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Imposta pigouviana in un mercato con molti produttori, molti consumatori e molti soggetti danneggiati da un'esternalità negativa

La tassa ecologica ha l'effetto di ridurre la quantità totale prodotta di output (permettendo di ridurre, e al limite azzerare, l'effetto esterno). Se la curva di domanda è inclinata negativamente, comunque il prezzo di mercato aumenta e questo aumento è comunque inferiore all'importo della tassa ecologica. L'onere effettivo della tassa ecologica è in parte a carico delle imprese, ma in parte è a carico dei consumatori, che pagano un prezzo più alto di prima. Il prezzo aumenta ma non esattamente nella misura pari a T, ma inferiore alla tassa ecologica. Nella misura in cui determina una, ancorché parziale, traslazione dell'imposta, ha degli effetti redistributivi.

Esempio: la produzione di un certo bene di consumo ha effetti negativi.

Sull'ambiente, lo Stato impone un'imposta fondamentale a carico delle imprese di T euro per ogni kg, uguale al danno prodotto. Le imprese riducono la produzione e cercano di traslare sui consumatori l'onere dell'imposta. I consumatori pagano di più, perché ora il prezzo riflette anche i danni prodotti all'ambiente dall'attività produttiva di quel settore. È la possibilità della traslazione dell'onere dell'imposta rende incerto l'effetto distributivo dell'imposta pigouviana.

ESERCIZIO

  • Equilibrio parziale
  • Curva di domanda: P = 20 - Q
  • Curva di offerta: C' = Q
  • Costo marginale esterno: CMAE = Q/2
  1. Equilibrio concorrenziale: 20 - Q = Q, P = 10, Q = 100
  2. Equilibrio efficiente (P*, Q*): 20 - Q = Q + Q/2, Q* = 8, P* = 12
  3. Aliquota dell'imposta pigouviana: T = CMAE(Q*) = 8/2 = 4
  4. Gettito dell'imposta pigouviana: gettito = 4 * 8 = 32

valore del costo esterno totale (non marginale) in corrispondenza dell'allocazione efficiente: è costo esterno totale (area azzurra) ½*8*4 = 16

ESTERNALITÀ POSITIVA: Serve un sussidio pigouviana per condurre il mercato all'allocazione efficiente (dà alle imprese qualcosa purché aumentino il loro livello di produzione - riduzione dei costi di produzione). Se c'è un'esternalità negativa, serve un'imposta pigouviana sulle imprese per indurle a ridurre la quantità del bene che produce esternalità (fatta salva che traslino sui consumatori parte della tassa ecologica). Se c'è un'esternalità positiva, serve un sussidio pigouviana a favore delle imprese per spingerle ad aumentare la quantità del bene che produce esternalità.

L'imposta pigouviana (o tassa ecologica) è il fondamento teorico del principio noto a livello internazionale.

Con il termine di "chi inquina paga" (OCSE 1972, poi recepito dalla Comunità Europea), l'inquinatore deve accollarsi i costi delle risorse ambientali impiegate, ossia le diseconomie esterne connesse all'inquinamento.

IMPOSTA PIGOUVIANA VS. REGOLAMENTAZIONE

Si ritiene che l'imposta pigouviana sia preferibile alla regolamentazione per un motivo di efficienza. Questo perché con la regolamentazione si impone lo stesso comportamento a tutte le imprese che inquinano, indipendentemente dal contesto ambientale e tecnologico in cui operano le imprese stesse.

Ipotesi:

  1. Lo Stato vuole ridurre il livello di inquinamento perché lo ritiene troppo elevato
  2. Ci sono due imprese, che differiscono nella loro capacità di introdurre tecnologie che riducano l'inquinamento:
    • L'impresa 1 ha costi di abbattimento dell'inquinamento sempre più alti dell'impresa 2
  3. Due strumenti di policy:
    • Imposta (tassa ecologica)

Regolamentazione: Qual è la migliore?

  1. Ascisse: riduzione dell'inquinamento (quanto si riduce)
  2. Ordinate: costo marginale di abbattimento dell'inquinamento (non è più il costo marginale esterno)

Hp: lo Stato riesce a quantificare l'importo della tassa ecologica da porre a carico di ciascuna impresa per ottenere un certo livello di disinquinamento (OT*)

L'impresa 1 ha costi marginali di abbattimento dell'inquinamento pari a CA', quindi sarà incentivata a ridurre l'inquinamento fino a quando i propri costi marginali di abbattimento dell'inquinamento saranno più bassi della tassa ecologica che altrimenti dovrebbe pagare. L'impresa 1 disinquina fino a S1.

L'impresa 2 ha una tecnologia migliore e quindi costi marginali di abbattimento dell'inquinamento più bassi, disinquina molto di più, fino ad S2.

A parità di efficacia, come è possibile

ottenere con la regolamentazione, la stessa riduzione dell'inquinamento? Calcolare di quanto si ridurrebbe l'inquinamento con la tassa ecologica: 0S + 0S poi dividere per 2 questa somma e imporre, con la regolamentazione, imporre una riduzione dell'inquinamento a ciascuna impresa, in termini di quantità. Si trova 0S*Ma in termini di costi marginali di abbattimento dell'inquinamento: - L'impresa 1, che con la tassa era tenuta a disinquinare fino a S, con la regolamentazione deve disinquinare fino ad S*1. Ha dei costi di abbattimento dell'inquinamento più elevati dati dall'integrale dell'area sottesa alla sua curva CAI nel tratto 1S - S* (costi di abbattimento maggiori)1. - L'impresa 2, con la regolamentazione, può permettersi di ridurre l'inquinamento un po' di meno, rispetto al caso dell'imposta pigouviana. Con la regolamentazione deve ridurre.l'impresa 1 dovesse sopportare maggiori costi di abbattimento dell'inquinamento e l'impresa 2 minori costi di abbattimento dell'inquinamento; il problema è che i maggiori costi di 1 superano, in termini assoluti, i minori costi di 2; quindi a parità di efficacia (parità di riduzione dell'inquinamento), la scelta della regolamentazione risulta meno efficiente. È per motivi di efficienza preferibile un'imposta pigouviana. Altri fattori, oltre a uno di efficienza, cheinducono a preferire la tassa ecologica:
  1. La regolamentazione si accompagna ad un sistema di sanzioni, spesso inadeguate a rappresentare un reale deterrente per il mancato rispetto delle regole (la sanzione dovrebbe essere uguale alla tassa);
  2. Necessita di controlli continui (monitoraggio, ...) nel caso della regolamentazione;
  3. Possibilità, nel caso della tassa ecologica (imposta pigouviana), di impiegare sistemi di accertamento fiscale già esistenti per altri tipi di contributo.
La scelta della tassa ecologica (intervento dal lato del prezzo) è il fondamento teorico con cui è stata data attuazione al principio "chi inquina paga" (introdotto anche a livello dei paesi OCSE e non solo in Europa) che addossa sulla figura dell'inquinatore l'onere dell'internalizzazione dell'esternalità. È un criterio di equità che potremmo chiamare "principio del maleficio" perché evoca un'idea.

di "controprestazione": pago per aver fatto un danno all'ambiente.

PROBLEMI DI APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DELL'INQUINATORE-PAGATORE

  • Richiede un coordinamento internazionale perché c'è un rischio di free-riding: è nell'interesse di ogni paese che tutti gli altri, eccetto sé stesso, firmino un accordo in tema di riduzione dell'inquinamento. Chi fa il primo passo?
  • Poi ci sono problemi di natura distributiva.

DUE IMPLICAZIONI DISTRIBUTIVE DEL PRINCIPIO DELL'INQUINATORE-PAGATORE

  1. Chi è l'inquinatore? È il consumatore che usa troppo detersivo nella lavatrice o è l'impresa che produce detersivo? Si ritiene che sia più efficace porre la tassa ecologica (imposta pigouviana) a carico del soggetto che detiene il potere tecnologico/economico di ridurre l'inquinamento, cioè l'impresa.
  2. Chi sopporta effettivamente l'onere della tassa?

L'impresa su cui grava formalmente la tassa ecologica oppure il consumatore finale, che può vedere aumentato il prezzo del bene in misura pari al valore della tassa? Problema analizzato all'interno della teoria dell'incidenza delle imposte.

Meglio sarebbe ridefinire il principio "inquinatore-pagatore" come "inquinatore - primo pagatore", per i possibili effetti di traslazione dell'onera dell'imposta pigouviana, che possono sorgere in relazione all'elasticità della domanda e dell'offerta di mercato.

ASIMMETRIE INFORMATIVE: è la terza causa di fallimento di mercato ed è data dalla presenza di carenze o di asimmetrie informative, che si suppongono assenti nel modello dell'Economia del benessere che consente di suffragare il primo teorema. Queste carenze e/o asimmetrie informative danno origine a costi di transazione, ovvero costi di negoziazione, monitoraggio e operatività del

contratto che due individui stipulano per realizzare uno scambio di beni o di servizi. L'esistenza o meno di costi di transazione si traduce nella possibilità o meno di siglare contratti completi, che diventano tali quando è possibile prevedere e disciplinare tutte le contingenze che possono verificarsi nei diversi stati del mondo. Il contratto è in grado di precisare gli impegni reciproci dei contraenti in relazione ad ogni possibile situazione che si venga a creare nel periodo post-contrattuale di vigenza del contratto. In un contesto di incompletezza contrattuale si pone il problema di chi abbia la facoltà di prendere decisioni in circostanze che non siano state specificate nel contratto, il soggetto che può decidere in situazioni che non erano previste dal contratto viene definito come soggetto proprietario dei diritti residuali di controllo. L'allocazione di questi diritti è fondamentale e può influire sui.

Costi e qui

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
58 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Federica1542 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto della proprietà industriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Toso Stefano.