Controcanto

Il pediatra dei paesi dimenticati, dove nascono pochi bambini e nessuno vuole andare. I 7 ambulatori (a sue spese) di Mauro Stivaletta

Paga l’affitto di locali distribuiti in sette comuni ad elevato spopolamento, percorre fino a 200 chilometri al giorno per fronteggiare il lavoro che è come una missione. Abruzzese di origine, votato alla causa del Molise e dei suoi bambini da oltre 25 anni. “Faccio solo il mio lavoro” dice lui, 60 anni, pediatra massimalista Asrem, che cura anche (gratis) i figli degli extracomunitari nei centri di accoglienza temporanei.

Mauro Stivaletta ha 880 pazienti, il massimo consentito dalla legge. Sono tutti bambini, hanno tra 0 e 14 anni. Ma non vivono tutti nella stessa cittadina o nello stesso paese. Lui, 60 anni appena compiuti, pediatra di libera scelta in Molise da quasi tre decenni, gira come una trottola sulle malmesse strade della provincia campobassana più interna per essere presente a Palata, Castelmauro, Montefalcone, Mafalda, Montenero di Bisaccia e altri comuni più piccoli e isolati, dove le carenze assistenziali stanno diventando una piaga strutturata. Sono sette gli ambulatori aperti da Stivaletta in altrettanti comuni del Molise, un territorio dove lui, residente tra San Salvo e Vasto e abruzzese di origine, fa il pediatra con una missione: curare i bambini di un territorio dove il diritto alla cura è in forte sofferenza.

“Di ambulatori in realtà ne ho aperti 11 – racconta a Primonumero, che ha deciso di raccontare una storia controcorrente attraverso la sua testimonianza -. Poi alcuni sono stato costretto a chiuderli”. Lavora con la Asrem (azienda sanitaria regionale) e per i sette ambulatori paga un affitto di tasca propria per locali in paesi con pochi bambini, ai quali si rivolgono anche famiglie di centri limitrofi che grazie alla sua presenza costante possono contare su un pediatra. Due ambulatori sono locali presi in affitto da Asrem, tre dai privati, due infine sono a disposizione gratuitamente del dottor Stivaletta, “ospitato” da colleghi.

C’è Termoli (dove è in servizio tutti i giorni), Montenero di Bisaccia (tre volte alla settimana), Montecilfone e Mafalda (presenza bisettimanale), Montefalcone (presenza giornaliera), Castelmauro (presente tre volte a settimana), Palata (presente due volte a settimana).

Dottore, lei percorre fino a 200 chilometri al giorno facendo la spola da un piccolo comune all’altro. Ma perché?

“Faccio il mio lavoro. Quando – dal 1989 – ho sposato la causa molisana, ho deciso di occuparmi dei bambini di questa terra e li seguo dappertutto. Non possono essere loro a venire da me. Non sempre, per lo meno. Gli ambulatori sono la conseguenza di questa scelta”.

Lei ha il massimo di piccoli pazienti, 880, eppure in questi comuni i bambini sono sempre meno. E’ così?

“Sono pochi, sono sempre meno, ma qualcuno se ne deve occupare. Ad Acquaviva per esempio nel 2022 è nato un solo bambino dopo anni. Stessa cosa a San Felice del Molise: dopo tre anni di nascite zero è venuto al mondo un bambino, ed è stato bello per tutti. Ma seguo anche famiglie con 4, 5 figli. A Castelmauro vado per 20 bambini, tanto per fare un altro esempio. Chiaramente a Termoli sono molti, molti di più”.

Sembra un atto eroico.

“Per carità, non mi sento e non sono un eroe. Sono un medico”.

Sì, ma non tutti i medici, soprattutto col suo curriculum e le sue possibilità, farebbero questo sacrificio

“Io non posso parlare per gli altri, ma se lei mi chiede perché lo faccio la risposta è quella che le ho dato”.

Non è facile, converrà su questo almeno

“Non lo è sicuramente considerando anche lo sforzo, il tempo impiegato per spostarmi da un comune all’altro e le strade del Molise che non sono il massimo. Sa quante auto ci ho rimesso? Ci sono giorni in cui faccio anche quattro ambulatori”

Ambulatori per i quali paga un affitto, e parliamo di sette affitti…

“Oltre alle spese come Enel, pulizia, Tari, smaltimento dei rifiuti speciali… Sì, la Asrem mi trattiene 2 affitti sullo stipendio, altri tre affitti li pago ai privati. Gli unici due posti dove non pago sono Montecilfone e Mafalda perché ci sono due colleghi che mi ospitano gratuitamente. Sarebbe un grave errore di valutazione pensare che tutti i medici abbiano come obiettivo primario il guadagno. Per esempio io ho fatto e faccio molte sostituzioni di colleghi che in alcuni periodi non hanno lavorato, senza percepire per questo alcun rimborso”.

Lei ha 60 anni, un bel curriculum, ha diretto perfino una unità pediatrica in Campania. Rispetto ad altre possibilità che avrebbe, il Molise non è un bel sacrificio?

“Sono figlio di contadini. Vengo da un mondo umile, ho scelto il Molise e non me ne sono pentito perché non c’è niente di più bello dei miei bambini, di vederli crescere e di occuparmi di loro”.

 

Mauro Stivaletta, a sentire le famiglie, è uno di quei medici che si possono ancora chiamare a tutte le ore, disposti a spostarsi se una mamma non riesce ad arrivare in ambulatorio, disponibile anche per l’assistenza degli extracomunitari (senza percepire alcun rimborso, a titolo gratuito) laddove, come nel comune di Tavenna o di Guglionesi, ci sono centri di accoglienza temporanei.

In qualunque stagione, con qualunque tempo, garantisce un servizio capillare come pediatra di libera scelta anche solo per pochissimi bambini che nascono – quando nascono – nei piccoli comuni del Molise. Comuni che non fanno gola a nessuno, dove “i nuovi colleghi – conclude – non vogliono venire, con la prospettiva di disagi infiniti”. Solo, senza affiancamento, senza poter contare su sostituti in caso di necessità. “E’ il mio lavoro, che dovrei fare?” dice ancora. E in questa risposta ordinaria c’è tutta la straordinarietà di una missione.

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