L’allestimento dei negozi di abbigliamento serve ad attirare l’attenzione, intrattenere, ma soprattutto a vendere. Cerchiamo allora di capire come valutare con più precisione il ROI, il ritorno sull’investimento, di vetrine e altri elementi di visual merchandising.

SOMMARIO

Punto vendita e visual merchandising

Nei negozi, si sa, si compra con gli occhi. Riuscire ad attirare l’attenzione con un buon allestimento è quindi un primo passo da intraprendere per un bravo commerciante.

Come farlo è questione di stile, personalità e soprattutto strategia: quanto più i tre elementi si accordano tra loro tanto meglio per i risultati. Cioè: gli spazi esterni e quelli interni di un punto vendita dovrebbero essere organizzati per dare risalto agli articoli da promuovere. Ancora, lo stile dell’allestimento dovrebbe accordarsi alla personalità del negozio o della singola collezione da proporre.

In sostanza: vendete scarpe sportive? Probabilmente luci soffuse o manichini a figura intera non fanno al caso vostro. Volete invece proporre una collezione di abbigliamento classico? Avrete cura di creare ambienti caldi e confortevoli, che diano un’idea di eleganza e compostezza.

Insomma, ma queste sono le basi del visual merchandising, un buon allestimento si fa soprattutto studiando bene le caratteristiche dei prodotti da esporre. Con competenza, impegno e buon gusto; spesso, con un buon budget da investire. I risultati sono generalmente tali da giustificare gli sforzi.

SU

Attirare nuovi clienti con una buona esposizione dei prodotti

Gli esperti di marketing studiano il contatto di un cliente con una proposta commerciale parlando di customer journey. In questo viaggio, anche la visita di un negozio diventa un po’ un’esplorazione. Il percorso nel punto vendita è allora un’esperienza di scoperta.

Si inizia, naturalmente, dall’ingresso: le vetrine e, più in generale, l’esposizione e l’allestimento degli esterni servono ad attirare l’attenzione. Spingere il passante a diventare visitatore e quindi cliente, in sostanza.

Studi, manuali e guide hanno già trattato in dettaglio le maniere per attirare l’attenzione su una vetrina. Anche nel nostro blog abbiamo parlato per esempio di come creare un allestimento originale studiando il cosiddetto effetto “pig-in-the-window”. L’effetto sorpresa in vetrina funziona sempre, e si può fare con effetti speciali mediamente costosi o con idee low-budget ma creative.

Allestimento negozi e vetrine: le possibilità

Se ne parlava a proposito di “pigs in the window”: elementi slegati dall’esposizione, che proprio per questo attirano più l’attenzione, come i cigni realizzati da Display for more, DM.

SU

Dalle vetrine alla shopping experience tra i reparti

Perché però si passi dal selfie davanti alla vetrina all’ingresso in negozio serve altro: per questo è bene che gli esterni siano un’anticipazione di ciò che si troverà entrando. Ci dovrebbe essere cioè una coerenza tra allestimento esterni e interno del negozio, che dia uno stile e un’atmosfera d’insieme unica.

Studieremo allora un vero e proprio percorso nel negozio: gradevole, interessante, ma soprattutto che stimoli all’acquisto. Per farlo dovremo considerare l’esposizione dei singoli articoli e la composizione del tutto.

Per esempio mettere in evidenza alcuni capi creando delle isole tra i reparti, e al tempo stesso pareti espositive compatte ma accattivanti.

Un buon allestimento negozio, del resto, non coinvolge solo gli occhi, ma è un’esperienza multisensoriale. La shopping experience nel punto vendita può quindi poggiare su un uso accorto delle luci, su un sottofondo sonoro magari diverso per i singoli reparti o ancora su essenze o profumi che esaltino degli angoli particolari del negozio.

Meglio ancora quando gli elementi sopra citati vengono combinati per bene. Insomma, un buon allestimento deve funzionare un po’ come un set cinematografico: si crea un’atmosfera complessiva e si racconta una storia, quella del negozio o della singola collezione esposta.

È un lavoro impegnativo, ma che può alla fine donare ai prodotti esposti una certa aura che ne accresce il valore. Poi, in fin dei conti, un punto vendita non è un museo, e il fine ultimo di tanto lavoro è incrementare le vendite dei capi esposti. Nella maggior parte dei casi, funziona.

Vedi anche: Musica per negozio di abbigliamento: in store radio, playlist da negozio e altro

SU

Allestire un negozio di abbigliamento: le possibilità

Più in concreto, allora, come procedere per allestire gli spazi esterni e interni del negozio? Molte le possibilità, importante avere una strategia.

Farsi guidare da un’idea da trasmettere, un obiettivo di vendita che porti a mettere in evidenza determinati articoli e lo faccia considerando i costi e il tempo da investire.

Nella pratica, cambiare allestimento in negozio è una faccenda che si può risolvere con il semplice fai-da-te, di solito assegnando allo staff le incombenze del vetrinista, o chiedendo aiuto a consulenti.

Rivolgersi a un esperto in materia di allestimento negozi, o formarsi adeguatamente in materia di visual merchandising, è un buon modo per ottimizzare gli sforzi e ottenere più risultati.

Sempre a proposito di budget, allora, dovremo capire quanto spendere nell’allestimento e cosa si vuole ottenere. Nel calcolo delle spese, poi, dovremo anche capire quanto destinare a interventi di tipo strutturale, che diventeranno poi parte dell’arredo, e quanto alle spese estemporanee legate, per esempio, alla nuova collezione stagionale.

Il budget a disposizione dipenderà, naturalmente, dalle nostre disponibilità: in effetti, il cambio allestimento è un altro esempio dell’utilità di avere a portata di mano dati affidabili sulla situazione finanziaria della propria attività.

SU

Allestimento stagionale o arredo stabile?

Ancora a proposito di spese, un buon investimento che può essere contabilizzato come costo fisso per l’arredo negozio, ma in realtà funziona per gli allestimenti stagionali, è quello nel digital signage.

Possiamo cioè investire in cartellonistica digitale e in altri elementi come schermi e totem per esporre i nostri articoli in maniera diversa.

Uno dei vantaggi è che questi elementi si modificano facilmente sia in funzione del contenuto da proporre, sia della reazione del cliente. Un altro è che sono più veloci da aggiornare e, se ben progettati, sono non solo un pannello espositivo, ma un punto di accesso interattivo per il cliente.

Chioschi e schermi interattivi, infatti, non soltanto migliorano l’aspetto di un negozio, ma lo rendono più pratico da gestire e più utile per il cliente stesso.

Se la parola chiave del retail moderno è omnicanalità, e quindi integrazione tra punto vendita fisico e canali online, questi elementi sono di sicuro molto utili. Per esempio permettono al cliente di consultare il catalogo del negozio, aggiungere contenuti sui social o effettuare direttamente acquisti.

Dalla semplice vetrina, quindi, al mondo phygital: il digital signage è una forma di allestimento stabile di un punto vendita che permette di gestire meglio anche gli elementi della collezione stagionale.

SU

I parametri per valutare il lavoro del visual merchandiser

Quelle esposte sopra sono solo alcune possibilità di intervento sugli spazi espositivi di un negozio: come si nota, comportano diversi gradi di impegno, non solo economico.

A fronte di tanti sforzi, allora, come si valutano i risultati? Esistono anche per il lavoro del visual merchandiser dei Key Performance Indicators in base ai quali valutare l’efficacia di un allestimento?

La risposta è, naturalmente, sì. A patto, però, di aver definito in partenza quali risultati si attendevano disponendo i vestiti, le decorazioni, i pannelli e organizzando gli spazi in quel modo.

In sostanza, un buon allestimento si sviluppa attorno ad alcuni snodi essenziali. Se gli esterni servono a invitare alla shopping experience, gli spazi interni definiscono il percorso in cui si sviluppa e le sue tappe principali.

Tappe che spesso corrispondono ai capi più importanti da promuovere (o a quelli da smaltire assolutamente), ma non solo.
Gli highlights di un allestimento sono a volte, infatti, di altro tipo: per esempio una nuova linea di abiti o un singolo prodotto nuovo di cui testare l’appeal, o un chiosco interattivo dal quale registrarsi alla newsletter, o altro ancora.

SU

Analizzare i risultati per settori e nel tempo

Sviluppata un’idea chiara di esperienza cliente, e quindi identificati i punti sui quali si vuole far convergere l’attenzione, sarà più semplice valutare se l’allestimento ha funzionato o meno.

Se, per dire, l’obiettivo è far entrare più gente in negozio, il parametro chiave sarà il conto del numero dei visitatori. Se, come più logico, è aumentare le vendite, basterà considerare il rapporto tra gli ingressi e gli scontrini battuti.

Ancora, identificati i centri focali dell’allestimento, la loro performance sarà chiaramente misurabile: le vendite per singolo capo, il numero di prove dei capi di una nuova collezione, le interazioni con il chiosco multimediale e così via.
Sempre ai fini di una valutazione più attendibile, servirà considerare l’allestimento nelle sue coordinate spaziali e temporali.

Che vuol dire pensare al ritorno sull’investimento per l’intero negozio ma, meglio ancora, per reparti, isole e singoli capi. Ancora, confrontare le performance presenti con quelle del mese o della stagione precedente. In modo da avere un termine di paragone più accurato.

SU

Costi e ricavi di una parete espositiva ben congegnata

Per fare un buon allestimento in negozio ci vogliono tempo, competenza e risorse: creare una vetrina accattivante e rendere ben visibili i prodotti in vendita serve naturalmente a incrementare gli acquisti dei clienti, ma anche a definire uno stile e una personalità del punto vendita.

L’impegno per ottenere questi risultati può e deve essere importante, anche in termini strettamente economici: è bene allora valutare se gli sforzi sono andati a buon fine e, in caso contrario, cosa non ha funzionato. Come per tutti gli altri aspetti di un’attività commerciale, quindi, definire una strategia e valutarne i risultati in base a dati concreti.

Anche il visual merchandising è soggetto a questo scrutinio, e anche su questo versante servono indicatori concreti di performance. Ne abbiamo elencati alcuni sopra, che possono essere rilevati empiricamente o, meglio ancora, analizzati in modo più approfondito con i moderni gestionali software.
Strumenti specifici per il negozio di abbigliamento come il nostro Etos – Software per il retail, offrono infatti moduli di Business Intelligence e di Customer Relationship Management utili anche per valutare i risultati di determinate scelte di allestimento.

Analizzare i dati e aggregarli per avere un riscontro affidabile e concreto: una buona pratica del moderno retail che può essere applicata anche in questo caso.

Vedi anche:

Visual merchandising: come illuminare i vestiti e il negozio |
Marketing esperienziale: il negozio batte l’e-commerce

SU