbi visivi e fastidio alla luce, mal di testa. Per irritazione della cute si può avere una dermatite con arrossamento localizzato della zona esposta, formazione a volte di pustole, prurito e desquaniazioni. Sempre in l'apporto al contatto diretto con questa sostanza, se si indossano guanti di plastica od anelli si possono avere delle ulcere nei punti di attrito che questi oggetti producono, ulcere che abitualmente regrediscono quando il contatto cessa. L'assunzione per bocca di notevoli quantità di zolfo (più di 10 g) può condurre a gravi disturbi, dovuti alla formazione nello stomaco e nell'intestino di acido solfidrico, il che provoca tremori, convulsioni, collasso e, nei casi più gravi, anche il decesso. Non esistono, a carico dello zolfo, prove sperimentali che possano far sospettare un'attività mutagena, teratogena o cancerogena. E' invece accertato che l'inalazione di questa polvere, dopo esposizione prolungata nel tempo, provoca una malattia dell'apparato respiratorio, chiamata tio-pneumoconiosi (tic = zolfo, pneumoconiosi = malattia da polvere), frequente un tempo soprattutto tra i minatori delle solfatare. La malattia si estrinseca come una bronchite cronica (lo zolfo non ha un effetto fibrotico sui polmoni così come lo ha invece la silice), per ci i i sintomi principali sono soprattutto tosse ed espettorazione abbondante mucosa o muco-purulenta e successivamente dispnea da sforzo, fino a forme più o meno gravi di insufficienza respiratoria. Questa malattia, che non è riconosciuta come malattia professionale, non regredisce col cessare dell'esposizione. Normativa e legislazione: non ci risultano Tlv né altre indicazioni specifiche per lo zolfo se non l'obbligo di visite mediche periodiche annuali per gli addetti alla macinazione e alla raffinazione dello zolfo. 332 333 Rodenticidi Sono numerose le sostanze utilizzate, in passato e tuttora, nella lotta contro le varie specie di topi e di ratti, anche se i dati Istat per il 1979 rivelano che per una distribuzione al consumo di 305.19.5 kg di rodenticidi, ben 164.000 sono rappresentati da derivati cumarinici. In queste pagine, comunque, si riportano le caratteristiche tossicologiche più salienti dei principali rodenticidi, compresi quelli il cui uso si è andato progressivamente riducendo ma che, per la loro alta tossicità acuta, possono comportare gravissimi rischi sia nel momento della produzione che in quello dell'impiego. Le sostanze trattate sono state divise in due gruppi: il primo comprende alcuni fumiganti ad azione disinfestante integrale ma utilizzati oggi prevalentemente contro i roditori; il secondo riguarda i rodenticidi propriamente detti. A) FUMIGANTI Sono sostanze che agiscono sotto forma di gas o vapori attraverso l'apparato respiratorio e che sono efficaci sia nei confronti dei roditori che degli insetti. Con l'introduzione dei vari insetticidi il loro uso si è andato praticamente limitando alla disinfestazione di navi, soprattutto versoi ratti. Possono comunque essere utilizzati anche per magazzini e depositi.' Queste sostanze sono riconosciute come gas tossici (D.M. 6-2-1935 e successive modifiche) e il loro impiego è disciplinato da un apposito regolamento (R.D..9-1-27 n. 147 e successive modifiche) che prevede: 334 -- l'autorizzazione dell'autorità sanitaria competente per la loro custodia, conservazione ed utilizzazione; - la licenza per la loro utilizzazione nell'abitato, in aperta campagna o nell'ambito del demanio marittimo, da richiedere, di volta in volta, nei primi due casi all'autorità di P.S. e nell'ultimo caso alla Capitaneria di Porto; - una patente di abilitazione all'impiego; - un'accurata chiusura dei locali in cui verrà effettuato il trattamento, e la predisposizione di adeguate segnalazioni delle operazioni in corso e della pericolosità di esse. Oltre al bromuro di metile, di cui si è trattato in altra sede, e al solfuro di carbonio, per la cui tossicologia si rimanda ai trattati di medicina del lavoro, í fumiganti maggiormente utilizzati come rodenticidi sono: a) A nidride solforosa (SO2): si ottiene dalla combustione dello zolfo ed è un gas incolore, non infiammabile, leggermente più pesante dell'aria. Per l'impiego si utilizzano bombole in cui è tenuto sotto pressione allo stato liquido, altrimenti può essere prodotta sul posto tramite stufe o apparecchi Clayton. E' molto irritante per le congiuntive e le vie respiratorie. Inoltre corrode i metalli, danneggia i tessuti, altera numerose sostanze alimentari. La tabella ACGIH 1978 prevede per l'anidride solforosa un TlvTwa di 13 mg/mc (= 5 ppm). La nuova tabella delle malattie professionali dell'industria (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconosce alla voce 13 le malattie provocate da lavorazioni che espongono all'azione dell'anidride solforosa. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. Il D.P.R. n. 303 del 19-3-56 (art. 33) dispone, alla voce 21), lo obbligo di visite mediche periodiche trimestrali per i lavoratori addetti alla derattizzazione e disinfestazione con anidride solforosa, qualora ciò assuma il carattere professionale. Il D.M. del 18-4-73 inserisce alla voce 12 le malattie provocate dall'anidride solforosa tra quelle per le quali è obbligatoria la denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali; b) A cido cianidrico (HCN) : preparato industrialmente per ossidazione catalitica della miscela di ammoniaca e di metano, nelle pratiche di disinfestazione viene invece ottenuto in altri modi (1): 335 - dalla reazione dell'acido solforico diluito con acqua sul cianuro sodico; - per azione dell'umidità atmosferica sul cianuro calcico; - dall'acido cianidrico liquido contenuto in bombole sotto pressione elevata; - da polveri o dischi assorbenti saturati con acido cianidrico liquido e chiusi ermeticamente in contenitori metallici. L'acido cianidrico è un liquido incolore molto volatile (bolle a 26°C) con odore di mandorle amare. Non corrode i metalli, non altera i tessuti, ma viene assorbito facilmente. dagli alimenti ed è molto persistente, soprattutto nei tessuti, La tossicità dell'acido cianidrico, sia allo stato liquido che in quello gassoso, è elevatissima. Può essere assorbito attraverso la cute, i polmoni e l ' apparato digerente; concentrazioni di 200 mg/mc di gas nell' aria equivalenti a 135 ppm, portano a morte nel giro di pochi minuti con un meccanismo che, interferendo nella dissociazione dell'ossigeno dall'emoglobina, provoca condizioni di anossia (mancanza di ossigeno) nei tessuti, di cui risente rapidamente soprattutto il sistema nervoso centrale. Ne consegue che l'intossicazione acuta è caratterizzata da vertigini, cefalea, perdita di coscienza, convulsioni, coma, arresto respiratorio e/o cardiaco (2). Sono anche possibili intossicazioni croniche con sintomi a carico del cuore, del sangue, dell'apparato digerente, del sistema nervoso, della cute. Per una trattazione più completa dell'argomento si rimanda ai trattati di medicina del lavoro. La tabella ACGIH 1978 prevede per l'acido cianidrico un TIv-Twa di 11 mg/mc (= 10 ppm) e uno Stel di 16 mg/mc (= 15 ppm). La nuova tabella delle malattie professionali nell'industria {D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconosce, alla voce 24, le malattie causate da lavorazioni che espongono all'azione dell'acido cianidrico. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 18 mesi. L'art. 33 del D.P.R. n. 303 del 19-3-56, alla voce 18), dispone l'obbligo di visite mediche periodiche trimestrali per i lavoratori esposti ad acido cianidrico, addetti alla sua produzione e alla derattizzazione e disinfestazione e alla distruzione dei parassiti nocivi all'agricoltura. Il D.M. del 18-4-73 inserisce alla voce 3 le malattie provocate dall'acido cianidrico tra quelle per le quali è obbligatoria la denuncia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. 336 c) Cloropicrina (triclorometano = CCl3 NO2): è un liquido incolore o giallastro che bolle a 112°C; a temperatura ambiente non è_ infiammabile ed evapora lentamente producendo vapori più pesanti dell'aria, di odore intenso, molto lacrimogeni e assai irritanti per le vie aeree superiori. Può anche essere nebulizzata negli ambienti da disinfestare; non altera i metalli, i tessuti o gli alimenti ma è assai persistente. E' utilizzata anche il agricoltura come geodisinfettante e nematocida. E' una sostanza di I classe, molto tossica per l'uomo: un'esposizione a 800 ppm prolungata per 30 minuti può essere letale, ma la forte azione lacrimogena rappresenta in qualche modo un segnale di allarme. La tabella ACGIH 1978 ne stabilisce il Tlv-Twa a 0,7 mg/mc (= 0,1 ppm) e lo Stel a 2 mg/mc (= 0,3 ppm). L'art. 33 del D.P.R. 19-3-56 n. 303 dispone, alla voce 20, l'obbligo di visite mediche periodiche trimestrali per i lavoratori addetti alla produzione di cloropicrina o alla distruzione (mediante essa) di parassiti nocivi all'agricoltura. B) RODENTICIDI I rodenticidi propriamente detti possono essere suddivisi, in base alla modalità d'azione sui roditori, in due gruppi: 1) rodenticidi ad effetto acuto, che comprendono: Norbormide - ANTU ' Ossido arsenioso - Crimidina - Scilla - Fluoracetato di sodio - Solfato di stricnina - Pluoracetamide - Solfato di tallio - Fosfuro di zinco 2) rodenticidi ad effetto comulativo, di cui fanno parte 2 famiglie di composti anticoagulanti: i cumarinici e gli indandioni, che agiscono mediante ingestioni ripetute. I rodenticidi vengono incorporati negli alimenti a formare delle esche, oppure vengono usati come polveri per insufflazioni nelle tane o cosparse. lungo i percorsi abituali dei roditori, che ne rimangono così imbrattati e si avvelenano tentando di ripulirsi. Il rischio di intossicazione umana accidentale per ingestione di sostanze contaminate è sempre elevato nell'uso di rodenticidi ad ef337 fetto acuto, per cui questi princìpi attivi vengono mescolati, nelle esche o nelle polveri, con emetici, ossia sostanze capaci di provocare vomito nell'uomo (ma non nei roditori), quali il tartratoi di ammonio o di potassio. Oltre al rischio di intossicazione umana accidentale, i rodenticidi ad effetto acuto hanno lo svantaggio di provocare il rifiuto delle esche predisposte nei roditori che, dopo averle ingerite, subiscano un'intossicazione non mortale e si riprendano. Il rifiuto e la diffidenza si estendono rapidamente agli altri roditori, rendendo inutile la predisposizione delle esche. Anche in considerazione di ciò, i rodenticidi ad effetto acuto si sono visti soppiantare da quelli ad effetto cumulativo, piil sicuri per l'uomo (e gli animali domestici) e, al tempo stesso, più efficaci nella lotta contro topi e ratti, che si accorgono dell'intossicazione quando questa è ormai irreversibile. 1) A nticoagulanti: sono i rodenticidi ad effetto cumulativo, che agiscono nei roditori per ingestioni ripetute. Comprendono i derivati cumarínici, quali il Warfarin (3-alfa-acetonilbenzil-4-idrossicumarina), il Currmacloro, il Cumafuril; gli indandioni, quali il Difenadione (2- lifenilacetil-1,3-indandione), il Pindone ecc. Agiscono mediante inibizione della produzione di protrombina nel fegato, il che porta al manifestarsi di fenomeni emorragici molto gravi in chi (roditore o uomo) li assuma. Nell'uomo è difficile che si realizzino condizioni di assorbimento ripetuto, tranne forse proprio per gli addetti alla produzione di queste sostanze, per le quali, non a caso, la tabella ACGIH 1978 fissa un Tlv-Twa di 0,1 mg/mc e uno Stel di 0,3 mg/mc, dei valori, cioè, molto bassi. Il controllo del tempo di protrombina (un 'analisi clinica) nei lavoratori esposti può essere un valido indicatore di esposizione e di effetto. 2) ANTU = 1-(1-naftil)-2-tiourea: è una polvere grigiastra praticamente insolubile in acqua, solubile in acetone e glicole trietilenico. Agisce solo sul ratto grigio. Nei confronti dell'uomo ha una tossicità acuta non indifferente, che si rivela soprattutto dopo ingestioni o inalazioni, con forme di avvelenamento acuto anche gravi, con sintomatologia generale (abbassamento della temperatura, aumento della frequenza cardiaca, disturbi della coordinazione muscolare, vertigini ecc.) e a carico dell'apparato digerente (nausea, vomito, diarrea) o respiratorio (broncopolmonite, edema polmonare ecc.). 338 Sospettata di contenere nitrosamine (1), è inserita però dal NIOSH tra le sostanze senza sospetti di cancerogenicità. La tabella ACGIH 1978 fissa per l 'ANTU un Tlv-Twa di 0,3 mg/ inc e uno Stel di 0,9 mg/mc. 3) Crimidina: è un composto pirimidinico di I classe, ad azione molto veloce. Nell'uomo può provocare gravi avvelenamenti per ingestione, caratterizzati da nausea, vomito, diarrea, contrazioni muscolari, crampi, sete intensa ecc. 4) Fluoracetato di sodio (CHiFCOONa) : detto anche « composto 80 », è una polvere bianca inodore, molto solubile in acqua, attiva contro tutti i roditori. Il fluoracetato di sodio (e la fluoro-acetamide, che è un composto analogo) è una sostanza molto tossica per l 'uomo. L' intossicazione acuta è caratterizzata da sintomi gastro-intestinali (vomito, diarrea, dolori addominali) e neurologici (convulsioni, spasmi, paresi ecc.), nonché, nei casi più gravi, da alterazioni cardiache anche mortali. (fibrillazione ventricolare). La tabella ACGIH 1978 fissa per il fluoracetato di sodio un TlvTwa di soli 0,05 mg/mc ed uno Stel di 0,15 mg/mc. 5) Fosfiro di zinco (ZnsP3): è una polvere cristallina grigio-scura, insolubile in acqua, solubile in benzolo e disolfuro di carbonio, molto attiva contro ratti e il topo domestico. In presenza di umidità ambientale il fosfuro di zinco si deteriora rapidamente, producendo fosfina (PH3) che, inalata in discrete quantità, può provocare edema polmonare. E' una sostanza molto tossica per l'uomo, e l'avvelenamento è particolarmente grave qualora sia provocato da ingestione, in quanto il fosfuro di zinco, reagendo nel tubo digerente con acqua e acido cloridrico, produce fosfina, che causa una grave irritazione della mucosa gastro-enterica. Ne conseguono nausea, vomito, diarrea profusa, dolori addominali, bruciori gastro-intestinali, odore agliaceo e sgradevole di feci e vomito, grave disidratazione e sete intensa. II fosfuro di zinco agisce anche sul sistema nervoso (dapprima con eccitazione poi inibizione) e sul sangue: ne derivano rallentamento della frequenza cardiaca, tremori, convulsioni, dilatazione della pupilla (midriasi), anemia per distruzione dei globuli rossi, con conseguente presenza di emoglobina nelle urine. Nei casi più gravi si hanno anche complicanze epatorenali e collasso cardio-circolatorio, che possono portare a morte. 339 6) Norbormide I5-(alfa-idrossi-alfa-2-piridilbenzil)-7(alfa-2-piridibenzilidene)5-norborniene-2,3-dicarbossimide] è una polvere eristallina insolubile in acqua, molto attiva soprattutto nel ratto grigio, solo nel quale provoca spasmo della muscolatura liscia dei vasi periferici, con morte per scarsa ossigenazione dei tessuti. E' scarsamente tossica per l'uomo. 7) Ossido arsenioso (arsenico bianco): è una polvere bianca inodore e insapore, solubile in acqua bollente. Agisce su ratti e topo domestico. La sua LD 50 orale acuta per il ratto è di 20 mg/kg. E' una sostanza molto tossica per l'uomo, che la può assorbire anche per via cutanea, ed ha azione molto rapida. Già dopo 15-30 minuti dall'ingestione l'intossicato avverte un sapore metallico ed irritazione .nella gola, presenta alito agliaceo, stomatite caustica, bruciori gastro-esofagei ed epigastrici, dolori addominali violenti, vomito incoercibile, ulcerazioni cutanee e mucose, diarrea profusa e disidratazione progressiva, sete intensa. Possono subentrare cianosi, calo pressorio, complicanze renali, epatiche e cardio-circolatorie che possono condurre a morte. E' necessario un sollecito ricovero al manifestarsi dei primi segni di intossicazione. Non va provocato il vomito. con una solubilità in acqua del 4,8% a 20°C. Inodore e insapore, agisce su tutti i roditori. E' molto tossica per l'uomo, che assorbe questa sostanza anche per via cutanea. Sono possibili intossicazioni acute croniche. L'intossicazione acuta è caratterizzata in un primo momento da una sintomatologia gastro-intestinale (nausea, vomito, diarrea, violenti dolori addominali) che può comparire anche a distanza di alcuni giorni dall'assorbimento del tossico. In un secondo momento subentra la sintomatologia a carico del sistema nervoso: dolori nevralgici diffusi, paralisi a carico del III, IV e VI paio dei nervi cranici (strabismo, ptosi palpebrale, nevrite ottica, ecc.), agitazione psico-motoria, convulsioni, tremori, fino al corna. Possono essere presenti anche disturbi epatici e renali. Tardivamente compaiono sintomi a carico della cute e dei suoi annessi: alopecia (caduta dei capelli), acme, desquamazione . cutanea ecc. La tabella ACGIH 1978 fissa per il tallio e i suoi composti solubili un Tlv-Twa-di 0,1 mg/mc (inteso come tallio). La nuova tabella delle malattie professionali dell'industria. (D.P.R. 9-6-75 n. 482) riconosce, alla voce 14, le malattie causate dalle lavorazioni che espongono all'azione del tallio e dei suoi composti. Periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro = 3 anni. 8) Scilla: è una sostanza che origina da una pianta; ha sapore aspro ed amaro ed attività emetica (provoca, cioè, il vomito), per cui il rischia di gravi conseguenze in seguito ad ingestioni accidentali dovrebbe essere minore. In effetti i sintomi dell'intossicazione acuta nell'uomo sono in un primo momento caratterizzati da bruciori alla bocca e al faringe, da nausea, abbondante salivazione, vomito, coliche intestinali e diarrea. Se il veleno passa in circolo possono però subentrare disturbi di tipo nevritico agli arti inferiori e, a volte, disturbi neurologici centrali (convulsioni), nonché disturbi cardiaci di varia entità (aritmie, alterazioni della conduzione atrio-ventricolare, fino alla fibriilazíone ventricolare) che possono essere anche mortali. L'efficacia di questo principio attivo è limitata solo al ratto grigio. 9) Solfato di stricnina: è una polvere cristallina bianca, inodore, molto amara, solubile in acqua e in molti solventi organici. Agisce su tutti i roditori. E' molto tossica per l'uomo e ha azione molto rapida. La tabella ACGIH 1978 ne fissa il Tlv-Tana a 0,15 mg/mc e lo Stai a 0,45 mg/mc. 10) Solfato di tallio (T12S04) : è una polvere bianca, . cristallina, 340 BIBLIOGRAFIA: 1) Albano A., Selvaggio L., Manuale di Igiene, Piaciti Editore, Padova 1974. 2) Granati-Melino, A spetti clinici e preventivi di Medicina del Lavoro, K Libreria editrice, Roma 1976. 341 Glossario A borto spontaneo - Interruzione non volontaria della gravidanza entro il sesto mese di gestazione. A ddittivi alimentari - Sostanze che in piccole quantità sono aggiunte negli alimenti per modificarne alcune caratteristiche (colore, sapore, consistenza, ecc.). Addittivi aggiunti alle sostanze alimentari per aumentarne la con. servabilità. Conservanti - A llergia - L'organismo vivente ha capacità di riconoscere le sostanze estranee (« antigeni .») con cui entra in contatto; contro di esse elabora fin dal primo contatto una risposta (« reazione anticorporale »), che gli permette nei successivi contatti di bloccare ed espellere dal suo interno la sostanza estranea. Questa reazione ha, quindi, un significato squisitamente difensivo. Quando la risposta dell'organismo verso le sostanze antigeni non è perfettamente modulata, si assiste al fenomeno dell'allergia, che letteralmente significa « differente reattività », « altro effetto». In tali circostanze la risposta ha sull'organismo un effetto nocivo e non di difesa, mettendo in luce uno stato d'ipersensibilità all'antigene penetrato. Gli anticorpi, che inducono allergia, sono denominati « allergeni ». A rma allergica - Reazione d 'ipersensibilità polmonare verso polveri allergizzanti. Capacità da parte di sostanze ad azione antigenica d'indurre nell'organismo in cui penetrano una reazione d'ipersensibilità. Potere allergizzante - Malattia del sangue, in cui si determina una diminuzione dell'emoglobina circolante (proteina dei globuli rossi, che fissa l'ossigeno) per una ridotta produzione dei globuli rossi e per una loro eccessiva perdita. A nemia - Antidoto - tossica. Controveleno, che neutralizza gli effetti dannosi di una sostanza Vasta gamma di prodotti chimici, impiegati per la difesa delle piante e degli animali contro i parassiti. Sono distinti nei seguenti gruppi: A nticrittogamici (o fungicidi) - Preparati chimici a base di varie sostanze (composti a base di zolfo, rame, stagno, prodotti organici di sintesi, ecc.), usati contro 'parassiti vegetali e principalmente funghi (crittogame). A ntiparassitari - 343 Insetticidi (o acaricidi) - Prodotti impiegati per distruggere gli insetti; in panicolare gli acaricidi sono impiegati per distruggere gli « acari»: insetti parassiti dell'uomo e degli animali. Tutti qua) preparati chimici impiegati per sopprimere: le specie vegetali dannose (erbicidi); i molluschi nócivi (molluschicidi); i roditori dannosi: topi, ratti, ecc. (rodenticidi). Erbi, molluschi, rodenti-cicli - A stenia - Termine generico, che indica uno stato di debolezza con diminuzione delle forze. Brevetto - Certificato di proprietà di una invenzione o di una scoperta indu- striale, che ne permette il monopolio d 'utilizzo. Bronchite cronica - TnFiammazione cror' ica dei bronchi per esposizione continua mento carbonio (grafite, diamante), l'anidride carbonica e l'ossido di carbonio, oltre agli altri elementi chimici puri o legati fra loro. Congiuntivite - Reazione irritativa della sottile membrana mucosa, che costituisce la faccia interna della palpebra e ricopre l'occhio; numerose cause la possono indurre: agenti fisici (freddo, umidità, ecc.), chimici (acidi, alcali forti, ecc.), infettivi (virus, batteri). Controllo ambientale - Modalità di controllo dell'inquinamento atmosferico nei luoghi di lavoro. L'indagine ambientale serve ad individuare il tipo d '.inquinante e misurarne la sua concentrazione. Convulsioni - Serie di contrazioni muscolari involontarie, di breve durata, seguite ciascuna da un rilasciamento muscolare. Possono comparire durante malattie febbrili, traumi cranici; affezioni nervose (es. l'epilessia, che dà le forme pini frequenti di c.). nel tempo a vari agenti irritanti: fumo di sigaretta, inquinamento atmosferico, i. dell'ambiente di lavoro. Enfisema - E' una complicazione della bronchite cronica, caratterizzata da una grave alterazione del tessuto polmonare alveolare. Carcinoma - Come ogni tumore è caratterizzato da un incremento patologico del- l'attività moltiplicativa dei tessuti di rivestimento (cute, mucose) e delle ghiandole; se abbandonato a se stesso determina la formazione di ammassi cellulari di grandi dimensioni, che progressivamente aumentano di volume sia a livello del primo focolaio, sia per invasione di altre parti del corpo (metastasi). Cataratta - Addensamento opaco del cristallino (lente biconvessa posta nell'occhio fra la cornea ed il corpo vitreo), che appanna e riduce la vista. Cefalea - Mal di testa. « Clearance » - Rimozione da parte di un organo di sostanze nocive da esso pro- dotte o provenienti da altri organi e dall'esterno. Il ristagno' di tali sostanze può indurre alterazioni della sua funzionalità, della sua struttura anatomica o danni in altri organi. Collasso - Rapida ed improvvisa perdita delle forze senza perdita .di coscienza. A livello clinico si determina un improvviso abbassamento della pressione arteriosa, la diminuzione del battilo cardiaco e degli atti respiratori. Composti organici ed inorganici - I termini « organico » ed « inorganico » sono un'eredità della chimica classica ottocentesca, che divideva í composti chimici in due classi distinte: i composti organici erano quelli che derivavano da organismi viventi, cioè dal regno vegetale ed animale; quelli inorganici provenivano dal regno minerale. In realtà la chimica organica riguarda le sostanze contenenti atomi di carbonio legati fra loro stabilmente in sequenze piú o meno lunghe (catene) con legami semplici, doppi, tripli o aromatici. E' proprio questa disposizione a catena dagli atomi di carbonio la caratteristica comune di tutti i composti organici e non 'la provenienza da materiale biologico vegetale o animale (molti composti sono ottenuti .con metodi sintetici ed alcuni da prodotti di partenza inorganici: es. carbonati, cianuri). Appartengono alla chimica inorganica le sostanze formate soltanto dall'ele- 344 Dermatite - Stato infiammatorio della pelle. D. da contatto - Stato infiammatorio causato dall'azione sulla pelle di sostanze chimiche con attività ipersensibil azante. Disinfestazione - L'insieme delle pratiche impiegate per distruggere insetti parassiti (cimici, pulci, zanzare, mosche, ecc.) o mammiferi di piccola taglia (ratti, topi, ecc.) dannosi per l'uomo, per gli altri animali, per le piante. Dispnea - Difficoltà respiratoria caratterizzata da un aumento della frequenza e della profondità del respiro, accompagnata da sensazione di mancanza di aria e da senso di oppressione. Disturbi del ritmo cardiaco - L' attività cardiaca di aspirazione e pompaggio del sangue è regolata da un particolare sistema di conduzione, che dà all'organo un andamento ritmico. Molte malattie possono modificare il normale funzionamento del sistema di conduzione accelerando (tachicardia), rallentando (bradicardia), alterando (aritmia) l'attività cardiaca o provocandone l'arresto. Edema polmonare - Infiltrazione delle cavità alveolari del polmone di liquido sieroso, proveniente dal letto circolatorio polmonare. Insorge improvvisamente ed è caratterizzato da una sensazione soggettiva di soffocamento, con emissione di bava schiumosa, affanno, aumento della frequenza cardiaca e della sudorazione; è uno stato patologico di estrema gravità, che colpiste soprattutto í soggetti cardiopatici o compare per intossicazioni. Effetto caustico - Azione di abbruciamento, di corrosione svolta da particolari sostanze dette « caustici » sulle strutture di un tessuto animale, con cui entrano in contatto. Enfisema (v. Bronchite cronica). Erbicidi (v. Antiparassitari). Escrezione - Eliminazione 'di prodotti di rifiuto e di scarto da parte di cellule ed organi deputati a tale funzione. Esofagite - Infiammazione acuta o cronica dell'esofago, accompagnata da disturbi 345 della deglutizione, dolori restrosternali; vari agenti (microrganismi, virus, sostanze chimiche. accidentalmente ingerite) possono provocare questo stato infiammatorio. Fattore di rischio - Agente fisico o chimico, che presente in determinate concen- trazioni può danneggiare l ' organismo di soggetti ad esso esposti. Faringite - Infiammazione acuta o cronica della mucosa faringea. Fertilità - Capacità riproduttiva degli esseri viventi (piante, animali), che può per svariate cause ridursi o arrestarsi (inferilità), determinando l 'estinzione della specie. Fertilizzanti - Sostanze organiche o n;inerali che si somministrano al terreno per arricchirlo degli elementi necessari allo sviluppo ed a una migliore produttività delle piante. Fitofarmaci/fitoregolatori - . Sostanze vegetali impiegate per combattere le infe- stazioni parassitarie o per regolare il normale sviluppo fisiologico delle piante. Formoni - Composti organici prodotti dalle piante, che presenti in piccolissime quantità ne regolano i processi fisiologici. Fumiganti - Sostanze chimiche che liberano vapori e fumo sul terreno e sulle piante; vengono impiegate a scopo antiparassitario. Fungicidi - (v. Antiparassitari vari). Funzionalità epatica/renale/respiratoria - L'insieme delle leggi che regolano la normale attività degli organi corporei. Questa attività funzionale viene controllata mediante complessi e specifici metodi. di analisi, per mettere in luce la sede di eventuali danni organici, per seguirne nel tempo l'evoluzione e per controllare l'efficacia dell'intervento terapeutico. In soggetti esposti a possibili fonti di rischio si eseguono periodicamente delle prove di laboratorio (monitoraggio biologico) per scoprire precocemente l 'eventuale insorgenza del danno organico. Di Solito si affiancano al monitoraggio biologico, eseguito con le prove piú specifiche e più sensibili per documentare il danno, delle visite mediche limitate agli apparati piú esposti a quel danno (indagine mirata). . Gas - Particolare stato di aggregazione della materia in cui gli atomi e le molecole a temperatura ambiente possono muoversi liberamente nello spazio e allontanarsi senza limiti. V apore - Fase della materia simile allo stato gassoso, derivante dallo stato liquido (per ebollizione o evaporazione) oppure dallo stato solido (per sublimazione). Le principali differenze fra vapore e gas sono: il gas non coesiste mai allo stato di equilibrio con il liquido corrispondente, il vapore si trova di solito in presenza del suo liquido, il vapore può condensare nel liquido corrispondente con la compressione, il gas difficilmente condensa. Graminacee - Importante e vasta famiglia di piante con fusto eretto e fiori a spiga, di cui fanno parte il frumento, l'avena, l'orzo, il riso, la segala, il miglio, il mais, la canna da zucchero, la canna comune, ecc. 346 Granulare - Sostanza ridotta in granelli visibili ad occhio nudo, per facilitare la somministrazione nel terreno ed il successivo assorbimento. Igroscopicità - Proprietà di alcune sostanze (calce, cloruro di calcio, potassa, ecc.) e di alcune fibre (peli, seta, ecc.) di assorbire il vapore acqueo dell'atmosfera. Indagine mirata - (v. Fumvionalità epatica, ecc.). Infestazione - Malattia provocata in organismi viventi (vegetali, animali), da pa- rassiti appartenenti all'ordine dei metazoi (vermi, artropodi, ecc.). Infezione - Malattie determinate da agenti patogeni (batteri, funghi, virus) di proporzioni microscopiche o submicroscopiche, che penetrati nell'organismo provocano danni di entità variabile seconda del tipo di agente e delle condizioni generali dell'organismo infettato. Inquinamento ambientale - L'aria e le acque sono le sedi dell'inquinamento ambientale. L'aria è composta da quantità costanti di gas (78% di azoto, 21% ossigeno, 1% di argo e gas rari ed in prossimità . di fonti di vita tracce d'anidride carbonica); si parla d'inquinamento dell'aria, quando l'atmosfera di una zona piú o meno vasta risulta alterata nella sua composizione per fenomeni naturali (incendi, eruzioni vulcaniche) o piú frequentemente in conseguenza ad attività umane (riscaldamento domestico, traffico cittadino, insediamenti industriali, ecc.). L'inquinamento delle acque è determinato dalla presenza di sostanze tossiche, di residui organici, di vari metalli e di altri agenti patogeni nel corsi d'acqua, nelle falde d'acqua più superficiali (falde freatiche) e nel mare; l'attività umana (scarichi fognari, industriali, l'uso di concimi e pesticidi in agricoltura) rappresenta la fonte predominante di questo tipo d'inquinamento, mentre l'inquinamento naturale ha un ruolo marginale. Sostanze inquinanti - Tutti quei componenti dei due elementi (acqua o aria) presenti in concentrazione troppo elevata o quelle sostanze estranee ai due elementi in essi riscontrate. Intossicazione - Stato patologico determinato dall'introduzione o dall 'accumulo nell' organismo di veleni, farmaci in eccesso, sostanze tossiche professionali, sostanze tossiche dell'organismo stesso non eliminate a sufficienza o prodotte in eccesso. Ipotensione - Abbassamento della pressione arteriosa al di sotto dei valori normali; si osserva nel corso di alcune malattie (m. debilitanti, emorraggie gravi, infarto cardiaco,, ecc.) o in soggetti normali dopo prolungato strapazzo fisico, o in seguito ad intossicazioni. Malaria - Malattia prodotta per azione di patassiti detti « plasmodi », penetrati nell'organismo umano in seguito al morso di alcune spece di zanzare. Zanzare «anopheles » - La femmina di questo genere di zanzare pungendo l'uomo gli inocula il plasmodio della malaria. Malformazioni congenite - Anomalie dello sviluppo degli organi durante la vita fetale, determinate - da mutazioni genetiche e cromosomiche autoindotte o da agenti (virus della rosolia, radiazioni, sostanze chimiche) lesivi a cui la madre è esposta nei primi tre mesi di gestazione. 347 Media (valore medio) - Di una serie di valori, che si distribuiscono con un massimo ed un minimo agli estremi, il valore che sta in mezzo. Si ottiene con particolari procedimenti matematico Rinite - Reazione infiammatoria delle cavità nasali. Rodenticidi - (v. Antiparassitari). Metabolismo - Serie di trasformazioni biochimiche ed energetiche, che avvengono nell'organismo vivente e ne permettono la sopravvivenza. Microrganismo - Nome generico con cui si indicano tutte quelle forme di vita (batteri, muffe, protozooi, alghe microcellulari, ecc.), che non siano visibili ad occhio nudo. Molluschi-idi (v. Antiparassitari). Narcosi - Stato di sopore provocato dall'inalazione di particolari sostanze chimi- che (narcotici), che inducono anche la perdita o la riduzione di alcune attività organiche (coscienza, sensibilità, movimenti volontari). Ormoni - Particolari sostanze prodotte dalle cellule delle ghiandole a secrezione interna, che vengono immesse nella circolazione sanguigna per influenzare l'attività di altri organi e dei processi metabolici. Squilibri ormonali - Alterazioni della funzionalità (eccitazione, inibizione) di organi o apparati indotta da un ' aumentata o ridotta attività degli ormoni specifici. Scroto - Sacco muscolare e cutaneo in cui sono contenuti i testicoli. Selezione di ceppi resistenti - Processo d'adattamento di alcuni individui dei ceppi di microrganismi all'attacco dei farmaci a cui la specie e sensibile. I germi in questo modo riescono a sopravvivere ed a riprodursi nuovamente, ma la nuova popolazione diventa insensibile o poco recettiva alla precedente terapia. Sintesi - Si denominano in tal modo tutti i processi chimici che realizzano nuovi composti partendo da sostanze a struttura piú semplice. Solubilità - Proprietà di una sostanza di diffondere le proprie molecole in un mezzo (acqua: idrosolubilità; grasso: liposolubilità) detto solvente, formando con questo úna fase omogenea. Sostanze inquinanti - (v. Inquinamento ambientale). Spermatozoo - Cellula germinale maschile, che fondendosi con la corrispondente cellula germinale femminile avvia il processo di fecondazione. Squilibri ormonali - (v. Ormoni). Tessuto - Insieme di cellule aventi forma, struttura e funzioni simili. Peronospera - Genere di funghi comprendente numerose specie di parassiti di piante (cavolo, cipolla, barbabietola, tabacco, ecc.), che inducono in loro pericolose malattie. Polveri - Contaminanti dell'atmosfera formati da un insieme di particelle solide in sospensione nell'aria. Polveri irritanti - Tutte le polveri che riescono a superare il filtro polmonare possono far parte di questa categoria, per l'alterazione prodotta a livello delle vie aeree. Potere allergizzante - (v. Allergia). Polveri /ibrosanti - Alcune particelle ed alcune fibre possono produrre, se penetrano in profondità nel tessuto polmonare, una profonda alterazione della struttura anatomica dell'organo, con un ispessimento della trama connettivale di sostegno (fibrosi). Polveri allergizzanti - Particelle costituite da sostanze organiche che, se inalate, possono indurre una reazione d'ipersensibilità a livello 'del naso (riniti allergiche), dei bronchi (asma allergica) e degli alveoli polmonari (alveoliti allergiche). Tessuto adiposo (grasso) - Pannicolo sottocutaneo e di rivestimento di numerosi organi, costituito da grosse cellule che incorporano granuli di grasso. V apore - (v gas). V ertigine - Sensazione illusoria di rotazione del corpo ~o degli oggetti circostanti. V olatilità - Termine con cui si indica là tendenza di un liquido ad evaporare. Zanzare «anópheles u - (v. Malaria). Protocollo d'indagine - Formulario contenente il modo di procedere in un 'indagine su una qualche popolazione a rischio (v. funzionalità). Registro dei dati ambientali - Strumenti di raccolta dei dati relativi all 'ambienté di lavoro (registri dei dati- ambientali) ed all 'andamento degli infortuni, delle malattie, dei disturbi sofferti dai lavoratori, delle assenze da lavoro per malattia (r. dei dati bidstatistici). 348 349 ELENCO DEI PRINCIPI ATTIVI SCHEDATI (in ordine alfabetico): Nome Acido cianidrico Aminotriazolo Anidride solforosa Anticoagulanti impiegati come rodenticidi ANTU Arseniato di piombo Atrazina (derivati triazinici) Azinphos-methyl Pagina 335 257 335 338 338 316 259 129 Benzoyl-prop-ethyl Bromuro di metile 263 250 Captan (derivati tioftalimmidici) Carbaryl ChIorotalonil Clorato di sodio Cloronicrina Crimidina Cy-hexatin 2,4-D 2-4-5-T 265 162 270 320 337 339 231 207 210 272 274 132 276 278 135 244 Dalapon Na Dazomet Diari none Dicamba Dichlobenil Dichlorvos Dicloroetano Dicloropropano - dicloropropene Dimethoate Dinocap Diquat DNOC Dodina 253 138 239 222 235 280 351 Endosulfan Esadorobenzolo Pentir - Hydroxide Fluoroecetato di sodio e fluoracetataide Fosfuro di zinco Lindano Linuron (derivati dell'urea) Malathion Mancozeb Maneb MCPA Mercurio (composti organici del) Metaldeide Metazu-sodium MethiI parathion Mevinphos Molinate Nicotina Nitrofen Norbormide Olii insetticidi Ossido arsenioso Paraquat Parathion Pidoram Piretro Polisolfuro di bario Propanil Pyrazon Rame (composti del) Rotenone Scilla Solfato di stricnina Solfato di tallio 2,4,5-T TCA-sodio Tetracloruro di carbonio Tetraclorvinphos Thiram, Trifluralin (derivati nitroanilinici) Zineb Ziram Zolfo 352 203 283 228 339 339 199 290 141 177 171 213 294 298 185 145 148 167 287 301 340 303 340 216 151 305 288 325 301 309 321 288 340 340 340 210 311 257 155 189 313 171 181 331 Indice Presentazione Note introduttive PARTE PRIMA: I pesticidi: generalità, classificazioni, rischi per l'uomo e l'ambiente 9 11 CAPITOLO I: Generalità su pesticidi Definizioni e classificazioni, p. 13 - Produzione e consumo dei pesticidi, p. 13 -. Pesticidi e difesa della salute pubblica, p. 17 - Pesticidi ed agricoltura, p. 29. 13 CAPITOLO II: L'esposizione ai pesticidi nell 'ambiente di lavoro Considerazioni generali, 35 - Princìpi attivi, coformulanti, prodotti commerciali, p. 36 - Produzione e formulazione dei pesticidi, p. 37 - Modalità di esposizione, p. 38 - I Mac (massimi accettabili di concentrazione), p. 39 - Cenni sull 'uso agricolo dei pesticidi e sui rischi connessi, p. 44 Cenni sull'attività di formulazione e i rischi connessi, p. 47 - Aspetti di igiene industriale e di protezione personale dei lavoratori, p. 51. 35 CAPITOLO III: La tossicità dei pesticidi e i rischi per la salute del lavoratore Valutazione e classificazione della tossicità acuta dei pesticicli, p. 59 - I pesticidi dotati di maggiore tossicità acuta, p. 62 - Effetti irritanti dei pesticidi, p. 64 - Norme di comportamento in casi di intossicazione acuta, p. 64 - Alcuni 59 dati statistici sulle intossicazioni da pesticidi, p. 66 - Valutazione della tossicità cronica dei pesticidi, p. 69 - Pesticidi e rischio c ancerogeno, p. 71 - Effetti nocivi dei pesticidi sulla funzione riproduttiva, p. 79 - Alterazioni del sistema nervoso, p. 80 - Possibilità di danni a carico di altri organi, p. 83 Valutazione globale della tossicità di un pesticida, p. 84. CAPITOLO IV : Prevenzione dei rischi legati all' esposizione professionale a pesticidi 87 Prevenzione primaria, p. 87 - Controlli sanitari periodici per gli esposti, p. 88. CAPITOLO V: A lcuni aspetti legislativi Le classi di tossicità, p. 95 - Le malattie professionali, p. 96 Le visite mediche preventive e periodiche, p. 96- - La denuncia dei casi di intossicazione, p. 97 - I divieti e le limitazioni di impiego, p. 97 - Pesticidi, agricoltura e riforma sanitaria, p. ,98 - La difesa dall'inquinamento industriale, p. 100 Bigliografia PARTE S ECONDA - Schede .tossicologiche Presentazione 95 107 109 1) Insetticidi organo f osf orici 112 Generalità, p. 112 - Meccanismo d Caratteristiche fisi co-chimiche, p. 114 - ' azione, p. 112 Ass orbimento, metabolismo, escrezione, p. 115 - Intossicazione acuta, p. 116 - Note di terapia, p. 118 - Neurotossícità ritardata, p. 119 - Altri effetti a distanza, p. 122 - Cancerogenesi, p. 122 - Mutagenesi, p. 122 - T eratogenesi, p. 123 - Alcune considerazioni sulla determinazione dell'attività della colinesterasi nel sengue dei lavoratori esposti, p. 123 - Normativa relativa all'ambiente di lavoro, p. 124 - B ibliografia, p. 126. Schede tossicologiche di alcuni insetticidi organo fosforici: Azin phos-Methyl, p. 129 - Diazinone, p. 132 - Dichlorvos, p. 135 - Dimethoate, p. 138 - Malathion, p. 141 - Methylon, 145 - Mevinphos, p. 148 - Paratlaion, p. 151 Tetrac}ilorvinphos , p. 155 - Bibliografia, p. 158 . 2) Carbarnmati Generalità, p. 160 - Carbaryl, p. 162 - Molinate, p. 167 Bibliografia, p. 168. 160 3) Ditiocarbammati Generalità, p. 170 - Maneb e Zineb, p. 171 - Mancozeb, p. 177 - Ziram, p. 181 - Metam-Sodium, p. 185 - Thiram, p. 189 - Bibliografia, p. 193. 4) Insetticidi organoclorurati Generalità, p. 196 - Lindano, p. 199 - Endosulfan, p. 203 Bibliografia, p. 205. 5) Cloroderivati dell'acido fenossiacetica 2,4-D, p. 207 - 2,4,5-T, p. 210 - MCPA, p. 213 - Bibliografia, p. 215. 6) Composti dipiridilici Paraquat, p. 216 - Diquat, p. 222 - Bibliografia, p. 225. 7) Composti organici dello stagno Fentin-Hydroxide, 228 - Cy-hexatin, p. 231 - Bibliografia, p. 233. 8) Derivati del nitrofenolo DNOC, p. 235 - Dinocap, p. 239 - Bibliografia, p. 242. 9) Fumiganti Dicloroetano, p. 244 - Tetradoruro di carbonio, p. 247 Bromuro di metile, p. 250 - Dicloropropano e dicloropropene, p. 253 - Bibliografia, p. 255. 10) A ltri composti organici Aminotriazolo, p. 257 - Atrazina e Simazina, p. 259 - Benzonyl-prop-ethyl, p. 263 - Captare, p. 265 - Chlorothalonil, p. 270 - Dalapon-Na, p. 272 - Dazomet, p. 274 - Dicamba, p. 276 - Dicblobenil, p. 278 - Dodina, p. 280 - Esaclorobenzolo, p. 283 - Insetticidi di origine vegetale, p. 287 Linuron, p. 290 - Mercuriorganici, p. 294 - Metaldeide, p. 298 - Nitrofen, p. 301 - Olii insetticidi, p. 303 - Picloram, p. 305 - Propanil, p. 307 - Pyrazon, p. 309 - TCA-sodio, p. 311 - Trifluralin, p. 313. 11) Composti inorganici Arseniato di piombo, p. 316 - Clorato di sodio, p. 320 Composti rameici, p. 321 - Polisolfuro di buio, p. 325 Zolfo, p. 331. 12) Rodenticidi 170 196 206 216 227 233 243 256 316 .334 Glossario 343 Elenco dei principi attivi schedati 351 ,.^.. sEVS^ Società Editrice Unitaria Sindacale s.r.I. Via Gaeta, 15 - 00185 Roma L. 18.000